Comments
Description
Transcript
perché pregare, come pregare
Perche?_pregare_22H149.qxd:Layout 1 9-06-2009 8:57 Pagina 3 ENZO BIANCHI PERCHÉ PREGARE, COME PREGARE Perche?_pregare_22H149.qxd:Layout 1 9-06-2009 8:57 © EDIZIONI SAN PAOLO s.r.l., 2009 Piazza Soncino 5 - 20092 Cinisello Balsamo (Milano) www. edizionisanpaolo.it Distribuzione: Diffusione San Paolo s.r.l. Corso Regina Margherita, 2 - 10153 Torino ISBN 978-88-215-6591-5 Pagina 4 Perche?_pregare_22H149.qxd:Layout 1 9-06-2009 8:57 PERCHÉ PREGARE, COME PREGARE Pagina 5 Perche?_pregare_22H149.qxd:Layout 1 9-06-2009 8:57 Pagina 7 P rega senza sosta colui che unisce la preghiera ai necessari impegni e gli impegni alla preghiera. Soltanto così possiamo mettere in pratica il precetto «Pregate sempre» (1Ts 5,17): se consideriamo tutta l’esistenza cristiana come un’unica grande preghiera, della quale ciò che siamo abituati a chiamare preghiera è solo una parte. P Origene, La preghiera 12,2* er quanto possiamo parlarne, tutte le nostre parole a proposito della preghiera non potranno mai eguagliare quel che l’esperienza insegna. La preghiera ha bisogno dell’esperienza. Preghiera è essenzialmente fare esperienza della Presenza divina. Al di fuori di questa esperienza di Dio non c’è preghiera. Matta el Meskin, L’esperienza di Dio nella preghiera, p. 371 * Tutte le citazioni dei Padri presenti nel testo sono state tradotte dall’Autore. 7 Perche?_pregare_22H149.qxd:Layout 1 9-06-2009 8:57 Introduzione PREGARE OGGI Pagina 9 Perche?_pregare_22H149.qxd:Layout 1 9-06-2009 8:57 Pagina 11 Finora ci si domandava: «Che cos’è la preghiera?». Oggi tutto d’un tratto ci si domanda: «Preghiamo ancora?»… Non sappiamo più se preghiamo, e neppure se la preghiera è ancora possibile. Forse troppo facile prima, essa sembra oggi incredibilmente difficile. Oggi, come pregare, dove pregare? (ANDRÉ LOUF, Lo Spirito prega in noi, pp. 10-11) Alla perplessa domanda sul motivo per cui la fede, nonostante tutti gli sforzi per vivificarla, svanisce in un numero crescente di cristiani, si può dare una risposta molto semplice, che forse non rac- chiude tutta la verità, ma che indica una via d’uscita: la fede svanisce quando non viene più praticata… E tale prassi è la preghiera, in tutta la pienezza del significato che questo concetto comporta nella Scrittura e nella tradizione. (GABRIEL BUNGE, Vasi di argilla, p. 9) Perche?_pregare_22H149.qxd:Layout 1 È 9-06-2009 8:57 Pagina 13 compito di ogni generazione cri- stiana, e di ogni cristiano in ogni generazione, riprendere il cammino della preghiera, ridefinire la preghiera non tanto astrattamente quanto vivendola. Come recita un famoso adagio: «Se sei teologo, pregherai veramente; se preghi veramente, sei teologo» (Evagrio, La preghiera 60), sei cioè una persona che tende a quella conoscenza intima e penetrante di Dio capace di plasmare la propria vita quotidiana. Di fronte a questo compito occorre subito ammettere che, ieri come oggi, il pregare non è cosa facile per il cristiano: le difficoltà relative alla preghiera non costituiscono una novità per i credenti, che sovente provano malessere nel rappor- tarsi ad essa. Non è un caso che già i primi discepoli abbiano avvertito il bisogno di ricevere un’istruzione 13 Perche?_pregare_22H149.qxd:Layout 1 9-06-2009 8:57 Pagina 14 PERCHÉ PREGARE, COME PREGARE sulla preghiera, giungendo a chiedere a Gesù: «Signore, insegnaci a pregare» (Lc 11,1)… Ora, al di là degli ostacoli particolari che le diverse epoche storiche fanno emergere a proposito della pre- ghiera cristiana, essa è per sua natura un problema: la preghiera, infatti, è un’operazione che non va da sé, per- ché non corrisponde a un’attività naturale dell’uomo, né può essere posta sotto i segni riduttivi della spontaneità emotiva o dell’esoterica ricerca di tecniche di medita- zione. Al contrario, lungi dall’essere il frutto del naturale senso di autotrascendenza dell’uomo o del suo innato «senso religioso», la preghiera appare, secondo la rivelazione biblica, come dono, cioè come risposta del- l’uomo alla decisione prioritaria e gratuita di Dio di entrare in relazione con lui; è accoglienza e riconosci- mento, tramite l’ascolto della Parola e il discernimento nello Spirito santo, di una Presenza che è in noi ante- riormente a ogni nostro sforzo di esserle attenti; è un de- centramento del proprio «io» per lasciare che l’«io» di Cristo dispieghi la sua vita in noi (cfr. Gal 2,20). In- somma, la preghiera è un movimento di apertura alla 14 Perche?_pregare_22H149.qxd:Layout 1 9-06-2009 8:57 Pagina 15 PREGARE OGGI comunione con Dio nello spazio dell’alleanza con lui. Va detto, inoltre, che le difficoltà della preghiera cri- stiana ci rimandano immediatamente alle difficoltà concernenti la fede. La preghiera è, infatti, sempre oratio fidei (euchè tês písteos: Gc 5,15), cioè non soltanto pre- ghiera che va fatta con fede, ma che discende dalla fede: la preghiera è la capacità espressiva della fede, è la sua modalità eloquente. In questa luce è drammaticamente significativo che oggi la difficoltà più diffusa non verta tanto sul come pregare, ma sul perché pre- gare e che, di conseguenza, si assista a una sorta di eclisse della preghiera personale. Dal momento che anche la preghiera, come ogni re- altà spirituale, è un fenomeno storicamente e culturalmente condizionato, è necessario far precedere al se- guente itinerario una rapida analisi storica: partendo dall’esame della situazione in cui la preghiera si è ra- dicata negli ultimi decenni (la periodizzazione qui adot- tata sarà forzatamente indicativa), verrò, poi, a esaminare brevemente il clima culturale in cui oggi la preghiera stessa si situa. 15 Perche?