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Organizzazione Aziendale
L E N OZIONI E SSENZIALI 239/2 Collana Timone Guide allo studio Elementi di Organizzazione Aziendale La gestione dei processi e dei progetti, le strategie, i nuovi strumenti di direzione SIMONE EDIZIONI GIURIDICHE ® Gruppo Editoriale Esselibri - Simone Estratto della pubblicazione Estratto della pubblicazione TUTTI I DIRITTI RISERVATI Vietata la riproduzione anche parziale Azienda certificata dal 2003 con sistema qualità ISO 14001: 2004 Di particolare interesse per i lettori di questo volume segnaliamo: LX39 582 585 36 37 39 239/1 40/1 - Lexikon di organizzazione aziendale Dizionario di economia Nuovo dizionario di economia e gestione aziendale Ragioneria generale Ragioneria applicata e professionale Compendio di economia aziendale Elementi di Ragioneria e Tecnica Professionale Compendio di Organizzazione Aziendale Il catalogo aggiornato è consultabile sul sito Internet: www. simone.it ove è anche possibile scaricare alcune pagine saggio dei testi pubblicati Ideazione e direzione scientifica del Prof. Federico del Giudice Edizione a cura del Dott. Angelo Battagli Finito di stampare nel mese di luglio 2007 dalla «Officina Grafica Iride» - Via Prov.le Arzano-Casandrino, VII Trav., 24 - Arzano (NA) per conto della ESSELIBRI S.p.A. - Via F. Russo, n. 33/D - 80123 - Napoli Grafica di copertina a cura di Giuseppe Ragno PREMESSA Il testo offre una sintesi organica e completa delle principali problematiche legate all’organizzazione aziendale, per assicurare le conoscenze fondamentali dei processi organizzativi: dalle teorie ai modelli più importanti sviluppati dalla scuole classiche. L’opera traccia un quadro evolutivo della disciplina, al fine di individuare le variabili guida che influiscono sull’organizzazione aziendale, fornire spunti di riflessione e strumenti per la valutazione e la progettazione dell’organizzazione, ed effettuare, infine, una ricognizione sui modelli organizzativi e gestionali emergenti. Completa il lavoro un’ampia panoramica riguardante le attuali teorie sull’organizzazione aziendale (learning organization), gli stili di direzione emergenti (knowledge management) e il tema della «conoscenza» come variabile strategica determinante del vantaggio competitivo dell’impresa. Il volume, per la sua agilità, costituisce un valido sussidio per quanti si apprestano ad affrontare esami universitari, pubblici concorsi e per l’aggiornamento professionale. Estratto della pubblicazione Estratto della pubblicazione CAPITOLO PRIMO L’AZIENDA SOMMARIO: 1. Il sistema aziendale. - 2. L’equilibrio d’azienda e i fattori aziendali. - 3. L’equilibrio nel breve e lungo periodo e il rischio nell’economia dell’impresa. 1. IL SISTEMA AZIENDALE A) Azienda e impresa L’azienda è un’organizzazione costituita da persone e beni, che mira al conseguimento di un determinato fine economico o ad assicurare un servizio. Nel lessico aziendalistico i termini impresa ed azienda sono utilizzati come sinonimi (spesso però il termine impresa viene riferito in senso stretto alle aziende di produzione). La moderna concezione sistemica conduce alla definizione dell’azienda come un sistema di forze economiche, organizzate per lo svolgimento di un processo di produzione, ovvero di consumo, da cui trarre utilità per il soggetto economico aziendale e per gli altri individui che con essa, a vario titolo, entrano in contatto. Le aziende presentano alcuni elementi costitutivi quali persone, procedure, tecnologie, relazioni, energie, conoscenze e sono caratterizzate da legami interni (fra tali elementi) ed esterni (fra l’azienda e l’ambiente che la circonda). Questo insieme coordinato di elementi costituisce un sistema, ossia un insieme di elementi interrelati e interagenti in un contesto dinamico ciascuno dei quali svolge una determinata funzione per il raggiungimento di uno scopo comune. L’azienda è un sistema sociale aperto, cioè un sistema il cui funzionamento viene fortemente influenzato dall’ambiente esterno nel quale opera: basti pensare che le risorse materiali ed umane di cui l’azienda ha bisogno provengono dall’ambiente esterno, mentre i prodotti o i servizi da essa ottenuti vengono, al termine del ciclo di produzione interno, ceduti all’esterno. 6 Capitolo Primo Il rapporto fra gli elementi interni è flessibile, il sistema è in grado di produrre una pluralità di risposte nei confronti dei diversi stimoli che provengono dall’esterno e l’oggetto dello scambio con l’ambiente è rappresentato dagli input e dagli output. Mercati di acquisizione Forza Lavoro Risorse finanziarie Tecnologia Ambiente* Materie prime Fonti di energia Territorio impresa Sociale - culturale Ambiente - fisico Beni Servizi Mercati di sbocco L’ambiente è l’insieme delle condizioni e dei fenomeni esterni all’azienda, che ne influenzano significativamente la struttura e la dinamica. L’azienda ha bisogno di continui scambi di informazioni che generano apprendimento, elemento indispensabile per creare una vera spinta innovativa. L’azienda, come sistema dinamico aperto, ha