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Delneri:lo scudetto? La Juve deve provarci
42 Sport LIBERTÀ Mercoledì 15 dicembre 2010 Passerella a teatro sul tappeto rosso Accolto come un divo dalla platea: «Grazie di cuore alla mia gente, a tutti» LA NOTTE DI PARATICI BORGONOVESE DELL’ANNO 2010 BORGONOVO - A sinistra la moglie di Fabio Paratici con il piccolo Lorenzo;sopra la platea gremita;a destra il direttore sportivo della Juventus con il figlio in braccio L’abbraccio di Borgonovo Fabio,il grande volo BORGONOVO - Il Cinema Teatro Capitol, quasi 700 posti, rischia di essere decisamente piccolo. Rischia di scoppiare sotto la pressione di tanta gente, del paese e non. Ma quando mai un altro piacentino diventerà direttore sportivo della Juventus? Paolo Cagnani, principale organizzatore della manifestazione, altro innamoratissimo della sua terra, salta da una parte all’altra, ma è un concentrato di soddisfazione e orgoglio. Le tre auto targate Juve arrivano direttamente da Vinovo. Finito l’allenamento bianconero, Fabio, Delneri, Marotta e Pessotto, con le mogli, si sono messi per strada, con il premiato a fare da guida: lui queste strade le conosce a memoria. L’atrio è piccolo, la gente preferisce aspettare all’esterno, si rischia la calca, ma fila tutto liscio. Robert Gionelli, responsabile comunicazione del Coni piacentino, apre le danze. Sullo schermo scorrono le immagini degli articoli che Libertà ha dedicato a Fabio, che cammina su un ideale “tappeto rosso”, steso nella sala che lo accoglie come un divo (proprio quello che lui non si sente di essere, ma il “volo di Fabio” è ormai inarrestabile). Nonna Carla se lo coccola almeno quanto la sorella Daria, con i nipotini Leonardo e Riccardo. Ci sono anche papà Luciano (rappresentante) e mamma Patrizia (maestra), ovviamente la moglie Roberta con il piccolo Lorenzo. Ma a fare da apripista sono Delneri, Gianluca Pessotto e Giovanni Rossi (exFiorenzuola), responsabili del settore giovanile sabaudo. Marotta, l’ad, entra per ultimo. Il palco si popola con il sindaco Domenico Francesconi (che ha allenato Fabio e con lui ha vinto titolo provinciale Esordienti e Giovanissimi) e il consigliere comunale Ada Guastoni, Fabio Gallinari digì della Borgonovese, presente in sala al gran completo, Paolo Cagnani, principale organizzatore della serata. In sala gli amici di Fabio, a cominciare da Bruno Giglio (la parabola di Fabio è la testimonianza di qiuanto è scritto nel suo libro) e il suo scopritore Gianni Rubini. Fabio ha la tipica rigidità da emozione, mentre ripercorrono la sua carriera, tanta serie C, dopo la Primavera del Piace, fino al Brindisi. Poi il Paratici dirigente: alla Samp con Marotta, dove forgia la Primavera scudettata e via, fino al ruolo di responsabile tecnico bianconero. Francesconi: «Questa è una delle poche occasioni che ancora mi fanno battere il cuore». Roberto Perrone è il bravo e corpulento giornalista del Corriere che si occupa di cose juventine. Dice di Paratici: moderno, conoscitore delle lingue, a suo agio con le tecnologie, carattere di ferro ammantato di umiltà, il nonno che andava a Torino in bicicletta pur di vedere le maglie juventine. Gli amici, a cominciare da Pippo Inzaghi (hanno fatto anche il militare insieme), gli studi PIACENZA - La vita sportiva di universitari interrotti, il diploma di diesse a Coverciano, il sentirsi realizzato nel lavoro e nella vita, i sette anni con Marotta (ma si danno ancora del “lei”). Si alza il Sindaco, gli consegna la medaglia. E’ il momento di Fabio davanti al microfono. Ribadisce: «La soddisfazione di questo premio è più grande di qualunque altra abbia provato: grazie alla mia gente». Marotta: «Questa premiazione ha un valore straordinario, l’orgoglio di Fabio è anche mio. Sono stato fortunato a individuarlo, ha tutta la mia fiducia, che ha ricambiato con tantissime indicazioni preziose. E diciamo entrambi grazie a Gigi Delneri, perché sta rendendo fruttuoso il nostro lavoro». Delneri, super-applaudito: «Ho provato anch’io a prendere un premio al mi paese, anni fa, La prima relazione Fabio Paratici è iniziata, come noto, nella Borgonovese, la squadra del suo paese. E proprio in un giorno di marzo (esattamente il 31) del 1984, il Piacenza inviò uno dei suoi osservatori a vederlo all’opera con la maglia rossoblù. Si tratta di Gianni Rubini, decano del calcio piacentino, allora segretario generale del Piacenza Calcio. Rubini andò ad assistere all’incontro della categorie esordienti fra la Borgonovese e il San Nicolò: il dodicenne Paratici giocava centrocampista (maglia numero 8) e dall’altra parte c’era Pippo Inzaghi, 11 anni appena compiuti, ma già centravanti. Ecco cosa scrisse allora