_pregare_22H149.qxd:Layout 1 9-06-2009 8:57 Pagina 16 PERCHÉ PREGARE, COME PREGARE Se tentiamo una lettura della vicenda della preghiera negli ultimi cinquant’anni, possiamo renderci conto di un’evoluzione rapida, contraddistinta da esiti spesso imprevedibili. Negli anni ’60 del XX secolo, il processo di secolarizzazione e l’assunzione dell’orizzonte «ri- voluzionario» avevano messo fortemente in crisi la preghiera. In coincidenza con il movimento del ’68, in par- ticolare, molti giovani rifiutavano la preghiera, rite- nendola un fenomeno del passato, un’evasione, un alibi rispetto alle responsabilità e ai compiti urgenti del- l’uomo nella storia. Si affermava con risolutezza il pri- mato della prassi, dell’azione politica, a discapito di ogni forma di «contemplazione». In tale contesto, l’impegno ecclesiale era rivolto principalmente all’incar- nazione delle istanze evangeliche nel sociale: e così l’accento era posto sul servizio da compiere tra gli uomini, sulla carità attiva, mentre elementi quali la solitudine e il silenzio erano valutati come un ripiegamento egoistico su se stessi. In breve, la preghiera appariva come una sorta di prigione da cui uscire per essere cristiani efficaci nel mondo. 16 Perche?_pregare_22H149.qxd:Layout 1 9-06-2009 8:57 Pagina 17 PREGARE OGGI Negli anni ’70 si è assistito a un ritorno della pre- ghiera e, più in generale, a una riscoperta della spiri- tualità. È difficile discernere se si sia trattato solo di una rivincita del fenomeno religioso: la fatica del- l’azione, l’impossibilità della rivoluzione permanente, nonché la mancanza di un risultato nella prassi di tanti cristiani impegnati aprirono di fatto, e in tempi piutto- sto rapidi, a una situazione segnata da fenomeni nuovi. La cosiddetta svolta a Oriente (si pensi ai pellegrinaggi in India…), con la conseguente scoperta di nuove tecniche di preghiera e di meditazione; il ritorno a una pra- tica del cristianesimo in senso movimentistico; i tenta- tivi di attuazione della riforma liturgica: sono solo alcuni dei fenomeni che parevano indicare un risveglio della preghiera, testimoniato e reso visibile anche dal fiorire di gruppi spontanei dediti alla lettura della Bib- bia. Si registravano, inoltre, la creazione di nuovi testi liturgici, soprattutto nelle comunità monastiche e nelle comunità di base; la riscoperta del Salterio; un’atten- zione fino ad allora sconosciuta al «pregare con il corpo»; l’ampio spazio dedicato alla parola condivisa o, 17 Perche?_pregare_22H149.qxd:Layout 1 9-06-2009 8:57 Pagina 18 PERCHÉ PREGARE, COME PREGARE negli ambienti carismatici, a espressioni di preghiera libere e spontanee… In tutto questo è facile notare come la preghiera assumesse connotati più esteriori, comunitari e «sentimentali». Già all’inizio degli anni ’80 il quadro muta di nuovo. L’interesse per l’Oriente si affievolisce notevolmente; nei movimenti carismatici un grande rilievo viene dato a fenomeni di guarigioni straordinarie; sorgono luoghi di preghiera legati ad apparizioni; le diocesi organiz- zano «scuole di preghiera», sovente guidate dai vescovi in prima persona; presso le comunità monastiche e i centri di spiritualità si sperimenta il metodo della lectio divina. I giovani, tuttavia, non ricercano più innanzi- tutto la preghiera, ma il dialogo sui temi drammatici che attraversano la coscienza giovanile: non è un caso che, nei movimenti, l’attenzione maggiore sia nuova- mente dedicata al tema della collocazione efficace del cristiano nel mondo e nella storia. Parallelamente, i gio- vani si volgono verso forme diverse di accompagnamento spirituale, mediante il ricorso a «maestri» – pur- troppo spesso improvvisati – capaci di orientare la cre18 Perche?_pregare_22H149.qxd:Layout 1 9-06-2009 8:57 Pagina 19 PREGARE OGGI scita umana e spirituale mediante la trasmissione di un vissuto della preghiera. Solo di riflesso, dunque, le nuove generazioni scorgono nella preghiera un mezzo necessario per la loro vita. Va detto, però, che in quegli anni la forma domi- nante della preghiera è sempre più quella liturgica o quella collettiva di gruppi radunati con finalità precise: scoperta della vocazione, discernimento degli impegni da assumere, organizzazione della carità, proclamazione dei diritti dell’uomo, intercessione per la pace… L’insistenza così marcata sulla dimensione comunitaria e assembleare, disgiunta da un analogo sforzo di educazione alla preghiera personale, provoca il rischio di approfondire il fossato tra preghiera e vita, producendo, per converso, un formalismo che si manifesta in derive «ritualistiche». E così, ancora una volta, a farne le spese è la preghiera personale: sempre meno richiesta e insegnata, verso di essa si nutrono atteggiamenti di indifferenza e di superficiale incoscienza, che ne misconoscono l’importanza fondamentale. Nel contempo l’imperativo dominante del19 Perche?_pregare_22H149.qxd:Layout 1 9-06-2009 8:57 Pagina 20 PERCHÉ PREGARE, COME PREGARE l’organizzazione della carità, dell’assunzione di iniziative concrete a favore della pace e della giustizia, se da un lato va letto come un risveglio salutare della coscienza di solidarietà e corresponsabilità dei cristiani nei confronti degli altri, dall’altro sembra favorire l’edificazione di una Chiesa attiva e «protagonista», che di fatto fa velo alla signoria di Cristo: si finisce, così, per anteporre le proprie opere prefissate alla chiamata libera e assoluta del Signore, l’unica vera fonte della preghiera. Venendo, infine, al periodo che va dagli anni ’90 a questo inizio del terzo millennio, il rapporto dell’uomo con Dio e con la preghiera appare sotto il segno del- l’ambiguità, situato com’è tra nichilismo e ritorno del problema del senso, tra secolarizzazione e nuove forme di religiosità. Se si analizza la situazione del cristiane- simo in Occidente, non si possono non rilevare alcuni ostacoli che si frappongono alla pratica della preghiera, sotto la forma di fenomeni annidati nel clima culturale che si respira e ormai ben insediati anche al cuore della vita ecclesiale. 