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Catturato il broker della coca
Lunedì 20 febbraio 2012 www.ilquotidianodellacalabria.it Riforma del lavoro la Camusso frena sull’intesa: «Presto per dirlo» Cristo dei clan la Corte di Conti chiede i danni «I soldi della metro alla tratta Lamezia-Cz» È morta la sorella di Corrado Alvaro Oggi riprendono gli incontri tra Governo e parti sociali L’acquisto avallato dal ministero dei Beni culturali La proposta del sindacato Fast-Confsal Ultracentenaria lo scrittore le era molto legato a pagina 9 A. BURDINO a pagina 7 VITO TETI a pagina 22 a pagina 5 La Camusso ieri a “Che tempo che fa” Il suo nome compare in diverse inchieste. Era in affari anche con il sidernese Pannunzi Catturato il broker della coca Giorgio Sale incastrato in Colombia. È il referente della ’ndrangheta ÈSTATOcatturato aBogotàil broker della coca referente della ’ndrangheta in Colombia. Giorgio Sale, sul quale per anni si è interrogato il procuratore aggiunto della Dda di Reggio, Nicola Gratteri, era in contatto anche con il comandante delle Auc Mancuso ed era in affari con il sidernese Pannunzi super broker della droga evaso misteriosamente più di un anno fa da una clinica romana. Il nome del molisano Sale, arrestato per riciclaggio, compare in diverse inchieste insieme al figlio. Il broker ha una catena di attività made in Italy e può vantare amicizie con magistratie politici colombiani. Potrebbe rivelare importanti retroscena sulle organizzazioni criminali. PASQUALE VIOLI a pagina 6 Decollo ter e Money Narcotraffico fascicoli uniti e indagini chiuse TERESA ALOI a pagina 10 INSERTO SPORT - UN GIORNALE NEL GIORNALE Gregucci non migliora la Reggina Serie D Eccellenza Alla Valle Grecanica il derby salvezza Per l’Interpiana è sempre più crisi Sorriso Palmese Crolla la N. Gioiese con il Brancaleone Brindisi Siderno Promozione Calcio Lo scontro diretto al Catona: batte il San Calogero e comincia la fuga Sei pagine su Prima Seconda e Terza categoria: i tabellini e tutti i commenti Sci Basket Volley Gross ancora sul podio nello slalom in Bulgaria Dittatura di Siena Presa anche la Coppa Italia Trento che rimonta su Macerata La Coppa è sua a pagina 34 Stefano Gross Andersen (Siena) a pagina 34 a pagina 33 La festa di Trento Lunedì 20 febbraio 2012 Vittoria a Cesena e risorpasso del Milan sulla Juve Sabato la grande sfida tra le due protagoniste Scoppia la polemica sul gol di Chiellini Beffa Muntari per l’Inter Viola, il ricordo di Benvenuti Finale scudetto e la bella vittoria su Palestrina Cartellino rosso di GIANNI CERASUOLO SI rassegnino quelli che non tengono né per l’una né per l’altra: questa è la settimana di Milan-Juve, sabato sera, stadio Meazza. Rosicate pure, interistieromanisti, lazialienapoletanima quella partita sovrasta ogni cosa, è la sfida che vale un pezzetto di scudetto anche se la fine-campionato è ancora lontana. Chi perde, rischia di non riprendersi più e quelle due - Milan e Juve - sono le padrone assolute di questo torneo. Sorpassi e controsorpassi. Sabato sera avanti la Juve, ieri sera avanti il Milan. Ad Allegri manca mezza squadra tra infortunati e “parcheg- giati”: da Boateng a Seedorf da Nesta a Pato per non parlare dei lungodegenti Cassano e Gattuso. E sabato rischia di non esserci ancora Ibra. Venerdì sapremo se gli verrà condonata una giornata (come è probabile), giusto in tempoper vederloin campo,in casodi grazia, contro la Juve. Ma il tecnico toscano è bravo anche a tirar fuori dal cilindro a seconda della bisogna i vari Emanuelson, un suo pallino nonostantelo scetticismogenerale, eMuntari, preso l’ultimo giorno del mercato di gennaio. Se sabato sera Allegri riuscirà a montare una gabbia attorno al continua a pagina 3 Serie A Fiorentina - Napoli Inter - Bologna Juventus - Catania Lecce - Siena Genoa - Chievo Novara - Atalanta Roma - Parma Cesena - Milan Udinese - Cagliari Palermo - Lazio Risultati&Classifica 0-3 0-3 3-1 4-1 0-1 0-0 1-0 1-3 0-0 5-1 Milan Juventus* Lazio Udinese Roma Napoli Inter Palermo Cagliari Chievo Genoa 50 49 42 42 38 37 36 34 31 30 30 24ª giornata Parma* Fiorentina** Atalanta*(-6) Catania** Bologna** Siena* Lecce Novara Cesena* Donne di Sanremo e nuove donne calabresi di FRANCO CIMINO Muntari, ex dell’Inter, viene festeggiato dai compagni: E’ stato lui a spianare la vittoria del Milan a Cesena. Più sotto, Pirlo, il grande ex sabato sera a San Siro Pirlo, l’ex che può decidere E Allegri riaccende le polveri Tre foto e una mimosa 28 28 28 27 25 23 21 17 16 *una partita in meno **due partite in meno MA ce l'aveva o non ce l'aveva? E quella bellezza statuaria, perché si muoveva spaesata sul palco e nulla diceva dietro quel sorriso monotono e inespressivo? Sono le domande che, dalla settimana di Sanremo, sono piovute addosso agli italiani che hanno così potuto accantonare quelle che insistono ormai da mesi sulla magra vita cui saranno condannati, se tutto andrà bene, per almeno un decennio. Domande del tipo: ce la farò ad arrivare a fine mese? Potrò comprare il necessario per i miei figli? E i prestiti contratti con le banche, potrò onorarli? hanno continua a pagina 14 Nella città dello Stretto parteciperà alla consegna al Tribunale di un bene confiscato alle cosche Sombrero Sostegni IL SINDACO Alemanno scende in campo a sostegno del presidente della Calabria. E mette sul tavolo tutto il peso della sua credibilità. La colpa ha argomentato - è della Protezione civile, che gli ha mandato dei tabulati in cui non era precisato il livello di mafiosità delle persone, né la data esatta in cui si erano iscritti alla criminalità organizzata: come faceva dunque Scopelliti a sapere chi non doveva frequentare? Ma questo è solo l'inizio: altri personaggi di grande autorevolezza si apprestano a prendere posizione a favore di Scopelliti. Il prossimo è Schettino. Il ministro della Giustizia oggi a Reggio e a Palmi IL MINISTRO della Giustizia sarà oggi a Reggio e a Palmi. Nella città dello Stretto parteciperà alla consegna di un bene confiscato. MICHELE ALBANESE e FRANCESCO TIZIANO a pagina 15 Interviene Italia Nostra Nuovo appello per salvare le Taurensi A. CATANESE a pagina 7 20220 9 771128 022007 E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Direzione: via Rossini 2/A - 87040 Castrolibero (CS) Telefono 0984 4550100 - 852828 • Fax (0984) 853893 Amministrazione: via Rossini 2, Castrolibero (Cs) Redazione di Reggio: via Cavour, 30 - Tel. 0965 818768 - Fax 0965 817687 - Poste Italiane spedizione in A.P. - 45% - art. 2 comma 20/B legge 662/96 - DCO/DC-CS/167/2003 Valida dal 07/04/2003 ANNO 18 - N. 50 - € 1,20 Lunedì 20 febbraio 2012 Lotta al crimine In Colombia è stato incastrato Giorgio Sale È il referente della ’ndrangheta a Bogotà Preso il broker della coca Era in contatto con il comandante delle Auc Mancuso e con le cosche di Platì di PASQUALE VIOLI REGGIO CALABRIA - Arrestato in Colombia Giorgio Sale, l'imprenditore molisano legato ai cartelli internazionali della coca e alle famiglie calabresi. Le autorità colombiane gli hanno messo le manette ai polsi con l'accusa di riciclaggio. Ma chi è Giorgio Sale? E' la domanda che si è fatto per anni il procuratore aggiunto della Dda di Reggio Calabria Nicola Gratteri insieme ad alcuni suoi colleghi della Distrettuale antimafia di Catanzaro, oltre che ai pubblici ministeri di Roma e Campobasso. Il nome di Sale, e quello del figlio Christian, sono comparsi in centinaia di pagine di diverse inchieste, nelle quali emergeva che l'imprenditore molisano aveva contatti con personaggi inseriti nel traffico di droga in Spagna, con i colombiani ma soprattutto con l'asse che portava dritto alla famiglia Trimboli di Platì e al super broker della droga Roberto "Bebè" Pannunzi, evaso misteriosamente più di un anno fa da un clinica romana. E per capire chi è veramente Giorgio Sale bisogna leggere le migliaia di pagine dell'ordinanza scaturita dall'operazione "Galloway-Tiburon" che descrive l'imprenditore molisano come referente in Europa di Salvatore Mancuso, alias "el mono", l'ex comandante, di origini italiane, della guerriglia paramilitare colombiana e uno dei capi indiscussi, fino al 2006, dei cartelli della droga in Colombia. Fu Mancuso stesso, una volta arrestato e estradato negli Stati Uniti, a rivelare la sua collaborazione con la ‘ndrangheta, e il suo coinvolgimento nell’operazione "Decollo" che ha portato all’arresto di 159 persone. E fu sempre Mancuso a riferire agli investigatori di avere trattato con gli uomini dei clan calabresi per un carico di 8 tonnellate di cocaina arrivate al Porto di Gioia Tauro. In altre parole un vero e proprio "signore della droga" per conto di cui Giorgio Sale reinvestiva i capitali provenienti dal traffico di stupefacenti e dagli affari con le cosche. Dalle pagine dell'inchiesta "Galloway-Tiburon" è emerso come Salvatore Mancuso abbia "agito quale promotore, organizzatore, costitutore e finanziatore dell’associazione in quanto, come capo supremo dell’organizzazione paramilitare Auc, nel territorio colombiano, ha diretto e promosso le attività di produzione e vendita della cocaina, traendone enormi ricavi utilizzati per finanziare l’organizzazione terroristica”. Sempre dalle carte della Distrettuale antimafia era emerso come invece Giorgio Sale avesse "partecipato all’associazione mantenendo i contatti con Mancuso, per conto del quale ha riciclato ingenti somme attraverso le società a lui riconducibili, sia in Italia, sia all’estero”. Sale, quindi, aveva il compito di reinvestire i sol- di di Mancuso, ma aveva contatti diretti, attraverso uomini legati alla criminalità romana, con alcuni esponenti di spicco delle famiglie di 'ndrangheta di Platì che da anni risiedono in Sud America. E secondo alcune indagini degli ultimi anni condotte dalla Distrettuale antimafia in sinergia con le forze dell'ordine e le organizzazioni investigative internazionali sono proprio i figli e i nipoti di alcuni boss della Locride, alcuni dei quali nati e cresciuti in Colombia e in Venezuela, che da insospettabili cittadini Sudamercani hanno fatto e fanno da elastico tra alcuni borker come Giorgio Sale e i suoi figli, e i clan calabresi. Erano anni che la "Fiscalia" colombiana era alle costole di Sale, che tra Barranquilla, Bogotà e Carta- gena ha fondato una catena di enoteche che rappresentano per le città sudamericane dei luoghi di lusso, frequentati da giudici e impresari di mezza Colombia. Per l'agenzia fiscale colombiana la montagna di soldi che Giorgio Sale ha fatto arrivare ed ha investito in Colombia sono in netto contrasto con i suoi redditi dichiarati. I rapporti della "Fiscalia" parlano di riciclaggio e guadagni frutto di traffici illeciti in accordo con la criminalità calabrese e in funzione del narcotraffico internazionale. La sua posizione adesso risulterebbe grave, tanto da indurre il procuratore colombiano e negare gli arresti domiciliari e respingere la richiesta dei legali di libertà su cauzione. Giorgio Sale è stato trasferito al carcere "La Modelo" di Bogotà. L’arresto di Giorgio Sale | LA CURIOSITÀ | Era in affari con il sidernese Pannunzi Il malore al cuore dopo le manette NON lo hanno abbattuto le inchieste della Dda di Reggio Calabria e di Catanzaro, non lo hanno stancato i continui spostamenti tra l'Italia e la Colombia, ma dopo alcune ore di interrogatorio con la polizia fiscale colombiana che gli ha messo le manette, Giorgio Sale ha accusato un malore, un forte dolore al petto che ha costretto i giudici a sospendere l'interrogatorio e trasferire l'imprenditore molisano in Ospedale. Niente agevolazioni però per il presunto riciclatore dei soldi del narcotraffico. Dopo sei ore di ricovero in ospedale, è stato dimesso dopo che gli è stato diagnosticato un disturbo cardiaco. A Sale è stata fornita la giusta assistenza e senza troppi complimenti ha dovuto riprendere l'interrogatorio alla fine del quale gli sono stati convalidati gli arresti ed è stato trasferito nel carcere di Bogotà. Per lui non ha funzionato il malore cardiaco per cercare di ritrovare la libertà. IL PERSONAGGIO Ha una catena di attività made in Italy, amicizie con magistrati e politici REGGIO CALABRIA - Soldi sotterrati per pagare i narcos, appuntamenti per lo scambio della cocaina al largo delle coste della provincia di Reggio e gli emissari della 'ndrangheta che contrattano con i broker i prezzi più bassi per l'acquisto della Il maxi droga. E' in questo contesto che per sequestro gli investigatori colombiani e per di cocaina quelli della Dda di Reggio si muovono Giorgio Sale e Salvatore Mancu- so. E tra Bogotà e Medellin i due non hanno problemi di sorta, le imprese di Sale sono a disposizione degli "amici" e degli affaristi della polvere bianca. Sale ha una catena di attività "Made in Italy", La Vineria, ha amicizie potenti come giudici e politici locali. Un video delle forze dell'ordine colombiane registra un filmato in cui il presidente del Consiglio superiore della magistratura colombiana, José Alfredo Escobar, abbraccia e saluta Sale nei corridoi dell'aeroporto di Bogotà. E poi ci sono le intercettazioni, quelle di Sale con Mancuso e quelle dei faccendieri che tra loro parlano di Sale come uno che grazie all'amicizia con Mancuso poteva comprare cocaina a soli 1.800 dollari al chilo, una sorta di prezzo alla fonte, ottenuto nelle fattorie che producono coca nella giungla colombiana. Un business in cui sarebbe stato inserito grazie a quando era dedito al riciclaggio disoldi per conto del super broker Roberto Pannunzi. L'imprenditore oltre a Pannunzi negli ultimi anni avrebbe avuto un altro contatto diretto con la 'n- drangheta, infatti secondo gli investigatori, sarebbe stato in affari con Domenico Trimboli, residente in Colombia e presentatoglidal figlio Cristian che, a sua volta, l'avrebbe conosciuto grazie a un ex componente della banda della Magliana. Insomma un vero e proprio uomo d'affari tanto nel campo della ristorazione quanto in quello della cocaina, Sale trattava semprecon ilmigliore offerente e per lui negli ultimi anni i calabresi erano galline dalle uova d'oro. Insieme a Mancuso avrebbe gestitocarichidi tonnellateetonnellate di droga dai porti Sudamericani verso l'Italia, la Spagna e l'Olanda, ricettori finali quasi sempre gli uomini della 'ndrangheta. Ora però la "Fiscalia" colombiana ha messo le mani sul suo impero, troppi soldi da gestire e da giustificare. Mancuso, da anni in cella negli Stati Uniti ha parlatoanche diluiconl'Fbi. PerSale si sono aperte le porte del carcere di Bogotà, i calabresi potrebbero avere perso un riferimento importante per l'acquisto della cocaina. p.v. Le organizzazioni criminali in affari con i guerriglieri del Golfo. Sale potrebbe rivelare importanti retroscena I nuovi assetti indicano i rapporti con i “Los Zetas” REGGIO CALABRIA- «A meuna volta mi hanno portato 400 milioni dentro una cassa, 400 milioni di pesos, 700.000 dollari. Ce li siamo dovuti mettere addosso in quattro». A parlare intercettato dagli uomini dell' antimafia è Giorgio Sale che racconta ad uno dei figli come gli affari con "el mono" Salvatore Mancuso stiano andando alla grande. Oggi Mancuso, ristretto in carcere, è uno dei principali accusatori del