...

Terre da Riscoprire - GAL

by user

on
Category: Documents
13

views

Report

Comments

Transcript

Terre da Riscoprire - GAL
TERRE DA RISCOPRIRE
GAL
PIANA DEL
TAVOLIERE
Terre d’Arte & Sapori
Cerignola, Orta Nova, Stornara, Stornarella, Carapelle, Ordona
A
lla base di questo opuscolo c’è un preciso progetto:
valorizzare una realtà variegata – e al tempo stesso
omogenea – quale quella rappresentata da questi
sei centri del Basso Tavoliere.
Cerignola da un lato, e dall’altro quelli che furono i
Cinque Reali Siti: coraggioso esperimento di
colonizzazione agricola voluto – alla fine del XVIII
secolo – dal re di Napoli Ferdinando I.
Sei centri della “Puglia piana” compresi fra l’Ofanto e il Fortore.
Ognuno con una storia che affonda le sue radici in un passato più o meno
lontano, a volte costellato da avvenimenti di notevole portata.
Ognuno con le sue piccole o grandi aree archeologiche o emergenze
monumentali.
Ognuno con le sue variopinte, immutabili tradizioni religiose e laiche.
Ognuno con la sua vivace economia basata principalmente sui prodotti della
terra e sulle loro trasformazioni.
Vi invitiamo a visitare questi luoghi: i monumenti e le processioni, la gastronomia
e i paesaggi, i vini, la storia, e questa terra generosa sapranno stupirvi.
Vi aspettiamo!
GAL Piana del Tavoliere
CERIGNOLA
La storia
Questa città sembra affondare le sue radici nel X-XI
secolo: a tale epoca rimandano infatti sia un
documento del Codice diplomatico barese – che
riferisce, nel 1150, di una “domum Malgerii Cidoniole”
– sia l’antica cattedrale – risalente al X secolo – sita
nel borgo medioevale, la cosiddetta Terra vecchia.
Il Quaternus excadenciarum Capitinatae, fatto
compilare da Federico II di Svevia nel 1249, delinea
la Cerignola del XIII secolo: un castello circondato da
un fossato, poche case racchiuse da una cinta muraria,
una esigua popolazione con qualche “sire”, “notaio”,
“giudice”. Dagli Angioini Cerignola fu ceduta nel 1271
a Simone de Parisiis, primo feudatario della città;
passando poi a Bertrando Artus, Ugone de Vicini,
Giovanni Pipino, Nicola Pipino, ser Gianni Caracciolo.
Questo piccolo centro, abitato da circa 350 famiglie,
il 28 aprile 1503 fu teatro di una battaglia campale
fra Francesi e Spagnoli, che per alcuni storici
è stata densa di significati. In essa fu
sperimentata la “disciplina del fuoco degli
archibugi” (e cioè l’alternarsi di file di tiratori
che eretti sparavano, per poi
inginocchiarsi e ricaricare, con file successive che a
loro volta sparavano e ricaricavano); in essa fu
collaudata la tattica di un ostacolo fisso a frenare
l’avanzata del terribile quadrato di picchieri; con essa
gli Spagnoli conquistarono – per oltre tre secoli –
l’Italia meridionale.
Nel XVII secolo nuovi signori si alternano nel dominio
sulla Terra: i Pignatelli di Monteleone, i Pignatelli di
Bisaccia, il conte d’Egmont; e nel 1672 il “tavolario”
Sabatini redige l’apprezzo di una città che contava solo
288 “fuochi” (1296 abitanti). Il XVIII secolo registra siccità,
invasioni di bruchi, terremoti – fra cui quello disastroso
del 1731 – ma anche un incremento demografico. Un
nuovo apprezzo, stilato questa volta dal “tavolario”
Costantino Manni nel 1758, descrive minuziosamente
la città, la cui popolazione conta ormai 4153 unità.
Nel XIX secolo, con l’abolizione della feudalità e poi
della Dogana della mena delle pecore – che aveva
consegnato per secoli il Tavoliere alla pastorizia a
danno dell’agricoltura – la città rinasce a nuova vita.
