«Pregare è la cosa più bella, più importante e potente che un uomo
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«Pregare è la cosa più bella, più importante e potente che un uomo
Stat e siat saldi n e fo rti ( ella f ed 1C e or 1 6,13 ) N. 7 - Ottobre 2013 Esce otto volte l’anno www.acs-italia.org Foto: Grzegorz Galazka «Nella preghiera il cristiano impara a condividere la stessa esperienza spirituale di Cristo e incomincia a vedere con gli occhi di Cristo. A partire da Lui, dal Figlio Unigenito del Padre, conosciamo Dio anche noi e possiamo accendere in altri il desiderio di avvicinarsi a Lui». «Volete essere come Pilato che non ha il coraggio di andare controcorrente?» (Papa Francesco alla GMG 2013). per tenere viva in noi la luce della fede e poterla condividere con altri, abbiamo assoluto bisogno della preghiera. La preghiera è insostituibile. Pregare è la cosa più bella, più importante e più potente che un uomo riesca a fare. Adorare Dio è la prima vocazione dell’uomo. Poiché siamo creature di Dio nate dal Suo cuore, il nostro spirito e il nostro cuore anelano a Dio, per poter rimanere in Lui, nostro Padre e amico. Come il respiro mantiene in vita il corpo, così la preghiera riempie l’anima umana di vita divina. Senza di essa, l’uomo muore interiormente. . - Lettera Enciclica Lumen Fidei - trasforma colui che prega, in Colui davanti al quale è inginocchiato. Anche se il cuore talvolta appare freddo e come spento, non è falsità inginocchiarsi, ammettere la propria incapacità di pregare e desiderare intensamente Dio. Se nonostante tutte le difficoltà, l’aridità interiore e le distrazioni, cerchiamo, con sincerità, di pregare, Dio non ci rifiuterà mai la Sua grazia. Egli, infatti, vuole essere il centro del nostro mi aspettavo un richiamo alla carità verso il prossimo, un invito ad amare di più i poveri. Perché mi chiede quante ore prego?». Madre Teresa prese le sue mani e gli confidò : «Figlio mio, senza Dio siamo troppo poveri per poter aiutare i poveri! Ricordati: io sono soltanto una povera donna che prega. Pregando, Dio mi mette il Suo amore nel cuore e solo così posso amare i poveri. Pregando! ». «Pregare è la cosa più bella, più importante e potente che un uomo riesca a fare». Cari amici, nessun tempo possa risultarci più caro e importante di quello trascorso in preghiera! Se siamo un’Opera di persone che pregano, non ci mancheranno mai i mezzi finanziari necuore, vuole ispirarci, guidarci e far sì che cessari per soddisfare le tante richieste di Ma come far diventare la preghiera l’impeto nella nostra vita, tutto giunga a compi- aiuto che ci giungono giorno dopo giorno. genuino più spontaneo del nostro animo? mento. È in questo modo che tutto il nostro Chi in preghiera sprofonda dentro Dio, baSemplicemente, come fecero gli Apostoli, agire e operare, si trasforma in preghiera. derà a ogni bisogno del prossimo. chiediamo supplicando: «Signore, insegnaci a pregare» (Lc 11,1). Dobbiamo deciderci – Se ci avviciniamo a Dio e cerchiamo la Vi benedico con gratitudine, di nuovo, ogni volta – a pregare e aprire il comunione con Lui, saremo sempre più nostro cuore a Dio. La preghiera cambia la vicini anche al nostro prossimo e potremo persona, i suoi sentimenti, il suo modo di vivere davvero gli uni per gli altri. Madre pensare, di decidere e di agire. Pregando, Teresa – che pregava quasi incessantel’anima entra nel mondo soprannaturale di mente il Rosario – chiese a un seminarista: Dio. Per questo, il mistico tedesco Angelo «Quante ore preghi ogni giorno?». Il seP. Martin M. Barta Silesio disse che la vera preghiera minarista rispose sorpreso: «Madre, da Lei Assistente Ecclesiastico 1 , e e Mess t n a S i oni d Intenzi Un aiuto triplo per i sacerdoti La Chiesa è qui per i poveri. Benedetto XVI ha affermato che «accanto alla presenza reale di Gesù nella Chiesa, nel Sacramento, vi è un’altra seconda presenza reale