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Un cuore grato - Suore di Carità dell`Immacolata Concezione d`Ivrea

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Un cuore grato - Suore di Carità dell`Immacolata Concezione d`Ivrea
Un cuore
grato
Sommario
Editoriale
3
Parola della Madre
6
Dio, le religioni e la violenza
SCIC
MENSILE A CURA
DELLE SUORE
DI CARITÀ
DELL’IMMACOLATA
CONCEZIONE
D’IVREA
Direttrice responsabile
Adriana Rossi
Redazione e
amministrazione:
Via di Valcannuta, 200
00166 Roma
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E-mail:
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Redazione - SCIC
Via di Valcannuta, 200
00166 ROMA
2
Un cuore grato
Madre Palma Porro
Magistero
11
Approfondimento
14
Povertà ed ecclesiologia di comunione
Luigi Russo
L'annuncio franco
Sabatino Majorano
Contributi
Scrivo a voi... (21.11.2014)
e tutto diventa appello alla conversione
17
Attualità
21
Una casa con la porta sempre aperta
Suor G. R.
Grazia ricevuta
23
Diario
27
Maria Elena Russo
AA. VV.
Consorelle e parenti defunti
31
La Redazione si riserva di adattare gli articoli ricevuti alle necessità grafiche
SCIC
DIO,
N
le religioni
e la violenza
N
on è vero che la causa dei conflitti del
mondo sia ascrivibile
a una sorta di “gara religiosa” tra le varie fedi, perché Dio
nulla a che fare con la sete di conquista e con il proselitismo e anzi è ontologicamente opposto alla violenza, che
invece scaturisce dal demonio. Lo ha detto
papa Francesco nel suo discorso al Corpo
Diplomatico il 12 gennaio 2015 a poche
ore di distanza dal violento attacco della
Jihad alla Francia, e allo scatenamento di
altre violenze aberranti in Africa e Medio
Oriente.
Secondo il papa «c’è un indole del rifiuto» dietro tutto questo,
che induce a non guardare al prossimo come ad un fratello da accogliere; si tratta «di una mentalità che genera quella cultura dello
scarto che non risparmia niente e nessuno finendo per produrre
violenza e morte». Gli altri «non sono più percepiti come esseri
di pari dignità, come fratelli e sorelle in umanità, ma vengono visti come oggetti (…) e l’essere umano da libero diventa schiavo,
ora delle mode, ora del potere, ora del denaro, talvolta perfino di
forme fuorviate di religione. Sono i pericoli che ho inteso richiamare nel Messaggio per la recente Giornata Mondiale della Pace,
dedicato al problema delle molteplici schiavitù moderne. Esse nascono da un cuore corrotto, incapace di vedere e operare il bene,
di perseguire la pace». Il papa parla addirittura di «una vera e propria guerra mondiale combattuta a pezzi», seppure con forme e
intensità diverse, che tocca varie zone del pianeta, ma sempre con
tratti “terroristici” e vigliacchi: in Francia come negli USA, in Ucraina, Cecenia, Palestina, Medio ed Estremo Oriente, Africa (Nigeria,
Corno D’Africa). Secondo il Pontefice il cosiddetto “fondamentalismo religioso”, trattato spesso con superficialità e banalizzazione
dalla stampa e dai media, è un processo culturale che nulla ha a
che fare con la fede, perché prima ancora di provocare lo “scarto”
degli esseri umani perpetrando orrendi massacri, come fecero il
“nazismo” e lo “stalinismo”, in realtà ha già perpetrato “un effettivo rifiuto di Dio stesso, relegandolo a un mero pretesto ideolo-
Editoriale
3
SCIC
4
gico”. Per questo “giustifica” tutto il male possibile e consegna il
potere del male nella mani di chi detiene la forza della armi, che
lo esercita con brutalità di ogni genere: decapitazione ad uso dei
media; sparatorie per mano anche di bambini che vengono perfino
costretti a fare il kamikaze; violenza efferata nei confronti pure di
piccoli e indifesi; sequestri di persone, sovente di giovani ragazze
rapite per essere fatte oggetto di mercimonio.
Secondo il papa vi sono poi forme più sottili e subdole di rifiuto,
che egualmente alimentano tale cultura. «Penso anzitutto al modo
con cui vengono spesso trattati i malati, isolati ed emarginati come
i lebbrosi di cui parla il Vangelo. Tra i lebbrosi del nostro tempo vi
sono le vittime di questa nuova e tremenda epidemia di Ebola, che,
specialmente in Liberia, Sierra Leone e Guinea, ha già falcidiato
oltre seimila vite. E accanto alle vite scartate a causa delle guerre o
delle malattie, vi sono quelle di numerosi profughi e rifugiati che
fuggono spesso da situazioni di conflitto». E poi ci sono tanti altri
“esiliati nascosti” che vivono all’interno delle nostre case e delle
nostre famiglie: gli anziani, i diversamente abili. «La famiglia stessa è poi non di rado fatta oggetto di scarto, a causa di una sempre
più diffusa cultura individualista ed egoista che rescinde i legami e
tende a favorire il drammatico fenomeno della denatalità, nonché
di legislazioni che privilegiano diverse forme di convivenza piuttosto che sostenere adeguatamente la famiglia per il bene di tutta
la società».
Tra le cause di tali fenomeni vi è una globalizzazione uniformante che scarta le culture stesse, recidendo così i fattori propri
dell’identità di ciascun popolo che costituiscono l’imprescindibile
eredità alla base di un sano sviluppo sociale. In un mondo uniformato e privo d’identità è facile cogliere il dramma e lo scoraggiamento di molte persone, che hanno letteralmente perso il senso
del vivere. Tale dramma è aggravato dalla perdurante crisi economica, che genera sfiducia e favorisce la conflittualità sociale.
Ma c’è speranza? O il mondo è destinato inevitabilmente alla
distruzione? Il papa a conclusione del suo discorso al Corpo Diplomatico dice di sì, e fa riferimento alla necessità di un impegno
impellente di tutti sul tema della pace. «Il 6 agosto 1945, l’umanità
assisteva ad una delle più tremende catastrofi della propria storia.
Per la prima volta, in un modo nuovo e senza precedenti, il mondo
sperimentava fino a che punto poteva giungere il potere distruttivo dell’uomo. Dalle ceneri di quell’immane tragedia che è stata la
seconda guerra mondiale è sorta tra le Nazioni una volontà nuova
di dialogo e di incontro che ha dato vita all’Organizzazione delle
Nazioni Unite, di cui quest’anno celebreremo il 70° anniversario.
Nella visita compiuta al Palazzo di Vetro cinquant’anni fa, il mio
SCIC
Beato Predecessore, Papa Paolo VI, ricordava che “il sangue di milioni di uomini e innumerevoli e inaudite sofferenze, inutili stragi
e formidabili rovine sanciscono il patto che vi unisce, con un giuramento che deve cambiare la storia futura del mondo: non più la
guerra, non più la guerra! La pace, la pace deve guidare le sorti dei
Popoli e dell’intera umanità” (Paolo VI, Discorso alle Nazioni Unite,
New York, 4 ottobre 1965)».
DIOS, LAS RELIGIONES Y LA VIOLENCIA
F
rente a las reiteradas situaciones de violencia y de muerte que se repiten con
frecuencia inimaginable, llevadas a cabo por grupos que dicen pertenecer a la
fe islámica, el Papa en su encuentro con el Cuerpo Diplomático a inicios del mes de
enero intervino para afirmar el valor de la paz, y para pedir a todos, en particular a los
líderes de las religiones monoteístas, pero también a los de otra fe, que condenen la
violencia, que no tiene y no puede tener ninguna justificación.
El Papa posteriormente definió también qué modelo cultural
está detrás de esta violencia: la “cultura del descarte”, la
“cultura que rechaza al otro”. “La extensión del terrorismo de
matriz fundamentalista en Siria y en Irak”, para Francisco, “es
consecuencia de la cultura del descarte aplicada a Dios”. Es
“una cultura que rechaza al otro, destruye los ligámenes más
íntimos y verdaderos, terminando por deshacer y disgregar a
toda la sociedad y por generar violencia y muerte”. Y haciendo
propias las palabras de Pablo VI a la ONU en 1965, también el
Papa Francisco ha gritado su “¡No más guerra!”.
MUNGU, DINI NA VURUGU
K
utokana na kuendelea kuwepo kwa matukio ya mara kwa mara ya vurugu
na mauaji ya watu wasiokuwa na hatia yanayofanywa na waamini wa dini ya
Kiislam wenye msimamo mkali wa kiimani, Baba Mtakatifu Francisko alipokutuna
na Wanadiplomasia, mwanzoni mwa mwezi Januari mjini Vatican, alikazia tunu ya
amani na kuwataka watu wote na kwa namna ya pekee viongozi wa kidini kukemea
na kulaani vurugu za kidini ambazo kamwe haziwezi kuhalalishwa. Baba Mtakatifu
analazimika kusema kwamba, hata mtindo wa utamaduni mamboleo unaunga mkono
vurugu hizi: “utamaduni usiojali wala kuguswa na mahangaiko ya watu” Utamaduni
unaobeza wengine”. “Kuenea kwa vitendo vya kigaidi vinavyofumbatwa na misimamo
mikali ya kiimani huko Syria na Iraq” kadiri ya Baba Mtakatifu Francisko “ni matokeo
ya utamaduni usiojali mahangaiko ya watu unaotumiwa kwa ajili ya Mungu”. Ni
“utamaduni unaombeza mtu mwingine na kuvunja mahusiano ya ndani na yaliyo ya
kweli, hatimaye yake ni kufumua na kusambaratisha jamii nzima na hivyo kupandikiza
vurugu na mauaji”. Baba Mtakatifu Francisko akinukuu maneno ya Papa Paulo VI
kwenye Umoja wa Mataifa kunako mwaka 1965 amepaza tena sauti kwa ukali na
kusema, “hakuna haja ya vita tena!”.
