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Terre da Riscoprire - GAL
TERRE DA RISCOPRIRE GAL PIANA DEL TAVOLIERE Terre d’Arte & Sapori Cerignola, Orta Nova, Stornara, Stornarella, Carapelle, Ordona A lla base di questo opuscolo c’è un preciso progetto: valorizzare una realtà variegata – e al tempo stesso omogenea – quale quella rappresentata da questi sei centri del Basso Tavoliere. Cerignola da un lato, e dall’altro quelli che furono i Cinque Reali Siti: coraggioso esperimento di colonizzazione agricola voluto – alla fine del XVIII secolo – dal re di Napoli Ferdinando I. Sei centri della “Puglia piana” compresi fra l’Ofanto e il Fortore. Ognuno con una storia che affonda le sue radici in un passato più o meno lontano, a volte costellato da avvenimenti di notevole portata. Ognuno con le sue piccole o grandi aree archeologiche o emergenze monumentali. Ognuno con le sue variopinte, immutabili tradizioni religiose e laiche. Ognuno con la sua vivace economia basata principalmente sui prodotti della terra e sulle loro trasformazioni. Vi invitiamo a visitare questi luoghi: i monumenti e le processioni, la gastronomia e i paesaggi, i vini, la storia, e questa terra generosa sapranno stupirvi. Vi aspettiamo! GAL Piana del Tavoliere CERIGNOLA La storia Questa città sembra affondare le sue radici nel X-XI secolo: a tale epoca rimandano infatti sia un documento del Codice diplomatico barese – che riferisce, nel 1150, di una “domum Malgerii Cidoniole” – sia l’antica cattedrale – risalente al X secolo – sita nel borgo medioevale, la cosiddetta Terra vecchia. Il Quaternus excadenciarum Capitinatae, fatto compilare da Federico II di Svevia nel 1249, delinea la Cerignola del XIII secolo: un castello circondato da un fossato, poche case racchiuse da una cinta muraria, una esigua popolazione con qualche “sire”, “notaio”, “giudice”. Dagli Angioini Cerignola fu ceduta nel 1271 a Simone de Parisiis, primo feudatario della città; passando poi a Bertrando Artus, Ugone de Vicini, Giovanni Pipino, Nicola Pipino, ser Gianni Caracciolo. Questo piccolo centro, abitato da circa 350 famiglie, il 28 aprile 1503 fu teatro di una battaglia campale fra Francesi e Spagnoli, che per alcuni storici è stata densa di significati. In essa fu sperimentata la “disciplina del fuoco degli archibugi” (e cioè l’alternarsi di file di tiratori che eretti sparavano, per poi inginocchiarsi e ricaricare, con file successive che a loro volta sparavano e ricaricavano); in essa fu collaudata la tattica di un ostacolo fisso a frenare l’avanzata del terribile quadrato di picchieri; con essa gli Spagnoli conquistarono – per oltre tre secoli – l’Italia meridionale. Nel XVII secolo nuovi signori si alternano nel dominio sulla Terra: i Pignatelli di Monteleone, i Pignatelli di Bisaccia, il conte d’Egmont; e nel 1672 il “tavolario” Sabatini redige l’apprezzo di una città che contava solo 288 “fuochi” (1296 abitanti). Il XVIII secolo registra siccità, invasioni di bruchi, terremoti – fra cui quello disastroso del 1731 – ma anche un incremento demografico. Un nuovo apprezzo, stilato questa volta dal “tavolario” Costantino Manni nel 1758, descrive minuziosamente la città, la cui popolazione conta ormai 4153 unità. Nel XIX secolo, con l’abolizione della feudalità e poi della Dogana della mena delle pecore – che aveva consegnato per secoli il Tavoliere alla pastorizia a danno dell’agricoltura – la città rinasce a nuova vita. Nel 1819 gli abitanti sono 17.000; e ben 25.000 alla fine del secolo, quando l’impianto di 5600 ettari di vigneto – voluto dalla casa ducale La Rochefoucauld e dalla famiglia Pavoncelli – richiama una forte immigrazione dai paesi limitrofi e dal barese. Sorgono il Teatro Mercadante, la Scuola Agraria, l’Ospedale Tommaso Russo, la stazione ferroviaria; s’avvia la costruzione del maestoso Duomo Tonti. Cerignola, che oggi conta 56.000 abitanti, ha dato i natali all’onorevole Giuseppe Pavoncelli (al quale è legata la grandiosa realizzazione dell’Acquedotto Pugliese), al filologo Nicola Zingarelli (autore del PETTOLE Ingredienti per 4 persone 1 kg di farina, un lievito di birra, olio, sale. Preparazione In un recipiente mettere farina, lievito di birra sciolto in acqua tiepida, sale e olio, e lavorare fino ad ottenere un impasto morbido. Far lievitare per un paio d’ore. Con un cucchiaio prendere un po’ d’impasto e friggerlo in olio bollente. Scolarle, farle asciugare su carta assorbente e servirle. FAVE E CICORIE Ingredienti per 4 persone 300 g di fave secche, 400 g di cicorie (magari selvatiche), olio, sale. Preparazione Mettere a bagno le fave per almeno dodici ore, scolarle e cuocerle per circa tre ore, in acqua leggermente salata, a fuoco basso; pulire e lessare le cicorie in acqua leggermente salata. “Battere” le fave con un cucchiaio di legno, aggiungendo un filo d'olio, e servire su un letto di cicorie. celebre vocabolario), al grande sindacalista, e presidente della Federazione Sindacale Mondiale, Giuseppe Di Vittorio. Qui Pietro Mascagni compose famose opere, fra cui la celebre Cavalleria rusticana. I monumenti Nella parte nord ovest della città è visitabile il borgo medioevale: un aggregato “ad accerchiamento” di forma quasi circolare, con viuzze strette e tortuose prive di marciapiedi, slarghi e piccole piazze, “iusi” (sotterranei), case a pianterreno e case con “vignale” (scalinate esterne parallele alla facciata), ma anche le cinquesecentesche abitazioni di notabili (Palazzo Bruni, Palazzo della Chiesa, Palazzo Gala, Palazzo Matera). Nella Terra Vecchia ci sono inoltre la Chiesa Madre (X-XI secolo), la chiesa di San Leonardo (XIV secolo), di Sant’Agostino (XVI secolo). Nella zona sud della città è di grande interesse un singolare monumento “a rovescio”: il Piano delle Fosse. È un’area di 26.000 mq costellata di 626 fosse granarie – profonde 6-7 m, con diametro del fondo da 4 a 8 m, capaci di contenere da 450 a 1100 quintali di grano, avena, fave o mandorle – individuate all’esterno da quattro elementi in pietra e da un cippo recante le iniziali del proprietario e un numero progressivo. Ancora, in città, le cinquecentesche chiese del Purgatorio e del Carmine, il settecentesco e vanvitelliano Palazzo Coccia, il maestoso Duomo Tonti (1855-1933) voluto da un privato benefattore. Appena fuori città, a nord est, la trecentesca chiesetta campestre di Santa Maria delle Grazie presenta affreschi coevi e un graffito che ricorda la battaglia del 1503; mentre a sud, a 10 km, il santuario di Maria SS. di Ripalta ospita da ottobre ad aprile una icona bizantina, rinvenuta secondo la leggenda nel 1172, che per i rimanenti sei mesi rimane esposta nella cattedrale. A 16 km infine, sulla strada provinciale per Candela, campeggia il complesso di Torre Alemanna (a tutt’oggi unica residenza fortificata superstite in Puglia dell’Ordine dei Cavalieri Teutonici): una casa-torre sorta nel 1231, poi affiancata – nel XVI secolo – dal Palazzo dell’Abate Commendatario e dalla chiesetta di San Leonardo. Feste tradizionali Particolarmente suggestivi sono i riti della Settimana Santa, gestiti dalle Confraternite