...

Catturato il broker della coca

by user

on
Category: Documents
200

views

Report

Comments

Transcript

Catturato il broker della coca
Lunedì 20 febbraio 2012
www.ilquotidianodellacalabria.it
Riforma del lavoro
la Camusso frena
sull’intesa: «Presto per dirlo»
Cristo dei clan
la Corte
di Conti
chiede i danni
«I soldi
della metro
alla tratta
Lamezia-Cz»
È morta
la sorella
di Corrado
Alvaro
Oggi riprendono gli incontri
tra Governo e parti sociali
L’acquisto avallato
dal ministero
dei Beni culturali
La proposta
del sindacato
Fast-Confsal
Ultracentenaria
lo scrittore le era
molto legato
a pagina 9
A. BURDINO a pagina 7
VITO TETI a pagina 22
a pagina 5
La Camusso ieri a “Che tempo che fa”
Il suo nome compare in diverse inchieste. Era in affari anche con il sidernese Pannunzi
Catturato il broker della coca
Giorgio Sale incastrato in Colombia. È il referente della ’ndrangheta
ÈSTATOcatturato aBogotàil
broker della coca referente
della ’ndrangheta in Colombia. Giorgio Sale, sul quale per
anni si è interrogato il procuratore aggiunto della Dda di
Reggio, Nicola Gratteri, era
in contatto anche con il comandante delle Auc Mancuso
ed era in affari con il sidernese
Pannunzi super broker della
droga evaso misteriosamente
più di un anno fa da una clinica romana. Il nome del molisano Sale, arrestato per riciclaggio, compare in diverse inchieste insieme al figlio. Il broker ha una catena di attività
made in Italy e può vantare
amicizie con magistratie politici colombiani. Potrebbe rivelare importanti retroscena
sulle organizzazioni criminali.
PASQUALE VIOLI
a pagina 6
Decollo ter e Money
Narcotraffico
fascicoli uniti
e indagini
chiuse
TERESA ALOI a pagina 10
INSERTO SPORT - UN GIORNALE NEL GIORNALE
Gregucci non migliora la Reggina
Serie D
Eccellenza
Alla Valle Grecanica
il derby salvezza
Per l’Interpiana
è sempre più crisi
Sorriso Palmese
Crolla la N. Gioiese
con il Brancaleone
Brindisi Siderno
Promozione
Calcio
Lo scontro diretto
al Catona: batte
il San Calogero
e comincia la fuga
Sei pagine su Prima
Seconda e Terza
categoria: i tabellini
e tutti i commenti
Sci
Basket
Volley
Gross
ancora
sul podio
nello slalom
in Bulgaria
Dittatura
di Siena
Presa anche
la Coppa
Italia
Trento
che rimonta
su Macerata
La Coppa
è sua
a pagina 34
Stefano Gross
Andersen (Siena)
a pagina 34
a pagina 33
La festa di Trento
Lunedì 20 febbraio 2012
Vittoria
a Cesena
e risorpasso
del Milan
sulla Juve
Sabato
la grande
sfida
tra le due
protagoniste
Scoppia
la polemica
sul gol
di Chiellini
Beffa Muntari
per l’Inter
Viola, il ricordo di Benvenuti Finale scudetto
e la bella vittoria su Palestrina
Cartellino
rosso
di GIANNI CERASUOLO
SI rassegnino quelli che non tengono
né per l’una né per l’altra: questa è la
settimana di Milan-Juve, sabato sera,
stadio Meazza. Rosicate pure, interistieromanisti, lazialienapoletanima
quella partita sovrasta ogni cosa, è la
sfida che vale un pezzetto di scudetto
anche se la fine-campionato è ancora
lontana. Chi perde, rischia di non riprendersi più e quelle due - Milan e Juve - sono le padrone assolute di questo
torneo. Sorpassi e controsorpassi. Sabato sera avanti la Juve, ieri sera avanti il Milan. Ad Allegri manca mezza
squadra tra infortunati e “parcheg-
giati”: da Boateng a Seedorf da Nesta a
Pato per non parlare dei lungodegenti Cassano e Gattuso. E sabato rischia
di non esserci ancora Ibra. Venerdì sapremo se gli verrà condonata una
giornata (come è probabile), giusto in
tempoper vederloin campo,in casodi
grazia, contro la Juve. Ma il tecnico toscano è bravo anche a tirar fuori dal cilindro a seconda della bisogna i vari
Emanuelson, un suo pallino nonostantelo scetticismogenerale, eMuntari, preso l’ultimo giorno del mercato
di gennaio. Se sabato sera Allegri riuscirà a montare una gabbia attorno al
continua a pagina 3
Serie A
Fiorentina - Napoli
Inter - Bologna
Juventus - Catania
Lecce - Siena
Genoa - Chievo
Novara - Atalanta
Roma - Parma
Cesena - Milan
Udinese - Cagliari
Palermo - Lazio
Risultati&Classifica
0-3
0-3
3-1
4-1
0-1
0-0
1-0
1-3
0-0
5-1
Milan
Juventus*
Lazio
Udinese
Roma
Napoli
Inter
Palermo
Cagliari
Chievo
Genoa
50
49
42
42
38
37
36
34
31
30
30
24ª giornata
Parma*
Fiorentina**
Atalanta*(-6)
Catania**
Bologna**
Siena*
Lecce
Novara
Cesena*
Donne di Sanremo
e nuove
donne calabresi
di FRANCO CIMINO
Muntari, ex dell’Inter, viene
festeggiato dai compagni: E’
stato lui a spianare la vittoria
del Milan a Cesena. Più sotto,
Pirlo, il grande ex sabato sera
a San Siro
Pirlo, l’ex che
può decidere
E Allegri
riaccende
le polveri
Tre foto
e una mimosa
28
28
28
27
25
23
21
17
16
*una partita in meno
**due partite in meno
MA ce l'aveva o non ce l'aveva? E quella bellezza
statuaria, perché si muoveva spaesata sul palco e
nulla diceva dietro quel
sorriso monotono e inespressivo? Sono le domande che, dalla settimana di Sanremo, sono piovute addosso agli italiani
che hanno così potuto accantonare quelle che insistono ormai da mesi
sulla magra vita cui saranno condannati, se tutto andrà bene, per almeno un decennio. Domande del tipo: ce la farò ad arrivare a fine mese? Potrò
comprare il necessario
per i miei figli? E i prestiti
contratti con le banche,
potrò onorarli? hanno
continua a pagina 14
Nella città dello Stretto parteciperà alla consegna al Tribunale di un bene confiscato alle cosche
Sombrero
Sostegni
IL SINDACO Alemanno
scende in campo a sostegno del presidente della
Calabria. E mette sul tavolo tutto il peso della
sua credibilità. La colpa ha argomentato - è della
Protezione civile, che gli
ha mandato dei tabulati
in cui non era precisato il
livello di mafiosità delle
persone, né la data esatta
in cui si erano iscritti alla criminalità organizzata: come faceva dunque Scopelliti a sapere
chi non doveva frequentare? Ma questo è solo l'inizio: altri personaggi di
grande autorevolezza si
apprestano a prendere
posizione a favore di Scopelliti. Il prossimo è
Schettino.
Il ministro della Giustizia oggi a Reggio e a Palmi
IL MINISTRO della Giustizia
sarà oggi a Reggio e a Palmi.
Nella città dello Stretto parteciperà alla consegna di un bene confiscato.
MICHELE ALBANESE
e FRANCESCO TIZIANO
a pagina 15
Interviene Italia Nostra
Nuovo
appello
per salvare
le Taurensi
A. CATANESE a pagina 7
20220
9
771128
022007
E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro
Direzione: via Rossini 2/A - 87040 Castrolibero (CS) Telefono 0984 4550100 - 852828 • Fax (0984) 853893 Amministrazione: via Rossini 2, Castrolibero (Cs)
Redazione di Reggio: via Cavour, 30 - Tel. 0965 818768 - Fax 0965 817687 - Poste Italiane spedizione in A.P. - 45% - art. 2 comma 20/B legge 662/96 - DCO/DC-CS/167/2003 Valida dal 07/04/2003
ANNO 18 - N. 50 - € 1,20
Lunedì 20 febbraio 2012
Lotta al crimine
In Colombia è stato incastrato Giorgio Sale
È il referente della ’ndrangheta a Bogotà
Preso il broker della coca
Era in contatto con il comandante delle Auc Mancuso e con le cosche di Platì
di PASQUALE VIOLI
REGGIO CALABRIA - Arrestato in Colombia Giorgio Sale, l'imprenditore
molisano legato ai cartelli
internazionali della coca e
alle famiglie calabresi. Le
autorità colombiane gli
hanno messo le manette ai
polsi con l'accusa di riciclaggio.
Ma chi è Giorgio Sale? E'
la domanda che si è fatto
per anni il procuratore aggiunto della Dda di Reggio
Calabria Nicola Gratteri insieme ad alcuni suoi colleghi della Distrettuale antimafia di Catanzaro, oltre
che ai pubblici ministeri di
Roma e Campobasso. Il nome di Sale, e quello del figlio Christian, sono comparsi in centinaia di pagine
di diverse inchieste, nelle
quali emergeva che l'imprenditore molisano aveva
contatti con personaggi inseriti nel traffico di droga
in Spagna, con i colombiani ma soprattutto con l'asse
che portava dritto alla famiglia Trimboli di Platì e al
super broker della droga
Roberto "Bebè" Pannunzi,
evaso misteriosamente più
di un anno fa da un clinica
romana. E per capire chi è
veramente Giorgio Sale bisogna leggere le migliaia
di pagine dell'ordinanza
scaturita dall'operazione
"Galloway-Tiburon"
che
descrive
l'imprenditore
molisano come referente in
Europa di Salvatore Mancuso, alias "el mono", l'ex
comandante, di origini italiane, della guerriglia paramilitare colombiana e
uno dei capi indiscussi, fino al 2006, dei cartelli della
droga in Colombia. Fu
Mancuso stesso, una volta
arrestato e estradato negli
Stati Uniti, a rivelare la sua
collaborazione
con
la
‘ndrangheta, e il suo coinvolgimento nell’operazione "Decollo" che ha portato
all’arresto di 159 persone.
E fu sempre Mancuso a riferire agli investigatori di
avere trattato con gli uomini dei clan calabresi per un
carico di 8 tonnellate di cocaina arrivate al Porto di
Gioia Tauro. In altre parole
un vero e proprio "signore
della droga" per conto di
cui Giorgio Sale reinvestiva i capitali provenienti dal
traffico di stupefacenti e
dagli affari con le cosche.
Dalle pagine dell'inchiesta
"Galloway-Tiburon"
è
emerso come Salvatore
Mancuso abbia "agito quale promotore, organizzatore, costitutore e finanziatore dell’associazione in
quanto, come capo supremo dell’organizzazione paramilitare Auc, nel territorio colombiano, ha diretto e
promosso le attività di produzione e vendita della cocaina, traendone enormi
ricavi utilizzati per finanziare l’organizzazione terroristica”. Sempre dalle
carte della Distrettuale antimafia era emerso come
invece Giorgio Sale avesse
"partecipato all’associazione mantenendo i contatti
con Mancuso, per conto del
quale ha riciclato ingenti
somme attraverso le società a lui riconducibili, sia in
Italia, sia all’estero”.
Sale, quindi, aveva il
compito di reinvestire i sol-
di di Mancuso, ma aveva
contatti diretti, attraverso
uomini legati alla criminalità romana, con alcuni
esponenti di spicco delle famiglie di 'ndrangheta di
Platì che da anni risiedono
in Sud America. E secondo
alcune indagini degli ultimi anni condotte dalla Distrettuale antimafia in sinergia con le forze dell'ordine e le organizzazioni investigative internazionali
sono proprio i figli e i nipoti
di alcuni boss della Locride, alcuni dei quali nati e
cresciuti in Colombia e in
Venezuela, che da insospettabili cittadini Sudamercani hanno fatto e fanno da elastico tra alcuni
borker come Giorgio Sale e
i suoi figli, e i clan calabresi.
Erano anni che la "Fiscalia" colombiana era alle costole di Sale, che tra Barranquilla, Bogotà e Carta-
gena ha fondato una catena di enoteche che rappresentano per le città sudamericane dei luoghi di lusso, frequentati da giudici e
impresari di mezza Colombia. Per l'agenzia fiscale colombiana la montagna di
soldi che Giorgio Sale ha
fatto arrivare ed ha investito in Colombia sono in netto
contrasto con i suoi redditi
dichiarati.
I rapporti della "Fiscalia"
parlano di riciclaggio e
guadagni frutto di traffici
illeciti in accordo con la criminalità calabrese e in funzione del narcotraffico internazionale. La sua posizione adesso risulterebbe
grave, tanto da indurre il
procuratore colombiano e
negare gli arresti domiciliari e respingere la richiesta dei legali di libertà su
cauzione. Giorgio Sale è
stato trasferito al carcere
"La Modelo" di Bogotà.
L’arresto di Giorgio Sale
|
LA CURIOSITÀ
|
Era in affari con il sidernese Pannunzi
Il malore al cuore
dopo le manette
NON lo hanno abbattuto le
inchieste della Dda di Reggio
Calabria e di Catanzaro, non
lo hanno stancato i continui
spostamenti tra l'Italia e la
Colombia, ma dopo alcune
ore di interrogatorio con la
polizia fiscale colombiana
che gli ha messo le manette,
Giorgio Sale ha accusato un
malore, un forte dolore al petto che ha costretto i giudici a
sospendere l'interrogatorio e
trasferire l'imprenditore molisano in Ospedale.
Niente agevolazioni però
per il presunto riciclatore dei
soldi del narcotraffico. Dopo
sei ore di ricovero in ospedale, è stato dimesso dopo che
gli è stato diagnosticato un disturbo cardiaco. A Sale è stata fornita la giusta assistenza
e senza troppi complimenti ha
dovuto riprendere l'interrogatorio alla fine del quale gli sono stati convalidati gli arresti
ed è stato trasferito nel carcere di Bogotà. Per lui non ha
funzionato il malore cardiaco
per cercare di ritrovare la libertà.
IL PERSONAGGIO
Ha una catena di attività made in Italy, amicizie con magistrati e politici
REGGIO CALABRIA - Soldi sotterrati per pagare i narcos, appuntamenti per lo scambio della cocaina al
largo delle coste della provincia di
Reggio e gli emissari della 'ndrangheta che contrattano con i broker i
prezzi più bassi per l'acquisto della
Il maxi droga. E' in questo contesto che per
sequestro gli investigatori colombiani e per
di cocaina quelli della Dda di Reggio si muovono Giorgio Sale e Salvatore Mancu-
so. E tra Bogotà e Medellin i due non
hanno problemi di sorta, le imprese
di Sale sono a disposizione degli
"amici" e degli affaristi della polvere
bianca. Sale ha una catena di attività
"Made in Italy", La Vineria, ha amicizie potenti come giudici e politici locali. Un video delle forze dell'ordine
colombiane registra un filmato in
cui il presidente del Consiglio superiore della magistratura colombiana, José Alfredo Escobar, abbraccia
e saluta Sale nei corridoi dell'aeroporto di Bogotà. E poi ci sono le intercettazioni, quelle di Sale con
Mancuso e quelle dei faccendieri che
tra loro parlano di Sale come uno che
grazie all'amicizia con Mancuso poteva comprare cocaina a soli 1.800
dollari al chilo, una sorta di prezzo
alla fonte, ottenuto nelle fattorie che
producono coca nella giungla colombiana. Un business in cui sarebbe stato inserito grazie a quando era
dedito al riciclaggio disoldi per conto del super broker Roberto Pannunzi. L'imprenditore oltre a Pannunzi negli ultimi anni avrebbe avuto un altro contatto diretto con la 'n-
drangheta, infatti secondo gli investigatori, sarebbe stato in affari con
Domenico Trimboli, residente in Colombia e presentatoglidal figlio Cristian che, a sua volta, l'avrebbe conosciuto grazie a un ex componente
della banda della Magliana. Insomma un vero e proprio uomo d'affari
tanto nel campo della ristorazione
quanto in quello della cocaina, Sale
trattava semprecon ilmigliore offerente e per lui negli ultimi anni i calabresi erano galline dalle uova d'oro. Insieme a Mancuso avrebbe gestitocarichidi tonnellateetonnellate di droga dai porti Sudamericani
verso l'Italia, la Spagna e l'Olanda,
ricettori finali quasi sempre gli uomini della 'ndrangheta. Ora però la
"Fiscalia" colombiana ha messo le
mani sul suo impero, troppi soldi da
gestire e da giustificare. Mancuso,
da anni in cella negli Stati Uniti ha
parlatoanche diluiconl'Fbi. PerSale si sono aperte le porte del carcere
di Bogotà, i calabresi potrebbero
avere perso un riferimento importante per l'acquisto della cocaina.
p.v.
