Allestito campo a Roma. Presto anche a Milano Renzi vedrà i leader
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Allestito campo a Roma. Presto anche a Milano Renzi vedrà i leader
Domenica 14 giugno 2015 ANNO XLVIII n° 140 1,40 € Sant’ Eliseo profeta Opportunità di acquisto in edicola: Avvenire + Luoghi dell’Infinito 4,00 € Quotidiano di ispirazione cattolica w w w. a v v e n i r e . i t Castelporziano Il caso in Puglia Medio Oriente Mattarella apre la tenuta a 500 disabili per l’estate Emiliano: sulla Xylella ripartire da dati oggettivi La crisi «dimenticata» e la non violenza GUERRIERI EDITORIALE REGOLA COMUNITARIA E RELAZIONE UMANA ALLE RADICI DELLA GIUSTIZIA GIUSEPPE ANZANI N el breve discorso che il papa Francesco ha rivolto ieri al Consiglio superiore della magistratura ci sono due passaggi che fanno a lungo pensare, per la schietta semplicità con cui portano in piena luce alcune radici profonde del tema della giustizia di cui poco ci si cura. La prima è la funzione comunitaria della giurisdizione (nel senso letterale di "dire il giusto"); è il popolo che ridice per bocca del giudice la fedeltà alla regola, il rimedio alla sua violazione, il ripristino della sua maestà. La seconda è una sorta di analisi critica della giustizia proclamata, o rivendicata, nel compendio dei diritti umani, rispetto a quella realizzata in concreto nelle relazioni umane. E benché sia più facile commentare l’appello alla giustizia come argine alla devianza, alla disonestà, alla corruzione, anche per via di alcune cronache attuali che ci tengono svegli e rabbiosi, mi par giusto riflettere oggi sui punti meno esplorati e più difficili del mestiere degli uomini in toga. Primo: non c’è giudice che parli in nome proprio, ma "in nome del popolo". L’epigrafe che sta in cima a ogni sentenza, e che dice così, ha la serietà di una laica liturgia. Chi giudica esercita bensì un potere, ma che non gli appartiene, non promana da lui, gli vien dato. Se la sovranità appartiene al popolo, chi giudica è ministro (cioè servitore) di quella sovranità che si esprime nella legge. C’è un passo singolare, nella formula con cui il cittadino comune chiamato a far da giudice in una corte d’assise giura fedeltà al suo mandato: «affinché la sentenza riesca quale la società l’attende». Questa attesa sociale inserisce nel compito del giudicare la presenza simbolica dell’intero villaggio; ma attenzione, non per assecondare gli umori casuali, ma per restar fedeli alla legge obbiettiva, cioè a quel vincolo condiviso che il popolo ha accolto come legge. Non per nulla la formula così prosegue, circa la sentenza attesa dalla società: come «espressione di verità e giustizia». Questo bisogno di purezza nell’esercizio della giurisdizione esclude ogni palcoscenico, ogni disinvolto soggettivismo. Giustizia è bilancia, basta un fiato a stararla. Giustizia è verità, in essa il popolo ritrova luce. L’altro singolare accenno fatto dal papa Francesco con la sua schietta immediatezza riguarda i "diritti umani". Tutti siamo fieri, orgogliosi di averli proclamati, inseriti nelle nostre Carte, scolpiti nelle Dichiarazioni universali; tutti sentiamo che attestano la nostra civiltà, raggiunta a tappe, segnata da propositi e da rimorsi, vogliosa di realizzazione, di totalità. E può sembrarci strano che qualcuno ci dica che in quella categoria si possono introdurre abusi, che quel marchio può essere usurpato da condotte che non sono umane, ma contrarie alla dignità umana. Ma è in questo preciso punto che il quesito ultimo sulla giustizia ci penetra in cuore come un assillo, e cerca più solido fondamento di quanto c’è scritto