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La proposta dalle molte ombre

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La proposta dalle molte ombre
Diario terziario
T U R I S M O
C O M M E R C I O
S E R V I Z I
M AG G I O
© MARCO MERLINI/CGIL
28 MAGGIO
AVANTI,
SEMPRE, TUTTI
di ROBERTA MANIERI
È
ancora sciopero, è
ancora Fuori tutti.
Il prossimo 28 maggio
sarà una giornata
di mobilitazione per le
lavoratrici e dei lavoratori
delle aziende aderenti a
Federdistribuzione. Auchan,
Carrefour, Esselunga, Ikea,
Coin, OVS, Pam e Panorama,
Zara, sono solo alcuni dei
marchi della Grande
Distribuzione e della
Distribuzione Organizzata.
L’assenza di un Contratto
Nazionale di riferimento, e di
aumenti salariali da quasi tre
anni, sono tra i principali
motivi della mobilitazione
proclamata a livello
nazionale e prevista a livello
territoriale e davanti a
centinaia di punti vendita.
Dopo gli scioperi del 7
[ DECONTRIBUZIONE STRUTTURALE / L’ANALISI ]
La proposta dalle molte ombre
di MICHELE RAITANO
Ricercatore in Politica ecoomica
Università La Sapienza di Roma
G
li sgravi per gli assunti a tutele crescenti
hanno, come noto, carattere
temporaneo. Molti hanno di recente
espresso preoccupazione su quello che accadrà
al mercato del lavoro quando la “droga” delle
decontribuzioni sarà esaurita e alcuni
esponenti del governo hanno manifestato la
necessità di introdurre una riduzione
strutturale del costo del lavoro, anche per
incentivare le imprese ad assumere con le
tutele crescenti anziché a termine.
L’idea più spesso richiamata prevede una
riduzione di 6 punti dell’aliquota di
contribuzione previdenziale, da dividersi in parti
uguali fra datori e lavoratori: le imprese
beneficerebbero di un taglio di 3 punti di costo
del lavoro; i lavoratori potrebbero scegliere di
incrementare del 3% la loro busta paga (pagando
però l’aliquota marginale Irpef sull’incremento)
o devolvere la stessa somma
• SEGUE A PAG. 2
novembre e del 19 dicembre
2015, era ripreso il confronto
tra Federdistribuzione e
Filcams Cgil, Fisascat Cisl e
UILTuCS,
per definire un Contratto
Nazionale di settore, ma la
trattativa si è nuovamente
interrotta ad aprile. Dopo una
serie di incontri si è
evidenziata, ancor di più, la
distanza tra le parti:
“Federdistribuzione vuole
riversare sulle lavoratrici e sui
lavoratori il peso del calo dei
consumi degli ultimi anni”
afferma la Filcams Cgil
Nazionale, “non riconoscendo
loro la giusta dignità
e il giusto salario”.
Intanto, il tempo di consumare
la rottura e Federdistribuzione
ha dato mandato alle proprie
aziende, di erogare nel mese di
maggio, a titolo di anticipo sui
futuri aumenti, 15 euro. Una
scelta unilaterale che tende a
• SEGUE A PAG. 2
DALLA PRIMA
28 MAGGIO: AVANTI,
SEMPRE, TUTTI
L’assenza
di un Contratto
Nazionale
di riferimento,
e di aumenti
salariali da quasi
tre anni, sono
tra i principali
motivi della
mobilitazione
proclamata
a livello nazionale
e prevista a livello
territoriale
frapporre ulteriore distanza
rispetto alla ricerca di una
soluzione condivisa sul
Contratto Nazionale. Una
scelta, inoltre, che determina
ulteriore distanza con il resto
del settore, in primo luogo
rispetto ai lavoratori delle
aziende aderenti a
Confcommercio che
raggiungeranno, alla stessa
data, 45 degli 85 euro di
aumenti complessivamente
previsti.
