Comments
Description
Transcript
il coraggio di rischiare
www.confindustria.ud.it Mensile - n.2, anno II FEBBRAIO 2010 Spedizione in abbonamento postale D.L. 27/02/2004 n° 46, art. 1, comma 1, DCB UDINE - Filiale di Udine Ferrovia Tariffa R.O.C. (iscritti al registo operatori comunicazione) ex Tabella B foto Michele Zuccato per 530mq.com FOCUS RINO SNAIDERO SCIENTIFIC FOUNDATION ASSOCIAZIONE LA CONFERENZA STAMPA DI INIZIO ANNO IL CORAGGIO DI RISCHIARE IL CAMBIAMENTO COME OPPORTUNITA’: INTERVISTA A ROBERTO SIAGRI, PRESIDENTE DI EUROTECH febbraio10 1 2 febbraio10 febbraio10 3 4 febbraio10 Editoriale IL CAMBIAMENTO E’ POSSIBILE Luci: “La ripresa ci sarà, ma continuerà la crisi. Aumenteranno cioè i volumi della produzione, ma ci vorrà tempo prima di tornare ai livelli da cui l’industria è precipitata nel 2009” C ’è una tabella in particolare che ha destato allo stesso tempo ha saputo addirittura anticipare il cambiamento. Uno di questi è impressione e preoccupazione tra quelle presentate venerdì sicuramente Roberto Siagri, ospite di una lunga ed interessante 15 gennaio a palazzo Torriani dal presidente di Confinduintervista nelle pagine che seguono. Altro che fuga di cervelli alstria Udine, Adriano Luci, nel corso della tradizionale conferenza l’estero! Investendo su sé stesso, sulle sue intuizioni e sul territostampa di inizio anno: il grafico relativo alle tendenze dell’industria rio, l’ingegner Siagri ci dimostra come le idee camminino sempre friulana con riferimento al periodo tra il primo trimestre 1995 e con le gambe degli uomini e come anche nella piccola Amaro un il terzo trimestre 2009. Il picco negativo coinciso con il 2009 fa sogno possa tramutarsi in realtà. venire i brividi se parametrato Già perchè, non dimentichiaai quindici anni precedenti. Mai, molo, il territorio del Friuli in passato, si era registrata una Venezia Giulia può fungere da simile caduta: una diminuzione valore aggiunto. Basterebbe di produzione, ordini e vendite solo rendersi conto della ricche ha indubbiamente scosso, chezza – tra Università, Centri ma non abbattuto l’economia di ricerca e parchi tecnologici made in Friuli. – di cui la nostra Regione diSe ai giornalisti il presidente spone sul fronte della ricerca Luci ha potuto comunque e dell’innovazione. A questo trasmettere un messaggio di elenco si è aggiunta di recente fiducia per il 2010, pur con la pure la destinataria del nostro dovuta cautela (“La ripresa ci focus di approfondimento, la sarà, ma continuerà la crisi. Rino Snaidero Scientific Aumenteranno cioè i volumi Foundation, con cui Confindella produzione, ma ci vorrà dustria Udine ha sottoscritto un molto tempo prima di tornare accordo quinquennale che si L’andamento delle tendenze dell’industria friulana, ai livelli da cui l’industria è preesplicherà in attività di promodal 1° trimestre 1995 al 3° trimestre 2009 cipitata nel 2009”), il merito zione di idee destinate a trava sicuramente attribuito agli dursi in azioni di trasferimento (in blu la produzione, in rosso gli ordini, in verde le vendite) imprenditori friulani che, forse industriale e in collaborazioni meglio di molti loro colleghi itatra imprese su attività di ricerca liani, hanno saputo tramutare le difficoltà oggettive della situazione e sperimentazione, anche al fine di promuovere processi di aggreeconomica in opportunità per rimettersi in discussione e guardare gazione. avanti. L’unione fa la forza, anche nell’innovazione. In un mondo che cambia, tutti devono adeguarsi al cambiamento. Nell’industria friulana non mancano peraltro gli esempi di chi Alfredo Longo La scomparsa di UBALDO DE SIMON A ddio ad un altro pioniere di lungo corso dell’industria friulana. Ubaldo De Simon, fondatore della F.I.S.A. (Fabbrica Italiana Sedili Autoferroviari) di Osoppo, è scomparso martedì 12 gennaio all’età di 78 anni per un male presentatosi dieci anni fa ma che non lo aveva comunque mai distolto dall’azienda. Fu imprenditore dalla grande tenacia e tempra morale. Neppure il sisma del 1976 lo piegò, nonostante la distruzione completa dell’azienda. Riuscì infatti in tempi record a far ripartire la produzione, trasferendo gli uffici in un prefabbricato. L’industriale lascia la moglie Vanda, i figli Stefano e Clara, che oggi sono alla guida dell’azienda, e i fratelli Edda e Ilvo. Con oltre un centinaio di persone impegnate tra dipendenti e collaboratori esterni, con un’area produttiva di 10mila metri quadrati, F.I.S.A. srl è oggi grande protagonista del mercato italiano dei sedili per autobus, treni e veicoli industriali. Ne produce circa 45mila all’anno. Fisa deve la sua crescita alla concentrazione di sforzi ed investimenti nella progettazione, produzione e nella distribuzione. “In questa azienda – aveva avuto modo di sottolineare il presidente di Confindustria Udine, Adriano Luci intervenendo alla presentazione del progetto “Sedile per Macchinista Ferroviario” - si respira un’aria familiare che parte dall’uomo e dalle sue capacità. La F.I.S.A. è un esempio di positiva relazione con il territorio in cui tutti remano nella stessa direzione”. Ubaldo De Simon febbraio10 5 n. 02 10 Foto Michele Zuccato 530mq.com ROBERTO SIAGRI: Il coraggio di cambiare “Anche noi come imprenditori saremmo felici di avere gli ordini garantiti, invece dobbiamo conquistarli giorno per giorno... tutti dovrebbero avere una mentalità un po' più imprenditoriale di sé stessi...” Realtà Industriale Registrazione Tribunale di Udine n. 24/99 Redazione Direttore Responsabile Alfredo Longo e-mail: [email protected] Società Editrice Confindustria Udine Largo Carlo Melzi, 2 33100 Udine, tel. 0432 2761 A questo numero hanno collaborato Carlo Tomaso Parmegiani (caporedattore), Arianna Arizzi, Giuseppe Carlini, Carla Ciampalini, Paola Del Degan, Massimo De Liva, Marco Di Blas, Alessandro Fanutti, Livia Gori, Gino Grillo, Mauro Filippo Grillone, Andrea Ioime, Ezio Lugnani, Roberto Lunelli, Marcello Orsatti, Franco Rosso, Paolo Sartor, Paolo Tarabocchia, Alessandro Tonetti, Eleonora Zoratto per Gruppo Giovani Imprenditori: Enrico Accettola (presidente), Giada Bergamasco, Maria Cristina Novello Progetto grafico ed impaginazione AA Media Mednarodni Prehod 6, Vrtojba, 5290 Sempeter (Slo) presso Parco Tecnologico e-mail: [email protected] Fotoservizi Foto copertina e intervista: Michele Zuccato 530mq.com, Altre foto: Anteprima, Archivio Immagini Fvg, Roberto Del Fabro, Diego Gasperi, De Nardo Concessionaria per la pubblicità Scripta Manent srl v.le della Vittoria 13 33100 Udine - tel. 0432 505900 e-mail: [email protected] FEBBRAIO 10 CONTENUTI 08 Intervista Roberto Siagri: puntare meno sulle sicurezze e più sulle opportunità 46 Obiettivo Montagna Pigna Envelopes, la busta “paga” 14 Focus Rino Snaidero Scientific Foundation 48 Obiettivo Nordest Venezia, Olimpiadi per il Nordest 18 Aziende Flash 50 Obiettivo Austria Per l’ottimismo c’è tempo 23 Aziende Tecnomaster Tau System - C.M.B. Solutions Friuli Elettroimpianti 28 Pari Opportunità Premio “rosa” per le “buone pratiche” febbraio10 51 Obiettivo Trasporti Nuovo orario ferroviario 30 Analisi Ripresa lenta senza occupazione 54 Fisco Finanziaria 2010, legge senz’anima Convegno sull’Iva estero 32 Inizio anno Il presidente Luci saluta il 2010 58 Logistica Non solo annunci 34 Internazionalizzazione Focus sul “made in Italy” 59 Regione Novità e strategie per il 2010 36 Alimentari e bevande Molini e dolciarie 60 Gente di Udine Alberto Missoni, torte finte per i negozi Benetton 37 Gruppi Conviviale 61 Friuli nel Mondo Kaiatani, guesthouse da sogno in Africa 38 Professioni Risposte alla crisi 62 Libri 39 Web 63 Sport Cuore friulano alle Olimpiadi 40 Formazione Programma corsi febbraio 2010 64 Agrodolce 41 Indagine rapida CSC 66 A proposito di... ... Innovazione 42 Giovani Imprenditori entre eravamo in fase di stampa ci ha raggiunto la notizia della scomparsa di Riccardo Di Tommaso, fondatore e amministratore delegato del Gruppo Bernardi, uno dei marchi protagonisti della grande distribuzione nel settore dell’abbigliamento. Di Tommaso aveva iniziato la sua attività nel 6 52 Obiettivo Internazionalizzazione News dall’Est Europa 26 Botta & Risposta Renato Paron (Ceu) Il ricordo di RICCARDO DI TOMMASO M 51 Obiettivo Serbia L’azione diretta di Confindustria Udine 1975 aprendo un negozio con la madre, Teresa Bernardi, a San Giorgio di Nogaro. Ora l’azienda di Ronchis ha un fatturato oltre i 200 milioni di euro e conta negozi aperti in tutta Italia, oltre che nell’Est Europa e in Medio Oriente. L’ultimo é stato inaugurato nel maggio scorso nella città di Sulaymaniyah, nel Kurdistan iracheno. “Di Tommaso – è il ricordo di Adriano Luci, presidente di Confindustria Udine - è un imprenditore che ha mostrato un grande intuito e un grande coraggio. In un settore particolare quale quello della grande distribuzione è stato un innovatore sia per quanto concerne l’articolazione del sistema distributivo sia per quanto riguarda la costruzione della filiera produttiva a monte. Grazie alle sue indubbie capacità è riuscito a dare una dimensione internazionale al suo gruppo con iniziative in Paesi lontani e apparentemente poco profittevoli; scelte che si sono rivelate azzeccate e che hanno contribuito a diffondere l’immagine positiva del Friuli nel mondo”. www.confindustria.ud.it febbraio10 7 Economia Intervista ROBERTO SIAGRI IL CAMBIAMENTO COME OPPORTUNITA’ di Carlo Tomaso Parmegiani I ncontrando Roberto Siagri, co-fondatore, presidente e amministratore delegato di Eurotech, si capisce fino dall'inizio cosa gli abbia permesso di creare dal nulla il gruppo di Amaro e portarlo ad essere l'azienda friulana che più è cresciuta nell'ultimo decennio, affermandosi e realizzando acquisizioni sui mercati di mezzo mondo: oltre alla passione per il proprio lavoro, in lui si notano subito, infatti, l'amore per l'analisi e il ragionamento, la curiosità verso gli altri e verso il mondo che lo circonda, la capacità di concepire il rischio come opportunità, il coraggio di andare contro corrente affermando punti di vista “scomodi”, una fiducia nel futuro che pare incrollabile. Nel suo moderno e bell'ufficio di Amaro, in una piacevole intervista-fiume, ci ha illustrato la sua weltanschauung. Presidente Siagri qual è stato il segreto per arrivare dal niente a creare un’azienda di successo e quotata in borsa come Eurotech? Innanzitutto un periodo di crisi. Se, infatti, nel 1992 non ci fosse stata una crisi, io e gli altri fondatori di Eurotech non ci saremmo messi in discussione come persone. La crisi, quindi, è stato il catalizzatore che ci ha fatto partire in quest'avventura. Credo, poi, che uno abbia nel sangue la capacità di guardare al mondo in termini di opportunità, più che di sicurezza. Il che è, poi, anche la chiave con la quale, secondo me, dobbiamo guardare all'interpretazione della situazione attuale. In che senso? Nel senso che se rimaniamo schiavi del tema della sicurezza, che è quello dominante in Italia con il mito del posto fisso, non riusciremo a dare una chiave di lettura corretta al grande cambiamento che stia- Nelle foto, Roberto Siagri (foto Michele Zuccato 530mq.com, anche nelle pagine successive) ed alcuni scatti di archivio della Eurotech di Amaro 8 febbraio10 mo vivendo. Dobbiamo, cioè, guardare al cambiamento come opportunità, dando ai giovani messaggi diversi da quelli che stiamo dando. Senza rischio e un po' di fortuna (che, però, bisogna avere il coraggio di andarsi a cercare) non ci sono possibilità di crescita e di successo. In realtà imprenditore lo sono diventato un po' per forza: dopo la laurea in fisica a Trieste, infatti, la mia più grande ambizione era fare il ricercatore. Mi accorsi però, ben presto, che la carriera universitaria mi avrebbe costretto ad appoggiarmi ancora per un po' di anni ai miei genitori che avevano già fatto tanti sacrifici per mantenere due figli agli studi. In quel momento, poi, non capivo che andando all'estero avrei potuto trovare una situazione diversa e, invero, nessuno mi aiutò a scoprirlo. D'altra parte si sa che allora, come oggi, all'università c'erano possibilità di carriera per alcuni e non per altri. Anche oggi ci sono ricercatori che sono “bloccati“ da quindici anni e meriterebbero di essere ordinari, ma non lo diventano solo perché non hanno seguito le “strade giuste”. É il Economia Intervista ben noto problema del nostro Paese che fa fatica a valorizzare i talenti, a premiare il merito. Se ne parla tanto, ma si fa poco. Foto De Nardo Quando potranno cambiare le cose? Nell'università italiana, probabilmente quando si abolirà il valore legale del titolo di studio; quando, quindi, non sarà più indifferente frequentare un'università piuttosto che un'altra. Un’abolizione che è stata una promessa elettorale di entrambi gli schieramenti... Certo... Il problema è, però, che siamo troppo prigionieri della sicurezza. Anche noi come imprenditori saremmo felici di avere gli ordini garantiti, invece dobbiamo conquistarli giorno per giorno. Bisogna allora cominciare a pensare non ad avere il posto di lavoro garantito a vita, ma a cosa fare per mantenere il posto di lavoro che si ha. Insomma, tutti dovrebbero avere una mentalità un po' più imprenditoriale di sé stessi. La mancanza dell'abitudine a concepirsi come “imprenditori di sé stessi“, è una questione culturale, o un'attitudine psicologica che manca agli italiani? Direi che è una questione culturale del Paese, che non si potrà cambiare in breve. Noi, infatti, siamo stati toccati marginalmente dalla riforma luterana e protestante grazie alla quale diventa importante il comportamento virtuoso del singolo individuo, dove quest'ultimo diventa un modello da imitare e dove non c'è la confessione, non c'è qualcuno che ti assolve e ti perdona su base personale qualunque cosa tu abbia fatto. La sua sembra una critica alla chiesa cattolica. Non teme di diventare impopolare? In realtà non è una critica, è un'osservazione di fatti e comportamenti, comunque ci sono grandi cambiamenti anche all'interno del cattolicesimo, basti guardare sia alla spinta data al tema della sussidiarietà che all'ultima enciclica. E' ovvio che sarebbe bello vivere in un mondo sicuro, nel quale tutti perdonano i tuoi errori, ma di fronte alla globalizzazione non si può ragionare così, bisogna andarsi a cercare le opportunità. Se si cerca di rinchiudersi nelle proprie sicurezze, si è finiti. C'è uno studio fatto negli Stati Uniti che ha messo in relazione l'atteggiamento di apertura e fiducia negli altri dei diversi Paesi e la crescita del Pil che ha dimostrato che i Paesi dove c'è una maggiore sfiducia verso l'esterno (spesso dettata dalla presenza di culture – che spesso sono culture religiose – più chiuse) la crescita è minore. In realtà nel Nord Italia che è stato maggiormente contagiato dal contatto con le culture nordiche siamo messi abbastanza bene, mentre in altre zone come i Paesi latini, quelli islamici, ecc. dove c'è scarsa fiducia negli altri, il Pil cresce meno. Basta andare negli Usa per capire come tendenzialmente l'approccio verso gli altri nelle trattative economiche è di apertura e fiducia. Mentre da noi impera il detto “fidarsi è bene, non fidarsi è meglio“. La nostra propensione alla sicurezza, a non fidarci, non ci ha, però, aiutato a salvarci dalla crisi? Ciò è probabilmente vero. Il problema è, però, che ci danneggia nel momento della ripresa. In realtà non esiste il bianco e il nero, ma bisogna cercare il giusto mix. La ricetta magica non ce l'ha nessuno, sicuramente, però oggi abbiamo bisogno di incentivare di più al rischio. Bisogna, inoltre, cambiare l'atteggiamento culturale verso gli imprenditori. In che modo? Cominciando a considerarli come figure positive. Basti pensare che se uno guarda i flussi dei posti di lavoro netti negli Usa, scopre che sono in gran parte generati da imprese con meno di cinque anni. Ciò vuol dire che il ruolo di chi comincia a fare impresa è fondamentale. Non puntare sulle nuove imprese è come non puntare sui giovani. Il che, invece, è fondamentale soprattutto in un momento di crisi, perché la crisi può essere superata solo grazie a chi sa vederla come opportunità, come possibilità di ideare nuove cose. Com'è successo che un Paese che fu di fortissima emigrazione e, quindi, di persone che avevano il coraggio di andarsi a cercare nuove opportunità, si è trasformato in un Paese dove spesso la gente rinuncia al lavoro pur di non doversi spostare di pochi chilometri? Dipende proprio dal fatto che abbiamo creato un mito della sicurezza che ci porta a spaventarci di tutto ciò che è lontano da noi. Credo, invece, che oggi per un giovane sia quanto mai necessario cercare esperienze fuori dalla propria città, dal proprio Paese, confrontarsi con le altre culture, con diversi modi di pensare. Solo, infatti, guardando le cose da nuovi punti di vista si crea vera innovazione. In questo senso è fondamentale che l'università, anche quella di Udine, non sia solo un contenitore delle intelligenze di un dato luogo, nello specifico del Friuli, ma abbia la capacità di attrarre intelligenze dall'esterno per stimolare una contaminazione positiva. Non bisogna negare la possibilità a chi vuole di studiare il friulano, ma bisogna assolutamente studiare l'inglese e, purtroppo, non solo l'inglese. Invece, mi sembra che stiano prevalendo messaggi di chiusura. I messaggi di chiusura, però, sembrano avere molta presa sull'opinione pubblica e rendere molto in termini elettorali... Certo, perché sono più facili. Così, infatti, alla gente sembra di essere più sicura, ma è solo un'impressione: i cinesi avevano costruito la grande muraglia, ma i barbari sono entrati ugualmente e hanno cambiato il mondo. Questo dimostra che è inutile opporsi al cambiamento, bisogna cercare di guidarlo. La cosa bella dell'innovazione febbraio10 9 Economia Intervista è che ti consente di portare nel futuro solo ciò che accetti di lasciar contaminare; quello, invece, che vuoi proteggere e chiudere a tutti i costi rimarrà nel passato. Un esempio è dato proprio dall'inglese, che è diventata la lingua universale anche perché non è più l'inglese dei puristi, ma una lingua che si è lasciata contaminare (la chiamano globish) dagli apporti di tutti coloro che la parlano. A volersi chiudere troppo, invece, si finisce come le antiche famiglie nobili che a forza di sposarsi fra di loro hanno indebolito la specie; si rischia l'incesto. Ciò, ovviamente, non vuol dire che si debbano abbattere le reti di protezione sociale, come gli ammortizzatori, la sanità e così via, che sono importanti per tutti, ma che bisogna cominciare a guardare al rischio e a chi intraprende in modo positivo. Secondo lei, però, in Italia, in questo Paese che vive di protezioni, quanti dei suoi colleghi sono imprenditori veri e quanti, invece, “imprenditori protetti”? Anche questo è un aspetto che sta mutando. Se qualche decennio fa mi avesse chiamato imprenditore avrebbe potuto offendermi, perché a quei tempi l'imprenditore non era visto in maniera positiva, anche perché vivevamo in un capitalismo industriale e di Stato con molte situazioni di scarsa concorrenza. Oggi, però, le cose sono molte cambiate. Stiamo passando a un capitalismo veramente imprenditoriale. Il primo passo importantissimo da questo punto di vista è stato l'abbattimento delle barriere doganali. La progressiva armonizzazione delle norme a livello europeo e internazionale, sta, inoltre, facendo sì che diminuiscano sempre di più le protezioni normative sui mercati interni. Ci sono ancora, tuttavia, ostacoli a una diffusione del capitalismo imprenditoriale. Quali? Il primo fra tutti è il modo in cui sono concepite le gare pubbliche, soprattutto in Europa. Se, infatti, si mette un limite minimo di dimensione, di fatturato o di esperienza, per consentire a una data azienda di partecipare a una gara, si escludono automaticamente le nuove imprese e si impedisce loro di crescere. Negli Usa la situazione è completamente diversa: esistono addirittura gare pubbliche che sono riservate alle Pmi, perché gli statunitensi si sono resi conto, come spiegavo prima, che è soprattutto dalle aziende piccole e nuove che viene la maggior capacità di creare nuovi posti di lavoro. Per lo stesso motivo negli Usa, nelle gare pubbliche, alle Pmi è consentito di partecipare (e vincere) anche con prezzi più alti di quelli proposti dalle grandi imprese. 10 febbraio10 Un altro problema è dato dal fatto che il mercato interno all'Ue, a differenza di quello Usa, è ancora molto frammentato per motivi culturali, linguistici, infrastrutturali (si pensi ai differenti costi di trasporto interni) ed è sottoposto ancora a troppe normative nazionali diverse. In altre parole un italiano non ha la stessa facilità a concorrere a una gara in Svezia che un californiano trova nel partecipare a un bando in New Jersey. Quanto ha a che vedere tutto ciò con il superamento della crisi? Molto, perché se si vuole avviare veramente la ripresa bisogna che i grandi investimenti pubblici arrivino velocemente alle piccole e medie imprese, che sono quelle che hanno la maggiore capacità di reazione e di creazione di posti di lavoro a breve. Non è l'investimento colossale in sé a generare posti di lavoro. Conta molto di più dove arriva l'investimento. In tal senso, secondo me, hanno ragione gli statunitensi che hanno deciso di finanziare subito l'avvio e il completamento di progetti già fatti, gli acquisti di prodotti già sviluppati, perché cosi si sparpagliano subito su tutta la filiera gli effetti benefici. Se si finanziano, invece, “cose” che devono essere ancora progettate, prima che se ne abbia un ritorno effettivo, passa troppo tempo. I maligni sospettano che il fatto che le gare pubbliche siano prevalentemente riservati ai grandi sia dovuto alla maggior capacità degli stessi di poter, ove richiesto, “ungere le ruote”... Sulla base della mia esperienza non posso darle una risposta al riguardo. Certamente, però, il fenomeno delle gare, così com'è, qualcosa di strano ce l'ha. Non funziona bene. Bisogna trovare metodi di selezione diversi che consentano l'accesso alle Pmi in modi rapidi e semplici. Bisogna, inoltre, che le aziende possano partecipare alle gare in utile e non in perdita. Vuol dire che è contrario alle gare al massimo ribasso? Economia Intervista Non credo sia il sistema migliore. Credo che sia meglio quello del valore medio. Al di là di questi problemi, non pensa che forse sia l'intero modello economico a dover essere ripensato? Se possiamo dare per acquisito che al momento il capitalismo è il sistema che funziona meno peggio degli altri, più in generale, però, il problema è che dobbiamo scegliere fra buono e cattivo capitalismo. Per poter avere un buon capitalismo, come sostiene il presidente della Kauffman Foundation Carl J. Schramm, dobbiamo trovare il giusto livello di integrazione tra università, Pmi, grandi imprese e Stato. Mentre in un sistema come quello ita- liano abbiamo un’equazione fatta da Stato, grande impresa e grande sindacato, che lascia fuori Pmi e università; ma è proprio dalle università e dalle Pmi che nasce la gran parte dell'innovazione. Serve, dunque, capire che le dinamiche sono cambiate, che non si può restare ancorati a schemi vecchi e che una funzione dell'università come generatrice di possibilità per il futuro è imprescindibile per far partire nuove piccole e medie imprese. Insomma bisogna che il sistema faccia ritrovare ai giovani la perduta capacità di sognare perché, come disse Walt Disney, senza sogni non si costruisce il futuro. Alla base della creazione di un'impresa più che la voglia di guadagno (che è una conseguenza, una dimostrazione di capacità), c'è sempre un sogno. L'innovazione nasce nelle Pmi e per innovare servono i sogni, ma serve anche la ricerca e in Italia se ne fa ben poca... A tale riguardo bisogna che si comprenda che la vera ricerca non la possono fare le imprese perché richiede investimenti a troppo lungo termine, ma devono farla gli Stati e le universit università. Il punto è consentire un facile flusso di risorse dai privati alle università. Supponiamo, ad esempio, che ogni impresa del Friuli dia annualmente 10mila euro all'Università di Udine. Solo con gli associati di Confindustria Udine arriverebbero più di 10milioni di euro. Perché non succede? Perché i due sistemi fanno fatica a parlarsi, a incrociarsi. Bisogna che qualcuno cominci a mettere in moto la ruota e questo, generalmente, spetta agli Stati con le leggi e con l'utilizzo dei soldi delle tasse. Se, tornando a quanto dicevo all'inizio, si togliesse il valore legale del titolo di studio, alle università si toglierebbero sicurezze e queste sarebbero costrette ad andare a cercarsi le opportunità, il che vuol dire a guadagnarsi i finanziamenti dei privati. Un altro grande problema è che dall'equazione del Paese dobbiamo togliere il sindacato che oggi tende a proteggere solo chi è già garantito. Il Pil statunitense ripartì solo dopo che il sindacato passò dal 40% al 12%. Oggi, da noi, i sindacati sono un blocco per lo sviluppo nel pubblico e nel privato. Foto Michele Zuccato 530mq.com Fra i sindacati comprende anche Con- findustria? É una bella domanda, credo che, se non altro per correttezza, dovremmo comprendere nel problema anche tutti questi grandi attori che hanno un peso così forte nel nostro sistema economico. Non crede che per stimolare l'imprenditorialità andrebbe cambiata anche la legge sul fallimento? Sicuro. Bisognerebbe capire che le aziende possono anche andare male e che questo non dipende necessariamente da “colpe” dell'imprenditore. Quello che è paradossale è che persone che rischiano del proprio, per il benessere della nazione, e che danno lavoro ad altre persone, se vanno male perdono i diritti. Ci sono, invece, politici che, anche se sbagliano, basta che portino a termine una legislatura e hanno la pensione a vita. Questa è una cultura che promuove i furbi, mentre bisogna creare una cultura per la quale anche chi copia a scuola non sia guardato come un “dritto”, ma come uno che si comporta nel modo sbagliato. In questa situazione le viene mai la voglia di trasferirsi all'estero? No. Nonostante sostenga che è necessario andare in giro a vedere il mondo, sono anche convinto che sia giusto credere nel proprio Paese, così come si crede nella propria impresa. Sono, inoltre, convinto che l'integrazione europea ci porterà modelli sempre più virtuosi. Sono però in tanti quelli che decidono di lasciare il nostro Paese. C'è la cosiddetta fuga dei cervelli. Da cosa dipende? Dal fatto che i cervelli vanno dove ci sono i soldi e ambienti positivi che creano e danno soddisfazione. L'Italia soffre di una cronica incapacità di attrarre capitali. In questo Paese, infatti, chi vuole fare impresa ha a che fare con tali e tanti ostacoli, che solo chi ci è nato può pensare di mettere in piedi un'azienda in Italia. Torniamo al fatto che bisogna dare un reale valore sociale all'imprenditore e all'impresa. In tal senso, bisognerebbe fare in modo che chi investe, rischiando, in nuove attività, soprattutto in zone svantaggiate, possa contare su agevolazioni fiscali che riconoscano, ad esempio, la detraibilità dalle tasse di una parte di quanto investito nel caso in cui la nuova impresa non si rivelasse fruttuosa. La vostra azienda ha scelto di quotarsi in borsa. Perché in Italia sono così poche le aziende quotate? Poiché la gran parte del nostro capitalismo è ancora di tipo familiare e sono pochi gli imprenditori che hanno interesse a febbraio10 11 Economia Intervista rischiare di perdere peso all'interno delle proprie aziende. Per noi, invece, la borsa è stata un'occasione per crescere. Ci ha dato l'opportunità di fare importanti acquisizioni all'estero che, non avendo capitali familiari alle spalle, non avremmo potuto realizzare altrimenti. Certamente, però, in questo Paese dovremmo interrogarci sul perché le nostre aziende hanno tante difficoltà a quotarsi e anche su come mai siano così poche le aziende che diventano grandi. Personalmente credo che dipenda sia dal fatto che il sistema nel suo complesso non ti aiuta a crescere, sia dalla complessiva mancanza di trasparenza del sistema. Gli americani mi hanno insegnato che se si vuol crescere non bisogna avere scheletri negli armadi, mentre penso che in Italia le aziende abbiano troppi scheletri negli armadi. Per noi l'insegnamento del private equity che ci ha obbligato a essere molto trasparenti è stato fondamentale per poter successivamente entrare in borsa. Consiglierebbe, dunque, ai suoi colleghi di non aver paura di aprire le proprie aziende ad apporti esterni, al private equity? Certo, anche se ovviamente sono operazioni che vanno fatte con calma, scegliendo bene chi ci si “tira in casa” perché anche i private equity non sono tutti uguali. D'altra parte, però, un private equity ti costringe a crescere, a migliorare e a capire che il valore primario, quello da salvaguardare, è l'impresa con il suo know how, non la sua proprietà. Per fare un parallelo il valore di un quadro di Picasso è nel quadro e in Picasso, non nel proprietario del quadro. Ovviamente chi possiede il quadro ha il diritto e il dovere di proteggerlo. Lei insiste sulla necessità di aprirsi al mondo, ma molti sostengono che questa crisi è proprio un frutto della globalizzazione, del mondo che si è troppo aperto. Cosa ne pensa? Che è l'esatto contrario. Questa crisi dimostra che la globalizzazione funziona. Infatti, ci ha portato dal G8 al G20, rendendoci tutti più responsabili. Insegnandoci che nessuno può più chiamarsi fuori. La demonizzazione della globalizzazione fa il paio con quella delle multinazionali e quella sulle stock options, e sono tutte insensate. Le multinazionali, proprio perché lavorano ovunque e hanno azionisti ovunque, sono costrette a essere molto più responsabili. Le stock options, invece, sono uno strumento che può funzionare molto bene e aiutare le imprese a crescere consentendo loro di assumere collaboratori di livello che altrimenti non potrebbero permettersi, coinvolgendoli nella crescita aziendale. 