di Gesù: negli umili, nei derelitti di questo mondo, negli ultimi, nei quali vuole essere da noi riconosciuto». Primo amore: padre Werenfried (sulla destra) celebra la sua prima Messa il 25 luglio 1940. Questa esperienza della duplice presenza reale è particolarmente vissuta dai sacerdoti. Sono loro che effettuano la consacrazione ripetendo – forti della loro ordinazione sacerdotale – le parole pronunciate da Gesù. E sono sempre loro che spesso condividono con i poveri anche le intenzioni di Sante Messe che ricevono. Nello Zambia molte parrocchie sono talmente povere, per mancanza di lavoro e diffusione dell’AIDS, da non poter sostenere finanziariamente le trasferte dei sacerdoti nei villaggi più lontani. Tanzania: presenza reale tra gli umili e i L’aiuto economico che arriva dalle intenzioni derelitti. di Sante Messe, fa sì che, almeno il 70% L’epoca del primo amore Il vescovo sudanese cerca di nascondere le lacrime. È addolorato per come i suoi sacerdoti sono a volte costretti a vivere: soli, poveri, sotto pressione. Non è l’unico vescovo che assiste impotente agli sforzi che per la mancanza di mezzi economici, compiono i propri sacerdoti per portare avanti con coscienza il servizio pastorale. È a nome di questi preti che si rivolge a noi. Hanno bisogno di momenti di silenzio, di preghiera con i confratelli, di familiare confidenza. L’animo del sacerdote ha periodicamente bisogno di ritemprarsi. Lo scambio di esperienze tra confratelli è importante anche dal punto di vista umano, perché permettono di recuperare forze. Proprio per questo, un altro vescovo, Melchisedec Sikuli dalla Repubblica Democratica del Congo, ci chiede aiuto per organizzare un ritiro spirituale per i suoi 41 sacerdoti (6.500 euro). Per alcuni di essi – a causa dei combattimenti in corso 2 nella loro regione e della mancanza di strade sicure – muoversi in aereo è l’unica possibilità. Alcuni provengono poi da zone a maggioranza islamica. Un altro vescovo, Sosthène Bayemi, dal Camerun, vorrebbe rinnovare con giornate di studio (6.200 euro), lo spirito della vocazione dei suoi sacerdoti, aiutandoli a ritrovare il loro primo amore. Tutto ciò è possibile. Grazie a voi! • Repubblica Democratica del Congo: sacerdoti in ritiro spirituale. delle comunità parrocchiali, possa celebrare la Messa una volta al mese. E quando il sacerdote arriva, molto spesso ha con sé le medicine che servono ai malati, e pure quelle sono pagate con le intenzioni di Sante Messe. Nell’arcidiocesi di Lusaka, sempre nello Zambia, 41 preti possono vivere vicini ai loro fedeli, grazie alle vostre intenzioni di Sante Messe (16.400 euro). La maggior parte dei sacerdoti sa ciò che li attende, perché anche nei seminari, la vita è più o meno quella. Infatti, anche per i professori le intenzioni di Sante Messe sono la parte più consistente del reddito. Per esempio, grazie agli 8.400 euro arrivati loro nell’anno corrente, i sette che insegnano nel seminario dei Ss. John Fisher e Tommaso Moro vicino Harare, nello Zimbabwe, possono concentrarsi sulla formazione dei futuri preti, dando così ai giovani un buon esempio per la futura vita sacerdotale. Proprio nei Paesi poveri – e non solo in Africa – i sacerdoti vivono con la costante necessità di dover trovare un lavoro, qualcosa che assicuri loro un’entrata per vivere. Inevitabilmente, questo sottrae tempo alla cura delle anime. Spesso anche alla preghiera e alla celebrazione della Messa. Il rischio è che non riescano più ad accorgersi neanche dei più poveri tra i poveri e si allontanino anche dalla vocazione. Le intenzioni di Sante Messe evitano tutto questo e sono un triplo aiuto: rafforzano la vocazione sacerdotale, li sostengono nella cura dei poveri, rinsaldano la solidarietà tra voi e i sacerdoti della Chiesa che soffre. E poi – non dimentichiamolo – consentono di portare le nostre intenzioni davanti al Signore. Le offerte ricevute saranno