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La proposta dalle molte ombre
Diario terziario T U R I S M O C O M M E R C I O S E R V I Z I M AG G I O © MARCO MERLINI/CGIL 28 MAGGIO AVANTI, SEMPRE, TUTTI di ROBERTA MANIERI È ancora sciopero, è ancora Fuori tutti. Il prossimo 28 maggio sarà una giornata di mobilitazione per le lavoratrici e dei lavoratori delle aziende aderenti a Federdistribuzione. Auchan, Carrefour, Esselunga, Ikea, Coin, OVS, Pam e Panorama, Zara, sono solo alcuni dei marchi della Grande Distribuzione e della Distribuzione Organizzata. L’assenza di un Contratto Nazionale di riferimento, e di aumenti salariali da quasi tre anni, sono tra i principali motivi della mobilitazione proclamata a livello nazionale e prevista a livello territoriale e davanti a centinaia di punti vendita. Dopo gli scioperi del 7 [ DECONTRIBUZIONE STRUTTURALE / L’ANALISI ] La proposta dalle molte ombre di MICHELE RAITANO Ricercatore in Politica ecoomica Università La Sapienza di Roma G li sgravi per gli assunti a tutele crescenti hanno, come noto, carattere temporaneo. Molti hanno di recente espresso preoccupazione su quello che accadrà al mercato del lavoro quando la “droga” delle decontribuzioni sarà esaurita e alcuni esponenti del governo hanno manifestato la necessità di introdurre una riduzione strutturale del costo del lavoro, anche per incentivare le imprese ad assumere con le tutele crescenti anziché a termine. L’idea più spesso richiamata prevede una riduzione di 6 punti dell’aliquota di contribuzione previdenziale, da dividersi in parti uguali fra datori e lavoratori: le imprese beneficerebbero di un taglio di 3 punti di costo del lavoro; i lavoratori potrebbero scegliere di incrementare del 3% la loro busta paga (pagando però l’aliquota marginale Irpef sull’incremento) o devolvere la stessa somma • SEGUE A PAG. 2 novembre e del 19 dicembre 2015, era ripreso il confronto tra Federdistribuzione e Filcams Cgil, Fisascat Cisl e UILTuCS, per definire un Contratto Nazionale di settore, ma la trattativa si è nuovamente interrotta ad aprile. Dopo una serie di incontri si è evidenziata, ancor di più, la distanza tra le parti: “Federdistribuzione vuole riversare sulle lavoratrici e sui lavoratori il peso del calo dei consumi degli ultimi anni” afferma la Filcams Cgil Nazionale, “non riconoscendo loro la giusta dignità e il giusto salario”. Intanto, il tempo di consumare la rottura e Federdistribuzione ha dato mandato alle proprie aziende, di erogare nel mese di maggio, a titolo di anticipo sui futuri aumenti, 15 euro. Una scelta unilaterale che tende a • SEGUE A PAG. 2 DALLA PRIMA 28 MAGGIO: AVANTI, SEMPRE, TUTTI L’assenza di un Contratto Nazionale di riferimento, e di aumenti salariali da quasi tre anni, sono tra i principali motivi della mobilitazione proclamata a livello nazionale e prevista a livello territoriale frapporre ulteriore distanza rispetto alla ricerca di una soluzione condivisa sul Contratto Nazionale. Una scelta, inoltre, che determina ulteriore distanza con il resto del settore, in primo luogo rispetto ai lavoratori delle aziende aderenti a Confcommercio che raggiungeranno, alla stessa data, 45 degli 85 euro di aumenti complessivamente previsti. La questione salariale, oltre alle richieste di interventi normativi peggiorativi, è un tema centrale proprio per le dinamiche della concorrenza, poiché l'obiettivo di Federdistribuzione è quello di erogare una massa salariale notevolmente inferiore con una proposta pari a circa 1800 euro, con una totale “scopertura” per 2014, 2015 e parte del 2016; il Contratto rinnovato nel marzo del 2015 con Confcommercio, prevede invece una massa salariale di 3000 euro al 31 dicembre 2018, con aumenti già erogati nel 2015 ed altri ancora che verranno corrisposti tra il 2016 e il 2017. È una differenza importante che si determinerebbe tra i lavoratori e una responsabilità nell'introdurre dumping nel mercato che oltre alle disuguaglianze vede quindi un effetto distorsivo tra competitor. Le difficoltà della crisi economica, il calo dei consumi, le aperture illimitate, le disdette dei contratti integrativi hanno già fortemente condizionato i dipendenti del