5
SCIC
Un cuore grato
Parola
della
Madre
V
V
oi non avete solo una grande storia da ricordare e da
raccontare, ma una grande
storia da costruire1.
Il primo obiettivo dell’Anno della
Vita Consacrata è guardare al passato con gratitudine2.
Una delle prime cose che
una mamma insegna al suo
bambino che inizia a parlare, a
chiedere, a prendere in mano
ogni cosa che gli si offre, è la
parola GRAZIE. I nostri nonni dicevano che il grazie attira
grazie..
E’ nel DNA dello spirito
umano essere grati e Gesù
stesso, dopo aver guarito 10
lebbrosi, chiede all’unico che
è ritornato a ringraziare lodando Dio: - …non ne sono stati purificati
dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse
indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?3
Il grazie nobilita, costringe ad alzare lo sguardo verso l’altro,
rende capaci di riconoscere il bene ricevuto, ma soprattutto di riconoscere chi ha fatto il bene, ma fa bene anche a chi lo riceve, perché dà gioia all’anima e fa abbassare lo sguardo in umiltà, perché
il dono è vero solo se ha il timbro della gratuità totale.
La Bibbia è piena di lodi e ringraziamenti rivolti a Dio in mille
forme, soprattutto attraverso la preghiera. Questo fiume di riconoscenza, che si apre con la gioia di Adamo, che gode per la presenza di Eva, dono di Dio, arriva fino a noi e terminerà nel grazie
eterno della Parusia quando tutto sarà un rendimento di grazie
senza fine. Ma, noi navighiamo veramente in questo fiume di riconoscenza? Ci verrebbe da dire scontatamente di sì, perché ogni
giorno partecipiamo al rendimento di grazie per eccellenza che è
Vita Consecrata n 110
Papa Francesco, Lettera apostolica a tutti i consacrati, 21 11.2014
3
Lc 17,17-18
1
2
6
Madre Palma Porro
SCIC
l’Eucarestia, ma poi, lungo il giorno talvolta ci ritroviamo pesanti,
affaticati, avviliti, scoraggiati, anzi, ci sembra che nulla cambi …
Come conciliare Eucarestia e questi sentimenti? Dopo un’Eucarestia, vissuta con consapevolezza interiore, il cuore dovrebbe
essere colmo di Dio, la giornata riempirsi di mille espressioni di
riconoscenza, dovremmo cogliere la presenza vivente di Cristo
nelle persone che incontriamo. Il Grazie a Dio dovrebbe illuminare il volto, le parole, i gesti, i passi, perché in ogni occasione Dio
ci dona molto più di quanto umanamente vediamo, tocchiamo e
sperimentiamo.
Maria, la giovane Vergine di Nazareth, ci insegna ad avere un
cuore grato, a cantare il magnificat della propria vicenda umana,
tessuta da Dio con tanta passione proprio per ognuno di noi. Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente, santo è il suo nome4.
Maria canta la sua storia, la storia del suo popolo, dalle promesse antiche fino ad oggi. Come aveva promesso ai nostri Padri, ad Abramo e alla sua discendenza per sempre5. Di generazione in generazione la
sua misericordia…6 le sue parole non dicono solo un sentimento, ma
la realtà dell’incarnazione del Verbo che ha trovato silenziosamente compimento in lei umile ancella del Signore.
C’è in Maria una memoria grata per tutta la storia della salvezza. Lei ha accolto Gesù nell’oggi della sua esistenza e l’ha portata
all’umanità per un futuro ricco di speranza. Lei è Maestra del grazie quotidiano vero, appassionato, che riconosce la positività del
passato, svela il presente e proietta verso un futuro di salvezza e
redenzione..
Il Papa ci invita, nell’anno dedicato alla Vita Consacrata, ad avere uno sguardo simile al suo. Questo tempo di grazia sembra particolarmente segnato da guerre, morti e violenze, il mondo è come
stravolto, sconvolto, dimentico dei valori umani più elementari,
preoccupato più dell’effimero che dell’essenziale, più degli affari
che del cuore dell’uomo e della sua dignità.
Ognuno di noi, con scelte personali e comunitarie, convinte e
concrete, deve essere una rocca, una piccola o grande luce che
con sapienza aiuta a cogliere il bene che è nelle nostre radici, deve
essere lievito e sale per questo presente travagliato in cui la coerenza
evangelica è essenziale e in cui i valori della giustizia, del rispetto,
della lealtà, della bellezza e della bontà devono rifiorire con forza,
infine deve essere sentinella dell’aurora che sembra tardare, ma è
già riflessa negli occhi grandi di chi sa scrutare i segni del futuro
Lc 1,49
Lc 1,55
6
Lc 1,50
4
5
7
SCIC
e ha un cuore ricco di speranza: l’amore ha sempre vinto e sarà
l’ultima parola su questo nostro mondo ancora intriso di sangue
innocente.
UN CORAZÓN AGRADECIDO
E
l primer objetivo del año de la Vida Consagrada es mirar al pasado con gratitud7.
Nuestros nonos decían que el “gracias” atrae gracias.
Está en el ADN del espíritu humano ser agradecidos y Jesús mismo, después de
haber curado a 10 leprosos, le pregunta al único que volvió para agradecer alabando
a Dios… ¿no fueron diez los que fueron purificados? ¿Los otros nueve dónde están?
¿No hay ningún otro que volvió atrás para dar gloria a Dios fuera de este extranjero?8
La Biblia está llena de alabanzas y agradecimientos dirigidos a Dios de mil maneras, sobre todo a través de la oración. Este río de acción de gracias llega hasta
nosotros y terminará en el gracias eterno de la Parusía cuando todo será una acción
de gracias sin fin. Pero nosotras, ¿navegamos verdaderamente en este río de agradecimiento? Espontáneamente nos sentimos impulsadas a decir que sí ya que cada
día participamos de la acción de gracias por excelencia que es la Eucaristía, pero a lo
largo de la jornada muchas veces nos sentimos cansadas, desalentadas, agobiadas,
abatidas,… y nos parece que nada puede cambiar…
¿Cómo conciliar la Eucaristía con estos sentimientos? Después de una Eucaristía,
vivida con plena conciencia, el corazón tendría que estar colmado de Dios, la jornada
tendría que llenarse de miles de expresiones de agradecimiento, tendríamos que
acoger la presencia viviente de Cristo en las personas que encontremos. El “Gracias”
a Dios tendría que iluminarnos el rostro, las palabras, los gestos, los pasos, porque en
cada ocasión Dios nos regala mucho más de lo que humanamente vemos, tocamos
y experimentamos.
María, la joven Virgen de Nazareth, nos enseña a tener un corazón agradecido,
a cantar el magnificat: “Grandes cosas ha hecho en mi el Omnipotente, santo es su
nombre”9. Sus palabras no sólo dicen la obra cumplida por Dios en su historia y en
la de su pueblo, sino la realidad de la encarnación del Verbo que ha silenciosamente
hallado cumplimiento en ella, humilde sierva del Señor. María acogió a Jesús, y lo
donó a la humanidad para un futuro lleno de esperanza. Ella es la maestra del gracias
cotidiano y verdadero, apasionado, que reconoce la positividad del pasado, desvela el
presente y proyecta hacia un futuro de salvación y de redención. El Papa nos invita,
en el año dedicado a la Vida Consagrada, a tener la mirada de María. Este tiempo de
gracia parece particularmente signado por guerras, muertes y violencias. El mundo
está convulsionado, ha olvidado los valores humanos más elementales, está preocupado más por lo efímero que por lo esencial, más por los negocios que por el corazón
del hombre y su dignidad.
Cada uno de nosotros, con elecciones personales y comunitarias, convencidas
y concretas, debe ser una roca, una pequeña o gran luz que con sabiduría, ayuda
a acoger el bien que en nuestras raíces, debe ser levadura y sal para este presente
8
7 Papa Francisco, Carta apostólica a todos los consagrados, 21 11.2014
8 Lc 17,17-18
9 Lc 1,49
SCIC
trabajoso en el cual la coherencia evangélica es esencial y en el cual los valores de
la justicia, del respeto, de la lealtad, de la belleza y de la bondad deben florecer con
fuerza, en fin debe ser centinela de la aurora que parece tardar, pero que ya se refleja
en los ojos grandes de quien sabe escrutar los signos del futuro y tiene un corazón
lleno de esperanza: el amor siempre ha vencido y será la última palabra sobre este
mundo nuestro tan manchado de sangre inocente.
MOYO WA SHUKRANI
L
engo kuu la Maadhimisho ya Mwaka wa Watawa Duniani ni kuangalia historia
iliyopita kwa moyo wa shukrani! (Rej. Barua ya Papa Francisko kwa Watawa, 2014).
Wahenga wanasema kushukuru ni kuomba tena. Ni sehemu ya vinasaba na moyo wa
binadamu kushukuru na Yesu mwenyewe, baada ya kuwa amewaponya wakoma 10,
akamuuliza yule mtu mmoja aliyerudi kumshukuru na kumtukuza Mungu ... Hawakutakaswa wote kumi? Je, hawakuonekana waliorudi kumpa Mungu utukufu il mgeni huyu?
(Rej. Lk. 17:17-18).