20 Perche?_pregare_22H149.qxd:Layout 1 9-06-2009 8:57 Pagina 21 PREGARE OGGI 1) Il narcisismo: è il sigillo che segna la nostra so- cietà, il vero e proprio stile di vita dell’uomo contemporaneo. A livello individuale si manifesta in un esage- rato investimento nella propria immagine a spese dell’«io» autentico, in un individualismo che compromette la capacità di dire «tu» o di dire «noi». Ne risulta un «io» patologico, descrivibile con i tratti del primato accordato all’emozionale sul razionale e dell’estrema debolezza della vita interiore, istanza sempre più sconosciuta. 2) L’individualizzazione del credere: nelle società moderne l’adesione religiosa è divenuta sempre più l’oggetto di una scelta individuale, non l’accettazione di un dato di tradizione trasmesso con la generazione stessa. L’attuale generazione che si è lasciata alle spalle l’epoca della «cristianità» ha visto accentuarsi questo fenomeno, al punto che è stata giustamente definita come «la prima società post-tradizionale» (Danièle Hervieu-Léger). 3) Il sincretismo: il radicalismo pluralista e l’indivi- dualismo hanno prodotto il sincretismo, l’in-differenza, 21 Perche?_pregare_22H149.qxd:Layout 1 9-06-2009 8:57 Pagina 22 PERCHÉ PREGARE, COME PREGARE l’indistinzione dello «spirituale». Il singolo si sente ormai autorizzato alle più strane miscele religiose: «Un pizzico di islam, un altro di giudaismo, qualche briciola di cristianesimo, un dito di nirvana, con la possibilità di tutte le combinazioni, il che prevede anche l’aggiunta di un po’ di marxismo o anche la confezione di un pa- ganesimo su misura» (Paul Valadier). Ciò si manifesta, per esempio, attraverso la pratica di cercare Dio confi- dando in tecniche di iniziazione e in metodi di meditazione originari dell’estremo Oriente, spesso praticati in modo maldestro. 4) Il diffondersi delle cosiddette «religioni della madre»: si tratta di uno «spirituale» a tendenza regres- siva, in cerca dell’unità fusionale con un dio sentito come «Energia», «Oceano dell’Essere», non più come il Dio personale che salvaguarda l’alterità. In questo spirituali- smo, veicolato da movimenti come quello del New Age, il simbolico viene confuso con il simbiotico, il calore af- fettivo del gruppo chiuso viene scambiato con la pro- fondità dell’esperienza religiosa, l’emozione e la sensazione interiore con l’autenticità dell’esperienza di Dio. 22 Perche?_pregare_22H149.qxd:Layout 1 9-06-2009 8:57 Pagina 23 PREGARE OGGI 5) Alcune patologie verificabili a livello ecclesiale e riassumibili in tendenze, quali il fondamentalismo, il carismatismo, l’ecclesificazione delle realtà di fede. Esse implicano, innanzitutto, deformazioni del volto della Chiesa, rispettivamente in «setta», in «movimento» guidato da un leader carismatico e in «chiesa- azienda». Quanto alle conseguenze di tali fenomeni sulla preghiera, quest’ultima finisce per cadere nelle secche del dogmatismo o in un’azione di autoconferma dei membri del gruppo; nel primato dell’emozionale e del miracolistico; nella riduzione delle molteplici forme di preghiera a quelle più istituzionali ed esteriori. 6) Lo scollamento tra realtà ecclesiale e vita spiri- tuale: ciò si manifesta soprattutto nello scarto esistente tra la liturgia della Chiesa e la preghiera personale. Oggi, l’ambito ecclesiale non è più sentito come scuola che introduce all’arte della «vita in Cristo»: la Chiesa è divenuta sempre più ministra di parole etiche, sociali, politiche, economiche, e sembra aver smarrito l’uso del suo messaggio proprio… È invalsa l’idea che la vita 23 Perche?_pregare_22H149.qxd:Layout 1 9-06-2009 8:57 Pagina 24 PERCHÉ PREGARE, COME PREGARE cristiana corrisponda a un impegno sociale, a uno stile di vita genericamente altruista, tanto che «vita eccle- siale» è ormai sinonimo di attività organizzativa e pastorale, non di luogo capace di iniziare alla vita umana e spirituale. E, così, si è persa la consapevolezza che la trasmissione della fede da parte della Chiesa dovrebbe essere anche trasmissione dell’arte della preghiera, ambito privilegiato in cui il credente può pervenire a un’esperienza autentica di conoscenza del Signore nella fede. 24 Perche?_pregare_22H149.qxd:Layout 1 9-06-2009 8:57 Pagina 25 I CHE COS ’ È LA PREGHIERA ? Perche?_pregare_22H149.qxd:Layout 1 9-06-2009 8:57 Pagina 27 Quando Gesù Cristo ci unisce alla sua preghiera, quando pos- siamo fare nostra la sua preghiera, allora siamo liberati dal tormento degli uomini che non possono pregare. Ma è proprio questo che Gesù Cristo vuole per noi: egli vuole pregare con noi, vuole che facciamo nostra la sua preghiera… Noi preghiamo nel modo giusto quando la nostra volontà e tutto il nostro cuore si uniscono alla pre- ghiera di Cristo. Solo in Gesù Cristo noi possiamo pregare; ed è anche con lui che noi saremo esauditi. (DIETRICH BONHOEFFER, Pregare i Salmi con Cristo, pp. 64-65) Quando lo Spirito stabilisce la sua dimora nell’uomo, questi non può più smettere di pregare, perché lo Spirito non cessa di pregare in lui: dorma o vegli, la preghiera non cessa in lui; mangi o beva, dorma o lavori, il profumo della preghiera esala spontaneamente dal suo cuore. Ormai egli non fa più preghiera in ore determinate, ma prega in ogni momento. Anche il silenzio in lui è preghiera e i moti del suo cuore sono come una voce che silenziosa e segreta canta, canta per Dio. (ISACCO DI NINIVE, Prima collezione 35) Perche?