12 febbraio10 Quindi non è vero che le stock options sono una delle cause della crisi perché hanno spinto i dirigenti a interessarsi eccessivamente dei risultati di breve termine, trascurando il lungo periodo? Questo è stato un effetto perverso nel settore finanziario dove si sono viste stock options immorali e assurde come quelle retrodatate, o le cosiddette stock grant, ovvero stock options date a un valore ridicolo che garantiscono un guadagno quasi certo a prescindere dai risultati del titolo, o ancora quelle date su tempi troppo brevi per valutare il reale apporto dei manager all'andamento aziendale. Ritiene che quanto si sta facendo per la creazione di nuove imprese e per far incontrare aziende e ricerca, Start Cup, Friuli Innovazione, Agemont, Area e le tante iniziative simili sparse in tutto il Paese, vadano nella direzione giusta o servano, come talvolta sembra, a creare “poltrone” e “occasioni per apparire in fotografia”? Sono realtà interessanti che, però, salvo alcune eccezioni, non stanno funzionando per gli scopi che si sono prefisse. Ciò accade perché in realtà non esiste una strategia di fondo. Esiste un apparire, una moda, ma non c'è un'impostazione di fondo, un modello di sviluppo. C'è un tentativo di “emersione imprenditoriale” che può essere funzionale alla creazione di una cultura nel Paese, ma che è troppo lento, non compatibile con i tempi dell'economia. Servono strategie molto più raffinate che diano risultati in tempi più brevi. Inoltre queste iniziative dovrebbero essere finanziate con fondi privati, mentre al pubblico bisognerebbe chiedere di creare le condizioni otti- Foto Michele Zuccato 530mq.com mali, comprese quelle fiscali, per agevolare la nascita e la crescita di imprese. Per concludere, si parla molto di riforma fiscale. Ritiene che potrebbe aiutare la ripresa? Credo che potrebbe essere utile, ma da un lato non so se ce la possiamo permettere, visto il debito pubblico, dall'altro penso che più del livello delle aliquote conti l'uso che lo Stato fa delle nostre tasse. Se avessimo un sistema efficiente e funzionante, pagheremmo tutti più volentieri le imposte. Penso, inoltre, che in questo momento sarebbe più importante eliminare le troppe inefficienze del sistema a cominciare dai tempi di pagamento delle amministrazioni pubbliche. Sa quanta liquidità verrebbe immessa nel sistema se il pubblico comprimesse i suoi tempi di pagamento in sessanta giorni? Negli Usa e negli altri Paesi in cui lavoriamo i tempi di pagamento si negoziano in giorni, non i mesi come in Italia! E la differenza si vede! febbraio10 13 Economia Focus RINO SNAIDERO SCIENTIFIC FOUNDATION UN’OCCASIONE CONCRETA DI CRESCITA DEL TERRITORIO I l presidente di Confindustria Udine, Adriano Luci e la vicepresidente della Rino Snaidero Scientific Foundation (www.snaiderofoundation.org), Elvia Snaidero hanno sottoscritto recentemente a palazzo Torriani un accordo di collaborazione quinquennale finalizzato allo sviluppo dell’innovazione presso le aziende industriali friulane che potrà esplicarsi in attività di promozione di idee destinate a tradursi in azioni di trasferimento industriale e in collaborazioni tra imprese su attività di ricerca e sperimentazione, anche al fine di promuovere processi di aggregazione. L’obiettivo è di aiutare la crescita delle imprese associate coinvolgendole in progetti di innovazione stimolati dalla dalle idee innovative generate all’interno della Fondazione. Realtà industriale attraverso alcuni contributi e interviste ha approfondito i contenuti dell’accordo, la realtà attuale della Fondazione e le sue prospettive future. MARCO VITALE, presidente della Rino Snaidero Scientific Foundation Professor Vitale, quali sono gli obiettivi della Fondazione? La fondazione nasce per ricordare il grande imprenditore friulano Rino Snaidero, ma non per un’azienda o nell’ambito di un’azienda. E’, infatti, stata concepita da subito come veicolo per collaborare all’innovazione sul territorio. Quindi, la Fondazione nasce con una pluralità di soggetti e con un approccio aperto alle collaborazioni. L’obiettivo fondamentale della Fondazione si basa sulla constatazione che l’innovazione è fondamentale, ancor di più durante e dopo la crisi. La risposta migliore alla crisi è, infatti, l’innovazione, il miglioramento continuo. La sfida dell’innovazione è, però, talmente grande e complessa che non è più solo un fatto individuale, soggettivo. Ormai l’innovazione è di territorio e, quindi, è necessario trovare sedi dove imprese, università, centri di ricerca attivi dentro e fuori dal territorio possano collaborare. In tal senso, pensiamo che la localizzazione della Fondazione sia particolarmente felice perché il Friuli ha una sua vocazione all’internazionalità e all’integrazione di diversi soggetti. Tutti qui, però, dicono che in Friuli c’è poco 14 febbraio10 Elvia Snaidero e Adriano Luci spirito di collaborazione? Questo è un refrain che sento in ogni angolo del Paese, in parte è un vezzo, in parte è una realtà legata all’individualismo tipico degli italiani, ma che è facilmente modificabile: basta cominciare a collaborare. Qual è il ruolo dell’accordo con Confindustria Udine? Quello di ampliare in maniera significativa le possibilità di collaborazione perché le imprese restano la forza portante del disegno della Fondazione che non è un centro di studi o di formazione, ma un centro dal quale devono uscire idee organizzate in modo tale da essere utili per le imprese nel campo dell’abitare e del vivere la casa, sul quale si incrociano molti temi diversi e il lavoro di molti settori industriali. Il nostro metodo che prevede la presenza fissa di un gruppo di giovani ricercatori impegnati su temi abbastanza “aperti”, dai quali fare emergere una serie di progetti la cui fattibilità è successivamente verificata insieme alle imprese, è un metodo molto innovativo e poco comune in Italia, ma che noi riteniamo molto valido. Come selezionate i giovani ricercatori della Fondazione? Prevalentemente attraverso segnalazioni dei loro professori. Grazie alla Fondazione essi hanno una possibilità di trovare lavoro stabile e di ottimo livello, nel quale possono fare esperienze molto importanti. ADRIANO LUCI, presidente Confindustria Udine Marco Vitale Presidente Luci, quali motivi vi hanno spinto ha sottoscrivere la convenzione con la Rino Snaidero Scientific Foundation? Abbiamo ritenuto molto valida la scelta di un gran- Economia Focus de gruppo come la Snaidero di guardare al futuro impegnandosi nella ricerca e coinvolgendo non solo enti di ricerca e università, ma anche altri soggetti privati. Crediamo che la Fondazione costituisca un’occasione di crescita e di sviluppo per tutto il territorio, con la possibilità di riversare i suoi effetti positivi anche sul tessuto delle piccole e medie imprese, avvicinandolo al mondo della ricerca e dell’università E’, poi, assai positivo anche il fatto che la Fondazione stia dando la possibilità a tanti giovani ricercatori di portare avanti le proprie idee e le proprie ricerche. Quale sarà il ruolo di Confindustria Udine in questo contesto? A noi spetterà il compito di rendere il terreno più fertile affinché le imprese e gli imprenditori si avvicinino alla Fondazione e alla ricerca. Ci occuperemo, inoltre, della diffusione delle opportunità di trasformazione industriale di idee progettuali maturate all’interno della Fondazione e di selezione delle imprese che possano essere coinvolte. L’Associazione, infine, si farà carico di essere il catalizzatore di esigenze di innovazione che potrebbero essere approfondite e sviluppate dalla Fondazione. La Fondazione punta principalmente sulle ricerche nel campo della domotica e del living. In che modo questo specifico campo può essere utile al territorio? Sia per il fatto che sono numerose le nostre aziende che possono essere interessate a sviluppi in quei campi specifici, sia perché la ricerca si rivela spesso utile anche per settori diversi da quelli in cui è stata sviluppata. Vi attendete una buona adesione ai progetti della Fondazione da parte delle aziende associate? Ci sono già diverse aziende che hanno aderito e ciò è indubbiamente positivo. Pensiamo, però, che nel prossimo futuro, anche grazie alla nostra azione promozionale, potranno essere ancor più numerose le imprese interessate a collaborare con la Fondazione. EDI SNAIDERO, presidente Gruppo Snaidero Presidente Snaidero, quali sono state le motivazioni che vi hanno spinto a creare la Fondazione? L’idea della Fondazione era nata ancora prima che mancasse nostro papà. Dopo la sua scomparsa abbiamo ritenuto che proprio creare una Fondazione dedita alla ricerca fosse il modo più giusto di ricordarlo. Nostro padre, infatti, era una persona molto creativa e di grande sensibilità e, quindi, abbiamo pensato che fosse giusto e positivo che la Fondazione portasse il suo nome. Dal punto di vista azien- FELICE PIETRO FANIZZA, Direttore Creative-Team della Fondazione Edi Snaidero dale, poi, la scelta di partecipare alla Fondazione è data dal fatto che sebbene il nostro gruppo abbia un suo reparto di ricerca e sviluppo, questo guarda alla R&D con obiettivi di brevissimo periodo, legati alla risoluzione di problemi di clienti, di processo e prodotto che sono dell’oggi e dei mesi prossimi. La ricerca della Fondazione, invece, ha un respiro più ampio e cerca di occuparsi di quale sarà il futuro della casa e delle esigenze delle persone che la vivono anche fra due, tre o cinque anni. Mettendo al centro della ricerca la persona, la Fondazione è in grado di capire come cambiano gli stili di vita, le abitudini e i bisogni. Quali sono i rapporti fra il gruppo Snaidero e la Fondazione? La Fondazione è un’entità completamente indipendente, con un consiglio di gestione, un presidente, un vicepresidente e alcuni consiglieri e con un comitato tecnico-scientifico di altissimo livello. Ovviamente il nostro gruppo rimane il primo finanziatore e uno dei partner industriali più importanti della Fondazione. La ricerca portata avanti dalla Fondazione, inoltre, è legata alla casa e alla qualità della vita in casa a 360°, anche al di là della cucina. Proprio nel cercare di coinvolgere e mettere insieme nella ricerca realtà industriali che si occupano della casa e della domotica in tutti i suo vari aspetti, sta il senso stesso della Fondazione. I rapporti che si creano all’interno della Fondazione, si tramutano anche in rapporti fra le aziende che la finanziano? E’ un fatto possibile anche se non indispensabile. La Fondazione, infatti, porta avanti progetti di ricerca ai quali partecipano i vari partner e, quindi, è possibile che i prodotti che ne emergeranno possano essere realizzati da un team di aziende. Ci sono già state ricadute produttive delle ricerche portate avanti dalla Fondazione nei primi anni di vita? Dopo i primi periodi che sono serviti a organizzare e strutturare la Fondazione e i suoi metodi di ricerca, oggi cominciamo a vedere le prime valutazioni applicative dei progetti sviluppati in Fondazione e, La sezione creativa della Fondazione sta sperimentando (nell’ambito del progetto Questions @bout Home) una metodologia innovativa di stimolo alla generazione di nuove idee caratterizzata da una forte interdisciplinarità: giovani ricercatori e studenti provenienti da varie aree scientifiche (tecnologie, design, ma anche architettura, economia ed umanistiche) sono selezionati per partecipare al Creative Team della Fondazione. Partendo da una analisi dei bisogni e delle aspettative delle persone in casa (con particolare riferimento ad anziani e disabili), i ragazzi del Creative Team studiano l’evoluzione della società moderna e delle tecnologie in una prospettiva di medio-lungo periodo, e sono poi liberi di identificare nuovi scenari di living per migliorare la qualità della vita e nuovi concept/ idee di prodotti e servizi, pensati per tutti. E’ una metodologia di ricerca che valorizza la capacità di creare talenti del network di Università della Fondazione (Politecnico di Milano, Iuav di Venezia, Technische Universität Dresden, Università Campus Biomedico di Roma, ecc..) e la propensione all’innovazione delle aziende, interessate a trovare nuove idee per realizzare prodotti e servizi innovativi con l’obiettivo di incrementare la loro competitività sul mercato globale. Felice Pietro Fanizza febbraio10 15 Economia Focus quindi, la fase di industrializzazione e di messa sul mercato di prodotti “contenenti” idee nate in quella sede non dovrebbe essere lontana. La Fondazione, inoltre, in questi anni ha realizzato anche un’intensa attività culturale con la redazione e pubblicazione di alcuni importanti studi, di volumi monotematici e con la realizzazione dei convegni annuali che sono stati sempre valutati molto positivamente dai partecipanti. Ultimamente sono numerose le aziende che si stanno avvicinando alla Fondazione? Sì. C’è stato un indubbio aumento dell’attenzione, anche perché ultimamente si comprende sempre di più che la collaborazione fra aziende in aspetti come quello della ricerca è un fatto assolutamente positivo, un valore aggiunto, che aiuta a superare i problemi creati dalla crisi. MATTEO TONON, delegato all’innovazione di Confindustria Udine Vicepresidente Tonon, lei si occuperà della “gestione” della convenzione con la Snaidero Scientific Foundation, con quali obiettivi? L’obiettivo principale sarà quello di supportare al meglio un’attività che riteniamo molto importante. Sono certo, infatti, che iniziative come quella della Fondazione, che è impegnata in una ricerca dedicata a portare avanti progetti che possano avere una diretta applicazione nel mondo produttivo, siano quanto mai utili per rendere le imprese sempre più competitive. Ritiene che sia anche un’occasione per migliorare il tasso di collaborazione fra le imprese friulane che da più parti è giudicato EGIDIO BABUIN, Direttore Real-Team della Fondazione Il Real-Team rappresenta la parte più applicativa del modello organizzativo della Fondazione, nel senso che attraverso le attività che si svolgono al suo interno si concretizzano le idee innovative provenienti dal Creative-Team. L’obiettivo principale è quindi quello di verificare con studi di fattibilità specifici la validità dei nuovi concept/idee emerse nei gruppi di lavoro interdisciplinari del Creative-Team, fornendo alle Aziende gli elementi per giudicare l’opportunità di procedere nello sviluppo di un prodotto o un servizio innovativi. La fase successi- 16 febbraio10 Matteo Tonon insufficiente? Certamente. Abbiamo la necessità di intraprendere percorsi di questo tipo, ma è purtroppo vero che sul nostro territorio esempi simili sono rari. Come Confindustria Udine cercheremo, dunque, di fare in modo che ci possa essere il maggior dialogo e la maggior collaborazione possibili fra le aziende associate e la Fondazione. Siamo, infatti, convinti che ciò sia nell’interesse delle singole aziende e dell’intero territorio. SERGIO LODOLO, amministratore delegato Teletronica Srl Dottor Lodolo quali sono stati i motivi che vi hanno spinto a collaborare con la Fondazione? C’è stata una motivazione reciproca. Da un lato va è quella di prototipazione, allo scopo di sperimentare le condizioni di funzionamento e dimostrare la corrispondenza Egidio Babuin all’interno della Fondazione mancava un’azienda che si occupasse dei problemi della connettività che sono il nostro specifico e dato che per la casa del futuro l’essere sempre ben connessi sarà un dato imprescindibile, noi andiamo a completare quel tassello mancante. Dall’altro per noi la collaborazione con la Fondazione costituisce un’occasione per poterci misurare in modo ancora migliore in un settore nel quale siamo da sempre impegnati. Concretamente cosa vuol dire essere partner della Fondazione? Innanzitutto contribuire a finanziarne la vita e il lavoro di ricerca. In secondo luogo trovare spunti nei progetti di ricerca portati avanti dalla Fondazione per sviluppare prodotti, soluzioni, offerte innovative nel nostro ambito di operatività. Ad esempio, i giovani ricercatori in questo periodo stanno considerando il problema dell’aumento della popolazione anziana e, di conseguenza, di quella a ridotta mobilità che necessita avere sempre migliori e più sicuri collegamenti con l’esterno. In sintesi si tratta di semplificare l’utilizzabilità del crescente flusso di dati che dall’interno della casa vanno verso l’esterno e viceversa. Quindi come Teletronica pensate di poter utilizzare la ricerca della Fondazione per poter realizzare nuovi prodotti? Per meglio dire, di nuovi servizi, di nuove soluzioni tecniche per svolgere il nostro ruolo di integratori di servizi in prodotti altrui e nel caso specifico per migliorare la comunicazione di una casa verso l’esterno. Infatti, già oggi e sempre di più in futuro, una casa mal collegata con l’esterno (senza collegamenti internet e telefonici, senza possibilità di comandare a distanza allarmi, riscaldamento, elettrodomestici, ecc.) perde di valore e di interesse per il mercato. c.t.p. ai bisogni ed alle aspettative del target di utenza al quale era rivolta l’idea. Il Real-Team realizza anche progetti di ricerca e svolge studi su specifico incarico delle aziende della membership della Fondazione (o di altre Aziende, anche esterne al network), creando gruppi di lavoro costituiti da giovani ricercatori di diverse competenze (supportati dalle Università di provenienza) che lavorano insieme a tecnici provenienti dalle stesse imprese, che garantiscono un apporto concreto di professionalità e esperienza. E’ anche un punto d’incontro e di ascolto per inventori ed altri soggetti, esterni alla Fondazione, che intendono validare le loro idee di nuovi prodotti e verificare l’interesse delle Aziende a condividere le fasi di sviluppo successive. febbraio10 17 Economia Aziende Flash PROGETTO EASY FOOT PROVINCIA, ACU E SAF INSIEME NEL MONITORAGGIO DELLE STRADE È stato presentato il progetto pilota del sistema Bcr-Bus Control Road. L’innovativo sistema di monitoraggio brevettato dall’Aci-Consult Cnp nasce per assolvere all’obbligo imposto dal Nuovo Codice della Strada agli enti proprietari delle strade, di istituire e tenere aggiornati la cartografia, il Catasto delle Strade e relative pertinenze. Integrando tra loro videocamere a media e alta risoluzione, sistemi di localizzazione Gps e Dgps, unità di elaborazione, archiviazione e trasmissione dati, specifici software per l’elaborazione dei dati finalizzati alla creazione del Catasto anomalie, possibilità di accesso web-server al software, l’Aci-Consult Cnp ha brevettato un sistema preciso e portatile che può essere installato su ogni tipologia di mezzo ed in grado di monitorare le infrastrutture stradali al fine di garantire una corretta pianificazione degli interventi di manutenzione. In questo modo è inoltre possibile ottenere una mappatura piuttosto dettagliata delle nostre strade con una spesa molto ridotta. Il sistema Bcr sarà sperimentato per la prima volta in Italia dall’azienda di trasporto pubblico Saf, che installerà sui propri pullman il nuovo dispositivo. “Quando abbiamo pensato al Piano integrato Easy Foot – ha detto il vicepresidente della Provincia di Udine, Fabio Marchetti - abbiamo da subito immaginato un progetto innovativo in grado di migliorare la sicurezza sulle nostre strade attraverso strumenti tecnologici all’avanguardia. Oggi, grazie al sistema brevettato dall’Aci Consult e alla disponibilità della Saf possiamo dire di aver tagliato un altro importante traguardo. L’impegno con il quale ci stiamo dedicando alla sicurezza stradale ha fatto sì che possiamo vantare di essere i primi in Italia a sperimentare un dispositivo così innovativo come il Bcr”. “L’innovazione del sistema Bcr - ha spiegato il presidente dell’Acu, Gianfranco Romanelli - ci permette di affrontare in maniera pioneristica ed efficace un problema come quello del monitoraggio delle nostre strade che sinora non aveva INTER-RAIL Dal porto di Trieste 15mila semirimorchi turchi sul treno. Ripristinato anche lo scalo merci di Bottenicco A partire dal 2 gennaio, ogni settimana, seconda metà del 2010, alla realizzazione partono dal porto Trieste due convodi cinque convogli settimanali (in andata gli ferroviari in grado di trasportare verso e ritorno) consentendo così, come sottoliAustria e Germania 32 semirimorchi di autotreni in arrivo via nave dalla Turchia. L’attività logistica gestita da Inter-Rail spa, consente, grazie alla trazione ferroviaria effettuata dalla società InRail e dalla FucFerrovie Udine Cividale, di trasportare i semirimorchi turchi contenenti merci destinate ai mercati centro e Nord europei dalla stazione di Campo Marzio, sino a quella di Tarvisio dalla quale i convogli proseguono per Austria e Germania con destinazione finale a Ludwigshafen. Successivamente i semirimorchi sempre via treno ritornano a Trieste e, quindi, via nave in Turchia carichi Anche l’assessore regionale Riccardo di merci destinate ai mercati medio-orientaRiccardi all’inaugurazione del servizio li. L’obiettivo futuro è quello di arrivare, nella 18 febbraio10 Un automezzo della Saf ancora trovato una soluzione”. “Saf – ha affermato l’amministratore delegato Gino Zottis - partecipa con interesse a questa sperimentazione e all’introduzione di nuove tecnologie. Questa è la dimostrazione che il bus può essere impiegato anche oltre al trasporto pubblico ed essere quindi funzionale per gli enti gestori delle strade e per la Provincia. L’azienda Saf, nell’installazione del Bcr, ha accolto con favore la proposta della Provincia e seguirà con attenzione la sperimentazione fornendo informazioni utili, segnalazione di punti neri e di pericolo con continuità e costanza in modo che vi possa essere un intervento quanto più immediato ed efficiente da parte dei concessionari”. neato dall’assessore regionale ai trasporti, Riccardo Riccardi, di “togliere dalle strade 15mila autocarri all’anno, con l’evidente alleggerimento del traffico via gomma e, quindi, della criticità autostradale della nostra regione”. A fine 2010 InRail, insieme alla Fuc, è stata anche protagonista della riattivazione del traffico merci sulla ferrovia Udine-Cividale, con la conseguente rimessa in attività dello scalo merci di Bottenicco che rischiava l’abbandono. L’attivazione dello scalo vicino a Moimacco, effettuata con l’arrivo di un primo convoglio da 1300 tonnellate di bobine d’acciaio in arrivo dalla Germania e destinate alla Faber di Cividale, costituisce una valida alternativa allo scalo di San Giovanni al Natisone recentemente chiuso da Trenitalia. “Un altro passo in avanti – ha sottolineato sempre Riccardi – nella politica della Regione tesa al trasferimento su ferrovia del trasporto merci attualmente attuato su gomma, con positive ricadute economiche e chiari vantaggi in termini ecologici e d’impatto ambientale”. febbraio10 19 Economia Aziende Flash g DOMITALIA FESTEGGIA 20 ANNI DI ATTIVITÀ E 4.000 DIPENDENTI D omitalia, ex IMS Italia, compie vent’anni. “Ims Italia - ricorda Alessandro Ferluga, presidente di Domitalia - è nata nel 1989, nel giorno del mio compleanno, il 19 dicembre. Se vado a rivedere le nostre collezioni dell’epoca, quasi non credo ai miei occhi. Producevamo solo sedie completamente in legno. Mi sentivo un vero Don Chisciotte lanciato alla conquista dell’Italia, patria del design, con prodotti così tradizionali, ma ho sempre amato le sfide e questa l’ho vinta, facendo una serie di scelte importanti”. Domitalia si è distinta negli anni acquisendo un’identità peculiare. Alla fine degli anni ’80, infatti, è stata tra i primi a pensare di iniziare una produzione di tavoli e di semplici mobiliper completare una piccola gamma di proposte per arredare il soggiorno. Successivamente la produzione si è adeguata alle tendenze del mercato, sviluppando prima prodotti misto legno-metallo e poi anche con diversi tipi di polimeri plastici. Tra il ’93 e il ’94 l’azienda fu tra le prime del settore “casa” a sviluppare anche una linea specifica dedicata esclusivamente al Contract. “Da sempre ho cercato di instaurare un rapporto di cordiale amicizia con i clienti – racconta ancora Ferluga - e proprio questo rapporto diretto e di