Maandiko Matakatifu yanasheheni sifa na shukrani
zinazotolewa kwa Mwenyezi
Mungu katika mifumo mbali
mbali, lakini zaidi kwa njia ya
sala. Bahari hii ya utambuzi
wa moyo wa shukrani imetufikia hata sisi pia na itapata
hitimisho lake katika neema
ya utimilifu wa nyakati, pale
ambapo yote yatakuwa ni kwa
ajili ya kumshukuru Mungu
pasi na mwisho. Je, sisi kweli
tunaogelea katika wimbi hili la
shukrani? Tungepaswa kujibu
kwa uhakika kwamba, ndiyo, kwa sababu kila siku tnashiriki tukio la shukrani ambalo kimsingi ni adhimisho la Fumbo la Ekaristi Takatifu, lakini baadaye, kadiri muda
unavyozidi kuyoyoma, wakati mwingine tunajikuta kwamba, tumeelemewa, tumechoshwa, tumedhohofika na kukatishwa tamaa, kiasi hata cha kushindwa kuona mabadiliko… Je, tunaweza kuweka uwiano kiasi gani kati ya Fumbo la Ekaristi Takatifu na
maonjo haya ya kibinadamu? Baada ya Fumbo la Ekaristi ambalo limeadhimishwa
kwa moyo wa ibada na undani wa mtu, moyo ungepaswa kusheheni shukrani kwa
Mungu, siku ambayo imejazwa na matukio mbali mbali ya kushukuru, tunapaswa kupokea uwepo hai wa Kristo kati ya watu tunaokutana nao. Shukrani kwa Mwenyezi
Mungu inapaswa kuangaza sura, maneno na matendo ili kwamba, kila fursa tunayopewa na Mwenyezi Mungu, iwe ni kwa kiasi kikubwa zaidi cha kuweza kumwangalia,
kumgusa na kushiriki uwepo wake katika hisia za kibinadamu.
Bikira Maria, msichana wa Nazareti anatufundisha kuwa na moyo wa shukrani, ili
kuimba utenzi wa maginificat “kwa kuwa Mwenye nguvu amenitendea makuu, na jina
lake ni takatifu.( Lk. 1:49), maneno yake hazungumzii matendo makuu ya Mungu katika historia ya maisha yake binafsi na ya watu wake; lakini huu ni ukweli kuhusu Fumbo
9
SCIC
la Umwilisho wa Neno wa Mungu ambaye amefanyika katika hali ya kimya kikuu ndani
mwake, mtumishi mnyenyekevu wa Bwana. Bikira Maria alimpokea Yesu na kuwakirimia wanadamu historia yake kwa kesho yenye utajiri wa matumaini makubwa. Bikira
Maria ni mwalimu wa moyo wa shukrani za kweli za kila siku, zinazojengeka katika
hisia kwa kutambua na kuthamini yaliyopita, anafunua yale ya sasa na kuangalia kwa
matumaini kuhusu wokovu na ukombozi.
Baba Mtakatifu anatualika katika Maadhimisho ya Mwaka wa Watawa, kumwangalia Bikira Maria. Kipindi hiki cha neema kinaonekana kana kwamba, kimesheheni
na matukio ya vita, mauaji na machafuko; dunia inaonekana kuwa kama ni uwanja
wa fujo; umesahau tunu msingi za kiutu na hivyo kujikuta inahangaikia zaidi mambo
ya mpito badala ya kujikita katika mambo msingi; masuala ya kiuchumi kuliko yale
yanayomgusa mwanadamu na utu wake. Kila mmoja wetu kadiri ya chaguzi binafsi na
za kijumuiya; kwa kuamini na katika uhalisia wake, lazima kila mtu awe ni mwamba,
mwanga mkubwa au mdogo ambao, kwa njia ya hekima unasaidia kupokea mema
ambayo yanajikita katika mizizi yetu; anapaswa kuwa ni chachu na chumvi kwa mwelekeo wa sasa ambao ushuhuda wa Kiinjili ni muhimu sana na ambamo tunu msingi
za haki, heshima, ukweli, uzuri na wema hazina budu kuchanua kwa nguvu, mwishoni
hauna budi kuwa ni mwanga angavu wa jua linaloonekana kuzama kwa kuchelewa;
lakini unaonekana kwenye macho makubwa ya watu wenye uwezo wa kusoma alama
za nyakati pamoja na kuwa na moyo wenye utajiri mwingi wa matumaini: upendo
daima umeshinda na utakuwa ni neno la mwisho duniani, ambako damu ya watu wasiokuwa na hatia inaendelea kumwagika.
Il Grazie a Dio dovrebbe illuminare il volto, le parole,
i gesti, i passi, perché
in ogni occasione Dio
ci dona molto più di quanto
umanamente vediamo,
tocchiamo e sperimentiamo.
10
C
SCIC
Povertà ed Ecclesiologia di
Comunione
C
C
Luigi Russo
he la Chiesa debba essere povera, come ci ricorda ripetutamente papa Francesco, non è una scelta ideologica o di
convenienza rispetto alla pastorale, ma fondativa. Perché è
proprio il riferimento al vangelo che glielo impone. Ad averlo capito tra i primi, immediatamente durante e dopo il Concilio, e poi ad
attuarlo concretamente nel suo ministero episcopale fu il vescovo
Tonino Bello, oggi Servo di Dio.
Il cuore spirituale del modello ecclesiologico di don Tonino è
trinitario ed eucaristico, e bene si esprime in quella immagine della
“convivialità delle differenze” che è nome della pace, e dovrebbe essere anche “nome di Chiesa”. Un modello che si
esprime nel “fare e farsi chiesa”, attraverso la Parola,
annunciata, celebrata, testimoniata.
Secondo don Tonino è la Parola del Vangelo, la Parola del Regno di Dio, che fa nascere la “Chiesa per il
regno, totalmente relativa al regno e al mondo”.
Quella di Tonino Bello, dice la teologa Serena Noceti, «è una Chiesa che parte dalla comunicazione,
intesa come valore, come strumento di crescita. Una
comunicazione multidirezionale, non più da chi sa a
chi non sa, dal vescovo al prete, al laico, ma da uno
all’altro, da ognuno a tutti. È comunicazione capace di ridare a ognuno la dignità della parola, come
espressione di quella dignità di cui ciascuno è segnato
e come parola necessaria per comprendere il Vangelo
e il mondo, la profezia e la poesia, la forza delle immagini, delle metafore, ma anche il racconto del bisogno, l’intuizione di ciascuno, l’ascolto continuo di tutti e la parola
di parrhesia». Una comunicazione fatta di parole pronunciate, di
ascolto attento. Una comunicazione fatta di segni forti, profetici.
Profetici pure nell’essere comunità ecclesiale, nei rapporti di potere all’interno della chiesa. Tutto questo può accedere con il recupero del sacerdozio comune “regale”, come sacerdozio dei fatti, della
vita, dell’esistenza quotidiana, prima di ogni sacerdozio dei riti e
delle liturgie, che svuota di significato qualsiasi contrapposizione
Magistero
11
SCIC
12
religiosa tra sacro e profano. Così egli diceva: “La cosa più importante non è introdurre il grembiule nell’armadio dei paramenti sacri, ma comprendere che stola e grembiule sono quasi il diritto e il
rovescio di un unico simbolo sacerdotale, sono come l’altezza e la
larghezza di un unico piano di servizio”.
Insomma, quella del vescovo Tonino Bello è una Chiesa di persone concrete, plurale, “fatta” di molti volti riconoscibili, di nomi,
di grandi e piccole storie di ciascuno e dei gruppi sociali e umani
a cui ognuno appartiene: è il volto di una Chiesa comunità, una
forma di aggregazione in cui le relazioni umane sono reali, primarie, in cui si dà riconoscimento a ciascuno, possibilità di partecipazione autentica; un soggetto
collettivo che si può riconoscere sul piano del segno significativo di comunione e
sul piano dell’azione profetica: è una Chiesa-popolo, non
Chiesa d’èlite, non di perfetti,
non comunità-setta di rifugiati impauriti dal mondo,
ma popolo che cammina nella storia, immagine della tenda che ritorna.
Infine, il modello di
“Chiesa povera”. «Penso –
dice la teologa Noceti - che
sia il punto-forza, il punto chiave del suo modello, quello che fa la
differenza rispetto a una pur ribadita “opzione per i poveri” della
Chiesa italiana. Non è una comunione qualsiasi quella ecclesiale,
è comunione di un popolo, il popolo di Dio che sceglie un modo
particolare di essere nella storia: sta dalla parte dei poveri, in loro
ascolto: “Si tratta di scegliere la strada battuta dagli ultimi come il
luogo da dove parte la liberazione operata dal Signore”. La Chiesa
si fa povera, proprio come Gesù: “Cristo da ricco si fece povero:
così anche la Chiesa, quantunque per compiere la sua missione abbia bisogno di mezzi umani, non è costituita per cercare la gloria
sulla terra, ma per diffondere, anche con il suo esempio, umiltà e
abnegazione” (LG 8)…
Questi gesti evangelici creano interruzione, generano dislocazione, interrompono le abitudini consolidate del religioso e ci portano nei terreni inesplorati della vita e del mondo». Questa è la
grande forza della chiesa comunione e della chiesa povera: rendere capace la comunità dei credenti a costruire speranza e a costruire una umanità nuova, a immagine della Trinità.
SCIC
POBREZA Y ECLESIOLOGIA DE COMUNIÓN
E
l corazón espiritual del modelo eclesiológico de don Tonino Bello es trinitario y
eucarístico, y se expresa en esa imagen de la “convivencia de las diferencias”
que es el nombre de la paz, y también tendría que ser el “nombre de la Iglesia”. Es
una Iglesia que parte de la comunicación, entendida como valor, como instrumento
de crecimiento. Una comunicación multidireccional, no ya de quien sabe a quien no
sabe, del obispo al sacerdote, al laico, sino de uno al otro, de cada uno a todos. Es
la comunicación capaz de volver a dar a cada uno la dignidad de la palabra, como
expresión de esa dignidad por la cual cada uno está signado y como palabra necesaria para comprender el Evangelio y el mundo, la profecía y la poesía, la fuerza de las
imágenes, de las metáforas, pero también del relato de la necesidad, de la intuición
de cada uno, de la escucha continua de todos y la palabra de parrhesia. La pobreza
no es ostentación sino la expresión de autenticidad evangélica: la pequeñez, el servicio, son gestos que crean interrupción, que generan dislocación, interrumpen los
hábitos consolidados y nos llevan a los terrenos inexplorados de la vida y del mundo,
para llevar al Dios Amor.