settore, e la mancanza di una cornice contrattuale nazionale condivisa non può che costituire un ulteriore peso negativo per i lavoratori. “Abbiamo responsabilmente provato a costruire dei punti di equilibrio per la definizione di un contratto che sarebbe il primo Contratto Nazionale della Grande Distribuzione e della Distribuzione Organizzata" afferma la Filcams Cgil Nazionale, “ma abbiamo dovuto registrare una chiusura netta e indisponibilità a cui non può esserci risposta diversa se non quella dello sciopero del 28 maggio e le altre iniziative che seguiranno". • DALLA PRIMA DECONTRIBUZIONE STRUTTURALE/L’ANALISI alla previdenza integrativa. A differenza di quanto accade con gli attuali sgravi, la riduzione dell’aliquota non verrebbe “fiscalizzata”, ma determinerebbe una riduzione dei versamenti e, dunque, una pensione pubblica di importo proporzionalmente ridotto. Valutando la proposta emergono tre criticità relative a: i) le tutele pensionistiche dei lavoratori; ii) gli oneri per il bilancio pubblico; iii) l’efficacia nel favorire la preferenza delle imprese verso contratti stabili. Per le imprese il costo del lavoro si ridurrebbe di 3 punti. Per i lavoratori la misura comporterebbe una riduzione della copertura pensionistica pubblica (l’aliquota scenderebbe dal 33% al 27%), che essi potrebbero compensare, in parte, spostando in busta paga o a fondi pensione i 3 punti di aliquota a loro carico devoluti dal sistema pubblico. La misura ridurrebbe, dunque, pensioni future che, peraltro, già con l’aliquota del 33% rischiano di non essere particolarmente generose per chi avesse una parte delle carriere caratterizzata da basse retribuzioni o periodi di non lavoro. La possibilità per i lavoratori di versare i 3 punti di aliquota a loro carico unicamente al sistema privato discende inoltre da una visione ideologica che considera la previdenza integrativa più efficiente di quella pubblica, in virtù di presunti maggiori rendimenti, smentiti dall’evidenza dei primi 15 anni di funzionamento dei fondi pensione in Italia. Inoltre in un sistema a ripartizione come quello italiano, ogni riduzione di aliquota per la previdenza pubblica comporta un immediato “costo di transizione”, ovvero la necessità di reperire risorse per finanziare parte della spesa pensionistica corrente, non potendo più utilizzare a questo scopo i 2 Diario terziario TURISMO COMMERCIO SERVIZI contributi “sgravati” o devoluti ai fondi privati. Ad esempio, laddove nel primo anno 1 milione di lavoratori venisse assunto con l’aliquota al 27%, il costo per i mancati contributi ammonterebbe a un miliardo di euro che, assumendo un altro milione di nuovi entrati l’anno successivo, diverrebbe 2 miliardi e così via. Il costo si ridurrebbe fino a scomparire solo nel lungo periodo, quando l’intero stock di pensioni in pagamento si riferirà a chi ha versato il 27% allo schema pubblico. Appurato che la misura ridurrebbe il “reddito permanente” dei lavoratori e comporterebbe oneri per il bilancio pubblico, bisogna ragionare sulla possibilità che la riduzione del costo del lavoro modifichi i comportamenti delle imprese, così inducendo effetti positivi tali da migliorare la qualità dell’occupazione e, via effetti moltiplicativi, senza comportare aggravi sulle finanze pubbliche. Affinché un simile roseo scenario possa avverarsi bisogna fideisticamente assumere che basti ridurre di 3 punti l’aliquota a carico delle imprese per modificare le loro scelte occupazionali e di investimento. Se tali scelte non dovessero modificarsi, la decontribuzione si concreterebbe invece in un mera redistribuzione dalla fiscalità generale e dai lavoratori a vantaggio delle imprese. L’esperienza recente ci porta a dubitare fortemente della possibilità di modificare il funzionamento del nostro sistema produttivo tramite una riduzione del costo del lavoro di 3 punti percentuali. La riforma Fornero del 2012, ad esempio, incrementò di 1,4 punti il costo dei contratti a termine senza che si registrassero effetti sulle forme contrattuali offerte a sugli investimenti. Continuare a perseguire una strategia di sviluppo del sistema produttivo e della qualità dell’occupazione sulla base delle