Intervista “il modello di autorità portuale andrebbe rivisto in
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Intervista “il modello di autorità portuale andrebbe rivisto in
Intervista Qui magazine N. 30/ 23.08.2012 p. 12 “Il modello di Autorità portuale andrebbe rivisto in direzione di una privatizzazione” La parola a Marina Monassi, capo dell’Autorità Portuale di Trieste ed ex presidente Napa Marina Monassi, capo dell’Autorità Portuale di Trieste, recentemente è stata presidente del Napa ( associazione dei porti dell’Alto Adriatico), una carica a rotazione semestrale tra i presidenti degli scali aderenti. In questa veste ha rafforzato l’idea che i porti del Nord Adriatico entrino nel novero degli scali europei prioritari come un unico multi-port gateway e ha sottolineato “l’importanza della collaborazione e promozione congiunta tra i porti del Nord Adriatico per attrarre nuovi traffici dal Far-East”. Per Monassi restano, tra i principali obiettivi dell’associazione, la promozione comune dell’arco alto adriatico sui mercati stranieri in particolare il Far East, ma anche un impegno comune per la tutela ambientale, la sicurezza e lo sviluppo di strategie comuni per l’implementazione della rete infrastrutturale di connessione con i principali corridoi europei. Sul miglioramento delle sinergie tra i porti del NordAdriatico a che punto siamo? La concorrenza è di fatto diminuita rispetto ad un tempo, sostanzialmente non ci si fa più “lo sgambetto”? Trieste assieme ai porti di Ravenna, Venezia, Capodistria e Fiume ha dato vita al NAPA (North Adriatic Ports Association) un’associazione con cui i cinque scali si impegnano formalmente a cooperare ed a creare sinergie comuni per la promozione congiunta dell’Alto Adriatico. Obiettivo principe dell’associazione è presentarsi con maggiore forza e determinazione sui mercati internazionali e fare del Nord Adriatico la piattaforma logistica europea per i traffici, provenienti dal Far East e diretti verso l’Europa Centrale e Centro Orientale. Oltre alla promozione dell’associazione a livello mondiale, attraverso la partecipazione congiunta ad eventi fieristici di settore, stiamo collaborando in sede di Unione Europea per far riconoscere i cinque porti come “punti primari” di accesso alle reti TEN-T, in un’ottica di unico multi-port gateway. Ed è per questo che un anno fa a Trieste abbiamo siglato un Memorandum con gli altri porti NAPA per l’implementazione e l’inclusione nella rete primaria europea di tutti i collegamenti (il c.d. ultimo miglio) tra i nostri scali e i grandi assi ferroviari verso i principali mercati europei di riferimento e verso i Balcani, area di futuro allargamento della UE. Collaboriamo inoltre sul potenziamento della sicurezza ambientale e dei sistemi di Information Technology anche grazie ai finanziamenti europei ricevuti per il progetto “ITS Adriatic multi port gateway” ( bando TENT MOS). NAPA vs Northern Range. Quali sono i vostri punti di forza? I porti del NAPA hanno un potenziale enorme, stimato dalla Marina Monassi società MDS Transmodal, in uno studio di recente pubblicazione commissionato dal NAPA, in almeno sei milioni di teu (+348%). I servizi diretti tra l’Alto Adriatico e l’Estremo Oriente stanno contribuendo in maniera inequivocabile alla ripresa dei traffici container in tutti i porti che insistono sul bacino dell’Alto Adriatico, rendendo tangibili i vantaggi in termini economici, ambientali e di transit time (quali ad esempio la relazione Alto Adriatico-Singapore in soli 19 giorni), e ponendosi quindi in concorrenza reale con i porti del Nord Europa. La convenienza economica per gli armatori sta anche nella possibilità di servire mercati di riferimento differenti: NordEst Italia, Austria, Germania, Ungheria, Croazia e altri paesi del bacino balcanico. Non a caso la società inglese di consulenza economica Ocean Shipping Consultants nel 2011 ha segnalato il NAPA come una delle novità nello shipping oceanico registrabili oggi in Europa. Vi è