sulle tavole, sul consenso, sugli umori, sulle statistiche, sulle rivendicazioni, sui cataloghi dei diritti censiti, sulle dimensioni del desiderio inappagato. Cerca verità. Interrogando la natura umana, noi abbiamo enunciato «i diritti inviolabili dell’uomo». Non li abbiamo potuti elencare, o meglio abbiamo lasciato l’elenco aperto, perché il cammino della civiltà ce ne ha disvelati volta a volta di nuovi, a più fine intelligenza e a più aperto cuore. Ma a volte ci siamo dimenticati che l’intero mondo dei diritti abita nel territorio della relazione umana. Nessun diritto consiste senza che un "altro" vi si impieghi. Così non ha senso dire che ho diritto all’istruzione se non c’è maestro che m’insegni, o diritto alla salute se non c’è medico che mi curi, o diritto alla felicità se non c’è nessuno che mi voglia bene. Lo stesso articolo della nostra Costituzione dedicato ai diritti umani si chiude con la richiesta di «solidarietà». Se dunque la solidarietà è coessenziale ai diritti umani, non sono diritti umani quei desideri che infrangono la solidarietà, che trattano un altro essere umano come mezzo anziché come fine, che cercano una felicità egocentrica a prezzo di disordine o di disprezzo della felicità degli altri. Non si è felici contro, non si è felici da soli. © RIPRODUZIONE RISERVATA A PAGINA 10. D’A NGELO A PAGINA 2 CIOCIOLA EID E GERONICO A PAGINA 11 Il fatto. Alta tensione con i migranti a Ventimiglia, dove la Francia ha Profughi, si agisce Allestito campo a Roma. Presto anche a Milano Renzi vedrà i leader europei. L’Ue: più rimpatri Vallini, Scola, Moraglia I vescovi: stop ai toni violenti Accoglienza Appello del patriarca di Venezia, Francesco Moraglia, ai politici e ai pubblici amministratori a moderare il linguaggio quando parlano PRIMOPIANO A PAGINA 13. REDAELLI Un uomo di nome Giobbe/14 L'altra mano dell'Onnipotente (I volti di Dio) LUIGINO BRUNI La felicità e il dolore di una civiltà dipendono molto dalla sua idea di Dio. Questo vale per chi crede ma anche per chi non crede, perché ogni generazione ha un suo ateismo legato alla sua ideologia dominante. Credere in un Dio all’altezza della parte migliore dell’umano è un grande atto di amore anche per chi in Dio non ci crede. A PAGINA 3 di profughi e, in particolare, perché provvedano all’accoglienza, convincendo l’Europa a fare altrettanto. «Non dobbiamo aggravare una situazione già tesa e difficile con parole violente e retoriche». Invito all’accoglienza anche da parte del cardinale Agostino Vallini, vicario di Roma, e dell’arcivescovo di Milano, Angelo Scola. DAL MAS 5 A PAGINA A PAGINA I NOSTRI TEMI blindato la frontiera. Ancora divisioni sulle quote verso il vertice del 25 Mentre emergono nuovi dettagli dalla bozza di intesa Ue, che prevede più rimpatri ma ancora nessun cenno alla distribuzione dei migranti, il premier Renzi ha fissato due incontri con il leader francese Hollande e il britannico Cameron in vista del vertice del 25 e 26 giugno. Se alcuni governatori (Zaia, Maroni e Toti) insistono nello scoraggiare qualsiasi forma di accoglienza, a Roma e Milano vengono allestite strutture per la prima assistenza. Tensione sul confine francese, dove una cinquantina di stranieri si sono asserragliati sugli scogli. A PAGINA 5 10 anni dopo i referendum Udienza al Csm Legge 40 e famiglia Ma dov’è finito il diritto dei bimbi? IN CENTOMILA DA TUTTA ITALIA ABBRACCIANO FRANCESCO Il Papa: no a corruzione e ad abusi dei diritti ASSUNTINA MORRESI Dieci anni fa una mobilitazione di popolo fece fallire i referendum per smontare la legge 40. Evitando il Parlamento, chi perse ha intrapreso la strada dei