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Le lettere sono ordinate secondo data di ricezione. Da: Renato Proietti Data: Wed. 15 Dec 2010 A: Agorà Niente di nuovo, per chi è abbastanza vecchio da ricordare Giorgiana Masi... Da: Luciano Lodoli Data: Wed. 15 Dec 2010 A: Agorà Foto che dice molto, quasi troppo per qualcuno: black block e celerini indossano le stesse scarpe... se la foto è genuina fa proprio pensare. Senza commento, Luciano Da: Gilda Bertan Data: Wed. 15 Dec 2010 A: Agorà Com'è vero, com'è vero!!! Grande Luciano! Ciao, Gilda Da: Anna Bergna Data: Tue. 14 Dec 2010 preferisco che le maree avanzino e arretrino a piacimento, come natura vuole, senza argini Da: Giuseppe Lodoli Data: Tue 14 Dec 2010 E' una variante di “patti chiari, amicizia lunga”. In effetti la chiarezza - che attiene più alla ragione che alle emozioni - è un fattore molto importante per un'armoniosa convivenza... G. Da: Luciano Lodoli Data: Tue. 14 Dec 2010 A: Agorà Confini chiari futuro rimedio al populismo dispotico e confusi vista: Da: Roberta Brivio Data: Mon. 13 Dec 2010 A: Agorà “L’esperto è colui che ha molto sbagliato” di Rubbia. Ciao, Roberta Brivio Da: Anna Bergna Data: Mon. 13 Dec 2010 Chi sono io? Quella che si pone la domanda. Però , senza essere filosofa e non lo sono, non c'è altra possibilità che la momentanea definizione densissima nell'istante in cui la domanda appare a squarciare il grigio di una vita incosciente. "Chi sono io" (sub canto galli) ”Chi sono io” è una vecchia frase abusata e probabilmente senza risposta. Però ogni tanto tutti ci caschiamo a domandar(ce)lo. Oggi io mi sono svegliato con una sorta di risposta flottante nella mia mente: Come premesso non chiarisce alcunché ma può aiutarci a demolire il mito del presente, o attimo fuggente che dir si voglia. Per quello che può evocare in voi, ve la giro comunque, Luciano P. S.: mi piacerebbe fare collezione anche delle vostre Frasi spurie... O comunque Frasi s.e.s. Da: Paolo Clemente Data: Mon. 13 Dec 2010 A: Agorà Caro Luciano, gran bella poesia! Il disegno di Pupo mi ricorda il finale di “Fascisti su Marte” di e con Corrado Guzzanti. Ti abbraccio, ciao a tutti, Paolo P.S.: Hitler soleva dire “Dio mi perdoni gli ultimi cinque minuti di guerra” perché credeva di arrivare per primo all’atomica: cosa ci riserveranno gli ultimi anni del Leviatano? Da: Luciano Lodoli Data: Sun. 12 Dec 2010 A: Agorà Dopo l'impegnativo monito del 41° di Piazza Fontana alleggerisco un poco con un disegno di “Pupo” per una mia poesia (ma...). Un caro saluto a tutti, Luciano Da: Luciano Lodoli Data: Sat. 11 Dec 2010 A: Agorà Cari amici, se volete e potete mantenete e aiutate a mantenere viva la memoria. Un caro saluto a tutti, Luciano Da: Brando Lodoli Data: Tue. 30 Nov 2010 Amazon.it: Grazie, notizia utilissima. E loro l'hanno chiamata una normale operazione di routine: Il declino del nostro paese deve essere su tutti i versanti, non se ne deve salvare uno... Brando Da: Luciano Lodoli Data: Tue. 30 Nov 2010 A: Agorà Cari amici, da pochi giorni è attiva in Italia Amazon.it. Questo significa finalmente poter acquistare (quasi) qualsiasi libro si voglia online e averlo in pochissimo tempo a prezzo molto scontato e con bassa spesa di spedizione, che può facilmente essere nulla. Anche libri di difficile reperimento. Qualche piccolo esempio. I libri di Vittorio Guidano, compresi quelli curati dagli amici di Agorà, ad esempio: http://www.amazon.it/s/ref=nb_sb_noss?__mk_it_IT=%C5M%C5Z%D5%D1&url=s earch-alias%3Daps&field-keywords=vittorio+guidano&x=9&y=20 Di Paolo Clemente: http://www.amazon.it/s/ref=nb_sb_noss?__mk_it_IT=%C5M%C5Z%D5%D1&url=s earch-alias%3Daps&field-keywords=Paolo+Clemente&x=9&y=16 O i miei: http://www.amazon.it/s/ref=nb_sb_noss?__mk_it_IT=%C5M%C5Z%D5%D1&url=s earch-alias%3Daps&field-keywords=luciano+lodoli&x=17&y=21 O di Gilda Bertan: http://www.amazon.it/s/ref=nb_sb_noss?__mk_it_IT=%C5M%C5Z%D5%D1&url=s earch-alias%3Daps&field-keywords=Gilda+Bertan&x=18&y=19 O maius in fundo di Gregory Bateson: http://www.amazon.it/s/qid=1291073972/ref=a9_sc_1?ie=UTF8&searchalias=aps&field-keywords=gregory%20bateson E così via e così via. Questa mi sembra una buona notizia. Un caro saluto a tutti, ora vado qualche giorno a Tunisi poi, al mio rientro, inizierò a pensare al “famoso” Portale, Luciano Lodoli Da: Andrea Taviani Data: Tue. 30 Nov 2010 A: Agorà Carissimi, vi scrivo per informarvi di un grave episodio accaduto presso la sede della associazione Casa dei Diritti Sociali che da anni ospita le nostre attività. Infatti è proprio in questo luogo che incontriamo, assistiamo e ci prendiamo cura di vittime di tortura rifugiatisi nel nostro Paese. Riteniamo molto preoccupante quanto successo, anche perché spesso alle nostre associazioni si rivolgono persone appena arrivate in Italia, per avere informazioni sulla richiesta di asilo e per ricevere le prime cure e la prima accoglienza. Ci sembra evidente che tali operazioni, incutendo timore nei nostri utenti, potrebbero limitare seriamente il libero accesso alle nostre associazioni e minare i diritti di richiedenti asilo e rifugiati. Andrea Taviani Ass. Medici Contro la Tortura http://www.medicicontrolatortura.it/ From: [email protected] To: [email protected] Subject: ... e loro l'hanno chiamata una normale operazione di routine Date: Fri, 26 Nov 2010 11:29:59 +0100 Scriviamo questa mail per raccontare quanto è accaduto, il 23 novembre 2010 nel rione Esquilino, in particolar modo quello che è accaduto davanti alla sede della nostra associazione, Focus-Casa dei Diritti Sociali Via G. Giolitti, 225-241. Da anni, grazie agli interventi dello sportello di orientamento e ai corsi di italiano per migranti, molti italiani e stranieri che vivono una condizione di vulnerabilità si rivolgono alla nostra sede per costruirsi un percorso di integrazione. Sanno di poter contare su professionisti (medici, avvocati, insegnanti, assistenti sociali) e attivisti dei diritti umani e volontari dedicati ai “poveri di diritti”. Alle ore 17,00 abbiamo visto comparire sul ballatoio cinque poliziotti che si sono posizionati di fronte alla porta del nostro sportello di orientamento, da dove se ne sono andati 45 minuti più tardi, dopo che avevano “conversato” con un nostro Avvocato. Hanno subito iniziato ad identificare tutte le persone evidentemente straniere che uscivano dalla nostra sede. Siamo immediatamente usciti anche noi per chiedere alla polizia cosa stesse accadendo e ci siamo resi conto che c’era un grande dispiegamento di forze dell’ordine, quattordici-quindici volanti presidiavano la strada sulla quale si affaccia la nostra sede; inoltre l’accesso al ballatoio era chiuso dai poliziotti che bloccavano le scale e la rampa, identificando tutte le persone che transitavano evidentemente straniere. La risposta della polizia alle nostre richieste di informazioni è stata : è una “normale” operazione di controllo. Normale controllo: con unità cinofile, pullman e come dicevano una quindicina volanti e poliziotti ovunque in divisa e in borghese. Uno dei poliziotti a quel punto ci ha chiesto se all’interno del nostro ufficio ci fossero altri stranieri, e ci ha intimato di farli uscire per essere identificati. Per tutta risposta abbiamo chiesto se avessero un