governo colombiano e degli uomini che indisturbati gestivano i traffici di droga e definivano le rotte internazionali della cocaina. Ora bisogna vedere se, non vedendo la porta d'uscita del carcere, anche Giorgio Sale voglia collaborare con le forze dell'ordine. Lui che di segreti sui maxi spostamenti dei carichi di stupefacenti tra il Sud America e l'Europa ne conosce molti, forse tutti. E' stato coinvolto in più operazioni e oggi potrebbe dare informazioni utili sui nuovi assetti che si stanno delineando tra i cartelli colombiani quelli messicani e i clan della 'ndrangheta. Già perchè mentre in Messico diversi gruppi di narcos provano a prendere il controllo del traffico di droga in Colombia e Venezuela, dove c'è calma apparente, i referenti delle cosche calabresi continuano a chiudere affari milionari. Ma i "Los Zetas" messicani incombono e pretendono una fetta di mercato. Nel 2008 la Dia chiuse le indagini della maxi-operazione ‘Solare’, inchiesta parallela a "Reckoning", portata avanti dalla Dea americana, che si concluse ad Atlanta con l’arresto di centinaia di narcotrafficanti messicani, italiani e di altre nazionalità, oltre al sequestro di 47 tonnellate di stupefacenti. Quella volta, mentre mostrava ai mass media la droga, i soldi e persino le armi, la Dea disse che la droga e i soldi confiscati appar- tenevano al Cartello del Golfo. La svolta che avrebbe consentito ai narcos messicani di imporsi nel mercato mondiale sarebbe la "conquista" criminale del Guatemala. Nel 2008 i "Los Zetas" freddarono Juan José “Juancho” León, il re della droga in Guatemala, e sostanzialmente ne presero il posto. Senza scrupoli e affidibili per la 'ndrangheta sono diventati interlocutori di primo piano. Nell'inchiesta della Dda di Reggio Calabria "Crimine 3" in cui venne scoperto quello che può assomigliare ad un’associazione temporanea di imprese, le più importanti famiglie di 'ndrangheta della ionica reggina, insieme a quelle della Piana di Gioia Tauro che grazie all’attivismo del loro broker in terra americana, organizzavano l’arrivo in Italia ed in Europa della cocaina, servendosi del nuovo 'cartello' messicano dei 'Los Zetas', una organizzazione criminale strutturata in maniera simile alla 'ndrangheta. Nuovi scenari quindi e nuove alleanze che adesso vedono uno dei protagonisti del narcotraffico come Giorgio Sale fuori gioco. L'imprenditore molisano, più conosciuto in Colombia che in Italia adesso si trova ristretto nel carcere "La Modelo" di Bogotà e non è escluso che possa decidere di collaborare con la giustizia rivelando i segreti degli ultimi anni dello scenario del traffico internazionale di droga dal Sud America a mezza Europa. Per il direttore nazionale della procura, Nestor Novoa ci sarebbero pochi dubbi, l'imprenditore italiano Giorgio Sale e' stato arrestato perchè riciclava il denaro sporco ed era il contatto fra la 'ndrangheta e il gruppo paramilitare ormai smobilitato Unità di Autodifesa della Colombia (Auc) comandato da Salvatore Mancuso. p.v. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro 6 Primo piano Lunedì 20 febbraio 2012 24 ore in Calabria Dopo che l’ufficiale ha parlato di una lobby mafiosa il presidente potrebbe acquisire la deposizione Scopelliti chiederà il verbale Per i racconti nel processo “Meta” Giardina rischia di essere querelato di MICHELE INSERRA REGGIO CALABRIA - Il governatore Giuseppe Scopelliti, attraverso i suoi legali, chiederà l’acquisizione della trascrizione del verbale dell’udienza di venerdì scorso del processo “Meta”. In quella circostanza il colonnello dei carabinieri Valerio Giardina aveva parlato di una lobby politica-mafiosa-affaristica di cui avrebbe fatto parte l’ex sindaco della città dello Stretto. Ora, però, dopo aver duramente replicato ai racconti in aula dell’ex comandante del Ros di Reggio, sia sulla stampa, sia durante l’incontro del Pdl a Vibo Valentia con Gianni Alemanno, sarebbe pronto ad andare oltre. Per il momento manca ancora l’ufficialità, ma sembra ormai certo che nelle prossime ore Scopelliti potrebbe decidere di chiedere l’acquisizione della trascrizione di venerdì per poi valutare la possibilità di querelare il colonnello dell’Arma Valerio Giardina. Secondo quanto ha sottolineato il governatore il quadro descritto in aula non corrisponderebbe a verità e sarebbe gravemente lesivo della sua immagine. Per il politico, infatti, Giardina «non si è limitato ad illustrare le risultanze dell’attività di indagine svolta, ma ha spacciato per tali delle, per come da lui stesso definite, “deduzioni investigative del suo ufficio”» e non si è pertanto limitato «alla lettura oggettiva dei fatti, ma dando giudizi di natura politica che ne hanno reso evidente la sua faziosità». Una faccenda delicata che potrebbe a questo punto registrare l’ennesimo colpo di scena. E pertanto non è escluso che lo scontro a distanza potrebbe finire anche in un’aula di tribunale. Le prossime ore si preannunciano calde. E intanto venerdì pros- «Ha reso giudizi con faziosità» Il governatore della Calabria Giuseppe Scopelliti simo è attesa l’ennesima udienza del processo “Meta” e in aula sarà presente ancora il colonnello Giardina. Dopo Maurizio Gasparri, Jole Santelli e Pino Galati al fianco del Governatore si è schierato anche Michele Traversa, parlamentare del Pdl ed ex sindaco di Catanzaro. «Piena solidarietà al presidente della Regione Calabria Giuseppe Scopelliti per gli attacchi subiti in questi giorni da chi, evidentemente, ha interesse ad ostacolare l’importante azione di cambiamento messa in atto dal Governatore - ha scritto in una nota il politico del centrodestra La storia personale e politica di Scopelliti non lasciano spazio ad ombre, così come sotto gli occhi di tutti come il suo operato amministrativo sia sempre stato improntato ad un’assoluta trasparenza, e ad un’azione costante, ferma e determinata contro le organizzazioni criminali». In serata a sostegno del Governatore si è schierato anche un socialista di lungo corso di Reggio Calabria, Giovanni Alvaro. «Esprimo subito, a scanso di equivoci, da vecchio socialista garantista, la mia solidarietà al Governatore Scopelliti - ha spiegato - e mi auguro che possa uscire indenne dalle bufere che si stanno addensando sulla sua persona. Per me, ma anche per ogni garantista, Scopelliti è innocente fino a prova contraria, e non può essere crocifisso per dichiarazioni o testimonianze non sostenute da veri e propri riscontri. E nell’esprimere la solidarietà non mi faccio certamente condizionare dalle diverse e divergenti concezioni che con lo stesso abbiamo avuto nel corso di questi anni, in nateria di garantismo, codici etici e lotta alla mafia». L’Ente ha sottoscritto con 42 Comuni le convenzioni legate al Piano operativo di interventi Stretta della Regione sui depuratori Il governatore incontrerà nei prossimi giorni i sindaci per fare il punto CATANZARO - Il presidente della Giunra regionale, Giuseppe Scopelliti, sollecita maggiore attenzione sul Piano operativo per la depurazione. E, per voce dell’ufficio stampa, interviene sul Piano Operativo di interventi per la depurazione e le reti fognarie, avviato nei mesi passati, per preannunciare un incontro che terrà nei prossimi giorni con tutti i sindaci dei Comuni interessati. Quindi, il Governatore ricorda che a partire dal mese di agosto dello scorso anno la Regione Calabria ha sottoscritto con 42 comuni calabresi delle convenzioni legate al Piano operativo di interventi, in totale 47, sulla depurazione e le reti fognarie, con un impegno di spesa complessivo pari a circa 38 milioni di euro. E sottolinea: «Abbiamo sollecitato, in due occasioni, le Amministrazioni comunali interessate, per capire come sono stati utilizzati questi finanziamenti e quindi lo stato di avanzamento dei lavori. Nei prossimi giorni - ha aggiunto il presidente Scopelliti - incontreremo i sindaci, per valutare l'entità degli interventi già effettuati o ancora in corso d'opera, rispetto ad un investimento che per noi diventa importate, per avviare, insieme a loro, un percorso concreto che limiti e risolva il problema del mare sporco». La Regione Calabria, per il tramite del Dipartimento regionale Politiche dell'Ambiente e dell'Assesso- rato, ha da tempo avviato un'attenta attività di programmazione straordinaria a regia, che si è poi concretizzata con la definizione del “Piano Operativo di interventi”, finalizzato prioritariamente a migliorare la qualità e, quindi, la balneabilità delle acque marino-costiere del territorio calabrese. «L'avvio di questo monitoraggio da parte nostra, molto tempo prima dell'arrivo della stagione estiva - ha concluso il presidente della giunta regionale, Giuseppe Scopelliti - manifesta il concreto interesse ad evitare spiacevoli episodi che possano compromettere la qualità del mare calabrese, per responsabilità che non dipendono direttamente dalla Regione». Un depuratore calabrese IL LOCALE DI ROMA TOLTO AI CLAN Crotone. Contro l’ipotesi del declassamento De Masi chiede un’interpellanza a Li Gotti “Cafè de Paris” resta senza credito Consiglio provinciale sull’aeroporto LOstorico "Café de Paris", confiscato alla 'ndrangheta, si trova in difficoltà. Infatti il locale di via Veneto, meta preferita non solo della Roma bene, ma anche del clan Alvaro di Sinopoli, trova chiuse le porte del credito. «Così – scrive l'Espresso – fin quando il "Café de Paris" era nelle mani dei boss, le banche erano generose e disponibili, adesso che il locale è stato restituito allo Stato, gli amministratori giudiziari hanno difficoltà a pagare i fornitori. Oltre il danno la beffa. La gestione dei beni confiscati sembra complicarsi ancora di più per «inadeguatezza delle risorse». FERROVIE DELLA CALABRIA ESTRATTO DELL’AVVISO DI GARA E’ indetta Gara G12-01 per l’affidamento del servizio di verifica, finalizzata alla validazione della Progettazione Definitiva per appalto integrato, comprensiva del piano di sicurezza, della successiva verifica della Progettazione Esecutiva e delle eventuali Perizie di Varianti, relativo alla realizzazione del “Nuovo collegamento metropolitano ferroviario tra la nuova stazione di Catanzaro in località Germaneto e l’attuale stazione di Catanzaro Sala e adeguamento a linea metropolitana della rete ferroviaria esistente nella valle della Fiumarella tra Catanzaro Lido e Catanzaro Sala”. Si terrà con procedura aperta e verrà aggiudicata secondo il criterio dell’offerta più bassa. Le offerte dovranno pervenire entro e non oltre le ore 13:00 del giorno 16/03/2012 all’indirizzo specificato nel bando di gara inviato per la pubblicazione sulla GURI il 16/02/2012 e consultabile sul sito www.ferroviedellacalabria.it. Per informazioni: tel. 0961 896218, fax 0961 727687, email [email protected]. IL DIRETTORE GENERALE Dott. Giuseppe Lo Feudo IL RUP Ing. Alessandro Marcelli di GIACINTO CARVELLI CROTONE - Dopo tante discussioni e una diatriba tra i presidenti del consiglio e della giunta provinciale, rispettivamente Benedetto Proto e Stanislao Zurlo, ed i capigruppo di maggioranza e minoranza dell’ente intermedio pitagorico, è stata fissata per domani alle 10 l’assise provinciale. Nella seduta, ci sarà un unico punto all’ordine del giorno: l’ipotesi di declassamento dello scalo crotonese (insieme a quello di Reggio Calabria) ad aeroporto complementare. La diatriba tra i presidenti ed i capigruppo era sorta sulla tempistica del consiglio: Zurlo9 e Proto volevano fissarlo subto, mentre dai gruppi consiliari era sorta l’esigenza di portare il punto in discussione nell’apposita commissione e la ricerca di una maggiore condivisione possibile con i rappresentanti istituzionali interessati, ad ogni livello. Superato questo inghippo, L’aeroporto “Pitagora” di Crotone è stato lo stesso proto ad annunciare la seduta. «Durante l’assise – scrive Proto – verrà approvato un documento redatto dalla Commissione consiliare permanente e dalla conferenza dei capigruppo. In questo documento si chiede alla Regione di confermare nel piano aeroportuale regionale, l'aerostazione crotonese come priorità. Nello stesso, si evidenzia come lo scalo di Crotone siaindispensabile ecome risponda al diritto di mobilità dei cittadini di una estesa area territoriale. Inoltre, si sottolinea quali siano le motivazioni per le quali, nonostante il previsto riordino del sistema aeroportuale nazionale, possa essere mantenuto attivo». Il documento è stato trasmesso dal presidente Proto al Presidente del Consiglio regionale, Franco Talarico «affinchè venga tenuto in considerazione – prosegue la nota – nel dibattito sull'importante tema delle infrastrutture che si terrà durante l’assise regionale prevista per domani 20 Febbraio». Intanto, sempre sul tema, da registrare anche l’intervento del capogruppo dell’Idv in consiglio regionale, Emilio De Masi, che sollecita un’interpellanzaal senatoreLiGotti da presentare al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti «per sapere se al Ministro risultino corrispondenti al vero le notizie riferite al ridimensionamento del sistema aeroportuale, con riferimento all'ipotizzata chiusura dello scalo crotonese». De Masi, poi, chiede ancorase «nonsi ritenga opportuno incrementare i finanziamenti di supporto all'aerostazione di Crotone, con riferimento al grave deficit infrastrutturale viario e ferroviario che interessa le Regione Calabria e, segnatamente, la sua parte orientale, anche con l'utilizzazione del Fondo per lo sviluppo e la coesione, e quali iniziative il Governo intenda assumere al fine di sostenere le attività produttive, compresa quella turistica, del versante ionico-calabrese». E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro 8 BREVI CROTONE ALLARME DI COLDIRETTI A CATANZARO Romeno rapinato delle scarpe Frutta e verdura, occhio alle speculazioni Edilexpo Calabria, fiera sull’edilizia UN CITTADINO romeno, I.T., di 37 anni, è stato denunciato in stato di libertà dalla polizia a Crotone per rapina e violenza privata. L’uomo ha rubato le scarpe (poi ritrovate), un cellulare non funzionante e 23 euro a un suo connazionale. «ACQUISTARE frutta e verdura di stagione ai mercati degli agricoltori o direttamente in azienda per evitare di finire nella rete delle speculazioni sui prezzi che in questi giorni, a causa di freddo e collegamenti, si stanno verificando»: è l’allarme lanciato da Pietro Molinaro, Coldiretti DAL 28 aprile al 6 maggio si terrà a Catanzaro, presso il centro commerciale “Le Fontane”, Edilexpo Calabria, la manifestazione fieristica dedicata all'edilizia, nella sua Prima edizione, promossa da “Catanzaro Fiere”, con ampi spazi espositivi e un elevato numero di espositori. I clan avevano messo le mani sull’opera attribuita a Michelangelo, ma c’è il sospetto che sia un falso Giallo sul Cristo della ’ndrangheta La Corte dei Conti chiede i danni al ministero dei Beni culturali che ha pagato 3,2 milioni di PASQUALE VIOLI SIDERNO - La Corte dei Conti chiede i danni al Ministero dei beni culturali per avere pagato 3,2 milioni di euro un Crocefisso ligneo attribuito a Michelangelo del valore stimato di circa 700 mila euro. L'acquisto fu avallato dall'allora Ministro Sandro Bondi. Fin qui nulla di strano se non