destinate ai progetti presentati o a progetti analoghi, sostenendo anche l’opera pastorale di Aiuto alla Chiesa che Soffre. • P reg h ie r a Cercare consiglio per la vita Scriveva il Beato Giovanni Paolo II che «essere uomini significa mettersi alla ricerca di Dio» e che «alla fin fine, ogni ricerca umana non è altro che una ricerca di Dio». E come possiamo trovarlo? Secondo san Francesco d’Assisi, «leggendo la Sacra Scrittura» perché ciò significa «rivolgersi a Cristo per un consiglio». Avete aiutato milioni di persone a cercare questo consiglio per la vita, fin da quando erano bambini. Nella Sacra Scrittura per i più piccoli (Bibbia del Fanciullo) o nel Libricino del Santo Rosario, il riassunto del Vangelo. A partire dalla prima edizione, stampata nel 2003, «Il Rosario» è stato tradotto in 14 lingue e pubblicato in 2,2 milioni di copie. Dal 2009, la versione per i bambini – intitolata India del Nord: la devota preghiera del Appena arrivati: 500 libricini del Rosario «Noi bambini preghiamo il Santo Rosario» mattino in una scuola cattolica. per i bambini di Manila, nelle Filippine. – è stata tradotta in otto lingue e stampata in 600.000 copie. Una suora brasiliana riconosce alla preghiera dei bambini una forza capace di unire il mondo: «Sicuramente la loro preghiera andrà a beneficio di voi tutti. Gesù posa il suo sguardo sui bambini, ma vede anche la vostra buona azione attuata attraverso la diffusione del libricino». I bambini cercano e trovano. Dal Messico, Angelina ci scrive: «Io non ho una mamma, Un aiuto per sopravvivere: acquistare ma – secondo l’insegnante di catechismo – rosari prodotti dagli artigiani cristiani di la Vergine Maria è la mia Mamma che sta in cielo. Io parlo con lei e lei mi vuole tanto Betlemme. bene. La sento vicina e per questo il Rosario non mi sembra troppo lungo. Le sono grata che mi abbia accettata come figlia e prego affinché la Madonna protegga tutti i bambini che non hanno una mamma». In Uruguay, i bambini vanno di casa in casa e invitano i coetanei che incontrano, a pregare il Rosario con i genitori, specialmente con il papà: «Alcuni ci ascoltano con gioia, altri non sono affatto interessati. Allora proseguiamo e bussiamo altrove. Non è un problema, sentiamo fortemente l’amore della Madre di Dio». • Senza la preghiera nulla va «La misericordia di Gesù non è solo un sentimento. È una forza che dà vita, che risuscita l’uomo». In nessun altro caso, questa frase di Papa Francesco è vicina alla realtà come in quello dei neonati che avrebbero dovuto essere uccisi. In pochi altri posti al mondo, è facile che accada come a Città del Messico. Ma qui c’è anche la forza che dà la vita in ben 51 Centri, fissi e mobili, di assistenza alle future mamme. Nei 24 anni trascorsi dalla fondazione del primo, questi Centri hanno salvato quasi 200.000 bambini. Nel frattempo, ne sono stati aperti di simili in 15 Paesi dell’America Latina. In ciascuno di essi, campeggia la frase «il motivo per cui esiste questo Centro è Cristo». Infatti, tutti i collaboratori sono consapevoli che senza la preghiera, nulla va… Cristo è fonte di misericordia. Per questo, collegata ai Centri, a Città del Messico saranno conclusi i lavori per una cappella per l’Adorazione del Santissimo. Ogni giorno, vi verrà celebrata la Santa Messa e si potrà adorare il Santissimo, 24 ore su 24. Si pregherà invocando la misericordia per le madri che abortiscono, per l’anima dei bambini morti e per quella di chi permette l’aborto, sia concretamente che con le sue scelte in politica. Preghiere saranno elevate anche per porre Uno dei 200.000: una mamma felice con il suo “bambino salvato”. fine al dramma dell’aborto in tutto il mondo e anche per tutti coloro che hanno reso possibile la realizzazione di questa cappella e per le loro famiglie. Abbiamo promesso per questo progetto 11.500 euro. Le offerte ricevute saranno destinate ai progetti presentati o