cittadine e caratterizzati dalla presenza dei “Cristi rossi”: “cirenei” che, a piedi nudi, con la croce e una corona di spine sul capo, precedono i gruppi statuari. Il Venerdì Santo vede tre processioni: al mattino quella dei Misteri, al pomeriggio quella della Desolata, a sera quella del Cristo morto. Il Sabato Santo, infine, la processione della Pietà. Il sabato in albis, il primo dopo la Pasqua, l’icona della patrona Maria SS. di Ripalta viene portata a spalla in processione dal santuario sull’Ofanto alla cattedrale, con gran concorso di popolo. A settembre, il 7, 8 e 9, sono i giorni della festa patronale: con processione dell’icona sul carro trionfale, luminarie, bande musicali, fuochi d’artificio. Infine, il secondo lunedì di ottobre, fra imponenti ali di folla, l’icona della patrona, sempre portata a spalla, fa ritorno al suo santuario. I prodotti tipici Per secoli l’economia di questa terra è stata subordinata alla pastorizia abruzzese. Con la Dogana della mena delle pecore in Puglia una enorme quantità di terreno doveva essere lasciata incolta, per produrre erbaggi per i milioni di pecore abruzzesi che, con la transumanza, venivano a svernare in Puglia per poi tornare in Abruzzo nei mesi più caldi. La “fida”, cioè il pedaggio per ogni capo transumante, era una straordinaria fonte di guadagno per gli occupanti spagnoli. Con l’affrancamento del Tavoliere, nel 1865, i 60.000 ettari del territorio di Cerignola furono restituiti alla loro naturale vocazione: e così il grano, l’olivo, e il vigneto – di cui furono pionieri esponenti di famiglie aristocratiche quali La Rochefoucauld e Pavoncelli – cambiarono il profilo del paesaggio. Ancora oggi questi prodotti sono il fiore all’occhiello dell’agricoltura locale: grano duro di qualità, ortaggi (carciofo, pomodoro, broccoletti), olio extra vergine di oliva DOP Dauno dalle varietà Coratina e Ogliarola, vini di pregio (il Rosso di Cerignola, da Uva di Troia e Negroamaro, è DOC dal 1974), e soprattutto la Bella di Cerignola, la più grande oliva in commercio. Accanto ai tradizionali frantoi e alle cantine sono poi sorte numerose industrie di trasformazione del pomodoro e di produzione di sottaceti e sott’olio: carciofini e “lampascioni”, peperoni e olive, melanzane e pomodori secchi, funghi e cipolline. E da alcuni anni anche una vivace e diversificata produzione di taralli. Piatti tipici sono i cavatelli e ruca (tocchetti cavati di pasta di casa cotti con ruchetta spontanea e conditi con salsa di pomodoro), i cicatelli di granarso (più piccoli dei cavatelli, fatti con farina di grano raccolto dopo la bruciatura delle stoppie e conditi con salsa di pomodoro e ricotta dura), il pancotto e ruca (pane raffermo cotto con ruchetta e condito con aglio soffritto), il brodetto pasquale (spezzatino d’agnello in brodo con uova, formaggio e cardoncelle), u sartascenille (salsiccia piccante cucinata con olio, aglio, pomodorini e peperoncino). Fra i dolci primeggia la pizza a sette sfoglie (sfoglie di pasta ripiene di mandorle tritate, uvetta, zucchero, cioccolato, cannella, olio e mostarda, la tipica marmellata d’uva). SQUARCELLA DI PASQUA Ingredienti per 4 persone 500 g di farina, 150 g di zucchero, un uovo, 100 g d’olio, 10 cl di latte, buccia grattugiata di un limone, mezza bustina di lievito in polvere; per la guarnizione 200 g di zucchero a velo, un albume, succo di limone, confettini colorati. Preparazione Impastare farina, lievito, zucchero, buccia di limone, olio, uovo e un po’ di latte tiepido. Formare un ciambellone e infornare per