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Delneri:lo scudetto? La Juve deve provarci

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Delneri:lo scudetto? La Juve deve provarci
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Sport
LIBERTÀ
Mercoledì 15 dicembre 2010
Passerella a teatro sul tappeto rosso
Accolto come un divo dalla platea:
«Grazie di cuore alla mia gente, a tutti»
LA NOTTE DI PARATICI
BORGONOVESE DELL’ANNO 2010
BORGONOVO - A sinistra la moglie di Fabio Paratici con il piccolo Lorenzo;sopra la
platea gremita;a destra il direttore sportivo della Juventus con il figlio in braccio
L’abbraccio di Borgonovo
Fabio,il grande volo
BORGONOVO - Il Cinema Teatro
Capitol, quasi 700 posti, rischia
di essere decisamente piccolo.
Rischia di scoppiare sotto la
pressione di tanta gente, del paese e non. Ma quando mai un altro piacentino diventerà direttore sportivo della Juventus? Paolo
Cagnani, principale organizzatore della manifestazione, altro innamoratissimo della sua terra,
salta da una parte all’altra, ma è
un concentrato di soddisfazione
e orgoglio. Le tre auto targate Juve arrivano direttamente da Vinovo. Finito l’allenamento bianconero, Fabio, Delneri, Marotta e
Pessotto, con le mogli, si sono
messi per strada, con il premiato
a fare da guida: lui queste strade
le conosce a memoria. L’atrio è
piccolo, la gente preferisce aspettare all’esterno, si rischia la
calca, ma fila tutto liscio. Robert
Gionelli, responsabile comunicazione del Coni piacentino, apre le danze.
Sullo schermo scorrono le immagini degli articoli che Libertà
ha dedicato a Fabio, che cammina su un ideale “tappeto rosso”,
steso nella sala che lo accoglie
come un divo (proprio quello
che lui non si sente di essere, ma
il “volo di Fabio” è ormai inarrestabile). Nonna Carla se lo coccola almeno quanto la sorella
Daria, con i nipotini Leonardo e
Riccardo. Ci sono anche papà
Luciano (rappresentante) e
mamma Patrizia (maestra), ovviamente la moglie Roberta con
il piccolo Lorenzo. Ma a fare da
apripista sono Delneri, Gianluca
Pessotto e Giovanni Rossi (exFiorenzuola), responsabili del
settore giovanile sabaudo. Marotta, l’ad, entra per ultimo.
Il palco si popola con il sindaco Domenico Francesconi (che
ha allenato Fabio e con lui ha vinto titolo provinciale Esordienti e
Giovanissimi) e il consigliere comunale Ada Guastoni, Fabio Gallinari digì della Borgonovese,
presente in sala al gran completo,
Paolo Cagnani, principale organizzatore della serata. In sala gli
amici di Fabio, a cominciare da
Bruno Giglio (la parabola di Fabio è la testimonianza di qiuanto
è scritto nel suo libro) e il suo
scopritore Gianni Rubini.
Fabio ha la tipica rigidità da emozione, mentre ripercorrono la
sua carriera, tanta serie C, dopo
la Primavera del Piace, fino al
Brindisi. Poi il Paratici dirigente:
alla Samp con Marotta, dove forgia la Primavera scudettata e via,
fino al ruolo di responsabile tecnico bianconero. Francesconi:
«Questa è una delle poche occasioni che ancora mi fanno battere il cuore».
Roberto Perrone è il bravo e
corpulento giornalista del Corriere che si occupa di cose juventine. Dice di Paratici: moderno, conoscitore delle lingue, a suo agio
con le tecnologie, carattere di ferro ammantato di umiltà, il nonno
che andava a Torino in bicicletta
pur di vedere le maglie juventine. Gli amici, a cominciare da
Pippo Inzaghi (hanno fatto anche il militare insieme), gli studi
PIACENZA - La vita sportiva di
universitari interrotti, il diploma
di diesse a Coverciano, il sentirsi
realizzato nel lavoro e nella vita,
i sette anni con Marotta (ma si
danno ancora del “lei”).
