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Chi è Grendel? - Panini Comics
Una pubblicazione di Panini Comics, divisione editoriale di Panini S.p.A. Redazione e direzione: Panini Comics, viale Emilio Po 380, 41126 Modena. www.paninicomics.it © 2007, 2012 by Matt Wagner. All rights reserved. No portion of this publication may be reproduced or transmitted, in any form or by any means, without the express written permission of Dark Horse Comics, Inc. “Hunter Rose”, “Grendel”, the Grendel logo, and the likenesses of all characters featured herein are trademarks of Matt Wagner. All other names, characters, places, and incidents featured in this publication are either the product of the author’s imagination or are used fictitiously. Any resemblance to actual persons (living or dead), events, institutions, or locales, without satiric intent, is coincidental. Dark Horse Comics® and the Dark Horse logo are trademarks of Dark Horse Comics, Inc., registered in various categories and countries. All rights reserved. Questo eBook presenta Grendel: Behold the Devil #0. Amministratore delegato Aldo H. Sallustro Direttore editoriale Marco M. Lupoi Direttore mercato Italia Simone Airoldi Marketing Alex Bertani (senior marketing manager), Serena Gubbelini, Renato Franchi, Enrico Battilani Publishing manager Italia Sara Mattioli Coordinamento editoriale Marcello Riboni, Nicola Peruzzi Supervisione Antonio Solinas Web Stefano Munarini Redazione Gian Luca Roncaglia (coordinamento), Marco Bazzocchi (cura redazionale), Mariateresa Conte, Sonia Minen, Stefania Simonini, Federica Vacchetti Ufficio estero Annalisa Califano, Beatrice Doti Ufficio grafico Mario Corticelli (art director), Paola Locatelli (responsabile linea grafica), Roberto M. Rubbi, Alessio Trippetta Ufficio produzione Alessandro Nalli (coordinamento), Alessandra Gozzi (responsabile di produzione), Francesca Aiello, Andrea Bisi, Mario Da Rin Zanco, Valentina Esposito, Luca Ficarelli, Paolo Garofalo, Lorenzo Raggioli. Per l’edizione digitale: Supervisione Carlo Del Grande, Grafica e impaginazione Ilaria Ingrosso. ANTEPRIMA258_preview.indd 1 24/01/13 14.43 ANTEPRIMA258_preview.indd 2 24/01/13 14.43 ANTEPRIMA258_preview.indd 3 24/01/13 14.43 ANTEPRIMA258_preview.indd 4 24/01/13 14.43 ANTEPRIMA258_preview.indd 5 24/01/13 14.43 ANTEPRIMA258_preview.indd 6 24/01/13 14.43 CONTINUA IN ™ Vol. 1 – ECCO IL DIAVOLO in fumetteria a Febbraio ANTEPRIMA258_preview.indd 7 24/01/13 14.43 Intervista a MATT WAGNER Fotografia © Greg Preston / sampselpreston.com Matt Brady: Ritorniamo al momento del concepimento di Grendel. È sempre stato Hunter Rose o in origine era un personaggio diverso, più semplice? Matt Wagner: Whoa! Dopo venticinque anni, devo ammettere che la risposta a ogni domanda relativa alle origini e alla creazione di questo personaggio è basata su ricordi parecchio nebulosi. All’epoca ero ancora abbastanza giovane, e quelli erano giorni esaltanti per molti motivi, non ultimo il fatto che il paesaggio culturale stava vivendo molteplici cambiamenti. Proprio come il punk e la scena musicale indipendente, i fumetti stavano entrando in una fase in cui i singoli creatori avrebbero avuto una maggiore importanza. All’improvviso non sembrava più così inevitabile che uno dovesse vendere la propria anima creativa e i diritti sulle proprie idee alle grandi case editrici. Una vera e propria mentalità do-it-yourself stava prendendo piede nel mondo sia della musica sia dei fumetti. Quando ho dato inizio al processo creativo dal quale sarebbe nato Grendel ero ancora al college. Ho già ammesso quanto il romanzo Grendel di John Gardner sia stato per me un’importante fonte di ispirazione: una narrazione della celebre leggenda di Beowulf da un punto di vista più favorevole al mostro. Volevo che il mio primo fumetto professionale fosse incentrato su un antieroe. Direi che un’altra fonte di influenza sono stati i romanzi del ciclo di Elric di Michael Moorcock. A differenza