tribunali, col sostegno dei media. Caduto il divieto di fecondazione eterologa e aperta la porta alla selezione embrionale, si introduce un nuovo paradigma per la generazione umana. A PAGINA 3 Convegno ecclesiale 2015 Sfida di comunicare Così a Napoli si guarda a Firenze La giustizia intervenga «nel momento repressivo ma anche in quello educativo», trovando un «argine efficace» alla «corruzione». Ricevendo il Csm, il Papa ha anche messo in guardia dal far rientrare nei diritti umani pratiche che «violano la dignità». Balduzzi: il diritto riguarda le persone. IL TESTO E VIANA A PAGINA «Cari scout, costruite ponti» «Costruire ponti» e farlo «con il dialogo». Ma anche sapersi «integrare nella pastorale della Chiesa locale» collaborando con la parrocchia e il territorio. Sono i compiti che papa Francesco ha voluto lasciare ai centomila scout dell’Agesci che ieri mattina hanno «invaso» piazza San Pietro. A lo- ro il Papa ha anche detto di considerarli «una parte preziosa della Chiesa» e ha riconosciuto il forte impegno a investire nel campo della spiritualità e della fede. Grande l’entusiasmo tra gli scout presenti, molti dei quali sono giunti a Roma all’alba. «Ci siamo sentiti davvero accolti». CARDINALE E MIRA 6 NEL PRIMOPIANO A PAGINA MIMMO MUOLO Nel campo del nuovo umanesimo c’è molto da fare. Un cantiere aperto che richiede conoscenze interdiplinari, ma spesso riconducibili al concetto unificante di comunicazione. Questa l’esigenza posta ieri a Napoli dal secondo dei laboratori preparatori del Convegno di Firenze, organizzato dalla Cei. A PAGINA 17 7 possibile! «Laudato si’» Enciclica di Francesco venerdì inserto con il testo integrale Grande attesa per la pubblicazione della seconda enciclica del Papa, Laudato si’, dedicata alla «cura della casa comune», che sarà presentata giovedì in Vaticano. Venerdì con “Avvenire” il testo completo in un inserto speciale. Verso l’alto L a vita di un uomo è come salire su una montagna. Più in alto vai, meglio vedi l’insieme. Con l’età vedi meglio te stesso, così come sei, con i tuoi difetti, con i tuoi errori. Vedi l’umanità con tutta la sua storia, vedi il mondo con più chiarezza. Più sali in alto e più ogni persona, ogni situazione ti appare spoglia, nuda, così com’è. Vedi i volti di tutte le persone che hai incontrato, ogni lacrima, ogni sorriso, ogni momento di vita vera vissuta. Salendo vedi dall’alto tanto bene ma anche tanto male, situazioni di grande bassezza da affidare perché si aprano alla conversione, alla penitenza e alla preghiera. Situazioni che ci Ernesto Olivero ricordano continuamente che è possibile pensare di trasformare il mondo solo se "io" mi converto, se accetto di rinascere veramente. È possibile dire con il linguaggio dei fatti: la vita vecchia è passata, voglio una vita nuova, senza retorica e sentimentalismi. Non mi appartengo più, vedo con altri occhi, vedo luce nel buio, forza nella debolezza, speranza nelle lacrime, sì nei no. Dall’alto, lo sguardo abbraccia il tempo passato e lo proietta subito avanti. Per uno scatto deciso verso gli altri, verso Dio. Verso il bene che abbiamo nel cuore, un bene che chiede solo di operare. © RIPRODUZIONE RISERVATA La storia Tibhirine, riparte il dialogo fra cristiani e musulmani POZZI A PAGINA 20 La riflessione Il capitalismo fra età dell’oro e biodiritto D’AGOSTINO A PAGINA 20 L’intervista I 70 anni di Merckx: Coppi? Paragone ancora impossibile STAGI A PAGINA 24 2 LE PAROLE DI PIETRO Domenica 14 Giugno 2015 PRIMO PIANO L’incontro LA PREGHIERA Centomila scout di tutta Italia si sono ritrovati ieri in piazza San Pietro per un grande abbraccio al Papa Una visita