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educare alla creatività e all`immaginazione
EDUCARE IN FAMIGLIA Tre obiettivi per le nuove generazioni condivisi con Caterina Cangià EDUCARE ALLA CREATIVITÀ E ALL’IMMAGINAZIONE Roma, novembre 2007 Introduzione «Every child is an artist. The problem is how to remain an artist once he grows up.»1 Pablo Picasso2 L’intento di questo incontro è offrire una panoramica sulle caratteristiche delle persone creative, per studiare come aiutare i bambini a coltivare la creatività e l’immaginazione. Tenterò di definire le peculiarità che si riscontrano in una personalità creativa per poi delineare i tratti distintivi di un pensiero creativo o divergente. Approfondirò in seguito le tappe del processo creativo, per poi soffermarmi sulle qualità che un prodotto dovrebbe possedere per essere definito frutto di un atto creativo. Infine mi soffermerò su alcuni suggerimenti che aiutano a seguire e sostenere il bambino nel cammino verso lo sviluppo della sua creatività. «La creatività è la rara capacità di alcuni individui di scoprire rapporti tra idee, cose e situazioni, di produrre nuove idee, di avere delle intuizioni e di concludere il processo mentale con un prodotto valido e utile nel settore scientifico, estetico, sociale e tecnico di una determinata cultura; il prodotto poi esercita un certo influsso sulla vita degli altri arricchendola oppure producendo in essa un positivo cambiamento. Nella creatività vengono distinti tre aspetti: la persona, il processo e il prodotto.» (Poláček, in via di pubblicazione). La personalità creativa Secondo Gardner (1994, 53) la persona creativa è colei che: «in un [dato] campo di attività regolarmente risolve dei problemi, elabora dei prodotti o formula interrogativi nuovi in un modo che inizialmente viene considerato originale ma che finisce per venir accettato in un particolare ambiente culturale». La definizione di creatività di Gardner si distacca dalle definizioni che si trovano nella maggior parte dei libri di psicologia, dove la 1 2 «Ogni bambino è un artista. Il problema è come farlo rimanere un artista quando cresce.» Citazione tratta da Kaufman - Baer (Ed.), 2006, 1. 2 creatività viene descritta come una sorta di “talento globale”. In linea con questa concezione è l’idea, molto diffusa, che possano esistere test in grado di quantificare comodamente la creatività delle persone in pochi minuti3. Per giudicare se un individuo è creativo o no bisogna osservare che cosa fa quando emergono problemi e in che modo vengono accolte le soluzioni che escogita. La persona creativa non è creativa una tantum. È in grado di comportarsi creativamente sempre: l’atto creativo non è un evento isolato, ma la creatività è piuttosto di uno stile di vita. Ora, quali sono le caratteristiche di una personalità creativa? Secondo studiosi della creatività, in particolare Csikszentmihalyi (1996, 58) e Kaufman e Sternberg (2006), la personalità creativa, per la quale c’è raramente una correlazione tra quoziente intellettivo misurato e creatività, è spesso in grado di dedicarsi per ore a quello che sta facendo senza avvertire eccessiva stanchezza; è gaia e giocherellona e, al tempo stesso, s’impone una disciplina ferrea; alterna momenti di immaginazione e fantasia a momenti di radicato senso della realtà. La personalità creativa sembra muoversi in un continuum che va da una completa estroversione ad una estrema introversione; è al tempo stesso umile e orgogliosa delle proprie creazioni; è indipendente e ribelle, ma al tempo stesso affonda le proprie radici nella tradizione e nella cultura di appartenenza; ha una grande passione per ciò che fa pur essendo in grado di mantenere una certa obiettività relativamente al lavoro che realizza; possiede una elevata soglia di sensibilità che la espone a momenti d’intensa sofferenza e ad altri d’immensa gioia. Colpisce soprattutto la caratteristica secondo la quale le personalità creative hanno spesso figure di mediazione che le consigliano, chiamate social mentors. Il pensiero divergente/creativo dei bambini Numerosi studi si sono concentrati sul mettere in evidenza le basi cerebrali del pensiero creativo. Già negli anni Settanta è stata promossa, su basi scientifiche, la tesi che la creatività fosse associata ad una maggiore attivazione da parte dell’emisfero destro del 3 Vedi ad esempio il Test del cerchio di Torrance (Bombi-Pinto, 2001, 191). 