degli eroi del fantasy tradizionale, il personaggio di Elric sembra avere una certa amoralità. Sotto molti punti di vista è malvagio, e tuttavia il lettore si schiera sempre dalla sua parte, anche quando commette azioni difficili da capire o da sostenere. Insomma, sapevo di essere alla ricerca del mio demone oscuro da vestire con abiti più attraenti e di classe. Ricordo che un anno (sarà stato il 1981) ero a casa durante le vacanze di Natale ed ero seduto nel salotto dei miei a lavorare sul design di quella che sarebbe divenuta la caratteristica maschera di Grendel. Come molti, anch’io ho sempre trovato i clown del circo non tanto divertenti o carini quanto piuttosto parecchio inquietanti; per questo ANTEPRIMA258_preview.indd 8 Quello che segue è un estratto dall’intervista definitiva di Matt Brady a Matt Wagner su tutto ciò che riguarda Grendel. Il testo integrale è originariamente apparso sul sito internet http://newsarama.com/. stavo cercando di disegnare una maschera da clown che sembrasse sprezzante e demoniaca, qualcosa che potesse risultare spaventoso per una vittima o un avversario, e che tuttavia avesse un che di beffardo, di sardonico. Molti di questi schizzi iniziali avevano maggiori somiglianze con il trucco classico dei clown, poi poco alla volta ho iniziato a ridurli fino a quando non sono arrivato al design che co‑ nosciamo oggi. Nella versione finale gli elementi clowneschi si erano trasformati in qualcosa di più diabolico. Quei tagli espressivi spesso usati sopra e sotto gli occhi ora sembravano evocare un paio di zanne e di corna, e il tipico naso rotondo ricordava la cavità che si trova negli scheletri al posto del naso. Quindi direi che la maschera, e di conseguenza Grendel stesso, sono arrivati prima. Prima di Hunter [Rose]. Il che, credo, era in qualche modo indicativo di quello che sarebbe arrivato dopo: il fatto che, in fin dei conti, la serie è incentrata sul concetto eterno di Grendel, non sulle sue varie incarnazioni umane. La maschera demoniaca, come appare nel primo numero della nuova serie Grendel: Ecco il Diavolo. Brady: Penso che sia interessante notare come Grendel probabilmente prendesse ispirazione da te allo stesso modo in cui tu la prendevi da lui. Guardando alla saga originale di Hunter Rose, sapere che l’hai creata quando avevi diciotto, vent'anni anni le dà ancora più senso. Se vogliamo, Il Diavolo nelle azioni è come un postadolescente che fa a botte col mondo, non è vero? 24/01/13 14.43 Wagner: Assolutamente! Tutto è riassunto nell’ultima frase della graphic novel, che da un punto di vista narrativo è anche l’ultima riga della biografia di Hunter di Christine Spar: “È il demone della mediocrità della società”. Ora, dimmi tu se quella non è una pura espressione di rabbia giovanile! Pertanto, sì, stavo descrivendo una versione fantastica del modo in cui per molti versi io vedevo il mondo. Sono cresciuto in un ambiente rurale. Ero intelligente e culturalmente vivace in un mondo in cui tali qualità e interessi non venivano particolarmente incoraggiati. Per fortuna, i miei genitori hanno sempre sostenuto la mia creatività, e così sono stato in grado di crescere e farmi strada in un contesto che, altrimenti, avrebbe finito per uccidere tali ambizioni. Inoltre, ero figlio unico, per questo sono sicuro di essermi sentito un po’ “solo contro tutti” durante la mia intera adolescenza. Non che fossi un solitario: ho sempre avuto degli amici, e mi piaceva stare in compagnia. Ma, ammettiamolo: chi, durante i dolorosi anni dell’adolescenza, non ha mai pensato che il resto del mondo non lo capisse? Intorno ai vent’anni mi sembrava che molte delle persone che incontravo fossero degli automi, sconfitti dalla loro stessa esistenza. Sentivo che la vita era piena zeppa di opportunità esaltanti, e non riuscivo a capire perché gli altri non condividessero il mio stesso approccio del tipo “carpe diem, cazzo”. Che poi, non è una mentalità simile a quella dell’adolescenza? “Io