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ANOTHER EARTH LA FUGA DI MARTHA SCIALLA! TUTTI I
Luglio-Agosto 2012 118 ROMANZO DI UNA STRAGE Anno XVIII (nuova serie) - Poste Italiane S.p.A. Spedizione in Abbonamento postale 70% - DCB - Roma di Marco Tullio Giordana ANOTHER EARTH di Mike Cahill SCIALLA! di Francesco Bruni LA FUGA DI MARTHA di Sean Durkin TUTTI I NOSTRI DESIDERI di Philippe Lioret $! $ ! $"$"$ SOMMARIO n. 118 Anno XVIII (nuova serie) n. 118 luglio-agosto 2012 Bimestrale di cultura cinematografica Edito dal Centro Studi Cinematografici 00165 ROMA - Via Gregorio VII, 6 tel. (06) 63.82.605 Sito Internet: www.cscinema.org E-mail: [email protected] Aut. Tribunale di Roma n. 271/93 Abbonamento annuale: euro 26,00 (estero $50) Versamenti sul c.c.p. n. 26862003 intestato a Centro Studi Cinematografici Spedizione in abb. post. (comma 20, lettera C, Legge 23 dicembre 96, N. 662 Filiale di Roma) Si collabora solo dietro invito della redazione Direttore Responsabile: Flavio Vergerio Direttore Editoriale: Baldo Vallero Cast e credit a cura di: Simone Emiliani Segreteria: Cesare Frioni Redazione: Marco Lombardi Alessandro Paesano Carlo Tagliabue Giancarlo Zappoli Hanno collaborato a questo numero: Veronica Barteri Elena Bartoni Luca Caruso Marianna Dell’Aquila Simone Emiliani Jacopo Lo Jucco Fabrizio Moresco Francesca Piano Valerio Sammarco Tiziana Vox Stampa: Tipostampa s.r.l. Via dei Tipografi, n. 6 Sangiustino (PG) Nella seguente filmografia vengono considerati tutti i film usciti a Roma e Milano, ad eccezione delle riedizioni. Le date tra parentesi si riferiscono alle “prime” nelle città considerate. Altra faccia del diavolo (L’) ................................................................. 43 Anonymous ........................................................................................ 7 Another Earth .................................................................................... 11 Avengers (The) .................................................................................. 34 Benvenuti a bordo .............................................................................. 10 Che bella giornata .............................................................................. 17 Dark Shadows ................................................................................... 28 Donna che canta (La) matico / dibattiti .............................................. 20 Double (The) ...................................................................................... 4 Fuga di Martha (La) ............................................................................ 40 Fughe e approdi ................................................................................. 48 Giorno in più (Il) ................................................................................. 12 Good As You – Tutti i colori dell’amore ................................................ 3 Guerra è dichiarata (La) .................................................................... 32 Là Bas – Educazione criminale ......................................................... 47 Love & Secrets .................................................................................. 15 Mangia, prega, ama ........................................................................... 5 Molto forte, incredibilmente vicino ..................................................... 6 Nauta ................................................................................................. 44 Niente da dichiarare? ........................................................................ 21 Paese delle spose infelici (Il) ............................................................. 17 Pecora nera (La) ................................................................................ 31 Pescatore di sogni (Il) ........................................................................ 29 Poliziotto da Happy Hour (Un) – The Guard ...................................... 36 Quando la notte ................................................................................. 45 Quella sera dorata ............................................................................. 30 Roman Polanski: A Film Memoir ....................................................... 46 Romanzo di una strage ..................................................................... 2 Scialla! ............................................................................................... 14 SeaFood – Un pesce fuor d’acqua .................................................... 39 Séraphine .......................................................................................... 27 Sister ................................................................................................. 38 Street Dance 2 ................................................................................... 19 Super ................................................................................................. 33 Take Me Home Tonight ...................................................................... 35 Ti stimo fratello .................................................................................. 41 Tutti i nostri desideri ........................................................................... 8 Una spia non basta ............................................................................ 37 Viaggio nell’isola misteriosa .............................................................. 42 Indice dell’annata 2011 ................................................................... 23 Film Tutti i film della stagione ROMANZO DI UNA STRAGE Italia, Francia 2011 Regia: Marco Tullio Giordana Produzione: Riccardo Tozzi, Marco Chimenz, Giovanni Stabilini per Cattleya in collaborazione con Rai Cinema, Babe Films Prima: (Roma 30-3-2012; Milano 30-3-2012) Soggetto e Sceneggiatura: Marco Tullio Giordana, Sandro Petraglia, Stefano Rulli Direttore della fotografia: Roberto Forza Montaggio: Francesca Calvelli Musiche: Franco Piersanti Scenografia: Giancarlo Basili Costumi: Francesca Sartori Effetti: Stefano Marinoni, Paola Trisoglio, Visualogie Interpreti: Pierfrancesco Favino (Giuseppe Pinelli),Valerio Mastandrea (Luigi Calabresi), Michela Cescon (Licia Pinelli), Laura Chiatti (Gemma Calabresi), Fabrizio Gifuni (Aldo Moro), Luigi Lo Cascio (Giudice Ugo Paolillo), Giorgio Colangeli (Federico Umberto D’Amato), Omero Antonutti (Presidente Giuseppe Saragat), Thomas Trabacchi (Marco Nozza), Giorgio Tirabassi (Il Professore), Fausto Russo Alesi (Guido Giannettini), Denis Fasolo (Giovanni Ventura), Giorgio Marchesi (Franco Freda), Andreapietro Anselmi (Guido Lorenzon), Sergio Solli (Questore Marcello Guida), Antonio Pennarella (Brigadiere Vito Panessa), Stefano Scandaletti (Pietro Valpreda), Giacinto Ferro (Antonino Allegra), Giulia Lazzarini (Madre di Pinelli), Benedetta Buccellato (Camilla Cederna), Alessio Vitale (Pasquale 968/69. Italia. Il Servizio Segreto Militare (SID) e l’Ufficio Affari Riservati del Ministero dell’Interno hanno costruito una rete di informatori e infiltrati per cercare di controllare tutte le forme di estremismo (da destra e da sinistra) e di tutti i fermenti di rivolta, a cominciare da quelli delle contestazioni studentesche. Nel novembre del 1969, a Milano, du- 1 Valitutti), Bruno Torrisi (Colonnello Carabinieri Pio Alferano), Francesco Salvi (Cornelio Rolandi), Diego Ribon (Giudice Giancarlo Stiz), Marco Zannoni (Junio Valerio Borghese), Fabrizio Parenti (Giangiacomo Feltrinelli), Gianni Musy (Confessore di Moro), Gianmaria Martini (Enrico Rovelli), Giovanni Visentin (Maggiore Genio), Corrado Invernizzi (Giudice Pietro Calogero), Paolo Bonanni (Tenente Carabinieri Savino Lograno), Claudio Casadio (Brigadiere PS Carlo Mainardi), Giovanni Federico (Brigadiere PS Pietro Muccilli), Angelo Raffaele Pisani (Vicebrigadiere PS Giuseppe Caracuta), Bob Marchese (Giudice Carlo Biotti), Davide Paganini (Agente Salvatore Ippolito), Maurizio Tabani (Ingegnere Teonestro Cerri), Edoardo Natoli (Mario Merlino), Francesco Sciacca (Nino Sottosanti), Marcello Prayer (Stefano Delle Chiaie), Giovanni Anzaldo (Giovane Anarchico), Angelo Costabile (Carabiniere), Lorenzo Gioielli (Giudice Procura di Roma),Vittorio Ciorcalo (Aldo Palumbo) Gianluigi Fogacci (Corrado Stajano), Irmo Bogino (Giampaolo Pansa), Alessandro Bressanello (On. Mariano Rumor), Roberto Sbaratto (Maresciallo Alvise Munari), Riccardo Maranzana (Avv. Lorenzon), Riccardo Von Hoenning Cicogna (Guelfo), Miro Landoni (On. Luigi Gui), Lollo Franco (On. Franco Restivo), Giovanni Capalbo (Gen. Guido Vedovato), Edoardo Rossi (Ruggero Pan), Luca Zingaretti (Medico Tribunale) Durata: 129’ Metri: 3540 rante una manifestazione viene ucciso l’agente Antonio Annarumma, 22 anni. Le indagini della Questura si indirizzano subito verso la pista anarchica e il giovane commissario Luigi Calabresi, romano di nascita, conosce bene il mondo della sinistra extraparlamentare milanese e tiene buoni rapporti con gli esponenti più responsabili. Tra questi c’è Giuseppe Pinelli, del circolo anarchico Ponte della Ghisolfa. Il 2 commissario cerca di ottenere il maggior numero di informazioni pur sapendo che questi rifiuta ogni forma di violenza. Il 12 dicembre, alle ore 16.37, alla Banca Nazionale dell’Agricoltura a Milano, una bomba uccide 14 persone (poi diventate 17) e ne ferisce 88. L’opinione pubblica è scossa da questo evento e a questo punto, da parte della Questura, inizia una caccia all’uomo. Vengono fermati una quarantina di anarchici e pochi fascisti e poi viene arrestato Pietro Valpreda, il cui comportamento l’ha messo spesso in contrasto con Pinelli. I sospetti ricadono su di lui, anche perché riconosciuto dal tassista Cornelio Rolandi. Il giorno dopo, celebrati i funerali al Duomo, in Questura la notte sono rimasti due anarchici: Giuseppe Pinelli e Pasquale Valitutti. Gli altri sono stati rilasciati. Calabresi cerca di avere il maggior numero di informazioni da Pinelli, tira in ballo l’editore di sinistra Giangiacomo Feltrinelli forse il vero manovratore di tutto. Pinelli, ormai lì da 3 giorni, insonne e digiuno, si rifiuta di collaborare. Improvvisamente, precipita dalla finestra dell’ufficio di Calabresi. Il commissario, in quel momento, non si trovava nella sua stanza e, quando rientra, non riesce a ottenere dalle persone che erano presenti (il tenente dei carabinieri Lograno e i sottoufficiali Panessa, Mainardi, Muccilli e Caracuta) una spiegazione. La prima versione è che Film si sia suicidato e Calabresi la sostiene con la stampa. I giornalisti però non sono affatto convinti e rintracciano nel commissario un evidente disagio. L’opinione pubblica si spacca e la moglie di Pinelli, Licia Rognini, cerca la verità. Intanto al Quirinale si incontrano il Presidente Saragat e il Ministero degli Esteri Aldo Moro che, in base alle informazioni in suo possesso, vede come responsabili della strage i gruppi neonazisti veneti. A Treviso Guido Lorenzon, insegnante di scuola media e consigliere comunale democristiano, va dal procuratore Pietro Calogero a cui comunica che l’amico d’infanzia Giovanni Ventura, editore che stampa libri e pamphlet di estrema destra, gli ha confessato di aver partecipato a qualcosa di grosso. Calogero convince così Lorenzon a munirsi di un registratore per raccogliere altre confidenze. Nel frattempo Calabresi querela “Lotta Continua” che l’aveva accusato di aver defenestrato Pinelli. Il Commissario sembra il vero imputato della sua morte. A Roma l’indagine di Calogero è stata insabbiata, ma il giudice istruttore di Treviso Giancarlo Stiz si rimette a lavoro e scopre che le registrazioni di Lorenzon sono state trascritte con evidenti omissioni. Tra queste, le conversazioni tra Freda, Ventura e altri neonazisti veneti. Stiz, malgrado gli ostacoli, riesce comunque a incriminare Freda e Ventura per la strage di Piazza Fontana e rinvia gli atti ai giudici milanesi. Calabresi intanto indaga su un traffico d’armi che rivela contatti tra estremisti veneti e oscure forze organizzate per contrastare, in caso di guerra, un’eventuale occupazione sovietica. Visto il rapporto che c’è tra eversione e Stato, ci può essere inclusa pure la strage di Piazza Fontana. Un maggiore del Genio militare gli consiglia di lasciar perdere l’indagine e di farsi trasferire lontano. Il 14 marzo 1972, alla periferia di Segrate, viene trovato il corpo dilaniato di Giangiacomo Feltrinelli. Il 17 maggio dello stesso anno, Calabresi viene assassinato sotto casa da un commando di due persone. ’è un doppio strato dentro Romanzo di una strage, proprio a cominciare dagli attori. Da una parte una minuziosa ricostruzione a più di 40 anni dalla strage di Piazza Fontana del 12 dicembre del 1969, con un cast di prim’ordine in cui spiccano soprattutto gli ottimi Valerio Mastandrea nei panni di Calabresi e Pierfrancesco Favino in quelli di Pinelli, mentre per