mandato, una volta appurato che ne erano sprovvisti, abbiamo richiuso la porta cercando di prendere tempo e contattare i nostri legali. Contemporaneamente anche di fronte alla nostra scuola, strutturata su due piani, si sono posizionati altri poliziotti, in attesa dell’uscita degli studenti dalla lezione in corso. Tra le persone fermate dagli agenti c’era anche un ragazzo che non aveva con se il permesso di soggiorno, ma soltanto la carta d’identità; dopo circa mezz’ora che veniva trattenuto ci siamo avvicinati per chiedergli se la situazione si fosse risolta e per sapere se avesse bisogno di aiuto; gli agenti ci hanno immediatamente scacciato e intimato di allontanarci, anche se la persona in questione non era in stato di fermo. La polizia è rimasta per circa due ore fuori dalla nostra sede, anche se dopo l’arrivo dei nostri avvocati la situazione è cambiata, gli agenti si sono allontanati, pur continuando a presidiare la strada e soprattutto hanno smesso di intimarci di far uscire tutti dalle nostre sedi. A noi sembra che queste operazioni (quella del 23 novembre e quella di settembre) non possono essere definite normali operazioni antidroga, come le presentava un agente. Ma un intervento contro l’immigrazione e non solo perché sono state fermate solo persone marcatamente straniere; soprattutto perché tesa ad annullare una zona franca, una sede del dialogo interculturale, quale è Focus-Casa dei Diritti Sociali, una struttura che guarda caso proprio il 23 novembre mattina ha promosso, in rete con le altre “scuole migranti” e coni CTP e l’Ufficio Scolastico Regionale il convegno "Quale insegnamento dell'italiano nella nuova società interculturale” al Galilei con la partecipazione del Ministero dell’Interno. Da: Gianni Ronzani Data: Fri. 19 Nov 2010 A: Agorà L'idea non è male, anzi direi molto innovativa. Del resto mi pare di capire che l'insegnamento di Guidano è stato anche questo: lui dedicava a leggere, studiare, conoscere molto del suo tempo. Trovare significati, mettere insieme, trovare connessioni, anche remote tra i vari pensatori della nostra epoca e quelli del passato, fino ad arrivare alla mitologia antica, la forma di conoscenza dell'epoca. Direi che è un buon progetto. Un caro saluto, Gianni Ronzani Da: Renato Proietti Data: Fri. 19 Nov 2010 A: Agorà Caro luciano, quello che mi chiedi è allettante: una bibliografia ragionata sotto forma di articolo... però!!! Significherebbe buttar giù venti(cinque) anni di vita culturale, infatti mi sta frullando per la testa l'idea di seguire più o meno l'ordine cronologico in cui ho letto le varie opere. Naturalmente, se ci sono compendi, vi evito noiosissimi e ridondanti testi originali, che poi chiunque, se vuole, si può andare a cercare. Inutile dire che mi ci vorrà un po' di tempo. Renato Da: Luciano Lodoli Data: Fri. 19 Nov 2010 A: Agorà Cari amici, L’idea del portale al costruttivismo è piaciuta a molti anche se pochi si sono offerti di collaborare e discutere la messa in pratica del progetto. Renato proietti ha fatto proposte interessanti che non vanno assolutamente lasciate cadere. Sul titolo e sulla natura del portale Gianni Cutolo ha una visione un poco diversa da quella di Renato che si poteva riassumere: non citiamo Vittorio invano e non rischiamo di... Vedremo come orientarci e cosa scegliere. La proposta di Renato di costruire un bibliografia ragionata mi sembra affascinante e sarebbe meraviglioso co-costruirla, ritengo però che cla cosa per ora non sia fattibile per ora ma che sia possibile (se lui se la sente) di mettere la sua bibliografia ragionata come articolo da lui firmato nella prevista pagina “Articoli” del sito, pagina che può vedere la luce in tempi anche brevissimi. A quel punto, o prima, sarebbe per me meraviglioso che Renato si decidesse a rompere gli indugi ed entrasse nel “Chi siamo” di Psicoterapia e Scienza! Nella pagina Articoli sono comunque pronti ad entrare molti dei contributi firmati già presenti sul sito, altri seguirebbero certamente a ruota. Sul sito ci sono diverse novità tra cui una lunga poesia di Anna Bergna, Degenza, che ben si inserisce sul filo dell’inquietudine e della problematicità dell’esistenza sotteso da sempre a “Poetica noetica”. In conclusione ecco questa mia breve elaborazione (batesonetica): La mappa e il territorio Ciascuno chiude il proprio cammino quando il territorio a lui dispare e la personale mappa completa che i superstiti per poco ancora forse s'illuderanno di ricordare. Luciano Lodoli 18 novembre 2010 Un caro saluto, Luciano Lodoli Da: Luciano Lodoli Data: Thu. 11 Nov 2010 A: Agorà Cari amici, sul tempo e l’esistere si scrivono molte cose ma il carattere di elusiva inconoscibilità di queste due categorie della mente umana resta immutabile. Che il tempo e l’esistere siano ding an sich o anche non esistano affatto è una questione che esula dalla mia riflessione odierna. Mi limito pertanto a proporvi una breve poesiola che dedico in particolare a coloro che sembrano inquietarsi ogni volta che pensano al loro tempo anche in funzione del suo trascorrere e a quei cultori di discipline in cui si dà importanza alla natura della mente che si dividono sulla natura del sé o del se. Ciò che ci interessa in fondo non è forse che cosa si prova a essere (esistere)? Un caro saluto, Luciano Da: Luciano Lodoli Data: Mon. 08 Nov 2010 A: Agorà Cari amici di Agorà, (per chi non fosse in indirizzo sull’originale) vi giro la lettera di Gherardo Mannino sul libro da lui curato e pubblicato, libro di cui avevamo già parlato. Unica pecca del: ancora non è facilissimo trovarlo. Cari saluti, Luciano Lodoli Gentili Colleghi Vorrei segnalare a quanti interessati la recente uscita, per i tipi dell'Alpes, di un libricino ad autore Vittorio Guidano.Il titolo è: "Le Dimensioni del Sè. Una lezione sugli ultimi sviluppi del modello postrazionalista". Si tratta della trascrizione di una lezione informale, tenuta pochi mesi prima della sua scomparsa, in cui egli espone proprio le sue ultime idee. Io ne ho curato l'edizione, preparando note, bibliografia, eccetera. D'intesa con la sorella di Guidano, i proventi derivanti dai diritti d'autore saranno interamente destinati a Save the Children. Allego il PDF della copertina ed il testo della quarta di copertina. Vittorio F. Guidano Le dimensioni del Sè Una lezione sugli ultimi sviluppi del modello post razionalista a cura di Gherardo Mannino presentazione di Silvana Galderisi Un saluto Gherardo Mannino ------ Fine del messaggio inoltrato Da: Luciano Lodoli Data: Mon. 08 Nov 2010 A: Agorà Cari amici, dal sito ufficiale del documentario An Ecology of Mind A Daughters Portrait of Gregory Bateson http://www.anecologyofmind.com/index.html Questo omaggio di Fritjof Capra a Gregory Bateson (vedi in Homepage di Psicoterapia e Scienza). A presto, Luciano HOMAGE TO GREGORY BATESON by FRITJOF CAPRA I had the great fortune to have frequent discussions with Gregory Bateson during the last two years of his life, which he spent at the Esalen Institute. He was, in my opinion, one of the most influential thinkers of the 20th century. The uniqueness of his thought came from its broad range and its generality. In an age characterized by fragmentation and overspecialization, Bateson challenged the basic assumptions