lo capisco, perché gli altri no?” Il problema era che non mi rendevo conto di come il mio non fosse un punto di vista esattamente originale. È lo stesso modo in cui moltissimi giovani si sentono, ma immagino fosse anche il motivo per cui ero in grado di comunicarlo così bene – seppure in modo fortemente esagerato – attraverso il personaggio di Hunter Rose. avevano comunque un certo, distorto senso etico, un qualcosa che permetteva ai lettori di simpatizzare con le loro attività criminali. La dicotomia tra scopo e azione mi affascinava sotto parecchi punti di vista. L’ultimo fattore importante è il periodo in cui stavo creando questo personaggio. I primi anni 80 e la fine dell’era della disco avevano creato una specie di senso di pericolo elegante che portò alla popolarità quello che oggi chiamiamo “criminal chic”. L’unità idealistica degli anni 60 era stata spazzata via dagli eccessi e dalle droghe degli anni 70, lasciando nella società un forte senso di isolamento e di disillusione. Non mi stupisce minimamente che Hunter Rose e Hannibal Lecter abbiano fatto il proprio debutto lo stesso anno. Gli anni 80 hanno visto crescere il desiderio culturale di un ritorno a un certo senso di sofisticatezza e di classe blasé, unito però a una forte rabbia. L’atteggiamento prevalente sembrava essere “sono uno studioso e un gentiluomo, ma se cerchi di fottermi in qualche modo ti spazzerò via in men che non si dica”. Quella, almeno, era l’idea. E quello era, senza dubbio, Hunter Rose. Brady: A livello creativo, Hunter e Grendel sono nati come figure separate o fin dall’inizio erano un personaggio solo? Wagner: Come dicevo, la prima cosa che è venuta è stata la maschera, insieme all’idea di un criminale in costume che prendeva ciò che voleva e che creava a colpi di lama una sua perversa forma di “giustizia”. Ma se consideri che Hunter è nato dai miei desideri non realizzati, allora devo dire che sono venuti fuori più o meno contemporaneamente, sovrapponendosi continuamente l’uno all’altro come i rami di un ram- Brady: Tornando ancora indietro con la memoria: perché hai dato a Hunter Rose proprio quelle caratteristiche? Wagner: Il motivo è da ricercarsi nella confluenza di vari fattori. Per prima cosa, era in un certo senso la realizzazione di molti dei miei sogni adolescenziali. Non ero esile, né in alcun modo elegante. Volevo essere uno scrittore, ma ancora non lo ero. In quel periodo ero attratto da donne più scafate e con maggiore esperienza. Avevo anche provato a tirare di scherma, ma non ero granché. Per cui, ovviamente Hunter era il “me” eccezionale che volevo fosse almeno in parte reale, mentre Kevin Matchstick [il protagonista di Mage, l’altra serie “creatorowned” di Wagner] era l’“uomo comune” che io incarnavo più pienamente. Inoltre, l’idea che Hunter fosse l’identità segreta di Grendel era basata su un certo numero di personaggi della cultura popolare di cui avevo sentito parlare ma dei quali non avevo avuto esperienza diretta se non in minima parte. Fantomas era un personaggio pulp francese che incarnava il genio criminale più sofisticato. Spesso era rappresentato con indosso uno smoking e una mascherina nera. Kriminal e Diabolik erano supercriminali dei fumetti italiani: entrambi indossavano costumi aderenti e camminavano lungo la linea sottile che separa il bene e il male. Pur muovendosi senza dubbio al di fuori della legge, ANTEPRIMA258_preview.indd 9 Dal volume The Art of Grendel: un dipinto di Wagner del 1989, realizzato per un progetto rimasto inedito, mette in mostra gli aspetti più eleganti del personaggio nell’incarnazione di Hunter Rose. 24/01/13 14.43 “La nostra tribù viveva in quella regione del Canada che oggi ha il nome di Ontario. Fin da piccolo, sono stato addestrato per diventare uno sciamano. Purtroppo, però, ero anche un po’ un ribelle. La nemesi di Grendel, Argent, è nativo-americano, come si vede in questa pagina tratta dalla prima serie in bianco e nero di Grendel, ristampata