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Settimanale d’informazione ANNO LVII- N. 4 euro 1 www.vocedellavallesina.it Jesi, domenica 7 febbraio 2010 Impôt reprisé Tassa riscossa Ufficio di Jesi Poste Italiane spa - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (Conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, DCB - Jesi Il Cav di Jesi alla 32º Giornata per la vita “N La vita è più forte on è la ricchezza economica a costituire la dignità della vita, perché la vita stessa è la prima radicale ricchezza, e perciò va strenuamente difesa in ogni suo stadio”. A parlare i vescovi italiani che, per la 32º Giornata per la vita, hanno scelto il tema: “La forza della vita una sfida nella povertà”. E, possiamo aggiungere, una sfida alla povertà. Perché la forza della vita è più grande di tutto ed è in grado di vincere le difficoltà economiche, la paura di non farcela, lo smarrimento di fronte al futuro incerto. Noi volontari del Centro Aiuto alla Vita “Savino Antenori” di Jesi, possiamo raccontare storie di donne che, pur senza lavoro, pur abbandonate dal padre del loro bambino, hanno deciso di portare avanti la gravidanza. Donne coraggiose, donne che hanno fatto vincere il mistero della vita umana. Come F, ragazza madre che oggi trova in sua figlia la ragione della sua gioia. Possiamo raccontare situazioni di solitudine e difficoltà tali da indurre a soluzioni disperate, come quella di S.: questa giovane donna, cacciata fuori di casa dal compagno perché lei non voleva abortire, si è vista chiudere la porta anche dai suoi genitori. Dormiva in macchina; sul suo corpo, evidenti segni di stenti e maltrattamenti. Ma la vita è stata di nuovo più forte delle circostanze esterne. Ci ha pensato la Provvidenza, trovando per la mamma e il bambino che nessuno voleva una Casa di accoglienza. Certo, c’è molto da fare: sia concretamente sia nella diffusione di una cultura della vita. Nato nell’aprile 2007 e in crescita a livello di attività e numero di soci, il Cav di Jesi si spende per accogliere, ascoltare, incoraggiare e sostenere le mamme che vivono gravidanze per qualche motivo difficili. Oltre a un centro di ascolto, aperto il lunedì pomeriggio, abbiamo un numero di telefono sempre attivo (334-3642996) per intervenire in qualunque momento ci fosse una richiesta di aiuto. I volontari inoltre collaborano con la Caritas per la distribuzione di latte e alimenti per l’infanzia, e con l’Armadio della carità per la distribuzione di indumenti per neonati. Iscritta al Centro Servizi Volontariato, la nostra associazione ha svolto nelle scuole di Jesi un’opera di sensibilizzazione dei giovani rispetto al tema della difesa della vita fin dal concepimento, e 12 studenti hanno scelto di affiancare, per uno stage di 6 ore, i volontari nel loro servizio. Siamo anche intervenuti in alcune parrocchie per dare testimonianza delle nostra esperienza o collaborando con i catechisti per coinvolgere i ragazzi in qualche attività inerente al tema della vita. In occasione della Giornata per la vita di quest’anno, è stata organizzata una serata pro life. Si terrà sabato 6 febbraio, alle ore 17, al Palazzo dei Convegni di Jesi e sarà occasione per confrontarsi su un tema sempre più urgente: l’olocausto dei più piccoli e più poveri. Adriana Borgognoni Il Consultorio Diocesano e la Giornata per la Vita “I La forza della vita l benessere economico - dicono i vescovi nel Messaggio per la Festa della Vita - non è un fine, ma un mezzo il cui valore è determinato dall’uso che se ne fa: è a servizio della vita, ma non è la vita.” Chi dispone di sufficienti beni materiali ha la possibilità di vivere il presente e di guardare al futuro proprio e dei propri figli con più serenità e ottimismo. Al contrario, chi vive nella precarietà e nel bisogno, non potendo assicurare a se stesso e ai propri cari ciò che serve per una vita dignitosa, è abitato dalla paura e dalla sfiducia nei confronti della vita. Per questo, dicono i vescovi, si avverte la drammaticità della crisi finanziaria in cui ci troviamo e il timore che essa possa avere effetti disumanizzanti. Investire nello sviluppo significa mettere al primo posto, nelle politiche sociali, la persona umana e i suoi bisogni, non solo materiali, cominciando dagli ultimi della fila, dai più deboli ed indifesi. Appare invece evidente, anche a chi non si intende di economia o di finanza, che la crisi che ha colpito così tanti Stati è la conseguenza di un sistema perverso di valori che mette al primo posto la crescita del capitale attraverso una speculazione finanziaria selvaggia, che non disdegna lo sfruttamento di molti, a vantaggio dell’avidità di pochi. Ne abbiamo evidenti ed abbondanti esempi anche nel nostro Paese, dalle politiche dell’occupazione a quelle dell’immigrazione, per non parlare della scuola, o del paradosso, tutto italiano, che riguarda la famiglia, continuamente citata dai governi di destra e di sinistra e continuamente ignorata, se non danneggiata, nei fatti e nelle scelte politiche. E se abbiamo il dovere di denunciare con fermezza scandali e contraddizioni che of- fendono la dignità della vita umana, allo stesso modo siamo chiamati ad affermare il suo valore e la sua forza anche nella povertà, consapevoli che “…non è la ricchezza economica a costituire la dignità della la vita, perché la vita stessa è la prima radicale ricchezza… Sarebbe assai povera ed egoista una società che, sedotta dal benessere, dimenticasse che la vita è il bene più grande”. Queste affermazioni credo possano essere condivise anche dai non credenti, perché fanno riferimento al valore universale dell’esistenza umana e della sua dignità, alla dimensione insondabile dell’uomo, che nessuno può ignorare. Questa universalità del valore della vita è dimostrata anche dall’impegno per la difesa dei diritti umani, condiviso da credenti e non. Del resto la lotta per la sopravvivenza accomuna tutti gli esseri umani e addirittura coloro che vivono in situazioni di indigenza sembrano condurla con più determinazione e tenacia, a dimostrazione che la vita ha potenzialmente in se stessa la forza capace di sfidare ogni prova. Finché c’è vita c’è speranza, si dice; senza la vita, invece, viene a mancare ogni presupposto per qualsiasi possibilità. La differenza tra credenti e non credenti sta, a volte, nell’idea di “qualità della vita”, che, in base alle sue condizioni, determinerebbe, secondo alcuni, la dignità della vita stessa, compreso il diritto o meno di nascere e di vivere. Ma la dignità umana è inerente a ogni persona, cioè alla vita in quanto tale, non è una qualità che si aggiunge o si sottrae ad essa in base alle sue condizioni. Per il credente essa è dimostrata dall’incarnazione di Dio stesso, che in Gesù ha assunto la condizione umana per essere vicino ad ogni uomo e salvarlo nella sua interezza; privilegiando i più poveri e indifesi li ha guariti da ogni forma di sofferenza, chiedendo a ciascuno di noi di seguirne l’esempio. Afferma il Papa Benedetto XVI nella sua Enciclica Caritas in Veritate: “…l’apertura moralmente responsabile alla vita è una ricchezza sociale ed economica, …rispondere alle esigenze morali più profonde della persona ha anche importanti e benefiche ricadute sul piano economico”. In questa nostra società complessa e disorientata crescono nuove forme di povertà. Molte persone sofferenti a causa di povertà immateriali si rivolgono al Consultorio “La Famiglia” per essere prima di tutto ascoltate e poi aiutate a rimettersi in cammino, recuperando fiducia in se stesse e negli altri. Anche prendersi cura di queste povertà è apertura e servizio alla vita. Per il Consultorio “La Famiglia” Anna Maria Massacci Una chiara presa di posizione del laico Levy verso “il conservatore” Benedetto XVI e verso “il silenzio” di Pio XII Troppe critiche preconcette e del tutto strumentali o false “B isognerebbe smetterla con la malafede, il partito preso e, per dirla tutta, la disinformazione non appena si tratta di Benedetto XVI”. Ad arrabbiarsi così verso i critici e supercritici del papa è il filosofo, giornalista e imprenditore Bernard-Henri Levy che, sul Corsera del 20 gennaio ribatte, in modo chiaro e tondo, che è ora di finirla di considerare il papa un “conservatore” e un “tedesco” che dice e fa in ogni circostanza sempre qualche cosa di meno di quel che dovrebbe. Al punto che – vedi i suoi discorsi nel suo viaggio ad Auschwitz – si sono “puramente e semplicemente” falsificati i testi pur di sostenere le errate tesi di un certo antisemitismo. Lui, tedesco, che ha ricordato come “il III Reich tentò di eliminare il popolo ebraico dal rango delle nazioni delle terra”. Lui che, sulle orme di papa Giovanni Paolo II, ha chiesto perdono ai nostri fratelli maggiori. Levy dichiara che è ora di smetterla di negare quello che Pio XII fece per salvare gli israeliani. Rammenta anche i messaggi natalizi del 1941 e ’42 che gli valsero questo omaggio di Golda Meir: “Durante i dieci anni del terrore nazista, mentre il nostro popolo soffriva un martirio spaventoso, la voce del papa si levò per condannare i carnefici”. E si sappia che chi lanciò per primo la calunnia del silenzio e dell’inattività di papa Pacelli verso il dramma dei semiti di Roma e del mondo, è stato Rolf Hochhuth con “Il Vicario”, lo stesso che si è rivelato negazionista al punto di difendere il più noto negazionista David Irving che, proprio per questo, venne arrestato in Austria nel 2005. Dunque, diciamo noi, l’opera teatrale è stata solo calunnia e strumentalizzazione, solo malafede. Aggiunge Levy che, di fronte all’assordante silenzio verso la Shoah du- rante la guerra da parte di sto dettaglio che introduce chi deteneva cannoni, aerei, un elemento inquietante, eserciti e informazioni di stravagante, e persino assurprima mano, non si vuole do nella controversia sui sinemmeno riconoscere che lenzi di Pio XII ”. E aggiunge: tanti ebrei furono salvati dai “Dunque Hochhuth, l’uomo conventi e dal Vaticano mol- che denunciò per primo Pio to più di quanto avrebbero XII per i suoi silenzi e le sue potuto quelli che deteneva- ambiguità sullo sterminio no il potere e la conoscenza ebraico, non è solo un occaquasi diretta della tragedia. Il sionale amico di un negaziosilenzio di tutti lo si vuole far nista: ne è anche (ideologicapesare su Pio XII. mente?) un sodale e rilascia interviste ai giornali di estre*** ma destra per difenderne Il 25 gennaio Pierluigi Bat- con veemenza le tesi.” E contista, già vice direttore dello clude che, proprio sulla base stesso quotidiano, rifacendo- della denuncia di Levy “sarà si all’articolo di Levy, dichia- utile riflettere sulle tortuose ra che “…è riaffiorato questo traiettorie mentali e politiconturbante paradosso, que- che di chi denuncia e nega nello stesso tempo, ma anche sulla necessaria prudenza nel prendere per buone suggestioni ricavate da fonti tutt’altro che trasparenti”. Fa piacere che due laici, professionisti del giornalismo, abbiano voluto portare un contributo così rilevante nella vexata quaestio del comportamento dei papi di fronte al dramma della soluzione finale architettata da Hitler. E’ un concreto contributo alla chiarezza dei fatti storici che viene in concomitanza della “giornata della memoria” celebrata nel mondo il 27 gennaio scorso. Vittorio Massaccesi [email protected] 2 Cultura e società 7 febbraio 2010 Del più e del meno Rotary Club Jesi: Oikos ed Exodus ospiti d’onore. La vicenda umana e artistica di Pergolesi di Giuseppe Luconi I Q uest’anno Jesi celebra il terzo centenario della nascita di Pergolesi. In questa rubrica racconteremo, a puntate, aspetti noti e meno noti della vita del nostro illustre concittadino. °°° L’origine jesina del nostro Pergolesi oggi è un punto fermo. Ma ancora nella prima metà dell’Ottocento – un secolo dopo la sua morte - non era così. A fare chiarezza contribuì un opuscolo stampato a Napoli nel 1843 da Carlo De Rosa, marchese di Villarosa, intitolato “Lettera Biografica intorno alla patria ed alla vita di Gio. Battista Pergolese celebre compositore di musica” e dedicata all’”eruditissimo monsignore Carlo Emmanuele Muzzarelli”. Nell’opuscolo (di cui conservo un esemplare) il marchese di Villarosa si scusava con il destinatario per quella “breve lettera” - appena 44 pagine! - ma diceva di esserci stato tirato per i capelli. In una precedente occasione gli era scappato di pubblicare – “malamente persuaso dal cognome” - che “l’egregio Pergolese era nato nella Pergola, piccola città dello Stato Pontificio”. Pochi giorni dopo la pubblicazione, era stato affrontato in malo modo da un certo messer Tuttesalle, che lo aveva “rampognato” per il “grave fallo commesso opinando essere il Pergolese nato in Pergola”, perché il musicista aveva avuto i natali, invece, “nella terra vicina a Napoli detta Casoria”. Il marchese di Villarosa si era giustificato dicendo di aver attinto la notizia da un’opera dell’autorevole abate Giuseppe Bertini, il Dizionario Storico-Critico degli Scrittori di Musica (Palermo1815), nel quale si leggeva che “il Pergolese era così detto perchè nato in Pergoli (così) nella Marca, e che il suo vero nome di famiglia era Jesi...”.. Anche altre fonti autorevoli davano il Pergolesi nato a Casoria. Tra queste, il marchese di Villarosa citava un’opera francese, “Essai sur la Musique”, un Dizionario Istorico tradotto dal francese, una Biografia Universale antica e moderna e una Biogra- fia degli uomini illustri del Regno di Napoli, tutte pubblicazioni edite tra la fine del ‘700 e i primi dell’800. La “rampogna” del Tuttesalle non era andata giù al marchese di Villarosa che si era messo di puntiglio per smentirlo. Aveva cominciato con lo scartabellare tutti i libri battesimali delle chiese parrocchiali di Casoria, ma in nessuno di quei libri risultava il nome del Pergolesi. Aveva contattato, allora, per lettera, molti “eruditi uomini”. “Finalmente – scriveva il marchese - dopo varie e vaghe risposte date da alcuni, de’ quali chi in una chi in altra città credevan nato il Pergolese, il meritissimo monsignor Gio. Bernardo Pianetti Vescovo di Viterbo e Toscanella ci sciolse il nodo gordiano inviando la Fede del Battesimo, dalla quale rilevasi che Gio. Battista Pergolese (essendo questo il suo cognome) in Jesi avea avuto il natale”. Meticoloso nell’esposizione dei suoi meriti di ricerca, l’autore dell’opuscolo riportava per esteso “copia della suddetta Fede”: “A dì 4 Gennaro 1710 - Giambattista figlio di Francesco Andrea Pergolese e di D. Anna Vittoria Consorte di questa Cura nato la notte antecedente a ore 10. Fu battezzato da me Marco Capogrossi Curato. Padrini furono l’Illustrissimi Signori Giambattista Franciolini, e Signora Gentilina ne’ Signori Honorati”. Il documento portava la firma del parroco del Duomo di Jesi che l’aveva trascritto in copia, don Alessio Severini, la cui firma era autentificata - per “vera ed originale” - dal gonfaloniere del Comune di Jesi, Settimio marchese Pianetti, sotto la data del 30 maggio 1831. Uno solo degli studiosi interpellati aveva colpito nel segno: un certo Quadrio, “il quale - concludeva il marchese di Villarosa - nella sua opera che ha per titolo Storia, e ragione di ogni poesia, “parlando de’ celebri maestri di musica dice ciò che segue: Giambattista Pergolese di Jesi professore eccellente”. (2 – segue) Nella foto, la copertina dell’opuscolo del marchese di Villarosa. Sui fenomeni di devianza minorile Attività del Lions Club Un tema che molto oggi interessa educatori ed operatori sociali sarà trattato venerdì 5 febbraio dal dott. Sergio Cutrona per i soci del Lions Club di Jesi. Il relatore, giudice del Tribunale per i Minorenni di Ancona, parlerà dei fenomeni di devianza minorile, purtroppo ovunque ormai molto frequenti. Le situazioni di emergenza, che pure egli stesso è chiamato quotidianamente a risolvere, richiedono urgentemente un’interpretazione e una prevenzione. Nel corso del meeting, che si terrà presso l’Hôtel Federico II., verrà presentata una nuova socia del Lions Club: la dott.ssa Maria Teresa Picchio. Circolo Contardo Ferrini I poeti e l’Unità Nel ciclo delle celebrazioni per il 150° dell’Unità d’Italia, il 5 febbraio alle ore 16,30 presso il teatro del Museo Diocesano in piazza Federico II, 7, la prof.ssa Piera Scortichini terrà una relazione sul tema “I poeti dell’Italia unita”. La cittadinanza è invitata. Il principio di sussidiarietà S i è svolta martedì 26 gennaio presso l’Hotel Federico II la cena dei soci del Rotary Club Jesi, alla quale hanno partecipato, in qualità di ospiti oratori, il presidente Oikos don Giuliano Fiorentini, il vice presidente Carlo Bellocchi, il coordinatore del centro Exodus Roberto Femmina e l’assessore ai servizi sociali del Comune di Jesi Bruna Aguzzi. Tema della serata il principio di sussidiarietà: un principio di filosofia politica da tempo presente nella tradizione di pensiero della dottrina sociale della Chiesa cattolica, di recente acquisizione nell’ambito dell’ordinamento comunitario e, da ultimo, nel diritto interno italiano. All’interno della Costituzione italiana, il principio di sussidiarietà è regolato dall’articolo 118: “Stato, Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni favoriscono l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività d’interesse generale sulla base della sussidiarietà.” Il termine sussidiarietà ha pertanto acquistato solo di recente, nel linguaggio giuridico, una sua valenza di significato: una società, un’organizzazione o un’istituzione di ordine superiore a un’altra, non deve interferire nell’attività di quest’ultima, a essa inferiore, ma deve piuttosto sostenerla in caso di necessità, e aiutarla a coordinare la sua azione con quella delle altre componenti sociali, in vista del bene comune. Nel proprio intervento don Giuliano Fiorentini ha parlato del principio di sussidiarietà insito nelle encicliche del ventesimo secolo della Chiesa cattolica, citando tra gl’altri Pio XI nell’enciclica Quadragesimo anno del 1931, per poi applicare il discorso generale al sistema socio-sanitario italiano, a partire dalla riforma del 1978, mediante la quale si è abbandonata la tradizione della molteplicità delle strutture e dei soggetti, per adottare il modello del servizio sanitario inglese. Secondo don Giuliano Fiorentini, è necessario aprirsi a un servizio sanitario maggiormente sussidiario, oltre che alla collaborazione con il mondo dell’impresa e del terzo settore. Dal punto di vista culturale S bisogna restituire alla società maggiore responsabilità nella realizzazione e nella gestione delle organizzazioni di servizio, adottando finalmente in maniera non più ambigua il principio per cui è pubblico il servizio reso nell’interesse pubblico, indipendentemente dalla natura giuridica del soggetto erogatore. Per l’Exodus di don Antonio Mazzi, Roberto Femmina ha presentato la Fondazione, presente a Jesi dal 1995, che opera al fine di dare sostegno ai giovani tossicodipendenti, e che, tra gli altri, porta avanti anche i progetti “Educatori senza frontiere” e “Università della famiglia”. Femmina ha sottolineato come alcune norme per l’accoglienza nelle strutture e per numero di ospiti siano troppo restrittive, chiedendo alle istituzioni un approfondimento della norma regionale sull’accoglienza. L’assessore ai servizi sociali del Comune di Jesi, Bruna Aguzzi, ha commentato gli interventi precedenti spiegando le iniziative portate avanti dal Comune in tema di sussidiarietà: per quanto riguarda i progetti, le collaborazioni e le convenzioni con il mondo del volontariato l’Amministrazione comunale è molto attiva. Il Comune di Jesi ha formalizzato e regolarizzato il ruolo di associazioni quali Auser, Avulss e Anteas, permettendo loro di svolgere una serie di servizi per la terza età e per l’accompagnamento di bambini nei percorsi casa-scuola: applicando poi il principio di sussidiarietà anche nell’ambito sanitario e sportivo, quest’ultimo con la decisione di trasferire la gestione degli impianti sportivi in concessioni alle società sportive, in modo che ne siano responsabili proprio le stesse società che vincono le gare disputate all’interno delle strutture. L’Ambito territoriale sociale dà alle cooperative di tipo A in gestione tutti i servizi per l’handicap, quelli di sostegno ai giovani, i servizi della prima infanzia e per le residenze per anziani, mentre alle cooperative di tipo B, tutti i progetti per la manutenzione delle aree verdi, lavori tipografici e di pulizie, oltre che la gestione dell’Ostello di Villa Borgognoni. Marco Cremonesi Incontro Pro life a Jesi abato 6 febbraio, alle ore 17, presso il Palazzo dei Convegni di Jesi, si terrà un incontro pro life promosso dal Centro di Aiuto alla Vita “S. Antenori” di Jesi. L’evento, realizzato in occasione della 32º Giornata per la vita indetta dai vescovi italiani, avrà luogo con il patrocinio dell’Amministrazione comunale. Nell’occasione sarà presentato il cortometraggio “Non preoccuparti” realizzato dal regista e direttore artistico Gianni Gualdoni per conto dell’Associazione Cav grazie al finanziamento della Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi. C.A.V. JESI Centro di Aiuto alla Vita Nel cortometraggio, della durata di dieci S.Antenori Associazione di Volontariato ONLUS minuti, l’Autore ha voluto reinterpretare la difficoltà, lo smarrimento e nello stesso 1° incontro Pro Life tempo la gioia di una gravidanza inattesa. Si tratta di un approccio artistico al tema della Sabato 06 Febbraio 2010 h. 17:00 difesa della vita fin dal suo concepimento. Il Palazzo dei Convegni cortometraggio, al cui centro c’è una storia Corso Matteotti Jesi d’amore, vuole parlare soprattutto ai giovani. Nel pomeriggio di sabato, dopo il saluto delh. 17:00 SALUTI AUTORITA’ le Autorità, sarà la volta del presidente del h. 17:15 AVV. TIZIANO CONSOLI PRESIDENTE C.A.V. JESI ILLUSTRA LE Cav, Tiziano Consoli, che presenterà i dati ATTIVITA’ DEL CENTRO DI JESI. ESPERIENZE DI 3 ANNI DI LAVORO. dei tre anni di lavoro svolti dal Cav di Jesi acPROBLEMI ED ESIGENZE EMERSE. canto alle mamme. Seguiranno gli intervenh. 