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A002671 I MILLE VOLTI DEL TRADIMENTO Visualizza e/o Stampa
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FONDAZIONE INSIEME onlus.
Da MENTE&CERVELLO del 15/3/2013, <<I MILLE VOLTI DEL TRADIMENTO>>
di Paola Emilia Cicerone, giornalista.
Per la lettura completa del pezzo si rinvia al mensile citato.
Si può tradire il partner, la patria o un’idea. Ma dietro a un
tradimento c’è sempre una relazione. Che a volte si sente
l’esigenza di cambiare.
Tutti siamo stati traditi almeno una volta nella vita e
conosciamo la sensazione di incredulità e dolore che un tradimento
può provocare.
Si può tradire o essere traditi per ambizione, vendetta o
leggerezza.
Si può tradire una fede, una persona, un'idea, una patria.
Eppure quello di tradimento resta un concetto di difficile
definizione.
Proviamo a orientarci con l'aiuto di Giulio Giorello,
filosofo della scienza che al tema ha dedicato un saggio (Il
tradimento, in politica in amore e non solo, Longanesi, 2012).
<<Una ricerca nata da una riflessione sul concetto del
“mettersi nei panni degli altri”.
E su me questo atteggiamento, quando "l'altro" è un
avversario o un nemico, possa farci considerare traditori: chi
cerca di capire le ragioni altrui è spesso guardato con
sospetto>>, spiega Giorello, giustificando così un filo di
simpatia per il traditore, <<che in genere è qualcuno che vuole
vedere che cosa succede dall'altra parte, per interesse o anche
per vera curiosità>>.
Fino a sconfinare nello schieramento opposto, come fu, per
esempio, per Giuseppe Flavio, comandante dell'esercito giudaico
nella rivolta antiromana e in seguito consigliere al servizio
dell'imperatore Vespasiano:
<<Un brillante capo militare giudeo che va a Roma per
rappresentare le istanze del suo popolo, ma poi comincia a vedere
le cose dal punto di vista dei romani, fino a passare dall'altra
parte>>, spiega Giorello.
Traditore è storicamente chi danneggia la persona del sovrano
o i suoi beni, chi viene meno a un patto o alla fede data.
Ma tradere significa anche tramandare, narrare; traditio vuoi
dire tradimento ma anche narrazione o insegnamento.
E anche nel linguaggio corrente tradire significa anche
rivelare involontariamente sentimento o un pensiero: <<Con quel
gesto tradito la sua rabbia>>, ricorda Mario Perini psichiatra e
psicoanalista.
<<Anche se in concreto il tradimento -soprattutto quando
diventa un comportamento diffuso- è segno di una malattia della
società e delle sue istituzioni, del trionfo della logica
narcisistica su quella dell'attenzione per l'oggetto condiviso, il
bene comune>>.
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LA BASE DELL'EVOLUZIONE.
Oggi di tradimento si parla molto, ma è come se il
significato semantico e quello sociale del termine si fossero
persi: <<C'è un indebolimento del sistema di valori, del legame
dell'individuo con la polis>>, spiega la sociologa Gabriella
Turnaturi, dell'Università di Bologna.
<<È vero però che parlarne in astratto è difficile, proprio
perché il tradimento è indissolubilmente legato alla relazione: è
solo quando si forma un “noi” che c'è insita la possibilità di
tradimento>>.
Come dire che la faccenda, ci piaccia o no, ci riguarda
davvero da vicino.
Molto più di quanto si possa pensare riflettendo sui
personaggi che ci vengono in mente quando pensiamo a un traditore.
<<Senza tradimento -osserva Giorello- non avremmo la storia,
la letteratura, pensiamo a Dante o Shakespeare, la politica, che
secondo Machiavelli si basa su un uso intelligente tradimento>>.
Perfino l'arte, come ha scritto Bonito Oliva in un saggio
dedicato al rapporto tra manierismo e modernità.
<<L'evoluzione stessa -spiega il filosofo- è fatta di tanti
tradimenti: alcuni sono stati puniti dalla natura, da altri è
venuto fuori qualcosa di interessante.
Ma se non ci fosse stato qualche tradimento nel patrimonio
genetico saremmo ancora esseri unicellulari>>.