fosse che secondo uno dei massimi studiosi dello scultore, il gesuita Heinrich Pfeiffer, docente alla Gregoriana, quello acquistato nel 2008 per 3,2 milioni di euro dallo Stato italiano sarebbe solo una copia, un falso, quello autentico sarebbe nella mani di un faccendiere italoamericano a NewYork. Ma c'è di più sull'opera originale, quella che sarebbe custodita negli Stati Uniti aveva da tempo messo gli occhi la 'ndrangheta, anzi è dalle carte dell'indagine “Maestro” condotta dalla Dda di Reggio Calabria e coordinata dal pm Roberto Di Palma che era emerso il fatto che il clan Molè della Piana di Gioia Tauro, attraverso il suo emissario Cosimo Di Virgilio, oggi collaboratore di giustizia, era in fermento per entrare in possesso di quell'opera che faceva parte del patrimonio di una fondazione su cui gli uomini della cosca calabrese avevano deciso di investire. Una storia oscura che vede sullo sfondo un'opera, di cui comunque non è certa la riconducibilità al grande artista Michelangelo, e che intreccia affari di mafia, Vaticano e massoneria. Infatti a parlare del “Cristo ligneo” fu per un lungo periodo Angelo Boccardelli, erede spirituale del conte Giacomo Maria Ugolini, e uomo a Una storia con intrecci di mafia Vaticano e massoneria Il Cristo di Michelangelo capo della fondazione “Ugolini” di San Marino nella cui villa si celebravano riti massonici e si stringevano business a cavallo tra politica e alta finanza. Secondo la Dda di Reggio Calabria c'era uno stretto legame tra l'attività degli eredi spirituali di Ugolini, tra cui Angelo Boccardelli, e gli uomini del clan Molè. La quasi certezza arrivò nel 2009 dopo che a Monte Porzio Catone l'albergo “Villa Vecchia”, sede romana della Fondazione Ugolini, si era rivelata essere in realtà di proprietà di Cosimo Di Virgilio, coinvolto negli affari della 'ndrangheta di Gioia Tauro. Tutto fu posto sotto sequestro e tra mobili, quadri, tappeti e oggetti di valore della fondazione pare sia saltato fuori, citato anche nelle intercettazioni, il “Cristo”, che di fatto non venne mai trovato. Ma dell'opera ci sono tracce ben precise, infatti sempre nel 2009 venne presentato anche ad alcuni alti prelati incaricati dal Vaticano di vagliare la scultura. E' qui che entra in scena Giorgio Hugo Balestrieri, un personaggio dalla doppia cittadinanza italiana e statunitense, uomo legato agli ambienti Cia, a capo del Rotary Club di New York, ed ex Loggia P2 di Licio Gelli. Balestrieri, che era anche il tesoriere della fondazione “Ugolini” dice di avere con sè negli Stati Uniti l'opera originale. E quello acquistato dallo Stato nel 2008? Potrebbe essere un falso. Il giallo resta fitto di mistero. Potrebbero esserci anche due statue gemelle. «La 'ndrangheta voleva prendersi tutto, ma puntava principalmente al Cristo di Michelangelo – dice Giorgio Hugo Balestrieri da New York - quando Cosimo Di Virgiglio prese il possesso dell’hotel “Villa Vecchia”chiese di avere anche il Cristo e gli fu risposto che la scultura lignea era stata a suo tempo assicurata per 40 milioni di dollari e che per lasciarla a “Villa Vecchia” si doveva metterla in sicurezza. In effetti lo stesso Di Virgiglio commentava che “la scultura valeva il doppio dell’albergo”». Il massone Giorgio Hugo Balestrieri, attualmente unico ricercato dell'operazione “Maestro” dagli Stati Uniti, tramite Skype, fa sapere di avere l'originale del "Cristo", quasi a conferma che quello acquistato dal Ministero e per cui la Corte dei Conti ha chiesto un risarcimento sia un falso. Intanto spunta anche una nuova pista, quella seguita nel 2006 dal pm di Potenza Woodckock, che ipotizzò l’esistenza di un falso crocifisso di Michelangelo che era stato al centro di un passaggio di 380 mila euro tra un cerimoniere di papa Ratzinger, e il Conte Ugolini, che dopo la morte lasciò tutto in mano al suo segretario Angelo Boccardelli. Solo Balestrieri potrebbe fare luce sul mistero delle statue di Michelangelo. Crotone. L’appello lanciato dal capogruppo Pd, Ubaldo Schifino «Esperia Tv, verificare la denuncia degli ex vertici del Corecom» di GIACINTO CARVELLI CROTONE - Tiene ancora banco la polemica del paventato conflitto di interesse nel campo delle comunicazioni della vice presidente della giunta regionale, Antonella Stasi. con l’ingresso nel circuito della nuova emittente televisiva Esperia di proprietà del marito. Nella querelle interviene il capogruppo del Pd alla Provincia di Crotone, Ubaldo Schifino, che accusa i dirigenti provinciali del Pdl di «reagire all’unisono, in maniera sguaiata e sul piano personale, per attaccare i propri avversari politici che cercano di fare luce sulla vicenda poco chiara del Corecom, denunciata dai consiglieri regionali e dai parlamentari del Pd con un’interrogazione urgente al Presidente del Consiglio Mario Monti e al Ministro dello sviluppo economico Corrado Passera. In particolare - scrive ancora Schifino - i parlamentari, primo firmatario Dario Franceschini Presidente del Gruppo Pd alla Camera dei deputati, chiedono di verificare quanto denunciato dalla presidente del disciolto Co- mitato Silvia Gulisano su presunte gravi irregolarità e illegittimità compiute dalla giunta Scopelliti nella nomina dei componenti attuali del Corecom». Il capogruppo alla Provincia del Pd, poi, sottolinea anche come «l’interrogazione chiede al Governo anche di verificare se vi è conflitto d’interesse della nuova “Esperia Tv”, proprietaria del marito della vice presidente della giunta regionale, alfine di non provocare danni agli altri operatori Tv operanti in Calabria, che attendono di utilizzare i contributi pubblici previsti dalla transazione dell’analogico al digitale terrestre». In un altro passaggio, poi, Schifino, dopo aver rivolto la solidarietà del gruppo del Pd ai parlamentari Oliverio eLaratta eal consigliere regionale Francesco Sulla per gli attacchi subiti per la vicenda, pone l’accento sul fatto che «l’imprenditoria del resto può e deve operare nel libero mer- cato solo rispettando le leggi statali e regionali. Francamente - scrive ancora Schifino - le parole in libertà pronunciate da alcuni rappresentati istituzionali del Pdl, quali difensori d’ufficio di presunti interessi lesi, dimostrano quanto sia necessario affermare, esoprattutto praticare, trasparenza e comportamenti etici e morali coerenti per chi è chiamato a svolgere una funzione pubblica a tutela, non di qualcuno, ma di tutti». Super nonno Giovanni ha spento le candeline Giovanni Ligato con i figli e alcuni nipoti CON i suoi 111 anni Giovanni Ligato, residente a Ventimiglia, si conferma ancora una volta l’uomo più longevo d’Italia. Cinque figli e sessanta nipoti, nonno Giovanni ha brindato con un calice di spumante e un pezzo di torta al suo grande record. Presente anche l’ex sindaco di Ventimiglia, Gaetano Scullino, che ogni anno, da quando Ligato ha compiuto i suoi 100 anni, festeggia con lui il compleanno. Irrisolta la querelle con il Governo Lsu/Lpu alla Regione Resta il nodo della stabilizzazione ve. Ma presto si cambia lidi FRANCESCO CIAMPA nea: «Con mia lettera, in CATANZARO - Marzo 2011, qualità di assessore al Persentenza della Corte costi- sonale, ho dato disposizione tuzionale: bocciata la nor- che comunque venisse eroma che trasformava a tempo gata per intero la retribuziopieno il lavoro degli ex ne, corrispondente, fra l'alLsu/Lsu stabilizzati alla Re- tro, al lavoro espletato» sotgione. Febbraio 2012: a qua- tolinea il consigliere regiosi un anno dal responso del- nale Mimmo Tallini risponla Consulta i tecnici sono an- dendo lo scorso ottobre alcora allaricerca diuna solu- l'interrogazione del collega zione definitiva e in punta di di opposizione Nino De Gaediritto. Nel frattempo, oltre tano, che a sua volta solleciquattrocento impiegati ta una soluzione da definire vanno avanti con contratti in giunta. Le trentasei ore e il relatifull-time e stipendio pieno, calcolato su trentasei ore di vo stipendio restano ancora lavoro anziché sulle venti- in piedi. E intanto un tavolo tecnico è all'opera per trovaquattro del part-time. La vicenda è complessa re una rimedio. «Sulla scorper sua natura. Perché da ta del convincimento della un lato sono in campo il ri- legittimità della stabilizzagore del diritto e il valore di zione - prosegue Tallini - abuna sentenza che fa riferi- biamo promosso un tavolo mento alla Carta costituzio- tecnico in cui si è deciso di dinale (fonte massima di tutte fendere l'attuale posizione degli ex le nostre leggi) Lsu/Lpu». mentre dall'alIn pratica, si tro sono in scetratta di capire na la logica delse ci sono i prela politica e il disupposti per una sagio sociale di sanatoria. All'euna terra affasame atti e ai mata di lavoro. provvedimenti La Corte coscaturiti dalla stituzionale, su norma bocciata ricorso del godalla Consulta. verno, con senIn ballo circa tenza depositata il primo apri- L’assessore Mimmo Tallini quattrocento persone, «lavole scorso dichiaratori - spiega ra illegittima la una sindacalista norma (intro- impegnati in dotta con legge funzioni ammiregionale 8 del nistrative di 26 febbraio supporto e che, 2010) che prefacendo parte vedeva la tradella categoria sformazione B, erano già stati dei contratti stabilizzati senpart-time in za bisogno di rapporti di laconcorso». voro di lavoro a Ai piani alti tempo pieno. La della Regione norma è stata bocciata per due ragioni. In- qualcuno si dice ottimista e tanto perché riguardava la difende il passaggio alle disciplina degli orari di la- trentasei ore: l'unica “pecvoro andando così a incide- ca” - è il ragionamento - sta re sulla contrattazione col- in una «norma preelettoralettiva e dunque sulla mate- le» che ha invaso il campo ria dell'ordinamento civile dello Stato; «bastava un atto che è di competenza esclusi- amministrativo, ispirato al va dello Stato. In secondo precedente programma di luogo la disposizione inva- stabilizzazione a tempo piedeva il campo della legisla- no, un piano in linea con il zione statale, la sola che può patto di stabilità e concordadeterminare i principii di to con i sindacati». Ma tant'è. La matassa è in coordinamento della finanza pubblica, principii ispira- mano ai tecnici che, pare, ti al contenimento della spe- decideranno a breve. Agli sa pubblica e che, spiega la esperti il compito di risolveConsulta, sono stati violati re un problema che tiene dalla norma dedicata agli ex sulle spine lavoratori e politici e che vede in campo anLsu/Lpu. La decisione dei giudici che il comitato di consulencostituzionali mette da su- za giuridica della giunta rebito in allarme i tecnici e i po- gionale. Sotto la lente - avlitici. Come prima risposta vertono dalla Regione - ci soalla sentenza gli uffici re- no atti non di per sé nulli, ma gionali del settore Persona- annullabili. Dunque, avanti le sospendono i pagamenti tutta con le trentasei ore delle ore di lavoro aggiunti- malgrado i dubbi. I lavoratori continuano a percepire stipendio pieno e non part-time E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Calabria 9 24 ore Lunedì 20 febbraio 2012 24 ore Lunedì 20 febbraio 2012 Riuniti due fascicoli. Tra i reati ipotizzati il riciclaggio dei proventi delle attività illecite Narcotraffico, chiuse le indagini La Procura stringe il cerchio sull’inchiesta che coinvolge il Credito sammarinese di TERESA ALOI CATANZARO - A gennaio 2011 con l'operazione denominata “Decollo ter” gli inquirenti ipotizzavano l'esistenza di un traffico internazionale di cocaina tra Venezuela, Spagna, Colombia. Destinazione finale la Calabria. Una prosecuzione di una indagine nata qualche anno prima, nel 2004 che aveva già portato all' arresto e alla condanna di diversi narcotrafficanti. Poi, siamo a luglio scorso, gli arresti eseguiti nell'ambito dell'inchiesta “Decollo Money” dai carabinieri del Ros coordinati dalla Procura distrettuale antimafiadi Catanzarodovel'ipotesi era che esponenti del clan Mancuso di Limbadi avessero puntato ad acquistare il Credito sammarinese - oggi chiuso - attraverso versamenti di denaro provenienti dal narcotraffico. Oggi le indagini sono state riunite in un unico fascicolo e nell'avviso di conclusione indagine firmata dai sostituti procuratori Salvatore Curcio e Paolo Petrolo figurano 42 persone, indagate, a vario titolo, delle ipotesi di reato che vanno dall'associazione finalizzata al narcotraffico al riciclaggio. L'obiettivo finale era dunque quello di acquisire tutte le quote del Credito sammarinese con il riciclaggio dei proventi del narcotraffico con la conseguenza diretta che, con il passare degli anni, l’Istituto era finito praticamente nelle mani della 'ndrangheta vibonese. In particolar modo in quelle di persone ritenute vicine alla potente cosca dei Mancuso di Limbadi. Cifre da capogiro, nelle carte infatti si parla di milioni di euro e vede coinvolte oltre alla Calabria anche l'Emilia Romagna, il Lazio, l' Umbria, il Trentino Alto Adige. Su tutti il presidente e il direttore generale della Banca, rispettivamente Lucio Amati e Valter Vendemini, oltre a un membro del collegio dei sindaci e un funzionario del Credito Sammarinese. Tutti, secondo l'accusa, perfettamente consapevoli sia di avere di fronte esponenti della criminalità organizzata sia della provenienza del denaro. Perché in momenti di crisi - e il Credito Sammarinese non ne era estraneo - i soldi delle cosche potevano rappresentare la salvezza. A finire nella rete degli investigatori a luglio 2011 oltre ad Amati, e Vendemini, Luca Raffaello Bressi, 35 anni, di Catanzaro; Giorgio Galiano, 36 anni di Vibo Valentia; Domenico Lubiana, 55 anni di Nicotera, designato dalla Cgil, nel gennaio 2009, come componente del comitato provinciale Inps; il fratello Salvatore Lubiana, 58 anni, anch'egli del centro costiero del Vibonese; Domenico Macrì, 65 anni, sempre di Nicotera; Barbara Gabba, 46 anni, di Trento ma residente a Roma. I recenti approfondimenti delle indagini sul fronte patrimoniale avevano consentito di ricostruire il complesso circuito del riciclaggio e del reimpiego dei narcoproventi utilizzato dal sodalizio, individuando altresì, in stretta collaborazione con le autorità della Repubblica di San Marino i consistenti rapporti bancari intrattenuti con l'istituto di credito. Accertamenti che portarono gli inquirenti a recuperare 1,3 milioni, contenuti in unavaligetta chel'esponente dei Mancuso consegnò a Bologna al direttore del Credito Il Credito sammarinese e che rappresentavano la prima tranche dei 15 milioni che la 'ndrangheta, secondo gli investigatori, avrebbe voluto riciclare e reinvestire attraverso l'istituto bancario. Fondamentale per l'indagine è stata la collaborazione delle autorità della Repubblica di San Marino che il 7 luglio scorso, pochi giorni prima degli arresti, avevano disposto il commissariamento dell'istituto di credito ed arrestato il direttore. Le verifiche successive condotte dal commissario della legge del tribunale di San Marino Rita Vannucci, avevano, infine consentito di accertare le responsabilità degli altri fun- zionari della banca e il loro ruolo nelle operazioni di riciclaggio. Le 42 persone indagate Nestor Amouzou (cl.'69) di Ahotissa (Benin-Africa); Maria Pia Barbieri (cl. '84) di Vibo