quanto riguarda i caratteristi viene lasciata in un’ombra che rasenta l’assenza Laura Chiatti nel ruolo della moglie del commissario oppure appare forzata la figura di Fabrizio Gifuni in quella di Aldo Moro. Le luci e le oscurità proprie del cinema di Marco C Tutti i film della stagione Tullio Giordana che riattraversa parte di una Storia d’Italia (dal 1969 al 1972) in un tempo limitato e non come il ricattatorio romanzo di una vita di La meglio gioventù, scritto con Stefano Rulli e Sandro Petraglia che segnano il cinema civile italiano in modo consistente, almeno da Mery per sempre. Non vuole quasi rischiare per non tradire Romanzo di una strage. Ma resta spesso imprigionato nelle sue didascalie, nei salti geografici da un luogo all’altro per far vedere cosa c’è dietro le strategie della tensione, con una ricerca giornalistico-progressista che utilizza anche frammenti documentari nelle immagini in tv. Non c’è l’indignazione di Diaz. Il cinema di Giordana ci si trova distante proprio a livello di concezione politica prima che come sguardo cinematografico. Ma, nel suo essere sospeso tra Storia e dimensione privata, come era avvenuto con il terrorismo in La caduta degli angeli ribelli o con la vita di Peppino Impastato in I cento passi, si avverte che oltre a una narrazione comunque robusta, manca lo slancio definitivo. Romanzo di una strage ha infatti i momenti più riusciti quando si orienta verso una ricostruzione/ riproduzione degli eventi. E da questo punto di vista, la tensione costruita negli attimi, nei minuti precedenti l’esplosione alla Banca Nazionale dell’Agricoltura di Milano, risulta efficace proprio perchè essenziale, strettamente funzionale nel rapporto tra tempo reale e tempo cinematografico. Lo spettatore sa già quello che è avvenuto. Però quei frammenti prima di quel tragico evento mostrano come, a volte, un certo tipo di cinema possa distanziarsi dalla Storia proprio nel raccontarla. Soltanto che questa è solo uno dei pochi lampi di un’opera che non solo sembra volersi rifugiare poi subito nei documenti d’archivio e nella struttura di un film d’inchiesta, tipo Pasolini. Un delitto italiano, senza però riuscire a creare il ritmo di un thriller incalzante malgrado i frequenti stacchi di montaggio. E ciò si può vedere anche nell’alternanza bianco e nero/colore. Quello di Romanzo di una strage è l’esempio di un cinema che non vuole soltanto mostrare per documentare e interpretare, ma vuole soprattutto spiegare. Ecco perché la molteplicità delle risposte, delle tesi che si rincorrono, alla fine prevalgono sulle domande. E, in certi casi, per uscire comunque da quel persistente grigiore caratterizzante della fotografia di Roberto Forza, Giordana cerca altre strade come quella del grottesco evidente non solo nella figura di Aldo Moro nel dialogo con Saragat, ma anche all’incarnazione dei poteri di Stato dopo la morte di Pinelli. Quel soffocamento nel/del luogo fino al ‘salto nel vuoto’ dell’uomo viene però presto vanificato attraverso anche un album di ritratti deforma(n)ti che sembrano quasi ritornare da Todo modo di Elio Petri come materializzazione di un Potere occulto, segno di un cinema che vuole prendere troppe strade, alcune delle quali anche senza ritorno. Poi, come nel finale di La meglio gioventù, ritornano i fantasmi dall’aldilà, come segno di ri/conciliazione. Se lì c’era quello di Matteo Carati (Alessio Boni) che in qualche modo benediva l’attrazione tra il fratello Nicola (Luigi Lo Cascio) e Mirella (Maya Sansa), qui invece c’è quello di Pinelli che nel finale sorride a Calabresi. Scelta di per sé discutibile sia visivamente sia da un punto di vista ideologico. Come il tentativo di uscire per firmare in modo più autorevole un’opera che rende al meglio proprio invece nella sua ricostruzione più oggettiva. Simone Emiliani GOOD AS YOU – TUTTI I COLORI DELL’AMORE Italia 2011 Regia: Mariano Lamberti Produzione: Davide Tovi, Diego Longobardi, Sauro Falchi, Anna Falchi, Carlo Piergiovanni per A Movie Productions, Master Five Cinematografica Distribuzione: Iris Film Prima: (Roma 6-4-2012; Milano 6-4-2012) Soggetto: Mariano Lamberti Sceneggiatura: Mariano Lamberti, Riccardo Pechini Direttore della fotografia: Daniele Poli Montaggio: Linda Taylor Musiche: Michele Braga Scenografia: Massimiliano Nocente Costumi: Alessandro Lai Interpreti: Enrico Silvestrin (Claudio), Daniela Virgilio (Silvia), Lucia Mascino (Francesca), Lorenzo Balducci (Adelchi), Elisa Di Eusanio (Mara), Diego Longobardi (Marco), Micol Azzurro (Marina), Luca Dorigo (Nico) Durata: 90’ Metri: 2470 3 Film la notte di capodanno e a Roma, a casa dell’architetto Adelchi, si riunisce un gruppo di otto amici (quattro uomini e quattro donne, tutti gay) per festeggiare l’arrivo del nuovo anno. L’architetto vive con una sorella a carico, Silvia. Sono giovani, belli e dall’appartamento si evince anche che sono benestanti. Con loro amici di vecchia e nuova data. Il primo ad arrivare è Claudio. Anch’egli gay e amore virtuale di Adelchi. Claudio è frequentatore di alcune chat e non sa di aver conversato virtualmente per molto tempo proprio con sua sorella, Francesca, che vuole accasarlo. Alla festa partecipa anche Francesca che si presenta accompagnata dalla sua fidanzata Marina e da un’amica, Mara. Alla festa di Adelchi, Mara incontra una sua vecchia conoscenza, Silvia, un suo antico amore dei tempi del liceo. Infine c’è Marco, un esuberante e nevrotico organizzatore di eventi. Marco è tremendamente geloso del suo accompagnatore Nico, un play arrivista e molto narcisista. Complici l’alcool e un improvviso black out nel momento del brindisi, ma anche una atmosfera malinconica da fine dell’anno, la nottata è l’occasione giusta per gli amici non solo per ritrovarsi tutti insieme ad attendere È Tutti i film della stagione il nuovo anno, ma soprattutto per riaccendere gelosie e passioni, per far svelare segreti e confessioni inaspettate creando, in questo modo, dei nuovi equilibri. All’arrivo dell’alba, infatti, quattro nuove e insolite coppie sono formate. Mesi dopo, durante una festa in maschera, prende il via un catastrofico e determinante scambio di persone che segnerà non solo la rottura di tutte e quattro le coppie, ma anche dell’amicizia tra gli otto ragazzi. Alla fine resta solo, forse, un modo per salvare i rapporti e gli equilibri tra gli amici. Ma tutto sarà affidato al destino. ood as You è la prima commedia gay italiana. Firmata da Mariano Lamberti e liberamente ispirata al testo teatrale di Roberto Biondi; l’opera non è sicuramente circoscrivibile al solo mondo dell’omosessualità. Le questioni esistenziali e sentimentali affrontate dai protagonisti del film sono sicuramente universali e non possono essere letti, neanche attraverso la pellicola di Lamberti, come chiusi e confinati nel mondo gay. Eppure il film è di una leggerezza disarmante. Ci sono tutti gli ingredienti del genere comico, come G le risate e il divertimento. Eppure non riesce in nessun momento a farsi graffiante e incidente. Utilizza troppo, purtroppo, l’accento romanesco e molti luoghi comuni sull’essere gay. Non manca la lezione di un certo modo di fare cinema. Si avverte, ad esempio, la lezione di Ozptek per quanto riguarda la coralità del racconto, ma certamente manca la stessa caratterizzazione dei personaggi e la loro stessa profondità emotiva. Il film è dichiaratamente un tentativo di raccontare il mondo omosessuale attraverso gli occhi dei gay, provando soprattutto a farlo allontanandosi dai soliti clichés. Eppure tutto questo non riesce. Se il soggetto, forse forte dell’origine teatrale, potrebbe risultare anche funzionante, tutto il resto invece risulta come una miscellanea di elementi di scarsa qualità. Non piace l’aspetto recitativo, come non piace quello registico. Peccato anche per la sceneggiatura che risulta troppo piena di momenti inutili e vuoti. Good as You è un’altra occasione sprecata. Il film è costato 500 mila euro ed è stato in parte prodotto dal Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli. Marianna Dell’Aquila THE DOUBLE (The Double) Stati Uniti, 2011 Regia: Michael Brandt Produzione: Patrick Aiello, Ashok Amritraj, Andrew Deane, Derek Haas per Hyde Park Entertainment, Imagenation Abu Dhabi Fz, Brandt/Haas Productions, Agent Two, Industry Entertainment Distribuzione: Eagle Pictures Prima: (Roma 9-3-2012; Milano 9-3-2012) Soggetto e Sceneggiatura: Michael Brandt, Derek Haas Direttore della fotografia: Jeffrey L. Kimball Montaggio: Steve Mirkovich Musiche: John Debney Scenografia: Giles Masters aul Shepherdson è un agente della CIA a riposo, improvvisamente richiamato in servizio dal suo capo perchè un senatore (molto probabilmente corrotto, come indicherebbero i suoi contatti poco chiari con il mondo degli affari russo) è stato assassinato in modo particolarmente crudele. Le modalità dell’uccisione ricordano il sistema usato da un killer internazionale, Cassio, che aveva colpito un po’ dappertutto con particolare ferocia e a cui Shepherdson aveva dato la caccia per tanti anni inutilmente. Dato per morto Cassio, P Costumi: Aggie Guerand Rodgers Effetti: Tyrell Fx & Rentals, Illusion Industries Interpreti: Richard Gere (Paul Shepherdson), Topher Grace (Ben Geary), Tamer Hassan (Boz), Stana Katic (Amber), Stephen Moyer (Brutus), Martin Sheen (Tom Highland), Odette Yustman (Natalie), Chris Marquette (Oliver), Jeffrey Pierce (Agente Weaver), Nicole Forester (Molly),Yuriy Sardarov (Leo), Ed Kelly (Senatore Dennis Darden), Larry Gilliard Jr. (Agente Burton), Mike Kraft (Roger Bell, direttore FBI), Randy Flagler (Martin Miller) Durata: 98’ Metri: 2700 le ricerche erano finite ma l’omicidio del senatore fa riaffiorare una serie di dubbi. All’attempato investigatore è affiancato il giovane Geary, brillante e secchione che ha dedicato a Cassio gli studi di criminologia e la sua tesi di laurea e quindi meglio di ogni altro può fornire delle ipotesi adatte alla risoluzione dell’enigma. Che presto prende due strade ben precise: nella prima Geary, mettendo insieme una serie di tracce e di elementi fotografici si convince che Cassio sia proprio Shepherdson e così effettivamente è; nella seconda Shepherdson utilizza una spia russa vi4 sta in un filmato della CIA, di cui voleva vendicarsi perchè anni prima gli aveva ucciso la famiglia, per addossargli l’identità di Cassio. Al culmine dell’inseguimento finale a tre, Shepherdson rivela a Gary di avere capito che lui è una spia russa dormiente in attività da un anno proprio per assassinarlo ma cade sotto i colpi del russo, ucciso poi dallo stesso Gary; questo sostiene, poi, con i suoi di avere eliminato Cassio per sempre, salvando così la figura di Shepherdson. Invece di tornare in Russia, Gary pren- Film de la strada di casa verso la sua amatissima famiglia. embra un film in cui gli autori abbiano voluto utilizzare tutte insieme le soluzioni e gli aspetti a disposizione dei cineasti che si vogliano cimentare nel thriller: nessuno dei protagonisti, nemmeno i collaterali, sono quello che dichiarano di essere; un vecchio detective senza ideali è richiamato sul campo e messo in coppia con un giovane rampante che vuole fare bella figura, con in più la caricatura posticcia del po- S Tutti i film della stagione liziotto “buono” e di quello “cattivo”; la rivelazione dell’autentica identità del protagonista, di solito piazzata alla fine, qui è servita quasi all’inizio del film; lo svuotamento della tensione che segue il colpo di scena precipitoso è rattoppato alla fine dalla rivelazione dell’identità dell’altro protagonista; le due svolte, la prima arrivata troppo presto, la seconda troppo tardi, non siamo i primi né i soli a dirlo ma non possiamo fare altro che ripeterlo, trasformano i due doppi in un quadruplo senza nerbo. Così, nonostante questa trovata il film si appesantisce pre- sto e non si rialza più mentre la molteplicità delle uccisioni, compiute sempre con lo stesso metodo cioè il taglio della gola inflitto con il cavo d’acciao estraibile dall’orologio, a lungo andare diventa ripetitivo e privo di interesse. Naturalmente Richard Gere è sempre lui, affascinante e accattivante, incisivo e di grande stile e lo si guarda con piacere avere abbandonato, almeno per ora, il ruolo di tombeur de femme per quello di un assassino. Il resto è routine. Fabrizio Moresco MANGIA PREGA AMA (Eat Pray Love) Stati Uniti, 2010 Regia: Ryan Murphy Produzione: Brad Pitt e Dede Gardner per Plan B Entertainment, Columbia Pictures, Red Om Films Distribuzione: Sony Pictures Releasing Prima: (Roma17-9-2010; Milano 17-9-2010) Soggetto: dal romanzo di Elizabeth Gilbert Sceneggiatura: Ryan Murphy, Jennifer Salt Direttore della fotografia: Robert Richardson Montaggio: Brad Buecker Musiche: Dario Marianelli Scenografia: Bill Groom iz è una scrittrice americana di successo, vive a New York, nel centro del (bel) mondo, è circondata da amici attenti e affettuosi e ha un marito che la