_pregare_22H149.qxd:Layout 1 9-06-2009 8:57 Pagina 29 1. La preghiera: «elevazione dell’anima a Dio» o risposta alla sua Parola? «Tu ci hai fatti per te, Signore, e il nostro cuore non ha pace finché non riposa in te». Questa affermazione di Agostino (Confessioni I,1,1), assai celebre e ripetuta di generazione in generazione, può riassumere bene il fondamento posto alla preghiera cristiana dall’epoca dei grandi Padri fino ai nostri giorni. In tale visione la preghiera esprime il desiderio del bonum supremo che abita l’uomo, ed è intesa quale movimento del cuore verso l’infinito, l’eterno, l’assoluto. Ne consegue una definizione accolta sostanzialmente, seppur con sfumature diverse, da tutti gli autori spirituali di Oriente e di Occidente: «La preghiera è l’elevazione dell’anima 29 Perche?_pregare_22H149.qxd:Layout 1 9-06-2009 8:57 Pagina 30 PERCHÉ PREGARE, COME PREGARE a Dio o la domanda a Dio di beni convenienti», come scriveva sinteticamente Giovanni Damasceno (La fede ortodossa III,24), definizione ripresa in Occidente da Tommaso d’Aquino (cfr. Somma teologica II-II, q. 83, a. 1). Ebbene, oggi questa definizione della preghiera come evento collocato nello spazio della ricerca di Dio da parte dell’uomo appare non smentita, ma perlomeno insufficiente, perché gli uomini e le donne del nostro tempo, in particolare quelli appartenenti alle nuove generazioni, sono allergici alle concezioni ascendenti e «verticali» disseminate in tutta la spiritualità cristiana. Tale insofferenza può essere salutare, nella misura in cui ci aiuta a focalizzare un dato ben presente all’uomo biblico: la Presenza di Dio è data, non plasmata o raggiunta dall’uomo con le sue forze, e all’uomo spetta l’accoglienza della sua venuta epifanica, così come del suo ritirarsi nel silenzio o nel nascondimento. In altre parole, il Dio della rivelazione biblica non è l’oggetto della nostra ricerca, ma è colui che ha l’iniziativa, è il soggetto, è il Dio vivente che non sta al ter30 Perche?_pregare_22H149.qxd:Layout 1 9-06-2009 8:57 Pagina 31 CHE COS’È LA PREGHIERA? mine di un nostro ragionamento, non si trova nella logica dei nostri concetti, ma si dà, si consegna nella li- bertà amorosa dei suoi atti, che lo mostrano in costante ricerca dell’uomo. È lui che vuole e stabilisce un dialogo con noi, è lui che dalla Genesi fino all’Apocalisse viene, cerca, chiama, interroga l’uomo, chiedendogli semplicemente di essere ascoltato e accolto. Il Dio che «ci ha amati per primo» (1Gv 4,19) parla, dando inizio al dialogo; l’uomo, di fronte a questa auto-rivelazione di Dio nella storia, re-agisce nella fede attraverso la benedizione, la lode, l’azione di grazie, l’adorazione, la domanda, la confessione del proprio peccato… In- somma, reagisce attraverso la preghiera, che è sempre risposta a Dio, finalizzata all’amore verso di lui e verso i fratelli. È tenendo conto di questa prospettiva, meno esplo- rata dalla tradizione spirituale, che vorrei non tanto ridefinire la preghiera cristiana, perché essa sfugge a ogni «formula», quanto piuttosto tentare di ricollocarla, con molta umiltà, nell’alveo biblico. In esso emerge chia- ramente che la preghiera, come si è appena detto, non 31 Perche?_pregare_22H149.qxd:Layout 1 9-06-2009 8:57 Pagina 32 PERCHÉ PREGARE, COME PREGARE è ricerca di Dio, ma risposta; che le sue forme sono accidenti, mentre ciò che è sostanziale è la relazione con Dio; che il suo fine è l’agape, la carità, l’amore: la pre- ghiera è un’apertura alla comunione con Dio, dunque all’amore, perché «Dio è amore» (1Gv 4,8.16). L’«io» che risponde a Dio è definitivamente decentrato nella preghiera, mentre l’agente, il soggetto è Dio stesso il quale, riversando nella nostra preghiera il suo amore, lo effonde nel mondo attraverso di noi, costituiti amanti. 2. La preghiera cristiana è innanzitutto ascolto Nell’ottica appena delineata, la preghiera cristiana è innanzitutto ascolto per giungere all’accoglienza di una presenza, la presenza di Dio Padre, Figlio e Spirito santo. L’operazione è semplice ma non per questo facile, anzi è faticosa e richiede capacità di silenzio inte- riore ed esteriore, sobrietà, lotta contro gli idoli molteplici che ci minacciano. 32 Perche?_pregare_22H149.qxd:Layout 1 9-06-2009 8:57 Pagina 33 CHE COS’È LA PREGHIERA? Dio parla: questa è l’affermazione fondamentale che attraversa tutta la Scrittura, è la «cosa grande», senza la quale noi non potremmo avere nessuna relazione per- sonale con lui. Con decisione assoluta, con iniziativa libera e gratuita, Dio si è rivolto agli uomini per entrare in relazione con loro, per instaurare un dialogo finaliz- zato alla comunione. Nel Deuteronomio viene posta sulla bocca di Mosè questa riflessione: Interroga pure i tempi antichi, che furono prima di te: dal giorno in cui Dio creò l’uomo sulla terra e da un’estremità all’altra dei cieli, vi fu mai cosa grande come questa e si udì mai cosa simile a questa? Che cioè un popolo abbia ascoltato la voce di Dio parlare dal fuoco, come tu l’hai ascoltata, rimanendo vivo? (Dt 4,32-33). Dio si rivela come Parola e fa di Israele il popolo del- l’ascolto, prima ancora che il popolo della fede, svelandone la vocazione permanente: la chiamata ad ascol- tare. Non a caso la preghiera ebraica è ritmata dallo Shema‘ Jisra’el, dall’«Ascolta, Israele» (cfr. Dt 6,4-9), un comando che, in varie forme, è ripetuto più volte 33 Perche?