scambi sia con l’ambiente sociale, cioè l’insieme dei soggetti non collegati direttamente all’azienda, sia con l’ambiente operativo, vale a dire il complesso degli elementi collegati direttamente all’azienda (come le relazioni con sindacati, concorrenti, banche, fornitori etc.). Ciascuna azienda per mantenere un vantaggio competitivo deve tenere conto dello schema di Porter anche detto modello delle cinque forze (cfr. cap. 6, par. 12). Estratto della pubblicazione 7 L’azienda Mercati di acquisizione dei fattori produttivi Fornitori Forza contrattuale dei fornitori Concorrenti Nuove strategie delle imprese già esistenti e minacce di nuove entranti Minaccia di prodotti /servizi sostitutivi Impresa Prodotti/servizi sostitutivi Forza contrattuale dei clienti Clienti Mercati di sbocco B) L’azienda nel diritto Il codice civile definisce l’imprenditore e l’azienda ma non l’impresa la cui nozione è, comunque, facilmente desumibile da quella di imprenditore. Secondo l’art. 2082 del codice civile, «è imprenditore chi esercita professionalmente un’attività economica organizzata al fine della produzione o dello scambio di beni o di servizi». Secondo l’art. 2555 del codice civile, «l’azienda è il complesso dei beni organizzati dall’imprenditore per l’esercizio dell’impresa». Di conseguenza l’impresa può essere definita come l’attività economica diretta alla produzione o allo scambio di beni o di servizi che un soggetto, detto imprenditore, esercita professionalmente mediante un complesso di beni organizzati in funzione di tale attività. C) La classificazione delle aziende Le aziende si distinguono anzitutto in base allo scopo che si prefiggono e al processo posto in essere per il suo raggiungimento. Si configura, in tal modo, la distinzione tra: — azienda di produzione (o impresa) che, ponendo in essere un processo tecnico-produttivo, persegue in via diretta lo scopo del profitto; — azienda di erogazione, che mediante lo svolgimento di un processo di consumo, persegue lo scopo del soddisfacimento diretto dei bisogni dei soggetti a essa collegati. Le aziende di erogazione sono a loro volta distinte in: a) corporazioni, intese come insieme di persone che forniscono beni per il raggiungimento di uno scopo (prevale l’elemento personale); b) fondazioni, intese come insieme di ricchezze i cui redditi servono allo svolgimento di una determinata attività (prevale l’elemento patrimoniale). Estratto della pubblicazione 8 Capitolo Primo Oltre alla distinzione fondamentale dell’azienda in impresa e azienda di erogazione, si ha un ulteriore distinzione tra: — azienda privata e pubblica, se il soggetto giuridico che la regge e governa è un ente privato o pubblico; — azienda individuale e collettiva, se retta da un’unica persona o da una società; — azienda divisa e indivisa, a seconda se vi siano altre unità dislocate in luoghi diversi (succursali, filiali, agenzie), o se la sede è unica e l’attività si svolge in un solo centro. Criteri di classificazione e tipologie Secondo il fine Secondo la divisione Secondo la natura giuridica Individuali Aziende indivise Aziende private Collettive Aziende di erogazione Aziende divise Aziende pubbliche Settore primario Aziende di produzione Settore secondario Settore terziario Settore terziario avanzato D) I sistemi cibernetici ed il feedback I sistemi cibernetici sono costituiti da strutture che si autoregolano al fine di adeguarsi a determinati standard di funzionamento o a determinati obiettivi ritenuti ottimali. Anche l’azienda può essere considerata un sistema cibernetico in quanto struttura e regola le proprie attività in funzione del grado di raggiungimento di obiettivi prefissati. Il meccanismo che regola il funzionamento dei sistemi cibernetici, e quindi anche del sistema aziendale, è il meccanismo di feedback. Esso evidenzia i risultati ottenuti dalla 9 L’azienda dinamica delle attività del sistema attraverso un insieme di informazioni che permettono di regolarne il funzionamento, in coerenza con gli obiettivi del sistema stesso. Il feedback costituisce un sistema continuo di monitoraggio e ritorno delle informazioni che, esteso a tutte le attività dell’azienda, ha lo scopo di indirizzare chi ne ha la responsabilità ad intraprendere eventuali azioni di miglioramento o correttive. Il circuito può essere schematizzato nel seguente modo: Sistem ad e ell de cisi Sistema informativo oni feed-back Sistem ad ell e op era zioni Il meccanismo evidenzia un anello di retroazione centrato sul ruolo dell’informazione (information feedback system). Il comportamento del sistema è tenuto sotto controllo confrontando i dati (quantitativi e/o qualitativi) relativi alle sue prestazioni con gli standard predefiniti che il sistema deve rispettare. Se esiste uno scostamento rispetto allo standard, l’informazione relativa attiverà gli opportuni interventi affinché il comportamento del sistema torni nell’ambito di quanto programmato. 