and methods of several sciences by looking for patterns connecting different phenomena and for processes beneath structures. He made significant contributions to several sciences — anthropology, cybernetics, psychiatry, and, most important of all, to the new interdisciplinary field of cognitive science, which he pioneered. But perhaps even more important is the fact that he championed a new way of thinking, which is extremely relevant to our time — thinking in terms of relationships, connections, patterns, and context. As we replace the Newtonian metaphor of the world as a machine by the metaphor of the network, and as complexity becomes a principal focus in science, the kind of systemic thinking that Bateson advocated is becoming crucial. To use a popular phrase, Bateson taught us how to connect the dots, and this is critical today not only in science but also in politics and civic life, as most of our political and corporate leaders show a striking inability to connect the dots. For example, if we improved the fuel efficiency of our cars by just 3 mpg, which could be very easily done, we would not have to import any oil from the Persian Gulf. But instead, they prefer to fight a war that kills tens of thousands of innocent people, while the greenhouse gases produced by our cars increase the force of hurricanes that make millions homeless and cause billions of dollars of damages. If we served organically grown food in our schools, to use another example, we would not have the current epidemic of obesity among our children, we would not poison our farm workers, and the increased carbon content of the organic soil would draw down significant amounts of CO2 and thus contribute to reversing the current climate change. In short, to solve the major problems of our time, we need exactly the type of thinking Bateson pioneered. Gregory Bateson was not only an outstanding scientist but also a highly original philosopher. He was very charismatic and, like a Zen master, he liked to jolt people's minds by asking astonishing and seemingly mysterious questions. "What is the pattern," Bateson would ask "that connects the crab to the lobster and the orchid to the primrose, and all four of them to me? And me to you?" Bateson's style of presentation was an essential and intrinsic part of his teaching. His central message was that relationships are the essence of the living world, and that we need a language of relationships to understand and describe it. One of the best ways to do so, in his view, is by telling stories. "Stories are the royal road to the study of relationships," he would say. What is important in a story, what is true in it, is not the plot, the things, or the people in a story, but the relationships between them. Since Bateson's favorite method was to present patterns of relationships in the form of stories, the essays and books he wrote do not give us the full flavor of his teaching. To experience the essence of Bateson's message, you would really have needed to experience his own live delivery of that message. Fortunately, this is still possible, because we have many hours of film footage of Gregory Bateson talking, teaching, telling stories. This is why Nora's film project is so important, in my view. It will be not only a priceless souvenir of one of the greatest thinkers of our time, but also an essential vehicle to deliver his message, which today is more important than ever. Da: Luciano Lodoli Data: Sun. 07 Nov 2010 A: Agorà Il 04/11/10 14.50, "[email protected]" <[IND]> ha scritto: A questo punto, Gilda, se Luciano volesse girare la mail alla lista non avrei nulla in contrario. Saluti Renato Cari amici, per quelli di voi che lo hanno richiesto e per chi fosse comunque interessato, vi invio i documenti relativi al dibattito intercorso a partire da un documento di Renato Proietti (inviato a molti colleghi alcuni anche della nostra lista) sulla “famosa” intervista Vittorio Guidano a dieci anni dalla scomparsa: riflessioni sul passato e sul futuro del post-razionalismo di Giampiero Arciero (Intervista di Davide Liccione pubblicata sul n° 25 di Quaderni (SITCC)). Considerando che alcuni dei partecipanti al dibattito hanno espresso un (non meglio chiarito) disagio a dibattere in “liste” questi argomenti, vi prego di fare di queste mail un uso discreto e rispettoso della sensibilità dei suddetti colleghi. Il documento e le mail allegate sono tutto quanto in mio possesso. Se Renato ne avesse altre potrebbe aggiungerle. Vista la continua crescita di Renato in densità teorica e culturale sarebbe bello che da questo e altri argomenti traesse degli articoli che sarebbe bello pubblicare sulla pagina del sito che vorrei progettare in parallelo al portale e alla bibliografia essenziale di cui lo stesso Renato accennava la settimana scorsa. Sulla bibliografia mi piacerebbe avere un parere di renato e degli altri su quella che già c’e nel sito. Un caro saluto, Luciano Lodoli Da: Giovanna De Lucia Data: Fri, 5 Nov 2010 13:12:59 A: Agorà Ciao a tutti /e e grazie a Luciano per le poesie che ci ha regalato… Le trovo molto belle ed intense, in particolare mi hanno colpito "Tu che dell'Africa" e "Sfiorare la Gioia" Opaco trascorre d'uso il nostro tempo e procediamo ignari verso il futuro simile al passato di nuovo percorso. Non basta una vita a riempirci d'affanno, disperazione, rabbia e dolore, a sfiorare la gioia basta un istante. Un caro saluto, Giovanna Da: Luciano Lodoli Data: Thu, 04 Nov 2010 20:02:10 A: Agorà Cari amici, Su Psicoterapia e scienza il link al sito ufficiale di un film documentario di eccezionale rilevanza e interesse per noi “An Ecology of Mind A Daughters Portrait of Gregory Bateson”. Tra breve una nuova lettera con considerazioni e proposte sul materiale di Renato Proietti e sulla nuova pagina del sito “Articoli” prossimamente sul web. Un caro saluto a tutti, Luciano Da: Renato Proietti Data: Thu, 4 Nov 2010 14:50:28 A: Agorà A questo punto, Gilda, se Luciano volesse girare la mail alla lista non avrei nulla in contrario. Saluti, Renato Da: Gilda Bertan Data: Thu, 4 Nov 2010 07:51 A: Agorà, Luciano Lodoli Caro Luciano, cari tutti, davvero molto bella! Grazie. Non mi so decidere sulla scelta tra le poesie di Luciano. Mi piacciono tutte, ma in particolare 2: la stessa che ha scelto Paolo, per l'intensità del sentimento sofferto che l'attraversa e "Poetica Spuria", per il pensiero "costruttivista" che la informa. A tal proposito, m'incuriosisce molto il dibattito al vostro interno. Che è poi lo stesso dell'ambiente psicoanalitico... Un saluto a tutti, Gilda Da: Luciano Lodoli Data: Mon, 01 Nov 2010 21:30 A: Agorà Cari amici, in attesa di chiarirci le idee sul Portale (molto interessanti le osservazioni di Renato e di Gianni C.) vi allego una recensione/suggestione cinematografica di Paolo Clemente che comparirà presto sulla pagina “Cinema” del sito. La recensione è piuttosto densa e se letta prima di spegnere la luce potrebbe innescare simpatici eventi onirici: http://www.psicoterapia.name/Inception.pdf Un caro saluto, Luciano P. S.: per Paolo (a proposito di sogni) La mia preferita tra le poesie che ho proposto nel libro è: Da: Gianni Cutolo Data: Sun, 31 Oct 2010 11:22 A: Agorà, R. Proietti, L. Lodoli Cari