un’ora a 180°. Per la glassa mescolare albume e succo di limone, aggiungendo lo zucchero a velo poco per volta. Stendere la glassa sulla squarcella raffreddata e decorare con i confettini. ORECCHIETTE CON CIME DI RAPA Ingredienti per 4 persone 400 g di orecchiette, 1 kg di cime di rapa, olio, sale. Preparazione Cuocere in abbondante acqua salata le orecchiette, e dopo qualche minuto anche le cime di rapa. Scolare e condire con olio crudo. ORTA NOVA La storia L’esistenza del sito di “Orta” sembra ascrivibile al XII secolo: tale toponimo viene infatti citato per la prima volta in un documento del 1101 e poi in un contratto del 1157. Ma è in epoca sveva che l’insediamento visse il suo momento di maggior gloria. L’imperatore Federico II, il puer Apuliae notoriamente innamorato della Puglia e della Capitanata in particolare, scelse infatti questo luogo per fini residenziali e produttivi: edificandovi il suo palacium, individuando una defensa (la zona boschiva dove solo lui poteva cacciare), creando una masseria e una marescallia (allevamento di cavalli) per l’utilizzo agricolo del territorio. E sempre ad Orta Manfredi, nel 1263, emanava il Datum Orte con il quale fondava la città di Manfredonia. Nel 1611 i Gesuiti del Collegio Romano acquistavano per 57.000 ducati il feudo d’Orta – che comprendeva anche quelli di Stornara e Ordona – dando vita alla “Casa d’Orta”: detta anche Residentia Asturnariensis dal nome di Stornara, che fu il primo possedimento acquistato. Dopo 150 anni, nel 1767, i Gesuiti furono espulsi dal Regno di Napoli; e nel 1774 fu attuata la “censuazione del Tavoliere”, cioè l’assegnazione di lotti di terreno ad agricoltori nullatenenti. Nacquero così cinque colonie, che l’anno successivo furono denominate cinque Reali Siti: e Orta, con 105 famiglie di coloni destinatarie di 10 versure di terra, fu uno di quelli. I censuari tennero però per poco tempo queste terre, che tornarono al Regio Fisco per poi essere vendute a nobili come Matteo Scherini e il duca Nicola di Sangro. il Palazzo Arcieri, che cingeva l’antica masseria gesuitica ed esibiva una iscrizione lapidea relativa alla edificazione del palacium di Federico II, Orta Nova conserva invece il palazzo ex gesuitico, con la sua piccola cella campanaria e il campanile a vela: un edificio innalzato sulle rovine della residenza imperiale, poi divenuto sede del prosegretario della Regia Dogana delle Pecore, sede dell’Amministrazione Comunale, caserma dei Carabinieri, scuola e Pretura, e oggi sede della biblioteca comunale e di associazioni culturali. Interessanti sono alcuni palazzi privati ottocenteschi, come Palazzo Campese, Mascitelli e Traisci. Feste tradizionali Festa patronale, il 13 giugno, in onore di sant’Antonio da Padova. Ogni anno poi, il 15 agosto, una “compagnia” di fedeli si reca in pellegrinaggio a piedi a Stornara, nel cuore della notte, per la festa di san Rocco. I prodotti tipici Nel 1806 Orta divenne comune autonomo, cambiando nel 1862 la denominazione in quella attuale di Orta Nova. I monumenti Scomparsa, purtroppo, l’antica chiesa di Santa Maria delle Grazie, eretta dai Gesuiti nel 1620, come pure I 10.000 ettari del territorio sono destinati anzitutto a vigneto, poi ortaggi (carciofi, pomodori, broccoletti), cereali e infine olivo. Orta Nova vanta fin dal 1984 il marchio DOC per il suo vino rosso e rosato (da Sangiovese e Uva di Troia). Piatti tipici sono i cingoli di granarso (i cicatelli di granarso di Cerignola), i talli (gambi, foglie e piccoli frutti di zucchina, lessati, uniti a pasta e conditi