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05° Zadankai 04 marzo 10

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05° Zadankai 04 marzo 10
TRATTO DAL NUOVO RINASCIMENTO N°332!
04 MARZO 2010
ZADANKAI
Il veleno diventa medicina
Apprezzamento e gratitudine sono elementi fondamentali affinché ciò che avvelena
l'esistenza si trasformi in fortuna e medicina. La fede, poi, ha la forza di muovere anche le
situazioni più negative.
Nichiren Daishonin fa riferimento a questo principio nel Gosho :III:La cura delle malattie
karmiche:II-: che afferma: «Nel :III:Daichido ron:II-: [Trattato sulla grande perfezione della
saggezza] il bodhisattva Nagarjuna scrive "[...] il Sutra del Loto è come un bravo medico in grado di trasformare il veleno in medicina". T'ien-t'ai commenta così questo brano: "Come un bravo medico trasforma il veleno in medicina [...] questo sutra, permettendo ai due veicoli di raggiungere l'Illuminazione, trasforma il veleno in medicina"» (SND, 5, 86). Già Paracelso affermava che «è la dose che fa il veleno» ed è risaputo e accertato che alcuni veleni possano diventare
da nocivi a curativi se usati in dosi e contesti differenti. La medicina omeopatica funziona secondo un principio simile e anche il botulino, pur essendo un bacillo che produce una tossina
così potente da poter uccidere in pochi secondi, può dare nuova vita a un'epidermide spenta
che manifesta i segni del tempo.Il Buddismo spiega che la nostra vita viene costantemente "avvelenata" dai tre veleni di Avidità, il desiderio di ottenere ciò che vogliamo, Collera, il desiderio
di controllare o di schiacciare gli altri, e Ignoranza o stupidità, l'incapacità di comprendere la
vera natura della vita.Questi veleni, che si manifestano anche sotto forma di arroganza, di dubbio e in altre mille sfaccettature distruttive e oscurate, che possiamo chiamare genericamente
"illusioni e desideri terreni" (giapp.: :III:bonno:II-:), danno origine ad azioni della stessa natura
oscurata e distruttiva, che a loro volta creano nella vita karma negativo, i cui effetti si manifestano come sofferenze di vario tipo.
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Le sofferenze vanno a incrementare i desideri terreni, che ci portano a ripetere azioni distorte che creano ancora karma negativo e sofferenza. Insomma, una persona incatenata nel circolo vizioso dei tre sentieri di desideri, karma e sofferenza, è destinata a soffrire vivendo costantemente negli stati inferiori
dell'esistenza, chiamati i sei sentieri o i sei mondi bassi, e questa condizione le impedisce di raggiungere
la Buddità. Ogni volta che una nuova dose di veleno, in forma di sofferenza, malattia, difficoltà, pervade
la nostra vita è difficile mantenere la lucidità e la fermezza di considerare che proprio ciò che ci sta annientando possa diventare la medicina che ci cura e ci
guarisce. È naturale che la prima reazione sia di maledire
ogni singola goccia di veleno che ci intossica e di pensare
che se non ci fosse staremmo sicuramente meglio. D'altra
parte, finché continuiamo a sentirla soltanto come veleno
significa che dentro di noi sta vincendo la nostra oscurità.
Ma soprattutto, la nostra condizione infelice non cambia,
anzi peggiora. Per fare un esempio, lo stesso Shijo Kingo,
uno dei discepoli vicini al Daishonin, uomo d'azione e
dalla fede sincera, si trovò ad affrontare un "veleno" di
alcuni anni che avrebbe annientato chiunque. Tutto iniziò
nel 1274 quando egli cercò di convertire il suo signore,
Ema agli insegnamenti del Daishonin. Ema riponeva una
grande fiducia in Shijo Kingo, che aveva servito la sua
famiglia fin dai tempi di suo padre ma, in seguito a trame
e intrighi orditi dal prete Ryokan, acerrimo nemico del
Daishonin, Kingo venne a perdere i favori del suo signore. Si ritrovò emarginato e insultato dagli altri samurai
che, invidiosi, non perdevano occasione per calunniarlo. La situazione peggiorò al punto di mettere in
pericolo la sua vita. Nel 1277 sembra che Ema avesse deciso di togliergli il feudo. A quell'epoca, per un
samurai come Shijo Kingo, equivaleva alla morte, anzi era un disonore e una disgrazia a cui la morte era
senz'altro preferibile. Tanti sono i Gosho in cui Nichiren lo incoraggia costantemente a essere prudente
e ad agire con saggezza senza lasciarsi prendere dall'ira. Proprio nel bel mezzo di quella situazione che
sembrava senza via d'uscita, Ema venne contagiato da un'epidemia e Kingo poté riconquistare la sua
fiducia curandolo e portandolo alla guarigione. Nel 1278 Ema lo ricompensò con tre nuovi feudi. Sembra
però che queste terre fossero lontane e Kingo non fosse poi così soddisfatto del regalo. Eppure, considerando che cosa aveva rischiato, i nuovi feudi erano la sua salvezza. Il Daishonin nel :III:Gosho del
feudo:II-: lo fa riflettere e lo incoraggia a considerare l'assegnazione delle nuove terre come un evento
molto fortunato, quasi miracoloso, e a liberarsi il cuore da ogni lamentela e insoddisfazione. E aggiunge
un insegnamento sottile ma profondo: «Anche se a te non piace, non devi dirlo agli altri né al tuo signore. Se dici "sono buone terre, ottime terre" potrai ottenerne altre, ma se ti lamenti che la zona non ti
piace e che la terra non rende, sarai abbandonato dagli dèi e dagli uomini» (SND, 8, 76). Anche a noi
spesso accade la stessa cosa, ci è difficile apprezzare i benefici che riceviamo e siamo bravi a rivolgere
