Alla periferia di Città del Messico - Comunità Missionaria di Villaregia
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Alla periferia di Città del Messico - Comunità Missionaria di Villaregia
Comunità Missionaria di Villaregia Alla periferia di Città del Messico ) In caso di mancato recapito inviare all’Ufficio P.T. di Padova per la restituzione al mittente che si impegna a restituire la tariffa dovuta. Poste Italiane S.p.a. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1 NE/PD - n. 71- Dicembre 2013 - Anno 24 sommario 03 04 06 13 Editoriale 14 16 18 19 20 Ascolta la Parola! Missione è... Parole del Papa Chiesa Missionaria Diretta dalla missione Alla periferia di Città del Messico Dal mondo La storia di Grégoire Ahongbonon Andò in fretta… Raccontare la fede C’è più gioia nel dare… Vita spirituale La missione della Chiesa CO.MI.VI.S. Salute, un diritto di tutti News Ordinazioni 25 anni di sacerdozio Partenze per la missione Appuntamenti In copertina, evangelizzazione in una zona povera della missione di Texcoco (Messico). Intenzioni Sante Messe Indirizzi In ogni sede della CMV, ogni giorno celebriamo la Santa Messa, nella quale presentiamo al Signore le intenzioni di preghiera che amici e benefattori ci affidano. Se desideri puoi trasmetterci le tue intenzioni: - per il suffragio dei tuoi defunti; - per la celebrazione di 30 Sante Messe gregoriane; - per una particolare intenzione familiare o personale. La tua offerta sarà anche un aiuto concreto per i missionari e per i fratelli della missione. Frazione VILLAREGIA 16 45014 Porto Viro RO Tel. 0426 325032 c.c.p.10227452 [email protected] Avviso ai lettori: Ai sensi della legge D. Lgs. 30.6.2003 n. 196 per la tutela dei dati personali, comunichiamo che gli indirizzi di quanti ricevono questo periodico fanno parte dell’archivio della Comunità Missionaria di Villaregia e sono utilizzati esclusivamente per l’invio del predetto periodico o di altre comunicazioni sulle nostre attività. Redazione: Comunità Missionaria di Villaregia 45014 Villaregia di Porto Viro (RO) Tel. 0426/325032 Direttore responsabile: Francesca Trudu Stampa MEDIAGRAF Noventa Padovana (PD) Tel. 049/8991511 Autorizzazione: Tribunale di Rovigo n. 14/89 Sui testi e sulle immagini presenti nella rivista tutti i diritti riservati © comunità missionaria di villaregia 2 Via Irlanda 64 09045 QUARTU S. ELENA CA Tel. 070 813130 c.c.p. 15819097 [email protected] Via de Siervo 1 80035 PIAZZOLLA DI NOLA NA Tel. 081 5115489 c.c.p.18037804 [email protected] Via San Daniele 10 33170 PORDENONE PN Tel. 0434 364030 c.c.p. 10780591 [email protected] Via Antonio Berlese 55 00134 ROMA RM Tel. 06 5069069 c.c.p. 96222005 [email protected] Via San Zeno 7 25017 LONATO DEL GARDA BS Tel. 030 9133111 c.c.p. 13547468 [email protected] Via Turati 25 40026 IMOLA BO Tel. 0542 642824 c.c.p 92209535 [email protected] S iamo tutti dei viandanti! E quando il camminare si fa annuncio, l’incontro si fa missione. Dio è missionario e ci chiede di esserlo a nostra volta: “Come il Padre ha mandato me, così io mando voi” (Gv 20,21). Crescere e formarci in questa consapevolezza ci fa cristiani. Ma se la missione è di tutti e per tutti, cosa significa, in concreto, per il cristiano essere missionario? Prima di tutto avere coscienza che essere missionari è insito nella nostra vocazione cristiana, non si tratta di un optional né di una delega a qualcuno che generosamente pone la sua vita a servizio della missione, rendendosi disponibile a partire per terre lontane. Ogni credente, nella misura in cui ha dentro il Vangelo, deve comunicarlo! Questo non solo per rispondere a un “dovere”, ma perché ne avverte la necessità. La fede è pienezza di vita che dà senso a tutta l’esistenza e la riempie di una gioia che va comunicata a tutti. Il Vangelo è quella buona notizia che, una volta accolta, ha il potere di salvarci, di renderci diversi, di dare significato a quello che facciamo. Allora, è questo che, come cristiani, dobbiamo trasmettere, non tanto con le parole, quanto soprattutto con la nostra vita. Quante volte in questi mesi di pontificato Papa Francesco ci ha richiamato a non essere tristi, a mostrare la gioia della pienezza cristiana e a non lasciarci rubare la speranza! A volte abbiamo paura di aprire gli occhi sul mondo e preferiamo rinchiuderci nei nostri piccoli problemi. Vogliamo sicurezze e ci isoliamo, dimenticando che Gesù è venuto per rompere tutte le separazioni e vuole continuare a farlo servendosi di ciascuno di noi. Per questo, l’identità del cristiano si definisce attraverso una successione di Missione è… La missione riguarda tutti i cristiani, tutte le diocesi e parrocchie, le istituzioni e associazioni ecclesiali. Redemptoris missio 2 azioni che esprimono la sua missionarietà: andare, annunciare, condividere, entrare, pregare. Andare: comporta un movimento, un esodo non solo fisico, ma anche spirituale. Santa Teresina, la patrona universale delle missioni, non è mai andata in terra di missione, ma ha attestato con estrema chiarezza il suo profondo amore per tutti i popoli, il suo desiderio di abbracciare tutto il editoriale mondo nel totale esercizio del dono. Il primo esodo deve partire dal cuore: non ogni “andare” è missionario, ma lo diventa se si identifica con l’invio del Padre. Annunciare: il cristiano è colui che vive e annuncia la fede. L’annuncio è la buona notizia che Dio è venuto a stare con noi. Le nostre parole devono sprigionare il sapore, la passione e lo stupore della parola di Dio e devono nascere da una vita che mette in pratica il Vangelo nel quotidiano. Condividere: è lo stile della missione, che passa anche attraverso la solidarietà e il dono. Se possediamo beni materiali possiamo condividerli, ma se non li possediamo, possiamo dare noi stessi, le nostre forze, il nostro tempo… Questa è missione, perché ogni annuncio, che non sia compiuto in solidarietà con i più bisognosi, è un annuncio culturale, politico o economico, ma non certo di fede! Entrare: è l’incontro con l’altro, con la sua lingua, la sua storia, la sua cultura, le sue attese, le sue gioie e le sue sofferenze. Comporta, in ogni caso, l’annuncio discreto, rispettoso, ma chiaro, anche di fronte al rifiuto. Missione è soprattutto incontro, arricchimento e crescita reciproca. A volte preferiamo “passare oltre” piuttosto che entrare nella “casa” dell’altro. È più comodo e non mette in discussione le nostre certezze culturali o religiose. Non è facile assumere tale percorso ed è per questo che Gesù, prima di inviarci, ci suggerisce di pregare. Pregare: è il presupposto di qualsiasi esperienza missionaria, è accoglienza del Signore e, dunque, dei fratelli. Ed è questo che conta, anche se non sono sempre scontati i frutti, soprattutto nell’immediato. La missione si colora anche di fatica, delusioni e frustrazioni, ma vince sempre la presenza del Cristo che ancora oggi viene per assicurarci: “Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28,20). 