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immaginazione musicale (parte prima prof . maurizio
“IMMAGINAZIONE MUSICALE (PARTE PRIMA)” PROF. MAURIZIO PISCITELLI Università Telematica Pegaso Immaginazione Musicale (parte prima) Indice 1 IMMAGINAZIONE MUSICALE E IMMAGINI MENTALI -------------------------------------------------------- 3 NOTE ------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------ 6 Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 2 di 6 Università Telematica Pegaso Immaginazione Musicale (parte prima) 1 Immaginazione musicale e immagini mentali Tutti gli uomini sono generalmente in grado di percepire nella musica elementi come l’altezza delle note, il timbro, gli intervalli, la melodia, l’armonia e il ritmo. L’ascolto della musica, oltre a sviluppare le capacità cognitive dell’uomo, è anche un’esperienza motoria e mentale. Motoria, perché quando ascoltiamo la musica capita spesso di tenere il tempo, inconsapevoli di prestarle attenzione, con le mani, con il volto e con la posture del corpo; mentale, perché l’immaginazione musicale percepita è solo una condizione di immaginazione mnemonica. Nell’immaginazione della musica, gli individui relativamente poco musicali, tendono a riconoscere non solo la melodia e il sentimento, ma anche l’altezza assoluta e il tempo. Tale meccanismo può avere varie distorsioni, eccessi e cedimenti. A tal proposito è stato svolto uno studio approfondito dal dottor Oliver Sacks1 , il quale asserisce che la capacità di percepire (o immaginare) la musica può essere compromessa in presenza di alcune lesioni cerebrali. L’immaginazione musicale può, inoltre, diventare eccessiva e incontrollabile, portando all’incessante ripetizione di motivetti orecchiabili o addirittura ad allucinazioni musicali. Mentre ascoltano la musica, alcune persone “vedono” colori: tale sinestesia, può essere considerata non tanto un sintomo, quanto un dono2 . L’aspetto funzionale dell’immagine mentale è costituito dal fatto che essa non è sempre presente nella coscienza dell’individuo, ma si attiva, volontariamente e involontariamente, quando egli ne ha bisogno. La produzione volontaria e consapevole di immagini mentali è tipica dei musicisti professionisti. Essa coinvolge non solo la corteccia uditiva e motrice, ma anche le regioni della corteccia frontale implicate nell’attività decisionale e di pianificazione . Mentre negli altri individui abbiamo un immagine mentale involontaria. Una tipologia di immaginazione involontaria si poggia sull’esposizione intensa e ripetitiva a un determinato brano musicale. A questo riguardo, il dottor Sacks racconta nel suo testo Musicofilia una sua esperienza di immaginazione involontaria. Egli, spesso, dice di suonare ripetitivamente, per giorni e anche per settimane intere, un brano musicale che gli piace molto, fino a quando involontariamente non lo sostituisce con qualcos’altro. Molte associazioni musicali sono di natura verbale e a volte spinte all’assurdo, inoltre esse sono inconsce e diventano esplicite solo successivamente . In altre parole, non ci si rende subito conto di essere stati ‘impossessati’ da una canzone ma solo quando essa diventa una costante nella nostra mente. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 3 di 6 Università Telematica Pegaso Immaginazione Musicale (parte prima) Alcuni ricercatori in ambito neurologico hanno dimostrato che la perdita di un input sensoriale può stimolare e intensificare un altro senso. Si ricordi, infatti, che Beethoven riusciva a comporre musica anche dopo aver perso l’udito, aiutandosi con la sua immaginazione musicale. Può darsi che l’immaginazione musicale di Beethoven si sia intensificata proprio con la perdita dell’udito . Percepire la musica attraverso delle rappresentazioni mentali è tipico dei musicisti professionisti. Molti compositori inizialmente componendo musica, si basano sulla loro rappresentazione mentale. Uno studio condotto intorno alla metà degli anni Novanta ha dimostrato, attraverso tecniche di scansione, che immaginare la musica può portare a un’attivazione della corteccia uditiva di un’intensità quasi al pari di quella prodotta dall’ascolto . Immaginare la musica stimola la corteccia motoria mentre invece, immaginare l’atto di suonare stimola la corteccia uditiva. Un neuroscienziato della New York University, Llimàs, si occupò delle interazioni tra corteccia e talamo e alle loro interazioni con i nuclei motori sottocorticali, ipotizzando che alla base vi siano i gangli basali, essenziali per la produzione di action patterns (ossia moduli di attività come quelli per camminare, farsi la barba, suonare il violino, ecc.). Egli definì motor tapes le registrazioni sonore, concependo come “motorie” tutte le attività mentali, incluse la percezione, il ricordo e l’immaginazione . Secondo