17:30 REGISTA GIANNI GUALDONI PRESENTA IL CORTOMETRAGGIO “NON ti del vescovo mons. Gerardo Rocconi, che PREOCCUPARTI” REALIZZATO PER IL C.A.V. DI JESI parlerà sul tema scelto per la 32º Giornata h. 17:50 MONS. GERARDO ROCCONI VESCOVO DI JESI TRATTA IL TEMA DELLA 32° GIORNATA DELLA VITA DELLA CHIESA CATTOLICA “LA FORZA DELLA VITA, per la vita e Chiara Mantovani, membro del UNA SFIDA NELLA POVERTA’ “ h. 18:20 DR.SSA CHIARA MANTOVANI MEMBRO DEL DIRETTIVO NAZIONALE direttivo nazionale dell’Associazione “ScienSCIENZA & VITA e VICE PRESIDENTE NAZIONALE MEDICI CATTOLICI TRATTA IL TEMA “194/78 (legge di istituzione dell’aborto) OGGI IN ITALIA: SITUAZIONE za & Vita” e vicepresidente dell’associazione ODIERNA, APPLICAZIONE DELLA NORMA. ASPETTI ETICI E GIURIDICI” Medici cattolici. Sarà presente anche il regih. 19:00 DISCUSSIONE APERTA A TUTTE LE RAPPRESENTANZE PRESENTI E SINGOLI CITTADINI sta Gianni Gualdoni. Un contributo musicale alla serata, verrà dalla corale “Brunella Maggiori” di Jesi, che interpreterà dei brani info tel. Sede 0731.57410 lun.17:00 - 19:00 Via Costa Baldassini 10 Jesi, cell . 334 - 3642996 per l’occasione. Con il Patrocinio del Comune di Jesi LA CORALE “BRUNELLA MAGGIORI” DI JESI PRESENTERA’ VARI BRANI DEL PROPRIO REPERTORIO MUSICALE A TEMA Cultura 7 febbraio 2010 3 Iniziative della Regione: appuntamenti per riflettere sulla cultura SCUSATE IL BISTICCIO (ghiribizzi lessicali) Peter Pun (con la u) www.peterpun.it PD: PRIMARIE PUGLIESI Bisticci assortiti La Puglia boccia Boccia Che s-vendola per Baffino! Chini a Nichi? Chi la spunterà tra il candidato PD e quello PdL? Sarà… palese tra qualche mese QUESTIONE DI DIVANI - CRAC? CHI? - Cin cin, zia Truffa o solo esuberanza? Flavio Del Bono. Anagramma possibile: bandolo vile/”live” fo. Interpretazione colpevolista: rappresento [fo] la chiave [bandolo] disonorevole [vile] della vicenda. Innocentista: rappresento la chiave vitale/ vitalistica/vitaiola dell’affaire. PRATICAMENTE SCHIAVI Cambio di consonante e aggiunta iniziale antichista Dello Stato spartano i noti Iloti certamente non erano i… piloti. VICE-CAMPIONI Sciarada di consolazione (1+6=7) Mondiali di calcio ’70: l’Italia entra in finalissima, ma viene sconfitta dal Brasile di Pelè (che si aggiudica la coppa). X’ xxxxxx trofeo: conseguito? Purtroppo soltanto xxxxxxx. *** Soluzione del gioco precedente: assolo - assiolo La Citazione a cura di Riccardo Ceccarelli Chi fa la differenza Solo uomini interessati al cristianesimo fanno la differenza. Poiché il cristianesimo ha conquistato il mondo ed è il futuro del mondo, perché il cristianesimo è difesa della vita contro la morte. Jacob Neusner, rabbino, New York, in “Tempi”, 3 febbraio 2019, p. 3. La p u l c e Presso il comune di Jesi, ci sono voluti tre mesi per ottenere un passo carraio, dovuti anche ai continui rimpalli tra ufficio informazioni, vigili urbani, agenzia Corit, ufficio tecnico. Fatte le debite proporzioni, per una licenza edilizia ci dovrebbero volere non meno di una cinquantina d’anni. Cosa auspicabile, data la follia edificatoria generalizzata e perdurante. Distretto culturale e musei L’ assessorato alla Cultura della Regione Marche promuove due iniziative, a seguito della nuova normativa regionale in materia di beni e attività culturali, approvata dall’Assemblea Legislativa il 26 gennaio scorso. Il primo appuntamento è rappresentato dal Seminario “Distretto Culturale Marche. Appunti per una definizione”, martedì 2 febbraio ad Ancona presso la Loggia dei Mercanti, realizzato in collaborazione con l’AMAT. Relatori dell’incontro Vittoriano Solazzi (Assessore alla Cultura, Turismo e Commercio della Regione Marche), Pietro Marcolini (Assessore al Bilancio della Regione Marche), Michele Trimarchi (docente di Economia della Cultura all’Università degli Studi di Bologna) e Alessia Mariotti (docente di Geografia Economico-Politica presso la Facoltà di Economia dell’Università di Bologna sede di Rimini). Oggetto del seminario, la riflessione sul ruolo della cultura, destinata a proporsi sempre più come protagonista nei processi di sviluppo economico post-industriale. Tante le prospettive di sviluppo, tante le realtà e i soggetti che operano a diversi livelli in questo ambito, il cui sistema di relazioni può essere ora strutturato. Ambito che deve essere riconosciuto per ciò che è, un vero e proprio “distretto”. Il seminario vuole essere quindi una prima occasione al servizio di questo processo, partendo dal fattore fondamentale per il suo incremento, ovvero la definizione stessa di distretto culturale e le peculiarità per una sua attuazione nelle Marche. Il secondo appuntamento è il convegno dal titolo “Obiettivo museo: esperienze a confronto”, venerdì 5 febbraio alle ore 9 a Jesi, presso il Teatro Studio Valeria Moriconi, realizzato in collaborazione con la Fondazione Pergolesi Spontini. Il convegno è concepito come un’opportunità per condividere il processo di qualificazione “in progress”, che coinvolge le istituzioni museali marchigiane, inquadrandolo entro logiche di sostenibilità econo- mico-finanziaria e di valorizzazione delle singole identità, all’interno di un disegno a scala regionale. Per l’occasione saranno illustrati alcuni ‘case history’ riguardanti diverse esperienze locali (una per provincia) realizzate attraverso interventi regionali di settore in collaborazione con il territorio. In particolare, si parlerà dello stato dei musei nella regione Marche alla luce del processo di autovalutazione, analizzando gli interventi realizzati e gli indirizzi programmatici per il futuro, e verranno esposte recenti esperienze nel campo della promozione e valorizzazione del patrimonio museale, commentate dai protagonisti. Infine uno spazio sarà dedicato alla promozione regionale in materia di cultura e di musei, con la presentazione del DVD “Una terra senza tempo. Marche archeologiche”. Dopo il buffet è prevista la visita libera alla Pinacoteca e Musei Civici di Palazzo Pianetti di Jesi. Rosa Coscia Dalla Rassegna “Navigare l’incertezza”: Incontri culturali alla Biblioteca Petrucciana Viva il desiderio, parola di filosofo V errebbe voglia di dire: desiderate di più, consumate di meno. Viva il desiderio, se l’uomo vale veramente. Dopo secoli di mortificazione del corpo, grazie anche allo sdoganamento operato da Giovanni Paolo II, ecco fa capolino il desiderio -guardato sempre con molto sospetto da un’etica teologica passata assai più propensa alla padronanza di sé, al “contegno prudente e misurato”. La spiritualità ottocentesca non concede spazio al desiderio ma allo sforzo di buona volontà per il dominio, l’autogoverno e la padronanza di sé. Il primato dunque spetta alla volontà e di conseguenza alla coscienza. Del resto, il corpo e la sensibilità (S. Alfonso de’ Liguori) sono il peggior nemico; qualcuno addirittura paragona il primo ad uno straccio da cucina (San Giuseppe Calasanzio). Poi arriva la società dei consumi. L’uomo è quanto consuma. Il godimento è illimitato, finché si può. Il trucco c’è, ma non si vede: tenere sempre in allerta il proprio io merceologico. Così l’uomo si ritira nel privato, finiscono le grandi narrazioni collettive e lo shopping vale più di un ideale collettivo. Vince l’efficienza, la complessità, ma anche la superficialità della società dei consumi. Il tempo, come ricordano i nostri vescovi, ora si appiattisce sul presente (“Life is now”). Il consumo però finisce per consumare l’uomo. Cambia la percezione della realtà. E allora? Dobbiamo risco- prire l’essenza del desiderio, come tratto peculiare dell’umano, che la società dei consumi ha ridotto a caricatura. Di questo si è parlato venerdì 22 in un’affollatissima conferenza alla Petrucciana del professor Silvano Petrosino (Università Cattolica di Milano), arricchita da una folta presenza di giovani studenti, cita chiaramente- non sa nemmeno cosa chiedere, cosa desiderare. L’uomo è definito, secondo Petrosino, da un buco, è lacunare (Lacan) e quel vuoto è appunto il desiderio. Perché esso è innumerabile. Uno crede di voler una cosa, ma in realtà c’è sempre un’altra cosa nuova che sembra appagarlo. E così via. Desiderare una cosa è come creare un piccolo sostegno a quel vuoto che è l’infinita tensione dell’uomo. Ecco perché qui la società dei consumi ha buon gioco: è un’organizzazione efficiente nel distribuire piccoli sostegni, da rimuovere uno dietro l’altro - perché, si dice, consumare non è male, non è il male, e permette di uscire dalla crisi facendoti godere al momento. A fronte di questo stato di cose l’invito è quello di prendere coscienza del desiderio, una forza interiore che al pari della tenerezalcuni dei quali si sono poi intrattenuti za, ci sfugge e al tempo stesso ci lascia col relatore in uno scampolo di dialogo cadere verso l’alto. d’alto livello. Restano alcuni interrogativi: per esemDicevamo, dobbiamo riscoprire l’essen- pio a chi e come il compito di educare al za del desiderio. Il professore, peraltro desiderio (la temperanza di Sir 18,30)? già noto al pubblico jesino, ha offerto Quale rapporto fra desiderio e libertà? alcune piste di ricerca. In sintesi, viva il Fra desiderio e bisogni (panem et circendesiderio (e qui bisogna precisare l’ap- ses)? Tuttavia, l’indicazione è chiara: un porto della filosofia francese contem- “rinnovato umanesimo”, per usare le paporanea, con maîtres à penser come role del Progetto Camaldoli del MEIC, Lacan, Derrida e, aggiungo, G. Bataille), passa per un modello di uomo intero e ma su che cosa appoggia il desiderio? relazionale, vale a dire, creatura desideIl soggetto non ha nessun dominio sul rante e non dominio. desiderio. L’uomo - e l’apostolo Paolo lo G. Bevilacqua Il desiderio come rimedio per una società dei consumi, principio metafisico per un’antropologia e un nuovo umanesimo Jesi: sabato 6 febbraio alle ore 21,15 al Teatro Pergolesi presentazione in prima nazionale Terzo cd di Gastone Pietrucci - La Macina Dopo ben quindici lavori discografici all’attivo, ecco in uscita il sedicesimo CD, che andrà ad arricchire la già ricca discografia de La Macina, uno dei gruppi “storici” del folk revival italiano. Infatti è stato finalmente pubblicato il terzo volume che chiuderà la trilogia dell’Aedo malinconico ed ardente, fuoco ed acque di canto di Gastone Pietrucci e La Macina, che esce a quattro anni di distanza dal secondo volume, edito sempre con l’etichetta discografica di Storie di Note. Questo lavoro discografico prosegue ed amplifica la linea già intrapresa dal secondo: quello dell’inserimento, in scaletta, di ben quattro brani al di fuori del repertorio “popolare” marchigiano de La Macina. Tanto che al tradizionale sottotitolo Canti della cultura orale marchigiana è stato aggiunto: ed altri percorsi. Nel progetto originario, in effetti i brani dovevano essere cinque, ma per una incresciosa e purtroppo irremovibile volontà espressa dagli eredi di Scataglini, la traccia della canzone, “Tuto è corpo d’amore”, (musicata da La Macina su testo poetico di Franco Scataglini) che doveva aprire questo terzo CD è stata a malincuore tolta dalla scaletta. Ad ogni modo, se la Macina non può presentare Scataglini, nello stesso disco presenterà comunque la sua versione musicale di una delle più intense, drammatiche e struggenti liriche di Pier Paolo Pasolini, Supplica a mia madre. Hanno dato il loro supporto artistico la Banda Osiris, Marco Poeta e la sua guitarra portuguisa, Ambrogio Sparagna ed il suo organetto, i Gang, lo straordinario sassofonista Federico Mondelci, e per la prima volta, un’orchestra da Camera della “Scuola Musicale G.B. Pergolesi” di Jesi, diretta dal maestro Stefano Campolucci. La copertina è opera del grande pittore, grafico e video - artista Mario Sasso; la prefazione è stata firmata da Enrico de Angelis, critico musicale, storico della canzone italiana, vicepresidente e responsabile artistico del prestigioso Club Tenco di Sanremo; cover design Stefano Santini, storico collaboratore, che ha curato sino ad oggi tutti i lavori discografici de La Macina; la grande fotografa senigalliese Emanuela Sforza; il critico letterario Massimo Raffaeli e gli scrittori e poeti Allì Caracciolo e Francesco Scarabicchi. Ingresso Libero. Prenotazione obbligatoria del posto, al Botteghino del Teatro “Pergolesi” Nella foto Vincenzoni da sinistra Gastone Pietrucci, l’assessore Valentina Conti, Giorgio Cellinese. 4 Attualità 7 febbraio 2010 Scelte ed appiattimenti che non convincono Disoccupato, cassa T integrato e in mobilità di Remo Uncini C onosciamo oramai bene i dati. Nella Vallesina siamo arrivati ormai a 3000 disoccupati, più 800 in mobilità, più coloro che non risultano tra questi numeri perché lavoratori precari. Tante sono le storie di difficoltà nate da questa crisi che ascoltiamo, anche grazie ai mezzi di informazione, ma quelle che più ci segnano sono quelle dei nostri cari e degli amici. Vorrei allora cogliere l’occasione di questo luogo settimanale di incontro per riportarne una. Un giorno incontro un operaio della Sadam. Era insieme alla moglie, sui cinquant’anni lui e 45 anni lei, erano davanti alla sede del comune di Jesi dove si stava discutendo della riconversione che interessa l’azienda e la città. Una famiglia che deve pagare il mutuo per la casa, ha un figlio che frequenta l’università in Ancona nella facoltà di economia e commercio e che si impegna nello studio. “Sono in cassa integrazione - mi racconta - prendo neanche 800 euro al mese, anche mia moglie ha perso il lavoro. Dobbiamo pagare il mutuo della casa che anni indietro abbiamo deciso di comprare. E’ un sacrificio anche pagare il biglietto del pullman, per non parlare dei libri e delle tasse scolastiche. Riusciamo a mantenerlo all’università, facendo sacrifici nel mangiare e nel vestire. Sono un operaio della Sadam, credevo di avere un lavoro sicuro, ci ho investito e su questo pensavo di mantenere la famiglia. Oggi mi ritrovo senza la possibilità di trovare un nuovo lavoro. Sono disperato! L’avvenire basato sulla mia professionalità ora non ha più speranza. Come faccio a tirare avanti? Come faranno a riconvertirmi a cinquant’anni? Come farò a far finire gli studi a mio figlio? Come pagherò il mutuo della casa? Mi toglieranno la casa? Questi sono i pensieri che assillano me e mia moglie quotidianamente. Oltre la generica solidarietà, non c’è nessuna proposta per uscire da questa situazione. In città si parla di ambiente, si stanno confrontando du- ramente sulla riconversione, ma il mio problema non è solo l’ambiente da rispettare, ma anche la possibilità di viverci.” Un lavoro per tutti Entrare nella crisi è anche sentire le sofferenze che determina. La città non può permettersi di addormentarsi quando le famiglie della Vallesina stanno lottando e soffrendo di fronte a una crisi che sta falcidiando il tessuto sociale. Ai centri di assistenza, al comune come alla Caritas, si rivolgono sempre più cittadini che non riescono a pagare le bollette di luce, gas, telefono. Gli armonizzatori sociali non riescono a risolvere il problema di fondo, cioè quello dell’avvenire. La crisi sta cambiando il modo di produrre e di consumare. Quando le aziende, per convenienza economica, trasferiscono la loro produzione in Paesi a basso costo di manodopera, lasciando le fabbriche nelle nostre zone solo come ripiego o per gli approvvigionamenti, si pone una domanda: il lavoro è una priorità che non può essere trasferibile. Deve emergere l’impegno delle istituzioni e della politica. Non può essere solo la convenienza economica a determinare la vita. Come uscirne? Ritornare ad un lavoro per tutti è riconvertirsi ad un diverso concetto del tempo della vita, in cui il lavoro non può essere la componente fondamentale. Per lavorare tutti bisogna cercare di lavorare di meno in modo che vi sia posto per tutti, ma anche vivere in modo più sobrio di fronte ad una crisi che ci ha posto dei limiti di sviluppo. L’ambiente e il lavoro devono obbligarci ad una sobrietà del vivere, per tutti e a tutti i livelli di impiego e di responsabilità. Il problema di quell’operaio è il problema di tutti! Non possiamo stare tranquilli di fronte alla drammaticità che sta vivendo. Sono sicuro che la speranza non verrà meno; alla fine come ogni padre farà qualsiasi sacrificio per vincere la battaglia dell’avvenire, suo e della sua famiglia. Ancona, rettorato dell’Università: 19 febbraio Sanità e spesa pubblica L’Università Cattolica del Sacro Cuore, tramite l’Istituto G. Toniolo di studi superiori, ha organizzato per i mesi di gennaio e febbraio un ciclo di 4 seminari sul tema: “Per un nuovo modello di sviluppo. Un contributo dell’Università Cattolica su ambiente, lavoro, economia e sanità”. I primi 3 seminari si sono tenuti a Palermo, a Napoli e a Verona. Per il quarto ed ultimo seminario è stata scelta Ancona e si terrà il prossimo 19 febbraio, con inizio alle ore 16, presso il Rettorato dell’Università, sul tema: “Organizzazione sanitaria e incidenza sulla spesa pubblica: una prospettiva economica”. Introdurrà i lavori l’Arcivescovo Edoardo Menichelli. Interverranno poi due docenti dell’Università Cattolica, sede di Roma: A.G. De Belvis su “Organizzazione e programmazione sanitaria” e E. Anessi Pessina su “Le criticità economico-finanziarie del Servizio Sanitario Nazionale”. Seguirà una tavola rotonda, alla quale parteciperanno i dirigenti della Sanità della Regione Marche A. Aprile, R. Malucelli, C. Ruta e G. Tosolini, oltre ad A. Niccoli della Facoltà di Economia dell’Università di Ancona. Moderatore F. Greco, direttore della Clinica Ortopedica della stessa Università di Ancona. La partecipazione al seminario è gratuita. V. Torreggiani (Associazione Amici Università Cattolica) di Riccardo Ceccarelli ra pochi giorni a campagna elettorale iniziata per le elezioni regionali e più ancora quando essa sarà nel suo pieno sviluppo, la candidatura di Emma Bonino per la Regione Lazio farà, si spera, ulteriormente discutere. In particolare ci si augura che i cattolici non stiano in silenzio a subire o a giustificare, ma sappiano dire la loro, non solo su Emma Bonino, ma anche sui “forni” multipli con i quali essi (o almeno quelli che tali si dicono) si misurano con alleanze trasversali e pure contraddittorie in diverse regioni. Non vogliamo intervenire in merito, perché qualche voce (vedi “Avvenire”, editoriale di Sergio Soave di sabato 30 gennaio) già si è fatta sentire. E questo non per erigere antistorici steccati ma solo per quel minimo di coerenza tra ideali professati e scelte concrete. Intendiamo invece ritornare sulla candidatura della Bonino sollecitati da un intervento del giornalista e scrittore Pierangelo Buttafuoco che su “Il Foglio” del 30 gennaio, “Amano Dio e votano Emma” fa una pesante “invettiva contro il meretricio moralistico dei cattolici pro Bonino”. Cito “Il Foglio” perché è uno dei pochi giornali, con “Avvenire”, che tratta dell’argomento. Se gli obiettivi possono essere condivisi, non lo è il quadro globale entro cui Buttafuoco pone la questione. Tira in ballo l’intera San- ta Romana Chiesa, distingue sospetti, fanno dire e scrila Messa dai preti ed anche vere cose non sempre esatte, della Messa non condivide spesso anzi approssimative, le chitarrate e gli alleluia fatte diventare unica verità. che “fanno mostra di svita- La candidatura della Bonino re le lampadine”. E giù: “Mai eventualmente accettata dal che in una qualsiasi chiesa si “mondo cattolico” senza un trovi qualcuno che parli di qualche ripensamento alla metafisica, di spirito, di ani- coerenza, esprimerebbe e ma, di poesia” e “la Chiesa confermerebbe quel certo è solo un patronato sociale relativismo che ormai ha la cui identità non è la ve- messo solide tende nelle rità, piuttosto la legalità, la nostre chiese ed in quandemocrazia e l’impegno”. E ti le frequentano. I giochi prosegue con una prosa ric- e le alleanze per il potere ca, coinvolgente, “barocca”, e per le poltrone mettono rutilante, mettendo insieme in ombra le scelte valoriali Chiesa, Vaticano e Vaticano quando non diventano vere II ed i cattolici “adulti” che e proprie incoerenze e connella cieca fede alla moder- trapposizioni difficili a canità trovano ineccepibile pirsi se non nel contesto di moralmente anche Emma una “occupazione” del poBonino. Pesanti veramente tere stesso. Sbaglia Buttale parole di Buttafuoco che fuoco quando quasi ossesnella foga della polemica “fa sivamente coinvolge “Santa di ogni erba un fascio”. In- Romana Chiesa”, ci sembra generoso con la Chiesa che invece che colga nel giusto pur attenta “alla fame del quando nei cattolici intende mondo, alla pace del mon- denunciare quel velo di amdo, al progresso del mondo”, biguità che li caratterizza non smette mai di ricordare appiattendosi in scelte non i “fondamenti” assoluti, Dio, corrispondenti con le verità il Cristo, la fede e la ragio- più profonde ed identitarie ne, lo spirito (basterebbe loro essenziali. Ci sembra seguire solo i discorsi di necessario anche in queBenedetto XVI), anche se sta occasione, un feeling di non mancano nella stessa maggiore ascolto, attenzioChiesa, preti e credenti, che ne e riflessione, di più effetmettono un forte accento tivo, pensoso e responsabile su aspetti sociali senza un coinvolgimento alle parole altrettanto forte accento della Chiesa, in particolare sulla radicalità di Dio, della a quelle di Benedetto XVI, metafisica, della fede, del- e di meno supponenza nei la speranza, dello Spirito, propri adulti convincimendell’Al di là. Le furbizie ed ti. Scelte libere e legittime, il compromessi posti in es- ovviamente, senza cercare sere tra questi “fondamenti” coperture o avalli che risule certe scelte non vengono terebbero inconciliabili e compresi in tutta la loro pretestuosi. Con un granelportata, anzi alimentano lo di coerenza. Il libro Il Centro Studi Marchigiano - cooperativa “Ugo la Malfa” di Jesi in collaborazione con il comune di Jesi, organizza un incontro su “Giovanni Conti al Quirinale con Luigi Einaudi, presidente della Repubblica”: mercoledì 10 febbraio, ore 17,30 presso la Sala Maggiore del Palazzo della Signoria. Sarà presentato il volume: “Giovanni Conti, politico, costituente, storico” a cura di Lidia Pupilli edito da Il lavoro editoriale. Presiederà l’incontro Enrico Ciuffolotti, coordinatore del Centro Studi; parteciperanno l’avvocato Giovanni Conti jr, il prof. Marco Severini dell’Università di Macerata e la curatrice dell’opera Lidia Pupilli. Ai presenti sarà fatto dono di una copia del volume. Comunicato stampa Sento l’esigenza di informare la cittadinanza di Jesi che dal 1° gennaio 2010 il Servizio di Parrucchiera