3 parole del papa Chiesa Missionaria C ari fratelli e sorelle, quest’anno celebriamo la Giornata Missionaria Mondiale mentre si sta concludendo l’Anno della fede, occasione importante per rafforzare la nostra amicizia con il Signore e il nostro cammino come Chiesa che annuncia con coraggio il Vangelo. In questa prospettiva, vorrei proporre alcune riflessioni. Sabrina Fusco 1. La fede è dono prezioso di Dio, il quale apre la nostra mente perché lo possiamo conoscere ed amare. Egli vuole entrare in relazione con noi per farci partecipi della sua stessa vita e rendere la nostra vita più piena di significato, più buona, più bella. Dio ci ama! La fede, però, chiede di essere accolta, chiede cioè la nostra perso- 4 nale risposta, il coraggio di affidarci a Dio, di vivere il suo amore, grati per la sua infinita misericordia. È un dono, poi, che non è riservato a pochi, ma che viene offerto con generosità. Tutti dovrebbero poter sperimentare la gioia di sentirsi amati da Dio, la gioia della salvezza! Ed è un dono che non si può tenere solo per se stessi, ma che va condiviso. Se noi vogliamo tenerlo soltanto per noi stessi, diventeremo cristiani isolati, sterili e ammalati. L’annuncio del Vangelo fa parte dell’essere discepoli di Cristo ed è un impegno costante che anima tutta la vita della Chiesa. «Lo slancio missionario è un segno chiaro della maturità di una comunità ecclesiale» (Benedetto XVI, Esort. ap. Verbum Domini, 95). Ogni comunità è “adulta” quando professa la fede, la celebra con gioia nella liturgia, vive la cari- tà e annuncia senza sosta la Parola di Dio, uscendo dal proprio recinto per portarla anche nelle “periferie”, soprattutto a chi non ha ancora avuto l’opportunità di conoscere Cristo. La solidità della nostra fede, a livello personale e comunitario, si misura anche dalla capacità di comunicarla ad altri, di diffonderla, di viverla nella carità, di testimoniarla a quanti ci incontrano e condividono con noi il cammino della vita. 2. L’Anno della fede, a cinquant’anni dall’inizio del Concilio Vaticano II, è di stimolo perché l’intera Chiesa abbia una rinnovata consapevolezza della sua presenza nel mondo contemporaneo, della sua missione tra i popoli e le nazioni. La missionarietà non è solo una questione di territori geografici, ma di popoli, di culture e di singole persone, proprio perché i “confini” della fede non attraversano solo luoghi e tradizioni umane, ma il cuore di ciascun uomo e di ciascuna donna. Il Concilio Vaticano II ha sottolineato in modo speciale come il compito missionario, il compito di allargare i confini della fede, sia proprio di ogni battezzato e di tutte le comunità cristiane: «Poiché il popolo di Dio una dimensione programmatica nella vita cristiana, ma anche una dimensione paradigmatica che riguarda tutti gli aspetti della vita cristiana. Padre Emanuele Ciccia, di Selargius (CA). A sinistra, quartiere di Sicobois nella missione di Yopougon (Costa d’Avorio). vive nelle comunità, specialmente in quelle diocesane e parrocchiali, ed in esse in qualche modo appare in forma visibile, tocca anche a queste comunità rendere testimonianza a Cristo di fronte alle nazioni» (Decr. Ad gentes, 37). Ciascuna comunità è quindi interpellata e invitata a fare proprio il mandato affidato da Gesù agli Apostoli di essere suoi «testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino ai confini della terra» (At 1,8), non come un aspetto secondario della vita cristiana, ma come un aspetto essenziale: tutti siamo inviati Missione è partire, camminare, lasciare tutto, uscire da se stessi, rompere la crosta di egoismo che ci chiude nel nostro io. È smettere di girare intorno a noi stessi come se fossimo il centro del mondo e della vita. È non lasciarsi bloccare dai problemi del piccolo mondo al quale sulle strade del mondo per camminare con i fratelli, professando e testimoniando la nostra fede in Cristo e facendoci annunciatori del suo Vangelo. Invito i Vescovi, i Presbiteri, i Consigli presbiterali e pastorali, ogni persona e gruppo responsabile nella Chiesa a dare rilievo alla dimensione missionaria nei programmi pastorali e formativi, sentendo che il proprio impegno apostolico non è completo se non contiene il proposito di “rendere testimonianza a Cristo di fronte alle nazioni”, di fronte a tutti i popoli. La missionarietà non è solamente apparteniamo: l’umanità è più grande. Missione è sempre partire, ma non è divorare chilometri. È, soprattutto, aprirsi agli altri come a fratelli, è scoprirli e incontrarli. E, se per incontrarli e amarli è necessario attraversare i mari e volare lassù nel cielo, allora missione è partire fino ai confini del mondo. Dom Hélder Câmara 3. Spesso l’opera di evangelizzazione trova ostacoli non solo all’esterno, ma all’interno della stessa comunità ecclesiale. A volte sono deboli il fervore, la gioia, il coraggio, la speranza nell’annunciare a tutti il Messaggio di Cristo e nell’aiutare gli uomini del nostro tempo ad incontrarlo. A volte si pensa ancora che portare la verità del Vangelo sia fare violenza alla libertà. (…) È urgente far risplendere nel nostro tempo la vita buona del Vangelo con l’annuncio e la testimonianza, e questo dall’interno stesso della Chiesa. Perché, in questa prospettiva, è importante non dimenticare mai un principio fondamentale per ogni evangelizzatore: non si può annunciare Cristo senza la Chiesa. Evangelizzare non è mai un atto isolato, individuale, privato, ma sempre ecclesiale. (…) 4. Nella nostra epoca, la mobilità diffusa e la facilità di comunicazione attraverso i new media hanno mescolato tra loro i popoli, le conoscenze, le esperienze. (…) L’uomo del nostro tempo ha bisogno di una luce sicura che rischiara la sua strada e che solo l’incontro con Cristo può donare. Portiamo a questo mondo, con la nostra testimonianza, con amore, la speranza donata dalla fede! La missionarietà della Chiesa non è proselitismo, bensì testimonianza di vita che illumina il cammino, che porta speranza e amore. La Chiesa - lo ripeto ancora una volta - non è un’organizzazione assistenziale, un’impresa, una ONG, ma è una comunità di persone, animate dall’azione dello Spirito Santo, che hanno vissuto e vivono lo stupore dell’incontro con Gesù Cristo e desiderano condividere questa esperienza di profonda gioia, condividere il Messaggio di salvezza che il Signore ci ha portato. È proprio lo Spirito Santo che guida la Chiesa in questo cammino. Dal messaggio del Santo Padre Francesco per la giornata missionaria mondiale 2013 5 diretta dalla missione texcoco Alla periferia di Città d Città del Messico, una delle più popolose megalopoli del mondo, rispecchia i tratti tipici delle grandi città del Sud del mondo. Se da un lato offre il volto di una grande ed evoluta metropoli, dall’altro nasconde, specie nelle periferie, situazioni drammatiche. Violenza e degrado sono incrementati da forti problemi economici, spesso legati a disparità sociali e disoccupazione. Solo il comune di Texcoco conta 200.000 abitanti e proprio in questa zona sorge la missione Cristo Rey. Qui, a circa una trentina di chilometri dal 6 cuore della capitale, nel 1998 è approdata la Comunità di Villaregia, che oggi conta 15 missionari. Su un territorio che si estende per parecchi kmq, la missione si suddivide in 5 pueblos, (grossi agglomerati umani), molto diversi tra loro per tradizione e composizione, ciascuno con le sue ricche note culturali e le sue inevitabili problematiche. Un’unica missione, dunque, dai molti volti e dalle tante sfide. In particolare due zone, Wenceslao e Victor Puebla, sono molto povere