Le organizzazioni criminali in affari con i guerriglieri del Golfo. Sale potrebbe rivelare importanti retroscena
I nuovi assetti indicano i rapporti con i “Los Zetas”
REGGIO CALABRIA- «A meuna volta mi hanno portato 400 milioni dentro una cassa, 400 milioni di pesos,
700.000 dollari. Ce li siamo dovuti
mettere addosso in quattro». A parlare intercettato dagli uomini dell' antimafia è Giorgio Sale che racconta ad
uno dei figli come gli affari con "el mono" Salvatore Mancuso stiano andando alla grande.
Oggi Mancuso, ristretto in carcere, è uno dei principali accusatori del
governo colombiano e degli uomini
che indisturbati gestivano i traffici di
droga e definivano le rotte internazionali della cocaina. Ora bisogna vedere se, non vedendo la porta d'uscita
del carcere, anche Giorgio Sale voglia collaborare con le forze dell'ordine. Lui che di segreti sui maxi spostamenti dei carichi di stupefacenti tra il
Sud America e l'Europa ne conosce
molti, forse tutti. E' stato coinvolto in
più operazioni e oggi potrebbe dare
informazioni utili sui nuovi assetti
che si stanno delineando tra i cartelli
colombiani quelli messicani e i clan
della 'ndrangheta. Già perchè mentre in Messico diversi gruppi di narcos provano a prendere il controllo
del traffico di droga in Colombia e Venezuela, dove c'è calma apparente, i
referenti delle cosche calabresi continuano a chiudere affari milionari.
Ma i "Los Zetas" messicani incombono e pretendono una fetta di mercato. Nel 2008 la Dia chiuse le indagini
della maxi-operazione ‘Solare’, inchiesta parallela a "Reckoning", portata avanti dalla Dea americana, che
si concluse ad Atlanta con l’arresto di
centinaia di narcotrafficanti messicani, italiani e di altre nazionalità, oltre al sequestro di 47 tonnellate di
stupefacenti. Quella volta, mentre
mostrava ai mass media la droga, i
soldi e persino le armi, la Dea disse
che la droga e i soldi confiscati appar-
tenevano al Cartello del Golfo. La
svolta che avrebbe consentito ai narcos messicani di imporsi nel mercato
mondiale sarebbe la "conquista" criminale del Guatemala. Nel 2008 i
"Los Zetas" freddarono Juan José
“Juancho” León, il re della droga in
Guatemala, e sostanzialmente ne
presero il posto. Senza scrupoli e affidibili per la 'ndrangheta sono diventati interlocutori di primo piano. Nell'inchiesta della Dda di Reggio Calabria "Crimine 3" in cui venne scoperto
quello che può assomigliare ad un’associazione temporanea di imprese, le
più importanti famiglie di 'ndrangheta della ionica reggina, insieme a
quelle della Piana di Gioia Tauro che
grazie all’attivismo del loro broker in
terra americana, organizzavano l’arrivo in Italia ed in Europa della cocaina, servendosi del nuovo 'cartello'
messicano dei 'Los Zetas', una organizzazione criminale strutturata in
maniera simile alla 'ndrangheta.
Nuovi scenari quindi e nuove alleanze che adesso vedono uno dei protagonisti del narcotraffico come Giorgio Sale fuori gioco. L'imprenditore
molisano, più conosciuto in Colombia che in Italia adesso si trova ristretto nel carcere "La Modelo" di Bogotà e
non è escluso che possa decidere di
collaborare con la giustizia rivelando
i segreti degli ultimi anni dello scenario del traffico internazionale di droga dal Sud America a mezza Europa.
Per il direttore nazionale della procura, Nestor Novoa ci sarebbero pochi dubbi, l'imprenditore italiano
Giorgio Sale e' stato arrestato perchè
riciclava il denaro sporco ed era il
contatto fra la 'ndrangheta e il gruppo paramilitare ormai smobilitato
Unità di Autodifesa della Colombia
(Auc) comandato da Salvatore Mancuso.
p.v.
E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro
6 Primo piano
Lunedì 20 febbraio 2012
24 ore
in Calabria
Dopo che l’ufficiale ha parlato di una lobby mafiosa il presidente potrebbe acquisire la deposizione
Scopelliti chiederà il verbale
Per i racconti nel processo “Meta” Giardina rischia di essere querelato
di MICHELE INSERRA
REGGIO CALABRIA - Il governatore Giuseppe Scopelliti, attraverso i suoi legali, chiederà
l’acquisizione della trascrizione
del verbale dell’udienza di venerdì scorso del processo “Meta”. In
quella circostanza il colonnello
dei carabinieri Valerio Giardina
aveva parlato di una lobby politica-mafiosa-affaristica di cui
avrebbe fatto parte l’ex sindaco
della città dello Stretto. Ora, però, dopo aver duramente replicato ai racconti in aula dell’ex comandante del Ros di Reggio, sia
sulla stampa, sia durante l’incontro del Pdl a Vibo Valentia
con Gianni Alemanno, sarebbe
pronto ad andare oltre.
Per il momento manca ancora
l’ufficialità, ma sembra ormai
certo che nelle
prossime ore Scopelliti potrebbe decidere di chiedere
l’acquisizione della trascrizione di
venerdì per poi valutare la possibilità di querelare il
colonnello dell’Arma Valerio Giardina.
Secondo quanto
ha sottolineato il governatore il
quadro descritto in aula non corrisponderebbe a verità e sarebbe
gravemente lesivo della sua immagine. Per il politico, infatti,
Giardina «non si è limitato ad illustrare le risultanze dell’attività di indagine svolta, ma ha spacciato per tali delle, per come da
lui stesso definite, “deduzioni investigative del suo ufficio”» e
non si è pertanto limitato «alla
lettura oggettiva dei fatti, ma
dando giudizi di natura politica
che ne hanno reso evidente la sua
faziosità». Una faccenda delicata
che potrebbe a questo punto registrare l’ennesimo colpo di scena.
E pertanto non è escluso che lo
scontro a distanza potrebbe finire anche in un’aula di tribunale.
Le prossime ore si preannunciano calde. E intanto venerdì pros-
«Ha reso
giudizi
con
faziosità»
Il governatore della Calabria Giuseppe Scopelliti
simo è attesa l’ennesima udienza
del processo “Meta” e in aula sarà
presente ancora il colonnello
Giardina.
Dopo Maurizio Gasparri, Jole
Santelli e Pino Galati al fianco del
Governatore si è schierato anche
Michele Traversa, parlamentare
del Pdl ed ex sindaco di Catanzaro. «Piena solidarietà al presidente della Regione Calabria
Giuseppe Scopelliti per gli attacchi subiti in questi giorni da chi,
evidentemente, ha interesse ad
ostacolare l’importante azione di
cambiamento messa in atto dal
Governatore - ha scritto in una
nota il politico del centrodestra La storia personale e politica di
Scopelliti non lasciano spazio ad
ombre, così come sotto gli occhi
di tutti come il suo operato amministrativo sia sempre stato
improntato ad un’assoluta trasparenza, e ad un’azione costante, ferma e determinata contro le
organizzazioni criminali».
In serata a sostegno del Governatore si è schierato anche un socialista di lungo corso di Reggio
Calabria, Giovanni Alvaro.
«Esprimo subito, a scanso di
equivoci, da vecchio socialista
garantista, la mia solidarietà al
Governatore Scopelliti - ha spiegato - e mi auguro che possa uscire indenne dalle bufere che si
stanno addensando sulla sua
persona. Per me, ma anche per
ogni garantista, Scopelliti è innocente fino a prova contraria, e
non può essere crocifisso per dichiarazioni o testimonianze non
sostenute da veri e propri riscontri. E nell’esprimere la solidarietà non mi faccio certamente condizionare dalle diverse e divergenti concezioni che con lo stesso abbiamo avuto nel corso di
questi anni, in nateria di garantismo, codici etici e lotta alla mafia».
L’Ente ha sottoscritto con 42 Comuni le convenzioni legate al Piano operativo di interventi
Stretta della Regione sui depuratori
Il governatore incontrerà nei prossimi giorni i sindaci per fare il punto
CATANZARO - Il presidente della
Giunra regionale, Giuseppe Scopelliti, sollecita maggiore attenzione sul Piano operativo per la depurazione. E, per voce dell’ufficio
stampa, interviene sul Piano Operativo di interventi per la depurazione e le reti fognarie, avviato nei
mesi passati, per preannunciare
un incontro che terrà nei prossimi
giorni con tutti i sindaci dei Comuni interessati.
Quindi, il Governatore ricorda
che a partire dal mese di agosto dello scorso anno la Regione Calabria
ha sottoscritto con 42 comuni calabresi delle convenzioni legate al
Piano operativo di interventi, in totale 47, sulla depurazione e le reti
fognarie, con un impegno di spesa
complessivo pari a circa 38 milioni
di euro. E sottolinea: «Abbiamo sollecitato, in due occasioni, le Amministrazioni comunali interessate,
per capire come sono stati utilizzati
questi finanziamenti e quindi lo
stato di avanzamento dei lavori. Nei
prossimi giorni - ha aggiunto il
presidente Scopelliti - incontreremo i sindaci, per valutare l'entità
degli interventi già effettuati o ancora in corso d'opera, rispetto ad un
investimento che per noi diventa
importate, per avviare, insieme a
loro, un percorso concreto che limiti e risolva il problema del mare
sporco».
La Regione Calabria, per il tramite del Dipartimento regionale Politiche dell'Ambiente e dell'Assesso-
rato, ha da tempo avviato un'attenta attività di programmazione
straordinaria a regia, che si è poi
concretizzata con la definizione del
“Piano Operativo di interventi”, finalizzato prioritariamente a migliorare la qualità e, quindi, la balneabilità delle acque marino-costiere del territorio calabrese.
«L'avvio di questo monitoraggio
da parte nostra, molto tempo prima
dell'arrivo della stagione estiva - ha
concluso il presidente della giunta
regionale, Giuseppe Scopelliti - manifesta il concreto interesse ad evitare spiacevoli episodi che possano
compromettere la qualità del mare
calabrese, per responsabilità che
non dipendono direttamente dalla
Regione».
Un depuratore calabrese
IL LOCALE DI ROMA TOLTO AI CLAN
Crotone. Contro l’ipotesi del declassamento De Masi chiede un’interpellanza a Li Gotti
“Cafè de Paris” resta senza credito
Consiglio provinciale sull’aeroporto
LOstorico "Café de Paris", confiscato alla 'ndrangheta, si trova in difficoltà.
Infatti il locale di via Veneto, meta preferita non solo della Roma bene, ma
anche del clan Alvaro di Sinopoli, trova chiuse le porte del credito. «Così –
scrive l'Espresso – fin quando il "Café de Paris" era nelle mani dei boss, le
banche erano generose e disponibili, adesso che il locale è stato restituito
allo Stato, gli amministratori giudiziari hanno difficoltà a pagare i fornitori.
Oltre il danno la beffa. La gestione dei beni confiscati sembra complicarsi
ancora di più per «inadeguatezza delle risorse».
FERROVIE DELLA CALABRIA
ESTRATTO DELL’AVVISO DI GARA
E’ indetta Gara G12-01 per l’affidamento del servizio di verifica, finalizzata alla validazione della Progettazione Definitiva per appalto integrato, comprensiva del piano di sicurezza, della successiva verifica
della Progettazione Esecutiva e delle eventuali Perizie di Varianti, relativo alla realizzazione del “Nuovo collegamento metropolitano ferroviario tra la nuova stazione di Catanzaro in località Germaneto e l’attuale stazione di Catanzaro Sala e adeguamento a linea metropolitana
della rete ferroviaria esistente nella valle della Fiumarella tra Catanzaro
Lido e Catanzaro Sala”. Si terrà con procedura aperta e verrà aggiudicata secondo il criterio dell’offerta più bassa.
Le offerte dovranno pervenire entro e non oltre le ore 13:00 del giorno
16/03/2012 all’indirizzo specificato nel bando di gara inviato per la
pubblicazione sulla GURI il 16/02/2012 e consultabile sul sito
www.ferroviedellacalabria.it. Per informazioni: tel. 0961 896218, fax
0961 727687, email [email protected].
IL DIRETTORE GENERALE
Dott. Giuseppe Lo Feudo
IL RUP
Ing. Alessandro Marcelli
di GIACINTO CARVELLI
CROTONE - Dopo tante discussioni e una diatriba tra i
presidenti del consiglio e della
giunta provinciale, rispettivamente Benedetto Proto e
Stanislao Zurlo, ed i capigruppo di maggioranza e minoranza dell’ente intermedio pitagorico, è stata fissata per domani alle 10 l’assise provinciale. Nella seduta, ci sarà un
unico punto all’ordine del
giorno: l’ipotesi di declassamento dello scalo crotonese
(insieme a quello di Reggio
Calabria) ad aeroporto complementare. La diatriba tra i
presidenti ed i capigruppo era
sorta sulla tempistica del consiglio: Zurlo9 e Proto volevano fissarlo subto, mentre dai
gruppi consiliari era sorta
l’esigenza di portare il punto
in discussione nell’apposita
commissione e la ricerca di
una maggiore condivisione
possibile con i rappresentanti
istituzionali interessati, ad
ogni livello.
Superato questo inghippo,
L’aeroporto “Pitagora” di Crotone
è stato lo stesso proto ad annunciare la seduta. «Durante
l’assise – scrive Proto – verrà
approvato un documento redatto dalla Commissione consiliare permanente e dalla
conferenza dei capigruppo. In
questo documento si chiede
alla Regione di confermare
nel piano aeroportuale regionale, l'aerostazione crotonese
come priorità. Nello stesso, si
evidenzia come lo scalo di Crotone siaindispensabile ecome
risponda al diritto di mobilità
dei cittadini di una estesa area
territoriale. Inoltre, si sottolinea quali siano le motivazioni
per le quali, nonostante il previsto riordino del sistema aeroportuale nazionale, possa
essere mantenuto attivo».
Il documento è stato trasmesso dal presidente Proto al
Presidente del Consiglio regionale, Franco Talarico «affinchè venga tenuto in considerazione – prosegue la nota –
nel dibattito sull'importante
tema delle infrastrutture che
si terrà durante l’assise regionale prevista per domani 20
Febbraio».
Intanto, sempre sul tema,
da registrare anche l’intervento del capogruppo dell’Idv
in consiglio regionale, Emilio
De Masi, che sollecita un’interpellanzaal senatoreLiGotti da presentare al Ministro
delle infrastrutture e dei trasporti «per sapere se al Ministro risultino corrispondenti
al vero le notizie riferite al ridimensionamento del sistema
aeroportuale, con riferimento
all'ipotizzata chiusura dello
scalo crotonese». De Masi, poi,
chiede ancorase «nonsi ritenga opportuno incrementare i
finanziamenti di supporto all'aerostazione di Crotone, con
riferimento al grave deficit infrastrutturale viario e ferroviario che interessa le Regione Calabria e, segnatamente,
la sua parte orientale, anche
con l'utilizzazione del Fondo
per lo sviluppo e la coesione, e
quali iniziative il Governo intenda assumere al fine di sostenere le attività produttive,
compresa quella turistica, del
versante ionico-calabrese».
E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro
8
BREVI
CROTONE
ALLARME DI COLDIRETTI
A CATANZARO
Romeno rapinato delle scarpe
Frutta e verdura, occhio alle speculazioni
Edilexpo Calabria, fiera sull’edilizia
UN CITTADINO romeno, I.T., di 37 anni, è stato denunciato in stato di libertà dalla polizia a Crotone per
rapina e violenza privata. L’uomo ha rubato le scarpe
(poi ritrovate), un cellulare non funzionante e 23 euro
a un suo connazionale.
«ACQUISTARE frutta e verdura di stagione ai mercati
degli agricoltori o direttamente in azienda per evitare di
finire nella rete delle speculazioni sui prezzi che in questi
giorni, a causa di freddo e collegamenti, si stanno verificando»: è l’allarme lanciato da Pietro Molinaro, Coldiretti
DAL 28 aprile al 6 maggio si terrà a Catanzaro, presso il
centro commerciale “Le Fontane”, Edilexpo Calabria, la
manifestazione fieristica dedicata all'edilizia, nella sua
Prima edizione, promossa da “Catanzaro Fiere”, con
ampi spazi espositivi e un elevato numero di espositori.
