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La scimmia vestita tra passato e futuro

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La scimmia vestita tra passato e futuro
A
Brunetto Chiarelli
La scimmia vestita tra passato e futuro
L’Antropologia come Storia Naturale dell’Uomo
Omaggio al ° della pubblicazione de L’origine delle specie di Charles Darwin
e in memoria del ° anniversario della morte di Paolo Mantegazza
Prefazione di
Danilo Mainardi
Copyright © MMXIII
ARACNE editrice S.r.l.
www.aracneeditrice.it
[email protected]
via Raffaele Garofalo, /A–B
 Roma
() 
 ----
I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica,
di riproduzione e di adattamento anche parziale,
con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.
Non sono assolutamente consentite le fotocopie
senza il permesso scritto dell’Editore.
I edizione: dicembre 
Per le ragioni che potranno essere lette nel testo, questo saggio è dedicato:
alla memoria di Giuseppe Stalin, ex presidente dell’URSS
a George Bush Senior, ex presidente degli USA
all’Arcivescovo di Vienna Mons. Christoff Shonborn
alla ex Ministro della Pubblica Istruzione nonché all’ ex vicepresidente del CNR
e a tutti quelli che tentarono di cancellare l’insegnamento e la ricerca evoluzionistica
o per ideologie preconcette o per interessi personali, o politici del momento.
Ma con molta stima, anche se d’altra generazione, a un poeta dialettale romano detto
“Trilussa” il cui intuito poetico ha avuto il merito di aprire la mente a molti.
L’uomo e la scimmia
L’Omo disse a la Scimmia:
– Sei brutta, dispettosa:
ma come sei ridicola!
ma quanto sei curiosa!
Quann’io te vedo, rido:
rido nun se sa quanto! . . .
La Scimmia disse: – Sfido!
T’arissomijo tanto!
T
L’antenato
– L’Omo è sceso da la Scimmia:
– borbottava un Professore –
nun me pare che ‘sta bestia
ciabbia fatto troppo onore. . .
– È questione de modestia;
– je rispose un Ranguttano –
l’importante è che la Scimmia
nun sia scesa dar cristiano.
T
Più seriamente il testo è con affetto dedicato ai miei nipoti:
Federica, Lorenzo, Laura, Lisa e Camilla e ai loro coetanei,
preoccupato e pensoso per il futuro che li attende
Indice

Prefazione

Premessa

Capitolo I
Storia e impatto delle concezioni evoluzionistiche
.. Cenni storici,  – .. L’evoluzionismo in Italia nella seconda metà
dell’,  – .. La conferenza di Herzen del  e l’evoluzionismo a
Firenze,  – .. Paolo Mantegazza e la fondazione della prima cattedra
di Antropologia in Italia,  – .. Da Mantegazza alla seconda guerra
mondiale,  – .. Lo sviluppo delle Scienze Antropologiche nel secondo dopoguerra,  – .. Ruolo delle scienze antropologiche oggi
e quale compito per il futuro,  – Biografia di Charles Darwin,  –
Bibliografia, .

Capitolo II
Sintesi introduttiva delle origini e dell’evoluzione umana
.. Dal Big–Bang all’origine della vita,  – .. Dai Rettili ai Mammiferi
Euteri e dagli Euteri ai Primati,  – .. I resti fossili e i dati biologici
per la ricostruzione della filogenesi dei Primati e l’origine dell’Uomo, 
– .. L’origine e la diffusione degli Ominidi e di Homo,  – .. Dalla
postura quadrumane a quella eretta,  – .. La comparsa dell’Uomo, 
– .. La comparazione cariologica e genetica fra Primati non umani e
Uomo,  – Bibliografia, .

Capitolo III
Unica specie, con molte varianti
.. Premessa,  – .. L’autocoscienza delle differenze,  – .. Il dimorfismo sessuale nell’uomo,  – .. Interpretazione socio–biologica
sull’origine del seno prominente nella femmina umana,  – .. Differenze genetiche, ma non “razze”,  – .. La Dichiarazione sulla

La scimmia vestita tra passato e futuro

Razza dell’Unesco e il documento proposto da l’International Institute
for Humankind Studies,  – Bibliografia, .