e mancano ancora delle infrastrutture di base: luce, ac- qua, fognature... Qui la vita è piuttosto precaria e si svolge in abitazioni fatiscenti, per la maggior parte costruite con materiale di fortuna. Miseria, degrado e violenza convivono accanto a tanto calore umano e generosità, tipici della cultura messicana. Proprio in queste zone, assieme ad altri progetti di sviluppo rivolti alle categorie più deboli della popolazione, da qualche mese ha preso forma un progetto destinato in particolare alle donne. Le pagine che seguono illustrano il significato di tale iniziativa e le varie fasi di realizzazione. à del Messico Un progetto per le donne messicane Liana Manfredi, originaria di Saviano (NA), da 13 anni in Messico, ci racconata come nella missione Cristo Rey è nato un progetto per creare opportunità di lavoro per 50 donne messicane. Liana, come è nata l’idea di questo progetto? È un’idea maturata nel tempo, soprattutto a partire da quanto abbiamo osservato e toccato con mano tra la gente della nostra missione. Come si sa, nella periferia di una megalopoli ci sono molte situazioni sociali allarmanti, non ultima la condizione femminile. In questi anni, visitando tante famiglie, abbiamo conosciuto molte donne giovani e adulte. Storie difficili, segnate da grossi problemi economici e familiari… Il costante ripetersi delle stesse problematiche ci ha provocato a fare qualcosa proprio per le donne. A darci conferma, poi, di quanto la situazione delle donne fosse un’emergenza nella società messicana sono state le statistiche pubblicate di recente dalla Commissione Nazionale dei Diritti Umani. Le ricerche condotte dalla CNDU rilevano, infatti, che negli ultimi ventiquattro anni sono state assassinate in Messico più di 34.000 donne, mentre il numero di quelle che hanno subito violenze e abusi sessuali può superare addirittura il milione all’anno. Allarmante anche un altro dato: in 28 milioni di famiglie messicane si registrano episodi di violenza familiare. E nell’ambito lavorativo come vanno le cose? È facile intuire come nel mondo del lavoro le cose non vadano meglio! La situazione lavora- 7 tiva delle donne è davvero precaria. I salari sono bassissimi e le giornate in fabbrica interminabili, con turni che sfiorano anche le 12-14 ore. Per non parlare, poi, della sistematica violazione della dignità personale e la frustrante privazione di diritti. Abbiamo saputo che, in certi ambienti lavorativi, le dipendenti sono addirittura costrette ad assumere gli anticoncezionali – forniti dalla stessa azienda - per scongiurare il rischio di gravidanza. Insomma, una sorta di “precauzione” alla quale non ci si può sottrarre se si vuole mantenere il posto! È risaputo, inoltre, che in questo Paese, alla maggior parte delle operaie tra i requisiti per l’assunzione è richiesto anche un certificato medico che attesti l’assenza di gravidanza. Inutile dire che queste lavoratrici non godono di assistenza sanitaria, né di condizioni di sicurezza sul lavoro e tantomeno della possibilità di costituirsi in sindacato. C’è anche da dire che il lavoro è sempre precario e non esiste nessuna garanzia assicurativa. I costi per l’assistenza sanitaria e per l’istruzione sono a carico delle famiglie, tanto più se le lavoratrici sono donne. Per molte di loro, tutto ciò significa estrema povertà o emigrazione verso i paesi del Nord; sfruttamento lavorativo e sessuale, disgregazione familiare e delle comunità. Dunque, questa è la situazione delle donne anche nella missione Cristo Rey? Indubbiamente. C’è da evidenziare, però, che qui da noi, le donne, per quanto spesso maltrattate, sono anche la forza della famiglia, quelle che si fanno carico dei figli e che si danno da fare per sopravvivere in situazioni veramente dure e umanamente insostenibili. Sono la maggioranza i nuclei familiari in cui il capofamiglia è una donna. Tra le cause di questo fenomeno giocano un ruolo importante l’emigrazione, l’infedeltà coniugale e l’abbandono da parte degli uomini… Altra grossa piaga è l’alcolismo. Spesso la vita familiare è così dura da indurre le minorenni a scappare con un coetaneo, inseguendo il sogno di formare una nuova famiglia. Situazione che, in molti casi, finisce per sfociare in una condizione esattamente uguale a quella che hanno lasciato, se non addirittura peggiore. La precarietà economica è una tra le principali cause della disgregazione familiare. Un solo stipendio - che si aggira attorno ai nostri 125 euro - non è sufficiente a coprire tutte le spese di una famiglia, tanto più se numerosa. Inoltre, l’accentuato maschilismo e la rigida ripartizione dei ruoli familiari costringono le donne a stare in casa per occuparsi dei figli e dei lavori domestici. Ciò, in molti casi, non consente alla donna di rendersi autonoma e di contribuire all’economia familiare con l’apporto di un suo lavoro esterno. L’uomo amministra lo stipendio mentre la donna, che normalmente neppure sa quanto guadagna il marito, riceve da lui una quota fissa con cui deve mandare avanti la famiglia. È per questo che avete dato avvio a questo progetto? Sì. Con questo progetto abbiamo tentato di rispondere a queste grosse sfide, offrendo risposte con- Liana Manfredi con l’insegnate del corso per parrucchiere. Le partecipanti al corso di parrucchiera. 8 crete alle reali necessità della donne che risiedono nella nostra missione. Donne che hanno un volto, un nome, spesso una triste storia di sofferenza familiare alle spalle. Già dal 2007 abbiamo costituito un’ associazione civile denominata Juntos sin Fronteras, il cui obiettivo oggi è proprio quello di promuovere concretamente lo sviluppo umano, culturale e sociale delle fasce più deboli e povere della popolazione. Il progetto è nato con l’obiettivo di creare opportunità di lavoro per le donne che si trovano in situazione economica precaria. L’abbiamo realizzato con il partenariato della Fondazione Mazzocchi e della Fondazione Uniendo Manos, partner locale che offre consulenza ed esperienza nel settore della solidarietà alle Associazioni civili. Vuoi dirci in cosa consiste il progetto? Al momento abbiamo cominciato con un gruppo di 50 donne, scelte tra coloro che presentavano una situazione socio-economica piuttosto precaria. Il progetto è articolato in alcuni corsi, che hanno anche lo scopo di promuovere la dignità delle partecipanti e lo sviluppo delle loro capacità. Ci interessa incentivare il lavoro in equipe, favorire in queste donne la creatività, l’abilità organizzativa e cooperativa e lasciare che siano esse In alto, Liana si intrattiene con Elisa, la coordinatrice del progetto. Le signore mostrano con soddisfazione gli oggetti artigianali realizzati durante i corsi. 