dell’Ospedale ha cessato la sua attività per una scelta della Direzione territoriale della Zona 5 che, qui, non intendo commentare… Mi preme invece ringraziare pubblicamente tutti coloro che in questi 40 anni di servizio mi sono stati vicino. I medici e gli infermieri, che mi hanno aiutato a dare alle pazienti ricoverate che esprimevano la necessità di curare la propria immagine, anche nello stato di oggettiva prostrazione conseguente la malattia, dando lustro all’accoglienza alberghiera che si dava al nostro ospedale jesino. Servizio di parrucchiera Luciana Ragni 2 febbraio 2010 Ancona: Giovanardi e Associazione Cristiana Artigiani Italiani, “Gli aiuti alle aziende etiche” La dimensione sociale per salvare il sistema O rmai sembra chiaro a tutti (e me- coesione sociale: l’impresa è una coglio tardi che mai): un sistema munità di lavoro”. che guarda esclusivamente al profit- È questo anche il parere dell’Acai, to senza regole e senza “persona” è l’Associazione che da più di sesun sistema destinato al collasso. La sant’anni unisce gli artigiani italiani crisi internazionale esplosa nell’ul- che si muovono nel solco dei valori timo anno ne è una manifestazione, cattolici e li affianca per tutto ciò che come già lo erano le diseguaglianze concerne le tematiche del settore, del mondo. E così si riparte dai valo- fornendo diversi servizi nonché una ri, a vari livelli, dall’impresa etica. Di rappresentanza istituzionale e sociaquesto si è discusso anche qui, nelle le, di indirizzo politico progettuaMarche, ad esempio nell’incontro le, di coordinamento e di impulso: del 23 gennaio scorso ad Ancona, 100.000 associati, 60 sedi provinciali, dove il Sottosegretario Carlo Giova- 300 collaboratori per oltre 250.000 nardi ha parlato alla platea dell’Acai assistiti. Ed è il Patronato Acai che (Associazione Cristiana Artigiani mette a disposizione un’assistenza Italiani). Investire nella produzio- tecnico-giuridica per la difesa di dine ma anche nella gestione etica ritti e interessi di quanti ne fanno sembrerebbe dunque l’unica strada richiesta: “Ci ispiriamo ai principi percorribile per superare la crisi e a sociali della Chiesa” ha detto nel dare l’esempio sarebbero le aziende capoluogo dorico il presidente del marchigiane: questo il messaggio Patronato Acai nazionale Leonardo emerso dall’incontro. Il Sottosegre- Maiolica, spiegando che il sostegno tario alla Presidenza del Consiglio, ai cittadini spazia tra previdenza, asintervenuto al Convegno dell’Asso- sistenza sociale e sanitaria, prevenciazione dedicato alla dimensione zione infortuni e malattie. sociale dell’impresa, ha sottolineato Dall’incontro è arrivata forte la riil ruolo fondamentale che le real- chiesta di attenzione al mondo imtà produttive, in particolare le PMI, prenditoriale. Il dibattito ha evidenhanno sempre rivestito nella crea- ziato la presenza, già da tempo, di zione di una vera identità del terri- una certa sensibilità nelle imprese torio e della comunità italiana, e non marchigiane, con un modello di ha mancato di bacchettare le banche, produzione fondato sui valori etici, “una volta realmente interessate a far “che hanno fatto del loro lavoro un crescere il tessuto locale”. “Il Gover- esempio vincente e in grado di suno - ha detto il Sottosegretario - può perare consapevolmente la crisi”, ha fare cose fondamentali per le piccole sottolineato Francesco Bastianelli, e medie imprese, per far sì che siano consigliere comunale Pdl ad Ancona. sempre più competitive. Tuttavia, la Ma se le potenzialità delle piccole e politica può fare ben poco se le stes- medie imprese nel nostro territorio se imprese non sono inserite in un sono tante – ha inoltre spiegato il contesto di valori che prima di pun- consigliere – oggi c’è anche la necestare al profitto si preoccupano della sità di facilitare l’accesso al credito, l’abbassamento dei costi della produzione e il potenziamento della forza vendita. E all’incontro ha preso parte anche l’imprenditore marchigiano Sergio Lupi, portando l’esperienza della sua azienda che ha puntato su una riconversione della produzione in chiave ecologica e, soprattutto, che ha scelto di investire nel “capitale umano dei collaboratori: una grande famiglia con cui dividere i successi aziendali e crescere insieme”, ha detto. Infrastrutture, energia a basso costo, e fiscalità equa sono invece le misure che il Governo si dice pronto a mettere in campo per sostenere le piccole e medie imprese, secondo Giovanardi, che non esita a parlare di un appoggio forte che arriverà al settore dell’artigianato. E intanto si spera nel futuro e nello scritto con cui lo stesso presidente nazionale Acai, Dino Perrone, ha chiuso il 2009, si parla di un mondo delle piccole e medie imprese italiane “l’ossatura cioè del nostro intero sistema produttivo” che “crede nella ripresa e manifesta un cauto ottimismo – si legge nel testo – Secondo un’indagine di Unioncamere, il 30% delle piccole e medie imprese manifatturiere italiane è convinto che nei prossimi mesi aumenterà il proprio fatturato aziendale. A ciò si aggiunge un 24% che si mostra pronto a scommettere su una significativa ripresa degli ordinativi interni e prevede un incremento della produzione”. Un ottimismo su cui investire ma che necessita, secondo Perrone, di una classe politica degna di questo nome. Maria Chiara La Rovere Cultura 7 febbraio 2010 5 Le ultime Tabulae edite dalla Fondazione Federico II Hohenstaufen - annunciata la recessione della Provincia di Ancona dal Direttivo Donne angelicate, parole e segreti d’amore A vrà certo fatto piacere ai soci della Fondazione Federico II Hohenstaufen e a quanti si interessano di studi federiciani la pubblicazione del quarantaduesimo volume della Tabulae. Edite nel dicembre scorso, raccolgono i testi di conferenze che non sempre tutti hanno potuto ascoltare perché presentate fuori sede. Anche la premessa merita attenzione. Riporta notizie che riguardano l’assegnazione del Premio Internazionale Federichino 2009, avvenuta il 26 ottobre scorso nella Sala Rossa del Palazzo dei Normanni a Palermo. A riceverlo sono stati il dott. Giovanni Pepi, direttore de “Il giornale di Sicilia”, la sign.ra Freya Wrede, candidata della Fondazione federiciana di Göppingen e la prof.ssa Franca D’Amico Sinatti, candidata della Fondazione jesina. Nell’introduzione è annunciata anche una notizia davvero sconcertante: la recessione della Provincia di Ancona dalla partecipazione al Consiglio Direttivo e la conseguente soppressione del contributo erogato alla Fondazione. A considerare quanto questa ha fatto e continua a fare nel nome di Federico II una decisione simile non può non apparire paradossale. Condivisibile quindi è l’indignazione del Presidente, avv. Vittorio Borgiani. Le Tabulae si leggono voracemente, tanto avvincenti sono gli argomenti trattati. La prima conferenza riportata, del 10 marzo scorso, è del prof. Antonio Luccarini che ha trattato “Stamira di Ancona”, un tema che attiene a quello suggerito dalla Fondazione su ‘Le donne nemiche degli Hohenstaufen’. Il relatore ha osservato, interpretato e commentato il famoso quadro di F. Podesti, esposto nella sala del Consiglio Comunale della città dorica. Vi appaiono eroi e personaggi illustri che presero parte alla difesa di Ancona nel 1173, collocati in un impianto scenografico da grande melodramma. Il quadro venne commissionato nel 1844 al Podesti che si rese conto di quanto l’opera potesse essere importante per la città. Per questo vi rappresentò anche luoghi e monumenti di Ancona, aggiungendo citazioni di grandi pittori del passato o a lui contemporanei. Sullo stesso tema si è provato anche il prof. Luciano Osbat che lo stesso giorno e, come la precedente conferenza, presso la sede della Fondazione, ha trattato “Viterbo, Federico II e Santa Rosa”. Consultando fonti archivistiche e bibliografiche lo studioso confuta molto di quanto riferisce una storia mistificata e falsificata per motivi prettamente politici. S. Rosa non fu affatto un’acerrima nemica di Federico II. A definirla così fu l’errata, faziosa interpretazione di alcuni biografi; soprattutto di Pietro Coretini che molto fantasiosamente romanzò la vita della Santa. Dirime la questione una data. Nel 1243, quando avvenne la ribellione dei Viterbesi contro Federico II, Santa Rosa aveva appena dieci anni. Era Senigallia: libri e pittura Una simpatica canaglia, un pedante farmacista, una consolabile vedova “Di Segni e Di Parole” P ennellate d’autore e parole degli scrittori della nostra terra. E’ “Di Segni e Di Parole”, la manifestazione che coniuga l’espressione artistica della pittura con la lettura di libri. L’iniziativa, che prende il via questo week-end, è targata Montimar, in collaborazione con il comune di Senigallia, comune di Agugliano, Associazione Regionale Editori Marchigiani e Banca Mediolanum sponsor dell’evento. A fare gli onori di casa, sabato pomeriggio alle 18 alla Biblioteca Antonelliana di Senigallia, sarà il direttore Editoriale della Mediateca delle Marche Stefano Schiavoni che introdurrà la serata e spiegherà l’iniziativa. Interverrà anche la presidente della Montimar, Maria Cristina Bonci, che descrive la serie di appuntamenti come “iniziative di grande qualità e spessore culturale in cui viene dato risalto agli autori locali”. A condurre gli ospiti in questo viaggio culturale tra scrittura e arte sarà la giornalista senigalliese Michela perciò assolutamente incapace di prendere parte alla rivolta dei suoi concittadini. Sono aggiunte altre considerazioni che spiegano anche le intricate, capziose argomentazioni che modificarono il processo della sua beatificazione. Breve e illuminante è una relazione del dott. Carlo Fornari. Ha scoperto a Meda, in Brianza, una lapide che testimonia la presenza nel monastero di S. Vittore di Costanza D’Altavilla che, “già incinta di Federico”, lì aveva sostato il 27 e 28 maggio del 1194. Del suo soggiorno a Meda si ha notizia anche nelle ‘Memoriae Mediolanenses’ del 1195, nelle quali il cronista pure accenna all’evidente stato di gravidanza dell’imperatrice. Lo studioso contestualmente spiega anche quali siano state le successive soste del viaggio fino a Jesi dove sarebbe avvenuto il parto. Un argomento si identifica nella ‘Sapienza Santa’, affascinante, a cui generalmente cioè nel Santo Graal. Poeti ‘Fedeli appena accennano i testi scolastici, d’Amore’ furono certamente preha presentato il prof. Domenico senti alla corte di Federico II, nella Lancianise: “I Fedeli d’amore e Fe- cui liriche pure, applicando un’apderico II. Eresia e poesia alla corte propriata chiave di lettura, è pospalermitana”. La conferenza è sta- sibile scoprire i significati segreti ta presentata lo scorso novembre del ‘trobar cluz’. nella Sala Raffaello della Giunta Ancora due capitoli. Il primo ridella Regione Marche in Anco- guarda la presentazione in Anna. Per l’ampiezza del contenuto, cona, nel dicembre scorso, di un la scrupolosa analisi, gli impliciti libro del prof. Hubert Houben: riferimenti costituisce un ecce- “Federico II: imperatore, uomo, zionale saggio storico e letterario. mito”. Per la sua chiara scansione Per ‘Fedeli d’amore’ s’intende un tematica, per la ricchezza dei conmovimento poetico dalle conno- tenuti, per le nuove acquisizioni tazioni esoteriche e misteriose. riportate è da ritenere un’opera Già presente nel mondo arabo, storica di fondamentale imporpassò in Spagna per estendersi in tanza. Provenza, animando quella poesia L’ultimo capitolo presenta la quartrobadorica da cui attinsero ispi- ta parte di un molto consistente razione prima la Scuola Siciliana, saggio del dott. Eros Pirani sulpoi il Dolce Stil Novo. Lo carat- le famiglie imperiali osimane in terizza il concetto dell’amore cor- età sveva. Frutto di una puntuale tese destinato a diventare prima e paziente ricerca svolta presso platonico, poi essenzialmente spi- archivi storici di diversi comuni rituale. Aspirando ad una ideale marchigiani, illustra una tormenpurezza gli appartenenti a questo tata pagina di storia sulla quale esclusivo movimento si opposero fino ad oggi poco era stato scritto. a qualsiasi forma di corruzione Il libro è corredato dalle schede politica o religiosa, venendo così biografiche degli autori. Considea contatto con l’eresia dei Catari. randole il lettore potrà rendersi Per sfuggire di conseguenza alle conto di quanto prestigiosi siano i persecuzioni dell’Inquisizione nomi degli storici e degli studiosi adottarono un linguaggio criptico, che hanno rivolto un così fervido simbolico, allegorico, convenzio- interesse alla figura di Federico II. nale: comprensibile quindi solo Augusta Franco Cardinali dagli adepti. In realtà la donna Nell’immagine, Federico II perfetta, angelicata e angelicanriceve, alla corte di Palermo, un te prefigurata dai ‘Fedeli d’amore’ ambasciatore islamico. Olio su non è riconoscibile in nessuna di tela di Arthur Georg von Ramberg, quelle cantate dai trovatori, ma 1860, Nuova Pinacoteca di Monaco. “Donna Flor e i suoi due mariti” in scena allo Spontini è Gambelli. Ad aprire le danze sabato 6 febbraio toccherà a Barbara Giorgini che presenterà il libro “Perché scomodare l’universo”, partecipa l’artista Fabio Stronati. Secondo appuntamento in calendario, domenica 21 a Marzocca presso la Biblioteca Comunale alle 18, con “L’isola cava” di Nicola Campagnoli, espone Barbara Cardinali. Domenica 7 marzo sempre alle 18, presso la sala “O. Gambelli”, Maria Lampa presenta “Il valore nelle orme del cuore”, espone Emanuala Pallottini. Il 21 marzo si procede con Alberto Sgalla che presenta il libro”Federico Onori”, espone Marco Priori, l’appuntamento è a Montignano al “Sorrisi e Chiacchiere”. Ultimo appuntamento, domenica 11 aprile a Castel D’Emilio, ad Agugliano, Luca Violini proporrà delle letture teatrali, espone Fabio Stronati e partecipa Barbara Giorgini. del più importante scrittore brasiliano del secolo scorso, Amado Jorge, “Donna Flor e i suoi due mariti”, un romanzo da non catalogare fra quelli di maggior impegno civile dell’autore, ma di tanto successo da essere tradotto in più di trenta lingue. E’ diventato anche soggetto di due film. Il primo venne girato nel ’77, cioè circa dieci anni dopo la pubblicazione del libro. Fra gli interpreti, tutti brasiliani, spiccava una sensualissima Sonia Braga. E’ stato invece un ‘flop’ nel 1981 il rifacimento, con titolo diverso, della stessa pellicola. Non ha perduto la sua originale freschezza la versione teatrale che, realizzata da Emanuela Giordano, è stata portata in scena il 27 gennaio al Teatro Spontini di Maiolati. E’ uno squarcio di vita brasiliana ad introdurre la storia che si svolge intorno agli anni ‘50. La situazione, ai limiti del grottesco, richiama parodisticamente usi e costumi caratteristici del nostro sud. Proprio durante i giorni di Carnevale, all’interno di una casa di Bahia, si sta vegliando un uomo che è morto a causa dei suoi eccessivi stravizi. Tira molti respiri di sollievo la suocera, arcigna e severa ‘come il mercoledì delle Ceneri’, che non vedeva affatto di buon occhio il genero; un gaudente senza scrupoli, donnaiolo impenitente, gran bevitore e gran giocatore. In lacrime invece è Donna Flor, la moglie, che non può dimenticare la sua giocosa, scapestrata vitalità e la sua passionalità. Al compianto funebre assistono, snocciolando preghiere, anche tre amiche di famiglia; curiose, impiccione, petulanti come gazze. Saranno loro a preoccuparsi di trovare un nuovo marito a Donna Flor, che dapprima non ne vuole sapere, ma che poi, dopo otto mesi di lutto, si arrende alle loro insistenze. Anche perché il nuovo sposo è un ottimo partito: un farmacista agiato, premuroso, affettuoso. Ha però anche lui qualche difetto. E’ pignolo, noioso, esasperatamente pedante e flemmatico. Lo spettatore forse si sarà accorto che ha qualche somiglianza con l’integerrimo padre di famiglia piemontese di ‘Bianco, rosso e Verdone’. Dunque il farmacista è tanto preso dai suoi scrupoli da non accorgersi degli ardori di sua moglie. Donna Flor allora incomincia a rievocare il passato fino ad avere delle visioni dell’ex marito che, sfacciato e impertinente come era in vita, si intrufolerà tra i due. Nelle realtà si direbbe sia proprio Donna Flor che, grazie all’evocazione del primo marito, riesce a svegliare il suo nuovo, neghittoso consorte. C’è da ridere e da sorridere, anche se a tratti l’umorismo è un po’ greve. Lontana da volgarità è però la recitazione: Autoscuole Corinaldesi s.r.l. Autoscuole – Scuola Nautica – Corsi di recupero punti per patenti – Corsi di Formazione Professionale CAP – per merci pericolose A.D.R. – per Autotrasportatori – Studi di consulenza Automobilistica e nautica Jesi – Via Mura Occidentali, 31 – tel. 0731 209147 c.a. – fax. 0731 212487 - Jesi – Via Gallodoro, 65 – tel. 0731 200809 – fax 0731 226215 Jesi – Via Gallodoro, 65 – tel. 0731 200809 (Sede Consorzio Cons. A.C.) - Jesi – Via Marx, Zipa – tel. e fax 0731 211481 (Uff. oper. collaudi) Altre sedi: Falconara M.ma (Corinaldesi – Adriatica – Falconarese) – Ostra – Marina di Montemarciano – Marzocca di Senigallia gli interpreti hanno abilmente glissato su qualche eccessiva intemperanza dell’autore a favore di una gustosa caratterizzazione dei personaggi. Hanno vivacizzato la storia, trasformandola quasi in un ‘vaudeville brasiliano’, le musiche originali eseguite dal vivo dalla Bubbez Orchestra e i bizzarri commenti canori delle tre querule amiche di Donna Flor. Da ricordare per intero il cast: Caterina Murino, Pietro Sermonti e Paolo Calabresi nei ruoli principali; poi Valeria D’Obici, Simonetta Cartia, Claudia Gusmano, Laura Rovetti. Affollatissimo il Teatro Spontini, da contenere a stento tutti gli spettatori. Vivo successo, manco a dirlo. Meno male, finalmente un po’ di sereno. Fotoservizio Augusta Franco Cardinali 6 Psicologia e società 7 febbraio 2010 Dialogo: tra coraggio e paura memoria di don giovanni bosco V Qui con voi mi trovo bene iviamo in una società pluralistica e multietnica, dalla tecnologia avanzata, ma che, a livello umano, rivela indifferenza ai valori etici e religiosi, la sete dell’avere e del potere, l’incertezza e la paura del domani. Si avverte quindi, da parte dello Stato e della Chiesa, la necessità di affrontare con coraggio l’opera educativa che richiede l’impegno responsabile della famiglia e della scuola. In tale contesto si può ben comprendere l’importanza dell’opera di san Giovanni Bosco, patrono dei giovani, che la Chiesa ricorda il 31 gennaio. La sua esperienza pedagogica non è patrimonio esclusivo della famiglia religiosa da lui fondata - la Congregazione dei Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice - ma appartiene alla Chiesa e all’umanità. Giovanni Bosco (1815-1888) Nato a Castelnuovo d’Asti, da una famiglia di umili contadini, Giovanni, seguendo la propria vocazione, intraprende con notevoli sacrifici gli studi ecclesiastici e viene ordinato sacerdote a 26 anni. Subito comincia ad occuparsi dei fanciulli poveri, orfani, emarginati e nel sobborgo di Valdocco, alla periferia di Torino, fonda nel 1842, il primo “Oratorio” in cui accogliere una ventina di ragazzi, che nel 1846 saranno 300. Don Bosco crea anche scuole professionali e laboratori dove i giovani in cerca di lavoro possano conseguire competenza e abilità lavorativa. Le intuizioni, che emergono dalla sua opera, “Il sistema preventivo nell’educazione della gioventù” (1877), e dalla famosa “Lettera da Roma” (1884), che hanno dato origine ad un grande rinnovamento nell’ambito pedagogico, costituiscono un’eredità ancora oggi molto preziosa. Don Bosco presenta il suo metodo educativo dicendo che esso “si appoggia sopra la ragione, la religione e l’amorevolezza”. Pur affermando che l’educazione è opera del cuore, egli chiede agli educatori di lasciarsi guidare sempre dalla ragione, dall’intelligenza e non dalla passione. Il termine “ragione” per lui assume vari significati: dominio di sé, buon senso, libertà, dialogo, capacità di motivare ciò che viene richiesto…, ma anche prevenzione e vigilanza, autorevolezza, moderazione nell’uso dei castighi… Strategie educative “Prevenire, non reprimere” afferma don Bosco: la punizione può facilmente provocare risentimento e umiliazione, perciò è bene ricorrervi il meno possibile. Per favorire il dialogo e la confidenza, don Bosco fa parlare liberamente gli allievi, mettendoli a loro agio, li ascolta e trascorre con loro la maggior parte del tempo. Fra le strategie educative indica ampi spazi di libertà e creatività, come il teatro, la musica, le passeggiate, il gioco, la festa… Luoghi e occasioni che educano alla comunicazione e alla socializzazione favorendo la fraternità e il senso della famiglia. Don Bosco riesce a superare la frattura, propria del suo tempo, fra Chiesa e masse, fra religione e popolo, tra Vangelo e giovani. Obiettivo del sacerdote e della sua pedagogia, ispirata al Vangelo, è la formazione del credente. Il santo educatore Don Bosco cerca di fare emergere dal cuore del ragazzo ciò che è buono, vero, giusto… Questa è la via maestra per aprirsi alla trascendenza. Don Bosco insegna a rispettare la libertà di ogni persona e a promuoverne la crescita umana e cristiana. Al rettore di un collegio, venuto a Torino per incontrarlo e ricevere un consiglio pratico per il proprio impegno tra i giovani, don Bosco dice semplicemente: “Amali!”