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Leader e leadership

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Leader e leadership
Organizzarsi
Leader e leadership
I concetti di leader e leadership hanno un’applicazione sempre più
vasta nella nostra società, non solo in management, ma in ogni
aspetto della nostra vita quotidiana.
Sentiamo parlare di leader in politica, si parla del leader di un gruppo
musicale, si dice che il «tal dei tali» possiede doti di leadership.
Ma cos’è veramente un leader, perché è cosı̀ importante essere leader
oggi e quali sono le caratteristiche di un leader, sono gli argomenti
che andiamo ad esaminare in questo articolo
di Antonella Salvatore
La parola leader deriva dal verbo
inglese to lead, che significa guidare, condurre, dirigere.
Il leader è colui che sa guidare un
gruppo di persone (che vengono
definite leds o followers, cioè coloro che seguono); è colui che
conduce la squadra al raggiungimento degli obiettivi; è leader colui che non ha dubbi sugli obiettivi da raggiungere e lavora con
gli altri per perseguirli.
Può essere leader il capo di una
divisione in azienda, può essere
leader un poliziotto che assume
il comando della situazione in
un’emergenza, è leader colui
che decide cosa fare e come farlo, è leader il bambino che stabilisce le regole di un gioco.
Leader, quindi, non è un concetto legato al ruolo della persona,
ma un concetto legato a quello
che si fa e, soprattutto, a come
lo si fa.
Ecco perché oggi il termine leader non é adottato solo in management, ma in qualunque campo
della nostra vita: e, in qualsiasi
applicazione, i leader hanno sempre gli stessi caratteri distintivi.
Data questa definizione, viene da
pensare che tutti possono essere
leader in determinate situazioni
o in momenti specifici della propria vita, ma sicuramente non
tutti hanno la capacità per esserlo, non tutti possiedono quelle
che comunemente si definiscono
«doti di leadership».
Il leader in azienda
Quando pensiamo al leader in
azienda, spesso pensiamo al capo, a colui che comanda, al responsabile di una divisione, ma
non è sempre cosı̀.
Ci sono leader che adottano uno
stile autocratico e che esercitano
il loro potere in virtù della posizione che hanno e del ruolo che
ricoprono in azienda.
In questo caso, il leader è colui
che impone le proprie decisioni
solo perché può farlo, solo perché riveste un determinato ruolo; ed è allora che la parola capo
coincide con la parola leader, è
allora che il leader è il capo.
Ma non è detto che tutti i capi
siano leader, non tutti coloro che
sono a capo di un ufficio, di una
divisione, sono leader, semplicemente perché non hanno quelle
che si definiscono caratteristiche
di leadership.
Significa, quindi, che pur avendo
la posizione per dirigere e per
prendere decisioni, non sanno
farlo, e quindi non sono leader.
Diciamo allora che non tutti i capi
sono leader ma tutti i capi dovrebbero essere leader per poter svolgere al meglio il proprio lavoro.
Il vero leader, comunque, possiede delle caratteristiche fondamentali, dei tratti caratteriali
che sono da ritenersi indispensabili.
— Self-awareness: coscienza
di sé. Il leader è pienamente cosciente delle proprie capacità,
della propria intelligenza e sa come usare queste doti per raggiungere obiettivi ben precisi.
Tuttavia, coscienza di sé non è
da confondere con immodestia
e presunzione.
— Credibilità: tutti coloro che
hanno a che fare con lui lo reputano una persona credibile ed affidabile; è importante che il
team, che le persone in generale,
si fidino di lui. Il leader è sempre
ritenuto credibile.
— Empatia: il leader è capace
di comprendere gli altri, di «sentire» le persone, di capire quello
che provano.
— Onestà: il vero leader è una
persona onesta, corretta e leale
nei confronti degli altri leader
cosı̀ come nei confronti del proprio team. Il leader è la persona
di cui ci si fida, nella quale si
ripone fiducia.