3 nostro cervello: tale zona, infatti, sembrerebbe avere un ruolo predominante a livello di percezione e produzione musicale, nella creazione delle arti visive e nella produzione di immagini mentali (Martingale, 1981; Seamon - Gazzaniga, 1973, cit. in Sternberg 1999). D’altra parte, accanto all’attenzione per le basi neurali dei processi creativi, si sono sviluppate numerose ipotesi in campo psicologico relativamente al pensiero creativo. Per analizzare il pensiero divergente dei bambini, infatti, dobbiamo partire dal presupposto che ogni persona ha uno stile percettivo individuale, ovvero possiede delle propensioni che sono uniche nella modalità di guardare e interpretare la realtà che la circonda, fatta di oggetti, persone ed eventi. Già negli studi di Witkin, intrapresi negli anni Cinquanta (1962; 1948, 1950, 1959 cit. in Di Blasio, 1995), è stato dimostrato che alcuni individui tendono ad analizzare facilmente e rapidamente il campo percettivo. Tali soggetti vengono chiamati campo-indipendenti, ovvero sono indipendenti dal campo percettivo. Altri soggetti, invece, tendono ad avere una visione unitaria (olistica) della realtà che hanno di fronte e vengono chiamati soggetti campo-dipendenti). Secondo l’Autore, la percezione è solo uno degli ambiti in cui questa diversità si esplica: i soggetti campoindipendenti mostrerebbero dei vantaggi non solo nei compiti cognitivi, come potrebbero essere quelli scolastici, ma anche in situazioni di carattere sociale, in quanto possiedono una personalità più complessa e sfaccettata. Colgono la realtà con rapidità e completezza. Il medesimo Autore (Witkin et al., 1962, 7) sottolinea come i bambini tendano ad avere stili percettivi prevalentemente campo-dipendenti, caratteristica che evolve con l’età verso una percezione sempre più campo-indipendente. L’acquisizione della indipendenza dal campo può essere anticipata per la presenza di adulti attenti, che aiutano il bambino a verbalizzare la propria percezione e a comunicarla, e che offrono la narrazione della propria maniera di percepire la realtà. Guilford (1967) e altri studiosi dell’intelligenza ritengono che la creatività sia associata ad una forma di pensiero che viene definito pensiero divergente così denominato proprio perché la sua caratteristica è quella di generare molte soluzioni, spesso insolite, per rispondere a problemi per i quali il pensiero convergente trova soluzioni standard, efficaci, ma scontate. Secondo Guilford il pensiero divergente è presente in varie forme di pensiero creativo, forme che includono: 4 - la scioltezza, o padronanza nel generare un elevato numero di idee da parte di un soggetto creativo (Fluency); - la flessibilità nel cambiare le categorie di riferimento (lo stesso oggetto può essere utilizzato al contempo come un ornamento, come qualcosa con cui produrre un suono, oppure come un contenitore(Flexibility); - l’originalità nel trovare risposte o soluzioni diverse da quelle che normalmente vengono adottate (Originality); - la capacità di migliorare, di elaborare diversamente e di allargare i propri orizzonti e le proprie idee (Elaboration).4 Howard Gardner si distanzia da questa lettura della creatività, misurabile tramite test specifici e riconducibile ad un processo unitario, e affronta tale problematica introducendo il tema delle otto (nove?) intelligenze (Gardner, 1983, 73; 2005). Secondo Gardner, ogni individuo mostrerebbe doti particolari in un campo piuttosto che in altri, ovvero grazie alla presenza di una forma di intelligenza piuttosto che di un’altra. Partendo da tale presupposto, egli individua sette tipi di intelligenza: 1. Intelligenza linguistico-verbale 2. Intelligenza musicale 3. Intelligenza logico-matematica 4. Intelligenza visivo-spaziale 5. Intelligenza corporeo-cinestetica 6. Intelligenza intrapersonale 7. Intelligenza interpersonale 8. Intelligenza naturalistica 9. Intelligenza esistenziale (la nona intelligenza che Gardner dice di dover aggiungere) Gardner amplia molto la visione dell’intelligenza e, di conseguenza, la visione della creatività. Fatta questa premessa, analizzo cosa si intende per processo creativo con particolare riferimento ai bambini. 