a progetti analoghi, sostenendo anche l’opera pastorale di Aiuto alla Chiesa che Soffre. • 3 In Nepal – lo Stato tra le montagne con 24 milioni di abitanti, ubicato tra India e Cina – vivono appena 8.000 cattolici e sono tra i più poveri del Paese. «Li aiutiamo come possiamo», scrive padre Richard della chiesa della Risurrezione, nella capitale Kathmandu. «Senza le intenzioni di Sante Messe, ciò non sarebbe possibile. Senza questo aiuto non saremmo nemmeno in grado di comprare le medicine necessarie per i problemi di salute dei sacerdoti». Grazie ad esse, «possiamo andare di famiglia in famiglia a portare la benedizione del Signore». La piccola comunità cattolica ringrazia «dal profondo del cuore per il sacrificio che fate per noi e per queste famiglie». Da parte loro, padre Richard e gli altri sacerdoti, promettono di pregare ogni giorno «per l’Opera, i benefattori e le loro famiglie». Sofferenza, amore e gratitudine – Le vostre lettere Dio vi benedica La somma che invio non è segno di ricchezza materiale, perché è un pagamento che lo Stato mi doveva e che pensavo non avrei mai più ricevuto. Ritengo che voi saprete utilizzarla meglio di me… Dio vi benedica attraverso la vostra Opera. - Una benefattrice dal Portogallo Forza del Bene Sento ricorrentemente come la Chiesa sia minacciata in Paesi come la Nigeria. Per questo è essenziale continuare a pregare e aiutare. Aiuto alla Chiesa che Soffre è più che mai una forza del Bene. - Un benefattore dalla Gran Bretagna Offerte e preghiere per chi soffre Troverete allegato un assegno di 200 dollari per il vostro magnifico lavoro, con cui partecipate alla costruzione del Regno di Dio in terra. Vorrei poter fare di più per i sacerdoti e i cattolici che vivono in Paesi devastati da guerre o che sono oppressi, come accade in Medio Oriente. Grazie per tutto quello che fate. Nelle mie preghiere e nel Rosario sono vicina ai fratelli e sorelle in Cristo. - Una signora dall’Australia Grazie per il Rosario Grazie per lo stupendo Rosario che mi avete inviato. Oggi pomeriggio – durante quello recitato a Nostra Signora di Lourdes che seguo ogni giorno in televisione – hanno elevato una preghiera per i cristiani perseguitati. Anche le Messe sono importanti, aiutano a mantenere viva la nostra fede e la nostra speranza. Sto per compiere 84 anni e non sempre mi sento abbastanza forte per andare a Messa, ma prego comunque ogni giorno affinché i cristiani e i sacerdoti perseguitati, tornino a una vita normale. - Una signora dalla Francia - Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS) - Sede Nazionale: Piazza San Calisto 16 - 00153 Roma Tel. 06.6989.3911 - mail: [email protected] - Bressanone: Via Hartwig 9 - 39042 Bressanone Milano: Corso Monforte 1 - 20122 MI - Tel. 02.7602.8469 - Siracusa: Via Pompeo Picherali 1 Piazza Duomo 5 (Recapito postale) - 96100 SR - Tel. 0931.412.277 Offerte: CCP N. 932004 - Bonifico bancario. Coordinate bancarie: Intesa Sanpaolo S.p.A. IBAN IT 11 H 03069 05066 011682210222 - Codice Fiscale 80241110586 I suoi dati personali sono utilizzati al fine di promuovere le iniziative di Aiuto alla Chiesa che Soffre. Ai sensi del D.L. 196/2003, lei potrà esercitare i relativi diritti, rivolgendosi ad «Aiuto alla Chiesa che Soffre» - Piazza San Calisto 16 - 00153 Roma. 4 Johannes Heereman, Presidente esecutivo È scritto negli Atti degli Apostoli (11,26) che fu ad Antiochia che, per la prima volta, i discepoli furono definiti “cristiani”. Nell’antichità, questa città turca, era siriana. Dista, infatti, solo poco da Aleppo, dove da mesi i cristiani vivono nell’inferno. Chi può, fugge dalla città e dalle truppe di Assad, dai ribelli islamici, dalla fame, dalla miseria, dalla morte. Una volta, in questa regione fioriva il cristianesimo, ora i cristiani cercano soltanto di sopravvivere. La guerra è sempre una sconfitta per l’umanità, affermava il Beato Giovanni Paolo II, rispetto