La questione salariale, oltre alle
richieste di interventi
normativi peggiorativi, è un
tema centrale proprio per le
dinamiche della concorrenza,
poiché l'obiettivo di
Federdistribuzione è quello di
erogare una massa salariale
notevolmente inferiore
con una proposta pari a circa
1800 euro, con una totale
“scopertura” per 2014, 2015 e
parte del 2016; il Contratto
rinnovato nel marzo del 2015
con Confcommercio, prevede
invece una massa salariale di
3000 euro al 31 dicembre 2018,
con aumenti già erogati nel
2015 ed altri ancora che
verranno corrisposti tra il 2016
e il 2017.
È una differenza importante
che si determinerebbe tra i
lavoratori e una responsabilità
nell'introdurre dumping nel
mercato che oltre alle
disuguaglianze vede quindi un
effetto distorsivo tra
competitor.
Le difficoltà della crisi
economica, il calo dei consumi,
le aperture illimitate, le
disdette dei contratti integrativi
hanno già fortemente
condizionato i dipendenti del
settore, e la mancanza di una
cornice contrattuale nazionale
condivisa non può che
costituire un ulteriore peso
negativo per i lavoratori.
“Abbiamo responsabilmente
provato a costruire dei punti di
equilibrio per la definizione di
un contratto che sarebbe il
primo Contratto Nazionale
della Grande Distribuzione e
della Distribuzione
Organizzata" afferma la
Filcams Cgil Nazionale, “ma
abbiamo dovuto registrare una
chiusura netta e indisponibilità
a cui non può esserci risposta
diversa se non quella dello
sciopero del 28 maggio e le altre
iniziative che seguiranno". •
DALLA PRIMA
DECONTRIBUZIONE STRUTTURALE/L’ANALISI
alla previdenza integrativa. A
differenza di quanto accade con
gli attuali sgravi, la riduzione
dell’aliquota non verrebbe
“fiscalizzata”, ma
determinerebbe una riduzione
dei versamenti e, dunque, una
pensione pubblica di importo
proporzionalmente ridotto.
Valutando la proposta
emergono tre criticità relative a:
i) le tutele pensionistiche dei
lavoratori; ii) gli oneri per il
bilancio pubblico; iii) l’efficacia
nel favorire la preferenza delle
imprese verso contratti stabili.
Per le imprese il costo del lavoro
si ridurrebbe di 3 punti. Per i
lavoratori la misura
comporterebbe una riduzione
della copertura pensionistica
pubblica (l’aliquota scenderebbe
dal 33% al 27%), che essi
potrebbero compensare, in
parte, spostando in busta paga o
a fondi pensione i 3 punti di
aliquota a loro carico devoluti
dal sistema pubblico. La misura
ridurrebbe, dunque, pensioni
future che, peraltro, già con
l’aliquota del 33% rischiano di
non essere particolarmente
generose per chi avesse una
parte delle carriere
caratterizzata da basse
retribuzioni o periodi di non
lavoro. La possibilità per i
lavoratori di versare i 3 punti di
aliquota a loro carico
unicamente al sistema privato
discende inoltre da una visione
ideologica che considera la
previdenza integrativa più
efficiente di quella pubblica, in
virtù di presunti maggiori
rendimenti, smentiti
dall’evidenza dei primi 15 anni
di funzionamento dei fondi
pensione in Italia.
Inoltre in un sistema a
ripartizione come quello
italiano, ogni riduzione di
aliquota per la previdenza
pubblica comporta un
immediato “costo di
transizione”, ovvero la necessità
di reperire risorse per finanziare
parte della spesa pensionistica
corrente, non potendo più
utilizzare a questo scopo i
2 Diario terziario
TURISMO
COMMERCIO
SERVIZI
contributi “sgravati” o devoluti
ai fondi privati. Ad esempio,
laddove nel primo anno 1
milione di lavoratori venisse
assunto con l’aliquota al 27%, il
costo per i mancati contributi
ammonterebbe a un miliardo di
euro che, assumendo un altro
milione di nuovi entrati l’anno
successivo, diverrebbe 2
miliardi e così via. Il costo si
ridurrebbe fino a scomparire
solo nel lungo periodo,
quando l’intero stock di
pensioni in pagamento si
riferirà a chi ha versato il 27%
allo schema pubblico.