2. L’EQUILIBRIO D’AZIENDA E I FATTORI AZIENDALI A) Come funziona l’impresa L’impresa è un sistema integrato con il mercato dove opera attraverso: — un processo di acquisizione di fattori produttivi (input) dal mercato di approvvigionamento, in relazione ai quali sostiene dei costi misurati dall’uscita di moneta; Estratto della pubblicazione 10 Capitolo Primo — un processo di trasformazione economica tramite la combinazione dei fattori stessi (gestione interna); — un processo di collocamento dei beni economici prodotti (output) sul mercato di sbocco, in relazione al quale si registrano dei ricavi misurati dall’ingresso di moneta. Contesto Fattori produttivi Processo di trasformazione input persone output tecniche tecnologie Ambiente Mercato I fattori produttivi possono essere a breve ciclo di utilizzo (cd. elementi del capitale circolante), e a lungo ciclo di utilizzo (cd. elementi del capitale fisso). B) L’equilibrio aziendale La teoria sistemica pone come obiettivo ultimo dell’azienda il raggiungimento di risultati ottimali di operatività intesi come condizioni generali del sistema azienda oppure come condizioni riferibili alle singole aree gestionali Le condizioni di equilibrio risultano determinate dall’interagire di un insieme di elementi riconducibili essenzialmente a quattro raggruppamenti: — il fattore capitale, comprendente le risorse finanziarie a vario titolo investite nell’azienda; — il fattore energie umane, relativo all’elemento personale operante nell’azienda; — il fattore organizzativo, che attiene all’insieme dei rapporti di integrazione tra il fattore capitale e il fattore energie umane; — il fattore ambiente, che riguarda l’influenza provocata dai mercati, dal progresso tecnologico e dalle istituzioni. L’azienda 11 Dal punto di vista economico, per equilibrio si intende la capacità dell’azienda di remunerare adeguatamente i fattori produttivi investiti (capitale e lavoro). L’equilibrio può essere peraltro inteso in tre diversi significati a cui corrispondono diversi modi di considerare la ricchezza: a) in senso economico ⇒ (Ricavi > Costi); b) in senso finanziario ⇒ (Entrate ≥ Uscite); c) in senso patrimoniale ⇒ (Attività > Passività). C) Le diverse tipologie di risorse L’azienda è un sistema dinamico aperto, formato dalle seguenti risorse: — materiali, vale a dire persone, tecnologie, materiali, capitali etc. (risorse hard); — immateriali, come ad esempio cultura, competenze, know-how etc. (risorse soft). Tali risorse sono acquisite dall’impresa tramite le risorse finanziarie. L’impresa, avendo a disposizione delle risorse finanziarie proprie (capitale proprio o netto, o di rischio), e di terzi (capitale di credito = debiti di funzionamento + debiti di finanziamento), le impiega sostenendo dei costi, nell’acquisizione dei fattori produttivi che, opportunamente combinati nel processo produttivo, consentono di ottenere prodotti e servizi dalla cui vendita deriva il conseguimento dei ricavi; dal confronto tra costi e ricavi trae origine il reddito, positivo (utile) o negativo (perdita), che va a remunerare il capitale di rischio impiegato. Il profitto è ciò che rimane dall’utile una volta che si sono distribuiti i dividendi ed è decisivo ai fini delle politiche di sviluppo e di investimento dell’impresa. 3. L’EQUILIBRIO NEL BREVE E LUNGO PERIODO E IL RISCHIO NELL’ECONOMIA DELL’IMPRESA L’obiettivo dell’impresa è accrescere il vantaggio rispetto ai concorrenti. La strategia è la ricerca deliberata di un piano di azione che sia in grado di determinare il vantaggio competitivo di un’azienda. La determinazione della strategia può essere fondata su obiettivi molteplici, ma è importante determinare un obiettivo primario (qualità, prezzo, livello di servizio, avanzamento tecnologico etc.). L’interesse comune è rappresentato dalla sopravvivenza dell’azienda, per cui è richiesto un margine di profitto di lungo periodo in grado di coprire il costo Estratto della pubblicazione 12 Capitolo Primo del capitale. Il fine della strategia è, quindi, l’incremento della redditività dell’impresa nel lungo periodo. Il rischio è un elemento collegato ad ogni attività umana, i cui risultati sono accadimenti futuri rispetto all’azione intrapresa. Ogni decisione economica, infatti, richiede tempo, ovvero comporta un intervallo temporale tra la scelta e l’ottenimento dei suoi risultati. Tale condizione di incertezza è tipica dell’attività economica aziendale: un’attività pianificata e scelta come la più conveniente potrebbe poi non rivelarsi tale. La possibilità che l’attività d’azienda non consegua gli obiettivi o i fini ai quali è volta o che li possa conseguire in misura sensibilmente diversa, costituisce il rischio d’impresa. GLOSSARIO Feed back [ INFORMAZIONI DI RITORNO]: meccanismo di retroazione (o azione di ritorno) che caratterizza i sistemi informatici: il feed back rappresenta la conseguenza di un’azione o di un segnale che modifica a sua volta la causa o il segnale originari. Il termine ha acquisito accezione più estesa indicando qualsiasi meccanismo di analisi, controllo e correzione di un fenomeno variabile, in cui le informazioni derivanti dall’andamento del fenomeno in una fase, vengono poi utilizzate nella fase successiva. Input: fattori