ama. Perché dunque si sveglia nel cuore della notte, sentendosi soffocare? La sensazione claustrofobica di angoscia e inadeguatezza la porta a rovesciare completamente la propria vita, scompaginare il matrimonio, piantare in asso il lavoro e partire. Viaggiare, dice alla sua migliore amica, è ciò che ha sempre amato fare, ciò che ha sempre sognato: non una casa, un marito e dei figli, ma scoprire posti lontani, vivere avventure e vedere nuovi luoghi. Assecondando questa vocazione, forse, riuscirà a ritrovare se stessa. La prima meta di Liz è l’Italia. Roma, innanzitutto. Nel trambusto di un bar del centro capitolino incontra Sophie, una giovane svedese trasferitasi anche lei da poco a Roma. Le due diventano amiche e Sophie le presenta il suo fidanzato italiano, un vero cicerone per le due straniere. Liz e Sophie visiteranno con la sua guida i monumenti dell’antica Roma, ma anche Napoli e la campagna toscana. Il ragazzo le introduce, infatti, in una piccola comitiva di amici, che per Liz costituisce una sorta di famiglia putativa. Ciò che caratterizza il sog- L Costumi: Michael Dennison Interpreti: Julia Roberts (Elizabeth Gilbert), James Franco (David), Javier Bardem (Felipe), Hadi Subiyanto (Ketut Liyer), Billy Crudup (Steven), Richard Jenkins (Richard), Viola Davis (Delia), A. Jay Radcliff (Andre), Mike O’Malley (Andy Shiraz), Arlene Tur (Armenia), Ashlie Atkinson (Ragazza della libreria), Christine Hakim (Wayan), Luca Argentero (Giovanni), Elena Arvigo (Maria), Andrea Di Stefano (Giulio), Lidia Biondi (Ruffina), Remo Remotti (Anziano tifoso di calcio) Durata: 140’ Metri: 3850 giorno di Liz in Italia, comunque, è il cibo; alle specialità gastronomiche, infatti, la protagonista dedica la sua attenzione maggiore, tanto da andare a Napoli per assaggiare la vera pizza, e da spingere Sophie a non lasciarsi condizionare dalla paura di ingrassare: godersi il cibo senza sensi di colpa significa volersi bene. Terminata la parentesi nel Bel paese, che si chiude non a caso con un americanissimo pranzo del Ringraziamento organizzato in una casa nella campagna toscana, Liz parte per l’India, alla volta del centro spirituale di una guru di cui aveva sentito parlare a New York. Qui incontra Richard, texano dai commenti caustici e irritanti, e una dolce ragazza indiana, che sarà costretta a sposarsi contro voglia. Le prove di disciplina, silenzio e meditazione che la protagonista incontra nel centro, insieme a una decisiva ramanzina che le fa Richard, insegnano a Liz a non pretendere troppo da se stessa, e a perdonarsi finalmente per il dolore provocato al marito, che non voleva divorziare da lei. Compiuto questo ulteriore passo verso l’equilibrio interiore, Liz volge i suoi passi a Bali, isola dove un anno prima aveva incontrato l’anziano santone Ketut, il quale le aveva predetto che sarebbe tornata nel5 l’isola per rimanerci. Adottata, quasi, dal vecchio saggio, Liz trova a Bali una sua dimensione, fatta di preghiera e meditazione. Unico neo la discriminazione cui le donne sole sono sottoposte: tutti vogliono trovarle un compagno. Anche la “farmacista” del paese, divorziata e madre, che si lamenta di aver perso tutto con il divorzio. Liz riesce ad aiutarla, sostenendola economicamente e permettendole di comprare una casa. Sull’isola, Liz incontra Felipe, brasiliano affascinante e misterioso, anch’egli con un divorzio (subìto) alle spalle. I due, se pur cautamente, si innamorano. Liz, inizialmente terrorizzata dall’idea di perdere il proprio equilibrio, deve poi arrendersi al monito del vecchio Ketut: restare in equilibrio significa accettare che ogni tanto l’equilibrio si perda. T ratto dal libro di Elizabeth Gilbert, Eat, Pray, Love: One Woman’s Search for Everything Across Italy, India and Indonesia, il film si articola in tre capitoli, che corrispondono ai tre imperativi del titolo (Mangia, prega, ama) e ai tre luoghi attraverso cui si snoda il viaggio della protagonista (Italia, India, Bali). La storia, che vuol essere una sorta di percorso alla ricerca del proprio io, ha un Film andamento contraddittorio: a volte, infatti, Liz assume le caratteristiche dell’“angelo viaggiatore“, la cui presenza risolve i problemi altrui, altre volte, invece, veste i panni dell’eroina che affronta prove di difficoltà crescente. Ingenuo il meccanismo di rispecchiamento per cui Liz incontra in ogni posto qualcuno che ha espressamente i suoi stessi problemi: Sophie che non riesce a Tutti i film della stagione mangiare senza sensi di colpa, Richard che non sa perdonarsi il male fatto alla sua famiglia, Felipe che ha paura di fidarsi e amare ancora. Eccessivamente patinata la fotografia, che restituisce i luoghi del film esattamente come da stereotipo: la Roma decadente del dolce far niente, l’India congestionata dal traffico e affollata di coloratissimi sari, Bali esotica e verdeggiante. Se il tema centrale della pellicola, quindi, è la sempre attuale domanda sulla felicità, la risposta (peraltro facilmente indovinabile sin dall’inizio) arriva per lo spettatore alla fine di un viaggio scontato e troppo lungo, senza che davvero abbia potuto immedesimarsi nella protagonista e vivere catarticamente le sue fatiche. Tiziana Vox MOLTO FORTE, INCREDIBILMENTE VICINO (Extremely Loud and Incredibly Close) Stati Uniti, 2011 Regia: Stephen Daldry Produzione: Paramount Pictures, Scott Rudin Productions, Warner Bros. Pictures Prima: (Roma 23-5-2012; Milano 23-5-2012) Soggetto: dal romanzo di Jonathan Safran Foer Sceneggiatura: Eric Roth Direttore della fotografia: Chris Menges Montaggio: Claire Simpson Musiche: Alexandre Desplat Scenografia: K.K. Barrett Costumi: Ann Roth Effetti: Steven Kirshoff, John Bair, Kevin Scott Mack, Method Studios Interpreti: Tom Hanks (Thomas Schell Jr.), Sandra Bullock (Linda Schell), Thomas Horn (Oskar Schell), Max von Sydow (Thomas Schell Sr.),Viola Davis (Abby Black), John Goodman ew York, Settembre 2011. Tom, Linda e Oskar Schell, padre, madre e bambino di nove anni compongono una famiglia molto unita e dai forti sentimenti; soprattutto il legame tra padre e figlio è molto particolare, fatto di giochi, gare, complicità, amore. L’11 del mese Tom muore nel disastro delle due torri senza riuscire a contattare il bambino pur chiamando casa e lasciando numerosi messaggi alla segreteria telefonica. Linda e Oskar sono sconvolti dal dolore e, dopo avere seppellito al funerale una bara vuota, tentano di ritornare a vivere. Oskar rovista tra le cose del padre e trova una bustina gialla con scritto “Black”, evidentemente un cognome, contenente una chiave. I Black a new York sono qualche centinaia; Oskar non si perde d’animo; con l’aiuto delle pagine dell’elenco del telefono e delle mappe dei quartieri della città decide di andare a contattare tutti per scoprire il mistero ed entrare in possesso di qualcosa, materiale o no, appartenente a suo padre. Ad aiutare il ragazzino nella ricerca si N (Stan il portiere), Jeffrey Wright (William Black), Zoe Caldwell (Nonna di Oskar), Hazelle Goodman (Hazelle Black), Adrian Martinez (Hector Black), Carmen M. Herlihy (Denise Black), Jenson Smith (Aurelia Black), Ryka Dottavio (Maris Black), Diane Cheng (Fong Black), Gregory Korostishevsky (Boris Black),Marco Verna (E.S. Black), Brandon Jeffers (Hamlet), Martin E. Brens (Dick Black), Gustavo Brens (Richard Black), Brooke Bloom (Astrid Black), Rene Ojeda (Ramos Black), Madison Arnold (Alan Black), Kit Flanagan (Cassidy Black), Ray Iannicelli (Baz Black), Miguel Jarquin-Moreland (B.G. Black), Benjamin McCracken (Benjamin Black), Malachi Weir (Malachi Black), John Joseph Gallagher (Harlan Black), Stephanie Kurtzuba (Elaine Black), Catherine Curtain (LeighAnne Black), Lola Pashalinski (Mona Black) Durata: 129’ Metri: 3540 unisce anche un vecchio signore che non parla, ospite della nonna che abita di fronte e che potrebbe essere addirittura il nonno di Oskar che va e viene periodicamente dall’appartamento per una vita strana, tutta sua, oppressa da ricordi lontani. Dopo tante persone incontrate Oskar incontra quella giusta, William Black, che, nel mettere all’incanto qualche tempo prima tutto il mobilio appartenuto alla sua famiglia, aveva venduto un vaso colorato a Thomas Schell, senza sapere che vi fosse dentro una chiave. Purtroppo il disastro delle torri gemelle aveva impedito la riconsegna della chiave, ora, finalmente, attuata. Apparentemente il ragazzino si trova con un pugno di mosche in mano: non è però così perchè intanto la mamma gli rivela che nel corso del suo girovagare non l’aveva mai abbandonato, precedendolo e seguendolo nella sua ricerca e questo costituisce per lui una grande conferma d’amore; contemporaneamente tutto questo lungo percorso l’ha fatto avvicinare sempre più all’intimità con il padre, tanto da fargli superare alcuni tabù come la paura dell’altalena su cui può ora salire tran- 6 quillamente per iniziare una vita da adulto o quasi. a base è potente e con tutte le credenziali in regola: Stephen Daldry, il regista, ha avuto tre nomination all’Oscar prima di questo film; il romanzo omonimo di Jonathan Safran Foer, da cui è tratto il lavoro, ha delle bellissime pagine, proprie di una storia compatta, sontuosamente raccontata; lo sceneggiatore è Eric Roth, una grande firma americana che ha scritto per Rosenberg, Zemeckis, Redford, De Niro e varie altre stelle del firmamento hollywooddiano; gli interpreti, Tom Hanks, Sandra Bullock e Max Von Sydow sono tre grossi calibri del cinema, anzi lo svedese rappresenta già da tempo il monumento di se stesso e dell’arte recitativa nel passaggio dalle nebbie bergmaniane alle luci d’oltre oceano. Hanks però è presente nei primi dieci minuti, la Bullock negli ultimi; Von Sydow porta alle estreme conseguenze la forza espressiva del suo volto arato dalla vita e dal mestiere per comporre un personaggio che non parla, certamente affascinante, ma niente di singolare considerando L Film quanto poco questo attore abbia sempre parlato sullo schermo. La conclusione è che il film è completamente nelle mani del piccolo Oskar (Thomas Horn) concentrato nel metabolizzare la perdita del padre e recalcitrante a servirsi della stessa per affrontare la sua obbligata crescita generazionale. Purtroppo, il piccolo personaggio ha già sulle spalle (prima della tragedia) uno zaino pesante di tabù, paure, incapacità e ossessioni (così questa bellissima famiglia piena d’amore qualche macchia nera doveva pur averla!) che subisce un’abnorme dilatazione dopo l’attentato in cui il padre perde la vita. Ne consegue che il percorso che Oskar compie è una carrellata ossessiva, ostinata e speciosa fino alla caratterialità, opprimente, compulsiva e, soprattutto, guaio grosso per un film, noiosa. Non ci si commuove di fronte a questo film, come sarebbe stato facile aspettarsi, non batte il cuore di fronte all’affastellarsi delle tensioni e delle inquietudini che si alternano come un vortice nella riscostruzione da parte del piccolo protagonista di un percorso misterioso, in fin dei conti pri- Tutti i film della stagione vo di mistero. In questo avanzare progressivo e costante si attua la definitiva perdita di contatto tra lo spettatore e questa fatica improba che Oskar compie tentando di ritrovare il padre, i propri sentimenti e soprattutto se stesso. Scarsi incassi in America, neanche un premio alle manifestazioni in cui il film è stato presentato, scarso il favore del pubblico. Fabrizio Moresco ANONYMOUS (Anonymous) Germania 2011 Regia: Roland Emmerich Produzione: Roland Emmerich, Larry J. Franco, Robert Leger, Christoph Fisser, Kirstin Winkler, Charlie Woebcken per Studio Babelsberg Motion Pictures Distribuzione: Warner Bros. Pictures Prima: (Roma 18-11-2011; Milano 18-11-2011) Soggetto e Sceneggiatura: John Orloff Direttore della fotografia: Anna Foerster Montaggio: Peter R. Adam Musiche: Thomas Wanker Scenografia: Sebastian T. Krawinkel Costumi: Lisy Christl Interpreti: Jamie Campbell Bower (Giovane Oxford), Rhys Ifans n un teatro di Broadway un attore rievoca il mito di Shakespeare, il più prolifico autore di tutti i tempi in lingua inglese, e l’unico di cui non sia rimasto alcun testo scritto... Nell’Inghilterra di Elisabetta I ha origine il mito: in un’epoca in cui i teatri pieni del bankside diventano cassa di risonanza per la satira politica (tanto da giustificare l’intervento delle guardie a censurare le opere giudicate “sediziose”) e terreno di competizione tra autori, ecco affacciarsi Ben Jonson (in cerca di ispirazione e successo), Kit Marlowe (invidioso dei successi altrui e pronto a I (Edward de Vere), David Thewlis (William Cecil), Joely Richardson (Principessa Elizabeth Tudor),Vanessa Redgrave (Regina Elizabetta I), Xavier Samuel (Henry Wriothesley), Rafe Spall (William Shakespeare), Edward Hogg (Robert Cecil), Vicky Krieps (Bessie), Mark Rylance (Gloucester), Tony Way (Thomas Nashe), Sebastian Armesto (Ben Jonson), Julian Bleach (Sir Richard Pole), Amy Kwolek (Giovane Anne de Vere), Paula Schramm (Bridget de Vere), John Keogh (Philip Henslowe), Robert Emms (Thomas Dekker), Alex Hassell (Spencer), Sebastian Reid (Essex), Trystan Gravelle (Christopher Marlow), Anna Altmann (Lady Cecil), Antje Thiele (Lady de Vere) Durata: 130’ Metri: 3600 denunciare le opere dei rivali), il conte di Oxford, appassionato di teatro e autore anonimo di drammi e commedie, e ancora – tra il pubblico – il conte di Essex, che aspira a succedere alla regina, insieme al suo fido amico e compagno, il giovane conte di Southampton. Decisamente contrari al teatro, invece, i Cecil, consiglieri di sua Maestà e tutori dell’ordine nel regno. Se il conte di Essex è pronto a succedere a Elisabetta ricorrendo alle armi (mentre i Cecil propendono per l’ascesa di Giacomo, figlio di Maria di Scozia, della dinastia Stuart), il conte di Oxford pen7 sa che la successione al trono possa essere influenzata dai sudditi di sua maestà, a loro volta appositamente “influenzati” dai suoi lavori teatrali. Il conte assolda quindi Jonson per mettere in scena dei suoi testi, anonimi, che conquistano il pubblico (suscitando l’invidia di Kit Marlowe) e prendono in giro i Cecil in favore di Essex. In realtà sarà un giovane attore dallo scarso talento ad attribuirsi, visti gli applausi, la paternità delle opere del conte di Oxford (che ne compra la discrezione con un lauto compenso). Così nasce il successo e la leggenda di Film Shakespeare, la cui vera identità sarebbe quella del conte di Oxford, anima bella sottratta alle lettere e all’amato teatro dagli obblighi di corte e dalla severa educazione di William Cecil (cui è affidato da bambino) e, in passato amante della regina in persona. La stessa Elisabeth, infatti, non disdegnava da giovane il teatro e, in particolare, quello scritto dal conte di Oxford (con cui ha avuto una relazione). William Cecil, preoccupato dal favore con cui la regina guarda al conte di Essex (ostile alla sua famiglia) e dalla possibilità che questi possa diventare re, convince Elisabeth a inviarlo in Irlanda per sedare la rivolta dei cattolici. Cecil spera che il conte muoia in battaglia, ma il diversivo non funziona. Così, una volta rientrato a Londra, il conte di Essex decide di conquistarsi il trono. Nell’impresa, sarà affiancato dal conte di Southampton e consigliato da quello di Oxford, che lo convince a servirsi di un suo dramma (il Riccardo III) per incitare il popolo a seguirlo verso il palazzo reale indicandolo come futuro re d’Inghilterra. Il piano pare funzionare: la folla degli spettatori, infatti, si rovescia in strada e va verso il palazzo gridando contro i Cecil e per Essex, ma la denuncia del dramma in pre- Tutti i film della stagione parazione che ha fatto Jonson (frustrato dai propri fallimenti) fa fallire il piano e finire prigionieri per tradimento di conti di Essex e Southampton. Entrambi sono condannati a morte e solo l’intervento del conte di Oxford presso Elisabeth salva il secondo: era il bambino nato dalla loro relazione. on Anonymous Roland Emmerich lascia il filone catastrofico (da Independence Day a 2012) e si prova nel film in costume. L’argomento è accattivante: chi era Shakespeare davvero? Molto è stato scritto e molto indagato sul tema della vera identità dell’autore di tanti capolavori del teatro e della letteratura britannica. La tesi presentata dal film è quella che dietro il nome di “Shakespeare” si celasse un nobile della dinastia Tudor, anonimo autore di drammi, poemetti e commedie, e che – soprattutto – la sua produzione teatrale avesse carattere politico prima ancora che estetico-letterario. La battuta chiave del film, infatti, è: “tutta l’arte è politica, altrimenti sarebbe solo decorazione”. E come dar torto a Emmerich su questo? Il fatto è che il regista usa il personaggio di Shakespeare come espediente per parlare di altro, forse causando così C qualche delusione o irritazione in chi si aspetta una vicenda che abbia al centro di tutto il bardo (o la sua opera). Perché Anonymous, invece, si serve del teatro per portare letteralmente alla ribalta gli intrighi di corte. Ci si trova quindi di fronte a un serrato alternarsi di piani narrativi e temporali in cui lo spettatore deve scegliere se seguire attentamente l’intrecciarsi dei complessi rapporti tra i personaggi o rischiare di perdersi (e di perdere le battute salienti di Shakespeare). L’atmosfera dell’epoca elisabettiana, resa con dovizia di particolari grazie alla tecnologia cara al regista, il pallore dei volti contrapposto al bagliore delle armature che richiama i ritratti cortigiani di di Velazquez, la cupezza dei colori e delle congiure incrociate rispondono efficacemente alla costruzione di un film in cui ogni personaggio gioca più parti, e le mosse della politica funzionano da perfetti coups de théâtre. Certo, l’intreccio incestuoso di relazioni a corte può risultare per qualcuno eccessivo, ma è tutto sommato accettabile e coerente con le scelte estetiche (ed etiche) del regista. Tiziana Vox TUTTI I NOSTRI DESIDERI (Toutes nos envies) Francia 2011 Regia: Philippe Lioret Produzione: Fin Août Productions Distribuzione: Parthénos Prima: (Roma 11-5-2012; Milano 11-5-2012) Soggetto: dal romanzo “Vite che non sono la mia” di Emmanuel Carrère Sceneggiatura: Philippe Lioret, Emmanuel Courcol Direttore della fotografia: Gilles Henry Montaggio: Andrea Sedlácková Musiche: Flemming Nordkrog Scenografia: Yves Brover-Rabinovici laire è un giovane magistrato del Tribunale di Lione. Vive in una piccola provincia del sud della Francia, ha due figli, una casa confortevole e un marito, Christophe, che forse non la capisce fino in fondo, ma la ama e le dà serenità. Durante un’udienza, Claire ritrova come imputata davanti a sé una donna, Cèline, già incontrata alla scuola materna frequentata dai suoi figli. Tra l’altro si C Costumi: Anne Dunsford-Varenne Interpreti: Vincent Lindon (Stéphane), Marie Gillain (Claire), Amandine Dewasmes (Céline), Yannick Renier (Christophe), Pascale Arbillot (Marthe), Isabelle Renauld (Dott. Hadji), Laure Duthilleul (Madre di Claire), Emmanuel Courcol (Dott. Stroesser), Anna-Bella Dreyfus (Mona), Thomas Boinet (Arthur), Lena Crespo (Léa), Oriane Solomon (Zoé), Eric Naggar (L’avvocato Amado), Jean-Pol Brissart (Presidente Duret), Nathalie Besançon (Sophie, la cancelliera), Clémentine Baert (Camille, la cancelliera) Durata: 120’ Metri: 3300 era offerta di aiutarla, constatandone il disagio economico, quando si era trattato di versare la piccola quota in denaro per la gita scolastica. La donna, abbandonata dal marito, era stata portata in tribunale dall’istituto di credito, poiché non riusciva più a pagare le rate dei prestiti fatti. Claire prende sempre più a cuore il caso, anche perché le ricorda la situazione di sua madre, assillata dai debiti fin da quando il 8 padre le aveva abbandonate. Nel frattempo, il risultato di alcune analisi le diagnostica un tumore cerebrale. Sconvolta decide non solo di non sottoporsi alla cura, ma di tener nascosta al marito la malattia, temendo che non riesca a sopportare lo choc. Claire chiede allora la collaborazione di Stéphane, un collega determinato e più anziano, giudice esperto e disincantato, ma sensibile al problema nella sua battaglia Film contro le derive del credito al consumo. Insieme ingaggiano una battaglia legale contro i giganti bancari e assicurativi, destinata ad avere enorme risonanza e a creare un precedente. Intanto tra lei e Stéphane nasce qualcosa: il desiderio di cambiare le cose e un legame profondo, ma soprattutto l’urgenza di vivere sino in fondo ogni istante, prima che sia troppo tardi. I due infatti non riescono a identificare la natura dei loro sentimenti, ma, attraverso un rapporto che si sviluppa con naturalezza, costruiscono un’unione basata sulla comprensione, la condivisione e l’affetto reciproco. Stéphane per caso in una circostanza drammatica viene a sapere la situazione in cui si trova Claire ed è lui che, quando la donna viene ricoverata per un attacco epilettico, la costringe a chiamare il marito per dirgli finalmente la verità. Ormai la malattia avanza inesorabilmente e Claire viene ricoverata d’urgenza. Ma la donna, sempre più vicina a Cèline e alle sue bambine, aveva già deciso di accoglierli nella sua casa, per spirito solidale, e soprattutto per preparare un futuro certo alla sua famiglia. Christophe a sua volta non sa nulla del rapporto che si è venuto a creare tra la moglie e Stéphane, né si sforza di indagare. Nel frattempo, Stéphane si dedica anima e corpo alla causa e la presenta al Corte Suprema di Strasburgo cercando di ottenere un assenso prima della fine di Claire: l’uomo anticipa infatti a una Claire morente quello che ambedue sperano. La risposta arriverà dopo qualche giorno: hanno vinto la causa, i debiti di Céline sono stati cancellati. Ora sulla sfondo si è formata una nuova famiglia. utti i miei desideri è l’ultimo delicato film di Philippe Lioret, premiato con numerosi riconoscimenti. Ispirata al romanzo di Emmanuel Carrère Vite che non sono la mia, di cui il regista francese conserva lo spirito, cambiando ed inventando nuovi personaggi; la pellicola è una complessa storia di impegno civile e insieme di affetti privati, che dà valore all’esistenza attraverso le sue relazioni umanamente possibili. La malattia e la fine imminente sono solo uno degli elementi di un grande affresco sulla vita. Nemmeno la morte, sembra dirci il regista francese, può sconfiggere del tutto l’anelito verso la bontà. Il film racconta, senza enfasi, il profondo desiderio di cambiare la direzione distorta delle cose, attraverso la comprensione e l’umiltà di chi T Tutti i film della stagione si avvicina all’altro con una bontà d’animo e una perseveranza che quasi non si trovano più. Dietro lo scambio di due anime di tipo quasi spirituale, c’è infatti tutta l’urgenza di un cambiamento, di una manovra urgente e percettibile. “Tutti i nostri desideri” sono quelli che avremmo voluto realizzare ma che, per una serie di circostanze, non hanno visto la luce. Sono quei profondi desideri che ci spingono a trasmettere del bene. Una tragica vittoria, come può essere l’ottenere un successo giuridico, mentre si viene condannati da una malattia a pochi mesi di sopravvivenza. Due tipi di lotta che vengono messi uno di fronte all’altro. La forza di una donna che si prende carico del suo male e decide di lasciarne fuori il marito e i figli, benedicendo invece la donna che prenderà il suo posto. Una persona che sostiene il peso di una doppia battaglia, una legale e una contro il cancro, affrontando con lucidità la scelta tra una cura invasiva, che in ogni caso ritarderebbe non di molto la morte e il semplice ricorso alla morfina. Al suo fianco un “alter ego”, quel padre che non ha avuto, che la protegge (con le leggi e non) e la fa sentire al sicuro. La loro frequentazione nasce dalla stima e permette una confidenza esclusiva, al limite tra un affetto quasi parentale e un rapporto d’amore. Nessuno dei due dichiara tale ambivalenza (l’unico contatto è quando si tengono stretti per mano, continuando comunque a darsi del lei), ma, in un gioco di specchi, è il disagio dei rispettivi compagni a evidenziarla. La dinamica che si sviluppa tra loro esclude, per comune scelta, la sessualità, includendo però un’intimità “altra”, ugualmen- 9 te forte, se non di più. Il marito di Claire, Christophe, una brava persona, seppure limitato, rimane escluso da tale complicità, anzi si mostra insofferente e geloso del rapporto, così come la moglie di Stéphane, che pur di non soffrire preferisce prendere le distanze dal marito. Il film valorizza non solo la dignità del malato, ma anche della persona in difficoltà economiche. La realtà dei prestiti concessi spesso con l’inganno da istituti di credito senza scrupoli, è una pratica frequente non solo in Francia, purtroppo. Le irregolarità dei contratti di prestito finanziario, i quali utilizzano pubblicità ingannevoli ai danni di gente in difficoltà, sposta dunque la vertenza nei confronti degli abusi sul terreno della “concorrenza sleale”, nei confronti di soggetti deboli e incapaci di difendersi. Quella che Claire prova per Céline è “pietas” nel senso più nobile del termine: vuole aiutarla senza umiliarla. Perché la donna ha la dignità di tanti poveri che affrontano l’ingiustizia della società, senza piegarsi a mendicare. La pellicola, ben orchestrata e confezionata, funziona soprattutto grazie alla bravura di due attori intensi come Marie Gillain e Vincent Lindon, che interpretano con grande umanità due personaggi che avrebbero potuto facilmente trasformarsi in stereotipati paladini della giustizia. Ne consegue un film esclusivo e commovente perché, sembra volerci continuare a ricordare Lioret, la società progredisce non grazie ai supereroi, ma a uomini e donne capaci di desiderare fortemente insieme, guardando nella stessa direzione. Veronica Barteri Film Tutti i film