_pregare_22H149.qxd:Layout 1 9-06-2009 8:57 Pagina 34 PERCHÉ PREGARE, COME PREGARE nella Torah, la quale, invece, raramente chiede di parlare a Dio. Se la preghiera dell’uomo come desiderio di Dio presenta un moto ascendente di parole verso il cielo, l’ascolto è, invece, caratterizzato da un movimento di- scendente, da una discesa della Parola di Dio nell’uomo: il vero orante, a partire da Abramo (cfr. Gen 12,1), è colui che ascolta, colui che presta l’orecchio a Dio. Per questo, «ascoltare è meglio del sacrificio» (1Sam 15,22), meglio cioè di ogni altro rapporto uomo-Dio che poggia sul fragile fondamento dell’iniziativa umana. Di più, si potrebbe dire che, se per Dio «in principio è la Parola» (cfr. Gv 1,1; Gen 1,3.6…), per l’uomo «in principio è l’ascolto»! Nel Nuovo Testamento questa verità è sintetizzata in modo mirabile nell’esordio della Lettera agli Ebrei: «Dio, dopo aver parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti, negli ultimi giorni ci ha parlato per mezzo del Figlio» (Eb 1,1-2); ormai è a lui, al Figlio, che deve andare il nostro ascolto, in seguito al comando della voce del Padre: «Questi è il mio Figlio, l’amato, ascoltatelo!» (Mc 9,7). 34 Perche?_pregare_22H149.qxd:Layout 1 9-06-2009 8:57 Pagina 35 CHE COS’È LA PREGHIERA? È chiaro, dunque, che la preghiera autentica germo- glia là dove c’è l’ascolto. «Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta» (1Sam 3,9): questo è il primo atto della preghiera, che noi – purtroppo – siamo costantemente tentati di capovolgere in: «Ascolta, Signore, perché il tuo servo parla». Sì, l’ascolto è preghiera e ha un pri- mato assoluto, in quanto riconosce l’iniziativa di Dio, il fatto che Dio sia il soggetto del nostro incontro con lui: non è passività, ma risposta attiva, azione per ec- cellenza della creatura nei confronti del suo Creatore e Signore. È significativo che, all’invito rivoltogli da Dio di presentargli delle richieste, il giovane re Salomone abbia replicato chiedendo un lev shomea‘ (1Re 3,9), «un cuore capace di ascolto» – non un «cuore docile», come traduce la Bibbia CEI –: «e al Signore piacque che Salomone avesse domandato questo» (1Re 3,10). È, in- fatti, la richiesta altamente gradita al Signore nella no- stra preghiera, perché è la domanda che è generata dalla volontà di Dio, è la domanda primordiale, la necessità prima e fondamentale, il presupposto della fede: non a caso Paolo dirà che «la fede nasce dall’ascolto» (fides 35 Perche?_pregare_22H149.qxd:Layout 1 9-06-2009 8:57 Pagina 36 PERCHÉ PREGARE, COME PREGARE ex auditu: Rm 10,17). Si comprende, allora, perché, interrogato su quale fosse il primo comandamento, Gesù abbia risposto innanzitutto: «Ascolta!», ben sapendo che da tale capacità discende anche quella di conoscere e amare il Signore Dio e il prossimo (cfr. Mc 12,29-31). Ecco così delineato il movimento complessivo della preghiera cristiana: dall’ascolto alla fede, dalla fede alla conoscenza di Dio, e dalla conoscenza all’amore, risposta ultima al suo amore gratuito e preveniente per l’uomo. Non lo si dirà mai abbastanza: dove non è ben chiaro il primato dell’ascolto di Dio, la preghiera tende a diventare un’attività umana ed è costretta a nutrirsi di atti e formule, in cui il singolo cerca la propria soddisfazione e assicurazione: diventa l’epifania di un’arro- ganza spirituale, il surrogato della propria esecuzione della volontà di Dio. Tutt’al più si trasforma in una disciplina di concentrazione che forse elimina le distra- zioni, ma non apre realmente a un’attenzione orante al Signore che parla (cfr. Dt 4,32-33) e che ama (cfr. Dt 7,7-8): che parla perché ama! Occorre, infine, ricordare un dato del quale è più dif36 Perche?_pregare_22H149.qxd:Layout 1 9-06-2009 8:57 Pagina 37 CHE COS’È LA PREGHIERA? ficile assumere la consapevolezza, ma che sempre «av- volge» la nostra preghiera: con l’ascolto della Parola noi entriamo nel mistero del dialogo intra-trinitario. La comunione di amore che regna tra il Padre, il Figlio e lo Spirito è, infatti, alimentata dall’ascolto reciproco, come attestano alcune parole di Gesù: «Tutto ciò che ho ascoltato dal Padre l’ho fatto conoscere a voi» (Gv 15,15); «Quando verrà lo Spirito di verità… non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che avrà ascoltato» (Gv 16,13); «Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato» (Gv 11,41). 3. L’accoglienza di una Presenza L’ascolto della Parola di Dio contenuta nella Scrit- tura, Parola accolta, custodita e meditata nel cuore, non può che svelare in noi una Presenza, la presenza del Dio vivente, più intima di quanto noi possiamo esserlo a noi stessi (cfr. Agostino, Confessioni III,6,11). La pre- ghiera ci porta così a scoprire la nostra verità più pro37 Perche?_pregare_22H149.qxd:Layout 1 9-06-2009 8:58 Pagina 38 PERCHÉ PREGARE, COME PREGARE fonda: Dio è presente in noi, non come frutto della no- stra ricerca, non come risultato del nostro desiderio – perché la sua presenza ci precede, è anteriore al nostro sforzo di esserle attenti –, ma come dono e consegna di Dio stesso attraverso la sua Parola. Tutto l’Antico Testamento testimonia un’iniziazione all’accoglienza, da parte dell’uomo, della presenza di Dio, l’Emmanuele, il Dio-con-noi; ma con l’umanizzazione di Dio in Gesù, è Dio stesso che ha compiuto un gesto definitivo: «La Parola si è fatta carne e ha posto la sua dimora in mezzo a noi» (Gv 1,14). Ascoltare la Parola significa, pertanto, accogliere il Figlio nella sua presenza di Signore e accettare che egli venga con il Padre a porre la dimora in noi (cfr. Gv 14,23), mediante lo Spirito santo; e accogliere il Figlio non si- gnifica solo dimorare «in Cristo», ma diventare sua di- mora, cioè sperimentare la vita di Cristo in noi, fino a confessare: «Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me» (Gal 2,20). Si tratta di un’esperienza capitale per il credente, al punto che la consapevolezza del «Cri- sto in noi» (cfr. Rm 8,10; Col 1,27) diventa il criterio in 38 Perche?