E poi, se possiamo definire il tradimento come il lato oscuro
della fiducia e del perdono, al tempo stesso è anche quello che li
rende possibili.
Forse per questo è un tema così importante per tutte le
religioni, mentre oggi la psicologia sembra interessata
soprattutto al tradimento amoroso, un tema che Giorello tocca
invece marginalmente:
<<Me ne sono già occupato scrivendo sulla lussuria>>,
osserva.
<<Qui semmai è opportuno ricordare che il tradimento in
campo sentimentale è temuto da chi lo vede come una
destabilizzazione della società, un cattivo esempio>>.
Pensiamo, tra i tanti casi, all'immagine demoniaca che assume
il libertino Don Giovanni in alcune delle sue rappresentazioni più
antiche.
<<Anche se le mie preferenze vanno a una visione meno
drammatica>> prosegue il filosofo, <<Non a caso uno dei miei
personaggi preferiti e Molly Bloom moglie infedele del
protagonista dell'Ulisse di James Joyce, quel Leopold Bloom che a
differenza dell'eroe omerico accetta di ignorare l'infedeltà della
moglie>>.
Resta il fatto che tutti possiamo diventare traditori.
<<Nessuno può dire con certezza che non tradirà mai, o che
non è stato o non sarà mai tradito>>, osserva Turnaturi.
<<Nessuno conosce esattamente tutte le parti di sé e sa che
cosa succederà nell'interazione con l'altro.
Per questo la figura di Pietro che rinnega tre volte Cristo
prima che il gallo canti, può sembrarci più ricca di sfumature
rispetto a quella di Giuda>>.
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Senza dimenticare Caino, ma soprattutto Lucifero, il più
luminoso degli angeli caduto per aver voluto sfidare Dio, che
Dante pone al centro del suo Inferno ma anche del girone dei
traditori.
Persino Bibbia e Vangeli insomma faticano a distinguere
nettamente tra buoni e cattivi, una difficoltà che diventa una
costante quando si parla di tradimento, in letteratura ma anche
nella realtà storica e nella vita quotidiana.
Box 1
PSICOPATOLOGIA DEL TRADIMENTO.
Si può essere malati di tradimento?
La letteratura
psicoanalitica sull'argomento, che proviamo a ripercorrere con
l'aiuto di Mario Perini e piuttosto scarsa.
A partire dal saggio di Ernest Jones sul quislingismo un
atteggiamento nei confronti del nemico che lo psicoanalista
britannico attribuisce all'incapacità di fronteggiare o persino di
riconoscere un nemico sostenuta da un'inconscia identificazione
con l'aggressore, visto come <imago paterna> e ammirato per la sua
<irresistibilità>.
In una conferenza nel 1965 la psicoanalista di origini
tedesche Edith Jacobson individua invece nella personalità del
traditore <<una prevalenza di tendenze paranoidi>> sottolineando
come il tradimento si collochi sempre in una configurazione
gruppale: il traditore tradisce per lo più gruppi, simboli di
gruppo o reti relazionali, dopo averli trasformati in persecutori.
Mentre Melanie Klein collega il tradimento ai processi
primitivi centrati sulla figura della madre arcaica pre-edipica
che anziché oggetto desiderato da possedere si configura come
pericolo fusionale da attaccare per potersene separare.
Più recentemente Enrico Pozzi, sociologo e psicoanalista, ha
dedicato al tema diversi articoli in cui approfondisce il tema
della falsificazione:
<<Al centro del tradimento -scrive Pozzi- sembrano stare la
finzione, la doppiezza e l'ambiguità>>.
Altre patologie che si possono legare al tradimento sono
quelle che allentano gli imperativi etici o ne impediscono la
creazione nel mondo interno, come i disturbi del comportamento di
tipo delinquenziale, i disturbi borderline e le patologie
narcisistiche che generano sistemi relazionali a legame debole o
di tipo strumentale e parassitario.
Senza dimenticare i disturbi dell’attaccamento che possono
giustificare forme di tradimento sulla base della difficoltà di
costruire legami stabili e maturi.
NIENTE DI PERSONALE.
<<Una divisione netta fra traditore e tradito non ha molto
senso>> azzarda Turnaturi.
In qualche modo traditore e tradito sarebbero alleati o
quanto meno collaboratori, sia pure involontari:
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<<Se un amico un collega o un amante ci tradisce, in genere
siamo se non altro colpevoli di distrazione.
