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Basi per robot mobili
Basi per robot mobili Basi per robot mobili: Copyright © 2008, Calogero Lombardo La scelta della tipologia della base, della sua forma e delle dimensioni sono forse il primo aspetto da prendere in considerazione, quando si progetta un robot. Partiamo dal presupposto che per un principiante, lo sviluppo di un robot potrebbe durare anni. Con il passare del tempo, si andrà sempre più aggiungendo elettronica, quindi bisogna prevedere un minimo di spazio in più rispetto al progetto di partenza. Naturalmente non bisogna esagerare con le dimensioni, per evitare di appesantire la struttura e ricorrere a motori più potenti, batterie più capienti, etc etc, tutto ciò farebbe ovviamente lievitare i costi. Inoltre, non bisogna dimenticare le competizioni robotiche, come ad esempio il minisumo e le varie categorie explorer dove i robot devono avere ingombri ben determinati. Di seguito vedremo alcuni esempi di basi robotiche di medie dimensioni che riescono tranquillamente a contenere un bel pò di schede e sensori. Un altro aspetto da considerare e se realizzare la semplice base differential drive a 2 ruote: economica, facile da pilotare, molto precisa nelle traiettorie, ma adatta prevalentemente a pavimentazioni lisce, soprattutto perché necessita del ball caster o del rotino pivottante per stare in equilibrio, oppure optare per la più complessa base a 4 (o più) ruote: mediamente più costosa e meno precisa nelle traiettorie, ma sicuramente più robusta nell’affrontare piccoli disseti del suolo e più stabile a parità di dimensioni, nel trasportare pesi superiori.Nel caso si scelga la differential drive, consiglio caldamente, almeno per robot che superano i 2 kg, di utilizzare il rotino pivottante, perchè il bal caster, oltre a generare vibrazioni nella strutture tende con il passare del tempo, a diminuire (causa polvere e ivecchiamento) la scorrevolezza. L'unico accorgimento da avere in entrambe le soluzioni è quello di cercare di distribuire in maniera equa i pesi, tendenzialmente verso le ruote, perchè un rotino troppo carico tende leggermente a deviare la traiettoria quando si parte, mentre il ball caster genera vibrazioni e rumori molto fastidiosi Parlando di forma, se si tratta di robot a 2 ruote, non c’è dubbio che la migliore è quella circolare o in ogni caso circoscritta ed equamente distribuita all’interno di un cerchio, con le due ruote perfettamente in asse sul diametro. Se si tratta di 4 ruote, si potrebbe continuare ad adottare una base circolare, ma è più semplice una base perfettamente quadrata (quindi sempre inscritta in un cerchio) con le quattro ruote che stanno sempre hai quattro vertici di un quadrato. Tali affermazioni sono giustificate dal fatto che nel momento in cui il robot incontrerà un ostacolo e dovrà compiere una manovra, potrà ruotare su se stesso cambiando completamente orientamento, senza uscire dal cerchio che inscrive l’area che sta occupando, quindi evitando di inciampare in ostacoli laterali molto vicini al robot stesso. Infine da non trascurare la tipologia delle ruote: se si tratta di robot a 4 ruote, sicuramente prediligere pneumatici con un’ampia superficie di contatto con il suolo, altrimenti perderemmo gran parte delle doti d’agilità e robustezza menzionate prima per questa struttura. Nel caso del robot a 2 ruote, che solitamente è impiegato su pavimentazioni domestiche, vale la pena rinunciare a ruote con battistrada largo e orientarsi verso ruote con superficie di contatto idealmente puntiforme, perché queste permettono di seguire in maniera esatta le traiettorie, cosa molto interessante specie se queste sono state sapientemente e faticosamente pianificate con lo studio della cinematica del robot. In una ruota con battistrada ampio, si suppone che il punto di contatto sta a metà del battistrada, ma questa è una considerazione teorica che può essere smentita a causa di piccoli scivolamenti durante le manovre, dovuti ad esempio alla distribuzione dei pesi. Vediamo adesso alcuni esempi di basi robotiche. Quella della figura seguente (tratta da [1] ), come preannunciato è perfettamente inscritta in un cerchio, ma può essere facilmente ricavata e sagomata da una lastra di qualsiasi dimensione, evitando di sfidare Giotto. E’ realizzata con una lastra di PVC espanso reperibile su http://www.robot-italy.com, dove è possibile trovare anche i motori, le staffe, le ruote e i mozzi. I materiali per il pianale possono essere anche riciclate dagli scarti di lavorazione di falegnamerie, da officine che lavorano l’alluminio o che realizzano insegne luminose. E’ il caso della struttura di seguito, ispirata alla precedente, ma di dimensioni leggermente superioni. Altri ottimi materiali per realizzare i pianali sono il Plexiglass e il Lexan. I robot visti sono ancora scarni, ma si evince che c’è molto spazio per alloggiare tante schede, sopra e sotto il pianale, mantenendosi ancora su dimensioni della base contenute. Il terzo robot è perfettamente circolare, la sua realizzazione è facilitata dall’uso del legno; ha due pianali e una diverso tipo di ancoraggio dei motori. Da notare, in tutti e tre i robot, le ruote a contatto puntiforme. Infine vediamo basi robotiche a 4 ruote. Non si tratta di strutture autocostrutite, ma di esemplari commerciali, acquistabili in siti internet specializzati. Hanno un costo non indifferente (ben oltre le 200 euro), ma sono veramente ben fatte. Dopo questo piccolo riassunto delle caratteristiche principali da tenere d’occhio quando si realizza una base robotica e dopo aver visto alcune tipologie di strutture fra le più comuni, ci tengo a precisare che proprio nella base, il robottaro può esprimere al massimo il suo spirito inventivo, la sua creatività e la capacità di ingegnarsi, infatti in rete è possibile trovare robot dalle strutture più disparate. L’unico limite è la fantasia! Line Follower Robot E' la mia prima versione di un classico da robottaro amatoriale. In questa release sono stati utilizzati solamente 3 sensori QRB1134. Di seguito potete osservare un video del robot in azione su un percorso breve, ma abbastanza misto, con curve e spezzate a 90°. Di lato, potete osservare il particolare del sensore di linea, realizzato con materiali di facile reperibilità. Pur essendo di rudimentale costruzione, si è dimostrato molto efficacie, perchè è costruito in modo da avere la possibilità di regolare la distanza del pettine di sensori dal suolo e la distanza stessa fra i vari QRB1134. Nella sezione Menù principale > Download trovate il codice sorgente per PIC16F877A, realizzato con MikroC.