Si alza il Sindaco, gli consegna
la medaglia. E’ il momento di Fabio davanti al microfono. Ribadisce: «La soddisfazione di questo
premio è più grande di qualunque altra abbia provato: grazie alla mia gente». Marotta: «Questa
premiazione ha un valore straordinario, l’orgoglio di Fabio è anche mio. Sono stato fortunato a
individuarlo, ha tutta la mia fiducia, che ha ricambiato con tantissime indicazioni preziose. E
diciamo entrambi grazie a Gigi
Delneri, perché sta rendendo
fruttuoso il nostro lavoro».
Delneri, super-applaudito:
«Ho provato anch’io a prendere
un premio al mi paese, anni fa,
La prima relazione
Fabio Paratici è iniziata, come noto, nella Borgonovese,
la squadra del suo paese. E
proprio in un giorno di marzo (esattamente il 31) del
1984, il Piacenza inviò uno
dei suoi osservatori a vederlo all’opera con la maglia rossoblù. Si tratta di Gianni Rubini, decano del calcio piacentino, allora segretario generale del Piacenza Calcio.
Rubini andò ad assistere all’incontro della categorie esordienti fra la Borgonovese e il San Nicolò: il dodicenne Paratici giocava centrocampista (maglia numero 8) e
dall’altra parte c’era Pippo Inzaghi, 11 anni appena
compiuti, ma già centravanti.
Ecco cosa scrisse allora Rubini nella relazione firmata di suo pugno: “Paratici è sicuramente, anche per l’età,
il migliore di tutti, buona visione di gioco e calcio pulito. Rivedere per l’anno prossimo il giovanissimo Inzaghi, dotato di grande mobilità”.
Per fortuna, per entrambi, le segnalazioni fatte da Rubini sono state prese in seria considerazione della società biancorossa, che si era accaparrata sia Paratici che
Inzaghi. A livello di calciatore, la carriera di Pippo è stata decisamente superiore, ma Fabio si è rifatto in quella dirigenziale, fino ad arrivare al livello raggiunto oggi
e che ha avuto, da noi, la sua consacrazione nella bella
serata di ieri.
Inzaghi, secondo bimestre 1973, era il più giovane in
campo in assoluto, contro il secondo trimestre ‘72 di Paratici. Poco più di un anno di differenza per le due stelle del calcio piacentino, che fino da allora hanno coltivato un’amicizia che è ancora ben salda e va oltre le rivalità di maglia.
«Paratici è il migliore:
buona visione di gioco
e calcio pulito»
gent
so che tipo di emozioni si provano. Fabio da del “lei” anche a me,
ma questo non significa che tutti quanti noi alla Juve non siamo
legatissimi. Lavoro con lui da
quest’anno, è il collante fra lo
spogliatoio e la società, va a scoprire talenti, l’ultimo Soerensen.
Parliamo di tutto, lui è per me un
supporto continuo, una presenza
importante. Il futuro sarà suo, le
persone schiette e sincere fanno
sempre strada».
Ma il “borgonovese dell’anno”
non si arrabbia mai? Fabio: «Ho
imparato tutto da Marotta, in sette anni avrà alzato la voce tre volte: non serve urlare per esprimere concetti chiari, rigidi, assoluti.
Basta essere decisi e diretti, così
diventi più credibile». Quasi un
padre con un figlio. Altro pezzo
forte: la Juve da ricostruire. A che
punto siamo? Marotta: «Abbia-
mo trovato un gruppo che aveva
perso fiducia, al quale è stato difficile ridare la mentalità vincente.
Ci è arrivato un segnale dal ritorno alla presidenza di un Agnelli,
forti di questo siamo partiti per
rivoluzionare il parco giocatori.
Ora è tornata l’autostima: solo
così si può vincere al 94’». Concetti sposati in toto da Delneri: «Il
nostro valore aggiunto? Mettere
il cuore dentro una maglia molto
pesante, ma altrettanto stimolante». Il mercato di gennaio?