Capitolo IV
Le prime acquisizioni culturali: la manualità e la produzione di
strumenti
.. Premessa,  – .. Le tecniche di scheggiatura,  – .. La successione delle industrie litiche nel tempo e nelle diverse regioni,  –
.. Le più antiche industrie litiche del Paleolitico inferiore,  – .. Le
industrie del Paleolitico medio e la Cultura Musteriana,  – .. Il
Paleolitico superiore e i complessi post–gravettiani,  – .. Le industrie litiche negli altri continenti,  – .. L’inventività umana,  –
.. La successione temporale degli eventi,  – .. Le basi mentali
della logica geometrica,  – .. Le basi neolitiche e storiche della
Matematica,  – .. Le aree corticali di competenza della Geometria
e della Matematica,  – Bibliografia, .

Capitolo V
I centri genetici delle piante coltivate e l’origine della sedentarizzazione
.. Premessa,  – .. La scoperta dell’agricoltura,  – .. Andamanto
climatico durante l’Olocene,  – .. toc=L’agricoltura itinerante dei
popoli cacciatori–raccoglitori attuali,  – .. I Centri genetici delle
piante coltivate,  – .. Documentazione archeologica, legata ai centri genetici delle piante coltivate e alla domesticazione animale,  –
Bibliografia, .

Capitolo VI
La comunicazione interindividuale e l’origine del linguaggio
.. Premessa,  – .. La comunicazione fonico–acustica,  – .. Dalla vocalizzazione al linguaggio,  – .. Le basi neurologiche del linguaggio,  – .. Le basi genetico–molecolari del linguaggio,  –
.. Le ricerche linguistiche sugli Scimpanzé,  – .. L’approccio ontogenetico,  – .. Ipotesi fallace sull’esistenza di una lingua madre,  –
.. Monogenesi o poligenesi delle lingue,  – .. Effetto dell’ambiente sullo sviluppo dell’encefalo,  – .. Considerazioni conclusive, 
– Bibliografia, .
Indice


Capitolo VII
Da  a cc: le basi biologiche della sapientizzazione
.. Premessa,  – .. L’incremento cerebrale da  a  cc a seguito
della fase acquatica dell’evoluzione umana,  – .. Dieta, socializzazione e sviluppo cerebrale,  – .. I tre cerebrotipi di MacLean,  –
.. I geni Homeobox e il loro ruolo nella morfogenesi e nell’evoluzione
del cervello umano,  – Bibliografia, .

Capitolo VIII
Le basi biologiche dell’aggregazione sociale e dell’incremento demografico
.. L’individuo e la conflittualità interindividuale,  – .. Gli stimoli base dell’organizzazione sociale,  – .. Il rapporto madre–
figlio,  – .. Lo stimolo sessuale come mezzo di coesione sociale,  – .. Rapporti di collaborazione per l’approvvigionamento del
cibo,  – .. Rapporti di collaborazione per la difesa del gruppo,  –
.. Interazione fra stimoli biologici e ambiente,  – .. Definizione
dell’unita riproduttiva di base e tentativo di definizione sociobiologica di
deme,  – .. Le basi sociologico–storiche delle strutture riproduttive
umane,  – .. Incremento demografico: incremento o impatto?, 
– Bibliografia, .

Capitolo IX
L’origine del pensiero religioso e le religioni d’oggi
.. La carta delle religioni nel mondo attuale,  – .. Forme diverse di
religiosità,  – .. Interazione fra forme di religiosità e ambiente,  –
.. La religione come fenomeno umano,  – .. Le teorie sull’origine
del fenomeno religioso,  – .. L’accumulo delle tradizioni e la loro
fissazione nelle menti dei fedeli,  – Bibliografia, .