a un’altra guerra combattuta nella stessa regione, quella in Iraq. I cristiani si trovano anche lì in una situazione difficilissima. Ma allora si deve restare a guardare? No. Grazie alla vostra generosità, stiamo da tempo facendo qualcosa: troviamo strade per far arrivare aiuti – cibo, acqua, medicine – laddove la gente si nasconde. Sono vie complicate e segrete, ma gli aiuti arrivano a destinazione. C’è un’altra cosa che stiamo facendo e dobbiamo continuare a fare: pregare. Dio esaudisce sempre le preghiere. Vede nei cuori e conosce tutti i nostri nomi. Preghiamo per i fratelli e le sorelle che vivono in una terra che è alla sorgente del nostro nome comune. L’Eco dell’Amore N. 7 - Ottobre 2013 Direttore responsabile: Mons. Sante Babolin Redazione: Jürgen Liminski - Editore: Aiuto alla Chiesa che Soffre - Piazza San Calisto 16 00153 Roma - Con approvazione ecclesiastica Registrazione del Tribunale di Roma N. 481 del 24 novembre 2003 - Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, Aut. GIPA/C/MI/2013 S ir ia Nello spirito di san Simeone Al di sopra di tutto, la Croce: la costruzione del convento di san Simeone Stilita è quasi terminata. «Offerto in sacrificio per voi»: padre François Mourad (a sinistra) con l’arcivescovo Hindo durante la Santa Messa. Simeone lo Stilita, il monaco della colonna, è stato insieme ai dottori della Chiesa, Hieronymus e Agostino, una grande figura di santo del V secolo. Visse da eremita nelle vicinanze dell’attuale città martire di Aleppo. Visse in cima a una colonna, pregando e digiunando, ciò che fece di lui, ancora vivente, un modello di dedizione ascetica. Alla sua saggezza ricorsero numerose parti che all’epoca erano in conflitto. San Simeone mediava, predicava, portava la pace. Ancora oggi si sente l’influsso di san Simeone. Padre François Mourad aveva fondato vicino ad Aleppo una piccola comunità monastica. Aveva così iniziato a istruire giovani siriani che intendevano diventare monaci seguendo l’esempio del Santo e aveva iniziato a costruire un convento. Quando i ribelli islamisti occuparono il territorio intorno ad Aleppo, padre Mourad si ritirò a Gassanieh in un convento francescano, prendendosi cura della popolazione locale cristiana e musulmana, vittima della guerra civile. Ma c’era sempre il rischio che gli islamisti arrivassero anche lì. Il 23 giugno accadde e lo devastarono sparando. Coloro che vi si erano rifugiati, fuggirono in preda al panico. Padre Mourad andò a braccia aperte verso gli islamisti per parlare con loro. Gli spararono a sangue freddo. Poi distrussero tutto ciò che non potevano portare via e scapparono. François e come i suoi discepoli. Il suo convento sarà un’oasi di dedizione. Per il momento è vuoto. Ma esiste, simbolo della presenza cristiana in un Paese devastato dalla guerra e dal fanatismo. È il simbolo di una presenza che affonda in un passato che è precedente all’arrivo dell’Islam e risale alle origini del cristianesimo. Jacques Behnan Hindo, arcivescovo di Hassaké-Nisibi nel cui territorio si trova questo convento, si sente responsabile per questo lascito spirituale. È stato lui a ordinare sacerdote padre Mourad: «Ricordo com’era grato ai vostri benefattori! Senza il sostegno di ACS non sarebbe stato possibile costruire le mura del convento. Siete sempre stati nella patena durante la Messa». Secondo l’arcivescovo, ACS comprende bene la situazione in Siria e la posizione dei cristiani perseguitati, «siete gli unici a Un giorno la guerra in Siria finirà. E allora darci una mano per realizzare il progetto ci sarà bisogno di persone come padre del convento», afferma. Per questo, lui e 5 Dal 422 fino al 459, quando morì, Simeone visse in cima a una colonna. Tuttora, lo si rappresenta così nelle icone. padre François, avevano chiesto un ulteriore aiuto: mancano porte e impianti sanitari ed è altresì necessario installare dei cavi elettrici. È soltanto