Appurato che la misura
ridurrebbe il “reddito
permanente” dei lavoratori e
comporterebbe oneri per il
bilancio pubblico, bisogna
ragionare sulla possibilità che la
riduzione del costo del lavoro
modifichi i comportamenti delle
imprese, così inducendo effetti
positivi tali da migliorare la
qualità dell’occupazione e, via
effetti moltiplicativi, senza
comportare aggravi sulle
finanze pubbliche. Affinché un
simile roseo scenario possa
avverarsi bisogna
fideisticamente assumere che
basti ridurre di 3 punti l’aliquota
a carico delle imprese per
modificare le loro scelte
occupazionali e di investimento.
Se tali scelte non dovessero
modificarsi, la decontribuzione
si concreterebbe invece in un
mera redistribuzione dalla
fiscalità generale e dai lavoratori
a vantaggio delle imprese.
L’esperienza recente ci porta a
dubitare fortemente della
possibilità di modificare il
funzionamento del nostro
sistema produttivo tramite una
riduzione del costo del lavoro di
3 punti percentuali. La riforma
Fornero del 2012, ad esempio,
incrementò di 1,4 punti il costo
dei contratti a termine senza
che si registrassero effetti sulle
forme contrattuali offerte a
sugli investimenti.
Continuare a perseguire una
strategia di sviluppo del
sistema produttivo e della
qualità dell’occupazione sulla
base delle sole riduzioni di
costo appare quindi discutibile
sia dal punto di vista dell’equità
– verrebbero penalizzati, in
primo luogo, i lavoratori più
deboli e si favorirebbe una
redistribuzione dai salari ai
profitti – sia dell’efficienza,
dato che si utilizzerebbero
ingenti risorse pubbliche senza
generare significative ricadute
aggregate. La riduzione del
costo del lavoro andrebbe
perseguita, eventualmente,
attraverso riduzioni del carico
fiscale che non vadano a
incidere sulle coperture
pensionistiche. Per incentivare
comportamenti virtuosi da
parte delle imprese
servirebbero politiche
industriali caratterizzate da un
rapporto fra costo della misura
ed efficacia del raggiungimento
degli obiettivi ben più
favorevole di un nuovo sgravio
contributivo “a pioggia”. •
Una versione più estesa di questo articolo
è disponibile sul sito www.eticaeconomia.it
[ LA VERTENZA ]
Consulmarketing in lotta
Proclamate cinque giornate di sciopero
tra fine maggio e inizio giugno per protestare
contro il licenziamento di 465 dipendenti
di LOREDANA COLARUSSO
“O
ur Business look Beyond” (il
nostro business guarda oltre)
è il motto che campeggia
nella pagina principale del sito della
Consulmarketing Spa, società leader nel
settore del rilevamento dei prodotti di
consumo per la grande distribuzione
commerciale. Un’azienda che riceve ogni
cinque anni commesse ingenti in pratica
da un solo committente, la Nielsen Italia
Srl, multinazionale di ricerche di mercato.
Risulta quantomeno inspiegabile, in tale
contesto, l’apertura della procedura di
licenziamento collettivo per 465
lavoratrici e lavoratori, tutti appartenenti
al settore del rilevamento. L’alternativa al
licenziamento è la riassunzione con
contratto co.co.co. che abbasserebbe
notevolmente il costo del lavoro
riducendo diritti e tutele di centinaia di
persone. Il loro business “guarda oltre”,
ma forse non guarda affatto ai diritti dei
lavoratori. L’azienda giustifica tale azione
irresponsabile con l’abbassamento del
prezzo della commessa Nielsen in
scadenza a maggio 2016 e
successivamente rinnovabile,
con la conseguente necessità di
contenere i costi.