per ricambiare la telefonata che il Pontefice fece alla Route dell’anno scorso a San Rossore «Investite molto» nel campo della spiritualità e della fede Pubblichiamo il testo della "Preghiera per il Papa e con il Papa" consegnata ieri dagli scout Agesci a Francesco. GIANNI CARDINALE ROMA i raccomando: capacità di dialogo! Fare ponti, fare ponti in questa società dove c’è l’abitudine di fare muri. Voi fate ponti, per favore! E col dialogo, fate ponti». Papa Francesco, lasciando per un attimo da parte il discorso preparato, ha così esortato le decine e decine di migliaia di scout italiani dell’Agesci che hanno riempito piazza San Pietro e parte di via della Conciliazione. Nel suo breve e intenso discorso (il cui testo integrale è pubblicato sul sito www.avvenire.it, ndr) il Pontefice ha ringraziato gli scout («ma non vantatevi!», ha sorriso anche questa volta a braccio) perché, ha detto, «voi siete una parte preziosa della Chiesa in Italia». Infatti, ha spiegato, «voi offrite un contributo importante alle famiglie per la loro missione educativa verso i fanciulli, i ragazzi e i giovani». E «i genitori ve li affidano perché sono convinti della bontà e saggezza del metodo scout, basato sui grandi valori umani, sul contatto con la natura, sulla religiosità e la fede in Dio; un metodo che educa alla libertà nella responsabilità». Il Papa ha poi ricordato la telefonata fatta l’anno scorso, durante la grande Route nazionale nella pineta di San Rossore, dove è stata elaborata la "Carta del coraggio". «Questa "Carta" – ha osservato – esprime le vostre convinzioni e aspirazioni, e contiene una forte domanda di educazione e di ascolto rivolta alle vostre comunità capi, alle parrocchie e alla Chiesa nel suo insieme». Una domanda, questa, che «investe anche l’ambito della spiritualità e della fede», fondamentali «per la crescita equilibrata e completa della persona umana». Dopo aver citato una frase del fondatore Baden Powell («non c’è un lato religioso del Movimento scout e un lato non … L’insieme di esso è basato sulla religione, cioè sulla presa di coscienza di Dio e sul suo Servizio») il Papa ha ribadito che nel panorama delle associazioni scout a livello mondiale, l’Agesci «M Piazza San Pietro «invasa» da centomila scout italiani per l’incontro con il Papa Francesco all’Agesci: fate ponti, con il dialogo «Siete una parte preziosa della Chiesa» Forte anche l’invito a «trovare il modo» di integrarsi «nella pastorale della Chiesa particolare, stabilendo rapporti di stima e collaborazione ad ogni livello», in parrocchia e nel territorio «è tra quelle che investono di più nel campo della spiritualità e dell’educazione alla fede». «Ma – ha aggiunto – c’è ancora tanto da lavorare, perché tutte le comunità-capi ne comprendano l’importanza e ne traggano le conseguenze». Il Papa si è poi congratulato per l’iniziativa dei «momenti formativi» per i capi scout «sull’accostamento alla Bibbia», fatti anche «con metodi nuovi, mettendo al centro la narrazione della vita vissuta a confronto con il Messaggio del Vangelo». E si è augurato che «non si tratti di mo- Reazioni. ANTONIO MARIA MIRA ROMA oteano nell’aria i fazzolettoni, volano verso la "papamobile", che si allontana col cofano letteralmente coperto dai simboli multicolori degli scout. Mentre in decine di migliaia gridano "Ciao Francesco!". È l’ultima immagine del grande incontro degli scout dell’Agesci con papa Francesco. In 100mila hanno riempito piazza San Pietro, fino ad occupare parte di via della Conciliazione. Un mare azzurro, il colore della camicie dei ragazzi della maggiore associazione scautistica italiana. Il più