I clan avevano messo le mani sull’opera attribuita a Michelangelo, ma c’è il sospetto che sia un falso
Giallo sul Cristo della ’ndrangheta
La Corte dei Conti chiede i danni al ministero dei Beni culturali che ha pagato 3,2 milioni
di PASQUALE VIOLI
SIDERNO - La Corte dei Conti chiede i danni al Ministero dei beni culturali per avere pagato 3,2 milioni
di euro un Crocefisso ligneo attribuito a Michelangelo del valore stimato di circa 700 mila euro. L'acquisto fu avallato dall'allora Ministro
Sandro Bondi. Fin qui nulla di strano se non fosse che secondo uno dei
massimi studiosi dello scultore, il
gesuita Heinrich Pfeiffer, docente
alla Gregoriana, quello acquistato
nel 2008 per 3,2 milioni di euro dallo Stato italiano sarebbe solo una copia, un falso, quello autentico sarebbe nella mani di un
faccendiere
italoamericano a NewYork.
Ma c'è di più sull'opera originale, quella che sarebbe custodita negli Stati Uniti
aveva da tempo messo gli occhi la 'ndrangheta, anzi è dalle
carte dell'indagine
“Maestro” condotta
dalla Dda di Reggio
Calabria e coordinata dal pm Roberto Di Palma che era
emerso il fatto che il clan Molè della
Piana di Gioia Tauro, attraverso il
suo emissario Cosimo Di Virgilio,
oggi collaboratore di giustizia, era
in fermento per entrare in possesso
di quell'opera che faceva parte del
patrimonio di una fondazione su cui
gli uomini della cosca calabrese avevano deciso di investire. Una storia
oscura che vede sullo sfondo un'opera, di cui comunque non è certa la
riconducibilità al grande artista Michelangelo, e che intreccia affari di
mafia, Vaticano e massoneria. Infatti a parlare del “Cristo ligneo” fu
per un lungo periodo Angelo Boccardelli, erede spirituale del conte
Giacomo Maria Ugolini, e uomo a
Una storia
con intrecci
di mafia
Vaticano
e massoneria
Il Cristo di Michelangelo
capo della fondazione “Ugolini” di
San Marino nella cui villa si celebravano riti massonici e si stringevano
business a cavallo tra politica e alta
finanza.
Secondo la Dda di Reggio Calabria c'era uno stretto legame tra l'attività degli eredi spirituali di Ugolini, tra cui Angelo Boccardelli, e gli
uomini del clan Molè. La quasi certezza arrivò nel 2009 dopo che a
Monte Porzio Catone l'albergo “Villa Vecchia”, sede romana della Fondazione Ugolini, si era rivelata essere in realtà di proprietà di Cosimo Di
Virgilio, coinvolto negli affari della
'ndrangheta di Gioia Tauro. Tutto
fu posto sotto sequestro e tra mobili,
quadri, tappeti e oggetti di valore
della fondazione pare sia saltato
fuori, citato anche nelle intercettazioni, il “Cristo”, che di fatto non
venne mai trovato.
Ma dell'opera ci sono tracce ben
precise, infatti sempre nel 2009
venne presentato anche ad alcuni
alti prelati incaricati dal Vaticano di
vagliare la scultura. E' qui che entra
in scena Giorgio Hugo Balestrieri,
un personaggio dalla doppia cittadinanza italiana e statunitense, uomo legato agli ambienti Cia, a capo
del Rotary Club di New York, ed ex
Loggia P2 di Licio Gelli. Balestrieri,
che era anche il tesoriere della fondazione “Ugolini” dice di avere con
sè negli Stati Uniti l'opera originale.
E quello acquistato dallo Stato nel
2008? Potrebbe essere un falso. Il
giallo resta fitto di mistero. Potrebbero esserci anche due statue gemelle. «La 'ndrangheta voleva prendersi tutto, ma puntava principalmente al Cristo di Michelangelo – dice Giorgio Hugo Balestrieri da New
York - quando Cosimo Di Virgiglio
prese il possesso dell’hotel “Villa
Vecchia”chiese di avere anche il Cristo e gli fu risposto che la scultura lignea era stata a suo tempo assicurata per 40 milioni di dollari e che per
lasciarla a “Villa Vecchia” si doveva
metterla in sicurezza. In effetti lo
stesso Di Virgiglio commentava che
“la scultura valeva il doppio dell’albergo”». Il massone Giorgio Hugo
Balestrieri, attualmente unico ricercato dell'operazione “Maestro”
dagli Stati Uniti, tramite Skype, fa
sapere di avere l'originale del "Cristo", quasi a conferma che quello acquistato dal Ministero e per cui la
Corte dei Conti ha chiesto un risarcimento sia un falso. Intanto spunta
anche una nuova pista, quella seguita nel 2006 dal pm di Potenza
Woodckock, che ipotizzò l’esistenza
di un falso crocifisso di Michelangelo che era stato al centro di un passaggio di 380 mila euro tra un cerimoniere di papa Ratzinger, e il Conte Ugolini, che dopo la morte lasciò
tutto in mano al suo segretario Angelo Boccardelli. Solo Balestrieri
potrebbe fare luce sul mistero delle
statue di Michelangelo.
Crotone. L’appello lanciato dal capogruppo Pd, Ubaldo Schifino
«Esperia Tv, verificare la denuncia
degli ex vertici del Corecom»
di GIACINTO CARVELLI
CROTONE - Tiene ancora
banco la polemica del paventato conflitto di interesse nel
campo delle comunicazioni
della vice presidente della
giunta regionale, Antonella
Stasi. con l’ingresso nel circuito della nuova emittente televisiva Esperia di proprietà
del marito. Nella querelle interviene il capogruppo del Pd
alla Provincia di Crotone,
Ubaldo Schifino, che accusa i
dirigenti provinciali del Pdl di
«reagire all’unisono, in maniera sguaiata e sul piano personale, per attaccare i propri
avversari politici che cercano
di fare luce sulla vicenda poco
chiara del Corecom, denunciata dai consiglieri regionali
e dai parlamentari del Pd con
un’interrogazione urgente al
Presidente del Consiglio Mario Monti e al Ministro dello
sviluppo economico Corrado
Passera. In particolare - scrive ancora Schifino - i parlamentari, primo firmatario
Dario Franceschini Presidente del Gruppo Pd alla Camera
dei deputati, chiedono di verificare quanto denunciato dalla presidente del disciolto Co-
mitato Silvia Gulisano su presunte gravi irregolarità e illegittimità compiute dalla
giunta Scopelliti nella nomina dei componenti attuali del
Corecom». Il capogruppo alla
Provincia del Pd, poi, sottolinea anche come «l’interrogazione chiede al Governo anche
di verificare se vi è conflitto
d’interesse della nuova “Esperia Tv”, proprietaria del marito della vice presidente della
giunta regionale, alfine di
non provocare danni agli altri
operatori Tv operanti in Calabria, che attendono di utilizzare i contributi pubblici previsti
dalla
transazione
dell’analogico al digitale terrestre». In un altro passaggio, poi, Schifino, dopo aver
rivolto la solidarietà del gruppo del Pd ai parlamentari Oliverio eLaratta eal consigliere
regionale Francesco Sulla per
gli attacchi subiti per la vicenda, pone l’accento sul fatto che
«l’imprenditoria del resto può
e deve operare nel libero mer-
cato solo rispettando le leggi
statali e regionali. Francamente - scrive ancora Schifino
- le parole in libertà pronunciate da alcuni rappresentati
istituzionali del Pdl, quali difensori d’ufficio di presunti
interessi lesi, dimostrano
quanto sia necessario affermare, esoprattutto praticare,
trasparenza e comportamenti etici e morali coerenti per
chi è chiamato a svolgere una
funzione pubblica a tutela,
non di qualcuno, ma di tutti».
Super nonno Giovanni ha spento le candeline
Giovanni Ligato con i figli e alcuni nipoti
CON i suoi 111 anni Giovanni Ligato, residente a Ventimiglia, si conferma ancora
una volta l’uomo più longevo d’Italia. Cinque figli e sessanta nipoti, nonno Giovanni ha brindato con un calice
di spumante e un pezzo di
torta al suo grande record.
Presente anche l’ex sindaco
di Ventimiglia, Gaetano
Scullino, che ogni anno, da
quando Ligato ha compiuto
i suoi 100 anni, festeggia
con lui il compleanno.
Irrisolta la querelle con il Governo
Lsu/Lpu alla Regione
Resta il nodo
della stabilizzazione
ve. Ma presto si cambia lidi FRANCESCO CIAMPA
nea: «Con mia lettera, in
CATANZARO - Marzo 2011, qualità di assessore al Persentenza della Corte costi- sonale, ho dato disposizione
tuzionale: bocciata la nor- che comunque venisse eroma che trasformava a tempo gata per intero la retribuziopieno il lavoro degli ex ne, corrispondente, fra l'alLsu/Lsu stabilizzati alla Re- tro, al lavoro espletato» sotgione. Febbraio 2012: a qua- tolinea il consigliere regiosi un anno dal responso del- nale Mimmo Tallini risponla Consulta i tecnici sono an- dendo lo scorso ottobre alcora allaricerca diuna solu- l'interrogazione del collega
zione definitiva e in punta di di opposizione Nino De Gaediritto. Nel frattempo, oltre tano, che a sua volta solleciquattrocento
impiegati ta una soluzione da definire
vanno avanti con contratti in giunta.
Le trentasei ore e il relatifull-time e stipendio pieno,
calcolato su trentasei ore di vo stipendio restano ancora
lavoro anziché sulle venti- in piedi. E intanto un tavolo
tecnico è all'opera per trovaquattro del part-time.
La vicenda è complessa re una rimedio. «Sulla scorper sua natura. Perché da ta del convincimento della
un lato sono in campo il ri- legittimità della stabilizzagore del diritto e il valore di zione - prosegue Tallini - abuna sentenza che fa riferi- biamo promosso un tavolo
mento alla Carta costituzio- tecnico in cui si è deciso di dinale (fonte massima di tutte fendere l'attuale posizione
degli
ex
le nostre leggi)
Lsu/Lpu».
mentre dall'alIn pratica, si
tro sono in scetratta di capire
na la logica delse ci sono i prela politica e il disupposti per una
sagio sociale di
sanatoria. All'euna terra affasame atti e ai
mata di lavoro.
provvedimenti
La Corte coscaturiti dalla
stituzionale, su
norma bocciata
ricorso del godalla Consulta.
verno, con senIn ballo circa
tenza depositata il primo apri- L’assessore Mimmo Tallini quattrocento
persone, «lavole scorso dichiaratori - spiega
ra illegittima la
una sindacalista
norma (intro- impegnati in
dotta con legge
funzioni ammiregionale 8 del
nistrative
di
26
febbraio
supporto e che,
2010) che prefacendo parte
vedeva la tradella categoria
sformazione
B, erano già stati
dei
contratti
stabilizzati senpart-time
in
za bisogno di
rapporti di laconcorso».
voro di lavoro a
Ai piani alti
tempo pieno. La
della Regione
norma è stata
bocciata per due ragioni. In- qualcuno si dice ottimista e
tanto perché riguardava la difende il passaggio alle
disciplina degli orari di la- trentasei ore: l'unica “pecvoro andando così a incide- ca” - è il ragionamento - sta
re sulla contrattazione col- in una «norma preelettoralettiva e dunque sulla mate- le» che ha invaso il campo
ria dell'ordinamento civile dello Stato; «bastava un atto
che è di competenza esclusi- amministrativo, ispirato al
va dello Stato. In secondo precedente programma di
luogo la disposizione inva- stabilizzazione a tempo piedeva il campo della legisla- no, un piano in linea con il
zione statale, la sola che può patto di stabilità e concordadeterminare i principii di to con i sindacati».
Ma tant'è. La matassa è in
coordinamento della finanza pubblica, principii ispira- mano ai tecnici che, pare,
ti al contenimento della spe- decideranno a breve. Agli
sa pubblica e che, spiega la esperti il compito di risolveConsulta, sono stati violati re un problema che tiene
dalla norma dedicata agli ex sulle spine lavoratori e politici e che vede in campo anLsu/Lpu.
La decisione dei giudici che il comitato di consulencostituzionali mette da su- za giuridica della giunta rebito in allarme i tecnici e i po- gionale. Sotto la lente - avlitici. Come prima risposta vertono dalla Regione - ci soalla sentenza gli uffici re- no atti non di per sé nulli, ma
gionali del settore Persona- annullabili. Dunque, avanti
le sospendono i pagamenti tutta con le trentasei ore
delle ore di lavoro aggiunti- malgrado i dubbi.
I lavoratori
continuano
a percepire
stipendio pieno
e non part-time
E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro
Calabria 9
24 ore
Lunedì 20 febbraio 2012
24 ore
Lunedì 20 febbraio 2012
Riuniti due fascicoli. Tra i reati ipotizzati il riciclaggio dei proventi delle attività illecite
Narcotraffico, chiuse le indagini
La Procura stringe il cerchio sull’inchiesta che coinvolge il Credito sammarinese
di TERESA ALOI
CATANZARO - A gennaio
2011 con l'operazione denominata “Decollo ter” gli inquirenti ipotizzavano l'esistenza di un traffico internazionale di cocaina tra Venezuela, Spagna, Colombia. Destinazione finale la Calabria.
Una prosecuzione di una indagine nata qualche anno
prima, nel 2004 che aveva già
portato all' arresto e alla condanna di diversi narcotrafficanti. Poi, siamo a luglio
scorso, gli arresti eseguiti
nell'ambito
dell'inchiesta
“Decollo Money” dai carabinieri del Ros coordinati dalla
Procura distrettuale antimafiadi Catanzarodovel'ipotesi
era che esponenti del clan
Mancuso di Limbadi avessero puntato ad acquistare il
Credito sammarinese - oggi
chiuso - attraverso versamenti di denaro provenienti
dal narcotraffico. Oggi le indagini sono state riunite in
un unico fascicolo e nell'avviso di conclusione indagine
firmata dai sostituti procuratori Salvatore Curcio e Paolo Petrolo figurano 42 persone, indagate, a vario titolo,
delle ipotesi di reato che vanno dall'associazione finalizzata al narcotraffico al riciclaggio.
L'obiettivo finale era dunque quello di acquisire tutte
le quote del Credito sammarinese con il riciclaggio dei proventi del narcotraffico con la
conseguenza diretta che, con
il passare degli anni, l’Istituto era finito praticamente
nelle mani della 'ndrangheta
vibonese. In particolar modo
in quelle di persone ritenute
vicine alla potente cosca dei
Mancuso di Limbadi. Cifre da
capogiro, nelle carte infatti si
parla di milioni di euro e vede
coinvolte oltre alla Calabria
anche l'Emilia Romagna, il
Lazio, l' Umbria, il Trentino
Alto Adige. Su tutti il presidente e il direttore generale
della Banca, rispettivamente
Lucio Amati e Valter Vendemini, oltre a un membro del
collegio dei sindaci e un funzionario del Credito Sammarinese. Tutti, secondo l'accusa, perfettamente consapevoli sia di avere di fronte esponenti della criminalità organizzata sia della provenienza
del denaro. Perché in momenti di crisi - e il Credito
Sammarinese non ne era
estraneo - i soldi delle cosche
potevano rappresentare la
salvezza.
A finire nella rete degli investigatori a luglio 2011 oltre ad Amati, e Vendemini,
Luca Raffaello Bressi, 35 anni, di Catanzaro; Giorgio Galiano, 36 anni di Vibo Valentia; Domenico Lubiana, 55
anni di Nicotera, designato
dalla Cgil, nel gennaio 2009,
come componente del comitato provinciale Inps; il fratello Salvatore Lubiana, 58
anni, anch'egli del centro costiero del Vibonese; Domenico Macrì, 65 anni, sempre di
Nicotera; Barbara Gabba, 46
anni, di Trento ma residente
a Roma. I recenti approfondimenti delle indagini sul fronte patrimoniale avevano consentito di ricostruire il complesso circuito del riciclaggio e del reimpiego dei narcoproventi utilizzato dal sodalizio, individuando altresì, in
stretta collaborazione con le
autorità della Repubblica di
San Marino i consistenti rapporti bancari intrattenuti
con l'istituto di credito.
Accertamenti che portarono gli inquirenti a recuperare 1,3 milioni, contenuti in
unavaligetta chel'esponente
dei Mancuso consegnò a Bologna al direttore del Credito
Il Credito sammarinese
e che rappresentavano la prima tranche dei 15 milioni che
la 'ndrangheta, secondo gli
investigatori, avrebbe voluto
riciclare e reinvestire attraverso l'istituto bancario.