9 stesse le protagoniste dell’organizzazione e della gestione del lavoro. Per il momento si tratta di corsi professionali di artigianato, corsi per parrucchiere e per la realizzazione di tipici prodotti alimentari. Le lezioni sono impartite con frequenza settimanale e si svolgono in ambienti messi a disposizione da alcuni enti locali. Il progetto prevede due fasi, della durata complessiva di otto mesi, ai quali - qualora si verifichino le condizioni ottimali - seguirà una terza fase per la commercializzazione degli stessi prodotti. Anche il ricavato della vendita di tali prodotti sarà ripartito in percentuali tra chi li ha realizzati e chi si è impegnato a venderli. Una quota sarà riservata naturalmente anche per gli investimenti necessari a sostenere lo stesso progetto: l’acquisto delle materie prime, la manutenzione degli ambienti, ecc. Al momento, tutto è ancora in fase sperimentale! Andiamo piano e ci muoviamo a piccoli passi soprattutto per rispettare i tempi e le possibilità delle persone. Comunque, insieme alla gente, sogniamo per il futuro un investimento in attività lavorative vere e proprie, che creino nuove opportunità per queste donne. Tuttavia ci sembra prematuro fare previsioni. Saranno i risultati di questo primo esperimento a indicarci la strada. Intanto, il primo e più importante risultato è vedere con quanto entusiasmo e impegno queste 50 donne stanno affrontando l’esperienza. In questi mesi hanno scoperto che davvero possono unirsi per realizzare insieme qualcosa e stanno prendendo coscienza delle loro reali potenzialità e risorse. Proprio in questa direzione stiamo lavorando anche con altri progetti, rivolti, per esempio, ai giovani perché possano trovare un impiego ed alle famiglie perché trovino le risorse necessarie per vivere dignitosamente. Per il momento, tutto sta procedendo secondo le previsioni, le dirette interessate si dicono soddisfatte dei risultati finora raggiunti. 10 In alto, Daniela Fois, di Cagliari, con alcuni bambini della missione Cristo Rey. Sopra, padre Fabio Bamminelli, di Brusciano (NA), durante un ritiro di evangelizzazione per i laici. Sotto, panoramica della colonia Wenceslao (Messico). In Messico… √ Possiede un diploma di scuola superiore solo 1 adulto su 3, nella fascia di età tra i 24 e i 69 anni. √ Le percentuali di occupazione maschile sono del 78% contro appena il 43% dell’occupazione femminile. √ La situazione lavorativa femminile è caratterizzata da salari infimi e da orari che raggiungono anche le 12-14 ore giornaliere. √ 6 donne su 10 di 15 anni non hanno completato le scuole dell’obbligo. L’unione fa la forza! Valentina, Carmen, Elisa… donne messicane che hanno imparato a lavorare insieme e ora cominciano a sperare in un domani migliore. √ 9 donne su 10 tra i 14 e i 15 anni sono costrette a conciliare i lavori domestici con lo studio o con un lavoro fuori casa. √ Il 44.7% delle lavoratrici non gode di assistenza sanitaria e il 44.1% non ha un contratto scritto. √ In 28 milioni di famiglie messicane si registrano episodi di violenza familiare. √ Il numero di donne che subisce violenza può superare il milione all’anno. √ Negli ultimi 24 anni sono state assassinate più di 34.000 donne. Fonti: Commissione Nazionale dei Diritti Umani (CNDH); Istituto Nazionale di statistica e geografia. V alentina, 42 anni, madre di 5 figli, ha alle spalle una situazione economica molto difficile. Il marito, operaio presso una ditta di mangimi, guadagna un salario assolutamente insufficiente a mantenere la famiglia. Vivono in una piccola “casa” dal tetto di lamiera, costruita con materiali di fortuna, dove non c’è né luce, né acqua. Facile intuire che le prospettive di vita per questa famiglia non sono affatto rosee! Valentina ha intravisto nella pos- sibilità di partecipare al progetto uno spiraglio di speranza, ma per iscriversi ha dovuto superare le resistenze del marito che l’ha ostacolata in ogni modo, ritenendo la cosa una perdita di tempo. Questa donna messicana, però, non si è arresa: “All’inizio ho dovuto lottare con me stessa, con mio marito, con la mia timidezza! – ci racconta Viviamo in una zona isolata… non ero abituata a stare in mezzo agli altri. Ma partecipando a questo progetto e frequentando altre donne come me, un po’ alla volta, ho superato la paura e soprattutto ho imparato a lavorare insieme a loro. Questi mesi si sono trasformati in un’esperienza di solidarietà e di amicizia sincera. La mia più grande conquista è stata raggiungere la libertà di esprimermi e di confidare, senza vergogna, alle mie compagne che non so né leggere né scrivere. Proprio a partire da qui è scattata una maggiore solidarietà delle altre che, non solo mi hanno accettato, ma mi hanno anche incoraggiato e sostenuto quando i problemi familiari ed economici rischiavano di farmi tornare indietro. – Valentina sorride e prosegue – Ora il mio modo di pensare è diverso, guardo con più fiducia al futuro dei miei figli. Al lato, padre Marco Pizzato, di Martellago (VE), ed Emily Madronic, di Cagliari. 11 Alessandra Venturini, di Scorzé (VE), si intrattiene con una venditrice di nopales (foglie di fico d’India) usate per realizzare un piatto tipico. Lucia Autelitano, di Padova, con la signora Engracia, di Lázaro Cárdenas, quartiere della missione Cristo Rey. Voglio mettercela tutta per aiutare la mia famiglia attraverso queste nuove prospettive di lavoro”. Anche Carmen, 46 anni, dopo 18 anni di lavoro come operaia, ora è a casa per assistere la mamma anziana e malata. Non è sposata e, pensando a quando la madre non ci sarà più, non vorrebbe dipendere dai fratelli. Non ha grandi risorse economiche e per questo si è impegnata nel progetto, con la speranza di poterlo utilizzare in futuro per mettere su un’attività in proprio. Anche per lei non è stato facile superare pregiudizi familiari e vari problemi che tentavano di ostacolarla. Oggi Carmen è felice di avercela fatta: “Sono certa che questo progetto ci apre nuove prospettive per il futuro. Proprio lavorando con le altre donne ho riacquistato fiducia in me stessa, perché qualcuno ha creduto in me e nelle mie potenzialità. Nella mia vita è rinata la speranza e ora il futuro non mi appare più buio e incerto, come qualche mese fa. Ora vedo davanti a me una porta aperta verso nuove opportunità. Non mi sento più sola, ho scoperto la grande forza della collaborazione ed ho sperimentato che l’unione ci rende più forti anche di fronte alle inevitabili difficoltà”. Il progetto si è rivelato un’opportunità anche per gli istruttori dei corsi. Elisa, che coordina l’intera attività, non nasconde che questa esperienza ha dato nuovo sprint alla sua vita: “Ho avuto modo di aprire gli occhi sulla situazione difficile e pesante che tante donne qui devono affrontare ogni giorno – ci racconta – e questa 12 consapevolezza mi ha guidato e motivato nel mettercela tutta a fare del mio meglio. Credo che un risultato già raggiunto da questo progetto, oltre all’ apprendimento delle diverse attività, sia stato proprio quello di aver fatto rifiorire in queste donne la fiducia in se stesse”. Fiducia e speranza nel futuro sono ormai parole ricorrenti sulla bocca di queste donne, che nel giro di pochi mesi, grazie a questo piccolo esperimento, hanno ricominciato a sorridere! Dal Messico… tà della sua attività criminosa che comprende torture e decapitazioni, anche come “avvertimento” ai gruppi rivali. Le lotte interne, e non solo quelle tra bande concorrenti, sono una delle caratteristiche principali dei “cartelli”. Il numero dei morti è impressionante: dal 2006 a oggi si parla di 70 mila uccisioni legate in un modo o nell’altro ai cartelli della droga. A luglio di quest’anno i marines del Messico hanno arrestato il capo di Los Zetas, Miguel Angel Trevino Morales, 42 anni, uno degli uomini più ricercati anche negli Stati Uniti. È stato il primo successo della strategia