Capitolo X
Dalla civiltà industriale a quella post–industriale (Antropocene)
.. Premessa,  – .. Incremento demografico, risorse energetiche
e biotecnologiche: interazione o impatto?,  – .. Squilibri fra risorse
e sviluppo,  – .. L’inquinamento atmosferico,  – .. La perdita
di biodiversità,  – .. I cambiamenti climatici e il protocollo di
Kyoto,  – .. Conservare per il futuro,  – .. La necessaria
riforestazione del Pianeta,  – .. La situazione del Mediterraneo e
il Progetto Atlante come tentativo riequilibrio ecologico ed economico
nella regione Mediterranea,  – Bibliografia, .
Indice


Capitolo XI
Il cibo di oggi e quello per domani
.. Fabbisogno energetico alimentare umano,  – .. Produttività
agricola e consumerismo,  – .. La carrying capacity agricola del
Pianeta per Homo sapiens,  – .. La produzione agricola oggi,  –
.. Coltivazioni selettive,  – .. Conclusioni,  – Bibliografia, .

Capitolo XII
Dal carbone al petrolio e dal petrolio all’idrogeno
.. Energia, chimica, ambiente,  – .. La storia delle richieste
energetiche,  – .. Il bilancio antropico dell’era industriale, 
– .. Le crisi geopolitiche,  – .. Cambiamenti di mercato nel
rapporto Grano–Petrolio,  – .. La fine del Petrolio e l’introduzione
dell’Idrogeno,  – .. Le fonti di energia alternative ai combustibili
fossili,  – .. Quadro europeo delle iniziative sui biocarburanti, 
– .. Firenze e il motore a Idrogeno di Barsanti e Matteucci,  –
Bibliografia, .

Capitolo XIII
Le basi naturalistiche dell’Etica e quelle storico–religiose della
Morale
.. Premessa,  – .. Le basi storiche, conoscitive e culturali per
una Bioetica globale,  – .. L’autoconsapevolezza dei problemi, 
– .. Storia dei concetti etici,  – .. La nascita della Bioetica e le
sue basi naturalistiche,  – .. Dalla Bioetica alla Bioetica globale, 
– .. Biotecnologie e genoma umano: appello per una riflessione di
Bioetica globale,  – Bibliografia, .

Capitolo XIV
Impatto ecosistemico del popolamento umano, consumerismo e
carring capacity del Pianeta. Quale futuro per l’Umanità?
.. Premessa,  – .. I problemi ecologici e la loro riconsiderazione
in chiave antropologica,  – .. Energie disponibili e alternative per
un futuro possibile,  – .. Produttività agricola e consumerismo, 
– .. Problemi connessi con l’ingegneria genetica e la biomedicina in
generale,  – .. Tentativo dl una definizione naturalistica di Etica, 
– .. Riflessioni di scienziati e pensatori diversi,  – .. Quale futuro
per l’umanità?,  – Bibliografia, .
Indice

Postfazione
Bibliografia, .

Prefazione
Brunetto Chiarelli ha meriti grandissimi per la diffusione della ricerca
antropologica nel nostro Paese. È un ricercatore distinto, ben noto
nel mondo della ricerca e dotato di una straordinaria curiosità e passione. Cultore competente delle scienze naturali e ambientali e Maestro
appassionato in vari ambiti di queste discipline, nella sua lunga e produttiva attività di ricerca ha toccato moltissimi temi. Quasi tutti ora
li ritroviamo presenti in questo libro utile e importante, che penso
possa rappresentare la summa della sua attività di scienziato maturo sì
ma ancora straordinariamente produttivo. Il suo approccio interdisciplinare allo studio dell’uomo è importante e innovativo. La biologia
e la cultura, Chiarelli infatti ci insegna, sono inscindibili nella storia
umana. Chiarelli si avvale d’un approccio multidisciplinare che risulta
assai efficace per analizzare e quindi ricostruire i multiformi aspetti
che fanno della nostra specie un’unità dalle molte varianti, ricca di
differenze genetiche che non possono però essere mai definite razziali.
E lo stesso approccio vale pure per la storia della nostra evoluzione
culturale, dell’origine dei linguaggi umani, per la domesticazione delle piante e la conseguente sedentarizzazione della nostra specie, per la
nostra socialità complessa e articolata e infine per quell’incremento
demografico che è la prima delle concause di ogni problema di carattere ambientale. Ho infine apprezzato, per il loro significato simbolico,
le ironiche dediche indirizzate ad alcuni personaggi eccellenti della
nostra storia recente, che si sono tutti in vario modo segnalati, come
Chiarelli argutamente scrive, per essersi opposti, senza documentarsi,
all’insegnamento della teoria evolutiva. Ebbene, voglio ricordare che
l’esclusione dell’insegnamento dell’evoluzione dai programmi scolastici è oltremodo preoccupante perché, se si omette la spiegazione
evolutiva, non si possono produrre altro che insegnamenti vuoti di
spiegazione, sempre totalmente insoddisfacenti. Insegnamenti cioè
solo penosamente moralistici e dunque ben poco utili per la vera comprensione del significato della diversità biologica e culturale, del suo


