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2015_03_NOTIZIARIO_lugliosettembre
n° 3/2015 il Notiziario dell’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della provincia di Rimini Anno XVIII, Numero 3, Luglio - Settembre 2015 Poste Italiane S.p.A. Spedizione in Abbonamento Postale 70%-CN/RN. Aut. Tribunale Rimini n. 4/98 del 31/03/1998 il Notiziario sommario dell’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della provincia di Rimini Editoriale....................................................................................................................... 4 • Mobile Health: la necessità di una regolamentazione Anno XVIII, Numero 3, Luglio - Settembre 2015 Il punto redazionale.................................................................................................. 6 PILLOLE ............................................................................................................................. 8 • Rassegna di notizie a piccole dosi Focus sulla Professione........................................................................................... 9 • Epatite C, la rivoluzione della terapia Direttore responsabile: dott. Mauro Giovanardi Segretaria di redazione: Valentina Aureli Coordinatore editorale e di redazione: dott.ssa Antonella Chiadini Redazione: dott. Melchisede Bartolomei, dott.ssa Loreley Bianconi, dott. Girolamo Buono, dott. Giovanni Cananzi, dott. Luigi Casadei, dott.ssa Antonella Chiadini, dott. Stefano De Carolis, dott. Maurizio Della Marchina, dott. Marco Grassi, dott. Sergio Grassia, dott.ssa Anna Maria Laneve, dott. Saverino La Placa, dott. Giovanni Morolli, dott. Maurizio Pallanti, dott. Emilio Rastelli, dott. Andrea Santarelli Contributi a questo numero da: dott. Giorgio Ballardini - direttore U.O.C. Medicina Interna 2 Rimini dott. Flavio Bologna - cardiologo libero professionista dott. Franco Desiderio - coordinatore Commissione Medicine Non Convenzionali dott. Franco Magnoni - cardiologo libero professionista Commissione Giovani Medici Omceo Rimini Grafica e stampa a cura di agenzia NFC - Rimini - tel. 0541 673550 - www.agenzianfc.com Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della provincia di Rimini Via Flaminia, 185/B - Rimini Tel. 0541.382144 - fax 0541.382202 lunedì e mercoledì dalle 10.00 alle 17.00 martedì, giovedì e venerdì dalle 10.00 alle 13.00 www.omceo.rn.it - [email protected] Vita dell’Ordine.......................................................................................................... 12 • Registro Medicine Non Convenzionali • Commissione Giovani Medici Cronaca e attualità.................................................................................................. 15 • Appropriatezza della richiesta di esami di laboratorio MEDICI NEL MONDO...................................................................................................... 18 • L’ospedale Luisa Guidotti di Mutoko (Zimbabwe) e l’attività a favore di pazienti cardiopatici Medici ma non solo................................................................................................... 23 • Il dottor Silvano Bravetti • Il risveglio e gli esiti di grave trauma cranico visti “da dentro” • Concerto sinfonico di Novafeltria Storia della Medicina.............................................................................................. 32 • Left is better… Medici e padelle.......................................................................................................... 35 • Il coniglio in friccò o coniglio dei poveri CORSI, CONVEGNI CONGRESSI E ATTIVITÀ CULTURALI............................................... 37 VARIAZIONI AGLI ALBI.................................................................................................... 39 L’arte della medicina consiste nel divertire il paziente mentre la natura cura la malattia. Voltaire (1694 - 1778) Editoriale Editoriale Mobile Health: la necessità di una regolamentazione di Maurizio Grossi 4 Al giorno d’oggi sono disponibili per i telefonini di ultima generazione quasi 100 mila applicazioni (APP) relative alla salute e alla medicina. Oggi con pochi euro si possono acquistare programmi che trasformano lo smartphone in un ecografo, in un otoscopio, in un elettrocardiografo o comunque in uno strumento in grado di misurare, diagnosticare o trattare un problema medico. Ci sono poi misuratori di pressione arteriosa, misuratori di glicemia ad uso dei pazienti, capaci di inviare i dati al medico in tempo reale. Ci sono studi commerciali che dicono che nel prossimo anno circa 500 milioni di utenti in tutto il mondo utilizzeranno un’applicazione medica. Molte delle APP sono ad uso dei pazienti (consigli sulle diete, esercizio fisico, perdita di peso, fumo, alcol, uso di stupefacenti) altre sono per i medici per raccogliere, monitorare e trasferire dati e informazioni. Il problema è che la maggior parte delle APP sulla salute e la medicina non rientrano nella categoria dei dispositivi medici e non sono soggette a regolamentazione. è evidente che in un settore così complesso si sente la necessità di una regolamentazione per evitare che gli utilizzatori abbiano accesso ad APP che danno consigli incompleti o sbagliati. In Italia il Comitato Nazionale di Bioetica sollecita l’istituzione di un Osservatorio per il monitoraggio delle APP e la promozione di una appropriata informazione e una trasparente comunicazione all’utente al momento dell’utilizzo delle APP, con una specifica attenzione ai minori. In questo senso la Regione Emilia-Romagna nel giugno 2013 ha prodotto e pubblicato un documento “M-Health e linee d’indirizzo sull’utilizzo delle applicazioni medicali per dispositivi mobili”. è un documento estremamente interessante che invito tutti a leggere, per comprendere come il settore delle APP medicali per dispositivi mobili sia un settore estremamente caotico e scarsamente regolamentato. Ricordo che il nuovo Codice di Deontologia medica, quello del 2014, all’articolo 78 parla proprio delle tecnologie informatiche ad uso del medico, tra le quali sono comprese le APP, mettendo in capo al professionista la responsabilità per la raccolta, il consenso, la tutela della riservatezza, la pertinenza dei dati raccolti e la stessa sicurezza della tecnica. Penso e mi auspico che in un prossimo futuro (domani?) la Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici insieme alla Consulta Deontologica Nazionale possa produrre un documento per individuare i vantaggi della “Mobile-Health” e gli inevitabili rischi insiti nell’utilizzo di APP sanitarie. Sarebbe altresì auspicabile che presso ogni Ordine dei medici e odontoiatri si creasse un Osservatorio per monitorare le APP sanitarie e mediche che quotidianamente vengono commercializzate. Così facendo si creerebbe un punto di riferimento per tutti (cittadini e medici) per evitare che si prendano decisioni sulla propria salute seguendo mode, suggestioni o consigli interessati. Anche così si potrebbe contribuire a migliore la Sanità e la Salute di tutti. 5 Il punto redazionale Il punto redazionale di Mauro Giovanardi 6 Nonostante la calura di questa torrida seconda metà luglio, la redazione non si ferma, anzi si mette in corsa col tempo cercando di assemblare questo numero prima che arrivino le ferie di agosto con l’inevitabile rallentamento della catena (impaginazione grafica, correzione bozze, stampa, incellophanatura, spedizione postale) che porta il Notiziario nelle nostre case. Non sarebbe male se una di quelle centomila App di argomento sanitario di cui ci parla il nostro Presidente nel suo editoriale facesse per noi tutto quel lavoro, ma purtroppo nessuno l’ha ancora inventata. In compenso ne circolano di tutti i tipi, tanto che mi sembra quanto mai opportuna la proposta del Presidente “che presso ogni Ordine dei medici e odontoiatri si creasse un osservatorio per monitorare le App sanitarie e mediche che quotidianamente vengono commercializzate”. Fra gli altri contenuti di questo numero, vi segnalo un importante contributo del dott. Giorgio Ballardini, epatologo e primario medico, sulle novità nella terapia della epatite C; la puntualizzazione del dott. Franco Desiderio sulla istituzione del registro delle Medicine Non Convenzionali; l’articolo che annuncia la costituzione della Commissione Giovani Medici: ci auguriamo che questo sia solo il primo di una lunga serie visto che le idee, come vi si legge, non mancano. Una citazione a parte meritano le riflessioni di Luigi Casadei, in merito alla lettera del Direttore Generale sulla “Appropriatezza della richiesta di esami di laboratorio”. Grazie al racconto e alle immagini del dott. Flavio Bologna, ritorna la rubrica “Medici dell’Ordine nel mondo”: mancava da un po’ di tempo e ci fa proprio piacere tornare a raccontare le storie di chi mette a disposizione la propria esperienza, umana e professionale. Il dott. Franco Magnoni, ormai assiduo collaboratore del Notiziario, ci racconta invece un personaggio e una medicina, già contornati di un alone pionieristico, seppur relativamente vicini nel tempo. Il dott. Stefano De Carolis ancora una volta affabula con un racconto di storia e di scienza medica che io, da gastroenterologo (concedetemi un po’ di deformazione professionale) ho letto con particolare interesse. La rubrica Medici e padelle, a quanto pare ha incontrato un certo gradimento, così la riproponiamo con un gustoso, è proprio il caso di dirlo, racconto-ricetta di Melchisede Bartolomei. Anche la rubrica Pillole, che salta questo numero, ma ricomparirà sicuramente nel prossimo, ha incontrato un certo favore e sollecitato una precisazione di cui diamo volentieri conto. Il dott. Giorgio Terzi, il cui libro di poesie abbiamo recensito nel numero scorso e a dimostrazione dell’ecclettismo di cui avevamo parlato nel suo “profilo d’autore”, ci invia il programma e ci invita a partecipare a una manifestazione musicale dagli importanti scopi benefici e sociali. Vi segnalo per ultimo, ma vi consiglio di leggerlo per primo, il racconto lucido, drammatico, autoironico di Massimo Assirelli: le considerazioni di un “profano sfortunato”, come egli stesso si definisce, alle prese con gli esiti di un grave trauma cranico. Nessun commento (sarebbe davvero superfluo): solo leggere e meditare. Perciò, buona lettura. 