_pregare_22H149.qxd:Layout 1 9-06-2009 8:58 Pagina 39 CHE COS’È LA PREGHIERA? base al quale discernere la qualità della nostra fede cristiana, come ci ricorda l’apostolo Paolo, il quale invi- tava i cristiani a mettersi alla prova: «Non riconoscete che Gesù Cristo abita in voi?» (2Cor 13,5). In forza di questa reciproca inabitazione, noi possiamo fare nostra la preghiera di Cristo, avere in noi i suoi stessi senti- menti (cfr. Fil 2,5): questa è la preghiera cristiana, nella quale lo Spirito ci conforma sempre più al Figlio nel suo essere costantemente rivolto verso il Padre. Siamo attirati all’identificazione con il Figlio, fino ad essere per grazia il Figlio di Dio – secondo l’audace espressione di Ireneo di Lione (cfr. Contro le eresie III,19,1) –, perché Cristo è l’io del nostro io. Di più: noi non preghiamo la Tri-unità di Dio, ma piuttosto preghiamo in essa, coinvolti nella comunione di vita e di amore che è la stessa relazione divina. Se, infatti, a partire dalla coscienza della vita di Cristo in noi, cerchiamo di accogliere la presenza di Dio, sco- priamo che il soggetto della preghiera, il suo vero pro- tagonista, è lo Spirito santo: tale certezza garantisce perseveranza e continuità alla nostra preghiera, libe39 Perche?_pregare_22H149.qxd:Layout 1 9-06-2009 8:58 Pagina 40 PERCHÉ PREGARE, COME PREGARE randoci dal soggettivismo e dagli impulsi psichici del momento. È lo Spirito che ci fa gridare: «Abba, Padre» (Rm 8,15; Gal 4,6) e, unendo al nostro gemito il suo gemito inesprimibile, ci spinge a rivolgerci a Dio come a un «tu», a una Presenza personale: «O Dio, tu sei il mio Dio» (Sal 63,2); è lo Spirito che immette in noi il suo desiderio (cfr. Rm 8,27) e ci fa conoscere la vera natura dei nostri bisogni. Grazie alla sua azione, infatti, i desideri confusi che ci abitano diventano desiderio di Dio, sete di comunione e di alleanza con lui: «Lo Spi- rito che scruta ogni cosa, anche le profondità di Dio, ci rivela le cose di Dio che nessuno conosce… ci rivela il pensiero di Cristo» (cfr. 1Cor 2,10-11.16), e così ci in- segna a pregare. Sì, ogni preghiera cristiana è implicitamente un’epiclesi, è un’invocazione dello Spirito santo, grazie alla quale può avvenire un reale ri-orientamento di tutta la nostra esistenza: ci rivolgiamo al Padre, attraverso il Figlio, nella potenza dello Spirito santo. E così, secondo le parole rivolte da Gesù alla donna samaritana, siamo resi capaci di adorare il Padre «in Spirito e Verità» (Gv 4,23-24), cioè nello Spirito 40 Perche?_pregare_22H149.qxd:Layout 1 9-06-2009 8:58 Pagina 41 CHE COS’È LA PREGHIERA? santo e in Cristo Gesù. E il luogo di tale adorazione è il nostro corpo, è questa nostra concreta umanità: «Noi siamo infatti il tempio del Dio vivente», afferma con audacia Paolo (2Cor 6,16)… Una volta acquisita questa consapevolezza, si com- prende che riconoscere Dio come il mio Dio, rivolgermi a lui con il tu chiamandolo «Abba», significa entrare in relazione con colui che abita in me: non è esteriore, ma interiore, è altro da me, eppure è in me. La preghiera di- viene, così, un fare esperienza spirituale di colui che «non è infinitamente lontano, ma è vicino, al centro della vita» (Dietrich Bonhoeffer); è il mio consenso, la mia adesione a questa vita dialogica, trinitaria, la cui sorgente è in Dio. È l’accoglienza di una Presenza sco- perta, desiderata, invocata; una Presenza a volte im- mensa, schiacciante, come dice il salmista: «Signore, tu mi scruti, mi conosci… mi esamini quando cammino e quando riposo, ti sono note tutte le mie vie… mi precedi, mi segui, mi stringi… Dove andare lontano dal tuo Spirito, dove fuggire lontano dal tuo volto?» (Sal 139,1-7); altre volte, invece, infinitamente silenziosa 41 Perche?_pregare_22H149.qxd:Layout 1 9-06-2009 8:58 Pagina 42 PERCHÉ PREGARE, COME PREGARE fino a prendere la forma del nascondimento, dell’as- senza. Ma anche nel silenzio che ci costringe a riconoscere l’alterità dell’Altro, Dio si mostra Padre per chi sa di essere figlio: il silenzio della presenza di Dio non è mai indifferenza, bensì segno della sua gratuità e della sua libertà, perché egli non si lascia esaurire dalle nostre immagini o concezioni o desideri… 4. Apertura a una comunione Dall’ascolto, attraverso la scoperta di una Presenza, nella preghiera noi ci apriamo al dialogo, alla comunione con il Signore. Ma proprio a questo livello la preghiera appare come un’attività delicata che, radicandosi nel nucleo più profondo del nostro essere, può essere facilmente manipolata. La Parola, che è giunta fino a noi facendoci prendere atto della presenza di Dio, ora ci chiama a passare al Padre. Se la vita è adattamento all’ambiente, la preghiera, che è vita spirituale in atto, è adattamento al nostro ambiente ultimo, che è la realtà 42 Perche?_pregare_22H149.qxd:Layout 1 9-06-2009 8:58 Pagina 43 CHE COS’È LA PREGHIERA? di Dio in cui tutto e tutti sono contenuti (cfr. At 17,27- 28): egli è sempre là e ci attende «nel segreto» (Mt 6,4.6.18). In questa tappa della preghiera cristiana la prima cosa necessaria è ammettere la nostra debolezza. Dobbiamo comportarci come il pubblicano della parabola evan- gelica che prega così come egli è in verità, che si presenta a Dio senza indossare maschere, ma riconoscendo la propria qualità di peccatore (anzi, alla lettera, «il pec- catore»: Lc 18,13). Non solo le sue parole («O Dio, abbi pietà di me, il peccatore») sono un modello per noi, ma lo è soprattutto la sua disposizione interiore: soltanto chi è capace di un atteggiamento umile, povero, ma realissimo, può stare davanti a Dio accettando di essere conosciuto da Dio per quello che egli è veramente. D’altronde, noi ci conosciamo in modo imper- fetto, e quel che conta è che siamo conosciuti da Dio (cfr. 1Cor 13,12; Gal 4,9). Chi compie questa adesione alla realtà è in grado anche di confessare: «Noi non sappiamo che cosa do- mandare per pregare come si deve», non conosciamo 43 Perche?