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PASSIONE E GUADAGNO, NEL VINO SI INVESTE COSÌ
INVESTIMENTI ALTERNATIVI NUOVI STRUMENTI PASSIONE E GUADAGNO, NEL VINO SI INVESTE COSÌ Un fondo comune basato di Lorenzo Simoncelli in Lussemburgo, l vino d’autore è sì piacere, passioIne e glamour, ma dal ‘98 le etichette specializzato in bottiglie più pregiate possono trasformarsi in un’importante forma d’investimento. di grande pregio, apre Il vino, infatti, può rappresentare ormai un’interessante occasione di nuove prospettive guadagno, tanto che oggi, in seguito alle crisi che stanno attraversando i ad un mercato in crescita, mercati finanziari, sta superando notevolmente Bot, Borsa e beni immooltretutto slegato dagli alti biliari. L’investimento in vini d’annata non è e bassi della finanza. certo nuovo al mercato borsistico che ha già assistito alla nascita nel Caratteristiche 1999 del Liv –Ex(London International Vintage Exchange), un borsino e opportunità di un che riflette il valore medio di quelli che dovrebbero essere i cento miinvestimento particolare gliori e più commercialmente ambiti ■ 074 Investire ■ settembre 2008 vini del pianeta. L’indice è decisamente sbilanciato sulle produzioni francesi; infatti, il 94,49% è composto da vini Bordeaux, il restante 5.51% se lo spartiscono lo Champagne e qualche produzione italiana (0.49%). VINO E FINANZA Già prima del ’99, si era mosso qualcosa in relazione al binomio vino-finanza; infatti, il vero pioniere dell’investimento vinicolo è stato Christian Roger (vedere l’intervista nelle pagine seguenti) che nel 1998 ha avuto la brillante idea di fondere la sua passione di sempre, il vino, con la sua esperienza maturata negli anni lavorando in prestigiose banche internazionali. Nasce così Vino e Finanza, prima società che oggi opera nel settore del vino a 360°, occupandosi in particolare di consulenza nell’investimento delle bottiglie, ma anche consulenza ad aziende vitivinicole e organizzazione di degustazioni di alto livello. Sulla scia di questa iniziativa poi si sono create delle strutture off-shore in Gran Bretagna, Svizzera e Canada, finchè a Parigi nel 2001 è nato il primo fondo comune di investimento sui vini. Questo primato aggiunto a quello inerente la produzione vinicola consegna alla Francia il gradino più alto del podio enologico, subito dietro l’Italia. Da gennaio 2008 nasce poi la prima SICAV (società d’investimento a capitale variabile), Elite Advisers, di cui tratteremo ampiamente nelle pagine successive. Se prima dunque gli appassionati di vino potevano trarre profitti solo attraverso la compravendita tra privati di bottiglie di valore variabile, dal 1998 gli investitori possono realizzare il binomio perfetto: investire su una propria passione, in questo caso il vino. Tra l’altro questa nuova forma d’investimento genera profitti generalmente più cospicui rispetto alla semplice vendita tra privati o cantine. COME SI INVESTE Immaginate di affidare ad un gestore una somma di denaro, e fin qui nessuna novità, poi però al posto di azioni od obbligazioni nel vostro portafoglio avrete etichette prestigiosissime, tutte rigorosamente scelte e selezionate da un professionista che acquista e vende vino al posto vostro. L’accesso ai vari fondi è aperto sia ad investitori istituzionali che a singoli privati qualificati tramite la sottoscrizione di una polizza assicurativa che permette agli amanti del nettare di Bacco di investire i propri capitali beneficiando dei vantaggi propri dello strumento assicurativo e allo stesso tempo di realizzare un ritorno finanziario derivante dall’incremento di valore del fondo