— Comunicazione: capacità di
farsi capire, capacità di esprimere chiaramente le idee e gli
obiettivi da raggiungere; il bravo
leader sa comunicare, sa capire
gli altri e sa farsi comprendere
dagli altri.
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— Active listening: capacità di
ascoltare e di capire.
— Vision: il vero leader ha sempre una vision, guarda lontano,
sa quali saranno gli obiettivi da
raggiungere ed ha la capacità di
trasmettere la sua vision al proprio team.
Gli stili di leadership
In management si distinguono
tre stili di leadership:
— lo stile autocratico;
— lo stile democratico;
— lo stile di delega o laissez faire.
Con lo stile autocratico il leader
impone le proprie decisioni, egli
decide cosa fare, come farla e quali
sono i tempi necessari per farla.
In questo modo, il leader non
chiede e non ascolta il parere di
altri, ma segue il proprio istinto e
la propria volontà.
Con lo stile democratico il leader
chiede al proprio team di partecipare alla risoluzione di un problema, le decisioni sono prese in
maniera democratica, il parere di
tutti viene ascoltato e tenuto in
considerazione per la soluzione
del problema.
In questo modo, i componenti
del team prendono parte al processo decisionale, si sentono
coinvolti nel progetto e questo
aiuta il leader a fare in modo
che gli obiettivi di ciascun individuo coincidano con quelli dell’azienda.
Un approccio democratico consente poi al leader di avviare
una migliore comunicazione con
il proprio staff e di conoscere
meglio le singole persone; inoltre, l’approccio democratico del
leader motiva il team, rende il
lavoro più difficile ma sicura-
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mente più entusiasmante e più
«challenging».
Sicuramente, l’individuo che lavora in un approccio democratico è un individuo motivato e soddisfatto, che raggiunge gli obiettivi con più facilità ed entusiasmo.
Proprio per questo, in un approccio democratico, il rendimento, la performance in generale, è migliore che in caso di
approccio autocratico.
Infine, lo stile laissez faire viene
adottato quando il team sa cosa
fare e come fare, e, pur restando
il leader il vero responsabile delle decisioni che saranno prese, è
il team che agisce.
In questo caso, il leader si fa da
parte e fa decidere il team, probabilmente perché la maggior
parte delle informazioni necessarie alla soluzione del problema è
nelle mani del team.
Non esiste uno stile «universale»
e giusto di leadership; voglio dire, che non esiste uno stile che
va sempre bene e che il leader
può adottare in qualsiasi circostanza, ma il bravo leader è colui
che sa adottare uno stile diverso
in base alle situazioni che si
creano.
Lo stile che il leader deve adottare cambia ogni volta che il leader si trova ad affrontare una situazione diversa, e questo significa che egli adotterà uno stile
contingente alla situazione.
Laddove il leader si trova ad affrontare una situazione di emergenza, laddove c’è la necessità di
trovare una soluzione immediata
è opportuno che il leader adotti
uno stile autocratico, cioè che
decida rapidamente e senza dare
ascolto a troppe voci perché non
ha il tempo di farlo.
Se invece si deve adottare la soluzione per un problema complesso ma vi è un tempo per farlo, il bravo leader saprà ascoltare
il parere del suo gruppo, saprà
valutare le opinioni dei suoi collaboratori adottando cosı̀ uno
stile democratico.
Quindi, il bravo leader è colui
che cambia stile in base ai problemi da fronteggiare e tenendo
in considerazione che la soluzione dipende dai seguenti fattori:
— tempo a disposizione;
— livello di fiducia nel team;
— preparazione e competenze
del team;
— capire chi possiede le informazioni necessarie per risolvere
il problema e prendere le decisioni;
— esistenza di eventuali conflitti
tra i membri del team o con individui al di fuori del proprio
gruppo.