grande raduno scout mai realizzato, che arriva dopo la Route nazionale che lo scorso anno portò a San Rossore 30mila rover e scolte, i ragazzi tra i 16 e i 21 anni. Questa volta ci sono proprio tutti, dai lupetti e coccinelle agli esploratori e guide, i capi e gli assistenti, più della metà dell’Agesci. «È andata oltre ogni aspettativa. E ricordiamo che siamo tutti volontari...», commentano con orgoglio i vertici associativi. Orgoglio che assieme alla gioia è il sentimento che riempie i commenti alla fine della caldissima mattinata. Molto soddisfatti il presidenti del comitato nazionale Marilina Laforgia e Matteo Spanò. «Il Papa ci ha riconosciuti come parte preziosa della Chiesa, ma poi ci ha voluto affidare anche nuovi compiti, in primo luogo una maggiore presenza nelle parrocchie dove fare famiglia. E lo ha fatto parlando il nostro linguaggio. Ci ha fatto sentire accolti». E anche il Papa è stato molto contento. Lo assicura monsignor Paolo Giulietti, vescovo ausiliare di PerugiaCittà della Pieve, che all’incontro si è presentato in divisa scout, al punto che la sicurezza non lo aveva riconosciuto. «Ma io sono scout» commenta, e poi aggiunge che «davvero R 7 menti sporadici, ma che si inseriscano in un progetto di formazione continua e capillare, che penetri fino in fondo nel tessuto associativo, rendendolo permeabile al Vangelo e facilitando il cambiamento di vita». Papa Francesco ha segnalato quindi «una cosa che mi sta particolarmente a cuore per quanto riguarda le associazioni cattoliche». «Associazioni come la vostra – ha affermato – sono una ricchezza della Chiesa che lo Spirito Santo suscita per evangelizzare tutti gli ambienti e settori». «Sono certo – ha aggiunto – che l’Agesci può apportare nella Chiesa un nuovo fervore evangelizzatore e una nuova capacità di dialogo con la società». «Ma questo – ha spiegato – può avvenire solo a una condizione: che i singoli gruppi non perdano il contatto con la parrocchia del luogo, dove hanno la loro sede, ma che in molti casi non frequentano, perché, pur svolgendo là il loro servizio, provengono da altre zone». Ecco quindi la chiamata a «trovare il modo» di integrarsi «nella pastorale della Chiesa particolare, stabilendo rapporti di stima e collaborazione ad o- gni livello», con i propri «vescovi, con i parroci e gli altri sacerdoti, con gli educatori e i membri delle altre associazioni ecclesiali presenti in parrocchia e nello stesso territorio», e non accontentarsi «di una presenza "decorativa" alla domenica o nelle grandi circostanze». E l’invito a seguire il cammino dei «molti gruppi» nell’Agesci «che già sono pienamente integrati nella loro realtà diocesana e parrocchiale». Alla fine del discorso il Papa ha invitato a recitare la preghiera del Padre Nostro. Poi, insieme ad alcuni responsabili e rappresentanti delle varie branche dell’Agesci, ha salutato anche alcuni vescovi che accompagnavano gli scout: Arrigo Miglio di Cagliari, l’assistente generale dell’Ac Mansueto Bianchi, Douglas Regattieri di Cesena-Sarsina, Francesco Cavina di Carpi e - vestito da scout - l’ausiliare di Perugia-Città della Pieve Paolo Giulietti. Prima di lasciare Piazza san Pietro il commovente saluto del Papa, ai piedi del sagrato, agli scout - grandi e piccini - malati e disabili. Caro Papa Francesco da quella prima sera che sei apparso sul balcone di questa Basilica abbiamo imparato a conoscere il tuo viso sorridente, abbiamo visto il tuo modo di fare, abbiamo ascoltato le tue parole, che trasmettono simpatia e tenerezza, semplicità e umiltà, e ci danno speranza. Ringraziamo il Signore per la tua schiettezza, la tua franchezza, per