La storia dell’azienda è indubbiamente
travagliata (non certo a causa dei
dipendenti) e si lega da tempo alle vicende
Nielsen. Intorno alla fine degli anni ‘90
Consulmarketing assume alcuni lavoratori
licenziati dalla Nielsen Italia,
sottoscrivendo un contratto di lavoro
decisamente meno conveniente e al
ribasso. Da allora, collabora sempre più
strettamente con la multinazionale, al
punto da acquisire tutto il settore della
rilevazione prodotti al consumo, inclusi i
dipendenti. Questi ultimi aumentano
notevolmente di numero negli ultimi
quindici anni, ma vengono assunti con
contratti atipici, come quello a progetto. La
Filcams Cgil segue da tempo l’azienda,
avviando un tavolo di confronto con cui si è
costruito un percorso di stabilizzazione per
i lavoratori. L’accordo sottoscritto nel 2013
prevede la trasformazione dei co.co.pro in
contratti subordinati, con il riconoscimento
dei livelli di inquadramento e retributivi
progressivi che prevedeva la completa
realizzazione entro il 2019. Una conquista
in fatto di acquisizione diritti collettivi, di
tutele normative e di aumento economico.
Ma nel frattempo c’è stato il fallimento di
aziende collegate che gestivano gli altri
servizi e l’azienda ha creato una Spa
assorbendole tutte.
“La cattiva gestione aziendale e una
probabile incapacità di sviluppo e
pianificazione dei rischi dell’attività futura
sono le uniche cause che possono
annoverarsi dietro la procedura di
licenziamento”, spiega Andrea Montagni
della Filcams Cgil. “Abbassare il costo del
lavoro e cancellare i diritti acquisiti –
aggiunge – sono le vere motivazioni dietro
cui si nasconde l’azienda sbandierando
l’ipotetica diminuzione della commessa”.
Il confronto è stato avviato da tempo e lo
scorso 10 maggio si è conclusa la fase
sindacale della procedura di
licenziamento con un mancato accordo
che prevede la convocazione in sede
istituzionale. L’azienda si è fatta
promotrice di istanze irricevibili e i
sindacati, unitamente alle Rsu, le hanno
fermamente respinte. Tra queste: la
trasformazione di tutti i dipendenti in
part-time con riduzione dell’orario di
lavoro a 10 ore settimanali; la
retrocessione o blocco di tutti i dipendenti
al 7° livello di inquadramento; l’abolizione
delle maggiorazioni per il lavoro
supplementare fino alle 195 ore mensili,
l’abolizione del rimborso forfettario di 20
euro e la riduzione drastica del rimborso
chilometrico a 15 centesimi. Prosegue
Montagni: “In una fase sindacale in cui
non si riesce – o si riesce con gran fatica – a
rinnovare i contratti collettivi, la
deregolamentazione e la perdita di salario
sono da considerarsi inaccettabili, il
sindacato non vuole farsene complice”.
Paradosso ulteriore rimane l’alternativa al
licenziamento proposta da
Consulmarketing, ossia il contratto
co.co.co. “Le azioni messe in campo per
contrastare tale situazione sono state
programmate nel coordinamento con i
lavoratori e i delegati, importante sostegno
per il sindacato. Grazie alla loro attiva
partecipazione e alla capacità di
coordinare rapidamente tutti i dipendenti,
abbiamo trovato risposte in tempo reale,
con scelte e soluzioni concrete”.
Confermato dunque lo stato di agitazione.
Dopo la partecipatissima assemblea del 20
maggio sono state proclamate 5 giornate
di sciopero che si svolgeranno nelle
giornate del 30-31 maggio, 1-3-4 giugno.
Intanto i sindacati hanno avviato azioni di
coinvolgimento nei confronti dei ministeri
dello Sviluppo economico e del Lavoro,
data la portata nazionale della procedura e
le conseguenze economico-sociali che i
465 licenziamenti potrebbero comportare.
L’incontro al ministero dello Sviluppo è
previsto per il prossimo 30 maggio con
l’auspicio che venga coinvolta anche la
Nielsen Italia Srl, in qualità di committente
quasi esclusivo della Consulmarketing
Spa. In quella occasione, davanti al Mise,
verrà organizzato un presidio per tutta la
durata della riunione, affinché si porti a
conoscenza dell’opinione pubblica la grave
situazione. Il giorno successivo, il 31
maggio, si terrà un nuovo presidio, questa
volta ad Assago di fronte alla sede di
Nielsen Italia. I lavoratori, le Rsa e i
sindacati sono pronti a dare battaglia con
l’obiettivo che la procedura venga ritirata.