della stagione BENVENUTI A BORDO (Bienvenue à bord) Francia 2011 Regia: Eric Lavaine Produzione: Same Player, Appaloosa Films, M6 Films con la partecipazione di M6, Canal+, Cinécinéma, W9 Distribuzione: Eagle Pictures Prima: (Roma 15-6-2012; Milano 15-6-2012) Soggetto e Sceneggiatura: Eric Lavaine, Héctor Cabello Reyes Direttore della fotografia: Stéphane Le Parc Montaggio: Vincent Zuffranieri Musiche: Jean-Michel Bernard Scenografia: Sandrine Jarron Costumi: Nadia Chmilevsky I sabelle è responsabile delle risorse umane nella affermata compagnia di crociere Costa. Da anni è l’amante del suo capo, che è sposato, ma continua a illuderla con regali preziosi e promesse vane. In vista della crociera inaugurale della nave ammiraglia della compagnia, in cui sarebbe dovuti andare insieme, l’uomo senza scrupoli la lascia su due piedi e la licenzia. Isabelle, basita, decide di vendicarsi, assumendo come animatore Remy, un quarantenne disoccupato esuberante e pasticcione. Non ha mai avuto esperienze nel campo, tanto che arrivato nel palazzo galleggiante si comporta come se fosse un ospite della crociera. Isabelle si presenta come passeggera e si trova faccia a faccia con il suo capo e la moglie. In poco tempo, Remy, con i suoi comportamenti buffi e fuori luogo si rivela come il peggior incubo dell’amministratore, ma anche di Richard, direttore della crociera. Tuttavia non può licenziarlo perché Isabelle minaccia di dire la verità alla moglie. In verità la donna è invaghita di Richard e cerca in ogni modo di attirare la sua attenzione. Remy in fondo è una persona buona e generosa e fa presto a farsi conoscere e amare dagli ospiti di bordo, anche dal capitano della nave, un’affascinante donna napoletana, che però ha già conquistato il cuore di Richard. La donna segretamente ha fatto imbarcare suo figlio, un bimbo che, traumatizzato dalla morte del padre per un incidente non parla più. Non potendo mandare via Remy, l’amministratore per limitare i danni affida lui diversi ruoli, fino a quando lo punisce in maniera esemplare, assegnandolo al miniclub. L’uomo dapprima è spaventato dalla vivacità dei Effetti: Julien Poncet de La Grave, Mikael Tanguy Interpreti: Valérie Lemercier (Isabelle), Franck Dubosc (Rémy Pasquier), Gérard Darmon (Richard Morena), Luisa Ranieri (Margarita Cavallieri), Lionnel Astier (Jérôme Berthelot), Elisa Servier (Caroline Berthelot), Philippe Lellouche (William), Jean-Michel Lahmi (Pignolo), Guilaine Londez (Pignola), Shirley Bousquet (Moglie del giocatore al casinò), Elisabeth Margoni (Gabriella), Reem Kherici (Donna del Russo), François Vincentelli (Giocatore al casinò), Héctor Cabello Reyes (Fabien), Caroline Tillette (Sonia) Durata: 102’ Metri: 2800 bambini, poi matura il progetto di realizzare con loro uno spettacolo: la messa in scena della favola del brutto anatroccolo. Richard geloso della complicità tra Remy e il comandante, fa credere alla donna che l’animatore abbia un’altra donna. Intanto l’amministratore delegato per disfarsi della moglie fa in modo di sorprenderla con l’animatore della palestra, ma contrariamente alle sue aspettative è la moglie, che detiene la maggioranza delle azioni, a farlo fuori. Per una serie di equivoci Remy viene allontanato e fa per andarsene, ma poi il figlio del capitano, lo stesso Richard e Isabelle lo convincono a risalire e a portare in scena la sua rappresentazione. Dopo lo spettacolo tutto si sistema. Remy e il comandante si chiariscono e si mettono insieme, Richard realizza il suo sogno e si compra una casa in montagna, dove si ritira con Isabelle e la moglie dell’amministratore delegato può godersi in santa pace il suo bel animatore. irato interamente a bordo della nave da crociera Costa Atlantica, gemella della Costa Concordia, Benvenuti a bordo, uscito in Francia nel 2011 con un discreto successo, sarebbe dovuto uscire in Italia a febbraio di quest’anno, ma dopo la tragedia della Costa Concordia, l’uscita è stata opportunamente rimandata cinque mesi più tardi, per di più avvalendosi nella produzione della consulenza dell’ormai famigerato comandante Francesco Schettino. Commedia leggera basata sul meccanismo dell’equivoco, il quarto lungometraggio del francese Eric Lavaine è quasi interamente girato in un ambiente chiuso, la nave e le poche scene in esterni sono spesso digitalizzate o ritoccate in modo G 10 eclatante e innaturale al computer. Secondo una struttura ormai classica, dal caos iniziale segue una riconciliazione che porta a un nuovo e migliore status per tutti. Attraverso peripezie, travisamenti, delusioni, accoramenti e scoramenti, in una girandola ironica e a tratti commovente, si arriva all’equilibrio finale, al “deus ex machina” che premia o castiga i personaggi. In questo microcosmo plasmato e diretto dal regista si agitano soggetti, ciascuno a suo modo, inadeguati o incompleti, ma alla costante ricerca d’amore. E proprio alle comiche stravaganze di Remy, che tanto ci ricorda una “cena dei cretini” e al suo modo di mettere in crisi ogni cosa, il compito di rendere reale il desiderio di ognuno. Si tratta di un film rassicurante e dunque di potenziale successo, forse volutamente sospeso dalla realtà, in cui differenti tipologie di storie, ognuna credibile anche se non troppo originale, progrediscono da un’iniziale irriverenza a un finale in cui prevalgono i buoni sentimenti. Del resto è proprio su questo che è imperniato il discorso in voce off di Isabelle in apertura e chiusura della narrazione. La nave da crociera è prima di tutto una piccola isola, popolata da gente di diversa estrazione sociale che, durante il giorno, è costretta a incontrarsi e interagire, creando una microsocietà in cui è possibile che accada di tutto. Per testare ciò lo stesso Levine e il suo sceneggiatore hanno partecipato a una crociera di una settimana, per poi potersi calare completamente in quella situazione e per riprodurre quell’atmosfera. D’altronde nulla di nuovo sotto il sole, visto che Neri Parenti e Aurelio De Laurentiis già nel 2007 ebbero un’idea simile, ovvero ambientare un intero film su una nave da crociera, Film durante il Natale, per provare a scandagliare le tante storie che per forza di cose si incrociano al largo della terra ferma. Purtroppo qui non è solo la nave a ondeggiare. Si dondola durante tutta la pelli- Tutti i film della stagione cola alla ricerca di un equilibrio formale. Si cercano i tempi del genere, i toni e le battute stereotipate anzi che no, svantaggiate anche da un doppiaggio poco incisivo. Per fortuna, il cast non è male, tra Italia e Francia, dove a guidare la nave, per fortuna non c’è Schettino, ma la nostra Luisa Ranieri. Veronica Barteri ANOTHER EARTH (Another Earth) Stati Uniti 2011 Regia: Mike Cahill Produzione: Hunter Gray, Mike Cahill, Brit Marling, Nick Shumaker per Artists Public Domain Distribuzione: 20th Century Fox Italia Prima: (Roma 18-5-2012; Milano 18-5-2012) Soggetto eSceneggiatura: Mike Cahill, Brit Marling Direttore della fotografia: Mike Cahill Montaggio: Mike Cahill Musiche: Fall on Your Sword Scenografia: Darsi Monaco resca di ammissione al Mit, per un prestigioso programma per l’astrofisica, Rhoda sta guidando dopo una notte passata a festeggiare con gli amici e la notizia della scoperta di un nuovo pianeta ascoltata alla radio la spinge a sporgersi dal finestrino.La ragazza ha bevuto troppo e il gesto di ammirare a occhio nudo in cielo l’esistenza del satellite .provocherà tragiche conseguenze. In quel momento sta rientrando a casa anche il compositore John Burroughs, con la sua famiglia. La macchina di Rhoda in velocità colpisce in pieno la macchina di John : perdono la vita la moglie, incinta di una bambina e il figlio della coppia. Dopo quattro anni trascorsi in carcere con l’accusa di omicidio, Rhoda ritorna in libertà e si dedica al lavoro di bidella: non è più tempo per l’astrofisica, ma solo per le pulizie in una scuola superiore. Intanto, John, rimasto in coma dopo il tragico incidente, si sveglia. Inghiottita dal senso di colpa, Rhoda tenta il suicidio e rimane nuda sulla neve. Dopo l’inutile tentativo, decide di far visita all’uomo per cercare il perdono o, almeno, chiedere scusa. Si presenta a John, ma non ha il coraggio di rivelarsi e diventa la sua donna delle pulizie. L’uomo, prostrato dalla depressione, da tempo non si preoccupa né di se stesso, né della pulizia e dell’igiene della propria casa. Intanto quel pianeta, ribattezzato “Terra 2”, si trova ormai sempre più vicino alla terra e sembra esserne una copia identica in tutto e per tutto, tanto da spingere qualcuno a organizzare un concorso per il primo equipaggio destinato a esplorarlo. Rhoda, più F Costumi: Aileen Diana Interpreti: Brit Marling (Rhoda Williams),William Mapother (John Burroughs), Jordan Baker (Kim Williams), Flint Beverage (Robert Williams), Robin Taylor (Jeff Williams), Meggan Lennon (Maya Burroughs), Kumar Pallana (Purdeep), Luis Vega (Federico), Rupert Reid (Keith Harding), Ana Kayne (Claire), Matthew-Lee Erlbach (Alex), Jeff Clyburn (DJ Big Mike), Diane Ciesla (Dott. Joan Tallis) Durata: 92’ Metri: 2530 per gioco che per intenzione, decide di scrivere la lettera per partecipare al concorso. I due, sempre più vicini tra loro, iniziano chi per un verso, chi per un altro, a reagire. Rhoda infatti riesce a riportare pian piano John verso la vita e i due finiscono per innamorarsi. Nel frattempo, Rhoda vince il biglietto per partecipare alla prima spedizione sull’altra Terra e scopre che, secondo alcuni esperti, è possibile che il destino comune dei due pianeti si sia interrotto nel momento in cui hanno appreso dell’esistenza uno dell’altro. Forse il destino è diverso e la storia è cambiata per un piccolo, infinitesimale frammento. Quando tutto è pronto per la spedizione John chiede a Rhoda di non partire e di rinunciare al suo sogno. A quel punto la ragazza finalmente si confessa e viene violentemente allontanata dall’uomo. L’unico modo per andare avanti e sentirsi meno in colpa è lasciare che John parta al suo posto per andare a constatare se nell’altro mondo la sua famiglia è ancora viva. John parte. Passa del tempo e Rhoda un giorno si trova improvvisamente davanti un’altra sé. pera prima dell’esordiente Mike Cahill, Another Earth è un intelligente mix di drammaticità e fantascienza, che ha piacevolmente sorpreso il Sundance Film Festival, tanto da guadagnarsi due titoli: il premio speciale della Giuria e quello dedicato ad Alfred P. Sloan, destinato alle opere che hanno come tema centrale la scienza e la tecnologia. Con richiami che vanno dal recente Me- O 11 lancholia di Lars Von Trier, fino all’indimenticabile Solaris di Tarkovskij, la pellicola sfrutta il tema spaziale per intraprendere un viaggio nei meandri della mente. Quella di Another Earth, in realtà, è una fantascienza che rimane impalpabile sullo sfondo, mentre fa da cornice a un dramma umano del tutto realistico e angosciante. Un percorso di redenzione, nonché un viaggio lungo, travagliato e catartico nell’animo umano, percorrendo le vie del destino. Viene raccontata una catarsi personale, osservando da vicino i gesti e le emozioni della protagonista, a cominciare dal mestiere scelto da Rhoda dopo la scarcerazione, chiara metafora del suo senso di colpa, e dall’accanimento con cui strofina superfici e oggetti.. Ormai l’unico sogno rimane quello di poter andare sull’altra Terra per avere una seconda possibilità e per poter forse cambiare il destino. Sul comodino della ragazza campeggia il libro Il ciclo della fondazione di Asimov e sulla parete della sua stanza un poster che evoca scenari astrali di grande impatto. Se in Melancholia era attraverso una minaccia incombente di fine del mondo che i personaggi venivano spinti verso domande assolute, in Another Earth c’è un’immagine statica, semplice e suggestiva, sempre più grande e vicina, del grande pianeta gemello che sovrasta il nostro. Simile a uno specchio, che però questa volta non porta a una definitiva catastrofe, ma anzi potrebbe offrire una seconda opportunità a chi su questa Terra ha fallito. In realtà Terra 2, sembra suggerirci Cahill, potrebbe anche essere un simbolo di quello che facciamo tutti Film i giorni. Ci rapportiamo sempre con un alter ego, nella forma di dialogo interiore, quando facciamo un resoconto delle nostre cose o quando facciamo scelte di vita. Il regista si muove su realtà difficili da affrontare e tra possibili vie di fuga, dove il reale coincide con l’irreale, il dolore con la gioia, la vita con la morte. È proprio quest’ambiguità che avvicina i due protagonisti, Rhoda e John, uniti da un evento terri- Tutti i film della stagione bile e ciononostante estranei. L’altra persona con cui Rhoda ha un contatto e sente affine è Purdeep, il vecchio custode della scuola, che si è privato della vista e dell’udito con la candeggina, perché stanco di vedere e sentire le cose fuori di sé.. All’interno di questa vicenda, l’elemento fantastico