_pregare_22H149.qxd:Layout 1 9-06-2009 8:58 Pagina 44 PERCHÉ PREGARE, COME PREGARE in modo pieno nemmeno i nostri gemiti, «ma lo Spirito intercede per noi» (Rm 8,26). Si tratta, allora, di supplicare, di chiedere lo Spirito santo: se ci sono parole nostre nella preghiera, le prime che noi possiamo balbettare, sono quelle con cui invochiamo la discesa dello Spirito. La domanda dello Spirito santo, cosa buona tra le cose buone, è prioritaria e assoluta rispetto a tutte le altre, perché in essa tutto è incluso; Gesù stesso ci ha assicurato che questa preghiera è sempre esaudita dal Padre: «Se voi che siete cattivi sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro celeste darà lo Spirito santo a coloro che glielo chiedono» (Lc 11,13; cfr. Mt 7,11). Persino l’atto elementare della fede non è possibile senza lo Spirito, perché «nessuno può dire: “Gesù è il Signore” se non nello Spirito santo» (1Cor 12,3). Solo lo Spirito, infatti, può far sgorgare in noi parole che diventino dialogo con Dio nella lode, nel ringraziamento, nella domanda, nell’intercessione: è lui che le suggerisce, le guida, le sostiene come parole ca- paci di raggiungere Dio. Lo Spirito opera sempre, come operano il Padre e il Figlio (cfr. Gv 5,17), e «viene in 44 Perche?_pregare_22H149.qxd:Layout 1 9-06-2009 8:58 Pagina 45 CHE COS’È LA PREGHIERA? aiuto alla nostra debolezza» (Rm 8,26), versando nei nostri cuori la capacità di riconoscerci figli, di riconoscere tutto e tutti come voluti, creati e amati da Dio. Così possiamo «offrire il culto secondo lo Spirito di Dio e gloriarci in Cristo Gesù, senza porre la nostra fi- ducia nella carne» (cfr. Fil 3,3). È da qui che nasce la nostra parresia nella preghiera: essa è fiducia, auda- cia, libertà nello stare davanti a Dio, nel parlare a lui con franchezza, attendendo la sua risposta, che è sempre anche un giudizio pronunciato sulla nostra vita. Ecco, allora, il dialogo, o meglio ancora, il duetto, la comunione… Non si tratta di negare il peso del nostro peccato, di nascondere la nostra miseria, ma di trascendere la conoscenza che abbiamo di noi stessi, a favore della conoscenza che Dio ha di noi. Chi prega in questo modo conosce di essere egapeménos (cfr. Col 3,12; 1Ts 1,4; 2Ts 2,13), amato da Dio; conosce l’agape di chi per primo lo ha amato, di chi lo ha per- donato, mentre lui era ancora peccatore e nemico (cfr. Rm 5,6-11), di chi gli offre costantemente il suo amore. Ed è proprio nell’accettazione di questo amore, nel cre45 Perche?_pregare_22H149.qxd:Layout 1 9-06-2009 8:58 Pagina 46 PERCHÉ PREGARE, COME PREGARE dere a questo amore (cfr. 1Gv 4,16), che la preghiera trova il suo telos: l’agape di Dio diventa in noi amore per tutti gli uomini, fino all’amore per i nemici, diventa compassione, misericordia. Così il comando di Gesù: «Pregate per i vostri nemici» (cfr. Lc 6,27-28) non appare solo come un’ampiezza più grande conferita alla preghiera, ma è partecipazione all’amore stesso di Dio, che ama tutti gli uomini senza esclusione, che fa piovere la sua benedizione sui giusti e sugli ingiusti (cfr. Mt 5,45). Giunti a questo punto, scopriamo che tutte le forme di preghiera sono relative, e così respingiamo «l’uomo vecchio» (Rm 6,6; Ef 4,22; Col 3,9) che è in noi, sempre tentato dalle sue ambizioni religiose di scambiare i mezzi e gli sforzi per il fine. Oggi, in particolare, troppi improvvisati maestri di spiritualità e di preghiera, in nome di una concezione antropologica della preghiera stessa, forgiano iniziazioni ispirate allo yoga, allo zen, alla meditazione trascendentale o ad altro ancora; ma questo si traduce sovente in una confusione tra la sostanza (la comunione con il Signore) 46 Perche?_pregare_22H149.qxd:Layout 1 9-06-2009 8:58 Pagina 47 CHE COS’È LA PREGHIERA? e gli accidenti (l’esperienza di stati interiori, psichici). Lo stesso si deve dire a proposito di quanti, più ancorati alla tradizione ecclesiale, sopravvalutano riti e sacramenti rispetto al fine della preghiera, che è l’amore verso Dio e verso gli uomini. Scriveva con intelli- genza un monaco, ben consapevole del telos della preghiera: Quando penso alle cinque ore che ogni giorno passo nella preghiera, esse mi appaiono come un immenso mucchio di sabbia che io trascino davanti a Dio. Ogni tanto vi affio- rano delle pepite di offerta autentica e solo queste pepite hanno importanza. Esse, però, affiorano in modo rigorosamente imprevedibile, e non esiste purtroppo nessun me- todo per filtrarle prima e, quindi, avere solo esse da presentare, evitando la fatica di trascinare tutto questo mucchio di sabbia in cui si trovano sommerse… Questo la- voro serve, io lo spero, a cogliere sempre di più il mio es- sere nelle sue più remote profondità, in modo che io diventi globalmente un essere che, consapevolmente o inconsapevolmente, non fa e non vuole nient’altro che stare davanti a Dio conoscendo il suo amore e trascinando con sé tutti gli uomini che gli sono prossimi. 47 Perche?