amici di Agora, questa mattina, complice l’ora legale e una mia strana inquietudine, rimuginavo nel letto alcune cose a proposito degli ultimi scambi sulla lista… Poi mi sono accorto che altri erano già svegli... comunque le invio lo stesso LE POESIE DI LUCIANO. Mi sono piaciute molto, io che non amo e non leggo quasi mai poesie. Mi chiedo però se le ho apprezzate perché conosco Luciano.. e ora capisco che riesce a dire con le poesie quello che altrimenti gli riesce difficile dire in altro modo (d’altronde non è questo il “compito” della poesia?). Grazie Luciano, per quello che “senti”, per averti conosciuto meglio e per avermi fatto fare un altro passo verso unmondo non (troppo) razionalista!... così rimaniamo nei nostri temi… IL DIBATTITO SUL POST-RAZIONALISMO. Sono d’accordo con Renato che è undibattito specialistico: ma se fosse solo questo non vedo perché decidere di escludere a priori persone che magari potrebbero esserne stimolate. Nel dibattito si affrontano temi che riguardano una delle varie “direzioni” che ha preso o meglio che sta prendendo il post-razionalismo, ovvero quella fenomenologica, portata avanti da Arciero. Personalmente ritengo che il confronto con altre visioni e modelli sia fondamentale, lo facciamo concretamente tutti i giorni nel lavoro clinico con i colleghi, ma questo qui mi pare del tutto slegato dagli aspetti pratico/clinici del nostro lavoro. Credo poi che un altro motivo di inopportunità sia la caratteristica del tono e del linguaggio usato, interno al mondo “teorico” post-razionalista e direi un po’ troppo legato a polemiche, equilibri e dinamiche di vecchia e nuova data, di scarso interesse per chi non è dentro “la parrocchia”. Ma credo che un confronto col mondo fenomenologico, così come con quello psicoanalitico, sia opportuno e utile se fatto in maniera aperta e comprensibile. Poi lasciatemi dire un’ultima cosa sui dibattiti “teorici” o solo teorici, con un rimando a quanto accade nel lavoro clinico che facciamo noi. Le teorie funzionano solo se ci spiegano la realtà, se ci danno una chiave di lettura che ci serve a vivere o a “sopravvivere” meglio. Naturalmente la teoria ha delle articolazioni interne, una complessità intrinseca, per cui tende inesorabilmente a staccarsi dalla pratica della vita… il “testo” si stacca dal “con-testo”. Fino a un certo punto questa cosa è inevitabile, necessaria e “funziona” per scoprire nuove idee che poi ci potranno essere utili nella pratica. Bisogna stare attenti a quando non diventa solo un modo per "menarsi" senza usare le mani. Nel lavoro coi pazienti vediamo che quando una teoria esplicativa del paziente, ovvero quello che il pz. racconta di sé, perde tutti i legami con la propria esperienza personale rischia di divenire essa stessa un problema. Pensiamo a quei deliri schizofrenici (c.d. epistemologici) in cui un paziente intelligente riflette sulle sue stesse riflessioni, si aggroviglia nel suo discorso e nelle parole senza che queste abbiano più un senso che abbia a che fare con la sua esperienza di vita, oltre che con quella degli altri. O a quei pazienti “border” che sanno usare così bene il linguaggio (anch’esso staccato da “quello che sta loro accadendo”) per rivoltare la frittata e riuscire ad auto-ingannarsi e a fregare gli altri.. oppure più semplicemente al paziente “nevrotico” che inonda col suo discorso lo spazio della seduta di chiacchiere molto interessanti e pregnanti ma senza alcun riferimento a sé.. UN PORTALE SUL POST-RAZIONALISMO/GUIDANO. Io credo che ci siano idee, e persone scomparse che le hanno portate avanti, su cui non ci si può stancare di raccogliere conoscenze, almeno finché non ce ne siano di migliori sul mercato. E, caro Renato, di migliori non ne ho viste molte in questi primi anni del terzo millennio, post-razionaliste o meno, sebbene di scoperte sul funzionamento della mente ne siano state fatte moltissime!... Sappiamo che Vittorio scriveva solo dopo un’accurata costruzione e verifica dei concetti che voleva esprimere e che negli ultimi anni tutto quello che pensava ce lo ha detto ma non ha fatto in tempo a scriverlo. Mi fa continua impressione vedere e sentire quanto egli sia misconosciuto e travisato non solo all’ “esterno”, cosa comprensibile, ma anche nell’ambito del mondo cognitivista quando viene citato o si fa riferimento a lui. Mi sento spesso più vicino a quanto dicono/scrivono persone come Paolo o Gilda piuttosto che a certi c.d. post-razionalisti odierni. Per cui Luciano, non so, non lasciamo cadere l’idea… Un caro salluto a tutti, Gianni (Giovanni) Cutolo Da: Renato Proietti Data: Sun, 31 Oct 2010 08:08 A: Agorà, Luciano Lodoli Il portale potrebbe contenere, oltre ai vari sviluppi, una sorta di bibliografia ragionata(ad esempio il concetto di psicopatologia developmental, lo sviluppo del Self, una sezione di filosofia della scienza) in cui non si trovino testi ma brevi sunti. L'allievo o chi per lui (io, tutto sommato, mi sento un eterno studente!) che volesse/dovesse approfondire un aspetto troverebbe così una guida agile e già in parte ragionata. Io sarei disponibile a mandare qualche "recensione" dei libri della mia boblioteca, oltre a provare a darti una mano a tenerlo aggiornato. Renato Da: Luciano Lodoli Data: Sun, 31 Oct 2010 01:01 A: Agorà, Renato Proietti Caro Renato, avevo compreso perfettamente la tua cautela nell’invio delle mail (e sembra per qualcuno, come hai letto, anche troppo diffuse) per questo ho invitato solo chi lo desiderasse di chiedere a te di averle. Sul portale giusta la tua considerazione sul titolo. Comunque il portale non dovrebbe, a mio avviso, contenere materiale e opinioni “di una parte” ma rimandare a tutto ciò che, con caratteristiche di dignità e qualità sufficiente, può essere di interesse nella ricostruzione storica del pensiero di Guidano e dei suoi sviluppi più recenti, sia reperibile direttamente sul web. Ciò semplicemente fornendo gli iperlink necessari. Questo portale potrebbe essere molto utile per i colleghi e gli studenti giovani, perché non sempre è facile trovare il materiale di studio e riflessione in situazioni accademiche o di singole scuole, naturalmente andrebbe frequentemente aggiornato e verificato, e va fatto in più persone che se ne assumano l’onere (onori non ce ne saranno naturalmente, a parte un poco di orgoglio per un lavoro ben fatto). Chiunque desideri collaborare alla raccolta dei dati si faccia avanti e proponga il suo punto di vista su come strutturare la “cosa”. Un caro saluto a te e agli altri amici, Luciano Da: Renato Proietti Data: Sat, 30 Oct 2010 22:06 A: Agorà Caro Luciano (e cari tutti), mi corre l'obbligo di aggiungere che non ho voluto escludere nessuno da quel tentativo di discussione, e che se altri membri della lista volessero esserne messi a parte sarebbe un piacere per me. Ho pensato che quella discussione, visto che rimanda ad argomenti per così dire molto "situati", andasse dedicata a chi fosse perlomeno a conoscenza di diatribe (personali e non) occorse fra i membri del vecchio IPRA, senza escludere volontariamente alcuno. A proposito, se Antonia sta leggendo mettesse a posto il suo indirizzo mail... A presto Renato Da: Luciano Lodoli Data: Sat, 30 Oct 2010 16:56 A: Agorà Cari amici di Agorà, Alcune considerazioni sulla lista: 1) Alcuni amici mi chiedono perché sul sito non vengono più pubblicate le lettere inviate ad Agorà. Ci sono diversi motivi: il primo è legato al lungo periodo di malfunzionamento della mail-list, ora risolto; il secondo al raggiungimento del numero di circa 70 indirizzi corrispondenti a un numero di persone di molti dei quali io e gli altri iscritti non conosciamo i desideri circa la loro privacy; il terzo infine è legato al fatto che molte lettere arrivano alla lista indirettamente e sono quindi indirizzate a persone al di fuori dell’elenco di Agorà che potrebbero sentirsi in qualche modo forzosamente incluse in dibattiti che non gradiscono. (Vi è infatti un diffuso poregiudizio sulle mail-list professionali e non, a volte giustificat!). Comunque se mi risulterà chiaro un vostro condiviso desiderio di leggere sul sito le lettere ad Agorà le rimetterò, a patto che queste siano inviate alla lista e non ai singoli membri o che vi sia specificato il desiderio della pubblica condivisibilità. 