7 Pillole Focus sulla professione Rassegna di notizie a piccole dosi Epatite C, la rivoluzione della terapia a cura di Mauro Giovanardi La rubrica Pillole, comparsa sul numero scorso salterà questo numero e tornerà sicuramente nel prossimo. Pubblichiamo però volentieri la precisazione che segue: l’aver stimolato anche un interesse critico ci sembra comunque un buon risultato. Spett. Redazione, credo che per onestà intellettuale vada aggiunto, a Pillole di pag 12 dell’ultimo numero del Notiziario dell’Ordine, quanto segnalato dai Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) su circa 2300 pazienti curati negli ambulatori medici di cinque stati per malattie respiratorie acute e pubblicata su Morbidity and mortality weekly report (MMWR January 16, 2015 / 64(01);10-15). “Quest’anno 2015 il vaccino antinfluenzale sembra essere efficace solo nel 23% dei casi. (...) Di solito l’immunizzazione contro l’influenza impedisce dal 60 al 65% delle infezioni abbastanza gravi da richiedere una visita medica, ma quest’anno la prevenzione è meno efficace del solito a causa del ceppo virale dominante, l’H3N2, che in circa metà dei casi esprime varianti geniche che lo rendono diverso dai ceppi coperti dal vaccino di stagione, la cui efficacia immunizzante risulta ridotta.” Questa prima analisi preliminare è stata successivamente corretta al ribasso dal 23 al 18% di efficacia che corrisponde a poco meno di 1/4 di quanto ci si sarebbe aspettati da una normale campagna vaccinale. Non è stato solo il problema del caso FLUAD. Grazie per l’attenzione che vorrete dare a questa mia Paolo Brici 8 di Giorgio Ballardini L’infezione da virus dell’epatite C è la causa più frequente di malattia epatica cronica grave in Italia. La frequenza dell’infezione, sulla base di alcuni studi epidemiologici, è ipotizzata attorno al 3% con un gradiente di crescita fra Nord e Sud e con l’età. Questo porterebbe ad una stima di circa 2.000.000 di individui infetti, di cui il 70% non sa di esserlo. Altri modelli riducono questa frequenza ad 1.000.000, di cui solo 45% noti. Si ritiene che circa l’80% delle infezioni acute, quasi sempre asintomatiche, porti ad infezione cronica, associata a malattia di diversa gravità, nella maggior parte dei casi molto lieve e con esami epatici normali. Di questo 80% un 20% arriva ad una epatite severa che porta a cirrosi e di questi il 4% arriva ad epatocarcinoma, trapianto o morte per insufficienza epatica. Tutto ciò in un arco di tempo che può andare dai 10 ai 40 anni. Molto importanti i cofattori nella progressione di malattia: alcool, sovrappeso, HBV. Tra i predittori di evolutività importanti sono i livelli di ALT ma l’evoluzione può avvenire anche con transaminasi normali. Ai fini di stadiare la malattia il riferimento è tuttora la biopsia epatica. In certi casi per la diagnosi di cirrosi è sufficiente il complesso di esami bioumorali e strumentali (Piastrinopenia, aumento della Bilirubina e dell’INR, GOT>GPT, fegato di consistenza aumentata con margine assottigliato, segni di ipertensione portale all’ecografia, presenza di varici alla gastroscopia, ascite). In altri casi utile una misurazione elastografica della consistenza del fegato (Fibroscan). La mortalità per complicanze della cirrosi è circa del 4% annuo. In 5 anni circa il 17% dei cirrotici sviluppa un epatocarcinoma. In Emilia-Romagna si stima siano presenti da 100.000 a 130.000 portatori di HCV. Tra i cittadini extracomunitari la fre- 9 Focus sulla professione Focus sulla professione quenza di infezione è elevata in pazienti egiziani ed asiatici mentre in altri nordafricani e in pazienti provenienti dai paesi dell’Est appare inferiore a quella italiana. La storia della terapia dell’epatite C inizia con l’interferone, cui successivamente si è associata la ribavirina, poi l’uso di interferone pegilato. Nel 2011 si riusciva a guarire circa il 45-50% dei pazienti trattati, con la massima frequenza nei pazienti infetti da genotipo 2, la minima nei pazienti con genotipo 1, specie se cirrotici. La terapia era nella maggior parte dei casi di un anno, gravata da numerosi effetti collaterali al punto che era difficilmente tollerabile in pazienti con cirrosi avanzata. Di fatto, per la scelta di effettuare un trattamento apparivano cruciali la presenza di una malattia significativa ma non troppo avanzata, la probabilità di risposta e la capacità del paziente di tollerare il trattamento. In definitiva, avendo a disposizione una terapia non soddisfacente si trattava la malattia epatica e non l’infezione virale. Dal 2011 (in Italia dal 2014) è cambiato l’orizzonte, sono comparsi antivirali ad azione diretta sul virus, che non richiedono necessariamente l’interferone e la cui efficacia supera complessivamente il 90% dei casi con numeri vicino al 100% nei non cirrotici e superiori al 70% (rispetto al 10%) nei cirrotici, con trattamenti al massimo di 24 settimane (spesso di 12) con effetti collaterali modesti. Ciò ha aperto orizzonti insperati: portare i pazienti al trapianto di fegato senza infezione o trattarli subito dopo, fermare l’evoluzione della cirrosi verso lo scompenso e ridurre (senza eliminare) nel cirrotico il rischio di sviluppo di HCC, curare l’infezione prima che il paziente sviluppi cirrosi, fino al sogno di eradicare l’infezione da HCV nella popolazione. Passare cioè da trattare la malattia, selezionando i pazienti, al trattare tutti gli infetti, per eradicare l’infezione. 10 I nuovi farmaci (sono numerosi farmaci in diverse combinazioni che in comune hanno efficacia e buona tollerabilità) hanno ancora un limite non superabile: un costo ancora proibitivo per il nostro sistema sanitario. In realtà per due di questi (Sofosbuvir/Sovaldi e l’associazione Sofosbuvir Ledipasvir/Harvoni, non sappiamo di fatto il prezzo reale, poiché il prezzo è legato al consumo. Il prezzo di partenza è attorno ai 40.000 euro. L’associazione con Daclatasvir o Simeprevir aggiunge altri 20.000 circa. Abbiamo inoltre a disposizione una ulteriore tripletta di farmaci, prodotta dalla ditta Abbvie, destinata a genotipo 1 e 4, il cui prezzo di partenza è sui 23.000, anche questo destinato con l’utilizzo a ridursi. In futuro usciranno numerosi altri farmaci. Diversi di questi sono ad esempio utilizzati in Asia, in particolare in Giappone, e non registrati in Europa e negli Stati Uniti. Con i farmaci attualmente a disposizione è disponibile una soluzione di ragionevole efficacia per tutti i genotipi. La scelta degli schemi terapeutici, fatto salvo alcune specificità o possibili intolleranze, da ora in poi sarà squisitamente legata al prezzo. è prevedibile che succeda che la competizione e la contrattazione portino a una significativa riduzione di prezzi e che questo consenta, col tempo, di trattare tutti (o quasi tutti) i portatori di HCV. Il costo ha portato AIFA e poi le singole regioni a stabilire degli ambiti di utilizzo con una sorta di priorità, riservando i nuovi farmaci a pazienti con patologia attualmente grave (cirrosi) o a rischio di svilupparla (fibrosi stadio 3 di 4) o a specifiche situazioni (trapiantati, trapiantandi) o a condizioni in cui il virus, indipendentemente dalla malattia di fegato, possa concorrere a danneggiare organi extraepatici (es. crioglobulinemia) o determinare malattie extraepatiche (linfomi B). In questa fase esistono due tipi di problemi. Il primo, quando il paziente non sia candidabile a trapianto di fegato, è stabilire quando la pa- tologia sia troppo grave per trarre beneficio dall’eradicazione del virus, quanto cioè sia utile, ai fini di sopravvivenza e qualità di vita questo trattamento. “Prima”, quando la terapia era gravata da grossi effetti collaterali (compresa la morte stimata in 1 ogni 180 trattamenti nel cirrotico) e la probabilità di risposta molto bassa, il problema, oltre un certo livello di gravità e una certa età, non si poneva. Oggi le terapie sono licenziate per pazienti fino alla classe B Child (come dire cirrosi con scompenso controllabile dalla terapia) e non c’è un vincolo formale di età. Dei primi 1019 pazienti trattati in Emilia-Romagna, 95 hanno tra i 75 e gli 80 anni e 33 tra gli 81 e i 90, a testimonianza della difficoltà ad affrontare questo tema. Sul versante opposto abbiamo persone con malattia non grave (stadio istologico con fibrosi da 0 a 2), spesso giovani, che chiedono di potersi liberare del virus e delle conseguenze fisiche e psicologiche che l’infezione comporta. A questi pazienti oggi possiamo offrire sostanzialmente solo terapie tradizionali con interferone. Queste terapie, in questa popolazione, hanno comunque una discreta efficacia ma a prezzo dei noti effetti collaterali. Di fatto in questi pazienti si finisce per rimandare il trattamento, forti del fatto che mediamente servono almeno 5 anni per avanzare di uno stadio, sperando in una modifica della situazione. Il paradosso è quindi quello di non trattare neanche quelli che potrebbero ancora beneficiare dei vecchi farmaci, ma come dare torto a pazienti e medici che seguono questa strada. Ovviamente è alto il rischio di contenzioso, in televisione sono frequenti campagne di sensibilizzazione verso l’epatite C. è effettivamente in questa fase importante identificare i portatori di malattia per cui se è ancora non definita l’opportunità di uno screening di popolazione, è certamente importante ricercare l’infezione almeno in pazienti con transaminasi alterate. è anche importante che l’opinione pubblica si renda conto che non sono pochi i fondi sanitari ma è alto in costo dei farmaci. 