del presidente messicano Enrique Pena Nieto, che contro i cartelli ha istituito un corpo di polizia speciale. Abbandonando i metodi spettacolari, ma poco efficaci, del predecessore Felipe Calderon. Che sguinzagliò nel Paese 50 mila militari, fece uccidere molti capi delle organizzazioni criminali ma non riuscì a fermare la strage quotidiana della droga! I l Messico detiene molti tristi primati nel campo della droga. È, innanzitutto, il maggior produttore di oppio del continente americano. E fornisce agli Stati Uniti, direttamente o indirettamente, la gran parte della cocaina che viene consumata nell’America del nord, dal momento che il 95% della “droga dei ricchi” arriva negli States proprio attraverso il Messico. Come dappertutto nel mondo, la droga genera grandi guadagni. Il mercato degli stupefacenti vale ogni anno in Messico 13 miliardi di dollari, quasi 10 miliardi di euro. Una torta contesa da numerose organizzazioni criminali, i “cartelli” della droga. Il più importante e famigerato si chiama Los Zetas. È relativamente giovane, formato alla fine degli anni Novanta da un gruppo di ex-militari dell’esercito. Ha la sua base nello stato di Tamaulipas, nel nordest del Paese. Los Zetas è tristemente noto per la brutali- Francesco Antonini dal mondo La storia di Grégoire Ahongbonon Grégoire Ahongbonon, sposato e padre di 6 figli, è il fondatore dell’Associazione San Camillo, il cui obiettivo è l’accoglienza e la riabilitazione di persone con disturbo mentale in Costa d’Avorio, Benin e Burkina Faso. G régoire Ahongbonon nasce a Ketoukpe, piccolo villaggio del Benin, da una famiglia di contadini. Da piccolo viene battezzato e trascorre la sua infanzia nel villaggio natale. Nel 1971 emigra in Costa d’Avorio per lavorare come riparatore di pneumatici. Conosce, negli anni successivi, un periodo di prosperità economica che lo porta a diventare proprietario di alcuni taxi. In questo tempo abbandona la Chiesa ritornando alle pratiche feticiste ed abbracciando uno stile di vita libertino. Verso la fine degli anni settanta conosce gravi disavventure finanziarie che lo porteranno al fallimento economico e personale fino a condurlo sull’orlo del suicidio. È in questo periodo che Grégoire sperimenta un incontro profondo con Dio e si riavvicina alla Chiesa partecipando, nel 1982, ad un pellegrinaggio a Gerusalemme, nel corso del quale una frase pronunciata dal sacerdote lo toccherà profondamente: “Ogni cristiano deve posare una pietra per costruire la Chiesa”. Frase che cambia letteralmente la sua vita. Grégoire, infatti, rientrato a Bouaké, si accorge di una persona che vaga nuda per strada alla ricerca di cibo, le si avvicina e si rende conto che è un uomo malato di mente, emarginato dalla società a causa della sua condizione. Comincia così ad interessarsi alla causa delle persone affette da disturbi psichici, scopre le condizioni disumane in cui vivono in Africa Occidentale dove si crede siano colpiti da stregoneria. Si rende conto che l’incatenamento e l’abbandono nelle strade di questi individui sono pratiche diffuse ed accettate dalle comunità locali. Grégoire decide di dedicare la sua vita alle persone affette da disturbi psichici e agli emarginati dalla società ed inizia a liberare dalle catene ed a raccogliere dalle strade le persone con problemi mentali. Ritornato a Bouaké, in Costa d’Avorio, avvia un gruppo di preghiera che ben presto si trasformerà in un gruppo di carità per i malati bisognosi di cure: è l’Associazione San Camillo di Bouaké. Il 27 settembre Grégoire ha tenuto un incontro presso la sala Era- cle del comune di Porto Viro (RO), dal titolo “Le catene e la libertà”, alla presenza di oltre 200 persone. A rendere possibile l’incontro è stata la collaborazione tra CO.MI.VI.S., l’Associazione Culturale - Ricreativa “L’Umana Avventura”, gli Assessorati alla Cultura e ai Servizi Sociali del Comune di Porto Viro (RO), la Caritas Diocesana di Chioggia (VE), la Coop. Sociale “Don Sandro Dordi”. Il suo stile semplice e appassionato ha permesso ai presenti di entrare nel dramma delle persone con disturbo mentale. Con il suo metodo, centrato sul valore incondizionato della dignità umana, i malati mentali vivono una vera e propria liberazione verso una rinascita umana e una riabilitazione all’interno di quella stessa società che li vuole dimenticare e li abbandona perché considerati solo violenti e irrecuperabili. In questi anni più di 30.000 sono rientrati nelle loro famiglie e nei loro quartieri, guariti e reintegrati. “I malati mentali sono ridotti a spazzatura e tutti passano vicino a loro senza vederli, anch’io passavo vicino senza vederli - racconta Grégoire -. Ad un certo punto, incontrandoli di notte, ho capito che prima di tutto sono uomini e donne che hanno bisogno di essere amati.” Una storia, quella di Grégoire che ci fa riflettere e ci interroga sul dramma di tanti esseri umani che meritano attenzione e riconoscimento della dignità come ogni altra persona. 13 ascolta la parola! n quei giorni Maria si alzò I e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto». (Lc 1, 39-45). Andò in fretta… “Nella Vergine Maria che va a visitare la parente Elisabetta riconosciamo l’esempio più limpido e il significato più vero del nostro cammino di credenti e del cammino della Chiesa stessa”. Benedetto XVI tudini quotidiane, la fa arrivare, in un certo senso, sino ai confini da lei raggiungibili. Perché Maria sale in fretta verso i monti a trovare la cugina Elisabetta? Cosa è successo? Luca ci racconta dell’Angelo che annuncia il concepimento del Messia nel grembo di Maria ad opera dello Spirito di Dio. E, come segno che quello che ha detto è vero e realizzabile, rivela a Maria la gravidanza di Elisabetta. Il fatto che questa anziana parente, da tutti ritenuta irrimediabilmente sterile, sia in attesa di un bambino è davvero segno che “nulla è impossibile a Dio”, nulla può fermare Dio che entra vivo nella storia... Maria quindi corre ad AinKarim perché in questo incontro la sua fede e la sua vita avranno un motivo di crescita, ma corre anche per portare all’anziana cugina la gioia della vita che la abita per puro dono di Dio. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta… Ecco la particolarità di questo incontro tra le due donne: non succede nulla di straordinario all’esterno che possa far gridare al miracolo. La straordinarietà è tutta all’interno delle due donne che si incontrano e che in questo incontro crescono In quei giorni… Sono i giorni immediatamente successivi all’annuncio sconvolgente che l’angelo Gabriele porta alla Vergine: “Sarai madre del Figlio di Dio!”