UFUKARA NA UELEWA WA UMOJA
K
iini cha moyo wa mafundisho ya Kanisa ya Don Tonino ni Fumbo la Utatu Mtakatifu na Ekaristi, mambo yanayojieleza vyema katika taswira “mwingiliano wa tofauti”
ambao kimsingi ni jina la amani ambalo pia linapaswa kuwa ni “jina la Kanisa”. Ni
Kanisa linaloanza kwa mawasiliano, yakieleweka kama tunu msingi na kama nyenzo
katika mchakato wa ukuaji. Ni mawasiliano yenye njia nyingi, sio tena kwa mtu anayefahamu au yule asiyefahamu kitu; kwa Askofu au Padre, kwa Mlei,
bali kutoka kwa mwingine na kwa kila mmoja
wetu. Ni mawasiliano
yanayolenga kumpatia
tena kila mmoja utu wa
neno, ili kuweza kuifahamu Injili na dunia;
Unabii na shairi; nguvu
ya vielelezo, mafumbo,
lakini pamoja na simulizi lenye hitaji, mawazo ya kila mmoja,
usikilizaji endelevu wa
wote pamoja na uhuru
wa kujieleza unaojikita
katika ukweli na mafao
ya wengi hata kama
unauma.
13
SCIC
L’ANNUNCIO FRANCO
P. S. Majorano C.SS.R.
Approfondimento
14
P
P
reoccupazione costante di Papa
Francesco, fin dall’inizio del suo
ministero di successore di Pietro, è
portare tutta la chiesa in «una nuova tappa evangelizzatrice», caratterizzata dalla
«gioia del Vangelo» che «riempie il cuore
e la vita intera di coloro che si incontrano
con Gesù» e da lui «sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore,
dall’isolamento» (Evangelii gaudium, n. 1).
Il Sinodo straordinario dello scorso
ottobre si è mosso in questa prospettiva,
evidenziando l’urgenza di annunziare con franchezza la gioia e
la bellezza del vangelo della famiglia in risposta fiduciosa alle sfide poste dal profondo e rapido cambiamento in atto nel nostro
mondo: «nonostante i tanti segnali di crisi dell’istituto familiare –
si legge nel documento finale – il desiderio di famiglia resta vivo,
in specie fra i giovani, e motiva la Chiesa, esperta in umanità e
fedele alla sua missione, ad annunciare senza sosta e con convinzione profonda il “Vangelo della famiglia” che le è stato affidato».
Considerandola come prima e fondamentale scuola di umanità, la
chiesa ritiene di dover dare alla famiglia «un’importanza del tutto
particolare e nel momento in cui tutti i credenti sono invitati a uscire da se stessi è necessario che la famiglia si riscopra come soggetto
imprescindibile per l’evangelizzazione» (Relatio, n. 2).
L’evangelizzazione è missione di tutto il popolo di Dio. Ogni
battezzato deve sentirsene responsabile: ciascuno secondo i propri
doni e competenze, riconoscendo e arricchendosi con quelli degli
altri. A più riprese nel Sinodo è stato richiamato il compito particolare che spetta alle famiglie quando si tratta di comunicare, con la
testimonianza e la parola, il vangelo della famiglia: «senza la testimonianza gioiosa dei coniugi e delle famiglie, chiese domestiche,
l’annunzio, anche se corretto, rischia di essere incompreso o di affogare nel mare di parole che caratterizza la nostra società». Per
questo «le famiglie cattoliche in forza della grazia del sacramento
nuziale sono chiamate ad essere esse stesse soggetti attivi della pastorale familiare» (Relatio, n. 30).
SCIC
Occorre un maggiore impegno di tutta la comunità cristiana
per promuovere questa missionarietà delle famiglie, affrontando
con fiducia le immancabili difficoltà. Il Sinodo ha sottolineato «la
necessità di un radicale rinnovamento della prassi pastorale alla
luce del Vangelo della famiglia, superando le ottiche individualistiche che ancora la caratterizzano». È un rinnovamento che riguarda tutti gli operatori pastorali e va attuato «mediante un maggiore coinvolgimento delle stesse famiglie» (Relatio, n. 37). Si tratta
di una prospettiva che dovrebbe guidare anche le scelte e lo stile
apostolico delle comunità religiose, che a volte risentono ancora
di una visione che considerava le famiglie prevalentemente come
“oggetto” della pastorale.
L’annunzio del Vangelo della famiglia ci chiede di evidenziare
tutti i suoi contenuti. Sappiamo bene che la nostra cultura fa fatica
a comprenderne alcuni e a volte li rifiuta e li respinge. Si pensi
all’indissolubilità e alla fedeltà nell’amore reciproco, alla missione
procreativa ed educativa, alla impossibilità di chiamare famiglia le
convivenze affettive tra persone dello stesso sesso, al rispetto della dignità umana del generare… Tutto questo va annunziato con
franchezza e gioia, anche quando si rischia di venire accusati di
non essere al passo con i tempi. La parola del Cristo al riguardo
è netta: quando si è fedeli alla verità, non possiamo aspettarci di
essere applauditi (cf Mt 5,11-12; Lc 6,22-23.26). In ogni caso però
l’evangelizzazione, anche quando si fa denunzia, dovrà far sperimentare «il primato della grazia e quindi le possibilità che lo Spirito dona nel sacramento» (Relatio, n. 34).
L’annuncio e la testimonianza vanno sempre attuati con atteg-
15
SCIC
giamento di sincero rispetto e ascolto degli altri pronti a collaborare con tutti coloro che si impegnano per il bene della famiglia.
Il Sinodo ricorda che se da una parte vanno denunziati con franchezza «i condizionamenti culturali, sociali, politici ed economici,
come l’eccessivo spazio dato alla logica del mercato, che impediscono un’autentica vita familiare, determinando discriminazioni,
povertà, esclusioni, violenza», dall’altra «va sviluppato un dialogo
e una cooperazione con le strutture sociali, e vanno incoraggiati e
sostenuti i laici che si impegnano, come cristiani, in ambito culturale e socio-politico» (Relatio, n. 38).
EL ANUNCIO FRANCO
E
l anuncio del Evangelio de la familia debe hacer experimentar la alegría que «llena el corazón y la vida entera de los que se encuentran con Jesús». Tiene que hacerse con la conciencia de la importancia de la familia, primera y fundamental escuela
de humanidad y acogiendo «el deseo de familia» que «está vivo, especialmente entre
los jóvenes», no obstante «tantas señales de crisis de la institución familiar». Sujeto
privilegiado de este anuncio son las mismas familias cristianas, sobre todo con su
testimonio alegre. Toda la pastoral debe renovarse en esta perspectiva. Se hace necesario anunciar y testimoniar todas las dimensiones del Evangelio de la familia, proponiendo con franqueza también esas que hoy a nuestra sociedad le cuesta aceptar.
Sin embargo esto siempre debe realizarse en el respeto y en el diálogo, dispuestos a
colaborar con todos los que se empeñan por el bien de la familia.
KUTANGAZA UKWELI
U
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tangazaji wa Injili ya Familia lazima uwasaidie watu
kuonja furaha “inayoijaza mioyo na maisha ya wale
wote wanaokutana na Yesu”. Lazima utekelezwe kwa kutambua umuhimu wa familia, msingi wa shule ya ubinadamu na kuipokea “hamu ya familia” “inayobaki hai, hususan
miongoni mwa vijana”, licha “ya viashiria vya mtikisiko wa
taasisi ya familia”. Wahusika wakuu wanaopaswa kupewa kipaumbele cha kwanza ni familia za Kikristo zenyewe,
hususan kwa njia ya ushuhuda wao wa furaha. Mikakati
ya shughuli za kichungaji inapaswa kupyaishwa mintarafu
mwelekeo huu. Kuna haja ya kutangaza na kushuhudia
tunu msingi za Injili ya Familia, kuwahamasisha watu kwa
katika ukweli hata kati ya wale ambao katika jamii yetu
inawawia vigumu kuweza kupokea. Jambo hili litekelezwe
kwa kuheshiamiana na katika majadiliano, tayari kuweza
kushirikiana na wadau mbali mbali wanaojibidisha kutafuta
mafao ya familia.
SCIC
Scrivo a voi… (21.11.2014)
e tutto diventa appello alla conversione”
C
Suor G. R. Rossi
C
on queste parole Papa Francesco inizia la sua Lettera a
consacrate/i, per l’anno della vita consacrata. Nel 2014,
dopo aver invitato i religiosi a “svegliare il mondo”(cf numero precedente di SCIC), ci apre ad alcuni “obiettivi”.
Contributi
1. Guardare il passato con gratitudine è il primo obiettivo, ma
non è nuovo per lo stile del papa, che spesso invita al grazie al
Signore, ed a migliorarci, cioè a diventare liberi nel seguire il
Cristo, guarendo dalle “malattie spirituali” (cf Discorso alla curia
per il Natale 2014), nella luce di VC (n.110): Voi non avete solo
una gloriosa storia da ricordare e da raccontare, ma una
grande storia da costruire! Guardate al futuro, nel quale lo
Spirito vi proietta per fare con voi ancora cose grandi.
Riflettiamo:
- quante volte, a partire dal Concilio, come comunità abbiamo
ringraziato il Signore per la nostra “ricca storia carismatica”,
che si è lasciata interpellare dai “segni dei tempi”, per “rispondere con creatività alle necessità della Chiesa”?, il seme è diventato “albero espandendo i suoi rami”?
- l’evento di grazia della beatificazione di madre Antonia è stato
ridotto solo ad un glorioso fatto celebrativo?
- facciamo lo stesso errore dei fondamentalisti religiosi, che trattano le persone come cose, e di fatto sottomettono Dio creandosi la maschera?
2. Vivere il presente con passione è il secondo obiettivo: siamo invitate a guardare Madre Antonia spinta da Gesù che “vedeva le folle come pecore sbandate senza pastore”, con quella
“fantasia della carità” che apre a nuove strade;
ci interroghiamo sulla fedeltà alla missione che lo Spirito ha
ispirato alla fondatrice e che ora dobbiamo testimoniare?, siamo “esperti di comunione”, in una “società dello scontro”?