11 Vita dell’Ordine Vita dell’Ordine Registro Medicine Non Convenzionali di Franco Desiderio 12 Informiamo tutti gli iscritti all’Ordine dei Medici e degli Odontoiatri della provincia di Rimini che il Consiglio Direttivo nella seduta del 25 maggio 2015 ha deliberato l’istituzione del Registro delle Medicine Non Convenzionali della provincia di Rimini. E più precisamente gli elenchi dei medici esperti in AGOPUNTURA, FITOTERAPIA e OMEOPATIA come previsto dall’accordo della conferenza permanente per i rapporti tra lo stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano del 7 febbraio 2013 e successivo recepimento da parte della Regione EmiliaRomagna con delibera n. 679 del 19/05/2014. L’accordo di cui sopra ha come oggetto la formazione di medici chirurghi e odontoiatri che esercitano l’Agopuntura, la Fitoterapia e l’Omeopatia (che comprende anche la medicina antroposofica e l’omotossicologia) a tutela della salute dei cittadini e a garanzia del corretto esercizio della professione. L’agopuntura, la fitoterapia e l’omeopatia sono considerate, nella delibera in oggetto, sistemi di diagnosi, di cura e prevenzione che affiancano la medicina ufficiale avendo come scopo comune la promozione e la tutela della salute e costituiscono atto sanitario di esclusiva competenza e responsabilità professionale del medico chirurgo e dell’odontoiatra. Per la valutazione dei titoli necessari all’iscrizione di detti elenchi, gli Ordini professionali hanno istituito, su indicazione ministeriale, specifiche commissioni formate da esperti nelle diverse discipline di medicine non convenzionali. L’articolo 10 dell’accordo, che si riporta integralmente, riguarda la fase transitoria di iscrizione agli elenchi che termina a Febbraio 2016. Da quella data in avanti, ci si dovrà attenere alle nuove indicazioni sulla formazione contenute nel documento. Fino a Febbraio 2016 la normativa prevede che per l’ammissione agli elenchi distinti dei medici chirurghi e degli odontoiatri esercenti agopuntura, fitoterapia, omeopatia, sia necessario il possesso di almeno uno dei seguenti requisiti: a) attestato rilasciato al termine di un corso nella disciplina oggetto della presente regolamentazione di almeno 300 ore di insegnamento teorico-pratico, della durata almeno triennale e verifica finale; b) attestato rilasciato al termine di un corso nella disciplina oggetto della presente regolamentazione di almeno 200 ore di insegnamento teorico-pratico, e almeno 15 anni di esperienza clinica; c) attestazione di iter formativo costituito da corsi anche non omogenei che permettano, per il programma seguito e per il monte ore svolto, di aver acquisito una competenza almeno pari a quella ottenibile con corsi di cui al punto a) e b); d) documentazione di almeno otto anni di docenza nella disciplina oggetto della presente regolamentazione presso un soggetto pubblico o privato accreditato alla formazione che, a giudizio della commissione, possegga requisiti didattici idonei. Per i professionisti che non rientrano nei criteri definiti dalle precedenti disposizioni transitorie le commissioni di esperti nelle diverse discipline oggetto del presente accordo istituite presso gli ordini professionali, definiscono le modalità di integrazione dei percorsi formativi sulla base della formazione acquisita. Al termine della fase transitoria, l’iscrizione negli elenchi degli ordini è subordinata unicamente al possesso dell’attestato rilasciato dai soggetti pubblici e privati accreditati alla formazione che nel frattempo avranno provveduto ad adeguare l’iter formativo in linea con i criteri definiti dal documento. I colleghi in possesso dei requisiti che desiderano essere inseriti negli elenchi debbono fare domanda scritta (modulo pubblicato sul sito web dell’Ordine) e autocertificare i titoli posseduti. 13 Vita dell’Ordine Commissione giovani medici In data 13 maggio 2015 è stata istituita, per la prima volta all’interno dell’Ordine dei Medici Chirurghi ed Odontoiatri di Rimini, e su invito del Presidente dott. Maurizio Grossi e degli altri membri del Consiglio, la Commissione Giovani Medici. Coordinatore della commissione sarà il dott. Gianni Versari, coadiuvato dai membri e consiglieri dott.ssa Bianca Maria Morolli, dott.ssa Giulia Grossi, dott.ssa Dalila Gostoli, dott.ssa Claudia Rastelli, dott.ssa Francesca Marzo, dott.ssa Giulia Rigotti, dott.ssa Sara Soave, dott.ssa Federica Ferri, dott.ssa Alice Piastra, dott.ssa Giorgia Grassi, dott. Luca Marcantonio, dott. Francesco Pio Ruggieri, dott. Roberto Carnevale e dott. Giacomo Girotti. La Commissione, i cui membri e consiglieri sono tutti under 40, è stata istituita per poter dare la possibilità ai giovani medici di essere maggiormente in contatto con la realtà dell’Ordine e poter avere un proprio spazio in cui conoscersi, confrontarsi, scambiare idee ed opinioni e promuovere iniziative in campo professionale e formativo. Inoltre sarà questa una straordinaria occasione per avere un contatto diretto coi membri del Consiglio e con i medici chirurghi ed odontoiatri che fanno parte dell’Ordine da più tempo, per conoscerne le iniziative e per poterli interpellare qualora ci fosse la necessità in campo professionale. Oggi più che mai, per i giovani medici che intraprendono i primi passi nel loro percorso all’interno di questa stupenda, gratificante ma spesso dura professione, ma anche per coloro che hanno alle spalle solo pochi anni di esperienza, vi è il bisogno di non navigare soli nel mare magnum della medicina: lo scopo della Commissione Giovani Medici è proprio questo, cioè essere un piccolo faro che possa guidarli fino ad un porto sicuro, come può essere l’OMCEO, dove altri colleghi possano accoglierli e consigliarli nei momenti di dubbi e difficoltà, trasmettendo loro quell’esperienza necessaria a farli migliorare e maturare sia sotto il profilo professionale che umano. 14 Da quanto discusso poi nella seconda assemblea del Consiglio Giovani Medici, tenutasi il 17 giugno, membri e consiglieri si sono proposti di organizzare per tutti i colleghi interessati, anche sopra i 40 anni di età, a partire dai mesi autunnali, degli incontri a scopo formativo e didattico, in cui possano essere trattati diversi temi di interesse medico-chirurgico. Tra gli argomenti “caldi” sono stati individuati il diabete mellito e le sue complicanze, le patologie cardiovascolari e renali, la malattia reumatica, la gestione del paziente in terapia anticoagulante orale ed i nuovi anticoagulanti orali, le principali patologie pediatriche ambulatoriali, ma anche temi di carattere più burocratico come ENPAM, assicurazioni mediche e tariffari professionali o risvolti medico-medico legali in ambito lavorativo. Da ultimo, trovandosi a dover fare i conti con una realtà sempre più informatizzata, digitalizzata, la Commissione ha deliberato di voler essere attiva con brevi articoli o aggiornamenti su operato ed iniziative, i quali verranno pubblicati periodicamente nello spazio ad essa dedicata sul sito internet dell’OMCEO di Rimini. Inoltre, tenendo conto dell’importanza delle piattaforme social quale mezzo non solo di informazione e divulgazione ma anche di confronto, è stata creata una pagina Facebook aperta a tutti i medici under 40 iscritti all’OMCEO di Rimini, intitolata appunto “Giovani Medici OMCEO Rimini”, cui tutti sono invitati ad inviare la richiesta di iscrizione. Il Consiglio Giovani Medici coglie quindi nuovamente l’occasione per ringraziare il Presidente Grossi, il Consiglio e tutto l’OMCEO di Rimini per la straordinaria opportunità concessa, e le Segretarie dell’Ordine per il supporto. Ribadendo l’imprinting giovane ed entusiasta della Commissione, invitiamo tutti gli interessati a contattarci, sostenerci e seguirci, citando uno slogan che tanto è in voga di questi tempi: stay tuned! Commissione Giovani Medici Omceo Rimini Cronaca e attualità Appropriatezza della richiesta di esami di laboratorio Caro Direttore Generale, di Luigi Casadei Ho letto con piacere la tua mail, pregevole e sintetico compendio di comportamenti prescrittivi che è bene tenere a mente e praticare. Si tratta di questioni che noi abbiamo già affrontato, insieme ai colleghi del Laboratorio di Area Vasta, durante la tua precedente gestione dell’Ausl di Rimini. In qualità di co-destinatario, mi preme esporre il mio angolo di visuale e alcune osservazioni. 1. L’elenco comprende in sostanza solo esami che dovremmo richiedere in quantità minore, o non prescrivere affatto. Invece una più attenta “... valutazione comparativa delle richieste di esami...” avrebbe dovuto mostrare sia un flusso eccessivo di alcune indagini, sia la verosimile necessità di aumentare la richiesta di altre. L’inappropriatezza infatti si distribuisce sicuramente lungo i due opposti rami di una curva gaussiana (si prescrive troppo di qualcosa e troppo poco di qualcos’altro). Una analisi davvero esaustiva doveva perciò includere anche situazioni in cui richiedere, se non più esami, almeno una maggiore puntualità nei protocolli di controllo di alcune patologie. Adagiarsi solo sulla metà di curva che descrive comportamenti inadeguati per eccesso di richiesta, sembra quasi attribuire alla parola “appropriatezza” il significato erroneo di “risparmio/economia”. 2. Il dato grezzo delle richieste, così come viene esaminato con l’attento sguardo del collega di laboratorio, fornisce tuttavia una immagine un po’ caricaturale del nostro comportamento. Tale immagine, completamente svincolata dal rilievo clinico, nulla rivela del contesto operativo, etico, di rapporto personale medico-paziente che governa e permea completamente la nostra attività professionale. Si tratta perciò di dati tanto interessanti, quanto inadeguati a descrivere una realtà assai più articolata e multidimensionale. 15 Cronaca e attualità Cronaca e attualità 3. Se uno Specialista Ginecologo prescrive (sempre) gli anticorpi anti Citomegalovirus in gravidanza (indagine non inserita nei protocolli), se uno Specialista Urologo richiede (sempre) il PSA e se i pazienti che si recano a Pisa per patolologie già diagnosticate o sospette della Tiroide, tornano (sempre) da me con la richiesta di ogni possibile indagine laboratoristica e non… Insomma, se alcuni comportamenti sono tanto diffusi e altri più “appropriati” tardano a sostituirli, quali saranno i motivi? Si può invocare una generica resistenza al cambiamento, ma più probabilmente il messaggio è stato veicolato in modo insufficiente per quantità e qualità. Ovvero può non essere stato discusso nei tempi e nei modi adatti a una corretta metabolizzazione da parte di tutti gli attori. Uno sforzo grande, a mio parere, dovrebbe essere compiuto nei confronti degli utenti, cioè della popolazione. Senza una campagna di educazione “all’uso corretto degli esami di laboratorio” capillarmente diffusa sul territorio, non si ottiene la fondamentale collaborazione dei cittadini. Tieni conto che le persone vere sono anche un po’ sospettose: i primi commenti, se nego loro alcuni esami (magari prescritti dallo specialista privato di turno), sono: a. io voglio risparmiare sulla loro pelle; b. sono complice di una casta di politici che rubano per loro e poi fanno economia sui malanni altrui; c. sottraggo loro un diritto sacrosanto, dopo tutti i soldi che hanno versato alle casse dello stato. Credo sia fuorviante fingere una percezione collettiva molto diversa da quella che ti ho semplicemente schematizzato. D’altra parte alcuni miei pazienti hanno cambiato medico (solo) perché ho sostenuto le stesse 16 raccomandazioni contenute nella tua mail. Passando oltre, ritengo che fra i laboratori delle AUSL si dovrebbero instaurare alleanze e cooperazioni molto più serrate ed estese a livello Nazionale, affinché certe modalità operative possano diventare universalmente accettabili e accettate. Nei casi controversi, Ausl e Laboratori dovrebbero altresì organizzare delle Consensus Conference adeguate a uniformare e rendere omogenee le linee guida in ambito sovra-regionale. Non è possibile gestire la “fame” di indagini laboratoristiche, se 1 chilometro più a Sud e 1 chilometro più a Nord i comportamenti prescrittivi sono in effetti completamente eccentrici, difformi, quando non addirittura opposti, rispetto alle raccomandazioni della tua mail. 4. Raccomandazione: NON richiedere il PSA“quando l’aspettativa di vita è inferiore a 10 anni”. A tale scopo occorre meditare e concertare una risposta adeguata per gli ultrasettantenni. Non si può lasciare all’estemporaneo estro del medico la responsabilità di inventarsi qualcosa da spiegare al suo paziente. Sul piano personale (l’unico che noi pratichiamo) come suona: “non ti prescrivo questa indagine perché la tua aspettativa di vita è inferiore ai dieci anni. Morirai probabilmente entro questo termine, ma di un’altra patologia...”