Valentia; Martin Gerardo Carballo (cl. '52) di Irun (Guipuzcoa); Ernesto Edgar Castillo Rico (cl.'53) alias Ramiro di Saisama Cundanimarca (Colombia); Giovanny Castillo Rico (cl. '56) di Mesa (Colombia); Giuseppe Ceravolo (cl. '80); di Vibo Valentia; Rocco Femia (cl. '66) di Gioiosa Jonica; Nicola Lucà (cl. '77) di Marina di Gioiosa Jonica; Orlando Lucà ( cl. '62); di Marina di Gioiosa Jonica; Massimo Martigli (cl. '49) alias Domenico, alias Carlo, nato a Capraia e Limite (Firenze) residente in Brasile; Santiago Martinez Carmona (cl. '64) di Irune (Spagna); Angelo Merlini (cl. '50) di Guatire ( Venezuela); Gloria Adriana Osorio Perez (cl. '65) di Cali (Colombia); Francesco Pugliese (cl. '59) di San Calogero; Antonio Manuel Rivera Soler (c. l. '45) di Barcellona; Mauricio Roa Vallarino (cl. '57) di Madrid; Natale Scali (cl. '60) di Gioiosa Jonica; Santo Scipione (cl. '33) di Bianco; Monica Serafini (cl. '60) di Capraia e Limite ( Firenze); Sebastiano Signati (cl. '66) di Bovalino; Renato Marcel Spadei Martinez ('66) alias Felipe di Barranquilla (Colombia); Sandro LeonSpadei Martinez(cl. '63) alias Daniel di Barranquialla (Colombia); Rafael Ivan Zapata Cuadros (cl. '56) alias Rasgao di Ebejco Antioquia (Colombia); Alba Mercuri (cl. '72) di San Calogero; Annunziato Mercuri (cl. '71) di San Calogero; Giuseppe Mercuri (cl. '77) di Castel San Pietro (Bologna); Giuseppe Barbieri (cl. 84) di San Calogero; Lucio Amati (cl. '41) di Dogana (San Marino); Luca Raffaello Bressi (cl. '76) di Bologna; Renato Cornacchia ( cl. '36) di Rimini; Pietro Daidone (cl. '59) di Ancona; Barbara Gabba (cl. '65) di Roma; Giorgio Galiano (cl. '75) di Vibo Valentia; Domenico Lubiana (cl. '56) di Nicotera; Salvatore Francesco Lubiana (cl. '53) di Nicotera; Domenico Macrì (cl. '46) di Città di Castello; Edoardo Morri (cl. '66) di Dogana (San Marino); Luigi Passeri ('54) di Pescara; Sandro Sapignoli (cl, '64) di Borgo Maggiore (San Marino); Massimiliano Sensi (cl. '72) di San Lazzaro di Savena (Bologna); Valter Vendemini (cl. '55) di Pistoia e Graziella Zemiti (cl. '47) di Abbiategrasso (Milano): Oggi la visita istituzionale del Guardasigilli Il ministro Paola Severino tra Palmi e Reggio Calabria di FRANCESCO TIZIANO REGGIO CALABRIA - Due modi diversi, ma altrettanto significativi, per riaffermare la presenza dello Stato e rinnegare, con forza e convinzione, la tracotanza delle ‘ndrine. A Palmi sarà inaugurata un’aula del Palazzo di Giustizia alla memoria del giudice Antonino Scopelliti, il magistrato ucciso della mafia nel 1991 alle porte di Campo Calabro, la sua città d’origine a metà strada tra Reggio calabria e Villa San Giovanni; a Reggio Calabria un palazzotto confiscato ad uno dei potentati malavitosi per eccellenza della città, il clan Libri, sarà consegnato dall’Amministrazione comunale al Tribunale di Reggio calabria che lo trasformare nell’ufficio “Deposito corpi di reato”. Due manifestazioni che saranno vissute alla presenza del ministro della Giustizia, Paola Severino, oggi in visita istituzionale nel capoluogo Paola Severino reggino. La presenza del Guardasigilli è particolarmenteattesa ecarica disignificati: l’emergenza giustizia nel Reggino è una pratica quotidiana, come la sfida ai clan della ‘ndrangheta. Di tutti questi aspetti si discuterà oggi, in mattinata a Palmi e nel primo pomeriggio a Reggio Calabria. Il cerimoniale di Palmi, con la commemorazione del giu- dice Scopelliti, prevede una serie di interventi: il presidente del Tribunale Maria Grazia Arena, il procuratore Giuseppe Creazzo, il procuratore generale Salvatore Di Landro, il presidente della Corte d’Appello Bruno Finocchiaro, del presidente nazionale dell’Anm, Luca Palamara, il segretario generale del Csm Carlo Visconti e di Rosanna Scopelliti, figlia del giudice scomparso, il presidente degli avvocati Francesco Napoli. Chiusura dei lavori con l'intervento del Guardasigilli. Da Palmi alla città di Reggio Calabria: in via Loreto nel popoloso quartiere Sbarre dove lo Stato ha confiscato l’immobile alla cosca Libri. Una cerimonia sobria e spedita per poipassare in Prefettura dove il ministro Severino terrà una serie di incontri con i massimi livelli istituzionali, della magistratura delle forze dell’ordine di Reggio Calabria. VIBO Tentano un furto ai danni di un anziano con la badante complice Un piano astuto e studiaIL metodo ingegnato era semplice ma efficace: l’ex to con cura tanto che il badante di un pensionato gruppetto, tra l’altro già lasciava la porta aperta noto alle forze dell’ordine, consentendo così ai com- aveva pensato anche di faplici di entrare nell’abita- re in modo che la donna anzione della vittima e arraf- dasse a trovare l’uomo sufare quanto più possibile. bito dopo pranzo, quando minore era la Semplice, effipresenza di cace ma non persone per infallibile, strada. A tratant’è che i tre dirli è stata, pesono stati arrò, proprio la restati dai caporta di casa rabinieri. lasciata, forse Vittima dedistrattamensignata un te, aperta dai pensionato di due uomini doVibo Marina po essersi inmalato datemtrodotti po, e quindi fanell’appartacile “preda”. I mento. tre avevano, Questo parcome detto, Pavlina Atanasova ticolare, “fatamesso a punto le”per tre, non un piano che, è sfuggito ai secondo le loro “segugi” intenzioni, li dell’Arma delavrebbe portala stazione di ti a commetteVibo Marina re il colpo senche in quel za poter essere momento stascoperti giovano perlucando sulla fistrando la zoducia che la na. Gli uomini donna si era agli ordini del conquistata maresciallo con l’anziano Riccardo del luogo: e coAstorina hansì, mentre Pano, infatti, novlina Atanaso- Atanas Atanasov tato l’anomava, bulgara del liae sisonoav’71, sua ex-bavicinati con dante, andava discrezione a trovare l’anall’appartaziano per sinmento sorcerarsi delle prendendo sue condizioni padre e figlio di salute, ancora a roviavrebbe provstare tra gli veduto a lasciaoggetti re aperta il pordell’anziano tone d’ingresdopo aver so in modo da messo a soqconsentire al quadro alcuproprio marito ne stanze. ed al proprio fiPer i tre citglio, Atanas Tihomir Tyankov tadini bulgari Atanasov del ’65 e Tihomir Tyankov del sono subito scattate le ma’91, una volta che il padro- nette con l’accusa di tentane di casa, con una scusa, to furto in abitazione e, dofosse stato portato in una po gli atti di rito, sono stati stanza al primo piano trasferiti agli arresti domidell’abitazione, di sguscia- ciliari a Vibo Marina in atre nell’appartamento e tesa delle decisioni dell’aumettere a soqquadro le torità giudiziaria previste stanze del piano terra dove con tutta probabilità per la la donna sapeva che l’ita- giornata odierna. liano conservava i soldi. gl. p. Un comitato di dipendenti del settore pubblico protestano contro il progetto di legge Agricoltura, dall’Arssa no alla riforma di MATTIA GALLO Un recente sciopero Arssa CATANZARO - Lo scorso venerdì, nel pomeriggio, presso un noto Hotel di Lamezia Terme, circa cento lavoratori del settore pubblico dell'Arssa, provenienti da tutta la Calabria hanno riempito la sala e dato vita ad un'assemblea durata diverse ore. L'assemblea è stata indetta per fare il punto della situazione dopo lo sciopero del 12 dicembre scorso dei lavoratori del pubblico impiego dell'Arssa con il sit in davanti al Dipartimento agricoltura della Regione Calabria in via Molè a Catanzaro, contro il progetto di legge della giunta regionale denominata “misure per l'ammodernamento e lo sviluppo dell'agricoltura”. Le critiche sono rivolte verso la gestione dell'azienda da parte dell'attuale governo regionale, e l'obiettivo è quello di scongiurare l'intenzione dell'ente regionale ad avviare un percorso che porti verso la privatizzazione dell'agenzia. Privatizzazione, che, comporterebbe «il passaggio da uno status giuridico di lavoratori ed una possibile loro regressione sotto tanti profili». Inoltre, in maniera corale viene specificato come si rischi di screditare e non riconoscere le competenze dell'ente pubblico e le professionalità acquisite in circa venti anni, oltre che comprometterele potenzialitàdisviluppoe laricchezza che da esso derivano. C'è un altro passaggio importante che i lavoratori mettono in evidenza: secondo loro l'Arssa spende per i servizi all'utenza agricola, che sono i compiti d'istituto dell'agenzia, dal 10 al 15 % delle risorse del bilancio dell'ente. I lavoratori chiedono alle forze di governo regionale, che cosa si fa con il restante 85 - 90 % delle risorse. Si chiede maggiore chiarezza, dunque, a proposito delle intenzioni del governo regionale e della gestione dell'ente. Il comitato dei lavoratori del pubblico impiego dell'Arssa, insieme alle funzioni pubbliche di Cgil e Cisl, hanno già chiesto l'audizione alla seconda commissione consiliare presso la quale è depositato il progetto di legge denominato “Misure per l'ammodernamento e lo sviluppo dell'agricoltura”. L'intenzione da parte dei lavoratori è quella di andare avanti con la mobilitazione «fino a quando la giunta regionale non ritira questa proposta di legge e non accoglie le nostre istanze». E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro 10 Calabria Lunedì 20 febbraio 2012 Sintonizziamoci con l’armonia del messaggio di don Stamile MARIO MUZZÌ* a vicenda di don Ennio Stamile si presta, per molteplici aspetti, ad una serie di considerazioni, tutte meritevoli di essere trattate e dibattute. Contrariamente a quello che molti si aspetterebbero non mi soffermerò sulle vessazioni cui è stato soggetto ( quelle di solito destano attenzione negli amanti della passerella e nei cultori dell’apparenza)ma mi occuperò del messaggio che l’uomo di chiesa ha inviato ai calabresi in un editoriale sul Quotidiano dell’11 febbraio scorso. Lo faccio convintamente, sperando di far scoccare la scintilla di un fuoco purificatore che aiuti la nostra gente a liberarsi dal giogo dell’omertà culturale che non solo l’opprime ma la fa diventare nello stesso tempo, oltre che schiava e complice, linfa L vitale della ’ndrangheta. Ho avuto la fortuna di conoscere don Ennio in occasione della presentazione di un suo libro che trattava di evangelizzazione in Calabria. Un buon libro che ti fa riflettere ed un’ottima impressione dell’uomo e del sacerdote che non fa mistero della sua consapevolezza sulla condizione di arretratezza sociale in cui versa il popolo calabrese e sulle cause che l’hanno determinata, e tuttavia non demorde dal suo profondo convincimento che un progetto di riscatto della sua terra non è solamente fattibile ma anche realizzabile. In seguito le attenzioni particolari nei suoi confronti che, pur nella chiarezza esplicita del loro significato ( i fatti si sono verificati sempre di pomeriggio), non lo fanno arretrare ed anzi lo sti- molano fino a fargli gridare che non si sente un eroe e che la Calabria non ha bisogno di eroi! Come dire che avrebbe bisogno di tanta normalità! Di quella normalità sana che dovrebbe spingere ognuno di noi al compimento del nostro dovere e che fa di un giornale la tribuna per un messaggio forte e ricco di significato come quello che, dalle pagine del Quotidiano, che mi auguro abbiano letto in tanti, don Ennio ci ha trasmesso con l’editoriale “L’impegno di tutti a trarre dal male il bene”. Come definirlo non saprei. Coraggioso, temerario, velleitario: di certo pregno di quella giusta dose di sensibilità che ti fa provare quelle emozioni, senza le quali non è facile dispiegare alcun impegno in favore degli altri. E solo quel “Dio che sa trarre il bene an- che dal male che noi compiamo” assumerebbero l’aspetto dell’ensa di quale e quanto impegno per nesima espressione di testimotutelare gli interessi degli altri nianza destinata ad arricchire la abbia bisogno la Calabria per in- letteratura sulle disgrazie della vertire il suo cammino di rasse- Calabria! In fin dei conti don Stamile non gnazione al degrado e al sottosviluppo. Naturalmente l’auspicio è ci chiede e non pretende più di che il messaggio sia pervenuto, tanto! Vorrebbe semplicemente che ognuno di noi per essere recepito rifuggisse dai comdai loro cuori più portamenti tipici che dalle loro menti che richiamano aldistorte dalla culla cosiddetta “zona tura dell’appartegrigia” che tutto nenza fideistica, ammanta e tutto soprattutto a cologiustifica col pretero che ricoprono le sto di pensare al bepiù alte cariche istine comune mentre tuzionali regionali in realtà è sempre (Scopelliti e Talaripronta a privilegiaco in primis) e re l’interesse famiall’intera classe polistico di determilitica calabrese, alnati gruppi o di spetrimenti le considecifici settori. Tentarazioni di don Enre di sintonizzarsi nio sulla pericolo- Don Ennio Stamile con l’armonia del sità sociale di quanti operano con la logica di appar- suo richiamo forse non sarebbe tenenza, delle raccomandazioni sufficiente a dare un contributo da richiedere al potente di turno, perché la Calabria diventasse midelle collusioni, del rifiuto della gliore di come l’abbiamo trovata, legalità, dell’omertà, delle omis- ma almeno servirà a liberarsi dal sioni, del riciclaggio del denaro senso di colpa di una collusione sporco, dello sfruttamento delle morale che bene o male perseguirisorse ambientali, dello scarso ta tutti da tempo! * Pd Calabria interesse per il bene comune ecc. L’iniziativa lanciata dal Quotidiano per l’8 marzo Tre Una festa per tre donne speciali foto e una mimosa CONTINUANO ad arrivare in redazione adesioni, interventi e riflessioni sulla proposta lanciata dal direttoredel Quotidiano Matteo Cosenza in un suo editoriale: dedicare la giornata dell’8 marzo a Maria Concetta Cacciola, Lea Garofalo e Giuseppina Pesce, tre donne calabresi speciali per il coraggio dimostrato nell’andare contro segue dalla prima lasciato spazio a quelle pruriginose che tengono svegli anche di notte. Belen Rodriguez, che in questa Italia è diventata una star senza ancora mostrare una sola qualità artistica, che non fosse la farfalla tatuata, non svela il mistero passato alla storia come quello delle mutandine. E nessuno della Rai ci sa ancora spiegare il mistero che ha portato una giovane modella ceca, bellissima, a calcare il palcoscenico dell'Ariston senza un compito per cui valesse il compenso che ha ricevuto. Nel periodo storico in cui, più che in ogni altro, bisognerebbe ripensare agli stili di vita, alle dinamiche sociali e alla stessa etica pubblica e privata, la Rai, cinghia di trasmissione del pensiero dominante, ci ripropone un modello di donna stereotipato. Una donna simbolo di una cultura non soltanto maschile, ma edonistica ed economistica. Donna oggetto del desiderio, che, in maniera intrigante, essa stessa sollecita sui fragili sensi di uomini educati alla medesima logica del consumo, della mercificazione della carne, della sessualità come valore barattabile. E come strumento del potere maschile. Alcuni giorni fa, un giornale della periferia di quell'Europa che ancora non c'è, lancia invece una nuova figura femminile. Questo giornale è Il Quotidiano, che, attraverso il suo instancabile e coraggioso direttore, parla di Maria Concetta e Lea e Giuseppina, tre donne vittime della 'ndrangheta, le prime due morendo e l'altra temendo