. È un momento forte, decisivo della sua vita, eppure Maria non reagisce ripiegandosi su se stessa nel tentativo di comprendere cosa le stia capitando, o per custodire gelosamente il dono ricevuto. La purezza della sua fede e la fiducia nel suo Signore la mettono subito in cammino. …si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa… Si tratta di un lungo viaggio, stando alla collocazione tradizionale che viene fatta della città di Elisabetta, ad Ain-Karim, a circa 150 km da Nazareth. Quello di Maria è un autentico viaggio missionario. È un viaggio che la porta lontano da casa, in luoghi estranei alle sue abi- 14 Cecilia Del Testa, di Montecchio di Peccioli (PI), con alcuni bambini di Belo Horizonte (Brasile). spiritualmente e umanamente. …Il bambino le sussultò nel grembo. La carità di Maria si traduce nell’aiuto concreto alla cugina, ma si manifesta soprattutto nel portare Gesù stesso, nel “farlo incontrare”. Questa è la vera missione evangelizzatrice ed è questo il senso di ogni cammino missionario: portare agli uomini il Vangelo vivente, cioè portare lo stesso Signore Gesù. Nel racconto della visitazione possiamo davvero verificare la nostra vita nella normalità dei nostri incontri. Quante persone incontriamo per i più svariati motivi! Ci incontriamo in famiglia, tra amici, sul posto di lavoro, ci incontriamo nelle attività parrocchiali o di volontariato, e abbiamo anche incontri casuali tra persone. Come sono i nostri incontri? Sono portatori della vita di Dio o sono superficiali e distratti? Ogni incontro può essere una missione, un’occasione, cioè, per portare agli altri la gioia di Dio, quella che riempie la nostra vita e che si può trasmettere anche con un semplice saluto. Basta un saluto per far sentire Elisabetta amata da Dio attraverso la voce di questa sua giovane parente di Nazareth. Questo incontro però, da parte di Maria, non è né facile né immediato. Per raggiungere Elisabetta, Maria compie un lungo cammino in salita. Incontrare veramente una persona ci “obbliga” ad uscire dalla nostra casa, dai nostri schemi, spesso rigidi, per fare spazio all’altro, al suo bisogno. Per incontrare devo uscire e salire, superando le montagne di pregiudizi con i quali spesso filtro la realtà. Se accettiamo di metterci in cammino verso l’altro non possiamo non accettare la fatica che questo comporta. E solo quando finalmente avviene l’incontro, dopo il lungo viaggio, la gioia prevale. La gioia dell’incontro è contagiosa e dà ristoro a tutte le fatiche del viaggio verso l’altro! Donna missionaria Santa Maria, donna missionaria, noi ti imploriamo per tutti coloro che avendo avvertito, più degli altri, il fascino struggente di quella icona che ti raffigura accanto a Cristo, inviato speciale del Padre, hanno lasciato gli affetti più cari per annunciare il Vangelo in terre lontane. Sostienili nella fatica. Ristora la loro stanchezza. Proteggili da ogni pericolo. Dona ai gesti con cui si curvano sulle piaghe dei poveri i tratti della tua verginale tenerezza. (...) Santa Maria, donna missionaria, tonifica la nostra vita cristiana con l’ardore che spinse te, portatrice di luce sulle strade della Palestina. Anfora dello Spirito, riversa il tuo crisma su di noi, perché ci metta nel cuore la nostalgia degli “estremi confini della terra”. Don Tonino Bello 15 raccontare la fede Sara, cosa ti ha spinto a partire? “C’è più gioia nel dare che nel ricevere”, mi è spontaneo iniziare da questa frase per raccontare il mio Perù, il Paese verso il quale ho deciso di partire, lasciando la mia vita di provincia, le amicizie, gli affetti, le comodità… in cambio di sei mesi di volontariato dall’altra parte del mondo, a servizio dei poveri. Credo fermamente che ci sia più gioia nel dare che nel ricevere. Il desiderio di andare è nato semplicemente dal cuore, è sorto dall’esigenza di sperimentare questa frase della Bibbia e di mettermi in gioco in qualcosa che andasse al di là del quotidiano. con i giovani, attraverso un corso di danza… Ho collaborato nella guida di un gruppo parrocchiale di preadolescenti e mi sono cimentata in tanti altri piccoli lavori che mi hanno permesso di entrare in contatto con il popolo peruviano. Quale è stato il tuo impatto con la realtà? Da subito ho vissuto tutto come una sfida, ma anche come un dono, ricevuto per poter conoscere un mondo differente da quello al quale sono abituata. Un mondo che, paradossalmente, è pronto a restituirti il centuplo di ciò che tu provi a dargli. Proprio come dice il Vangelo! Mi ha sempre stupito l’affetto dei bambini dell’asilo: appena mi vedevano arrivare, mi correvano incontro per abbracciarmi, baciarmi e dirmi: “Hola (Ciao), miss Sara!”. Di esperien- C’è più gioia nel dare… Sara Lenardon, vent’anni, giovane del GimVi di Pordenone, dopo aver trascorso sei mesi a Mariano Melgar, alla periferia di Lima (Perù), racconta la sua esperienza missionaria. alto e la città ha l’apparenza di una megalopoli. Basta però spingersi verso la periferia, ad appena un’ora di bus, per trovarsi immersi nella miseria e nella sporcizia. Solo pochi chilometri e lo scenario si capovolge: la vita si dipinge dei colori della sabbia che caratterizza il paesaggio, si impregna dell’odore di immondizia che trovi per strada o che viene bruciata. Gli occhi si devono abituare a vedere la miseria e, poco alla volta, si impara a convivere con questa povertà materiale e umana, dalla quale, comunque, puoi trarre grandi insegnamenti. La missione ti ha insegnato qualcosa per la tua vita? Come ti sei inserita accanto ai missionari? In questi mesi la Comunità missionaria di Villaregia è diventata la mia nuova famiglia. Ho vissuto questa esperienza con altri due giovani, uno messicano e l’altro brasiliano. Le mie giornate erano davvero piene. Ho prestato il mio servizio nel Centro medico e ho sfruttato il mio titolo di studio per lavorare nei due asili che, ormai da anni, accolgono i bambini più poveri della zona. Ho avuto anche modo di lavorare 16 ze umane semplici come questa ne ho vissute tante in questo angolo di mondo! Ricordo una sera, quando feci visita ad un vedovo che vive con nove figlie, nella povertà più estrema. Ci accolse con grande gioia offrendoci quel poco che aveva con queste parole: “La mia casa è povera, ma io ho tanta buona volontà”. Mi ha fatto riflettere molto! A Mariano Melgar, in periferia, la vita è radicalmente diversa rispetto a quella di chi vive al centro della capitale. A Lima lo status sociale è medio Sì, dai poveri ho imparato molto. Quando si parla di poveri, troppe volte si fa ricorso a parole come “pena” o “elemosina”, ma è un grande errore. Prima di tutto ho imparato che non si deve guardare al povero come qualcuno al quale devi solo dare qualcosa, ma: lo si deve accogliere come una persona con un proprio vissuto di sofferenza e di privazioni, con una propria dignità, che va rispettata. Da loro si apprende una delle più grandi lezioni di vita; solo a guardarli sembrano dirti: “Ama ciò che hai, ringrazia per le possibilità che ti sono date, apprezza la vita e vivila al cento In alto, alcuni bambini dell’asilo Maria Misionera, nato nella missione di Lima per accogliere i bimbi delle famiglie più disagiate. Sopra, Sara assieme ad alcune giovani del GimVi di Lima. per cento”. Ho imparato a relativizzare le fatiche che la vita può chiedermi, perché, se le paragono alle fatiche e alle ferite che molte persone vivono a Mariano Melgar, mi accorgo subito che le mie sono molto piccole. Lì c’è chi alle tre di notte esce dalla sua chosa (tipica casa di stuoie) e lavora facendo la “raccolta differenziata” tra la spazzatura, per garantire un pasto alla propria famiglia. E ho imparato anche a cogliere i lati belli di questo popolo, i mille colori che caratterizzano le loro danze e i loro costumi, l’instancabile voglia di fare festa, l’accoglienza semplice e sincera che in qualsiasi occasione ti viene riservata e ti fa sentire a tuo agio. Il popolo