reciproco rispetto spiega come tra i nostri oltre 4000 clienti alcuni, siano tali dal lontano 1989. Per finire – conclude l’imprenditore -, sono tante le soddisfazioni avute in questi 20 anni, ma la più grande è stata quella provata due anni fa: dopo diversi tentativi, ho potuto acquisire la proprietà della società da me creata nell’89 e ho voluto farlo insieme a chi in questi anni mi ha aiutato concretamente affinché il sogno si realizzasse”. Alessandro Ferluga 20 febbraio10 NUOVA CONVENZIONE TRA AREA SCIENCE PARK E CONFINDUSTRIA UDINE E ’ stata siglata una nuova convenzione tra Area Science Park e Confindustria Udine per trasformare il Centro di Competenza Ingegneria d’Impresa della rete Innovation Network™ - attivo a Palazzo Torriani - in un Contact Point dell’intera rete che fornirà servizi a 360° per il trasferimento tecnologico. Alle imprese associate a Confindustria Udine il Contact Point metterà a disposizione servizi di audit tecnologico, di informazione brevettuale e documentale, monitoraggio tecnologico e business intelligence, collegamenti privilegiati con prestigiosi enti di ricerca internazionale (tra i quali il Mit di Boston), assistenza nelle prime fasi di studio, progettazione, fattibilità tecnico-economica e nel reperimento delle competenze e tecnologie più adatte per realizzare progetti di innovazione. Tra i nuovi servizi attivati presso il Contact Point - che sarà dotato di tutti gli strumenti di trasferimento tecnologico normalmente utilizzati dallo staff di Area – ci sarà anche l’assistenza gratuita per la “valutazione Nella foto, Adriano Luci e Giancarlo Michellone (foto Gasperi) dei preventivi di impianti fotovoltaici” da poco avviato in via sperimentale. Fornirà alle imprese una valutazione comparata e oggettiva dei parametri tecnico-economici più importanti, utili per una migliore comprensione di più proposte e offerte diversamente strutturate. CONVENZIONE ROTARY e FRIULI INNOVAZIONE per i giovani imprenditori I l Rotary Club di sostenere i giovani Udine Nord collabonella delicata fase di rerà con Friuli Innoavvio dell’impresa. “Il vazione per aiutare i nostro contributo – ha giovani a sviluppare spiegato dal canto suo nuovi progetti di Damiani – si configuimpresa. E’ l’obiettivo ra come un servizio della convenzione alla comunità che tra siglata al Parco scienle priorità indicate tifico di Udine dal prevede lo sviluppo presidente del Rotary dei programmi di assiClub Udine Nord, stenza all’avviamento Giorgio Damiani professionale nella Nella foto, Giorgio Damiani e dal vicepresidente consapevolezza del e Alberto Toffolutti di Friuli Innovazione ruolo svolto dai rotaAlberto Toffolutti. riani nella promozione “Oltre alla qualità delle loro idee, gli aspiranti dell’etica nel processo decisionale. Non vogliamo imprenditori hanno bisogno di confrontarsi con il fornire consulenze specialistiche, ma piuttosto mercato e con le categorie professionali” ha detto trasmettere ai giovani i valori del fare impresa e Toffolutti. Per questo è stato proposto al Rotary aiutarli a realizzare le loro idee a vantaggio dello di mettere a disposizione l’esperienza dei soci per sviluppo di tutto il territorio”. febbraio10 21 Economia Aziende Flash LO SPAZIO DELLE IDEE B.ENG PROPONE ZEUS: l’innovativa ottica stradale a Led L o Spazio delle Idee di Confindustria Udine inaugura il 2010 con l’esposizione di un dispositivo interamente studiato, progettato e prodotto in Italia da Atena FVG: Zeus. Si tratta di un lampione stradale che utilizza una tecnologia a led, tecnicamente chiamato “ottica stradale a led”, mirato alla riduzione dei consumi di energia e manutenzione per quanto riguarda la rete di illuminazione pubblica e privata. Il sistema Zeus consente infatti un abbattimento dei consumi del 50-60% rispetto agli attuali dispositivi che utilizzando lampade a sodio o mercurio, e l’eliminaL’allestimento a Palazzo Torriani zione dell’inquinamento luminoso e della dispersione del flusso per Zeus (foto Gasperi) di luce verso l’alto. Alla gestione elettronica totale, lunga durata e assenza di manutenzione, si aggiunge la grande flessibilità della struttura che lo rende di facile installazione e pienamente adattabile ai diversi pali esistenti. Forte della decennale esperienza nel settore auto motive, B.Eng, facente parte dell’aggregazione friulana di imprese Atena FVG, sviluppa prodotti di illuminazione con l’innovativa tecnologia Led per qualsiasi tipo di settore: dall’illuminazione pubblica all’automotive, fino al campo militare e marino. Zeus è esposto nell’ingresso di Palazzo Torriani, dove è possibile vederlo anche in funzione, attivando il pulsante posto sul retro della lampadina. ITALIA-AUSTRIA, UN CONCORSO PER IDEE DI COOPERAZIONE TRANSFRONTALIERA U n concorso per la selezione di idee progettuali di cooperazione fra imprese italiane e austriache. È questa l’ultima iniziativa lanciata dai partner del progetto “Tri ICT Cooperazione tra PMI innovative, utilizzatori avanzati e organizzazioni di supporto nel settore dell’ICT”. tradotti in altrettanti videoclip e presentati come best-practice in tutte le occasioni promozionali previste dal progetto e in occasione dell’evento internazionale che sarà organizzato nell’ultima fase progettuale (fine 2010). Tri ICT, coordinato da Friuli Innovazione - in collaborazione con Università di Udine e di Trieste, Lakeside Labs di KlagenLa proposta, cofinanziata dal furt, Università di Klagenfurt, Programma Interreg IV BIC Incubatori FVG Spa e Centro Italia-Austria, è aperta a regionale servizi alle PMI (CReS) idee progettuali in settori ad - nasce proprio per promuovere alto contenuto tecnologico che l’avvio di collaborazioni tra imindividuano nell’impiego di prese e organizzazioni carinziane tecnologie informatiche e nella e friulane individuando idee cooperazione transfrontaliera concrete che i partner avranno un fattore competitivo strategico poi il compito di accompagnare e nuove opportunità di rilancio nello sviluppo progettuale attraeconomico per il proprio settore. verso studi di fattibilità e ricerca Una Commissione selezionerà i di linee di finanziamento. 6 casi migliori che saranno poi I risultati di questo percorso 22 febbraio10 serviranno anche a fornire agli amministratori pubblici raccomandazioni utili per elaborare un piano di intervento congiunto a supporto della collaborazione bilaterale tra le due Regioni e dello sviluppo economico di tutta l’area transfrontaliera. Al concorso possono partecipare le imprese italiane e austriache localizzate nell’area geografica di riferimento del Programma Interreg IV Italia –Austria e che operano in uno dei settori di intervento del progetto (e-health, energie rinnovabili ambiente e sostenibilità, turismo, trasporti e logistica). Per partecipare, inoltre, è necessario iscriversi alla community del progetto (www.tri-ict.eu). C’è tempo fino al 21 febbraio 2010 per inviare le proposte. Tutti i dettagli sono disponibili sul sito. Certificazione FSC per l’ONDULATI E IMBALLAGGI DEL FRIULI N el corso della scorsa estate la Ondulati ed Imballaggi del Friuli spa di Venzone ha ottenuto la certificazione FSC. “La nostra realtà - evidenzia il vice-presidente Federico Gollino - risulta tra le prime aziende di imballaggio in cartone ondulato a livello europeo ad aver ottenuto questo importante riconoscimento”. Il marchio FSC identifica i prodotti contenenti o derivanti da legno proveniente da foreste gestite in maniera corretta e responsabile secondo rigorosi standard ambientali, sociali ed economici. La foresta di origine è stata controllata e valutata in modo indipendente in conformità a questi standard (principi e criteri di buona gestione forestale), stabiliti ed approvati dal Forest Stewrdship Council a.c. tramite la partecipazione ed il consenso di tutte le parti interessate. L’ FSC è una ONG internazionale, indipendente e senza scopo di lucro, che include tra i suoi membri gruppi ambientalisti e sociali, comunità indigene, proprietari forestali, industrie che lavorano e commerciano il legno, scienziati e tecnici che lavorano insieme per migliorare la gestione delle foreste in tutto il mondo. “L’assegnazione della certificazione FSC – conclude Gollino - ci permette di garantire alla nostra clientela un imballaggio composto esclusivamente da La certificazione carte che FSC per l’Ondulati e rispettano Imballaggi del Friuli la catena di custodia. Per la nostra azienda rappresenta, oltre che un motivo di orgoglio, un’ulteriore conferma della nostra strategia che pone tra i principali obiettivi quello della semplificazione dell’imballaggio utilizzando materiali ecologici e compatibili con l’ambiente”. Economia Aziende TECNOMASTER: L’ECCELLENZA DEI CIRCUITI STAMPATI “Solo visitandole di persona si riesce realmente a percepire quale livello di eccellenza e di innovazione abbiano raggiunto le aziende friulane”. Nelle parole del presidente di Confindustria Udine, Adriano Luci, pronunciate alla Tecnomaster spa di Lauzacco nell’ambito del programma di visite del Comitato di Presidenza dell’Associazione alle eccellenze del Friuli industriale, c’è la soddisfazione di toccare ancora una volta con mano i passi da gigante fatti dal sistema produttivo della nostra provincia. La Tecnomaster, in tal senso, è un nitido esempio. Nata nel 1986 a Pradamano e rilevata nel 1998 dall’attuale proprietà facente capo ad Arduino Pattaro, questa impresa friulana si è velocemente affermata a livello europeo nella produzione di circuiti stampati, dalla prototipazione alla grande serie, per una clientela quanto mai ampia ed eterogenea (automazione industriale, telecomunicazioni, automotive, medicale, avionica, difesa, elettronica di consumi, sistema di controlli per semi conduttori, nucleare, acustica e ottica, etc.). Con 45 dipendenti, di cui la metà laureati o diplomati capitanati dal direttore Agostino Pascutti, la Tecnomaster occupa attualmente tra le aziende del settore il quarto posto in Italia come fatturato (11 milioni di euro previsti per il 2009), mentre può considerarsi al top per l’automatizzazione del proprio stabilimento, inaugurato nel 2000 in ZIU ed unico nel nostro Paese dedicato in esclusiva ai circuiti stampati. Forte di una tecnologia che le consente di abbattere anche il costo della manodopera per singolo prodotto, la Tecnomaster è ora impegnata a ritagliarsi quote di mercato sempre più importanti a livello europeo, non soltanto in Austria e Svizzera. “E’ dell’anno scorso – ha spiegato il presidente Pattaro a Luci – la nostra acquisizione di una società in Francia, con 35 dipendenti, specializzata nelle lavorazioni tecnologiche a circuito flessibile. Abbiamo il sogno nel cassetto di rilevare una società pure in Germania con l’obiettivo di mettere un piede nel mercato tedesco, che incide con il 40% nel segmento dell’elettronica in Europa, e di perfezionare una partnership con un fornitore cinese”. Sottolineato che l’azienda di Lauzacco controlla pure il 50% di una società di Genova, che lavora con i grandi gruppi, e che ha potenziato, di molto, la rete vendita con l’assunzione di nuovi commerciali, non è difficile ipotizzare il raggiungimento dell’obiettivo prefissato di raddoppiare il proprio fatturato nell’arco di un triennio. I numeri, come sempre, sono i migliori testimoni della capacità dell’impresa di gestire la complessità di qualsiasi lavorazione. La Tecnomaster ha in portafoglio 200 clienti che le commissionano tutti i tipi di circuiti stampati, dai più semplici a quelli multi- strato fino a 24 strati richiesti dal settore militare. “In dieci anni – racconta Pattaro – non abbiamo mai perso un cliente ed anche la percentuale di insoluti tendente allo zero testimonia come le nostre realizzazioni sono generalmente molto apprezzate”. Ai suoi clienti l’azienda offre anche attività di consulenza e co-design, proponendosi come il partner ideale per lo sviluppo dei propri prodotti. In ogni filiale, Tecnomaster Group garantisce sempre elevati standard qualitativi e controlli dettagliati, con l’utilizzo delle più moderne attrezzature disponibili sul mercato. Esempi? La stampante inkjet per topografia a componenti (prima macchina di questo tipo installata al mondo), il foro cieco tappato con rame elettrolitico (sono solo due le aziende in Italia a proporlo) oppure la camera bianca ed espositore Laser Direct Imaging (LDI). Ogni singolo pezzo è sottoposto a rigidi controlli in ogni fase realizzativa. Per ogni lotto, l’azienda consegna al cliente un dettagliato certificato di conformità che attesta la rispondenza del prodotto alle sue specifiche richieste. E già che siamo in tema di certificazione, ricordiamo che la Tecnomaster può fregiarsi della certificazione Qualità Iso 9001:2008 e dell’appena conseguita ISO TS 16949 per il settore automobilistico. Con Tecnomaster anche l’eccellenza del made in Friuli è certificata! Alfredo Longo Qui sopra: lo stabilimento ed una fase di lavorazione della Tecnomaster; in alto: il presidente Adriano Luci e Arduino Pattaro febbraio10 23 Economia Aziende TAU SYSTEM e C.M.B. SOLUTIONS allargano i propri orizzonti Nella foto, Ariedo Fornasiere L a Tau System opera nel campo della lavorazione della lamiera dal 2004, i semilavorati che fabbrica sono frutto di processi industriali complessi che riguardano la carpenteria leggera e pesante, le macchine utensili, le applicazioni civili o navali. Con l’inaugurazione del nuovo stabilimento, avvenuta il 19 dicembre scorso a Buja in via Vilsbiburg, la Tau System si è dotata di 1.600 mq di capannone coperto e 4.000 mq di capannone scoperto. Attualmente vi lavorano 10 dipendenti. Ariedo Fornasiere, amministratore delegato nonché socio di maggioranza della Tau System racconta che questa azienda è nata dall’esigenza di produrre ossitaglio per le altre due imprese di sua proprietà (la C.M.B. e la Mechanics). In seguito il fatturato della Tau System è aumentato grazie anche agli ordinativi delle imprese limitrofe. Contro una concorrenza che resta agguerrita, l’impresa di Fornasiere si difende producendo un output di qualità basato su materie prime di riconosciuta provenienza (80% da San Giorgio di Nogaro, 20% dal bresciano e dal veronese). “La Tau System – aggiunge – lavora molto per il settore navale che richiede lamiere radiografate e di qualità assoluta. Gli ispettori delle aziende che ci chiedono le commesse asportano un lembo della lamiera e poi svolgono delle sofisticate analisi per vedere se la composizione e la consistenza del prodotto Nonostante la situazione economica sia generalmente poco favorevole agli investimenti, l’imprenditore Ariedo Fornasiere ha deciso di costruire due nuovi stabilimenti produttivi per le sue aziende siano adeguati agli standard richiesti”. Secondo Fornasiere il problema principale delle aziende del suo comparto di lavorazioni è l’adozione di un approccio generalista invece che specialistico. “Le imprese friulane presentano una scarsa vocazione alla cooperazione – argomenta –; non riescono, cioè, a costituire una filiera produttiva dove ciascuna azienda si specializza in un determinato processo in modo da vendere ai clienti a prezzi realmente competitivi come avviene nel bresciano e nel bergamasco”. La C.M.B. Solutions è nata nel 1991 e vi trovano lavoro 35 addetti. Questa azienda si occupa, mediante un attrezzato parco macchine a controllo numerico con computer, dell’esecuzione di lavorazioni ad asportazione di truciolo quali alesature, fresature e torniture su particolari tanto di piccole quanto di grosse dimensioni. Completa la gamma la fornitura di alberi, ruote e particolari di meccanica in genere anche in materiali bonificati e temprati. La C.M.B. Solutions ha inaugurato, sempre il 19 dicembre 2009 in via Vilsbiburg a Buja, un nuovo stabilimento di 3.200 mq al coperto e 6.000 mq scoperti. “L’investimento – spiega Fornasiere – si giustifica con la forte capitalizzazione dell’ azienda che in quasi vent’anni ha sempre re-investito gli utili. In questi decenni non ho portato a casa una lira! La capitalizzazione è un’ottima garanzia per le banche, ci garantisce nel ciclo di vita dei pagamenti ed infine permette alla mia azienda l’ acquisto di macchinari d’avanguardia con cui fare innovazione”. I macchinari tecnologicamente avanzati costituiscono uno dei vantaggi competitivi della C.M.B. Solutions che ha così la possibilità di vendere i propri prodotti nel resto dell’Italia e all’estero. La prossima sfida che Fornasiere vuole vincere si chiama internazionalizzazione. L’intenzione dell’amministratore delegato della C.M.B. Solutions è quella di assumere dei rappresentanti che all’estero promuovano gli output fabbricati dall’azienda. I mercati esteri come la Germania, l’Austria e la Svizzera sono infatti molto remunerativi perchè pagano le commesse in un lasso di tempo compreso tra i 30 ed i 60 giorni e perchè sono disposti a riconoscere un prezzo superiore, rispetto alle imprese italiane, alla produzione di qualità che svolge la C.M.B. Solutions. Oltre all’investimento produttivo e alla spinta all’internazionalizzazione Fornasiere si sofferma, in conclusione, un ultimo importante aspetto delle proprie aziende: “Non abbiamo nessun lavoratore in cassa integrazione e negli ultimi tempi abbiamo anche ripreso a fare alcune ore di straordinario”. Qui sopra, il taglio del nastro dell’inaugurazione del nuovo stabilimento della C.M.B. Solutions, alla presenza del presidente della Regione Renzo Tondo 24 febbraio10 Massimo De Liva Economia Aziende FRIULI ELETTROIMPIANTI: orizzonti a 360° S inergie prospettiche. È la sintesi che serve a descrivere la Friuli Elettroimpianti di Latisana, un’azienda che dietro a un nome così specifico e localizzato, nasconde una straordinaria capacità di orientare la propria crescita nei settori più dinamici del mercato. La vocazione che il nome porta con se è stata subito contraddetta dall’andamento del mercato. Così, mentre gli spazi di un mercato monoprodotto si restringevano, Friuli Elettroimpianti ha sviluppato mercati alternativi. “Ci siamo orientati inizialmente – dichiara Riccardo Barichello, AD di Friuli Elettroimpianti – verso le opere pubbliche e in parte nel settore privato”. Poi però sono arrivati sentori di crisi e Friuli Elettroimpianti ha alzato lo sguardo per guardare oltre. “Prima ci siamo aperti al settore immobiliare e delle ristrutturazioni – conferma Barichello –. Poi ci siamo rivolti al mercato nazionale. Così è iniziato il nostro percorso di avvicinamento alle grandi opere, sfruttando a pieno le potenzialità offerte dal progetto finanza”. In alto a destra, tre realizzazioni curate da Friuli Elettroimpianti. Qui sopra, dall’alto, il responsabile commerciale Maurizio Buttò e l’ad Riccardo Barichello Come rivela il responsabile commerciale di Friuli Elettroimpianti Maurizio Buttò: “Uno dei primi risultati raggiunti è stato l’affidamento della ristrutturazione e riavvio di case di riposo. Le nuove commesse si dividono fra ristrutturazioni e nuove realizzazioni. Siamo ‘general conctractor’ – dichiara Buttò – per cui curiamo tutto: dalla progettazione alla costruzione, proseguendo per la gestione della struttura”. Il segreto di questa flessibilità? Lo svela l’AD Barichello: “Le imprese che collaborano con noi, sempre e assolutamente capaci di esprimere grandi qualità professionali. È l’unico modo per garantire il successo di operazioni così complesse”. Tra i progetti più considerevoli che Friuli Elettroimpianti sta sviluppando c’è anche la ristrutturazione di alcune importanti strutture a vocazione turistica sparse per l’Italia. C’è poi un altro segreto nel successo di questa azienda: “La capacità di esprimere sinergie ad alto Livello” evidenzia Barichello. “Facciamo parte di una grande famiglia e questo ci permette di condividere esperienze, professionalità, competenze”. Caratteristiche che permettono a Friuli Elettroimpianti di guardare in prospettiva gli anni a venire, confermando anno dopo anno un trend di continua e progressiva crescita. febbraio10 25 Economia Botta & Risposta RENATO PARON = Che cosa vuol dire essere un imprenditore? Il termine imprenditore, a ben pensarci, è comunemente utilizzato e forse spesso abusato. Al di là della sua definizione economica che lo identifica con chi sviluppa nuovi prodotti, nuovi mercati o nuovi mezzi di produzione, io ritengo che il vero imprenditore debba essere dotato di quelle doti umane e di quel pizzico di premonizione ed inventiva che lo possano definire innamorato di ciò che sta realizzando. = Cos’è l’etica per un imprenditore? Essere credibili e garantire a collaboratori, clienti e fornitori che quanto si è concordato sia sempre mantenuto. Dare valore alla parola data. = Qual è il suo maggior pregio e quale il suo maggior difetto come imprenditore? Come pregio credo sia la capacità di mettermi in discussione ogni giorno, di propormi degli obiettivi e fare di tutto per raggiungerli. Il difetto è un’eccessiva riservatezza. Dovrei imparare a “vendere” meglio ciò che si fa. = Voi lavorate in un settore particolare come quello dell’outsourcing di lavori di back office per banche, enti pubblici e privati, e dell’organizzazione e mantenimento degli archivi per lo stesso tipo di clientela. Come va il mercato, qual è la situazione della concorrenza? In entrambi i settori, l’archiviazione e il back office, a livello locale non siamo in molti a operare sul mercato, mentre c’è qualche grande competitor nazionale. Per quanto riguarda l’andamento del mercato, noi non abbiamo fortunatamente risentito della crisi, anzi siamo in crescita perché la tendenza ad esternalizzare alcune parti del lavoro aumenta. = In regione quanto è diffusa l’esternalizzazione? A Milano e in Lombardia, ad esempio, anche nel privato si sta diffondendo l’abitudine di esternalizzare le gestioni o alcune fasi del lavoro che non sono il core business aziendale, come quella della fatturazione. Da noi, invece, il mercato privato è ancora piuttosto ristretto. 26 febbraio10 = Riguardo agli archivi si parla ancora molto di carta. A che punto è il processo di digitalizzazione? Sicuramente la carta è ancora di gran lunga prevalente, tant’è che noi abbiamo un magazzino di 3mila metri quadri nel quale riusciamo ad archiviare fino a 200mila scatole da quattro dox ciascuna. Sulla digitalizzazione si stanno buttando tutti e anche noi ci stiamo attrezzando perché il passaggio naturale per il futuro sarà dall’archivio cartaceo a quello informatico, ma per quanto riguarda gli archivi cartacei esistenti bisogna valutare se è conveniente digitalizzarli. = In che senso? Perché bisogna valutare se sia necessario conservare tutto. Personalmente penso che non abbia senso scansire e digitalizzare tutta la carta che c’è in giro. Certamente per il futuro ci sono grandi parti delle “comunicazioni” odierne (es. fax, email, fatture, ecc.) che possono essere archiviate automaticamente in digitale con un indubbio risparmio di costi e di tempi. = Si sostiene che la digitalizzazione potrebbe consentire notevoli risparmi e recuperi di efficienza, ma sembra che in Italia ci sia ancora molta strada da fare… Direi che al momento siamo al 50-60% del percorso. = Nella vostra azienda il socio di maggioranza è un ex politico (Vinicio Turello) che ha ricoperto incarichi di prestigio. Immagino, quindi, che le malignità sul come ottenete gli appalti, si sprechino. Come vi difendete? Ci presentiamo con la nostra faccia, la nostra professionalità, competendo come fanno tutte le altre aziende. Certamente Vinicio è una persona nota e stimata, ma ci tengo a ricordare che la sua attività imprenditoriale nella nostra Società è iniziata dopo che egli aveva smesso la sua attività politica e penso che una delle spinte importanti per lui sia stata quella di dimostrare di essere capace di fare in prima persona ciò di cui, da politico, aveva spesso parlato con gli imprenditori. = In azienda avete tanti collaboratori giovani. Molti sostengono che i giovani di oggi abbiano meno voglia di sacrificarsi che in passato. Cosa ne pensa? In realtà penso che non sia vero. Serve, però, avere la capacità di parlare con loro in modo diverso da come si faceva in passato. Personalmente, per esperienza, ho un’immagine più positiva dei giovani di oggi di quella che viene trasmessa comunemente dai media. = Quanto contano la riservatezza e la Ceu sicurezza nel vostro lavoro? E’ una parte fondamentale del servizio che forniamo ai clienti. Basti dire che oltre a documenti bancari, conserviamo anche l’archivio di un’azienda sanitaria compreso di cartelle sanitarie, radiografie, ecc. = Gli imprenditori si lamentano molto della burocrazia, ma la burocrazia crea carte da gestire e archiviare. Voi la vedete come un vantaggio? Certo con meno burocrazia ci sarebbe un po’ meno carta da archiviare, ma da imprenditore posso dirle che, come tutti i miei colleghi, preferirei che la burocrazia in questo Paese diminuisse anche a costo di avere qualche scatola da archiviare in meno. = L’evasione fiscale è un reato da punire o una forma di difesa da una tassazione eccessiva? Un reato. E’ vero che da noi le tasse, sia per le imprese, sia per i lavoratori, sono troppo alte, ma l’evasione non può essere la soluzione. = Ritiene sensata la proposta che viene da più parti di passare la tassazione dai singoli e dalle imprese, ai consumi? Forse sarebbe giusto, ma non so dire se sarebbe tecnicamente sostenibile. = Cosa pensa degli imprenditori che si impegnano in politica? Che sarebbe meglio che continuassero a fare il loro mestiere. = Un personaggio del passato del quale l’Italia avrebbe bisogno oggi? Augusto. = Un personaggio del presente del quale potremmo fare a meno? Più di qualcuno. CEU i dati Anno di fondazione: 1973 Dipendenti: 40 Fatturato (2009): 2.330.000,00 euro Sede legale: viale Trieste 40, 33100 Udine Sedi operative: Manzano, Tavagnacco, Cividale del Friuli, Monfalcone, Poincicco di Zoppola, Pavia di Udine Attività: back office, gestione archivi, acquisizione ottica e gestione archivi ottici, servizi logistici e trattamento documenti Sito: www.ceuweb.bix E-mail: [email protected] INFORMAZIONE COMMERCIALE Da sinistra: il Presidente del Consiglio di Amministrazione Mario Raggi; al centro l’Amministratore Marco Raggi; a destra l’Amministratore Delegato Leonardo Zalateu GO FIN FINANCE AGENZIA UNICA FINECO LEASING IN FRIULI Go Fin Finance, con sede a Udine in Via Girardini 6 è ancora più strategica per gli imprenditori, per i professionisti e per i privati. Da oggi è anche agenzia diretta e unica di Fineco Leasing del gruppo Unicredit per Udine e provincia. Il mondo Fineco Leasing ha lo stesso obiettivo di Go Fin Finance: velocità di delibera e servizio su misura per ogni tipologia di leasing (immobiliare, strumentale, auto e nautico). In un mondo finanziario sempre più complicato e più difficile da approcciare, la consulenza a 360° di Go Fin diventa indispensabile: è il tuo interlocutore unico per darti risposte semplici e innovative, consulenze immediate senza farti disperdere tempo, denaro ed energia. Go Fin Finance agevola l’imprenditore offrendogli il prodotto finanziario più idoneo al suo profilo, al suo rating e alla sua esigenza. Due