Sua altezza Grace Kelly di Monaco principessa infelice, come Lady D.
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Sua altezza Grace Kelly di Monaco principessa infelice, come Lady D.
LUNEDÌ 6 GIUGNO 2005 L'UNIONE SARDA 21 SPETTACOLI & SOCIETÀ Una biografia racconta la vita della musa di Hitchcock nella prigione dorata di Montecarlo GRANDI EVENTI Sua altezza Grace Kelly di Monaco principessa infelice, come Lady D. Abbandonò Hollywood e soffrì in silenzio i tradimenti del marito Ranieri SNOTIZIES SDAL MONDOS Processo Jackson Mentre Michael Jackson attende il verdetto nel suo ranch di Neverland, la giuria chiamata a decidere sul suo destino tornerà riunirsi questa mattina nel tribunale di Santa Maria in California. Jackson rischia venti anni di reclusione per molestie sessuali su Gavin Arvizio, un ragazzino oggi quindicenne e che all’epoca aveva tredici anni, e la sua sorte è nelle mani di otto donne e quattro uomini che nei prossimi giorni prenderanno in esame il materiale raccolto in tre mesi di udienze e 141 testimonianze, 91 per l’accusa e 50 per la difesa. Il difensore di Jackson ha detto alla giuria che Arvizio e la sua famiglia sono dei «professionisti dell’estorsione». Nella requisitoria finale il vice-procuratore Ron Zonen ha a sua volta accusato Jackson di essere un «predatore sessuale». Non è chiaro quanto potranno durare le deliberazioni dei giurati. Marilyn all’asta L’agendina degli indirizzi di Marilyn Monroe è stata venduta, nel corso di un’asta on line, per 90 mila dollari. Il quadretto ad acquerello, acquistato per 78 mila dollari da un collezionista del Rhode Island, raffigura una rosa rossa ed era inizialmente dedicato al presidente John Kennedy, anche se un funzionario della casa d’aste ha precisato che non venne mai inviato al destinatario perchè la star morì per overdose di barbiturici prima del compleanno. Sull’agendina ci sono centinaia di numeri di telefono, da quello della tintoria frequentata dalla diva a quelli di amici come Frank Sinatra, Henry Fonda, Jack Benny e l’ex marito Joe Di Maggio. La storia di Grace di Monaco, incredibilmente simile a quelle di Soraya e di Lady Diana, è una favola ma non sempre con contorni fiabeschi a lieto fine perché è la vita di una donna che a ventisette anni decise di cambiare il suo destino, abbandonando la carriera di star e scegliendo l’amore e il trono di Montecarlo. Il percorso esistenziale, precocemente interrotto il 14 settembre 1982, è narrato da Joanna Spencer nel libro Grace. Principessa disincantata (Mondadori pag. 177 - euro 15). Alta, bionda, lineamenti perfetti, ricca, nobile, moglie di un principe e madre di tre bellissimi bambini, Grace Kelly sembra possedere tutto ciò che la vita può dare, eppure è infelice. Lo rivela la sorprendente biografia di Joanna Spencer, pseudonimo di una giornalista di origine irlandese, amica di Grace e vicina alla famiglia Grimaldi. Quando ricorderà il periodo iniziale della sua vita a corte (il 23 gennaio 1957, a nove mesi e quattro giorni dal matrimonio nacque la principessina chiamata Caroline), Grace dirà: «Durante il primo anno persi la mia identità perchè non avevo i mezzi per ricaricare le batterie. Lasciai che mio marito e gli impegni di palazzo modificassero la mia personalità. Fu un errore». Decise così di ritrovare se stessa. Essendo ingrassata dopo le due gravidanze (il 14 marzo del 1958 era nato Alberto) iniziò dalla forma fisica, seguendo un programma di nuoto, dieta e camminate. In poche settimane riacquistò la linea. Un ruolo che Grace prese sempre sul serio fu quello di madre ma i figli, rivela il libro, erano difficili da tenere e anche il marito era un po’ troppo freddo, distratto