Fondamentale per l'indagine è stata la collaborazione
delle autorità della Repubblica di San Marino che il 7 luglio scorso, pochi giorni prima degli arresti, avevano disposto il commissariamento
dell'istituto di credito ed arrestato il direttore. Le verifiche
successive condotte dal commissario della legge del tribunale di San Marino Rita
Vannucci, avevano, infine
consentito di accertare le responsabilità degli altri fun-
zionari della banca e il loro
ruolo nelle operazioni di riciclaggio.
Le 42 persone indagate
Nestor Amouzou (cl.'69) di
Ahotissa (Benin-Africa); Maria Pia Barbieri (cl. '84) di Vibo Valentia; Martin Gerardo
Carballo (cl. '52) di Irun (Guipuzcoa); Ernesto Edgar Castillo Rico (cl.'53) alias Ramiro di Saisama Cundanimarca
(Colombia); Giovanny Castillo Rico (cl. '56) di Mesa (Colombia); Giuseppe Ceravolo
(cl. '80); di Vibo Valentia; Rocco Femia (cl. '66) di Gioiosa
Jonica; Nicola Lucà (cl. '77) di
Marina di Gioiosa Jonica; Orlando Lucà ( cl. '62); di Marina
di Gioiosa Jonica; Massimo
Martigli (cl. '49) alias Domenico, alias Carlo, nato a Capraia e Limite (Firenze) residente in Brasile; Santiago
Martinez Carmona (cl. '64) di
Irune (Spagna); Angelo Merlini (cl. '50) di Guatire ( Venezuela); Gloria Adriana Osorio Perez (cl. '65) di Cali (Colombia); Francesco Pugliese
(cl. '59) di San Calogero; Antonio Manuel Rivera Soler (c.
l. '45) di Barcellona; Mauricio
Roa Vallarino (cl. '57) di Madrid; Natale Scali (cl. '60) di
Gioiosa Jonica; Santo Scipione (cl. '33) di Bianco; Monica
Serafini (cl. '60) di Capraia e
Limite ( Firenze); Sebastiano
Signati (cl. '66) di Bovalino;
Renato Marcel Spadei Martinez ('66) alias Felipe di Barranquilla (Colombia); Sandro LeonSpadei Martinez(cl.
'63) alias Daniel di Barranquialla (Colombia); Rafael
Ivan Zapata Cuadros (cl. '56)
alias Rasgao di Ebejco Antioquia (Colombia); Alba Mercuri (cl. '72) di San Calogero;
Annunziato Mercuri (cl. '71)
di San Calogero; Giuseppe
Mercuri (cl. '77) di Castel San
Pietro (Bologna); Giuseppe
Barbieri (cl. 84) di San Calogero; Lucio Amati (cl. '41) di
Dogana (San Marino); Luca
Raffaello Bressi (cl. '76) di Bologna; Renato Cornacchia (
cl. '36) di Rimini; Pietro Daidone (cl. '59) di Ancona; Barbara Gabba (cl. '65) di Roma;
Giorgio Galiano (cl. '75) di Vibo Valentia; Domenico Lubiana (cl. '56) di Nicotera; Salvatore Francesco Lubiana
(cl. '53) di Nicotera; Domenico Macrì (cl. '46) di Città di Castello; Edoardo Morri (cl. '66)
di Dogana (San Marino); Luigi Passeri ('54) di Pescara;
Sandro Sapignoli (cl, '64) di
Borgo Maggiore (San Marino); Massimiliano Sensi (cl.
'72) di San Lazzaro di Savena
(Bologna); Valter Vendemini
(cl. '55) di Pistoia e Graziella
Zemiti (cl. '47) di Abbiategrasso (Milano):
Oggi la visita istituzionale del Guardasigilli
Il ministro Paola Severino
tra Palmi e Reggio Calabria
di FRANCESCO TIZIANO
REGGIO CALABRIA - Due
modi diversi, ma altrettanto
significativi, per riaffermare
la presenza dello Stato e rinnegare, con forza e convinzione, la tracotanza delle
‘ndrine. A Palmi sarà inaugurata un’aula del Palazzo di
Giustizia alla memoria del
giudice Antonino Scopelliti,
il magistrato ucciso della mafia nel 1991 alle porte di Campo Calabro, la sua città d’origine a metà strada tra Reggio
calabria e Villa San Giovanni;
a Reggio Calabria un palazzotto confiscato ad uno dei
potentati malavitosi per eccellenza della città, il clan Libri, sarà consegnato dall’Amministrazione comunale al
Tribunale di Reggio calabria
che lo trasformare nell’ufficio “Deposito corpi di reato”.
Due manifestazioni che saranno vissute alla presenza
del ministro della Giustizia,
Paola Severino, oggi in visita
istituzionale nel capoluogo
Paola Severino
reggino. La presenza del
Guardasigilli è particolarmenteattesa ecarica disignificati: l’emergenza giustizia
nel Reggino è una pratica
quotidiana, come la sfida ai
clan della ‘ndrangheta. Di
tutti questi aspetti si discuterà oggi, in mattinata a Palmi
e nel primo pomeriggio a
Reggio Calabria.
Il cerimoniale di Palmi, con
la commemorazione del giu-
dice Scopelliti, prevede una
serie di interventi: il presidente del Tribunale Maria
Grazia Arena, il procuratore
Giuseppe Creazzo, il procuratore generale Salvatore Di
Landro, il presidente della
Corte d’Appello Bruno Finocchiaro, del presidente nazionale dell’Anm, Luca Palamara, il segretario generale del
Csm Carlo Visconti e di Rosanna Scopelliti, figlia del
giudice scomparso, il presidente degli avvocati Francesco Napoli. Chiusura dei lavori con l'intervento del
Guardasigilli.
Da Palmi alla città di Reggio Calabria: in via Loreto nel
popoloso quartiere Sbarre
dove lo Stato ha confiscato
l’immobile alla cosca Libri.
Una cerimonia sobria e spedita per poipassare in Prefettura dove il ministro Severino
terrà una serie di incontri con
i massimi livelli istituzionali,
della magistratura delle forze dell’ordine di Reggio Calabria.
VIBO
Tentano un furto
ai danni di un anziano
con la badante complice
Un piano astuto e studiaIL metodo ingegnato era
semplice ma efficace: l’ex to con cura tanto che il
badante di un pensionato gruppetto, tra l’altro già
lasciava la porta aperta noto alle forze dell’ordine,
consentendo così ai com- aveva pensato anche di faplici di entrare nell’abita- re in modo che la donna anzione della vittima e arraf- dasse a trovare l’uomo sufare quanto più possibile. bito dopo pranzo, quando
minore era la
Semplice, effipresenza di
cace ma non
persone per
infallibile,
strada. A tratant’è che i tre
dirli è stata, pesono stati arrò, proprio la
restati dai caporta di casa
rabinieri.
lasciata, forse
Vittima dedistrattamensignata
un
te, aperta dai
pensionato di
due uomini doVibo Marina
po essersi inmalato datemtrodotti
po, e quindi fanell’appartacile “preda”. I
mento.
tre avevano,
Questo parcome detto, Pavlina Atanasova
ticolare, “fatamesso a punto
le”per tre, non
un piano che,
è sfuggito ai
secondo le loro
“segugi”
intenzioni, li
dell’Arma delavrebbe portala stazione di
ti a commetteVibo Marina
re il colpo senche in quel
za poter essere
momento stascoperti giovano perlucando sulla fistrando la zoducia che la
na. Gli uomini
donna si era
agli ordini del
conquistata
maresciallo
con l’anziano
Riccardo
del luogo: e coAstorina hansì, mentre Pano, infatti, novlina Atanaso- Atanas Atanasov
tato l’anomava, bulgara del
liae sisonoav’71, sua ex-bavicinati con
dante, andava
discrezione
a trovare l’anall’appartaziano per sinmento
sorcerarsi delle
prendendo
sue condizioni
padre e figlio
di
salute,
ancora a roviavrebbe provstare tra gli
veduto a lasciaoggetti
re aperta il pordell’anziano
tone d’ingresdopo
aver
so in modo da
messo a soqconsentire al
quadro alcuproprio marito
ne stanze.
ed al proprio fiPer i tre citglio, Atanas Tihomir Tyankov
tadini bulgari
Atanasov del
’65 e Tihomir Tyankov del sono subito scattate le ma’91, una volta che il padro- nette con l’accusa di tentane di casa, con una scusa, to furto in abitazione e, dofosse stato portato in una po gli atti di rito, sono stati
stanza al primo piano trasferiti agli arresti domidell’abitazione, di sguscia- ciliari a Vibo Marina in atre nell’appartamento e tesa delle decisioni dell’aumettere a soqquadro le torità giudiziaria previste
stanze del piano terra dove con tutta probabilità per la
la donna sapeva che l’ita- giornata odierna.
liano conservava i soldi.
gl. p.
Un comitato di dipendenti del settore pubblico protestano contro il progetto di legge
Agricoltura, dall’Arssa no alla riforma
di MATTIA GALLO
Un recente sciopero Arssa
CATANZARO - Lo scorso venerdì, nel pomeriggio, presso un noto Hotel di Lamezia Terme, circa cento lavoratori del settore pubblico dell'Arssa, provenienti da tutta la Calabria hanno riempito la sala e dato
vita ad un'assemblea durata diverse ore.
L'assemblea è stata indetta per fare il
punto della situazione dopo lo sciopero
del 12 dicembre scorso dei lavoratori del
pubblico impiego dell'Arssa con il sit in
davanti al Dipartimento agricoltura della Regione Calabria in via Molè a Catanzaro, contro il progetto di legge della giunta
regionale denominata “misure per l'ammodernamento e lo sviluppo dell'agricoltura”. Le critiche sono rivolte verso la gestione dell'azienda da parte dell'attuale
governo regionale, e l'obiettivo è quello di
scongiurare l'intenzione dell'ente regionale ad avviare un percorso che porti verso la privatizzazione dell'agenzia. Privatizzazione, che, comporterebbe «il passaggio da uno status giuridico di lavoratori ed una possibile loro regressione sotto tanti profili». Inoltre, in maniera corale
viene specificato come si rischi di screditare e non riconoscere le competenze dell'ente pubblico e le professionalità acquisite in circa venti anni, oltre che comprometterele potenzialitàdisviluppoe laricchezza che da esso derivano.
C'è un altro passaggio importante che i
lavoratori mettono in evidenza: secondo
loro l'Arssa spende per i servizi all'utenza
agricola, che sono i compiti d'istituto dell'agenzia, dal 10 al 15 % delle risorse del
bilancio dell'ente. I lavoratori chiedono
alle forze di governo regionale, che cosa si
fa con il restante 85 - 90 % delle risorse. Si
chiede maggiore chiarezza, dunque, a
proposito delle intenzioni del governo regionale e della gestione dell'ente.
Il comitato dei lavoratori del pubblico
impiego dell'Arssa, insieme alle funzioni
pubbliche di Cgil e Cisl, hanno già chiesto
l'audizione alla seconda commissione
consiliare presso la quale è depositato il
progetto di legge denominato “Misure
per l'ammodernamento e lo sviluppo dell'agricoltura”.
L'intenzione da parte dei lavoratori è
quella di andare avanti con la mobilitazione «fino a quando la giunta regionale non
ritira questa proposta di legge e non accoglie le nostre istanze».
E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro
10 Calabria
Lunedì 20 febbraio 2012
Sintonizziamoci con l’armonia
del messaggio di don Stamile
MARIO MUZZÌ*
a vicenda di don Ennio Stamile si presta, per molteplici aspetti, ad una serie
di considerazioni, tutte meritevoli di essere trattate e dibattute. Contrariamente a quello che
molti si aspetterebbero non mi
soffermerò sulle vessazioni cui
è stato soggetto ( quelle di solito
destano attenzione negli amanti della passerella e nei cultori
dell’apparenza)ma mi occuperò
del messaggio che l’uomo di
chiesa ha inviato ai calabresi in
un editoriale sul Quotidiano
dell’11 febbraio scorso. Lo faccio convintamente, sperando di
far scoccare la scintilla di un
fuoco purificatore che aiuti la
nostra gente a liberarsi dal giogo dell’omertà culturale che
non solo l’opprime ma la fa diventare nello stesso tempo, oltre che schiava e complice, linfa
L
vitale della ’ndrangheta. Ho
avuto la fortuna di conoscere
don Ennio in occasione della
presentazione di un suo libro
che trattava di evangelizzazione in Calabria. Un buon libro
che ti fa riflettere ed un’ottima
impressione dell’uomo e del sacerdote che non fa mistero della
sua consapevolezza sulla condizione di arretratezza sociale in
cui versa il popolo calabrese e
sulle cause che l’hanno determinata, e tuttavia non demorde dal
suo profondo convincimento
che un progetto di riscatto della
sua terra non è solamente fattibile ma anche realizzabile.
In seguito le attenzioni particolari nei suoi confronti che, pur
nella chiarezza esplicita del loro
significato ( i fatti si sono verificati sempre di pomeriggio), non
lo fanno arretrare ed anzi lo sti-
molano fino a fargli gridare che
non si sente un eroe e che la Calabria non ha bisogno di eroi! Come
dire che avrebbe bisogno di tanta
normalità! Di quella normalità
sana che dovrebbe spingere
ognuno di noi al compimento del
nostro dovere e che fa di un giornale la tribuna per un messaggio
forte e ricco di significato come
quello che, dalle pagine del Quotidiano, che mi auguro abbiano
letto in tanti, don Ennio ci ha trasmesso con l’editoriale “L’impegno di tutti a trarre dal male il bene”.
Come definirlo non saprei. Coraggioso, temerario, velleitario:
di certo pregno di quella giusta
dose di sensibilità che ti fa provare quelle emozioni, senza le quali
non è facile dispiegare alcun impegno in favore degli altri. E solo
quel “Dio che sa trarre il bene an-
che dal male che noi compiamo” assumerebbero l’aspetto dell’ensa di quale e quanto impegno per nesima espressione di testimotutelare gli interessi degli altri nianza destinata ad arricchire la
abbia bisogno la Calabria per in- letteratura sulle disgrazie della
vertire il suo cammino di rasse- Calabria!
In fin dei conti don Stamile non
gnazione al degrado e al sottosviluppo. Naturalmente l’auspicio è ci chiede e non pretende più di
che il messaggio sia pervenuto, tanto! Vorrebbe semplicemente
che ognuno di noi
per essere recepito
rifuggisse dai comdai loro cuori più
portamenti tipici
che dalle loro menti
che richiamano aldistorte dalla culla cosiddetta “zona
tura dell’appartegrigia” che tutto
nenza fideistica,
ammanta e tutto
soprattutto a cologiustifica col pretero che ricoprono le
sto di pensare al bepiù alte cariche istine comune mentre
tuzionali regionali
in realtà è sempre
(Scopelliti e Talaripronta a privilegiaco in primis) e
re l’interesse famiall’intera classe polistico di determilitica calabrese, alnati gruppi o di spetrimenti le considecifici settori. Tentarazioni di don Enre di sintonizzarsi
nio sulla pericolo- Don Ennio Stamile
con l’armonia del
sità sociale di quanti operano con la logica di appar- suo richiamo forse non sarebbe
tenenza, delle raccomandazioni sufficiente a dare un contributo
da richiedere al potente di turno, perché la Calabria diventasse midelle collusioni, del rifiuto della gliore di come l’abbiamo trovata,
legalità, dell’omertà, delle omis- ma almeno servirà a liberarsi dal
sioni, del riciclaggio del denaro senso di colpa di una collusione
sporco, dello sfruttamento delle morale che bene o male perseguirisorse ambientali, dello scarso ta tutti da tempo!
* Pd Calabria
interesse per il bene comune ecc.
L’iniziativa lanciata dal Quotidiano per l’8 marzo
Tre Una festa per tre donne speciali
foto
e una
mimosa
CONTINUANO ad arrivare in redazione adesioni, interventi e riflessioni
sulla proposta lanciata dal direttoredel Quotidiano Matteo Cosenza in un
suo editoriale: dedicare la giornata
dell’8 marzo a Maria Concetta Cacciola, Lea Garofalo e Giuseppina Pesce,
tre donne calabresi speciali per il coraggio dimostrato nell’andare contro
segue dalla prima
lasciato spazio a quelle pruriginose che
tengono svegli anche di notte. Belen Rodriguez, che in questa Italia è diventata
una star senza ancora mostrare una sola
qualità artistica, che non fosse la farfalla
tatuata, non svela il mistero passato alla
storia come quello delle mutandine. E nessuno della Rai ci sa ancora spiegare il mistero che ha portato una giovane modella
ceca, bellissima, a calcare il palcoscenico
dell'Ariston senza un compito per cui valesse il compenso che ha ricevuto. Nel periodo storico in cui, più che in ogni altro,
bisognerebbe ripensare agli stili di vita,
alle dinamiche sociali e alla stessa etica
pubblica e privata, la Rai, cinghia di trasmissione del pensiero dominante, ci ripropone un modello di donna stereotipato.