. L’amore, che egli definisce “amorevolezza”, significa simpatia, disponibilità, amicizia, fiducia, affetto equilibrato che libera l’amore nel cuore dei giovani e colma eventuali carenze affettive. Illuminante l’affermazione di Don Bosco: “Qui con voi mi trovo bene”. Lo stare insieme, la condivisione di un cammino educativo e la partecipazione alle attività sei ragazzi non cancellano però la diversità dei ruoli. L’educatore è una presenza che vigila, previene, incoraggia, ma non soffoca. Don Bosco è pronto a offrire all’educando tutto se stesso, anche la vita. La motivazione di un amore così grande gli deriva da san Paolo, le cui parole vengono da lui citate nelle lettere ai collaboratori: “La carità non cerca il proprio interesse, non si irrita, non tiene conto del male che riceve…” (1 Corinzi, c. 13). Don Bosco è convinto che “in ogni giovane, anche il più disgraziato, ci sia un punto accessibile al bene; dovere primo dell’educatore è cercare questo punto, questa corda sensibile, e trarne profitto” (Memorie biografiche, vol.V). La pedagogia di don Giovanni Bosco, grande maestro, “modello per credenti e non credenti”, é valida ancora oggi. Ogni educatore che riesce a mettere in pratica i suggerimenti di Don Bosco, molto utili per l’impegno educativo, farà crescere ragazzi sicuri di sé e capaci di compiere scelte libere e responsabili. Giuseppina Radiciotti di P enso che capiti anche a voi di fermarvi a riflettere su quante volte oggi usiamo la parola dialogo. E’ sulla bocca di tutti. Ne parliamo quando guardiamo in casa e ci diciamo l’importanza del dialogo tra genitori e figli, l’importanza del dialogo nella coppia, tra marito e moglie. Parliamo di dialogo nella scuola, tra insegnanti e studenti, tra dirigente scolastico e insegnanti, tra colleghi. Ne parliamo nel mondo della politica. Quale partito non sostiene di essere ‘aperto al dialogo’? Destra, sinistra, centro. Parliamo di apertura al dialogo tra le religioni. Ogni religione dichiara rispetto e attenzione verso le altre. Dialogo con i non-credenti. Dialogo tra cattolici e laici. Parliamo di dialogo nella chiesa. Proprio in questi giorni noi cristiani (cattolici, ortodossi, anglicani, protestanti… quanti siamo a definirci ‘cristiani’ e ad essere in disaccordo tra noi!), proviamo ad essere vicini nella preghiera per ritrovare l’unità nel nostro riconoscerci discepoli dello stesso Maestro, il Signore Gesù. Tutto questo parlare di dialogo, però, mi fa nascere un dubbio. Non sarà che ne parliamo tanto perché, in realtà, poi ne abbiamo tanta paura? Che, cioè, preferiamo tenere Federico Cardinali questa parola nella nostra bocca, girandola e rigirandola, così non corriamo il pericolo che essa possa scendere nel nostro cuore? La psicologia ci invita a farci questa domanda e a tenerla aperta. Nella speranza che se riusciamo ad essere un po’ più sinceri con noi stessi, potremo poi muoverci con più coraggio verso la verità. La verità che ci fa aprire gli occhi sulle nostre paure, sulle nostre chiusure, sulla nostra pretesa di essere sempre dalla parte giusta, convinti che gli altri (= quelli che non la pensano come noi) sono dalla parte sbagliata. Proviamo ad entrare nel significato di questa parola. Come tante altre parole della nostra lingua, anche questa deriva da una lingua antica: il greco. Essa nasce nell’incontro tra due parole: dià (che significa ‘tra’) e lògos (che significa ‘parola’). Dialogo, quindi, significa che la parola è tra due o più persone: cioè che la parola unisce e permette l’incontro tra le persone. Perché io e l’altro possiamo incontrarci, perché la parola sia il luogo dell’incontro tra noi due, sono però necessarie almeno due condizioni. La prima: che io apra uno spazio di silenzio perché l’altro possa collocarci le sue parole. Che significa: devo ascoltare il suo pensiero. Ma per ascoltarlo è necessario, prima di tutto, che io gli lasci il tempo e il modo di dirlo. La seconda: che, ascoltando l’altro, io cerchi di capire, di comprendere quello che mi vuole dire. Le sue idee, i suoi pensieri, le sue ragioni. Anche quando il suo pensiero è diverso dal mio e io non sono d’accordo? Se dico che sono aperto al dia-logo, non può che essere così: sì, anche quando il suo pensiero è diverso dal mio! Parlare solo con chi è d’accordo con me non è poi gran che. Non vi pare? Attenzione. Ascoltare e comprendere l’altro non significa che devo essere d’accordo con lui. Significa, però, che non posso impedirgli di esprimere i suoi pensieri e le sue ragioni. Chiudere la bocca a chi ha pensieri diversi dai miei, significa chiudersi al dialogo: significa avere paura. Paura di che? Paura che, se ascolto i suoi pensieri, questi possano portarmi a rimettere in discussione i miei. Paura di scoprire che le mie idee, le mie convinzioni, non sono poi così forti e così solide. La paura del confronto è indice di debolezza nei pensieri e nelle convinzioni. E’ indice di rigidità, non di forza. E’ segno di chiusura mentale, non di intelligenza. Un padre, un insegnante, un uomo politico, un sacerdote, un dirigente, una qualunque persona… che impedissero all’altro di parlare, di esprimere i suoi pensieri, e dicessero: “E’ così perché è così, perché lo dico io”, o parole simili, non sanno cosa sia il dialogo. Sono, purtroppo, nella loro debolezza, prigionieri della paura. Essere aperti al dialogo richiede coraggio. Il coraggio di ascoltare gli altri, di saperci confrontare con chi ha sviluppato e coltiva pensieri diversi dai nostri. Il coraggio di rimettere in discussione le nostre idee, se necessario. Il coraggio di ascoltare le domande che altri possono proporci. Il coraggio di riconoscere che nessuno di noi, da solo, può pensare di possedere la verità. Tutta la verità. Chiunque noi siamo e qualunque posto, nella scala sociale, noi occupiamo. Genitori, insegnanti, dirigenti, uomini di chiesa, uomini della politica, direttori di giornali, uomini di scienza, giovani e adulti… è solo con il coraggio del dialogo che possiamo costruire una società di uomini liberi. Chi vuole scrivere allo psicologo può farlo o per e-mail ([email protected] o [email protected]) o per posta a Voce della Vallesina - colloqui con lo psicologo - P.za Federico II, 8 - 60035 JESI Terre Elementari V Quindici (tristi) fioriere ia Montebello è una breve traversa che da via Mura Occidentali conduce a corso Matteotti. Una targa elegante dice che Via Montebello è stata “già via delle Grazie”. Una targa elegante in ceramica smaltata, caratteri Bodoni, nel migliore rispetto delle indicazioni di toponomastica del centro storico. Per lo meno di un centro storico che si rispetti. E adesso, via Montebello può sentirsi tranquillamente rappresentata: salvo che, fatto tornare lo sguardo verso terra, via Montebello si fa conoscere per le sue quindici fioriere di marmo bianco. Allineate come piccole bare con lo scopo dichiarato di far transitare solo i pedoni. Perdonate l’accostamento macabro e forse spinto troppo in là da una irritazione tipica (forse) del freddo dei giorni della merla. Ma quelle fioriere di via Montebello sono lì, piene di terriccio e basta, piene di trascuratezza e basta, piene del forte significato di barriera architettonica per i veicoli motorizzati. Ci sta tutto, questo senso, come ci sta la lotta alla maleducazione e al mancato rispetto per le regole di civiltà dello stare nel centro storico. Eppure, esse (sono pur sempre oggetti, le fioriere) mi rimandano netta e precisa l’immagine di un altro freddo e distaccato mancato rispetto: per la terra che dovrebbe essere casa di piante e fiori, di un accenno di verde che dovrebbe addolcire il colore delle pietre. Ma le quindici fioriere di marmo bianco, pesanti e dalla forma ovale appena allungata, sono invece uguali nel destino che le accomuna al vuoto. Contengono terra, ma soprattutto il vuoto di intenzioni, quel vuoto che le vuole private del senso per cui sono state progettate e collocate. Intendo il senso del colore dei fiori e del verde. E’ una piccola privazione, per carità, è una minima privazione rispetto a quelle vere di cui siamo informati (da lontano…) e che fanno soffrire tante persone. Per questo le quindici fioriere diventano tristi ai miei occhi, perché mi rimandano il pensiero alla forza di altre tristezze. Così che quando passo in via Montebello penso: “già, via delle Grazie” e mi affretto a passare oltre, ogni volta diventando un cosciente ipocrita concittadino. Silvano Sbarbati IMPIANTI IDRAULICI ASSISTENZA TECNICA MATERIALI PER BAGNI TERMOIDRO di GIANFRANCO MUZI Castelplanio - 60032 (An) - Via Roma, 117 Tel. 0731.813444 r.a. - Fax 814149 - www.fazibattaglia.com Via Giuseppe Guerri, 17 JESI Tel. 0731 200337 - 335.247108 Vita ecclesiale Parola di Dio LA CHIESA LOCALE IL DIARIO DEL VESCOVO GERARDO al Sabato 6 febbraio ore 17: Palazzo dei Convegni, Centro Aiuto alla Vita: incontro con la cittadinanza Domenica 7 febbraio ore 10: Parrocchia S. Pietro Ap. S. Messa con la partecipazione dei Bersaglieri ore 11.30: Parrocchia San Giovanni B., S. Messa nella Ricorrenza del Sangue giusto ore 18.30: Cattedrale, S. Messa nella Giornata per la Vita ore 21: Seminario, incontro con i partecipanti ai Corsi di Cristianità Martedì 9 febbraio ore 15.30: Seminario Regionale, Riunione del Centro Regionale Vocazioni Mercoledì 10 febbraio ore 9.30: Seminario Regionale, Corso Operatori nella Pastorale Vocazionale per Giovedì 11 febbraio ore 9.30: Seminario, Riunione del Consiglio Presbiterale ore 16: Cupramontana, S. Messa alla Casa di riposo ore 18.30: Pantiere, S. Messa nella memoria della Madonna di Lourdes Venerdì 12 febbraio ore 17: Parrocchia Regina della Pace, incontro su bioetica Sabato 13 febbraio ore 18.30: Cattedrale, S. Messa nella memoria di San Romualdo Domenica 14 febbraio ore 10: Cupramontana, S. Messa nella memoria di N.S. di Lourdes ore 16: Chiesa dell’Ospedale, S. Messa nella Giornata del Malato ore 19: Santuario Madonna delle Grazie: Santa Messa per coppie di sposi e fidanzati ore 21: Incontro con il Gruppo di discernimento Vocazionale Dove interviene Gesù tutto si rinnova Mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca. Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare. Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore». Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini». E tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono. Commento Siamo di fronte a uno dei brani più ricchi circa le chiamate di Gesù a seguirlo. Luca fa precedere queste da una catechesi di Gesù alle folle che lo seguono. Siamo lungo il Mare di Galilea, dove sono frequenti le anse semiovali, per cui scostandosi un po’ dalla riva l’annunciatore può essere visto e udito dagli ascoltatori con più facilità. Ma dietro questo gesto voluto da Gesù c’è già il segno che Lui è interessato a questi nerboruti pescatori, come succederà in seguito. Mi fermo un attimo su due espressioni, quella di Pietro: Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti (in greco: Epistàta, di’ òles nuctòs kopiàsantes udèn elàbomen, epì de to rèmati su chalàso ta dìktua) e quella di Gesù: Non temere, d’ora in poi sarai pescatore di uomini (Me fobù, apò tu nun antròpus èse zogròn). Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti Il verbo kopiào significa spossarsi, affaticarsi, per cui possiamo così tradurre la frase: O Soprastante, spossandoci per tutta una notte non abbiamo preso niente, ma sulla tua parola-evento slargherò le reti. Intanto Pietro usa l’appellativo Soprastante e non Maestro, in quanto riconosce che Gesù è quello che sta più in alto, quindi il suo venire da Dio. Poi vuole anche dire a Gesù: si vede che non sei un pescatore; se infatti non abbiamo preso i pesci di notte con l’attrazione delle luci, figurati se ci si riesce di giorno! Ma nonostante questo atteggiamento, Pietro fa un atto di fede: sulla tua parola-evento; non si usa lògos che significa parola, ma rèma che significa parola realizzata, quindi c’è il chiaro richiamo alla creazione, dove Dio dice e le cose sono create. Siamo di fronte ad una nuova creazione, ma questa volta avviene nell’intimo dell’uomo. Dove interviene Gesù tutto si rinnova: sperimento questo nella mia vita? Non temere, d’ora in poi sarai pescatore di uomini Avviene in Pietro una vera trasformazione, non nell’arte del pescare, ma nella qualità della pescagione, per cui la traduzione letterale può ancor più illuminarci: D’ora in poi pescherai uomini vivi. Il pescatore del mare pesca per uccidere i pesci e darli a mangiare, il pescatore di uomini prende gli uomini morti per il peccato e li rende alla vita. Il mare nella Bibbia è il simbolo della morte, per cui uscire vivo da una traversata sul mare significa passare dalla morte alla vita. Gesù passa sul mare degli uomini e con la sua risurrezione sconfigge la morte; la stessa cosa succede a chi sceglie di seguirlo e si fa suo strumento per vincere la morte. La mia fede, se vissuta intensamente, diviene uno strumento nelle mani di Dio per la salvezza di tutti quelli che mi avvicinano. Dio si fida di me e mi usa per salvare gli altri. La fede contagia. Ho mai sperimentato in me stesso la bellezza di questo gesto salvifico di Dio? Azione Cattolica: giovedì scorso all’Adorazione la veglia con il Vescovo I gruppi della diocesi per la salvaguardia del creato T utti uniti per riflettere e pregare per la pace e la salvaguardia del creato. Si è svolta giovedì scorso presso la chiesa dell’Adorazione in piazza della Repubblica, la veglia di preghiera per la Pace, promossa dai gruppi e dalle associazioni ecclesiali della diocesi di Jesi. Il tema è stato quello proposto da Papa Benedetto XVI nel suo messaggio per la Giornata della Pace: “Se vuoi coltivare la Pace, custodisci il creato”. Dopo l’introduzione cinematografica, con la visione di alcune sequenze del film “La Genesi” di Ermanno Olmi, la veglia ha alternato alcuni passi del messaggio del San- 11 e 14 febbraio: nelle parrocchie e all’Ospedale Giornata Mondiale del Malato L’11 febbraio, memoria della beata Vergine Maria di Lourdes, la Chiesa prega per i malati ed i sofferenti. La Chiesa di Jesi invita a celebrare questa giornata e a compiere gesti di vicinanza e di solidarietà con quanti sono nelle case di cura e nelle case di riposo. Il tema della Giornata Mondiale del Malato 2010 è: “La Chiesa a servizio dell’amore per i sofferenti”. Domenica 14 febbraio, alle ore 16, alla chiesa dell’Ospedale di Jesi il vescovo Gerardo presiederà la Santa Messa alla quale sono invitati anche gli operatori sanitario ed i volontari dei gruppi che si dedicano ai malati. Settimanale di ispirazione cattolica fondato nel 1953 7 7 febbraio 2010 - 5a domenica del tempo ordinario - anno c Dal Vangelo secondo Luca (Lc 5,1-11) Giovedì 4 febbraio ore 9.30: Seminario, Ritiro dei Sacerdoti e Diaconi Venerdì 5 febbraio ore 21.15: Castelbellino, partecipazione Consiglio Pastorale Parrocchiale 7 febbraio 2010 Piazza Federico II, 8 - 60035 Jesi An Telefono 0731.208145 Fax 0731.208145 [email protected] www.vocedellavallesina.it c/c postale 13334602 Direttore responsabile Beatrice Testadiferro • Proprietà Diocesi di Jesi • Registrazione Tribunale di Ancona n. 143 del 10.1.1953 • Composizione grafica Giampiero Barchiesi • Stampa Galeati Industrie Grafiche, Imola www.galeati.it • Spedizione in abbonamento postale • Abbonamento annuo 35 euro - di amicizia 50 euro - sostenitore 100 euro • Tutti i diritti riservati • Esce ogni mercoledì • Associato alla Fisc (Federazione Italiana Settimanali Cattolici) • Comitato di redazione: Vittorio Massaccesi, Giuseppe Quagliani, Antonio Quaranta, Antonio Lombardi Ai sensi dell’articolo 13 del D. Lgs 196/2003 (Codice privacy) si comunica che i dati dei destinatari del giornale sono contenuti in un archivio informatico idoneo a garantire la sicurezza e la riservatezza. Saranno utilizzati, salvo divieto espresso per iscritto dagli interessati, oltre che per il rispetto al rapporto di abbonamento, anche per proprie attività istituzionali e per conformarsi ad obblighi di legge. to Padre e testimonianze di persone che vivono quotidianamente la crisi ecologica. Matteo Giantomassi, dell’area comunicazione del Cir33 ha snocciolato dati sulla raccolta differenziata, dando anche dei suggerimenti per essere più responsabili. Paolo Perticaroli, impegnato nel movimento dei “Focolari”, ha portato invece, la sua esperienza di cristiano e presidente di Sogenus, l’azienda che gestisce lo smaltimento dei rifiuti. Momento centrale della veglia è stato l’intervento di Mons. Vescovo, che ha sottolineato il concetto di “ecologia umana”. “Il Papa parla di dignità dell’uomo, di rispetto per se stesso, perché rispettare l’ambiente significa rispettare se stessi – ha detto don Gerardo – E’ importante che ognuno prenda un impegno morale. Bisogna mettersi in ascolto del Signore e fare qualcosa”. Il Vescovo si è poi, soffermato su tre situazioni, in cui i cristiani devono far sentire la loro voce: la vicenda Sadam, la domenica come giorno della famiglia ed uno stile di vita più sobrio. “Ciò che sta accadendo alla Sadam ha acceso gli animi – ha spiegato Mons. Rocconi – I cristiani devono mettersi in gioco e ricordare che il denaro non può essere un criterio per lo sviluppo”. Sulla domenica don Gerardo è stato chiaro: “Bisognerebbe boicottare i supermercati aperti la domenica. È un diritto ed un dovere quello del riposo, inoltre è importante capire che ci sono altri valori oltre al lavoro ed al denaro. La domenica è il giorno del Signore, è un giorno da dedicare alla famiglia, alla visita agli anziani ed agli ammalati. Il guadagno non può vincere sulla persona”. Infine un invito alla sobrietà. “Il consumo smodato e l’edonismo inquinano il cuore e non ci fanno cercare la gioia. Ogni conversione mette mano al portafoglio – ha ricordato il Vescovo – I cristiani responsabili devono dare una mano a chi è in difficoltà”. A conclusione della veglia, è stata letta una versione attualizzata delle Beatitudini, come impegno comunitario. Durante la lettura, i rifiuti che erano stati appesi ad un ulivo, sono stati sostituiti da cestini, che simboleggiavano i doni della natura. Fotoservizio Giuseppe Papadia Nelle foto il presidente diocesano di Azione Cattolica, Michele Contadini e il vescovo Gerardo 8 Vita ecclesiale 7 febbraio 2010 Parrocchia di Moie: il calendario e l’ultimo libro di Riccardo Ceccarelli”Radici e ragioni” Un foglio di collegamento per la comunità T ra le iniziative che propone la parrocchia di Moie, la realizzazione di un calendario da appendere ad una parete della propria casa. Si ripete da una decina di anni grazie all’impegno di Roberto Dellabella e alla generosità di tante attività commerciali che scelgono di promuovere i loro servizi attraverso il calendario della parrocchia e contribuiscono anche alla stampa settimanale del foglio di collegamento parrocchiale. Il calendario di quest’anno (formato cm 22 x 48) ha in prima pagina l’immagine dell’Abbazia Santa Maria e della Madonna della Misericordia e nella retrocopertina i saluti del vescovo e del parroco. Nelle pagine interne propone una breve storia per l’anima insieme a una poesia composta dallo stesso Dellabella: poesie semplici e a tratti commoventi che parlano di vita e di morte, di giovinezza o di vecchiaia, di vicende quotidiane. Nel suo saluto e augurio ai parrocchiani di Moie, il vescovo Gerardo ha annunciato la Peregrinatio Mariae in preparazione al congresso eucaristico ed ha invitato a seguire il Signore, fonte di gioia. Il parroco don Fabio ha rivolto gli auguri per l’anno 2010 con queste parole: “E’ il Signore il nostro futuro, non le cose che abbiamo, fossero anche le virtù più eroiche. Non siamo noi a dominare il futuro: il Signore ce lo dona come una meraviglia continua”. messe festive, i nomi dei bambini che ricevono il sacramento del Battesimo o della Comunione, dei cresimandi, delle coppie che si sposano e delle persone che hanno concluso la loro vita terrena. Nel foglio parrocchiale non mancano poi i programmi degli incontri dei diversi gruppi o i resoconti di alcune iniziative. Sono pubblicati anche articoli che riguardano la diocesi e poesie in dialetto o in lingua. Radici e ragioni Da 12 anni Dellabella si occupa della redazione di questo strumento informativo settimanale della parrocchia in cui raccoglie gli articoli del parroco don Fabio Belelli, le indicazioni per la liturgia della settimana, gli orari e le intenzioni delle celebrazioni, il calendario dei lettori alle E’ dal giugno 2006 che il foglio ospita un articolo del giornalista e storico Riccardo Ceccarelli: cento articoli, fino allo scorso novembre, che sono stati poi raccolti in una pubblicazione offerta ai parrocchiani insieme al calendario dell’anno 2010. Il libro “Radici e ragioni” è stato pubblicato dalla parrocchia con il contributo del Gruppo Bondoni di Castelplanio e stampato dalla tipografia T.J. di Jesi nel novembre scorso. L’autore ha ringraziato “Roberto Dellabella che ha promosso la pubblicazione, i parroci don Gianni Giuliani e don Fabio Belelli per la loro stima ed amicizia, i lettori per la loro accoglienza con l’augurio che questi colloqui a cuore aperto siano occasione di continua ricerca di “radici e ragioni”. Nella sua introduzione, Beatrice Testadiferro ha sottolineato l’impegno di Ceccarelli nel settore dell’informazione con il contributo al settimanale diocesano, dal febbraio 1997, al foglio parrocchiale e a tante altre iniziative editoriali della Vallesina: “Dai suoi scritti traspare l’affetto per la sua terra, il legame con la gente che abita queste contrade, che partecipa alle processioni, si ferma al suono delle campane o va in pellegrinaggio ma anche la sua attenzione alle persone che gestiscono il potere, in Italia e nel mondo, il potere politico o quello dell’informazione e ancora la preoccupazione e la vicinanza ai tanti drammi che accadono, vicino o lontano. Ciascuno può leggere tra le righe, a suo modo, perché chi scrive ci lascia la libertà di pensare, di passare oltre, di girare pagina. Ciò che Riccardo ha scritto è il frutto della sua storia, del suo vissuto, del suo cammino che è come quello di ciascuno di noi: fatica, scoraggiamento, solitudine, incomprensioni, dolore ma anche gioia, speranza, piacere, amicizia, incoraggiamento.” Chi fosse interessato al libro, può rivolgersi alla parrocchia di Moie. Inizia il cinquantesimo della parrocchia a coincidenza con la domenica ha fatto si che alla ricorrenza di S. Antonio Abate l’omonima chiesa parrocchiale, nel quartiere Minonna, sia stata scelta da molti fedeli per assolvere il precetto festivo e, al tempo stesso, partecipare alla sempre coinvolgente benedizione degli animali e delle cose legate all’agricoltura. La mattinata si è aperta con la solenne celebrazione liturgica presieduta dal Vescovo, Mons. Gerardo Rocconi, che è rimasto felicemente stupito nel vedere la chiesa gremita di fedeli; soddisfazione visibilmente percepibile anche dal volto del parroco, mons. Giuseppe Quagliani che proprio con questo evento ha dato il via ai festeggiamenti per i 50 anni della Parrocchia. E’ stata una cerimonia quanto mai essen- ziale, animata dal gruppo di canto parrocchiale e dal fedele gruppo di lettori. Al termine della cerimonia, quando le poche gocce d’acqua della mattina avevano smesso di cadere copiose, tutti fuori, sul