Rubini nella relazione firmata di suo pugno: “Paratici è sicuramente, anche per l’età, il migliore di tutti, buona visione di gioco e calcio pulito. Rivedere per l’anno prossimo il giovanissimo Inzaghi, dotato di grande mobilità”. Per fortuna, per entrambi, le segnalazioni fatte da Rubini sono state prese in seria considerazione della società biancorossa, che si era accaparrata sia Paratici che Inzaghi. A livello di calciatore, la carriera di Pippo è stata decisamente superiore, ma Fabio si è rifatto in quella dirigenziale, fino ad arrivare al livello raggiunto oggi e che ha avuto, da noi, la sua consacrazione nella bella serata di ieri. Inzaghi, secondo bimestre 1973, era il più giovane in campo in assoluto, contro il secondo trimestre ‘72 di Paratici. Poco più di un anno di differenza per le due stelle del calcio piacentino, che fino da allora hanno coltivato un’amicizia che è ancora ben salda e va oltre le rivalità di maglia. «Paratici è il migliore: buona visione di gioco e calcio pulito» gent so che tipo di emozioni si provano. Fabio da del “lei” anche a me, ma questo non significa che tutti quanti noi alla Juve non siamo legatissimi. Lavoro con lui da quest’anno, è il collante fra lo spogliatoio e la società, va a scoprire talenti, l’ultimo Soerensen. Parliamo di tutto, lui è per me un supporto continuo, una presenza importante. Il futuro sarà suo, le persone schiette e sincere fanno sempre strada». Ma il “borgonovese dell’anno” non si arrabbia mai? Fabio: «Ho imparato tutto da Marotta, in sette anni avrà alzato la voce tre volte: non serve urlare per esprimere concetti chiari, rigidi, assoluti. Basta essere decisi e diretti, così diventi più credibile». Quasi un padre con un figlio. Altro pezzo forte: la Juve da ricostruire. A che punto siamo? Marotta: «Abbia- mo trovato un gruppo che aveva perso fiducia, al quale è stato difficile ridare la mentalità vincente. Ci è arrivato un segnale dal ritorno alla presidenza di un Agnelli, forti di questo siamo partiti per rivoluzionare il parco giocatori. Ora è tornata l’autostima: solo così si può vincere al 94’». Concetti sposati in toto da Delneri: «Il nostro valore aggiunto? Mettere il cuore dentro una maglia molto pesante, ma altrettanto stimolante». Il mercato di gennaio? Marotta e Delneri stanno sul vago puro: niente investimenti importanti, ma attenti a cogliere le occasioni. Tutto e niente, insomma. Fabio saluta dopo avere ricevuto un quadro dipinto da Gallinari. Paratici come esempio: è l’ultimo concetto. BORGONOVO - Il nuovo staff dirigenziale e tecnico della Juventus: da sinistra Gianluca Pessotto, Giovanni Rossi, Beppe Marotta, Fabio Paratici e Gigi Delneri (foto Petrarelli) Paolo Gentilotti paolo. gentilotti@liberta. it Delneri: lo scudetto? La Juve deve provarci Il tecnico: «Noi cerchiamo sempre il massimo» BORGONOVO - È la nuova Triade, niente a che fare con quella vecchia, però. La freschezza del neo-vertice bianconero, quello che ha riportato la Vecchia Signora nei posti che le competono, sbarca a Borgonovo. Tocca questa volta a Fabio Paratici, e non potrebbe essere altrimenti, fare gli onori di casa: Beppe Marotta e Gigi Delneri non sono voluti mancare alla serata da protagonista assoluto del “delfino” del ds bianconero. Smaltita la ovvia dose di flash ed autografi, è Gigi Delneri a subire l’assalto più pesante da parte dei cronisti. E’ lui l’uomo del momento. «È la giusta serata che si merita un ragazzo come Fabio - attacca Delneri -. Una festa tra la sua gente per un dirigente pre- parato, ma soprattutto un amico. Penso si tratti di un riconoscimento assegnatogli per il suo modo di essere: una persona vera e umile. E’ un collaboratore fondamentale: c’è un rapporto diretto con Fabio ed è ormai una sorta di collante tra squadra e società, oltre a ricoprire un ruolo essenziale nello scovare giovani che non stanno tradendo le attese: pensiamo all’ultima novità rappresentata dal danese Sorensen». Ha sfidato la fitta nebbia del Valpadana pur di essere presente al Paratici-day, segnale che le parole spese dal tecnico friulano non si limitino al puro conformismo. E al conformismo Del Neri non si adegua nemmeno quando il discorso si sposta sulla sua Juve. Il mister si trova al secondo posto, quando qualcuno all’inizio della stagione parlava di un «Delneri che non è fatto per le grandi squadre». È arrivato il momento di togliersi qualche sassolino? «Non parliamo di sassolini o rivincite. Si tratta semplicemente di desiderio di dimostrare ciò che si vale, facendo tesoro degli errori del passato e farsi trovare quindi all’altezza del compito assegnato. Se c’è una cosa che ho imparato in questi anni di carriera è soprattutto quella di