4 Cf. Cohen - Ambrose, 1999, 9. 5 Il processo creativo nei bambini Per capire i processi che intervengono nell’atto creativo è necessario introdurre la definizione di insight . Köhler è stato il primo a parlare del concetto di insight (1925; cit. in Epstein, 1990, 120). Per insight si intende: «una modalità di comprensione immediata, improvvisa [...] cosa del tutto differente dal lento avvicinamento ad una soluzione per prove ed errori» (Canestrari - Godino, 1997, 208). Secondo Davidson e Sternberg (1984 cit. in Sternberg e Spear-Swerling, 1997, 91) l’insight consta di tre processi correlati tra loro, sebbene distinti: 1. codificazione selettiva: tale processo avviene quando di fronte ad un problema complesso faccio una cernita eliminando le informazioni irrilevanti e conservando quelle importanti; 2. combinazione selettiva: è il procedimento attraverso il quale a partire da una serie di informazioni isolate tendo a costruire un insieme unitario della situazione; 3. confronto selettivo: è un meccanismo che consiste nel mettere in relazione le informazioni con cui sono venuto in contatto da poco con quelle che avevo già acquisite in precedenza. Secondo Csikzentmihalyi (1988, cit. in Gardner, 1994, 56), nello studio della creatività occorre tener presenti tre dimensioni fondamentali che interagiscono tra di loro: il talento individuale, il campo o la disciplina in cui l’individuo si applica, l’ambiente in cui l’individuo si muove, che sarà poi giudice della qualità dei prodotti degli individui. Questo concetto aiuta a capire come sia importante che il bambino sin da piccolo abbia la possibilità di interagire comprendendo ciò che è realmente è creativo e ciò che non lo è e, soprattutto, come sia indispensabile per lui individuare il campo in cui essere realmente creativo. Il processo creativo però, non consta unicamente dell’aspetto legato alla produzione di qualcosa: esso è caratterizzato anche dall’acquisizione da parte del bambino della capacità di avere un’idea chiara delle produzioni artistiche degli altri, soprattutto dei grandi 6 geni della storia. Dopo questa breve analisi del processo creativo e delle sue caratteristiche, mi soffermo ora sulla realizzazione del prodotto creativo. Secondo Poláček (in via di pubblicazione), il processo creativo si articola in quattro fasi. La prima consiste nella preparazione in cui viene scoperto e definito il problema (o l'argomento); segue la raccolta di informazioni e si prospetta la sua soluzione iniziale. La seconda è l’incubazione: il problema viene «rimuginato» sotto la soglia della coscienza, vengono associate nuove informazioni a concetti già posseduti, si fanno considerazioni da punti differenti in un processo parallelo (ogni filone di riflessione procede senza incrociarsi con un altro); in questo processo vi è un continuo passaggio dall'incubazione alla preparazione e viceversa. La terza fase consiste nell’illuminazione: si approda alla soluzione del problema o alla coscienza dell'esistenza di un nuovo prodotto; esso poi viene rifinito ed il suo valore viene esaminato nella quarta e conclusiva fase di valutazione. Il prodotto creativo dei bambini Quando si fa riferimento ai prodotti scaturiti dalla creatività dei bambini occorre, a mio avviso, fare una distinzione ben precisa tra ciò che intendiamo per prodotto originale e innovativo e il resto delle produzioni. Bambini piccolissimi, ancora in età prescolare, realizzano prodotti creativi: durante il periodo di acquisizione del linguaggio, infatti, molte sono le occasioni in cui si presenta l’occasione di assistere a vere e proprie opere creative a livello linguistico. Ad esempio, un bambino può indicare un oggetto di cui conosce perfettamente il nome, utilizzando il termine che contraddistingue un altro oggetto che gli somiglia, oppure può inventare delle parole proprie a partire da vocaboli che già conosce. Gelman e Gottfried (2006, 222) citano diversi autori5 da cui possiamo trarre delle esemplificazioni chiare dei due concetti sopra espressi: 1. un bambino che chiama il guanciale con angoli triangolari “gatto”, pur conoscendo esattamente la parola guanciale, dà prova di creatività linguistica; 2. un bambino che invece della parola “aereo”, per lui sconosciuta, utilizza il termine “macchina-uccello”(bird-car). 