Sono i sindacati oggi ‘a guardare oltre’, a
guardare soprattutto ai diritti e alla tutela
dei lavoratori. •
[ TIROCINI IN LOMBARDIA ]
Un’opportunità o manodopera sottocosto?
I
cosiddetti tirocini
extracurricolari (una delle
forme previste dalla legge)
sono stati introdotti per offrire
un’opportunità di apprendere
un lavoro e dovrebbero favorire
l’inserimento all’interno
dell’azienda che ne usufruisce.
La durata del tirocinio può
essere di sei mesi rinnovabili
sino a un massimo di dodici.
Sono più di 78mila quelli
attivati in Lombardia tra
novembre 2014 e novembre
2015. In un anno, il 50,9%
(39.702) di loro è stato assunto.
Il 27,2% a tempo indeterminato;
il 24,6% in apprendistato,
(quindi dopo essere stati
formati per sei mesi vengono di
nuovo formati per anni); il 5,5%
in somministrazione (lavoro
interinale); il 17% partecipa a un
nuovo tirocinio, mentre il 21%
ha avuto un contratto a tempo
determinato. A seconda delle
ore settimanali (più o meno di
20) i tirocinanti della Lombardia
ricevono tra i 300 e i 400 euro
dall’azienda presso cui
prestano la formazione, un
costo davvero irrisorio. I tirocini
extracurricolari, nell’obiettivo
del governo, dovevano essere
un occasione di formazione
concreta per i giovani e per i
meno giovani, espulsi dal
lavoro, un’opportunità di
rientrarvi. Il tutto, come spesso
capita, con un grosso vantaggio
economico per le imprese.
“Purtroppo – spiega Giorgio
Ortolani della Filcams Cgil
Milano – capita che le aziende
non rispettino la legge e
utilizzino i tirocinanti in
numero superiore alla quota
prevista del 10% per attività
lavorative di professionalità e,
soprattutto, utilizzino i
tirocinanti come lavoratori veri
e propri in sostituzione chi è
assente o in maternità, oppure
per incrementare la
produzione. Tutte modalità
espressamente vietate del
contratto”. La Filcams di
Milano, nella propria attività
quotidiana, ha verificato molti
casi in cui le aziende hanno
sfruttato l’opportunità del
tirocinio per far svolgere
attività di basso contenuto
professionale con costi pari a
un terzo rispetto a un
lavoratore assunto a tempo
determinato o come
apprendista. Se poi il lavoratore
assunto è nella fascia d’eta dai
15 a 29 anni, il costo per le
aziende si riduce addirittura a
un sesto grazie ai contributi
previsti da Garanzia giovani.
“La cronaca di tutti i giorni,
purtroppo, ci dà conto che di
imprese poco corrette ce ne
sono, e non poche”, racconta
ancora Ortolani.
Circa il 30% dei tirocini ha
riguardato settori seguiti
sindacalmente dalla Filcams
Cgil. I tirocinanti più o meno
giovani che si sono rivolti al
sindacato, superando la
diffidenza, hanno trovato
un’organizzazione pronta ad
accoglierli, ma non solo. “Dopo
aver analizzato seriamente le
tipologie dei contratti attivati e
le modalità con cui si svolgeva il
lavoro – prosegue l’esponente
della Filcams – siamo riusciti in
meno di un mese a garantire a
circa 20 di loro l’assunzione a
tempo indeterminato. Il nostro è
stato un buon lavoro che va
esteso, ma non basta”.
In Lombardia sono circa 340 gli
operatori accreditati ai servizi al
lavoro. Si va dalle grosse aziende
come Manpower, Adecco e Gi
Group, ad agenzie formative di
Province e Comuni fino alle
piccole realtà private e religiose.
Queste operatori ricevono
contributi per le attività
connesse all’avviamento dei
tirocinanti nelle aziende, ma se
svolgessero seriamente la
funzione di controllo e
denunciassero eventuali
irregolarità e violazioni, quale
azienda si servirebbe di loro?