produttivi, materie prime e semilavorati che vengono utilizzati in un processo produttivo e che in seguito daranno una certa quantità di prodotto (definito output). Con riferimento all’elaborazione elettronica dei dati, il termine indica tutte le informazioni che vengono immesse negli elaboratori elettronici. Output: prodotto o erogazione; si contrappone ad input. Nell’ambito del processo produttivo è un termine che indica il complesso dei beni ottenuti dalla combinazione dei vari fattori della produzione. Estratto della pubblicazione CAPITOLO SECONDO LE STRUTTURE ORGANIZZATIVE SOMMARIO: 1. Organizzazione aziendale. - 2. I vari tipi di organizzazione. - 3. L’organizzazione gerarchica. - 4. L’organizzazione funzionale. - 5. L’organizzazione per line e staff. - 6. Gli inconvenienti delle strutture gerarchiche. - 7. L’organizzazione divisionale. - 8. Le organizzazioni evolutive. - 9. Strutture e organigrammi. 1. ORGANIZZAZIONE AZIENDALE A) Definizione e caratteristiche essenziali Nella sua accezione generale l’organizzazione è un raggruppamento sociale dotato di una struttura interna differenziata orientata al perseguimento di scopi specifici ed allo svolgimento di compiti ben definiti (MAYNTZ). L’organizzazione aziendale è l’insieme delle componenti e dei meccanismi di funzionamento di una struttura economica. Ogni impresa ha la sua organizzazione, che è funzione degli obiettivi, delle strategie e delle risorse di cui l’azienda si è dotata. Le caratteristiche essenziali presenti in ogni forma di organizzazione sono: — la suddivisione del lavoro, del potere e delle responsabilità finalizzata al perseguimento degli scopi prefissati; — la presenza di uno o più centri di potere con funzione di controllo e direzione del lavoro per soddisfare esigenze di efficienza; — la sostituibilità del personale qualora questo si mostri inadeguato od inefficiente; — il coordinamento di tutte le attività specializzate che danno vita all’attività aziendale nel suo complesso. Diverse sono le componenti che determinano il successo di un’impresa in termini di competitività e di posizionamento sul mercato. Oltre ad una precisa strategia di marketing e ad una ottimale gestione delle risorse umane, è essenziale, per il raggiungimento degli obiettivi aziendali, una efficiente ed efficace struttura organizzativa, che definisca in modo chiaro e univoco i compiti e le responsabilità dei diversi organi e ne regoli i rapporti, sia in relazione all’ambiente interno sia a quello esterno. Estratto della pubblicazione 14 Capitolo Secondo L’efficienza è data dal rapporto tra risultati ottenuti e mezzi impiegati. Essa può essere misurata in termini di numero di errori che l’utente compie prima di completare un compito, o in termini di tempo impiegato per raggiungere il proprio scopo. Per la maggior parte dei compiti esiste un percorso ottimale: una deviazione da quest’ultimo esprime mancanza di efficienza. Si ricordi che mentre l’efficienza è la misura del rapporto tra le prestazioni effettive e lo standard fissato, l’efficacia è la misura del rapporto tra i risultati raggiunti e gli obiettivi prefissati. B) Le scelte organizzative L’organizzazione è considerata uno dei tre sottosistemi in cui può essere scomposto il sistema aziendale. La sua interazione con il sottosistema gestionale dà origine al più ampio sottosistema operativo, mentre le relazioni tra quest’ultimo e il sottosistema informativo compongono il sistema azienda. L’esame degli elementi che costituiscono il sottosistema organizzativo comporta una preliminare distinzione fra le attività che riguardano l’intera vita aziendale e quelle che riguardano specifici settori della stessa. Nel primo gruppo rientrano tutte le problematiche di natura strategica, che si pongono in sede d’impianto o di ristrutturazione dell’azienda. In particolare, in questa fase si operano scelte relative: all’elaborazione di un piano volto a valutare la convenienza economica e la possibilità finanziaria, alla localizzazione geografica esterna e al lay-out interno, alla veste giuridica da assumere, alla più conveniente dimensione da dare all’azienda. Appartengono al secondo gruppo problemi organizzativi come: il rapporto fra le funzioni delineate e le persone che debbono esplicarle; la costituzione degli uffici e, eventualmente, il loro accorpamento in servizi; i meccanismi di coordinamento fra azioni, funzioni, uffici e servizi. La struttura organizzativa riveste un’importanza cruciale per il processo di sviluppo dell’impresa. Essa include una molteplicità di rapporti informali che sono aspetti essenziali delle risorse dell’impresa e comprende i sistemi di controllo economico, i sistemi di compenso e le opportunità di carriera. Definire la struttura organizzativa di un’azienda significa stabilire tra quali organi è suddiviso il lavoro, quali sono le funzioni di tali organi e quali sono le relazioni che li legano vicendevolmente. La struttura organizzativa di solito è definita formalmente attraverso l’organigramma (v. infra par. 9). 