Nel 1819 gli abitanti sono 17.000; e ben 25.000 alla
fine del secolo, quando l’impianto di 5600 ettari di
vigneto – voluto dalla casa ducale La Rochefoucauld
e dalla famiglia Pavoncelli – richiama una forte
immigrazione dai paesi limitrofi e dal barese. Sorgono
il Teatro Mercadante, la Scuola Agraria, l’Ospedale
Tommaso Russo, la stazione ferroviaria; s’avvia la
costruzione del maestoso Duomo Tonti.
Cerignola, che oggi conta 56.000 abitanti, ha dato i
natali all’onorevole Giuseppe Pavoncelli (al quale è
legata la grandiosa realizzazione dell’Acquedotto
Pugliese), al filologo Nicola Zingarelli (autore del
PETTOLE
Ingredienti per 4 persone
1 kg di farina, un lievito di birra,
olio, sale.
Preparazione
In un recipiente mettere farina,
lievito di birra sciolto in acqua
tiepida, sale e olio, e lavorare
fino ad ottenere un impasto
morbido. Far lievitare per un
paio d’ore. Con un cucchiaio
prendere un po’ d’impasto e
friggerlo in olio bollente.
Scolarle, farle asciugare su carta
assorbente e servirle.
FAVE E CICORIE
Ingredienti per 4 persone
300 g di fave secche, 400 g di
cicorie (magari selvatiche), olio,
sale.
Preparazione
Mettere a bagno le fave per
almeno dodici ore, scolarle e
cuocerle per circa tre ore, in
acqua leggermente salata, a
fuoco basso; pulire e lessare le
cicorie in acqua leggermente
salata. “Battere” le fave con un
cucchiaio di legno, aggiungendo
un filo d'olio, e servire
su un letto di
cicorie.
celebre vocabolario), al grande sindacalista, e presidente della
Federazione Sindacale Mondiale, Giuseppe Di Vittorio. Qui
Pietro Mascagni compose famose opere, fra cui la celebre
Cavalleria rusticana.
I monumenti
Nella parte nord ovest della città è visitabile il borgo medioevale:
un aggregato “ad accerchiamento” di forma quasi circolare, con
viuzze strette e tortuose prive di marciapiedi, slarghi e piccole
piazze, “iusi” (sotterranei), case a pianterreno e case con “vignale”
(scalinate esterne parallele alla facciata), ma anche le cinquesecentesche abitazioni di notabili (Palazzo Bruni, Palazzo della
Chiesa, Palazzo Gala, Palazzo Matera). Nella Terra Vecchia ci
sono inoltre la Chiesa Madre (X-XI secolo), la chiesa di San
Leonardo (XIV secolo), di Sant’Agostino (XVI secolo).
Nella zona sud della città è di grande interesse un singolare
monumento “a rovescio”: il Piano delle Fosse. È un’area di
26.000 mq costellata di 626
fosse granarie – profonde 6-7
m, con diametro del fondo da 4
a 8 m, capaci di contenere da
450 a 1100 quintali di grano,
avena, fave o mandorle –
individuate all’esterno da quattro
elementi in pietra e da un cippo
recante le iniziali del proprietario
e un numero progressivo.
Ancora, in città, le cinquecentesche chiese del Purgatorio e del Carmine, il
settecentesco e vanvitelliano Palazzo Coccia, il maestoso
Duomo Tonti (1855-1933) voluto da un privato benefattore.
Appena fuori città, a nord est, la trecentesca chiesetta campestre
di Santa Maria delle Grazie presenta affreschi coevi e un
graffito che ricorda la battaglia del 1503; mentre a sud, a 10
km, il santuario di Maria SS. di Ripalta ospita da ottobre ad
aprile una icona bizantina, rinvenuta secondo la leggenda nel
1172, che per i rimanenti sei mesi rimane esposta nella cattedrale.
A 16 km infine, sulla strada provinciale per Candela,
campeggia il complesso di Torre Alemanna (a tutt’oggi
unica residenza fortificata superstite in Puglia dell’Ordine
dei Cavalieri Teutonici): una casa-torre sorta nel 1231,
poi affiancata – nel XVI secolo – dal Palazzo dell’Abate
Commendatario e dalla chiesetta di San Leonardo.
