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2° classificato - Comune di Lagosanto
2° classificato narrativa di Navicelli Vanessa Vicobarone (PC) “IL MONDO DA UNO SCALINO” “Sognare è un buon modo di viaggiare gratis. Mi sembra un gran titolo! Proprio un gran titolo. Dev’essere un bel libro, eh?” Mio papà dice che leggere è importante. Ti aiuta a diventare migliore. Noi non abbiamo libri e così leggiamo solo i titoli di quelli in vetrina nella libreria all’angolo. “E’ meglio di niente”, dice mio padre sorridendo. Lui sorride spesso. Mia madre no. Quando la sera torniamo da lei, gli dice sempre: “Cos’avrai mai, tu, da ridere…” E allora lo sguardo di mio padre si spegne e diventa malinconico. Cavolo, è tardissimo! Di solito a quest’ora siamo gia al…Il giornale! Accidenti. Me lo sono dimenticato… “Non fa niente. Vuol dire che per oggi ci arrangeremo senza…”, dice mio padre, passandomi una mano sui capelli. Non fa niente. Be’, mica tanto. Per colpa mia dobbiamo star seduti sulla pietra dello scalino, che è sempre fredda, senza poterci mettere prima qualche foglio di giornale. E va be’. Pazienza. Ci sediamo lo stesso. Mio papà tira fuori il violino, lo accorda un po’ e poi comincia a suonarlo. Non è che sia un gran musicista. Conosce solo tre canzoni. Credo che la gente qui intorno si stia stufando di sentirle. C’è un bel palazzo rosa dall’altra parte della strada. Con le colonne e un portone verde. Dev’esserci anche un giardino lì dentro; sono sicuro che è grande e pieno di alberi e fiori di tutti i colori. Una volta si è aperta una finestra e abbiamo visto un tizio che sembrava furioso. Ci ha gridato qualcosa, ma non abbiamo capito cosa, perché vicino a noi c’è una fermata del bus e in quel momento c’era un gran rumore. Dopo poco, da quella finestra ha iniziato a uscire una musica altissima. Mio padre ha sorriso, ha alzato il violino e ha detto: “Be’, io non posso competere con un’intera orchestra…Questa è musica classica. La senti? Senti com’è bella…” Di fronte a dove ci sediamo, c’è il negozio di un parrucchiere: signore eleganti entrano e escono di continuo. “Quando si sentono belle, le donne sono più in animo di farti un’offerta. Ecco perché questo è un buon posto”. Me lo dice sempre, mio padre, quando una signora si ferma e ci lascia qualcosa. Le prime volte mi vergognavo per il piattino. Non mi muovevo, guardavo sempre per terra. Mi sembrava persino di trattenere il respiro. Adesso cerco di non pensarci. Tanto non ci si può far niente. Proprio niente. “Uhm…che profumo…mi sa che stanno sfornando la pizza…Hai fame?..Vai a comprartene un po’.” Più avanti, nella strada, c’è una focacceria. Fanno pizze, torte e una gran varietà di focacce. Io preferisco la pizza. Ogni tanto vado a prenderne un pezzetto. Se posso la pago, se no…a volte me la regalano. C’è una ragazza gentile al bancone. L’ultima volta, però, mi ha detto di restare sulla porta che veniva lei a portarmela. Va be’. Di fronte alla focacceria, c’è un negozio di candele. E’ un posto fantastico. La vetrina è piena di candele di tutte le forme, e fiori, luci…uno spettacolo! D’inverno, poi, mettono musiche natalizie e sistemano la vetrina che sembra un bosco magico. Io m’incanto davanti per non so quanto tempo. E’ bello star lì, guardare la vetrina, guardare le luci, con intorno altre persone che s’incantano come me. Una volta dal negozio è uscito un uomo, mi ha dato dei soldi e mi ha detto: “Adesso, però, vai.” Avrei voluto spiegargli che non ero lì per quello, che mi ero fermato solo per… Ma poi non l’ho fatto. Non so neanch’io perché. Me ne sono andato e basta. Sta già tramontando il sole. Ormai dovrebbe arrivare…Ah, eccolo. Tutti i giorni, verso quest’ora, passa un signore anziano. Mio papà dice che non deve stare molto meglio di noi. E’ magro e sempre vestito allo stesso modo. Usa il bastone per raccogliere da terra le cicche delle sigarette. Le mette in una borsa di plastica e se la infila in tasca. Cammina e si muove così piano…Dev’essere come vivere al rallentatore. Un giorno, mio papà mi ha mandato a offrirgli una sigaretta. Il signore anziano mi ha guardato; poi si è girato a guardare in lontananza mio padre si è alzato il cappello per fargli un gesto di saluto. Allora il signore anziano ha ricambiato il saluto, ha preso la sigaretta e, mettendola in tasca, mi ha detto: “Fa della bella musica, tuo padre. Ci voleva in questa via. Diglielo…Diglielo che fa bella musica.” Non era mica vero. Insomma, la musica di mio papà non è così bella. Credo fosse un modo per dirci grazie. Eh si, doveva essere per forza così. O forse il signore anziano è un po’ sordo… Si è fatta sera. E’ ora di andarcene. Diamo uno sguardo da lontano alla vetrina della libreria. Mentre raccogliamo le nostre cose, mio padre mi dice sorridendo: “Forse un giorno, quando sarai grande, lo scriverai tu un libro. E lo intitolerai “Il mondo visto da uno scalino!” Già. Perché no. Forse un giorno… Cavolo. Ho il sedere congelato. Domani dobbiamo proprio ricordarcelo il giornale…