Riflettiamo:
- impariamo da Madre Antonia ad amare? se per lei non significava
avere un’emozione, ma inventare nuovi modi di amare, con “creatività”, la imitiamo?
17
SCIC
-
-
accogliamo l’atteggiamento del buon samaritano, che con amore fa
diventare il ferito un uomo?
come comunità siamo “un agglomerato di interessi personali”1 nell’
evangelizzare? a quale collaborazione siamo giunti con laiche e laici
verniani? quando?
“I carismi sono doni dello Spirito, “per rinnovare ed edificare la
Chiesa. Non sono un patrimonio chiuso, consegnato ad un gruppo perché lo custodisca… Un chiaro segno dell’autenticità di un
carisma è la sua ecclesialità, la sua capacità di integrarsi armoniosamente nella vita del Popolo santo di Dio, per il bene di tutti”
(EG 130).
-
-
-
-
3. Abbracciare il futuro con
speranza è il terzo obiettivo
dell’anno. Papa Francesco vi insiste, perché è “frutto della fede
nel Signore della storia”; l’importante è non cedere “alla tentazione dei numeri e dell’efficienza”,
tra tante difficoltà. “Mi rivolgo
soprattutto a voi giovani.” Sono
essi i protagonisti nel dialogo,
all’interno dell’istituto e fra istituti.
Riflettiamo:
siamo pronte ogni giorno a rinnovare la nostra fiducia nel Signore,
cui “nulla è impossibile” (Lc 1,37), quando la malattia, l’età e la
chiusura delle opere ci sfibrano?
siamo aperte e costruttive nel dialogo con le vocazioni giovani? La
fraterna comunione tra “lo slancio e la freschezza dell’entusiasmo
da un lato e l’esperienza ricca di sapienza” dall’altro lato?
cerchiamo con chiarezza l’obiettivo della fraternità verniana che si
lascia sfidare “massime coi poveri”, di fronte a tante povertà attuali…?
le missionarie laiche ed i laici verniani trovano nelle nostre comunità la risposta ad una vita spirituale approfondita e più apostolica?
con quali forme?
Su SCIC continueremo ad approfondire la Lettera del Papa,
con le “attese” che lui da tempo sta indicando. Anticipiamone una:
“MAI UN RELIGIOSO DEVE RINUNCIARE ALLA PROFEZIA”.
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1 Cf J.M.Bergoglio,Educazione, Corriere della sera, pp. 30-4.
SCIC
FAMIGLIA, CHIESA DOMESTICA
(visione di un laico del terzo millennio)
(III parte)
Mario V. Trombetta
I
l quinto punto affronta, in termini più concreti, “come” si possa
essere o diventare effettivamente, in famiglia, Chiesa domestica.
(Continuiamo il precedente elenco di punti di riflessione)
1. La custodia dell’ordine e dell’armonia
“Come in Chiesa si mettono i fiori perché Gesù è presente
nell’Eucaristia, nella casa, Chiesa domestica, si dovrebbero mettere
i fiori per la presenza del Risorto e per i membri della famiglia.
“(Mons Bonetti, della Parrocchia di Bovolone, in una delle sue Catechesi per gli sposi)….
2. La relazione educativa
Essa è fondamentale. E’ facile generare un figlio ma accompagnarlo ad essere persona è una fatica continua e richiede il tempo,
il contatto fisico, la tenerezza. Don Bosco
soleva dire “educare è un fatto del cuore”…
3. La mensa: momento importante e unificante nella vita di famiglia.
La vita frenetica porta spesso a scegliere delle scorciatoie: molte giovani coppie si
appoggiano volentieri alla casa dei rispettivi genitori. Risolvono certamente un problema di gestione, ma a quale prezzo? …
nel rito del “sedersi a tavola”, ed a quella
della propria casa, è insito non solo l’aspetto nutritivo bensì primariamente quello di uno speciale momento
di comunione familiare…
4. La vacanza in famiglia e con famiglie
E’ necessario trovare degli spazi per stare insieme come famiglia
e tra famiglie, come momento unico per recuperare energie fisiche,
mentali e spirituali, e per riscoprire la bellezza della vicinanza e del
dialogo con chi si ama...
5. La preghiera personale e comunitaria
Abbiamo bisogno di segni e richiami cristiani in una famiglia
che tale si professa. L’importanza della preghiera è fondamentale
19
SCIC
nella vita del credente. Sarebbe bello, suggerisce Don D’Annunzio,
se in ogni casa vi fosse “addirittura” un “angolo della preghiera”,
ossia un luogo dove raccogliersi, dove vi siano un Vangelo, una
corona del Rosario, un’ immagine sacra…
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6. La famiglia deve essere una casa aperta: testimonianza e missione.
La famiglia è dunque “il luogo privilegiato e irrinunciabile
dell’educazione alla fede”. E’ lì che si scopre e si accoglie la vita
come vocazione all’amore. Amore “per l’altro” che si deve manifestare sia all’interno della famiglia che all’esterno. Ma questo è il
passaggio che ci porta ad affrontare il sesto punto di questa trattazione: la “Missionarietà” della famiglia Cristiana.
Se è vero che la Chiesa è per sua natura missionaria, e necessariamente è posta all’interno del piano d’amore di Dio, se è vero
che la famiglia Cristiana è parte integrante della Chiesa, come ampiamente dimostrato da tutto ciò che precede, anche la famiglia è
chiamata a tale compito, “nelle forme e nei modi che le sono propri”.
La “Familiaris Consortio” riconosce “la sfida futura dell’evangelizzazione proprio nella famiglia” (n. 52), attrice e protagonista, giacché
l’azione missionaria non può che esprimersi là dove le persone
vivono, lavorano ed intessono le proprie relazioni principali. La
Chiesa domestica quindi ha come primo compito quello di rendere
testimonianza alla grandezza e verità dell’amore di Dio.
L’ “Humanae vitae” ha invece richiamato le esigenze di questo
amore: umanità, totalità, fedeltà e fecondità. Da qui, la Chiesa domestica è chiamata a partecipare alla costruzione di una società
migliore, attraverso esperienze di volontariato, sussidiarietà e solidarietà, con l’attenzione alle persone, alle situazioni di fragilità ed
alle condizioni del pianeta, per una civiltà basata sull’amore.
Per concludere, questo affascinante aspetto di missionarietà si
afferma egregiamente nella “Centesimus Annus” (n. 39) che “è nella
famiglia, che l’uomo riceve le prime e determinanti nozioni intorno alla verità ed al bene,
apprende che cosa vuol dire amare ed essere amati e, quindi, cosa vuol dire in concreto
essere una persona». È nella famiglia, quindi,
che si impara a mettere al centro la persona,
attraverso un’opera educativa che aiuta ciascuno dei suoi componenti a vincere il più
grande nemico delle relazioni di comunione:
l’egoismo, l’autonomia individualista, l’indifferenza verso gli altri. La famiglia deve essere
aiutata a diventare scuola di comunione.
"
SCIC
UNA CASA CON LA PORTA
SEMPRE APERTA
L’Osservatore Romano,19 0tt0bre 2014, p. 7
dal Messaggio dei padri sinodali alle famiglie cristiane
e a quelle di tutto il mondo
"E
“E
cco sto alla porta e busso…”(Ap 3,20) Come usava fare durante i suoi percorsi lungo le strade della Terra Santa, entrando nelle case dei villaggi, Gesù continua a passare anche oggi
per le vie delle nostre città. Nelle vostre case si sperimentano luci
ed ombre, sfide esaltanti, ma talora anche prove drammatiche.
L’oscurità si fa ancora più fitta fino a diventare tenebra,
quando si insinua nel cuore stesso della famiglia il male
e il peccato. C’è innanzitutto la grande sfida della fedeltà dell’amore coniugale. Indebolimento della fede e dei
valori, individualismo, impoverimento delle relazioni,
stress di frenesia che ignora la riflessione segnano anche la vita familiare. Anche la sfida della stessa esistenza.
Pensiamo alla sofferenza che può apparire in un figlio
diversamente abile, in una malattia grave, nel degrado
neurologico della vecchiaia, nella morte di una persona
cara.
E’ ammirevole la fedeltà generosa di molte famiglie
che vivono queste prove con coraggio, fede e amore,
considerandole non come qualcosa che viene strappato
o inflitto, ma come qualcosa che è a loro donato e che
esse donano, vedendo Cristo sofferente in quelle carni
malate. Pensiamo alle difficoltà economiche causate da
sistemi perversi, dal ‘feticismo del denaro e della dittatura di un’economia senza volto e senza scopo veramente umano’(EG 55) …
Pensiamo, pure, alla folla della famiglie povere, a quelle che s’aggrappano a una barca per raggiungere una meta di sopravvivenza,
alle famiglie profughe che senza speranza migrano nei deserti, a
quelle perseguitate semplicemente per la loro fede e per i loro valori spirituali e umani …
Cristo ha voluto che la sua Chiesa fosse una casa con la porta
sempre aperta nell’accoglienza, senza escludere nessuno. …
L’amore dell’uomo e della donna ci insegna che ognuno dei due
ha bisogno dell’altro per essere se stesso, pur rimanendo diverso
dall’altro nella sua identità, che si apre e si rivela nel dono vicendevole.
Sr. G.R.
Attualità
21
SCIC
Grazia
ricevuta
I
l giorno 27 agosto 2011 a Formigine (MO), Elia Parenti, di undici anni appena
compiuti, gioca nel giardino pubblico che si trova davanti alla sua casa insieme
ad altri bimbi. I bimbi sono vivaci, si rincorrono, giocano alla lotta, .....insomma,
per farla breve, all’improvviso Elia viene colpito da un ramo di castagno (se non
ho capito male) scagliato con molta forza da un ragazzo di venti anni che, chissà
come, si trova a fare parte del gruppo dei più piccoli.