con salsa e ricotta dura), le orecchiette e cime di rapa, i troccoli (pasta di casa realizzata con un mattarello rigato), i turcenille (involtini di budella d’agnello arrostiti alla brace). Dolce pasquale è la squarcella (fatto con farina, uova e zucchero, coperto di glassa e confettini colorati); dolce natalizio le cartellate (sfoglie di pasta arrotolate a chiocciola, fritte e condite con vincotto). VINCOTTO Ingredienti 10 l di mosto d’uva Preparazione Filtrare il mosto e far cuocere a fuoco lento in una pentola d’acciaio fino ad ottenere 2 litri di un composto denso e filante. PIZZA DI RICOTTA Ingredienti per 4 persone Un rotolo di pasta frolla, 500 g di ricotta, 250 g di zucchero, due bustine di vanillina, tre tuorli d'uovo, 100 g di frutta candita, un bicchierino di limoncello o Strega, buccia grattugiata di un'arancia. Preparazione Lavorare la ricotta con lo zucchero, fino ad avere una crema senza grumi. Incorporare uno alla volta i tuorli d'uovo, la buccia d'arancia, la vanillina, la frutta candita a dadini e il liquore. Con la pasta frolla foderare uno stampo per dolci di 22-24 cm e versarvi la ricotta; coprire con altra pasta frolla, e su questa ripiegare l'orlo della sfoglia inferiore. Bucherellare e infornare a 180° per un'ora. Spolverare con zucchero a velo. STORNARA La storia In età federiciana Stornara era uno dei tanti insediamenti che punteggiavano la via Traiana. Nel 1223 fu popolata da un gruppo di Saraceni, poi divenne feudo di Goffredo di Beaumont. Nell’epoca della transumanza, regolamentata dalla Dogana della Mena delle Pecore in Puglia, Stornara risulta parte della Locatione d’Ordona con le sue 5770 versure di terra destinata al pascolo oltre che all’agricoltura. Nel 1600 il feudo fu acquistato per 42.512 ducati dai Gesuiti, che vi stabilirono la loro Residentia Asturnariensis. Cacciati i religiosi dal Regno di Napoli, divenne uno dei cinque Reali Siti, e in essa si insediarono 83 famiglie di coloni che ricevettero per 29 anni 12 versure di terra. Nel 1806 fu aggregata al comune di Stornarella; ma nel 1905 – a seguito di una proposta di legge avanzata dall’onorevole cerignolano Giuseppe Pavoncelli – divenne comune autonomo. I monumenti Retaggio del XVIII secolo, la vecchia torre – detta anche “Casa della torre” o “Torre arcipretale” – era parte integrante di quel sistema di controllo che i Borboni posero in essere per il controllo fiscale della transumanza. È una struttura a due piani provvista di scala d’accesso esterna, con muratura fatta di grossi ciottoli di fiume e liste di laterizi, e copertura in pietra crosta sormontata da coppi pugliesi. La chiesa di San Rocco, costruita nel 1856 sulle rovine di altra chiesa edificata nel 1840 e crollata in corso d’opera, ospita la statua del santo protettore cittadino, e un quadro sei- settecentesco di scuola napoletana della Madonna della Stella. La ottocentesca torre dell’orologio ricorda infine il dono del re Francesco II in risposta alle suppliche dei “naturali” del luogo. Feste tradizionali Fra i riti della Settimana Santa va segnalato, a mezzanotte del Sabato Santo, quello della “Resurrezione”, con la statua del Cristo benedicente sollevata in aria e sospesa. Poi ancora, il 16 agosto, festa patronale in onore di san Rocco; e alla vigilia dell’Immacolata falò e sagra di “pizze fritte”. I prodotti tipici Il territorio di Stornara conta 3364 ettari. La loro prevalente destinazione è a ortaggi (broccoli, carciofi e pomodori) e vigneti, poi cereali, e olivo che alimenta una produzione di olio extravergine