Llimàs, tali ‘motor tapes’ non attendono di essere interpellati dal sistema talamo corticale: l’attività dei gangli basali è continuamente in funzione. Un altro autore che si occupò approfonditamente dell’immaginazione musicale è lo psichiatra Anthony Storr, il quale afferma che la musica che ci suona in testa può avere effetti positivi sull’uomo. La musica che all’improvviso cantiamo mentalmente è gratificante, allieva la noia e l’immaginazione spontanea è fondamentalmente benefica. L’immaginazione musicale può diventare un fenomeno patologico quando la musica comincia a ripetersi nella nostra mente per periodi molto prolungati. La ripetizione mentale continua di frasi e melodie di una canzone può risultare fuori luogo, noiosa e stressante per gli uomini. È un processo coercitivo perché la musica penetra in una parte del cervello sequestrandolo e costringendolo a scaricare in modo autonomo e ripetitivo, come nel caso di tic o di una crisi epilettica . Poiché la musica è presente ovunque (possiamo ascoltarla in radio, in televisione, in un bar, al supermercato, e così via), nella quotidianità spesso accade che la musica “ci entra in testa” senza farcene rendere subito conto. A questo scopo l’industria musicale diffonde melodie orecchiabili o ‘appiccicose’, attraenti, per essere subito ricordate dall’utente. Da qui deriva il termine ‘earworms’: tarli nell’orecchio oppure ‘brainworms’ “tarli nel cervello” . Il termine ‘earworms’ è comparso per la prima volta negli anni Ottanta, ma già dagli anni Venti i compositori e i musicologi creavano Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 4 di 6 Università Telematica Pegaso Immaginazione Musicale (parte prima) forme o frasi musicali in grado di carpire la mente dell’ascoltatore costringendola all’imitazione e alla ripetizione. I “tarli” nel cervello presentano diverse caratteristiche comuni: tendono ad avere una certa aspettativa di vita: possono permanere per alcune ore fino ad arrivare a vivere per giorni e settimane intere e poi scemare (casi patologici a parte). Molte volte apparentemente sembrano svaniti, ma si possono risvegliare semplicemente ascoltando un rumore, attraverso un’associazione o un riferimento, anche a distanza di anni, che induce l’attivazione di quel particolare frammento musicale. Secondo Sacks, per chi è affetto da certe condizioni neurologiche, la ripetizione ecoica, automatica o compulsiva di note e parole può con il tempo diventare più forte. Forme più leggere dello stesso fenomeno possono presentarsi a chi è affetto da Parkinson. Era ad esempio il caso di una corrispondente di Sacks, musicista, che iniziò ad avere i tarli musicali nella testa dopo essersi ammalata. Sentiva nella sua mente ritmi ripetitivi e irritanti e muoveva le dita delle mani e dei piedi in maniera compulsiva. Ella però riusciva a trasformare mentalmente tali melodie in Bach e Mozart e a suonarle mentalmente, trasformando in tal modo i tarli in una sana immaginazione musicale, quella di cui aveva goduto prima della malattia. Ciò significa che esiste un continuum fra il patologico e il normale: «se è vero che i “tarli” possono presentarsi all’improvviso, pienamente sviluppati, e prendere possesso della mente in modo istantaneo e completo, è vero anche che possono derivare, per una sorta di contrazione, da una normale immaginazione musicale precedente» . Esistono alcuni attributi dell’immaginazione e della memoria musicale che non possono essere totalmente equiparati alla sfera visiva. Questo indica modalità diverse con cui il cervello elabora musica e visione. In generale, l’uomo si costruisce un modo visivo e i suoi ricordi visivi hanno un carattere selettivo e personale; mentre i brani musicali sono offerti all’uomo già costruiti. Per esempio: una scena visiva può essere costruita o ricostruita in molti modi, ma il ricordo di un brano musicale deve essere quanto meno vicino all’originale. Gli uomini ascoltano un brano con interpretazioni ed emozioni diverse, conservando però con straordinaria accuratezza le fondamentali caratteristiche musicali: il tempo, il ritmo, i contorni melodici, il timbro e l’altezza assoluta . È fondamentale notare che nella musica esiste già la tendenza alla ripetizione. Un esempio molto rappresentativo è quello della musica classica, che contiene continue ripetizioni e variazioni. I più grandi compositori sono maestri della ripetizione. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 5 di 6 Università Telematica Pegaso Immaginazione Musicale (parte prima) Note 1 O. Sacks è un medico e scrittore di New York. Insegna neurologia e psichiatria alla Columbia University. In questa lezione si farà riferimento alla sua opera, Musicofilia. 2 O. Sacks, 2012. Musicofilia. Milano: Gli Adelphi, p. 17. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 6 di 6