Una donna simbolo di una cultura non
soltanto maschile, ma edonistica ed economistica. Donna oggetto del desiderio,
che, in maniera intrigante, essa stessa sollecita sui fragili sensi di uomini educati alla medesima logica del consumo, della mercificazione della
carne, della sessualità come
valore barattabile. E come
strumento del potere maschile. Alcuni giorni fa, un giornale della periferia di quell'Europa che ancora non c'è,
lancia invece una nuova figura femminile. Questo giornale è Il Quotidiano, che, attraverso il suo instancabile e coraggioso direttore, parla di
Maria Concetta e Lea e Giuseppina, tre
donne vittime della 'ndrangheta, le prime
due morendo e l'altra temendo e fuggendo. Matteo Cosenza, l'uomo dei quarantamila della manifestazione di Reggio Calabria, è anche persona assai sensibile, e
questo sicuramente ha contribuito a portare il suo sguardo sulla tragica storia di
queste tre donne calabresi. Il modo tenero
con cui ne ha parlato e la delicatezza del
suo scritto lo dimostrano. Dal palcoscenico di Sanremo s'è levata presuntuosamente la voce di un “moderno” profeta che, invece di parlare della donna e dell'uso volgare che tutti ne fanno, ci “impapina” con
una serie di ovvietà tanto ovvie da rendere
banale la stessa dinamica di pensiero che
gli ambienti di ’ndrangheta, i loro ambienti di provenienza. Un coraggio pagato a caro prezzo, in due casi (Maria
Concetta Cacciola e Lea Garofalo) con
la vita. Tutti gli interventi e le adesioni
pubblicati fino ad oggi sono online sul
sito del Quotidiano della Calabria,
all’indirizzo www.ilquotidianodellacalabria.it.
Giuseppina Pesce
Le donne di Sanremo
e le nuove donne calabresi
le sforna. Come cornetti offerti a giovani
“affamati” all'alba delle sterili notti d'estate che non vogliono mai finire. Celentano,
il predicatore, che, non so se c'è o ci fa, si
sente davvero il profeta messianico, si
comporta come quegli stessi preti che egli
condanna. Ci parla di Dio, del Paradiso, e
della vita immortale che ci attende. Nulla
ci dice, neppure con le sue canzoni scritte
da altri, della sofferenza degli uomini e
delle donne, dello sfruttamento delle loro
esistenze e della vita dei poveri che sempre
di più somiglia ad un calvario. A Sanremo
dunque volgarità e stupidità si sono date
la mano.
Dall'altra parte dello stivale, Matteo Cosenza e Il Quotidiano, ancora una volta invece ci danno una lezione. Anzi,
più lezioni in una. Di giornalismo, innanzitutto. Lo strumento cioè della democrazia
che, in più parti del mondo,
viene utilizzato contro la democrazia, quando non dice le
cose, nasconde le notizie, e
queste piega agli interessi dei
poteri che contano. Egli ancora una volta non ci dice cosa dobbiamo fare
della nostra vita. Ci porta invece a guardare con i suoi occhi di meridionale napoletano la realtà. A guardare oltre. Oltre il
muro. Oltre quel che appare. Oltre la nostra consapevole e, perciò colpevole, ignoranza. Oltre la nostra pigrizia, specialmente quando essa si fa paura. Paura di
noi stessi, della nostra capacità di ribellione, del nostro amore per la vita. Vita, che è
quella degli altri, non la nostra. E amore
per gli altri, non per noi stessi. Per la Calabria, quindi: per difenderla con le unghie e con i denti. Il suo ultimo editoriale,
che sembra un parlare piano alle coscienze di tutti, ci porta una notizia. E ce la fa vedere plasticamente sopra l'inchiostro di
Dal palco la voce
del “moderno”
profeta
che nulla dice
parole stampate, che anneriscono le dita.
La notizia è tre nomi di donna, che qualcuno aveva già letto da qualche parte.
La notizia si fa clamorosa quando egli li
fa diventare, quei nomi, una sola donna.
La donna calabrese, che in un campo per
lungo tempo inavvicinabile (la famiglia
'ndranghetista), ha inferto un colpo mortale all'immagine antropologica che sopravvive alla modernità. Quella della donna sottomessa al potere dell'uomo, di cui,
nel silenzio e nell'obbedienza, resta moglie, amante, madre di figli a cui trasmettere il carattere genetico della famiglia
d'onore, affinché in un domani ravvicinato essi stessi possano riceverne l'eredità criminale e culturale. Con la quale sottomettere altre donne, e formare, nei
figli, altri 'ndranghetisti.
E' qui, in questa forza antropologica più che nelle imprese criminali devastanti,
che si rafforza l'invincibilità
della mafia nostrana, divenuta anche per questo l'organizzazione criminale più forte e
più temuta del mondo. L'articolo di Cosenza rappresenta in qualche
modo, a poche settimane dalla scomparsa,
l'omaggio sincero a un'altra donna, che
qui in Calabria, è scesa per liberare il suo
giovane figlio, Cesare, sequestrato dai nostri galantuomini, che amano i propri figli e odiano quelli degli altri. Ricordate la
lunga processione della signora Angela
Casella lungo le strade e i vicoli dei piccoli
paesi del reggino, e il suo bussare alle porte delle case? Ricordate il suo appello in
una lingua italiana stranamente incerta?
Si rivolgeva alle donne della 'ndrangheta,
mogli, sorelle, madri e figlie degli 'ndranghetisti. Le invitava a ribellarsi ai loro uomini e a lottare contro la violenza.
E di più, a farsi educatrici, operatrici di
Maria Concetta Cacciola Lea Garofalo
riconversione al bene della volontà criminale. Giuseppina, Maria Concetta e le altre
sono le nuove donne che dalla Calabria del
male lottano per l'affermazione del bene.
Sono, insieme, la nuova donna che darà
forza a quell'altra donna di nome Paola,
che vive sotto il terrore di essere uccisa per
essersi, in chissà quale parte della nostra
regione, ribellata al suo destino di schiava
dell'odio e della violenza. Rinunciando
consapevolmente alla loro vita (Lea andando coraggiosamente incontro ai suoi
carnefici, non per ingenuità ma per liberare il cammino della figlia allora adolescente; Maria Concetta, procurandosela da sola, per evitare che la infliggessero ad uno
solo dei suoi figli e Giuseppina, che ancora
spera di salvare se stessa e le sue creature)
hanno compiuto il più grande atto d'amore.
Da questa nuova donna nascerà (questa
è l'altra notizia rivoluzionaria) la Calabria
della pace e della libertà. Della bellezza e
dell'eguaglianza tra gli uomini, liberatisi
dal male. Che non è, giova ripeterlo, soltanto espresso, come taluni vogliono ancora far credere, dalla mafia
tout court, ma da ogni forma
di potere esercitato in violazione delle regole, contro la
vita e la libertà delle persone.
E per il misero proprio tornaconto personale o dei gruppi
ristretti che lo portano sul
mercato, dove si arricchiscono. Giuseppina, Lea e Maria
Concetta hanno avuto bisogno di giudici intelligenti e
sensibili che le ascoltassero, e
qualcuno l'hanno trovato, anche se non è
bastato a salvarle.
La nuova donna che è in loro, e da loro
promana, ha bisogno di altre donne che
non facciano più domande, ma una soltanto la pongano a loro stesse: cosa e quando
potrò fare qualcosa per la vita, oltre a darla
dal mio grembo? Antonella Dodaro con
uno scritto intenso di umanità e ragione,
ha già dato una prima risposta. Anche
scrivendo.
Se altre donne facessero egual cosa, domani mattina, già un altro mondo scorgeremmo con gli occhi di lacrime e paura e
speranza di Lea, Maria Concetta e Giuseppina.
Franco Cimino
Una lezione
di giornalismo
che è strumento
di democrazia
E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro
14 La Tribuna
19
- Grecanica e Tirrenica
REDAZIONE: via Cavour, 30 - 89100 Reggio Calabria - Tel. 0965.818768 - Fax 0965.817687 E-mail: [email protected]
Nella notte un incendio distrugge il furgone-chiosco ambulante adibito a bar e rosticceria
Scilla nel mirino, ancora fuoco
L’allarme di Libera: «Questo è un paese di ’ndrangheta. Si faccia qualcosa»
di FRANCESCA MEDURI
SCILLA - Il clima si fa sempre più “caldo” nella cittadina della Costa Viola, colpita dall’ennesimo fatto “di
fuoco”. E la Scilla perbene
torna ad esprimere rabbia e
indignazione per un’escalation criminale che proprio non ne vuol sapere di
fermarsi.
L’ultimo episodio si è verificato nella notte tra sabato e domenica. Attorno alle
ore 1,30 un incendio ha distrutto il furgone-chiosco
ambulante, adibito alle attività di bar e rosticceria, di
proprietà di R.C..
Il mezzo, che al momento
in cui si è sviluppato il rogo
si trovava posteggiato vicino alla stazione ferroviaria, nel periodo estivo era
solitamente parcheggiato
nella zona del porto.
Sul posto sono intervenuti i Vigili del Fuoco di
Villa San Giovanni, che
hanno immediatamente
provveduto a domare le
fiamme, e alcuni uomini
del Commissariato di Polizia della stessa città che si
affaccia sullo Stretto di
Messina, guidati dal vice
questore aggiunto Gregorio Marchese.
Ancora da accertare le
cause che hanno originato
il rogo, anche se la pista dolosa sembra certamente
quella più attendibile.
Insomma l’ennesima intimidazione nei confronti
di attività economiche locali. Nei giorni scorsi, giusto
per citare i fatti più gravi, i
soliti ignoti erano entrati
in azione sparando colpi di
arma da fuoco contro le saracinesche di un bar e di
un’agenzia pubblicitaria.
Ugualmente chiaro è il
messaggio lasciato, in sei
buste di colore giallo, ad al-
cuni amministratori cittadini.
Per il sindaco Pasquale
Caratozzolo, gli assessori
Domenico Mollica, Giuseppe Bova, Santo Perina e Loredana De Lorenzo e il consigliere Antonio Santacroce (i quali hanno ricevuto
visite e messaggi di solidarietà da alcuni amministratori dell’area dello Stretto)
lo schizzo di una doppietta
con l’avvertimento a farsi
da parte prima che sia troppo tardi, “prima chi vi bruciamu peggiu ri macchini”.
La quiete della comunità
scillese continua dunque
ad essere minata, il paese
pare non avere pace.
Dopo qualche breve periodo di calma apparente,
la mano criminale riprende
ad agire. Non risparmiando nessuno. Roghi, spari,
bombe e missive di minacce
senza guardare in faccia
nessuno, operatori economici, rappresentanti delle
istituzioni, professionisti e
semplici cittadini.
La parte sana di Scilla
tenta quindi di reagire, cosciente del fatto di averci
provato più volte e di non
essere stata ascoltata.
«Scilla è un paese di
‘ndrangheta. Sono due anni che noi di Libera cerchiamo una risposta forte e concreta da parte delle istituzioni e delle forze dell’ordine.
La Scilla onesta merita
una risposta, una reazione
incisiva!», uno dei commenti sulla pagina Facebook di “Libera Scilla”.
Pasquale Caratozzolo
Quello che resta del chiosco furgone incendiato alla stazione di Scilla
Zappia: «Caratozzolo continui nella direzione del cambiamento»
Amministratori scillesi intimiditi
il sindaco di Bagnara solidale
di FRANCESCO IERMITO
Cesare Zappia
BAGNARA – Il primo cittadino Cesare
Zappia ha manifestato vicinanza e solidarietà al sindaco di Scilla, Pasquale Caratozzolo in seguito alle lettere intimidatorie indirizzate all’Amministrazione comunale scillese.
«Esprimo solidarietà e vicinanza - ha
esordito Zappia- alcollega PasqualeCaratozzolo ed al suo esecutivo per il vile atto minatoriosubito inquesti giorni.Chi
amministra la cosa pubblica è sempre in
prima linea pronto a difendere il proprio territorio e soprattutto i cittadini di
cui un amministratore si sente responsabile. Questi gesti offendono profon-
damente chi quotidianamente si impegna a servizio del bene comune ed umanamente feriscono creando sconcerto».
«Purtroppo – continua Zappia – sono
in aumento, nella nostra provincia, i
rappresentanti istituzionali che vengono presi di mira per la loro attività amministrativa. Pochi giorni fa, per esempio, un altro grave attentato subito dal
sindaco di Taurianova. Invito quindi l'amico Pasquale Caratozzolo a continuare sul solco da lui tracciato, nella direzione del cambiamento». Ed ancora: «La
nostra azione quotidiana improntata
sul rispetto della legalità si scontra tristemente con una realtà che la infanga
ed umilia».
Giocolieri
mangiafuoco
e trampolieri
In allegria tra “pinguini”, “miti greci” e “capitan Uncino” a Bagnara
Gli allievi delle scuole Primaria e dell’Infanzia aprono il Carnevale melitese
I bimbi sfilano in maschera
di ENZA CAVALLARO
MELITO PORTO SALVO - E’
cominciato alla grande il carnevale di Melito Porto Salvo
2012 con la sfilata dei bambini delle scuole dell’infanzia e
primaria. Nel plesso centrale
"Megali " sul viale delle Rimembranze, sabato puntualissimi alle 15 sono arrivati
anche i bambini delle periferie e delle scuole dell’infanzia
private e tutti insieme in una
straordinaria sfilata per le vie
di Melito. Tanta gente per
strada ad ammirare la fantasiosa coreografia dei “Pinguini”, “miti e mitologia
dell’antica Grecia”, “Capitan
Uncino” e altri personaggi a
cui è stato dedicato il carnevale. Durante il percorso due sosteper ballisul corsoGaribaldi e sulla via Tenente Minicuci. Un pomeriggio che bambini e genitori ricorderanno a
lungo.
Il corteo si è poi fermato nello spazio antistante il mercato coperto. Qui gli alunni si
sono esibiti in balli, bans e
quant’altro. Una grande festa in maschera organizzata
dal circolo didattico “Mega-
La sfilata dei bambini delle scuole dell’Infanzia e Primaria lungo le vie di Melito
li”, diretto da Concetta Sinicropi, con il contributo dell'Amministrazione comunaleedelle associazionicheoperano nella cittadina ionica.
In questo periodo di crisi la
sesta edizione del Carnevale a
Melito è stata meno sfarzosa
degli altri anni, infatti non
sono stati costruiti i maestosi
carri degli anni precedenti
ma si è cercato di programmare una festa dei bambini e
per bambini. Il Carnevale si sa
che da sempre è la festa dei
bambini, ma coinvolge anche
gli adulti. Anzi, si può ben dire che la festa ha coinvolto
tanti adulti facendoli ritornare bambini, allegri e spensierati. I genitori degli alunni
del circolo didattico “Megali”
si sono messi all’opera per
preparare maschere e vestitini con entusiasmo, creatività
e voglia di fare, sempre disposti ad impiegare il loro tempo
libero per realizzare costumi
sempre più belli per far sì che
ogni anno la manifestazione
diventi più bella, ricca ed originale. Questa manifestazione che colora di tinte briose e
di fantasia la cittadina durante la sfilata delle mascherine,
è diventata un appuntamento tradizionale che rinnova
una festa, il desiderio di stare
insieme in allegria e spensieratezza e nello stesso tempo è
un’occasione di riscoperta
culturale e folkloristica.
BAGNARA –Tutto pronto per
il carnevale della Costa Viola.
Martedì alle 15, infatti, partirà il gran corteo che sfilerà per
le vie principali della cittadina. La carovana carnevalesca,
sarà aperta dalle majorette,
dai giocolieri, trampolieri,
mangiafuoco, artisti di strada, gruppi mascherati e carri
allegorici. Si partirà dal rione
Marinella per poi proseguire
lungo tutto il Viale Turati,
lungo il corso Vittorio Emanuele e approdare in Piazza
Municipio. Qui si procederà
alla premiazione delle migliori mascherine e del miglior
deejay dell’anno.
La manifestazione è organizzata dal consorzio delle Pro
Loco al quale fanno parte anche i sodalizi di Palmi e Scilla,
con la collaborazione dell’Associazione Alba di Ceramida e
“Radio Bagnara Web”, sotto il
patrocinio dell’amministrazione provinciale di Reggio
Calabria e dell’ente comunale
di Bagnara. Insomma, grandi
e piccini si preparano a festeggiare il giorno più pazzo
dell’anno con entusiasmanti
mascherine e costumi.
f.i.