sagrato, per assistere e partecipare alla tradizionale benedizione degli animali impartita dal Vescovo. Su caprette e galline, gatti e cani, uccelli di varie specie e persino su di una strana varietà di maialino nano, tutti occupanti il sagrato, sono piovute le gocce di acqua santa asperse dal celebrante che ha continuato la benedizio- La morte di una persona cara lascia un vuoto ma l’eredità di affetti la fa sentire ancora presente. Lo ricordano con affetto la moglie Cesarina Castellani, i figli Valeria e Michele, i nipoti Yuri e Daniele, il genero Diego e la nuora Giusy, il fratello Alessandro e la sorella Anna Maria e tutti i parenti e amici. In sua memoria sarà celebrata una Santa Messa sabato 13 febbraio alle ore 19 presso la chiesa di San Francesco d’Assisi a Jesi. 6.3.1929 12.2.2008 Le persone che si amano non si perdono mai, rimangono per sempre nei nostri cuori. ne nel vicino campetto. Qui, come ormai avviene da anni, c’erano ad attendere la benedizione oltre una dozzina di cavalli con rispettivi cavalieri e due simpaticissimi pony montati da giovanissimi cavallerizzi. La festa è poi proseguita con Non può mancare il legame con la comunità E’ che le province marchigiane dovranno svolgere durante l’evento, ovvero quello di raccordo con i vari comuni». Anche il sindaco Gramillano ha voluto ribadire «l’importanza del CEN come momento di forte vivacità sociale per la città dorica». Mons. Pompili, in conclusione, ha evidenziato l’aspetto comunicativo del Congresso Eucaristico, sottolineando la «necessità di una stretta collaborazione fra le istituzioni nell’interesse della collettività». La firma è stata preceduta, nel mattino presso l’Episcopio, dall’incontro dell’arcivescovo Menichelli, del segretario generale del CEN dottor Marcello Bedeschi, del direttore della Protezione Civile Marche Roberto Oreficini e di Mons. Domenico Pompili con le testate giornalistiche locali. Al termine della firma del protocollo d’intesa, Mons. Domenico Pompili e don Giacomo Ruggeri, portavoce del CEN, hanno incontrato i direttori degli Uffici Comuni- Alberto Bocchini Bordoni Eugenio XXV° Congresso Eucaristico Nazionale: 3-11 settembre 2011 stato firmato, martedì 19 gennaio presso la Sala Raffaello della sede Regione Marche, il protocollo d’intesa fra la Regione Marche e il Congresso Eucaristico Nazionale (CEN). Presenti alla firma il presidente della Regione Marche Gian Mario Spacca, l’arcivescovo di Ancona-Osimo Edoardo Menichelli, il vicepresidente dell’Upi Marche Franco Capponi, il presidente ANCI Marche (Associazione Nazionale Comuni Italiani) Mario Andrenacci, il sindaco di Ancona Fiorello Gramillano e il direttore dell’Ufficio Comunicazioni Sociali e sottosegretario CEI Mons. Domenico Pompili. Il presidente Spacca ha evidenziato come il «Congresso Eucaristico Nazionale sia un’importante opportunità per far conoscere il nostro territorio e soprattutto l’operosità dei marchigiani grazie anche al fatto che si svolge nella metropolia (Jesi-Loreto-FabrianoSenigallia)». Il vice presidente dell’UPI ha sottolineato «il ruolo 2009 13 febbraio 2010 Secondo anniversario Parrocchia di sant’Antonio Abate, domenica 17 gennaio L Anniversario cazioni Sociali, dei settimanali cattolici marchigiani, delle radio e il delegato del SIR. Erano presenti, inoltre, all’incontro il delegato FISC (Federazione Italiana Settimanali Cattolici). «I settimanali diocesani – è stato evidenziato – saranno il trampolino di lancio, la punta di diamante per tutto il territorio. Il Congresso Eucaristico Nazionale ha, infatti, un carattere popolare, come l’Eucarestia, e per questo non può mancare il legame con la propria terra». E’ stata chiesta ai settimanali diocesani una forte collaborazione in previsione del CEN. Dal 24 gennaio è attivo il sito www.testimonidigitali.it il pranzo comunitario consumato nei locali sottostanti la chiesa e con l’ormai tradizionale estrazione della lotteria che metteva in palio, tra l’altro, anche uno splendido agnello. Fotoservizio Sedulio Brazzini I familiari lo ricordano a tutti coloro che gli hanno voluto bene. In memoria di Eugenio verrà celebrata una S. Messa presso la Chiesa di San Giuseppe in Jesi venerdì 12 febbraio alle ore 18,30. VOCE DELLA VALLESINA Per i ricordi delle persone care 0731.208145 In diocesi 7 febbraio 2010 9 Seminario di Vita Nuova per giovani: prossimo appuntamento, venerdì 12 febbraio Il peccato riduce in pezzi la nostra vita S i è tenuto venerdì scorso al dell’uomo, opera d’arte meraviglioDuomo il secondo incontro del sa uscita dalle mani di Dio. Subito Seminario di Vita Nuova per gio- dopo, con un martello, il Vescovo vani promosso dal Rinnovamento lo ha ridotto in pezzi. E ha posto nello Spirito in collaborazione con una domanda all’assemblea: “Avete la Pastorale giovanile della diocesi capito ora cos’è il peccato?: ciò che di Jesi. Tema della serata, “È stato distrugge prima di tutto la nostra messo a morte per i nostri pec- vita”. Ha quindi invitato i presenti cati”. A trattarlo, mons. Gerardo – in molti gremivano il Duomo, e Rocconi. La catechesi del Vescovo oltre la metà giovani – ad avviciè iniziata con un segno tangibi- narsi all’altare e prendersi un cocle delle conseguenze del peccato: cio. Durante la catechesi, incentraaccompagnato dal canto Tu ci hai ta sulla passione di Cristo, mons. creati per te, è stato introdotto un Rocconi ha fatto alzare lo sguarvaso fiorato, metafora della vita do al Crocifisso, per far riflettere ognuno sull’effetto devastante del peccato e sull’amore grande di Dio per l’uomo. Dalle frustate sulla carne nuda, alla corona di spine conficcata sulla testa, ai chiodi su cui Gesù doveva far perno per sollevarsi e riuscire a respirare: richiamando l’immagine della Sindone, il Vescovo ha ripercorso le atro- ci sofferenze procurate al Figlio di Dio, fino al sospiro finale che ha concluso un processo infartuale iniziato la sera precedente la crocifissione. Non solo. Al dolore fisico di Gesù, ha sottolineato mons. Gerardo, si è aggiunto quello dovuto alla solitudine, al tradimento degli amici, al silenzio del Padre. Chi ha voluto questa morte? Certo i Giudei, quelli che lo hanno consegnato; Pilato, che non ha saputo far prevalere la voce della sua coscienza; sicuramente Satana, che vuole che gli uomini rifiutino Gesù e non siano salvati. Ma al di là di tutto, questa morte è stata voluta dal peccato: “Egli è stato trafitto per i nostri delitti, schiacciato per le nostre iniquità. Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti” (Is 53,5). Infatti, solo l’amore è la spiegazione di tutto: il Figlio si offre per volontà del Padre, che sta lì, accanto alla Croce e soffre per il Figlio e per tutti i figli. Il nostro non è un Dio impassibile di fronte al dolore dell’umanità: l’amore del Padre ha vinto sul peccato attra- verso il perdono concesso con il sacrifico più grande, quello del Figlio. E questo perdono sarà sempre a disposizione dell’uomo. Ma che cos’è il peccato? Il Vescovo ha parlato del peccato originale, che ha reso povera e decaduta l’umanità, quel peccato primo che noi confermiamo con i nostri peccati personali. Poi, il peccato del mondo: la somma di tutte le malvagità dell’uomo. Il peccato – ha detto accennando ai primi versi della parabola del Figliol Prodigo - è la fuga dalla casa del Padre, è perdere la gioia, avvilirsi, “farsi schifo”. Sempre però, in ogni momento, è possibile rialzare la testa e rinascere. Desiderando la misericordia. Al termine della catechesi, di fronte al Santissimo esposto, il Vescovo ha guidato una preghiera di riflessione su alcune situazioni di peccato che coinvolgono l’uomo, rievocando episodi della vita di Gesù e sottolineando che il Signore, anche se noi non ce ne accorgiamo, fa sempre germogliare una cosa nuova. Metafora della rinascita, alla fine della serata, un’anfora colorata e intatta portata all’altare. Prima di questo gesto conclusivo, ognuno si è inginocchiato di fronte al Santissimo, lasciando cadere il coccio, preso all’inizio, in un cesto e consegnando così a Gesù il suo peccato. Il terzo appuntamento con il Seminario di Vita Nuova, sempre animato dalla musica e dal canto dei giovani del Rinnovamento, sarà venerdì 12 febbraio. Relatore, un giovane sacerdote siciliano del Rinnovamento nello Spirito, don Piero Sortino. Adriana Borgognoni sabato 13 febbraio nelLa cappella dei ss. Biagio e Romualdo in cattedrale San Romualdo: ultimo atto Q ualcuno forse ricorderà che nella scorsa primavera il sottoscritto aveva cominciato a sollevare da queste pagine un po’ di polverone stilando otto articoletti attorno alla figura di s. Romualdo. Lo scopo immediato era quello di preparare la trasferta fabrianese per lo scoprimento di una lapide “dantesca”; mentre finalità più generale era la rivalutazione a Jesi della figura di questo santo. Come mai questo “mio” interesse per questo austero monaco ravennate di mille anni fa? Un poco di cronachetta aiuterà a risolvere l’enigma. Quando una decina d’anni fa sono stato fatto parroco della cattedrale, ho trovato il “santo braccio” romualdino semidimenticato (il cui reliquiario fu donato da tale canonico Filippo Ricci nell’anno Domini 1800) nel chiuso di un armadione di sagrestia. Mi son chiesto allora: ma questo non è forse il terzo compatrono di Jesi, dopo s. Settimio e s Floriano, tanto che il Biagetti l’aveva Sabato 13 febbraio, a conclusione della affrescato nel 1938 sulla destra del messa delle ore 18,30, il vescovo Gerardo catino absidale (mentre s. Francesco “benedirà” la cappella dei ss. Biagio e Ro- è… all’estrema sinistra)? Detto fatto, ho allestito in un cinquecentesco armualdo nella cattedrale di Jesi dove è stata madio a muro, foderata di damasco posta la seguente lapide: rosso, una più degna dimora per la nostra insigne reliquia. Che però Nella sommità di questa cappella è custolì dentro non aveva né visibilità né dito il “santo braccio” del compatrono S. indicazioni atte a suscitare la veneRomualdo qui associato nella venerazione razione dei fedeli. Ho cominciato a s. Biagio, in provvidenziale coincidenza così a scartabellare qualche libro di con la omonima chiesa in Fabriano ove ri- storia cittadina (l’Urieli in primis, posa il suo corpo. specie in occasione degli 800 anni S. Romualdo, prega per noi! della cattedrale medievale), venendo a sapere che nel duomo demolito nel ‘700 dal Fonseca esisteva Nello stessa giorno verrà scoperta nella “piazzetta s. Romualdo” la seguente tabel- una cappella dedicata al fondatore dei camaldolesi, dove probabilmenla: te era anche custodito questo suo In questo edificio, già chiesa di S. Romual- “braccio” (che sicuramente costido, si trovava la taverna dove nel 1480 so- tuisce la reliquia più insigne e più starono due monaci con il corpo del santo “certa” fra le tante (troppe) in nostro fondatore dei camaldolesi, già prelevato possesso. Non sappiamo esattamendalla abbazia di Val di Castro e poi colloca- te perché il nostro santo sia stato to nel 1481 nel monastero dei ss. Biagio e decisamente sfrattato dalla nuova cattedrale: probabilmente perché le Romualdo in Fabriano. cappelle sponsorizzate dalla nobiltà locale erano intitolate a santi di loro gradimento. Nel frattempo, dalle mie modeste letture dantesche, avevo ricavato un altro impulso a gloria del nostro eroe: come mai in tutta Fabriano, che ne custodisce il corpo intero, non esiste un marmo (ce n’è un’infinità in giro per la penisola!) che riporti lo splendido elogio del Nostro, come ne scrive il Poeta per bocca di s. Benedetto? Di qui la cerimonia nella città della carta avvenuta il 4 luglio scorso con l’inaugurazione della lapide all’esterno della chiesa dei ss. Biagio e Romualdo. Ma rimaneva da “sistemare” il braccio di Jesi. Pensa che ti ripensa, chiedendo anche qua e là opportuni pareri, finalmente arriva l’idea risolutiva: lo collochiamo nella sommità della cappella di s. Biagio, sopra la pala d’altare e all’interno di un timpano spezzato, con a fianco due angioletti e per sfondo un ottagono di marmo nero dove l’argento-oro del reliquiario spicca a dovere. E dove la notevole altezza dovrebbe stornare i brutti pensieri a qualche malintenzionato. Così che d’ora in poi la cappella (in analogia con la chiesa fabrianese) sarà dedicata in coabitazione fra s. Biagio, antico vescovo di Sebaste (protettore della gola, festeggiato il 3 febbraio) e s. Romualdo. La cui festa nel calendario liturgico universale risulta però per noi piuttosto scomoda, collocata com’è al 19 giugno nell’incipiente periodo balneare. Ne segue la proposta di festeggiare, anche qui in analogia con Fabriano, il 6-7 febbraio: memoria colà della forzata “traslazione” delle sue ossa da Jesi. E magari unendo in un’unica celebrazione le vicine feste dei due santi. Nel contesto di questo revival romualdesco rimaneva da “sistemare” quanto resta della chiesetta edificata sulla locanda dove alloggiarono i due monaci-furfanti (che, in epoca di furti devoti e generalizzati di reliquie, agirono sicuramente con le più rette intenzioni: furto comune, mezza virtù!). Ecco allora che, di concerto con il locale Archeoclub, abbiamo provveduto a collocare nella “piazzetta s. Romualdo” (fuori l’attuale porta Garibaldi), addossata all’odierno negozio di bambù, una targa illustrativa degli eventi del 1480: così che qualche ignaro jesino e qualche curioso turista potrà rendersi conto di quella denominazione toponomastica. Non ultima finalità: la salvaguardia dell’edificio da non pertinenti pensieri da parte della proprietà. Dato che si tratta di un pur modesto frammento della nostra storia civile e religiosa. Don Vittorio Magnanelli Voce della Vallesina: il settimanale della diocesi Abbonamento ordinario € 35 Agli abbonati sarà donato il libro “Fra Serafino da Pietrarubbia” che verrà spedito entro il mese di febbraio Come abbonarsi: versamento sul conto corrente postale numero 13334602 in redazione tutte le mattine dalle 9 alle 12 e il lunedì e martedì dalle 9 alle 19 online su www.vocedellavallesina.it Radio Duomo Senigallia in Blu (95,2 Mhz) Tutte le mattine alle ore 7,06 e in replica alle 24,00 il pensiero del giorno del vescovo Gerardo Rocconi Giornale radio alle ore 12,30 e alle 19,03 con notizie da Jesi Il Palazzo e dintorni il giovedì alle 12,45 e alle 19,20 10 7 febbraio 2010 Cultura e società Dal Centro Studio Piero Calamandrei: le attività teatrali e e culturali organizzate per l’anno 2010 Un programma intenso per il recupero della Memoria I l 2010, per il Centro Studi Piero Calamandrei, si apre con una programmazione di iniziative ricca e coinvolgente, rivolta e dedicata sopratutto ai giovani, con l’intenzione di far riaffiorare, attraverso un profondo lavoro di ricerca, organizzazione e promozione culturale, la consapevolezza della necessità del recupero della Memoria, attraverso la quale soltanto è possibile la ricostruzione della identità della nostra nazione. Sponsor in primis e - a detta di Gian Franco Berti - in maniera inaspettata, l’amministrazione comunale e, in particolar modo, l’assessorato alla Cultura. Presente anche la Provincia, mentre si spera in conferme da parte della Regione, dall’Interporto, da Banca Marche e da Fondazione Cassa di Risparmio. Il primo appuntamento è fissato per la domenica del 25 aprile, in occasione delle celebrazioni per la Liberazione dal giogo nazifascista. In scena, al teatro Pergolesi, andrà uno spettacolo teatrale prodotto dal Centro Studi su un testo scritto da Franco Antonicelli nel 1964. Una pièce teatrale intitolata “Festa grande di Aprile”, pubblicata da Einaudi, nella collana di opere per il teatro diretta da Paolo Grassi, a quel tempo sovrintendente della Scala. Si tratta di una riduzione teatrale articolata da cinquanta minuti di recitato e venticinque minuti di cantato con la compagnia della Cocuje Petite Ecole per Teatro Otello, con la regia di Gianfranco Frelli. Musiche, arrangiamenti, interpretazioni e canti della Resistenza realizzati dagli Onafifetti. Lo spettacolo è stato anche richiesto, nella persona del prof. De Luna, venuto in questi giorni a Jesi e curatore dei Cantieri di maggio del Partito d’azione di Giustizia e Libertà - tre giorni di studi che vedranno convergere studiosi da tutta Italia per una riflessione su un momento importante della vita politico culturale italiana -, dal teatro stabile di Torino che gli ha assegnato una collocazione al teatro Gobetti; e poi dalla città di Biella e di Sordevolo; quest’ultima, meta di vacanze per Croce, Bobbio, e lo stesso Antonicelli. Lo spettacolo muoverà ventidue persone: 15 attori, 3 musicisti cantanti, 1 regista, 2 tecnici. Secondo momento focale del Calamandrei sarà il 10 giugno, data scelta perché in essa ricorre il settantesimo anniversario della Dichiarazione di Guerra dell’Italia. Opportunità per poter ricordare e occasione per consegnare il premio Calamandrei 2010 a due figure apicali nel mondo dell’Economia e nel mondo del Diritto. Sarà tenuto a Palazzo della Signoria. Nel pomeriggio, la programmazione proseguirà con l’inaugurazione di una mostra fotografica e documentaria dal titolo “Gli esuli italiani a Londra: da Mazzini al sarto in fondo al mare”, che sarà esposta lungo tutto il loggiato del Palazzo. Curata, studiata e selezionata da Alfio Bernabei, la mostra contempla il popolo degli esuli, cominciando dal periodo Mazziniano per arrivare a quello del ventennio fascista. Sarà previsto anche un filmato in inglese, inedito, su di essi. Sempre nel pomeriggio, anche una conferenza sui crimini di guerra e su relativi documenti e accordi segreti venuti recentemente alla luce. E, in coerenza con la giornata, la proiezione del filmato di Carlo Fantelli e Silvia Bertolotti su “La Grande Guerra di Piero Calamandrei” per la durata di venti minuti. Chiuderà la serata il concerto del M° Igor Roma, autore delle musiche inserite nello stesso filmato. Orari e date saranno successivamente definiti con i relativi manifestini. Terzo e ultimo appuntamento, sabato 4 dicembre al teatro studio Moriconi, con lo spettacolo“Il sarto in fondo al mare” di Alfio Bernabei, incentrato sul grande dramma degli esuli. Una produzione del Centro Calamandrei messa in scena dalla Compagnia Teatro Luce. Naturalmente, come già noto, l’attività annuale del Centro non si esaurisce in questi tre importanti avvenimenti, ma si dipana anche attorno alla pubblicazione e presentazione dei “Quaderni del Calamandrei” della collana editoriale “altrasocietà”. Quattro volumetti dedicati a Piero Calamandrei, Franco Antonicelli nella sua veste di letterato e di politico, e Alessandro Galante Garrone. Volumi che saranno accompagnati, nella loro uscita, da dibattiti, incontri, seminari di carattere storico. Ricordiamo, tra gli altri, quelli di: De Luna, sui movimenti studenteschi degli anni 1969-1979; Focardi, sui crimini di guerra; Sinigaglia e Calabresi sui diritti civili; Borgna, Violante, Mazzolai sulla fede nel diritto. Paola Cocola Foto: Franco Antonicelli, capo del CNL Piemonte; con Ferruccio Parri - capo del CNL Altitalia il XXV aprile del ‘45 Per i Lions una conferenza sul futuro dell’editoria con Mario Guaraldi, docente di Editoria a Urbino L’evoluzione del libro: dalla pergamena all’e-book V enerdì 15 gennaio, presso la sede del Lions Club di Jesi, il dott. Mario Guaraldi, docente di Editoria alla Facoltà di Sociologia dell’Università di Urbino ed editore, ha trattato per i soci un tema particolarmente interessante, “L’evoluzione del libro: dalla pergamena all’e-book”. Un argomento di stringente attualità: il ministro Gelmini ha stabilito con una circolare che nel giro di due anni gli studenti useranno a scuola il libro elettronico, l’e-book per l’appunto. «L’avvento della carta rappresentò il primo grande salto tecnologico e la prima rivoluzione economica. – ha esordito il relatore - Pensate che prima dell’avvento di Gutemberg un buon codice miniato, in pelle di capra, richiedeva un anno di lavoro e costava quanto un appartamento di oggi: fra i 300 e i 500 mila euro. Prima di Gutemberg esisteva anche la xilografia, che permetteva di stampare insieme testo e immagine. Dall’invenzione della stampa a ieri non si è verificata nessuna grande rivoluzione tecnologica; la pressa a stampa e la rotativa hanno alla base un principio simile di funzionamento. Il libro ha subito un’evoluzione costante fino a pochi anni fa, quando i testi hanno iniziato a passare al digitale che permette la scomposizione dei contenuti in un fattore binario, cioè in due elementi che si ricombinano per formare parole e immagini. Da qui l’e-book. È stato questo, secondo un’indagine, l’oggetto più venduto al mondo a Natale. Ha le dimensioni di un libro normale ed è costituito da uno schermo fatto con due fogli leggeri di carta elettronica, al cui interno si trova un liquido che consente all’inchiostro di polarizzarsi con una piccola scarica elettrica. L’e-book, che non è un computer, imita il libro cartaceo, per esempio permettendo di inserirvi un segnalibro o di scriverci e can- cellarvi appunti tramite uno stilo. Aggiunge in più i vantaggi offerti dalla sua natura digitale, come la possibilità dell’ascolto vocale, di ingrandire i caratteri e di essere un ipertesto, di avere cioè dei link, ossia dei collegamenti, ad altri testi e immagini, inglobando anche elementi multimediali. Vista la sua capacità – può accogliere un migliaio di titoli – sarà come portarsi dietro, in pochi etti, un’intera biblioteca. Inoltre, pagando un abbonamento, vi si potranno leggere dei giornali. Il libro elettronico Attualmente questo strumento è disponibile solo in bianco e nero; fra sei mesi ne usciranno versioni a colori. In America, dove il mercato dei libri elettronici è già stato lanciato anche in quasi tutte le scuole, il prezzo di un e-book non troppo sofisticato si aggira intorno ai 200 $. Il libro elettronico permetterà di contenere lo spreco di carta. Infatti di mille titoli offerti dall’editoria, solo il 30% in media viene venduto. Inoltre è da considerare che il libro tradizionale ha un prezzo elevato perché suddiviso tra il distributore, che incassa il 50% dei guadagni, il venditore, lo stampatore, il rilegatore e l’autore, al quale va solo il 10%. Già adesso si possono ordinare libri in formato digitale via internet, scaricarli sul pc o sull’e-book e stamparli su carta.» «I testi scolastici hanno distrutto l’amore per la lettura dei