Senza controlli esterni, il
sistema rischia quindi di
privilegiare gli operatori
scorretti. Ecco perché diventa
essenziale la funzione di
controllo dei soggetti
proponenti, e quello della
Regione su tali soggetti
promotori autorizzati. “Come
Filcams di Milano – sottolinea
Ortolani – stiamo ricevendo
sempre più segnalazioni di
persone che hanno svolto
tirocini: dall’analisi della
documentazione e dai loro
racconti ci stiamo convincendo
che buona parte presenta vizi
procedurali e sostanziali.
Purtroppo – conclude il
sindacalista – con scarsi o
inesistenti controlli da parte dei
soggetti promotori, queste
norme rischiano di trasformarsi
in un lasciapassare per le
imprese poco corrette che
utilizzano manodopera a basso
costo in sostituzione di altri
lavoratori”.
In molti non sanno, però, che in
caso di violazioni – secondo la
circolare del ministero del
Lavoro n. 24/2011 e l’interpello
del 27.1.2012, n. 3 – se ricorrono
tutti gli elementi per una
valutazione di non legittimità
del tirocinio, il personale
ispettivo “dovrà procedere a
riqualificare il rapporto come di
natura subordinata con relativa
applicazione delle sanzioni
amministrative applicabili in
tale ipotesi, disponendo al
recupero dei contributi
previdenziali e dei premi
assicurativi così omessi.” In
altre parole, in caso di
irregolarità accertate, il tirocinio
può essere trasformato in
contratto subordinato con il
recupero dei contributi. •
Dati estratti dal dossier dell’istituto
di ricerca Eupolis della regione Lombardia
M AG G I O
3
[ CARTA DEI DIRITTI UNIVERSALI / REFERENDUM ]
L’impegno per il lavoro
e la #sfidaXiDiritti
di ROBERTO MASSARO
I
l mese di giugno ha come
priorità la raccolta delle firme
per continuare a parlare di
lavoro e raggiungere l’obiettivo
fissato per supportare tanto la
proposta di legge di iniziativa
popolare per un nuovo Statuto di
tutte le lavoratrici e di tutti i
lavoratori, quanto per affiancare
alla legge la richiesta di
referendum per l’abrogazione di
tre norme legate al tema degli
appalti, voucher e licenziamenti
che stanno mettendo in difficoltà
molti lavoratori nei settori più
diversi. “Un appuntamento
importante – ha ricordato la
segretaria generale della Filcams
Cgil, Maria Grazia Gabrielli, nella
sua relazione di apertura
dell’ultima Assemblea generale
della categoria che si è svolta il 17
e 18 maggio – che ci vedrà
impegnati in tutti i territori,
nonostante le difficoltà dei settori
che rappresentiamo”.
Le tante partite aperte sul
versante dei rinnovi contrattuali
portano sicuramente la Filcams a
un maggiore impegno nella
raccolta delle firme per la Carta
dei diritti universali del lavoro,
ponendo in posizione centrale la
questione della negazione del
“diritto a un contratto” che pare
essere il filo conduttore di tutte le
trattative aperte. “I contenuti
della Carta sono lo specchio dei
temi e dei problemi delle nostre
vertenze quotidiane”, ha
ricordato ancora Maria Grazia
Gabrielli, insistendo
nell’affermare che “la Carta ha il
valore di rimettere al centro
dell’azione sindacale il lavoro e i
diritti, con l’ambizione di farlo nel
paese e dire così che
un’alternativa esiste e può essere
costruita insieme”.
L’impegno sarà quindi quello di
intensificare le iniziative di
raccolta firme presidiando le
Proposta di Legge di iniziativa popolare:
CARTA DEI DIRITTI UNIVERSALI DEL LAVORO
NUOVO STATUTO DI TUTTE LE LAVORATRICI E DI TUTTI I LAVORATORI
#SfidaXiDiritti
piazze, le città, i centri
commerciali e i tanti luoghi di
lavoro che rappresentano un
passaggio importante per la
Filcams e per tutta la Cgil.
“Abbiamo tutti consapevolezza
della responsabilità del progetto –
ha detto ancora Gabrielli ai
componenti dell’Assemblea
generale – e siamo pronti a
farcene carico, sicuri di poter fare
molto di più che un buon lavoro.