è quasi assente e quando i personaggi sono incollati alla televisione per assistere al primo contatto in diretta mon- diale con Terra 2, per empatia diviene estremamente credibile persino il paradosso dei fatti. Anche l’uso dei colori e della fotografia si tinge di simboli: caldi negli interni, tendenti al blu elettrico, freddi e lividi nelle scene esterne. L’utilizzo delle musiche è molto efficace: si tratta delle note elettroniche dei Fall on Your Sword, che giocano su risonanze acute e stranianti. Molte inquadrature ci mostrano Rhoda che cammina da sola, in silenzio. Il risultato è un forte senso di alienazione. Sembra quasi che la protagonista sia un essere proveniente da un altro lontanissimo pianeta. Il messaggio è chiaro (ed è la stessa protagonista a vedersi in tal modo): chi commette un reato rimane “macchiato” per sempre, inadatto a qualunque situazione, a qualunque luogo. Un po’ forzata invece la voce off, onnipresente e a volte troppo diegetica e didascalica. Ma sorprendente è la performance della protagonista, Brit Marling, davvero convincente nel ruolo, che partecipa anche come co-sceneggiatrice ed è nella realtà grande amica del regista. L’apice emotivo si raggiunge tuttavia nei minuti finali, pregni di un’intensa tensione emotiva, con lo splendido colpo di scena dell’epilogo, in cui si lascia allo spettatore l’interpretazione. Le due terre sono ormai allineate e coincidenti in un unico mondo... Rhoda ha dunque finalmente ritrovato se stessa? Veronica Barteri IL GIORNO IN PIÙ Italia 2011 Costumi: Silvia Nebiolo Interpreti: Fabio Volo (Giacomo), Isabella Ragonese (Michela), Camilla Filippi (Silvia), Roberto Citran (Ricardi), Pietro Ragusa (Dante), Luciana Littizzetto (Boldrini),Lino Toffolo (Fausto), Stefania Sandrelli (Madre di Giacomo), Jack Perry (Tom), Valeria Bilello (Alessia), Stella Pecollo (Chantal), Paolo Bessegato (Presidente), Roberta Rovelli (Monica), Anna Stante (Moglie di Ricardi), Irene Ferri (Alice), Micaela Murero (Receptionist Ufficio Michela), Daniela Dimuro (Meg), Nick Nicolosi (Donnie), Franco Ghibaudi (Poluzzi), Hassani Shapi (Chandry) Durata: 111’ Metri: 3050 Regia: Massimo Venier Produzione: Bebbe Caschetto per IBC Movie in collaborazione con Rai Cinema e Gruppo Telecom Italia Media, in associazione con Fip-Film Investimenti Piemonte Distribuzione: 01 Distribution Prima: (Roma 2-12-2011; Milano 2-12-2011) Soggetto: dal romanzo omonimo di Fabio Volo Sceneggiatura: Massimo Pellegrini, Federica Pontremoli, Massimo Venier, Fabio Volo Direttore della fotografia: Paolo Carnera Montaggio: Walter Fasano Musiche: Paolo Buonvino, Giuliano Taviani Scenografia: Valentina Ferroni iacomo è un trentasettenne single che vive a Milano ed evita con attenzione ogni genere d’impegno sentimentale. Cinico quanto basta G nella vita, bravo nel lavoro, ma così anaffettivo da maltrattare e abbandonare pure un povero cane regalatogli dalla sua migliore amica, Silvia. Qualcosa cambia 12 però, quando sul tram che prende ogni mattina per andare a lavoro (non avendo più le chiavi della macchina gettate dalla ex fidanzata nei navigli), incontra una ra- Film gazza con cui inizia un gioco di sguardi. Diventa per lui un pensiero fisso. Una sera, per aggirare le avances della figlia non troppo avvenente di un cliente importante, si inventa di avere una fidanzata e la descrive come la ragazza che vede ogni mattina sul tram. Improvvisamente tutti diventano più gentili con lui e Giacomo decide di usare a suo favore l’esistenza di questa ragazza immaginaria, che torna utile sia per evitare di essere sempre incastrato a lavorare nei fine settimana, ma anche con l’apprensiva madre, che da anni gli consiglia di “mettere la testa a posto” e accasarsi. Quando finalmente i due riescono a parlarsi, perché Michela (questo il nome della misteriosa ragazza) propone a Giacomo di prendere un caffè, lo informa che quello è il suo ultimo giorno a Milano, prima di partire per New York, dove si trasferisce per lavoro. Potrebbe essere l’inizio di una relazione, ma lei, che lavora in una casa editrice, è cinica in proposito, perché pensa che nelle grandi storie d’amore la donna finisce sempre male, mentre hanno un lieto fine solo i romanzi brutti. Il loro incontro avviene dunque troppo tardi e sembra destinato a essere il primo e ultimo. Un bacio lunghissimo e poi più niente, solo un saluto dal finestrino di un taxi. Poco dopo a Giacomo propongono un grosso affare in Sud America; lui accetta, ma durante il trasferimento l’aereo fa scalo in una città non troppo distante da New York. È un attimo, un impulso irresistibile. È il cuore a comandare: Giacomo scende dall’aereo, affitta una macchina e va a cercare la ragazza. Michela non sembra così contenta di rivederlo, ha fatto di tutto per tagliare i ponti col passato, con l’Italia e gli uomini sbagliati e ora Giacomo le fa rivivere ciò che da cui è sempre fuggita. Davanti alla diffidenza di Michela, Giacomo le propone di fare i “fidanzati a tempo”, solo per quei pochi giorni che lo separano dal suo ritorno in Italia. È solo un gioco infantile, che si ispira alle pagine di un libro curato dalla stessa Michela, ma perfetto per due persone che si piacciono e hanno paura di lasciarsi andare. I due ragazzi si vivono intensamente per due giorni, tuttavia alcuni impegni lavorativi di Michela interrompono quell’armonia e quell’atmosfera che si era creata tra loro. Così Giacomo decide di tornare a casa un giorno prima e ricomincia la sua vita disordinata. Ora che Michela non c’è più si sente vuoto e Tutti i film della stagione nulla sembra funzionare come prima, nel lavoro, con gli amici e in famiglia. Allora cerca pian piano di fare ordine e inizia a ricostruire i suoi rapporti: con la madre e il suo compagno, con Silvia, da tempo innamorata di lui e con Dante, collega ed amico di vecchia data. Poi decide di tornare a New York, andata e ritorno. Non trova Michela, che a sua insaputa si sta trasferendo a Chicago e le lascia una lettera nel libro, con un appuntamento preciso. La possibilità di ritrovarsi e di vivere quel “giorno in più” che non avevano avuto la possibilità di vivere. La lettera, dopo giri incredibili, finalmente approda sulla scrivania di Michela. Il giorno tanto atteso arriva. Giacomo va all’appuntamento, ma è solo; Michela non c’è. Proprio quando ormai non ci sperava più, lei arriva. l film ha già fatto parlare molto di sé prima dell’uscita nelle sale, con la polemica scatenata da Gianni Amelio, che ha giudicato inaccettabile il comportamento dei produttori e distributori di non far vedere l’anteprima del film al Torino Film Festival, poi invece presentato fuori Concorso. Di sicuro era un film atteso, soprattutto dai fan di Fabio Volo. Artista eclettico e versatile, attore, scrittore, conduttore e doppiatore, Volo sta vivendo un momento sulla cresta dell’onda. In contemporanea infatti con l’uscita del suo ultimo romanzo, Le prime luci del mattino, arriva al cinema la prima trasposizione da un suo libro del 2007, Il giorno in più. Romanzo vagamente autobiografico (non a caso il protagonista si chiama Bonetti, che è il vero cognome di Fabio) viene rimaneggiato a sei mani e affidato alla regia di Massimo Venier. Una commedia romantica, una storia che ci insegna che non è mai troppo tardi per incontrare la persona giusta, quella con cui “guardare nella stessa direzione”. Meno sdolcinata rispetto al romanzo, come ammette lo stesso autore, ha però anche un impatto diverso sul pubblico e una discorde accoglienza da parte della critica. Massimo Venier si mette al servizio del best seller, proprio come fece per i film di Aldo, Giovanni e Giacomo, evitando di dare un’impronta registica. Così decide di affidarsi alla forza del romanzo e del personaggio di Fabio Volo e procede a una narrazione che, tuttavia, è carente di spontaneità. Il problema del film, è che sembra non avere una precisa direzione da se- I 13 guire. La storia del trentenne single incallito e incapace di provare emozioni, che di colpo matura e decide di “mettere la testa a posto”, ha un nutrito numero di precedenti e pertanto non può certo definirsi originale. L’universo di Volo è animato da generazioni di trenta/quarantenni che a prima vista paiono a volte bamboccioni e spaesati, ma che in realtà vivono solo la difficoltà di essere se stessi e di relazionarsi con gli altri. Non è una mancanza di crescita, o la tanto inflazionata sindrome di Peter Pan. È che oggi tutto è più complesso, perché i ruoli non sono più definiti come una volta, quando si diventava mogli e madri e mariti e padri. Ma si è solo uomini e donne. E una possibile lettura del film può essere proprio quella della modernità dei sentimenti. Far convivere due desideri è sempre più difficile. Se prima erano solo gli uomini ad avere le loro aspettative e le donne restavano a casa a occuparsi dei figli, ora anche loro hanno un proprio vissuto e una carriera da proteggere. Se da spettatore è quasi sempre deludente vedere sul grande schermo un adattamento di un testo, a maggior ragione si rischia quando se ne è l’autore e si partecipa alla scrittura della sceneggiatura. Nonostante Volo si dica molto soddisfatto del risultato ottenuto, continuando a definirsi un “non scrittore”, per uno che ha venduto milioni di libri, di sicuro il film è stata una grande mossa commerciale. Eppure per chi era legato alle quasi 300 pagine di Il giorno in più è un duro colpo da incassare. Non solo perché rispetto al romanzo sono stati bypassati interi capitoli e inventati alcuni passaggi, ma perché è cambiato il senso più intimo e profondo della storia. Si è perso quello spirito che ci ha tenuti per giorni attaccati alla lettura, spesso divertendoci e facendoci morire dalla voglia di arrivare all’ultima, commovente pagina. Neanche la vitalità della brava Isabella Ragonese, nella parte di Michela, né il cammeo di Luciana Littizzetto e la presenza rassicurante di Stefania Sandrelli riescono a convincere pienamente. Probabilmente se Fabio Volo si fosse preso quel “giorno in più” per mettersi lui stesso dietro la macchina da presa e per tradurre in immagini le sue parole, saremmo usciti dalla sala tutti meno delusi. Veronica Barteri Film Tutti i film della stagione SCIALLA! Italia 2011 Regia: Francesco Bruni Produzione: Bebbe Caschetto per IBC Movie in collaborazione con Rai Cinema Prima: (Roma 18-11-2011; Milano 18-11-2011) Soggetto: Francesco Bruni, Giambattista Avellino Sceneggiatura: Francesco Bruni Direttore della fotografia: Arnaldo Catinari Montaggio: Marco Spoletini Musiche: Amir Issaa runo Beltrame è un professore che ha lasciato l’insegnamento e si guadagna da vivere con lezioni private e scrivendo su commissione “i libri degli altri”, le biografie di calciatori, starlette e personaggi della televisione. Attualmente impegnato nella scrittura della storia di Tina, ex pornostar slovacca divenuta produttrice di film hard, Bruno passa le sue giornate assorbito dal tran-tran di ripetizioni a domicilio a studenti svogliati tra i quali spicca Luca, ignorante come gli altri ma vitale e irriverente. Un giorno, a sorpresa, la madre del ragazzo fa a Bruno una rivelazione sconvolgente: Luca è suo figlio, un figlio di cui ha sempre ignorato l’esistenza. Non è tutto, la donna sta per partire per un lavoro di sei mesi come cooperante in Africa e suo figlio non può e non vuole seguirla. La donna chiede a Bruno di ospitare Luca in casa sua e di occuparsene ma senza rivelargli la sua vera identità. Ha inizio così una strana convivenza fra il professore e l’adolescente inquieto, sei mesi durante i quali Luca dovrà confrontarsi con una figura maschile adulta e Bruno non potrà sottrarsi dal prendersi cura di quel figlio che è improvvisamente piombato nella sua vita e che rischia di mettersi in guai seri. Luca va male a scuola e la professoressa Di Biagio, convinta che il giovane non abbia un padre, mette in guardia Bruno: se il ragazzo continua a presentarsi a scuola in ritardo, a distarsi durante le lezioni, a non studiare nulla, rischia la bocciatura. Scosso dalle parole della professoressa, Bruno cerca di imporre una disciplina alla vita del ragazzo seguendolo più da vicino e obbligandolo a studiare almeno un’ora tutti i pomeriggi, ma senza molto successo. Luca continua a vivere di passatempi futili che rischiano di diventare pericolosi. Il ragazzo e i suoi amici vengono assoldati dal losco Valerio, un ragazzo più grande che frequenta la stessa palestra di boxe di Luca, B Scenografia: Roberto De Angelis Costumi: Cristina La Parola Interpreti: Fabrizio Bentivoglio (Bruno), Barbora Bobulova (Tina), Filippo Scicchitano (Luca), Vinicio Marchioni (Poeta), Giuseppe Guarino (Carmelo), Prince Manujibeya (Prince), Arianna Scommegna (Marina), Giacomo Ceccarelli (Valerio), Raffaella Lebboroni (Prof.ssa Di Biagio) Durata: 95’ Metri: 2605 per spacciare droga a scuola. Una sera, a bordo del suo potente SUV, Valerio porta Luca e i suoi amici nella