Elia porta gli occhiali ed il ramo colpisce ed infrange una lente i cui frammenti
schizzano nell’occhio del bambino e lo feriscono; Cristina, infatti vede che il bambino
perde sostanza dall’occhio. Immediata la corsa all’ospedale. I medici rappresentano
una situazione tragica non lasciando alcuna speranza di guarigione. Probabilmente
sarà necessario un trapianto di cornea, un intervento sulla cataratta; si teme un
distacco della retina. Elia viene ricoverato perché deve stare in osservazione e
seguire la terapia antibiotica per evitare infezioni. La mattina dopo il cristallino
era trasparente e i medici constatano che la retina è intatta e non c’è necessità di
trapianto. Temono, comunque, che il bambino non potrà più vedere come prima.
Elia, resta ricoverato per una settimana, sempre sotto terapia. Al momento della
dimissione i medici danno atto che la situazione si è evoluta in maniera insperata,
benché non si sbilancino verso una conclamata guarigione, essendo necessario
attendere l’esito degli ulteriori controlli.
Proprio oggi, 23 settembre, Elia è stato nuovamente sottoposto a visita.
Cristina mi ha scritto dicendo che è andato tutto bene !!! Tra quindici giorni
ulteriore controllo. Io vedrò Elia domenica prossima. Cristina, la sua mamma e mia
carissima amica, è convinta che si tratti di un miracolo e lo penso anche io (che,
del resto, sono un miracolo vivente) . Quando Cristina mi telefonò, la mattina del
28 agosto era veramente disperata, mi chiese di pregare. Io subito telefonai a
mia zia suora perché lei e le sue consorelle raccomandassero questo ragazzino
all’intercessione della loro Fondatrice Madre Antonia Maria Verna. Le preghiere
sono state esaudite ed ora dobbiamo ringraziare per il bene che è stato fatto.
Pistoia, 23 settembre 2011
Maria Elena Russo
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SCIC
FIER (Albania)
Giornata memorabile
È
una giornata storica, indimenticabile oggi 08 novembre 2014 per la nostra
Chiesa di Fier, per noi Suore di Carità dell’Imm. Concez. (d’Ivrea) che siamo
presenti sul territorio dal 1992 e impegnate nella promozione umana e nell’
evangelizzazione, non solo a Fier, ma anche per i villaggi di Levan, Complesso, Jarù,
Sthylas. Tra questi villaggi Jarù è stato il primo ad essere scelto per la costruzione di
una piccola Chiesa dopo la caduta del comunismo, come segno di appartenenza fattiva e che da diversi anni è stata desiderata proprio dai cattolici del luogo, provenienti
la maggior parte dall’Albania del nord.
Oggi ognuno di loro può dire, frequentando la Chiesa, “è la mia chiesa, ne faccio
parte e ho finalmente la possibilità di sostare, di pregare il Signore che sempre mi ama
e mi aspetta. Nel periodo della dittatura era stata negata la libertà di culto e ogni tipo
di espressione religiosa, non è stato dato spazio al pensiero, al desiderio di accogliere
i fratelli e parlare di Dio creatore e datore di ogni bene. Nel 1992, dopo la caduta del
regime, ogni domenica la liturgia Eucaristica è stata celebrata in un grande bunker
non potendo avere altri spazi, né possibilità economiche per costruire un luogo sacro.
La partecipazione assidua alla S. Messa domenicale a mano a mano è cresciuta, ma
col passare degli anni il bunker ricordava ai fedeli il periodo sofferto durante la dittatura. Il buon Dio però ha i suoi piani
e si serve degli uomini per compiere
le sue meraviglie. Nel 2008 i padri
Francescani conventuali hanno preso
possesso della parrocchia di Fier e dei
vari villaggi. Il contatto assiduo con i
fedeli ha evidenziato una Chiesa viva,
ma mancava un luogo sacro per lodare il Signore, ritrovarsi e sentirsi fratelli.
La notizia dell’inizio dei lavori di
costruzione è stata comunicata alla
nostra comunità e ai fedeli cattolici
affezionati del posto il 12 maggio del
2013 quando è stata messa la prima
pietra dai sacerdoti e missionari alla
presenza del Vescovo Hil Kabashi.
Noi Suore comunitariamente fino al
termine della costruzione della Chiesa
abbiamo sostenuto i padri con la preghiera e con la vicinanza, incoraggiandoli, perché
l’opera iniziata potesse giungere a termine secondo i piani di Dio.
I lavori della Chiesa sono stati eseguiti a ritmo serrato fino al giorno della consacrazione. La Chiesa ora è un vero gioiello ed è stata dedicata a Santa Maria degli
Angeli. La celebrazione, durante la quale è stata consacrata la Chiesa e l’altare, è
stata presieduta da Sua Eccellenza il Vescovo Hil Kabashi amministratore apostolico
dell’Albania del sud. Hanno concelebrato molti missionari. L’ordine dei frati francescani conventuali è stato rappresentato dal ministro generale Fra Marco Tasca e da vari
Diario
Suor Paola danza
e ringrazia il Signore
insieme al popolo
di Dio albanese.
23
SCIC
confratelli provenienti da diverse nazioni, da laici, e amici benefattori. Al termine della
S. Messa, dopo varie espressioni di auguri, è stata organizzata una grande festa. Gli
abitanti del villaggio hanno rallegrato i presenti con una bella rappresentazione dei
loro balli tipici, eseguiti con i costumi tradizionali.
Un omaggio particolare, con il nostro ricordo al Signore e la nostra vicinanza, va ai
nostri Padri francescani conventuali Padre Jaroslav Ciar e Padre Ireneusz Mikos che
accompagnano la vita giornaliera dei nostri fedeli sia nella parrocchia, sia nei villaggi
dove noi siamo inserite per la pastorale sacramentale e liturgica. Li raccomandiamo
a Dio, alla Madonna degli Angeli, a San Francesco, alla Beata madre Antonia Verna.
Li ringraziamo per la disponibilità al bene, all’accoglienza e auguriamo loro serenità e
santità. Preghiamo perché la missione che svolgiamo in questa terra albanese porti
copiosi frutti e sia benedetta sempre da Dio.
Suor Paola N.
Isola
E partirono senza indugio
N
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oi giovani dell’oratorio “ Beata Antonia Maria Verna” insieme ai giovani della parrocchia delle Castella, abbiamo vissuto una giornata di ritiro bella ed entusiasmante grazie al nostro Don Carlo e alle nostre suore Suor Honorina e Suor Rosaria
che ci hanno guidati in questa giornata. La figura biblica che ci ha accompagnato è
stata quella dei discepoli di Emmaus. Due giovani come noi che presi dalle delusioni
della vita cercavano di scappare dalla realtà e dalla sofferenza perché Gesù era morto
e non era con loro. In realtà i discepoli sono nella sofferenza perché non sono riusciti
a guardare oltre la morte cioè alla risurrezione. Quante volte anche noi ci lasciamo
prendere dallo scoraggiamento di fronte a tante difficoltà, ma ecco che a un certo
punto della nostra vita scopriamo che il Signore si fa compagno di cammino, non ci lascia soli ma ci lascia liberi di camminare o non camminare con Lui. Ci ha aiutato nella
riflessione anche un canto di Eros Ramazzotti che si intitola “Il cammino”. Ognuno di
noi ha la sua strada da fare, prendi un respiro ma poi tu non smettere di camminare.
La giornata è terminata con la celebrazione della Santa
Messa presieduta dal nostro carissimo Don Luca Greco.
Come segno del nostro camminare con Cristo ci è stato
donato un sandalo. Tutti noi giovani siamo tornati a casa
con la gioia nel cuore per aver scoperto che Gesù cammina affianco a noi in ogni situazione della vita e che non
ci lascia mai soli. Mi piace terminare l’articolo con un’altra
frase del canto: Ma se il cuore ha un’ala spezzata, devi
solo curarla perché non e ancora la fermata altri viaggi
aspettano te…
Pietra Rosa Mastriani
SCIC
Cursi
Incontro giovani: “Io ci sto!”
I
l giorno 11 dicembre alle ore 18.30 presso la scuola dell’infanzia “Sacro Cuore
di Gesù” si è tenuto l’incontro con le nostre suore suor Simona, suor Tommasina
e suor Lina, continuando insieme il progetto di formazione “costruiamo insieme il
futuro”. L’incontro è durato all’ incirca 2 ore. Insieme a suor Simona abbiamo fatto un
gioco in cui ognuno doveva dire il proprio nome e firmarlo con le parole “IO CI STO!”,
perché ognuno di noi è “presente e attivo" della propria vita e delle proprie emozioni.
Abbiamo assistito alla visione di un video “lentamente muore” ispirato alla poesia di
M. Meideiros, in cui il tema principale è la monotonia, l’abitudine a fare le stesse cose
che portano alla morte interiore dello spirito in quanto non siamo noi a scegliere, ma
la routine.
Il canto di Giorgia “C’è da fare” rimanda alla dimensione interiore da scoprire dentro di noi, perché siamo noi gli artefici delle nostre scelte. La scena del video che mi
ha colpito di più è stata quella della persona
che indossava una maschera bianca, perché
la maschera viene usata inconsciamente da
ognuno di noi nella vita di tutti i giorni, per
nascondere quelle imperfezioni che agli altri
potrebbero sembrare strane e incongruenti.
Un altro momento creativo è stato scrivere su una maglietta bianca un pensiero
relativo all’incontro. Il mio è stato: “un bambino, un insegnante, un libro e una penna possono cambiare il mondo” detto da Malala la
17enne pakistana che si è battuta per i diritti
dell’istruzione delle bambine pakistane, perché ognuno nel proprio piccolo può cambiare
il mondo affidandosi al Signore Dio nostro.