Feste tradizionali
Particolarmente suggestivi sono i riti della Settimana
Santa, gestiti dalle Confraternite cittadine e caratterizzati
dalla presenza dei “Cristi rossi”: “cirenei” che, a piedi
nudi, con la croce e una corona di spine sul capo,
precedono i gruppi statuari. Il Venerdì Santo vede tre
processioni: al mattino quella dei Misteri, al pomeriggio
quella della Desolata, a sera quella del Cristo morto. Il
Sabato Santo, infine, la processione della Pietà. Il sabato
in albis, il primo dopo la Pasqua, l’icona della patrona
Maria SS. di Ripalta viene portata a spalla in
processione dal santuario sull’Ofanto alla cattedrale,
con gran concorso di popolo. A settembre, il 7, 8 e 9,
sono i giorni della festa patronale: con processione
dell’icona sul carro trionfale, luminarie, bande musicali,
fuochi d’artificio. Infine, il secondo lunedì di ottobre,
fra imponenti ali di folla, l’icona della patrona, sempre
portata a spalla, fa ritorno al suo santuario.
I prodotti tipici
Per secoli l’economia di questa terra
è stata subordinata alla pastorizia
abruzzese. Con la Dogana della
mena delle pecore in Puglia una
enorme quantità di terreno doveva
essere lasciata incolta, per
produrre erbaggi per i milioni
di pecore abruzzesi
che, con la transumanza, venivano a svernare in Puglia
per poi tornare in Abruzzo nei mesi più caldi. La “fida”,
cioè il pedaggio per ogni capo transumante, era una
straordinaria fonte di guadagno per gli occupanti
spagnoli. Con l’affrancamento del Tavoliere, nel 1865,
i 60.000 ettari del territorio di Cerignola furono restituiti
alla loro naturale vocazione: e così il grano, l’olivo, e il
vigneto – di cui furono pionieri esponenti di famiglie
aristocratiche quali La Rochefoucauld e Pavoncelli –
cambiarono il profilo del paesaggio.
Ancora oggi questi prodotti sono il fiore all’occhiello
dell’agricoltura locale: grano duro di qualità, ortaggi
(carciofo, pomodoro, broccoletti), olio extra vergine
di oliva DOP Dauno dalle varietà Coratina e Ogliarola,
vini di pregio (il Rosso di Cerignola, da Uva di Troia
e Negroamaro, è DOC dal 1974), e soprattutto la Bella
di Cerignola, la più grande oliva in commercio. Accanto
ai tradizionali frantoi e alle cantine sono poi sorte
numerose industrie di trasformazione del pomodoro
e di produzione di sottaceti e sott’olio: carciofini e
“lampascioni”, peperoni e olive, melanzane e pomodori
secchi, funghi e cipolline. E da alcuni anni anche una
vivace e diversificata produzione di taralli.
Piatti tipici sono i cavatelli e ruca (tocchetti cavati di
pasta di casa cotti con ruchetta spontanea e conditi
con salsa di pomodoro), i cicatelli di granarso (più
piccoli dei cavatelli, fatti con farina di grano raccolto
dopo la bruciatura delle stoppie e conditi con salsa di
pomodoro e ricotta dura), il pancotto e ruca (pane
raffermo cotto con ruchetta e condito con aglio
soffritto), il brodetto pasquale (spezzatino d’agnello
in brodo con uova, formaggio e cardoncelle), u
sartascenille (salsiccia piccante cucinata con olio,
aglio, pomodorini e peperoncino). Fra i dolci primeggia
la pizza a sette sfoglie (sfoglie di pasta ripiene di
mandorle tritate, uvetta, zucchero, cioccolato, cannella,
olio e mostarda, la tipica marmellata d’uva).
SQUARCELLA
DI PASQUA
Ingredienti per 4 persone
500 g di farina, 150 g di
zucchero, un uovo, 100 g d’olio,
10 cl di latte, buccia grattugiata
di un limone, mezza bustina di
lievito in polvere; per la
guarnizione 200 g di zucchero
a velo, un albume, succo di
limone, confettini colorati.
Preparazione
Impastare farina, lievito,
zucchero, buccia di limone, olio,
uovo e un po’ di latte tiepido.
Formare un ciambellone e
infornare per un’ora a 180°. Per
la glassa mescolare albume e
succo di limone, aggiungendo
lo zucchero a velo poco per
volta. Stendere la glassa sulla
squarcella raffreddata e
decorare con i confettini.