??? Mi pare il classico caso in cui l’istituzione AUSL/ Regione/Stato dovrebbe fornire a cittadini e medici, norme invalicabili e uniformi insieme a una comunicazione efficace e capillarmente diffusa. 5. Anche il dato che in altri Paesi la richiesta di elettroforesi delle sieroproteine sia così infrequente rispetto alla nostra attitudine, non dimostra nulla. Fornisce materia su cui riflettere, d’accordo, ma rispetto a quale end-point il comportamento più morigerato risulterebbe anche più efficace? Una storia analoga l’abbiamo vissuta quando dovevamo “prescrivere meno sartani dal momento che in altre Ausl della Regione erano usati in minore quantità”. Il criterio non può essere di semplice confronto: occorre dimostrare che un comportamento è migliore dell’altro. Riguardo ai sartani, sappiamo com’è andata a finire: mentre il giorno prima era “inappropriato”, il giorno dopo il calo di prezzo, il Losartan diventava repentinamente “il farmaco assai raccomandabile, da usare anche per prevenire il danno d’organo a livello renale...”. Allora, facevamo bene noi a prescrivere “più sartani”? Facciamo meglio noi a prescrivere più spesso l’elettroforesi? L’aspettativa di vita, per esempio, premia l’Italia con 82,03 anni, contro Germania: 80,44; Regno Unito: 80,42; Belgio: 79,92; USA 79,56… Non posso proclamare che siamo meglio posizionati perché in Italia richiediamo più elettroforesi delle sieroproteine, o prescriviamo il PSA anche quando l’aspettativa di vita è minore di 10 anni… Posso affermare però tranquillamente che la nostra organizzazione sanitaria, dopo l’introduzione del SSN, ha garantito finora (il futuro si delinea molto peggiore…) una qualità all’avanguardia, persino rispetto ai più grandi Paesi del mondo. Occorrerà discutere ancora a lungo per ottenere il miglior rapporto costo/beneficio in ogni atto medico. Ma penso infine che i medici clinici, quelli che vivono a contatto col paziente, stanno lì proprio per “decifrare” le linee guida e (tentare di) applicarle, con riferimento ai bisogni reali, complessi e complessivi, della singola persona. 17 Medici nel mondo Medici nel mondo L’ospedale Luisa Guidotti di Mutoko (Zimbabwe) e l’attività a favore di pazienti cardiopatici di Flavio Bologna 18 Il Luisa Guidotti Hospital è un Ospedale Missionario Cattolico di proprietà dell’Arcidiocesi di Harare, situato in un’area rurale a circa 24 Km dalla città Mutoko (nella provincia del Mashonaland-Est dello Zimbabwe). Attualmente conta circa 150 posti letto (Reparti: Pediatria, Maternità, Donne, Uomini, Tubercolosi, Terapia Intensiva, Chirurgia, Pronto Soccorso, Radiologia, Clinica Oculistica, Odontoiatria, Fisioterapia, Scuola Infermieri). Il bacino di utenza dell’ospedale è di circa 22.000 abitanti (per lo più di povera estrazione sociale). Attualmente al Luisa Guidotti Hospital afferiscono pazienti anche da altri distretti. In particolare, nell’ambito cardiologico l’ospedale è diventato nel corso degli anni un centro di riferimento nazionale. Questo grazie ad un progetto avviato nel 1986 (“Operazione Cuore”) in collaborazione con la Caritas Diocesana di Rimini e centri di Cardiologia e Cardiochirurgia in Italia. A tutt’oggi più di 250 pazienti cardiopatici sono stati operati in Italia. Le missioni dei cardiologi della Cardiologia di Rimini e della Cardiologia Pediatrica dell’Università di Bologna si tengono 2-3 volte all’anno e durante la loro permanenza nell’Ospedale almeno 150 pazienti vengono visitati e valutati con ECG ed Ecocardiogramma. Un buon 30% di queste visite sono offerte a nuovi pazienti. Cardiochirurgia in Italia Attualmente stiamo usufruendo di uno stanziamento della Regione Emilia-Romagna a favore dei minori ed i piccoli pazienti sono inviati alla Cardiochirurgia dell’Ospedale S.Orsola di Bologna. In questo modo riusciamo a fare operare 16-18 bambini all’anno. Ulteriori possibilità ci sono state offerte dall’Ospedale Gaslini di Il paese di Mutoko. Genova e dall’Ospedale di San Donato Milanese con una garanzia di 6-8 interventi all’anno Se le spese per gli interventi sono coperte da stanziamenti pubblici, così non è per le spese logistiche (biglietti aerei, mantenimento ed ospitalità di bambini e mamme in Italia prima e dopo il ricovero). La Caritas Diocesana di Rimini, tramite il suo centro servizi per immigrati, si fa carico di tutte le incombenze burocratiche ed in qualche caso anche della ospitalità nella sua struttura, ma il peso principale è sostenuto dalle famiglie riminesi che hanno ospitato e continuano ad offrirsi per ospitare decine e decine di bambini. Nonostante le recenti difficoltà della sanità pubblica in rapporto alla crisi economica, è possibile quindi ancora intervenire su un nu- mero importante di pazienti senza tuttavia riuscire ad incidere significativamente sulla nostra lista di attesa che si arricchisce di 10-15 bambini in occasione di ogni missione medica. Cardiochirurgia in Africa Non ci sono al momento centri di cardiochirurgia pediatrica in Africa operati da chirurghi africani se si eccettua il Sud Africa che deve essere tuttavia considerato a tutti gli effetti un paese con un sistema sanitario a standard occidentale sia come qualità degli interventi sia come costi. è invalso l’uso da qualche anno di inviare equipes cardiochirurgiche da paesi occidentali in ospedali africani con strutture sufficientemente attrezzate allo scopo di operare prevalen- 19 Medici nel mondo Medici nel mondo La missione “All Souls”. Il Dott. Bronzetti della Cardiologia Pediatrica di Bologna e l’infermiera Cesarina all’opera nell’ambulatorio cardiologico. “Children ward” (recentemente ristrutturato). temente bambini ma anche adulti e contemporaneamente fare formazione a favore del personale locale. Questa opportunità non è praticabile purtroppo ancora in Zimbabwe per la assoluta non idoneità delle strutture sanitarie esistenti. Tuttavia il concetto di “operare gli africani in Africa” può essere condiviso ed abbiamo a questo scopo allacciato collaborazioni con Emergency (vedi sotto) e con la Fondazione Mission Bambini di Milano e la Missione kenyana Ndugu Zan- gu per operare alcuni bambini in occasione di missioni cardiochirurgiche di equipes italiane a favore di pazienti kenyani. Nel Marzo scorso abbiamo accompagnato a Nairobi quattro bambini zimbabwani e gli interventi sono andati tutti benissimo. Certamente nel prossimo futuro è possibile che queste missioni in Kenya continuino e che altre possibilità siano esplorate in altri paesi dell’Africa (Ethiopia, Cameroun, Sudan) per avere quindi l’opportunità di allargare l’offerta cardiochirurgica per i nostri piccoli pazienti. Il fattore limitante a questi progetti, oltre ovviamente alla disponibilità di volontari che si prendano cura del reclutamento, dell’invio e dell’accompagnamento dei pazienti, è la disponibilità di fondi. adulti con successo. I numeri in questo caso non possono essere elevati per le difficoltà intrinseche a questa procedura di riferimento dei pazienti: raccolta ed invio di tutta la documentazione sanitaria dei pazienti ai chirurghi del Centro, attesa della risposta che a volte è una richiesta di chiarimenti, carenza di posti disponibili per intervento in una realtà che accoglie pazienti ormai da tutta l’Africa e Medio Oriente. L’Associazione Cardiopatici Riminesi (ASCOR) finanzia in gran parte questa attività. C’è da sottolineare che Emergency offre gratuitamente l’intervento cardiochirurgico, l’assistenza ospedaliera e l’ospitalità per tutto il periodo necessario prima del ritorno in patria del paziente ed i medicinali per sei mesi successivi alla dimissione, ma le spese per gli accertamenti preoperatori, per il trasferimento aereo ed eventuale accompagnamento medico o infermieristico sono a carico dei pazienti, che mai o quasi mai sono in grado di farvi fronte, o dello sponsor. L’esterno dell’Ospedale Guidotti. Sulla sinistra la Femal ward. 20 Collaborazione con Emergency Se riusciamo a dare una risposta, per altro del tutto ancora insoddisfacente nei volumi, ai minori, nulla fino al 2013 riuscivamo a fare per i pazienti cardiopatici al di sopra dei 18 anni. Per questo motivo abbiamo avviato una collaborazione con il Centro di Cardiochirurgia di Khartoum in Sudan (Emergency) presso il quale siamo riusciti ad operare finora 10 pazienti Collaborazione con Villa Maria Cecilia di Cotignola Del tutto recentemente il Gruppo Villa Maria si è generosamente offerto di operare gratuitamente alcuni pazienti adulti afferenti all’Ospedale Guidotti. La farmacia. è di pochi giorni fa il ritorno in Zimbabwe di Dylan, un ragazzo ventiquattrenne sottoposto a valvuloplastica polmonare percutanea per una stenosi valvolare congenita. Prima di lui era stata operata per un aneurisma della aorta ascendente e grave insufficienza aortica Sika, una quarantenne di Harare in terapia antiretrovirale ben condotta, che ora ci fa sapere dall’Africa di stare bene. La rivedremo in occasione del nostro prossimo viaggio. Progetto Warfarin Quasi tutti gli operati adulti ed un certo numero di minori vanno incontro a sostituzione valvolare con protesi meccanica e quindi necessitano di anticoagulazione cronica con Warfarin andando ad aggiungersi a quelli operati negli anni precedenti in Italia con lo stesso tipo di patologia ed a quelli in attesa di intervento e con già indicazione a Warfarin (es. Fibrillazione atriale o Stenosi mitralica severa). Per far fronte al crescente numero dei nostri 21 Medici nel mondo Medici ma non solo pazienti in terapia anticoagulante in un paese in cui ancora la filosofia della terapia con Warfarin è lontana dall’essere acquisita, abbiamo pensato ad progetto ad hoc, già in funzione dal 2013. Obiettivi: 1. Assicurare il corretto mantenimento dei range terapeutici dell’anticoagulante per salvaguardare la funzione delle protesi valvolari e la necessaria valutazione clinica longitudinale. 