e forse non del tutto fedele. Decisivo fu il sogno interrotto di un ritorno al cinema: nel 1962 si rifece vivo Alfred Hitchcock, cercando di scritturare la sua attrice preferita per affidarle il ruolo di protagonista nel film Marnie. Le riprese si sarebbe svolte nei due mesi di vacanze estive che Ranieri e Grace aveva- no progettato di trascorrere negli Stati Uniti. Il 19 marzo 1962, Grace ricevette i Membri del Consiglio della Corona e disse loro: «Signori, ho una notizia per voi. Ho accettato di apparire in un film». La voce si diffuse subito e fu variamente commentata per settimane. Intervistati per strada i monegaschi si dichiararono scandalizzati e abbandonati. Alla fine un comunicato di Palazzo, adducendo motivi di salute, fece sapere che la Principessa non avrebbe interpretato alcun ruolo cinematografico. Si sussurrò - sostiene la biografia della Spencer - che il generale De Gaulle, il Papa e forse Ranieri l’avessero convinta a rinunciare. In realtà, si era piegata al volere di tremila monegaschi ostili all’idea che la loro Principessa potesse partire per Hol- Sulle gradinate dell’Anfiteatro [MAX SOLINAS] In arrivo Elisa, Fiorello, Carreras Morandi ha inaugurato l’estate dell’Anfiteatro Gianni Morandi concede il bis. Cambia la città, ma il concerto è sempre lo stesso. Un bello spettacolo solido e rassicurante che mescola la nostalgia dei Sessanta che furono all’energia dei sessanta che sono. Ma a regalare morbide suggestioni allo spettacolo cagliaritano di Gianni Morandi è l’Anfiteatro romano. Se il pubblico sassarese si è dovuto accontentare delle gradinate sdrucite del palazzetto di piazzale Segni, Cagliari no, Cagliari ha le sue pietre antiche, ancora più belle sotto queste stelle di giugno. E l’Anfiteatro, alla sua prima ufficiale di questa stagione 2005, non delude. Tanto che lo show di Gianni Morandi - organizzato, come la data sassarese, da Vox Day - pare anche più bello. Sarà che all’Anfiteatro si respira aria nuova: la gestione, secondo un accordo siglato qualche settimana fa, è passata ai privati. Adesso è Sardegna Concerti a gestire l'Anfiteatro romano. L'accordo è stato raggiunto dopo una lunga trattativa tra la Fondazione del Teatro lirico, il Comune e la più grande organizzazione di spettacoli dell'Isola. Due gli obiettivi principali dell'intesa: sgravare la Fondazione dai costi elevati di una struttura (gestita per conto del Comune) che non usa e consentire a chi l’Anfiteatro lo sfrutta davvero (gli organizzatori) di avere un'arena per gli spettacoli a costi contenuti. E così la nuova era dell’Anfiteatro ha preso il via con il concerto di Gianni Morandi, due ore e mezzo in equilibrio tra vecchie glorie (In ginocchio da te, Fatti mandare dalla mamma, Un mondo d’amore) e nuovi successi (sono i brani di A chi si ama veramente , nuovo album che dà il titolo al tour). Nello spettacolo - prodotto da Ballandi Entertainment e Mormora Music, testi di Francesco Freyrie, regia di Enor Silvani - l'artista ha portato sul palco la giovane promessa cagliaritana Federica Camba e i Ridilllo, band di belle speranze. Ma l’estate è lunga. E sul palcoscenico di viale Fra Ignazio arriveranno i concerti di Elisa, Fiorello, Renga, De Gregori, José Carreras, e grosse produzioni versioni musical: Grease, Pasiones, Footloose , La febbre del sabato sera, Pinocchio, a cui bisogna aggiungere i balletti Don Chisciotte con Andrè de la Roche e Sirtaki, omaggio a Zorba con Raffaele Paganini. Musica. Il Boss ha aperto due giorni fa a Casalecchio di Reno la prima delle tre date italiane Diavolo di un Bruce Springsteen LeBon e gli altri Il concerto è iniziato con la loro comparsa sul palco, senza musica: i magnifici