sono i nostri atout: i nostri consulenti finanziari assistono l’imprenditore anche in affiancamento al suo commercialista; e, grazie al fatto che sotto il “cappello” Go Fin Finance sono rappresentati i principali Istituti di Credito, società di Leasing e Finanziarie, la soluzione più idonea viene cercata e trovata tra un’ampia scelta di proposte. “Go Fin Finance - spiega il Presidente Mario Raggi - gestisce tutte le richieste finanziare quali leasing; mutui (cantiere - prima e seconda casa - mutui immobiliari - mutui liquidità); prestiti; cessioni del quinto, assistendo l’azienda, il professionista, il commerciante, l’agente immobiliare e il privato in tutti i passaggi: della richiesta finanziaria fino alla delibera e alla firma del contratto”. La consulenza finanziaria opera anche in altri ambiti: ristrutturazione dei debiti; degli interessi; nelle surroghe; nella chiusura leasing e mutui. Ogni impresa ha un solo obiettivo: ottenere credito al costo di mercato e nei tempi più brevi possibili. “Con Go Fin - commenta il nuovo amministratore Leonardo Zalateu - è tutto sicuramente più semplice, più comodo, più veloce, anche grazie al fatto che siamo agenti ufficiali dei primari Istituti di Credito e Società di Leasing e Finanziarie”. Go Fin Finance da oggi, grazie al nuovo mandato Fineco Leasing è ancora di più l’interlocutore unico per tutte le vostre esigenze. Provare per credere... chiamate il numero gratuito per un appuntamento 800 525 525 oppure on-line su www. gofin.it. In allegato a questo numero troverete la guida ai servizi Go Fin, potete comunque chiederne subito una copia chiamando il numero verde 800 525 525 febbraio10 27 Economia Commissione provinciale Pari Opportunità NASCE UN PREMIO “ROSA” PER LE AZIENDE IDEATRICI DI BUONE PRATICHE L a questione delle pari opportunità e dell’accesso delle donne al mondo del lavoro rimane ancora una questione aperta in Italia e nella nostra regione. In entrambi i casi siamo ancora ben lontani dagli obiettivi fissati a Lisbona nel 2000 che prevedevano di raggiungere entro il 2010 in Europa una percentuale di donne occupate del 60% (si partiva dal 51% nel 2000). Se, infatti, la media europea è arrivata, nonostante la crisi, fino al 57,2%, l’Italia nel suo complesso è ferma al 47,2%, la nostra regione si attesta intorno al 52,5%. Per questi motivi diventa quanto mai importante il lavoro delle diverse commissioni pari opportunità attive negli enti locali. A rappresentare Confindustria Udine nella Commissione Pari Opportunità della Provincia di Udine c’è Donata Cantone che è stata recentemente riconfermata alla presidenza. “Uno degli obiettivi principali del nostro lavoro – spiega – è proprio quello di cercare, in accordo con la volontà del Governo nazionale, di aumentare l’occupazione femminile affiancando alle politiche di inclusione lavorativa, politiche di conciliazione dei tempi di lavoro con quelli familiari che sono oggi, probabilmente, la maggiore sfida per il conseguimento delle pari opportunità nel mondo del lavoro”. Già dal 2005 la Commissione è stata impegnata a realizzare azioni che favorissero il desiderio delle madri stare accanto ai propri figli, rispondendo al contempo alla necessità di programmazione delle imprese. Nacque, così, il progetto di ricerca-azione “Tempi moderni-Per una nuova tutela della maternità” le cui conclusioni hanno evidenziato come la gestione della maternità costituisca ancora oggi un freno all’assunzione di nuova forza lavoro femminile e come si dipenda da fattori critici sia di tipo gestionale come il costo organizzativo delle assenze, i rientri difficilmente programmabili, oltre alla necessità di aggiornamento di chi fruisce di congedi lunghi, sia di tipo culturale come il permanere di stereotipi, la 28 febbraio10 presenza di culture organizzative non sufficientemente informate o poco pronte ai cambiamenti organizzativi che siano attenti ai bisogni delle famiglie. “Per dare continuità a Tempi moderni, proseguendo nell’informazione e sensibilizzazione degli attori sociali – racconta la presidente della ComIn alto, la signora Donata Cantone, presidente missione provinciadella Commissione Pari Opportunità della le pari opportunità Provincia di Udine – abbiamo pensato di istituire un donne al mondo del lavoro. Si è parlato riconoscimento che abbiamo denominato molto negli ultimi tempi degli asili nido in ‘Certificato di parità di genere’ da attribuigenere e di quelli aziendali in particolare, re a quelle imprese che si impegnano a ma Donata Cantoni focalizza anche la sperimentare forme innovative di gestione propria attenzione sullo sviluppo in regione della maternità e che dimostrino di ricodell’esperienza, già diffusa nei Paesi di linnoscere l’importanza della conciliazione gua tedesca, in Alto Adige e in altre regioni, fra i tempi di vita e di lavoro, almeno nei delle Tagesmutter ovvero di sorte di mini primi anni di vita del bambino. Il bando asili nido familiari gestiti direttamente da di selezione sarà pubblicato nei prossimi singole persone. “E’ un esperienza interesmesi e il premio, che almeno per il primo sante che sembra essere molto flessibile anno non sarà in denaro, potrà essere – spiega Donata Cantone – e credo che speso dalle aziende in termini di promozione-marketing e di responsabilità sociale potrebbe diventare una realtà anche nella nostra regione. Ciò darebbe vita a due dell’impresa. E’ uno tra i primi progetti in percorsi positivi uno nell’ambito della conregione – ha aggiunto Donata Cantone ciliazione dei tempi di cura familiare e di – per un simile premio e riteniamo che lavoro, e l’altro nell’ottica di favorire nuovi potrebbe costituire una buona prassi per posti di lavoro. Bisogna, però, che, come le altre Province del Friuli Venezia Giulia promesso dall’assessore Molinaro, la nediventando un punto di riferimento anche cessaria regolamentazione non imponga per il legislatore nazionale. Pensiamo, alle Tagesmutter tutte le rigide regole che infine – ha concluso – che il premio possa sono imposte a un normale asilo, altriavviare un’evoluzione nell’approccio alla menti si rischia di stroncare sul nascere la maternità da parte del contesto locale”. diffusione dell’iniziativa”. Oltre al premio in via di istituzione, secondo la presidente della Commissione c.t.p. provinciale ci sono altri aspetti che vanno migliorati per agevolare l’accesso delle febbraio10 29 Economia Analisi RIPRESA LENTA SENZA OCCUPAZIONE 6.000.000 Ore autorizzate di cassa integrazione Provincia di Udine 5.000.000 4.000.000 3.000.000 2.000.000 1.000.000 0 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 Grafico n. 1 (elaborazione: Ufficio Studi Confindustria Udine) L a spirale recessiva che ha colpito l’economia internazionale a cavallo tra il 2008 ed il 2009, per la sua profondità e la sua estensione sistemica, ha segnato non la fine del mondo, ma la fine di un mondo, quello della suggestione della crescita che moltiplica se stessa basandosi sulla leva finanziaria alimentata dall’eccesso di rischio e di debito. La risalita sarà lenta; infatti la rimozione degli squilibri di fondo che hanno posto le premesse della grande crisi richiede aggiustamenti nelle bilance commerciali e nei rapporti valutari tra paesi emergenti e paesi avanzati che vanno affrontati in un quadro di più lungo periodo attraverso un più incisivo coordinamento a livello politico ed economico globale. Dalla crisi se ne esce progettando e costruendo il nuovo futuro. I fattori di cambiamento sono sintetizzabili nello spostamento del baricentro della crescita globale dai paesi avanzati ai paesi emergenti, quelli asiatici in particolare senza trascurare i paesi dell’America latina, nel ridimensionamento del ruolo del dollaro, nell’affermarsi di mercati dinamici più lontani e difficili da conquistare, nella tendenza delle materie prime a costare di più, nel 30 febbraio10 rafforzamento dei vincoli ambientali. La cosiddetta exit strategy non riguarda solo le inevitabili correzioni delle politiche espansive che prima o poi dovranno essere adottate, ma la capacità di adattamento proattivo degli attori economici ai nuovo scenari. Allargamento dei mercati ed innovazione sono gli “ingredienti” dello sviluppo per le imprese: i nuovi mercati sono rappresentati dai consumatori dei paesi emergenti; l’innovazione proverrà dall’applicazione delle tecnologie trasversali come le biotecnologie, i nuovi materiali, la fotonica, la nano e la microelettronica. Per le imprese occorre attrezzarsi per competere in questo scenario andando a cercare la crescita dove si sviluppa ed interiorizzando le nuove tecnologie pervasive. Le imprese, valorizzando i fattori di competitività rappresentati dalla flessibilità e dalla rapidità di risposta, dovranno rafforzare i propri assetti organizzativi e strutturali. La politica industriale, sotto questo profilo, va rilanciata ponendola al centro delle politiche economiche per sostenere i processi di adeguamento dell’offerta stimolando una nuova accumulazione. Andranno sviluppate nuove tipologie produttive legate all’efficienza energetica ed alla minimizzazione dell’impatto sull’ambiente. Se alle imprese spetta il ruolo di promotrici del cambiamento, questo ruolo va opportunamente sostenuto con le riforme strutturali che sono necessarie: infrastrutture efficienti e funzionali, burocrazia che assecondi e non ostacoli l’imprenditore, istruzione incentrata sul merito, formazione finalizzata, ammortizzatori sociali che incentivino al lavoro. Il nostro paese già è cresciuto poco prima della crisi. Farà più fatica, impiegando più tempo, a riprendere i livelli di crescita precrisi. La nostra Regione ha subito anch’essa l’impatto della crisi. I riflessi negativi hanno inciso con una intensità minore rispetto alla media nazionale ma la ripresa dovrebbe impiegare non meno di tre/quattro anni prima di ritornare al trend del 2007 (con riferimento al PIL pro capite). La provincia di Udine ha risentito fortemente della crisi con la caduta della produzione industriale più acuta e più lunga che si sia verificata dal dopoguerra dello scorso secolo. Rilevanti sono anche i riflessi sul mercato del lavoro: 3.400 sono i posti di lavoro equivalenti generati dall’utilizzo degli ammortizzatori sociali (per l’incidenza del ricorso alla cassa integrazione vedasi il grafico 1), cui si aggiungono 800 lavoratori in mobilità nell’industria, in totale il 7,3% di lavoratori dipendenti nell’industria manifatturiera. Le esportazioni tra gennaio e settembre 2009 in provincia di Udine sono calate del 24,5%, da 4.398.647.165 euro a 3.320.099.176. Il calo, più sensibile di quanto non sia accaduto a livello di Nord est (-22,4%) e nazionale (-23,1%), riflette, dal punto di vista della composizione merceologica (vedasi il grafico 2), in particolare il crollo di più della metà delle esportazioni dei prodotti della siderurgia. Istruzioni per l’uso... L’INDAGINE CONGIUNTURALE RAPIDA, assieme al consuntivo e alle previsioni di Confindustria Udine per il 2010, possono essere consultati su sito dell’Associazione, www.confindustria.ud.it Economia Analisi La prima voce di esportazione è diventata quella relativa alle altre macchine per impieghi speciali (macchine per la siderurgia). Andamenti positivi hanno registrato i prodotti chimici di base e gli elementi da costruzione in metallo. I mobili hanno proseguito nel processo di deterioramento risultando ulteriormente ridotto il valore delle esportazioni di un quarto. Le altre macchine di impiego generale (macchine ed apparecchi di movimentazione, condizionatori e impianti di ventilazione) sono pure diminuite nei flussi esportativi. Parimenti la diminuzione ha riguardato le esportazioni di cisterne, serbatoi e radiatori, degli articoli di materie plastiche, delle macchine per la formatura di metalli, nonché di altri prodotti in metallo (contenitori in acciaio, imballaggi leggeri, prodotti fabbricati con fili d’acciaio). Per quanto riguarda le importazioni tre sono le voci principali che concentrano il 44,5% del totale e che registrano un calo significativo riflettente la flessione delle produzioni di riferimento: i prodotti della siderurgia, i rottami, i prodotti chimici di base e fertilizzanti. Sul piano della distribuzione geografica le esportazioni nell’area comunitaria a 27 sono diminuite del 32,1%, nell’area extracomunitaria del 13,5%. Nell’area comunitaria se Germania e Francia si confermano nell’ordine come i più importanti clienti della provincia di Udine, i flussi di esportazione verso questi paesi sono fortemente diminuiti. La Polonia invece cresce salendo al terzo posto tra i paesi di esportazione, mentre l’Austria scende al sesto posto. I mercati in crescita sono rappresentati dall’America settentrionale (con un forte recupero degli Stati Uniti che recuperano il quarto posto nella classifica dei paesi di esportazione), dall’Asia Centrale (per effetto del sensibile incremento delle esportazioni verso l’India) e dall’Oceania (con il rafforzamento delle esportazioni verso l’Australia). In calo risultano le esportazioni verso l’Africa, il Medio Oriente (è in ripresa il mercato degli Emirati Arabi Uniti e quello del Kuwait ma non compensano il calo dell’Arabia Saudita) , l’Asia Orientale. Per affrontare il calo riflessivo e le conseguenze sul piano occupazionale nello sforzo di ridare prospettive di sostenibilità al processo di recupero del ciclo, non serve continuare con interventi di emergenza. Diventa necessario rilanciare i fattori di sviluppo, puntare sulla competitività, sull’efficienza e sulla qualità, per assicurare stabilità e sostenibilità al processo di crescita. Questa è la sola risposta alle incertezze del mercato ed alle situazioni di precarietà. In questo percorso è chiamata ad impegnarsi la Regione assumendo la centralità del ruolo dell’impresa e, in particolare, del manifatturiero quale riferimento costante delle sue politiche. Questo deve significare che i problemi dello sviluppo divengano centrali nel dibattito politico ed istituzionale e presso l’opinione pubblica. Pare che i problemi siano altri rispetto a quelli che coinvolgono più direttamente il lavoro e l’impresa. Lo dimostrano il dibattito svoltosi sulla legge finanziaria regionale o le più recenti prese di posizione. Non è corretto parlare di disattenzione (ad esempio, nella Finanziaria regionale sono stati accantonati 20 milioni di euro per gli ammortizzatori sociali) ma sicuramente i temi dello sviluppo restano sullo sfondo. Non sembra plausibile giustificare questo con la scusante che gli strumenti di politica industriale sono stati per così dire blindati dal “trasferimento” sui fondi comunitari o che comunque si è già provveduto con le misure anticrisi. Certamente queste sono importanti per le risorse attivate e per l’ampiezza degli strumenti messi in campo, ma devono dimostrare di saper funzionare e di risultare efficaci rispetto agli obiettivi che la Regione insieme alle forze del lavoro e dell’impresa si è prefissa di raggiungere. E per questo, se si crede nell’utilità degli strumenti predisposti, occorre lavorare, senza timore di aggiornamenti o adeguamenti se ritenuti necessari, in modo da stimolare il rafforzamento della struttura finanziaria delle piccole e medie imprese. Non bisogna aver timore di una riflessione attenta per evitare che prevalgano atteggiamenti inutilmente recriminatori mentre invece occorre operare ed intervenire con incisività e chiarezza di obiettivi per salvaguardare il potenziale produttivo innescando nuove opportunità di sviluppo. In pratica serve rendere effettivamente efficaci gli strumenti predisposti inserendoli nel quadro di misure che sinergicamente, dall’ambiente alla pianificazione territoriale, dalle politiche attive del lavoro al ruolo degli organismi finanziari, dalla infrastrutturazione alla logistica, convergano nel sostenere le ragioni della competitività. E’ un percorso ineludibile che va riconosciuto nei fatti e nei comportamenti. Ezio Lugnani Export - Gennaio/Settembre - Distribuzione merceologica 339 Mobli 31 60 Autoveicoli App. elettrici 454 157 172 1231 1274 Macchine 381 427 Prodotti in metallo Prod. metallurgia 26 39 Prod. non metall. Gomme e plast. Prodotti chimici 30 46 38 63 13 17 19 26 77 78 Carta Legno Pelle Prodotti tessili Prod. alimentari 0 498 1230 118 142 137 147 g 2008 g 2009 200 400 600 800 1.000 1.200 Grafico n. 2 (elaborazione: Ufficio Studi Confindustria Udine) febbraio10 31 Associazione Inizio anno “Dobbiamo accelerare la consapevolezza che il mondo è veramente cambiato ed agire di conseguenza per essere attori attivi e non passivi del cambiamento”. E’ il concetto su cui ha fatto perno venerdì 15 gennaio a palazzo Torriani la conferenza stampa di inizio anno del presidente di Confindustria Udine Adriano Luci. Dopo aver ricordato con “continuità d’affetto” la figura di Adalberto Valduga, ad un anno dalla sua scomparsa, il presidente di Confindustria Udine ha dato comunicazione di una indagine rapida tra gli associati (un campione di 50 aziende per complessivi 3mila dipendenti occupati) in cui si recepiscono segnali di inversione di tendenza da parte delle imprese friulane. Un dato su tutti è stato messo in rilievo dal direttore dell’associazione Ezio Lugnani che balza all’evidenza specie se raffrontato con i giudizi sull’andamento del 2009 quando le risposte avevano dato un saldo negativo del -38, per la netta prevalenza delle imprese che avevano dichiarato il calo della produzione (54%) su quelle che hanno registrato un andamento positivo (16%). Nelle previsioni delle imprese sul primo semestre 2010 il saldo infatti diventa positivo (+16) e sale a +42 se si considerano le previsioni delle aziende intervistate per il secondo semestre. Tutto bene? No, perchè lo stesso Luci ha messo in guardia dal facile ottimismo. “Nel 2010 ci sarà la ripresa, ma continuerà la crisi. Aumenteranno cioè i volumi della produzione, ma ci vorrà molto tempo prima di tornare ai livelli da cui l’industria è precipitata nel 2009”. Ed allora? Il primo appello del presidente è stato rivolto a chi ci governa “affinché riservi un’attenzione non superficiale alle imprese. Va bene la blindatura del settore finanziario e degli ammortizzatori sociali, i cui fondi provengono peraltro dagli accantonamenti delle aziende, ma mancano ancora iniezioni di risorse per ridare vitalità al sistema produttivo, in primis al settore manifatturiero che non va assolutamente trascurato”. Eppoi c’è pure un discorso di competitività: “Nel mondo si è assistito ad uno spostamento delle ricchezze. I grandi Paesi dell’area Bric da consumatori sono diventati produttori e l’Italia non può continuare a portarsi dietro uno zaino ogni giorno sempre più pesante fatto di Comuni, Province e Regioni che non risparmiano oppure che lasciano passare anni e anni prima di concedere un’autorizzazione ad un progetto industriale legittimo e compatibile”. Lo sfogo di Luci non va visto come l’attacco contro qualcosa o qualcuno, ma come la volontà di trasmettere una nuova filosofia di vita: “Il mondo è cambiato e non possiamo mantenere gli stessi comportamenti di sempre. Non continuiamo a farci del male con Comuni che non vogliono le imprese o che non permettono loro di sviluppare le 32 febbraio10 LUCI: “IL MONDO È CAMBIATO, AGIRE DI CONSEGUENZA” Da sinistra: Ezio Lugnani, Adriano Luci, Marco Bruseschi e Matteo Tonon (foto Gasperi) loro aspirazioni legittime di ampliamento, costringendole ad andare in Austria. Questi casi sono una sconfitta della società intera, non dell’imprenditore. Teniamo alta la bandiera dell’Italia e del made in Italy e pensiamo anche alle opportunità di credere in noi stessi. Se proprio dobbiamo delocalizzare, facciamolo in Italia, nel Comune limitrofo oppure nel mezzogiorno. Le opportunità sono tante, non ultima anche la possibilità di contenere il costo della mano d’opera attraverso il reimpiego dei lavoratori in mobilità”. Luci si è dichiarato poi fiducioso per il futuro delle imprese friulane. “Sono orgoglioso di rappresentarle. Qui da noi c’è un mondo di aziende che pulsa, che vuole il cambiamento. Ed al nostro fianco ci sono centri di ricerca e l’Università di Udine, che possono darci una marcia in più. Il futuro sarà difficile, ma sarà ancora più difficile per chi non lo costruisce puntando sull’eccellenza e sulla ricerca”. Altri accenni di Luci sono andati per il 2010 alla necessaria crescita dimensionale (“Se ho un rammarico per il 2009 è che è stata ancora timida l’inclinazione delle imprese friulane ad aggregarsi”), alla formazione continua e all’internazionalizzazione. E le banche? Il presidente di Confindustria Udine, considerato il periodo delicato dell’economia, ha proposto di rivedere i parametri di Basilea 2 per permettere alle imprese di ritrovare tonicità. Su Mediocredito, invece, Luci ha ricordato come la nostra Regione abbia perso negli ultimi anni una ventina di istituti di credito. “Per questo è giusto che la proprietà di Mediocredito, qualora la Regione voglia venderlo, resti in regione. Altrimenti, è meglio non venderlo”. Sono seguite quindi le considerazioni da parte dei vice-presidenti di Confindustria Udine presenti alla conferenza stampa. Marco Bruseschi, che presiede il team internazionalizzazione, ha rimarcato come le parole del presidente Luci vadano interpretate come uno sprone al cambiamento rivolto a tutti gli attori (“Nessuno escluso. Anche noi dobbiamo dare il buon esempio”), mentre Matteo Tonon ha auspicato politiche di sostegno incisive da parte della Regione per sostenere lo sforzo delle imprese friulane nella penetrazione dei nuovi mercati. Beneaugurante, in tal senso, il nome Asia con cui Enrico Accettola, presidente dei Giovani Imprenditori, ha chiamato la figlia nata nei primi giorni del 2010. a.l. febbraio10 33 Associazione Internazionalizzazione FOCUS SU ORIGINE organizzato venerdì 18 dicembre un seminario dal titolo “Origine delle merci, Made in … e marchi aziendali: normativa ed applicazione pratica”, avente per relatori gli avvocati Fabrizio Di Gianni, dello Studio Legale Van Bael & Bellis di Bruxelles, e Glauco Camerini Pollio, della Confindustria di Roma. I lavori sono stati coordinati dal direttore di Confindustria Udine, Ezio Lugnani, che ha sottolineato come l’Associazione sia favorevole ad una adeguata tutela del Made in Italy ed alla tracciabilità dei prodotti, ma nel rispetto delle norme UE: infatti, se la ratio delle norme è di tutelare la produzione nazionale da chi falsifica l’origine, bisogna anche tener conto dell’organizzazione del lavoro delle imprese e del fatto che queste ultime, per essere competitive, hanno dovuto delocalizzare la loro produzione. Di Gianni nella sua relazione ha spiegato i fondamenti del diritto comunitario che regolano l’origine delle merci ed ha tenuto a sottolineare che uno dei cardini su cui si basa l’UE è quello della libera circolazione delle merci, tanto che la regolamentazione del “Made in …” non può costituire una regola di protezione commerciale ma solo di informazione per il consumatore. Camerini ha illustrato la presenza della Confindustria nelle genesi delle norme nazionali che regolano l’origine e nella preparazione Da sinistra: Fabrizio Di Gianni e Glauco Camerini Pollio di quelle comunitarie: è fondamentale che (foto Gasperi) le regole siano eguali per tutti per evitare disparità di trattamento nei singoli Stati. E’ poi entrato nel merito della cronistoria della L. n. 350/03, fino ad arrivare alla contestata l concetto di origine delle merci si è affer- vigore la L. n. 99, che veniva a colpire tutti L. n. 99/09 che per l’importazione di merci i prodotti di origine non italiana sui quali mato nel 1900, quando gli Stati europei dall’estero con marchi italiani stabiliva la era stato apposto un marchio di proprietà iniziarono a disciplinare i loro scambi necessità di dover dichiarare la provenienza di azienda italiana (la quale faceva realizcommerciali; in quell’occasione emerse la del bene. zare la sua produzione all’estero), creando necessità di poter individuare le merci cui La L. n. 166 (di correzione della n. 99/09) quindi la fattispecie di fallace indicazione applicare le agevolazioni che erano state ha comunque previsto la necessità di non sull’origine di un prodotto per il solo fatto concordate a livello internazionale, sopratingenerare falsi intendimenti sull’origine che su questo fosse riportato un marchio tutto in materia doganale e l’introduzione di italiana di prodotti il cui marchio possa della cosiddetta clausola della “nazione più registrato italiano. potenzialmente creare una distorta convinOltre a non essere stato notifi cato all’UE, è favorita” indusse ad adottare delle misure da segnalare lo scompiglio che tale provve- zione sull’effettiva origine del prodotto ed tali da consentire la sua applicazione soltanto verso le merci ottenute nei Paesi con- dimento ha creato nel mondo industriale: la ha creato anche il nuovo concetto di full Made in Italy. sua entrata in vigore ha infatti coinciso con traenti, anche per fini protezionistici. Oggi la normativa è disciplinata dal Codice il periodo delle ferie estive, rendendo diffici- Ha poi accennato al disegno di legge Rele per le aziende la correzione delle possibi- guzzini-Versace che intenderebbe introdurre Doganale Comunitario e distingue tra li fallaci indicazioni, creando una situazione l’etichettatura obbligatoria per i prodotti tesl’origine non preferenziale e quella prefesili, calzaturieri e della pelletteria. di pericolosa disparità di trattamento con i renziale. Su questa si innesta la normativa Si ha quindi un insieme complesso di norcompetitors comunitari. italiana, con la L. n. 350/03 che ha introme sulla tutela dell’origine delle merci, sulle Per rimediare, a fine settembre il Governo dotto misure specifiche per la tutela del quali le aziende devono prestare attenzione licenziava il cosiddetto DL “salva-infrazioni” Made in Italy dai fenomeni di contraffazione per evitare di incorrere nelle varie sanzioni, n. 135, con il quale si cancellava la parte e della falsa o fallace indicazione dell’oriche possono arrivare anche all’ipotesi di incriminata della L. n. 99, prevedendo nel gine. nuovo testo legislativo la fallace indicazione reato. Ma le problematiche di più difficile solusolo quando il marchio aziendale possa zione ed i rischi di incorrere nelle pesanti Alessandro Fanutti sanzioni anche penali previste da tali dispo- trarre in inganno circa l’origine italiana del Area Economia d’Impresa sizioni nazionali sono sorti a partire dal gior- prodotto. Confindustria Udine no di Ferragosto 2009, quando è entrata in Su tale normativa, Confindustria Udine ha DELLE MERCI E TUTELA DEL MADE IN ITALY I 34 febbraio10 febbraio10 35 Associazione Alimentari e Bevande Da sinistra: Maurizio Sacilotto di Hosta Italia, Bruno Menegatti e Bruno Rossetto di Quality Food Group (foto Gasperi) VIAGGIO NEL GUSTO QUARTA PUNTATA Molini e dolciarie: sinergie per lo sviluppo di un comparto che sa guardare lontano I l viaggio nel gusto di Realtà Industriale fa tappa nella sezione “agricoltura, molini, dolciarie” per incontrare alcune aziende che sono protagoniste