peruviano mi ha inse- gnato l’arte della sopportazione. Per la storia che ha alle spalle, la gente ha imparato a sopportare difficoltà, ferite, limitazioni e dolori, ma senza perdere la speranza. In questa realtà lamentarsi non vale. Vivi, dunque! Impara a sopportare e a caricare le piccole croci che la vita ti riserva, accogli tutto ciò che ti viene dato per poi restituirlo senza chiedere in cambio nulla. È la lezione di vita che i peruviani mi hanno lasciato. In che modo questa esperienza ha arricchito la tua fede? Posso sintetizzarlo con due verbi: fidarsi e lanciarsi. Attraverso tutto ciò che ho vissuto laggiù, ho fatto un vero e proprio percorso di riscoperta e di riconoscenza per l’amore che Dio ha per me. La mia relazione con Dio e la preghiera sono cresciute. È stato come riprendere a coltivare una vecchia amicizia che, pur non essendo mai venuta meno, aveva bisogno di essere ricaricata! Sicuramente l’immersione in una realtà diversa, abitare in comunità, essere testimone di tante situazioni di sofferenza, ma anche di vera fede, sono elementi che mi hanno aiutato a riflettere sulla mia storia e mi hanno avvicinato di più a Dio e alla sua Parola. Inizialmente non sentivo l’esigenza di leggere la Bibbia, ma con il trascorrere dei mesi, a partire da ciò che vedevo e, direi, anche grazie ai momenti di fatica, ho cominciato quotidianamente a prendermi del tempo da passare con Gesù. Così ho riscoperto quanto Dio è vicino alla mia vita. Piena di gioia, ho recuperato quel rapporto intimo e così misterioso che ogni uomo ha con il Padre misericordioso, sempre pronto a riaccoglierci a braccia aperte. La nuova certezza del suo amore mi ha aiutato a lasciarlo agire nella mia vita. Ho imparato ad affidarmi a Lui con fiducia e a lanciarmi nella vita, oltre ogni titubanza e difficoltà. Suggeriresti anche ai tuoi amici di partire? Certo, ai miei coetanei che hanno anche solo una vaga idea di lanciarsi in quest’avventura, dico: “Non abbiate timore! Credetemi, un tempo vissuto al servizio del prossimo poi si rivela un tempo dato a se stessi per riflettere, conoscersi e crescere come persone e come cristiani Ne vale la pena, perché più dai più ricevi!”. 17 vita spirituale L a Chiesa durante il suo pellegrinaggio sulla terra è per sua natura missionaria, in quanto è dalla missione del Figlio e dalla missione dello Spirito Santo che essa, secondo il piano di Dio Padre, deriva la propria origine. Questo piano scaturisce dall’amore nella sua fonte, cioè dalla carità di Dio Padre. Questi essendo il principio senza principio da cui il Figlio è generato e lo Spirito Santo attraverso il Figlio procede, per la sua immensa e misericordiosa benevolenza liberatrice ci crea ed inoltre per grazia ci chiama a partecipare alla sua vita e alla sua gloria; egli per pura generosità ha effuso e continua ad effondere la sua divina bontà, in modo che, come di tutti è il creatore, così possa essere anche “tutto in tutti” (1 Cor 15,28), procurando insieme la sua gloria e la nostra felicità. Ma piacque a Dio chiamare gli uomini a questa partecipazione della sua stessa vita non tanto in modo individuale e quasi senza alcun legame gli uni con gli altri, ma di riunirli in un popolo, nel quale i suoi figli dispersi si raccogliessero nell’unità (…). Il Signore Gesù, fin dall’inizio “chiamò presso di sé quelli che voleva e ne costituì dodici che stessero con lui e li mandò a predicare” (Mc 3,13; cfr. Mt 10,1-42). Gli apostoli furono dunque ad un tempo il seme del nuovo Israele e l’origine della sacra gerarchia. In seguito, una volta completati in se stesso con la sua morte e risurrezione i misteri della nostra salvezza e dell’universale restaurazione, il Signore, a cui competeva ogni potere in cielo ed in terra, prima di salire al cielo, fondò la sua Chiesa come sacramento di salvezza ed inviò i suoi apostoli nel mondo intero, come egli a sua volta era stato inviato dal Padre e comandò loro: «Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutte le cose che 18 La missione della Chiesa io vi ho comandato» (Mt 28,19-20); “Andate per tutto il mondo, predicate il Vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato, sarà salvo; chi invece non crederà, sarà condannato” (Mc 16,15). Da qui deriva alla Chiesa l’impegno di diffondere la fede e la salvezza del Cristo, sia in forza dell’esplicito mandato che l’ordine episcopale, coadiuvato dai sacerdoti ed unito al successore di Pietro, supremo pastore della Chiesa, ha ereditato dagli apostoli, sia in forza di quell’influsso vitale che Cristo comunica alle sue membra: “Da lui infatti tutto quanto il corpo, connesso e compaginato per ogni congiuntura e legame, secondo l’attività propria di ciascuno dei suoi organi cresce e si autocostruisce nella carità” (Ef 4,16). Pertanto la missione della Chiesa si esplica attraverso un’azione tale, per cui essa, in adesione all’ordine di Cristo e sotto l’influsso della grazia e della carità dello Spirito Santo, si fa pienamente ed attualmente presente a tutti gli uomini e popoli, per condurli con l’esempio della vita, con la predicazione, con i sacramenti e con i mezzi della grazia, alla fede, alla libertà ed alla pace di Cristo, rendendo loro facile e sicura la possibilità di partecipare pienamente al mistero di Cristo. Questa missione continua, sviluppando nel corso della storia la missione del Cristo, inviato appunto a portare la buona novella ai poveri; per questo è necessario che la Chiesa, sempre sotto l’influsso dello Spirito di Cristo, segua la stessa strada seguita da questi, la strada cioè della povertà, dell’obbedienza, del servizio e del sacrificio di se stesso fino alla morte, da cui poi, risorgendo, egli uscì vincitore. Proprio con questa speranza procedettero tutti gli apostoli, che con le loro molteplici tribolazioni e sofferenze completarono quanto mancava ai patimenti di Cristo a vantaggio del suo corpo, la Chiesa. E spesso anche il sangue dei cristiani fu seme fecondo. Dal Decreto sull’attività missionaria della Chiesa Ad gentes, nn 2.5. co.mi.vi.s texcoco SALUTE, UN DIRITTO DI TUTTI N ella colonia Wenceslao, quartiere formatosi alla fine degli anni ’90 alla periferia di Città del Messico, le famiglie vivono in abitazioni piccole e malsane, senza acqua potabile e rete fognaria. I servizi sanitari sono insufficienti a garantire il diritto alla salute degli abitanti. Dal febbraio di quest’anno in questa zona, grazie al contributo di CO.MI.VI.S., è attivo il Dispensario Medico San Lorenzo, che offre servizi di medicina di base, ginecologia, odontologia e supporto psicologico alle famiglie che vivono in situazione di estrema marginalità. Per una diagnosi più completa ed efficace sarebbe necessario effettuare esami specifici di laboratorio, per i quali però mancano le attrezzature. AIUTACI A POTENZIARE I SERVIZI DEL DISPENSARIO MEDICO SAN LORENZO OFFRENDO AGLI ABITANTI DI WENCESLAO L’ACCESSO AGLI ESAMI MEDICI. CONTRIBUISCI ANCHE TU! Contributo per il laboratorio di analisi del Dispensario San Lorenzo: € 25,00 Il tuo contributo alla realizzazione di questi e di altri progetti della “CO.MI.VI.S. Onlus” tramite il: C/C postale 66608480 C/C bancario c/o Cassa di Risparmio di Ferrara - Filiale di Porto Viro (RO) IBAN: IT 19 U061 5568 7300 0000 0003 555 Le donazioni alla