e fuggendo. Matteo Cosenza, l'uomo dei quarantamila della manifestazione di Reggio Calabria, è anche persona assai sensibile, e questo sicuramente ha contribuito a portare il suo sguardo sulla tragica storia di queste tre donne calabresi. Il modo tenero con cui ne ha parlato e la delicatezza del suo scritto lo dimostrano. Dal palcoscenico di Sanremo s'è levata presuntuosamente la voce di un “moderno” profeta che, invece di parlare della donna e dell'uso volgare che tutti ne fanno, ci “impapina” con una serie di ovvietà tanto ovvie da rendere banale la stessa dinamica di pensiero che gli ambienti di ’ndrangheta, i loro ambienti di provenienza. Un coraggio pagato a caro prezzo, in due casi (Maria Concetta Cacciola e Lea Garofalo) con la vita. Tutti gli interventi e le adesioni pubblicati fino ad oggi sono online sul sito del Quotidiano della Calabria, all’indirizzo www.ilquotidianodellacalabria.it. Giuseppina Pesce Le donne di Sanremo e le nuove donne calabresi le sforna. Come cornetti offerti a giovani “affamati” all'alba delle sterili notti d'estate che non vogliono mai finire. Celentano, il predicatore, che, non so se c'è o ci fa, si sente davvero il profeta messianico, si comporta come quegli stessi preti che egli condanna. Ci parla di Dio, del Paradiso, e della vita immortale che ci attende. Nulla ci dice, neppure con le sue canzoni scritte da altri, della sofferenza degli uomini e delle donne, dello sfruttamento delle loro esistenze e della vita dei poveri che sempre di più somiglia ad un calvario. A Sanremo dunque volgarità e stupidità si sono date la mano. Dall'altra parte dello stivale, Matteo Cosenza e Il Quotidiano, ancora una volta invece ci danno una lezione. Anzi, più lezioni in una. Di giornalismo, innanzitutto. Lo strumento cioè della democrazia che, in più parti del mondo, viene utilizzato contro la democrazia, quando non dice le cose, nasconde le notizie, e queste piega agli interessi dei poteri che contano. Egli ancora una volta non ci dice cosa dobbiamo fare della nostra vita. Ci porta invece a guardare con i suoi occhi di meridionale napoletano la realtà. A guardare oltre. Oltre il muro. Oltre quel che appare. Oltre la nostra consapevole e, perciò colpevole, ignoranza. Oltre la nostra pigrizia, specialmente quando essa si fa paura. Paura di noi stessi, della nostra capacità di ribellione, del nostro amore per la vita. Vita, che è quella degli altri, non la nostra. E amore per gli altri, non per noi stessi. Per la Calabria, quindi: per difenderla con le unghie e con i denti. Il suo ultimo editoriale, che sembra un parlare piano alle coscienze di tutti, ci porta una notizia. E ce la fa vedere plasticamente sopra l'inchiostro di Dal palco la voce del “moderno” profeta che nulla dice parole stampate, che anneriscono le dita. La notizia è tre nomi di donna, che qualcuno aveva già letto da qualche parte. La notizia si fa clamorosa quando egli li fa diventare, quei nomi, una sola donna. La donna calabrese, che in un campo per lungo tempo inavvicinabile (la famiglia 'ndranghetista), ha inferto un colpo mortale all'immagine antropologica che sopravvive alla modernità. Quella della donna sottomessa al potere dell'uomo, di cui, nel silenzio e nell'obbedienza, resta moglie, amante, madre di figli a cui trasmettere il carattere genetico della famiglia d'onore, affinché in un domani ravvicinato essi stessi possano riceverne l'eredità criminale e culturale. Con la quale sottomettere altre donne, e formare, nei figli, altri 'ndranghetisti. E' qui, in questa forza antropologica più che nelle imprese criminali devastanti, che si rafforza l'invincibilità della mafia nostrana, divenuta anche per questo l'organizzazione criminale più forte e più temuta del mondo. L'articolo di Cosenza rappresenta in qualche modo, a poche settimane dalla scomparsa, l'omaggio sincero a un'altra donna, che qui in Calabria, è scesa per liberare il suo giovane figlio, Cesare, sequestrato dai nostri galantuomini, che amano i propri figli e odiano quelli degli altri. Ricordate la lunga processione della signora Angela Casella lungo le strade e i vicoli dei piccoli paesi del reggino, e il suo bussare alle porte delle case? Ricordate il suo appello in una lingua italiana stranamente incerta? Si rivolgeva alle donne della 'ndrangheta, mogli, sorelle, madri e figlie degli 'ndranghetisti. Le invitava a ribellarsi ai loro uomini e a lottare contro la violenza. E di più, a farsi educatrici, operatrici di Maria Concetta Cacciola Lea Garofalo riconversione al bene della volontà criminale. Giuseppina, Maria Concetta e le altre sono le nuove donne che dalla Calabria del male lottano per l'affermazione del bene. Sono, insieme, la nuova donna che darà forza a quell'altra donna di nome Paola, che vive sotto il terrore di essere uccisa per essersi, in chissà quale parte della nostra regione, ribellata al suo destino di schiava dell'odio e della violenza. Rinunciando consapevolmente alla loro vita (Lea andando coraggiosamente incontro ai suoi carnefici, non per ingenuità ma per liberare il cammino della figlia allora adolescente; Maria Concetta, procurandosela da sola, per evitare che la infliggessero ad uno solo dei suoi figli e Giuseppina, che ancora spera di salvare se stessa e le sue creature) hanno compiuto il più grande atto d'amore. Da questa nuova donna nascerà (questa è l'altra notizia rivoluzionaria) la Calabria della pace e della libertà. Della bellezza e dell'eguaglianza tra gli uomini, liberatisi dal male. Che non è, giova ripeterlo, soltanto espresso, come taluni vogliono ancora far credere, dalla mafia tout court, ma da ogni forma di potere esercitato in violazione delle regole, contro la vita e la libertà delle persone. E per il misero proprio tornaconto personale o dei gruppi ristretti che lo portano sul mercato, dove si arricchiscono. Giuseppina, Lea e Maria Concetta hanno avuto bisogno di giudici intelligenti e sensibili che le ascoltassero, e qualcuno l'hanno trovato, anche se non è bastato a salvarle. La nuova donna che è in loro, e da loro promana, ha bisogno di altre donne che non facciano più domande, ma una soltanto la pongano a loro stesse: cosa e quando potrò fare qualcosa per la vita, oltre a darla dal mio grembo? Antonella Dodaro con uno scritto intenso di umanità e ragione, ha già dato una prima risposta. Anche scrivendo. Se altre donne facessero egual cosa, domani mattina, già un altro mondo scorgeremmo con gli occhi di lacrime e paura e speranza di Lea, Maria Concetta e Giuseppina. Franco Cimino Una lezione di giornalismo che è strumento di democrazia E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro 14 La Tribuna 19 - Grecanica e Tirrenica REDAZIONE: via Cavour, 30 - 89100 Reggio Calabria - Tel. 0965.818768 - Fax 0965.817687 E-mail: [email protected] Nella notte un incendio distrugge il furgone-chiosco ambulante adibito a bar e rosticceria Scilla nel mirino, ancora fuoco L’allarme di Libera: «Questo è un paese di ’ndrangheta. Si faccia qualcosa» di FRANCESCA MEDURI SCILLA - Il clima si fa sempre più “caldo” nella cittadina della Costa Viola, colpita dall’ennesimo fatto “di fuoco”. E la Scilla perbene torna ad esprimere rabbia e indignazione per un’escalation criminale che proprio non ne vuol sapere di fermarsi. L’ultimo episodio si è verificato nella notte tra sabato e domenica. Attorno alle ore 1,30 un incendio ha distrutto il furgone-chiosco ambulante, adibito alle attività di bar e rosticceria, di proprietà di R.C.. Il mezzo, che al momento in cui si è sviluppato il rogo si trovava posteggiato vicino alla stazione ferroviaria, nel periodo estivo era solitamente parcheggiato nella zona del porto. Sul posto sono intervenuti i Vigili del Fuoco di Villa San Giovanni, che hanno immediatamente provveduto a domare le fiamme, e alcuni uomini del Commissariato di Polizia della stessa città che si affaccia sullo Stretto di Messina, guidati dal vice questore aggiunto Gregorio Marchese. Ancora da accertare le cause che hanno originato il rogo, anche se la pista dolosa sembra certamente quella più attendibile. Insomma l’ennesima intimidazione nei confronti di attività economiche locali. Nei giorni scorsi, giusto per citare i fatti più gravi, i soliti ignoti erano entrati in azione sparando colpi di arma da fuoco contro le saracinesche di un bar e di un’agenzia pubblicitaria. Ugualmente chiaro è il messaggio lasciato, in sei buste di colore giallo, ad al- cuni amministratori cittadini. Per il sindaco Pasquale Caratozzolo, gli assessori Domenico Mollica, Giuseppe Bova, Santo Perina e Loredana De Lorenzo e il consigliere Antonio Santacroce (i quali hanno ricevuto visite e messaggi di solidarietà da alcuni amministratori dell’area dello Stretto) lo schizzo di una doppietta con l’avvertimento a farsi da parte prima che sia troppo tardi, “prima chi vi bruciamu peggiu ri macchini”. La quiete della comunità scillese continua dunque ad essere minata, il paese pare non avere pace. Dopo qualche breve periodo di calma apparente, la mano criminale riprende ad agire. Non risparmiando nessuno. Roghi, spari, bombe e missive di minacce senza guardare in faccia nessuno, operatori economici, rappresentanti delle istituzioni, professionisti e semplici cittadini. La parte sana di Scilla tenta quindi di reagire, cosciente del fatto di averci provato più volte e di non essere stata ascoltata. «Scilla è un paese di ‘ndrangheta. Sono due anni che noi di Libera cerchiamo una risposta forte e concreta da parte delle istituzioni e delle forze dell’ordine. La Scilla onesta merita una risposta, una reazione incisiva!», uno dei commenti sulla pagina Facebook di “Libera Scilla”. Pasquale Caratozzolo Quello che resta del chiosco furgone incendiato alla stazione di Scilla Zappia: «Caratozzolo continui nella direzione del cambiamento» Amministratori scillesi intimiditi il sindaco di Bagnara solidale di FRANCESCO IERMITO Cesare Zappia BAGNARA – Il primo cittadino Cesare Zappia ha manifestato vicinanza e solidarietà al sindaco di Scilla, Pasquale Caratozzolo in seguito alle lettere intimidatorie indirizzate all’Amministrazione comunale scillese. «Esprimo solidarietà e vicinanza - ha esordito Zappia- alcollega PasqualeCaratozzolo ed al suo esecutivo per il vile atto minatoriosubito inquesti giorni.Chi amministra la cosa pubblica è sempre in prima linea pronto a difendere il proprio territorio e soprattutto i cittadini di cui un amministratore si sente responsabile. Questi gesti offendono profon- damente chi quotidianamente si impegna a servizio del bene comune ed umanamente feriscono creando sconcerto». «Purtroppo – continua Zappia – sono in aumento, nella nostra provincia, i rappresentanti istituzionali che vengono presi di mira per la loro attività amministrativa. Pochi giorni fa, per esempio, un altro grave attentato subito dal sindaco di Taurianova. Invito quindi l'amico Pasquale Caratozzolo a continuare sul solco da lui tracciato, nella direzione del cambiamento». Ed ancora: «La nostra azione quotidiana improntata sul rispetto della legalità si scontra tristemente con una realtà che la infanga ed umilia». Giocolieri mangiafuoco e trampolieri In allegria tra “pinguini”, “miti greci” e “capitan Uncino” a Bagnara Gli allievi delle scuole Primaria e dell’Infanzia aprono il Carnevale melitese I bimbi sfilano in maschera di ENZA CAVALLARO MELITO PORTO SALVO - E’ cominciato alla grande il carnevale di Melito Porto Salvo 2012 con la sfilata dei bambini delle scuole dell’infanzia e primaria. Nel plesso centrale "Megali " sul viale delle Rimembranze, sabato puntualissimi alle 15 sono arrivati anche i bambini delle periferie e delle scuole dell’infanzia private e tutti insieme in una straordinaria sfilata per le vie di Melito. Tanta gente per strada ad ammirare la fantasiosa coreografia dei “Pinguini”, “miti e mitologia dell’antica Grecia”, “Capitan Uncino” e altri personaggi a cui è stato dedicato il carnevale. Durante il percorso due sosteper ballisul corsoGaribaldi e sulla via Tenente Minicuci. Un pomeriggio che bambini e genitori ricorderanno a lungo. Il corteo si è poi fermato nello spazio antistante il mercato coperto. Qui gli alunni si sono esibiti in balli, bans e quant’altro. Una grande festa in maschera organizzata dal circolo didattico “Mega- La sfilata dei bambini delle scuole dell’Infanzia e Primaria lungo le vie di Melito li”, diretto da Concetta Sinicropi, con il contributo dell'Amministrazione comunaleedelle associazionicheoperano nella cittadina ionica. In questo periodo di crisi la sesta edizione del Carnevale a Melito è stata meno sfarzosa degli altri anni, infatti non sono stati costruiti i maestosi carri degli anni precedenti ma si è cercato di programmare una festa dei bambini e per bambini. Il Carnevale si sa che da sempre è la festa dei bambini, ma coinvolge anche gli adulti. Anzi, si può ben dire che la festa ha coinvolto tanti adulti facendoli ritornare bambini, allegri e spensierati. I genitori degli alunni del circolo didattico “Megali” si sono messi all’opera per preparare maschere e vestitini con entusiasmo, creatività e voglia di fare, sempre disposti ad impiegare il loro tempo libero per realizzare costumi sempre più belli per far sì che ogni anno la manifestazione diventi più bella, ricca ed originale. Questa manifestazione che colora di tinte briose e di fantasia la cittadina durante la sfilata delle mascherine, è diventata un appuntamento tradizionale che rinnova una festa, il desiderio di stare insieme in allegria e spensieratezza e nello stesso tempo è un’occasione di riscoperta culturale e folkloristica. BAGNARA –Tutto pronto per il carnevale della Costa Viola. Martedì alle 15, infatti, partirà il gran corteo che sfilerà per le vie principali della cittadina. La carovana carnevalesca, sarà aperta dalle majorette, dai giocolieri, trampolieri, mangiafuoco, artisti di strada, gruppi mascherati e carri allegorici. Si partirà dal rione Marinella per poi proseguire lungo tutto il Viale Turati, lungo il corso Vittorio Emanuele e approdare in Piazza Municipio. Qui si procederà alla premiazione delle migliori mascherine e del miglior deejay dell’anno. La manifestazione è organizzata dal consorzio delle Pro Loco al quale fanno parte anche i sodalizi di Palmi e Scilla, con la collaborazione dell’Associazione Alba di Ceramida e “Radio Bagnara Web”, sotto il patrocinio dell’amministrazione provinciale di Reggio Calabria e dell’ente comunale di Bagnara. Insomma, grandi e piccini si preparano a festeggiare il giorno più pazzo dell’anno con entusiasmanti mascherine e costumi. f.i. Appello al prefetto «Si riapra lo svincolo di S. Trada» Bruno Ienco BAGNARA – Nuova lettera al prefetto da parte del presidente della Pro Loco di Bagnara, Bruno Ienco, in merito alla chiusura dello svincolo autostradale di Scilla. Il rappresentante del sodalizio ha contattato Varratta per evidenziare «i danni economici recati a titolari di attività commerciali, di ristorazione, di alberghi, di pubblici esercizi, di attività alimentare a causa del venir meno di visitatori dei paesi reggini». Per limitare i danni, Ienco chiede a Varratta di «prendere in considerazionela possibilitàdiaprire al traffico veicolare l’uscita di SantaTrada, affinché si eviti di percorrere la città di Villa San Giovanni e si accorcino i tempi di arrivo nella cittadina del basso Tirreno». Quello di Ienco è un vero e proprio sollecito a non distogliere l’attenzione sul caso svincolo. Nonostante tutto, bisogna segnalare che proprio ieri, intorno alle 120, nel bivio di Scilla della Statale 18, in occasione del termine della santa messa presso la chiesa di Maria SS. Immacolata, il traffico è stato congestionato per ben 15 minuti creando confusione. Insomma, è evidente che necessita una particolare attenzione da parte delle autorità competenti locali. f.i. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Provincia Lunedì 20 febbraio 2012 21 Ufficio di Corrispondenza: Piazzetta 21 Marzo, 9 - 89024 Polistena Tel/Fax 0966.935320 E-mail: [email protected] A un anno dalla scomparsa parla la madre del giovane barman ucciso per un banale diverbio Taurianova non dimentica Tony Genitori e fratello hanno scelto di tenere aperto il locale dove ha perso la vita di FEDERICA LEGATO TAURIANOVA - «Sono 370 giorni che mio figlio manca da casa» inizia così, Fiorella, la madre di Tony, il suo breve intervento, per ringraziare, con commozione, tutti coloro che hanno sostenuto la sua famiglia, sconvolta dalla grave perdita, e che ad un anno di distanza, dalla scomparsa di suo figlio, si sono adoperati per ricordarlo. «Taurianova ancora ricorda Tony» ogni giorno, frequentando il bar Las Vegas, e ciò rende «onorata e orgogliosa» una madre che contrappone al«silenzio dellasua casa», l’impegno quotidiano di portare avanti –insieme al marito Pino e all’altro figlio Giosuè – l’attività che, con immani sacrifici, Tony aveva messo in piedi. Quel bar che continua ad essere frequentato dai giovani taurianovesi, ancora increduli di aprire la porta e non trovare dietro al bancone Tony, con il suo sorriso e i suoi modi gentili, con la sua voglia di scherzare e la sua serietà sul lavoro. Un lavoro che aveva sognato e che, dopo una permanenza al Nord Italia, era riuscito a concretizzare, proprio nel paese natio, a Taurianova. A soli 27 anni, infatti, Tony, con il sostegno della sua famiglia, pezzo dopo pezzo, aveva messo in piedi il suo bar, l’aveva letteralmente costruito con le sue mani, investendo in esso tutte le sue capacità e la voglia di cambiare il suo paese, di dare ai suoi coetanei un punto dove ritrovarsi, in un territorio che offre pochi spazi ai giovani dove socializzare. Sulla centralissima via XXIV Maggio, Tony aveva finalmente posto le basi per vivere il suo presente e costruire il suo futuro, con responsabilità e con coraggio. Perché per investire su un territorio, per molti versi difficile, ci vuo- le coraggio. Sono bastati pochi attimi, il gesto inconsulto di un ragazzino, e quel sogno si è trasformato in un incubo. La sera del 13 febbraio 2011, infatti, il minorenne G.S., che si trovava all’interno del bar Las Vegas, estrasse una pistola calibro 6.35 che portava con sé e sparò, in direzione di Tony, colpendolo alla testa, in risposta alla richiesta da parte del barista di saldare un debito di 21 Euro. Attimi di terrore edi sgomento,la corsain ospedale, prima a Polistena e poi a Reggio Calabria, dove, dopo due giorni di coma, la mattina del 15 febbraio, Tony si spense a causa delle gravi riferite riportate. La luce del suo sorriso, dicui raccontano gli amici e i clienti, è stata spenta da uno sparo insieme alla sua giovane vita, ma “non è stata spenta nei cuori di chi lo ha amato”. Da quel giorno, molto è Madre e fratello di Tony Battaglia A Palmi l’avvio della tradizionale kermesse con una gara sportiva dei giovani Sfida di calcio apre il Carnevale Calciatori in maschera e raccolta fondi. Domenica prossima il clou di GIUSEPPE BOVA PALMI – Sabato scorso è iniziato ufficialmente il Carnevale Palmese organizzato dalla Pro Loco della città. Il fischio d’inizio è stato dato proprio grazie ad un incontro sportivo: il I° Trofeo di Carnevale, una partita di calcio in maschera, giocatasi al campo sportivo “Lo Presti” di Palmi. I ragazzi che hanno giocato fanno parte della Società “Palmicampus”, affiliata alla Fiorentina, dirette rispettivamente dai tecnici Pino Tripodi, una delle più grandi glorie della Palmese degli anni d’oro, e Salvatore Surace, tecnico affermato in campo regionale dilettantistico. A contendersi la vittoria sono state le squadre di Arlecchino e Pulcinella, giocando in maschera. Alla gara hanno assistito circa mille ragazzi delle scuole cittadine contribuendo così fattivamente alla raccolta fondi lanciata dalla Pro Loco per poter organizzare l’Ottava di Carnavale 2012 che si svolgerà la prossima domenica, con la grande sfilata di carri allegorici, gruppi mascherati, maschere singole e scuole, come da tradizione. La Pro Loco ed il Comitato Carnevale hanno ringraziato i Dirigenti scolasti, i docenti, gli alunni, le società sportive e tutti coloro che hanno partecipato alla buona riuscita della manifestazione. Il match ha visto l’affermarsi della squadra Arlecchino, grazie soprattutto alla tripletta del calciatore Domenico Saba, che ha ripagato l’assordante e festoso tifo dei ragazzi presenti sugli spalti gremiti del “Lo Presti”. Il risultato finale è stato di 4-1 a favore della squadra di Arlecchino, fissato, infine, dai goal di Giuseppe Saffioti (per la squadra Pulcinella) e Simo- La replica del presidente della Comunità montana «Altro che dimissioni attendo le scuse da Gentile» di SIMONA GERACE CINQUEFRONDI - «Rigetto l’idea delle dimissioni dall’incarico di presidente della Comunità Montana Versante “Tirrenico-Settentrionale”, ed anzi, chiedo al segretario della funzione pubblica Cgil di rimediare a questa “figuraccia” con delle scuse formali». Questa la risposta a caldo del presidente della Comunità Montana di Cinquefrondi, Rosario Galluccio, al segretario Cgil, Giuseppe Gentile, dopo la querelle in merito al mancato pagamento, da circa 8 mesi, degli stipendi dei dipendenti e la successiva richiesta delle dimissioni. L’attacco della Cgil, tuttavia, non è stato accolto di buon grado dal presidente Galluccio, il quale ieri mattina, in un comunicato stampa, ha espresso tutto il suo disappunto nei con- cambiato nella quotidianità della famiglia Battaglia, molto è cambiato per i parenti, gli amici e i clienti di Tony, un segno indelebile è stato impresso nel cuore della comunità taurianovese. Ma dopo la rabbia dei primi giorni, è subentrata la voglia di non dimenticare, perché il ricordo non può essere reciso al pari della vita, perché il ricordo sopravvive ad un colpo di pistola. Per questo, ben oltre la banalità del male, sono attecchiti i semi dell’amicizia, della solidarietà, capaci di sovvertire anche l’ultima e parvente sconfitta. La cittadinanza tutta si è stretta attorno alla famiglia Battaglia, la comunità tutta ha dimostrato allora, come oggi, a distanza di un anno, di non aver dimenticato Tony. E Tony, oggi, è stato ricordato nel modo in cui lui, con il suo carattere solare e il suo altruismo, avrebbe voluto. fronti di «un sindacato probabilmente poco informato delle attività dell’ente montano cinquefrondese. Gentile infatti – ha precisato l’attuale presidente della Cm – avrebbe potuto benissimo chiedere spiegazioni, sia formali sia informali, ed io avrei tranquillamente risposto. Le stesse informazioni, peraltro, avrebbero potuto fornirgliele anche i suoi iscritti, pochi a dire il vero, che al pari di tutti i dipendenti della stessa Comunità Montana, erano stati informati delle attività svolte. Avrebbe così saputo che in realtà il trasferimento dei fondi per utilizzi diversi da quelli prefissati, non è una cosa del tutto lecita, e sarebbe stato anche informato del fatto che a dicembre scorso abbiamo chiesto in banca un’anticipazione di cassa per poter retribuire almeno due mensilità di stipendi arretrati, ma non ci è Galluccio a muso duro: «Il segretario della Cgil è apparso poco informato» stata concessa. Ciò testimonia che non siamo rimasti con le mani in mano». Queste le parole di Galluccio, il quale ha inteso rispondere in modo del tutto personale, e non a nome della giunta, per raccontare a la sua versione dei fatti e informare che «l’attacco di Gentile, è arrivato dopo l’invio di una mis- Rosario Galluccio siva, lo scorso venerdì, firmata da due dipendenti, delle Comunità Montane calain cui veniva “intimato”di prov- bresi, Galluccio ha respinto la vedere al pagamento degli sti- richiesta delle dimissioni, ricordando che: «ad influenzare pendi entro cinque giorni». Una richiesta per ora inaccet- il giudizio sull’operato di un tabile, secondo Galluccio, an- presidente e di una giunta o di che perché voci ben accreditate, qualsiasi altra carica ricevuta ma non del tutto ufficiali, - ha direttamente da un consiglio spiegato - «sembrerebbero so- legittimamente eletto dal popostenere che la Regione Calabria lo sovrano, non basta la richieabbia dimezzato gli otto milioni sta di una singola persona. Tale di euro concessi alle Comunità pratica - ha concluso in tono evidentemente provocatorio - veMontane». Quindi dopo aver ammesso di niva adoperata in regimi totaliaver lavorato con impegno al tari, non oggi in piena demopari di tutti gli altri presidenti crazia». ne Iannì (per la squadra Arlecchino). A far da cornice all’evento sportivo, gli innumerevoli e colorati striscioni preparati dalle scuole per entrambe le squadre, facendo sentire lo spirito di una grande festa di sport e di allegria. Continua dunque il percorso che il Comitato Carnevale e la Pro Loco si erano prefissati all’inizio dell’organizzazione della festa. La raccolta dei fondi porterà alla realizzazione della giornata dell’Ottava di Carnevale che la settimana prossima verrà presentata ufficialmente a Reggio Calabria, presso il Palazzo della Provincia. Mercoledì a Taurianova Contro le intimidazioni scendono in campo i primi cittadini della “Città degli Ulivi” TAURIANOVA – Un incontro per formulare proposte di cambiamento e pianificare insieme interventi risolutivi volti a fronteggiare il grave fenomeno degli atti intimidatori che si stanno verificando a più riprese nella Piana. Questo l’obiettivo dell’associazione dei sindaci, “Città degli Ulivi”, guidata dal presidente, nonché primo cittadino di Scido, Giuseppe Zampogna, che ha organizzato un’assemblea mercoledì, alle ore 17, nella Sala del Consiglio Comunale di Taurianova. Una location non casuale questa, che vuole essere una testimonianza della vicinanza di tutti i sindaci della Piana al primo cittadino di Taurianova, Domenico Romeo, di recente vittima di un grave atto intimidatorio. A Romeo Zampogna ha voluto esprimere a nome dell’intera associazione “Città degli Ulivi”, piena solidarietà,definendo«gli attiintimidatoripernatura vili e inammissibili in una società civile in cui il ripristino della legalità deve divenire il cardine e l’obiettivo condiviso da perseguire con fermezza». Nell’incontro i primi cittadini pianigiani si confronteranno per formulare proposte e cercare di trovare soluzioni condivise con cui fronteggiare i numerosi problemi del territorio, in particolare l’illegalità imperante, con espresso riferimento all’atto intimidatorio che ha colpito Romeo. Un tavolo di confronto necessario per i sindaci convinti che non si possa pianificare un futuro sereno in una realtà così difficile. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Piana Lunedì 20 febbraio 2012 Lunedì 20 febbraio 2012 15 REDAZIONE: corso V. Emanuele III, 58 - Vibo Valentia - Tel. 0963/471595- Fax 472059 -E-mail: [email protected] Il 27 dicembre del 2010 furono uccisi i cinque componenti della famiglia Fontana Strage di Scaliti, parte il processo Ercole, Francesco e Pietro Vangeli e Gianni Mazzitello stamani davanti al gup di GIANLUCA PRESTIA IL fatto aveva destato clamore anche al di fuori dei confini nazionali. Un interno nucleo familiare ucciso da un altro gruppo con il quale i rapporti erano pessimi ormai da anni per questioni di pascolo abusivo e delimitazione di terreni. La strage di Scaliti o della masseria fu ribattezzato quell'episodio di sangue avvenuto la sera del 27 dicembre del 2010 a Scaliti, frazione del comune di Filandari. Cinque persone restarono riverse, prive di vita, sul terreno, con in corpo i colpi di pistola 9x21 e 7,65. Altre quattro furono arrestate dai carabinieri nell'immediatezza del fatto. Il pubblico ministero nel mese di dicembre aveva chiesto ed ottenuto dal gip il giudizio immediato per evidenza della prova. Il processo sarebbe dovuto iniziare il 21 febbraio, vale a dire domani, davanti alla corte di Assise di Catanzaro, ma i legali di Ercole Vangeli, 46 anni, del fratello Francesco Saverio (56), di suo figlio Pietro (25) e, infine, del genero Gianni Mazzitello (32) avevano depositato presso la cancelleria dell'ufficio gip/gup di Vibo la richiesta di giudizio abbreviato. Richiesta che era stata accolta sancendo, di fatto, la celebrazione del procedimento penale a Vibo Valentia. La scelta di questo rito comporta lo sconto di pena pari a un terzo in caso di condanna, ma soprattutto fa sì che gli imputati vengano giudicati «allo stato degli atti», cioè delle carte dell'inchiesta, dal giudice. E questa mattina, quindi, i quattro indagati accusati di aver ucciso in concorso, in località “Olivara”, Domenico Fontana di 61 anni e i figli Pasquale (37), Pietro (36), Emilio (32) e Giovanni (19) compariranno davanti al giudice per le udienze preliminari Gabriella Lupoli per la prima udienza. Sono assistiti dagli avvocati Domenico Talotta, Nicola Riso e Valerio Mangone, mentre i familiari delle cinque vittime sono rappresentati dall'avvocato Giuseppe Bagnato. La strage, secondo l'accusa, fu compiuta al culmine di una lite tra la famiglia Vangeli e quella dei Fontana. Quest'ultimi avrebbero, nel tempo, compiuto una serie di soprusi ai danni dei primi, ormai fortemente provati dalla situazione, anche in relazione al pascolo e alla delimitazione dei terreni. Il gip Giancarlo Bianchi, nella sua ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico dei quattro indagati, aveva evidenziato che a prescindere dal movente, individuato, appunto, nelle continue vessazioni subìte dal reo confesso Ercole, «l'azione omicidiaria si è appalesata organizzata», quindi, di fatto, premeditata, «animata da intenti di sterminio della famiglia avversaria in un contesto, quale quello che emerge dagli atti processuali, di intensa animosità, che appare foriero di ulteriori fatti di sangue». A confermare questo aspetto era stato Ioan Gherman, unico testimone oculare della strage, il quale aveva riferito al pubblico ministero Michele Sirgiovanni, titolare dell'indagine, che il motivo del contendere tra le due famiglie era dovuto alla «pretesa dei Fontana di far pascolare il proprio gregge sui terreni, destinati per lo più ad uliveto, di proprietà dei Vangeli», aggiungendo un episodio in cui era stato minacciato da una persona alla guida di un fuoristrada di colore chiaro in quanto aveva portato il gregge a pascolare proprio sul terreno di proprietà degli indagati che sono attualmente in regime di detenzione carceraria. Il gup Gabriella Lupoli. A lato il luogo dove il 27 dicembre del 2010 avvenne