sole riduzioni di costo appare quindi discutibile sia dal punto di vista dell’equità – verrebbero penalizzati, in primo luogo, i lavoratori più deboli e si favorirebbe una redistribuzione dai salari ai profitti – sia dell’efficienza, dato che si utilizzerebbero ingenti risorse pubbliche senza generare significative ricadute aggregate. La riduzione del costo del lavoro andrebbe perseguita, eventualmente, attraverso riduzioni del carico fiscale che non vadano a incidere sulle coperture pensionistiche. Per incentivare comportamenti virtuosi da parte delle imprese servirebbero politiche industriali caratterizzate da un rapporto fra costo della misura ed efficacia del raggiungimento degli obiettivi ben più favorevole di un nuovo sgravio contributivo “a pioggia”. • Una versione più estesa di questo articolo è disponibile sul sito www.eticaeconomia.it [ LA VERTENZA ] Consulmarketing in lotta Proclamate cinque giornate di sciopero tra fine maggio e inizio giugno per protestare contro il licenziamento di 465 dipendenti di LOREDANA COLARUSSO “O ur Business look Beyond” (il nostro business guarda oltre) è il motto che campeggia nella pagina principale del sito della Consulmarketing Spa, società leader nel settore del rilevamento dei prodotti di consumo per la grande distribuzione commerciale. Un’azienda che riceve ogni cinque anni commesse ingenti in pratica da un solo committente, la Nielsen Italia Srl, multinazionale di ricerche di mercato. Risulta quantomeno inspiegabile, in tale contesto, l’apertura della procedura di licenziamento collettivo per 465 lavoratrici e lavoratori, tutti appartenenti al settore del rilevamento. L’alternativa al licenziamento è la riassunzione con contratto co.co.co. che abbasserebbe notevolmente il costo del lavoro riducendo diritti e tutele di centinaia di persone. Il loro business “guarda oltre”, ma forse non guarda affatto ai diritti dei lavoratori. L’azienda giustifica tale azione irresponsabile con l’abbassamento del prezzo della commessa Nielsen in scadenza a maggio 2016 e successivamente rinnovabile, con la conseguente necessità di contenere i costi. La storia dell’azienda è indubbiamente travagliata (non certo a causa dei dipendenti) e si lega da tempo alle vicende Nielsen. Intorno alla fine degli anni ‘90 Consulmarketing assume alcuni lavoratori licenziati dalla Nielsen Italia, sottoscrivendo un contratto di lavoro decisamente meno conveniente e al ribasso. Da allora, collabora sempre più strettamente con la multinazionale, al punto da acquisire tutto il settore della rilevazione prodotti al consumo, inclusi i dipendenti. Questi ultimi aumentano notevolmente di numero negli ultimi quindici anni, ma vengono assunti con contratti atipici, come quello a progetto. La Filcams Cgil segue da tempo l’azienda, avviando un tavolo di confronto con cui si è costruito un percorso di stabilizzazione per i lavoratori. L’accordo sottoscritto nel 2013 prevede la trasformazione dei co.co.pro in contratti subordinati, con il riconoscimento dei livelli di inquadramento e retributivi progressivi che prevedeva la completa realizzazione entro il 2019. Una conquista in fatto di acquisizione diritti collettivi, di tutele normative e di aumento economico. Ma nel frattempo c’è stato il fallimento di aziende collegate che gestivano gli altri servizi e l’azienda ha creato una Spa assorbendole tutte. “La cattiva gestione aziendale e una probabile incapacità di sviluppo e pianificazione dei rischi dell’attività futura sono le uniche cause che possono annoverarsi dietro la procedura di licenziamento”, spiega Andrea Montagni della Filcams Cgil. “Abbassare il costo del lavoro e cancellare i diritti acquisiti – aggiunge – sono le vere motivazioni dietro cui si nasconde l’azienda sbandierando l’ipotetica diminuzione della commessa”. Il confronto è stato avviato da tempo e lo scorso 10 maggio si è conclusa la fase sindacale della procedura di licenziamento con un mancato accordo che prevede la convocazione in sede istituzionale. L’azienda si è fatta promotrice di istanze irricevibili e i sindacati, unitamente alle Rsu, le hanno fermamente respinte. Tra queste: la trasformazione di tutti i dipendenti in part-time