l’audacia con cui ti fai vicino agli ultimi, ai piccoli, ai deboli. Ringraziamo il Signore perché in te vediamo uno sprone a non farci condizionare da questo mondo a cercare di discernere il bene dal male a non perdere mai la speranza e il coraggio di impegnarci a fare il mondo migliore. Nella nostra Promessa noi diciamo: con l’aiuto di Gesù e con l’aiuto di Dio, crediamo che anche tu lo pensi tutte le volte che ci chiedi: «per favore pregate per me». Allora preghiamo perché con l’aiuto di Dio tu possa mantenere sempre l’entusiasmo per guidarci a fare una chiesa semplice e pura, che cura le ferite, le fragilità e le debolezze, anche di noi giovani, come una casa dove tutti possano trovare pace e consolazione. Preghiamo perché con l’aiuto di Dio tu possa trasmettere anche a noi il coraggio di sporcarci le mani per cambiare in meglio il presente anche quando sembra impossibile senza mai farci rubare la speranza e senza mai rinunciare ai nostri sogni. Il Signore ti ha chiamato per essere come l’apostolo Pietro sostegno per la fede dei fratelli e delle sorelle. Ti sostenga il suo Spirito perché tu sia sempre instancabile annunciatore del Vangelo dell’amore e della misericordia di Dio, confermando nella fede anche noi che stiamo cercando di fare la scelta coraggiosa di seguire Gesù. I nostri fratellini e le nostre sorelline più piccoli ti vedono come un nonno qualche volta fisicamente debole, ma forte nello spirito preghiamo perché il Signore ti mantenga in salute e tu possa essere per tanti anni come un nostro capo, come un fratello maggiore che ci guida nel pellegrinaggio per le strade del mondo come buoni cristiani e buoni cittadini. Con l’aiuto di Gesù e con l’aiuto di Dio Vogliamo dire con Te: noi ci siamo! non come quelli che si fanno servire ma come quelli che sono pronti a servire. © RIPRODUZIONE RISERVATA «Ci siamo sentiti davvero accolti» L’entusiasmo dei 100mila. «Ha parlato con il nostro stesso linguaggio» il Papa è stato molto contento dell’incontro coi ragazzi. Ha confermato che la nostra è una grande associazione. Un Papa amico, una Chiesa amica». Che è quello che i due presidenti avevano espresso nel saluto dell’associazione. «Siamo venuti ad incontrare il nostro Papa pieni di gioia, desiderosi di offrirci per fare bella la nostra Chiesa». Con una missione precisa: «Lo scautismo è nato pensando ai ragazzi e alla loro felicità presente e futura». E lo fa «camminando per le strade», portando «solo una bisaccia, per non essere appesantiti dalle tante cose inutili, che ci fanno allontanare dalle cose semplici, le più vere e belle». Con un forte impegno: «La nostra scelta educativa e di evangelizzazione è rivolta ai confini del mondo, non solo in senso geografico, ma esistenziale». Scout che, citando proprio Francesco, si sentono «Chiesa in uscita». Chiesa che ha riempito la piazza fin dall’alba. I ragazzi di Caltanissetta hanno dormito all’addiaccio, come gli scout sono abituati a fare. «Siamo stanchi e emozionati ma pronti ad ascoltare le parole del Papa», spiegano, dopo aver raggiunto la prima fila. E alla fine sono felici: «Ha capito tutto della nostra associazione, grazie Francesco». Non meno mattinieri gli scout di Sassari, qui dalle 4. «Ab- I presidenti nazionali: ha riconosciuto il ruolo dell’associazione e ci ha affidato nuovi compiti. I primi arrivi all’alba. Stanchi ma «felici di esserci» biamo già incontrato il Papa a Cagliari e gli abbiamo lanciato il nostro fazzolettone – ricorda la capo clan Francesca Sanna –. Ci siamo messi in cammino e ora siamo qui per sostenerlo». E anche questa volta, ci rivela, «siamo riusciti a lanciargli il