2. I VARI TIPI DI ORGANIZZAZIONE Ancora oggi si ritiene che gran parte delle aziende adotti, come criterio di divisione del lavoro, una delle tre strutture «tradizionali»: — la struttura funzionale; Estratto della pubblicazione Le strutture organizzative 15 — la struttura divisionale; — la struttura a matrice eventualmente corrette con l’inserimento di organi laterali di consulenza o di coordinamento, come avviene nella struttura funzionale con gli organi di staff, nella struttura per progetti o nella struttura funzionale con l’utilizzo di comitati di coordinamento. Tutte e tre le strutture hanno nel principio gerarchico il loro fondamento strutturale e funzionale. Si può, quindi, dire che l’organizzazione gerarchica è la prima forma di organizzazione elementare di cui le altre sono un’evoluzione. Il principio gerarchico si basa sulla progressiva suddivisione e focalizzazione degli obiettivi aziendali in sottobiettivi da assegnare a cascata ai livelli sottostanti all’organo volitivo e sul principio della suddivisione del lavoro in raggruppamenti di attività, anch’essi sempre più specialistici via via che si scende nella scala gerarchica. 3. L’ORGANIZZAZIONE GERARCHICA A) Caratteristiche La gerarchia è la successione di livelli che vanno dall’autorità più elevata agli ultimi esecutori (FAYOL). L’organizzazione gerarchica è rappresentata dalla caratteristica forma a piramide, con al vertice l’autorità gerarchicamente più elevata e con una graduazione successiva di doveri e poteri in relazione alla graduazione dell’autorità e della responsabilità. Ogni unità organizzativa, sia a livelli alti che a quelli più bassi, svolge lo stesso tipo di attività, seppure per ambiti e quantità sempre più ristretti. Ad ogni livello è preposto un responsabile con funzioni di comando, guida e coordinamento. L’organizzazione di tipo gerarchico è caratterizzata dalla presenza di una struttura lineare nella quale i responsabili accentrano tutto il potere decisionale, limitano la delega, esercitano una supervisione diretta su tutte le operazioni aziendali: ne consegue una limitata specializzazione delle funzioni che penalizza l’efficienza e sovraccarica il lavoro dei pochi responsabili, con il rischio di affievolire il controllo gerarchico. Un’organizzazione basata sul modello gerarchico segue delle economie di integrazione ed ha un’organizzazione più rigida, il che le permette di ridurre i costi di contrattazione attraverso 16 Capitolo Secondo un maggiore coordinamento, ma allo stesso tempo comporta meno flessibilità ai cambiamenti dell’ambiente esterno. STRUTTURA ELEMENTARE Piramide gerarchica Capo Primo livello di direzione Secondo livello Terzo livello Livello operativo STRUTTURA GERARCHICA ELEMENTARE Direzione generale Organi esecutivi - operativi Organo di direzione economica e strategica Segreteria Lavorazioni Lavorazioni Lavorazioni Lavorazioni 4. L’ORGANIZZAZIONE FUNZIONALE A) Lo scientific management La teoria sull’organizzazione del lavoro elaborata nel 1911 da Taylor nella sua opera fondamentale intitolata «The Principles of Scientific Management» e ripresa con notevoli arricchimenti da altri studiosi, va sotto il nome di gestione scientifica o scientific management. TAYLOR teorizzò (e FORD applicò) l’organizzazione scientifica del lavoro e cioè un’applicazione molto spinta dei concetti di parcellizzazione, specializzazione e standardizzazione, al fine di poter realizzare in modo ottimale (the best way) le attività elementari in cui i processi dovevano essere suddivisi. Estratto della pubblicazione 17 Le strutture organizzative Egli percepì l’esigenza di avere una struttura organizzativa di controllo funzionale pura, specializzata sulle attività da svolgere, nella quale l’autorità non deve essere delegata in relazione al livello gerarchico, bensì su attività specifiche (marketing, produzione, ricerca etc., le cd. funzioni specializzate), in base alle competenze dei diversi responsabili. Quindi, per esempio, tutti gli addetti al marketing saranno posizionati nell’unità di marketing. Un esempio di organigramma funzionale è quello riportato qui di seguito. DIREZIONE GENERALE Direzione marketing Stabilimento A Direzione produzione Direzione personale Direzione amministrativa Direzione finanza Direzione ricerca e sviluppo Stabilimento B Come si può notare, nella struttura funzionale esistono tre livelli organizzativi fondamentali, chiaramente distinti: — la direzione generale; — le direzioni dei dipartimenti funzionali; — le unità operative. Alla direzione generale è affidato il compito di amministrare l’azienda come sistema unitario, cioè con una visione d’insieme che le consenta di definire quali sono gli obiettivi primari dell’azienda e di coordinare l’azione delle diverse aree funzionali. Le direzioni dei dipartimenti funzionali sono specializzate nelle varie funzioni, per cui nessuna di esse, normalmente, è in grado di occuparsi di problemi generali aziendali, ma solo di problemi settoriali. Ad esempio, l’operato del direttore di una funzione sarà valutato, principalmente, sulla base del raggiungimento o meno degli obiettivi prefissati all’interno della