Prefazione
grande valore e della conseguente necessità di rispettarla. Solo allevando generazioni che pensano usando la ragione e non soltanto che
credono, si potrà cambiare positivamente la storia dell’umanità. Un’umanità ricca di quella diversità, e di essa rispettosa, che rappresenta la
miglior garanzia di sopravvivenza per la nostra specie.
Danilo M
Professore emerito di Ecologia comportamentale
Università Ca’ Foscari di Venezia
Premessa
Fu l’amico Desmond Morris, nel  e , a lanciare lo stereotipo
de “la scimmia nuda” per indicare l’assenza di pelliccia nella nostra
specie.
L’epiteto di “scimmia vestita” che oggi introduco non vuole riferirsi alla più o meno abbondante e differenziata copertura vestiaria
degli individui delle diverse popolazioni della nostra specie. Questo
aspetto è stato già egregiamente sviluppato in una bella mostra accompagnata da un ottimo fascicolo, allestito dalla compianta Tiziana
Doro e dal collega Melchiorre Masali, nel Museo di Antropologia ed
Etnologia di Torino nel , mostra e fascicolo che meriterebbero
essere riproposte in altre sedi museali.
L’intento di questo libro è invece quello di sottolineare per un
pubblico eterogeneo, ma interessato, le tappe evolutive che, durante
la Storia Naturale della nostra specie, hanno condotto i nostri antenati a “vestirsi” di una cultura socio–tecnologica che dopo aver
raggiunto l’attuale livello di globalizzazione rischia di condurci alla
estinzione, così come è successo per molte altre specie animali in
tempi diversi.
Lo faccio con riferimenti alle ricerche e al periodo che ho vissuto
come studente, ricercatore e docente di Ecologia umana, Antropologia, Primatologia e Evoluzione Umana a Torino, a Toronto, a Firenze,
a Pavia, a Palermo, Catania e Messina, dal  ad oggi e alle esperienze di ricerca fatte in paesi diversi, dagli Stati Uniti all’India, dal Brasile
all’Australia.
Il volume è dedicato alla ricorrenza del ° anno della pubblicazione del libro di Charles Darwin su L’Origine della specie, per il quale
molte celebrazioni sono state fatte dal  ad oggi, ma che forse
pochi hanno considerato nelle implicazioni sul futuro dell’Uomo a
causa dell’impatto che la nostra specie opera sul Mondo della Natura
legato sì ai processi di selezione e all’evoluzione che ci ha prodotti,
ma con i limiti imposti dalle leggi di Malthus e reinterpretati dal