ORECCHIETTE
CON CIME DI RAPA
Ingredienti per 4 persone
400 g di orecchiette, 1 kg di
cime di rapa, olio, sale.
Preparazione
Cuocere in abbondante acqua
salata le orecchiette, e dopo
qualche minuto anche le cime di
rapa. Scolare e condire
con olio crudo.
ORTA NOVA
La storia
L’esistenza del sito di “Orta” sembra ascrivibile al XII secolo: tale
toponimo viene infatti citato per la prima volta in un documento
del 1101 e poi in un contratto del 1157. Ma è in epoca sveva
che l’insediamento visse il suo momento di maggior gloria.
L’imperatore Federico II, il puer Apuliae notoriamente innamorato
della Puglia e della Capitanata in particolare, scelse infatti questo
luogo per fini residenziali e produttivi: edificandovi il suo palacium,
individuando una defensa (la zona boschiva dove solo lui poteva
cacciare), creando una masseria e una marescallia (allevamento
di cavalli) per l’utilizzo agricolo del territorio. E sempre ad Orta
Manfredi, nel 1263, emanava il Datum Orte con il quale fondava
la città di Manfredonia.
Nel 1611 i Gesuiti del Collegio Romano acquistavano per
57.000 ducati il feudo d’Orta – che comprendeva anche quelli
di Stornara e Ordona – dando vita alla “Casa d’Orta”: detta anche
Residentia Asturnariensis dal nome di Stornara, che fu il primo
possedimento acquistato. Dopo 150 anni, nel 1767, i Gesuiti
furono espulsi dal Regno di Napoli; e nel 1774 fu attuata la
“censuazione del Tavoliere”, cioè l’assegnazione di lotti di
terreno ad agricoltori nullatenenti.
Nacquero così cinque colonie, che l’anno successivo
furono denominate cinque Reali Siti: e Orta, con
105 famiglie di coloni destinatarie di 10 versure di
terra, fu uno di quelli. I censuari tennero però per
poco tempo queste terre, che tornarono al Regio
Fisco per poi essere vendute a nobili come Matteo
Scherini e il duca Nicola di Sangro.
il Palazzo Arcieri, che cingeva l’antica masseria gesuitica
ed esibiva una iscrizione lapidea relativa alla
edificazione del palacium di Federico II, Orta Nova
conserva invece il palazzo ex gesuitico, con la sua
piccola cella campanaria e il campanile a vela: un
edificio innalzato sulle rovine della residenza imperiale,
poi divenuto sede del prosegretario della Regia
Dogana delle Pecore, sede dell’Amministrazione
Comunale, caserma dei Carabinieri, scuola e Pretura,
e oggi sede della biblioteca comunale e di associazioni
culturali. Interessanti sono alcuni palazzi privati
ottocenteschi, come Palazzo Campese, Mascitelli e
Traisci.
Feste tradizionali
Festa patronale, il 13 giugno, in onore di sant’Antonio
da Padova. Ogni anno poi, il 15 agosto, una “compagnia”
di fedeli si reca in pellegrinaggio a piedi a Stornara,
nel cuore della notte, per la festa di san Rocco.
I prodotti tipici
Nel 1806 Orta divenne comune autonomo,
cambiando nel 1862 la denominazione in quella
attuale di Orta Nova.
I monumenti
Scomparsa, purtroppo, l’antica chiesa di Santa Maria
delle Grazie, eretta dai Gesuiti nel 1620, come pure
I 10.000 ettari del territorio sono destinati anzitutto
a vigneto, poi ortaggi (carciofi, pomodori, broccoletti),
cereali e infine olivo. Orta Nova vanta fin dal 1984
il marchio DOC per il suo vino rosso e rosato (da
Sangiovese e Uva di Troia). Piatti tipici sono i cingoli
di granarso (i cicatelli di granarso di Cerignola), i talli
(gambi, foglie e piccoli frutti di zucchina, lessati, uniti
a pasta e conditi con salsa e ricotta dura), le
orecchiette e cime di rapa, i troccoli (pasta di casa
realizzata con un mattarello rigato), i turcenille (involtini
di budella d’agnello arrostiti alla brace). Dolce pasquale
è la squarcella (fatto con farina, uova e zucchero,
coperto di glassa e confettini colorati); dolce natalizio
le cartellate (sfoglie di pasta arrotolate a chiocciola,
fritte e condite con vincotto).