con riduzione dell’orario di lavoro a 10 ore settimanali; la retrocessione o blocco di tutti i dipendenti al 7° livello di inquadramento; l’abolizione delle maggiorazioni per il lavoro supplementare fino alle 195 ore mensili, l’abolizione del rimborso forfettario di 20 euro e la riduzione drastica del rimborso chilometrico a 15 centesimi. Prosegue Montagni: “In una fase sindacale in cui non si riesce – o si riesce con gran fatica – a rinnovare i contratti collettivi, la deregolamentazione e la perdita di salario sono da considerarsi inaccettabili, il sindacato non vuole farsene complice”. Paradosso ulteriore rimane l’alternativa al licenziamento proposta da Consulmarketing, ossia il contratto co.co.co. “Le azioni messe in campo per contrastare tale situazione sono state programmate nel coordinamento con i lavoratori e i delegati, importante sostegno per il sindacato. Grazie alla loro attiva partecipazione e alla capacità di coordinare rapidamente tutti i dipendenti, abbiamo trovato risposte in tempo reale, con scelte e soluzioni concrete”. Confermato dunque lo stato di agitazione. Dopo la partecipatissima assemblea del 20 maggio sono state proclamate 5 giornate di sciopero che si svolgeranno nelle giornate del 30-31 maggio, 1-3-4 giugno. Intanto i sindacati hanno avviato azioni di coinvolgimento nei confronti dei ministeri dello Sviluppo economico e del Lavoro, data la portata nazionale della procedura e le conseguenze economico-sociali che i 465 licenziamenti potrebbero comportare. L’incontro al ministero dello Sviluppo è previsto per il prossimo 30 maggio con l’auspicio che venga coinvolta anche la Nielsen Italia Srl, in qualità di committente quasi esclusivo della Consulmarketing Spa. In quella occasione, davanti al Mise, verrà organizzato un presidio per tutta la durata della riunione, affinché si porti a conoscenza dell’opinione pubblica la grave situazione. Il giorno successivo, il 31 maggio, si terrà un nuovo presidio, questa volta ad Assago di fronte alla sede di Nielsen Italia. I lavoratori, le Rsa e i sindacati sono pronti a dare battaglia con l’obiettivo che la procedura venga ritirata. Sono i sindacati oggi ‘a guardare oltre’, a guardare soprattutto ai diritti e alla tutela dei lavoratori. • [ TIROCINI IN LOMBARDIA ] Un’opportunità o manodopera sottocosto? I cosiddetti tirocini extracurricolari (una delle forme previste dalla legge) sono stati introdotti per offrire un’opportunità di apprendere un lavoro e dovrebbero favorire l’inserimento all’interno dell’azienda che ne usufruisce. La durata del tirocinio può essere di sei mesi rinnovabili sino a un massimo di dodici. Sono più di 78mila quelli attivati in Lombardia tra novembre 2014 e novembre 2015. In un anno, il 50,9% (39.702) di loro è stato assunto. Il 27,2% a tempo indeterminato; il 24,6% in apprendistato, (quindi dopo essere stati formati per sei mesi vengono di nuovo formati per anni); il 5,5% in somministrazione (lavoro interinale); il 17% partecipa a un nuovo tirocinio, mentre il 21% ha avuto un contratto a tempo determinato. A seconda delle ore settimanali (più o meno di 20) i tirocinanti della Lombardia ricevono tra i 300 e i 400 euro dall’azienda presso cui prestano la formazione, un costo davvero irrisorio. I tirocini extracurricolari, nell’obiettivo del governo, dovevano essere un occasione di formazione concreta per i giovani e per i meno giovani, espulsi dal lavoro, un’opportunità di rientrarvi. Il tutto, come spesso capita, con un grosso vantaggio economico per le imprese. “Purtroppo – spiega Giorgio Ortolani della Filcams Cgil Milano – capita che le aziende non rispettino la legge e utilizzino i tirocinanti in numero superiore alla quota prevista del 10% per attività lavorative di professionalità e, soprattutto, utilizzino i tirocinanti come lavoratori veri e propri in sostituzione chi è assente o in maternità, oppure per incrementare la produzione. Tutte modalità espressamente vietate del contratto”. La Filcams di Milano, nella propria attività quotidiana, ha verificato molti casi in cui le aziende hanno sfruttato l’opportunità del tirocinio per far svolgere attività di basso contenuto professionale con costi pari