Premessa
le leggi dell’ereditarietà di Gregorio Mendel che Charles Darwin,
pur avendole nella sua biblioteca, aveva tralasciato di leggere, forse
perché scritte in tedesco (Chiarelli ).
L’Homo sapiens, come specie zoologica, presenta particolare interesse non solo perché è la specie a cui apparteniamo, ma perché, come
specie animale, è stata ed è tuttora particolarmente efficiente.
Sette miliardi di individui attualmente viventi e dislocati in tutte le
terre emerse, esposti a rigore di climi inusitati per mammiferi della
medesima taglia, è di per sé un segno di efficienza che ci inorgoglisce.
L’orgoglio del dominio sulla Natura e la caparbia ostinazione contro
le avversità è una caratteristica che ha sempre distinto l’Uomo e lo ha
costantemente spronato a superare le difficoltà. Orgoglio ed ostinazione sono stati al tempo stesso stimolo ed effetto della sua evoluzione
fisica e del suo progresso culturale. La cosiddetta civiltà tecnologica in
cui viviamo e che apprezziamo è solo un aspetto di questo continuo
adattamento.
L’origine, l’evoluzione ed il differenziamento fisico della nostra specie non possono essere separati da quelli tecnologici e culturali, poiché
essi si sono continuamente integrati in costante interdipendenza. Per
questa ragione l’Antropologia intesa come Storia Naturale dell’Uomo
non ha valore solo per soddisfare la curiosità sulla storia passata della
specie a cui apparteniamo, ma ha valore di costante attualità: attualità che va dal ripensamento sulla natura del nostro essere e del suo
inserimento nell’ambiente in cui viviamo, alla costante riproposta di
differenti modi di esistenza.
In questo momento poi in cui i valori tradizionali della cultura stanno rapidamente scomparendo per il progredire della globalizzazione
tecnologica, l’Antropologia come Storia Naturale dell’Uomo adempie anche ad una funzione di ponte fra le cosiddette Scienze Esatte e
quelle che malamente vengono definite Scienze Umane; e questo è
l’aspetto più moderno e di maggiore importanza che l’Antropologia
sta assumendo.
Vi sono infatti discipline diverse che si occupano di aspetti particolari dell’essere umano, ma nessuna di queste si interessa specificamente
della posizione della nostra specie nella sistematica naturale, delle
sue origini, del suo inquadramento nell’ambito dei Vertebrati superiori, delle relazioni che essa ha con le altre forme di viventi e con
l’ambiente esterno che viene da noi profondamente modificato.
Premessa

L’Anatomia descrive i dettagli della struttura del nostro corpo, la
Fisiologia ne studia la funzionalità, la Patologia indaga sui processi
abnormi, la Psicologia si occupa delle proprietà elaborative del nostro
cervello, la Storia infine si interessa ai prodotti della cultura umana.
Ma nessuna di queste scienze si occupa specificamente della nostra
specie in senso naturalistico.
Il campo di studio compatibile con questo intendimento è tuttavia
molto ampio, in quanto può comprendere aspetti molto diversi che
devono essere trattati e approfonditi con metodologie che, spesso,
poco hanno in comune tra loro.
L’interesse dell’antropologo è quindi quello di descrivere le varie
caratteristiche proprie della specie umana, come fa lo zoologo con una
particolare specie animale o come fa il botanico con una particolare
specie di piante. Ovviamente i metodi saranno diversi a seconda
dell’inclinazione propria di ogni studioso e della sua preparazione, ma
il risultato deve tendere alla possibilità di una sintesi naturalistica di
tutti i dati, sintesi che è alla base di ogni discorso filosofico.
La funzione di ponte fra scienze esatte e scienze umane che le
Scienze Antropologiche, concepite come Storia Naturale dell’Uomo,
devono assumere risulta ancor più chiara se noi consideriamo la storia del nostro Pianeta nel suo insieme. La storia della Terra infatti
può essere divisa in tre grandi periodi: quello chemiogenetico, quello
biogenetico e quello cognogenetico. (fig. )
Lo stadio chemiogenetico è caratterizzato dalla produzione di composti organici complessi originatisi mediante meccanismi quale l’aggregazione cosmica primitiva, i processi fotochimici, le reazioni termiche
o spontanee fra composti preformati; meccanismi comunque non
di tipo replicativo, non tali cioè da consentire la formazione di un
composto mediante la replica di una identica struttura.
Lo stadio biogenetico è caratterizzato dalle replicazioni di un polimero, strutturato secondo un ordine specifico. Il polimero biogenetico per eccellenza, nel nostro globo, è l’acido desossiribonucleico
o DNA. Questa molecola determina la sequenza delle sue proprie
repliche e di quei materiali, come le proteine, che costituiscono le
cellule e gli organismi. Su questo polimero la Natura ha compiuto
errori di replicazione e la selezione naturale ha scelto fra gli errori
quelli più adatti, dando luogo alla enorme varietà di forme di vita
attualmente esistenti sulla Terra.