sottostante. Il vino ogni mese viene valorizzato sulla base di sei liste di prezzi: due provenienti dai wine merchant in Europa, due dai wine merchant del Regno Unito e due dalle aste di Christie’s e Sotheby’s. Le aste vinicole sono circa 300 l’anno, quasi una al giorno, e da lì escono un gran numero di etichette pregiate, molto spesso vendute a un prezzo inferiore a quello del mercato. Al termine del periodo d’investimento, in base agli accordi presi con il gestore al momento della sottoscrizione del fondo, è possibile recuperare l’ammontare del riscatto in cash oppure in bottiglie, e proprio in questo sta la sostanziale differenza con una normale operazione di investimento. Il vino dunque, come disse l’Avv. Agnelli, “male che vada si può sempre bere”. LA QUALITA’ PRIMA DI TUTTO Le regole del gioco quindi sono semplici, ma rigorose. Quattro i requisiti affinché una bottiglia possa generare profitti: altissima qualità, durata nel tempo, richiesta di mercato e rarità. Le etichette super top, le cosiddette “blue-chips wine”, possono arrivare anche ad una percentuale di rivalutazione del 500%, naturalmente questi numeri possono essere raggiunti solo da pochissime etichette di pochissime marche. Quindi se si vuole investire in Italia si deve puntare sui grandi rossi: Brunello, Barbaresco e Barolo su tutti. Per fare un esempio la Biondi Santi, storica griffe che ha creato il Brunello di Montalcino, è la cantina a più alto indice di rendimento in Italia, infatti la Riserva 1955, unico vino italiano inserito tra i migliori dodici del Novecento nella classifica diWine Spectator, la bibbia enologica degli Usa, si è rivalutata del 141.923% dal 1961. Naturalmente sono esempi rari, ma ci teniamo a ricordare come vi possano essere delle bottiglie italiane che reggono tranquillamente il confronto con i grandi Premier Crus francesi. NOBLE CRUS A proposito di grandi Crus francesi, da gennaio 2008 c’è una nuova realtà nel panorama dell’investimento vinicolo. Conosciamola meglio. Si chiama Elite Advisers, è una società lussemburghese di consulenza che ha lanciato un primo fondo d’investimento specializzato sull’innovativo concetto di Passion Investment, dal titolo Noble Crus. Miriam Mascherin e Michel Tamisier, i due managing partner della società, vogliono portare emozione nella finanza e i primi risultati sono quasi inebrianti: infatti al 30 giugno 2008 si è registrato un + 14,75% sul valore patrimoniale netto al lancio (02.01.2008) che era di 100 euro. Questi risultati sono frutto dell’esperienza maturata dai due managing partner della società nel corso degli anni, ricoprendo incarichi di riliev. In BNP Paribas a Milano Tamisier, passato poi in J.P. Morgan Luxembourg e infine managing director alla Carmignac Gestion Luxembourg, prima di approdare in Elite Advisers. Altrettanto brillante il cursus della Mascherin, prima presso il Gruppo Elco, poi in Technicolor e infine anche lei approdata alla direzione della Carmignac Gestion Luxembourg. Noble Crus è dunque il frutto di un accordo che ha riproposto la collaborazione manageriale tra MichelTamisier e Miriam Mascherin, ormai consolidata nel tempo e che aveva già dato ottimi risultati. COSA C’E’ NEL PORTAFOGLIO ? Michel Tamisier ha spiegato a Investire la tripartizione del portafoglio del fondo: “Il 70% è investito nei misettembre 2008 ■ Investire 075 INVESTIMENTI ALTERNATIVI NUOVI STRUMENTI Intervista con Christian Roger, uno dei massimi esperti del mercato I SEGRETI DELL’INVESTITORE DOC PERCHÉ HA SUCCESSO L’INVESTIMENTO NEL VINO ? “Innanzitutto perché è un prodotto di lusso, che contrariamente a quanto si pensi non è un prodotto di