5 Winner - McCarthy - Kleinman - Gardner (1979); Leopold (1939-1949, cit. in Barrett, 1978). 7 Si tratta, in queste esemplificazioni e in molte altre che i genitori potrebbero narrare, di creatività infantile. Le prime vere e proprie produzioni creative dei più piccoli possono far scorgere un potenziale che va, comunque, potenziato e indirizzato. Compito del genitore è monitorare lo sviluppo dei prodotti creativi dei propri figli, proponendo la conoscenza di altre eccellenze in quel determinato campo applicativo e chiedendo un giudizio esterno competente laddove si presentasse il caso. Non va, inoltre, dimenticata la diversità delle discipline di applicazione: chi suona uno strumento musicale sarà avvantaggiato dall’età precoce in cui comincia ad avere familiarità con la musica, mentre chi dovrà cimentarsi nei campi della ricerca scientifica potrebbe non risentire di un’esposizione più ritardata nel tempo a tali discipline. Le condizioni – in famiglia – per formare una personalità creativa Poláček (in via di pubblicazione) insiste dicendo come, «accanto alle abilità e alle conoscenze è fondamentale la motivazione, che è una forza interna che spinge la persona all'azione e alla produzione. Essa ha origine in alcuni tratti della personalità che distinguono le persone creative da quelle non creative. Tali tratti sono di tre tipi: temperamentali: introverso, disinvolto, emotivo, individualista, tollerante dell'incertezza; intellettivi: curioso, indipendente, predisposto ad un ragionevole rischio, conscio del suo valore, di chiara identità, di precisi obiettivi, versatile, flessibile; etici: volitivo, tenace, sensibile al vero e al bello. In sintesi si può dire che le abilità del soggetto sono «calate» in una personalità che possiede delle caratteristiche favorevoli alla produzione creativa.» La creatività non ha a che fare unicamente con la produzione artistica in senso stretto (pittura, modellaggio, scultura), ma si può essere creativi in svariati campi o situazioni. Uno dei primi compiti dei genitori e degli educatori è, dunque, quello di offrire al bambino, fin da piccolissimo, delle opportunità per esprimere le proprie potenzialità al fine di scoprire dove egli sia veramente creativo: tali attività devono essere attraenti per il piccolo (si possono, quindi, organizzare dei giochi in cui sviluppare le diverse abilità intellettive) e devono essere affiancate da una fruizione adeguata all’età delle produzioni artistiche dei grandi maestri dell’umanità nelle differenti discipline (Gardner, 2005, 84). 8 Jane Piirto (1998) ha enucleato alcuni suggerimenti per facilitare lo sviluppo della creatività nei bambini: 1. far possedere un luogo segreto, privato, in cui il bambino può dedicarsi a pensare, a sognare e ad elaborare; 2. offrire, se possibile, vari materiali (album da disegno, strumenti musicali); eventualmente offrire la possibilità di prendere lezioni “d’assaggio”; 3. incoraggiare il bambino a disegnare anche quando l’immagine che riproduce è lontana dall’oggetto reale e valorizzare le “produzioni artistiche” collocandole in casa; 4. ritagliare degli spazi temporali e fisici in cui creare; questo vale tanto per i bambini quanto per i genitori. Per le mamme, che sono spesso oberate di lavoro, è consigliabile riuscire a ricavare nell’arco della giornata o della settimana un momento in cui potersi dedicare a “creare” qualcosa”; inoltre, i bambini riceveranno un esempio di attività gratificante alla quale l’adulto si dedica con interesse; 5. offrire occasioni di conoscenza delle produzioni artistiche altrui (es. favorire l’iscrizione in biblioteca, portare i bambini nei musei, far ascoltare loro musica); 6. stimolare l’esercizio delle proprie abilità: come è stato già sottolineato in precedenza il talento è solo la base della creatività, l’esercizio e il lavoro sono condizioni necessarie per far sì che tale potenzialità venga espressa; 7. non reprimere la creatività dei propri figli con suggerimenti di cliché (ad esempio il colore o la forma delle cose); 8. far comprendere ai bambini l’importanza di “partecipare” anche se il proprio contributo sarà secondo o terzo: è importante l’esercizio e la produzione di per sé; 9. stabilire un clima allegro e utilizzare il proprio senso dello humor quando si lavora a qualcosa di creativo; un tono scherzoso sembrerebbe essere una buona base, accanto al duro lavoro, per lasciare sciolte le briglie dell’immaginazione: in fondo se sto solo giocando o scherzando, posso prendere in considerazione delle idee, magari un po’ bizzarre, che in un momento di serietà non prenderei in considerazione. 