nei Grendel Archives. picante. Dopotutto, la spinta a creare un personaggio come Grendel è venuta, al tempo, dal mio stato d’animo, mentre Hunter si aggirava tra i tanti strati del mio subconscio. Tutto sommato, credo sia impossibile dire quale dei due sia nato prima. Le fasi successive dello sviluppo del personaggio, però, sono andate diversamente. A quel punto stavo cercando fortemente di creare delle nuove variazioni sul tema, ma credo che quasi sempre i primi passi di una persona nell’ambito della creazione narrativa nascano da un certo istinto elementare più che da un calcolo a tavolino. Brady: Sempre a proposito di scintille creative: mentre per molti lettori è facile capire sia Grendel sia Hunter, come mai Argent è stato rappresentato come un uomo lupo nativo-americano vecchio di secoli? Dopotutto, con Hunter/Grendel avevi già creato una situazione drammatica per molti versi unica. L’aggiunta di Argent sposta le cose in un territorio assai differente, visto che i suoi elementi sovrannaturali sono impossibili da ignorare. Wagner: Proprio pochi giorni fa qualcuno mi ha fatto la stessa domanda, a proposito del fatto che Grendel mescoli così liberamente i generi che lo hanno influenzato. Immagino che, in un certo senso, sia uno dei miei punti di forza creativi. Sono ANTEPRIMA258_preview.indd 10 una specie di ammazza-generi, non mi sento obbligato a seguire alcuna regola narrativa imposta a priori. Sono soprattutto un narratore, e racconto qualsiasi storia mi senta in obbligo di raccontare. È un discorso che vale anche per Mage: è un po’ fantasy, un po’ mitologia, un po’ fumetto di supereroi, un po’ commedia, un po’ tragedia. È un po’ di tutto questo e al tempo stesso niente di tutto questo. Quando devo raccontare una storia non mi sento né attratto né imbrigliato da alcun tipo di preconcetto narrativo. Se qualcosa mi serve, lo uso. E, ovviamente, quello che volevo ottenere con Argent era un personaggio che controbilanciasse completamente Hunter. Per quanto Hunter è bello, garbato dotato di una piacevolezza un po’ oscura, Argent è fisicamente orribile, mentalmente tormentato e per molti versi semplicemente disprezzabile, pur combattendo lui dalla “nostra” parte. Per quanto riguarda la componente nativo-americana, volevo semplicemente mescolare un po’ le carte in tavola ed evitare di appoggiarmi al mito del licantropo più tipicamente europeo. Rendendo la trasformazione di Argent permanente, sono riuscito a mostrarlo ancora meno attraente rispetto al suo avversario. In fin dei conti, Hunter può togliersi la maschera quando vuole. Nel far sì che la maledizione di Argent fosse la conseguenza di un altro amore finito in tragedia, ho creato un legame tra i due antagonisti che nessuno di loro si aspetta, e di cui soltanto il lettore è effettivamente a conoscenza. Il che rende le loro reciproche confessioni finali sul tetto ancora più ironiche e dolciamare. Brady: Guardando a quello che è diventato Grendel venticinque anni più tardi, è possibile che per qualche ragione forse inconscia tu stessi già piantando nel tuo lavoro i semi del sovrannaturale? In effetti, dopo aver inserito Argent nella storia, Tujiro è più facile da digerire, pur essendo stato creato quattro o cinque anni più tardi. Wagner: Come ti dicevo, ero un buffone che si divertiva a far saltare gli schemi dei generi. Non mi è mai venuto in mente che una storia noir/pulp non potesse avere anche elementi sovrannaturali. Pensavo che avere un lupo mannaro cupo e furtivo che bilanciasse l’eleganza art déco di Grendel fosse dannatamente cool! Insomma, le cose sono andate al contrario. Una volta preso a bordo Argent, l’inclusione di altri elementi sovrannaturali mi sembrava inevitabile. Nel caso di Tujiro, volevo un’altra minaccia mistica che richiamasse in causa il personaggio di Grendel dopo la scomparsa di Hunter. E, ancora una volta, volevo presentare questo vampiro in modo quanto più lontano possibile dai cliché europei e di Hollywood. Certo, all’epoca non avevo idea che in seguito i vampiri sarebbero stati un’influenza così continua e importante per il mondo di Grendel. Non ho problemi ad ammettere che tutto quanto è stato creato in itinere, ed è questa una delle gioie più grandi di continuare a lavorare a Grendel dopo tutti questi anni. Ci sono ancora parecchie sorprese in serbo per me ancor prima che per i lettori. Tanto che nella prossima serie di Grendel, Ecco il diavolo, vedremo entrare in gioco un nuovo e ancora sconosciuto fattore sovrannaturale. 