a un terzo rispetto a un lavoratore assunto a tempo determinato o come apprendista. Se poi il lavoratore assunto è nella fascia d’eta dai 15 a 29 anni, il costo per le aziende si riduce addirittura a un sesto grazie ai contributi previsti da Garanzia giovani. “La cronaca di tutti i giorni, purtroppo, ci dà conto che di imprese poco corrette ce ne sono, e non poche”, racconta ancora Ortolani. Circa il 30% dei tirocini ha riguardato settori seguiti sindacalmente dalla Filcams Cgil. I tirocinanti più o meno giovani che si sono rivolti al sindacato, superando la diffidenza, hanno trovato un’organizzazione pronta ad accoglierli, ma non solo. “Dopo aver analizzato seriamente le tipologie dei contratti attivati e le modalità con cui si svolgeva il lavoro – prosegue l’esponente della Filcams – siamo riusciti in meno di un mese a garantire a circa 20 di loro l’assunzione a tempo indeterminato. Il nostro è stato un buon lavoro che va esteso, ma non basta”. In Lombardia sono circa 340 gli operatori accreditati ai servizi al lavoro. Si va dalle grosse aziende come Manpower, Adecco e Gi Group, ad agenzie formative di Province e Comuni fino alle piccole realtà private e religiose. Queste operatori ricevono contributi per le attività connesse all’avviamento dei tirocinanti nelle aziende, ma se svolgessero seriamente la funzione di controllo e denunciassero eventuali irregolarità e violazioni, quale azienda si servirebbe di loro? Senza controlli esterni, il sistema rischia quindi di privilegiare gli operatori scorretti. Ecco perché diventa essenziale la funzione di controllo dei soggetti proponenti, e quello della Regione su tali soggetti promotori autorizzati. “Come Filcams di Milano – sottolinea Ortolani – stiamo ricevendo sempre più segnalazioni di persone che hanno svolto tirocini: dall’analisi della documentazione e dai loro racconti ci stiamo convincendo che buona parte presenta vizi procedurali e sostanziali. Purtroppo – conclude il sindacalista – con scarsi o inesistenti controlli da parte dei soggetti promotori, queste norme rischiano di trasformarsi in un lasciapassare per le imprese poco corrette che utilizzano manodopera a basso costo in sostituzione di altri lavoratori”. In molti non sanno, però, che in caso di violazioni – secondo la circolare del ministero del Lavoro n. 24/2011 e l’interpello del 27.1.2012, n. 3 – se ricorrono tutti gli elementi per una valutazione di non legittimità del tirocinio, il personale ispettivo “dovrà procedere a riqualificare il rapporto come di natura subordinata con relativa applicazione delle sanzioni amministrative applicabili in tale ipotesi, disponendo al recupero dei contributi previdenziali e dei premi assicurativi così omessi.” In altre parole, in caso di irregolarità accertate, il tirocinio può essere trasformato in contratto subordinato con il recupero dei contributi. • Dati estratti dal dossier dell’istituto di ricerca Eupolis della regione Lombardia M AG G I O 3 [ CARTA DEI DIRITTI UNIVERSALI / REFERENDUM ] L’impegno per il lavoro e la #sfidaXiDiritti di ROBERTO MASSARO I l mese di giugno ha come priorità la raccolta delle firme per continuare a parlare di lavoro e raggiungere l’obiettivo fissato per supportare tanto la proposta di legge di iniziativa popolare per un nuovo Statuto di tutte le lavoratrici e di tutti i lavoratori, quanto per affiancare alla legge la richiesta di referendum per l’abrogazione di tre norme legate al tema degli appalti, voucher e licenziamenti che stanno mettendo in difficoltà molti lavoratori nei settori più diversi. “Un appuntamento importante – ha ricordato la segretaria generale della Filcams Cgil, Maria Grazia Gabrielli, nella sua relazione di apertura dell’ultima Assemblea generale della categoria che si è svolta il 17 e 18 maggio – che ci vedrà impegnati in tutti i territori, nonostante le difficoltà dei settori che rappresentiamo”. Le tante partite aperte sul versante dei rinnovi contrattuali portano sicuramente la Filcams a un maggiore impegno nella raccolta delle firme per la Carta dei diritti universali del lavoro, ponendo in posizione centrale la questione della negazione del “diritto a un contratto” che pare essere il