attive dell’evoluzione epocale che stiamo vivendo. Nella storia recente dell’analisi degli stili di vita, sono sempre stati moda e design a percepire anticipatamente i temi che poi interessano in modo più ampio la società. Oggi, invece, è il cibo, la sua produzione e il suo consumo, a generare una riflessione che permette di capire il presente per progettare il futuro. Lo si intuisce bene dialogando con questi imprenditori che producono prodotti alimentari esportati in tutto il mondo e che parlano con dimestichezza di certificazione etica e di protocolli di collaborazione con Istituti di Ricerca Universitari. “Il consumatore va dinamicamente elaborando nuove esigenze e nuovi modelli di consumo – afferma Maurizio Sacilotto di Hosta Italia – rivolti al poco e buono ma soprattutto a cibi che pur mantenendo le proprie caratteristiche edonistiche offrono anche un aspetto salutistico conforme alle nuove esigenze alimentari, quali ridotto contenuto di grassi, presenza di fibra, ridotto contenuto di zuccheri semplici, basso contenuto di sodio: in pratica, a parità di cibo consumato deve corrispondere un ridotto introito di calorie, di zuccheri e di sodio, 36 febbraio10 a vantaggio di fibre e di altri nutrienti funzionali all’organismo”. Un orientamento che evidentemente le aziende del settore marketing oriented hanno raccolto, conseguendo anche nel difficile 2009 obiettivi di fatturato ancora in crescita, anche se il settore alimentare nella sua globalità stima una flessione di un modesto –1,5% per l’anno 2009. “Noi chiuderemo il 2009 con circa 32 milioni di fatturato – sottolineano Bruno Rossetto e Bruno Menegatti di Quality Food Group – registrando una crescita del 10% sull’anno precedente e un 13% sul piano della produttività, prefigurando un 2010 ancora di sviluppo: con l’acquisizione dello stabilimento della Delser ormai siamo una delle maggiori realtà italiane di prodotti da forno di alta qualità, oramai noti per i biscotti per l’infanzia e per i prodotti senza glutine”. Ma tant’è, la ricerca è di casa in questo settore: le aziende stanno orientando il proprio business allo studio e successiva produzione di alimenti funzionali destinati a fasce di consumatori con problemi del metabolismo (obesità, diabete, ipercolesterolemia) ovvero per consumatori attenti al controllo del proprio peso e della propria salute, oppure per fasce di consumatori affetti da intolleranze o allergie alimentari, i quali necessitano di alimenti prodotti in assenza di ingre- dienti allergizzanti. Hosta Italia e Quality Food Group stanno realizzando importanti e concrete collaborazioni con l’Università di Udine, coinvolgendo dipartimenti, docenti universitari, studenti e neolaureati, attivando un circuito virtuoso che produce ricerca, innovazione e diffonde cultura e nuovo sapere nelle aziende: attualmente l’impegno è rivolto alla ricerca per ridurre la presenza di acrilamide (una sostanza tossica che si sviluppa nei processi di cottura). Hosta Italia si è riproposta come mission la produzione di grissini senza grassi aggiunti, senza sodio e con fibra beta – glucano, destinati a classi di consumatori attenti alla propria salute e contemporaneamente sta studiando una crema (tipo Nutella) senza zucchero e con meno del 30% dei grassi presenti in queste tipologie di creme spalmabili, arricchita con fibra e quindi assimilabili anche da consumatori affetti da diabete, ipercolesterolemia e ipertrigliceridemia. L’altro fronte innovativo è quello della certificazione etica: Rossetto e Sacilotto sottolineano l’esperienza con una grande catena di distribuzione canadese che condiziona la fornitura al possesso della certificazione etica, dando per scontata la qualità produttiva. Una certificazione non soltanto burocratica, ma verificata attraverso un’azione di auditing che intervista tutti i collaboratori nell’azienda per verificare la vera eticità della gestione. Grazie anche alla pressante attività degli Organi di Controllo, il Made in Italy si conferma sempre un paspartout importante per qualificare il prodotto nostrano, tant’è che le aziende citate esportano il 30% della loro produzione: funzionali a queste strategie di sviluppo risultano anche le partecipazioni delle nostre aziende friulane ad importanti appuntamenti fieristici specializzati che si svolgeranno a Bologna, Parma, Colonia e Parigi. Nell’ambito dell’attività molitoria Nicoletta Moras (Molino Moras) sottolinea che il 2009 si sia concluso in modo soddisfacente dopo due annate difficili. “Nel 2007 e 2008 - ricorda la Moras – il nostro comparto ha attraversato un periodo problematico, subendo la crescita del prezzo della materia prima e reagendo, ancora oggi, ad una concorrenza da parte delle aziende venete molto agguerrita anche sul prezzo. Come azienda abbiamo scelto di puntare molto sulla qualità, selezionando di conseguenza anche gli sbocchi distributivi, ma assicurando una produzione in forno senza additivi chimici, impiegando farina naturale e offrendo un prodotto di altissima genuinità”. Ecco perché il cibo e il suo abbinamento agli stili di vita sta diventando un motore trainante per capire come si evolvono i costumi sociali. E le industrie friulane del settore si rilevano lungimiranti e antesignane, puntando sulla rintracciabilità della materia prima, il rapporto con le tradizioni, la sostenibilità, la ricerca, la collaborazione con le Università, l’impostazione marketing oriented, la grande attenzione alla segmentazione del mercato dei consumatori. Franco Rosso Associazione Gruppi LA CONVIVIALE CHE UNISCE TRE GRUPPI DI CONFINDUSTRIA UDINE È stata un grande successo la Cena di Natale che il 16 dicembre scorso ha riunito oltre ottanta imprenditori dei Gruppi “Terziario Avanzato”, “Telecomunicazione e Informatica” e “Alimentari e Bevande” in un momento conviviale, di socialità e condivisione. Quest’anno, infatti, alla ormai tradizionale Cena di Natale dei Gruppi Terziario e Telecomunicazione si è unito per la prima volta anche il Gruppo Alimentari, per una piacevolissima serata, fortemente voluta dai Capogruppo Giovanni Claudio Magon, Luigi Gregori e Cristian Vida, e resa possibile dalla preziosa collaborazione di numerose aziende associate. Lo studio fotografico 530 Metriquadri di Michele Zuccato a Codroipo ha messo a disposizione i suoi spazi, allestiti per l’occasione in una suggestiva location. L’agenzia Espressione ha seguito la comunicazione dell’evento, realizzandone l’invito. Il Ristorante Ai Gelsi di Codroipo ha curato il catering, rielaborando sapientemente i prodotti d’eccellenza del nostro territorio, messi a disposizione dalle aziende associate. Per l’evento, infatti, Azienda Agricola Midolini, Distilleria Domenis, Friultrota, Goccia di Carnia, Gruppo Vinicolo Fantinel, Hosta Italia, Molino Moras, Morgante, Quality Food Group, Pezzetta, Vida Luigi Salumificio e Wolf Sauris Prosciuttificio, aderenti al progetto Sapori di Confindustria Udine, hanno gentilmente offerto i prodotti degustati nell’arco della serata. Alla cena ha partecipato anche il Presidente Adriano Luci che si è espresso positivamente nei confronti dell’iniziativa e dello spirito di collaborazione e di progettualità delle imprese. Il momento conviviale ha aperto la strada per successive collaborazioni fra i Gruppi che, pur impegnati su diverse tematiche, hanno dimostrato un forte interesse a sviluppare azioni sinergiche su temi comuni in un’ottica di aggregazione d’impresa. Eleonora Zoratto Area Organizzazione Marketing e Sviluppo Confindustria Udine Nelle foto: momenti della Conviviale (foto Michele Zuccato 530mq.com) febbraio10 37 Associazione Professioni RISPOSTE ALLA CRISI I n un quadro generale di crisi socio-economica globale, è diventato imperativo da parte di tutte le organizzazioni aziendali, di tutti i settori, cooperare per consolidare la fine della fase recessiva, limitare gli effetti della depressione da disoccupazione, per effetto del modificato assetto della domanda di prodotti e servizi, impostare le strategie per promuovere e cavalcare la ripresa. In tutti i settori l’aggregazione fra aziende è stata uno dei fattori propagandati per sopravvivere all’inevitabile selezione da crollo e modifica della domanda. Lo è per il settore primario e secondario e ancor di più per quello terziario tecnologico e innovativo. Dall’evento mediatico del 2001 che, con le Torri Gemelle, ha iniziato il XXI° secolo sotto il segno della paura da vulnerabilità e impotenza nella prevenzione, si è passati ai primi segnali di inaffidabilità sistemiche del mondo finanziario che ha soverchiato l’eticità dell’Impresa e, per la prima volta nell’era moderna, di uno Stato. Dal caso Enron ai bond argentini fino ai casalinghi Parmalat e Cirio, sono state esposte diverse tecniche elusive i controlli che il mercato riteneva di possedere per non soccombere alla speculazione indiscriminata. Ma anche questi segnali non sono bastati per intercettare i rischi che dalla fine del secolo scorso il sistema finanziario aveva creato per aumentare la ricchezza “sulla carta” e che, a fronte di una crisi strutturale globale dei mercati a seguito delle diverse velocità e intensità tra la crescita del BRIC e delle altre economie emergenti ha messo in crisi e poi travolto le economie “occidentali”. Oggi si parla di possibile default di paesi come la Grecia, l’Irlanda, la Spagna, Dubai ecc. senza meravigliarsi più di tanto e con la consapevolezza che le imponenti iniezioni finanziarie abbinate a forme più o meno palesemente protezionistiche, hanno frenato la caduta nel baratro ma non hanno impedito la ripresa e la continuazione delle attività speculative. Tra le tante ipotizzate quali le possibili vie d’uscita? Forse l’unica è quella di intervenire sulla matrice valoriale che ha generato buona parte dello sconquasso: attraverso il ritorno all’Etica sostenibile. Per questo ed in una ottica da Terziario innovativo, propongo alcuni spunti e contributi di Antonelli, presidente di PIU’, che lo scorso anno ha avuto 38 febbraio10 modo di coinvolgere l’Assessore Rosolen nell’ambito di un Evento sulle Professioni non Ordinistiche tenutosi in Confindustria Udine. L’OPINIONE L’etica professionale è necessaria per la sostenibilità “In questo spazio blog dedicato dal Corriere della Sera agli ‘invisibili’ si è parlato molto, e giustamente, di temi scottanti per questo mondo: previdenza, fiscalità, tutela, ammortizzatori, … Si è trascurato, per ora, il tema dell’etica professionale, che costituisce un fattore essenziale di equità nel rapporto con l’utente, con il collega concorrente e con la società nel suo insieme. Una parte dei professionisti autonomi esercita fuori da ogni sistema di controllo, perché non fa riferimento ad alcun ente di rappresentanza che possa vigilare e regolare. Per quelli che aderiscono ad organizzazioni (associazioni, ordini, collegi), c’è da dire che solo una parte di tali enti cura con attenzione il tema del comportamento etico, con codice deontologico o con carta dei valori etici. Poche organizzazioni di rappresentanza si dedicano con impegno nell’informazione dell’utenza e nella formazione dei propri associati all’utilità e alla necessità dell’etica professionale. Infine, pochissimi esercitano un controllo proattivo sui comportamenti; spesso si limitano ad interventi reattivi su casi isolati, che vengono sollevati dall’esterno. A volte, addirittura, questa funzione sembra svolta più per tutelare i propri iscritti, piuttosto che per ripristinare condizioni di correttezza ed equità. Per garantire la ‘sostenibilità’ del contributo professionale nell’economia attuale, il tema dell’etica professionale va posto sul tavolo della discussione come ingrediente strutturale, essenziale per l’equilibrio, affinché la reputazione dei migliori non sia contaminata dai comportamenti di spregiudicati o opportunisti. Claudio Antonelli Presidente PIU’ – Professioni Intellettuali Unite.” Giuseppe Carlini IL COMMENTO Dalla crisi uscirà chi meglio si saprà adattare ai cambiamenti Sono riflessioni che vengono da un comparto che negli ultimi anni ha superato il 60% nella composizione delle imprese e che negli ultimi 12 mesi sta attraversando una crisi pesantissima per la mancanza di ammortizzatori e di strumenti “bancariamente” significativi per il ricorso al credito per finanziare innovazione, formazione, aggiornamento, ricerca. Il terziario innovativo e tecnologico ha subito il blocco, più che la contrazione, degli investimenti del mercato della domanda alle prese con i problemi globali. La domanda che è sorta spontanea a chi non aveva previsto il trend: “ma come può sopravvivere il manifatturiero se non investe nella ricerca, nel marketing strategico, nella comunicazione pubblicitaria?” La risposta è una sola: senza lo studio e l’ascolto dei mercati non c’è possibilità di individuare le vie dello sviluppo sostenibile e, senza investimenti per contattare e soddisfare la domanda, non c’è futuro. Tutto ciò porta ad una riflessione: l’etica professionale pretende l’equità nel rapporto con l’utente che va sostenuto e non solo assecondato, quanti l’hanno perseguito o sono in grado di farlo? Da qualsiasi crisi usciranno, pensando a Darwin, non i più forti né i più preparati, ma chi si saprà adattare meglio ai cambiamenti: i più responsabili. Giuseppe Carlini Associazione Web g News da Internet su www.confindustria.ud.it FISCALE = Inizio attività, cessazione e variazione dati ai fini Iva: nuovi modelli AA7/10 e AA9/10 per il 2010 = Nuove regole sul luogo di prestazione dei servizi: i primi chiarimenti delle Entrate = Modello Eas: ulteriore proroga a fine anno = Interessi legali: dal 1° gennaio 2010 scendono dal 3 all’1% = L’acconto Iva del 28 dicembre 2009 = Le agevolazioni fiscali per il risparmio energetico: nuova guida dell’Agenzia delle Entrate = Blocco del ravvedimento operoso: l’Agenzia delle Entrate apre un tavolo di confronto con le imprese = Acconto Irpef: pronto il codice per utilizzare il credito d’imposta = Sopra i 200 milioni di ricavi una verifica fiscale all’anno = Emanate le istruzioni per la compensazione dei crediti Iva dal 1° gennaio 2010 = Esclusione da imposizione fiscale degli aumenti di capitale: i chiarimenti delle Entrate = Visto di conformità per l’utilizzo in compensazione dei crediti Iva per importi superiori a 15.000 euro: primi chiarimenti = Le novità fiscali di novembre e dicembre ECONOMIA E FINANZA = Ufficio Studi - Nuovo tasso d’interesse legale: 1% = Normativa sulla privacy e gli amministratori di sistema. Precisazioni del garante = Turismo. Nuovi bandi su fondi Por - Fesr LAVORO E RAPPORTI SINDACALI = C.c.n.l. per l’industria metalmeccanica - Accordo di rinnovo del 15 ottobre 2009 – circolare illustrativa di Federmeccanica = L.R. 18/05: sul sito della Provincia la modifica delle domande di contributo ex artt. 30, 31, 32 e 33 e 48 Reg. attuativo = Siglata in data 18 dicembre 2009 l’ipotesi di accordo per il rinnovo del CCNL per gli addetti all’industria chimica QUALITA’ = Uninotizie n° 22 del 15/12/2009 = Prodotti da costruzione. Pubblicato l’elenco delle norme armonizzate ai sensi della Direttiva CE n. 89/106 (Comunicazione CE 2009/C 309/01) COMMERCIO ESTERO = Normativa doganale – Procedura telematica import – Progetto AIS-ICS = Normativa doganale – Visto uscire telematico operazioni export – Chiusura MRN non ancora appurati fase 2 ECS – Nota Agenzia delle Dogane del 16 dicembre 2009 = Varie – Consigli per le pmi esportatrici – Guida Ice Trieste = Normativa doganale – Visto uscire telematico operazioni export – Chiusura MRN non ancora appurati fase 1 ECS – Nota Agenzia delle Dogane del 23 dicembre 2009 = Normativa doganale – Origine delle merci, tutela del Made in Italy, lotta alla contraffazione – Riepilogo normativa vigente AMBIENTE = AIA – IPPC – Versamento della tariffa relativa ai controlli entro il 30 gennaio 2010 = AIA – IPPC – Linee Guida per la determinazio= ne delle tariffe emanate dalla Regione FVG CONAI: le principali novità nella guida 2010 = Rifiuti: il formulario di trasporto è considerato totalmente equipollente alla scheda di trasporto INTERNAZIONALIZZAZIONE = Iniziative 2010 per il settore biomedicale g EDILIZIA = Prove di idoneità per l’acquisizione della qualifica di restauratore e collaboratore restauratore di beni culturali = Indicazioni del Ministero del lavoro in materia di Sicurezza = Nuove soglie comunitarie per gli appalti pubblici di lavori, servizi e forniture = Legge Finanziaria 2010 - Misure di interesse del settore delle costruzioni NORMATIVA TECNICA = Alimentari - Riconoscimento degli stabilimenti che trattano prodotti di origine animale - D.P.G.R. 0323/Pres. del 25.11.2009 ORGANIZZAZIONE, MARKETING E SVILUPPO = Convenzioni – Rinnovo accordo con l’Aeroporto Marco Polo di Venezia-Save Spa per l’anno 2010 = Lo Spazio delle Idee 2010 inaugura con l’ottica stradale a Led ZEUS di B.Eng RISORSE UMANE = La Vetrina di Unimpiego - I profili della settimana 10-15 gennaio 2009 TRASPORTI = Autotrasporto merci in conto terzi – Contributo 2010 per servizi postali = Sicurezza stradale. Calendario 2010 divieti di circolazione mezzi pesanti in Italia. DM 18 dicembre 2009 = Trasporti eccezionali – Indennizzi di usura 2010 = Trasporti internazionali – Francia – Aumento tariffe tunnel Monte Bianco e Frejus dal 1° gennaio 2010 = Autotrasporto merci in conto terzi – Iscrizione all’Albo – Circ. Comitato Centrale n. 3/09 = Sicurezza stradale – Tempi di guida conducenti autobus – Ripristino deroga per servizi occasionali – Regolamento (CE) n. 1073/09 = Sicurezza stradale – Divieti di circolazione mezzi pesanti 2010 estero = 2010 Divieti di circolazione mezzi pesanti in Italia – DM 18 dicembre 2009 - Autoveicoli Tasse di possesso – Aumento compenso riscossione tramite tabaccherie – DPR n. 186/09 = Autotrasporto merci in conto terzi – Riordino normativa su licenza comunitaria, attestato conducente, cabotaggio – Regolamento (CE) n. 1072/09 = Trasporti internazionali – Slovenia – Vignetta autostradale 2010 veicoli leggeri = Nuovo Codice della Strada – Dal 1° gennaio 2010 tassa per i ricorsi tramite Giudice di Pace = Trasporti intermodali – Autostrade del mare – Domande ecobonus viaggi 2009 = Autoveicoli – Costi di esercizio per uso fiscale (fringe benefit) – Tabelle 2010 Agenzia delle Entrate = Autotrasporto viaggiatori – Riordino normativa accesso al mercato internazionale – Regolamento (CE) n. 1073/09 = Sicurezza stradale – Cronotachigrafo digitale per autocarri ed autobus – Richiesta delle cards attraverso Confindustria Udine = Autotrasporto merci in conto terzi – Scheda di trasporto – Contratto di subvezione e suo inquadramento giuridico Istruzioni per l’uso... Per consultare le notizie riportate in questa pagina = Collegarsi al sito Internet dell’Associazione www.confindustria.ud.it = Selezionare alla voce “Ricerca“ nell’archivio della sezione “News” = Inserire la password riservata alle imprese associate = Inserire le informazioni richieste (in par= ticolare titolo e servizio di emissione) per attivare il motore di ricerca = = Cliccare “cerca” febbraio10 39 Associazione Formazione g Da non perdere APPOINTMENT MAKING: USARE AL MEGLIO IL TELEFONO PER GENERARE OPPORTUNITÀ DI INCONTRO CON POTENZIALI CLIENTI N Momento d’aula del corso “Guida pratica alla redazione dei contratti d’impresa” (foto Gasperi) Corsi di Formazione programma di febbraio Acquisti 1 e 2 febbraio Corso base acquisti 15 e 22 febbraio Aspetti finanziari e controllo di gestione negli acquisti Ambiente 15 e 22 febbraio Rifiuti: gli adempimenti aziendali per la conformità normativa 25 febbraio Direttiva Emission Trading: il monitoraggio e la comunicazione annuale delle emissioni di gas serra Informatica 11 febbraio Come farsi trovare da Google – Google Adwords base 15, 17 e 19 febbraio Microsoft Access Base Lingue Straniere Dal 2 febbraio English at work – base Dal 2 febbraio English at work – Intermedio Dal 2 febbraio English at work – Avanzato Commercio Estero 11 febbraio 8 febbraio I documenti di spedizione, trasporto ed assicurazione negli scambi internazionali Competenze Relazionali 19 e 26 febbraio Gestire e prevenire il conflitto: l’arte del feedback Economica 9 e 16 febbraio Analisi di bilancio: laboratorio formativo di gestione aziendale Informatica Management 1, 8 e 16 febbraio Principi e tecniche di Project Management 40 febbraio10 Produzione Il controllo di gestione nella produzione 22 febbraio La gestione dei processi di valore: Value Stream Mapping (VSM) e Kaizen Sicurezza Dal 10 febbraio RSPP- Modulo A di base Dal 10 febbraio Formazione per Dirigenti e Preposti Vendite 24 febbraio Appointment Making: usare al meglio il telefono per generare opportunità di incontro con potenziali clienti elle situazioni di crisi il numero di clienti che bussano alla porta è il primo a scendere. Per mantenere le vendite affidarsi alla sola qualità del prodotto e del servizio non è più sufficiente. Vanno creati nuovi scenari di opportunità e generate occasioni di incontro con potenziali clienti. In questo corso verranno condivise le più efficaci tecniche della comunicazione telefonica per garantire il massimo numero di nuovi appuntamenti in un tempo molto breve. Al termine del training le persone saranno messe nella condizione di sapere “cosa dire” al telefono e “come dirlo” per generare nuove opportunità di incontro, nonché di sentirsi sicuri e a proprio agio nel contattare potenziali clienti per la prima volta. Il corso è rivolto ai venditori che cercano di generare un numero maggiore di appuntamenti, alle segretarie che devono convertire richieste di informazioni in occasioni di incontro ed ai professionisti che vogliono essere proattivi nel contattare potenziali clienti per aumentare le vendite. Istruzioni per l’uso... I programmi didattici dei corsi, i profili dei relatori e dei formatori, le date di svolgimento e le modalità operative di partecipazione sono disponibili sul sito www. confindustria.ud.it, nella sezione “Formazione” “Corsi a calendario”. Associazione Centro Studi Confindustria INDAGINE RAPIDA CSC Modesto miglioramento nell’attività di dicembre (+0,2%) = Il CSC rileva in dicembre una variazione della produzione industriale dello 0,2% su novembre, quando si era avuto un rimbalzo dell’1,4% su ottobre (dati destagionalizzati). Il livello di attività si colloca in dicembre di oltre un quinto (-21,0%) sotto il massimo pre-crisi toccato nell’aprile 2008 e segna un recupero del 5,8% dal minimo di marzo 2009. = Nei dati grezzi la produzione aumenta in dicembre dell’1,5% sullo stesso mese del 2008 (-3,4% in novembre). = Al netto delle differenze di calendario, diminuisce del 2,1% sul dicembre del 2008, a fronte del -6,2% annuo in novembre. = Nella media del 2009 la produzione si attesta su livelli inferiori del 17,1% a quelli del 2008, quando si era avuto un calo del 3,1% sul 2007 (dati grezzi). = Il CSC stima una sostanziale stagnazione dell’attività industriale nel quarto trimestre: -0,1% sul terzo, che aveva registrato un rimbalzo del 4,3% sul precedente. Si attenua dal -15,9% al -6,1% la caduta rispetto a un anno prima. = In dicembre il flusso di nuovi ordinativi acquisiti dalle aziende cresce dello 0,4% su novembre, quando aveva già recuperato lo 0,7% su ottobre (dati destagionalizzati). Rispetto allo stesso mese dell’anno scorso gli ordini aumentano dell’1,7% in dicembre mentre erano calati del 4,1% in novembre (dati grezzi). INDAGINE RAPIDA CSC (a) variazioni % tendenziali, salvo diverse indicazioni 2009 Indice grezzo Ordimativi Indice corretto per i giorni lavorati Grezzo Differenza giorni rispetto all’anno precedente Destagionalizzato (b) Livello Var % (2005=100) congiunturale Novembre -3,4 -6,2 (+1) 86,0 1,4 -4,1 Dicembre 1,5 -2,1 (+1) 86,1 0,2 1,7 (a) L’indagine viene effettuata mensilmente su un panel di 380 imprese medio-grandi, in termini di fatturato, rappresentative dell’industria in senso stretto. (b) L’inserimento di due nuovi dati nella serie grezza modifica tutta la serie storica degli indici destagionalizzati. Ciò spiega eventuali discordanze rispetto ai livelli dell’indice destagionalizzato diffusi dall’Istat Fonte: Indagine Rapida CSC, Dicembre 2009 Nota metodologica: PRODUZIONE INDUSTRIALE (Indici destagionalizzati; Base 2005=100) 108 nel mese di riferimento dell’indagine viene chiesto alle imprese di calcolare, a consuntivo, la variazione tendenziale della produzione grezza del mese precedente e di formulare una previsione della variazione tendenziale della produzione grezza del mese in corso. Questa variazione può essere rivista nell’indagine successiva, quando lo stesso mese è chiesto nuovamente, ma a consuntivo. 