9 10. darsi il peso giusto e darlo ai propri figli! Bando perciò alle continue espressioni come: “sei un genio” e varie. Non tralasciare però mai di apprezzare con enfasi qualcosa di eccezionale prodotto dai bambini. Va ricordato che, secondo Poláček, «l’abilità creativa si forma principalmente in due ambiti: familiare e scolastico. Perché il figlio possa essere creativo deve essere incoraggiato all'indipendenza. Sfortunatamente i genitori incoraggiano l'indipendenza, l'autosufficienza ed il senso di responsabilità più nel figlio che nella figlia. Di conseguenza i figli maschi ottengono maggiore successo a scuola, lo attribuiscono alle loro abilità e all'impegno, mentre le figlie lo ascrivono più alla fortuna e al caso. L’effetto di questo atteggiamento differenziato per sesso si manifesta già nella scuola dell'obbligo in quanto il numero degli alunni creativi risulta sensibilmente superiore a quello delle alunne. L'ambiente scolastico formerà alla c. se incoraggerà e sosterrà le scelte autonome e stimolerà l'apprendimento divergente.» Si conoscono programmi ad hoc per sviluppare la creatività (De Bono, 1992). Tali programmi si prefiggono di far apprendere strategie per la soluzione di problemi e per questo sono più efficaci nel settore scientifico che in quello artistico. Educare al bello in famiglia Parsons (1987; cit. in Liverta Sempio - Marchetti, 2005, 72) ha individuato diverse fasi di sviluppo della comprensione estetica nel bambino. Ha cioè individuato una sequenza gerarchica di livelli di expertise o competenza, nell’elaborazione che viene fatta a livello cognitivo delle opere d’arte. Gli stadi individuati sono i seguenti: 1. favoritismo: il criterio di giudizio sull’opera d’arte è legato unicamente ai propri gusti (es. al bambino piace il colore scelto, oppure gli piace l’associazione di idee che gli nasce dall’osservazione dell’opera); 10 2. bellezza e realismo: all’opera viene attribuito un valore in base alla bellezza e in base a quanto essa sia fedele alla realtà (la rappresentazione di immagini riconducibili alla realtà viene considerato un indice della bravura dell’artista); 3. espressività: l’abilità tecnica dell’artista e la sua capacità di rappresentare il reale sono visti, i questo stadio, solo come strumento atto ad esprimere i suoi sentimenti e la sua personalità (mentre prima l’artista era bravo se riusciva a riprodurre il più possibile la realtà, ora l’attenzione si sposta su quanto l’opera riesce a trasmettere ciò che era nelle intenzioni dell’artista); 4. stile e forma: viene introdotta all’interno del giudizio la dimensione storico-sociale, in quanto l’opera viene percepita in funzione dell’opinione che anche il resto della società condivide (soprattutto si inizia ad essere consapevoli della molteplicità di giudizi sull’opera d’arte e dell’importanza svolta dai critici d’arte che fungono da guida per elaborare un’opinione estetica il più possibile oggettiva); 5. autonomia: alla fine della sua maturazione del senso artistico, il bambino finisce per sviluppare una concezione propria dell’opera d’arte che scaturisce, però, non solo dal puro piacere personale come nel primo stadio, bensì da una ponderata riflessione circa le influenze storiche, sociali e culturali che hanno determinato la nascita di quella data opera. Tale riflessione può avvenire proprio perché negli stadi precedenti il piccolo ha acquisito anche la capacità di cogliere il valore dell’opera per il contesto di riferimento in cui vive. Conclusione L’atto creativo è un processo attraverso il quale viene prodotto qualcosa di nuovo. Ogni creazione non può essere svincolata dal contesto culturale di