lo stretto necessario... I giovani monaci non vivranno su una colonna, ma certo seguiranno la spiritualità di san Simeone, portando la pace attraverso la preghiera. Abbiamo donato 20.000 euro. Non è molto per un simbolo della Chiesa martire, per un oasi di preghiera, di silenzio e dedizione. Le offerte ricevute saranno destinate ai progetti presentati o a progetti analoghi, sostenendo anche l’opera pastorale di Aiuto alla Chiesa che Soffre. • n ia Roma Maria Radna – Fortezza dell’anima per Dio La prima cappella risale al 1520. La fece erigere una pia vedova. Qui i francescani e i fedeli venivano per celebrare la Santa Messa, anche durante la dominazione ottomana. Nel 1695, quando i turchi si ritirarono, la cappella fu incendiata, ma l’immagine sacra rimase miracolosamente intatta. I fedeli continuarono a recarsi a Maria Radna. Il primo grande pellegrinaggio è datato 1709, anno della fine della peste. Dal 1750, il santuario di Maria Radna è riconosciuto ufficialmente tale dalla Chiesa. Da allora, questa Madonna della diocesi di Timisoara, ricuni anni, i pellegrini stanno chiama a sé pellegrini da Rotornando. Anche da altri mania, Ungheria e Balcani. Paesi, come accade dalla Maria Radna è diventata un Germania con i “Donausantuario nazionale, come schwaben” [tedeschi del DaLoreto per l’Italia, Einsiedeln nubio]. Ma come ci si può per la Svizzera, Czestochowa prendere cura di loro? Manper la Polonia, Fatima per il Sopravvissuta Portogallo o Lourdes per la all’incendio dei turchi: cano strutture per l’accoFrancia. I comunisti ferma- l’immagine delle grazie. glienza e la necessaria preventiva formazione, rono l’afflusso, ma non poterono fermare l’adorazione. Trasformarono quindi i ritiri spirituali per i sacerdoti. La anche l’adiacente convento francescano in Madonna è al centro di tutto, ma è come se il suo mantello fosse strappato. L’ingresso un ospizio statale per anziani. nell’Unione Europea consente di realizzare I cambiamenti avvenuti negli anni ‘90 in- queste strutture e ricucire questi strappi. Ma cisero a fasi alterne perché molti cattolici è pur vero che essa sovvenziona solo gli inemigrarono e le 151 parrocchie della terventi in mete di interesse turistico e culdiocesi, si ridussero ad appena 73. Da al- turale, sebbene Maria Radna offra anche Il santuario: Giovanni Paolo II l’ha elevato a Basilica Minor pontificia. questo... Padre Werenfried, Fondatore della nostra Opera, avrebbe detto che è una fortezza di Dio. Per la gente della regione, racconta il vescovo Martin Roos, «il pellegrinaggio a Maria Radna rappresenta il centro dell’anno». Ogni comunità ha il proprio giorno di pellegrinaggio, in cui «sperimenta il senso dello stare insieme e rafforza la propria fede». Sono un avvenimento indimenticabile, soprattutto per i giovani: «Con Maria si riescono a superare molte difficoltà», affermano. Dopo tutto quello che ha attraversato, oggi la gente si fida più della Chiesa che della politica, come confermano i sondaggi. Ogni giorno arrivano oltre 200 pellegrini. Ma il loro numero potrebbe aumentare molto. L’Unione Europea vede in Maria Radna un progetto per la riqualificazione della regione ed è disposta a erogare i milioni di euro necessari per restaurare chiesa e convento, ma pone la condizione che la diocesi paghi il 2% del totale e si occupi degli aspetti puramente pastorali. Fatti i conti, si tratta di oltre 500.000 euro e per la parrocchia e la diocesi è un esborso insostenibile. Per questo il vescovo sta chiedendo aiuto ai fratelli nella fede in Europa Occidentale, alle fondazioni e anche a noi. Da maggio alla festa del Rosario in ottobre: i pellegrinaggi sono sempre più Gli abbiamo promesso 100.000 euro per il numerosi. restauro di questa fortezza dell’anima. • Le offerte ricevute saranno destinate ai progetti presentati o a progetti analoghi, sostenendo anche l’opera pastorale di Aiuto alla Chiesa che Soffre. 6