cinque Duran Duran hanno raccolto un boato d’applausi per la loro riunione a Verona, sabato sera. Su loro spiccava Simon LeBon, dimagrito, ringiovanito di 20 anni, in completo nero e giacca bianca. Ha catturato tutti, e soprattutto il pubblico femminile, per bellezza e simpatia, insieme agli storici compagni: i tre Taylor, John il fondatore (al basso), Andy (alla chitarra), Roger (alla batteria) e Nick Rhodes, l’unico con i capelli bianchi (tastiere). E le trentenni o quarantenni avranno di nuovo immaginato di sposare Simon LeBon sulle onde della canzone “Sunrise”, come aveva scritto una fan degli anni ’80, in un libro diventato allora un successo, cavalcando l’onda di quello musicale di quello inglese. La principessa Grace Kelly lywood. Dopo la decisione, Grace accusò una grave depressione nervosa. Quattro anni dopo, alla domanda di un giornalista: «È felice?», rispose:«Non prevedo di esserlo. Non cerco la felicità. Forse è il motivo per cui, in un certo senso, sono soddisfatta della mia vita». Nel corso degli anni, rivela l’autrice, Grace arrivò a progettare anche il divorzio ma vi rinunciò per un blindatissimo contratto prematrimoniale che prevedeva l’affidamento dei figli al marito. Prigioniera di una gabbia dorata, confidò ad un amico di sperare nell’arrivo di un principe che potesse strapparla alla solitudine. Quel principe, si scopre nella biografia, arrivò ma non aveva sangue blu ma jeans e polo: era un regista ungherese di quindici anni più giovane. Il libro, nello scorrere la vita della principessa, ricorda anche i cuori che fece impazzire: dallo Scià di Persia al figlio dell’Aga Khan, da Clark Gable a Bing Crosby. Se gli ultimi mesi della sua vita furono felici non è chiaro. Con Ranieri trovarono un modus vivendi. Accettarono di andare ognuno per la propria strada ma anche che le due strade non fossero troppo divergenti: si consolidarono così l’affetto e il rispetto venato di tenerezza che costituirono la base del loro rapporto fino alle 9.54 del 13 settembre del 1982 quando la Rover di Grace con Stephanie a bordo precipitò nel vuoto per trenta metri lungo la costiera che porta a Monaco. Grace arrivò in ospedale in condizioni disparate. Alle 22.15 del 14 settembre morì, e forse il suo ricordo andò a quel 19 aprile del 1956 quando con un matrimonio da favola cominciò la sua vita da favola. Le sue spoglie riposano nella Cappella dei Grimaldi, sotto l’altare maggiore. Sulla lapide di marmo bianco si legge: Grace Patricia consorte di Ranieri III deceduta nell’anno del Signore 1982. Il libro è arricchito da numerose foto in bianco e nero che, come un filmato, ripercorrono flash della vita di Grace, dal 1954 alla fine degli anni ’70. Il re è nudo: sul palco canta e suona da solo, senza l’E Street Band Bruce Springsteen Nell’ottobre 2002 al PalaMalaguti di Casalecchio di Reno, alle porte di Bologna, era con l’E Street Band ma oggi il Boss, Bruce Springsteen, sarà solo, con le sue chitarre, l’armonica, il pianoforte, il pump organ, nei concerti sold out da mesi: oggi al PalaLottomatica di Roma e domani al al FilaForum di Milano. L’altra data, la prima, due giorni fa ancora una volta a Casalecchio, è stata un successo. Il Solo and acoustic Devil & dust tour, fa seguito al disco dei mesi scorsi che ha mandato i fans in fibrillazione sia per la musica ruvida che per testi aspri e senza troppe concessioni sentimentali, con riferimenti nemmeno troppo velati all’attualità come la guerra in Iraq, un impegno arrivato dopo quello per la campagna presidenziale di Kerry che Springsteen e altri artisti hanno sostenuto. E nel tour, partito il 26 aprile da Detroit nel giorno di uscita del disco, e che in Europa