Premessa
La cognogenesi (storia) è caratterizzata dal meccanismi di percezione,
di calcolo, di espressione simbolica e di comunicazione interpersonale
per cui si ha l’accumulo delle tradizioni e della cultura.
Figura . Storia della Terra: stadio chemiogenetico ( miliardi di anni), biogenetico
(, miliardi di anni) e cognogenetico ( milioni di anni).
In questo contesto l’Antropologia quindi trova una sua specifica
collocazione come Scienza che si occupa degli aspetti biogenetici riguardanti il gruppo dei Primati, dell’origine fisica dell’Uomo nonché
dell’origine e dei processi fondamentali dell’evoluzione della cognogenesi. Una scienza quindi che deve integrare il metodo sperimentale con
il metodo storico, in cui le informazioni devono essere costantemente
controllate e confortate da una ragionata loro collocazione storica e funzionale. In questa concezione dell’Antropologia come Storia Naturale
dell’Uomo la Preistoria non può trascurare le conoscenze di biologia
umana; l’Urbanistica non può fare a meno dell’Antropologia fisica e
della Demografia come l’Economia deve tenere nel dovuto conto le
differenze biologiche, sociali e culturali fra le varie popolazioni umane per meglio pianificarne il loro sviluppo. L’Antropologia quindi si
propone come scienza di sintesi e di base unificante per molte altre.
Premessa

Una ulteriore ragione per sottolineare l’importanza dell’Antropologia sta nella funzione di coordinamento delle conoscenze finora
acquisite sulla nostra specie, coordinamento necessario anche per
l’imminente integrazione delle differenti culture tradizionali delle
popolazioni umane viventi sul Globo.
L’organizzazione dei dati concernenti questa scienza dell’Uomo,
inteso come specie zoologica, è comunque un problema complesso
e necessita di un principio e di un filo conduttore che noi facciamo
partire dal gruppo zoologico a cui apparteniamo: quello dei Primati.
I Primati come gruppo zoologico sono di per sé particolarmente
interessanti. Sono infatti gli unici Mammiferi per i quali la sistematica
delle forme attualmente viventi ricapitola per grandi linee quelle
che devono essere state le tappe evolutive che hanno condotto alle
forme più evolute. Le Proscimmie infatti possono essere considerate
come uno stadio evolutivamente inferiore alle Scimmie. Nell’ambito
delle Scimmie poi le Scimmie Platirrine, pur nel loro adattamento
ecologico talvolta estremo, rappresentano uno stadio inferiore a quello
delle Scimmie Catarrine il cui massimo prodotto evolutivo è l’Uomo.
Una sistematica orizzontale quindi che in grandi linee ricapitola la
sistematica verticale o delle forme fossili; un gruppo di particolare
interesse per lo Zoologo e di importanza basilare per l’Antropologo.
A partire dallo sviluppo delle concezioni illuministiche del XVII
secolo, sorsero fra studiosi di discipline diverse dispute e contrasti
violenti, che solo negli anni più recenti sono stati superati con la
accettazione della reale stretta parentela della nostra specie con gli altri
Primati, anche se questo non impedisce il permanere di certe filosofie
che considerano l’Uomo centro dell’Universo, creatura superiore e
diversa da tutte le altre.
Al fine di far ritrovare all’Uomo la giusta posizione nell’ambito della
Natura, può essere quindi utile riflettere sulla nostra vera natura di
specie animale, la cui breve vita è legata alla comune sopravvivenza
di altri esseri e inserita in un ambiente fisico e biologico che, pur soggetto a costante trasformazione, deve essere rigorosamente rispettato
per assicurare la futura sopravvivenza della specie. È infatti comune
preoccupazione che la specie linneana a cui apparteniamo sta vivendo
una fase di profonda crisi. È la specie zoologica che esercita la maggiore pressione sull’ambiente naturale. Gli interventi molto spesso
catastrofici da essa operati negli anni più recenti sulla superficie del