giovani: ormai quel tipo di libro non dice loro più nulla. – ha continuato il dott. Guaraldi – Non per questo i libri di carta scompariranno: anzi, saranno sempre più belli e verranno “resuscitati” quelli più antichi. Le librerie in Italia sono solo un migliaio circa: si tratta del più piccolo circuito al mondo. Ogni anno vengono prodotti 60.000 nuovi titoli: come potrebbero finire in un circuito così ristretto? Di fatto le librerie sono colonizzate da pochissimi libri all’anno, solo da quelli nati come best-seller, a discapito di altri fondamentali per la crescita della cultura di una nazione. Le forme con cui è tutelato il diritto d’autore non sono più adeguate: il libro è un prodotto dell’ingegno umano che non ha nulla a che fare con la carta e il rilegatore. Autore ed editore andranno remunerati diversamente, non più nella percentuale tradizionale. Un libro in formato digitale potrebbe essere venduto con una logica paritaria tra autore ed editore. Il problema del diritto d’autore ha una rilevanza fondamentale che si frappone allo sviluppo di questo settore. I libri costeranno sempre di meno. Il cartaio, il tipografo, il fototipista e il rilegatore costituiranno categorie a rischio di scomparsa. Le cartiere saranno riqualificate, perché è necessario effettuare uno scavo nei fondi delle biblioteche, che diventeranno come dei musei, con piccole riproduzioni dei loro contenuti più interessanti a disposizione dei visitatori, mentre la produzione di massa sarà limitata massimo ai duecento titoli che in un anno soddisfano il mercato.» Questo quanto il relatore ha riferito in conferenza. Ma veniamo adesso a qualche considerazione, da “avvocato del diavolo”. Alcune domande Se un ragazzo è svogliato e non motivato, quanto l’e-book gli potrà instillare la passione per lo studio? È da augurarselo. Forse preferirà continuare a passare i pomeriggi chattando in internet, navigando o giocando con i videogames. O forse sarà distolto dallo studio navigando nel nuovo strumento? E poi: con l’e-book si sarà sempre schiavi di una presa di corrente. Poiché una batteria ha la durata media di 3-4 ore, se ad uno studente l’e-book si scaricherà a scuola, ci dovranno essere forse a disposizione spine multiple chilometriche, visto pure che le classi diventeranno sempre più affollate? Un libro è meno fragile di un ebook, che, come un cellulare, se cade a terra si guasta o si rompe. Per qualche alunno scapestrato potrà perciò rappresentare un oggetto costoso da rovinare o sottrarre ai compagni. Attenzione anche agli incidenti puramente casuali. Si solleciterà inoltre il desiderio di rinnovare il prodotto per stare comunque al passo con la tecnologia; ci potrebbe essere necessità di cambiare il formato, per avere sempre nuove e più perfezionate prestazioni. Insomma, si potrebbero collezionare e-book come si fa oggi con i cellulari. Inoltre il costo: il ministro Gelmini ha motivato l’introduzione dell’e-book con la necessità di alleggerire il peso degli zainetti e di far risparmiare denaro alle famiglie. Ha dichiarato che per le elementari i testi resteranno gratuiti, che le scuole potranno ricorrere al comodato d’uso gratuito e al noleggio dei testi, che per gli studenti delle scuole medie e dei primi due anni delle scuole superiori appartenenti alle famiglie meno abbienti sarà possibile richiedere borse di studio e rimborsi parziali della spesa sostenuta. Tuttavia si potrebbe obiettare che, ad esempio, in una famiglia a medio reddito, con due figli quasi coetanei in età scolare, ognuno dovrà avere a disposizione il suo e-book. Il fratello maggiore non potrà passare il suo al minore. È da tenere in conto infine che molti, soprattutto fra gli adulti, non si abitueranno subito al libro elettronico e vorranno comunque avere anche una copia cartacea dei documenti digitali. Quanto alla batteria, occorrerà forse cambiarla periodicamente come per i computer portatili? Non è che costi poco. Che fine faranno poi davvero le biblioteche? E i bibliotecari? Non date pure peso eccessivo a questi interrogativi. Comunque pensateci su, considerando che la tecnologia, come la scienza, ha sempre presentato non solo aspetti positivi, ma anche, purtroppo, negativi. Chi scrive è ancora sotto l’effetto – e la dipendenza - del fascino del libro tradizionale. Solo il Tempo potrà dire l’ultima parola. Fotoservizio Cristina Franco Arte 7 febbraio 2010 11 Frammenti dalla Petrucciana - La 53ª esposizione internazionale d’arte della Biennale di Venezia, “esperienza difficile da descrivere” L’arte contemporanea, la comunicazione e la fede N onostante i rigori invernali, la Biblioteca diocesana ha ascoltato il 27 gennaio scorso, attenta e incuriosita, il resoconto di don Attilio Pastori ai bordi della Biennale. Non la lectio di un critico o storico dell’arte, ma l’accorata annotazione, opera per opera, immagine per immagine, di un soggiorno dentro l’areopago veneziano. Un’esperienza difficile da descrivere: la Biennale è un’esposizione labirintica, rutilante di effetti e di creatività, onnivora verso l’intero spazio urbano. Un vero emporio, di quella cultura visiva contemporanea ormai mille miglia lontana dalla sensibilità comune e in ogni modo sempre ad attestarci un desiderio che, direbbe Petrosino, non può essere colmato. Così, come il più autentico dei viaggi, anche questo si poteva rendere solo per suggestioni, per accenni. E non solo per la gran quantità di opere esposte, molte delle quali video o installazioni, ma per l’essenza stessa dell’esperienza artistica. Dice, infatti, il grande poeta Pessoa, che l’arte e la letteratura attestano che la vita da sola non basta. C’è qualcosa, un differenziale rispetto al consumismo, al materialismo, al dominio razionale della realtà. L’arte, visiva o letteraria, testimonia che questo non basta. Sembra strano. Con il vento gelido della crisi economica, le tensioni internazionali, le questioni ambientali locali e globali, perché occuparsi di opere balzane, quasi un’anti-arte Un resoconto attento e partecipato dell’evento da parte di don Attilio Pastori (la morte dell’arte, tuonava Hegel)? Perché il cristiano deve occuparsi di arte contemporanea, quella che si apre non tanto con la pittura ancora pitturata di Picasso, quanto con l’orinatoio firmato da M. Duchamp? C’è un passaggio nel Progetto Camaldoli del MEIC che è bene richiamare: l’arte e la letteratura non sono solo mezzi espressivi ma anche e soprattutto mezzi di conoscenza. Paolo VI giustamente vedeva nell’arte e nell’artista un ponte, un mediatore verso la conoscenza superiore rispetto a quell’empirica. È la potenza della bellezza - che per questo salverà il mondo. Bellezza come potenza interiore però, non semplice canone estetico esteriore. Potenza per dar voce a parole e ideali (per esempio la fraternità) che altrimenti non fanno ardere il cuore degli uomini d’oggi, confusi e allettati. E allora ecco la ricerca e l’umile pellegrinaggio, anche solitario, da credenti, intorno ai frammenti dell’arte. Oggi che non abbiamo più alle spalle logiche ragionative for- ti, né tanto meno ragioni collettive potenti, oggi che manca l’evidenza di un ordine cui l’uomo deve sottostare perché gli sta sopra. Non resta che abbandonarsi al flusso degli eventi, senza nessun appiglio, niente di niente se non la voce del potente di turno (come vuole Nietzsche)? Intanto, a mio avviso, la Biennale ci dà una serie di valori: la laboriosità umana (l’essere artefice, direbbe Giovanni Paolo II, in comunicazione con la potenza creativa divina). E ancora: la ricerca genuina di nuovi modelli espressivi, che poi diventano per la comunità umana linguaggio quotidiano - come per esempio in certi spot pubblicitari (lo stesso, per intenderci, che accade nell’alta moda che poi diventa prêt-a-porter). Qui l’arte arricchisce la comunicazione umana. Ci vedo poi un momento di convergenza, in nome dell’arte, di popoli e nazioni anche molto diversi tra loro, momento pacifico dove non conta il PIL o il seggio nei consessi internazionali. Basta questo? Il richiamo di don Attilio dice altro. Ecco, l’arte come “grido di domanda”, spiraglio postmetafisico attraverso il quale trapela quel mistero grande che per noi cristiani nella sua infinita umiltà è l’incarnazione, il divino che entra nella storia, ma sta davanti alla storia, non sopra, non la riduce a semplice esecuzione. L’arte come spiraglio di un ordine che ci sta oltre (escatologico) e che, attraverso il Compagnia Balletto Classico Liliana Cosi - Marinel Stefanescu nostro travaglio e la nostra dignità, dobbiamo intravedere. Un intravedere che mette in gioco l’emozione come espansione, alterità. Non solo mezzo di conoscenza intraumano, ma epifania umile del trascendente, capace così di fondare tenui legami di fraternità, l’amor, ergo sum. La Chiesa pone di nuovo attenzione alla creatività. Lo dimostrano le diverse lettere agli artisti, dal Concilio Vaticano II ad oggi. Lo dimostrano le lettere pastorali (mi permetto di segnalare una non proprio recente ma attualissima dell’allora cardinale di Milano, Giovanni Colombo, del 1967) e soprattutto lo dimostra il nuovo Lezionario, commentato con opere di artisti tutt’altro che tradizionali. È un invito, nell’epoca delle passioni tristi ma anche di enormi potenzialità, di rivolgersi alla bellez- za, al desiderio di essa, come esile terra fertile oltre Parmenide e oltre Eraclito. Bellezza che per quanto eccentrica o insolente non è più la pretesa della ragione. Imparare a godere della bellezza, o se si vuole, della tenerezza, è forse l’ultima estrema preghiera per l’uomo di questo tempo e della sua spes. Nel ringraziare don Attilio, c’è un romanzo che per concludere vorrei segnalare. Fu scritto nel 1884. Il protagonista accede al mistero attraverso i tormenti di un’eletta sensibilità estetica, un desiderio che alla fine lo incammina verso Dio. Il romanzo di Huysmans s’intitola A rebours. Gabriele Bevilacqua Ca’ Giustinian è la sede storica della Biennale di Venezia e dei suoi uffici Fausto Fugazza e la Moldavia - tra povertà e dittatura La danza della vita che cerca il cuore Un metodo semplice e silenzioso E’ U n emozionante incontro con la danza: espressione dei sentimenti umani, di bellezza e di armonia. La Compagnia Balletto Classico di Liliana Cosi e Marinel Stefanescu ha presentato il 23 gennaio, al Teatro Pergolesi di Jesi, lo spettacolo di balletto “I GRANDI PAS DE DEUX”. Musiche di autori vari, coreografie di Marinel Stefanescu, maitre du ballet Liliana Cosi, presente al Pergolesi. L’evento ha avuto il patrocinio del comune di Jesi e la collaborazione della Fondazione Pergolesi-Spontini. “Torniamo dopo dieci anni a Jesi con la danza, un linguaggio che parla della bellezza, che esprime emozioni attraverso la tecnica espressiva” ha detto la Cosi salutando il pubblico che ha gremito il teatro. E ha spiegato i Pas de deux: insieme di passi a due con le variazioni maschile e femminile e le code. Proprio per questa struttura, gli interpreti possono esprimere al meglio la propria tecnica e la specifica sensibilità artistica. Durante la serata sono stati proposti alcuni duetti, creati su brani particolarmente espressivi e intensi del repertorio della musica classica, come quello sul Ricordo (notturno di Chopin), sul Chiaro di Luna di Beethoven, e sul famoso Sogno d’amore di Liszt. Momenti di poesia vissuta, segno che la danza è innanzitutto un risveglio dell’anima: esperienza e promessa di armonia e di unità. Ancora Pas de deux estratti dai balletti più famosi del repertorio classico: lo Schiaccianoci di Ciaikovski, il poderoso Corsaro di Drigo, il poetico e romantico Coppelia di Delibes, il frizzante Fiamme di Parigi e la Raymonda di Glazounov. Un crescendo di continuità fra corpo, natura e realtà: i gesti della danza diventano ritmo della creazione, spirito vitale degli eroi che lottano per grandi ideali, sogni e desideri dell’umanità intera che danza sulle note della musica e cammina al ritmo del tempo. Movimenti rivolti oltre il presente, sempre. Simbolo della perenne tensione umana verso un orizzonte. Metafora della danza della vita che cerca il cuore delle cose nel punto in cui scaturisce il futuro. I ballerini, attraverso tecnica ed espressività molto raffinate, hanno evocato con pas de deux tutta l’esperienza umana: dal sogno più intimo all’avven- tura degli eroi-simbolo della forza e del coraggio, dallo sguardo puntato sulla magia della natura ai grandi ideali che proiettano la vita verso l’infinitamente altro. Uno spettacolo con cui la Compagnia ha offerto a Jesi la sua alta professionalità “quale espressione di arte e di cultura, strumento di elevazione, momento dell’armonia e della bellezza che l’anima di ogni uomo ricerca”. Perché la bellezza, oltre che un desiderio, è un profondo bisogno umano: momento di rivelazione del mistero di verità e di significato di ogni persona. La Compagnia Balletto Classico è stata fondata da Liliana Cosi e Marinel Stefanescu nel 1977 ed è una delle più importanti del panorama nazionale. Negli oltre trent’anni di attività hanno realizzato oltre 2000 spettacoli in 500 città italiane e 60 estere, 25 nuove creazioni di balletti originali e alcuni primati di cui i due artisti sono orgogliosi, come un balletto per la prima volta in Vaticano (il 21 novembre scorso Liliana Cosi e Marinel Stefanescu erano tra i 260 artisti che hanno incontrato il Papa nella Cappella Sistina), prima tournée di una Compagnia italiana nella Cina Popolare, l’ideazione di spettacoli per studenti per far conoscere l’arte del balletto ai giovani. Poi la prestigiosa attività formativa, con un centinaio di ballerini professionisti diplomati nella propria Scuola Professionale di balletto: un sogno antico diventa realtà nel momento più alto della nostra carriera di ballerini étoiles:- affermano la Cosi e Stefanescunon fermarsi, ma oltrepassare, formare, incoraggiare lo sviluppo artistico di tanti altri. L’aspirazione alla bellezza diventa l’espressione più alta della persona nella sua responsabilità verso gli altri. Tiziana Tobaldi un compito duro ciò che quest’uomo si è preso a cuore, ma Fugazza, da un quarto di secolo, lo porta avanti con passione e un’organizzazione stupefacente. La sua intuizione di servire il Cristo attraverso aiuti forniti ai paesi della Siberia, è avvenuta ormai venti anni fa, e la sua macchina umanitaria rivolta ai Paesi dell’est europeo, funziona perfettamente: poveri che aiutano altri poveri. In splendida solitudine, il suo soccorso non interpella insegne, 5 per mille, onlus o siti internet. Fabio ha al suo fianco la sua segretaria Diamantina e sua madre, medico. Insieme girano nei villaggi per conoscere le storie e i bisogni primari; dialogare possibilmente con il pope del luogo, il loro sacerdote ortodosso e stringere amicizia con il sindaco. Trattare la fiducia dove l’illecito sosta quotidianamente in queste terre, specie ai confini della Moldavia e della Transmistria, dove avviene il maggior contrabbando di armi, confinando con l’Iran, è una scommessa che dà soddisfazioni. Fugazza si adopera per la fornitura di carte di identità, scarpe che spesso le popolazioni non hanno neanche per arrivare ai camion degli aiuti: informa e domanda su ciò che si può e non, cercando un passaggio che risulti logico e possibile agli schemi di questa gente che spesso non riesce a credere al bene, neanche dopo averlo ricevuto. Il comunismo ha sottratto ogni identità, e si fa fatica a sopravvivere in questo ordine precario. Oggi queste persone riescono ad essere meglio informate sui loro diritti,e con l’aiuto di quest’uomo sembra possibile poter fare richieste di umana normalità. Il governo centrale è a Mosca ed è ancora molto attivo sul controllo generale di questi territori, sottoponendo le popolazioni ad improvvisi cambiamenti e deportazioni, per far sì che nessun paese si rafforzi e si senta unito. Con queste mescolanze e genocidi silenziosi, ognuno riporta le proprie rivalse all’infinito; la Romania, ad esempio, dove Fugazza ha prestato soccorso per un periodo, vorrebbe ristabilire il dominio sul territorio moldavo. Ma tornando al nostro protagonista bresciano, lo scenario che è riuscito a creare è miracolosamente andato oltre il “fantasma caucasico”: a lui le porte si sono aperte grazie al metodo semplice che ha adottato, e dovrei aggiungere, anche per merito dei ricordi positivi che questa gente conserva verso gli italiani della seconda guerra mondiale. I soldati nostrani erano gli unici che procuravano cibo ai loro bambini. Fabio Fugazza aiuta tutti, ma soprattutto i “dissidenti”, quando le carceri vengono aperte e ad una marea di gente va ripristinata una identità. Come agli inizi degli anni cinquanta non c’era nulla, anche oggi sussiste lo stesso stato di abbandono collettivo. All’epoca del dopo guerra, papa Pio XII aveva suggerito al parroco di Urbania, don Cristoforo Campana, di portare assistenza alla chiesa perseguitata d’Oriente. Il movimento di rinascita fu fondato per assistenza ai cattolici deportati in Siberia. Fabio, dopo aver preso contatto telefonico, si fece conquistare da quest’uomo e durante un loro incontro, stabilì il proprio futuro. Alla morte del sacerdote continuò da solo, affermando che la Siberia non è poi il posto peggiore: rispetto ai crimini del comunismo rumeno, il suo aiuto copre bisogni di prima necessità, rendendo ancora possibile un sogno. Elisabetta Rocchetti Nella foto Fabio Fugazza mentre tiene un incontro nella parrocchia San Francesco di Paolo a Jesi, lo scorso dicembre 1923 12 7 febbraio 2010 Ambiente Telefonia Mobile a Jesi: la conferenza organizzata dal comune e dalle circoscrizioni sul nuovo piano di rete per la telefonia mobile Informazione e scelte consapevoli alla base del piano di rete O gnuno di noi si porta dentro lutti pro- per correggere o ridurre tale esposizione. re le misure limite, adottare delle distanze, vocati da una patologia oggi purtrop- Diventa fondamentale dunque applicare il porre delle regole proprie, ma questi deve po molto diffusa: quella tumorale. Secondo principio di precauzione che si basa su due attenersi ad un’unica grandezza fisica che è i dati della American Cancer Society - ha principali aspetti: il primo, che l’esposizio- quella dei limiti di esposizione, dei valori di riferito il prof. Morando Soffritti, direttore ne avvenga nei limiti più bassi possibile; il attenzione e degli obiettivi di qualità scientifico dell’Istituto Ramazzini, nell’im- secondo, cercare di ridurre il numero delle I divieti sono quelli dell’articolo 7, ossia: portante conferenza organizzata dall’Am- persone che sono esposte a questi poten- immobili vincolati, ospedali, case di cura, ministrazione comunale e dalle Circoscri- ziali rischi. case di riposo, edifici adibiti al culto, scuozioni giovedì 28 gennaio, nella sala della In conclusione: 40 anni di ricerche e risorse, le e asili nido, parchi pubblici, parchi gioco, Circoscrizione Ovest in via S. Francesco anche se limitate, sono state spese dall’Isti- aree verdi attrezzate e impianti sportivi. - 1 maschio su 2 e 1 donna su 3 oggi sono tuto Ramazzini nell’identificazione di agendestinati ad ammalarsi di cancro. La confe- ti in situazioni di rischio. Oggi si può dire Cosa può fare allora il Comune? renza, dal titolo “Antenne e salute pubblica: che esiste un’alta evidenza che il cancro è Il Comune ha la facoltà di emettere un reuna convivenza possibile?”, si proponeva di causato da fattori ambientali e stili di vita golamento, individuando i siti idonei. Lo informare e aprire un dibattito propositivo incongrui. La prevenziostabiliva già la legge Quacon la cittadinanza sul nuovo piano di rete ne primaria è cruciale per dro, lo ribadisce la legge reper la telefonia mobile redatto recentemen- migliorare i risultati della gionale con l’articolo 5: l. I te e in via di adozione. strategia di controllo dei Comuni … adottano un proPer il prof. Soffritti, ma anche per tutti i tumori. prio regolamento per assicurelatori intervenuti, tra cui anche una dot- I saggi di cancerogenicità rirare il corretto insediamentoressa dell’Asur, è molto importante co- mangono lo strumento mito urbanistico e territoriale noscere i rischi di una distribuzione delle gliore disponibile per predegli impianti e minimizzaantenne sul territorio e quindi di un’espo- dire e quantificare i rischi re l’esposizione della poposizione ad onde elettromagnetiche per di cancerogenicità ambienlazione ai campi elettromaadottare adeguati comportamenti. I tumori tali e occupazionali. Stiamo gnetici modificando all’uopo costituiscono una patologia – ha puntualiz- attraversando un periodo gli strumenti di programzato il professore – che oltre a minare alla di transizione: nuove fonti mazione urbanistica. vita e alla sua qualità, ha anche una forte di energie, nuove tecnolo2. I Comuni… individuano ricaduta sociale in quanto una popolazione gie fra cui quelle che usano sul proprio territorio i siti destinata nel suo 50% ad ammalarsene pre- nano particelle, nuovi alipiù idonei per la localizzasenta alti costi sanitari. Inoltre si registra menti, nuovi farmaci, nuovi zione di nuovi impianti per che l’80 % di diagnosi tumorale viene fatta stili di vita. Non si può anla telefonia mobile e per la ad un’età che si aggira dopo i 65 anni. Ciò dare avanti senza prendere delocalizzazione di quelli dimostra che negli ultimi 50 anni abbiamo in considerazione gli errori esistenti adeguando all’uosì guadagnato dieci - quindici anni di vita del passato che sono quelli Prof. Morando Soffritti po gli strumenti urbanistici. ma li stiamo spendendo non in buona sa- di non aver valutato gli efA tal fine indicono apposita lute. Negli anni trenta il tumore ai polmoni fetti a lungo termine di determinate espo- conferenza alla quale partecipano l’ARPAM, era molto raro. Nel corso di 50 anni abbia- sizioni. l’ASL, i gestori di telefonia mobile, le assomo raggiunto incidenze preoccupanti. Che Oggi si dispone di più adeguati strumenti ciazioni ambientaliste, nonché i portatori cosa si è modificato nel rapporto tra uomo scientifici per valutare la sicurezza ed i ri- di interessi diffusi costituiti in associazioni ambiente, quali sono i fattori che hanno schi delle nuove frontiere per cui bisogna o comitati … modificato la vita sul nostro pianeta? usare questi strumenti e soprattutto pren- “Il nostro Comune, già nella precedente