collezionismo, ma di consumo; infatti, nonostante sia un bene di lusso al contrario di barche o macchine, che pochi possono permettersi, il vino invece è disponibile a molte persone. Una bottiglia da mille euro non è una spesa irraggiungibile, è un lusso che molti possono offrirsi. Secondo, il vino è totalmente decorrelato dai mercati, segue logiche diverse, e quindi anche in periodo di recessione si possono avere delle plusvalenze sulle grandi bottiglie”. nere in considerazione che è l’unico prodotto agro-alimentare che si modifica nel tempo. Un vino di un’annata giusta con il trascorrere del tempo garantisce il capitale iniziale, anzi quasi sicuramente lo fa lievitare”. QUAL È E COME CRESCE IL VALORE DEL VINO ? “Il valore è legato in modo stretto all’aspetto qualitativo, cioè del suo potenziale di invecchiamento, poi dopo un certo numero di anni entra in gioco un secondo aspetto che è la rarità, bottiglie che vanno dai 30 ai 50 anni, ma i due aspetti sono molto legati. La rarità senza la qualità non porta a nessun risultato. Ad esempio una bottiglia di Romanèe-Conti del ’44 che ormai è un’annata morta non vale più di 50 euro, un RomanèeConti del ‘45 ne può valere 10 mila. La differenza sta tutta nella qualità del prodotto. Oggi il vino gioca lo stesso ruolo che aveva l’oro qualche anno fa nei confronti della Borsa. I prezzi dei grandi vini degli ultimi 30/40 anni non sono mai diminuiti, bisogna sempre te- E I VINI ITALIANI? “Gli italiani hanno una quota parte importante, piccola rispetto a Bordeaux e Borgogna però è la seconda davanti a Spagna, Stati Uniti e Australia. Spicca qualche etichetta toscana, piemontese, e un paio venete. Il problema è legato soprattutto al prodotto: i vini italiani , anche se hanno fatto molti progressi negli ultimi 10-15 anni, rimangono vini che per cultura vinicola non hanno sempre un potenziale d’invecchiamento molto lungo. Questo perché il cliente italiano non è interessato a vini invecchiati, e quindi questo frena la selezione. I SuperTuscans hanno un arco di vita relativamente corto e quindi sono tagliati fuori da una tipologia di prodotto di investimento”. IN QUALI VINI INVESTE IL FONDO NOBLE CRUS? “Investiamo nei primeurs un 10/15% degli assets, sui Bordeaux, ma soprattutto sui grandi crus della Borgogna che sono più difficili da reperire, ma che hanno potenziali di crescita di valore nettamente superiori, per il semplice fatto che le produzioni sono più piccole che nella zona di Bordeaux”. 076 Investire ■ settembre 2008 QUALI LE ETICHETTE GIUSTE ? “Bisogna fare attenzione alla liquidità del prodotto, quindi al potenziale di rivendita, vige la regola classica dell’80/20: se si prende un catalogo d’asta, e di aste ce ne sono circa 300 all’anno, si vede come l’80% delle etichette saranno costituite da un numero ridotto di nomi e il 20% sarà costituito da una grande moltitudine di vini. Noi come struttura d’investimento andiamo su quel 80% e quindi su prodotti che sono noti da decenni e da secoli. Può capitare di puntare su etichette “moderne”, ma sempre con molta cautela perché poi bisogna vedere come il prodotto evolve e capirlo anticipatamente è molto difficile. E’ importante quindi comprendere subito il potenziale di invecchiamento che fa cambiare a sua volta il potenziale di valore. Una cosa è certa: i vini che stanno sotto i 100 euro hanno poche possibilità di avere delle evoluzioni; invece vini che partono da 500 eu- “Bisogna avere grande rispetto del vino, perché dietro c’è l’anima del produttore” ro in su hanno grosse possibilità in base alla legge dell’offerta e della richiesta, soprattutto in seguito alla grande richiesta