VINCOTTO
Ingredienti
10 l di mosto d’uva
Preparazione
Filtrare il mosto e far cuocere a
fuoco lento in una pentola
d’acciaio fino ad ottenere 2 litri
di un composto denso e filante.
PIZZA DI RICOTTA
Ingredienti per 4 persone
Un rotolo di pasta frolla, 500 g
di ricotta, 250 g di zucchero, due
bustine di vanillina, tre tuorli
d'uovo, 100 g di frutta candita,
un bicchierino di limoncello o
Strega, buccia grattugiata di
un'arancia.
Preparazione
Lavorare la ricotta con lo
zucchero, fino ad avere una crema
senza grumi. Incorporare uno alla
volta i tuorli d'uovo, la buccia
d'arancia, la vanillina, la frutta
candita a dadini e il liquore. Con
la pasta frolla foderare uno
stampo per dolci di 22-24 cm e
versarvi la ricotta; coprire con altra
pasta frolla, e su questa ripiegare
l'orlo della sfoglia inferiore.
Bucherellare e infornare a 180°
per un'ora. Spolverare con
zucchero a velo.
STORNARA
La storia
In età federiciana Stornara era uno dei tanti insediamenti che
punteggiavano la via Traiana. Nel 1223 fu popolata da un gruppo
di Saraceni, poi divenne feudo di Goffredo di Beaumont.
Nell’epoca della transumanza, regolamentata dalla Dogana della
Mena delle Pecore in Puglia, Stornara risulta parte della Locatione
d’Ordona con le sue 5770 versure di terra destinata al pascolo
oltre che all’agricoltura. Nel 1600 il feudo fu acquistato per
42.512 ducati dai Gesuiti, che vi stabilirono la loro Residentia
Asturnariensis. Cacciati i religiosi dal Regno di Napoli, divenne
uno dei cinque Reali Siti, e in essa si insediarono 83 famiglie
di coloni che ricevettero per 29 anni 12 versure di terra. Nel
1806 fu aggregata al comune di Stornarella; ma nel 1905 – a
seguito di una proposta di legge avanzata dall’onorevole
cerignolano Giuseppe Pavoncelli – divenne comune autonomo.
I monumenti
Retaggio del XVIII secolo, la vecchia torre – detta anche “Casa
della torre” o “Torre arcipretale” – era parte integrante di quel
sistema di controllo che i Borboni posero in essere per il controllo
fiscale della transumanza. È una struttura a due piani provvista
di scala d’accesso esterna, con muratura fatta di grossi ciottoli
di fiume e liste di laterizi, e copertura
in pietra
crosta sormontata da coppi pugliesi.
La chiesa di San Rocco,
costruita nel 1856 sulle rovine
di altra chiesa edificata nel
1840 e crollata in corso
d’opera, ospita la
statua del santo
protettore
cittadino, e un
quadro sei-
settecentesco di scuola napoletana della Madonna
della Stella. La ottocentesca torre dell’orologio ricorda
infine il dono del re Francesco II in risposta alle suppliche
dei “naturali” del luogo.
Feste tradizionali
Fra i riti della Settimana Santa va segnalato, a
mezzanotte del Sabato Santo, quello della
“Resurrezione”, con la statua del Cristo benedicente
sollevata in aria e sospesa. Poi ancora, il 16 agosto,
festa patronale in onore di san Rocco; e alla vigilia
dell’Immacolata falò e sagra di “pizze fritte”.
I prodotti tipici
Il territorio di Stornara conta 3364 ettari. La loro
prevalente destinazione è a ortaggi (broccoli, carciofi
e pomodori) e vigneti, poi cereali, e olivo che alimenta
una produzione di olio extravergine DOP. Piatti tipici
sono orecchiette e broccoletti, cavolfiori e
strascinati (sorta di grosse orecchiette), fave e cicorie
(le fave sono a puré), cardone de ciucce e baccalà
(cardo santo e baccalà al forno), ciamaruchille
(lumachine al sugo di pomodoro o con menta e aglio),
le olive sfritte con aglio e sale. Fra i dolci, i fichi secchi
ripieni di mandorle tostate, la pizza di ricotta, i
calzungille (panzerottini ripieni di mostarda d’uva).