24/01/13 14.43 Brady: Ritorniamo a Hunter per un momento. Dopo Il Diavolo nelle azioni hai esplorato ulteriormente il suo personaggio in Red, White, & Black, in Black, White, & Red e in altre serie. È sempre stato destinato a diventare Grendel? Non ha mai avuto altra scelta in merito a quello che sarebbe stato il suo destino? Wagner: Ah! Be’, senz’altro Hunter direbbe che è diventato Grendel per scelta sua e sua soltanto. Per come la vede lui, le sue azioni sono assolutamente calcolate, totalmente autonome e del tutto uniche. Sotto molti punti di vista, rifiuta l’idea stessa di fato, che a suo modo di vedere non è altro che il rifugio emotivo delle persone ordinarie e dei deboli. Ma, se così fosse, avrebbe davvero fatto la fine che ha fatto? In molti casi sembra che il destino giochi un ruolo terribile e spietato nelle vite dei vari Grendel. E tuttavia, quasi ognuno di loro incarna un personaggio che lotta per sfidare i trabocchetti e le trappole del fato. Credo che l’unica eccezione a tale descrizione sia Brian Li Sung, che è stato trascinato nel ruolo di Grendel quasi contro la propria volontà. Ed è proprio questa Questa pagina di Grendel: il Diavolo nelle azioni, ricolorata da Chris Pitzer per l’edizione del 25° anniversario, rivela evidenti influenze art déco. ANTEPRIMA258_preview.indd 11 sua innocenza spezzata che gli permetterà, almeno per un certo tempo, di sfidare e di sconfiggere l’influenza di Grendel, anche se pagherà questa vittoria con la propria vita. Brady: Per anni hai resistito alla tentazione di ritornare su Hunter, poi però l’hai riportato in auge nelle due miniserie. Come mai? Perché c’erano cose su di lui che i lettori non conoscevano e che La copertina dei Grendel volevi mostrare loro, o perché tu Archives, dipinta da Wagner stesso non sapevi queste cose e le hai scoperte proprio scrivendo queste storie brevi? Wagner: Ho sempre saputo che prima o poi sarei tornato a raccontare qualcuna delle tante storie che hanno dato vita alla sua fulminante carriera come Grendel. È evidente dalla struttura narrativa stessa de Il Diavolo nelle azioni che ci sono un sacco di cose che succedono tra una tavola e l’altra. A dire il vero, se avessi continuato le sue avventure nel modo molto meno sofisticato in cui erano cominciate – la serie originale in bianco e nero, di recente ristampata in USA con titolo di Grendel Archives – avrei raccontato un numero maggiore di queste storie nel corso del mio ciclo iniziale del personaggio. Certo, questo forse avrebbe significato che il personaggio non avrebbe più continuato a esistere dopo la saga di Hunter. Il fatto che in seguito abbia dovuto ripensare e adattare questo tipo di narrazione a una serie di storie di quattro tavole in appendice a Mage mi ha obbligato a passare sopra a molte delle azioni più oscure e pericolose di Grendel. Il Diavolo nelle azioni si concentra soprattutto sui momenti emotivamente più importanti della vita di Hunter, sull’ultima scintilla di umanità che Stacy riesce a tirargli fuori, e sulla sua caduta in conseguenza di essa. In effetti, proprio come Le morte d’Arthur, l’argomento principale de Il Diavolo nelle azioni è la morte di Grendel. Per cui, sì, sapevo che c’era molto che potevo ancora dire a proposito della mia prima creazione. In un certo senso l’ho fatto, come dicevi tu, a beneficio del lettore; in un altro l’ho fatto a beneficio mio. Ho sempre trovato che si tratti di una caratteristica