dei mercati emergenti”. QUALE L’ORIZZONTE TEMPORALE DELL’INVESTIMENTO? “ Nel vino ci possono essere periodi di stabilità totale dove i prezzi non variano e poi in quindici giorni avere uno scalino abbastanza importante. Ad esempio il vino vendemmiato nel 2007 inizierà ad avere vita sul mercato nel 2010”. gliori Crus, soprattutto vecchie etichette, caratterizzato da un approccio vario, dove il valore della bottiglia sul mercato è conosciuto e quindi l’obiettivo consiste nel trovare la stessa etichetta ad un prezzo inferiore tramite l’acquisto dalle cantine private o dai ristoranti, molto simile ad una gestione di fondi tradizionale; il 20% nei primeurs, dove il gestore compra vini di cantine note per la loro qualità e scommette sulla crescita di un prodotto di questa società, e il restante 10% rimane cash”.Ad oggi le etichette presenti nel portafoglio di Noble Crus sono per il 55.5% Borgogna, tra cui spiccano un Romanèe-Conti del ’90, un Richebourg dell ’85, annata eccellente, e un La Tache del 2005. Grande rilevanza anche per i vini Bordeaux che ricoprono il 37% del portafoglio con un Mouton-Rotschild MG del ’45, altra ottima annata, un Lafleur del 2005 e uno Chateau d’Yquem del ’21. Per i grandi vini francesi dunque l’interesse del gestore del fondo Christian Roger si è incentrato sui grandi formati delle vecchie annate, sempre rare e quindi molto ricercate, oltre naturalmente a una gamma di vini più recenti, selezionati sempre in base alla loro qualità. C’è infine anche una piccola percentuale di vini italiani e di altri paesi come Spagna, Usa e Australia. Come già spiegato le etichette all’interno del portafoglio variano, e chissà che nei prossimi mesi non vi si possa trovare l’ultima scoperta del panorama vinicolo, la più antica bottiglia di Veuve Clicot, annata 1893, trovata per caso all’interno di un castello scozzese. CARATTERISTICHE DEL FONDO L’importo minimo d’investimento richiesto è di 125 mila euro, per due motivi, primo perché l’Elite Advisers la considera una soglia adeguata per il target previsto, secondo perchè è richiesto dalle leggi lussemburghesi per investitori qualificati. “Noble Crus – spiega Tamisier – appartiene alla categoria gestione alternativa, seppure non sia un vero e proprio hedge, infatti non ci sono prestiti, non c’è leverage nè shorting. Il funzionamento è quello di un fondo long only, con una gestione molto simile ad un fondo azionario, dove il processo di investimento consiste in una selezione accurata dei vini dopo un’attenta analisi del mercato, si può paragonare dunque ad un normale fondo equity. Visto però – continua Tamisier - che non è un fondo armonizzato e coordinato, e non è UCIT’s III, non può essere autorizzato in Italia e distribuito al pubblico, ma può essere venduto solo ad istituzioni e privati sofisticati. E’ un prodotto che si vende come fondo alternativo estero, private placement; e siccome il fisco italiano lo tassa come tale, non è conveniente per chi lo compra direttamente dal proprio conto corrente perché poi tutte le plusvalenze e i proventi eventuali sono inseriti nella dichiarazione dei redditi”. “La vera novità – termina uno dei due managing partner della società – consiste nella possibilità di Le regioni nel fondo 2,7% Piemonte 3,0% Toscana 37,0% Bordeaux 0,3% Vari 57,0% Borgogna La suddivisione per provenienza dei vini nei quali è investito il fondo Noble Crus. avere un accesso facilitato a questo fondo attraverso una polizza assicurativa di diritto estero, ma non italiano, perché le compagnie italiane possono acquisire solo fondi armonizzati”. I VINI ANCHE IN UNA POLIZZA CON FARAD Tra le compagnie di