2) Molti membri della lista hanno ricevuto in questi giorni diverse mail riguardanti una discussione sviluppatasi tra membri SITCC e non di orientamento costruttivista (o meglio di orientamenti costruttivisti, forse...) nata con una interessante “Riflessione” di Renato Proietti su un articolo-intervista a Giampiero Arciero su “i temi attuali dello sviluppo della psicologia post-razionalista”. Penso che le mail scambiate tra vari colleghi siano, pur di non leggera e immediata lettura, molto interessanti. Gli amici della lista che non le hanno ricevute e volessero leggerle potrebbero richiederle a Renato o, se Renato è d’accordo, anche a me. 3) Che ne pensate infine dell’idea di costruire un PORTALE (non un sito) con i link più interessanti a materiale sul reperibile sul web consistente in articoli, filmati o altro, di accettabile qualità, su Vittorio Guidano e sugli sviluppi (reali o opinati) del post-razionalismo dopo la scomparsa dello stesso? Potrebbe essere intitolato “Portale Guidano” o “Portale del costruttivismo in psicologia e psicoterapia” o qualcosa di simile. In attesa di un riscontro a quanto sopra e/o di vostre altre geniali suggestioni e suggerimenti, vi saluto caramente, Luciano Lodoli Da: Paolo Clemente Data: Sat, 30 Oct 2010 A: Agorà Cari amici di Agorà, a insaputa di Luciano, che però potrà partecipare, propongo di scegliere una poesia a testa tra quelle pubblicate dal Nostro in “Dal profondo la poesia” e di rimandarla alla lista. La mia preferita è: La domanda E’ possibile ignorare la domanda solo perché non avrà risposta? Piccola, alla tua tenebra e a quel profondo silenzio mai sono riuscito ad avvicinarmi, né a sopravvivere, del tutto. Piccola che effetto ti ha fatto essere? 3 maggio 2004 Un caro saluto a Luciano e a tutta la lista, Paolo Maria Clemente Da: Gilda Bertan Data: Thu, 28 Oct 2010 17:38 A: Agorà Oggetto: grazie per i bellissimi versi Carissimo Luciano, grazie infinite per la splendida raccolta. Non ho parole. Ciao a tutti, Gilda Da: Renato Proietti Data: Wed, 27 Oct 2010 20:41 A: indirizzi multipli Oggetto: costruttivismo ed ermeneutica Carissimi, allego qualche riflessione suscitata dalla lettura del n. 25 di Quaderni (sperando di non annoiarvi troppo). [vedi articolo: Giampiero Arciero Intervista di Davide Liccione “Vittorio Guidano a dieci anni dalla scomparsa: riflessioni sul passato e sul futuro del post-razionalismo” http://www.ipra.it/index.php?option=com_content&view=article&id=80%3Avittorioguidano-a-dieci-anni-dalla-scomparsa-riflessioni-sul-passato-e-sul-futuro-del-postrazionalismo&catid=41%3Aarticoli&Itemid=66&lang=it ] Un saluto a tutti Renato COSTRUTTIVISMO ED ERMENEUTICA Cari/e amici/che, l’esigenza di scrivere queste righe nasce dal fatto che, più o meno faticosamente e in mezzo (anche) a rapporti segnati da difficoltà interpersonali radicate nelle vicende degli ultimi quindici anni, grazie soprattutto al paziente lavoro di mediazione di Toni e Cecilia si stanno riformando gruppi di pensiero e confronto sia a livello locale (nel mio caso a Roma) sia a livello nazionale (vedi Scuole Costruttiviste). Le punte di diamante di questo movimento stanno poi rinsaldando vecchi legami internazionali o ne stanno costruendo di nuovi, e si stanno muovendo in campo interdisciplinare…insomma, il pachiderma si sta rimettendo in moto. Per evitare però di muoverci come i cinque saggi ciechi, che toccando una parte del pachiderma ritenevano di descriverne la totalità descrivendo così cinque pachidermi diversi, ritengo quanto mai opportuna una riflessione su quali sono le eredità scientifiche e filosofiche che ci portiamo dietro, se non altro per poter usare anche l’esperienza degli altri allo scopo di poter arricchire e articolare la nostra. Questo non riguarda solo i nostri rapporti “interni”: iniziano ad esempio a riconoscersi nella galassia costruttivista anche colleghi provenienti dalla tradizione evoluzionista, così come ci sono colleghi che, pur formatisi in ambito SITCC, muovendosene al di fuori stanno cercando di arricchire il modello che hanno appreso con i contributi di altre tradizioni (vedi il modello “cognitivo interpersonale”, tentativo di coniugazione, all’interno di un paradigma costruttivista, della terapia interpersonale di Lorna Benjamin). Altri dialogano apertamente e fruttuosamente con colleghi che seguono gli sviluppi costruttivisti della psicoanalisi… …ma quello che più mi preme è una riflessione sugli sviluppi fenomenologicoermeneutici del costruttivismo post razionalista, sia perché si sta formando a Roma, intorno a Massimiliano Aragona, un gruppo di dialogo fra psichiatria, psicologia, filosofia e neuroscienze sia – ça va sans dire – per quei motivi personali che molti di voi conoscono ma che, proprio in quanto personalismi, voglio cercare di tener fuori dalla discussione. Il numero 25 dei Quaderni riporta un dialogo, sotto forma di intervista, fra Davide Liccione (che saluto fra i destinatari di questa mail) e Giampiero Arciero in cui quest’ultimo si sforza di delineare “i temi attuali dello sviluppo della psicologia post-razionalista”. Faccio una necessaria premessa: non è mia intenzione negare il merito di Giampiero nell’aver portato nel dibattito italiano i temi dell’inwardness e dell’outwardness, nonché della dinamica ipseità-medesimezza. Quello che mi colpisce sono alcune critiche, neanche tanto trasparenti, ad Autori il cui pensiero è secondo me quanto mai attuale e che, come tali, insegno nei corsi di formazione. L’intervista-dialogo si apre infatti con una rivisitazione del concetto di Self: “Secondo G.H. Mead il Self non è immediato, richiede una mediazione storica e simbolica con l’ambiente. Il neonato, in quest’ottica, non ha ancora un Sé e si apre il problema dell’essere mio – sempre mio – delle diverse esperienze che facciamo. Il Self che ne deriva (…) permane fortemente slegato dal mondo che abita, poichè ogni conoscenza appare centrata sulle possibilità conoscitive del soggetto (i suoi limiti strutturali), delineando una netta demarcazione fra soggetto e oggetto della conoscenza”. Non è che il Self RICHIEDA una mediazione storica e simbolica con l’ambiente, più semplicemente – secondo Mead – questa è la condizione umana. L’individuo è calato nell’ambiente (in questo Mead assimila sia l’eredità di William James che quella di Charles Horton Cooley, con la nozione del “looking glass Self”), e il “the I” rappresenta proprio quell’irriducibile senso di sé (DI sé, non DEL Sé), quell’essere mio dell’esperienza che, nell’interazione con l’ambiente, viene colto e riconfigurato dal “the Me”. IL Self è SIA immediato che mediato. Tanto da far dire, ad esempio, a Sparti (cito a memoria) che “nell’accezione del pragmatismo americano il Self si configura come centro di attribuzione dell’identità personale, in cui l’individuo si SPERIMENTA come soggetto della sua esperienza e allo stesso tempo se ne COGLIE come oggetto”. Non si capisce quindi come si possa affermare che “si apre il problema dell’essere mio dell’esperienza”. Il problema rimane certamente aperto dacchè, per fortuna, risposte definitive non esistono, ma Mead una risposta la dà, eccome! Né del resto si capisce come uno studioso che fa del “social act”, e ancora prima del “social gesture”, addirittura “l’unità dell’esistenza” possa parlare di un Self “slegato dal mondo dove abita, con una netta separazione fra soggetto e oggetto”. E’ fuori di dubbio infatti che la conoscenza sia centrata sulle capacità conoscitive del soggetto, sui suoi limiti strutturali (e come potrebbe essere diversamente, tanto più in un’ottica costruttivista?), ma questo non significa certo isolamento rispetto al mondo e “netta demarcazione”, ma reciprocità nella conoscenza (Maturana e Varela parleranno qualche tempo dopo di “accoppiamento strutturale”). Saltando qualche passo di riflessione e ricordando che secondo il vituperato Maturana “living means knowing”, ne deriva che la reciprocità è una condizione fondamentale dell’esistenza…altro che slegati! Cosa viene proposto in alternativa a questo malinteso concetto? A giudicare dalle parole di Davide un processo in cui, seguendo Ricoeur, l’essere mio dell’esperienza viene chiamato “ipseità”, e la sua riconfigurazione narrativa “il Sé dell’identità narrativa”: “L’ipseità (l’essere mio dell’esperienza)è un processo preriflessivo, e il Sé dell’identità narrativa emerge come una vera e propria riappropriazione che si dispiega nel tempo. L’ipseità è già data e il Sé diventa un “obiettivo” e non un punto di partenza come descritto nella biologia della conoscenza di Maturana e nell’ordine sensoriale di Hayek” Quindi, il Sé risiederebbe solo nella narrazione, sarebbe solo riflessività e non comprenderebbe l’ipseità? Questo punto, che ci porterebbe pari pari verso il decostruzionismo di Foucault e Derrida – e al costruzionismo sociale – non è molto chiaro, ma in fondo è solo una questione di termini. Rimane il cardine centrale, che non contraddice in alcun modo Mead, di una dinamica fra il sentirsi (emozionarsi, si legge poi) e la spiegazione (il racconto) di quel sentirsi. E sappiamo come, rifacendosi in questo alla lezione dello stesso Mead, il post razionalismo consideri il Self né come un punto di partenza né come un obiettivo, ma come un PROCESSO (open-ended, che termina con la morte) in continua evoluzione a livelli crescenti di complessità. Inoltre, per quanto Mead non si esprima chiaramente su questo punto, gli studi di Trevarthen, Schaffer e altri fanno anche giustizia del malinteso secondo cui un neonato non “avrebbe” un Self: giocando con le parole, da una prospettiva costruttivista si può dire che forse non “ha”, ma “è” un Self. Il Self quindi non era inteso come “ciò che attraverso la molteplicità dei comportamenti si mantiene identico nel tempo”, e se anche qualche Autore può averlo detto (forse James, quando parla del “puro Ego spirituale”, del “Sé di tutti gli altri Sé”?) questa nozione verrebbe ampiamente modificata, con Von Foerster e la seconda cibernetica, dalla nozione di mantenimento della coerenza interna di un sistema (e secondo Varela, il mantenimento della coerenza corrisponde proprio al mantenimento dell’identità personale). *********** A questo punto del dialogo Giampiero apre una parentesi il cui contenuto mi sembra essere il punto più qualificante di tutta la sua digressione: “Questo modo di affrontare il problema aveva usato, per parlare del Sé, le stesse categorie ontologiche utilizzate per concettualizzare gli oggetti, le cose(…) la psicologia parla del Sé come di una cosa: secondo la magnifica espressione di Paul Ricoeur parla di un sé che è nessuno”. Questa sembra essere la distinzione (il Chi e il Cosa) che si mantiene, il filo portante di tutto il ragionamento, quella che poi dà luogo, secondo Giampiero, alla “impossibilità di coniugare (…) la fenomenologia ermeneutica con l’approccio biologico alla conoscenza. Questa impresa (…) si sarebbe rivelata impossibile proprio per il diverso fondamento su cui le due tradizioni si sono basate”. E infatti, la psicologia nel suo costituirsi (o cercare di farlo ) come scienza non si occupa del singolo. Lo studio dei meccanismi che sottendono la conoscenza umana si occupa, per dirla con Mead, dell’ “animale umano”. Ma siamo proprio sicuri, dopo la svolta costruttivista e l’irrinunciabile porre l’osservazione nell’osservatore che la compie, che le due tradizioni non siano coniugabili? Anche parlare di ipseità, se se ne parla così, significa parlare di un’ipseità che è nessuno, e anche l’identità narrativa è l’identità di nessuno: stiamo parlando di concetti, di costrutti, di astrazioni scientifiche e/o filosofiche che siano. Di quei meccanismi che non raccontano nessuno, ma che ci accomunano tutti. Le conoscenze in terza persona (che poi si chiamino OSP, stili di personalità, idealtipi, teorie narrative dell’identità o altro ancora) vanno a costituire quel background con il quale mi pongo non di fronte a una cosa, ma di fronte a una persona. E’ chiaro che la reificazione di questi costrutti, l’usarli come diagnosi descrittive mal si attaglierebbe a un rapporto personale qual è una psicoterapia…se le OSP venissero usate come i segni zodiacali questo dipenderebbe da chi le usa in quel modo anzichè come strumenti atti ad una diagnosi ESPLICATIVA che trova il suo fondamento SOLO nell’incontro col paziente, la sua storia (tempo), il suo racconto (linguaggio), il suo esserci. A questo punto, credo che si possa quindi osservare con altri occhiali questo passaggio a proposito delle OSP: “Quest’operazione dissolve la storia personale nella costruzione di un ritratto determinato da una riconfigurazione del passato che come un lascito “fatale” determinerà per sempre il proprio orizzonte d’aspettative. Per mezzo della tipizzazione, la temporalità perde il suo carattere inquietante poiché la storicità dell’esperienza viene riferita – attraverso l’applicazione di categorie – a forme assolutamente valide. E’ trasformata in un oggetto, contemporaneamente è ignorato quel rapporto fondamentale con la storicità come noi la incontriamo nella vita”. E quando mai? Questo è il sogno, forse, di chi vorrebbe delle terapie manualizzate, applicabili da chiunque e che vedano il cliente solo come soggetto passivo. Per assurdo, se qualcuno di noi ragionasse in questa maniera basterebbe far leggere a un cliente un libro che descriva bene le OSP per ottenere risultati terapeutici. Certo la temporalità viene “riformulata” attraverso l’uso delle famose “perturbazioni”, ma