Non siamo stati
sufficientemente attenti alla relazione, non abbiamo colto segnali
di disagio.
Eppure quando ci rendiamo conto del tradimento siamo
fulminati dalla sorpresa>>.
<<Una sorpresa un po' fasulla -quante volte, in fondo al
cuore, ci siamo detti che sarebbe finita così? -ma anche
necessaria>>, ricorda la sociologa.
<<Perché per avere una vita sociale abbiamo bisogno di dare
per scontate fiducia e lealtà.
Sappiamo che il tradimento è
possibile, così come sappiamo che un giorno moriremo, ma sono idee
con le quali riusciamo a convivere soprattutto ignorandole>>.
Il tradimento à una delle tante modalità di interazione tra
individui ed è legato a una qualche forma di appartenenza.
Eppure nel tradimento, anche se facciamo fatica ad
ammetterlo, non c'è niente di personale:
<<Chi tradisce non attacca noi, attacca la relazione, che in
qualche modo gli sta stretta, e che sente l'esigenza di
cambiare>>, ricorda Turnaturi.
Si tratta comunque di una materia che non è facile esaminare
con distacco: uno degli studi più citati sul tema è un articolo
scritto nel 1944 dallo psicoanalista olandese Joost Merloo, che
viveva nell'Olanda occupata e agli stessi anni risale il saggio
dello psicoanalista Ernest Jones sulla psicologia del
quislinguismo, ovvero del collaborazionismo: il termine si
riferisce infatti a Vidkun Quisling, capo del governo filo-tedesco
nella Norvegia occupata dai nazisti.
Ma se degli eccessi patologici del tradimento qualcosa
sappiamo (si veda il box 1) un profilo psicologico del traditore
in realtà non esiste.
<<Non è semplice associare una tipologia di personalità al
comportamento del tradire -spiega Perini- anche perché l'oggetto
del tradimento può essere molto diverso, ed è quello che fa la
differenza>>.
Per lo junghiano James Hillman, il tradimento è prima di
tutto la condizione per entrare nel mondo reale, il mondo della
coscienza e delle responsabilità.
<<Hillman afferma che la sicurezza originaria, come quella
dell'Eden, non favorisce la vita: la crescita impone il suo prezzo
di insicurezza e di sfiducia>>, prosegue Perini.
<<In questo senso forse il tradimento è in qualche misura
anche utile ed evolutivo.
Gli adolescenti crescono sulle ceneri
dell'idealizzazione dei genitori, che hanno tradito le loro
illusioni infantili.
E per trovare la propria strada e separarsi
dalla famiglia devono riuscire in misura maggiore o minore a non
rispettarne le aspettative, accettando di tradire il "progetto"
formulato inconsciamente o meno su di loro, e tollerando il senso
di colpa per questo tradimento e la delusione dei genitori
traditi>>.
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Box 2
IL DRAMMA DI EMILIO.
Fellone, la pagherai!
Nei romanzi di cappa e spada traditori e tradimento sono
ingredienti essenziali.
E non fa eccezione il salgariano il corsaro nero, cui Giulio
Giorello dedica un saggio intitolato Odore di tradimento apparso
sulla <Rivista Salgariana di Letteratura popolare>.
Vale la pena ricordare che il protagonista del romanzo è un
nobile italiano, Emilio di Roccabruna signore di Ventimiglia,
diventato corsaro per vendicarsi del traditore fiammingo Wan
Gould, che ha ucciso a tradimento uno dei suoi fratelli e ha fatto
impiccare gli altrui due, a loro volta corsari per vendicare il
caduto.
In questo romanzo il tradimento, osserva Giorello, <<non è
uno dei tanti possibili colpi di scena di una trama avventurosa,
ma la giustificazione dell'avventura stessa>>.
È per sfidare il traditore che Emilio si trasforma in
corsaro, ed è questo vincolo che gli impedisce di seguire il suo
cuore quando scopre che la sua amata Honorata è in realtà la
figlia del perfido Wan Guld.
Dopo aver fatto calare la fanciulla su una scialuppa per
abbandonarla in mare, sordo alla costernazione dei suoi uomini, il
corsaro scoppia in lacrime, e il romanzo si conclude.