2. Assicurare almeno un controllo clinico/ strumentale annuo ai pazienti valvolari operati. 3. Raggiungimento di una consapevolezza della propria situazione sanitaria e degli scopi della assistenza prestata a livello del singolo paziente anche mediante condivisione con i pazienti facenti parte del gruppo assistito (educazione sanitaria individuale e di gruppo). 4. Coinvolgimento del personale locale al raggiungimento degli scopi per il futuro autosostentamento delle attività. 22 Il dottor Silvano Bravetti La partenza dall’aeroporto di Harare di un affollato viaggio per gli interventi cardiochirurgici in Italia. Riconoscibili la Dott.ssa Marilena Pesaresi in primo piano, il Dott. Massimo Migani ed il Dott. Flavio Bologna. Il progetto è sviluppato in gran parte per via telematica su Internet ed usufruisce attualmente di un finanziamento della Fondazione Mission Bambini di Milano con il quale vengono pagati i controlli laboratoristici e viene concesso un grant agli infermieri coinvolti. di Franco Magnoni Il dottor Silvano Bravetti, mio suocero, nacque a Cesenatico il 18 novembre 1902. Dopo aver frequentato il Liceo Classico Vincenzo Monti di Cesena si iscrisse alla Facoltà di Medicina e Chirurgia presso l’Università degli Studi di Bologna e nel luglio del 1926 – non aveva ancora 24 anni – conseguì la laurea. Dopo aver svolto il servizio militare, iniziò la carriera di medico ospedaliero, come Assistente prima, come Aiuto poi nella Divisione medica presso l’Ospedale di Forlì, di cui era Primario l’illustre clinico professor Paolo Stefanelli. Appena trentenne vinse il concorso a Primario Medico e Direttore Sanitario dell’Ospedale di Abbazia, in provincia di Fiume. Ebbe frequenti contatti con il professor Dalla Volta, allora direttore della Clinica medica dell’Università di Padova, con cui aveva la possibilità di conseguire la libera docenza e per questo produsse un numero elevato di lavori scientifici tra cui Nuovo semplice pratico apparecchio a siringa per pneumotoracentesi e lavaggio cavitario: evidente l’interesse che il dottor Bravetti aveva per la patologia polmonare e per tutti i versamenti pleurici da qualsiasi causa che, in era preantibiotica, erano di frequente osservazione. E il dottor Bravetti concluse questo lavoro in maniera suggestiva e interessante anche da un punto di vista storico: «credo di aver dato una chiara dimostrazione del funzionamento dell’apparecchio che mi pare riunisca nella sua grande semplicità le migliori doti pretendibili in uno strumento per toracentesi, pneumotoracentesi e lavaggio cavitario». Ricordo il particolare curioso di quando mi raccontò, allora ero assistente medico all’Ospedale di Savignano sul Rubicone dove lui era Primario Medico, di come fece arrabbiare un farmacista di Abbazia per cercare di fargli capire come doveva essere strutturata la siringa a tre vie, munita di tre piccoli rubinetti utile e necessaria per il suo «pneumotoracentesio». 23 Medici ma non solo Medici ma non solo Il risveglio e gli esiti di grave trauma cranico visti “da dentro” di Paolo Assirelli All’alba di un giorno di settembre del 2011, mio figlio Massimo, allora ventunenne studente di medicina, ebbe un gravissimo incidente stradale, travolto da una moto guidata da un conducente in stato di ebbrezza e sotto l’effetto di stupefacenti. Rimase in coma per quasi un mese, iniziando poi un lento e complesso risveglio, con esiti di un diffuso danno assonale, che tuttora permane. Nonostante così duramente provato dal destino, ma non da esso piegato, Massimo ha voluto riprendere e continuare gli studi universitari, ed è ciò che, con grande volontà e pazienza infinita, sta facendo. Com’è la sua vita ora lui stesso lo racconta in modo talmente lucido e preciso che la sua testimonianza è stata pubblicata su “Ricerca e Pratica” la rivista scientifica dell’Istituto Mario Negri e lo stesso istituto l’ha chiamato a far parte del comitato scientifico per il follow up dello studio europeo CREATIVE sul trauma cranico. Considerazioni neuropsichiatriche di un profano sfortunato (o lo scontrino di un incidente letto dal protagonista) di Massimo Assirelli 24 Incipit Viste le poche, e certamente insufficienti, conoscenze neurofisiologiche in mio possesso, i problemi riscontrati fino ad ora verranno elencati sotto forma di un crudo ma efficace elenco della spesa, con annesse considerazioni di scarso valore clinico ma con vari, e forse interessanti, risvolti psicologici dalla notevole incidenza nella vita quotidiana. Ora, arrivati alla cassa, è arrivato il momento di rivolgere l’ultimo sguardo al nostro carrello della spesa (il cervello nel nostro caso) e prepararci a tirare fuori il portafogli, sperando di non aver sforato le possibilità economiche. Punto I - La prosopagnosia Difficile immaginare un disturbo più peculiare di questo. La cosa che forse più ci risulta scontata al mondo è invece troppo semplice da manomettere. Per mia “fortuna”, esistono tanti tipi di possibili manomissioni, e il mio cervello si è quantomeno preso la briga di affidarmi forse il tipo meno compromettente tra tutti i possibili disturbi della sfera cognitiva: quello “associativo”. I volti non sono un‘astrazione inintellegibile per me, e il viso rimane sempre e comunque il viso, e (si spera) non diventerà mai il famoso cappello come per altri meno fortunati. Altra fortuna, sempre che di dea bendata si possa parlare in casi del genere, riguarda la memorizzazione dei volti: oltre ai visi più peculiari (baffi, basette, occhi di vetro) ho la possibilità di immagazzinare anche la gente “comune”, a patto di riuscire a farli entrare nella misteriosa memoria “storica”: si badi bene che vederli tutti i giorni per un elevato numero di giorni è una condizione fondamentale ma non bastevole, in quanto è sufficiente un’interruzione visiva per pochi giorni a cancellare le tracce del volto nella memoria. Fortunatamente con un ancor più alto numero di incontri e scambi di parole quotidiani, utili anche per registrare il tono di voce da associare alla data persona, è possibile sedimentare a sufficienza l’immagine e garantire quindi il riconoscimento dell’amico/conoscente. Una piccola difficoltà che invece in altri casi, da quanto ho potuto capire, è di aiuto, è il tono della voce, anche questo assolutamente vago e astratto se non presenta particolarità immediatamente riconoscibili (ad esempio una nota particolarmente stridula o grave nell’inflessione del linguaggio). Quindi, come per le facce, se anche il linguaggio non ha dei “baffi” immedia- tamente riconoscibili, riconoscerlo al volo, è, almeno nel mio caso, praticamente impossibile. Per quanto riguarda gli oggetti, invece, questi non hanno mai perso il loro grip sulla memoria, e se il loro senso è deducibile dalla forma, non hanno mai creato problemi di sorta. Nota: un aiuto che può sembrare stupido ma che può essere di fondamentale importanza, è imparare a caricaturizzare le persone, sia nei lineamenti sia nel loro modo di parlare, specialmente se usano modi di dire inusuali o dialettali (ad esempio il termine abruzzese cumpà, esasperato e ripetuto a ogni occasione possibile, permette ai circuiti nervosi di collegare la voce alla faccia della persona interessata e la stessa all’identità – un amico vastese, nel caso specifico). Risvolti psicologici e sociali Relazionarsi con una persona che sembra conoscerti piuttosto bene, ma che tu non hai mai incontrato in vita tua, non è sempre facile, anzi. Anche se non è condizione così rara in persone sane, è comunque occasionale e si risolve con una risata appena l’interlocutore ha girato i tacchi. Averci a che fare praticamente tutti i giorni è invece un discorso totalmente diverso. Un problema così, specialmente le prime volte che si manifesta, è estremamente imbarazzante e sgradevole, e se non si è dotati di uno spiccato senso autoironico, può diventare un fardello gravoso. Gli espedienti per tentare di evitare questo problema da parte mia li ho già elencati, ma visto che al mondo non tutti siamo inconfondibili come Lemmy dei Motörhead (per fortuna) molto spesso non si può niente, e le vie percorribili sono due: la più facile (e da me più utilizzata) è quella di dissimulare la sorpresa nel parlare amichevolmente con un perfetto sconosciuto, non rivolgendosi mai a lui/lei con il presunto nome proprio, ma usando preferi- 25 Medici ma non solo Medici ma non solo bilmente soprannomi inflazionati e generici, adatti a tutte le stagioni (vedi i classici vecchio, vez, bel, bomber, giovane, ecc.) e condurre la conversazione su argomenti tranquilli che non riguardino preferibilmente il passato in comune che ci può essere stato. Questo modo, pur richiedendo una buona dose di actor’s studio, si rivela il più delle volte semplice e immediato, e, anche se sa un po’ di vigliacco nascondersi dietro alle apparenze, in fondo, come dicevano i latini, ubimaior… l’altro modo, ben più difficile e spinoso, usato almeno da me molto poco, è giocare a carte scoperte e rivelare da subito che non abbiamo la minima idea di chi sia il nostro interlocutore. Sebbene le persone a te più care possano comprendere la tua agnosia e non farsi nessun problema qualora non dovessi riconoscerli (anche se non è il mio caso, fortunatamente), per una persona abituata alla normalità ed estranea al mondo medico, può essere molto difficile capire il problema, e spiegare scientificamente ogni volta che se la deve prendere esclusivamente con una lesione al nucleo genicolato laterale (NGL) del talamo può essere tutt’altro che comodo; quindi, seppure meno onesto, è quasi sempre preferibile il primo sentiero. L’unica cura che mi sento di consigliare, non conoscendo assolutamente la prognosi per problemi del genere, è una massiccia dose di autoironia e pazienza, che, come del resto in tante altre patologie, sono una sorta