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strategie pedagogiche - ragazzi difficili
Strategie educative, didattiche e formative nel lavoro con e per i “ragazzi difficili” Sulle orme della pedagogia fenomenologica di Piero Bertolini Bertolini P. , Caronia L. (1993), Ragazzi Difficili. Pedagogia interpretativa e linee di intervento. La Nuova Italia: Scandicci (Firenze) EDUCAZIONE PEDAGOGICAMENTE FONDATA • “Nessuna esperienza educativa si risolve nel soddisfare bisogni e nell’imporre modelli e regole di comportamento; piuttosto essa deve preoccuparsi di affinare la capacità soggettiva di conferire senso e valore al mondo, di sollecitare la consapevolezza del proprio specifico e ineliminabile contributo nella costruzione della realtà e di sviluppare la capacità di negoziare con l’altro le interpretazioni e i significati attribuiti al mondo”. ORIENTAMENTO AL FUTURO • “L’intervento rieducativo non procede dal passato al futuro ma dal futuro al passato. Non si tratta infatti di cominciare da una presa di distanza del ragazzo rispetto al suo passato, dal mettere in crisi la sua visione del mondo per procedere poi alla prospettazione di nuovi stili di esistenza. L’intervento rieducativo procede in direzione opposta e d’altra parte non potrebbe essere altrimenti”. LA CONOSCENZA DEL RAGAZZO Giungere ad una comprensione più autentica possibile del ragazzo e riuscire a mettersi in qualche modo dal suo punto di vista, per cogliere la sua particolare visione del mondo. “La visione del mondo del ragazzo costituisce il suo quadro motivazionale: è a partire da questa che egli agisce ed è conoscendo questa che possiamo comprendere il perché del suo agire”. Osservazione, comprensione, prossimità (spaziale/temporale/affettiva), empatia, comunicazione, partecipazione autentica, entropatia. DESTRUTTURAZIONE E RISTRUTTURAZIONE • “Interventi rivolti principalmente alla dimensione psico-fisica del ragazzo. Si tratta di azioni ed interazioni mirate essenzialmente al superamento di alcuni limiti oggettivi che impediscono al ragazzo di esercitare la sua capacità di intenzionare”. • Fattori disturbanti (conflitti emozionali, dipendenza da modelli esistenziali, abitudini comportamentali sedimentate), carenze (materiali, affettive, intellettuali, formative), usi distorti di abilità cognitive e relazionali (egocentrismo vs eterocentrismo, relazioni di potere) possono limitare o annullare l’efficacia di qualsiasi intervento educativo. Carenza vs eccesso di abilità percettive, cognitive e relazionali • 1) Promuovere, affinare o sviluppare capacità di base necessarie a comprendere e valutare la portata del reale, nonché a prevedere le conseguenze delle proprie azioni, onde evitare “una tendenza a destinare la propria azione nell’assoluta immediatezza” . • 2) Cogliere e valorizzare tali competenze, costruendo però contesti e scenari in cui poter ridefinire il loro valore e la loro funzione (es. attività formative poco strutturate intorno al rapporto personale; attività ludiche, fisiche, manuali o para-manuali). • La valutazione dell’educabilità (mappatura dei punti di resistenza da vincere e quelli di forza su cui fare leva). LA DILATAZIONE DEL CAMPO D’ ESPERIENZA • “Azioni o forme di comunicazione volte essenzialmente a rendere dinamica la vita del ragazzo per indurlo a superare […] schemi di comportamento tendenzialmente asociali”. • “Far vivere al ragazzo tutta una serie di situazioni nuove e sollecitanti attraverso cui sperimentare l’esistenza e il valore di prospettive esistenziali fino a quel momento sconosciute”. Strategie pedagogiche indirette • Coltivare la speranza pedagogica. • Promuovere l’ottimismo esistenziale mediante pratiche di restituzione (costruzione intorno al ragazzo di un ambiente almeno dignitoso) Strategie pedagogiche dirette • 1) Educare “al bello”, educazione estetica dal triplice valore: cognitivo (verso la definizione del bello), esistenziale (gratificazione), pragmatico (verso la trasformazione del mondo) • 2) Educazione “al difficile” (esperienze in cui il percorso per raggiungere lo scopo significativo per il ragazzo sia costellato di ostacoli e di prove da superare) e “con l’avventura” (oltre il già-noto) • 3) Educazione all’impegno personale e alla responsabilità sociale (fare esperienza “dell’altro” nella vita di gruppo) Strategie pedagogiche di tipo relazionale • Essere “esperienza dell’altro”: presenza sul campo, lavoro educativo che si esplica in un “vivere con il ragazzo” • La disponibilità • L’autorevolezza • La coerenza (in parola, progettazione, azione) • Essere esempio di intenzionalità • Fungere “da limite” LA COSTRUZIONE DI UNA NUOVA VISIONE DEL MONDO • Sperimentare “occasioni per scoprirsi responsabile delle proprie scelte e per cogliere la necessità di dimensionare queste a quelle del gruppo sociale” di appartenenza. • Appropriazione soggettiva di un nuovo punto di vista sul sé e sul mondo • Ristrutturazione dell’intenzionalità: cambiamento profondo degli schemi di significato • Ripensamento del passato