Lo schema riportato nella pagina
successiva, meglio ci aiuta a
comprendere le diversità tra i
tre stili di leadership.
Nel primo caso è il leader che
impone la propria volontà e che
prevale sul team; nel secondo caso leader e followers sono posti
sullo stesso piano mentre nel caso di laissez faire c’è supremazia
del team sulla volontà del leader.
Questo semplice concetto dei tre
stili di leadership viene ampiamente trattato dagli studiosi
Kotter e Schlesinger, i quali evidenziano diversi stili di leadership, legati a come i leader introducono il cambiamento e a come
prendono le decisioni.
Esaminiamo insieme:
n coinvolgere: i followers vengono coinvolti nel processo decisionale, partecipano alla scelta
delle decisioni;
Organizzarsi
n negoziare: il leader cerca di
I tipi di leadership
trovare un accordo con le altre
parti che hanno interesse nell’azienda;
n educare: tutti coloro che
hanno interesse nell’azienda
vengono educati a capire che la
comunicazione con i followers
può portare al raggiungimento
della decisione;
n supportare: il leader supporta le persone che hanno interesse nell’azienda, affinché si raggiunga la decisione finale;
n manipolare: il leader manipola le altre parti dell’azienda al
solo scopo di ottenere le informazioni necessarie per prendere
le decisioni;
n minacciare: ad esempio il
leader obbliga una persona del
proprio staff a fare determinate
cose o a fornire determinate informazioni dietro minaccia di
mancata promozione;
n cooptare: il leader dà illusione, fa credere agli altri di coinvolgerli, in realtà, pensa solo al
suo tornaconto personale.
Gli studiosi come Mac Gregor
Burns e poi Bass, ci parlano di
due tipi di leadership: transactional e transformational.
Il transactional leader è colui
che si comporta da leader esercitando la propria autorità, ricevendo qualcosa in cambio.
In questo caso, tra il leader e il
led (la persona che viene guidata) s’instaura un rapporto che
dura fino a quando entrambi riescono ad ottenere qualcosa.
Questo tipo di leadership ha come presupposto il fatto che le
persone sono motivate da ricompense e da punizioni.
Il transactional leader è generalmente una persona dominante,
orientata all’azione e a dare direttive per raggiungere obiettivi
a breve termine; come s’intuisce,
il suo stile sarà sicuramente uno
stile autocratico.
Il transformational leader è
colui che può definirsi leader nato, colui che sa guidare e motivare gli altri senza chiedere nulla
STILE AUTOCRATICO - STILE DEMOCRATICO - STILE LAISSEZ-FAIRE
in cambio, senza scambi di favori; è colui che riesce a guidare
una squadra grazie alla propria
fondamentale capacità di motivare gli altri.
Costui è di solito una persona di
alta integrità morale, una persona con una vision ed una mission; si tratta di un individuo assertivo, sicuro, che adotta generalmente un approccio partecipativo (stile democratico), che
sa ottenere l’impegno del proprio team e che è pienamente
in grado di gestire i conflitti.
Il transformational leader è una
persona carismatica, capace di
trasformare l’azienda e di trasformare i propri followers, perseguendo obiettivi a medio e
lungo termine.
Conclusioni
La presentazione di questi due
stili di leadership ci conduce ad
una domanda ed alla conclusione
di questo articolo: leader si nasce o si diventa?
I sostenitori delle trait theories, teorie della personalità, affermano che leader si nasce; si
nasce, secondo questi studiosi,
con doti di intelligenza, con potere, abilità nel motivare gli altri, capacità di prendere le decisioni, capacità di persuasione,
carisma ...
Tra i vari studiosi, Stogdill afferma che queste sono caratteristiche cruciali per un leader.
Vorrei concludere dicendo che
senza dubbio leader si nasce,
ma oggi sono tanti gli strumenti
e le opportunità che ognuno di
noi ha a disposizione per imparare ad essere leader nelle diverse
situazioni che si presentano.
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