di panacea per l’anima. Tra le altre cose, per rimanere sul tema dell’autoironia, se abbiamo interesse per una ragazza, pur non riuscendo a riconoscerla immediatamente, almeno le prime volte la prosopagnosia può essere un’“arma” in più, regalandoti quell’aria fashion da disinteressato che non si prende nemmeno la briga di memorizzare il nome della ragazza. Basta non esagerare però. Perché dopo un certo limite, agli occhi della ragazza si potrebbe risultare dei cafoni maleducati, più che dei pazienti tri- 26 stemente malati. Purtroppo la tattica del latin lover disinteressato è molto difficile da usare, e spesso bisogna ricorrere alla pazienza (come un novello Giobbe) e farsi una ragione delle proprie difficoltà, senza però cadere nella facile, quanto pericolosa trappola dell’autocommiserazione. Nota: l’autoironia, per quanto fondamentale, è piuttosto difficile da maneggiare da soli, ed è assolutamente consigliabile condividere i propri problemi con persone per riderci sopra, specialmente se si ha la fortuna di avere amici che, se non hanno le conoscenze specialistiche per capire bene la situazione (difficilissimo, se non impossibile), almeno abbiano la forma mentis per accettare ed aiutarti ad affrontare o aggirare i problemi, tenendo sempre saldo il timone della nave, perché, seppure il peggio sia passato, la tempesta è ancora ben lungi dal vedere il suo termine… (sempre che ne abbia uno). Punto II - La dromosagnosia Premessa obbligatoria: il nome, seppur plausibile (dromos = strada; agnosia = incapacità nel riconoscimento) è di mia paternità, o almeno non è comune come il precedente nel vocabolario medico, tant’è che neppure il contenitore di tutto o quasi lo scibile umano, la cara wiki (Wikipedia ndr), ne fa menzione, neppure nella completissima versione inglese. Avendo già spiegato l’origine greca del nome, il significato dovrebbe essere banale, e forse lo è. Il disorientamento mi accompagna in maniera pressante e inesorabile, appena abbandonate le poche postazioni che sono per me una casa madre. L’aspetto che permette di convivere con essa in una, peraltro molto relativa, tranquillità è che questa sindrome si manifesta alla luce del sole: non che alle ore notturne io acquisisca vampirescamente le qualità di uno stradario, ma si manifesta solo in spazi aperti, dunque quasi per definizione diurni, e specialmente se grandi o articolati. Le analogie con la prosopagnosia sono molteplici, e anche in questo caso elementi di spicco sulla strada, come statue o monumenti, possono aiutare a localizzarmi nello spazio cittadino, perlomeno a grandi linee. Il vero problema è che, se l’azione con i volti è estremamente più immediata (se si ha una discreta parlantina non è certo difficile imbastire una conversazione all’apparenza normale), con le strade lo è certamente di meno, sempre che non si desideri rivolgere la parola agli imperatori romani equestri (potrebbe far ridere, ma purtroppo c’è anche chi lo fa senza volersi rendere ridicolo). Perché di certo, una decisione su una direzione da prendere comporta una scelta decisa e immediata, aggravata dal timore che uno sbaglio possa portare solo a sbagli peggiori e a pericolose deviazioni. L’ancora di salvezza nello specifico è data dagli ormai onnipresenti navigatori satellitari (non a caso il mio personale altarino dedicato all’inventore di googlemaps è sempre carico di doni floreali e animali sacrificali). Il vero problema diventa allora, per cause indipendenti dalla volontà quali la batteria scarica o la tentacolare tasca dei pantaloni precedentemente usati che cattura e nasconde ogni cosa, che le indicazioni dei passanti sono molto spesso le orme di orso in una bufera di neve: estremamente labili e poco affidabili, perché troppo facilmente fraintendibili. Anche qui, avendo mezzi praticamente nulli per formulare una valida prognosi, l’unico rimedio che posso consigliare per cavarsela è di girare con un amico abile nelle scienze topografiche, o con il fidato smartphone sempre pronto all’utilizzo; altrimenti si rischia di invidiare il minotauro e il suo confortevole labirinto. Nota: anche con luoghi caratteristici ad aiutare l’orientamento, è necessario percorrere più volte una strada, poiché spesso si rischia di smar- rire il senso geografico di destra e sinistra, pur riconoscendo benissimo le differenze e sapendole distinguere perfettamente l’una l’altra per la posizione (es.: gira a destra, di nuovo a destra e poi a sinistra può ingannare solamente, visto che dopo ogni curva, o quasi, la nostra bussola non indica più il nord, ma semplicemente la direzione verso la quale l’abbiamo girata). Risvolti psicologici e sociali Di fronte alla prosopagnosia, non ricordarsi le strade e gli incroci potrà essere più gravoso solo alla guida, ma una volta arrivati a destinazione e spento il motore, il problema dal peso specifico maggiore (almeno per il lato emotivo/ psicologico) tornerà ad essere l’altro. Come spesso accade in medicina, e più specificatamente in quello che riguarda i processi nervosi, la risposta più ovvia non è quella giusta. Riponendo quindi il rasoio occamiano al suo posto, ritorniamo velocemente a ri-analizzare l’impatto immediato della agnosia faciale: superati gli imbarazzi dei primi tempi e delle prime figuracce, si trova con relativa facilità un equilibrio nel riconoscere, o meglio nel non riconoscere, i nostri interlocutori: uno scambio di battute difficilmente porta dietro di sé particolari strascichi, bensì, in un certo senso, anche un divertimento bambinesco nel burlarsi dell’interlocutore nascondendogli la propria ignoranza sulla sua identità. Tutta questa continua commedia, a tratti quasi di Ionesco, è possibile solo con persone in carne e ossa, che possono lasciarsi aggirare dalle parole amichevoli, oppure offendersi in maniera benevola quando l’inghippo viene scoperto. E la differenza sta tutta qui: con le strade non si può fare: le strade, i semafori e le rotonde sono oggetti inanimati, non possono essere manipolati a nostro piacimento e ti mettono di fronte ad una scelta precisa: destra o sinistra, quando va bene (ahi, gli intrecci delle rotonde…). E allora, anche in questo caso, l’unico 27 Medici ma non solo Medici ma non solo rimedio è prendere il tutto con una buona dose di ironia. La verità è che però spesso neppure l’ironia è un’arma sufficiente, visto che sbagliare strada crea disagi molto più evidenti e difficilmente riparabili rispetto a chiamare un “Federico” come “Andrea”. Altra cosa importante è un po’ una derivante “sindrome di Ulisse”: infatti, dopo un periodo più o meno lungo in luoghi per così dire labirintici, si avrà sempre, almeno per me, nostalgia della propria casa, luogo sicuro perché lontano da brutti ricordi di ospedali di altre città ma anche perché ricco di strade arcinote e amichevoli, che ti portano esattamente ed in breve tempo dove vuoi andare. da, mio malgrado, Cormac McCarthy, scrittore da me tanto amato. Quello che succede quando ho per le mani un suo libro è che la sua prosa, talmente dinamica ed evocativa, causa in maniera vera e propria una afasia della parola scritta, portando riga dopo riga a perdere completamente il filo della trama, al punto di arrivare a non ricordare gli avvenimenti della riga precedente. Fortunatamente, la settima arte è molto più diretta e, per quanti arzigogoli possa fare, il fil rouge della trama non sfugge quasi mai, aiutato anche dal fatto che la successione dei volti protagonisti è troppo veloce perché la prosopagnosia possa fare effetto. Nota: Se anche abbiamo nella maggior parte dei casi un aiuto fisico/elettronico per non perdere la strada e limitare i disagi che possono conseguire da un disturbo del genere, questo aiuta poco o nulla sul lato interiore, perché rappresenta una evidente limitazione della nostra autonomia nel fare le cose più elementari. Il risultato è di farci sentire goffi e imbranati per noi stessi, e addirittura un peso per i nostri compagni di viaggio che si dovessero trovare in difficoltà per le strade, visto l’utilità pressoché nulla dei malati in queste situazioni. Nota: è da evidenziare che non è tanto la lunghezza e l’articolazione di una preposizione a far perdere il senso, come potrebbe essere per un libro di Proust, ma più, molto di più, il turbinio di immagini che poche parole possono evocare: riprendendo l’esempio di McCarthy, in un periodo si susseguono in modo fulmineo i colpi di un revolver, il sudore degli schiavi, il roteare delle fruste, il tutto condito da aggettivi ancor più immaginifici. Un film è anche per questo molto più semplice da ricordare almeno nel breve periodo: l’immagine è una, e inequivocabile. Punto III - Bibliosagnosia O meglio, quando neppure internet aiuta. Perché della descrizione di questa “sindrome”, non se ne trova traccia, o quasi. Sta di fatto che il problema non ha tutte le sfaccettature che hanno invece i due precedenti (ben più gravi, tra l’altro), ma si descrive semplicemente come impossibilità, o comunque difficoltà, nel ricordare i film, i libri, e persino i fumetti che meno ci abbiano colpito, anche tra quelli che ci siano piaciuti. Il tutto poi può anche dipendere dal tipo di scrittore/regista/sceneggiatore che si affronta. L’esempio in cui ho potuto riscontrare con maggiore efficacia questo disturbo riguar- Risvolti psicologici e sociali Fra quelle presentate fino ad ora, questa della bibliofilmagnosia è senza dubbio quella che esercita l’impatto psicosociale minore. Anzi, può essere vista a volte come un’opportunità per rivedere vecchi film dei quali non ricordiamo più né trama né svolgimento, ma che siamo sicuri di avere apprezzato all’epoca della prima visione. Un esempio pratico può essere quello di un film dal finale col botto, come ad esempio SE7EN… in quanti possono dire di averlo visto ma di non ricordarsi come finisce? Con i libri è un meccanismo leggermente differente, perché a sfuggire non sono fotogrammi, ma parole, 28 certo più scivolose. Per questo se di un film ricordiamo in una seconda visione di averlo già visto, per un libro la seconda lettura è sempre la prima, sempre che il libro non sia scritto in maniera particolarmente elementare Nota: il vero interesse, e la vera fortuna, di questo problema, è che separa in due aree nettamente distinte la lettura di piacere da quella dello studio: tant’è che se si tratta di un argomento a cui si è interessati, non dovendosi concentrare su nessuna trama, basta anche una sola lettura (certo, assorta) per