_pregare_22H149.qxd:Layout 1 9-06-2009 8:58 Pagina 48 PERCHÉ PREGARE, COME PREGARE 5. Un occhio contemplativo Nello spazio della comunione e dell’agape, chi prega giunge a poco a poco alla contemplazione. Essa non è visione di Dio – perché «chi vede Dio muore», ammo- nisce l’adagio dell’Antico Testamento (cfr. Es 33,20), cui fa eco il discepolo amato nel ribadire: «Dio nessuno l’ha mai visto» (Gv 1,18) –, ma è uno sguardo nuovo su tutto e su tutti. «Noi camminiamo per mezzo della fede e non ancora per mezzo della visione» (2Cor 5,7), afferma a sua volta l’apostolo Paolo; ciò significa che nella fede Dio non si fa vedere a noi, e tuttavia egli si manifesta, secondo la promessa di Gesù: «Chi mi ama sarà amato dal Padre mio, e anch’io lo amerò e mi ma- nifesterò a lui» (Gv 14,21). Tale manifestazione non avviene però, come si è detto, attraverso la visione, né in una conoscenza teorica, ma in una comunicazione interiore della potenza divina: Dio svela il suo disegno di salvezza, la sua economia, in cui sostiene la creazione intera e ama tutte le creature, tutti gli uomini. Ecco, dunque, l’autentica contemplazione cristiana: fissare 48 Perche?_pregare_22H149.qxd:Layout 1 9-06-2009 8:58 Pagina 49 CHE COS’È LA PREGHIERA? lo sguardo sull’amore di Dio fino a vedere, per grazia, tutta la realtà con i suoi occhi. Allora Dio brilla nei nostri cuori per far risplendere «la conoscenza della sua gloria che rifulge sul volto di Cristo» (2Cor 4,6), e noi partecipiamo del suo sguardo su tutta la storia e su tutte le creature. Il nostro occhio diventa quello dei cheru- bini, un occhio contemplativo, pieno di amore e di misericordia… E così ci è data la makrothymía di Dio, il vedere, il sentire, il pensare in grande ogni cosa, ogni creatura, anche la più disgraziata, anche quella più segnata dal peccato e più ferita nella sua somiglianza con Dio: que- sto è il vero discernimento, che ha come frutto l’«apo- calisse», la rivelazione di tutte le cose! L’orante diventa «dioratico», diventa cioè capace di vedere «oltre», di vedere in profondità: egli vede che tutto è grazia, tutto è dono di Dio, e si fa viscere di misericordia nelle viscere di misericordia di Dio, anche di fronte al male e al peccato che contraddicono l’agape. Ecco come si esprimeva in proposito Isacco di Ninive, il grande padre della Chiesa siriaca: 49 Perche?_pregare_22H149.qxd:Layout 1 9-06-2009 8:58 Pagina 50 PERCHÉ PREGARE, COME PREGARE Che cos’è un cuore misericordioso? È l’incendio del cuore per ogni creatura: per gli uomini, per gli uccelli, per le be- stie, per i demoni e per tutto ciò che esiste. Al loro ricordo e alla loro vista, gli occhi [del cristiano] versano lacrime, per la violenza della misericordia che stringe il suo cuore a motivo della grande compassione. Il cuore si scioglie e non può sopportare di udire o vedere un danno o una piccola sofferenza di qualche creatura. E per questo egli offre preghiere con lacrime in ogni tempo, anche per gli esseri che non sono dotati di ragione, e per i nemici della verità e per coloro che la avversano, perché siano custoditi e rin- saldati; e perfino per i rettili, a motivo della sua grande misericordia, che nel suo cuore sgorga senza misura, a immagine di Dio (Prima collezione 74). Se la preghiera è autenticamente cristiana, se sgorga dall’ascolto di Dio, se si apre alla sua Presenza e di- venta comunione fino a vivere con lui il rapporto di alleanza, allora il suo frutto è la carità, è l’amore per Dio, per gli uomini e per l’intera creazione. La preghiera tende, così, a farsi vita, permea tutta l’esistenza del credente, che può cantare con il salmista: «Io sono pre50 Perche?_pregare_22H149.qxd:Layout 1 9-06-2009 8:58 Pagina 51 CHE COS’È LA PREGHIERA? ghiera» (Sal 109,4). Egli non fa più preghiere ma diventa preghiera, come si è potuto scrivere di France- sco d’Assisi: «Non pregava più, era ormai divenuto preghiera» (non tam orans, quam oratio factus: Tommaso da Celano, Vita seconda 95). Al termine della sua vita di preghiera, Benedetto da Norcia, stando alla finestra e fissando l’occhio nelle fitte tenebre della notte, scorse una luce che scendeva dall’alto e fugava la densa oscurità: in quella visione «il mondo intero fu posto davanti ai suoi occhi come raccolto in un unico raggio di sole» (Gregorio Magno, Dialoghi II,35)… Così vede il mondo il contemplativo: con grande misericordia, con profonda compassione. Egli ha ricevuto in dono lo sguardo di Dio! 51 Perche?_pregare_22H149.qxd:Layout 1 9-06-2009 8:58 Pagina 125 INDICE Introduzione pag. 9 » 25 2. La preghiera cristiana è innanzitutto ascolto » 32 PREGARE OGGI I. CHE COS’È LA PREGHIERA? 1. La preghiera: «elevazione dell’anima a Dio» o risposta alla sua Parola? 3. L’accoglienza di una Presenza 4. Apertura a una comunione 5. Un occhio contemplativo II. COME PREGARE? 1. Gli insegnamenti di Gesù sulla preghiera a. «Prima di pregare, riconciliati con il tuo fratello» (cfr. Mt 5,23-24; Mc 11,25) b. «Quando preghi, ritirati nella tua camera» (Mt 6,6) » » » » » » » » 29 37 42 48 53 57 61 62 Perche?_pregare_22H149.qxd:Layout 1 9-06-2009 8:58 Pagina 126 PERCHÉ PREGARE, COME PREGARE c. «Tutto ciò che chiederete nel mio Nome lo farò» (Gv 14,13) d. Pregare con umiltà, come il pubblicano (cfr. Lc 18,9-14) pag. 65 e. Pregare insieme, accordandosi con i fratelli (cfr. Mt 18,19-20) f. Pregare con fiducia (cfr. Mt 6,7-8) g. Pregare sempre, senza stancarsi (cfr. Lc 18,1-8 e 21,34-36) 2. La preghiera cristiana: tra domanda e ringraziamento a. La preghiera di domanda b. La preghiera di ringraziamento III. PERCHÉ PREGARE? DIFFICOLTÀ » 66 » 69 » 72 » » » » 67 70 75 79 E OSTACOLI ALLA PREGHIERA » 85 b. Preghiera e secolarizzazione » 92 1. Obiezioni più generali a. Preghiera e male del mondo c. Pregare è utile? d. C’è esaudimento? e. La preghiera è una componente efficace della storia? » » » 89 89 97 » 100 » 102 Perche?_pregare_22H149.qxd:Layout 1 9-06-2009 8:58 Pagina 127 INDICE 2. Obiezioni legate all’esperienza personale a. Fatica b. Non ho tempo c. Le distrazioni d. Sono incostante e. Lavorare, impegnarsi è pregare pag. 104 » 104 » 107 » 110 » 112 » 114 CONCLUSIONE » 117 Bibliografia minima » 123 Perche?_pregare_22H149.qxd:Layout 1 Stampa: 2009 Società San Paolo, Alba (Cuneo) Printed in Italy 9-06-2009 8:58 Pagina 128