sua area e non in base ai risultati raggiunti a livello aziendale. Estratto della pubblicazione 18 Capitolo Secondo Le unità operative, infine, sono organi che fanno capo ai dipartimenti funzionali, per realizzare piani predisposti dagli stessi. Esse hanno compiti prevalentemente di tipo esecutivo. Esempi di unità operative sono gli uffici amministrativi, gli stabilimenti di produzione, le filiali di vendita, i laboratori di ricerca. Questa struttura è un valido modello organizzativo quando l’attività produttiva specifica si presenta poco diversificata, le dimensioni aziendali sono contenute, il processo produttivo e le altre attività sono di tipo ripetitivo e l’ambiente interno ed esterno all’azienda è relativamente stabile. B) Vantaggi e limiti dell’organizzazione funzionale Tra i vantaggi di questo tipo di struttura va segnalata l’efficienza, cioè la riduzione dei costi, in quanto si minimizza la quantità di risorse aventi una data specializzazione e sono evitate le duplicazioni di funzione fra organi. Altro vantaggio è lo sviluppo di competenze specialistiche e l’accrescimento della professionalità grazie al continuo interscambio di idee e di esperienze che favorisce. Gli svantaggi si rendono palesi con l’aumento delle dimensioni aziendali e con la diversificazione produttiva. Nel primo caso, aumenta il numero dei livelli gerarchici che costituiscono le singole aree funzionali, con conseguente burocratizzazione dei vari dipartimenti funzionali. Nel secondo caso, invece, si rende necessaria una ulteriore specializzazione e settorializzazione delle competenze professionali, con conseguenti difficoltà nel gestire in modo coerente più prodotti o linee di prodotto tra loro differenti. 5. L’ORGANIZZAZIONE PER LINE E STAFF Il concetto di organizzazione gerarchica è espresso anche con il termine di line, la linea operativa destinata a costituire lo scheletro della struttura organizzativa. Questo concetto ne presuppone un altro altrettanto basilare: quello dell’unità di comando in virtù del quale «nessun membro di un’organizzazione dovrebbe ricevere ordini da più di un superiore». Accanto al concetto di line, Mooney ha elaborato quello di staff, che esprime l’organizzazione funzionale utilizzata nell’azienda per fornire con- Le strutture organizzative 19 sigli e servizi alle unità della line. In altre parole, lo staff costituisce l’organo tecnico-specialistico dell’organizzazione. Fanno parte delle line coloro che rappresentano il nucleo operativo di una azienda ovvero i soggetti che, con la loro attività operativa, realizzano beni e servizi dell’impresa. Si tratta cioè degli addetti al sistema operativo, il cuore dell’impresa. Si possono annoverare tra queste figure professionali: i responsabili della produzione, del marketing, dello stabilimento, gli addetti alle macchine, al montaggio, alla manutenzione, alle spedizioni etc. Il termine staff, invece, deriva dall’organizzazione militare e nel linguaggio aziendalistico individua un’unità organizzativa composta da specialisti in vari settori e funzioni aziendali, il cui compito è quello di coordinare l’unità di comando di un’organizzazione mediante attività di supporto o consultive. Tipiche funzioni aziendali che compongono lo staff sono quelle di pubbliche relazioni e di programmazione strategica. Lo staff è collegato alle altre funzioni aziendali da relazioni funzionali e non gerarchiche. Fanno parte delle unità di staff o della tecnostruttura, secondo la definizione di Henry Mintzberg, quegli analisti i quali, pur non partecipando direttamente al flusso di lavoro, hanno su esso una profonda influenza, poiché contribuiscono a determinare le condizioni e le modalità con le quali sono svolte le attività aziendali. Tra gli appartenenti a questa categoria si ricordano: gli addetti alla pianificazione, alla programmazione e al controllo di gestione, i responsabili del controllo qualità, informatori, i reclutatori etc. L’organizzazione per line e staff si propone di conciliare l’esigenza di definire con precisione i rapporti di dipendenza con la specializzazione. Essa prevede una linea operativa (o line) che assicura l’unità di comando e diverse unità ausiliari e strumentali (staff), collocate ai vari livelli, con la funzione di favorire la specializzazione attraverso attività di consulenza, di predisporre politiche e metodologie, nonché segnalare inconvenienti da eliminare e correttivi da adottare. 6. GLI INCONVENIENTI DELLE STRUTTURE GERARCHICHE A) Inconvenienti strutturali Nella struttura gerarchica le attività sono svolte dagli operativi, mentre le persone posizionate ai diversi livelli del sistema di controllo coordinano e controllano a cascata il lavoro in vista del raggiungimento degli obiettivi comuni. 