lussuosa villa di Mario Cecere, detto “il Poeta”, boss dello spaccio di droga su Roma amante della letteratura, della poesia e del cinema. Mentre Valerio parla col Poeta, Valerio si introduce di nascosto in casa e ruba della droga e dei soldi. Poco dopo aver lasciato la villa, Valerio viene richiamato dal Poeta che si è accorto del furto e lascia per strada Luca e i suoi amici. Dopo poche ore, il cerchio si stringe intorno a Luca che, disperato, confessa tutto a Bruno e lo costringe a buttare via la droga. Cercando di scappare di casa, Luca viene raggiunto da Bruno in strada ma subito dopo i due vengono intercettati dal Poeta e dai suoi uomini. Bruno restituisce la droga e i soldi scusandosi per il furto commesso da Luca ma non basta. Mentre sta per avventarsi sui due, il Poeta riconosce in Bruno il suo vecchio professore di lettere. Grazie a lui e all’unico voto alto preso a un tema di italiano, il ragazzo aveva imparato ad amare la letteratura, l’arte e la poesia. Il Poeta si ferma e abbraccia commosso quel professore che ha lasciato in lui un ricordo indelebile. Bruno e Luca sono salvi. Prima di salire a casa, Luca si carica sulle spalle il padre immobilizzato da un forte mal di schiena. Luca adesso capisce davvero il senso di quella ‘pietas’, intesa come rispetto per gli altri, che Bruno aveva cercato di spiegare al figlio mostrandogli la famosa immagine di Enea che si caricava il peso del vecchio padre Anchise sulle spalle. Nelle ultime settimane dell’anno scolastico, Luca si impegna nello studio. Il giorno dei quadri, però, Bruno resta deluso nel vedere che il figlio è stato respinto. Con sorpresa, viene a sapere dalla professoressa Di Biagio che è stato il ragazzo stesso a chiedere di essere bocciato manifestando il desiderio di studiare meglio tutto quello che si è perso. Faccia a faccia col padre, Luca confessa 14 la ragione principale della sua richiesta: dovendo recuperare troppi debiti in diverse materie non avrebbe potuto passare un’estate spensierata. l titolo è davvero un bell’invito: “Scialla!” ovvero, nel gergo giovanile romano, “stai sereno!”, “prendila leggera”. Esortazione tranquillizzante quanto meno. Ma di questi tempi un’esclamazione del genere può davvero aiutare, almeno a tirare su il morale. Cosa non da poco. È quello che fa questa commedia leggera-ma-non-troppo (vincitrice alla Mostra del Cinema di Venezia 2011 della sezione “Controcampo italiano”), brillante esordio alla regia del prolifico sceneggiatore Francesco Bruni (autore, fra gli altri, di molti successi di Paolo Virzì e del Montalbano televisivo). Una strana coppia, un padre e un figlio, un incontro-scontro tra una specie di ‘big Lebowski’ dall’accento veneto, apatico, stropicciato e spettinato, un professore che ha lasciato l’insegnamento perché l’ha visto “rovinare le migliori menti della sua generazione”, e un quindicenne romano, ‘coatto’ e ignorante come una capra che, in cima ai personaggi illustri della storia, mette “Il Capitano” (Totti, ovviamente) dedicandogli il compito in classe di italiano. Una coppia improbabile ma destinata a scoprirsi forte, due anime “perse”, due uomini che ritrovano la capacità di comprendere ognuno i dolori dell’altro. Come quell’immagine classica di Enea che si carica sulle spalle il peso del padre Anchise (e così farà Luca con Bruno) richiamata più volte nel film, certamente un’immagine forte, che contiene quel messaggio di ‘pietas’ intesa nel suo senso profondo di compassione e rispetto per gli altri: una lezione ‘urlata’ finalmente da un padre che si scuote davanti a un figlio che rischia di perdersi. Una delle anime portanti del film è proprio la riabilitazione della figura del I Film padre che, per ammissione dello stesso regista, negli ultimi tempi è balzata agli onori delle cronache solo per fatti ‘brutti’ e violenti, si proprio quei padri che, forse, davvero “hanno perso un po’ d’identità”. Ed ecco che una specie di ‘novello Geppetto’ divenuto uno stanco professore di lezioni private colora di nuove tinte la figura di un genitore tardivo, impaurito e impacciato, ma infine capace di trovare il coraggio di vivere e di amare. I due protagonisti sono perfetti, un Fabrizio Bentivoglio bravo più del solito e il sorprendente esordiente Filippo Scicchitano, volto simpatico e vispo. Indovinati anche i personaggi di contorno tra cui spiccano la ex pornostar dell’Est ‘ripulita’ che suona Chopin nel salotto della sua bella casa borghese (una inedita Barbora Bobulova) e il ‘boss del quartierino’, ex allievo del professore, che traffica in droga ma che ama la poesia, la pittura e organizza colti ‘cineforum’ nella sua villa (un bravo Vinicio Marchioni che cita Pasolini, adora Truffaut e che nei titoli di coda fa il verso al suo personaggio della serie TV “Romanzo criminale”). Con alcuni momenti davvero divertenti ma anche con uno sguardo leggero sulla difficoltà di prendersi le responsabilità Tutti i film della stagione della vita, il film vola via senza un intoppo per i suoi 95 minuti aiutato anche dal ritmo di una colonna sonora piacevole. E ci piace prendere nota di un nuovo sottogenere ribattezzato dal regista “commedia scialla” cioè commedia dai ritmi blandi, tranquilli, inno al vivere quieto: perché dove sta scritto che si debba vivere sempre a folle velocità? E allora “Scialla!”, come cantano i rapper Amir Issaa e Ceasar Productions nel trascinante motivo rap che accompagna i titoli di coda del film. Benedetta sana ‘sostenibile’ leggerezza dell’essere! Un film per “sciallarsi” riflettendo ... magari solo per due ore scarse. Elena Bartoni LOVE & SECRETS (All Good Things) Stati Uniti 2010 Regia: Andrew Jarecki Produzione: Andrew Jarecki, Marc Smerling, Michael London, Bruna Papandrea, David Rosenbloom, Marcus Hinchey per Groundswell Productions, Hit The Ground Running Films Prima: (Roma 1-6-2012; Milano 1-6-2012) Soggetto e Sceneggiatura: Marc Smerling, Marcus Hinchey Direttore della fotografia: Michael Seresin Montaggio: David Rosenbloom, Shelby Siegel Musiche: Rob Simonsen Scenografia: Wynn Thomas Costumi: Michael Clancy Effetti: Matt Vogel, Ian Noe, Michael Vaglienty, Giantsteps VFX Interpreti: Ryan Gosling (David Marks), Kirsten Dunst (Katie N ew York, anni ’80. David Marks è in tribunale, accusato dell’omicidio di Melvin Bump, una figura di infimo ordine, una specie di homeless che voleva ricattarlo e lo aveva assalito: la giuria opterà per la legittima difesa e manderà assolto David. Il processo è anche l’occasione per fare affiorare due casi precedenti che hanno Marks), Frank Langella (Sanford Marks), Kristen Wiig (Lauren Fleck), Lily Rabe (Deborah Lehrman), Philip Baker Hall (Melvin Bump), Diane Venora (Janice Rizzo), Michael Esper (Daniel Marks), Nick Offerman (Jim McCarthy), Stephen Kunken (Todd Fleck), John Cullum (Richard Panatierre), Maggie Kiley (Mary McCarthy), Liz Stauber (Sharon McCarthy), Marion McCorry (Ann McCarthy), Trini Alvarado(Sarah Davis), Bruce Norris (Brian Callender), Francie Swift (Kelly Callender), David Margulies (Sindaco Beame), Glenn Fleshler (Sidney Greenhaus), Stephen Singer (Solly Sachs), Francis Guinan (Daniel Patrick Moynihan), Ashlie Atkinson (Bonnie Felder), Pamela Tyson (Lula Baxter) Durata: 101’ Metri: 2740 profondamente coinvolto la vita del giovane Marks e che vengono ricordati con l’aiuto del Procuratore Distrettuale la cui voce continua a sentirsi fuori campo come raccordo dei vari piani di flash back. David, figlio del potente, ricco ma losco immobiliarista Sanford Marks, sembra inizialmente non seguire le orme del padre padrone preferendo ritagliarsi un pro15 prio avvenire, sposarsi con Katie, ragazza di pochi soldi ma di grande sensibilità e intelligenza e aprire con lei un esercizio di prodotti biologici lontano da casa. Questi progetti durano poco e ben presto David sottostà alla volontà paterna entrando nella società immobiliare di famiglia per ritagliarsi una fetta di benessere e di soldi. La situazione a casa di David precipi- Film ta di lì a poco: lui rivela disturbi profondi del comportamento e della psiche, oppresso com’è dall’avere assistito da bambino al suicidio della madre avvenuto nell’indifferenza paterna. È quindi nei confronti dell’incolpevole Katie che si rivolge la sua violenza e il suo atteggiamento persecutorio. Lei è costretta ad abortire perchè lui non vuole figli e a ogni suo tentativo di indipendenza lui risponde tagliandole ogni flusso di denaro e bloccandole la carta di credito. Al culmine del conflitto tra David e Katie, questa, all’improvviso, sparisce e non se ne sa più nulla; David preferisce abbandonare tutto per dimenticare e per farsi dimenticare va a vivere lontano in un appartamento da solo; conosce così Melvin Blunt, senza un soldo e sotto sfratto. Confidando di trovare aiuto e sostegno nel giovane, Melvin si presta a fargli da spalla uccidendo Deborah Lehrman, amica di David e sua complice nell’assassinio della moglie, fatta a pezzi e gettata nel lago. Deborah è eliminata perchè aveva cominciato a bussare a soldi da David minacciando di rivelare il passato che li univa. A chiudere la torbida circolarità degli eventi arriva puntuale l’assassinio di Melvin, colpevole anche lui di pretendere da David qualcosa in cambio del suo silenzio. Tuutto questo però non lascia traccia nell’aula di un tribunale: nonostante i sospetti nessuno troverà mai le prove che il giovane abbia commesso questi delitti per i quali non ci sarà nessuna condanna. David è libero e nella possibilità di godere la montagna di soldi concessi dai familiari perchè tagliasse con loro tutti i ponti e per senpre. l regista Andrew Jarecki aveva già dedicato la sua opera prima (Una storia americana, messe di riconoscimenti un po’ ovunque, a cominciare dall’ambìto ed esclusivo Gran Premio della Giuria al Sundance Film Festival 2003) a scandagliare i meandri più oscuri della famiglia americana presentando una storia di pedofilia, nascosta sotto la coltre del vivere perfetto di una cittadina degli Stati Uniti. Qui invece il regista gioca subito a carte scoperte: la famiglia, culla di tanti misteri e, molto probabilmente di orrori, è quella che è (c’è poco da indagare): padre dispotico, violento, gretto, corrotto; madre inesistente e presto suicida, come a riconoscere del tutto la resa; poi tanti soldi, tante case, tanta coca. Sfidiamo chiunque a crescere normale. E infatti il giovane protagonista non nasconde la sua situazione psicologica che I Tutti i film della stagione a grandi passi si disvela alla moglie in tutta la sua ossessione. Il regista ce lo mostra subito come colpevole, pur in mancanza della prova provata, della pistola fumante, gettando sul tappeto una tale serie di indizi, di immagini (che i giurati naturalmente non vedono) e di ricostruzioni che lo spettatore non può fare altro che eliminare ogni dubbio e ritornare sempre a lui. Una volta che è stato tolto il problema riguardante il colpevole, l’autore può così dedicarsi al suo racconto e a come renderlo sullo schermo: famiglia, ossessione, delitto, ambiguità sono i cardini protagonisti dell’atmosfera, tutto è cupo, inquietante, fradicio di pioggia e dell’acqua del lago, puntualizzato dallo sguardo freddo e lontano di Mark, pronto all’improvvisa esplosione violenta, a fare a pezzi corpi, a mettere le mani nel sangue; tanto il suo volto è asettico, pallido, cinereo, più il suo vivere e le sue azioni sono infernali. Ben rappresentato, con l’aiuto della dolce disponibilità di Kirsten Dunst, il ten- tativo impossibile di opporsi alla follia, di pretendere la propria dignità, il desiderio di fuga, l’aspirazione di non essere mai stata lì. Ugualmente ben rappresentata la parte buia del protagonista a cui Ryan Gosling affida la composizione del suo personaggio oscuro, misterioso, oppresso da incubi continui, più o meno manifesti, che pezzo dopo pezzo troverà un disegno sempre più preciso e convinto (e convincente) nei suoi film successivi (questo è precedente, infatti, a Drive e Le Idi di Marzo). Nonostante tutto sia in fin dei conti prevedibile, con i personaggi che girano in cerchi concentrici verso il proprio destino, l’angoscia, la tragicità, la consapevolezza che qualcosa di terribile possa accadere,scena dopo scena, tutto è espresso con efficace senso dello spettacolo, nell’uso equilibrato di volti, smarrimenti, disperazioni, interrogativi e tormenti. Fabrizio Moresco CHE BELLA GIORNATA Italia 2011 Regia: Gennaro Nunziante Produzione: Pietro Valsecchi per Taodue Film, Medusa Film Distribuzione: Medusa Film Prima: (Roma 5-1-2011; Milano 5-1-2011) Soggetto e Sceneggiatura: Checco Zalone, Gennaro Nunziante Direttore della fotografia: Federico Masiero Montaggio: Pietro Morana Musiche: Checco Zalone Scenografia: Sonia Peng Costumi: Mary Montalto Interpreti: Checco Zalone (Checco), Nabiha Akkari (Farah), Annarita del Piano (Anna, mamma di Checco), Rocco Papaleo (Nicola, padre di Checco), Michele Alhaique (Don Ivano), Mehdi Mahdloo (Sufien, fratello