Camillo Sbarbaro «Io che come un sonnambulo cammino» CD217
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Camillo Sbarbaro «Io che come un sonnambulo cammino» CD217
PARTE DODICESIMA CAPITOLO X CD217 [Pianissimo] L’età dell’imperialismo: le avanguardie (1903-1925) La poesia, § 7 1 Camillo Sbarbaro «Io che come un sonnambulo cammino» Comparsa per la prima volta su «La Riviera Ligure» nel giugno 1914, questa poesia affronta la tematica propriamente baudelairiana (e comunque tipica del secondo Ottocento) della donna portatrice di salvezza e garante di un senso nell’anonimo caos della folla cittadina. Il richiamo al Baudelaire di A una passante (cfr. Parte Undicesima, cap. VII, T2) era esplicito nel titolo, poi espunto, con cui questo testo comparve sulla rivista ligure: Passante. Il verso con cui si apre la poesia definisce con chiarezza la condizione esistenziale tipica di Sbarbaro: quella del vagabondaggio metropolitano in stato di semincoscienza. A sbloccare per un attimo tale condizione di sospensione dalla vita è l’apparizione di una donna che passa, con andatura lenta e ritmata, per le strade solitamente attraversate dal poeta. L’effetto procurato nel poeta-sonnambulo da questa apparizione è quello dello choc: improvvisamente sveglio e cosciente, il poeta riacquista – insieme alla consapevolezza del proprio ardore giovanile – la pienezza vitale del desiderio amoroso. La donna, con il suo passo regale, è anzi l’incarnazione stessa del desiderio e rappresenta perciò un’occasione di vita e di felicità: il poeta ne coglie la sensualità fin nei capelli o nella tesa del cappello. L’abbandono alla gioia di un attimo si esprime nell’accordo (anche ritmico) tra il cuore del poeta e il passo della donna, e viene a rappresentare una possibilità di armonia tra soggetto e realtà. L’aridità di Sbarbaro rivela in questa poesia la propria complessità e ambivalenza: una rinuncia alla vita e al desiderio più affermata che vissuta, cioè sempre desiderosa di essere superata. La struttura segue la consueta linearità stilistica della poesia sbarbariana e si costruisce intorno ad alcune parole-chiave ripetute almeno due volte nel testo: il pronome personale io, il verbo camminare, i sostantivi passo e cuore (oltre al binomio aggettivo-sostantivo folli/follie). Io che come un sonnambulo cammino per le mie trite vie quotidiane, vedendoti dinnanzi a me trasalgo. da C. Sbarbaro, Pianissimo, Scheiwiller, Milano 1954. 5 10 metrica Quattro strofe (rispettivamente di 3, 5, 7 e 5 versi) di endecasillabi (è eccezionalmente un quinario il v. 17; i vv. 5 e 6 vanno legati metricamente, a formare un endecasillabo). Importanti gli enjambements tra i vv. 4 e 5 e tra i vv. 16 e 17, a sottolineare l’apparizione della donna e il cambiamento esistenziale che questa provoca nel poeta. 1-8 lo che cammino come un sonnambulo [: tra il sonno e la veglia] lungo (per) le mie solite (trite) vie [attraversate] tutti i giorni (quotidiane), ho un sobbalzo (trasalgo) nel vederti (vedendoti) davanti (dinanzi) a me. Tu Tu mi cammini innanzi lenta come una regina. Regolo il mio passo io subito destato dal mio sonno sul tuo ch’è come una sapiente musica. E possibilità d’amore e gloria mi s’affacciano al cuore e me lo gonfiano. Pei riccioletti folli d’una nuca, per l’ala d’un cappello io posso ancora alleggerirmi della mia tristezza. cammini davanti (innanzi) a me (mi) lentamente (lenta) come una regina. Io [come se fossi stato] svegliato (destato) improvvisamente (subito) dal mio sonno règolo [: adatto] il mio passo in base al (sul) tuo che è (ch’è) [cadenzato] come una musica sapiente [: ben ritmato]. Il passaggio di una donna per le vie cittadine colpisce il poeta e lo scuote dalla condizione di dormiveglia in cui vaga: il tentativo di adattare il suo passo a quello della donna coincide con il tentativo di stabilire un rapporto attivo con la realtà sensuale e di spezzare l’isolamento. Trite: ‘ben note; sempre uguali, ripetitive’. Trasalgo: il vb. “trasalire” significa ‘muoversi brusca- Luperini, Cataldi, Marchiani, Marchese Manuale di letteratura mente, sussultare in seguito a un’emozione improvvisa’. L’apparizione della donna dà una scossa al torpore sonnolento del poeta. Lenta...regina: l’andatura lenta della donna ha un che di maestoso e nobile; è un incedere regale che contrasta con l’insensato e veloce via vai delle strade affollate. 