Questo, in sintesi, il pensiero del professo- dere atto dei dati che ci forniscono ed agire Amministrazione e proprio partendo dal rire. conseguentemente. conoscimento di tale facoltà, ha emanato un In un’equazione formulata da un vecchio regolamento e redatto una planimetria nella ricercatore tedesco negli anni 50, il cancro Su questa linea si è mosso il Comune di Jesi è espresso dall’interazione di tre fattori: da nel redigere il piano di rete che è “il risuluna predisposizione genetica, da una espo- tato degli sforzi congiunti con i vari enti sizione ambientale e dall’invecchiamento. preposti per salvaguardare il più possibile Sono questi fattori che consentono alle si- la salute, l’ambiente e nello stesso tempo tuazioni di rischio cancerogeno presenti l’esigenza di rispettare una normativa che nell’ambiente, di esprimersi di più, e più la comunque mette in difficoltà in questo vita dura. Se questa equazione esprime in- sforzo”, ha spiegato l’assessore all’ambiencidenze e mortalità del tumore, è ovvio che te Gilberto Maiolatesi. E poi ha assicurato: non si possa pensare di modificare il pro- “Non abbiamo cercato di fare cassa…” filo genetico di ciascuno di noi né intervenire sull’età. Si può solo agire sulla qualità Dopo l’interessante intervento del Fisico dell’ambiente in cui viviadott.ssa Mirta Lombardi che mo. I risultati prodotti da ha rassicurato il pubblico indiuno sforzo di miglioramencando gli accorgimenti adottato dell’ambiente nel quale si ti sugli impianti per ridurre al vive ci sono stati dati dalla minimo i fattori di rischio nel sconfitta, operata nel passaperseguimento degli obiettivi to, delle grandi epidemie nei di qualità, e informando sul paesi industrializzati: intromonitoraggio continuo conduzione di norme igieniche dotto dall’Arpam (Agenzia Readeguate, risanamento degli gionale Protezione Ambientale ambienti, ecc. non certaMarche), l’ingegnere Valeria mente farmaci, antibiotici o Pastore, responsabile dell’Ufvaccinazioni perché quando ficio Ambiente, ha illustrato quale venivano indicati i possibili siti, che in questi uscirono già le epidel’iter seguito nella realizzazio- parte sono stati saturati dalle richieste dei mie cominciavano a declinane del piano. gestori. - ha spiegato l’ingegnere - Il nostro re. lavoro è stato quello sostanzialmente di proIl cancro, che è la trasforI divieti porre un nuovo regolamento a cui sono stamazione della cellula, è uno Punto di partenza sono stati i te apportate alcune modifiche, e quindi una dei tre destini delle cellule divieti, ossia dove gli impian- nuova planimetria” in concertazione con i che nascono per funzionare, ti non possono essere messi: gestori e l’Arpam. Era necessario cercare di per morire, o per adattarsi l’unica norma che dà il divieto razionalizzare gli interventi considerata la all’ambiente trasformandosi. è quella regionale perché quel- libertà per i gestori di collocare gli impianti Pertanto l’unica cosa che ci la nazionale, definendo questi nel territorio attraverso una pianificazione rimane da fare è debellare o impianti propri dell’organiz- che è risultata il raggiungimento di un comalmeno ridurre le cause che Ing. Valeria Pastore zazione primaria, paradossal- promesso tra le richieste di copertura e le inducono le cellule a trasformente ne facilita il posiziona- richieste dei gestori. Un’altra motivazione marsi. Per eliminare le cause bisogna cono- mento nei territori comunali. Anzi, proprio era quella dettata dall’urgenza di rispettare scerle e le nostre conoscenze sugli effetti alcuni articoli della legge regionale che in tutte le istallazioni l’obiettivo di qualità a lungo termine di una esposizione a so- riducono la possibilità di impianto sono che è stato appunto raggiunto. stanze chimiche o fisiche sono molto ridot- stati accusati di incostituzionalità. Quindi I vantaggi sono quelli di tenere oggi sottote. Conoscere i rischi è invece importante non è possibile per ogni Comune abbassa- controllo la situazione. In effetti, il nostro DAL 1923 Comune è riuscito ad acquistare, parte con i proventi di affitti dei gestori di impianti posti su proprietà comunali, centraline di monitoraggio che sono state già utilizzate e che saranno uno strumento utile per monitorare continuamente questi siti in futuro, partendo dalla conoscenza dei livelli precedenti, confortati dal fatto che i gestori hanno apportato delle modifiche agli impianti per abbassare i livelli di campo. Come è variata la planimetria? La logica seguita è stata quella di non creare nuovi insediamenti ma di potenziare quelli già esistenti. Questo significa avere nello stesso sito non un gestore, ma due tre o quattro gestori, ossia quattro impianti. La planimetria riporta i siti precedenti e individua dove i nuovi impianti possono essere inseriti: via Giani, via Fausto Coppi, zona del Palatriccoli, Chiesa San Giovanni Battista, Corso Matteotti, rotatoria provinciale Jesi Ovest. Si è provveduto ad eliminare alcuni siti per non lasciare la possibilità di eventuali insediamenti: rotatoria Nuova Manaro, la Chiesa di Minonna, Colle Paradiso, stadio Carotti, via Gallodoro. In sintesi, gli impianti esistenti sono sedici, i nuovi sei. Al dibattito è intervenuto anche il difensore civico avv. Paolo Marcozzi: “Ringrazio l’assessore per avermi invitato a questa pubblica assemblea nell’ottica del principio che un difensore civico dovrebbe essere interpellato dall’Amministrazione prima ancora che lo faccia il cittadino. – ha esordito l’avvocato - Questa delle antenne per le telecomunicazioni è un argomento di quelli in cui tutti si sentono in dovere di parlare ma pochi sono in grado di capirci qualche cosa. Devo dire che da quando sono in carica come difensore civico non mi sono pervenute particolari segnalazioni. So però che segnalazioni erano giunte ai miei predecessori. Mi avvicino a questo dibattito come ascoltatore più che come interlocutore perché so che l’argomento non è facile. La sensazione è quella che si ha per altre opere per le quali si sa che sono necessarie ma nessuno le vuole in casa propria. Tutti vogliamo usare il telefonino ma quando si tratta di antenne nessuno le vorrebbe sulla propria testa. Ecco che aspetta ai tecnici dirci se si tratta solo di allarmismo o di reale pericolo. Non si può chiaramente prescindere da una serie di indagini basata su dati scientifici e non su semplici sensazioni. Ben vengano conferenze come quella di oggi che chiariscono quali siano gli orientamenti dell’Amministrazione e i limiti che ci vengono posti perché diversamente sarebbe l’anarchia assoluta e questo non può e non deve accadere.” Fotoservizio Paola Cocola Tel. 0731-21.33.70 - www.mattoli.it Economia 7 febbraio 2010 13 Nel mondo del lavoro: appunti di viaggio di Gabriele Gabrielli A Natale ha pesato la crisi occupazionale. E nel 2010 la riforma del lavoro, quella vera, non ci sarà Le festività natalizie sono già alle spalle e il nuovo anno, denso di promesse ed attese, ha già iniziato la sua marcia con il solito passo. E’ stato un Natale ‘buono’, ma anche ‘triste’. Ha portato con sé quel clima di serenità e di pace che rincuora e addolcisce gli animi e ha mostrato qualche segnale - soprattutto sul piano istituzionale e politico - di quella “riconciliazione” evocata da molti a fine anno e che si spera non venga meno rapidamente. Ma è stato un Natale anche molto triste. Perché questa festa fa sedere le persone più care attorno allo stesso tavolo allestito con abbondanza davanti al presepe illuminato. A Natale, infatti, vogliamo stare con le persone cui vogliamo più bene e che ci amano. Per goderne gli abbracci e la complicità dei sorrisi. Per assaporarne la loro vicinanza calda e protettiva. E’ per questo “che a Natale ci si conta”. Me lo ha scritto un’amica nello scambiarci gli auguri. Esprimeva la gioia di una mamma per l’arrivo del Natale che la vedrà unita alla sua famiglia, indaffarata a cucinare “il pranzo” atteso; ma anche la sofferente tristezza di chi si asciugava ancora le lacrime per la recente scomparsa del babbo. “Ci sarà un posto in meno a tavola”, mi ha scritto facendosi coraggio e scusandosi per questa debolezza. Perché il Natale, con il suo significato accogliente, esalta ogni assenza, facendone sentire tutta la mancanza. Quest’anno, purtroppo, sono stati in molti a contare, davanti all’albero preparato per ospitare i tradizionali doni natalizi , anziché i pacchetti colorati e pieni di coccarde filanti, le sofferenze e le preoccupazioni portate a piene mani dalla crisi economica che ancora graffia profondamente le famiglie. Perdita del lavoro per molti, Cassa Integrazione Guadagni per tanti altri, famiglie che hanno dovuto ricor- rere a un prestito sono tre situazioni drammatiche, messe in evidenza da una indagine Demos-Coop, “apparecchiate” sulle tavole di troppi, durante le festività ora portate via dall’Epifania. Serve a poco serve consolarsi guardando a chi sta peggio di noi. E’ vero, abbiamo attutito il colpo della crisi proprio grazie al buon funzionamento del nostro sistema di ammortizzatori sociali nella difesa dei lavoratori dipendenti “standard”. E questa è una buona cosa, anche se si tratta di un regime che, malgrado alcuni benefici aggiuntivi portati dalla cassa integrazione in deroga, “ha lasciato del tutto scoperta quella fetta di centinaia di migliaia di giovani a termine, collaboratori e partite Iva, che oggi appare il vero segmento debole del nostro mercato del lavoro” [Riccardi F., “Quella scommessa sulla formazione”, Avvenire, 6 gennaio]. E malgrado sia cominciato “il post-crisi” [Caviglia S., “I numeri della fiducia”, Economy, 7 gennaio], annunciato da tutti gli indicatori in crescita (produzione, commercio internazionale, consumi e fiducia), c’è il timore che i livelli di sviluppo dell’economia non siano sufficienti a far rientrare la preoccupante crisi occupazionale nel breve periodo. Se si considera poi che “il mercato del lavoro reagisce con circa sei mesi di ritardo all’andamento dell’economia”, c’è da pensare che si contino altri lavoratori in esubero e che quindi sia “probabile che la disoccupazione possa continuare ad aumentare, almeno nella prima metà del 2010, anche se ora la recessione è formalmente finita“ [Boeri T., Rivoluzione occupazione”, L’espresso, 7 gennaio. La verità è che non sarà per niente un anno facile, né per i “protetti” dalle tutele perché forse continueranno a rischiare di perdere il lavoro e di non rientrare in azienda, né per i “non protetti” e gli “invisibili”, come li chiama Dario Di Vico nelle sue inchieste, perché la riforma “dei lavori” e il nuovo Statuto di cui si parla da troppo tempo non ci sarà nel 2010. Non andrà meglio ai giovani che hanno crescente difficoltà a trovare lavoro in un mercato “duale” dove, con l’aria che tira, sono diventati merce rara anche i contratti a progetto. Chi si aspettava però di vedere nell’agenda di Governo e Parlamento per il 2010, la riforma del lavoro e del welfare in tutte le componenti e dimensioni (Statuto dei lavori, ammortizzatori sociali, formazione professionale, percorsi di ingresso nel mercato del lavoro) rimarrà deluso perché, lo ha dichiarato in modo netto il Ministro Sacconi, “il 2010 sarà un anno di transizione e nel breve periodo occorrerà utilizzare ancora strumenti straordinari contro la crisi” [“Le riforme? Prima quelle istituzionali”, Avvenire, 3 gennaio]. Se ne comincerà a discutere con le parti sociali, ma i tempi saranno “medio-lunghi”. Noi siamo tra quelli delusi, pur comprendendo che ci sono altre questioni importanti da affrontare per risollevare il Paese. La strategia del ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, è diversa. Punta a un accordo con le parti sociali e con le Regioni nel breve “per investire sulle competenze dei lavoratori, agendo sulla formazione”. Si tratta di una giusta esigenza di riforma, necessaria e condivisa. E siamo convinti che sarà una sfida non di poco conto perché toccherà situazioni consolidate, richiedendo un vero e proprio cambiamento culturale. Potenziare e modernizzare la formazione “come chiave per far ritrovare o cambiare lavoro” è un giusto investimento, perché persegue obiettivi di una occupazione sostenibile e, forse, più vicina ai progetti di realizzazione personale. Il dubbio che rimane, però, è che in questo modo si inizi dal fondo, come quando si indossano le scarpe prima di essersi messi addosso l’abito di buona fattura insieme alla camicia e alla cravatta giuste. Ma anche le scarpe, quelle che consentiranno di rimanere in piedi affrontando le asperità e le insidie di tutti i terreni, devono essere intonate a quanto si è scelto di indossare per l’occasione. (*)Docente Università LUISS Guido Carli [email protected] Istituto Tecnico Marconi: Network Scuola–Impresa con il patrocinio del Ministero “Il pensiero vola: il sogno del gigabit” I giovani e le nuove tecnologie della telefonia: un mondo in veloce evoluzione da scoprire e da approfondire con lezioni di esperti del settore, esperienze di laboratorio e visite in azienda. Una opportunità in più offerta agli studenti dell’Istituto Tecnico Marconi. Il 30 gennaio, alle ore 9,30, presso l’Aula Magna dell’ITI “Guglielmo Marconi” di Jesi si è tenuta la conferenza di presentazione del progetto “Network Scuola - Impresa”, alla presenza degli studenti e dei loro genitori, del dirigente scolastico prof. Mario Crescimbeni, del tecnico della Telecom p.i. Nevio Baldinelli e degli insegnanti referenti L. Priori, F. Savore e A. Ganzetti. Il progetto è promosso dal Consel - Consorzio Elis in collaborazione con un pool di aziende ed è patrocinato dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. Hanno aderito alla seconda fase del progetto 28 Istituti Tecnici di tutta Italia e tre grandi aziende (Telecom Italia, Ferrovie dello Stato, Eni). Alla progettazione dei corsi partecipano 85 persone fra docenti e professional aziendali. L’ITI “Guglielmo Marconi” fa parte della rete Network Scuola - Impresa in partnership con Telecom Italia con l’obiettivo di avvicinare gli studenti alla realtà professionale dell’azienda, creando un ponte di raccordo permanente tra conoscenze scolastiche e mondo del lavoro. La partnership prevede la progettazione di un corso denominato “Il pensiero vola: il sogno del gigabit”, che tratterà le problematiche della rete di telefonia fissa e mobile e coinvolgerà gli studenti delle classi quarte e quinte. I ragazzi saranno guidati da un esperto di Telecom Italia chiamato, nel progetto, ‘maestro di mestiere’ e da docenti dell’area tecnica seguendo le linee guida dell’azienda e dei programmi didattici. Il corso si articolerà in lezioni in aula, attività di laboratorio, e visite guidate presso le strutture operative di Telecom Italia nel periodo tra il 30 gennaio e il 30 aprile. Al termine del corso un ragazzo di classe quarta sarà scelto per partecipare ad un “Summer Camp” finale ed un ragazzo di classe quinta per uno stage di tre mesi in Telecom Italia. Il progetto prevede, inoltre, al fine di valorizzare ulteriormente l’esperienza acquisita dai ragazzi, la realizzazione di un database che potrà essere utilizzato dagli studenti per inserire il proprio curriculum vitae e dalle aziende partecipanti al progetto come bacino di eventuale reperimento. ITI “Guglielmo Marconi” Jesi La proposta - Referendum La proposta di referendum consultivo sulla Sadam è formata da tre quesiti che in sintesi indichiamo. 1: Vuoi che si insedino a Jesi nuovi impianti industriali di produzione energetica da combustione? 2: Vuoi che sia aumentato l’attuale inquinamento della città attraverso nuovi impianti? – 3: Vuoi che la sottoscrizione di qualsiasi accordo di programma per la riconversione dello zuccherificio avvenga senza che sia stato reso pubblico un progetto dettagliato?” Coordinamento della sinistra in Vallesina e sicurezza per la salute dei cittadini La questione dei rifiuti iovedì 28 gennaio, il ove trovassero riscontro G Coordinamento del- le voci per cui starebbe la Sinistra in Vallesina per diventare oneroso (SEL, RC, PdCI) ha tenuto una conferenza stampa, presso la sede del PdCI di Moie, al fine di illustrare il testo dell’ordine del giorno che verrà presentato nei Consigli comunali dei Comuni del CIS, per impegnare i Sindaci su una serie di questioni che connotano “la questione dei rifiuti” nella Media Vallesina. Presenti alla conferenza stampa, Riccardo Maderloni, consigliere di minoranza del Comune di Mergo, Alessandro Novelli, Vicesindaco ed Assessore all’ambiente del Comune di Castelplanio, Fabiana Piergigli, Assessore del Comune di Maiolati Spontini e Stefania Lucidi, capogruppo dei comunisti indipendenti, sempre del Comune di Maiolati. Il primo problema che si propone di affrontare, nelle sale consiliari dei 12 Comuni chiamati in causa, è quello della terza discarica che, da tempo, deve essere individuata nella Provincia di Ancona e che dovrà andare ad aggiungersi a quelle di Corinaldo e di Moie. Il ritardo nell’individuazione del territorio dove erigere la terza discarica, prevista dalle vigenti leggi, potrebbe causare, a lungo termine, l’entrata in emergenza degli impianti già in uso. Nell’esprimere soddisfazione per l’avvio del sistema “porta a porta”, frutto della collaborazione tra CIS, Sogenus e Cir 33, che sta dimostrando la sua efficacia con la diminuzione dei rifiuti indifferenziati da smaltire in discarica e l’aumento di quelli riciclabili, il Coordinamento della Sinistra in Vallesina, auspica, però, la pronta entrata in funzione del sito di Corinaldo per il recupero della frazione organica da utilizzare per il compostaggio, evitandone il trasporto fuori Regione ed i relativi costi; a tal riguardo si suggerisce di dare il massimo impulso alla diffusione capillare dei ‘composter’ domestici. I consiglieri che presenteranno l’Odg esprimeranno preoccupazione per i cittadini il servizio di ritiro degli “ingombranti”, svolto sinora in modo gratuito, che ha posto un freno al fenomeno dell’abbandono incontrollato degli stessi nel territorio. Inoltre, Sogenus Spa, con la modifica del suo statuto in seguito al quale il servizio di Sogenus viene orientato verso il recupero e smaltimento di rifiuti speciali non pericolosi e pericolosi, speciali non assimilabili agli urbani, nonché esercitare impianti e servizi individuati da Piani regionali e provinciali per la gestione di rifiuti speciali non assimilati agli urbani, dirigerà in questo senso il proprio business. Il Coordinamento, con quest’azione, inviterà i Sindaci dei 12 Comuni del CIS a vigilare sulla preminenza della tutela della salute dei cittadini e della salubrità del territorio, su qualsiasi altro interesse della Pubblica Amministrazione, sia pure la produzione di utili di impresa e di dividendi societari, connesso alla gestione di impianti di trattamento dei rifiuti e ad attivare tutte le forme possibili di prevenzione, verifica, controllo e monitoraggio degli effetti, diretti e/o indiretti, delle attività connesse al perseguimento del nuovo scopo sociale della Sogenus Spa, con particolare riferimento a quelle che sono suscettibili di incidere sulla salute dei Cittadini e sulla salubrità del territorio, anche mediante l’attivazione delle Autorità sanitarie ed ambientali preposte, quali l’Asur e l’Arpam. Infine, i Consiglieri che presenteranno questo Odg, chiederanno ai rispettivi Sindaci di riferire al Consiglio comunale, con cadenza almeno annuale, ed ai Capigruppo consiliari, ogni volta se ne ravvisi necessità od opportunità, sulle attività industriali della Soc. partecipata Sogenus Spa, in modo da garantire il diritto dei Cittadini alla informazione ed alla trasparenza. Andrea Antolini 14 7 febbraio 2010 Pagina Aperta Un comunicato del sindaco Belcecchi Le garanzie dell’accordo D eve essere a tutti chiaro che la decisione di escludere il consiglio comunale dalla possibilità di pronunciarsi sull’ipotesi di riconversione dell’ex zuccherificio è stata assunta dal presidente e dal vicepresidente del consiglio stesso, unitamente ad altri consiglieri. Tanto è vero che venerdì scorso, all’ordine del giorno della giunta municipale, vi era, tra gli altri punti, anche quello relativo alla proposta da presentare al consiglio comunale del 5 febbraio circa il protocollo d’intesa da sottoscrivere con l’azienda per l’accordo di riconversione. In considerazione del fatto che è stato avviato, dal presidente del consiglio comunale, dal suo vice e da altri consiglieri un percorso politico amministrativo per l’indizione di un referendum e tenuto conto che, contemporaneamente, si svolgeva il confronto tra azienda ed organizzazioni sindacali rispetto alla questione della cassa integrazione, la pratica è stata ritirata per consentire al Sindaco di recarsi a Bologna e avviare un ulteriore approfondimento con Eridania Sadam. A seguito di tale incontro si è ottenuto, innanzi tutto, che le procedure di mobilità che l’azienda intende avviare a partire da lunedì prossimo, escludano categoricamente i dipendenti di Jesi. Secondariamente si sono ricevute risposte ritenute e giudicate sia dalle segreterie dei partiti di maggioranza - ad esclusione di Rifondazione comunista - sia dalla Giunta comunale, migliorative rispetto all’atto politico del consiglio comunale del dicembre 2008. In particolare, dalla Giunta di questa mattina è pervenuto un pronunciamento favorevole, ad esclusione dell’assessore Valentina Conti, che ha ritenuto di non esprimersi in questo momento in attesa di un chiarimento con la propria forza politica di riferimento. L’ipotesi di accordo definisce in maniera stringente e puntuale una serie di garanzie di carattere ambientale ed occupazionale. A questo punto la proposta di modifica dell’accordo di riconversione, che integra la bozza di accordo di programma presentata dalla Regione nel luglio 2008, viene proposta all’azienda in attesa che dalla stessa giunga una risposta che ci si augura positiva. Da questo accordo scaturiscono, principalmente, ma non solo, le seguenti garanzie: • l’occupazione di tutti e 143 i dipendenti più gli avventizi di lunga durata che saranno individuati come organico dall’azienda e non sostituibili con altre iniziative industriali; • l’impegno dell’azienda ad alimentare la centrale da olio vegetale totalmente proveniente dalla filiera corta e, solo nel caso in cui, in una determinata annata agraria, ciò non fosse sufficiente, ad approvvigionarsi dell’olio vegetale dalla filiera nazionale, escludendo - a differenza di altre centrali - il ricorso a produzioni straniere; • l’impegno dell’azienda a non prevedere futuri ampliamenti di produzione energetica e soprattutto nuove attività del gruppo Api; con tale accordo si sancisce un precedente unico: se vi sarà un sito della provincia di Ancona dove sarà vietato all’Api di delocalizzare, questo sarà proprio quello dell’ex zuccherificio di Jesi; l’impegno dell’azienda a cedere energia e vapore a costi ridotti sia alle aziende che si insedieranno nell’area dell’ex zuccherificio, sia in quelle che si svilupperanno a Zipa Verde; • compensazioni economiche da girare per interventi di risparmio energetico, monitoraggio epidemiologico ed ambientale. Tutti i restanti impegni, di carattere ambientale e di sviluppo, ivi compresi gli impegni dell’utilizzo delle migliori tecnologie per gli impianti e la rinegoziazione della convenzione per la Centrale Turbogas saranno pubblicamente illustrati nei prossimi giorni. Fabiano Belcecchi Sindaco di Jesi Jesi, 29 gennaio 2010 Unione dei Comuni della Media Vallesina N Differenziata, al via le multe uova raccolta differenziata “por- dell’Unione dei Comuni, in collata a porta”: scattano le multe borazione con quello della Sogenus per chi non smaltisce correttamente Spa, ha effettuato dei controlli mirai rifiuti. A comunicarlo sono Gian- ti riscontrando diverse irregolarità carlo Carbini, in qualità di assesso- nello smaltimento dei rifiuti domere alla Polizia locale dell’Unione dei stici. Comuni, formata da sette delle do- “Sono ormai trascorsi alcuni mesi dici Amministrazioni dell’area Cis e dalla partenza del nuovo sistema di il Comando della Polizia locale. raccolta dei rifiuti – osserva l’assesLa decisione è maturata all’indoma- sore dell’Unione, nonché sindaco di ni delle ultime verifiche. Il perso- Maiolati Spontini Carbini – e tropnale del Comando dei vigili urbani po spesso si riscontrano anomalie nel funzionamento del sistema, in quanto i cittadini si ostinano ad utilizzare impropriamente i contenitori della differenziata per conferirvi i rifiuti indifferenziati domestici”. “I primi controlli effettuati – riferisce Carbini – hanno portato alla contestazione di 7 verbali per violazione alle norme sul corretto smaltimento dei rifiuti solidi urbani. Ulteriori e ripetuti controlli verranno effettuati nelle aree ecologiche”. Jesi – Il Palazzo e dintorni. Due grandi rischi M i meraviglia non poco il fatto che, ancora, tutta la preoccupazione di chi si oppone al progetto di riconversione Sadam è incentrata sulla famosa centralina da 11,2 Mw. Dico ancora perché ho l’impressione che ci stiamo letteralmente chiudendo nel nostro piccolo mondo JesiCoppetella dando una straordinaria importanza di capacità di inquinamento ad un centralina che, per quanto costituisca un “abuso” di Maccaferri producendo più di quanto necessario per il progetto di riconversione, si ignorano completamente due elementi fondamentali. 