20 Capitolo Secondo La struttura gerarchica, a fronte del vantaggio della univocità del comando, presenta alcuni inconvenienti: — i capi devono essere competenti su tutto in quanto di tutto si devono occupare (cosa praticamente impossibile); — una simile struttura è inefficiente quando crescono le dimensioni, in quanto ad un aumento lineare del numero degli operativi cresce esponenzialmente il numero dei controllori. Il che è troppo costoso. Se esaminiamo le caratteristiche operative delle strutture determinate dalla divisione specialistica del lavoro e ispirate al principio gerarchico, non è difficile evidenziare il principale inconveniente strutturale. La divisione del lavoro fa sì che ciascun lavoratore, sia incentivato a «far bene» il proprio lavoro, senza però curarsi se l’adeguatezza della propria attività alle norme stabilite (standard di produzione e norme procedurali amministrative) sia o meno in sintonia con la qualità ed i tempi di esecuzione delle attività degli altri lavoratori. B) Struttura gerarchica: comunicazione e controllo Il passaggio da una gestione aziendale di tipo gerarchico-burocratico a una di tipo competitivo non può prescindere da un uso sempre più ampio e integrato della comunicazione. I processi di comunicazione presuppongono un emittente ed un ricevente; la «comunicazione» è resa più complessa dalla presenza di interfacce tecnologiche, da distanze spaziali (la comunicazione tra differenti enti, dipartimenti, reparti etc.) ed infine da distanze di natura cognitiva, vale a dire quell’insieme di competenze che vanno a strutturare i dispositivi di codificazione e decodificazione della conoscenza. Il controllo è ciò che mantiene il sistema. È necessario controllare le procedure organizzative, che le persone rispettino i comportamenti previsti ed eseguano i compiti loro assegnati. Con il tempo le aziende hanno cercato di porre rimedio agli inconvenienti connaturati all’organizzazione gerarchica. 7. L’ORGANIZZAZIONE DIVISIONALE A) Aspetti generali L’organizzazione divisionale è articolata in un complesso di attività autonome, corrispondenti generalmente alle singole aree d’affari (divisioni), all’interno delle quali si ripropone il modello dell’organizzazione plurifunzionale; è caratterizzata, quindi, dalla suddivisione delle funzioni in rapporto al prodotto, oppure per grandi aree geografiche. La divisione si articola a sua volta in funzioni, processi e mansioni. Le strutture organizzative 21 È un’organizzazione tipica delle imprese a struttura diversificata. Una struttura divisionale o multidivisionale si configura, pertanto, nel seguente modo: al di sotto dell’alta direzione gli organi vengono raggruppati in modo che ad ogni divisione risultino assegnate gran parte dei processi (vendita, marketing, progettazione, sviluppo) relativi ad un prodotto o mercato. Immediatamente sotto l’alta direzione esistono delle unità, staff centrali, che gestiscono o coordinano processi comuni a tutte le divisioni. In questo modo ogni divisione si può considerare una «quasi impresa» nella gestione del proprio prodotto/mercato. All’alta direzione spettano, quindi, principalmente le funzioni di coordinamento e valutazione dei risultati delle varie divisioni, di acquisizione e allocazione delle risorse all’interno dell’impresa, di scelte delle politiche strategiche generali, per esempio l’entrata in nuovi settori o la costruzione di nuovi impianti. I principali punti di forza sono: 1) la capacità di rispondere in modo efficace alla presenza di più linee di prodotto e mercato; 2) la possibilità per la direzione di dedicarsi alle politiche e strategie generali commerciali e finanziarie lasciando alle varie divisioni il compito di raggiungere in piena autonomia l’obiettivo fissato; 3) la flessibilità operativa: i nuovi prodotti possono essere inseriti facilmente (creando per esempio una nuova divisione) senza creare difficoltà di coordinamento come nella struttura funzionale. Tra i punti di debolezza: 1) il pericolo di una «sovradiversificazione» con la conseguente creazione di troppe divisioni che non hanno alcuna relazione e quindi risultano difficili da coniugare con politiche di gruppo omogenee; 2) difficoltà di esprimere una politica strategica comune a tutte le divisioni in un mercato molto dinamico e competitivo; 3) il costo per il controllo e il coordinamento della struttura multidivisionale che necessita di grandi competenze e risorse e di strumenti molto sofisticati di gestione. Nell’ambito della struttura multidivisionale operano i seguenti tipi di organi (classificati per livelli organizzativi): — — — — — la direzione generale; gli staff centrali; le divisioni; i dipartimenti funzionali di divisione; le unità operative di base. 22 Capitolo Secondo CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE AMMINISTRATORE DELEGATO COMITATO PER IL PERSONALE DIREZIONE GENERALE COMITATO PER LA FINANZA DIVISIONI PRODOTTI «A» DIVISIONI PRODOTTI «B» DIVISIONI PRODOTTI «C» DIREZIONE RICERCA E SVILUPPO DIREZIONE PROGETT. NUOVI PRODOTTI DIREZIONE PRODUZIONE DIREZIONE IMPIANTI REPARTO STUDI E PROGRAMMI DIREZIONE DIREZIONE MARKETING PRODUZIONE REPARTO VENDITE REPARTO VENDITE DIREZIONE DIREZIONE MARKETING PRODUZIONE E IMPIANTI REPARTO PROMOZIONE REPARTO PIANI E BUDGET DIREZIONE MARKETING REPARTO VENDITE B) Vantaggi e svantaggi dell’organizzazione divisionale I principali vantaggi della struttura multidivisionale si