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Ministoria del giallo

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Ministoria del giallo
Ministoria del giallo
Il giallo nasce quasi in contemporanea al romanzo “classico”. Il suo sviluppo
procede parallelo e cammina nelle fogne delle città borghesi, nelle nubi di smog da
combustione di carbone, tra gli slums sovrappopolati e gli ex-contadini espropriati col
posto in fabbrica assicurato dai sei anni in poi. È il volto corrotto della storia, il suo ritratto
sta nei "misteri"1 d’appendice: descrivono i bassifondi, sordidi ma affascinanti, riscuotono
un largo successo da quello che noi definiremmo il “pubblico di lettori”, la fascia di
popolazione benestante, istruita e maschile (ma anche le donne leggono, di giorno
feuilleton edificanti, di sera libelli piccanti… questa è un’altra storia).
Qualche passo in avanti e assistiamo al trionfo del romanzo. La seconda rivoluzione
industriale ha cambiato per sempre il volto occidentale e leggere romanzi non è più
un'attività anticulturale, riprovevole e immorale: il borghese ha vinto su tutti i fronti, con i
suoi "gusti", la sua individualità e l'abitudine alla lettura intima e silenziosa. Vince anche il
giallo "romanzo borghese" per eccellenza2 dove convivono il fascino morboso della
devianza criminale e il rassicurante trionfo della giustizia.
Dai misteri delle suburre emergono le figure luminose e rassicuranti dei detective
vittoriani, educati e razionalisti, non importa se dotati di lente di ingrandimento o paletto di
frassino. Potremmo considerare il giallo come uno dei primi "generi" letterari a emergere,
superato, forse, solo dal romanzo di avventura, che vanta antenati "picareschi"3, e ha
grande presa sul borghese affascinato dall'esotismo come dalla violenza.
Altra acqua sotto i ponti. I tristi operai che vivevano tra ladruncoli cockney e donne
“perdute” si sono organizzati in sindacati e hanno dato linfa al movimento socialista
capeggiato da figure intellettuali di statura quasi evangelica4. Parallelamente alle battaglie
sindacali ci sono quelle sociali, l’istruzione pubblica, il suffragio universale: le grandi
Internazionali socialiste contribuiscono alla nascita del concetto di “massa” tanto quanto la
Prima Guerra Mondiale, che la identifica con il suo sterminio indifferenziato. Da “massa” a
“pubblico”, il passo è breve: il “pubblico” ama i re europei della deduzione e premia anche i
detective sbrigativi dei primi hard-boiled d’oltreoceano e i commissari esistenzialisti del
noir europeo.
C’è un editore italiano giovane e rampante che muove i primi passi stampando
opuscoli e dispense per l’esercito e consolida l’attività con monumentali biografie del
Duce. Inaugura una collana dai volumi di colore giallo canarino, che sono un trionfo e,
oltre al successo nazionale, danno al genere anche il suo nuovo nome.
La Seconda Guerra Mondiale finisce portandosi via una scia di stabilimenti e
tipografie distrutte, oltre ai milioni di morti. È “ricostruzione”: si avverte la voglia di rinascita
nelle proposte letterarie nuove, impegnate, d’avanguardia. Dominano i grandi scrittori che
sono anche traduttori, editor, intellettuali, ma è già visibile la parabola discendente degli
“editori protagonisti”. (Era iniziata negli anni ’20, quando l’editoria si era appoggiata a
capitali bancari per continuare a vivere. Gli editori intellettuali e artigiani5 si misero in casa
chi batteva cassa, e furono spinti a cercare un guadagno sempre più sicuro e immediato.
Questa parabola ha la sua triste conclusione negli anni ’80 con i grandi crack finanziari
quando il capitale degli editori diventa extra-editoriale, e la stampa di libri si affianca ad
attività collaterali: giornali e riviste c’erano già, banche e televisioni sono lì dietro l’angolo.
Sono imprese che prima tirano avanti la baracca, poi la fagocitano, dentro ville dalle
fondamenta argillose.)
Anche il giallo ha alterne vicende: considerato dalla critica un genere “di consumo”,
parte della cosiddetta “paraletteratura”, è trascurato nonostante sia protagonista di
capolavori di denuncia e di pasticciacci sperimentali che fanno la storia della letteratura.
Vittima anch’esso della dicotomia novecentesca tra letteratura “alta” e “bassa”, il giallo è
bistrattato dagli intellettuali, divorato dai lettori. Quando l’intellettuale è un lettore di gialli, le
cose si complicano: è meglio non dirlo in giro!