1 – Di contro alla nostra preoccupazione di una centrale di 11 Mw, ne sta sorgendo una di 800 Mw a Falconara e va avanti l’intendimento di piazzarne un’altra della stessa potenza nel cuore della Valmisa. Se veramente la centralina di 11 Mw comporta tanti rischi di inquinamento, le due gigantesche megacentrali soffocheranno la Vallesina almeno fino a Serra San Quirico e la Valmisa almeno fino ad Arcevia e Senigallia. O no? Vale il NO solo se vogliamo negare la proporzione 1-160. Insomma, se siamo preoccupati di una centralina di 11 Mw ai piedi di casa nostra come si fa a non preoccuparci di due centrali per un totale di 1600 Mw distanti una ventina di Km. da noi? O è vero che la nostra centralina non inquina in modo preoccupante o siamo ciechi di fronte a quanto sta avvenendo a pochi chilometri da Jesi. 2 – I 40 ettari attualmente liberi, a ridosso dell’ex zuccherificio, come non costituiranno una tentazione per la nuova società Seci energia (Sadam-Api) una volta che sarà funzionante l’oleodotto ApiSadam previsto dal progetto di riconversione? E’ vero che tra le diverse condizioni poste dal sindaco, c’è anche quella del divieto di istallare nuove attività dell’Api, ma chi riuscirà a frenare le tentazioni di espansione di Seci-energia superinteressata a sviluppare nuove iniziative e super necessitata a piazzare altre sue strutture dal momento che già oggi l’Api sta stretta in quel di Falconara? Insomma, tutto concorre a che la zona Sadam diventi la succursale dell’attuale Api con gli annessi e connessi che non è difficile intuire quali saranno nei prossimi anni. Altro che centralina di 11Mw! Eppure l’attenzione degli ecologisti, e anche di molti amministratori, è tutta incentrale sul modesto rischio del momento, con l’occhio completamente assente verso i gravi rischi del domani. Conclusione. Non appartengo alla casta di quelli che vogliono i servizi, ma NO nel proprio giardino. Dico che se vogliamo mantenere certe comodità, la produzione di energia elettrica è essenziale. Non dobbiamo essere né egoisti né fatalisti. Facciamo bene i conti e… .con generosità. v.m. 15 Regione Premio Andrea Fortunato a Edio Costantini Dedicato al Centro Sportivo E dio Costantini, presidente della Fondazione Giovanni Paolo II per lo sport, ha ricevuto uno speciale riconoscimento per il lavoro svolto in questi anni nel campo della promozione dello sport educativo giovanile. Si tratta del “Premio Andrea Fortunato” - indimenticato calciatore della Juventus stroncato da una leucemia il 25 aprile 1995 a soli 24 anni - giunto alla sua seconda edizione. «Dedico questo prestigioso riconoscimento – ha dichiarato Costantini ritirando il premio – alle decine di migliaia di educatori e dirigenti delle società sportive del Centro Sportivo Italiano e degli oltre 6.000 oratori che hanno contribuito notevolmente alla promozione della dimensione educativa e sociale dello sport in Italia». Il premio, che quest’anno ha ottenuto il patrocinio da parte della Presidenza del Consiglio dei Ministri, è stato promosso dall’associazione sportiva Fioravante Polito di Santa Maria di Castellabate (Salerno) e dalla Biblioteca e Museo del calcio Andrea Fortunato, con l’obiettivo di sensibilizzare gli atleti sui controlli ematologici, necessari per il rilascio del certificato di idoneità per la pratica sportiva. Due jesini finalisti al Premio Terna C on orgoglio l’assessore alla cultura del coinvolge il mondo dell’arte contemporanea comune di Jesi, Valentina Conti, ha pre- e crea un circuito di emersione dei talenti e sentato la mostra di arte contemporanea di di promozione degli artisti. Il tema sul quale Andrea Silicati e Fabrizio Carotti, finalisti del gli artisti sono stati invitati ad esprimersi è Premio Terna, seconda edizione. Il Premio “Energia : Umanità = Futuro : Ambiente. La proporzione per una nuova estetica”, concetti che guidano Terna nella definizione delle strategie di sviluppo delle infrastrutture elettriche. Le due opere finaliste saranno esposte da sabato 6 a domenica 14 febbraio nella chiesa San Bernardo in via Valle, 3 con orario da martedì a sabato 10-13 e 16-19. Domenica 10-13 e 17-20. Nella foto Vincenzoni, un momento della conferenza stampa a Palazzo Pianetti: da sinistra Fabrizio Carotti, Valentina Conti e Andrea Silicati. Riceviamo e pubblichiamo da aldesino fioretti La città “viva” e le ragioni dell’Udc A leggere la pagina locale su Jesi del Corriere Adriatico di oggi, sabato 30 gennaio, non si può certo dire che la nostra città sia una città non vivacemente attiva. Il Sindaco intenzionato a firmare la riconversione del ex zuccherificio senza passare per il Consiglio comunale. Il presidente del Consiglio comunale Cingolani che lascia il Pd perché in contrasto con il Sindaco. Il Presidente e vice presidente del Consiglio con altri consiglieri comunali chiedono un referendum sulla riconversione e il Sindaco nemmeno “ci sente affatto”. Il comitato Tutela della Salute della Vallesina che accusa, chi è favorevole alla riconversione, di scarsa sensibilità nei confronti della salute dei cittadini. Mezza Giunta si reca a Bologna per definire la riconversione anche senza un benché minimo baldi carni: l’azienda punta alla formazione di clienti e operatori Innovazione e qualità del prodotto E miliano Baldi, direttore generale di Baldi Carni, è anche il presidente della sezione Alimentare di Confindustria Ancona. In questa veste si impegna costantemente per far sì che l’Associazione continui a svolgere un’attività di educazione al gusto e al valore dei prodotti nei confronti del pubblico e delle istituzioni. Lo abbiamo incontrato nella sala formazione della sua azienda, nata 40 anni fa come semplice macelleria ed oggi leader nel settore della lavorazione di carni fresche e congelate per la ristorazione e la grande distribuzione. Quest’anno i premi sono curatore sportivo e fratello andati al Cardinale Tarci- di Andrea, Franco Mansio Bertone per la categoria delli, professore ordinario Solidarietà, a Claudio Ra- di Ematologia, malattie del Quali sono gli obiettivi su cui nieri, per la categoria Sport, sangue e degli organi emo- sta lavorando maggiormenPierluigi Collina e Fabrizio poietici all’Università La te? Ravanelli alla Carriera, a Sapienza di Roma e presi- È sulla formazione e sul terriFrancesco Moriero Mi- dente AIL, Nino Benvenuti, torio che riteniamo si debbaglior Allenatore 2008/2009, campione olimpionico di no fondare le nostre strategie a Bepi Pillon per il Fair boxe, Salvatore Gagliano, per il futuro. Play, ad Edio Costantini presidente onorario dell’As- Intendiamo mettere a dispoper la categoria Educazio- sociazione Fioravante Po- sizione la nostra esperienza ne, a Gianni Mura per il lito e Demetrio Albertini, per creare e diffondere una vera e propria cultura sul Giornalismo e al profes- vice presidente Figc. sor Sante Tura, ematologo La premiazione è stata an- mondo delle carni, svelando dell’ospedale di Bologna, che l’occasione per pre- al pubblico anche quei segreper la Medicina. Nel corso sentare i libri “Dio salvi lo ti che un tempo appartenedella manifestazione sono sport” di Edio Costantini e vano solo ai macellai. intervenuti Domenico Pel- ”Il morbo del pallone” di Un progetto su cui stiamo lavorando con il Comune legrino, Managing Director Massimiliano Castellani. di Jesi è la formazione del MSC Crociere, Davide PoNella foto da sinistra: lito, presidente dell’assoPierluigi Collina, don Mario “sommelier delle carni”, una ciazione Fioravante Polito, Pieracci, Edio Costantini, figura in grado di definire Candido Fortunato, proDavide Polito. le caratteristiche delle carni secondo standard condivisi, come è già fatto per i vini. Mostre: dal 6 al 14 febbraio a San Bernardo piano industriale, magari garantire l’approvvigionamento dei semi di girasole con la filiera corta, che non c’è la possibilità materiale di averla in zona, (leggere ciò che ha scritto Piero Lombardi su l’ultimo numero di Voce della Vallesina, il quale ha fatto un sunto puntuale del forum cittadino dei giorni scorsi ed ha riportato anche l’opinione dei Coltivatori diretti della zona). L’enoteca regionale, con sede a Jesi, da lunedì 1° febbraio chiude i battenti perché “inaccettabili le condizioni imposte dal Comune”. Le attività amministrative bloccate, le diatribe interne alla giunta ingessa qualsiasi parvenza di gestione della cosa pubblica, la criminalità, piccola o grande che sia, dilaga in città (due farmacie comunali ed una tabaccheria prese di mira in tre giorni consecutivi), sarà per mettere alla prova il nuovo Commissario? La stazione ferroviaria lasciata in abbandono (la biglietteria non sarà ripristinata). L’ospedale modello (a quale modello poi…) non decolla fino al 2012 se va bene... Si potrebbe continuare con altre mille esempi. Che c’è dietro a tutto questo? Un cittadino comune, come il sottoscritto cosa deve pensare? Questi amministratori cosa pensano di fare di questa e per questa città? Ha ragione da vendere l’Udc a chiedere le dimissioni del Sindaco, dopo i manifesti che espone a puntate sui muri della città per mettere in risalto gli “Sperperi…..” dei soldi pubblici, è il minimo che ci può aspettare, chiamare i cittadini a decidere di una nuova amministrazione. Aldesino Fioretti 7 febbraio 2010 Quale il rapporto con i vostri clienti finali? La nostra missione è quella di rendere i consumatori sempre più consapevoli delle differenze tra un taglio e l’altro, delle razze bovine, della resa dei prodotti e del loro impiego ottimale in cucina. Questo per creare un metro di valutazione diffuso e condiviso rispetto alla complessità del prodotto. Attraverso partnership con istituti alberghieri e associazioni di cuochi professionisti e ristoratori organizziamo poi varie iniziative, tra cui corsi di formazione e serate di degustazione. Quali sono le principali informazioni che un consuma- tore attento deve conoscere? Innanzitutto che si può risparmiare avendo comunque un prodotto buono e sicuro. Per esempio si possono acquistare prodotti alternativi ai più noti: scegliere le ali di pollo rispetto al petto, oppure tagli di carne diversi rispetto alla solita bistecca può dare enormi risparmi senza rinunciare alla qualità. Basti pensare che i tagli provenienti dal quarto anteriore del bovino costano fino all’80% in meno e sono ottimi per preparare brasati, bolliti, umidi e spezzatini. Un altro suggerimento è combattere gli sprechi: af- fidarsi a chi sa lavorare con sapienza un taglio di carne aiuta il consumatore a non buttare via niente. E ancora, gli acquisti diretti presso gli spacci aziendali possono far risparmiare senza rinunciare alla sicurezza garantita da un’Azienda seria alle spalle. Il settore dell’alimentare ha subito numerosi cambiamenti negli ultimi anni: quali i più evidenti, secondo lei? Nel nostro settore ci sono state molte rivoluzioni che spesso non sono state così evidenti al pubblico. Sono stati fatti passi da gigante sulla formazione degli operatori, sulla sicurezza e la tracciabilità del prodotto. Gli elevati costi che le Aziende devono sostenere per la sanificazione, i controlli, i prelievi, le analisi e le certificazioni obbligatorie incidono sul costo finale del prodotto, ma non possono essere abbattuti Centro Sportivo Italiano Sport e cultura della vita In questo periodo di enormi difficoltà economiche e sociali, dove il mercato privo di regole e l’eccessivo desiderio di guadagno sono stati anteposti alla felicità vera e piena dell’uomo, occorre rimettere la centro del nostro pensare e agire l’attenzione ed il rispetto per la vita in tutte le sue dimensioni e evoluzioni naturali. Domenica 7 febbraio, in occasione della 32^ Giornata Nazionale per la vita, il Centro Sportivo Italiano delle Marche, in accordo con i Presidenti dei cinque comitati provinciali, ha deciso di testimoniare la sua attenzione al tema della vita con un gesto concreto. In tutti i campi di gioco, nelle attività formative e nelle iniziative promosse dal CSI sarà consegnato un segnalibro, realizzato appositamente per questa Giornata, nel quale si sollecitano gli sportivi e i dirigenti ad impegnarsi personalmente nella promozione di una “cultura della vita”, giocando con slancio ed in prima persona la partita a favore della VITA. con l’immissione sul mercato di prodotti a prezzi bassi ma poco sicuri per la salute del consumatore. È importante la formazione e soprattutto che i giovani siano messi in grado di sviluppare una maggiore consapevolezza dei consumi e negli alimenti. L’azienda Baldi Carni segue progetti rivolti agli studenti? Vorremmo aprire sempre di più le porte della nostra azienda per spiegare come trasformiamo le materie prime nei prodotti finali che arrivano sulle tavole dei consumatori. Abbiamo già attive delle collaborazioni con gli istituti alberghieri della Regione. Con il mondo universitario di Jesi e il Comune abbiamo avviato invece un progetto che dovrebbe portare ad un master di secondo livello rivolto alle aziende del settore agroalimentare per formare professionisti dotati di formazione universitaria e di conoscenze utili alle imprese di settore. E’ importante la sicurezza, la formazione, la qualità ma anche la valorizzazione del territorio che è capace di produrre tutto questo? Siamo rimasti indietro: eravamo un territorio pilota sul turismo molti anni fa ma ci siamo poi accontentati. Dobbiamo invece riuscire a valorizzare, con nuove iniziative e nuovo slancio, le tante bellezze naturali della Regione senza dimenticare la cultura della buona cucina e della buona tavola. La nostra azienda sponsorizza per esempio un concorso tra gli Istituti alberghieri in cui giovani chef e barman si sfidano sul tema “Tipicità e Tradizione” impiegando eccellenti materie prime nella preparazione del piatto, nella sua presentazione e soprattutto nella sua coerenza con il costo. Partecipiamo attivamente a iniziative promosse da Confindustria per il turismo sostenibile rivolto ad utenti socialmente svantaggiati, persone ipovedenti, disabili. 16 Sport 7 febbraio 2010 Jesina: la Juniores fa un passo indietro a Filottrano VOLLEY Monte Schiavo - All’andata finì 3-1 per le jesine abato 30 gennaio a Filottrano la Juniores di mister Stefano Belardinelli ha impattato per 1-1 contro la formazione locale. Piccolo passo indietro per i giovani bianco-rossi che, analogamente alla sfida di due settimane fa a Torrette contro la Brandoni Dorica, non hanno saputo imporre alla perfezione il proprio ritmo, subendo le avanzate ospiti in determinate fasi del match. Con l’espulsione di Barchiesi (la terza in questa stagione) le cose si sono complicate ulteriormente, ma per fortuna leoncella è stato possibile portare a l doppio confronto tra la Monte Schiavo Banca Marche ed il Busto Arsizio, avversarie in Coppa Italia ed in campionato, si è chiuso in parità. Mercoledì 27 gennaio Rinieri e compagne avevano sbancato il palasport varesino con un netto 3-0 (parziali: 25-22, 25-18, 2515) nella gara di andata dei quarti di Coppa Italia. Grazie a questo rotondo successo, alle jesine nel ritorno, giocato mercoledì 3 al PalaTriccoli, sarà sufficiente vincere un set per qualificarsi alle final four di aprile. Domenica scorsa però, Busto Arsizio si era prontamente riscattato, battendo al tie break (parziali: 25-16, 14-25, 23-25, 25-17, 15-13) la Monte Schiavo. Non era bastata alle jesine, l’ottima prova di Calloni (nella foto di Ballarini) per CALCIO Al Carotti il 6 febbraio S casa un punto prezioso ai fini della classifica. Da citare il primo sigillo nel campionato di Yuri Marchegiani (nella foto) La graduatoria del campionato regionale Juniores girone B continua a far sorridere ai “Belardinelli-Boys” che mantengono il primato a quota 41 punti, a più due lunghezze dal Piano San Lazzaro, fermato in casa dalla Falconarese (0-0). Un cammino ancora lungo, da affrontare con tanta concentrazione, continuità e umiltà, se si vuole veramente ambire a quel sogno chiamato “scudetto”. Intanto cresce l’attesa per il Eccellenza È la solita storia dello spreco! A noi, purtroppo, il deludente incarico di raccontarla ancora. I Leoncelli nostrani partono bene, pur sul terreno allentato, portando avanti il primo tempo contro l’Urbania, che ha dominato il girone di andata, ma è abbastanza scaduto dalla brillante capolista di allora. Oggi al Carotti la Jesina ha mostrato in diverse occasioni di essere in grado di arrivare al gol in area durantina, da un momento all’altro. E ciò è accaduto al ritorno in campo, quando il migliore dei nostri, Pelliccioni, dopo uno slalom spara in rete da 25 metri; 1-0 al 2’. Ben altre volte i nostri arrivano sotto rete, ma Ospita la pericolante Conegliano I big-match di sabato 6 febbraio al Carotti tra le due squadre più blasonate del girone. Il count-down è scattato da tempo… Il grido è collettivo: “State tranquilli, contro il Piano ce la possiamo fare!” Daniele Bartocci ecco il cumulo di errori e di imprecisioni che ci impediscono di segnare ancora per chiudere la gara. E ci succede, come al solito, anche di peggio. A cinque minuti dalla fine, l’Urbania, con Cossa, ben assistito al centro dell’area, trova il pari: 1-1 all’85’. Inutili i tentativi finali: la formazione durantina resiste e ci porta via due punti. Vir Latte Fresco Alta Qualità espugnare nuovamente il Palayamamay. La classifica dopo la terza giornata di ritorno: Pesaro 34 punti; Villa Cortese 29; Monte Schiavo Banca Marche Jesi 27; Bergamo, Urbino 26; Busto Arsizio, Novara 22; Perugia 20; Pavia 17; Castellana Grotte 12; Conegliano 9; Piacenza 8 punti. Oggi, domenica 7 febbraio, le “prilline” ospitano al PalaTriccoli il Conegliano (ore 18), squadra impegnata nella lotta per la salvezza. Proprio durante la sosta, la società veneta ha sostituito il tecnico Martinez con Pierluigi Lucchetta. Punti di forza sono l’opposto serbo Brakocevic e la centrale Manzano, la miglior muratrice del campionato. All’andata finì 3-1 per le jesine. Gip BASKET Fileni Bpa - Dopo la grande vittoria sulla capolista A Latina è uno scontro salvezza P roprio contro l’avversario più difficile, la capolista Sassari, la Fileni Bpa è risorta. Domenica scorsa al PalaTriccoli gli arancioblu hanno battuto 87 a 77 i sardi, fin lì capaci di perdere appena tre gare. L’Aurora, priva di Strickland, ha trovano in Tony Adams (nella foto di Candolfi), il mattatore del match, grazie ai 33 punti realizzati. “Senza un giocatore tutti gli altri hanno dato di più – ha detto coach Bartocci – La squadra ha tenuto un atteggiamento aggressivo. Siamo apparsi in crescita ed aver tenuto a 77 punti una compagine come Sassari è la dimostrazione che la difesa ha fatto un buon lavoro: questa è la chiave per salvarsi”. La classifica dopo il terzo turno di ritorno: Sassari 28 punti; Reggio Emilia, Brindisi 24; Veroli, Vigevano 22; Casale Monferrato, Imola, Udine, Pistoia 20; Rimini 18; Casalpusterlengo 16; Scafati 14; Fileni Bpa Jesi 12; Venezia, Pavia 10; Latina 8 punti. Oggi, domenica 7 febbraio, gli arancio-blu vanno a far visita al fanalino di coda Latina (ore 18.15), per un delicatissimo spareggio salvezza. La compagine allenata dall’ex Ciaboco per uscire dalla zona “calda” della classifica, ha cambiato molti giocatori. Punti di forza sono il play statunitense Eldridge ed nuovo arrivato, Smith. All’andata finì 94 a 85 per gli jesini. Giuseppe Papadia