9-15 E mi si presentano (mi s’affacciano) al cuore e me lo gonfiano [: riempiono] [le] possibilità di [scambiare] amore e [ottenere] gloria. Io posso ancora alleggerirmi della mia tristezza [: entusiasmarmi] alla vista dei (pei = per i) piccoli ricci (riccioletti) [: di capelli] folli di una nuca, [o] alla vista della falda (per l’ala) di un cappello. [G. B. PALUMBO EDITORE] PARTE DODICESIMA CAPITOLO X L’età dell’imperialismo: le avanguardie (1903-1925) La poesia, § 7 CD217 2 Camillo Sbarbaro ~ «Io che come un sonnambulo cammino» 15 Io sono ancora giovane inesperto col cuore pronto a tutte le follie. 20 Una luce si fa nel dormiveglia della mia vita. Tutto è sospeso come in un’attesa. Non penso più. Sono contento e muto. Batte il mio cuore al ritmo del tuo passo. Io sono ancora giovane [: è agg.] [e] inesperto [e] con il (col) cuore disposto (pronto) a [fare] tutte le follie. La sensualità della donna risveglia gli istinti vitali del poeta, alla cui coscienza si presenta (s’affacciano al cuore) immediato il desiderio d’amore. Per un attimo il poeta riacquista la propria identità di giovane ancora ingenuo (inesperto) e avido di esperienze (col cuore pronto a tutte le follie), capace di emozionarsi perfino davanti a semplici dettagli femminili (i riccioletti, l’ala del cappello). Riccioletti...nuca: l’agg. folle (= pazzo, sconsiderato, eccessivo) attribuito ai capelli ne indica il movimento ondeggiante e scomposto causato dal passo della donna; è tuttavia inevitabile un collegamento tra questo agg. e il sost. follie del v. 15: tutte le follie amorose cui il poeta si sente improvvisamente disponibile trovano già nei riccioletti della donna una tentazione accattivante. L’ala d’un cappello: la falda, ovvero la ‘parte sporgente che gira intorno alla base del cappello’. 16-20 Una luce si accende (si fa) nel dormiveglia della mia vita. Tutto è sospeso [: interrotto] come in un’attesa. Non penso più. Sono contento e zitto (muto). Il mio cuore batte seguendo il (al) ritmo del tuo passo. La donna incarna la possibilità di un rapporto con la realtà non mediato dall’aridità immobilizzante dell’esercizio intellettuale (non penso più). La fisicità del poeta trova uno spazio imprevisto e tenta un contatto con la donna: il cuore, scosso dall’emozione, batte seguendo il ritmo del passo di lei in una sorta di unisono. guida alla lettura Il ritmo dei versi e quello della passante Pur rimanendo fedele a soluzioni metriche tradizionali (l’*endecasillabo sciolto), Sbarbaro sa adeguarle alle varie circostanze espressive, rinnovandone il ritmo . Ai vv. 4-5 la lentezza maestosa della passante è resa attraverso la dilatazione dell’endecasillabo per mezzo dell’*enjambement. Ai vv. 6-8, subito seguenti, l’*anastrofe, posta all’interno di un contesto generale sintatticamente piano, sotto- linea l’iniziale difficoltà del poeta a regolare il proprio passo su quello della donna, cioè la propria chiusa soggettività alla realtà oggettiva. Infine nel verso conclusivo, preparato dai due periodi brevi e incisivi del v. 19 che lo precede, il susseguirsi di bisillabi e di monosillabi crea un ritmo sincopato che suggerisce quello del battito cardiaco. Dal sonnambulismo alla disponibilità esistenziale Anche in questo testo, diverso da quelli scoraggiati che compongono il nucleo più consistente e caratteristico di Pianissimo, sono presenti i temi ricorrenti del sonnambulismo e del vagabondaggio (cfr. il v. 1). Tuttavia, l’apparizione vitale della passante produce una novità importante: la condizione di sospensione della vita (cfr. soprattutto il v. 18) cambia di segno, come nell’attesa di una liberazione *catartica. esercizi Analizzare e interpretare 1 Evidenzia i connotati della donna e l’effetto provocato dalla sua apparizione. 2 Sottolinea i versi e le parole-chiave che oppongono al tema del sonnambulo quello del risveglio vitale. 3 Caratterizza, anche nel ritmo, il significato di questo vagabondaggio cittadino diverso da quello di «Esco dalla lussuria» (cfr. CD218). Luperini, Cataldi, Marchiani, Marchese Manuale di letteratura [G. B. PALUMBO EDITORE]