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Dormire in strada questione di regole

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Dormire in strada questione di regole
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scarp150
30-MAR-11 21:48:07
vicenza
L’accesso all’Albergo cittadino è legato alla residenza. Chi viene
da fuori deve sostenere un colloquio. Non tutti lo accettano...
Dormire in strada
questione di regole
di Cristina Salviati
Il Rispetto
Siamo circondati
da tanta indifferenza,
da tanta gente fredda,
da tanti che se ne fregano…
Hai mai pensato qualche volta
che uno sconosciuto
potrebbe diventare
un amico?
Non c’è rispetto
per i poveri.
Che vivono peggio di noi.
Se non sei stato
al loro posto
non li potrai
mai rispettare.
Anche se dici
che sei bravo.
E ti consideri
intelligente…
Non stare
indifferente
Sergiu Nicola
Anotonoaea
Un giovane rumeno ha avvisato la redazione di Scarp Vicenza del fatto
che un ragazzo italiano veniva lasciato a dormire in strada nel centro della città. Il
fatto lo inquietava particolarmente. «Se fossi nel mio paese e mi trattassero così –
ha commentato Sergiu, il giovane rumeno –, sarei doppiamente avvilito».
L’episodio ci ha dato lo spunto per intervistare il responsabile dell’Albergo cittadino di Vicenza, Francesco Pilli, della cooperativa sociale Cosep di Padova, che
da pochi mesi ha rilevato la gestione della struttura comunale. Con lui abbiamo ripassato le regole che l’ente locale ha stabilito per l’accoglienza. Siamo arrivati da
lui con in gola la nostra domada-nucleo: perché gli italiani sembrano non
mora? «Sì, compatibilmente con le riavere priorità, nell’accesso all’Albergo?
sorse che abbiamo, e che purtroppo so«Il criterio primario – ha risposto Franno sempre meno – ha dichiarato Francesco Pilli – non è quello della nazionacesco Pilli –. Ma il problema a volte è anlità o della nascita, bensì quello della reche di un altro tipo: ci sono persone che
sidenza». Nella fattispecie il giovane itascelgono di non farsi“seguire”, e di fronliano segnalatoci, Carlo (nome di fantate a questa presa di posizione noi non
sia), è veneziano, non ha la residenza a
abbiamo potere, non possiamo certo
Vicenza: «È stato trasferito qui da noi
obbligare nessuno».
dalla Caritas durante l’alluvione di noIl problema della residenza negata
vembre, quando la sede di Casa San
ai senza dimora torna dunque con tutMartino è finita sott’acqua – ha spiegata la sua sconcertante drammaticità. «E
to il responsabile –. Successivamente
va ricordato – ha aggiunto Pilli – che se
Carlo è rientrato da noi per un’accouna persona fallisce progettualmente
glienza di emergenza, visto che era inpiù volte nel suo territorio di residenza
verno e faceva molto freddo. Poi, passasarà molto più difficile creare un perti circa dieci giorni, per regola non pocorso proprio lì. I senza dimora tendoteva più restare, a meno che non avessino a spostarsi, a cambiare città, e si rimo attivato un progetto che prevedesse
trovano senza diritti». Eppure, secondo
la legge italiana basterebbe dichiarare di
l’intervento del suo comune di residenza, Venezia».
abitare su una panchina al parco per
farsi registrare come residenti... «Ma la
Senza colloquio finisci per strada realtà – chiarisce Fracesco – è ben diSe Carlo fosse andato a colloquio con gli versa e i comuni non accettano facilmente nuovi cittadini problematici. E
operatori dell’Albergo cittadino e con
questo non è il caso solo di Vicenza,
l’assistente sociale si sarebbe avviato un
succede così un po’ dappertutto».
iter che probabilmente avrebbe dato
come risultato la sua accoglienza. Invece ha scelto altrimenti, non si è presenAncora troppi i tempi da riempire
tato e ora si trova a dover dormire in
In mezzo a questo quadro non proprio
strada: per una prassi, per un’insindaconfortante la nostra visita all’Albergo
cabile regola comunale. È sorta spontacittadino ci ha però fatto scoprire qualnea, così, una seconda domanda: ci
cosa di nuovo: anche su Scarp, esattaprendiamo davvero cura dei senza dimente un anno fa, avevamo raccontato
44. scarp150 aprile 2011
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che gli ospiti manifestavano il desiderio
di gestire gli spazi morti, il tempo libero.