103 98 93 88 83 78 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 febbraio10 2009 2010 41 Associazione Gruppo Giovani Imprenditori Confindustria Udine A.A.A. FUTURO DEL DISTRETTO CERCASI QUALE FORMAZIONE PER LE NUOVE GENERAZIONI DEL LEGNO? E ’ il titolo del convegno svoltosi il 12 dicembre 2009 presso l’aula magna dell’IPSIA “A. Mattioni” di San Giovanni al Natisone. L’iniziativa, organizzata dall’associazione culturale “Circolo della Sedia”, aveva come obiettivi principali la valorizzazione dell’istituto professionale e l’importanza di sottolineare, sia agli studenti dell’ istituto stesso che a quelli delle scuole medie del Distretto, come professionalità e voglia di fare costituiscano punti di partenza fondamentali per coloro che si affacciano al mondo del lavoro, nonostante la crisi che ha investito il settore della sedia negli ultimi anni. La frase, contenuta nell’invito “tu non puoi dirigere il vento, ma puoi indirizzare le vele” rappresenta la chiave di lettura che ha accompagnato gli interventi dei relatori, ad iniziare dall’Ing. Alessandro Calliga- ris – Presidente Confindustria Regionale -, che ha aperto i lavori, dopo i saluti del dirigente scolastico prof. Ciccone e delle autorità presenti, evidenziando che “c’è ancora speranza, c’è ancora un futuro per il Distretto che però non può più essere legato alle sole quantità, ma soprattutto alla qualità delle produzioni proposte”. Calligaris ha raccontato ai giovani studenti la sua esperienza di vita, come è maturata la sua intenzione di diventare imprenditore. A questo si è collegato il moderatore Ivan Baiutti - Presidente dei Giovani di Confartigianato – che, introducendo le testimonianze dei due diplomati IPSIA Nicholas Varutti e Riccardo Riva, ha ricordato la necessità che i giovani scuotano la loro vita, cercando dentro di sè le motivazioni per affrontare le sfide del mondo del lavoro, riscoprendo la “fame di voler fare”. Sul tema della qualità della produzione e sulla salvaguardia del Made in Italy si è inserito l’intervento di Massimiliano Zamò – componente del Direttivo Giovani di Confindustria Udine - che ha ripreso l’importanza di non disperdere il nostro “Saper Fare”: “ci sono lavorazioni che non possiamo permetterci di perdere, che devono essere preservate e ripensate per le esigenze del mondo attuale, ma che caratterizzano ciò che siamo e qual è il nostro backgroud culturale. E’ necessario viaggiare, conoscere le lingue, interagire con i nuovi mercati e con acquirenti di diverse culture, tenendo ben presente il nostro know how e valorizzandolo al meglio. Le nostre manualità sono un patrimonio prezioso che non possiamo abbandonare”. Un occhio al passato, con la mente al futuro, dunque, grazie ad una formazione attenta e che si leghi sempre di più alla realtà artigianale ed imprenditoriale del Nella foto, due momenti del convegno tenutosi all’Ipsia di San Gionanni al Natisone a cura dell’associazione culturale “Circolo della Sedia” (foto Zuzzi) 42 febbraio10 Associazione Gruppo Giovani Imprenditori Confindustria Udine territorio, ma anche un invito ai giovani a trovare motivazioni sempre nuove, a non lasciarsi scoraggiare dalle difficoltà, ma a trarre da esse insegnamento per andare avanti e traguardare nuovi obiettivi. Questo il messaggio racchiuso nelle conclusioni dell’On. Roberto Antonione – ex Presidente Regione FVG, ora capogruppo in Commissione Esteri della Camera dei Deputati: “L’entusiasmo e la passione – ha affermato Antonione - sono elementi che ci consentiranno di affrontare le sfide future e sono elementi indispensabili per affrontare la vita”. Non dimenticarsi del passato, vivere il presente, pensando al futuro. Questo è quanto traspare anche dagli scatti fotografici esposti in sala. A margine del convegno è stata, infatti, inaugurata la mostra “L’arte dell’artigianato” organizzata dal Circolo della Sedia in collaborazione con Confartigianato Udine. Una mostra in cui sono stati esposti i migliori scatti prodotti, per l’omonimo concorso da amatori e studenti delle scuole superiori della provincia di Udine. Al termine dell’incontro è stata, inoltre, premiata Roberta Biasutto, autrice del sito vincitore del concorso “Www. Sedia. Idea”, organizzato dal Circolo della Sedia in collaborazione con l’ERDISU di Udine, con Friuli Innovazione e con le ditte della “Filiera 100% Made in Friuli” - le aziende: Forsed, Alema, Levigatura Musig, Romanutti Legno, Letherland e Segheria Rosa, che hanno realizzato il prototipo della sedia “Yu”. Soddisfatto il presidente del Circolo della Sedia Giusto Maurig che ha ribadito, ancora una volta, l’importanza di valorizzare anche la scuola professionale, non considerandola formazione di serie B, ma: “Se strutturata nel modo corretto, una scuola in grado di dare ai nostri ragazzi le conoscenze adeguate per affacciarsi positivamente sia al mondo del lavoro che universitario”. Giada Bergamasco Maria Cristina Novello FUTURO FRA ETICA E AGGREGAZIONE I n queste prime settimane del nuovo anno mi piacerebbe offrire uno spunto di riflessione ai Giovani Imprenditori di Confindustria Udine, e non solo. Vorrei infatti portare all’attenzione di tutti coloro che occupano posizioni critiche all’interno di aziende e società alle sfide che ci attendono, Enrico sottolineando Accettola in particolare due aspetti che riguardano il lavoro e il futuro, e che ritengo fondamentali, ossia l’etica e l’aggregazione. Credo sia molto importante, infatti, sempre in nome dello sviluppo e della crescita, riconciliare Economia, Lavoro ed Etica. Questo è possibile, ad esempio, attraverso la valorizzazione del capitale umano, la tutela della salute e la sicurezza del lavoro. Invito dunque il Gruppo che presiedo a mettersi in prima linea da subito per incentivare prassi virtuose, al fine di migliorare regole e approcci, sviluppare nuove tecnologie e ricercare più elevati livelli di qualità del lavoro. Allo stesso tempo esorto i Giovani Imprenditori a una riflessione generale sull’adattamento alla trasformazione, che a mio avviso non può prescindere da una valutazione sulla possibilità di unione e aggregazione. Nessun dubbio che per affrontare una nuova epoca dove le parole d’ordine sono globalizzazione e competitività serva uno spirito diverso, dove la propensione alla condivisione e al confronto sia una modalità operativa consolidata. Solo così sarà possibile migliorare. L’unione fa la forza, si dice, ed è davvero così, soprattutto alla luce del periodo di crisi e incertezza che ci stiamo lasciando finalmente alle spalle. E quale potrebbe essere il migliore augurio da realizzare quest’anno se non quello di sentirsi più forti e sicuri? Solo quello di realizzare i propri sogni. E dal momento che tutte le imprese sono state generate dall’immaginazione, confido che tutte le aziende riescano a materializzare la loro più grande visione. Enrico Accettola presidente Gruppo Giovani Udine febbraio10 43 Associazione Gruppo Giovani Imprenditori Confindustria Udine IL TALENTO DELLE IDEE AGENDA premia i giovani imprenditori innovativi gli appuntamenti dei Giovani Imprenditori Prima fase: alla ricerca delle tre migliori idee d’impresa nel Nordest = Consiglio Centrale Data: 21 gennaio 2010 Luogo: Roma = Consiglio Direttivo Ristretto Data: 26 gennaio 2010 Ore: 17.30 Luogo: Palazzo Torriani = Seminario: La penetrazione commerciale e gli investimenti produttivi all’estero Data: febbraio 2010 Ore: 16.00 Luogo: Palazzo Torriani = Tavola rotonda : criticità e prospettive delle imprese manifatturiere in Friuli Data: febbraio 2010 Ore: 17.30 Luogo: Palazzo Torriani = Consiglio Direttivo Allargato Data: febbraio 2010 Ore: 17.30 Luogo: Palazzo Torriani = Consiglio Centrale Data: 17 febbraio 2010 Luogo: Roma Info: www.ggiudine.it 44 febbraio10 E ’ partito il concorso nazionale indetto dal Gruppo UniCredit e dai Giovani Imprenditori di Confindustria. Saranno premiate le migliori idee imprenditoriali innovative in Italia. Prima fase di selezione: alla ricerca delle migliori tre start-up del Nordest. In Italia il tasso di nascita di start up industriali è uno dei più bassi d’Europa: poche le opportunità di business che vedono la luce perché l’aspirante imprenditore non riesce a reperire sul mercato le risorse necessarie per mettere in pratica la propria intuizione o invenzione. Ecco perché è importante per il nostro Paese, stimolare e sostenere i giovani imprenditori che cercano di portare avanti idee innovative e dinamiche. Il Gruppo UniCredit, con i Comitati Territoriali UniCredit, e i Giovani Imprenditori di Confindustria hanno dato vita a IL TALENTO DELLE IDEE, un concorso nazionale per selezionare i progetti migliori. L’iniziativa – il cui regolamento può essere consultato sui siti del Gruppo UniCredit (http://www.unicredit. eu/it/events/Events0515.htm) e di Confindustria Giovani Imprenditori – punta a individuare e premiare sul territorio italiano proposte innovative, originali e generatrici di valore per l’economia del territorio. I giovani imprenditori (di età compresa tra 18 e 40 anni), idonei a partecipare al concorso dovranno far pervenire le loro proposte imprenditoriali innovative entro il 20 febbraio 2010, in formato elettronico, alla casella postale: [email protected]. Questa iniziativa si colloca in un momento congiunturale preciso, in cui si rischia di dimenticare le imprese dei giovani. Con Il Talento delle Idee si vuole dare una risposta concreta a tutti quei giovani che hanno un’idea innovativa e originale e la vogliono realizzare. L’obiettivo è stimolare un circolo virtuoso che, partendo da un processo strutturato di selezione, formazione e assistenza delle start up possa arrivare a sostenerne gli investimenti con la prospettiva di costruire un tessuto imprenditoriale più competitivo Verranno scelte e premiate le migliori tre proposte imprenditoriali per ognuna delle 6 diverse aree territoriali individuate a livello nazionale (Trentino Alto Adige-Friuli Venezia Giulia-Veneto, Piemonte-LiguriaValle d’Aosta-Lombardia, Emilia Romagna-Toscana, Umbria-Marche-Lazio, Abruzzo-Molise-Basilicata-Puglia-Campania-Calabria, Sardegna-Sicilia). Per i primi tre classificati di ogni area sono previsti finanziamenti personalizzati e un programma di Master/Training, altamente qualificato. I 18 vincitori a livello locale concorreranno poi per l’assegnazione di tre premi in denaro a livello nazionale e le loro proposte saranno sottoposte alla valutazione di potenziali investitori selezionati. La premiazione delle tre migliori proposte imprenditoriali a livello nazionale avverrà in occasione di uno dei Convegni annuali dei Giovani Imprenditori di Confindustria previsti per il 2010. Chi può partecipare? Sono ammessi a partecipare gli imprenditori che abbiano un’età compresa tra i 18 e i 40 anni, che detengano, da soli o con altre persone, almeno il 51% del capitale di una società o che intendano avviare una nuova impresa entro i confini dell’Italia. Per le start up, l’età aziendale massima è di 18 mesi. Sono ammesse a partecipare tutte le forme giuridiche aziendali tranne le SpA. I criteri di selezione dei vincitori Le start up o le proposte imprenditoriali saranno scelte in base ai seguenti criteri: Originalità dell’idea imprenditoriale – Realizzabilità tecnica - Interesse del progetto per gli investitori e potenzialità di sviluppo - Adeguatezza delle competenze del management team - Attrattività del mercato di riferimento - Qualità e completezza dell’esposizione delle informazioni. La Fondazione FinacIdea, facente capo all’Università Bocconi, metterà a disposizione un modello di rating unico per tutte le aree territoriali per la valutazione dei progetti. Contestualmente alla diffusione del Bando di Concorso, sui siti di UniCredit e Confindustria sarà possibile scaricare una demo per supportare i partecipanti nella redazione dei business plan/proposte imprenditoriali. La selezione dei progetti sarà affidata, a livello locale, a sei Commissioni Esaminatrici (una per ciascuna area territoriale individuata), e a livello nazionale, ad un’unica Commissione per la scelta dei vincitori finali. Le commissioni che selezioneranno i vincitori attraverso un processo di due diligence, saranno formate da esponenti dei Comitati Territoriali di UniCredit, dai Giovani imprenditori di Confindustria, oltre che da esperti di valutazione di progetti di start up innovativi. febbraio10 45 Orizzonti Obiettivo Montagna PIGNA ENVELOPES LA BUSTA “PAGA” I l 2009 appena archiviato è stato un anno duro per molte aziende, segnato da ore e ore di cassa integrazione speciale. In una fase contraddistinta così pesantemente dalla crisi, che non ha risparmiato alcun settore, neppure il cartaceo, una nota in controtendenza arriva dalle Cartiere Pigna di Tolmezzo, con zero ore di cassa integrazione per i dipendenti. La storica cartiera Pigna è nota a tutti per la produzione di quaderni: Pigna per gli studenti è antonomasia di quaderno, nei vari formati. Il gruppo è sbarcato a Tolmezzo nel 1987, rilevando un’altra realtà consolidata, sin dal 1964 in Carnia, la Cartiera Icci. Le vicende dello stabilimento hanno visto, negli anni ‘90, una riconversione produttiva con la specializzazione nella produzione di buste. “Un tempo - spiega il direttore Sergio Rota – si produceva solo per i grossisti di cancelleria. Poi, grazie ad investimenti milionari in macchinari e capannone, ci siamo aperti a nuovi mercati”. In virtù di un investimento di 15 milioni di euro, la produzione è cresciuta dal milione di buste prodotte al giorno a 8–9 milioni, dando la possibilità all’azienda di avvicinarsi ad altri target: grossi consumatori, banche in particolare, con diversi formati di buste, anche tipo poster, portando la produzione annua a due miliardi di buste prodotte. “Dal 2000 in poi - prosegue il direttore – le evoluzioni tecniche adottate dal Gruppo Pigna ci hanno permesso una crescita costante, sino a farci raggiungere traguardi ambiziosi”. La Divisione Buste produce una vasta gamma di buste commerciali e a sacco, con imbustamento automatico o tradizionale. La produzione si compone di buste di listino, sempre disponibili a magazzino, ed allestimenti speciali per i singoli clienti. Il formato, la grammatura, il tipo di chiusura e la personalizzazione con grafica del cliente sono gli elementi che consentono la differenziazione della busta. Materiale di ottima qualità, se si pensa che queste buste subiscono uno stress enorme quando vengono utilizzate dal cliente finale, in gran parte banche e grossi gruppi, che utilizzano macchinari capaci di imbustare 18 mila buste al minuto. Una cifra enorme se si pensa che alla produzione i macchinari della Pigna sfornano “solo” 1200-1300 buste al minuto. I dati tecnici dello stabilimento tolmezzino vedono l’azienda operare in una superficie di 46.700 mq., di cui 16.500 coperti, ove trovano occupazione 86 dipendenti che lavorano su tre turni giornalieri per 5 giorni la settimana. “Con l’avvento del mercato tecnologico informatico - rammenta Rota – la nostra produzione ha subito una leggera flessione. Nel contempo però le nuove disposizioni in materia di privacy hanno rassettato il mercato”. Il Gruppo Pigna, che comprende oltre al comparto buste, quello storico della Cartotecnica, dell’Energia e della Divisione Spirali nel 2008, ha presentato un bilancio consolidato di 105 milioni di euro, al quale lo stabilimento di Tolmezzo concorre con una percentuale a due cifre. Un settore importante, vitale quello di Tolmezzo per il Gruppo Pigna. “Abbiamo iniziato ad avvertire a fine 2008 la crisi che attanaglia il mondo – prosegue il direttore –, ma già oggi, ad inizio gennaio, periodo cruciale in cui le varie aziende riaprono dopo la sosta, a volte anche prolungata, di fine anno, notiamo una ripresa delle commesse”. Lo stabilimento nel 2009 ha riscontrato un decremento del 7-8%. Dati tutto sommato ancora positivi, se si pensa che il settore ha fatto registrare, nella concorrenza, flessioni a due cifre. Questo ha permesso allo stabilimento tolmezzino di non fare riscorso ad alcun ammortizzatore sociale, mantenendo l’occupazione a livelli standard. La crisi ha determinato una turbolenza sul mercato: “Risulta una richiesta pressante di quotazioni – informa Rota – anche da clienti che operano in altri settori, segno che oramai tutti vanno alla ricerca di nuove opportunità”. Il mercato di approvvigionamento della carta per le buste, che deve avere determinate caratteristiche di tenuta per l’usura cui andranno incontro, rimane sostanzialmente l’Europa, mentre la rete di vendita della Pigna fornisce tutti i canali distributivi e di consumo italiano, cui riserva l’85% della produzione. Il rimanente 15% viene esportato nei paesi europei. “In pratica - enuncia il direttore – in Italia il nostro stabilimento assieme ad uno della concorrenza fornisce il 55% della produzione, di cui la nostra quota rappresenta la fetta più consistente”. Un traguardo rilevante se comparato al fatto che a rifornire il rimanente 45% di mercato concorrono ben 9 produttori. Dal 1° gennaio 2009, lo stabilimento di Tolmezzo è divenuto Pigna Envelopes Srl, partecipato al 100% da Paolo Pigna, mentre al momento si sta certificando ISO 9000 e ISO 14000. La mission della Divisione Buste rimane inalterata: “Contenere un messaggio nel modo più elegante e sicuro possibile”. Due immagini dello stabilimento della Pigna Envelopes Srl di Tolmezzo 46 febbraio10 Gino Grillo febbraio10 47 Orizzonti Obiettivo Nordest OLIMPIADI: CON VENEZIA SI CANDIDA IL NORDEST Una veduta di Venezia vista dal satellite I l 2 ottobre dello scorso anno Venezia ha lanciato la propria candidatura ad ospitare le Olimpiadi del 2020 aprendo subito un derby con Roma. L’idea di una candidatura di Venezia e dell’area metropolitana del Veneto ai giochi olimpici è stata annunciata con una dichiarazione congiunta dal sindaco Massimo Cacciari, dal governatore del Veneto Giancarlo Galan, dal vicepresidente e assessore al Turismo regionale Franco Manzato e dal presidente di Confindustria Veneto Andrea Tomat. La candidatura di Venezia potrebbe avere una marcia in più di quella, giunta contemporaneamente, di Roma. La città lagunare ha ottenuto negli ultimi tempi dei picchi di notorietà, legati alle trasformazioni infrastrutturali in atto. Può vantare poi una testimonial naturale d’eccezione, la miranese Federica Pellegrini, la prima donna italiana ad aver vinto una medaglia d’oro 48 febbraio10 nel nuoto alle Olimpiadi del 2008 a Pechino nei 200 m stile libero). E detentrice del record mondiale nei 400 metri stile libero con il tempo di 3’59”15, la prima a scendere sotto il muro dei 4 minuti. Ma c’è di più. Con Venezia si candida tutto il Nordest. “La candidatura di Venezia - ha commentato il sindaco, Massimo Cacciari - non è solo di una città, ma di un’area che riguarda una parte significativa del Nordest. È quindi una novità un’icona culturale e artistica abbinata a un grande evento”. Nella macchina olimpica, infatti, verrebbero coinvolti tutti i principali protagonisti dello sport a Nordest, sia dal punto di vista dei soggetti che delle strutture sportive e potrebbe esserci un cionvolgimento anche dello stadio di Udine. E’ questo il filo conduttore che ha caratterizzato le prime dichiarazioni ufficiali; il presidente del Veneto Galan lo scorso ottobre ha detto: “Il Nordest è il motore economico del Paese e un laboratorio di innovazione socio-culturale, oltre che la Regione che più ha contribuito al medagliere olimpico italiano nelle ultime edizioni dei Giochi, a conferma del grande patrimonio sportivo della nostra terra. Venezia 2020 potrebbe rappresentare un progetto strategico per lo sviluppo infrastrutturale dell’intera Regione, che potrebbe cogliere una grande occasione per esprimere e presentare al mondo intero il grande potenziale delle sue eccellenze in ogni campo”. Secondo Andrea Tomat, presidente di Confindustria Veneto: “Gli imprenditori veneti hanno da tempo messo l’accento sull’esigenza di rilanciare gli investimenti e i progetti infrastrutturali per garantire la competitività delle imprese del territorio e facilitare l’uscita dalla crisi attuale. Le nostre imprese si rendono conto che la sfida dei Giochi Olimpici a Venezia nel 2020 potrebbe fungere da catalizzatore di una serie di processi virtuosi in campo economico e di ripresa stessa di fiducia da parte dei consumatori, come insegnano le esperienze olimpiche pregresse. Ecco perché Confindustria Veneto appoggia l’iniziativa di avviare una seria analisi sulla candidatura”. Per Franco Manzato, vicepresidente e assessore al Turismo della Regione Veneto, l’ipotesi di candidare Venezia e il Nordest “costituisce un’irripetibile opportunità di marketing territoriale e di promozione della nostra articolata ed insuperabile offerta turistica. Venezia gode di una fama globale come destinazione e la candidatura stessa consentirebbe di riqualificare la ricettività e l’immagine dell’intero territorio e delle sue numerose realtà locali”. A gennaio è partito il “camper olimpico”, per promuovere il progetto nelle maggiori piazze con gli atleti olimpionici, testimonial dell’iniziativa. Significativo che Torino, l’ultima città europea ad aver ospitato i giochi olimpici invernali, è stata la prima tappa del roadshow olimpionico a sottolineare il sostegno della città piemontese alla candidatura veneziana. Il comitato promotore ha già attivato il sito web all’indirizzo http://www.venezia2020. it. Livia Gori febbraio10 49 Orizzonti Obiettivo Austria PER L’OTTIMISMO C’E’ TEMPO... S arà una questione di latitudine, ma a nord dell’Italia non vedono così roseo il futuro come da noi, dove più d’uno va dicendo che la crisi è ormai alle spalle. Angela Merkel, nel discorso alla nazione tedesca trasmesso alla vigilia di Capodanno, ha parlato di lacrime e sangue anche nel 2010. Sembrava il discorso di Churchill agli inglesi in tempo di guerra. Del tutto simile l’atteggiamento in Austria dove si va molto cauti nel pronosticare una ripresa economica (benché gli indicatori siano molto più favorevoli dei nostri) e ci si limita a non usare più la parola “Rezession”. L’anno che ci si lascia alle spalle, del resto, è stato molto difficile anche per i nostri vicini di casa, in particolare per i carinziani, che anche in tempi di vacche grasse erano quelli, tra gli austriaci, che stavano peggio. Per loro il 2009 si è chiuso con un evento disastroso e simbolico: il fallimento di Hypo Group Alpe Adria, orgoglio della Carinzia di Haider, travolto da miliardi di debiti per avventurose operazioni soprattutto in Croazia e in alcuni Paesi dell’Est Europa. Non era tutto oro quello che luccicava, ma forse soltanto l’abilità un po’ levantina di far apparire nel bilancio poste attive di crediti divenuti ormai inesigibili. Se Hypo Group esiste ancora e con esso anche la controllata Italiana che ha sede a Tavagnacco – istituto che peraltro è sempre stato amministrato bene e ha dato utili, contribuendo a far sì che la holding carinziana non precipitasse ancora più in basso – se Hypo Group esiste ancora, dicevamo, lo si deve soltanto al salvataggio all’ultimo secondo da parte dello Stato, che l’ha nazionalizzata. Sono stati quindi i contribuenti a salvare Hypo Group, ma non solo la banca in questione. Hanno salvato anche il Land Carinzia, che avrebbe dovuto garantire per il gruppo fino a 18 miliardi e sarebbe sicuramente andato in bancarotta, non disponendo di tale somma. Come un Land possa andare in bancarotta non è ben chiaro. Un caso del genere non si era mai presentato finora nella storia dell’Austria e non era stato nemmeno previsto dai padri costituenti. In ogni caso, per far chiarezza su quel che è accaduto sono state istituite una commissione d’inchiesta da parte del Land e una “Sonderkommission” (commissione speciale) da parte del Ministero degli interni, mentre indagini sono state avviate anche dalla Procura della Repubblica. 50 febbraio10 Il fallimento (scongiurato) di Hypo Group è il più grave dell’anno, ma non l’unico. Sono 450 le altre aziende carinziane che hanno dato forfait, il 13% in più rispetto all’anno precedente, il che la dice lunga sulle dimensioni della crisi economica. Tra le aziende in difficoltà compaiono anche i nomi di alcune “ammiraglie” dell’industria carinziana, come la Heraklitwerk di Ferndorf, che ha cessato la produzione di lana di roccia, licenziando 100 dipendenti. Ma la produzione di fibra di legno regge ancora discretamente. La fabbrica di scarpe Gabor, di Spittal, da agosto ha ridotto la produzione al minimo, dimezzando il personale. La Intercold di Hermagor (frigoriferi) ha cessato l’attività e, se al suo posto si è insediata la Refrion di Talmassons, i carinziani devono ringraziare soltanto la burocrazia italiana, che ha costretto l’impresa friulana a delocalizzare. Stando così le cose, si capisce come il numero dei disoccupati abbia raggiunto valori record, come riferisce l’Arbeitmarktservice (Ams), agenzia pubblica di collocamento. I dati di dicembre, riferiti all’intera Austria, parlano di 381.623 disoccupati, pari all’8,9%, con una crescita rispetto al dicembre del 2008 del 14,6%. Le cate- gorie più colpite sono quelle dei lavoratori anziani o con handicap. Caute le previsioni per il futuro, benché gli indicatori classici diano segnali positivi. I due principali istituti austriaci di ricerca Ihs e Wifo stimano nel nuovo anno una crescita rispettivamente dell’1,3 e dell’1,5%, che nel 2011 dovrebbe stabilizzarsi sull’1,6 e 1,7%. A dare nuovo respiro all’economia dovrebbero contribuire sia i consumi interni (mai venuti meno, neppure in fase di recessione), sia soprattutto la ripresa economica mondiale, stimata quest’anno al 3% e il prossimo anno al 3,5%, ripresa economica mondiale che conta molto per l’Austria, Paese fortemente proiettato verso l’export. Buone dunque le previsioni di crescita, dopo un 2009 ancora di segno negativo, ma non sufficienti per tirare un sospiro di sollievo. I tassi indicati, infatti, non consentiranno di ridurre i livelli di disoccupazione, che sia Ihs che Wifo indicano come uno dei principali problemi da risolvere nell’immediato futuro. Il secondo problema è dato dall’indebitamento pubblico, che non raggiunge i livelli italiani, ma che è pur sempre elevato (tra il 70 e l’80% del Pil). Per ridimensionarlo, i due istituti di ricerca non suggeriscono aumenti fiscali, ma risparmi nell’amministrazione, nella sanità e nell’assistenza. La ricetta, dunque, è simile a quella proposta per l’Italia e, come in Italia, anche in Austria di difficile applicazione. Latita ancora in Austria l’ottimismo sulla ripresa economica Marco Di Blas Orizzonti Obiettivo Serbia L’azione diretta di CONFINDUSTRIA UDINE L ’attuale presidenza di Confindustria Udine, sin dall’inizio del suo mandato, ha dato molta importanza ai temi legati al supporto ed all’accompagnamento delle aziende friulane per esplorare i mercati esteri al fine di cogliere le migliori opportunità di business al di fuori dei confini nazionali che, complice la crisi economica e finanziaria, non sono più sufficienti per la crescita e lo sviluppo delle nostre aziende. Al di là dell’azione costante di affiancamento alle imprese da parte della struttura associativa, dall’inizio del 2009 si è deciso di avviare un processo di crescita per internazionalizzare anche la nostra associazione, tanto da approdare direttamente in un Paese estero quale la Serbia con una presenza continuativa e costante, prima nell’esperienza di Confindustria Udine. Sulla scorta degli accordi di collaborazione tra la Regione Friuli Venezia Giulia e la Vojvodina, risalenti al 2003 e risiglati per ben due volte nel 2007 ed all’inizio del 2009, si è ritenuto strategico un posizionamento per vagliare le migliori opportunità di collaborazione da cogliere sul territorio a beneficio delle nostre aziende, con una partecipazione diretta in termini finanziari e di risorse umane all’attività dell’ufficio Casa FVG a Novi Sad. La Serbia offre sensibili vantaggi per le aziende che desiderano internazionalizzare sia a livello commerciale che produttivo. Alla posizione strategica per i mercati dell’Europa Centro Orientale si aggiungono ulteriori positività, come ad esempio forti sgravi fiscali fino a 10 anni di durata (a determinate condizioni), un ridotto costo del personale, la vigenza di un accordo doganale preferenziale con la Federazione Russa ed altri Paesi (Bielorussia, Ucraina, Turchia ed Iran), che prevede un dazio doganale dell’1%. Tali elementi proiettano la Serbia in una prospettiva di ponte commerciale e produttivo verso l’enorme bacino del lontano est e dei Paesi CEFTA. Da non dimenticare il processo di avvicinamento all’Unione Europea del Paese, che La conferenza stampa di presentazione di Casa FVG a Novi Sad ha visto l’abolizione dei visti a partire dal 19 dicembre scorso grazie al supporto ed alla spinta in sede europea del Governo Italiano, convinto assertore dell’adesione della Serbia all’U.E.. Confindustria si è mossa su tutto il territorio serbo, specificatamente nell’area nord e nelle zone limitrofe alla capitale Belgrado, spingendosi anche fino a Kragujevac, sede della Fiat Zastava, intessendo numerose relazioni istituzionali ed imprenditoriali, ed acquisendo così una serie di utili informazioni ed opportunità concrete per le imprese friulane. Il bilancio del primo anno di attività in un Paese estero da parte di Confindustria Udine segna numeri di sicuro interesse per quanto riguarda le aziende direttamente interessate al Paese e seguite direttamente dalla struttura. Puntualmente sono emerse, durante l’attività portata avanti nel 2009 in territorio serbo, alcune rilevanti