diritto estero spiccano la Farad International, broker assicurativo specializzato nel Private Insurance, che ha lanciato sul mercato italiano Private Alternative Selection, polizza unit-linked, che ha obiettivi di ritorno assoluto grazie all’utilizzo di una gestione attiva in strumenti d’investimento decorrelati dall’andamento dei mercati finanziari. “Quando Elite Advisers ci ha presentato questo veicolo – spiega Giuseppe Frascà, Partner di Farad International – abbiamo trovato interessante questo prodotto come strumento di diversificazione per i nostri clienti esteri e abbiamo pensato potesse essere anche una modalità per il collocamento in Italia”. “Sottoscrivere questo fondo in Italia – prosegue Frascà – è infatti fiscalmente sconveniente perché si paga sugli utili l’aliquota marginale con la tassazione piena, come acquistare un hedge nelle isole Cayman”. L’obiettivo di Farad è dunque “cercare di dare al cliente private dei veicoli fiscalmente efficienti e giuridicamente eccellenti per poter accedere a delle formule d’investimento di nicchia”. L’accordo che sta alla base tra Elite Le etichette nel caveau di Noble Crus VINO CASTELLO REGIONE ROMANÈE – CONTI LA TACHE MOUTON – ROTHSCHILD ROMANÈE – CONTI RICHEBOURG LAFITE – ROTHSCHILD RICHEBOURG ROMANÈE – SAINT VIVANT RICHEBOURG MONTRACHET DRC DRC MOUTON – ROTSCHILD DRC HENRI JAYER LAFITE – ROTHSCHILD HENRI JAYER DRC DRC DRC BORGOGNA BORGOGNA BORDEAUX BORGOGNA BORGOGNA BORDEAUX BORGOGNA BORGOGNA BORGOGNA BORGOGNA Le bottiglie nelle quali ha investito il fondo Noble Crus. ANNO 2005 2005 1945 1990 1978 2007 1985 2005 2005 2005 Michel Tamisier, managing partner di Elite Advisers. settembre 2008 ■ Investire 077 INVESTIMENTI ALTERNATIVI NUOVI STRUMENTI Pro & Contro BICCHIERE MEZZO PIENO ■ Decorrelato dai mercati finanziari e dal normale ciclo economico, e vista la situazione attuale non è poco. ■ Investimento alternativo è una diversificazione rispetto alle tradizionali forme d’investimento, agisce su settori non utilizzati dalla finanza classica. ■ Domanda in aumento e offerta costante. Un binomio vincente, infatti la richiesta dei cosiddetti paesi di recente industrializzazione non conosce sosta, mentre la produzione non può variare più di tanto. ■ Attrattivo stimolante per gli appassionati, per gli addetti del mestiere, ma anche per tutti coloro che credono nel vino come una possibile e redditizia fonte di guadagno. BICCHIERE MEZZO VUOTO ■ Esperienza intesa come anni passati nel settore vitivinicolo, ma anche e soprattutto come conoscenza delle numerose difficoltà che ruotano attorno al mondo del vino. Accesso ai mercati e rapporti diretti con i produttori permettono di acquistare le bottiglie a prezzo inferiore, aspetto importante per chi opera in questo settore. ■ Medio-Lungo termine non è adatto a chi ha bisogno di guadagnare subito, buoni profitti si possono registrare dopo un periodo di circa cinque anni. ■ Logistica bisogna sapersi muovere, organizzazione dei trasporti, dello stoccaggio, il tutto alla ricerca delle migliori condizioni economiche. ■ Rallentamento del mercato molto difficile ma non impossibile, anche perché quello del vino, non è un mercato borsistico e quindi non c’è una piattaforma ufficiale, tranne il Livex. 