inoltre un fenomeno di mercato in atto su cui riflettere: la concentrazione del mercato container nelle mani di un numero ristrettissimo di mega carrier (l’integrazione fra Msc e Cma Cgm ne è la prova ) produrrà un effetto selezione immediato dei porti, rilanciando la porta sud est del Mediterraneo, quell’Adriatico che per decenni è stato considerato solo per i servizi feeder. Si sta spingendo a livello di Assoporti per allargare le fette di autonomia dei porti? Qui magazine N. 30/ 23.08.2012 p. 13 Intervista Cos’è il Napa Associazione dei Porti del Nord Adriatico (NAPA) L’Associazione dei Porti del Nord Adriatico (NAPA) promuove il Nord Adriatico presso gli operatori internazionali e le Istituzioni europee. Sostiene lo sviluppo coordinato di infrastrutture marittime, stradali, ferroviarie e tecnologiche. Il NAPA, Associazione dei Porti del Nord Adriatico (North Adriatic Ports Association) è stato fondato nel marzo 2010 dalle Autorità Portuali di Ravenna, Venezia, Trieste, a cui si sono aggiunti i porti di Koper e Rijeka. Il NAPA è stato creato per venire incontro a problemi comuni Da sin. Paolo Costa, Marina Monassi, Bojan Hlaca, Gregor Veselko, Galliano di Marco che i porti stanno affrontando. Cambiamenti a livello globale e nell’Unione Europea (lo spostamento verso Est del mercato interno) stanno modificando le rotte del trasporto internazionale, e creeranno spazio per nuove opportunità. La crescita del commercio tra Asia e Europa farà aumentare i traffici attraverso il Canale di Suez, modificando una situazione consolidata che vede i porti del Nord Europa movimentare la maggior parte di queste merci. Inoltre, il traffico intra-mediterraneo crescerà sensibilmente a seguito della creazione dell’Area di Libero Scambio Euro-mediterranea. I porti lungo il Mediterraneo e il Mar Nero, quindi, movimenteranno crescenti flussi di beni da e verso l’Europa Centrale e Orientale. Gli attuali rappresentanti del Napa sono per Venezia Paolo Costa, per Trieste Claudio Boniccioli, per Ravenna Galliano di Marco, per Koper Gregor Veselko, per Rijeka Bojan Hlaca. Innovazione costante, semplificazione e snellimento dei procedimenti amministrativi. Queste sono le fondamenta da cui partire per una “Nuova Assoporti”. Credo che stiamo gettando le basi per una nuova fase all’interno dell’Associazione, ma bisogna lavorare in sinergia, tutti assieme. Il sistema portuale italiano è inchiodato a regole, metodologie e abitudini cronicizzate, vere e proprie incrostazioni di un mondo e di un mercato, incluso quello del lavoro, che non esistono più. Le stesse Autorità portuali, frutto di una riforma, la 84/94, nata già vecchia, sono inadeguate sotto il profilo della forma giuridica, delle competenze e della finanza e sono quindi incapaci a far fronte all’esigenza prioritaria di soggetti programmatori, ma al tempo stesso di poli riferimento per lo sviluppo. Un apparato burocratico troppo complesso unito alla farraginosità dei procedimenti comporta un rilevante ostacolo alla competitività, con il conseguente rischio di condannare i nostri porti all’immobilismo. Assoporti può e deve far cambiare questa situazione. Mi aspetto molto dai nuovi vertici dell’Associazione Sono stata eletta tra i cinque vice-presidenti, quindi mi impegnerò in prima persona per dare un contributo attivo, affinché si avvii un percorso di maggiore autonomia per i nostri porti. Dalla sua esperienza di presidente del NAPA ha maturato una visione per il rilancio della nostra portualità? In Italia siamo bloccati dalla burocrazia, dalla lentezza dei procedimenti, dalle guerre e dalle piccole rivalità interne. Il momento storico che stiamo vivendo è difficile a causa della crisi globale. Per questo il modello di Autorità portuale andrebbe rivisto in direzione di una privatizzazione, solo così potremmo essere più flessibili a rapidi nelle azioni e nei progetti da attuare per coinvolgere maggiormente il capitale privato e così pensare ad un vero rilancio internazionale della nostra portualità.