Marotta e Delneri stanno sul vago puro: niente investimenti importanti, ma attenti a cogliere le
occasioni. Tutto e niente, insomma. Fabio saluta dopo avere ricevuto un quadro dipinto da Gallinari. Paratici come esempio: è
l’ultimo concetto.
BORGONOVO - Il
nuovo staff
dirigenziale e
tecnico della
Juventus: da
sinistra Gianluca
Pessotto,
Giovanni Rossi,
Beppe Marotta,
Fabio Paratici e
Gigi Delneri
(foto Petrarelli)
Paolo Gentilotti
paolo. gentilotti@liberta. it
Delneri: lo scudetto?
La Juve deve provarci
Il tecnico: «Noi cerchiamo sempre il massimo»
BORGONOVO - È la nuova Triade,
niente a che fare con quella vecchia, però. La freschezza del
neo-vertice bianconero, quello
che ha riportato la Vecchia Signora nei posti che le competono, sbarca a Borgonovo. Tocca
questa volta a Fabio Paratici, e
non potrebbe essere altrimenti,
fare gli onori di casa: Beppe Marotta e Gigi Delneri non sono voluti mancare alla serata da protagonista assoluto del “delfino”
del ds bianconero. Smaltita la
ovvia dose di flash ed autografi,
è Gigi Delneri a subire l’assalto
più pesante da parte dei cronisti. E’ lui l’uomo del momento.
«È la giusta serata che si merita un ragazzo come Fabio - attacca Delneri -. Una festa tra la
sua gente per un dirigente pre-
parato, ma soprattutto un amico. Penso si tratti di un riconoscimento assegnatogli per il suo
modo di essere: una persona vera e umile. E’ un collaboratore
fondamentale: c’è un rapporto
diretto con Fabio ed è ormai una
sorta di collante tra squadra e
società, oltre a ricoprire un ruolo essenziale nello scovare giovani che non stanno tradendo le
attese: pensiamo all’ultima novità rappresentata dal danese
Sorensen».
Ha sfidato la fitta nebbia del
Valpadana pur di essere presente al Paratici-day, segnale che le
parole spese dal tecnico friulano non si limitino al puro
conformismo. E al conformismo
Del Neri non si adegua nemmeno quando il discorso si sposta
sulla sua Juve. Il mister si trova al
secondo posto, quando qualcuno all’inizio della stagione parlava di un «Delneri che non è fatto per le grandi squadre».
È arrivato il momento di togliersi qualche sassolino?
«Non parliamo di sassolini o
rivincite. Si tratta semplicemente di desiderio di dimostrare ciò
che si vale, facendo tesoro degli
errori del passato e farsi trovare
quindi all’altezza del compito
assegnato. Se c’è una cosa che
ho imparato in questi anni di
carriera è soprattutto quella di
spendere poche parole e parlare
maggiormente con i fatti, che
nel calcio significano essenzialmente vittorie».
Una Juve dunque ad immagine e somiglianza del baffo friu-
Sport
LIBERTÀ
Mercoledì 15 dicembre 2010
La commozione dei familiari
L’abbraccio di genitori e consorte
Poi il sindaco consegna la medaglia
La stima dei dirigenti
Marotta: il suo orgoglio è il mio
Delneri: uno scopritore di talenti
Marotta:stiamo alla finestra
«Difficile trovare campioni a gennaio, ma se c’è l’occasione...»
BORGONOVO - Dal blucerchiato al
bianconero. Sono cambiati i colori ma non la felice sostanza e
la bontà del lavoro della nuova
Triade che ora sta facendo sognare i tifosi juventini. Ma la base forte dell’ottimo lavoro portato avanti sul campo da mister
Gigi Delneri è frutto della pregevole capacità manageriale portata avanti da Beppe Marotta in
totale simbiosi con il neo-borgonovese dell’anno, Fabio Paratici. Stretta collaborazione, la loro, che dura da sette anni e che
per i primi sei ha fatto la felicità
della Sampdoria. Ad accomunarli, come ha confidato Fabio, i
valori autentici e genuini di chi
è cresciuto in provincia ed il fatto di sapere, avendola sperimentata sulla propria pelle, cos’è la gavetta.