Ma la sfida tra i due nemici continua in La regina dei
Caraibi
<<Condannando a morte l'innocente figlia di Wan Gould il
Corsaro fa dell'olandese, a sua volta un vendicatore>>, osserva
Giorello.
<<Si crea così una terribile simmetria tra i due
personaggi>>, evidente nel duello finale in cui Wan Gould muore,
mentre il Corsaro nero, che vorrebbe seguirlo in un abbraccio
mortale, si salva perché è trattenuto dai suoi luogotenenti.
Emilio e Honorata alla fine si ritroveranno, e anche se il
corsaro stenta a tacitare i sensi di colpa nei confronti dei
fratelli sarà la giovane olandese a spezzare <<la simmetria
perversa tra traditore e tradito, tra colpevole e giustiziere>>.
La coppia finalmente riunita svanisce in quello che possiamo
immaginare come un lieto fine: da dove sarebbe venuta fuori
altrimenti Jolanda, La figlia del Corsaro Nero, protagonista del
successivo romanzo del ciclo?
STRUTTURA A TRE.
<<In realtà il traditore in quanto tale non esiste>>,
aggiunge Turnaturi.
<<Il tradimento è solo una delle modalità di interazione tra
individui, ed è legato a qualche forma di appartenenza: tra
individui o tra un individuo e lo Stato, il partito, la squadra
del cuore.
Per tradire bisogna appartenere>>.
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Anzi, per essere precisi il tradimento si basa su una
struttura a tre:
<<Nella sua forma elementare, il tradimento esige qualcuno
che viene tradito, qualcuno che tradisce, e qualcuno in nome di
cui si tradisce: una persona, un'ideologia, la storia, un oggetto,
un altro gruppo>>, osserva Perini.
<<Persino il tradimento di se stessi ha bisogno di questo
‘appiglio’>>.
Però non è sempre facile capire che cosa ci sia dietro un
tradimento.
<<In superficie possiamo dire che si tradisce per ambizione,
per vendetta, per leggerezza, per guadagno, perché si è
conformisti o al contrario perché non ci si vuole conformare, per
confusione>>, sintetizza Perini.
Il tradimento per interesse -per denaro- è forse il meno
interessante di tutti, anche se in qualche caso, pensiamo a Giuda
e ai suoi 30 denari, l'interesse economico è solo un aspetto
marginale di una complessa questione sui cui risvolti teologici e
politici si discute letteralmente da millenni.
Nei secoli cronaca, politica e storia ci hanno regalato
traditori ridicoli e altri con qualche tratto eroico.
E soprattutto esempi di come il tradimento possa avere
diverse facce.
<<Il tradimento non trionfa mai, perché se trionfa nessuno
osa chiamarlo tradimento>>, scriveva nel XVII secolo l'autore
inglese -e figlioccio della regina Elisabetta- Sir John Arington.
Pensiamo a Bruto e Cassio, personaggi storici che ci sono
familiari grazie alla tragedia shakespeariana e che sono stati
presi a esempio da rivoluzionari di tutti i tempi, da Robespierre
e Danton ai ribelli americani.
<<Dal punto di vista di Cesare sono traditori, dal loro sono
eroi>>, osserva Giorello.
<<Il problema è la scelta dell'oggetto da tutelare: la
Repubblica o la persona di Cesare?
Non e sempre facile
distinguere tra buoni e cattivi>>.
E il Bruto della tragedia ci ricorda in qualche modo Amleto,
un altro grande eroe tragico, <<che si comporta come un eroe di
Machiavelli, dissimula il vero e simula il falso diventando a sua
volta traditore per annientare traditori>>.
Eppure stiamo istintivamente dalla parte di Amleto, e anche
di Bruto e Cassio.
<<È il problema della lealtà in relazione al fenomeno delle
“multi-appartenenze” e delle opposte fedeltà, situazioni complesse
in cui oggi quasi tutti dobbiamo riconoscerci>>, spiega Perini.
<<Penso ai tormenti di un amico che amava il Milan ma odiava
Berlusconi.
O su un piano un po’ più elevato al dilemma di un
collega cui un paziente malato di Aids aveva confidato durante un
trattamento psicoanalitico di avere avuto rapporti non protetti
con la partner, ignara, imponendo una scelta penosa: “tradire” il
paziente, la deontologia professionale che impone riservatezza o
l'umana preoccupazione per una possibile vittima?>>.