opportunità. Principalmente, nel campo delle meccanica vi sono possibilità per collaborazioni produttive e commerciali nella meccanizzazione agricola, grazie all’importanza dell’agricoltura nel tessuto geoeconomico della Vojvodina. Un secondo campo d’interesse è quello della fornitura di celle frigorifere, di cui la parte nord della Serbia ha bisogno per stivare la produzione alimentare. Le occasioni più consistenti vengono tuttavia dallo stabilimento Fiat-Zastava di Kragujevac, nel sud della Serbia per quanto attiene la fornitura diretta. Si sottolineano infine prospettive di collaborazione con le aziende serbe insediate nel distretto delle lavorazioni metalliche di Indija. Per quanto concerne la filiera agroalimentare, essa rappresenta il core business dell’economia della Vojvodina, che dal punto di vista geografico e climatico, presenta forti somiglianze con la Regione Friuli Venezia Giulia. Tramite i contatti e i rapporti con plurimi soggetti pubblici e privati italiani e serbi presenti sul territorio, Confindustria Udine sta lavorando ad un progetto di penetrazione commerciale per il settore in analisi. Altro settore su cui si è focalizzata l’attenzione nell’anno passato è quello delle costruzioni e delle infrastrutture civili, in cui si evidenziano le varie gare internazionali per i grandi lavori pubblici (come ad esempio il nuovo ponte sul Danubio a Novi Sad). Ulteriori opportunità possono derivare dal crescente sviluppo urbanistico della capitale della Vojvodina e dalle previste revisioni e risistemazioni dell’impiantistica energetica locale, nonché dei ponteggi per le costruzioni. Da segnalare anche i previsti piani di sviluppo locale e turistico che prevedono la costruzione di porti turistici fluviali e di nuove strutture ricettive. Anche il settore energetico trova in Serbia delle prospettive interessanti legate alla costruzione di centrali idroelettriche sui numerosi corsi d’acqua presenti sul territorio e specie lungo il sistema Duna-Tisa-Duna. Vi sono possibilità di inserirsi nel campo della distribuzione dell’acqua e del gas, oltre che nella valorizzazione in senso termico dei rifiuti e della depurazione delle acque. In quest’ultimo campo si registra infatti un sensibile gap tecnologico, specie con riferimento ai parametri ambientali, che saranno sempre più importanti in vista del processo di associazione della Serbia all’Unione Europea. Nel 2010 continuerà questa attività capillare cercando al meglio di coinvolgere le imprese aderenti interessate, in un’ottica di aggregazione utile per entrare in un mercato dalle evidenti possibilità di espansione. Alessandro Tonetti Area Economia d’Impresa Confindustria Udine febbraio10 51 Orizzonti Obiettivo internazionalizzazione Notizie dall’Est Europa a cura del Centro Studi IC&Partners Group BULGARIA: entro quest’anno il paese aderirà al meccanismo di cambio europeo La Bulgaria si impegnerà dall’inizio di quest’anno ad aderire al meccanismo di cambio europeo, cominciando i due anni di test della stabilità della valuta prima dell’adozione dell’euro, in modo tale da passare alla moneta unica nel 2013, come annunciato dal ministro delle Finanze, Simeon Djankov. “Abbiamo intenzione di applicare l’ERM-2 il più presto possibile, entro pochi mesi - ha detto Djankov in un’intervista a Bruxelles -. Per fare questo, abbiamo bisogno di dimostrare all’Europa e al mondo che siamo in grado di avere una buona politica di bilancio, ed il miglior andamento di quest’ultimo nel 2009 in tutta l’Unione Europea”. Attuare questo tipo di politica porterà il paese dei Balcani, il più povero dell’UE, ancora più vicino alla regione dell’euro e sotto la tutela della Banca Centrale Europea. POLONIA: riduzione dell’aliquota sull’affitto di immobili Dal 1° gennaio 2010 l’imposta forfettaria sul reddito delle persone fisiche proveniente dall’affitto di locali sia abitativi che commerciali in Polonia sarà pari all’8,5% indipendentemente dal valore del reddito. Prima di questa modifica se il reddito dei locatori superava il valore di 4 mila euro l’anno si applicava l’aliquota del 20%. Il provvedimento preso dal governo polacco ha l’intento di stimolare gli affitti regolari e ridurre il mercato nero, 52 febbraio10 REPUBBLICA CECA: cambiamenti nel 2010 Grandi cambiamenti ci si attende dai nuovi emendamenti alla legge sulle imposte sui redditi. I maggiori costi a forfait deducibili che il precedente governo aveva aumentato nonostante la recessione economica a favore delle professioni autonome e dei liberi professionisti, diminuiranno dal 60 al 40%. Per il periodo imponibile iniziato nel 2009 si applicheranno le norme attuali, ovvero il forfait del 60%. Rimarranno inalterate le aliquote d’imposta su tre tipologie di terreni ed edifici: - terreni coltivabili, luppoliere, vigneti, giardini e frutteti - manti erbosi permanenti, boschi agricoli e stagni con allevamento intensivo ed industriale di pesce - costruzioni destinate ad attività imprenditoriali diverse da quelle di prima produzione agricola, agricoltura boschiva ed idrica, per l’industria, edilizia, settore energetico e altra produzione agricola. Sugli altri terreni ed edifici si applicherà invece un aumento del 100%. Aumentano del 1% le aliquote ordinaria e ridotta che passano rispettivamente al 20 e al 10% dal 19 e 9% in vigore quest’anno. SERBIA: visti liberalizzati dal 19 dicembre I cittadini serbi, assieme a quelli di Macedonia e Montenegro non hanno più bisogno di visto di ingresso per entrare in 25 paesi dell’Unione Europea (la liberalizzazione non riguarda il Regno Unito e l’Irlanda) a partire dallo scorso 19 dicembre. E’ un ulteriore importante tappa di avvicinamento del paese all’ingresso nell’Unione Europea per cui il Presidente serbo Boris Tadic ha consegnato il successivo 22 dicembre la richiesta dello La capitale della Slovacchia Bratislava status di candidato ufficiale al premier svedese Frederik Reinfelt. SLOVACCHIA: aumentato il salario minimo Da inizio gennaio il salario minimo è aumentato del 4,1%, arrivando a 307,70 euro. L’ammontare del salario minimo è stato stabilito dal governo, dopo settimane di negoziazioni, durante le quale i sindacati e i datori non riuscivano accordarsi sulla variazione del salario minimo. L’importo del salario minimo viene definito come segue: • 307,70 al mese per un dipendente remunerato con salario mensile, • 1,768 per ogni ora lavorata dal dipendente. Il presente regolamento del Governo abroga il regolamento del Governo n. 422/2008 G.U., con cui veniva definito l’importo del salario minimo. febbraio10 53 Orizzonti Fisco FINANZIARIA 2010: una legge senz’anima Nella foto, Roberto Lunelli e Giovanni Sgura, al convegno a Palazzo Torriani - foto Gasperi (anche nella pagina accanto) L a cd. “Legge Finanziaria” per il 2010 (L. 23.12.2009, n. 191) si inserisce in una “Manovra (finanziaria)” iniziata nell’autunno del 2008 (con il D.L. 185, conv. in L. 2/2009), proseguita con il cd. “Decreto anticrisi” della scorsa estate (D.L. 1.7.2009, n. 78, conv. in L. 3.8.2009, n. 102) e che termina – al momento – con il cd. “Decreto Milleproroghe” (D.L. 30.12.2009, n. 194, da convertire in legge entro la fine di febbraio 2010). Le novità tributarie sono meno numerose – e anche di minor rilievo – che nelle “manovre” del recente passato, ma non per questo l’anno appena incominciato si presenta poco impegnativo per gli “addetti ai lavori”: anche perché le disposizioni che interessano i singoli operatori economici si trovano “sparpagliate” in diversi provvedimenti, per cui è necessario individuarle, coordinarle e, spesso, tener conto delle norme “transitorie” ... e di altre norme, estranee alla “manovra”, che pure devono essere rispettate. Basti pensare all’IVA. Con la cd. “Legge comunitaria 2008” (la L. 7.7.2009, n. 88) sono state modificate le regole sulla territorialità delle prestazioni di interme- 54 febbraio10 diazione, sulle operazioni senza corrispettivo, sulla rilevanza (anche in sede di accertamento) del valore normale (che aveva prodotto molto contenzioso nel settore immobiliare): ma altre importanti correzioni al Decreto IVA dovevano essere apportate – soprattutto sulla territorialità – con un Decreto legislativo (da approvare entro fine 2009) per recepire tre Direttive comunitarie del 2008 che dal 1° gennaio 2010 dovevano essere (e sono state) applicate in tutti i Paesi dell’Unione Europea. Alla carenza del Legislatore nazionale ha sopperito l’Agenzia delle Entrate con una corposa Circolare (la n. 58/E) emessa proprio il 31.12.2009, per cui si sta verificando un fatto curioso: gli operatori economici dovranno rispettare una serie di “regole” senza disporre – al momento – di una legislazione nazionale che ne imponga l’osservanza. Questi inconvenienti non si sarebbero verificati se si fossero ascoltati i tecnici, che avevano suggerito – già tre anni fa, all’indomani della approvazione della Direttiva 2006/112, sull’armonizzazione dell’IVA – di dare (immediato) corso ad un Testo Unico IVA: che, ad un tempo, sostituisse il vetusto D.P.R. 633/1972; incorporasse le disposizioni sull’“IVA comunitaria” contenute nel D.L. 331/1993 (e in altre fonti, come il D.L. 41/1995 sul “regime del margine” per i beni usati) e, soprattutto, recepisse le – peraltro prevalenti, in caso di contrasto – regole comunitarie, lasciando al Legislatore nazionale solo il compito di esercitare eventuali opzioni consentite dalla normativa comunitaria e di procedere a quei pochi interventi di “adeguamento all’ordinamento interno” che rientrano nei suoi poteri e doveri. Estremamente confusa si presenta, poi, la normativa per la compensazione (dal 1° gennaio 2010) dei crediti IVA superiori a un certo importo: il D.L. 78/2009 interviene sulla (già articolata) procedura precedente e la innova senza però fornire – con la Circolare (n. 57/E del 23 dicembre 2009) – istruzioni e chiarimenti sufficienti per una fruizione sicura (di quei crediti) da parte degli operatori economici; i quali, considerati i rischi, finiranno in molti casi per non valersi di un loro diritto. Che le disposizioni di carattere tributario per il 2010 siano poco incisive lo si desume considerando non già le disposizioni bagatellari (o “minori”), ma quelle di maggiore interesse per le imprese: e, così, la Tremonti-ter o, meglio, la “detassazione degli investimenti in macchinari” (non anche in altri beni), che può essere ancora utilizzata nel primo semestre del 2010; la proroga (fino al 31.12.2010) dell’imposta sostitutiva del 10% sui premi di produttività; la (attesa, ma inattuata) revisione della Tabella sui coefficienti fiscali degli ammortamenti (che risale al 31.12.1988); il bonus per la ricapitalizzazione delle Società, che prevede una sensibile riduzione della imposizione a fronte di apporti “reali” effettuati dai soci persone fisiche (fino al 5 febbraio 2010); ulteriori (e non sempre giustificate) restrizioni in materia di CFC – controlled foreign companies… Pur non riguardando le imprese, ma soprattutto le persone fisiche, voglio ricordare anche la riapertura dei termini per la “rivalutazione” (agevolata) delle partecipazioni (di Società non quotate) e dei terreni e, soprattutto, la riedizione del cd. “scudo fiscale”, che consente (fino al 30 aprile 2010) a chi aveva trasferito (e detenuto, al 31.12.2008) all’estero patrimoni finanziari, mobiliari e anche immobiliari – senza rispettare le norme sul monitoraggio (e talora senza avere corrisposto, prima, i tributi in Italia) – di farli rientrare (materialmente o solo giuridicamente) in Patria, con la corresponsione di una (modesta) imposta sostitutiva. La prima edizione dello scudo aveva fatto da battistrada al (discusso) “condono tributario” del 2002/2003, per cui sono nate Orizzonti Fisco molte illazioni in proposito, ancorchè – al momento – lo scudo ter (e quater) sia accompagnato da un inasprimento delle sanzioni a carico di chi, d’ora in poi, non dichiarerà (nel quadro RW) gli investimenti all’estero e/o i trasferimenti da e per l’estero; sia stato stabilito che gli investimenti “non monitorati” effettuati in Paesi a fiscalità privilegiata (i cd. “Paradisi fiscali”) si presumono costituiti con redditi sottratti a tassazione; e, da ultimo, sia stato previsto un raddoppio del periodo a disposizione dell’Agenzia delle Entrate per l’accertamento di eventuali redditi non dichiarati (in questo comparto come in altri). Si può concludere affermando che i più recenti provvedimenti tributari sono molto frastagliati, spesso confusi e tecnicamente imprecisi… secondo (purtroppo) tradizione; per cui, di fronte ad un contesto legislativo che continua ad essere deludente e “senz’anima”, si può solo sperare nel rinnovato impegno del Governo e realizzare una “riforma tributaria”: che dovrebbe, in primis, essere mirata sul lavoro, sulla famiglia, sulla ricerca e sull’ambiente e che – entro la fine della legislatura (2013) – potrebbe e dovrebbe essere organica, evitando – secondo una colorita espressione ministeriale – inutili “raddoppi”. Serve un grande cambiamento, perché l’attuale ordinamento tributario non è né efficace né giusto … ma si potrà fare solo se le risorse economico-finanziarie dello Stato lo consentiranno … In proposito, è già stato evocato il “Libro bianco” (del Ministro Tremonti) del dicembre 1994 e gli slogans che lo avevano preceduto: trasferimento della tassazione dalle persone alle cose (cioè dai redditi, difficilmente accertabili, ai consumi); dal centro alla periferia (cioè dallo Stato, che è “lontano”, ai Comuni e agli Enti locali, per realizzare il “federalismo fiscale”), passando “dal complesso al semplice”, cioè attraverso la razionalizzazione dell’ordinamento, la riduzione del numero dei tributi, la redazione di Testi Unici e, poi, di un Codice tributario unitario che – sulla scorta della Legge n. 80 del 2003 – potrebbe favorire la stabilità (oltre che l’equità) dell’ordinamento tributario e dare concreta attuazione anche agli altri principi dello Statuto dei diritti del contribuente. Per passare dall’attuale “purgatorio tributario” ad un ordinamento meno penalizzante, si potrebbe partire proprio dalla “semplificazione”, che costa poco allo Stato e permette ai contribuenti risparmi di tempo e di oneri; e dal “riordino” della legislazione, per eliminare (o quanto meno ridurre) le troppe ambiguità legislative, consentendo all’Amministrazione finanziaria controlli più rapidi ed efficienti e alle imprese una maggiore competitività anche sul piano internazionale. Si potrebbe incominciare riaffermando i principi di legalità e di irretroattività delle norme fiscali, che sono stati – negli ultimi anni – messi in discussione e spesso disattesi anche dalla Corte di cassazione; la quale, richiamandosi all’“abuso del diritto”, ha contribuito a rendere ancora meno chiaro e affidabile il quadro di riferimento dei tributi in Italia evocando un istituto (l’abuso) che merita (certamente) di essere perseguito dallo Stato, ma non attraverso una giurisprudenza “creativa” quanto – e piuttosto – con provvedimenti legislativi che scoraggino comportamenti artificiosi o, comunque, dettati più da finalità fiscali che economiche; senza però contestare la legittimità di operazioni rispettose della legislazione (all’epoca) vigente valendosi di un (sopravvenuto) “diritto vivente” che trascura i principi dell’affidamento, della legalità e della certezza del diritto; i quali godono – o, meglio, dovrebbero godere – delle stesse prerogative costituzionali dei (peraltro fondamentali) principi di capacità contributiva e progressività nell’imposizione. Roberto Lunelli, dottore commercialista, Presidente regionale e Consigliere Nazionale A.N.T.I. – Associazione Nazionale Tributaristi Italiani IL CONVEGNO DI PALAZZO TORRIANI M ercoledì 13 gennaio, a palazzo Torriani, il dottor Roberto Lunelli ha coordinato il tradizionale appuntamento di approfondimento sulle novità fiscali contenute nella Finanziaria a cura di Confindustria Udine e Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili della provincia di Udine. All’incontro, visibile in video-conferenza anche a Tolmezzo, nella sede della Delegazione dell’Associazione, sono anche intervenuti i dottori commercialisti in Udine, Silvia Pelizzo e Luca Lunelli, e il ragioniere commercialista in Udine e Manzano, Giovanni Sgura. Nel corso del convegno sono stati trattati diversi argomenti a cominciare dagli effetti del D.L. 78/09 (convertito nella Legge n. 102/09): Tremonti-ter, agevolazione sugli aumenti di capitale, esimenti per le controllate estere dal 2010, compensazione dei crediti Iva dal 2010. Pelizzo, Luca Lunelli e Sgura si sono poi soffermati sulla Finanziaria 2010 e sul Decreto Milleproroghe con particolare riguardo alle agevolazioni alle imprese, alla rivalutazione di terreni e partecipazioni e allo scudo quater. Infine i relatori hanno illustrato le novità in materia di accertamento e contenzioso (studi di settore, piani di controlli per il 2010 sulle grandi imprese, comunicazioni per gli omessi versamenti, novità sul processo tributario). Nella foto, Silvia Pelizzo e Luca Lunelli, ed il pubblico convenuto al convegno a Palazzo Torriani - foto Gasperi febbraio10 55 Orizzonti Fisco E ’ stato il convegno dell’Associazione con più partecipanti da almeno 10 anni a questa parte: 350 iscritti! Questo la dice lunga sull’impatto che le nuove regole Iva sui servizi internazionali e sugli elenchi Intrastat hanno nei confronti delle imprese. L’affluenza record ha reso impossibile gestire l’evento nella sede di Palazzo Torriani e siamo stati costretti a traslocare nella sala congressi dell’Ente Fiera di Udine. Il convegno è stato organizzato in collaborazione con l’Agenzia delle Dogane i cui rappresentati si sono occupati, in particolare, di illustrare le novità riguardanti gli elenchi Intrastat dal 2010. Oggetto dell’incontro è stato il recepimento delle Direttive 2008/8/CE, 2008/9/CE, 2008/117/CE con le quali viene attuata una vera e propria rivoluzione della disciplina Iva dei servizi internazionali. Le novità, in vigore dal 1° gennaio 2010, riguardano tutte le imprese che hanno rapporti con l’estero le quali dovranno aggiornare le procedure di fatturazione delle prestazioni di servizi addebitate e di autofatturazione di quelle ricevute. Il nuovo regime prevede inoltre una nuova modalità di gestione dei rimborsi di Iva estera e soprattutto l’estensione degli elenchi Intrastat alle prestazioni di servizi con obbligo di invio telematico degli stessi. Come è noto le direttive comunitarie sono direttamente applicabili nei singoli Stati membri a prescindere dal loro recepimento nelle legislazioni nazionali. Ciò non toglie che il legislatore italiano avrebbe dovuto (e potuto) recepire le nuove regole con un decreto legislativo al massimo entro la fine del 2009 per consentire alle imprese di gestire comodamente il passaggio dalla vecchia alla nuova normativa. In Germania, ad esempio, le nuove regole sono state recepite con oltre un anno di anticipo a dicembre 2008. In Italia, invece, siamo arrivati al 31/12/2009 senza Record di partecipanti al convegno sull’Iva estero che la norma di recepimento fosse pubblicata in Gazzetta Ufficiale. Per mettere una toppa a questo buco normativo, l’Agenzia delle Entrate è stata “costretta” ad emanare in extremis la circolare n. 58/E del 31 dicembre 2009 dando indicazione alle imprese italiane di utilizzare per la fatturazione dei primi giorni del 2010 (finchè la norma di recepimento non verrà pubblicata) direttamente gli articoli della Direttiva Iva n. 2006/112/CE. Naturalmente questo complica notevolmente la gestione amministrativa delle imprese che saranno costrette a creare nuovi codici di fatturazione per le operazioni dei primi giorni del 2010 salvo poi creane di nuovi nonappena le direttive comunitarie verranno recepite nel nostro ordinamento. Tant’è che siamo arrivati a metà gennaio (data in cui scriviamo) e del decreto di recepimento non c’è ancora traccia in Gazzetta Ufficiale. Il tutto alla faccia della semplificazione di cui tanto si parla e che a volte sarebbe facilmente realizzabile semplicemente facendo le cose che devono essere fatte nei modi e nei tempi in cui devono essere fatte (cosa è richiesta alle aziende per gli adempimenti fiscali pena l’applicazione di pesanti sanzioni). In questo caso specifico, il legislatore italiano ha avuto quasi 2 anni di tempo per recepire le nuove regole Iva nel nostro ordinamento salvo però ricordarsene a pochi giorni dalla scadenza: una prima bozza dello schema di decreto legislativo è stato presentato nel Consiglio dei Ministri del 12 novembre 2009 per poi essere discusso nei 40 giorni successivi dalle Commissioni parlamentari. Comunque ormai è andata così. Le imprese italiane dovranno dimostrare di essere più efficienti e flessibili di quelle tedesche (che hanno la norma e le circolari esplicative da un anno) nel gestire “al buio” il passaggio tra la vecchia e la nuova normativa. In questa situazione di incertezza però le imprese chiedono a gran voce due interventi di tutela: - la proroga degli elenchi Intrastat telematici realtivi ai primi mesi del 2010; - l’esonero dalle sanzioni per eventuali errori commessi nel passaggio dal vecchio al nuovo regime. A tal proposito si ricorda che l’art. 10 dello Statuto dei diritti del contribuente (Legge n. 212/2000) prevede che le sanzioni non sono comunque irrogate quando la violazione dipende da obiettive condizioni di incertezza sulla portata e sull’ambito di applicazione della norma tributaria o quando si traduce in una mera violazione formale senza alcun debito di imposta. Marcello Orsatti, Ufficio Fiscale Area Economia d’Impresa Confindustria Udine I relatori ed il pubblico del convegno sull’Iva estero, tenutosi presso la sala convegni di Città Fiira 56 febbraio10 febbraio10 57 Orizzonti Logistica C onfrontando la logistica italiana con quella degli altri paesi industrializzati si colgono maggiori differenze che in altri settori dell’economia. In sintesi il nostro Paese si caratterizza per un forte squilibrio tra modi di trasporto in favore della strada, prevalenza di piccole aziende, poche sinergie e/o azioni di aggregazione dei volumi nella gestione dei traffici, presenza di operatori stranieri nella gestione delle principali infrastrutture e scarsa consapevolezza del decisore pubblico sulla strategicità della logistica. Su quest’ultimo elemento basti considerare che in Germania la logistica costituisce il terzo datore di lavoro dopo auto e chimica con 2,6 milioni di addetti; mentre in Italia gli addetti del settore sono solo 400 mila. Eppure più volte si è detto che l’Italia rappresenta una mega banchina portuale posizionata al centro del Mediterraneo e capace di contribuire allo sviluppo del nostro Paese. Basti considerare che ogni tonnellata di merce movimentata produce un valore aggiunto di circa 20 dollari, ma che noi italiani siamo stati capaci di intercettare solo per il 15-20% dei flussi in transito per il nostro Paese. La situazione qui delineata si è venuta a creare più dalle condizioni in cui operano le aziende che dalle loro capacità e probabilmente sarebbe necessario un approfondito dibattito di politica economica sulle ragioni di questo gap strutturale ed organizzativo nel confronto con gli altri Paesi LOGISTICA: GLI ANNUNCI DA SOLI HANNO SCARSI EFFETTI europei. Ma ora cerchiamo di identificare i principali problemi: il settore della logistica è pressoché privo di un inquadramento concettuale sulle questioni strategiche come ad esempio il rapporto con il mercato, l’innovazione tecnologica, la formazione ed accrescimento culturale delle persone e la politica economica. Questa situazione nel corso del tempo ha portato ad affrontare i problemi per come appaiono, piuttosto che per come sono nella realtà – e fatto ancora più grave - lasciando che dei problemi se ne occupasse la politica, tenendo al margine coloro che li conoscevano (in primis gli operatori del settore trasporti, spedizioni e logistica) ed avrebbero potuto elaborare piani efficaci ed efficienti per il sistema logistico nel suo complesso. Il confronto poi viene appesantito dal fatto che le decisioni vengono prese sulla base di valutazioni e posizioni corporative ed ideologiche, piuttosto che su una valutazione economica e finanziaria delle scelte e delle ricadute per il territorio, al contrario di quanto avviene in altri Paesi europei dove vengono utilizzati sistemi robusti e collaudati di valutazione degli investimenti pubblici. Le scelte che ne derivano da questa situazione tutta italiana, sono così condizionate dalle urgenze e dai rapporti di forza del momento, in una combinazione a volte distruttiva tra logiche corporative o ideologiche. Come ulteriore elemento di complicazione, l’Italia ha recepito in tempi e modi incoerenti con quelli degli altri Paesi comunitari, gli interventi dell’Unione Europea per una progressiva liberalizzazione e deregolamentazione del settore mirata ad accrescere la competizione ed a rendere il sistema nel suo complesso più efficiente. Fino ad oggi questa caratterizzazione del nostro Paese ha causato, nel settore della logistica in Italia, l’operatività di piccoli operatori che nel bene e nel male hanno supportato le esigenze logistiche di basso profilo del sistema locale. Sarà però difficile per questi operatori reggere il passaggio all’economia globale, perché, senza il superamento delle particolarità nazionali, non potranno raggiungere la capacità e la qualità necessarie per soddisfare le richieste di un mercato sempre più aperto e competitivo. Per il nostro Paese è ancora possibile giocare un ruolo di primo piano per rendere vincente la logistica italiana. Ma occorre fare investimenti nelle infrastrutture con costi e tempi ragionevoli, creare con le ferrovie una reale alternativa alla strada, creare un sistema logistico che tenga conto dei porti e delle sue relazioni con le infrastrutture retro portuali ed infine promuovere un innalzamento generale della cultura logistica partendo dalla politica e dai funzionari della pubblica amministrazione. Paolo Sartor docente ed esperto di logistica distributiva 58 febbraio10 Orizzonti Regione NOVITA’ E STRATEGIE PER IL 2010 La Giunta regionale in seduta, sotto la presidenza di Renzo Tondo (foto Archivio Immagini Fvg) N uove riforme, da quella per la sanità al testo dedicato agli enti locali, e un’organizzazione più leggera per fronteggiare adeguatamente gli scenari di crisi che ancora preoccupano l’economia. Il presidente della Regione Friuli Venezia Giulia Renzo Tondo, anticipando le strategie che caratterizzeranno la legislatura, annuncia che le nuove azioni dell’esecutivo regionale che nel 2010 si occuperà anche di riformare gli enti finanziari regionali, con la cessione delle quote di Mediocredito per recuperare risorse da investire nelle infrastrutture e nel contempo la volontà di rafforzare ed ampliare il mandato di Friulia, “sempre più attenta – afferma Tondo - alle esigenze delle PMI”. Novità interesseranno poi il personale della Pubblica Amministrazione, con l’introduzione di misure quali la mobilità, la limitazione del turn-over ed incentivi per favorire