Ma tutto si trasforma: grazie a recenti contributi critici6 la distinzione “alto-basso” è
superata. Niente si distrugge: il giallo prospera più venduto che mai, in mille sfumature che
fanno la fortuna di editori e scrittori.
Cambia il colore, aumenta la cattiveria: è il noir, la vicenda criminale dal punto di
vista dei cattivi, che non finisce sempre in trionfo (è da vedersi anche di chi). Il
contrappunto è il poliziesco, che vive di procedure e distintivi, mentre il thriller è tutto
inseguimenti e colpi di scena. Arrivano i serial killer: i romanzi dominati dalle loro turbe
psichiche sono sempre più sanguinolenti, sempre più raccapriccianti, per borghesi redivivi
assetati di morbosità come non mai.
All’estremo opposto, gli “avvocateschi”: i crimini vengono schiaffati nelle aule di
tribunale dove la giustizia proietta la sua ombra lunga, forse meno avvincente del suo
braccio nerboruto. Ultimi in ordine di tempo, i cosiddetti medical thriller, dove la scienza
torna a essere onnipotente come quando si sperava portasse all’eterna giovinezza:
l’investigatore aristotelico non può nulla contro una goccia di moccio passata al
microscopio. I gialli storici mischiano sangue e ambrosia, personaggi reali a detectives
ante litteram per soddisfare i palati più fini, o forse chi cerca ancora l’esotismo messo in
fuga dai satelliti che frugano ogni lembo di pianeta.
Da noi, il giallo segna grandi successi di vendita grazie alle penne di scrittori locali o
vernacolari, che si fanno le ossa sulla cronaca, o seguono le grandi svolte sociali
attraverso i delitti. La fiction si mischia alla realtà, lo scrittore fa il giornalista (o il contrario)
e il giallo ha una “rivalutazione”: le vendite non cambiano, sempre buone, ma la fetta di
lettori “alti” non si vergogna più di farsi vedere con un giallo in mano. Un bel progresso,
forse meno epocale di quanto sembri a prima vista. Rivalutato o disprezzato, il giallo è da
sempre premiato dai lettori di ogni formazione, e scelto dagli scrittori per gli scopi più
diversi.
La popolazione aumenta, i lettori con essa. Non siamo più braccianti urbanizzati o
commendatori latifondisti, ma la società che si sviluppa con noi continua a stridere sotto i
suoi contrasti e i delitti che ne risultano ci affascinano come sempre, forse perché
sappiamo che è bene non commetterne. Ma che l’eroe sia un freak psicopatico, uno sbirro
equivoco, un bolso mafioso o una sensitiva rampante, siamo sempre pronti a seguirlo, per
scoprire dove vorremmo arrivare.
Giulia Abbate
Studio83
Bibliografia:
Vittorio Spinazzola, “L’immaginazione divertente”, Rizzoli, 1995
Vittorio Spinazzola, “Letteratura e popolo borghese”, Unicopli, 2000
Vittorio Spinazzola, “La modernità letteraria”, Net, 2005
Alberto Cadioli, Giuliano Vigini, “Storia dell’editoria italiana dall’Unità ad oggi”, Editrice
Bibliografica, 2004
Carlo Oliva, “Storia sociale del giallo”, Todaro, 2003
Nicola Tranfaglia, Vittoria Albertina, “Storia degli Editori italiani. Dall’Unità alla fine degli
anni Sessanta”, Laterza, 2007
Carlo Ferretti, “Storia dell’editoria letteraria in Italia. 1945-2003”, Einaudi, 2004
Note :
1
Il primo è considerato “I misteri di Parigi” di Eugène Sue, pubblicato come appendice nel 1842-43. Ebbe un successo
di pubblico straordinario, innumerevoli imitazioni e critiche durissime da Marx e Engel che ne parlarono nel loro
“Manifesto”. La mollezza consolatoria dei personaggi di fiction ritardava e stornava la rabbia operaia: la battaglia
sempiterna tra evasione e impegno.
2
Lo conferma Vittorio Spinazzola in “L’immaginazione divertente”, nel saggio dedicato alla letteratura gialla.
3
Il più famoso dei quali è “Tom Jones” di Henry Fielding, uscito nel 1749.
4
Come Eugene Victor Debs, sindacalista americano celebrato da Kurt Vonnegut nel romanzo “Hocus Pocus” del 1990.
5
O “editori protagonisti”, come li definisce Ferretti nella sua “Storia dell’editoria letteraria in Italia. 1945-2003”
6
Gli studi sulla ricezione di Cadioli e Spinazzola, ad esempio.
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