Un problema che era stato sollevato più
volte e aveva portato a scrivere una lettera all’assessore Giovanni Giuliari, che
aveva poi richiesto esplicitamente, nel
bando per affidare la nuova gestione
della struttura, progetti di attività e intrattenimento, dimostrando sensibilità
al problema. «Stiamo cominciando a
mettere in piedi una biblioteca – ha raccontato in proposito Pilli –, a creare spazi in cui gli ospiti possano usare il computer, in cui possano essere aiutati a
scrivere un curriculum vitae, a iniziare
un percorso per l’accesso al mondo del
lavoro». Queste iniziative sono assegnate a tre operatrici sociali.
Senza colloquio finisci per strada
Accanto ad alcuni limiti burocratici,
emerge dunque la sincera volontà, da
parte della nuova gestione dell’Albergo,
di aiutare chi è in difficoltà, soprattutto
attraverso nuove iniziative, volte a creare percorsi individuali sia per l’accesso
al lavoro, sia per irrobustire la rete di relazioni degli ospiti. Atteggiamento che
ovviamente incrementa l’autostima e la
dignità delle persone coinvolte. Certo,
c’è da augurarsi che la burocrazia trovi il
coraggio di ammorbidirsi, proprio confrontandosi con questo spirito di umanità. Le regole sono necessarie per il
buon funzionamento di centri e strutture, ma vanno pensate per favorire le
persone e diminuire il disagio, che cambia nel tempo le sue forme. Per questo i
regolamenti comunali andrebbero rivisti più spesso.
.
Il racconto
In psichiatria per la cannabis
Droghe leggere? No, bugiarde
Si dice, forse più per abitudine che per reale conoscenza della
sostanza, che i cannabinoidi siano droghe “leggere”. Bisogna in effetti
vedere con che spirito si affronta la questione: di certo si può solo asserire
che tali droghe non portano alla morte o a gravi malattie fisiche.
Questa è ovviamente una forte discriminante che le differenzia da tutte
le altre droghe. Ma non siamo fatti di solo corpo, e il benessere è un lungo
continuum tra vita e morte. Lo stesso vale per il malessere. Porre
i cannabinoidi nel punto corretto di questo continuum è difficile, perché
bisogna tirare in ballo la psiche, un ambito ben più complesso del corpo.
Restando al campo della psiche, mi sento allora di dire che i cannabinoidi
non sono affatto droghe leggere, anzi sono sostanze che stimolano
il cervello e lo attivano fino a portarlo al parossismo. Giocano sul tono
dell’umore alzandolo per poi abbassarlo di colpo, creano sopore, ma,
per contro, alla lunga portano invece all’insonnia. Soprattutto, promettono
serenità, e invece molto spesso ti danno inquietudine, panico, ansia.
Sono droghe bugiarde, pericolosissime. Si portano via brandelli di memoria
a ogni “fumata”. Possono far esplodere psicosi latenti e catapultare
ventenni in psichiatria. Ho conosciuto Giorgio che, dopo due settimane
di uso di cannabis, si era convinto di avere l’Aids. Mi ha telefonato in preda
al terrore, una vera e propria paranoia. Quella volta ho cercato
di rassicurarlo, ma dopo due giorni ho scoperto che era stato ricoverato
al servizio psichiatrico. Da quel momento Giorgio non è più stato
lo stesso. Anche a Riki è andata male: fumava parecchio, non proprio tutti
i giorni, ma quasi. Dopo qualche mese gli è esploso un disturbo schizoide
a causa del quale era convinto di poter comunicare mentalmente con
Carlos Castaneda. E che dire di Roby, che fumava per non piangere, e dopo
la terza boccata si ritrovava in lacrime su una panchina? O di Dado, che
si sentiva costantemente inseguito dalla polizia? Saranno anche “leggere”,
’ste droghe, ma nella mia esperienza vi posso dire che il rischio intrinseco
è davvero molto pesante. Ti illudono, credi di poter ingigantire la tua vista
interiore, e invece te la opacizzano, te la distorcono. Creano paranoie e fobie
cliniche. La cannabis non uccide? Sì, dico io, uccide qualcosa che a mio
avviso è più importante dei nostri polmoni: uccide la nostra anima.
Chiara Lambrocco
Rifugio notturno
La sede dell’Albergo cittadino
di Vicenza: la struttura
del comune per l’accoglienza
dei senza dimora è oggi
gestita da Cosep,
una cooperativa padovana
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