Appello al prefetto
«Si riapra
lo svincolo
di S. Trada»
Bruno Ienco
BAGNARA – Nuova lettera al prefetto da parte del
presidente della Pro Loco
di Bagnara, Bruno Ienco,
in merito alla chiusura
dello svincolo autostradale di Scilla. Il rappresentante del sodalizio ha contattato Varratta per evidenziare «i danni economici recati a titolari di attività commerciali, di ristorazione, di alberghi, di
pubblici esercizi, di attività alimentare a causa del
venir meno di visitatori
dei paesi reggini».
Per limitare i danni,
Ienco chiede a Varratta di
«prendere in considerazionela possibilitàdiaprire al traffico veicolare
l’uscita di SantaTrada, affinché si eviti di percorrere la città di Villa San Giovanni e si accorcino i tempi di arrivo nella cittadina
del basso Tirreno». Quello
di Ienco è un vero e proprio
sollecito a non distogliere
l’attenzione sul caso svincolo. Nonostante tutto, bisogna segnalare che proprio ieri, intorno alle 120,
nel bivio di Scilla della Statale 18, in occasione del
termine della santa messa
presso la chiesa di Maria
SS. Immacolata, il traffico
è stato congestionato per
ben 15 minuti creando
confusione. Insomma, è
evidente che necessita
una particolare attenzione da parte delle autorità
competenti locali.
f.i.
E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro
Provincia
Lunedì 20 febbraio 2012
21
Ufficio di Corrispondenza: Piazzetta 21 Marzo, 9 - 89024 Polistena Tel/Fax 0966.935320 E-mail: [email protected]
A un anno dalla scomparsa parla la madre del giovane barman ucciso per un banale diverbio
Taurianova non dimentica Tony
Genitori e fratello hanno scelto di tenere aperto il locale dove ha perso la vita
di FEDERICA LEGATO
TAURIANOVA - «Sono 370
giorni che mio figlio manca
da casa» inizia così, Fiorella,
la madre di Tony, il suo breve
intervento, per ringraziare,
con commozione, tutti coloro
che hanno sostenuto la sua famiglia, sconvolta dalla grave
perdita, e che ad un anno di distanza, dalla scomparsa di
suo figlio, si sono adoperati
per ricordarlo.
«Taurianova ancora ricorda Tony» ogni giorno, frequentando il bar Las Vegas, e
ciò rende «onorata e orgogliosa» una madre che contrappone al«silenzio dellasua casa»,
l’impegno quotidiano di portare avanti –insieme al marito
Pino e all’altro figlio Giosuè –
l’attività che, con immani sacrifici, Tony aveva messo in
piedi.
Quel bar che continua ad
essere frequentato dai giovani taurianovesi, ancora increduli di aprire la porta e non
trovare dietro al bancone Tony, con il suo sorriso e i suoi
modi gentili, con la sua voglia
di scherzare e la sua serietà
sul lavoro. Un lavoro che aveva sognato e che, dopo una
permanenza al Nord Italia,
era riuscito a concretizzare,
proprio nel paese natio, a Taurianova. A soli 27 anni, infatti, Tony, con il sostegno della
sua famiglia, pezzo dopo pezzo, aveva messo in piedi il suo
bar, l’aveva letteralmente costruito con le sue mani, investendo in esso tutte le sue capacità e la voglia di cambiare il
suo paese, di dare ai suoi coetanei un punto dove ritrovarsi, in un territorio che offre
pochi spazi ai giovani dove socializzare.
Sulla centralissima via
XXIV Maggio, Tony aveva finalmente posto le basi per vivere il suo presente e costruire il suo futuro, con responsabilità e con coraggio. Perché
per investire su un territorio,
per molti versi difficile, ci vuo-
le coraggio. Sono bastati pochi attimi, il gesto inconsulto
di un ragazzino, e quel sogno
si è trasformato in un incubo.
La sera del 13 febbraio 2011,
infatti, il minorenne G.S., che
si trovava all’interno del bar
Las Vegas, estrasse una pistola calibro 6.35 che portava
con sé e sparò, in direzione di
Tony, colpendolo alla testa, in
risposta alla richiesta da parte del barista di saldare un debito di 21 Euro. Attimi di terrore edi sgomento,la corsain
ospedale, prima a Polistena e
poi a Reggio Calabria, dove,
dopo due giorni di coma, la
mattina del 15 febbraio, Tony
si spense a causa delle gravi
riferite riportate. La luce del
suo sorriso, dicui raccontano
gli amici e i clienti, è stata
spenta da uno sparo insieme
alla sua giovane vita, ma “non
è stata spenta nei cuori di chi
lo ha amato”.
Da quel giorno, molto è
Madre e fratello di Tony Battaglia
A Palmi l’avvio della tradizionale kermesse con una gara sportiva dei giovani
Sfida di calcio apre il Carnevale
Calciatori in maschera e raccolta fondi. Domenica prossima il clou
di GIUSEPPE BOVA
PALMI – Sabato scorso è iniziato
ufficialmente il Carnevale Palmese organizzato dalla Pro Loco della
città.
Il fischio d’inizio è stato dato
proprio grazie ad un incontro
sportivo: il I° Trofeo di Carnevale,
una partita di calcio in maschera,
giocatasi al campo sportivo “Lo
Presti” di Palmi. I ragazzi che hanno giocato fanno parte della Società “Palmicampus”, affiliata alla
Fiorentina, dirette rispettivamente dai tecnici Pino Tripodi, una delle più grandi glorie della Palmese
degli anni d’oro, e Salvatore Surace, tecnico affermato in campo regionale dilettantistico.
A contendersi la vittoria sono
state le squadre di Arlecchino e
Pulcinella, giocando in maschera.
Alla gara hanno assistito circa
mille ragazzi delle scuole cittadine contribuendo così fattivamente
alla raccolta fondi lanciata dalla
Pro Loco per poter organizzare
l’Ottava di Carnavale 2012 che si
svolgerà la prossima domenica,
con la grande sfilata di carri allegorici, gruppi mascherati, maschere singole e scuole, come da
tradizione.
La Pro Loco ed il Comitato Carnevale hanno ringraziato i Dirigenti scolasti, i docenti, gli alunni, le società sportive e tutti coloro
che hanno partecipato alla buona
riuscita della manifestazione. Il
match ha visto l’affermarsi della
squadra Arlecchino, grazie soprattutto alla tripletta del calciatore Domenico Saba, che ha ripagato l’assordante e festoso tifo dei
ragazzi presenti sugli spalti gremiti del “Lo Presti”. Il risultato finale è stato di 4-1 a favore della
squadra di Arlecchino, fissato, infine, dai goal di Giuseppe Saffioti
(per la squadra Pulcinella) e Simo-
La replica del presidente della Comunità montana
«Altro che dimissioni
attendo le scuse da Gentile»
di SIMONA GERACE
CINQUEFRONDI - «Rigetto
l’idea delle dimissioni dall’incarico di presidente della Comunità Montana Versante “Tirrenico-Settentrionale”, ed anzi,
chiedo al segretario della funzione
pubblica Cgil di rimediare a questa
“figuraccia” con
delle scuse formali». Questa la risposta a caldo del presidente della Comunità Montana di
Cinquefrondi, Rosario Galluccio, al
segretario
Cgil,
Giuseppe Gentile, dopo la querelle in merito al mancato pagamento, da circa 8 mesi, degli stipendi dei dipendenti e la successiva richiesta delle dimissioni.
L’attacco della Cgil, tuttavia,
non è stato accolto di buon grado dal presidente Galluccio, il
quale ieri mattina, in un comunicato stampa, ha espresso tutto il suo disappunto nei con-
cambiato nella quotidianità
della famiglia Battaglia, molto è cambiato per i parenti, gli
amici e i clienti di Tony, un segno indelebile è stato impresso nel cuore della comunità
taurianovese. Ma dopo la rabbia dei primi giorni, è subentrata la voglia di non dimenticare, perché il ricordo non
può essere reciso al pari della
vita, perché il ricordo sopravvive ad un colpo di pistola. Per
questo, ben oltre la banalità
del male, sono attecchiti i semi dell’amicizia, della solidarietà, capaci di sovvertire anche l’ultima e parvente sconfitta. La cittadinanza tutta si è
stretta attorno alla famiglia
Battaglia, la comunità tutta
ha dimostrato allora, come
oggi, a distanza di un anno, di
non aver dimenticato Tony. E
Tony, oggi, è stato ricordato
nel modo in cui lui, con il suo
carattere solare e il suo altruismo, avrebbe voluto.
fronti di «un sindacato probabilmente poco informato delle
attività dell’ente montano cinquefrondese. Gentile infatti –
ha precisato l’attuale presidente della Cm – avrebbe potuto benissimo chiedere spiegazioni,
sia formali sia informali, ed io avrei
tranquillamente
risposto. Le stesse
informazioni, peraltro, avrebbero
potuto fornirgliele anche i suoi
iscritti, pochi a dire il vero, che al pari di tutti i dipendenti della stessa
Comunità Montana, erano stati informati delle
attività svolte. Avrebbe così saputo che in realtà il trasferimento dei fondi per utilizzi diversi da quelli prefissati, non è
una cosa del tutto lecita, e sarebbe stato anche informato del
fatto che a dicembre scorso abbiamo chiesto in banca un’anticipazione di cassa per poter retribuire almeno due mensilità
di stipendi arretrati, ma non ci è
Galluccio a muso
duro: «Il segretario
della Cgil è apparso
poco informato»
stata concessa. Ciò testimonia che non siamo rimasti con le mani in mano».
Queste le parole di
Galluccio, il quale ha
inteso rispondere in
modo del tutto personale, e non a nome
della giunta, per raccontare a la sua versione dei fatti e informare che «l’attacco di
Gentile, è arrivato dopo l’invio di una mis- Rosario Galluccio
siva, lo scorso venerdì, firmata da due dipendenti, delle Comunità Montane calain cui veniva “intimato”di prov- bresi, Galluccio ha respinto la
vedere al pagamento degli sti- richiesta delle dimissioni, ricordando che: «ad influenzare
pendi entro cinque giorni».
Una richiesta per ora inaccet- il giudizio sull’operato di un
tabile, secondo Galluccio, an- presidente e di una giunta o di
che perché voci ben accreditate, qualsiasi altra carica ricevuta
ma non del tutto ufficiali, - ha direttamente da un consiglio
spiegato - «sembrerebbero so- legittimamente eletto dal popostenere che la Regione Calabria lo sovrano, non basta la richieabbia dimezzato gli otto milioni sta di una singola persona. Tale
di euro concessi alle Comunità pratica - ha concluso in tono evidentemente provocatorio - veMontane».
Quindi dopo aver ammesso di niva adoperata in regimi totaliaver lavorato con impegno al tari, non oggi in piena demopari di tutti gli altri presidenti crazia».
ne Iannì (per la squadra Arlecchino). A far da cornice all’evento
sportivo, gli innumerevoli e colorati striscioni preparati dalle
scuole per entrambe le squadre,
facendo sentire lo spirito di una
grande festa di sport e di allegria.
Continua dunque il percorso che il
Comitato Carnevale e la Pro Loco
si erano prefissati all’inizio
dell’organizzazione della festa.
La raccolta dei fondi porterà alla
realizzazione
della
giornata
dell’Ottava di Carnevale che la settimana prossima verrà presentata
ufficialmente a Reggio Calabria,
presso il Palazzo della Provincia.
Mercoledì a Taurianova
Contro le intimidazioni
scendono in campo
i primi cittadini
della “Città degli Ulivi”
TAURIANOVA – Un incontro per formulare
proposte di cambiamento e pianificare insieme
interventi risolutivi volti a fronteggiare il grave fenomeno degli atti intimidatori che si stanno verificando a più riprese nella Piana. Questo
l’obiettivo dell’associazione dei sindaci, “Città
degli Ulivi”, guidata dal presidente, nonché
primo cittadino di Scido, Giuseppe Zampogna,
che ha organizzato un’assemblea mercoledì, alle ore 17, nella Sala del Consiglio Comunale di
Taurianova.
Una location non casuale questa, che vuole
essere una testimonianza della vicinanza di
tutti i sindaci della Piana al primo cittadino di
Taurianova, Domenico Romeo, di recente vittima di un grave atto intimidatorio. A Romeo
Zampogna ha voluto esprimere a nome dell’intera associazione “Città degli Ulivi”, piena solidarietà,definendo«gli attiintimidatoripernatura vili e inammissibili in una società civile in
cui il ripristino della legalità deve divenire il
cardine e l’obiettivo condiviso da perseguire
con fermezza».
Nell’incontro i primi cittadini pianigiani si
confronteranno per formulare proposte e cercare di trovare soluzioni condivise con cui fronteggiare i numerosi problemi del territorio, in
particolare l’illegalità imperante, con espresso
riferimento all’atto intimidatorio che ha colpito Romeo. Un tavolo di confronto necessario
per i sindaci convinti che non si possa pianificare un futuro sereno in una realtà così difficile.
E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro
Piana
Lunedì 20 febbraio 2012
Lunedì 20 febbraio 2012
15
REDAZIONE: corso V. Emanuele III, 58 - Vibo Valentia - Tel. 0963/471595- Fax 472059 -E-mail: [email protected]
Il 27 dicembre del 2010 furono uccisi i cinque componenti della famiglia Fontana
Strage di Scaliti, parte il processo
Ercole, Francesco e Pietro Vangeli e Gianni Mazzitello stamani davanti al gup
di GIANLUCA PRESTIA
IL fatto aveva destato clamore anche al di fuori dei confini nazionali.
Un interno nucleo familiare ucciso
da un altro gruppo con il quale i
rapporti erano pessimi ormai da
anni per questioni di pascolo abusivo e delimitazione di terreni. La
strage di Scaliti o della masseria fu
ribattezzato quell'episodio di sangue avvenuto la sera del 27 dicembre del 2010 a Scaliti, frazione del
comune di Filandari. Cinque persone restarono riverse, prive di vita,
sul terreno, con in corpo i colpi di
pistola 9x21 e 7,65. Altre quattro
furono arrestate dai carabinieri
nell'immediatezza del fatto.
Il pubblico ministero nel mese di
dicembre aveva chiesto ed ottenuto
dal gip il giudizio immediato per
evidenza della prova. Il processo sarebbe dovuto iniziare il 21 febbraio,
vale a dire domani, davanti alla corte di Assise di Catanzaro, ma i legali
di Ercole Vangeli, 46 anni, del fratello Francesco Saverio (56), di suo
figlio Pietro (25) e, infine, del genero Gianni Mazzitello (32) avevano
depositato presso la cancelleria dell'ufficio gip/gup di Vibo la richiesta
di giudizio abbreviato. Richiesta
che era stata accolta sancendo, di
fatto, la celebrazione del procedimento penale a Vibo Valentia. La
scelta di questo rito comporta lo
sconto di pena pari a un terzo in caso di condanna, ma soprattutto fa sì
che gli imputati vengano giudicati
«allo stato degli atti», cioè delle carte dell'inchiesta, dal giudice.
E questa mattina, quindi, i quattro indagati accusati di aver ucciso
in concorso, in località “Olivara”,
Domenico Fontana di 61 anni e i figli Pasquale (37), Pietro (36), Emilio (32) e Giovanni (19) compariranno davanti al giudice per le udienze
preliminari Gabriella Lupoli per la
prima udienza. Sono assistiti dagli
avvocati Domenico Talotta, Nicola
Riso e Valerio Mangone, mentre i
familiari delle cinque vittime sono
rappresentati dall'avvocato Giuseppe Bagnato.
La strage, secondo l'accusa, fu
compiuta al culmine di una lite tra
la famiglia Vangeli e quella dei
Fontana. Quest'ultimi avrebbero,
nel tempo, compiuto una serie di
soprusi ai danni dei primi, ormai
fortemente provati dalla situazione, anche in relazione al pascolo e
alla delimitazione dei terreni. Il gip
Giancarlo Bianchi, nella sua ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico dei quattro indagati,
aveva evidenziato che a prescindere dal movente, individuato, appunto, nelle continue vessazioni
subìte dal reo confesso Ercole, «l'azione omicidiaria si è appalesata organizzata», quindi, di fatto, premeditata, «animata da intenti di sterminio della famiglia avversaria in
un contesto, quale quello che emerge dagli atti processuali, di intensa
animosità, che appare foriero di ulteriori fatti di sangue». A confermare questo aspetto era stato Ioan
Gherman, unico testimone oculare
della strage, il quale aveva riferito
al pubblico ministero Michele Sirgiovanni, titolare dell'indagine,
che il motivo del contendere tra le
due famiglie era dovuto alla «pretesa dei Fontana di far pascolare il
proprio gregge sui terreni, destinati per lo più ad uliveto, di proprietà dei Vangeli», aggiungendo un
episodio in cui era stato minacciato
da una persona alla guida di un
fuoristrada di colore chiaro in
quanto aveva portato il gregge a
pascolare proprio sul terreno di
proprietà degli indagati che sono
attualmente in regime di detenzione carceraria.