fazzolettone e lui l’ha preso al volo». I ra- gazzi hanno apprezzato molti passaggi del discorso del Papa, sottolineandoli con applausi e con l’ «oooo», l’applauso scout, o ritmando «è Francesco uno di noi!». Ma anche le parole scelte. «Ha usato il nostro linguaggio – dice Flavia, scolta dell’Afragola 3 –. Un’emozione grandissima. E poi essere insieme a tanti fratelli... Una carica per testimoniare e costruire la Chiesa». Quel "far bella la Chiesa" rappresentato sul sagrato di San Pietro trasformato in un grande campo scout. Il tavolo di filagne e cordini, con le pentole e il pane, portato poi in dono al Papa come «frutto del lavoro dell’uomo», assieme alla «terra dei nostri paesi», al- L’INIZIATIVA Si inaugura a Padova il «Centro di spiritualità Scout Carceri» Viene inaugurato oggi dal vescovo di Padova, Antonio Mattiazzo, il Centro di Spiritualità Scout Carceri, realizzato in uno scenario suggestivo, il complesso monastico di Carceri d’Este, nella zona euganea. E più precisamente in quella che era la casa del foresterario dell’antico complesso camaldolese. Il Centro nasce dal desiderio del vescovo di offrire un luogo di preghiera, ricerca e spiritualità per il variegato mondo Scout veneto. La realtà, dedicata a Giulia Spinello, giovane scout morta tragicamente nel 2013, è gestita da un’associazione composta da don Riccardo Comarella, rappresentante della diocesi e assistente spirituale, e da due membri per ciascuna delle tre realtà che hanno aderito: Agesci, Federazione scout Europa, Associazione veneta scout cattolici, che solo in diocesi di Padova coinvolgono circa seimila giovani. Il Centro offre accoglienza (appartamenti, ostello, spazio tende), percorsi di riflessione sulla Parola, occasioni di silenzio e di spiritualità. (S. Mel.) L’abbraccio di Francesco ad alcuni scout di diversa età durante l’incontro di ieri le «bende del buon samaritano ma anche quelle che Gesù ha lasciato nel Sepolcro», al Vangelo, «la parola che vogliamo ascoltare e seguire ogni giorno», come spiega don Andrea Meregalli, assistente nazionale della branca esploratori e guide: «Rappresentano quello che siamo». Così come fanno lupetti e coccinelle che, proprio come accade alle "vacanze di branco", portano sul sagrato "il bosco" e la "rupe" per poi intonare e mimare "La canzone della felicità". E nella piazza di allegria ce n’è davvero tanta, ma c’è anche la commozione. Come quando il piccolo Tiziano, lupetto del Ladispoli 2, va a salutare il Papa. Un lungo abbraccio in punta di piedi, «come tra un nipote e il nonno». O come quando Francesco si ferma a lungo a salutare gli scout disabili in carrozzina, alcuni dei quali sono reduci dalla Route. Sono tanti, ma per ognuno il Papa ha una carezza e una parola. A un certo punto uno scout down scavalca le transenne e si avvicina. Anche per lui un intenso abbraccio. Come per il piccolo lupetto disabile grave portato in braccio dal papà, anche lui scout. Immagini e sentimenti che i ragazzi col fazzolettone si portano via sciamando per le vie di Roma, i più piccoli tenendosi per mano per non perdersi. C’è ancora il momento della riflessione. Marco Moschini è capo del gruppo Perugia 5, responsabile regionale dell’Umbria e professore universitario di filosofia. «Non è stata un visita di cortesia. Il Papa ci ha detto quello che volevamo sentirci dire: continuare a essere fedeli alla nostra ispirazione scout e alla vocazione cristiana. L’associazione è viva, siamo sulla strada giusta». E il cammino riprende «passo dopo passo», come invita a fare una delle canzoni che hanno accompagnato l’incontro e l’abbraccio con Francesco. © RIPRODUZIONE RISERVATA