spendere poche parole e parlare maggiormente con i fatti, che nel calcio significano essenzialmente vittorie». Una Juve dunque ad immagine e somiglianza del baffo friu- Sport LIBERTÀ Mercoledì 15 dicembre 2010 La commozione dei familiari L’abbraccio di genitori e consorte Poi il sindaco consegna la medaglia La stima dei dirigenti Marotta: il suo orgoglio è il mio Delneri: uno scopritore di talenti Marotta:stiamo alla finestra «Difficile trovare campioni a gennaio, ma se c’è l’occasione...» BORGONOVO - Dal blucerchiato al bianconero. Sono cambiati i colori ma non la felice sostanza e la bontà del lavoro della nuova Triade che ora sta facendo sognare i tifosi juventini. Ma la base forte dell’ottimo lavoro portato avanti sul campo da mister Gigi Delneri è frutto della pregevole capacità manageriale portata avanti da Beppe Marotta in totale simbiosi con il neo-borgonovese dell’anno, Fabio Paratici. Stretta collaborazione, la loro, che dura da sette anni e che per i primi sei ha fatto la felicità della Sampdoria. Ad accomunarli, come ha confidato Fabio, i valori autentici e genuini di chi è cresciuto in provincia ed il fatto di sapere, avendola sperimentata sulla propria pelle, cos’è la gavetta. Paratici deve professionalmente tanto a Marotta, che rispedisce volentieri al suo diretto collaboratore parole di stima, elogio ed incondizionata fiducia. «Da Paratici - afferma l’ad bianconero - ho sempre ricevuto e continuo a ricevere indicazioni importanti e preziose. Mi ritengo fortunato ad averlo incontrato, contandolo nella cerchia dei miei collaboratori, tra i quali oggi ha assunto la veste del fedelissimo, benché sia molto giovane. Ha dalla sua la straordinaria pas- sione che profonde quotidianamente nel lavoro e che, abbinata ovviamente a tanta competenza, gli consentirà di interpretare una brillante carriera». Il tramite del vostro incontro? «Un amico procuratore, che al tempo lo era anche di Paratici: Marronaro. Erano stati compagni di squadra e anche allora, quando giocava, Fabio lasciava trasparire di poter intraprendere con successo l’avventura dirigenziale, già forte di nozioni non comuni. Io mi sono subito reso conto del suo valore, tanto umano quanto professionale, e mi ritengo a mia volta fortunato di vantarlo nel mio staff». BORGONOVO Sopra, il sindaco Domenico Francesconi consegna la medaglia a Fabio Paratici; a fianco, l’abbraccio con la nonna Carla; sotto uno scorcio del palco del teatro Capitol BORGONOVO - Il tecnico Gigi Delneri:anche per lui grandi applausi lano: concreta, solida e in grado di andare a caccia del successo fino all’ultimo respiro. Proprio come successo domenica scorsa, con i tre punti che sono valsi l’aggancio alla piazza d’onore ma che, soprattutto, hanno san- cito un verdetto che pare ora definitivo. L’anti-Milan è finalmente svelata? «Significa se possiamo pronunciare la parola scudetto? La Juve, per la sua storia e il suo bla- sone, ha il dovere di cercare il massimo risultato. Noi ora non dobbiamo pensare di avere raggiunto chissà quali obiettivi: siamo a metà stagione e il traguardo più immediato al quale stiamo pensando è quello di arrivare alla pausa con altre vittorie che possano consolidare la nostra posizione». Delneri poi traccia un primo bilancio della sua avventura in bianconero: «C’erano diverse componenti ad inizio stagione, che potevano fare pensare a grosse difficoltà: quando si cambia così tanto è inevitabile. In avvio di campionato, in effetti, abbiamo incassato tanti gol, ci hanno definito “la banda del buco”, addirittura. Ora stiamo raccogliendo i frutti del lavoro: vincere al 94’ domenica contro la Lazio è stato un segnale importante, di un gruppo che sa cosa significhi indossare una maglia pesante come quella juventina. Il bilancio è certamente positivo, ma la strada è ancora lunghissima». Intanto però la Vecchia Signora è tornata, la Triade pure, più simpatica e con una colonna portante piacentina, anzi borgonovese, fino al midollo. Corrado Todeschi 43 Intendete rinforzare la Juve più nel settore difensivo o in quello offensivo? «Io credo che questo gruppo, in graduale e costante crescita grazie al grande lavoro effettuato sin dal primo giorno di ritiro, meriti tanti elogi ed altrettanta considerazione. Difficile che il mercato di gennaio offra opportunità in grado di farci fare il salto di qualità o comunque la differenza. Restiamo comunque vigili e pronti a cogliere qualsiasi spunto che meriti di essere preso in considerazione». Il futuro di Cassano? Milan o Inter? «Non lo so, certo non alla Juve. Ma io mi auguro soprattutto che da quest’ultima vicissitudine Antonio, al quale sono molto legato, abbia tratto ulteriori insegnamenti». Marco Villaggi