Tutti possediamo dei talenti e dobbiamo
coltivarli affinché si moltiplichino come viene evidenziato nella parabola letta dal Vangelo di Matteo (Mt 25,14-30): il Signore aveva dato a tre persone dei talenti da coltivare e moltiplicare. I primi due sono riusciti, il terzo no, perché aveva paura di non farcela. Il Signore premia i primi due, il terzo lo caccia perché non è degno dei suoi talenti.
Non bisogna avere paura di non farcela, perché tutti abbiamo delle potenzialità
e con la volontà e l’aiuto del Signore si possono raggiungere grandi risultati. Questo
incontro è stato bello e positivo, il prossimo sarà il 5 marzo 2015. Spero che arrivi
presto.
Erika Tremolizzo
Alcuni flash tra i partecipanti
Grazie alle suore per quest’incontro che ho trovato vivace, mai noioso e fortemente comunicativo, anche grazie all’ausilio di supporti come video e musica che
hanno sicuramente dato una marcia in più nel trasmettere il messaggio che l’incontro
25
SCIC
voleva dare. La canzone di Giorgia “C’è da fare” insieme al video “Lentamente muore”
aiutano a riflettere sulla necessità di darsi da fare, prendere l’iniziativa, non lasciarsi
sopraffare dall’abitudine, sia nella praticità della vita di ogni giorno che nella specificità
delle scelte di vita personale.
Nell’attesa del prossimo incontro, ringraziamo il Signore per le meraviglie che
compie attraverso chi si rende disponibile a diventare strumento nelle Sue mani.
Paola Rollo
L’incontro è stato molto importante per me. Mi sono davvero divertita e abbiamo
avuto modo di riflettere su come cambiare il nostro futuro! È stata una serata magnifica! La cosa che mi ha colpito di più è stata quella di interagire con altre persone
con degli obiettivi magnifici! Grazie di tutto per l’invito e spero di essere presente al
prossimo incontro!
Anna Maria De Luca
La serata trascorsa insieme è stata indimenticabile. Il suo respiro vitale è come
l’ossigeno che vivifica i nostri polmoni: messaggi di pace, messaggi d’amore donati
da nostro Signore. Il più bel dono che Lui ci ha dato è stata la libertà di scegliere e
noi abbiamo deciso di stare insieme con diversi pensieri e idee, che si son legati nelle
loro differenze.
Leonardo Donno
Cursi
50 anni con Gesù e tanto entusiasmo!
D
26
omenica 23 novembre 2014 la parrocchia di San Nicola Vescovo di Cursi ha
festeggiato gli anniversari di consacrazione delle suore sr. Lina e sr. Carmela.
Per ringraziare le due religiose del servizio che hanno svolto in 50 anni di vita nella
Congregazione delle Suore di Carità dell’Immacolata Concezione d’Ivrea, Don Luigi
Gualtieri ha celebrato, nella Chiesa Madre, la Santa Messa.
Le Suore di Carità dell’Immacolata Concezione d’Ivrea sono dedite all’educazione
umana e cristiana dei bambini, degli adolescenti e dei giovani nella scuola, nelle opere
sociali e nella vita parrocchiale.
Le parole che Don Gigi ha riservato loro durante l’omelia sono ampiamente condivise da tutti; ha sottolineato che questi anniversari sono un dono e una grazia per
la nostra comunità parrocchiale, per la famiglia religiosa delle Suore d’Ivrea, per la
Chiesa tutta e per ciascun volto di bambino, giovane, anziano e povero incontrato
sulla strada nella vita di ogni giorno. Oggi nel mondo c'è un gran bisogno di ingegneri,
avvocati, tecnici ma soprattutto di sacerdoti e religiose che stiano accanto alle persone nelle turbolenze dell’esistenza. Quando il Signore chiama bisogna rispondere
come hanno fatto suor Lina e Suor Carmela…
L’augurio alle nostre sorelle, fatto da tutti noi attraverso Don Gigi, è che il loro
cammino possa essere illuminato e illuminante, che siano capaci di ricevere la luce
di Dio per poi trasmetterla al mondo ogni momento della loro vita con entusiasmo e
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Suor Carmela
(a destra)
e Suor Lina
dietro al carrello,
Suor Tommasina
batte le mani
insieme ai
convenuti.
dono illimitato di sé come ha fatto, a suo tempo, la fondatrice del loro ordine la Beata
Antonia Maria Verna. I festeggiamenti hanno visto una grande partecipazione da parte
di tutti… C’erano proprio tutti… anche il Sindaco e i membri dell’Amministrazione Comunale che tanto si prodigano ad ogni richiesta che arriva dalle suore…
La nostra Cursi da sempre è grata per la presenza discreta con la quale le suore
operano ai vari livelli e nelle varie realtà sociali e la Scuola dell’Infanzia è colonna portante nell’educazione dei suoi piccoli figli. Alla fine della Celebrazione Liturgica Suor
Lina, anche da parte anche di Suor Carmela che ascoltava commossa, ha ringraziato
tutti con la semplicità che le è naturale, poche parole dette con il cuore e il sorriso
sempre sulle labbra.
Un fragoroso applauso e la benedizione finale hanno chiuso la celebrazione e
subito dopo, ci siamo spostati tutti a “casa nostra” per un piccolo buffet presso i locali della Scuola dell’Infanzia “Sacro Cuore di Gesù”, gestita dalle suore, offerto dalla
stessa comunità durante il quale non è mancata l’allegria di stare insieme e la gioia di
condividere, sì, perché la casa delle suore è aperta veramente a tutti e tutti si sentono
veramente a casa!
Veruska B. Maruccia
Laica Verniana
Nella sua casa…
S
e la Superiora Provinciale, suor Ines Polacchini, desiderava meravigliare le suore convocate per il Consiglio Provinciale straordinario, è riuscita perfettamente, comunicando
il luogo in cui detto Consiglio si sarebbe svolto: non più Andrate, meta abituale, scontata,
ma Rivarolo, nella Casa di Madre Antonia.
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Quanti dubbi, quante perplessità, quanti: mah…! Poi, quando ci siamo ritrovate in quella
cappellina, dove la presenza di Lei è viva e palpitante, tutti i dubbi si sono dileguati, tutte le
paure si sono dissolte e i cuori si sono riempiti di gioiosa certezza: tutto il lavoro si sarebbe
svolto nel migliore dei modi.
Ogni sosta è stata per noi una ricchezza, un’emozione! Salire nei piani superiori usando
la famosa “scala di Madre Antonia” dai gradini consumati per l’uso e ricalcare le Sue orme
in ogni angolo della casa; partecipare alla Santa Messa celebrata nella chiesa parrocchiale
di San Giacomo dove la piccolissima Antonia fu battezzata e dove per la prima volta offrì,
pubblicamente, la sua vita a Dio con la Professione Religiosa; sostare nella parrocchia di
San Michele dove le Sue spoglie mortali furono deposte e riposarono per molti anni, e dove
ancora ci sembrava di udire l’eco della voce del giovane don Francesco Vallosio che pennellava la vita della nostra Madre; e che dire delle soste silenziose ed oranti, in comune o
in privato, in quella Cappellina dove eternamente Madre Antonia e la Sua Madonnina dalla
mano d’oro, si guardano, occhi negli occhi, e si raccontano le vicende, i pericoli, le sconfitte,
le vittorie delle figlie ancora in cammino sulle strade del mondo, impegnate a testimoniare con gioia l’amore misericordioso del Padre. Non ci poteva proprio capitare qualcosa di
meglio!
Ci siamo lasciate guidare dalla nostra Beata Madre Antonia; abbiamo affidato a Lei
il nostro lavoro per il bene delle Sue-nostre comunità; ci siamo impegnate in un clima di
serena fraternità. Ci siamo sentite delle privilegiate e siamo corse ai ripari: abbiamo portato
ai piedi dell’urna dove riposano i gloriosi resti della Madre, tutte le Sue figlie; a Lei abbiamo
affidato ogni singola sorella della Congregazione, sicure che il Suo spirito e la Sua santità
investirà ciascuna di esse.
Con questa gioia nel cuore, terminati i lavori, riprendiamo “coraggiose le fatiche del
nostro ministero di carità” (Vallosio 13).
Suor Vita Raimonda Leone
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I doni di Natale
O
gni anno il Bimbo Divino scende sulla terra accompagnato da una schiera di angeli che
recano i doni da distribuire agli uomini. E alle suore? Oh, sì! Anche per loro gli angeli
ogni anno portano in dono uno o due incontri di formazione, capaci di dare vigore al corpo
e allo spirito. Ascoltate!
Nella Provincia Antonia Maria Verna le suore aspettano con ansia il 27 dicembre, ma
quel giorno le attende una meravigliosa sorpresa: anche la città di Milano s’imbianca: la
neve, soffice e silenziosa, ricopre i tetti e orna gli alberi. Nel pomeriggio, comunque, si parte
e, dopo un viaggio, a dir poco, avventuroso, si arriva ad Andrate. Qui il dono si mostra in
tutto il suo fulgore: la maestosità e la bellezza delle montagne innevate; la gioia dell’incontro
con le sorelle; le nenie, le melodie, i canti natalizi che ci conducono, con la mente e col
cuore, alla grotta di Betlemme; la presenza materna e premurosa della nostra Superiora
Provinciale suor Ines Polacchini; la serena accoglienza delle sorelle della Comunità, solerti
ed attente affinché nulla manchi al confortevole soggiorno delle consorelle… Oh, quante
attenzioni potremmo enumerare! Ma sono tutte piccole o grandi cose che il tempo, forse,
cancellerà dalla memoria per lasciar spazio al godimento spirituale che le meditazioni di
P. Luca Fallica, benedettino e priore del Monastero di
Dumenza, ci hanno donato. Le sue non erano parole,
egli ci ha comunicato la vita, la bellezza della nostra
consacrazione religiosa, la necessità di nulla anteporre
all’amore per Dio, l’urgenza di essere segno profetico
in una spiritualità di comunione, che aiuti i fratelli a vivere la radicalità evangelica della conversione, la gioia
di offrire la propria vita e di amare anche quando è difficile amare, la capacità di accogliere tutti per donare
e condividere, guardando al passato con gratitudine,
vivendo il presente con passione, aprendosi al futuro
con speranza.