fissare i concetti fondamentali e, cosa ancora più importante, memorizzarli a lungo termine in maniera soddisfacente. Considerazioni più o meno pertinenti sull’emisfero destro Mio (e di tutti i miei sfortunati colleghi, suppongo) malgrado, l’emisfero destro è sempre stato considerato la “serie B” delle due metà encefaliche. E guardandolo da un punto di vista anatomopatologico non si può che essere d’accordo, vista l’ineffabilità di alcune sindromi destrorse, al contrario delle più concrete mancine. Quello che però risulta straordinario e che purtroppo ho potuto toccare con mano, è la strettissima vicinanza fra la psiche (nel senso letterale), e i centri nervosi dell’area destra. Prendendo in maniera del tutto casuale uno studente sfaccendato e sottoponendolo a un trauma tale da spingerlo a lesioni gravi ed irreparabili in quella parte del cervello, si possono ammirare gli effetti della plasticità cerebrale. Perché, e così può testimoniare lo studente sopra nominato, che tra l’altro io conosco piuttosto bene, la sua personalità ha avuto un ribaltone quasi totale, con tutti i vantaggi e gli svantaggi che ne possono derivare. Anzi, ad essere più precisi, il ragazzo non ha semplicemente subito un ribaltamento passivo delle sue abitudini, ma si è visto costretto a costruire sulle macerie ancora in piedi della vita precedente un nuovo “Io”. Come ci accade già nell’infanzia, siamo sempre molto bravi a prendere in prestito tratti peculiari di persone nelle quali riponiamo la nostra fiducia, a maggior ragione se sono presenti in maniera evidente nella nostra vita. E proprio questo è il punto più interessante di analisi, vista la costante presenza a fianco del ragazzo di cui sopra della fidanzata, che ha funto da calco per rimodellare e correggere i tratti che, almeno secondo lo svogliato studente, erano da cambiare, pur mantenendo le fondamenta del suo essere (del resto, come dice la saggezza popolare, chi nasce tondo, non muore quadrato… quasi mai almeno). Nota: La storia ha un agrodolce happy ending, visto che il giovane si è scrollato l’aggettivo sfaccendato dalle spalle, ma la coppia amorosa non esiste più, anche se avvenimenti e situazioni come quelle descritte continueranno a legare le persone con un fil rouge indissolubile nel tempo. 29 Medici ma non solo Medici ma non solo Concerto sinfonico di Novafeltria Il Concerto “Note d’autunno… La musica che colora”, pensato e voluto dal Presidente del Distretto della Musica Valmarecchia M° Anacleto Gambarara e dal Dr. Giorgio Terzi, e che è attualmente in fase di organizzazione da parte di questo Ente, si terrà nel Teatro Comunale di Novafeltria venerdì 20 e in replica sabato 21 Novembre 2015 alle ore 20,30. Si tratta di un evento di portata straordinaria per tutta la Valmarecchia, e per questa sua importante cittadina. L’Orchestra sarà formata da venticinque elementi più i solisti dei singoli brani che, per l’occasione, saranno tutti insegnanti del Distretto della Musica Valmarecchia scelti appositamente per le notevoli capacità interpretative e peraltro già ampiamente conosciuti dal pubblico di settore. A dirigerli un grande nome: il M° Roberto Parmeggiani, docente al Conservatorio di Bologna, già collaboratore di grandi Direttori quali Zubin Mehta, Claudio Abbado e Riccardo Chailly ed attualmente, mentre scriviamo, impegnato alla Scala di Milano quale assistente Direttore e preparatore per un’opera che la Scala dedica all’Expo. Ma l’importante dimensione sociale di questo Concerto è rappresentata dal suo scopo benefico a favore dell’Associazione Oncologica e del Volontariato Valmarecchia: AOVAM (infatti l’incasso, depurato da un minimo di spese, sarà devoluto a questa Associazione), primaria realtà del tessuto sociale non solo di Novafeltria, ma dell’intera Vallata e che si prodiga per chi soffre di queste patologie finanziando le sue molteplici iniziati- 30 ve, intra ed extra ospedaliere, unicamente con le offerte ed il tesseramento. Da segnalare un altro ambizioso obiettivo del quale il Concerto di Novafeltria rappresenta un importante snodo: la creazione di un’Orchestra Giovanile Stabile della Valmarecchia composta da giovani della valle. Secondo il modello (oggi esportato e imitato in tutto il mondo) del direttore d’orchestra Venezuelano Josè Antonio Abreu, che tanto ha fatto per la socialità del suo Paese offrendo a migliaia di giovani lo studio della musica come alternativa al degrado socio-culturale ed alla disoccupazione. Abbiamo quindi la possibilità di fare della beneficenza e di ascoltare, contemporaneamente, musiche immortali (riportiamo qui accanto il programma) all’esiguo prezzo d’ingresso di 12 euro. I biglietti potranno essere acquistati in 3 punti vendita: a Novafeltria, a Rimini e nella Repubblica di San Marino e comunque maggiori informazioni verranno fornite nella E-Mail che verrà prossimamente inviata dall’Ordine a tutti i suoi iscritti. Per ulteriori chiarimenti: a disposizione anche la segreteria del Distretto della Musica Valmarecchia al numero: 392 2033951. Nel ringraziare per l’attenzione e la disponibilità, lasciamo a tutti un arrivederci a quest’autunno, per testimoniare solidarietà e per ascoltare insieme questa musica colorata di speranza per un luminoso futuro socio-culturale della Valmarecchia. Programma concerto di Novafeltria Mascagni. Cavalleria Rusticana: Intermezzo Vivaldi. Concerto per 2 violini in la min: n° 8 /RV 522 op. 3 Chopin. Concerto per pianoforte e orchestra: n° 1 op. 11 2° mov. ”Romanza” Giuliani. Concerto per chitarra e orchestra: op. 30 1°mov. Intervallo Mozart. Eine kline nachtmusik: Allegro Rieding. Concerto per violino e orchestra: n° 2 op. 35 Vivaldi. Concerto per flauto e orchestra: n° 3 op. 10 “Il gardellino” Saint-Saens. Concerto per violoncello e orchestra: Il carnevale degli animali: “Il cigno” - “Allegro appassionato” op. 43 Anacleto Gambarara e Giorgio Terzi 31 Storia della medicina Storia della medicina Left is better… di Stefano De Carolis 32 Lo scorso giugno si è svolta a Rimini la diciassettesima edizione del Festival del mondo antico (intitolata quest’anno Alimenta. Il cibo tra terra e mare, tra antico e presente), che ha trasferito a Rimini e all’antichità greco-romana i temi trattati all’Expo di Milano. Tra i tanti appuntamenti dedicati alla cultura alimentare e al suo rapporto fra passato e quotidianità non sono mancati quelli che hanno ricordato e celebrato il più importante momento “gastronomico” dell’antica Roma, il banchetto, arrivando persino a organizzare sul bimillenario ponte di Augusto e Tiberio una «cena sospesa fra antico e presente, con piatti ispirati alle ricette romane, suggerite dai grandi chef dell’impero»1. Per i Romani la cena costituiva il pasto principale della giornata: iniziava nel primo pomeriggio e poteva protrarsi fino a notte inoltrata. Il banchetto (convivium) – solitamente appannaggio del ceto medio e della classe dirigente – era una cena allargata oltre i confini della famiglia e consumata in un apposito ambiente, il triclinio, il cui nome deriva dai tre letti (lecti tricliniares) disposti attorno a un unico tavolo (mensa). Su questi letti gli uomini e gli ospiti di riguardo mangiavano sdraiati obliquamente, con il gomito sinistro appoggiato a un cuscino. Il piatto (patina, patella o, se fondo, catinus) era sorretto dalla mano sinistra, mente la destra serviva per portare il cibo direttamente alla bocca (non essendovi in quest’età l’uso della forchetta). Se partecipavano al banchetto, donne e bambini stavano seduti; ma cenavano seduti anche gli ospiti inattesi (umbrae), quando il numero dei posti sui letti tricliniari si rivelava insufficiente. Nei banchetti più grandi alla cena seguiva la commissatio (tradotta da alcuni col termine un po’ azzardato di “baldoria”), nella quale i commensali consumavano il dessert, bevevano copiosamente, si cospargevano di unguenti e profumi e si dedicavano ad attività culturali o ludiche più o meno lecite, talvolta fino alle prime luci dell’alba2. La particolare posizione assunta dai commensali sui letti tricliniari può sembrare oggi insolita e piuttosto scomoda, «ma i Romani, che vi erano abituati, sicuramente non la ritenevano tale. Al contrario: proprio l’essere coricati pareva loro espressione di una tranquillità gaudente e rilassata»3, che si ritrova anche in altri aspetti della loro vita quotidiana. E pure la preferenza di lato viene generalmente giustificata dalla maggiore libertà che la mano destra avrebbe goduto in quella posizione nell’afferrare i cibi o le stoviglie da mensa. Nel 2007 Paolo Mazzarello, professore di storia della medicina all’Università di Pavia, ha pubblicato sulla prestigiosa rivista «Nature» – in colla- Fig. 1 – Pompei, Casa dei Casti amanti. Affresco in “terzo stile” (20 a.C.-50 d.C.) dipinto sulla parete ovest del triclinium e raffigurante una scena di banchetto. Da notare la posizione borazione con Maurizio Hara- della coppia sul letto tricliniare di sinistra e il servizio completo di vetro messo in bella mostra ri, professore di etruscologia sul tavolino centrale. nella stessa Università – un breve ma erudito articolo intitolato Left to digest4. Partendo dall’osservazione che nell’antichità le élites delle più avanzate civiltà mediterranee partecipavano ai banchetti in posizione sdraiata, e quasi sempre sul fianco sinistro, i due studiosi si interrogano se la spiegazione che generalmente viene fornita a questa preferenza di lato – una maggiore libertà della mano destra – sia o no quella reale: effettivamente alcune fonti iconografiche attestano come anche la mano sinistra venisse usata da persone che giacevano sullo stesso fianco. Il vero motivo andrebbe pertanto cercato nella particolare architettura anatomica dello stomaco, che presenta una caratteristica curvatura la cui convessità è rivolta a sinistra. La posizione clinostatica determina un aumento della pressione addominale e favorisce il reflusso gastroesofageo. Se l’individuo è sdraiato sul fianco sinistro la curvatura dello stomaco agevola naturalmente l’accoglimento del bolo alimentare; ciò non accade nella posizione opposta in cui il bolo ha meno spazio e contrasta meno efficacemente la pressione addominale, provocando così il reflusso. Oltre che a motivi fisiopatologici, la posizione sul fianco sinistro risponderebbe anche a ragioni di tipo “edonistico”, se si considera la lunga durata dei banchetti e la grande quantità di cibi e bevande che in essi veniva consumata. L’ipotesi