Taviani vs Monforte. Al Castello di Torre in Pietra i rivali del nuovo
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Taviani vs Monforte. Al Castello di Torre in Pietra i rivali del nuovo
Taviani vs Monforte. Al Castello di Torre in Pietra i rivali del nuovo sceneggiato di Canale 5 In onda da ieri sera la serie TV in 12 puntate Le Tre Rose di Eva. Parte delle scene sono state girate nella cantina del produttore Filippo Antonelli Su Canale 5 a partire da ieri sera va in onda lo sceneggiato di dodici puntante Le Tre Rose di Eva, girato in gran parte nelle cantine di Castello di Torre in Pietra, l’azienda vitivinicola della campagna romana di Filippo Antonelli, già produttore di Sagrantino di Montefalco, e del cugino Lorenzo Majnoni. Prodotta da Mediavivere con la regia di Raffaele Mertes e Vincenzo Verdicchi, la serie Tv racconta una grande saga familiare che ricorda i romanzi ottocenteschi, tra atmosfere e paesaggi italiani. Oltre che al Castello di Torre in Pietra il serial è stato girato nelle campagne toscane e in quelle umbre di Orvieto. La vicenda si svolge in un’immaginaria località della Toscana, tra filari e cantine di due famiglie di viticoltori rivali, i Taviani e i Monforte. “Non è certo la prima volta che il Castello di Torre in Pietra viene scelto come location per riprese cinematografiche e televisive – commenta il produttore Filippo Antonelli -. Però stavolta è stato tutto molto diverso perché il vino, le vigne, la cantina sono state l’ambientazione principale di questa nuova serie Tv. Ci auguriamo che abbia successo”. Il Castello di Torre in Pietra è un’ideale location anche per matrimoni: qui un anno fa ha celebrato le sue nozze l’ex ministro Mara Carfagna. La cantina Castello di Torre in Pietra è parte dell’antica Tenuta di Torre in Pietra, che abbracciava un vasto territorio a cavallo della via Aurelia, l’antica Via Romana, e le colline di Maccarese, a soli 25 km da Roma. Si trova all’interno di un suggestivo borgo medievale, a ridosso della torre da cui prende il nome l’azienda di proprietà di Filippo Antonelli, situata tra la capitale e l’aeroporto di Fiumicino in uno scenario di grande bellezza. La cantina di Castello di Torre in Pietra fu minuziosamente scavata sotto una collina in tufo (formatasi dalle ceneri dell’esplosione del vulcano di Bracciano) e impiegata per la conservazione del vino a partire dal ‘400. Al suo interno nel 1930 furono ritrovati i resti di una zanna di mammuth, la cui forma nel tufo è ancora ben visibile. La storia Il Castello di Torre in Pietra in epoca romana era un insediamento agricolo fortificato. Nel medioevo con la nobile famiglia Aldobrandeschi divenne centro agricolo, poi nel ‘500 fu acquistato da Papa Sisto V Peretti per la sorella e trasformato in riserva di caccia. Nel ‘700 con il passaggio alla famiglia Falconieri venne ingrandito conservando l’antica e suggestiva torre medievale, ancora ben visibile. Intorno al 1930 la tenuta diventa di proprietà di Luigi Albertini, famoso direttore del Corriere della Sera e nonno di Filippo Antonelli, l’attuale proprietario di Castello di Torre in Pietra. Fu Luigi Albertini ad avviare una grande opera di bonifica della tenuta, ad ampliare e ammodernare i vigneti e a importare, tra i primi in Italia, la razza frisona per l’allevamento di vacche. La tenuta di 2.500 ettari era infatti specializzata nella produzione di latte con il noto marchio Torre in Pietra, ma la parte collinare riservata a vigneto. I Vigneti Oggi l’azienda di Filippo Antonelli (che produce vino anche a Montefalco, in Umbria) può contare su 186 ettari, dei quali ben 50 coltivati a vigneto con le varietà merlot, chardonnay, syrah e il vitigno autoctono laziale cesanese, 5 a oliveto e 120 ettari a seminativi. Dalla vendemmia 2011 l’azienda è certificata biologica. I Vini Tra i bianchi troviamo il Tarquinia Bianco Doc, ottenuto da un uvaggio di trebbiano, malvasia puntinata e vermentino, di colore giallo paglierino con riflessi verdolini brillanti. Il secondo bianco è lo Chardonnay Igt Lazio Bianco, ottenuto in purezza con criomacerazione sulle bucce per 12 ore, fermentazione con lieviti selezionati a una temperatura di 20 gradi e permanenza prolungata sui lieviti per 30 giorni. E il Vermentino Igt Lazio Bianco, da uve vermentino in purezza, ottenuto con analogo metodo di vinificazione. Il quarto bianco è il Macchia Sacra, una Igt Lazio ottenuta da uve fiano e malvasia puntinata, con vinificazione sulle bucce per 12 ore a freddo e lunga permanenza sui lieviti dopo la fermentazione. E’ affinato in vasche di cemento e per sei mesi in bottiglia. Completa la gamma dei bianchi lo spumante Brut di Castello di Torre in Pietra, ottenuto da chardonnay in purezza, vinificato in acciaio con rifermentazione in autoclave con metodo charmat lungo e affinato in bottiglia per 6 mesi. Tra i rossi il Tarquinia Rosso Doc è ottenuto da un uvaggio di montepulciano, sangiovese, cesanese e merlot, con una fermentazione sulle bucce per 12 giorni a una temperatura di 28 gradi. Affinato in serbatoi inox, rimane in bottiglia almeno 3 mesi. Il Terre di Breccia, Lazio Rosso Igt, è ottenuto da montepulciano, sangiovese e cesanese, con fermentazione sulle bucce per 20 giorni a una temperatura di 30 gradi e fermentazione malo lattica in carati di legno. L’affinamento avviene in carati di rovere francese da 225 litri per 9 mesi, poi in bottiglia per altri 9. Inoltre il Merlot in purezza e il Syrah in purezza, sempre con la Igt Lazio.