Siamo stati in grado di farlo e
L’obiettivo è intensificare le iniziative
di raccolta firme presidiando
le piazze e i tanti luoghi di lavoro che
rappresentano un passaggio importante
per la Filcams e per tutta la Cgil
dimostrarlo nella raccolta di
firme per la presentazione della
proposta di legge sugli appalti nel
2015 e saremo in grado di farlo
anche e soprattutto per la Carta
dei diritti universali. È una sfida
che va gestita in poco tempo, e
dobbiamo raccoglierla senza
esitazione per concludere
almeno la parte relativa ai tre
quesiti referendari entro
la fine di giugno”.
Il cronometro della raccolta firme
scandisce rigorosamente i tempi
e se l’obiettivo è quello di arrivare
al voto sui referendum nella
prossima primavera, tra meno di
un mese si dovrà
necessariamente chiudere. Un
impegno in cui la Filcams crede
pienamente, per il valore che la
proposta di un nuovo Statuto
riveste per tutti i lavoratori, anche
autonomi. Estremamente
importante – e coerente – anche la
battaglia per arrivare alla
presentazione dei tre referendum
abrogativi di altrettanti articoli del
Jobs act. La Filcams ha criticato e
contrastato questa riforma del
mercato del lavoro,
sottolineandone gli aspetti di
ingiustizia e poca incisività. Tutti i
settori avrebbero bisogno di
riforme per tornare a crescere e
creare lavoro, ma è soprattutto il
lavoro che ha bisogno di maggiori
certezze e tutele e non interventi
di destrutturazione.
Con l’estensione nell’utilizzo dei
voucher (soprattutto nei settori
che Filcams rappresenta) è
notevolmente aumentato il
bacino di quei lavoratori che, con
l’escamotage dell’occasionalità,
difficilmente vedranno
regolarizzare la loro posizione,
diventando sempre più ricattabili.
“L’invito – conclude Maria Grazia
Gabrielli – è proprio al valore di
questa firma per l’affermazione
di diritti validi per tutti i lavoratori
e per riconsegnare nuova dignità
al lavoro”. •
[ FONDI SANITARI ]
Con Cas.sa.colf cure odontoiatriche
e impianti sono ora rimborsabili
Il fondo di sanità
integrativa assicura
vantaggi per
collaboratori domestici
e datori di lavoro
È
in vigore da qualche settimana, e
rappresenta la grande novità
nella fornitura di prestazioni
sanitarie alle lavoratrici e ai lavoratori
domestici: il nuovo piano sanitario di
Cas.sa.colf ha introdotto il rimborso per
visite, cure e impianti odontoiatrici ai
collaboratori domestici in regola con
l’iscrizione e i pagamenti dei contributi.
Nei centri convenzionati con Unisalute, le
lavoratrici e i lavoratori domestici che ne
avessero necessità possono sottoporsi a
visite dentistiche e ablazione del tartaro
(gratuitamente una volta l’anno) ed
effettuare interventi di implantologia con
un tetto di spesa fino a 2.100 euro annui
(con un sottolimite annuo di 1.200 euro
nel caso di applicazione di 2 impianti e di
600 euro nel caso di applicazione di un
solo impianto).
Le cure odontoiatriche vanno a
incrementare la garanzia di cura per una
fascia di lavoratori spesso invisibili, che
rappresentano però una risorsa nella cura
della persona anziana o disabile, un valido
aiuto per milioni di famiglie italiane.
Nei sei anni di piena attività (è nata nel
2010) Cas.sa.colf ha continuamente
ampliato le proprie prestazioni
assistenziali. Nel marzo del 2015, ad
esempio, il nuovo piano sanitario ha
previsto un aumento delle prestazioni, fino
alla recente implementazione di quelle
odontoiatriche. Ma entriamo nel dettaglio:
• rimborso dei ticket sanitari fino a un
massimo di 300 euro annui
• diaria giornaliera di 30 euro in caso di
ricovero ospedaliero (massimo 20 giorni)
• diaria giornaliera di 30 euro per
convalescenza derivata dal ricovero
(massimo 15 giorni)
• forme oncologiche: diaria giornaliera di
30 euro in caso di ricovero (massimo 30
giorni) e rimborso massimo annuo di 500
euro per i ticket sanitari
• garanzia indennitaria di 1.000 euro per
grandi interventi chirurgici in strutture
pubbliche o convenzionate
• rimborso annuo di 1.000 euro per spese
sanitarie sostenute da lavoratrici
in stato di gravidanza
• indennità di 5.000 euro l’anno per spese
sanitarie per interventi chirurgici effettuati
nel primo anno di vita del neonato figlio
del lavoratore iscritto
• rimborso per protesi e ausili medici
ortopedici, per un massimo annuo di 1.000
euro con una franchigia del 20%
Editore Edit. Coop.