prevede altre dieci date dopo l’Italia fino al 25 giugno (l’altra sera si è esibito a Barcellona), il Boss propone i brani nuovi ma anche canzoni poco frequentate e riarrangiate in modo originale, oltre a classici come The river, eseguita al pianoforte. Saranno due ore e mezzo di concerto per venticinque brani. Ho il dito sul grilletto, ma non so di chi fidarmi, quando ti guardo negli occhi vedo solo demoni e polvere. Sono i primi versi di Devils and Dust, la canzone che dà il titolo all’album e al tour. È un dolente viaggio acustico nell'America degli sconfitti che prende le mosse raccontando la paura e lo sgomento dei soldati nella Guerra dell'Iraq. «Quando ho firmato il mio primo contratto ero considerato un cantautore acustico», racconta il Boss prima di salire sul palco, «è mi sempre piaciuto suonare in questa dimensione, mi piace la dimensione quasi drammatica di un concerto dove la gente sa che ci sono io e il pubblico. Non suonerò la versione acustica dei miei classici, non si tratta di fare Thunder Road con la chitarra acustica, ma di proporre il repertorio e le atmosfere di Ghost of Tom Joad e Devils and Dust». La citazione di Ghost of Tom Joad ha un valore particolare perchè buona parte delle canzoni del nuovo album sono state scritte proprio nel periodo in cui è nato quell'album, cioè attorno al 1996 (due brani, The hitter e Long time comin sono state suonati in quel tour). Il mate- riale ha atteso quasi dieci anni per essere pubblicato a causa proprio della reunion con la E Street, dalla quale sono nati prima l'album The Rising e poi la tournée. «Ho scritto molte di queste canzoni dopo i concerti del tour del '96: tornato in albergo approfittavo di avere ancora la voce, al contrario di quanto mi accade dopo aver urlato per tre ore quando con me c'è la E Street Band», racconta Springsteen. Quanto alla title track è stata scritta all'inizio della guerra in Irak. Devils and Dust è prodotto da Brendan O’Brien (lo stesso di The Rising) che suona anche il basso, con Steve Jordan alla batteria (uno dei session man più richiesti del mondo). In qualche brano c'è anche Soozie Tyrell (violinista polistrumentista cooptata nella E Street Band), Danny Federici (tastierista della E Street Band), Patti Scialfa, al secolo signora Springsteen, Chuck Plotkin e una sezione d'archi. Ma il suono è essenzialmente quello ormai caratteristico dello Spirngsteen acustico, un sound minimale, volutamente sporco che viene direttamente dalla lezione di Woody Guthrie e Hank Williams, «credo che sia ciò che potrebbe uscir fuori da molto del country di oggi, immaginate quel suono che ti entra nelle ossa». Ma sul palco di Roma e Milano tutto questo non ci sarà. Il Boss sarà solo. Springsteen è narratore di storie, le sue canzoni migliori sono dei film in musica di qualche minuto. Così come per Tom Joad, anche la maggior parte delle storie di Devils and Dust sono ambientate nel sud ovest degli Stati Uniti, lungo quella Frontiera, the border, tra la California e il Messico che è il teatro dell'epopea diseredata degli immigrati clandestini. C'è perfino qualche frase di spanglish, il mix linguistico tra inglese e spagnolo, in queste nuove liriche che Bruce Springsteen interpreterà. C’è attesa anche per capire se il Boss riuscirà a creare il solito magico feeling con un pubblico che lo ama a dismisura, anche nei grandi spazi dei palasport, dopo che nel 1995 per The ghost of Tom Jod aveva cantato sempre in solo nei più raccolti teatri. Intanto, dopo il trionfale concerto bolognese, fuori dai grandi palasport delle metropoli già impazzano i gadget del Boss: perizoma rosa con il profilo del rocker, e poi magliette, cappellini, sciarpe.