riferimento, sia perchè tale terreno è quello attraverso il quale il bambino si forma un personale senso estetico, sia perchè è la società in cui viviamo (o quelle che la seguiranno) che decreta se un’idea è davvero creativa. Di conseguenza, compito di chi educa è far comprendere ai bambini che dietro alla genialità non esiste solo una grande dote personale, ma anche e soprattutto un insieme di caratteristiche tra cui un posto fondamentale occupano la dedizione al lavoro 11 che viene svolto e la capacità di confronto costante con gli altri. La formazione delle abilità creative rappresenta uno degli obiettivi più ambiziosi dell'educazione; non per nulla la capacità creativa viene di solito collegata alla piena maturità intellettuale della persona (Poláček, 1994) che la rende libera e decisamente produttiva. Bibliografia BOMBI A. S. - G. PINTO (2001), Lo sviluppo cognitivo, in FONZI A. (Ed.) (2001), Manuale di psicologia dello sviluppo cognitivo, Firenze, Giunti Gruppo Editoriale. CANESTRARI R. - A. GODINO (1997), Trattato di psicologia, Bologna, Clueb. COHEN L. M. - D. AMBROSE (1999), Adaptation and creativity, in RUNCO M. A. - S. R. PRITZKER (Ed.) (1999), Encyclopedia of creativity vol. I, San Diego - London - Boston - New York - Sydney - Tokyo - Toronto, Academic Press, 9-22. CSIKSZENTMIHALYI M. (1996), Creativity: Flow the psychology of discovery and invention, New York, HarperCollins Publishers. DE BONO E. (1992), Strategie per imparare a pensare, Torino, Omega. DI BLASIO P. (Ed.) 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Indice Introduzione............................................................................................................................2 La personalità creativa............................................................................................................2 Il pensiero divergente/creativo dei bambini...........................................................................3 Il processo creativo nei bambini.............................................................................................6 Il prodotto creativo dei bambini.............................................................................................7 14 Le Condizioni - in famiglia - per formare una personalità creativa...................................................................................................................................8 Conclusione..........................................................................................................................11 Bibliografia...........................................................................................................................12 APPROFONDIMENTO Da Wikipedia http://it.wikipedia.org/wiki/Edward_de_Bono Edward De Bono (Malta, 19 maggio 1033) è considerato uno degli studiosi di primo piano nel campo del pensiero creativo, ha scritto oltre sessanta libri, tradotti in 37 lingue. De Bono afferma che se si affronta un problema con il metodo razionale del pensiero, si ottengono risultati corretti ma limitati dalla rigidità dei modelli logici. Quando si richiede invece una soluzione veramente diversa e innovativa si deve stravolgere il ragionamento, partire dal punto più lontano possibile, ribaltare i dati, mescolare le ipotesi, negare certe sicurezze e addirittura affidarsi ad associazioni di idee del tutto casuali. Si deve perciò abbandonare il pensiero verticale, cioè quello basato sulle deduzioni logiche, per entrare nella lateralità del pensiero creativo. È l'inventore del termine "pensiero laterale" e l’ideatore del Programma di Pensiero CoRT per le scuole, che è il programma maggiormente utilizzato a livello internazionale per l’insegnamento delle abilità di pensiero. Nel 1985, il Dott. de Bono ha scritto il libro Sei Cappelli per Pensare, che è stato immediatamente adottato da società ed educatori di tutto il mondo. In seguito nel 1991, il Dott. de Bono ha provveduto, per la costituzione di quella che oggi è la de Bono Thinking Systems, a pubblicare i suoi materiali educativi e a certificare gli istruttori per l’insegnamento dei suoi metodi di pensiero. Ora più di 400.000 persone nel mondo sono state addestrate ad utilizzare i suoi metodi. 15