l'attenzione sugli aspetti meno favorevoli della nostra condizione. Makiguchi diceva che «siamo portati
ad apprezzare una candela in una notte buia, ma raramente apprezziamo il sole». Ma il veleno si trasforma in medicina solo quando impariamo a sviluppare apprezzamento e gratitudine per gli aspetti positivi di qualsiasi situazione della vita. Se orientiamo positivamente la nostra mente con la decisione ripetuta e costante di cambiare e migliorarci attraverso qualsiasi occasione - positiva o negativa - accumuleremo una immensa fortuna e attiveremo le funzioni positive della vita. E naturalmente la gioia e la
gratitudine influenzeranno positivamente anche la nostra realtà esterna. La fede, la nostra forza invisibile, ha l'enorme potere di trasformare il peggior veleno nella medicina più efficace e di indirizzare la vita
verso la piena realizzazione di ogni singolo desiderio. L'aspetto fondamentale sta nel trasformare la sfiducia e il pessimismo in convinzione, speranza per il futuro e sincero apprezzamento delle occasioni e
delle sofferenze che incontriamo.La recitazione del Daimoku è uno strumento insostituibile per costruire una simile tendenza. Appena decidiamo di affidarci al potere di Nam-myoho-renge-kyo sentiremo che il veleno della sofferenza si trasforma nella medicina della convinzione e della gioia. E da questo
momento avviene il cambiamento sostanziale nella nostra vita, ciò che consideravamo come impossibile
inizia a prendere forma e diventa possibile,
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ciò che consideravamo come impossibile inizia a prendere forma e diventa possibile, una situazione
senza via d'uscita lascia scorgere quel varco tanto cercato, che era invisibile fino a un attimo prima.
Nichiren Daishonin approfondisce la questione in questo brano: «Il bodhisattva Nagarjuna, nell'interpretare il carattere :III:myo:II-: di :III:myoho:II-: (Legge mistica) dice che [il Sutra del Loto] è come
un grande medico che può cambiare il veleno in medicina. Cambiare il veleno in medicina significa trasformare i tre sentieri di desideri terreni, karma e sofferenza nelle tre virtù del corpo del
:III:Dharma:II-:, della saggezza e dell'emancipazione» (GZ, 984). Attingendo al potere rivitalizzante del
carattere :III:myo:II-: di Nam-myoho-renge-kyo, l'agente ca­talizzatore che innesca la trasformazione, i
tre sentieri possono trasformare la loro natura e manifestarsi come le tre virtù del Budda: 1) il corpo del
:III:Dharma:II-:, che è la verità che il Budda ha compreso o il vero aspetto di tutti i fenomeni; 2) la saggezza, che è la capacità di comprendere questa verità; 3) l'emancipazione, che è la condizione di libertà
dalle sofferenze di nascita e morte. Quindi da un punto di vista più profondo dove non c'è veleno non ci
potrà mai essere alcuna medicina. Così come dove non c'è il fango non può nascere il fiore di loto. Appena impareremo a riconoscere nel veleno quel suo lato benefico saremo in grado di non rifiutarlo, di
non arrabbiarci o di disperarci più, ma riusciremo ad accettarlo per quello che è davvero, una sostanza
nociva e dolorosa che può essere trasformata istantaneamente nella cosa migliore che ci sia mai accaduta nella vita. A volte, può accadere che il veleno stenti a trasformarsi in medicina, anzi diventi sempre
più velenoso, quando i tempi si allungano e la nostra dose di pazienza sta per esaurirsi è utile ricordare
che quel famoso agente catalizzatore che trasforma il veleno nella medicina lo possiamo innescare soltanto noi con il potere della fede, con quella forza invisibile che trasforma davvero la natura profonda
della vita. È possibile accelerare il processo di trasformazione ampliando la visuale: è il momento di sviluppare la componente altruistica del proprio cuore. Tamotsu Nakajima ci ricorda che «noi recitiamo
Nam-myoho-renge-kyo con l'intenzione di rendere felici tutti gli esseri viventi. Una persona che pensa
alla propria vita è normale. Ma appena comincia a studiare il Gosho dovrebbe comprendere che non si
recita Daimoku solo per se stessi e che la sua felicità è inseparabile da quella degli altri» (:III:Il Nuovo
Rinascimento:II-:, n. 298, pag. 10). Preoccuparsi sinceramente della felicità altrui significa fare proprio
l'intento e il pensiero del Budda originale. A quel punto sentiremo che i veleni che ci imprigionavano si
sono tramutati nelle tre virtù del Budda. L'Avidità diventa compassione, il desiderio di una vita migliore
per tutte le persone. La Collera diventa coraggio, il desiderio di correggere le ingiustizie per sé e per gli
altri e l'ignoranza diventa saggezza, la capacità di vedere lucidamente la vita. In questo modo possiamo
usare ogni aspetto della nostra vita, anche il più velenoso, per creare infinito valore sia per noi che per
gli altri. E come afferma Daisaku Ikeda: «Nel Buddismo di Nichiren lo scopo non è meramente ripagare
il nostro debito karmico in modo che il bilancio torni in pari; piuttosto è convertire il bilancio negativo
in positivo. Ciò è possibile grazie alla natura di Budda che esiste nella vita di ogni persona. L'idea di
cambiamento del karma è saldamente sostenuta dalla fede nella nostra natura di Budda. Le grandi difficoltà ci danno l'opportunità di forgiare e temprare la nostra vita. I momenti di maggior sofferenza sono
quelli in cui possiamo maggiormente arricchire la nostra umanità» (MDG, 2, 4).
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