la strage di Scaliti L’ASSISE Imparare a dialogare con l’Islam Conclusi i tre giorni di convegno organizzati dalla Conferenza episcopale di ANTONELLA FURCI SONO tanti gli stranieri di religione musulmana presenti in Calabria. Una percentuale rilevante si registra anche nel Vibonese. Davanti tali dati è sempre più evidente la necessità di integrarsi. Un'integrazione che non deve limitarsi, dunque, allasola sterileaccettazione di una cultura e di un credo diversi, ma che avvenga attraverso la scoperta di punti d'incontro. Ed è proprio questo pensiero che il convegno della Commissione regionale per la cooperazione missionaria tra le chiese della Conferenza episcopale calabra ha voluto diffondere. Una vera integrazione di mentalità e soprattutto religione che influisca negli aspetti più quotidiani sia di cristiani sia di musulmani. Ecco che, davanti questa volontà e necessità di favorire la crescita civile e sociale del territorio, la Commissione regionale missionaria tra le chiese ha organizzato un convegno dalla duratadi tre giorni presso il 501 Hotel di Vibo. Il convegno di studio dal tema appunto “L'Islam in mezzo a noi, dialogo, approccio pastorale, annuncio”, si è concluso ieri mattina con la celebrazione della santa messa officiata da sua monsignor Giuseppe Fiorini Morosini, vescovodella diocesi di Locri Gerace. Monsignor Fiorini Morosini ha presenziato, inoltre, il convegno in qualità di presidente della commissione per la cooperazione missionaria. In più, ai tre giorni di studio sono stati invitati a partecipare esponenti della Caritas, dell'organizzazione Migrantes e degli uffici e commissioni diocesane della Ca- Un momento dei lavori congressuali svoltasi durante la tre giorni dell’assise organizzata dalla Conferenza episcopale calabra labria. L'apertura del congresso, avvenuta venerdì scorso, è stata presenziata anche dal vescovo della nostra diocesi Mileto-Nicotera-Tropea, Luigi Renzo. A relazionare insieme a monsignor Morosini sono stati anche padre Aldo Giannasi, missionario dei padri Bianchi e docente presso il Cum di Verona, e don Paolo Martino, responsabile degli uffici missionari diocesani. Il convegno di studio, cui ha partecipato nella giornata di sabato come presidente dell'Associazione di volontariato Abraham don Bruno Cannatelli, ha voluto porre le basi di una nuova visione del processo d'integrazione. Un'integrazione, innanzitutto, che può essere attuata solo attraverso la scoperta di punti di unione tra le due religioni. «Da questo presupposto si può avviare la giusta convivenza che forma un'unica comunità sociale». Infatti, i punti di unione che accomunano cristiani e musulmani si trovano proprio nei due libri sacri, la Bibbia e il Corano. Dalla spiegazione di padre Giannasi, ad accomunare i due credi sono alcuni elementi fondamentali, tra questi «la visione del Giudizio universale, quella del buon samaritano e quindi dell'amore verso il prossimo». Ma una figura per eccellenza unisce tutte e due le religioni: la Vergine Maria. Miriam, in arabo, è la figura più bella e importante. Fulcro della fede cattolica, è venerata an- che dall'Islam. In effetti, la scena dell'Annunciazione è un momento indicativo presente pure nel Corano. Per tale motivo, - secondo sempre quanto detto durante il convegno - «le basi ci sono tutte per aprire un dialogo e iniziare a rendere concreto l'ideale missionario: trovare un punto d'incontro attraverso l'annuncio di Cristo e viceversa». E attraverso il convegno, le rappresentanze cattoliche hanno voluto fare il primo passo, nonostante in alcuni casi ci siano state già dimostrazioni di vere integrazioni. Ma ciò che ha definito il convegno della commissione missionaria è stato proprio l'impegno ad avviare un'integrazione costruita su solide radici. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Vibo dal POLLINO alloSTRETTO «Lo Stato ha lasciato ammazzare Lea» calabria ora LUNEDÌ 20 febbraio 2012 PAGINA 5 Intervista a Marisa Garofalo, sorella della testimone di giustizia sciolta nell’acido DI FRANCESCO FERRO «Mia sorella era una ragazza solare con mille sogni nel cassetto. Nata in un paesino del Crotonese cercava una vita migliore e si rammaricava di non aver potuto continuare gli studi. Aveva voglia di fare sempre cose nuove, di evadere. Poi, a soli 15 anni, il fidanzamento con quel giovane e il sogno di un amore che alla fine le ha negato la vita». Marisa Garofalo sorella di Lea, la giovane testimone di giustizia attirata in una trappola e sciolta nell’acido, ha deciso di combattere nelle aule dei tribunali per ottenere giustizia. È l’unico modo che oggi le rimane per fare qualcosa per Lea, per sentirla ancora vicina, starle accanto e tenerla stretta per mano come faceva quando erano bambine e affrontavano unite re i conti con la povertà. Avevo i pila paura del buio. Per Lea un sogno di libertà docchi addosso - ci rammentava semcancellato con una barbarie di- pre - però non ho mai rubato. Quel poco che ho ottenuto l’ho avuto grazie sumana. «Aveva solo sedici anni quando è al lavoro. Noi siamo cresciute con nata la figlia Denise e subito ha capi- questi valori, un modo di intendere la to che quello non era il matrimonio vita che ha dato la forza a Lea di ribelche sognava, non era la vita che desi- larsi all’ingiustizia e alla mentalità maderava. Col passare degli anni questa fiosa». Cosa si poteva fare e cosa non passione adolescenziale, che per lei avrebbe dovuto rappresentare una vi- si è fatto per salvare Lea? «Lo Stato non ha fatto nulla per evita migliore, si è trasformata in una prigionia, un incubo da cui fuggire. Ha tare che l’ammazzassero. Mia sorella capito che chi aveva accanto non era dopo essere scampata al tentato seil principe azzurro con cui vivere una questro di Campobasso ha sporto una favola d’amore ma un uomo violento dettagliata denuncia. Ha chiamato i e senza scrupoli. Si è trovata a fare i carabinieri che hanno verificato che il conti con una realtà che la soffocava e tentato rapimento c’era stato e che, alla quale si è ribellata con tutta la for- quindi, non era una visionaria. Ma za che aveva dentro. Per mia sorella non è servito a nulla. Dopo l’accaduto Denise era tutto e, per garantirle un ha dormito in macchina per tre giorfuturo migliore, ha avuto il coraggio di ni davanti al Comune di Campobasso nell’indifferenza geaffrontare da sola nerale. L’hanno ignopaure e umiliazioni. una vita rata, eppure sapevaUna volta mi ha detno che era una testito: “Stiamo facendo la difficile di giustizia. È fame e non ho neppuNostro padre mone stata abbandonata re i soldi per mandare così come accade a la bimba a scuola”. è stato ammazzato tanti altri testimoni di Una sera ha chiesto al quando eravamo giustizia lasciati al proprietario di un bar proprio destino». dieci euro in prestito molto piccole. Ma Lea Garofalo coper far mangiare la siamo cresciute in me Maria Concetbambina ma le sono maniera sana ta Cacciola; due stati negati. Da quel donne che hanno giorno non ha più con il nonno scelto di schierarsi chiesto nulla, ha precon la legalità ferito sopportare tutte usando l’arma della denuncia. le privazioni con dignità». Anche l’infanzia di Lea è stata Entrambe però hanno perso la segnata da privazioni e violenza. sfida. Si sono immolate per nul«Attenzione, non è vero che faccia- la? Conviene stare dalla parte mo parte di una famiglia di ’ndran- dello Stato? «Ci hanno ucciso Lea sciogliendola ghetisti. Nostro padre è stato ammazzato a 27 anni quando eravamo mol- nell’acido benché avesse chiesto aiuto to piccole e Lea era nata da pochi me- a tutti. E anche Concetta ha fatto una si. Da allora siamo cresciute in un am- fine orribile scegliendo la morte per biente sano, allevati con amore dai fuggire la disperazione. Malgrado ciò nonni materni. Nostra madre, rimasta ritengo che convenga sempre schievedova, si è dovuta rimboccare le ma- rarsi per la legalità. Però lo Stato non niche lavorando come bidella in una può girare le spalle a chi sta dalla sua scuola per mantenere tre figli. Siamo parte perché così perde credibilità e stato educati dal nonno, una tra le per- diventa complice dell’illegalità». Sua sorella sapeva che divensone più oneste che abbia mai conosciuto. Ci ha insegnato i valori del- tando testimone di giustizia l’onestà e della dignità inculcandoci avrebbe corso tanti rischi? «Era cosciente di essere in pericolo l’importanza del lavoro. Mi ricordo ancora che alla sera ci raccontava di di vita ma ha deciso di non fermarsi quando, dopo la guerra, ha dovuto fa- mettendosi a disposizione delle istitu- le frasi A sinistra, Lea Garofalo; sopra, la testimone di giustizia con la figlia Denise in una delle ultime immagini «L’ennesimo affronto dello Stato zioni per aiutare a sconfiggere la ’ndrangheta. Purtroppo in cambio che si lamenta per la carenza di fondi non ha ricevuto nulla, è stata tradita, da destinare ai programmi di protel’hanno fatta ammazzare. Perché zione e che poi fornisce il gratuito pal’omicidio di Lea così come la tragica trocinio a gente accusata di delitti grafine di Concetta Cacciola potevano es- vissimi. Loro hanno avvocati gratis sere evitati. Io non voglio dire che nel- mentre noi con stipendi di poco più le istituzioni sono tutti corrotti ma di di mille euro dobbiamo pagarceli. E gente onesta anche tra i magistrati ce questa è una cosa equa?». Se avesse la possibilità di parne dovrebbe essere di più». Delusa da certa magistratura? lare all’ex compagno di Lea o agli «Ho avuto a che fare con una magi- altri imputati cosa direbbe loro? «A me farebbe schifo anche guarstratura distratta e spero che questa distrazione finisca sia per quanto ri- darli in faccia. Quando sono stata in guarda l’esito del processo sulla mor- udienza e loro erano lì non ho mai gite di Lea sia per la tutela che devono a rato la testa perché non voglio vedermia nipote. Anche Denise oggi rientra li. Spero solo che vengano condannain un programma di protezione e mi ti all’ergastolo così non potrò mai inauguro che venga tutelata perché già crociare i loro sguardi». Che senso ha oggi per lei la paè stata privata dell’amore della madre. Le è stata rubata l’infanzia e l’adole- rola perdono? «Non esiste perdono per chi ha poscenza perché a soli dieci anni è entratuto commettere un ta nello stesso profatto così grave e disugramma di protezioil coraggio mano e neppure si sone della mamma. Ora è completamente sodi denunciare no pentiti per quello che hanno fatto. Io sola, lontana dagli affetL’omicidio no per il perdono ma ti dei familiari e spero non in questo caso. che questo esilio af- di mia sorella Loro non lo meritano, fettivo possa avere fi- così come la devono restare in carne garantendole sicucere a vita. Speriamo rezza e giustizia. Chi tragica fine di che sia fatta giustizia le ha ucciso la mam- Concetta Cacciola almeno ora». ma deve scontare una potevano Non ha paura di giusta pena». ritorsioni o di venIl processo per essere evitati dette? l’omicidio di Lea «No, mi sento in dopo la sostituzione del giudice è ripartito da zero dovere di andare avanti. Lea mi dicee la sentenza deve arrivare en- va non fate nulla per me perché loro tro luglio per evitare la scarcera- vogliono punire solo me, voi restatene zione degli imputati. Ciò ha crea- fuori. Io non me la sento di stare zitto molte polemiche, così come si ta, voglio lottare per mia sorella, per è discusso quando è caduta l’ag- mia nipote Denise e andrò avanti sino gravante mafiosa per il delitto in fondo. La coscienza mi dice di agiche sarebbe, invece, scaturito re così e non avrò pace sino a che non sarà fatta giustizia. Se mi vogliono amsoltanto da motivi passionali. «È una vergogna. Questo non è ve- mazzare lo facciano pure, non ho pauro e la difesa lotterà sino alla fine per- ra. Spero solo che la riforma della giuché venga riconosciuta l’associazione stizia cambi qualcosa perché adesso mafiosa. Ma quale delitto passiona- non esiste la certezza della pena. Io le… è un omicidio di mafia chiarissi- non mi faccio illusioni perché so che mo. E poi qualora non venisse ricono- dopo il primo grado ci sono appello e sciuta l’associazione mafiosa che sen- cassazione e può accadere di tutto. so avrebbe la costituzione di parte ci- Noi viviamo con questo dolore e la novile da parte del Comune di Milano». stra battaglia per rendere giustizia è Carlo Cosco ex marito di Lea, ancora lunga ma non faremo mai un tra gli imputati del delitto, ha ot- passo indietro, lo dobbiamo a Lea e a Denise». tenuto il gratuito patrocinio. Mia sorella dopo essere scampata al tentato sequestro di Campobasso aveva sporto una dettagliata denuncia. Ma non è servito a nulla. L’hanno ignorata... Lea aveva 16 anni quando è nata la figlia Denise. Subito ha capito che chi aveva accanto non era il principe azzurro ma un uomo violento e senza scrupoli Denise era tutto e per garantirle un futuro migliore ha avuto il coraggio di affrontare da sola paure e umiliazioni Lotterò per mia nipote, ora lasciata completamente sola Il gratuito patrocinio all’ex marito è l’ennesimo affronto dello Stato. Loro hanno avvocati gratis. Noi pur con stipendi bassi dobbiamo pagarceli da soli 8 LUNEDÌ 20 febbraio 2012 D A L LOCRI (RC) P O L L I N O calabria A L L O S T R E T T O Stilo, rinuncia al lavoro per assistere il fratello Ieri il disperato appello al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Con la ferma volontà di consegnare le tessere elettorali «perché non sappiamo cosa farcene, nessuno tutela la salute di nostro figlio». Ci avevano lascia- sconforto che si è di nuovo imto quest’ultimo messaggio possessato dei genitori di NiAnselmina ed Antonio Miriel- cola, e dei fratelli Salvatore, lo, di Stilo, congedandoci dal Teresa e Giuseppe. Che non si reparto di Rianimazione del- staccano da lui nemmeno per l’ospedale civile di Locri dove un attimo: addirittura, prorimane ancor’oggi ricoverato prio in queste ore Calabria Ora apprenNicola, il loro de di come figlio 37enne I genitori: non proprio il fraaffetto da una siamo mai stati tello minore, grave forma Giuseppe, ed di cerebroleconsiderati insieme a lui sione dall’età dall’Asp 5 tutto il nucleo di sette anni, di Reggio familiare, abaggravata da bia praticauna broncopolmonite “ab ingestis”, ovve- mente vissuto un dramma nel ro sia da materiali ingeriti, che dramma, ovvero sia la rinunpotrebbe evolversi da un mo- cia a partire, per andare verso il nord, molto più praticabile mento all’altro. Una situazione assai diffici- dal punto di vista professiole, per la quale i sanitari del nale, per rimanere qui. Ed asnosocomio locrese hanno di- sistere il fratello in gravi diffisposto ieri una nuova intuba- coltà. Soprattutto quelle difficolzione del giovane paziente. Che manifesterebbe delle ul- tà inerenti le gravissime, teriori difficoltà di carattere quanto vergognose, carenze respiratorio. Facile immagi- in fatto di assistenza domicinare il nuovo, amaro, senso di liare della sanità locridea e, Caso Miriello, la decisione risoluta del più piccolo della famiglia per esteso, calabrese, che ha creato non pochi problemi in fase di possibile regressione della malattia di Nicola. O quantomeno l’impedire un suo avanzamento, come poi purtroppo si è