STORNARELLA
La storia
I monumenti
Un insediamento a Stornarella è citato nella Relazione
delle Locazioni di Revertera, del 1554, dove
si parla di fabbricati “sopra la posta di Rio
Morto et la posta della Cenerata”. Quando
la Residentia Asturnariensis gesuitica di
Stornara si divise in due, il sito divenne una
masseria. Espulsi i Gesuiti dal Regno
di Napoli divenne, nel 1774, uno dei
Reali Siti, e vide l’insediamento di 73
coloni; poi, nel 1808, con la prima
seduta decurionale nella casa detta
“La torre”, divenne comune, e ad
essa fu aggregato fino al 1905 il
Reale Sito di Stornara.
La chiesa di Maria SS. della Stella rimanda ad una
cappella eretta dai Gesuiti dopo il loro arrivo nella zona,
nel 1600. Restaurata nel 1836, conserva una tela
raffigurante la Madonna con Bambino: riproduzione di
una icona venerata nella Cappella Borghese di Santa
Maria Maggiore a Roma. Sotto il pavimento
è ancora visibile l’antico cimitero. Sopra
la vecchia sede municipale svetta la
torre a tre piani, di proprietà del
Comune dal 1846,
con l’orologio
pubblico donato
da
privati
benestanti.
CAVATELLI E RUCOLA
Ingredienti per 4 persone
1/2 kg di cavatelli, 800 g di salsa
di pomodoro, due spicchi
d'aglio, rucola, olio, sale.
Preparazione
Cucinare per 10 minuti salsa di
pomodoro, aglio, olio e un
pizzico di sale. Far cuocere la
rucola in abbondante acqua
salata, e dopo qualche minuto
calarvi i cavatelli. A fine cottura,
condire la pasta con la salsa.
CARTELLATE
Ingredienti per 4 persone
500 g di farina, 100 g di olio, 10
g di sale, vino bianco, 1 l di
vincotto.
Preparazione
Impastare la farina con vino,
sale e olio e far riposare per
un'ora. Fare una sfoglia sottile
e tagliare delle strisce di quindici
centimetri per tre; pizzicarle ogni
tre-quattro centimetri e
arrotolarle su se stesse. Farle
asciugare una notte, friggerle in
olio d'oliva e sgocciolare su carta
paglia. Scaldare il vincotto fino
al bollore e immergervi le
cartellate. Sistemarle nel piatto
di portata.
Feste tradizionali
La seconda domenica di agosto si svolge la festa patronale in
onore di san Francesco di Paola e della Madonna della Stella.
A dicembre, invece, la tradizionale fiaccolata per la festa
dell’Immacolata.
I prodotti tipici
I 3388 ettari del territorio di Stornarella sono prevalentemente
coltivati a ortaggi (carciofi, broccoletti, pomodori, fave) e vigneto
(Malvasia, Merlot, Montepulciano, Sangiovese, Trebbiano, Troia);
seguono poi i cereali e l’olivo. Piatti tipici sono le orecchiette
di granarso, le fave muzzecate (fave private del nasello, lessate
con cotica, alloro, pomodoro e sedano), cimamarelle e
sckardelle (pancetta, o cipolla, soffritta e unita alla verdura
cotta). Dolci tipici sono la pizza a sette panni (la pizza a sette
sfoglie di Cerignola), le cartellate col vincotto, i cicce cutte
(grano cotto, dopo essere stato a bagno, unito a melograno,
noci, cioccolato e vincotto).
ORDONA
La storia
Fra i comuni dei Cinque Reali Siti quello di
Ordona è certamente quello più ricco di
storia. L’antica Herdonia, importante nodo
stradale sulla via Traiana che portava da
Benevento a Brindisi, fu insediamento notevole
fra IV e III secolo a.C., e arrivò a battere moneta
propria. Distrutta da Pirro nel 279 a.C., privata
dei suoi abitanti da Annibale nel 210 a.C.,
distrutta da Costante nel 662, fu ripopolata
da Federico II, ma poi distrutta definitivamente da
Ferdinando d’Aragona nel 1484. Con l’istituzione della
“Regia Dogana della mena delle pecore in Puglia”
l’insediamento si spostò verso la valle del torrente
Carapelle, dove assunse la fisionomia di una masseria.