il cambio generazionale. “Abbiamo e stiamo agendo all’insegna della concretezza e della responsabilità”, commenta il presidente della Regione, segnalando il grande impegno dei mesi scorsi per contrastare gli effetti della crisi economica che si è tradotto nell’estensione degli ammortizzatori sociali, nell’adozione di nuovi strumenti per superare la restrizione del credito e nell’avvio di una stagione di grandi opere infrastrutturali, con l’apertura del primo cantiere della Villesse-Gorizia, prima tratta dell’imponente lavoro di riqualificazione dell’autostrada A4. Intanto il Friuli Venezia Giulia - secondo i dati Prometeia - sarà tra le quattro regioni italiane che il prossimo anno registreranno un incremento positivo del prodotto interno lordo accanto ad Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto, e che sperimenterà la ripresa più sostenuta dopo la contrazione registrata nel biennio 2008-2009. Nel 2010 è attesa una crescita del PIL a ritmi via via crescenti, fino allo 0,8%, valore più elevato del +0,5% stimato a livello nazionale; a trainare l’economia saranno il settore industriale e il mercato dell’auto. Tra gli ultimi atti amministrativi emanati a fine 2009, figura l’approvazione del disegno di legge in materia di energia, telecomunicazioni e distribuzione carburanti. Il testo detta nuove norme organiche di riferimento nei settori dell’energia e della rete di distribuzione dei carburanti, rivedendo e aggiornando le precedenti leggi regionali in materia, mentre, per quanto riguarda le telecomunicazioni, per la prima volta in ambito regionale disciplina organicamente il settore anche alla luce della realizzazione del progetto “ERMES” per la fornitura della banda larga a tutto il territorio regionale. In campo ambientale viene dato l’ok alla bozza del nuovo Piano regionale dei rifiuti che disegna quattro ambiti territoriali ottimali corrispondenti a quelli delle quattro province, dispone la libera circolazione in Friuli Venezia Giulia dei rifiuti urbani indifferenziati prodotti all’interno della regione stessa, e prevede la possibile presenza di nuovi impianti oltre a quelli già esistenti per il trattamento della frazione indifferenziata per garantire vantaggi economici agli utenti del servizio. Il testo, dopo l’esame della Commissione competente e la procedura di VAS (Valutazione Ambientale Strategica), tornerà in Giunta quest’anno per l’approvazione definitiva per poi venir inviato alle Province che dovranno a loro volta definire i piani attuativi in base ai quali bandire le gare europee per la gestione di tutta la filiera dei rifiuti, dalla raccolta allo smaltimento. Nei primi giorni di gennaio è ripresa l’attività del Consiglio regionale con le prime convocazioni delle Commissioni. In primo piano all’esame degli organismi consiliari figura il Piano sanitario e sociosanitario per il triennio 2010-2012 e le linee guida della riforma per il governo del territorio, sulle quali si aprirà subito dopo un confronto con tutti i soggetti interessati dal provvedimento, che verranno sentiti in audizione nella stessa mattinata. Carla Ciampalini febbraio10 59 Orizzonti Gente di Udine Nelle foto: Alberto Missoni e le sue colorate creazioni ALBERTO MISSONI CREATORE DELLE TORTE FINTE CHE ARREDERANNO I NEGOZI N ascono a Udine le torte e i pasticcini finti che dalla prossima primavera serviranno ad arredare le vetrine e i negozi della catena Benetton. Si tratta di torte e pasticcini, realizzate con vari materiali studiati ad hoc, che riproducono quelle vere con una tale esattezza e bellezza da essersi meritate l’attenzione di una rivista di grande prestigio come Vogue. Ideatore e creatore di questi simpatici e apprezzati prodotti realizzati interamente a mano è Alberto Missoni, un fantasioso e intraprendente udinese che normalmente si occupa della realizzazione di plastici per architetti, ma che da qualche tempo a questa a parte è molto impegnato nella sua veste di “finto-pasticcere”. “A questa idea – racconta Missoni – nella sua casa-laboratorio, ci sono arrivato per caso. Vengo, infatti, da una famiglia di artisti e ho sempre avuto la passione di realizzare manualmente le cose più disparate e per questo, un paio d’anni fa, una mia amica mi chiese di realizzare una confezione per contenere un prezioso regalo per una giovane donna dell’alta società friulana. Pensai, allora di creare una finta torta che si potesse aprire e nella quale fu inserito l’omaggio in questione”. La confezione fu molto gradita dalla destinataria 60 febbraio10 BENETTON e fu così che Alberto Missoni cominciò a realizzare una torta dopo l’altra, fino a quando, a fine 2008, su suggerimento della figlia di sua moglie, il novello “pasticcere per finta” iniziò a produrre anche pasticcini sperimentando per oltre un anno tecniche, materiali, resine, colori, decorazioni e procedimenti vari per far risultare i suoi prodotti più simili possibile a quelli veri. Alla fine delle sperimentazioni, riuscì ad arrivare a produrre torte, dolci e pasticcini finti ma talmente realistici che, vedendoli in una vetrina, è difficile riuscire a distinguerli da quelli veri. Il passo successivo fu il tentativo di proporre le sue creazioni a Udine, ma senza grandi successi perché, come afferma, “Udine è una città strana che tende a seguire le tendenze delle altre città, arrivando alle ‘novità’ spesso con un paio di anni di ritardo rispetto, ad esempio, a Milano”. A quel punto Missoni decise di creare un proprio sito internet per pubblicizzare le proprie torte finte (www.tortefinte.it) che fin da subito ha avuto centinaia di visite, decretando l’immediato successo dei suoi prodotti. “Dopo sei mesi dall’apertura del sito – racconta – sono stato contattato dalla Benetton che, dopo avermi richiesto alcuni prototipi, mi ha domandato di produrre 400 torte e qualche migliaio di pastic- cini e tortine da destinare a tutti i propri negozi nel mondo. E’ stata una grande soddisfazione, ma anche un duro colpo perché ciascun dolce è prodotto interamente a mano, con tempi di lavorazione di parecchie ore, mentre la Benetton mi ha dato due mesi di tempo per la consegna. C’era, poi, il problema dello spazio (messi uno in fianco all’altro tutti i dolci destinati all’industria veneta occupano oltre 300 metri quadri), dell’imballaggio e della spedizione. A quel punto – continua Missoni – mi sono rivolto a un mio amico imprenditore che mi ha aiutato a gestire la parte logistica. Parallelamente a questo lavoro sono stato contattato da altre grosse aziende di Milano e dalla Rai che mi ha richiesto una torta per un programma e mi ha inserito nell’albo fornitori”. A questo punto, l’esperienza è acquisita, ma per Missoni rimane il grande problema del passare da una produzione artigianale all’industrializzazione. “Personalmente – spiega il pasticcerefinto – non ho alcuna intenzione di sviluppare un’azienda, facendo diventare questa mio lavoro industriale. Da un lato, infatti, ci sono troppi ostacoli burocratici e fiscali che in questo Paese ti fanno perdere un sacco di tempo e la voglia di crescere. Dall’altro desidero continuare a fare prodotti di alta qualità, artigianale-artistica che non sono molto compatibili con l’industrializzazione e continuare a fare una vita serena senza tutti gli stress tipici della vita dell’imprenditore. Non voglio, insomma, trovare qualcuno ad Hong-Kong o in Cina che produca in serie quello che io realizzo manualmente, anche se mi rendo conto che ci sarebbe un mercato potenzialmente molto interessante”. Per soddisfare la richiesta di Benetton, tuttavia, Missoni ha dovuto compiere alcune passaggi tecnici per velocizzare la produzione e non esclude che ci siano alcuni altri accorgimenti che potrebbero portare a una parziale industrializzazione, garantendo comunque la realizzazione di prodotti artistico-artigianali, di pezzi unici ed è, quindi, disponibile a fare da consulente a chi, eventualmente, volesse industrializzare e commercializzare la sua idea, “ma non mettendomi in prima persona a fare l’imprenditore”. Chi è interessato, dunque, si faccia avanti. c.t.p. Orizzonti KAIA TANI Ente Friuli nel Mondo la guesthouse tra magia e il sogno realizzato dell’Africa Un sogno. L’Africa. Un desiderio. Costruire il futuro tra i suoi magici colori. Alberto Scattolin quando racconta la sua vita, ai confini col Kruger Park in Sudafrica, ha lo sguardo scintillante di chi è riuscito a trasformare un sogno in realtà. “Ho trascorso una vita normale – spiega Alberto, 44 anni originario di Udine -, un’infanzia in città, una laurea in legge conseguita tra Trieste e Roma, un lavoro come promotore finanziario. Ma un chiodo fisso: l’amore per l’Africa e i suoi animali” Perché proprio l’Africa? Perché è un “Paese arcobaleno” affascinante, coinvolgente. Svegliarsi e ascoltare i versi degli animali sono sensazioni uniche e con il Kruger Park a due passi capitano spesso. Sopra: Alberto Scattolin con la moglie Daniela ed il figlio Robert; a sinistra, il Kaia Tani luglio del 2006, 15 minuti prima del termine della partita finale dei mondiali di calcio Germania-Italia. Eravamo io, Daniela, Robby, due gatti e un cane. Com’è iniziata l’avventura? Quando ero bambino il desiderio dell’Africa mi Che attività avete teneva compagnia ma poi, crescendo, sono stato intrapreso? assorbito dalla vita ‘’normale’’. Con la morte di entrambi i miei genitori, a distanza di sei mesi l’uno Abbiamo investito circa 300mila euro e acquistato due proprietà nel nord del Paese, a Phalaborwa, dall’altro, ho capito che non avevo più legami afuna per la casa e l’altra destinata alla guesthoufettivi che mi tenevano radicato in Friuli. Per lavoro se che gestiamo: il Kaia Tani. Sei camere (4 dopho girato un po’ tra Mestre, Cortina, Bolzano. Mi pie e 2 familiari, 48 euro B&B, 60 euro per la mezza sono fermato a Brunico dove risiedeva mia moglie pensione) a un chilometro dal Kruger dove porto Daniela, fotografa professionista. Poi, nel 1994 è i clienti per le escursioni nel parco. Ho acquisito un nato Robert, nostro figlio. Nel 1995 io e Daniela patentino speciale come guida abbiamo acquistato un che mi permette di organizvolo last minute per il “Le nuove opportunità zarmi al meglio. Di solito la Kenia. A quel viaggio avimprenditoriali dell’Africa sveglia per le escursioni suona vincente, ne sono seguiti sono focalizzate soprattutto in alle 4 e mezzo del mattino. Il altri fino al 2001, tutti in Mozambico, terra dalle importanti piccolo ristorantino è l’altro Africa: Tanzania, Zambia, prospettive che attrae sempre più servizio offerto. Naturalmente Namibia. investitori. Vanta un mare cristallino i sudafricani mi chiedono i e una fauna acquatica unica. piatti italiani e gli italiani si Poi è arrivato il SudaAnche noi vorremmo realizzare un tuffano nei sapori sudafricani. frica... progetto turistico e stiamo cercando Nel 2002 siamo stati rapartner con cui svilupparlo” L’integrazione è stata piti dalla bellezza del Sudifficile? dafrica e abbiamo deciso Per nulla. Con i locali ci troviadi comprare una piccola mo benissimo, sei sono divenuti nostri collaboratocasetta tutta nostra dove rifugiarci 3/4 volte l’anno. ri. Però il razzismo esiste, ma non appartiene certo Costo dell’operazione: 20mila euro e le innumea chi si trasferisce in Sudafrica, ma a chi già vive lì. revoli ore di volo che affrontavamo. Quella terra ci piaceva perché univa l’incanto del continente Come vede l’Italia di oggi? africano alla sicurezza delle infrastrutture europee. Ingessata e statica, nonostante le innumerevoli Nel dicembre del 2005 Daniela, che conosceva e risorse a disposizione. condivideva il mio amore per quella terra, mi ha detto: “Andiamo!”. Sono seguiti sei mesi di pratiche E come spiega il successo degli italiani ale burocrazia. Siamo atterrati definitivamente il 4 l’estero? Il nostro popolo ha la capacità di dedicarsi in prima persona alle attività, le segue da vicino. Se necessario si cimenta in settori nuovi senza timore, ma con intraprendenza e coraggio. Quali i canali di promozione per il Kaiatani? Funzionano benissimo il passaparola e internet. Avete inserito dei programmi speciali in previsione dei Mondiali di calcio? Tifo a parte, abbiamo già ricevuto prenotazioni e ci occuperemo di fornire un servizio di transfert verso gli stadi più vicini dove giocherà la nostra nazionale. Come conserva il legame col Friuli? La sponsorizzazione dello Scatto d’oro e d’argento, un festival di cortometraggi che sostengo da sempre. Quando torno a Udine due volte all’anno e vedo i vecchi amici è sempre una gran gioia. Paola Del Degan GUESTHOUSE KAIA TANI sito web: www.kaiatani.com e-mail: [email protected] Tel. 0027 (0)15 7811358 Fax 0027 (0)15 7811216 febbraio10 61 Orizzonti Libri a cura di C.T.P. g IL LIBRO DEL MESE Michele Ainis = LA CURA Contro il potere degli inetti per una repubblica degli eguali Chiarelettere Pagg.: 183 euro 14,00 Sono tante le denunce dei guai italiani che negli ultimi anni abbiamo potuto leggere in molti libri di maggior o minor successo, con questo volume, però, il costituzionalista Michele Ainis prova, dopo aver aggiunto ulteriori pesanti critiche al sistema Italia, a un decalogo di possibili (e spesso assai condivisibili) soluzioni. Una cura per cercare di guarire una società che, afferma l’autore, non sa premiare i meritevoli, è feroce con i deboli e chiude spesso un occhio sui frequenti abusi dei potenti di turno. Un volume per cercare di stimolare nei lettori una “sussulto di coscienza” che scuota il Paese dall’immobilismo, Altre letture consigliate Luce Irigaray = CONDIVIDERE IL MONDO Bollati Boringhieri Pagg.: 133 euro 14,00 Dalla filosofa e psicanalista belga Irigaray un volume per invitare riscoprire il valore dell’altro, che secondo l’autrice “è stato escluso dall’elaborazione della cultura occidentale” e a scoprire la bellezza della condivisione dei sogni, dei progetti, delle difficoltà e delle conoscenze. Riconoscere che possediamo la verità può aiutarci a risolvere i dilemmi del nostro tempo. “L’attuale epoca multiculturale – scrive la Irigaray - ci apre prospettive sugli aspetti relativi della nostra tradizione. Il mondo che credevamo unico si rivela un’evoluzione parziale e incompleta dell’umanità. Una parte, fin qui misconosciuta, della nostra verità – continua –, può apparirci grazie all’altro, se accettiamo di dischiudere il nostro orizzonte”. Grazie alla scoperta dell’altro e alla condivisione possiamo dunque, secondo la filosofa belga, iniziare il cammino verso lo sviluppo di una nuova epoca culturale nella quale i valori “di coesistenza nella differenza, sono considerati e coltivati”. Un libro complesso, come lo sono spesso quelli dei filosofi, ma di grande interesse e che induce a meditare sui cambiamenti che stiamo vivendo e sul modo con il quale ci rapportiamo ad essi. 62 febbraio10 Lance Henson = I TESTI DEL LUPO – THE WOLF TEXTS Nottetempo Pagg.: 81 euro 7,00 Piccola chicca editoriale che propone in versione bilingue (italiano-inglese) una raccolta del poeta cheyenne Lance Henson che per sua espressa volontà è stata pubblicata da Nottetempo in prima edizione mondiale. Si tratta di venticinque brevi poesie composte da Henson per la gran parte in Italia durante i suoi ripetuti soggiorni nel nostro Paese. Figlio di una cheyenne e di un francese (stupratore e sconosciuto), Henson è da sempre un militante dell’American Indian Movement e si batte per evitare la sparizione delle culture native americane. Pur utilizzando la lingua dei conquistatori (l’inglese) che egli volutamente trasforma rifiutando alcune convenzioni come l’uso delle maiuscole e della punteggiatura, egli ha saputo far sentire alta nel mondo alta la voce del suo popolo, attraverso oltre 20 raccolte di poesie e corsi di scrittura poetica tenuti negli Usa, in Europa e anche in Italia. dal perdonismo e dall’acquiescenza passiva in cui sembra essere caduto. Un decalogo per porre rimedio alla cultura cattocomunista che secondo Ainis ha pervaso il Paese penalizzando la meritocrazia e il senso di responsabilità e, conseguentemente, la libertà di tutti e di ciascuno. Fra i punti più significativi del decalogo l’individuazione della necessità: di “azzerare con un colpo di spugna gli ordini professionali”; di rompere l’oligarchia dei partiti e dei sindacati; di annullare i privilegi della nascita; di rifondare l’università sul merito e garantire l’equità dei concorsi; neutralizzare i conflitti di interesse e favorire il ricambio della classe dirigente con il limite di due mandati; promuovere il controllo democratico introducendo la possibilità di revoca degli eletti e generalizzando la mozione di sfiducia. Un decalogo che probabilmente nel nostro Paese rimarrà lettera morta. Scommettiamo? Roger Crowley = IMPERI DEL MARE Dall’assedio di Malta alla battaglia di Lepanto Bruno Mondadori Pagg.: 337 euro 28,00 Ben scritto e ben tradotto (a parte il sotto-titolo che si sarebbe potuto tradurre direttamente dal pi più efficace originale inglese: la battaglia finale per il Mediterraneo1521-1580), il libro racconta in modo appassionante un periodo storico nel quale il Mare Nostrum era ancora il centro del mondo e sulle sue acque si svolgeva una drammatica e sanguinosa battaglia fra oriente e occidente, fra islam e cristianesimo, per il suo controllo. Crowley prende le mosse dalla dichiarazione di guerra che il sultano Solimano, dieci mesi dopo la sua ascesa al trono e all’indomani della conquista di Belgrado, spedì al Gran Maestro dell’Isola di Rodi. L’isola greca cadde il giorno di Natale del 1522 e i Cavalieri superstiti si trasferirono a Malta. Iniziava così uno scontro terribile che ebbe i momenti più cruenti nell’assedio di Malta del 1565 e nella conquista ottomana di Cipro (allora in mano ai veneziani) nel 1571, per concludersi (di fatto) con la sconfitta della flotta turca a Lepanto il 7 ottobre 1571 in una battaglia navale che vide morire 40mila uomini e affondare 100 imbarcazioni. Un bel libro per riscoprire un momento storico che, ancora oggi, è alla base di molte “incomprensioni” fra il mondo cristiano e quello musulmano. Orizzonti Sport UN “CUORE” FRIULANO ALLE OLIMPIADI INVERNALI Dal 12 febbraio a Vancouver la 21° edizione dei giochi: portabandiera nazionale il nostro Giorgio Di Centa, che punta a ripetere i risultati di Torino 2006. E dietro di lui... I l conto alla rovescia sta per scadere: il 12 febbraio, preceduto dallo slogan “with glowing hearts” (con cuori ardenti), il freddo e lontano Canada ospiterà a Vancouver, fino all’ultimo giorno del mese, la 21a edizione dei Giochi olimpici invernali, per la terza volta nel Paese dei grandi spazi liberi dopo Montreal ‘76 e Calgary ‘88. E per i tifosi friulani sarà di nuovo il momento di appassionarsi davanti alla tv – in orari un po’ anomali, visto il fuso orario – per la “valanga azzurra” che, nelle due edizioni precedenti, ha vissuto momenti di gloria anche grazie alla pattuglia di casa nostra. Non è soltanto campanilismo, ma un dato di fatto. Delle 11 medaglie di Torino 2006, quella che tutti hanno davanti agli occhi è sicuramente l’oro guadagnato dal nostro Giorgio Di Centa proprio nell’ultima gara individuale: la 50 km tecnica libera, che ha permesso all’atleta friulano di ricevere la medaglia (dopo un altro oro guadagnato nella staffetta) proprio dalle mani della sorella Manuela, membro del Comitato olimpico e a sua volta protagonista delle edizioni precedenti dei Giochi invernali. Un risultato, quello del carabiniere di Paluzza, che ha spinto la Federazione a scegliere proprio Di Centa come portabandiera della spedizione italiana. Il tricolore consegnato dal presidente della repubblica Giorgio Napolitano nelle mani del nostro campione e di Gianmaria Dal Maistro, vessillifero per i con- comitanti Giochi Paralimpici, è un segnale tangibile dei grandi risultati ottenuti dallo sci regionale in questi anni. E la commozione di Di Centa, che a stento ha trattenuto le lacrime durante le cerimonia, è la testimonianza che esistono ancora sportivi e sport “veri”, dove il sacrificio viene ripagato da sensazioni intense e non dal vil denaro. “A Vancouver – sono state le prime parole di Giorgio Di Centa dopo la consegna del tricolore – avrò emozioni fortissime a rappresentare non solo la squadra italiana, ma anche tutti gli appassionati degli sport invernali. Partiamo per tentare di agganciare almeno una medaglia, di qualsiasi colore”. In effetti, ancora una volta, proprio dallo sci di fondo arrivano le speranze maggiori di incrementare il medagliere azzurro, con Di Centa che, dopo il secondo e quarto posto nella Coppa del Mondo di quest’anno, continua ad avere ottime chance sia nella staffetta che nelle gare individuali. Al suo fianco, ancora una volta, il sappadino (friulano di adozione) Pietro Piller Cottrer, cui manca – nel ricco medagliere personale – proprio l’oro alle Olimpiadi. Dietro i due “giganti”, sicura la presenza di Alessandro Pittin, classe 1990, la grande speranza della combinata nordica italiana: il 2009 ha portato allo sciatore carnico il primo podio in Coppa del Mondo (terzo posto a Ramsau), dopo alcuni piazzamenti importanti tra i primi dieci e un sesto posto dal trampolino grande. Sicuri protagonisti a Vancouver – da anni in cima alla classifiche delle città con più alta qualità della vita - saranno anche i due saltatori Sebastian Colloredo e Andrea Morassi, già presenti a Torino e tra le speranza azzurre dal trampolino, dove saranno guidati ancora da Roberto Cecon. Molto probabili – anche se le convocazioni, ufficialmente, arriveranno soltanto a fine mese – anche gli inserimenti nel lato “rosa” della pattuglia azzurra di Silvia Rupil e Corinna Boccacini. La prima ha conquistato proprio nell’anno appena concluso i suoi primi punti in Coppa del mondo nella 10 km tl di Dabos, mentre la snowboarder udinese rimane uno dei nomi “sicuri” della specialità a livello nazionale. Più di qualche possibilità di strappare il biglietto per il Canada sembra averla anche il tarvisiano Giuseppe Michielli, tre volte campione italiano, con buoni piazzamenti a Torino 2006 e possibile protagonista della prova a squadre di combinata, che si svolgeranno a Whistler, località della British Columbia a circa 100 km da Vancouver. Meno sicura la “chiamata” di Giacomo Matiz, il più forte in Italia nella specialità Moguls di freestyle, dal 2006 in Coppa del Mondo, ma chiamato a un’impresa per raggiungere le prime posizioni nazionali. Niente da fare, purtroppo, per Lucia Mazzotti, tarvisiana di adozione che nelle ultime stagioni è stata stoppata da una serie di infortuni – ultimo, quello al ginocchio di poche settimane fa - che ancora una volta impedirà alla nostra regione di portare una rappresentanza di peso nello sci alpino. Due orgogli dello sport invernale azzurro: Alberto Tomba e Giorgio Di Centa Andrea Ioime febbraio10 63 AGRODOLCE 64 febbraio10 di Paolo Tarabocchia febbraio10 65 L’Opinione A PROPOSITO DI... INNOVAZIONE L ’indagine rapida condotta a fine anno da Confindustria Udine ha evidenziato come “nonostante l’andamento negativo del 2009” le imprese abbiano “continuato ad investire soprattutto sulla formazione (72 industrie su 100) e con quote inferiori nell’impiantistica (54 su 100) e nell’innovazione (48 su 100)” Un risultato che non stupisce, perché un’impresa che non continua ad investire – e in particolare in formazione e innovazione (che sono poi, a ben vedere, due facce della stessa medaglia) – è destinata a soccombere. E il fatto che benché il “2009 sia stato un anno pesante” gli imprenditori, come sottolinea la stessa associazione di Palazzo Torriani, non si siano “ripiegati su se stessi” è un segnale decisamente incoraggiante. Se non altro, i dati confermano che l’impresa è pronta a raccogliere con fiducia (o almeno, obtorto collo, ma comunque avanti si va…) le nuove sfide. Tanto più che, in previsione 2010, da parte degli imprenditori intervistati c’è la propensione a rafforzare gli investimenti in macchinari (60 su 100) ed in innovazione e ricerca (56 su 100). Dunque, si procede sulla strada dell’innovazione: una scelta obbligata, oltre che un tema diventato vero e proprio “tormentone”. Innovare, innovare, innovare. Quasi come se chi opera sul campo ogni giorno possa prescinderne. Da parte degli imprenditori – come dimostra l’esito dell’indagine rapida – si è compreso ampiamente come questo aspetto sia ineludibile, pena la scomparsa dal mercato. Ma se è la portata economica dell’azione innovativa quella che viene abitualmente sottolineata – l’attenzione viene soprattutto focalizzata sui vantaggi che l’innovazione garantisce all’impresa, aumentandone la competitività attraverso sistemi di produzione più convenienti o perfezionamenti del prodotto (quando non si tratti di vere e proprie “scoperte”, come nel caso del telefono cellulare, diventare nell’arco di un ventennio scarso un “partner” quasi insostituibile per chi lavora e non solo) – è altrettanto vero che l’evoluzione tecnologica non può essere disgiunta da quella culturale, alla quale è intimamente connessa. L’innovazione presuppone un atteggiamento “aperto” – quella stessa apertura che viene richiesta, peraltro, anche dalla crisi in- ternazionale che ha cambiato gli scenari globali, scompaginato il quadro d’insieme, sovvertito i punti di riferimento. Innovare, per gli imprenditori, significherà non solo migliorare la competitività, ma anche trovare un approccio nuovo a problemi vecchi. L’aspetto tecnologico sembra quindi quello quasi meno “preoccupante”: la presenza sul territorio dell’Università e di numerosi centri di ricerca dovrebbe poter assicurare – ma sempre a condizione che il rapporto tra mondo accademico e imprenditoriale si consolidi, con l’obiettivo di dare risposte vere e concrete alle esigenze delle imprese – un crescente trasferimento di conoscenze, così come la formazione di quelle figure rese vieppiù necessarie dal progresso tecnologico. Quello che potrà dare una marcia in più, sarà invece il cambiamento proprio a livello culturale, di mentalità, la capacità di rispondere alle nuove esigenze anche in un’ottica sistemica, di cambiare passo, di saper “sognare” con la testa sopra le nuvole, ma con i piedi ben piantati per terra. Servirà il coraggio di tentare nuovi approcci (un esempio innovativo è anche quello delle 22 aziende agricole delle province di Udine e di Gorizia che, auspice la Cciaa udinese, hanno dato vita ad un’Ati, associazione temporanea di imprese, per “aggredire” insieme, pur mantenendo ciascuna la propria autonomia, il mercato americano sul fronte del vino), di sperimentare, di cercare soluzioni creative. Tutte cose ampiamente praticabili dalle aziende friulane che hanno dimostrato di avere la forza di tenere nella situazione di crisi e di potersi rilanciare. Magari osando qualcosa di più. E, confidando, in caso, laddove la programmazione non può giungere, in quella “serendipità” che in più occasioni ha accompagnato fortunate scoperte… Ma bisogna provarci. Mauro Filippo Grillone Dunque, si procede sulla strada dell’innovazione: una scelta obbligata, oltre che un tema diventato vero e proprio “tormentone” 66 febbraio10 febbraio10 67 68 febbraio10