CO.MI.VI.S. Onlus beneficiano dei vantaggi fiscali previsti dalla legge per le Onlus. DONA IL TUO 5X1000 A CO.MI.VI.S. SOSTERRAI COSI’ LE ATTIVITA’ CHE CO.MI.VI.S. REALIZZA NEI PAESI DEL SUD DEL MONDO IN CUI SVOLGE LA SUA OPERA: educazione dei ragazzi, formazione professionale dei giovani, accesso alle cure mediche, tutela dell’infanzia e dell’adolescenza, promozione della donna. mano alla Solidarietà Una 5 x 1000 www.comivis.org Proponi ai tuoi amici il 5 per mille per i progetti CO.MI.VI.S. Onlus La tua firma e il nostro Codice Fiscale 01262840299 perché il tuo 5 sia solidale 19 News Ordinazioni Pordenone, il 15 agosto, Sua Ecc.za mons. A Ovidio Poletto, vescovo emerito della diocesi, ha ordinato sacerdote Andrea Vascon, di Baone (PD). Nella foto, padre Andrea appena ordinato assieme a i suoi genitori, Agnese e Roberto. ldo Vittor (sotto) dopo l’ordinazione diaconaA le avvenuta a Gorizia (UD) il 23 novembre, per l’imposizione delle mani di Sua Ecc.za mons. Carlo Roberto Maria Redaelli, prende il volo per la missione di Texcoco (Messico). imone Bruno (sopra) di Pirri (CA), il 7 settembre, S nel Santuario Nostra Signora di Bonaria, a Cagliari, è stato ordinato diacono per l’imposizione delle mani di Sua Ecc.za mons. Arrigo Miglio, arcivescovo metropolita di Cagliari. Il 5 dicembre Simone è partito per la missione di San Paolo (Brasile), per servire i poveri di questa grande periferia. Nella foto, Simone con i suoi genitori, Gianni e Franca. 25 anni di sacerdozio ei mesi di settembre e ottobre, padre MarN co Paini, di Mantova, e padre Siro Sechet, di Scorzè (VE), hanno celebrato il loro 25° di sacerdozio prima nelle rispettive Comunità di Imola (BO) e Lonato del Garda (BS) e poi nelle loro parrocchie d’origine. Circondati dall’affetto dei familiari e della Comunità i nostri fratelli sacerdoti hanno elevato a Dio la loro gratitudine per quanto il Signore ha operato nella loro vita sacerdotale e attraverso il loro ministero. 20 Partenze per la missione Destinazione Texcoco (Messico) Teresa Zullo e Susanna Scalas. Teresa Zullo Destinazione San Paolo (Brasile) Daniela Camuffo, Francesca Celeghin, Sonia Basso e Francesca Atzeri. Daniela Camuffo e Susanna Scalas Destinazione Belo Horizonte (Brasile) Simone Fonsato e Padre Antonello Piras. Simone Fonsato Francesca Celeghin Padre Antonello Piras Sonia Basso Destinazione Yopougon (Costa d’Avorio) Valentina Guidolin. Valentina Guidolin Francesca Atzeri 21 Destinazione Lima (Perù) Padre Francesco Zaccarini, Elena Salvagnin, Gabriele Carnera, Stefano Crosara, Katiuscia Baraldi e Katia Pagnin. Elena Salvagnin Padre Francesco Zaccarini Stefano Crosara Gabriele Carnera Katia Pagnin Katiuscia Baraldi Destinazione Maputo (Mozambico) Padre Antonio Perretta e Annamaria Teobaldi. Annamaria Teobaldi Padre Antonio Perretta 22 Appuntamenti PRESEPE VIVENTE MISSIONARIO: Comunità di Roma - domenica 22 dicembre 2013 - sabato 28 dicembre 2013 - sabato 4 gennaio 2014 dalle ore 15.30 alle 18.00 i Sabati del sociale ii i I PRINCIPI DELLA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA. sabato 3 maggio. Tema: Bene comune e compito “alto” della politica Relatore: Don Fabio Longoni - Direttore dell’Ufficio nazionale per i problemi sociali e il lavoro della CEI sabato 10 maggio. Tema: La solidarietà a 360 gradi Relatore: Paolo Beccegatto - Vicedirettore di Caritas Italia. sabato 24 maggio Tema: La destinazione universale dei beni: un altro modello di sviluppo Relatore: Francesco Gesualdi - Presidente del Centro Nuovo Modello di Sviluppo sabato 31 maggio: Tema: Sussidiarietà e partecipazione Relatore: Ugo Campagnaro - Presidente Confcooperative Veneto Comunità Missionaria di Villaregia Diocesi di Chioggia Caritas Diocesana di Chioggia Gli incontri inizieranno alle ore 18.00 presso la sede della Comunità Missionaria di Villaregia di Porto Viro 23 Avviso ai lettori Carissimi lettori, con questa nota intendiamo informarvi che da maggio 2013 abbiamo operato alcune scelte relative alla pubblicazione del periodico CMV. Esso è uno strumento col quale, con cadenza trimestrale o quadrimestrale, per circa vent’anni, siamo entrati nelle vostre famiglie per raccontarvi la nostra esperienza missionaria. Vi abbiamo mostrato, attraverso immagini ed esperienze dirette, l’impegno della Comunità Missionaria di Villaregia a favore degli ultimi nei luoghi di missione, vi abbiamo proposto di collaborare con i nostri progetti e con le attività che svolgiamo nelle sedi italiane, anch’esse finalizzate alla missione ad gentes. Il nostro è un periodico di informazione che non ha nessuna pretesa se non quella di condividere il nostro ideale missionario con le tante persone che incontriamo nel servizio di animazione missionaria e che simpatizzano con il nostro lavoro. È uno strumento che da sempre abbiamo offerto gratuitamente alle persone interessate e la cui realizzazione si regge solo ed esclusivamente sulla generosità di coloro che scelgono di inviarci un’offerta. D’ora in poi, usciremo con due numeri anziché tre (dicembre e maggio) perché i costi di stampa e di postalizzazione aumentano e il contesto economico generale non è certo favorevole. Dall’ultimo numero abbiamo introdotto una nuova veste grafica, optando per uno stile più sobrio sia nella scelta della carta sia nel numero di pagine, che da 28 sono passate a 24. Opereremo, inoltre, anche un taglio degli indirizzi, poiché in tanti casi il periodico viene restituito al mittente con ulteriori costi a nostro carico, scelta anche questa che ci consentirà un notevole risparmio. Nostro malgrado ci vediamo costretti a queste restrizioni. Tuttavia, se qualcuno non dovesse più ricevere il periodico, ma fosse interessato ancora ad esso può notificarlo alla sede centrale di Villaregia, specificando con correttezza il proprio indirizzo. Nel ringraziare tutti coloro che con la loro generosità ci hanno sostenuto in questi vent’anni per divulgare l’informazione missionaria, ci appelliamo ancora alla generosità di ciascuno per aiutarci a garantire, anche in futuro, questo servizio almeno ogni sei mesi. Grazie. Investimenti alternativi Un’alternativa ai soliti regali. Battesimo, prima comunione, cresima, matrimonio, compleanno, laurea... tante occasioni per creare una mentalità di condivisione. Anziché i soliti regali puoi proporre ai tuoi invitati di sostenere i nostri progetti di solidarietà verso i più poveri. Donazione in memoria. La scelta di collaborare con la nostra opera missionaria è un modo per ricordare una persona defunta e per esprimere il tuo affetto alla sua famiglia. Lasciti testamentari. È possibile lasciare per sempre un segno di amore universale, a sostegno dei nostri progetti di promozione umana, inserendo la Comunità Missionaria di Villaregia tra gli eredi testamentari. WWW.CMV.IT Entra nel nostro SITO per avere altre informazioni sulla Comunità Missionaria di Villaregia Per maggiori informazioni telefona a Villaregia, allo 0426 325032, e chiedi degli incaricati. conto corrente bancario c/o Cassa di Risparmio di Ferrara (CARIFE) Filiale di Porto Viro (RO) BIC: CFERIT2F IBAN: IT 78 D 06155 68730 000000003500 Per le donazioni tramite bonifico bancario, puoi segnalare, se vuoi, il tuo indirizzo sulla ricevuta bancaria. Ci consentirai di inviarti il nostro grazie! In cas Poste