società cooperativa di giornalisti,
Via dei Frentani 4/a, 00185 - Roma
Direttore responsabile Guido Iocca
Proprietà della testata Ediesse srl
Via di Porta Tiburtina,36-185 Roma
Registro Tribunale di Roma n. 301/2004
del 19/7/2004
Iscrizione R.O.C. 2743
• rimborso per trattamenti fisioterapici e
cure termali, fino a un massimo annuo di
250 euro con una franchigia del 25%
Per completare il piano di assistenza
verso i propri iscritti, Cas.sa.colf ha
stipulato una convenzione con i centri
Unisalute (società del Gruppo Unipol
specializzata in assistenza sanitaria).
Presso queste strutture convenzionate,
i collaboratori familiari hanno accesso
diretto a particolari prestazioni:
• prestazioni diagnostiche di alta
specializzazione (fino a 300 euro annui)
• visite specialistiche
(fino a 4 gratuite annue)
• visite odontoiatriche e ablazione
del tartaro (una volta l’anno)
• prestazioni di implantologia fino a 2.100
euro annui (con un sottolimite annuo di
1.200 euro nel caso di applicazione di due
impianti e di 600 euro nel caso di
applicazione di un solo impianto)
• consulenze mediche e tariffe agevolate
per le prestazioni non coperte dal piano
sanitario.
Cas.sa.colf è attenta anche alle esigenze dei
datori di lavoro in regola con i pagamenti.
In questo senso, prevede una copertura
fino a 25.000 euro annui non solo per
responsabilità civile in caso di rivalsa Inail
(decesso o infortunio indennizzato del
dipendente), ma anche per Responsabilità
Civile verso Terzi (R.C.T.) per danni causati
involontariamente a terzi dal dipendente.
Roberto Massaro
Ufficio abbonamenti [email protected]
06/44888201- 06/44888296
Ufficio vendite
06/44888230 - [email protected]
Grafica e impaginazione
Massimiliano Acerra, Cristina Izzo, Ilaria Longo
Cos’è
Cas.sa.colf
È
lo strumento di assistenza
contrattuale che fornisce
prestazioni socio-sanitarie
assistenziali e assicurative sia a
lavoratrici e lavoratori del settore
domestico, sia ai loro datori di
lavoro. È un organismo bilaterale con
fini mutualistici del comparto
domestico, istituito dalle parti sociali
firmatarie del Ccnl del settore
domestico (Domina, Fidaldo, Filcams
Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs e Federcolf).
L’iscrizione a Cas.sa.colf è
obbligatoria con contributo di 0,03
euro per ogni ora di lavoro (0,01 euro a
carico del lavoratore). Il versamento è
trimestrale, come quello Inps, ed è a
cura del datore di lavoro.
Per informazioni, chiarimenti sulla
propria posizione e prenotazioni di
alcune prestazioni erogate
direttamente dalla Cassa è attivo il
numero verde gratuito 800 1000 26.
Via Tagliamento, 29 – Roma – 00198
www.cassacolf.it • email: [email protected]
Diario terziario
T U R I S M O • C O M M E R C I O • S E R V I Z I
Inserto d’informazione della Filcams Cgil
Via L.Serra, 31, 00153 Roma, tel. 06/5885102
e-mail: posta@filcams.cgil.it - www.filcams.cgil.it
A cura di Roberta Manieri
Ufficio Stampa Filcams Cgil nazionale
Tel 06/58393127 - cel 3494702077
e-mail: ufficiostampa@filcams.cgil.it
Chiuso giovedì 26 maggio 2016
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