Il gup Gabriella Lupoli. A lato il luogo dove il 27 dicembre del 2010 avvenne la strage di Scaliti
L’ASSISE
Imparare a dialogare con l’Islam
Conclusi i tre giorni di convegno organizzati dalla Conferenza episcopale
di ANTONELLA FURCI
SONO tanti gli stranieri di religione musulmana presenti in Calabria. Una percentuale rilevante si
registra anche nel Vibonese. Davanti tali dati è sempre più evidente
la necessità di integrarsi. Un'integrazione che non deve limitarsi,
dunque, allasola sterileaccettazione di una cultura e di un credo diversi, ma che avvenga attraverso la
scoperta di punti d'incontro.
Ed è proprio questo pensiero che
il convegno della Commissione regionale per la cooperazione missionaria tra le chiese della Conferenza
episcopale calabra ha voluto diffondere. Una vera integrazione di
mentalità e soprattutto religione
che influisca negli aspetti più quotidiani sia di cristiani sia di musulmani. Ecco che, davanti questa volontà e necessità di favorire la crescita civile e sociale del territorio, la
Commissione regionale missionaria tra le chiese ha organizzato un
convegno dalla duratadi tre giorni
presso il 501 Hotel di Vibo. Il convegno di studio dal tema appunto “L'Islam in mezzo a noi, dialogo, approccio pastorale, annuncio”, si è
concluso ieri mattina con la celebrazione della santa messa officiata da sua monsignor Giuseppe Fiorini Morosini, vescovodella diocesi
di Locri Gerace.
Monsignor Fiorini Morosini ha
presenziato, inoltre, il convegno in
qualità di presidente della commissione per la cooperazione missionaria. In più, ai tre giorni di studio
sono stati invitati a partecipare
esponenti della Caritas, dell'organizzazione Migrantes e degli uffici
e commissioni diocesane della Ca-
Un momento
dei lavori
congressuali
svoltasi
durante
la tre giorni
dell’assise
organizzata
dalla
Conferenza
episcopale
calabra
labria.
L'apertura del congresso, avvenuta venerdì scorso, è stata presenziata anche dal vescovo della nostra
diocesi Mileto-Nicotera-Tropea,
Luigi Renzo. A relazionare insieme
a monsignor Morosini sono stati
anche padre Aldo Giannasi, missionario dei padri Bianchi e docente presso il Cum di Verona, e don
Paolo Martino, responsabile degli
uffici missionari diocesani. Il convegno di studio, cui ha partecipato
nella giornata di sabato come presidente dell'Associazione di volontariato Abraham don Bruno Cannatelli, ha voluto porre le basi di una
nuova visione del processo d'integrazione. Un'integrazione, innanzitutto, che può essere attuata solo
attraverso la scoperta di punti di
unione tra le due religioni.
«Da questo presupposto si può
avviare la giusta convivenza che
forma un'unica comunità sociale».
Infatti, i punti di unione che accomunano cristiani e musulmani si
trovano proprio nei due libri sacri,
la Bibbia e il Corano. Dalla spiegazione di padre Giannasi, ad accomunare i due credi sono alcuni elementi fondamentali, tra questi «la
visione del Giudizio universale,
quella del buon samaritano e quindi dell'amore verso il prossimo».
Ma una figura per eccellenza unisce tutte e due le religioni: la Vergine Maria. Miriam, in arabo, è la figura più bella e importante. Fulcro
della fede cattolica, è venerata an-
che dall'Islam. In effetti, la scena
dell'Annunciazione è un momento
indicativo presente pure nel Corano. Per tale motivo, - secondo sempre quanto detto durante il convegno - «le basi ci sono tutte per aprire
un dialogo e iniziare a rendere concreto l'ideale missionario: trovare
un punto d'incontro attraverso
l'annuncio di Cristo e viceversa».
E attraverso il convegno, le rappresentanze cattoliche hanno voluto fare il primo passo, nonostante
in alcuni casi ci siano state già dimostrazioni di vere integrazioni.
Ma ciò che ha definito il convegno
della commissione missionaria è
stato proprio l'impegno ad avviare
un'integrazione costruita su solide
radici.
E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro
Vibo
dal POLLINO
alloSTRETTO
«Lo Stato ha lasciato ammazzare Lea»
calabria
ora
LUNEDÌ 20 febbraio 2012 PAGINA 5
Intervista a Marisa Garofalo, sorella della testimone di giustizia sciolta nell’acido
DI FRANCESCO FERRO
«Mia sorella era una ragazza solare
con mille sogni nel cassetto. Nata in
un paesino del Crotonese cercava una
vita migliore e si rammaricava di non
aver potuto continuare gli studi. Aveva voglia di fare sempre cose nuove, di
evadere. Poi, a soli 15 anni, il fidanzamento con quel giovane e il sogno di
un amore che alla fine le ha negato la
vita». Marisa Garofalo sorella di Lea,
la giovane testimone di giustizia attirata in una trappola e sciolta nell’acido, ha deciso di combattere nelle aule dei tribunali per ottenere giustizia.
È l’unico modo che oggi le rimane per
fare qualcosa per Lea, per sentirla ancora vicina, starle accanto e tenerla
stretta per mano come faceva quando
erano bambine e affrontavano unite
re i conti con la povertà. Avevo i pila paura del buio.
Per Lea un sogno di libertà docchi addosso - ci rammentava semcancellato con una barbarie di- pre - però non ho mai rubato. Quel
poco che ho ottenuto l’ho avuto grazie
sumana.
«Aveva solo sedici anni quando è al lavoro. Noi siamo cresciute con
nata la figlia Denise e subito ha capi- questi valori, un modo di intendere la
to che quello non era il matrimonio vita che ha dato la forza a Lea di ribelche sognava, non era la vita che desi- larsi all’ingiustizia e alla mentalità maderava. Col passare degli anni questa fiosa».
Cosa si poteva fare e cosa non
passione adolescenziale, che per lei
avrebbe dovuto rappresentare una vi- si è fatto per salvare Lea?
«Lo Stato non ha fatto nulla per evita migliore, si è trasformata in una prigionia, un incubo da cui fuggire. Ha tare che l’ammazzassero. Mia sorella
capito che chi aveva accanto non era dopo essere scampata al tentato seil principe azzurro con cui vivere una questro di Campobasso ha sporto una
favola d’amore ma un uomo violento dettagliata denuncia. Ha chiamato i
e senza scrupoli. Si è trovata a fare i carabinieri che hanno verificato che il
conti con una realtà che la soffocava e tentato rapimento c’era stato e che,
alla quale si è ribellata con tutta la for- quindi, non era una visionaria. Ma
za che aveva dentro. Per mia sorella non è servito a nulla. Dopo l’accaduto
Denise era tutto e, per garantirle un ha dormito in macchina per tre giorfuturo migliore, ha avuto il coraggio di ni davanti al Comune di Campobasso
nell’indifferenza geaffrontare da sola
nerale. L’hanno ignopaure e umiliazioni.
una
vita
rata, eppure sapevaUna volta mi ha detno che era una testito: “Stiamo facendo la
difficile
di giustizia. È
fame e non ho neppuNostro padre mone
stata abbandonata
re i soldi per mandare
così come accade a
la bimba a scuola”. è stato ammazzato
tanti altri testimoni di
Una sera ha chiesto al quando eravamo
giustizia lasciati al
proprietario di un bar
proprio destino».
dieci euro in prestito molto piccole. Ma
Lea Garofalo coper far mangiare la siamo cresciute in
me Maria Concetbambina ma le sono
maniera
sana
ta Cacciola; due
stati negati. Da quel
donne che hanno
giorno non ha più con il nonno
scelto di schierarsi
chiesto nulla, ha precon la legalità
ferito sopportare tutte
usando l’arma della denuncia.
le privazioni con dignità».
Anche l’infanzia di Lea è stata Entrambe però hanno perso la
segnata da privazioni e violenza. sfida. Si sono immolate per nul«Attenzione, non è vero che faccia- la? Conviene stare dalla parte
mo parte di una famiglia di ’ndran- dello Stato?
«Ci hanno ucciso Lea sciogliendola
ghetisti. Nostro padre è stato ammazzato a 27 anni quando eravamo mol- nell’acido benché avesse chiesto aiuto
to piccole e Lea era nata da pochi me- a tutti. E anche Concetta ha fatto una
si. Da allora siamo cresciute in un am- fine orribile scegliendo la morte per
biente sano, allevati con amore dai fuggire la disperazione. Malgrado ciò
nonni materni. Nostra madre, rimasta ritengo che convenga sempre schievedova, si è dovuta rimboccare le ma- rarsi per la legalità. Però lo Stato non
niche lavorando come bidella in una può girare le spalle a chi sta dalla sua
scuola per mantenere tre figli. Siamo parte perché così perde credibilità e
stato educati dal nonno, una tra le per- diventa complice dell’illegalità».
Sua sorella sapeva che divensone più oneste che abbia mai conosciuto. Ci ha insegnato i valori del- tando testimone di giustizia
l’onestà e della dignità inculcandoci avrebbe corso tanti rischi?
«Era cosciente di essere in pericolo
l’importanza del lavoro. Mi ricordo
ancora che alla sera ci raccontava di di vita ma ha deciso di non fermarsi
quando, dopo la guerra, ha dovuto fa- mettendosi a disposizione delle istitu-
le frasi
A sinistra, Lea Garofalo; sopra, la testimone di giustizia con la figlia Denise in
una delle ultime immagini
«L’ennesimo affronto dello Stato
zioni per aiutare a sconfiggere la
’ndrangheta. Purtroppo in cambio che si lamenta per la carenza di fondi
non ha ricevuto nulla, è stata tradita, da destinare ai programmi di protel’hanno fatta ammazzare. Perché zione e che poi fornisce il gratuito pal’omicidio di Lea così come la tragica trocinio a gente accusata di delitti grafine di Concetta Cacciola potevano es- vissimi. Loro hanno avvocati gratis
sere evitati. Io non voglio dire che nel- mentre noi con stipendi di poco più
le istituzioni sono tutti corrotti ma di di mille euro dobbiamo pagarceli. E
gente onesta anche tra i magistrati ce questa è una cosa equa?».
Se avesse la possibilità di parne dovrebbe essere di più».
Delusa da certa magistratura? lare all’ex compagno di Lea o agli
«Ho avuto a che fare con una magi- altri imputati cosa direbbe loro?
«A me farebbe schifo anche guarstratura distratta e spero che questa
distrazione finisca sia per quanto ri- darli in faccia. Quando sono stata in
guarda l’esito del processo sulla mor- udienza e loro erano lì non ho mai gite di Lea sia per la tutela che devono a rato la testa perché non voglio vedermia nipote. Anche Denise oggi rientra li. Spero solo che vengano condannain un programma di protezione e mi ti all’ergastolo così non potrò mai inauguro che venga tutelata perché già crociare i loro sguardi».
Che senso ha oggi per lei la paè stata privata dell’amore della madre.
Le è stata rubata l’infanzia e l’adole- rola perdono?
«Non esiste perdono per chi ha poscenza perché a soli dieci anni è entratuto commettere un
ta nello stesso profatto così grave e disugramma di protezioil
coraggio
mano e neppure si sone della mamma. Ora
è completamente sodi denunciare no pentiti per quello
che hanno fatto. Io sola, lontana dagli affetL’omicidio
no per il perdono ma
ti dei familiari e spero
non in questo caso.
che questo esilio af- di mia sorella
Loro non lo meritano,
fettivo possa avere fi- così come la
devono restare in carne garantendole sicucere a vita. Speriamo
rezza e giustizia. Chi tragica fine di
che sia fatta giustizia
le ha ucciso la mam- Concetta Cacciola
almeno ora».
ma deve scontare una
potevano
Non ha paura di
giusta pena».
ritorsioni o di venIl processo per essere evitati
dette?
l’omicidio di Lea
«No, mi sento in
dopo la sostituzione del giudice è ripartito da zero dovere di andare avanti. Lea mi dicee la sentenza deve arrivare en- va non fate nulla per me perché loro
tro luglio per evitare la scarcera- vogliono punire solo me, voi restatene
zione degli imputati. Ciò ha crea- fuori. Io non me la sento di stare zitto molte polemiche, così come si ta, voglio lottare per mia sorella, per
è discusso quando è caduta l’ag- mia nipote Denise e andrò avanti sino
gravante mafiosa per il delitto in fondo. La coscienza mi dice di agiche sarebbe, invece, scaturito re così e non avrò pace sino a che non
sarà fatta giustizia. Se mi vogliono amsoltanto da motivi passionali.
«È una vergogna. Questo non è ve- mazzare lo facciano pure, non ho pauro e la difesa lotterà sino alla fine per- ra. Spero solo che la riforma della giuché venga riconosciuta l’associazione stizia cambi qualcosa perché adesso
mafiosa. Ma quale delitto passiona- non esiste la certezza della pena. Io
le… è un omicidio di mafia chiarissi- non mi faccio illusioni perché so che
mo. E poi qualora non venisse ricono- dopo il primo grado ci sono appello e
sciuta l’associazione mafiosa che sen- cassazione e può accadere di tutto.
so avrebbe la costituzione di parte ci- Noi viviamo con questo dolore e la novile da parte del Comune di Milano». stra battaglia per rendere giustizia è
Carlo Cosco ex marito di Lea, ancora lunga ma non faremo mai un
tra gli imputati del delitto, ha ot- passo indietro, lo dobbiamo a Lea e a
Denise».
tenuto il gratuito patrocinio.
Mia sorella dopo
essere scampata al
tentato sequestro di
Campobasso aveva
sporto una
dettagliata
denuncia. Ma non è
servito a nulla.
L’hanno ignorata...
Lea aveva 16 anni
quando è nata la
figlia Denise. Subito
ha capito che chi
aveva accanto non
era il principe
azzurro ma un
uomo violento e
senza scrupoli
Denise era tutto e
per garantirle un
futuro migliore ha
avuto il coraggio di
affrontare da sola
paure e umiliazioni
Lotterò per mia
nipote, ora lasciata
completamente sola
Il gratuito
patrocinio all’ex
marito è l’ennesimo
affronto dello Stato.
Loro hanno
avvocati gratis. Noi
pur con stipendi
bassi dobbiamo
pagarceli da soli
8
LUNEDÌ 20 febbraio 2012
D A L
LOCRI (RC)
P O L L I N O
calabria
A L L O
S T R E T T O
Stilo, rinuncia al lavoro
per assistere il fratello
Ieri il disperato appello al
presidente della Repubblica,
Giorgio Napolitano. Con la
ferma volontà di consegnare
le tessere elettorali «perché
non sappiamo cosa farcene,
nessuno tutela la salute di nostro figlio». Ci avevano lascia- sconforto che si è di nuovo imto quest’ultimo messaggio possessato dei genitori di NiAnselmina ed Antonio Miriel- cola, e dei fratelli Salvatore,
lo, di Stilo, congedandoci dal Teresa e Giuseppe. Che non si
reparto di Rianimazione del- staccano da lui nemmeno per
l’ospedale civile di Locri dove un attimo: addirittura, prorimane ancor’oggi ricoverato prio in queste ore Calabria
Ora apprenNicola, il loro
de di come
figlio 37enne
I genitori: non
proprio il fraaffetto da una
siamo
mai
stati
tello minore,
grave forma
Giuseppe, ed
di cerebroleconsiderati
insieme a lui
sione dall’età
dall’Asp
5
tutto il nucleo
di sette anni,
di Reggio
familiare, abaggravata da
bia praticauna broncopolmonite “ab ingestis”, ovve- mente vissuto un dramma nel
ro sia da materiali ingeriti, che dramma, ovvero sia la rinunpotrebbe evolversi da un mo- cia a partire, per andare verso
il nord, molto più praticabile
mento all’altro.
Una situazione assai diffici- dal punto di vista professiole, per la quale i sanitari del nale, per rimanere qui. Ed asnosocomio locrese hanno di- sistere il fratello in gravi diffisposto ieri una nuova intuba- coltà.
Soprattutto quelle difficolzione del giovane paziente.