Fu acquistata dai Gesuiti nel 1608; ma quando i
religiosi furono espulsi – nel 1767 – dal Regno di
Napoli divenne, nel 1774, uno dei Reali Siti voluti
dal re di Napoli Ferdinando IV. Nel 1975 ha acquisito
lo status di Comune.
dalle pareti affrescate e i pavimenti a mosaico, e i resti
di residenze private anch’essi caratterizzati da laterizi,
opus reticulatum, affreschi e mosaici. Oltre le mura,
infine, una vasta necropoli, le cui tombe restituiscono
notevole vasellame con le caratteristiche decorazioni
di stile geometrico-daunio.
Feste tradizionali
Festa patronale in agosto, con processione e luminarie,
in onore di san Leone vescovo.
I monumenti
Le piccole alture ad est del Carapelle, sito dell’antica
statio romana, sono da anni oggetto di importanti
campagne di scavo condotte da una missione belga
diretta dall’archeologo Joseph Mertens. Sono così
venute alla luce importanti testimonianze di un glorioso
passato: le mura cittadine e la porta principale con le
sue torri quadrate, due templi, il foro, una basilica,
un complesso termale, un piccolo anfiteatro. E poi
ancora il macellum – mercato per la vendita di carne
e pesce – con un cortile interno circolare su cui
prospettano 13 ambienti in laterizio e opus reticulatum,
I prodotti tipici
Ordona ha un territorio esteso per 3990 ettari, nei
quali prevale la coltivazione dei cereali. Seguono poi
gli ortaggi, il vigneto e l’oliveto. Piatti tipici sono fave
e làghene (fave a puré con fettuccine fatte in casa e
pepe), fave e rapeste (fave e ramolaccio condite con
aglio soffritto), la tielle (agnello e patate al forno) e la
brasciola (involtino di carne al ragù). Fra i dolci i taralle
che l’ove (taralli dolci) spesso glassati, e i calzoncelli
(panzerottini ripieni di mostarda d’uva).
GRANO DEI MORTI
Ingredienti per 4 persone
500 g di grano duro, un
melograno maturo, 150 g di noci
sgusciate, 150 g di cioccolato
fondente, 100 g di cedro
candito, una bacchetta di
cannella tritata, zucchero,
vincotto.
Preparazione
Bollire il grano per circa un'ora,
dopo averlo tenuto a bagno in
acqua per due giorni. Lasciare
raffreddare, aggiungere gli altri
ingredienti fatti a pezzetti e, al
momento di servire, condire col
vincotto.
SCALDATELLI
Ingredienti per 4 persone
1 kg di farina, un lievito di birra,
15 cl d’olio, 10 cl di vino bianco,
20 g di sale fino, 100 g di semi
di finocchio.
Preparazione
Impastare gli ingredienti e
formare una palla consistente;
lasciare riposare per mezz’ora,
poi realizzare i taralli e farli
lievitare per 20 minuti. Immergerli
in acqua bollente finché non
vengono a galla, scolarli e
infornarli a 180°
per circa 25
minuti.
CARAPELLE
La storia
Il comune di Carapelle è senz’altro il più giovane di questo
comprensorio: sorse infatti nel 1774, nell’ambito del programma
di colonizzazione voluto dal re di Napoli Ferdinando IV e portato
avanti dal suo amministratore Francesco Nicola De Dominicis.
Fu uno dei cinque Reali Siti, e prese il nome dal fiume che
scorre nelle vicinanze. Era una colonia agricola costituita da 56
famiglie – prevalentemente irpine, abruzzesi e lucane – che
costruirono le loro case vicino a un pozzo forse di epoca gesuitica.
Espulse anche qui, come nelle altre quattro colonie, le famiglie
censuarie inadempienti – ben 26 – il sito fu acquistato nel 1793
dal marchese Lorenzo Filiasi di Foggia. Tornata al Regio Fisco
nel 1806, nel 1808 Carapelle diveniva frazione del comune di
Orta. È comune autonomo dal 1958.