DOP. Piatti tipici sono orecchiette e broccoletti, cavolfiori e strascinati (sorta di grosse orecchiette), fave e cicorie (le fave sono a puré), cardone de ciucce e baccalà (cardo santo e baccalà al forno), ciamaruchille (lumachine al sugo di pomodoro o con menta e aglio), le olive sfritte con aglio e sale. Fra i dolci, i fichi secchi ripieni di mandorle tostate, la pizza di ricotta, i calzungille (panzerottini ripieni di mostarda d’uva). STORNARELLA La storia I monumenti Un insediamento a Stornarella è citato nella Relazione delle Locazioni di Revertera, del 1554, dove si parla di fabbricati “sopra la posta di Rio Morto et la posta della Cenerata”. Quando la Residentia Asturnariensis gesuitica di Stornara si divise in due, il sito divenne una masseria. Espulsi i Gesuiti dal Regno di Napoli divenne, nel 1774, uno dei Reali Siti, e vide l’insediamento di 73 coloni; poi, nel 1808, con la prima seduta decurionale nella casa detta “La torre”, divenne comune, e ad essa fu aggregato fino al 1905 il Reale Sito di Stornara. La chiesa di Maria SS. della Stella rimanda ad una cappella eretta dai Gesuiti dopo il loro arrivo nella zona, nel 1600. Restaurata nel 1836, conserva una tela raffigurante la Madonna con Bambino: riproduzione di una icona venerata nella Cappella Borghese di Santa Maria Maggiore a Roma. Sotto il pavimento è ancora visibile l’antico cimitero. Sopra la vecchia sede municipale svetta la torre a tre piani, di proprietà del Comune dal 1846, con l’orologio pubblico donato da privati benestanti. CAVATELLI E RUCOLA Ingredienti per 4 persone 1/2 kg di cavatelli, 800 g di salsa di pomodoro, due spicchi d'aglio, rucola, olio, sale. Preparazione Cucinare per 10 minuti salsa di pomodoro, aglio, olio e un pizzico di sale. Far cuocere la rucola in abbondante acqua salata, e dopo qualche minuto calarvi i cavatelli. A fine cottura, condire la pasta con la salsa. CARTELLATE Ingredienti per 4 persone 500 g di farina, 100 g di olio, 10 g di sale, vino bianco, 1 l di vincotto. Preparazione Impastare la farina con vino, sale e olio e far riposare per un'ora. Fare una sfoglia sottile e tagliare delle strisce di quindici centimetri per tre; pizzicarle ogni tre-quattro centimetri e arrotolarle su se stesse. Farle asciugare una notte, friggerle in olio d'oliva e sgocciolare su carta paglia. Scaldare il vincotto fino al bollore e immergervi le cartellate. Sistemarle nel piatto di portata. Feste tradizionali La seconda domenica di agosto si svolge la festa patronale in onore di san Francesco di Paola e della Madonna della Stella. A dicembre, invece, la tradizionale fiaccolata per la festa dell’Immacolata. I prodotti tipici I 3388 ettari del territorio di Stornarella sono prevalentemente coltivati a ortaggi (carciofi, broccoletti, pomodori, fave) e vigneto (Malvasia, Merlot, Montepulciano, Sangiovese, Trebbiano, Troia); seguono poi i cereali e l’olivo. Piatti tipici sono le orecchiette di granarso, le fave muzzecate (fave private del nasello, lessate con cotica, alloro, pomodoro e sedano), cimamarelle e sckardelle (pancetta, o cipolla, soffritta e unita alla verdura cotta). Dolci tipici sono la pizza a sette panni (la pizza a sette sfoglie di Cerignola), le cartellate col vincotto, i cicce cutte (grano cotto, dopo essere stato a bagno, unito a melograno, noci, cioccolato e vincotto). ORDONA La storia Fra i comuni dei Cinque Reali Siti quello di Ordona è certamente quello più ricco di storia. L’antica Herdonia, importante nodo stradale sulla via Traiana che portava da Benevento a Brindisi, fu insediamento