fondamentale per il successo di una storia: che tanto il suo creatore quanto il pubblico traggano divertimento dalla vicenda che viene raccontata. Brady: Inoltre, con le due miniserie incentrate su Hunter era un po’ come se stessi camminando sul filo del rasoio. In precedenza la sua unica storia era quella raccontata in terza persona da Christine Spar quando aveva scritto Il Diavolo nelle azioni, e questo aveva fatto sì che fosse diventato una specie di eroe leggendario tra i fan. Voglio dire: certo, era cattivo, ma non così cattivo se lo si guardava in un’ottica un po’ romantica. In quel momento, invece, sembravi voler mostrare ai lettori che in realtà Hunter era davvero un bastardo, una persona orribile, l’ultimo uomo che avrebbero potuto ammirare. Ti sei mai sentito almeno un poco titubante nell’analizzarlo così da vicino? 24/01/13 14.43 Oh... Guarda un po’, Argent. Il tuo amico informatore... Si è rotto Fine Grendel “riesce a farti stare dalla sua parte anche mentre semina terrore e distruzione intorno a sé.” Da Grendel: Ecco il Diavolo. Wagner: Direi di no. Senz’altro lo vedevo in una prospettiva più matura. Hai detto che era “cattivo, ma non così cattivo”. Perché mai? Andiamo: uccideva per denaro, per ottenere potere e per il puro e semplice brivido della caccia. Più e più volte. Come fa uno così a non essere fottutamente cattivo? Evidentemente, gli elementi esteriori su cui si basa – il fatto che sia cortese, allegro, affascinante, brillante – funzionano sempre. Forse anche troppo. Aggiungi a tutto questo il suo disprezzo per un crimine realmente esecrabile come la pedofilia e avrai un personaggio che incarna alla perfezione l’idea di antieroe, un animale che riesce a farti stare dalla sua parte anche mentre semina terrore e distruzione intorno a sé. Sembra che sia riuscito a raggiungere lo scopo che mi ero preposto all’inizio. E tuttavia, nel momento in cui sono tornato a lavorarci dopo così tanto tempo, mi è sembrato importante sottolineare che i suoi atti criminali altro non erano che questo: pura, fottuta malvagità. Non ho però voluto farlo a discapito di ciò che lo rende un personaggio così attraente. Il lettore prova comunque un brivido di piacere di fronte al comportamento brillante di Grendel e alla sua violenza così perfetta e noncurante. La differenza è che questa volta volevo che i lettori ripensassero al fascino che la violenza esercita su di loro. Una delle mie citazioni preferite di Hunter è in Lo spione del Diavolo, una storia disegnata da Darick Robertson per la miniserie Red, White, & Black. Argent sta terrorizzando e torturando brutalmente un ri- ANTEPRIMA258_preview.indd 12 Dal numero tre di Grendel: Red, White, & Black; disegni di Darick Robertson. luttante informatore della polizia. Proprio quando il poveretto, che a questo punto ha già perso un bel po’ di sangue e anche qualche dito, sembra finalmente pronto a parlare, ecco che – shhkt! – la fiocina di Grendel sbuca fuori dall’oscurità e lo uccide. Mentre riprende l’arma, Grendel deride Argent: “Oh... Guarda un po’, Argent. Il tuo amico informatore... Si è rotto!”. Ora, si tratta di una frase piena di arroganza, senza dubbio crudele, e tuttavia anche incredibilmente divertente. Tutti elementi che contribuiscono a creare un personaggio complesso come Hunter Rose. Immagino che sia per questo che trovo così divertente tornare a scriverlo di tanto in tanto: è un pozzo nero e profondissimo da cui attingere l’acqua dell’ispirazione. Brady: Visto tutto quello che è scaturito dalla prima storia di Grendel, la domanda nasce spontanea: è stato Hunter a creare Grendel o è stato Grendel ad appropriarsi di Hunter? Wagner: Credi davvero che il Diavolo metterebbe a conoscenza dei suoi segreti dei semplici mortali come noi? Lui di certo non te lo dirà, e nemmeno io! ■ Si ringraziano http://newsarama.com e Matt Brady per avere concesso la pubblicazione dell’intervista. 24/01/13 14.44 CASANOVA1001_IT_digits.indd 30 05/07/12 14:50