dei due storici pavesi ha ricevuto una inaspettata quanto importante conferma all’inizio di quest’anno, allorché è stato pubblicato uno studio norvegese5 che ha valutato gli effetti della posizione del corpo sullo svuotamento gastrico, la distribuzione del cibo e i sintomi dispeptici postprandiali in un gruppo di soggetti sani a cui è stato somministrato un pasto bilanciato a basso contenuto calorico. I dati ottenuti dimostrano come i sintomi postprandiali siano più accentuati, lo svuotamento gastrico più veloce e l’antro gastrico più ampio nei soggetti esaminati in decubito laterale destro rispetto a quelli in decubito laterale sinistro; l’assunzione di quest’ultima posizione dopo 33 Storia della medicina un pasto potrebbe pertanto costituire un provvedimento atto a ridurre la dispepsia. Per spiegare questi risultati gli autori chiamano in causa l’anatomia del tratto gastrointestinale superiore (nel decubito laterale destro il bolo alimentare distende precocemente antro e piloro, causando così la sintomatologia dispeptica) e ricordano l’ipotesi precedentemente avanzata da Mazzarello e Harari, che viene pertanto confermata dal loro studio. Fig. 2 – Un momento del laboratorio Il banchetto romano, curato da Raffaella Angelini per l’edizione 2015 del Festival del mondo antico (fotografia di Gilberto Urbinati). Note 1 2 3 4 5 Festival del mondo antico, Programma, <http://antico.comune.rimini.it/programma/-categoria77/pagina911.html>, 2015 (ultima cons. 28/06/2015). Cfr. U.E. Paoli, Vita romana. Usi, costumi, istituzioni, tradizioni, Milano 2002, pp. 83-89; K. Weeber, Vita quotidiana nell’antica Roma. Curiosità, bizzarrie, pettegolezzi, segreti e leggende, Roma 2003, pp. 19-23, 63-64, 66-71, 104-106, 143, 230-231. Weeber, cit., p. 20. P. Mazzarello, M. Harari, Left to digest, «Nature», 448 (2007), p. 753. J. Valeur, A. Berstad, T. Hausken, The effect of body position on postprandial perceptions, gastric emptying, and intragastric meal distribution: an ultrasonographic study in reclining healthy subjects, «Scandinavian Journal of Gastroenterology», 50 (2015), pp. 170-173. 34 Medici e padelle Il coniglio in friccò o coniglio dei poveri di Melchisede Bartolomei Lezioni Universitarie, Master e Seminari: chiedo ai miei figli notizie sui Relatori e, immancabilmente, la risposta è che si tratta di persone “vecchie” fra i 55 ed i 60 anni! Mi rendo conto che anche io ho da poco raggiunto 60 anni, non lo avverto, ma comincio ad essere “datato”, soprattutto se ripenso alla mia infanzia in cui mia madre esercitava un lavoro bellissimo che oggi non esiste più: l’ostetrica condotta. Erano anni in cui si nasceva in casa. Pietracuta, nella Valmarecchia, è stato il suo ultimo incarico prima della pensione e con lei è terminata la condotta stessa. La teoria in cui si nasce prevalentemente di notte (gli animali si sentono più sicuri e protetti con le tenebre) l’ho sperimentata direttamente. Arrivava spesso a casa il marito della partoriente verso l’imbrunire, avvisando dell’inizio delle doglie. Ricordo che per i parti nei luoghi più sperduti della condotta, la mamma si raccomandava di preparare una porta, un catino di metallo ed almeno tre fiasche d’acqua bollita. Solo più tardi ho capito l’arcano del parto: la porta costituiva il piano d’appoggio rigido per la futura mamma, il catino rovesciato era fondamentale per appoggiare l’osso sacro allo scopo di creare uno scalino necessario a rimuovere le secrezioni vaginali ed anali nella fase espulsiva del feto, l’acqua bollita (sterile) per lavare esternamente la vulva e cercare di evitare la complicanza da sempre più temuta nell’ostetricia del passato: la febbre puerperale. Nel primo dopoguerra la mamma ricordava che l’uso di guanti, “sterilizzati con alcool” nell’assistenza al parto, poteva suscitare l’ilarità di qualcuno che affermava: “la nuova ostetrica si dà importanza… usa i guanti”. Tutto questo preambolo... sono fuori tema? No: arriviamo al punto. La mamma ritornava quasi sempre alle prime luci dell’alba. Noi fratelli eravamo svegliati dall’espandersi del buon aroma di caffè che la nonna preparava per la levatrice che aveva lavorato tutta la notte. Velocemente, noi figli, ci ritrovavamo tutti in cuci- 35 Medici e padelle na per avere notizie: “è andato tutto bene, la donna è stata brava, ha spinto bene, il bimbo ha pianto subito, pesa… “Al di là di questi dati “tecnici”, il mio interesse e la voglia di alzarmi in anticipo era dettato dalla certezza che la mamma fosse stata “omaggiata” per il suo servizio anche con prodotti della campagna: uova, salsicce fresche, castagne, nespole, melegrane, ciliegie, galline e il “fatidico coniglio”. Il coniglio veniva regalato vivo ed il mio compito era quello di aiutare la mamma tenendo le zampe posteriori della povera bestia e poi attraverso tutte le fasi che portavano infine l’animale ad essere messo a bagno in acqua fresca per almeno due ore prima di riporlo in frigorifero per farlo frollare alcuni giorni, anche se poteva essere cucinato subito. Il coniglio veniva preparato in molti modi, ma a me piaceva moltissimo “il coniglio dei poveri”, una specialità non tipica della Valmarecchia, ma dell’alta Valle del Foglia. Era dei “poveri”, perché i casolari di campagna spesso riunivano famiglie patriarcali dello stesso gruppo parentale: si era in tanti ed il coniglio era uno. Lo stratagemma era quello di tagliarlo in tanti piccoli pezzi per farlo fruttare al massimo.Si ponevano i pezzi in una padella con coperchio e si lasciavano cuocere con il suo liquido, fino a cottura quasi completa, quando la carne inizia a staccarsi dall’osso. A questo punto si metteva dell’olio extravergine (5-6 cucchiai) in un tegame abbastanza largo, o nella stessa padella, e si scaldava. Si univa il coniglio facendolo rosolare molto bene a fuoco vivo, girandolo spesso (questo è il momento più importante), per ottenere così una bella doratura ed avendo l’attenzione a non far bruciare la carne. Il lavoro difficile è finito. Si può rimandare il finale della preparazione al giorno successivo (conservando le carni già cotte e dorate in frigorifero) o attendere, se presenti ospiti, qualche minuto prima di servirlo. Di soppiatto dagli invitati si riscalda a giusta temperatura la prelibatezza e nel contempo si prepara mezzo bicchiere di aceto buono, tre o quattro spicchi d’aglio schiacciato, due o tre rametti di rosmarino spezzettato. Quando si è raggiunta la temperatura ideale portare a fuoco vivo, salare con sale grosso (che non penetra nelle carni), aggiungere il contenuto del bicchiere con la “pozione speciale” (aceto, aglio, rosmarino), scuotere inizialmente con il coperchio, poi scoperchiare e sfumare l’aceto… quindi servire caldo… è una meraviglia che stupirà gli astanti… provare per credere! La mia cara nonna Benilde raccontava che un coniglio sfamava sedici persone (ed era festa grande), ricordo che a noi bastava per sei ed ora nella mia famiglia lo gustiamo in quattro. Spesso ho preparato questa ricetta per dei carissimi amici, ma i conigli erano sempre due… la matematica è cambiata: direttamente proporzionale al livello del benessere. Buon appetito! Corsi, convegni, congressi, attività culturali SCUOLA DI ETICA MEDICA - ERRATA CORRIGE date del corso Il corso di Alta Specializzazione, articolato in 5 moduli separati, si terrà in autunno nelle seguenti date: 1° 2° 3° 4° 5° modulo: modulo: modulo: modulo: modulo: 2-3 ottobre 2015 9-10 ottobre 2015 23-24 ottobre 2015 6-7 novembre 2015 20-21 novembre 2015 Il programma dettagliato del corso sarà pubblicato non appena disponibile sul sito web dell’Ordine (www.omceo.rn.it) e inviato via mail a tutti gli iscritti. Il corso sarà accreditato ECM per le figure di Medico Chirurgo e Odontoiatra. CONGRESSO AAITO Emilia Romagna “Trends in allergologia: trattiamo il paziente acuto e impariamo a lavorare in rete” 25 settembre 2015 – Centro Congressi SGR Rimini Segr. Organizzativa MDB Enterprise Srl tel. 0999.7354333, mail: [email protected] CONVEGNO “GONARTROSI: ASPETTI CLINICI E TRATTAMENTI” 17 ottobre 2015 – Riminiterme Segr. Organizzativa Salute in Armonia srl tel. 0541.623123, mail: [email protected] CONVEGNO “ITTERO OSTRUTTIVO: DALLA DIAGNOSI ALLA TERAPIA” 17 ottobre 2015 – Hotel Holiday Inn Imperiale Rimini Segr. Organizzativa Riviera Congressi tel. 0541.1830493, mail: [email protected] 36 37 Corsi, convegni, congressi, attività culturali Variazioni agli albi CONVEGNO “PANORAMA DIABETE” 17-21 ottobre 2015 – Palazzo dei Congressi Riccione Segr. Organizzativa SID (Società Italiana Diabetologia) tel. 06.44240967, mail: [email protected] XLIV CONGRESSO NAZ.LE AMCLI (Associazione Microbiologi Clinici Italiani) 21 ottobre 2015 – Palacongressi Rimini Segr. Organizzativa MZ Congressi Srl tel. 02.66802323 – ext 918, mail: [email protected] 52° CONGRESSO NAZ.LE SIR (Società Italiana Reumatologia) 25-28 novembre 2015 – Palacongressi Rimini Segr. Organizzativa AIM Group International tel. 02.56601293, mail: [email protected] Presso la Segreteria dell’Ordine sono disponibili i programmi degli eventi. DELIBERA CONSIGLIO DIRETTIVO SEDUTA DEL 22 LUGLIO 2015 Iscrizione ALBO MEDICI CHIRURGHI: dott. CURZI Christian dott.ssa DALMONTE Giulia dott. FRANCIA Davide dott.ssa GENNARI Chiara dott.ssa ISOLA Margherita dott. MASINI Pier Luigi dott.ssa MICHELI Maria Maddalena dott.ssa MONTANARI Sara dott.ssa SKAKIC Andrea dott. CORSO Vittorio dott. DOMENICHELLI Vincenzo dott. ESPOSTO Bruno dott.ssa TOMESANI Nicoletta di Santarcangelo di Romagna di Rimini di Coriano di Cattolica di San Marino di Villa Verucchio di Rimini di Riccione di Rimini trasferimento da Monza e Brianza trasferimento da Como trasferimento da Ancona trasferimento da Bologna Reiscrizione ALBO MEDICI CHIRURGHI: dott.ssa VAN ROSSEM Ann Louise Norbertine di Misano Adriatico Nulla Osta al trasferimento ALBO MEDICI CHIRURGHI: dott. PARINI Angelo dott.ssa PASINI Elisabetta trasferimento a Bologna trasferimento a Siena Cancellazione ALBO MEDICI CHIRURGHI: dott. BORGHESI Francesco trasferimento a Bologna Iscrizione REGISTRO MEDICINE NON CONVENZIONALI: dott.ssa ANDREONI Cristina dott. BIGUCCI Gabriele dott. BUONINCONTRI Maurizio dott. CONTENTO Pasquale dott. DESIDERIO Franco dott. MANCINI Daniele dott. MIGNANI Maurizio di Riccione di Rimini di Riccione di Rimini di Rimini di Bellaria-Igea Marina di Riccione Iscritti Albo Medici Chirurghi nr.1880 - Albo Odontoiatri nr. 372 38 39 www.agenzianfc.com Finito di stampare nel mese di luglio 2015