Che manifesterebbe delle ul- tà inerenti le gravissime,
teriori difficoltà di carattere quanto vergognose, carenze
respiratorio. Facile immagi- in fatto di assistenza domicinare il nuovo, amaro, senso di liare della sanità locridea e,
Caso Miriello, la decisione risoluta del più piccolo della famiglia
per esteso, calabrese, che ha
creato non pochi problemi in
fase di possibile regressione
della malattia di Nicola. O
quantomeno l’impedire un
suo avanzamento, come poi
purtroppo si è verificato. E così, Giuseppe, con un fresco diploma in scienze infermieristiche, ha anteposto i propri
obiettivi, i propri sogni nel
cassetto, le proprie, più che le-
Rinviato il funerale di Vardaro
Mileto, don Dicarlo dal pulpito invita gli assassini a pentirsi
gittime, aspirazioni per stare lì
a prestare quotidianamente
soccorso al fratello. In gravissime difficoltà.
E poi dicono che i giovani
calabresi non hanno talento.
MILETO (VV) Gli ultimi sviluppi inerenti la morte del 65enne
Nicola Vardaro, hanno colto di sorpresa la cittadinanza miletese. Come ribadito ieri, infatti, l’anziano
trascorreva la vita comune di tutti
i pensionati. Ritrovatisi con i figli
emigrati in nord Italia, per motivi
di lavoro, l’ex operatore forestale
abitava con la moglie Faustina nella casa di via Ospedale. Le sue giornate erano intermezzate dalle sorL’indagine
tite nel terreno di
continua mentre
proprietà ubicato
alla periferia di Misi attende l’esito
leto, le chiacchiedei rilievi
rate con i coetanei
scientifici
nella piazza principale della cittadina
normanna, l’attesa per riportare la
consorte a casa, al termine della
messa quotidiana, le brevi passeggiate a bordo della vecchia utilitaria. Una vita come tanti, dunque,
che non faceva presagire nulla di
quanto avvenuto ed emerso negli
ultimi giorni.
Se la sua improvvisa scomparsa
aveva già di per sé ha destato profonda commozione tra la cittadinanza, questo sentimento si è tramutato in sconcerto e stupore
quando si è appreso che la morte
del 65enne era stata provocata da
due colpi di pistola alla testa sparati da vicino, dal di dietro, e che uno
dei nipoti risultava indagato. Un
assassinio brutale, che ci si immagina venga compiuto in una resa
dei conti di stampo mafioso, e non
nei confronti di un appartenente
“alla gente comune”. Stigmatizzato,
ieri, anche dal parroco della cattedrale don Mimmo Dicarlo, chiesa
abitualmente frequentata da Nicola Vardaro.
Il sacerdote, fin dal momento
della scomparsa si era reso vicino e
disponibile nei confronti dei familiari del pensionato. Prete che, ieri,
dopo aver espresso tutto il suo dolore per una vicenda «che ha impresso una ferita lancinante a tutta la comunità», ha implorato l’artefice, o gli autori, dell’assassinio
«a pentirsi di quello che ha fatto. Il
Signore - ha affermato don Mimmo - dà sempre una possibilità di
riscatto, specialmente a chi dimostra di voler ritornare con sincerità
tra le sue braccia, magari ammettendo le proprie colpe». Frasi toccanti, che hanno provocato profonda commozione tra i fedeli presenti.
Detto ciò, tra la comunità miletese ci si interroga sui motivi che
hanno consigliato gli organi inquirenti a spostare a data da destinarsi il funerale di Nicola Vardaro, inizialmente previsto per sabato scorso. E mentre si discute di questo e
altro, nel frattempo gli investigatori stanno tentando di stringere il
cerchio, in attesa del risultato dei
rilievi scientifici svolti sul campo, e
lavorando su ipotesi ben delineate.
E al riguardo, la sensazione è che le
indagini nelle prossime ore potrebbero subire un’improvvisa accelerazione.
GIUSEPPE CURRÀ
[email protected]
Ed in particolare, che non
hanno un cuore: beh, il caso
di Giuseppe appalesa giustappunto il contrario.
«Sì, perché mio figlio
avrebbe potuto andare via da
qui, da questa terra che non
offre nulla – dice con voce
sommessa mamma Anselmina – e farsi una propria vita,
tutta sua, dopo essersi impegnato tanto ed avere conseguito questo titolo di studio.
Ma ha messo tutto da parte
pur di non far mancare niente al fratello visto che, al contrario, dal distretto nord di
Caulonia a Siderno, dall’ex Asl
9 all’attuale Asp 5 di Reggio
Calabria non siamo mai stati
abbastanza considerati e resi
“meritevoli”, per così dire, di
poter curare Nicola a casa nostra».
Insomma, si sta consumando un vero e proprio dramma
nel dramma a casa Miriello,
con Nicola che lotta tra la vita
e la morte ed il fratello Giuseppe che ha buttato al vento
delle concrete possibilità di
iniziare a lavorare pur di non
far mancare niente al fratello.
Il tutto nel silenzio, assordante, delle istituzioni. Che ancor’oggi latitano pesantemente.
ANTONIO BALDARI
[email protected]
MANGONE
Torna a casa sotto shock
Forse è stata violentata
La 21enne
ricoverata in
osservazione è
stata sottoposta
ad una serie di esami
In alto, il
65enne
Nicola
Vardaro
A destra, il
luogo dove è
stato trovato
il suo
cadavere
ora
MANGONE (CS) Potrebbe essere l’ennesima vittima di una violenza sessuale, la 21enne di Mangone che
da ieri è ricoverata sotto osservazione presso il pronto
soccorso dell’ospedale civile
“Annunziata” di Cosenza.
Sotto shock, quindi non ancora in grado di ricordare e
raccontare quello che le è
successo nella notte a cavallo tra sabato e domenica, la
ragazza è stata soccorsa dai
propri familiari non appena
rientrata a casa. La sera prima era uscita con un nuovo
gruppo di amici con i quali
avrebbe trascorso a Rogliano buona parte della nottata. Al suo rientro a casa, di
buon mattino, la 21enne era
ancora ubriaca, con il volto
tumefatto e le calze arrotolate nella borsetta. È stata la
mamma la prima ad accorgersi che qualcosa non andava ed ha subito lanciato
l’allarme sulla presunta vio-
lenza sessuale subita dalla figlia. Violenza che ancora
non ha trovato certezze e soprattutto riscontri per le forse dell’ordine che attendono
l’esito degli esami compiuti
in ospedale sul corpo della
ragazza. La presunta vittima
è stata infatti sottoposta ad
una serie di esami, tra cui
quelli tossicologici per appurare se fosse stata drogata.
Ma l’esito è stato positivo solo per il tasso alcolemico risultato essere molto alto. Sul
corpo della ragazza erano
ben visibili escoriazioni al
volto e qualche livido alle
gambe. La visita ginecologica a cui è stata sottoposta ha
evidenziato invece delle
abrasioni nelle parti intime.
Adesso si rimane in attesa
degli esami che indichino la
presenza di liquido seminale per avere la certezza che
sia stato consumato il rapporto sessuale, ma soprattutto si attende che la ragazza sia in grado di raccontare
cosa si nasconde dietro una
serata trascorsa con gli amici finita poi, dietro i fumi dell’alcool, in una probabile violenza sessuale.
DEBORAH FURLANO
[email protected]
15
LUNEDÌ 20 febbraio 2012
calabria
ora
P I A N A
Un mercato all’interno del porto
Palmi, il progetto comunale su Taureana parteciperà ad un bando europeo
PALMI
Il porto di Taureana, i cui
lavori di realizzazione sono
stati terminati in parte poco
prima della scorsa estate,
potrebbe diventare la sede
del mercato ittico che il comune intende realizzare con
un finanziamento stanziato
dal Fondo europeo per la
pesca. Una delibera firmata
nei giorni scorsi dal commissario prefettizio Antonia
Bellomo e dal segretario Caterina Romanò, stabilisce
infatti che il comune di Palmi potrà partecipare al bando relativo al Fep 20072013 – Investimenti nei settori della trasformazione e
commercializzazione; porti,
luoghi di scalo e riparo di
pesce, con il progetto presentato dall’ufficio tecnico
comunale.
Il progetto prevede la realizzazione non solo di una
struttura che ospiterà il
mercato ittico, ma anche di
stabilimenti adiacenti attrezzati per l’acquacoltura e
per il trattamento ed il ma-
ATTENZIONATO Il porto di Taureana
gazzinaggio dei prodotti della pesca, da realizzare proprio all’interno dell’area
portuale di Taureana.
All’interno del porto c’è
un’area libera di 1300 mq,
sui quali è possibile, come
stabilito dal piano regolatore del porto, edificare strutture di servizio, ed i responsabili dell’ufficio tecnico comunale hanno deciso di dare priorità al mercato ittico,
che può rappresentare un
servizio vitale per i tanti pescatori della Tonnara di Pal-
mi. L’importo complessivo
per la realizzazione dell’opera è di 753 mila euro. Più
volte sia la capitaneria di
porto che la guardia costiera
di Gioia Tauro, hanno segnalato la necessità di dotare il porto di Taureana di
una struttura a norma di
legge, nella quale rivendere
il pesce, dotata anche di servizi per l’acquacoltura. Le
motivazioni che hanno spinto il commissario prefettizio
ed il segretario generale a
firmare la delibera, risiedo-
no nella considerazione che
il mercato ittico può costituire un’occasione di sviluppo e crescita dell’area di
Taureana, Tonnara e Pietrenere, con ricadute positive
sul territorio.
Inoltre un mercato ittico
garantirebbe
condizioni
igieniche di vendita maggiori, nel rispetto della normativa vigente in materia di
trattamento e vendita del
pesce, che attualmente avviene per strada ed in condizioni igienico sanitarie carenti.
Con la realizzazione del
mercato ittico, inoltre, si
completerebbe il processo di
valorizzazione del porticciolo, che già dallo scorso anno
ha visto un incremento turistico del 10% grazie alle concessioni, rilasciate dalla capitaneria di porto di Gioia
Tauro, per realizzare moli
d'attracco turistici, che in vista dell'estate potrebbero
ancora aumentare di numero.
VIVIANA MINASI
[email protected]
MOLOCHIO
Viabilità, AM attacca il sindaco
Il gruppo di opposizione chiede di ripristinare l’accesso a Trepitò
MOLOCHIO
Minoranza in agitazione al comune di
Molochio, dove quattro consiglieri della lista civica “Amo Molochio, Rocco Ioranni, Vincenzo Morabito, Salvatore
Ambesi e Ottavio Caruso, da giorni attendono una risposta dal loro sindaco,
Beniamino Alessio, circa un'interrogazione scritta presentata per conoscere
quali siano le iniziative che il primo cittadino intende avviare per ripristinare la
viabilità sul monte Trepitò. Le nevicate
della scorsa settimana, infatti, hanno reso necessario un avviso, emesso da Alessio il 13 febbraio, nel quale si avvisavano i cittadini detentori di animali sul
monte Trepitò, della necessità di trasferirli in un luogo più facilmente raggiungibile, senza l'utilizzo dei mezzi meccanici de comune. La decisione del sindaco è stata presa dopo diverse richieste
dei cittadini che per motivi di lavoro, o
per altri motivi, avevano necessità di ar-
CAPOGRUPPO Rocco Iorianni
rivare giornalmente sul monte Trepitò.
«Beniamino Alessio, anziché preoccuparsi dei propri cittadini amministrati,
esternava delle farneticanti ed infondate dichiarazioni, suffragate, a suo dire,
da un recente provvedimento della presidenze del consiglio dei ministri, - scri-
vono i quattro consiglieri di minoranza
– che in prospettiva di una situazione
di aggravamento delle condizioni climatiche imponeva la gestione di risorse
umane e strumentali disponibili con
una modalità di coordinamento unitario
e con il massimo coinvolgimento della
protezione civile». Il provvedimento disponeva che il capo della protezione civile assicurasse l'adozione di ogni forma assistenziale ai cittadini, vista la situazione climatica d'emergenza che si
annunciava. «Esiste una convenzione
stipulata tra provincia e comune di Molochio, per cui il comune riceve un contributo annuo di 410 euro a chilometro
per la manutenzione della strada Molochio-Trepitò-Piani dell'Abbruschiato, scrivono ancora i consiglieri – a cosa
servono i soldi che paga chi ha una casa
in quelle zone? Non pensa che chi paga
questi soldi ha il diritto di raggiungere la
propria casa?».
vi. mi.
ROSARNO
Urbanistica, ok al festival
per riqualificare la città
ROSARNO
L’assetto urbano, l’estetica di una città è un insieme di
caratteristiche che formano quasi il biglietto da visita di
una comunità. Questo aspetto è stato, purtroppo, da
sempre il tallone d’Achille della città di Rosarno. La
giunta comunale, da qualche settimana ha però dato
carta bianca – anche se il tutto senza toccare un euro del
bilancio – per l’organizzazione del “Festival della rigenerazione urbana della città di Rosarno”. Si tratta di una
manifestazione tesa a portare proposte per la riqualificazione di alcune aree degradate del territorio urbano,
ad esempio Ricettacolo, Piazzale Genova e piazzale superiore del costone di Via Sottotenente Gangemi, coinvolgendo istituzioni e
enti pubblici e privati.
La proposta presentata
dai giovani attivisti Angelo Carchidi e Giovanna Tutino, prevede il
coinvolgimento anche
del mondo giovanile e
della cittadinanza, per
cui può rappresentare
uno stimolo per i cittadini, per vivere in modo
più attivo il territorio,
tanto che è prevista la
realizzazione di alcuni
dei progetti che venissero fuori dal lavoro dei
laboratori. Il festival si Una veduta di Rosarno
svolgerà per fasi, in primis con la raccolta di
proposte e pareri, da
degrado
convogliare attraverso
l’istituzione di un blog o
urbano
di un sito web. Poi un
La Giunta ha
sondaggio attraverso la
approvato il
cittadinanza. A questo
punto scatterà la fase
progetto di alcuni
operativa, prima con il
attivisti per il
workshop e poi con gli
interventi veri e prorecupero di
prio. Progetti e riqualifidiverse aree
cazioni attraverso l’utilizzo di materiali riciclabili ed ecocompatibili.
Tutto questo sarà fatto attraverso l’impegno dei giovani
con tutor qualificati, sia italiani che stranieri. Per quel
che attiene alla scheda economica, tutto sarà svolto senza spese per il comune, ma con autofinanziamento e con
risorse da ricavare attraverso partnership di sponsor.
L’intera manifestazione, inoltre, avrà come interlocutori privilegiati i dipartimenti di architettura delle università di Reggio e di Ferrara. Una kermesse, quindi, a
costo zero, con l’obiettivo di migliorare il biglietto da visita della città di Rosarno, attraverso l’impegno dei giovani.
DOMENICO MAMMOLA
[email protected]
VARAPODIO
Una celebrazione Eucaristica nella chiesa di San Nicola Vescovo di
Varapodio, lo scorso sabato ha commemorato i primi tre anni trascorsi
dalla morte di don Antonino Di Masi ex parroco di Santo Stefano Protomartire. Ad officiare il rito è stato
don Mimmo Caruso parroco della
cittadina pianigiana, che ha voluto
ricordare la vita del sacerdote citando il messaggio di Benedetto XVI ai
cardinali di nuova nomina, durante
il Concistoro riunitosi nella stessa
giornata del 18 febbraio in S.Pietro.
“In voi prevalga la logica di Cristo”
indicando ai prelati uno stile di vita
La comunità ricorda don Antonino Di Masi
A tre anni dalla morte celebrata una messa in onore dell’ex parroco cittadino
difficile da sostenere e soprattutto
da testimoniare”. “Una vita esemplare dedicata al suo gregge, alla
crescita culturale e alla costruzione
del tessuto sociale di Varapodio che
da uomo colto precursore dei tempi, ha lasciato un ricordo indelebile
di sè e del suo operato – ha tenuto a
precisare Don Caruso nell’omelia di
commemorazione. Quelle mura
della chiesa di S. Stefano da lui fatte costruire, seppur col contributo
dei fedeli, hanno richiesto l’impiego
di energie e sacrifici non indifferenti – ha continuato il parroco, infervorato - e costituiscono la sintesi del
suo progetto di vita pastorale.” Da
non dimenticare l’entusiasmo e la
gioia che lo hanno sempre distinto
che ai sacerdoti non deve mai man-
care, rimarcando ancora le parole
del Pontefice al Concistoro. L’omelia è stata anche per il celebrante un
rievocare l’affetto e la stima che legava entrambi. Il ricordo,infine, del
defunto monsignor Formica di cui il
prossimo primo agosto sarà festeggiato il centenario della nascita.
FILOMENA SCARPATI
[email protected]
INDIMENTICATO Don Di Masi
Fly UP