filo conduttore di tutte le trattative aperte. “I contenuti della Carta sono lo specchio dei temi e dei problemi delle nostre vertenze quotidiane”, ha ricordato ancora Maria Grazia Gabrielli, insistendo nell’affermare che “la Carta ha il valore di rimettere al centro dell’azione sindacale il lavoro e i diritti, con l’ambizione di farlo nel paese e dire così che un’alternativa esiste e può essere costruita insieme”. L’impegno sarà quindi quello di intensificare le iniziative di raccolta firme presidiando le Proposta di Legge di iniziativa popolare: CARTA DEI DIRITTI UNIVERSALI DEL LAVORO NUOVO STATUTO DI TUTTE LE LAVORATRICI E DI TUTTI I LAVORATORI #SfidaXiDiritti piazze, le città, i centri commerciali e i tanti luoghi di lavoro che rappresentano un passaggio importante per la Filcams e per tutta la Cgil. “Abbiamo tutti consapevolezza della responsabilità del progetto – ha detto ancora Gabrielli ai componenti dell’Assemblea generale – e siamo pronti a farcene carico, sicuri di poter fare molto di più che un buon lavoro. Siamo stati in grado di farlo e L’obiettivo è intensificare le iniziative di raccolta firme presidiando le piazze e i tanti luoghi di lavoro che rappresentano un passaggio importante per la Filcams e per tutta la Cgil dimostrarlo nella raccolta di firme per la presentazione della proposta di legge sugli appalti nel 2015 e saremo in grado di farlo anche e soprattutto per la Carta dei diritti universali. È una sfida che va gestita in poco tempo, e dobbiamo raccoglierla senza esitazione per concludere almeno la parte relativa ai tre quesiti referendari entro la fine di giugno”. Il cronometro della raccolta firme scandisce rigorosamente i tempi e se l’obiettivo è quello di arrivare al voto sui referendum nella prossima primavera, tra meno di un mese si dovrà necessariamente chiudere. Un impegno in cui la Filcams crede pienamente, per il valore che la proposta di un nuovo Statuto riveste per tutti i lavoratori, anche autonomi. Estremamente importante – e coerente – anche la battaglia per arrivare alla presentazione dei tre referendum abrogativi di altrettanti articoli del Jobs act. La Filcams ha criticato e contrastato questa riforma del mercato del lavoro, sottolineandone gli aspetti di ingiustizia e poca incisività. Tutti i settori avrebbero bisogno di riforme per tornare a crescere e creare lavoro, ma è soprattutto il lavoro che ha bisogno di maggiori certezze e tutele e non interventi di destrutturazione. Con l’estensione nell’utilizzo dei voucher (soprattutto nei settori che Filcams rappresenta) è notevolmente aumentato il bacino di quei lavoratori che, con l’escamotage dell’occasionalità, difficilmente vedranno regolarizzare la loro posizione, diventando sempre più ricattabili. “L’invito – conclude Maria Grazia Gabrielli – è proprio al valore di questa firma per l’affermazione di diritti validi per tutti i lavoratori e per riconsegnare nuova dignità al lavoro”. • [ FONDI SANITARI ] Con Cas.sa.colf cure odontoiatriche e impianti sono ora rimborsabili Il fondo di sanità integrativa assicura vantaggi per collaboratori domestici e datori di lavoro È in vigore da qualche settimana, e rappresenta la grande novità nella fornitura di prestazioni sanitarie alle lavoratrici e ai lavoratori domestici: il nuovo piano sanitario di Cas.sa.colf ha introdotto il rimborso per visite, cure e impianti odontoiatrici ai collaboratori domestici in regola con l’iscrizione e i pagamenti dei contributi. Nei centri convenzionati con Unisalute, le lavoratrici e i lavoratori domestici che ne avessero necessità possono sottoporsi a visite dentistiche e ablazione del tartaro (gratuitamente una volta l’anno) ed effettuare interventi di implantologia con un tetto di spesa fino a 2.100 euro annui (con un sottolimite annuo di 1.200 euro nel caso di applicazione di 2 impianti e di 600 euro nel caso di applicazione di un solo impianto). Le cure odontoiatriche vanno a incrementare la garanzia di cura per una fascia di lavoratori spesso invisibili, che rappresentano però una risorsa nella cura della persona anziana o disabile, un valido aiuto per milioni di famiglie italiane. Nei sei anni di piena attività (è nata nel 