possono così riassumere: — consente un alleggerimento del lavoro dell’alta direzione, che non si occupa dei problemi operativi relativi ai singoli prodotti o alle singole funzioni, ma si dedica alle decisioni di carattere strategico, che coinvolgono l’impresa nel suo insieme; — favorisce la gestione di aziende di dimensioni rilevanti, difficilmente controllabili in caso di utilizzo del criterio plurifunzionale; — presenta un’elevata flessibilità, tale da permettere all’azienda di adattarsi rapidamente e con bassi costi alle variazioni dell’ambiente esterno. Per converso, la struttura multidivisionale presenta i seguenti svantaggi: — un impiego non sempre efficiente delle risorse, conseguente alla loro suddivisione tra più unità organizzative, che implica un utilizzo non sempre razionale dei fattori produttivi; — una moltiplicazione di posizioni organizzative dello stesso livello e con le stesse competenze; Estratto della pubblicazione Le strutture organizzative 23 — un affievolimento dei positivi riflessi della specializzazione funzionale, a causa della diminuzione della circolazione di idee ed esperienze tra gli specialisti di una determinata area. 8. LE ORGANIZZAZIONI EVOLUTIVE A) L’organizzazione per comitati e direzioni multiple o per matrici È un’organizzazione che si avvale di comitati consultivi (o unità di staff) dediti allo studio ed all’approfondimento di problemi di gestione e di direzioni multiple, presenti al vertice degli organi esecutivi, che si compongono di personale specializzato, responsabile collegialmente delle attività dei settori aziendali. Questa organizzazione è caratterizzata dall’adozione di due criteri di divisione del lavoro simultaneamente applicati, in modo da migliorare la flessibilità e l’efficacia. In linea verticale vi è la gerarchia funzionale, in linea orizzontale vi sono i responsabili del coordinamento del processo sull’obiettivo (project manager o team leader) che coordinano i team di progetto. Ciò che contraddistingue l’organizzazione a matrice è: — il rapporto fra l’autorità delegata al project manager e quella conferita ai responsabili funzionali, per quanto riguarda la gestione delle risorse e le decisioni di progetto; — le relazioni ed il modo di interagire fra i componenti del team. Il ruolo del leader in tale contesto non è quello di dirigere il gruppo, bensì quello di facilitarne il lavoro, dedicando la maggior parte del tempo a: — — — — — operare da interfaccia con gli altri leader per coordinare gli sforzi; coordinare il lavoro nell’ambito del gruppo; addestrare i membri a lavorare in gruppo; cercare di risolvere sul nascere i conflitti fra i membri del gruppo; cercare di aiutare i membri del gruppo ad identificare e rimuovere le cause comuni di inefficienza. Se da un punto di vista teorico sembrerebbe una buona soluzione, i problemi nascono, in pratica, per il fatto che non essendo ben stabiliti i confini delle responsabilità, vi sono problemi di non chiarezza nel comando e di confusione dei ruoli (CHIAVACCINI). Più recentemente si è ipotizzato che tutta l’azienda debba essere organizzata per processi esterni. Il problema che si pone è allora quello del controllo. La tendenza moderna è quella di ricorrere ad un controllo parallelo, utilizzando processi autocontrollati e coordinati localmente da un team leader e globalmente da un firm leader. Estratto della pubblicazione 24 Capitolo Secondo La struttura a matrice tende perciò ad evolvere verso strutture autocontrollanti, dove si elimina la necessità di avere dei processi di controllo di tipo gerarchico-funzionale essendo necessario solamente un ente centrale di coordinamento. Le strutture operative a team snelli (lean) di processo non presentano più le dipendenze gerarchico/funzionali e tutti lavorano insieme per raggiungere obiettivi comuni. Le strutture si appiattiscono in quanto diminuiscono i livelli gerarchici, verso strutture definite lean organization. La gerarchia serve come elemento di macrocontrollo e di coordinamento, mentre il controllo operativo è delegato al livello più basso, ricorrendo ad una maggiore autonomia e all’autocontrollo. STRUTTURA A MATRICE Direzione generale Funzione 1 Funzione 2 Funzione 3 Funzione 4 Progetto 1 Progetto 2 B) L’organizzazione per progetti L’organizzazione per progetti si realizza nell’ambito della struttura generale per lo svolgimento di un determinato compito o per portare a termine un progetto importante. A tale organizzazione è preposto un unico responsabile con una serie di collaboratori con compiti di assistenza tecnica. Può avere durata temporanea o permanente. Il project managing (propriamente gestione per progetto) consiste nel predisporre una struttura organizzativa in cui la divisione dei compiti avviene sulla base delle specifiche e personalizzate esigenze dei singoli clienti o di particolari e ben definiti obiettivi di riferimento. Ogni prodotto/servizio dell’azienda è considerato come un progetto cui partecipano quelle risorse, tecniche e umane, richieste in base alle aree di competenza professionale. Estratto della pubblicazione