credo che non esista un mio cliente che pensi di sé di essere un DAP o un ossesso e così via…tranne gli allievi in formazione, ma quello è un discorso che meriterebbe di essere approfondito. E se il Self si concepisce come un processo open ended, è impossibile ignorarne il rapporto con la storicità. “Io, tu lei o lui è ridotto a ciò che rimane invariante nel tempo; al sistema, all’organizzazione di questo/i pattern/s si dà il nome di identità. La confusione diventa ancora più acuta quando quella identità la si fa coincidere con l’organizzazione emozionale sovrapponibile all’attaccamento: programma computazionale che mi determinerà per sempre”! Ripeto: e quando mai? Individuare alcuni aspetti invarianti non significa dire che l’identità è invariante (già comunque andiamo un po’ meglio quando non si confonde invariante con identico!), dacchè la si considera come un processo unitario di mantenimento di una coerenza…un processo sempre in divenire, che credo proprio si possa tradurre con “nell’atto di farsi “ nel rapporto col mondo. Insomma, questa storia delle OSP che di per sé, indipendentemente da chi le usa, sarebbero tipizzanti ed etichettanti mi ricorda, mutatis mutandis, un’altra discussione in cui mi si diceva, più o meno, che non ero io ad essere un talebano dogmatico, era il modello ad essere dogmatico in sè … ************ Andando avanti: il problema della nozione della coscienza come sistema chiuso. “Porre il problema del Sé in questa prospettiva significa dover rendere conto di un essere Sé, di un’ipseità che non è già data come se fosse un oggetto presente ma che è sempre nell’atto di farsi. Non si tratta più cioè di afferrare il Sé attraverso un atto di riflessione ma di coglierlo a partire dalla comprensione dei suoi modi effettivi di esistere (…). Se fare esperienza corrisponde all’essere presso le cose con cui abbiamo a che fare, se la coscienza non è altro che l’apertura dell’esistere dell’uomo a “soggiornare” nel mondo, allora la coscienza non è chiusa ma è nel mondo”. Sappiamo tutti che la “chiusura cognitiva” di Piaget, che sta forse alla base di un’epistemologia costruttivista, non significa isolamento rispetto al mondo. Che Mead affermava che la conoscenza muove da problemi concreti “in the world that is there”. E che i bistrattati Maturana e Varela, delineando il concetto di autopoiesi, hanno spiegato come l’apertura al mondo delle cose, vincolata ai nostri limiti strutturali e alla nostra storicità che trasformano il non-senso esterno in esperienza personale altamente significativa, possa benissimo coesistere con la suddetta chiusura, espressione del mantenimento di quella coerenza interna che viene a corrispondere con l’identità del sistema. E’ anzi proprio grazie a questa chiusura che posso essere calato nel mondo facendone esperienza “mia e soltanto mia”! “La coscienza di sé sottintende cioè un rapporto più fondamentale, più iniziale, più originario che la costituisce e la rende possibile: la relazione con il mondo, il rapporto con l’altro da sé”. Qui tralascio ogni commento: Cooley, Mead, i cileni e il loro “structural coupling”, tutta la teorizzazione odierna sull’intersoggettività lascerebbero in ombra questo tema? Oppure, semmai, ci stanno gettando un po’ di luce? Mi avvio alla conclusione, analizzando l’altro fatto “condannato a rimanere nell’ombra”. “Il Sé non è l’identità, o meglio: l’ipseità non è la sua riconfigurazione narrativa. Se non si capisce questa distinzione – che non ha nulla a che fare con la differenza tacito/esplicito – è impossibile comprendere come l’appropriazione dell’esperienza sia alla base della costituzione dell’identità personale”. Credo di aver sufficientemente delineato come il concetto di Self che deriva dalla tradizione pragmatica anglosassone risolva il problema posto da Giampiero. Se poi il concetto di Self che viene usato è differente, mi sembra che questo apra dei problemi difficili a risolversi. Certo, come dicevo prima Giampiero ha il merito di aver portato alla nostra attenzione la dialettica fra ipseità e medesimezza (che da Vittorio venne colta soprattutto per ciò che riguarda, rispettivamente, gli aspetti di discontinuità e continuità della permanenza di sè – DI sé, non DEL Sé - ): però, se mi si consente un’ultima riflessione, questa approfondisce più il problema aperto da James con la descrizione degli stati transitivi e intransitivi di coscienza, portandoli anche a un livello preriflessivo, che non quello della dinamica fra preriflessività e riflessività. E comunque, questo che può senza dubbio essere considerato un arricchimento tuttora da comprendere appieno nella sua portata deve per forza abrogare e cancellare quello che c’era prima (o meglio, che abbiamo studiato prima)? Forse che il concetto di “discrepanza” fra l’esperienza emotiva e il racconto di questa, che studiavamo prima di interessarcene in termini di continuità e discontinuità è qualcosa di totalmente diverso? O solo qualcosa di meno ricco ed articolato? E soprattutto, se parlo di continuità, discontinuità, ipseità, medesimezza, inwardness, outwardness sto parlando di qualcuno? O non sto forse offrendo alla conoscenza scientifica spunti di riflessione filosofica, MA PUR SEMPRE IN TERZA PERSONA? Ritengo infatti che il costruttivismo – e le teorie della complessità – abbiano provocato, in psicologia, un interesse scientifico per il soggetto conoscente, ponendolo come accennavo prima al centro della sua conoscenza, che ci obbliga a ripensare i rapporti fra prima e terza persona in un modo che vada ben al di là della nozione kuhniana di incommensurabilità, o di quella di inconiugabilità: forse sarebbe bene porre l’attenzione su due livelli di conoscenza, irriducibili l’uno all’altro ma continuamente co-operanti…più o meno come il pensiero narrativo, con le sue caratteristiche di viabilità, e quello logico-matematico. Un saluto a tutti, ringrazio per l’attenzione chi è riuscito a sopportarmi fino in fondo. Renato Proietti Da: Silvio Lenzi Data: Wed, 27 Oct 2010 23:25 A: Renato Proietti, indirizzi multipli Oggetto: Re: costruttivismo ed ermeneutica Caro Renato, leggo volentieri le tue riflessioni sulla intervista di Arciero che mi sembrano molto interessanti. Mi associo con alcuni commenti non organici ma fatti seguendoti. La prima obiezione di Arciero mi sembra al modello della rielaborazione esplicita come e in quanto completamento della esperienza immediata. Molto banalmente pensando a noi stessi spesso “ci troviamo” anche senza raccontarci. La riappropriazione è comunque narrativa (-ma non solo: c’è anche una appropriazione attraverso la comunicazione credo io ma sarebbe lungo spiegare cosa intendo; una ricaduta terapeutica di questo comunque è nell’ultimo paragrafo della mia parte del libro sul panico). È questa che Arciero definisce identità (narrativa appunto e da costruirsi) distinguendola dalla selfhood che è in rapporto col mondo nel senso del dasein heideggeriano (quindi Arcius è meno decostruzionista o costruzionista sociale in fondo del Guidano classico). Diversa è la tua seconda riflessione. Riguarda il rapporto delle descrizioni che facciamo con la unicità di ogni singolo individuo. Cosa vuol dire riconoscere il chi? Forse che nessuno è classificabile, e quindi che “ognuno è tipico nella misura in cui non è personale?” Hai ragione nel dire che le OC sono uno strumento per accostarci al mondo del nostro interlocutore, per osservarlo in modo condiviso, facendolo emergere nelle pratiche di conversazione per arrivare a raccontarlo in modo condiviso. Il ritratto in verità è cosa nobile che incontra l’altro in modo unico e irripetibile, lo fa venir fuori come neanche lui si racconta. Il termine zodiacalizzazione di un modello e delle OC credevo di averlo “inventato” commentando Mannino a Siena ma se qualcuno l’ha usato prima è uguale: quello è il lato negativo ovvero il letto di Procuste. Il punto è vedere di non fare questo con i nostri modelli –OC o stili di personalità o enneatipi o modello Benjamin che siano, senza però rinunciare ad usarli. D’accordo con te sul “quando mai” in termini di intenzioni e convincimenti. Un aspetto critico è comunque l’apertura all’altro e alla novità, che nella concezione guidaniana/maturaniana, a modo di vedere del nostro Arc., non è sufficientemente valorizzata. Qui bisogna vedere bene come si intende: nell’enneagramma i tipi cambiano tra loro, evolvono con movimenti tipici virtuosi o viziosi. Ma non è questo che intende Arciero. La significanza dei semiotica si compone anche della “presa del senso”, heideggerianamente data e quindi non chiusa in un tema di significato? Qui la ricerca potrebbe venirci in aiuto. Pensiamoci!! Il che ci porta anche al tuo terzo argomento: coscienza aperta o chiusa. Qui per quel che vedo io è veramente in gioco la radicalizzazione dell’intenzionalità brentaniana realizzata da Heidegger. Il punto è che una esperienza mia e soltanto mia –concetto giusto e necessario ma non sufficiente- eliminerebbe un punto chiave: l’ontologicità del linguaggio. Il linguaggio dice qualcosa. È ontologico strutturalmente: logos di un on. Da Heidegger in poi si può saltare uno dei due poli. Non ci sono io che faccio esperienza. C’è un essere gettato nel mondo ma questo è difficile comprenderlo e tenerlo chiaro in modo non riduttivo. Le tue riflessioni finali mi richiamano il discorso di Stanghellini sulla seconda persona e su come sia strutturale il dialogo per costruire una narrativa (che integra e organizza i vari codici di conoscenza e sistemi di memoria). Concordo quando dici che occorre cogliere e serbare gli aspetti più ricchi di ogni autore mentre le critiche spesso derivano da una riedizione semplificatoria e riduttiva del pensiero riferito. Di Arciero apprezzo l’utilizzo della letteratura specie della nostra disciplina (cosa assente in Vittorio anche se si sente il contributo di Guido), aspetti descrittivi compresi, che l’apertura a metodi altri ritenuti più validi; e ancora la visione integrativa e aperta alla ricerca. Nello specifico emerge la sua proposta sinottica degli stili di sintesi dell’esperienza e di integrazione emotiva -credo possibile grazie all’articolazione della struttura ontologica preriflessiva. Se in questo e quanto in questo si sia affrancato da Vittorio certo può essere oggetto di valutazioni diverse. Io credo che alcuni aspetti di novità possano essere validi e utili. Ne continueremo a parlare. Certo in proposito mi ha sorpreso l’insistenza di Gabriele, nella sua chiara e misurata introduzione, sulla articolazione basica dell’esperienza rispetto alla quale forse non valeva la pena insistere tanto con i termini meno “ricchi”. Così come su altri concetti, come coerenza e perturbazione che forse troppo concedono al lato “semantico” della organizzazione conoscitiva. Ma tanto per accennare qualcosa di concreto consistenza e catalizzazione a me piacciono altrettanto se non di più. Ma come dico ne continueremo a parlare. Grazie intanto per gli spunti e a presto, Silvio Da: giovanni ronzani Data: Sun, 24 Oct 2010 19:34 A: Agorà, Luciano Lodoli Oggetto: Re Un libro piccolo ma prezioso Carissimo, mi fa piacere che hai trovato questo interessante libro, me ne aveva accennato una collega del corso di specializzazione e te ne avrei parlato lunedì. Tu lo hai già trovato? A presto, Gianni Ronzani Da: Gilda Bertan Data: Sun, 24 Oct 2010 11:31 A: Luciano Lodoli Oggetto: Re: Un libro piccolo ma prezioso Grazie Luciano! Un caro saluto a tutti, Gilda Da: Luciano Lodoli Data: Sun, 24 Oct 2010 11:06 A: Agorà Oggetto: Un libro piccolo ma prezioso Cari amici di Agorà, vi segnalo un interessante nuovo libro un interessante ulteriore libro postumo di Vittorio Guidano dal "parlato" di una lezione sua lezione sugli ultimi sviluppi del modello post-razionalista. Vittorio Guidano, a cura di Gherardo Mannino "La dimensione del sé. Una lezione sugli ultimi sviluppi del modello postrazionalista". Alpes Italia, 2010, p. 80 Il libro appare importante poiché in esso si delineano alcuni sviluppi del pensiero di Guidano rimasti in abbozzo a causa della scomparsa dell'autore a breve distanza di tempo. Il mio invito è per tutti a una lettura meditata e (a chi volesse) a commentarlo magari con una piccola recensione per Psicoterapia e Scienza. Un caro saluto a tutti, Luciano Da: Luciano Lodoli Data: Wed, 13 Oct 2010 18:32 A: Agorà Oggetto: Un interessante libro di Paolo Migone Cari amici di Agorà, vi propongo la lettura di un interessante libro di Paolo Migone, libro che ha segnato i rari momenti di fecondo "otium" durante la mia vacanza itinerante nei Balcani e che presto segnalerò sul sito. Paolo Migone, “Terapia psicoanalitica. Seminari” sesta edizione, Franco Angeli Milano, 2010 Questo solo in apparenza è un libro assemblato in modo casuale, una lettura attenta mostra ben presto il robusto filo conduttore che ci avvicina al vero interesse dell'autore: farsi domande e cercare risposte affrontando problematiche che attengono a riflessioni più sulla psicoanalisi e sulla psicoterapia in generale che di psicanalisi e psicoterapia. Paolo Migone nella prefazione a questa nuova edizione del libro tra l'altro scrive: "… ritengo che i vari capitoli non siano scollegati perché il filo conduttore che li tiene assieme è l'interesse per lo sviluppo storico dei concetti e uno spirito critico, la curiosità e il piacere di aprire nuovi problemi senza trovare facili soluzioni. Questo può andare molto bene, perché la psicoanalisi, qualunque cosa significhi, non è qualcosa compiuto o definitivo, per cui penso che nessun "libro" possa essere scritto su di essa". Se non "un libro" questo è certamente un importante e organico insieme di articoli proprio sulla psicoanalisi, scritto con passione è padronanza della materia, centrato sulle fondamentali questioni della odierna sua collocazione nella galassia delle psicoterapie e in particolare rispetto alla sua storia remota e prossima e alla sua abbastanza recente evoluzione generativa. Un testo di grande aiuto per le riflessioni sul proprio operare e riflettere per tutti quei terapeuti e studiosi, che si riconoscano nell’alveo delle diverse scuole psicoanalitiche sia che appartengano ad altre matrici, purché non siano troppo legati a visuali dogmatiche o settarie o, peggio, a logiche di potere. (La suggestione “recensiva” è mia. Eventuali vostri pareri sul libro saranno da me graditissimi e oggetto di sincera attenzione). Un caro saluto a tutti e auguri di buon ritorno al lavoro e allo studio quotidiano, Luciano lodoli