2010) Cas.sa.colf ha continuamente ampliato le proprie prestazioni assistenziali. Nel marzo del 2015, ad esempio, il nuovo piano sanitario ha previsto un aumento delle prestazioni, fino alla recente implementazione di quelle odontoiatriche. Ma entriamo nel dettaglio: • rimborso dei ticket sanitari fino a un massimo di 300 euro annui • diaria giornaliera di 30 euro in caso di ricovero ospedaliero (massimo 20 giorni) • diaria giornaliera di 30 euro per convalescenza derivata dal ricovero (massimo 15 giorni) • forme oncologiche: diaria giornaliera di 30 euro in caso di ricovero (massimo 30 giorni) e rimborso massimo annuo di 500 euro per i ticket sanitari • garanzia indennitaria di 1.000 euro per grandi interventi chirurgici in strutture pubbliche o convenzionate • rimborso annuo di 1.000 euro per spese sanitarie sostenute da lavoratrici in stato di gravidanza • indennità di 5.000 euro l’anno per spese sanitarie per interventi chirurgici effettuati nel primo anno di vita del neonato figlio del lavoratore iscritto • rimborso per protesi e ausili medici ortopedici, per un massimo annuo di 1.000 euro con una franchigia del 20% Editore Edit. Coop. società cooperativa di giornalisti, Via dei Frentani 4/a, 00185 - Roma Direttore responsabile Guido Iocca Proprietà della testata Ediesse srl Via di Porta Tiburtina,36-185 Roma Registro Tribunale di Roma n. 301/2004 del 19/7/2004 Iscrizione R.O.C. 2743 • rimborso per trattamenti fisioterapici e cure termali, fino a un massimo annuo di 250 euro con una franchigia del 25% Per completare il piano di assistenza verso i propri iscritti, Cas.sa.colf ha stipulato una convenzione con i centri Unisalute (società del Gruppo Unipol specializzata in assistenza sanitaria). Presso queste strutture convenzionate, i collaboratori familiari hanno accesso diretto a particolari prestazioni: • prestazioni diagnostiche di alta specializzazione (fino a 300 euro annui) • visite specialistiche (fino a 4 gratuite annue) • visite odontoiatriche e ablazione del tartaro (una volta l’anno) • prestazioni di implantologia fino a 2.100 euro annui (con un sottolimite annuo di 1.200 euro nel caso di applicazione di due impianti e di 600 euro nel caso di applicazione di un solo impianto) • consulenze mediche e tariffe agevolate per le prestazioni non coperte dal piano sanitario. Cas.sa.colf è attenta anche alle esigenze dei datori di lavoro in regola con i pagamenti. In questo senso, prevede una copertura fino a 25.000 euro annui non solo per responsabilità civile in caso di rivalsa Inail (decesso o infortunio indennizzato del dipendente), ma anche per Responsabilità Civile verso Terzi (R.C.T.) per danni causati involontariamente a terzi dal dipendente. Roberto Massaro Ufficio abbonamenti [email protected] 06/44888201- 06/44888296 Ufficio vendite 06/44888230 - [email protected] Grafica e impaginazione Massimiliano Acerra, Cristina Izzo, Ilaria Longo Cos’è Cas.sa.colf È lo strumento di assistenza contrattuale che fornisce prestazioni socio-sanitarie assistenziali e assicurative sia a lavoratrici e lavoratori del settore domestico, sia ai loro datori di lavoro. È un organismo bilaterale con fini mutualistici del comparto domestico, istituito dalle parti sociali firmatarie del Ccnl del settore domestico (Domina, Fidaldo, Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs e Federcolf). L’iscrizione a Cas.sa.colf è obbligatoria con contributo di 0,03 euro per ogni ora di lavoro (0,01 euro a carico del lavoratore). Il versamento è trimestrale, come quello Inps, ed è a cura del datore di lavoro. Per informazioni, chiarimenti sulla propria posizione e prenotazioni di alcune prestazioni erogate direttamente dalla Cassa è attivo il numero verde gratuito 800 1000 26. Via Tagliamento, 29 – Roma – 00198 www.cassacolf.it • email: [email protected] Diario terziario T U R I S M O • C O M M E R C I O • S E R V I Z I Inserto d’informazione della Filcams Cgil Via L.Serra, 31, 00153 Roma, tel. 06/5885102 e-mail: posta@filcams.cgil.it - www.filcams.cgil.it A cura di Roberta Manieri Ufficio Stampa Filcams Cgil nazionale Tel 06/58393127 - cel 3494702077 e-mail: ufficiostampa@filcams.cgil.it Chiuso giovedì 26 maggio 2016