Premessa
Pianeta hanno messo in difficoltà la carrying capacity della biosfera e di
conseguenza hanno messo a repentaglio la stessa nostra sopravvivenza,
unitamente a quella di molte altre specie animali e vegetali.
La scienza e la tecnologia sono oggi assillate dai problemi ecologici,
dall’ammassarsi di rifiuti, dal problema degli inquinamenti. Coinvolgimenti sempre più complessi esistono tra governanti e tecnologi per
soddisfare nell’immediato futuro il problema dello smaltimento dei
“prodotti chimici di secondo livello”.
D’altra parte il processo evolutivo di adattamento fisico e dello
sviluppo tecnologico che ha prodotto il nostro affermarsi su questo
Pianeta interessa e inorgoglisce ciascuno di noi, indipendentemente
dalle ideologie alle quali ognuno è educato o si ispira, anche se una
visione teleologica, non necessariamente confessionale, è condivisa
dalla quasi totalità dei ricercatori.
Il pubblico è sempre più vivamente interessato a prendere coscienza
delle varie fasi attraverso le quali si è attuato il differenziamento fisico
della nostra specie, nonché del modo e delle ragioni del formarsi e del
succedersi delle culture umane, dalla più antica preistoria alla odierna
civiltà tecnologica. Il successo delle pubblicazioni divulgative, anche con
le loro superficialità e manchevolezze, lo dimostrano.
Il differenziamento fisico, le difficoltà superate con caparbia ostinazione durante la preistoria non possono essere dimenticate nella comprensione dello sviluppo tecnologico–culturale dell’umanità attuale
perché si integrano in una costante dipendenza.
La storia dell’incremento demografico e la ricerca delle sue origini
devono essere tenute presenti dai pianificatori attuali e futuri del popolamento umano. I movimenti dei popoli e le migrazioni, determinate
da cambiamenti ecologici o da esigenze economiche, non hanno significato solo storico ed economico, ma cambiano la struttura stessa
delle popolazioni.
La nostra stessa sopravvivenza è condizionata da un profondo ripensamento dell’impatto ecosistemico che oggi abbiamo sul mondo
della Natura.
Premessa

Bibliografia
D C., L’origine della specie (con introduzione di S. Montalenti), Ed.
Scientifiche Einaudi, Torino .
—–, L’origine delle specie: abbozzo del  e comunicazione del  (traduzione
di B. Chiarelli), Boringhieri ed., Torino .
—–, L’Origine dell’Uomo e la scelta sessuale (traduzione di Michele Lessona, a cura e con introduzione di B. Chiarelli), Bibl. Univ. Rizzoli,
Milano .
D–G T., M M., La scimmia vestita, Assessorato alla Cultura,
Città di Collegno .
M R., An Essay on the Principle of Population, J. Johnson, London .
M G., Le leggi dell’ereditarietà (traduzione italiana di B. Chiarelli con
un saggio di V. Orel), Bibl. Univ. Rizzoli, Milano, .
M D., A zoologist’s of the human animal, Jonathan Cape, London, .
—–, La scimmia nuda, Tascabili Bompiani, Milano .
Nota:
L’autore ringrazia per la preparazione di questo fascicolo colleghi e studenti, ma
principalmente lo studio dattilografico di Fabiola Filippi e Chiara Bullo, che hanno
dedicato tempo e pazienza alle continue correzioni e variazioni del testo, nonché
gli amici Baldo Conti, Mauro Annese e Vinicio Serini che molto si sono prodigati
nella rilettura e correzione del testo.
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