078 Investire ■ settembre 2008 Advisers e Farad è dunque chiaro “Noi promuoviamo il loro fondo e la società lussemburghese promuove l’accesso alle polizze Farad tutte le volte che incontrano un cliente privato che vuole investire in questo strumento”. Il rendimento di questa polizza è legato a tre asset class equamente ponderate: un fondo di fondi che investe nel Life Settlement (Alpha SIS), “dove possessori di polizze vita di puro rischio, a causa dell’alto costo dei premi, - spiega il dott.Frascà - decidono di cederle a società specializzate, che al momento della morte del possessore incassano i premi”; Noble Crus e un fondo hedge con strategia market neutral total return (Herald Fund – USA Segregated Portaolio One), che assume cioè posizioni a medio/lungo termine su azioni liquide del mercato statunitense in correlazione con lo S&P100. Oltre a Farad ci sono anche altre assicurazioni che garantiscono questo servizio come Irish Life , e la Lombard di diritto lussemburghese, l’importante è che i contratti siano di domicilio estero. Gli investitori italiani dunque che volessero sottoscrivere Noble Crus, non hanno scelta, devono stipulare una polizza con una di queste compagnie assicurative per maggior convenienza. FONDO S.I.F. CON LIQUIDAZIONE MENSILE Tutto ciò dopo il 13 febbraio 2007, ossia da quando è stata emanata la nuova legge che consente la creazione di Specialise Investment Fund (SIF), cioè dare la possibilità ad un prodotto di investire in settori ricercati, Noble Crus dunque è un SIF. Dato non irrilevante poi la possibilità di liquidazione mensile, che permette a qualsiasi investitore che ha sottoscritto Noble Crus, la possibilità di entrare o uscire a suo piacimento, tenendo sempre conto che il vino ha bisogno di tempi medio lunghi per garantire determinati rendimenti. Il tutto alla fine è nelle mani di un gestore di grande esperienza come Christian Roger che seleziona e acquista le etichette presso i produttori di vini en primeur o grand crus classificati, o in occasione di vendite all’asta. La sua attività prevede inoltre la vendita e l’arbitraggio sui vini, la copertura dei rischi e il controllo dell’imbottigliamento e del trasporto verso i siti di stoccaggio specializzati come il Porto franco di Ginevra. A spingere il mercato la continua crescita di domanda proveniente dai Paesi emergenti, e dalla clientela HNWI(High Net Worth Individual), mantenendo pur sempre l’offerta fissa. EMERGENTI ANCHE NEL VINO A proposito di paesi emergenti nel consumo del vino un ruolo rilevante è giocato dal gruppo denominato BRIC (Brasile, Russia, India e Cina). Questi sono visti oggi dagli esperti come quelli che possono esprimere significativi tassi di espansione dei consumi e che, essendo paesi di grande dimensione potranno potenzialmente premiare gli sforzi commerciali di chi si sta cimentando nella loro penetrazione. I BRIC tra l’altro, negli ultimi due anni hanno mostrato tassi di crescita annuali delle importazioni superiori al 20%. Ma non finisce qui; infatti dati aggiornati dimostrano come sia in forte aumento anche la produzione vinicola in questi Paesi: la vite coltivata fuori dall’Europa (51,3%) ha superato quella dell’Europa a 27 paesi (48.7%). Solo il ritardo nelle tecniche agricole fa sì che i paesi emergenti non riescano a raggiungere i livelli di produzione dei paesi occidentali, Francia e Italia su tutti. Basta vedere la percentuale dei vitigni rossi per capire che fra qualche anno l’eldorado della vite avrà forse gli occhi a mandorla. Insomma il panorama mondiale del vino sta cambiando e nonostante le buone performance del vino italiano sul mercato internazionale si rischia che i Gulliver del nuovo mondo possono invadere i Lilliput del vecchio e del vino d’autore. Nonostante tutto, la domanda vitinicola è viva e in costante crescita, e allora “Una cantina oggi, un patrimonio domani” potrebbe essere lo slogan di chi ha deciso di cimentarsi in questo nuovo tipo di investimento alternativo, che spesso genera i suoi ■ frutti: il vino e la finanza.