verificato. E così, Giuseppe, con un fresco diploma in scienze infermieristiche, ha anteposto i propri obiettivi, i propri sogni nel cassetto, le proprie, più che le- Rinviato il funerale di Vardaro Mileto, don Dicarlo dal pulpito invita gli assassini a pentirsi gittime, aspirazioni per stare lì a prestare quotidianamente soccorso al fratello. In gravissime difficoltà. E poi dicono che i giovani calabresi non hanno talento. MILETO (VV) Gli ultimi sviluppi inerenti la morte del 65enne Nicola Vardaro, hanno colto di sorpresa la cittadinanza miletese. Come ribadito ieri, infatti, l’anziano trascorreva la vita comune di tutti i pensionati. Ritrovatisi con i figli emigrati in nord Italia, per motivi di lavoro, l’ex operatore forestale abitava con la moglie Faustina nella casa di via Ospedale. Le sue giornate erano intermezzate dalle sorL’indagine tite nel terreno di continua mentre proprietà ubicato alla periferia di Misi attende l’esito leto, le chiacchiedei rilievi rate con i coetanei scientifici nella piazza principale della cittadina normanna, l’attesa per riportare la consorte a casa, al termine della messa quotidiana, le brevi passeggiate a bordo della vecchia utilitaria. Una vita come tanti, dunque, che non faceva presagire nulla di quanto avvenuto ed emerso negli ultimi giorni. Se la sua improvvisa scomparsa aveva già di per sé ha destato profonda commozione tra la cittadinanza, questo sentimento si è tramutato in sconcerto e stupore quando si è appreso che la morte del 65enne era stata provocata da due colpi di pistola alla testa sparati da vicino, dal di dietro, e che uno dei nipoti risultava indagato. Un assassinio brutale, che ci si immagina venga compiuto in una resa dei conti di stampo mafioso, e non nei confronti di un appartenente “alla gente comune”. Stigmatizzato, ieri, anche dal parroco della cattedrale don Mimmo Dicarlo, chiesa abitualmente frequentata da Nicola Vardaro. Il sacerdote, fin dal momento della scomparsa si era reso vicino e disponibile nei confronti dei familiari del pensionato. Prete che, ieri, dopo aver espresso tutto il suo dolore per una vicenda «che ha impresso una ferita lancinante a tutta la comunità», ha implorato l’artefice, o gli autori, dell’assassinio «a pentirsi di quello che ha fatto. Il Signore - ha affermato don Mimmo - dà sempre una possibilità di riscatto, specialmente a chi dimostra di voler ritornare con sincerità tra le sue braccia, magari ammettendo le proprie colpe». Frasi toccanti, che hanno provocato profonda commozione tra i fedeli presenti. Detto ciò, tra la comunità miletese ci si interroga sui motivi che hanno consigliato gli organi inquirenti a spostare a data da destinarsi il funerale di Nicola Vardaro, inizialmente previsto per sabato scorso. E mentre si discute di questo e altro, nel frattempo gli investigatori stanno tentando di stringere il cerchio, in attesa del risultato dei rilievi scientifici svolti sul campo, e lavorando su ipotesi ben delineate. E al riguardo, la sensazione è che le indagini nelle prossime ore potrebbero subire un’improvvisa accelerazione. GIUSEPPE CURRÀ [email protected] Ed in particolare, che non hanno un cuore: beh, il caso di Giuseppe appalesa giustappunto il contrario. «Sì, perché mio figlio avrebbe potuto andare via da qui, da questa terra che non offre nulla – dice con voce sommessa mamma Anselmina – e farsi una propria vita, tutta sua, dopo essersi impegnato tanto ed avere conseguito questo titolo di studio. Ma ha messo tutto da parte pur di non far mancare niente al fratello visto che, al contrario, dal distretto nord di Caulonia a Siderno, dall’ex Asl 9 all’attuale Asp 5 di Reggio Calabria non siamo mai stati abbastanza considerati e resi “meritevoli”, per così dire, di poter curare Nicola a casa nostra». Insomma, si sta consumando un vero e proprio dramma nel dramma a casa Miriello, con Nicola che lotta tra la vita e la morte ed il fratello Giuseppe che ha buttato al vento delle concrete possibilità di iniziare a lavorare pur di non far mancare niente al fratello. Il tutto nel silenzio, assordante, delle istituzioni. Che ancor’oggi latitano pesantemente. ANTONIO BALDARI [email protected] MANGONE Torna a casa sotto shock Forse è stata violentata La 21enne ricoverata in osservazione è stata sottoposta ad una serie di esami In alto, il 65enne Nicola Vardaro A destra, il luogo dove è stato trovato il suo cadavere ora MANGONE (CS) Potrebbe essere l’ennesima vittima di una violenza sessuale, la 21enne di Mangone che da ieri è ricoverata sotto osservazione presso il pronto soccorso dell’ospedale civile “Annunziata” di Cosenza. Sotto shock, quindi non ancora in grado di ricordare e raccontare quello che le è successo nella notte a cavallo tra sabato e domenica, la ragazza è stata soccorsa dai propri familiari non appena rientrata a casa. La sera prima era uscita con un nuovo gruppo di amici con i quali avrebbe trascorso a Rogliano buona parte della nottata. Al suo rientro a casa, di buon mattino, la 21enne era ancora ubriaca, con il volto tumefatto e le calze arrotolate nella borsetta. È stata la mamma la prima ad accorgersi che qualcosa non andava ed ha subito lanciato l’allarme sulla presunta vio- lenza sessuale subita dalla figlia. Violenza che ancora non ha trovato certezze e soprattutto riscontri per le forse dell’ordine che attendono l’esito degli esami compiuti in ospedale sul corpo della ragazza. La presunta vittima è stata infatti sottoposta ad una serie di esami, tra cui quelli tossicologici per appurare se fosse stata drogata. Ma l’esito è stato positivo solo per il tasso alcolemico risultato essere molto alto. Sul corpo della ragazza erano ben visibili escoriazioni al volto e qualche livido alle gambe. La visita ginecologica a cui è stata sottoposta ha evidenziato invece delle abrasioni nelle parti intime. Adesso si rimane in attesa degli esami che indichino la presenza di liquido seminale per avere la certezza che sia stato consumato il rapporto sessuale, ma soprattutto si attende che la ragazza sia in grado di raccontare cosa si nasconde dietro una serata trascorsa con gli amici finita poi, dietro i fumi dell’alcool, in una probabile violenza sessuale. DEBORAH FURLANO [email protected] 15 LUNEDÌ 20 febbraio 2012 calabria ora P I A N A Un mercato all’interno del porto Palmi, il progetto comunale su Taureana parteciperà ad un bando europeo PALMI Il porto di Taureana, i cui lavori di realizzazione sono stati terminati in parte poco prima della scorsa estate, potrebbe diventare la sede del mercato ittico che il comune intende realizzare con un finanziamento stanziato dal Fondo europeo per la pesca. Una delibera firmata nei giorni scorsi dal commissario prefettizio Antonia Bellomo e dal segretario Caterina Romanò, stabilisce infatti che il comune di Palmi potrà partecipare al bando relativo al Fep 20072013 – Investimenti nei settori della trasformazione e commercializzazione; porti, luoghi di scalo e riparo di pesce, con il progetto presentato dall’ufficio tecnico comunale. Il progetto prevede la realizzazione non solo di una struttura che ospiterà il mercato ittico, ma anche di stabilimenti adiacenti attrezzati per l’acquacoltura e per il trattamento ed il ma- ATTENZIONATO Il porto di Taureana gazzinaggio dei prodotti della pesca, da realizzare proprio all’interno dell’area portuale di Taureana. All’interno del porto c’è un’area libera di 1300 mq, sui quali è possibile, come stabilito dal piano regolatore del porto, edificare strutture di servizio, ed i responsabili dell’ufficio tecnico comunale hanno deciso di dare priorità al mercato ittico, che può rappresentare un servizio vitale per i tanti pescatori della Tonnara di Pal- mi. L’importo complessivo per la realizzazione dell’opera è di 753 mila euro. Più volte sia la capitaneria di porto che la guardia costiera di Gioia Tauro, hanno segnalato la necessità di dotare il porto di Taureana di una struttura a norma di legge, nella quale rivendere il pesce, dotata anche di servizi per l’acquacoltura. Le motivazioni che hanno spinto il commissario prefettizio ed il segretario generale a firmare la delibera, risiedo- no nella considerazione che il mercato ittico può costituire un’occasione di sviluppo e crescita dell’area di Taureana, Tonnara e Pietrenere, con ricadute positive sul territorio. Inoltre un mercato ittico garantirebbe condizioni igieniche di vendita maggiori, nel rispetto della normativa vigente in materia di trattamento e vendita del pesce, che attualmente avviene per strada ed in condizioni igienico sanitarie carenti. Con la realizzazione del mercato ittico, inoltre, si completerebbe il processo di valorizzazione del porticciolo, che già dallo scorso anno ha visto un incremento turistico del 10% grazie alle concessioni, rilasciate dalla capitaneria di porto di Gioia Tauro, per realizzare moli d'attracco turistici, che in vista dell'estate potrebbero ancora aumentare di numero. VIVIANA MINASI [email protected] MOLOCHIO Viabilità, AM attacca il sindaco Il gruppo di opposizione chiede di ripristinare l’accesso a Trepitò MOLOCHIO Minoranza in agitazione al comune di Molochio, dove quattro consiglieri della lista civica “Amo Molochio, Rocco Ioranni, Vincenzo Morabito, Salvatore Ambesi e Ottavio Caruso, da giorni attendono una risposta dal loro sindaco, Beniamino Alessio, circa un'interrogazione scritta presentata per conoscere quali siano le iniziative che il primo cittadino intende avviare per ripristinare la viabilità sul monte Trepitò. Le nevicate della scorsa settimana, infatti, hanno reso necessario un avviso, emesso da Alessio il 13 febbraio, nel quale si avvisavano i cittadini detentori di animali sul monte Trepitò, della necessità di trasferirli in un luogo più facilmente raggiungibile, senza l'utilizzo dei mezzi meccanici de comune. La decisione del sindaco è stata presa dopo diverse richieste dei cittadini che per motivi di lavoro, o per altri motivi, avevano necessità di ar- CAPOGRUPPO Rocco Iorianni rivare giornalmente sul monte Trepitò. «Beniamino Alessio, anziché preoccuparsi dei propri cittadini amministrati, esternava delle farneticanti ed infondate dichiarazioni, suffragate, a suo dire, da un recente provvedimento della presidenze del consiglio dei ministri, - scri- vono i quattro consiglieri di minoranza – che in prospettiva di una situazione di aggravamento delle condizioni climatiche imponeva la gestione di risorse umane e strumentali disponibili con una modalità di coordinamento unitario e con il massimo coinvolgimento della protezione civile». Il provvedimento disponeva che il capo della protezione civile assicurasse l'adozione di ogni forma assistenziale ai cittadini, vista la situazione climatica d'emergenza che si annunciava. «Esiste una convenzione stipulata tra provincia e comune di Molochio, per cui il comune riceve un contributo annuo di 410 euro a chilometro per la manutenzione della strada Molochio-Trepitò-Piani dell'Abbruschiato, scrivono ancora i consiglieri – a cosa servono i soldi che paga chi ha una casa in quelle zone? Non pensa che chi paga questi soldi ha il diritto di raggiungere la propria casa?». vi. mi. ROSARNO Urbanistica, ok al festival per riqualificare la città ROSARNO L’assetto urbano, l’estetica di una città è un insieme di caratteristiche che formano quasi il biglietto da visita di una comunità. Questo aspetto è stato, purtroppo, da sempre il tallone d’Achille della città di Rosarno. La giunta comunale, da qualche settimana ha però dato carta bianca – anche se il tutto senza toccare un euro del bilancio – per l’organizzazione del “Festival della rigenerazione urbana della città di Rosarno”. Si tratta di una manifestazione tesa a portare proposte per la riqualificazione di alcune aree degradate del territorio urbano, ad esempio Ricettacolo, Piazzale Genova e piazzale superiore del costone di Via Sottotenente Gangemi, coinvolgendo istituzioni e enti pubblici e privati. La proposta presentata dai giovani attivisti Angelo Carchidi e Giovanna Tutino, prevede il coinvolgimento anche del mondo giovanile e della cittadinanza, per cui può rappresentare uno stimolo per i cittadini, per vivere in modo più attivo il territorio, tanto che è prevista la realizzazione di alcuni dei progetti che venissero fuori dal lavoro dei laboratori. Il festival si Una veduta di Rosarno svolgerà per fasi, in primis con la raccolta di proposte e pareri, da degrado convogliare attraverso l’istituzione di un blog o urbano di un sito web. Poi un La Giunta ha sondaggio attraverso la approvato il cittadinanza. A questo punto scatterà la fase progetto di alcuni operativa, prima con il attivisti per il workshop e poi con gli interventi veri e prorecupero di prio. Progetti e riqualifidiverse aree cazioni attraverso l’utilizzo di materiali riciclabili ed ecocompatibili. Tutto questo sarà fatto attraverso l’impegno dei giovani con tutor qualificati, sia italiani che stranieri. Per quel che attiene alla scheda economica, tutto sarà svolto senza spese per il comune, ma con autofinanziamento e con risorse da ricavare attraverso partnership di sponsor. L’intera manifestazione, inoltre, avrà come interlocutori privilegiati i dipartimenti di architettura delle università di Reggio e di Ferrara. Una kermesse, quindi, a costo zero, con l’obiettivo di migliorare il biglietto da visita della città di Rosarno, attraverso l’impegno dei giovani. DOMENICO MAMMOLA [email protected] VARAPODIO Una celebrazione Eucaristica nella chiesa di San Nicola Vescovo di Varapodio, lo scorso sabato ha commemorato i primi tre anni trascorsi dalla morte di don Antonino Di Masi ex parroco di Santo Stefano Protomartire. Ad officiare il rito è stato don Mimmo Caruso parroco della cittadina pianigiana, che ha voluto ricordare la vita del sacerdote citando il messaggio di Benedetto XVI ai cardinali di nuova nomina, durante il Concistoro riunitosi nella stessa giornata del 18 febbraio in S.Pietro. “In voi prevalga la logica di Cristo” indicando ai prelati uno stile di vita La comunità ricorda don Antonino Di Masi A tre anni dalla morte celebrata una messa in onore dell’ex parroco cittadino difficile da sostenere e soprattutto da testimoniare”. “Una vita esemplare dedicata al suo gregge, alla crescita culturale e alla costruzione del tessuto sociale di Varapodio che da uomo colto precursore dei tempi, ha lasciato un ricordo indelebile di sè e del suo operato – ha tenuto a precisare Don Caruso nell’omelia di commemorazione. Quelle mura della chiesa di S. Stefano da lui fatte costruire, seppur col contributo dei fedeli, hanno richiesto l’impiego di energie e sacrifici non indifferenti – ha continuato il parroco, infervorato - e costituiscono la sintesi del suo progetto di vita pastorale.” Da non dimenticare l’entusiasmo e la gioia che lo hanno sempre distinto che ai sacerdoti non deve mai man- care, rimarcando ancora le parole del Pontefice al Concistoro. L’omelia è stata anche per il celebrante un rievocare l’affetto e la stima che legava entrambi. Il ricordo,infine, del defunto monsignor Formica di cui il prossimo primo agosto sarà festeggiato il centenario della nascita. FILOMENA SCARPATI [email protected] INDIMENTICATO Don Di Masi