notevole fra IV e III secolo a.C., e arrivò a battere moneta propria. Distrutta da Pirro nel 279 a.C., privata dei suoi abitanti da Annibale nel 210 a.C., distrutta da Costante nel 662, fu ripopolata da Federico II, ma poi distrutta definitivamente da Ferdinando d’Aragona nel 1484. Con l’istituzione della “Regia Dogana della mena delle pecore in Puglia” l’insediamento si spostò verso la valle del torrente Carapelle, dove assunse la fisionomia di una masseria. Fu acquistata dai Gesuiti nel 1608; ma quando i religiosi furono espulsi – nel 1767 – dal Regno di Napoli divenne, nel 1774, uno dei Reali Siti voluti dal re di Napoli Ferdinando IV. Nel 1975 ha acquisito lo status di Comune. dalle pareti affrescate e i pavimenti a mosaico, e i resti di residenze private anch’essi caratterizzati da laterizi, opus reticulatum, affreschi e mosaici. Oltre le mura, infine, una vasta necropoli, le cui tombe restituiscono notevole vasellame con le caratteristiche decorazioni di stile geometrico-daunio. Feste tradizionali Festa patronale in agosto, con processione e luminarie, in onore di san Leone vescovo. I monumenti Le piccole alture ad est del Carapelle, sito dell’antica statio romana, sono da anni oggetto di importanti campagne di scavo condotte da una missione belga diretta dall’archeologo Joseph Mertens. Sono così venute alla luce importanti testimonianze di un glorioso passato: le mura cittadine e la porta principale con le sue torri quadrate, due templi, il foro, una basilica, un complesso termale, un piccolo anfiteatro. E poi ancora il macellum – mercato per la vendita di carne e pesce – con un cortile interno circolare su cui prospettano 13 ambienti in laterizio e opus reticulatum, I prodotti tipici Ordona ha un territorio esteso per 3990 ettari, nei quali prevale la coltivazione dei cereali. Seguono poi gli ortaggi, il vigneto e l’oliveto. Piatti tipici sono fave e làghene (fave a puré con fettuccine fatte in casa e pepe), fave e rapeste (fave e ramolaccio condite con aglio soffritto), la tielle (agnello e patate al forno) e la brasciola (involtino di carne al ragù). Fra i dolci i taralle che l’ove (taralli dolci) spesso glassati, e i calzoncelli (panzerottini ripieni di mostarda d’uva). GRANO DEI MORTI Ingredienti per 4 persone 500 g di grano duro, un melograno maturo, 150 g di noci sgusciate, 150 g di cioccolato fondente, 100 g di cedro candito, una bacchetta di cannella tritata, zucchero, vincotto. Preparazione Bollire il grano per circa un'ora, dopo averlo tenuto a bagno in acqua per due giorni. Lasciare raffreddare, aggiungere gli altri ingredienti fatti a pezzetti e, al momento di servire, condire col vincotto. SCALDATELLI Ingredienti per 4 persone 1 kg di farina, un lievito di birra, 15 cl d’olio, 10 cl di vino bianco, 20 g di sale fino, 100 g di semi di finocchio. Preparazione Impastare gli ingredienti e formare una palla consistente; lasciare riposare per mezz’ora, poi realizzare i taralli e farli lievitare per 20 minuti. Immergerli in acqua bollente finché non vengono a galla, scolarli e infornarli a 180° per circa 25 minuti. CARAPELLE La storia Il comune di Carapelle è senz’altro il più giovane di questo comprensorio: sorse infatti nel 1774, nell’ambito del programma di colonizzazione voluto dal re di Napoli Ferdinando IV e portato avanti dal suo amministratore Francesco Nicola De Dominicis. Fu uno dei cinque Reali Siti, e prese il nome dal fiume che scorre nelle vicinanze. Era una colonia agricola costituita da 56 famiglie – prevalentemente irpine, abruzzesi e lucane – che costruirono le loro case vicino a un pozzo forse di epoca gesuitica. Espulse anche qui, come nelle altre quattro colonie, le famiglie censuarie inadempienti – ben 26 – il sito fu acquistato nel 1793 dal marchese Lorenzo Filiasi di Foggia. Tornata al Regio Fisco nel 1806, nel 1808 Carapelle diveniva frazione del comune di Orta. È comune autonomo dal 1958. I monumenti A 4 km dall’abitato, al limite del bosco dell’Incoronata – prediletto per le attività venatorie da Federico II, che lo arricchì di querce e olmi, e dove da ultimo cacciò Carlo di Borbone – va segnalato il Santuario dell’Incoronata, dove si venera una Madonna nera lignea del XIII secolo. Il sito – sorto dopo una prodigiosa apparizione della Madonna – è documentato sin dal 1066. Feste tradizionali Particolarmente significativa, l’ultimo venerdì di aprile, la “Cavalcata degli angeli”: sfilata di carri allegorici – anche provenienti da altre località – in onore della Madonna Incoronata, rappresentanti i momenti più significativi della vita della Madre di Dio. Per tutto il mese di maggio Carapelle è meta di pellegrinaggi al santuario dell’Incoronata. A luglio la sagra dei cingule de granarse c’a recotta toste; la prima domenica di ottobre, infine, festa patronale in onore di Maria SS. del Rosario. I prodotti tipici Anche il territorio di Carapelle, con i suoi 2300 ettari, è adibito prevalentemente a ortaggi (barbabietole da zucchero, spinaci, cavoletti di Bruxelles), vigneto e cereali, meno all’olivo. Piatti tipici sono le tagliatelle caserecce con puré di fave, panecutte e ruche (pane raffermo cotto con patate, cime di rape o ruchetta e condito con aglio soffritto) le orecchiette e broccoletti, spaghetti e marasciule (alliaria), patate e baccalà (al forno con pomodorini, cipolla, pepe e olio), pizze fritte (panzerottini vuoti o ripieni di mozzarella e pomodoro). Dolci tipici sono le scartellate (sfoglie di pasta arrotolate a chiocciola, fritte e condite con vincotto d’uva o di fichi). Dove Mangiare CERIGNOLA ORTA NOVA La Chiocciola, Piazza Marconi - Tel. 0885.423466 Al Boccon Divino, Corso Aldo Moro, 115 Tel. 0885.781475 Il Principe Azzurro, Viale dei Pini, 18 Tel. 0885.447801 Locanda delle Vigne, Via Cialdini - Tel. 338.6879929 Il Bagatto, Via Gentile, 7 - Tel. 0885.427850 Da Vincenzo (di Giovanni Dimuzio), Via Nizza, 10 Tel. 0885.421844 Il Duomo, Piazza Duomo, 53 - Tel. 0885.417453 STORNARA I Due Archi, Via Ettore Fieramosca, 5 Tel. 0885.434141 ’U Vulesce, Via Cesare Battisti, 3 - Tel. 0885.425798 Torre Brayda, Via Teano (Contrada Scarafone) km 2 Tel. 0885.424986 Bella Napoli, Via Fra’ Daniele, 12 Tel. 0885.424591 ORDONA La Perla, Via Michelangelo, 4 - Tel. 0885.796324 Sapori di Sicilia, Via Campo Sportivo Tel. 0885.796415 Dove Dormire CERIGNOLA Il Quadrifoglio, S.S. 529, km 1.900 Tel. 0885.424154 Masseria San Lorenzo, località Torre Quarto Tel. 348.3612500, 0885.418436 Hotel delle Nazioni, corso Scuola Agraria, 13 Tel. 0885.422581 Albergo Veronese, S.S. 16 Adriatica Tel. 0885.415712 Villa Demetra, S.S. 16 Adriatica - Tel. 0885.418988 via dei Mille, 30/a - Cerignola (Fg) - Italy Tel. +39 0885 402552 - Fax +39 0885 425065 www.pianatavoliere.it - email: [email protected] Progetto cofinanziato nell’ambito dell’iniziativa comunitaria Leader+ 2000-2006 P.S.L. GAL PIANA DEL TAVOLIERE - ASSE 1 - MISURA 1.4 PROGETTO “LE INFRASTRUTTURE PER LA VISITAZIONE TURISTICA” Co-attuatori del progetto: Fidelia s.r.l. • Language Gate • Protos Travel tel. 0885.413428 • Cerignola padovano graphicmaker GAL PIANA DEL TAVOLIERE s.c. a r.l.