I monumenti
A 4 km dall’abitato, al limite del bosco dell’Incoronata – prediletto
per le attività venatorie da Federico II, che lo arricchì di querce
e olmi, e dove da ultimo cacciò Carlo di Borbone
– va segnalato il Santuario dell’Incoronata, dove
si venera una Madonna nera lignea del XIII secolo.
Il sito – sorto dopo una prodigiosa
apparizione della Madonna –
è documentato sin dal 1066.
Feste tradizionali
Particolarmente significativa,
l’ultimo venerdì di aprile, la
“Cavalcata degli angeli”: sfilata di carri
allegorici – anche provenienti da altre
località – in onore della Madonna
Incoronata, rappresentanti i
momenti più significativi della vita della Madre di Dio.
Per tutto il mese di maggio Carapelle è meta di
pellegrinaggi al santuario dell’Incoronata. A luglio la
sagra dei cingule de granarse c’a recotta toste; la prima
domenica di ottobre, infine, festa patronale in onore
di Maria SS. del Rosario.
I prodotti tipici
Anche il territorio di Carapelle, con i suoi 2300 ettari,
è adibito prevalentemente a ortaggi (barbabietole da
zucchero, spinaci, cavoletti di Bruxelles), vigneto e
cereali, meno all’olivo. Piatti tipici sono le tagliatelle
caserecce con puré di fave, panecutte e ruche (pane
raffermo cotto con patate, cime di rape o ruchetta e
condito con aglio soffritto) le orecchiette e broccoletti,
spaghetti e marasciule (alliaria), patate e baccalà
(al forno con pomodorini, cipolla, pepe e olio), pizze
fritte (panzerottini vuoti o ripieni di mozzarella e
pomodoro). Dolci tipici sono le scartellate (sfoglie di
pasta arrotolate a chiocciola, fritte e condite con vincotto
d’uva o di fichi).
Dove Mangiare
CERIGNOLA
ORTA NOVA
La Chiocciola, Piazza Marconi - Tel. 0885.423466
Al Boccon Divino, Corso Aldo Moro, 115
Tel. 0885.781475
Il Principe Azzurro, Viale dei Pini, 18
Tel. 0885.447801
Locanda delle Vigne, Via Cialdini - Tel. 338.6879929
Il Bagatto, Via Gentile, 7 - Tel. 0885.427850
Da Vincenzo (di Giovanni Dimuzio), Via Nizza, 10
Tel. 0885.421844
Il Duomo, Piazza Duomo, 53 - Tel. 0885.417453
STORNARA
I Due Archi, Via Ettore Fieramosca, 5
Tel. 0885.434141
’U Vulesce, Via Cesare Battisti, 3 - Tel. 0885.425798
Torre Brayda, Via Teano (Contrada Scarafone) km 2
Tel. 0885.424986
Bella Napoli, Via Fra’ Daniele, 12
Tel. 0885.424591
ORDONA
La Perla, Via Michelangelo, 4 - Tel. 0885.796324
Sapori di Sicilia, Via Campo Sportivo
Tel. 0885.796415
Dove Dormire
CERIGNOLA
Il Quadrifoglio, S.S. 529, km 1.900
Tel. 0885.424154
Masseria San Lorenzo, località Torre Quarto
Tel. 348.3612500, 0885.418436
Hotel delle Nazioni, corso Scuola Agraria, 13
Tel. 0885.422581
Albergo Veronese, S.S. 16 Adriatica
Tel. 0885.415712
Villa Demetra, S.S. 16 Adriatica - Tel. 0885.418988
via dei Mille, 30/a - Cerignola (Fg) - Italy
Tel. +39 0885 402552 - Fax +39 0885 425065
www.pianatavoliere.it - email: [email protected]
Progetto cofinanziato nell’ambito dell’iniziativa comunitaria
Leader+ 2000-2006
P.S.L. GAL PIANA DEL TAVOLIERE - ASSE 1 - MISURA 1.4
PROGETTO “LE INFRASTRUTTURE PER LA VISITAZIONE TURISTICA”
Co-attuatori del progetto:
Fidelia s.r.l. • Language Gate • Protos Travel
tel. 0885.413428 • Cerignola
padovano graphicmaker
GAL PIANA DEL TAVOLIERE s.c. a r.l.
Fly UP