Ma chi tradisce chi?
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Graham Greene, che di traditori e spie ha scritto a lungo,
afferma <<che la cima di un cedro stagliata contro al cielo non è
lo stesso albero che getta ombra intorno al tronco>>.
<<Una spia non è a rigor di termini un traditore, lo è semmai
il collaborazionista: la quinta colonna, termine nato
originariamente per definire i gruppi filomonarchici e franchisti
che operavano clandestinamente nella Madrid repubblicana, che è
anche il titolo italiano del romanzo di Greene The Ministry of
Fear, storia di un inglese coinvolto nelle trame dello spionaggio
nazista>>, spiega Giorello.
Anche in gioco è il concetto di appartenenza:
<<Kim Philby, agente segreto britannico passato all'URSS e
accusato di tradimento, si difese affermando di non essersi mai
sentito inglese e di essere stato leale all'Unione sovietica>>,
ricorda Turnaturi.
GIUDA, DAI VANGELI ALL’IMMAGINARIO CONTEMPORANEO.
Simbolo del male o strumento obbediente del volere divino?
Per capire le ragioni del tradimento di Giuda si sono mossi
teologi, storici delle religioni, scrittori e non solo.
Anche i Vangeli canonici sono aperti sulle possibili
motivazioni, e fanno riferimento all'ira di Giuda per l'olio
prezioso che sarebbe stato <sprecato> usandolo per ungere i piedi
di Gesù.
Ma c'è anche il Vangelo di Giuda, un testo di impronta
gnostica in cui il tradimento dell'apostolo è descritto come un
atto di obbedienza, mentre nel Vangelo di Barnaba un testo
medievale di matrice islamica, è Giuda a essere processato e
crocifisso perché Dio ne modifica i tratti in modo da trasformarlo
in un sosia di Gesù, che così viene salvato.
Nel XIII secolo la Leggenda Aurea di Jacopo da Varazze
contamina la storia di Giuda con la mitologia greca: la madre di
Giuda incinta sogna che il figlio che le nascerà sarà maledetto e
decide così di esporlo, ma il bambino viene trovato da una regina
che lo salva e lo alleva come suo figlio.
In tempi più vicini a noi; le contraddizioni della storia di
Giuda hanno attirato l'attenzione di filosofi e scrittori come
Bertrand Russel o Jorge Luis Borges, che nel suo Le tre versioni
di Giuda suggerisce che il traditore potrebbe essere il vero
salvatore dell'umanità, in quanto essenziale per il sacrificio
salvifico di Gesù.
Anche Giuseppe Berto nel romanzo La gloria vede Giuda come
uno strumento di Dio mentre il premio Nobel Saramago nel suo Il
Vangelo secondo Gesù Cristo racconta l'alleanza tra Gesù e Giuda.
Ma hanno un posto nel nostro immaginario anche il Giuda nero
saggio e moralista del film di Norman Jewison Jesus Christ
superstar e quello della canzone Judas di Angelina Germanotta,
alias lady Gaga.
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SFIDARE L’ORDINE.
Tradimento e politica vanno spesso di pari passo: pensiamo ai
traditori raccontati da Dante, <<che rappresentano il disgusto del
poeta nei confronti della politica del suo tempo: una visione
pessimista che, da credente, non è molto diversa da quella laica
di Machiavelli>>, prosegue il filosofo.
E ancora alle tragedie di Shakespeare: Macbeth che combatte i
traditori e poi finisce per tradire, Enrico IV, Riccardo III.
E alla storia: <<Ci sono casi celebri come quello di Thomas
Fame, traditore per ragioni ideali, che l'hanno portato a
schierarsi con gli americani contro i suoi compatrioti inglesi,
poi ad appoggiare la rivoluzione francese e infine a condannarne
gli eccessi>>, ricorda Giorello.
Ma anche altre figure meno note, come Benedict Arnold,
pupillo di Washington e patriota americano passato poi in campo
britannico: <<In effetti è la stessa democrazia americana a
nascere come tradimento nei confronti dell'Inghilterra, un
retaggio che arriva fino alla guerra civile, e che può far capire
meglio il maccartismo e la caccia alle streghe>>, prosegue il
filosofo.