Giorni intensi, giorni ricchi di pace e di gioia, coronati da momenti di serena ricreazione che hanno consolidato la comunione fra noi.
Il nostro grazie a Dio e alle persone di cui Dio si è servito per raggiungere il cuore
di ciascuna religiosa presente. Un grazie sentito a don Fabrizio Gobbi che, incurante del
freddo e dell’oscurità, ci ha permesso di gustare ogni giorno la bellezza della celebrazione
eucaristica.
È stato davvero un dono speciale, che ha reso bellissimo il nostro Natale.
Suor Vita Leone
Natale 2015 - Benvenuto Gesù
Q
uest’anno qui, nella nostra bellissima Scuola dell’Infanzia, abbiamo festeggiato
insieme, per la 62° volta, il memoriale della nascita di Gesù a modo nostro…sempre con la particolarità e il profondo senso religioso che ci contraddistingue. Siamo
partiti per tempo assegnando, con sempre tanta attenzione alle abilità, alle caratteri-
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stiche e all’indole di ciascun bambino, i ruoli della drammatizzazione dal titolo: “Benvenuto Gesù!”. Suor Lina e Suor Tommasina si sono poi prodigate ad insegnare le varie
parti ai bimbi appena arrivavano a scuola e gli insegnanti hanno preparato i canti e i
balletti. Una drammatizzazione in cui si è data voce anche agli animali presenti quella
notte di circa 2000 anni fa a Betlemme. Secondo una leggenda, infatti, la notte di Natale fu concesso, agli animali presenti nel luogo della nascita, di parlare… un evento
così importante doveva essere per forza acclamato e celebrato da tutti i viventi. Fu
così che per primo esclamò il Gallo “Chicchirichì, chicchirichì!” e sembrava volesse
dire “È nato qui, è nato qui!”, poi la pecorella “Beeeh, beeeh, Betlemme, Betlemme!” e
l’asinello “Iho, iho,…io ci vo…io ci vo!”.
I nostri bambini dell’ultimo anno, perfettamente a loro agio e frizzanti come sempre quando possono stare al centro della scena, hanno recitato in modo impeccabile,
mentre i bimbi di quattro anni hanno fatto la parte dei galletti e delle galline del pollaio
di Maria, ballando con agilità e grazia. Dolcissimi i tre anni vestiti da angioletti che hanno accompagnato Gesù e hanno danzato per lui sulle note di “Tu scendi dalle stelle”…
Alla fine il canto e la poesia, sia in italiano che in lingua inglese, hanno lasciato
il posto all’arrivo festoso di un amico particolare: Babbo Natale ha portato a tutti i
bimbi presenti sulla scena, il
panettoncino tradizionalmente offerto dal Comune e dei
doni “richiesti” dai genitori di
ogni bimbo. Festa grande tra
tutti i piccoli che guardavano
sorpresi e indagatori l’omone alto, con la barba bianca
e lunga e la faccia nascosta
dagli occhiali e dai capelli che
dava loro questo sacchettino
pieno di sorprese.
Intanto, nell’atrio della
scuola, i membri della Famiglia Verniana locale, vendevano i dolci e le delizie preparate
per l’occasione da mani volenterose per realizzare questo piccolo mercatino dal titolo
“Un dolce Natale” che, già da
alcuni anni, viene preparato
in occasione di questo evento e, il cui ricavato, viene devoluto in beneficenza ogni
anno ad enti o associazioni diverse. Anche questa iniziativa è stata, come sempre,
accolta con entusiasmo da tutti i presenti che, prima di lasciarci, si sono complimentati
dicendo che ogni anno che passa diventa sempre più un evento da vivere non solo
nell’ambito della nostra scuola, ma a livello pubblico, coinvolgendo il paese. Noi siamo
contente così, ci piace pensare che accogliere Gesù, così come lo facciamo noi, sia
un modo per sentirci più vicini a Lui che viene a salvarci e a rinnovare quella gioia che
solo il suo annuncio e la sua presenza reale qui fra noi può dare…..
È proprio il caso di dire: “Benvenuto Gesù!”
L’insegnante V. B. M.
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A. Pizzuto - Paolo VI "un fenomeno di piccolezza", ed. Cantagalli a cura di sgr
L’autore, che ha conosciuto e amato Paolo VI, fin dal titolo ne coglie una dimensione caratteristica: la sua profonda umiltà, e la esprime con le stesse parole del pontefice, dette nel 1973. Dando
inizio all’anno santo, Paolo VI volle essere anche confidenziale:”Non posso tacere che io sono
mandato. Non parlo di me, non vi annuncio un qualche mio ritrovato di pensiero, di studio o una
formula mutuata da qualche sapiente. Io vi annuncio la parola di Cristo, io sono mandato da lui, io
il successore di San Pietro. Accoglietemi…”. Il Pizzuto intreccia molti elementi, perché emergano
chiaramente le varie scelte pastorali, in fedeltà sia alla nuova visione conciliare di Chiesa sia allo
specifico servizio che lo vede “pellegrino” nelle parrocchie romane, in Italia e nel mondo. Forse,
a distanza di decenni, ci sfuggono tante novità che allora ci stupivano e che poi sono divenute
normali, a cominciare da quel bacio alla terra, con cui entrò a prendere possesso della diocesi
Ambrosiana, nel 1955. San Giovanni Paolo II avrebbe dichiarato di aver accolto con emozione
quel gesto, rimanendogli fedele. Teresa d’Avila e Caterina da Siena, vengono proclamate dottori
della Chiesa: ecco un altro segno dell’apertura di Paolo VI, che non esitò ad aumentare in tal modo il numero dei trenta Dottori,
un riconoscimento ecclesiale, fino ad allora solo maschile. Molti capitoli del testo, corredati da foto significative, ci coinvolgono
ridestando lo stupore di allora, anche per la precisione dei particolari. “Primati di Paolo VI” è uno di questi, dall’istituzione del
I°gennaio ’68, giornata mondiale della pace a quella per le vocazioni; dalla celebrazione del Natale in luoghi di sofferenza
al ripristino della Via Crucis al Colosseo… Un cenno, pur fugace, merita Il funerale. Il pontefice, che ha aperto la strada del
dialogo, preoccupandosi di annunciare la parola del Cristo, senza riguardo a se stesso, stupisce per la sua “sobria eleganza”,
avendo raccomandato la massima semplicità, anche per il suo funerale. Davanti all’altare della Confessione, su un modesto
letto funebre viene posto il corpo; vicino, il cero pasquale che testimonia il Risorto. La Bibbia posta sul feretro sarà scompigliata dal vento. Per la prima volta, mentre il feretro si allontana, la folla esplode in un lungo applauso.
“CRISTO
È LA NOSTRA PACE” (Ef. 2,14)
Il Signore ha richiamato alla Patria celeste le nostre care consorelle
Suor Pia Letizia MABRITO nata Vidracco (T0) il
05.11.1925, deceduta ad
Ivrea, “Centro Preghiera”, il
10.01.2015, dopo 71 anni
di vita religiosa.
Suor Raffaella Gemma IACCARINO nata a Sorrento (NA)
il 19.06.1933, deceduta a
Napoli “Villa San Giuseppe”
il 13.01.2015, dopo 55 anni
di vita religiosa.
Suor Rosaria Crocifissa FIORENTINO nata a Castrignano
dei Greci (LE)il 01.02.1922,
deceduta a Collepasso “Oasi
A. M. Verna” il 21.01.2015,
dopo 67 anni di vita religiosa.
Consorelle
e parenti
defunti
Suor Assunta Giovanna
SCOTTO DI GREGORIO nata a
Procida (NA) il 27.06.1945,
deceduta a Napoli “Villa San
Giuseppe”, il 25. 01. 2015,
dopo 48 anni di vita religiosa.
Sono tornati alla casa del Padre
La sorella Stella di suor Lidia G. Clerico
Carmela di Suor Andreina Lamacchia
Rosina di Suor Alessandra e di Suor Clementina Boffa
Vincenza di Suor Ruggerina Lamacchia
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Coordinatore
Luigi Russo
Redazione
Bratti Anna
Federico Suor Teresa C.
Hanan Ablahad
Iedà Suor Nicoletta
Leone Suor Vita R.
Lionetti Suor Raffaella
Manni Suor Luigia
Pollice Marzia
Ratti Suor Dina
Russo Suor Anna Eletta
Trombetta Mario V.
Veneri Suor Assunta
Zaupa Suor Nadia
Corrispondenti
dall’estero
Albania:
Rotunno Suor Grazia
“La casa è il vostro corpo più grande.
Eppure…la vostra casa
non sarà un’ancora
ma un albero di nave.
Donerete ben poco
se donerete i vostri beni.
E’ quando fate dono di voi stessi
che donate veramente
…vi è chi dona senza pena
e non cerca gioia né merito.
E’ come il mirto, laggiù nella valle,
che sparge nell’aria il suo profumo.
Dio parla attraverso le mani di costui
e, dietro ai suoi occhi,
Egli sorride alla terra.
E se volete conoscere Dio,
non siate per questo solutori di enigmi.
Guardatevi intorno, piuttosto,
e lo vedrete giocare con i vostri bambini.
Lo vedrete sorridere nei fiori…
e agitare le foglie degli alberi.
E guardate nello spazio”.
K. Gibran “il Profeta”
Argentina:
Bock Suor Adriana
Libano:
Sleiman Suor Hoda
Ecuador:
Tosi Suor Elena
Tanzania - Kenya:
Mori Suor Maria
Turchia:
Bernardi Suor Susanna
Mensile - anno XLV - N. 2 - Febbraio 2015
ATTENZIONE - in caso di mancato recapito della rivista restituire al mittente
che si impegna a pagare il diritto di restituzione presso l'Ufficio di 83040 Materdomini AV
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