Paratici deve professionalmente tanto a Marotta, che rispedisce volentieri al suo diretto
collaboratore parole di stima, elogio ed incondizionata fiducia.
«Da Paratici - afferma l’ad bianconero - ho sempre ricevuto e
continuo a ricevere indicazioni
importanti e preziose. Mi ritengo
fortunato ad averlo incontrato,
contandolo nella cerchia dei
miei collaboratori, tra i quali oggi ha assunto la veste del fedelissimo, benché sia molto giovane.
Ha dalla sua la straordinaria pas-
sione che profonde quotidianamente nel lavoro e che, abbinata
ovviamente a tanta competenza,
gli consentirà di interpretare una brillante carriera».
Il tramite del vostro incontro?
«Un amico procuratore, che al
tempo lo era anche di Paratici:
Marronaro. Erano stati compagni di squadra e anche allora,
quando giocava, Fabio lasciava
trasparire di poter intraprendere con successo l’avventura dirigenziale, già forte di nozioni non
comuni. Io mi sono subito reso
conto del suo valore, tanto umano quanto professionale, e mi ritengo a mia volta fortunato di
vantarlo nel mio staff».
BORGONOVO Sopra, il sindaco
Domenico
Francesconi
consegna la
medaglia a Fabio
Paratici; a fianco,
l’abbraccio con la
nonna Carla;
sotto uno scorcio
del palco del
teatro Capitol
BORGONOVO - Il tecnico Gigi Delneri:anche per lui grandi applausi
lano: concreta, solida e in grado
di andare a caccia del successo
fino all’ultimo respiro. Proprio
come successo domenica scorsa, con i tre punti che sono valsi
l’aggancio alla piazza d’onore
ma che, soprattutto, hanno san-
cito un verdetto che pare ora definitivo.
L’anti-Milan è finalmente
svelata?
«Significa se possiamo pronunciare la parola scudetto? La
Juve, per la sua storia e il suo bla-
sone, ha il dovere di cercare il
massimo risultato. Noi ora non
dobbiamo pensare di avere raggiunto chissà quali obiettivi: siamo a metà stagione e il traguardo più immediato al quale stiamo pensando è quello di arrivare alla pausa con altre vittorie
che possano consolidare la nostra posizione».
Delneri poi traccia un primo
bilancio della sua avventura in
bianconero: «C’erano diverse
componenti ad inizio stagione,
che potevano fare pensare a
grosse difficoltà: quando si cambia così tanto è inevitabile. In avvio di campionato, in effetti, abbiamo incassato tanti gol, ci
hanno definito “la banda del buco”, addirittura. Ora stiamo raccogliendo i frutti del lavoro: vincere al 94’ domenica contro la
Lazio è stato un segnale importante, di un gruppo che sa cosa
significhi indossare una maglia
pesante come quella juventina.
Il bilancio è certamente positivo, ma la strada è ancora lunghissima».
Intanto però la Vecchia Signora è tornata, la Triade pure, più
simpatica e con una colonna
portante piacentina, anzi borgonovese, fino al midollo.
Corrado Todeschi
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Intendete rinforzare la Juve
più nel settore difensivo o in
quello offensivo?
«Io credo che questo gruppo,
in graduale e costante crescita
grazie al grande lavoro effettuato sin dal primo giorno di ritiro,
meriti tanti elogi ed altrettanta
considerazione. Difficile che il
mercato di gennaio offra opportunità in grado di farci fare il salto di qualità o comunque la differenza. Restiamo comunque vigili e pronti a cogliere qualsiasi
spunto che meriti di essere preso in considerazione».
Il futuro di Cassano? Milan o
Inter?
«Non lo so, certo non alla Juve.
Ma io mi auguro soprattutto che
da quest’ultima vicissitudine
Antonio, al quale sono molto legato, abbia tratto ulteriori insegnamenti».
Marco Villaggi
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