<<Un altro caso interessante è quello di Stalin, che odia i
traditori avendo lui stesso tradito la rivoluzione, anche se trovo
riduttivo considerarlo un caso patologico>>.
Rispetto a queste complessità fa forse eccezione il
personaggio di Jago, che tradisce senza evidente motivo, con un
gesto che è quasi una sfida all'ordine ontologico, <<tanto che
Shakespeare lo presenta agli spettatori con una battuta
inquietante, I am not what I am, io non sono quello che sono,
perfetta antitesi della solenne autopresentazione di Dio in Esodo
3,14>>, osserva Giorello.
In questo caso la molla potrebbe essere l'invidia, uno dei
sentimenti più implicati nel comportamento dei traditori:
<<Le persone, le qualità, le idee oggetto di ammirazione
possono trasformarsi in oggetti odiati nel momento in cui la loro
superiorità suscita nel soggetto un intollerabile sentimento di
inferiorità>>, spiega Perini.
<<Il tradimento può essere un modo per allontanarsi dalla
fonte del dolore e insieme attaccarla e distruggerla>>.
Nel mondo intellettuale le contese sono meno cruente ma la
figura dell'allievo che tradisce il maestro e diffusa.
<<Pensiamo all'atteggiamento di Aristotele nei confronti di
Platone, o di Heidegger con Husserl>>, esemplifica Giorello.
<<Ma soprattutto alla scienza: tra i fisici che hanno
rivoluzionato la scienza del Novecento le accuse di tradimento nei
confronti degli innovatori si sprecano: Wolfgang Pauli ha
esplicitamente accusato Bohr di “tradire lo spirito della
fisica”>>.
Non tutte le crisi ideologiche sono però legate a tradimenti.
<<Non Si tradisce ogni volta che si abbandona il passato per
innovare o per seguire le proprie idee>>, osserva Turnaturi.
<<Certo siamo esseri liberi e cambiamo, ed è possibile che
questi cambiamenti producano fratture.
Ma il tradimento
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intellettuale -non il passaggio da una cordata all'altra allo
scopo di trame qualche utile, che è cosa diversa- non è un vero
tradimento>>.
Vero anche che oggi viviamo in una moltiplicazione dei ruoli
che ci porta a sfumare la rilevanza sociale del tradimento:
<<I traditori a tutto tondo non esistono più, si può essere
fedeli in una relazione e infedeli in un'altra -ottimi partner e
pessimi alleati politici, per esempio- come se fossimo fatti a
compartimenti stagni>>, osserva Turnaturi.
<<Il che non impedisce che chi si sente tradito soffra
tremendamente, anche perché in questa situazione è più difficile
contare sulla solidarietà altrui>>.
Un'evoluzione che ha anche lati positivi:
<<Il fatto che i tradimenti “extra-coniugali” siano vissuti
in modo un po' meno tragico che nel passato depone per una
relazionalità più matura e meno “proprietaria”>>, osserva Perini.
<<Mentre temo che nella sfera dei comportamenti sociali sia
in corso una deriva individualistica e bucaniera che tutto
giustifica alla luce del trionfo dell'interesse immediato, nel
segno delle doppie verità e al riparo di una progressiva anestesia
morale>>.
Dite che ho appena tradito ciò che avevo sostenuto ieri?
Non è così: sono stato male interpretato ...
In più.
GIORELLO G., Il tradimento in politica in amore e non solo, Longanesi, 2012. Un saggio
che esplora i tanti volti del tradimento, compresa la sua dimensione epica di sfida per la libertà.
BONITO OLIVA A., L'ideologia del traditore. Arte maniera e manierismo, Electa, 2012. Da
poco ripubblicato, un saggio dei 1976 in cui l'autore analizza il rapporto tra Novecento e
manierismo.
BRELICH M., L'opera del tradimento, Adelphi, 2008. Tra teologia e poliziesco, un
tentativo di chiarire le ragioni alla base del più celebre dei tradimenti.
TURNATURI G., Tradimenti. L'imprevedibilità nelle relazioni umane, Feltrinelli, 2000.
L'autrice racconta i diversi tipi di tradimento e la loro rilevanza sociale, dal bacio di Giuda alla
realtà virtuale.
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