di Farah), Luigi Luciano (Giovanni amico di Checco), Anna Bellato (Maria), Tullio Solenghi (Cardinale Rosselli), Ivano Marescotti (Mazzini), Cinzia Mascoli (Moglie di Mazzini), Bruno Cesare Armando (Responsabile del Ministero), Hossein Taheri (Arabo), Matteo Azchirvani (Arabo), Anis Gharbi (Sabotatore) Durata: 95’ Metri: 2665 hecco, trentenne buttafuori di Milano, lombardo di seconda generazione ma pugliesissimo figlio di genitori emigrati, ha il pallino della sicurezza e il sogno di entrare nell’Arma. Dopo il terzo fallimentare tentativo di diventare carabiniere (dove viene bocciato dall’inflessibile maresciallo Mazzini), grazie all’interessamento speciale del parroco – cui la madre di Checco si è rivolta –, e alla decisione della curia di rafforzare la sicurezza nei luoghi sensibili per l’au- C 16 mento del rischio attentati, Checco approda in diocesi come addetto alla sicurezza del vescovo. Nulla può il maresciallo Mazzini, anch’egli responsabile della sicurezza dell’area, che cerca senza successo di mettere in guardia sua Eccellenza dall’insipienza del neo-assunto. Così Checco, investito dell’autorità tanto desiderata, inizia a “gestire a suo modo” la sicurezza del vescovo: manda via la delegazione di monaci tibetani perché senza abbigliamento consono al luogo; così pure i monaci orto- Film dossi e le donne mussulmane, tutti con abiti inadeguati, secondo Checco, all’incontro con il vescovo. Dopo i malintesi e i conseguenti disastri, a Checco viene assegnata nuova collocazione: l’ultima guglia del Duomo, a guardia della Madonnina. Checco, fin troppo zelante nel controllo dei turisti e decisamente indipendente nell’organizzazione del proprio lavoro (pause per ogni tipo di motivo sono all’ordine del giorno), conosce Farah, bella ragazza araba di cui si innamora. Mentre il protagonista, perso per la ragazza, si prodiga in ogni modo per aiutarla (dal trovarle casa all’invitarla al battesimo di un cugino in Puglia), Farah in realtà usa Checco per realizzare un attentato, pianificato insieme a suo fratello. O meglio, se queste sono le intenzioni iniziali della ragazza, alla fine anche lei viene travolta dalla ingenuità naif e travolgente di Checco, dall’affetto che le dimostra la famiglia di lui, e arriva a vacillare nel proposito originario... ccolto al botteghino dal record di incassi, il secondo film di Checco Zalone (al secolo Luca Medici) è una commedia tutta incentrata sul protagonista, autore anche della sceneggiatura (insieme a Gennaro Nunziante) e delle musiche - a sigillare il prodotto quasi con marchio di fabbrica Zalone, appunto. Come nel primo lungometraggio (Cado A Tutti i film della stagione dalle nubi), anche in Che bella giornata, il protagonista è di origine pugliese, questa volta milanese di seconda generazione e ha caratteristiche che lo rendono immediatamente folkloristico: dal modo di vestire, a quello di rivolgersi alle persone, al modo di trattare gli affari, Checco è come un meridionale deve essere nello stereotipo più becero (traffichino e indolente) e banale (ignorante e “familista”). Eppure, il film va oltre i luoghi comuni, li sfrutta ai fini di una comicità immediata e li mette all’indice e, così facendo, li neutralizza. Con la stessa incoscienza con cui tratta i pregiudizi sui meridionali, Che bella giornata affronta il tema della paura degli stranieri e del terrorismo. Anche in questo caso, prendendo a pretesto un ipotetico attentato alla Madonnina, tratta la co-protagonista araba e suo fratello inserendoli nel meccanismo narrativo senza lasciarsi intimorire dall’origine e dalla delicatezza dei rapporti tra culture diverse, e così prova un dialogo interculturale che, da un lato, si offre come terreno fertilissimo a spunti comici, dall’altro evidenzia la possibilità di parlarsi e conoscersi senza sovrastrutture. Insomma, il film di Checco Zalone, oltre a essere come un “fenomeno” per incassi, è curioso anche perché vive di una comicità semplice, che nasce dal protagonista, dal suo essere naif e volutamente ignorante, dagli sfondoni grammaticali, dalle gaffe dovute all’insipienza, dall’incapacità del personaggio di vedere oltre il proprio naso, e insieme propone un modo garbato di sorridere dei vizi dell’Italietta delle amicizie e delle raccomandazioni, con l’ambizione anche di parlare di un argomento “alto” e impegnativo, come quello dell’integrazione. A questo proposito, il taglio buonista che si può rimproverare alla pellicola è dovuto al genere scelto: i conflitti si ricompongono sempre, una buona stella protegge sempre i personaggi, i buoni sentimenti hanno sempre la meglio, perché gli autori hanno scelto la commedia, pura e semplice. Ovvio che il buon risultato finale del film è in buona parte, se non totalmente, ascrivibile a Checco Zalone, al la sua mimica, alla sua voce, al suo modo educato di sapersi fingere maleducato e volgare, senza mai trascinare in basso lo spettatore. Una seconda, decisiva nota di merito va data alla sceneggiatura: Che bella giornata, infatti, non è un film basato tutto sul protagonista e su pochi espedienti comici, ma ha una storia ben strutturata (anche se prevedibile), con personaggi vicini alla macchietta ma cui viene data forza e dignità dagli ottimi interpreti (primi fra tutti: Tullio Solenghi e Rocco Papaleo). Tiziana Vox IL PAESE DELLE SPOSE INFELICI Italia 2011 Regia: Pippo Mezzapesa Produzione: Domenico Procacci per Fandango in collaborazione con Rai Cinema Distribuzione: Fandango Prima: (Roma 11-11-2011; Milano 11-11-2011) Soggetto: dal romanzo di Mario Desiati Sceneggiatura: Antonio Leotti, Antonella Gaeta Direttore della fotografia: Michele D’Attanasio Montaggio: Giogiò Fraschini Musiche: Pasquale Catalano Scenografia: Sabrina Balestra n ragazzo è appeso a testa sotto, mentre i compagni gli stanno intorno. Lui è Francesco, detto Veleno: dapprima è taciturno, isolato, non canta in chiesa, poi fa amicizia con Zazà e gli altri coetanei e va a giocare a calcio con loro. Zazà vive con il fratello più gran- U Costumi: Francesca Vecchi Interpreti: Nicholas Orzella (Veleno), Luca Schipani (Zazà), Cosimo Villani (Cimasa),Vincenzo Leggieri (Capodiferro), Gennaro Albano (Natuccio), Aylin Prandi (Annalisa), Antonio Gerardi (Vito Cicerone), Roberto Corradino (Graziano), Rolando Ravello (Padre di Veleno),Valentina Carnelutti (Madre di Veleno), Nicola Rignanese (Cenzoum), Teresa Saponangelo (Madre di Natuccio) Durata: 82’ Metri: 2240 de, Graziano, che è un poco di buono. Quando una mattina arrivano i carabinieri a casa, lui fugge di corsa per i tetti con della droga e scorge – quasi una visione – una Sposa. Qualche giorno dopo, tutti ammirano la Sposa sul tetto di una chiesa. Lei poi si lancia e viene salvata 17 dai pompieri. “Il folle volo” titolano i giornali. I ragazzi coprono l’immagine della Madonna con la foto della ragazza nello spogliatoio della squadra. Lei vive da sola in una casa isolata. Zazà va a spiarla e la vede mentre accudisce dei cani. Una sera lei appare in paese al cen- Film tro delle giostre. Zazà ne è folgorato, ma un uomo più grande la porta con sé. Zazà torna a trovarla con Francesco e la invitano a fare un giro. Tutti e tre in motorino, si ritrovano con gli altri amici e l’accompagnano a vedere uno stallone nero in campagna. Le rivolgono espressioni pesanti e lei, offesa, va via. Zazà e Francesco litigano. Zazà e suo fratello vengono picchiati a sangue dal boss Dente di Balena e dai suoi scagnozzi. Zazà e Francesco chiariscono, tornano dalla Sposa e si scusano. Poi vanno su un ponte e parlano con lei della morte. Graziano mette in guardia i ragazzi: Annalisa, la Sposa, è uscita di testa, dopo che è morto il suo sposo promesso, quindi regala un coltello a Zazà. Mentre lui netta l’orto di Annalisa, Francesco le chiede se è vero che doveva sposarsi, ma lei va via risentita. I ragazzi sono sul molo e bevono diverse birre, quindi si addormentano. Passa la nave del candidato sindaco Vito Cicerone e loro si buttano a mare. Francesco e Zazà tornano ancora dalla Sposa. Prendono il sole, rispolverano una vecchia auto. Quando s’assopiscono, Zazà tenta un approccio con Annalisa, ma lei lo blocca e poi lo stimola con la mano nelle parti intime. Francesco si sveglia, li scopre e fugge via. Prova risentimento per Zazà, ma poi fanno pace. Annalisa va al mercato. Dente di Balena la fa entrare nella sua roulotte, con la scusa di farle provare un abito, ma in realtà per concupirla. Zazà lo fa uscire e lo accoltella. Viene arre- Tutti i film della stagione stato. Annalisa e Francesco restano insieme. Poiché diluvia, Francesco rimane a casa sua a farle compagnia. Quando torna a casa, i genitori gli chiedono dove sia stato, ma lui è confuso e sostiene che non sta capendo più niente. Si gioca intanto l’attesa partita colla giovanile del Bari, ma Zazà non c’è. Nello spogliatoio si stacca la foto di Annalisa e riappare il volto della Madonna. Francesco accartoccia la foto della ragazza. Chiede al padre di far uscire Zazà dal carcere, ma il genitore vuole in cambio che i due ragazzi non si vedano più, e che Francesco abbandoni il calcio e torni a studiare. Tempo dopo, il ragazzo è a mare e scorge Annalisa che va ad appartarsi con due ragazzi loschi. Li segue e spia il loro triangolo nel bosco. Quindi corre via in moto. Poi torna indietro. Lei riappare e cammina scalza e sconvolta sull’asfalto della strada. Lui la fa salire sul motorino: “Fatti morbido, Veleno!”. A vventura iniziatica nella luminosa terra di Puglia. V’è qualcosa però che rimane incompiuto. Manca infatti quell’atmosfera onirica e surreale che il titolo lascerebbe presagire. Il regista Pippo Mezzapesa basa il suo esordio cinematografico più sul fascino di una bella Madonna laica e sull’evocatività del paesaggio e dei ricordi che suscita, che su una reale compiutezza narrativa. Costanti sono nell’opera i riferimenti alla religione e quelli del tutto terreni al sesso, vissuto come un elemento 18 ancestrale, quasi selvatico, istintuale, primordiale, senza le sofisticazioni concettuali e culturali alle quali è andato incontro. Fino poi all’elemento bestiale (lo stallone nero innanzi al quale viene condotta Annalisa), che i ragazzi hanno appreso e mutuato dai film porno. Anche la religiosità, per contrasto, emerge in continuazione: Zazà indossa un rosario al collo, i ragazzi baciano la mano che ha sfiorato l’immagine della Madonna prima di entrare in campo. I due elementi arrivano a confondersi e a sovrapporsi. La foto della Sposa infelice, che è al contempo elemento di purezza (“Quant’era bella... Pareva la Madonna!”) e richiamo sensuale, infatti, viene sovrapposta a quella della Madonna nello spogliatoio della squadra “Cosmica”. Francesco, solo, figlio unico, dapprima un po’ disadattato e costretto a spiare la vita e i passatempi degli altri ragazzi, viene in certo senso redento dalla compagnia dei coetanei, ma a loro deve sacrificare lo stile di vita vagamente borghese al quale è abituato. Ha le ginocchia immacolate e, giocando a calcio, si procura la prima ferita. Scopre il bivacco e inizia ad avvertire prepotente l’attrazione femminile, anche se non manifesta la scaltrezza sia verbale che comportamentale dei suoi amici. Storia di gente umile, nella provincia tarantina: interni poveri, a tratti squallidi. Tutti i sogni rimangono confinati nell’ambito del possibile che mai però troverà compimento: l’opportunità di una carriera nel calcio, una storia d’amore felice, un lavoro onesto e redditizio. È un dramma quasi senza fuga, simboleggiato, ad esempio, dal papà di Natuccio, costretto a letto da una grave malattia, con il figlio che, cresciuto troppo presto, è costretto ad abbandonare la compagnia degli amici e a lavorare duramente per sostenere la sua famiglia. Viviamo un frammento di vita, per immagini, per situazioni, per scene, ma al termine del film poco sarà cambiato nel contesto rappresentato, o per lo meno non abbiamo elementi per scoprire come andranno a finire le storie di questi ragazzi. Matura però in loro e in noi una nuova consapevolezza sulle difficoltà dell’esistenza e dei rapporti umani, tra genitori e figli, tra ragazzi e ragazze, tra rivali, tra amici. Insomma, la vita! Luca Caruso Film Tutti i film della stagione STREET DANCE 2 (Street Dance 2) Gran Bretagna 2012 Regia: Max Giwa, Dania Pasquini Produzione: Paradise Fx 3D Rigs/Red One Mx/Silicon Imaging Si-2k, Cineform Raw (2K) (Dual-Strip 3-D)/ Redcore raw (4.5K) Distribuzione: Eagle Pictures Prima: (Roma 18-4-2012; Milano 18-4-2012) Soggetto e Sceneggiatura: Jane English Direttore della fotografia: Sam McCurdy Montaggio: Tim Murrell Musiche: Musica varia Scenografia: Richard Bullock Costumi: Andrew Cox Effetti: Rebekka Garrido Interpreti: Falk Hentschel (Ash), Sofia Boutella (Eva), Geor- l giovane ballerino di street dance Ash vuole battere gli Invincibili, la più grande dance crew del mondo dalla quale ha ricevuto una sonora sconfitta. Il suo nuovo amico Eddie si offre di aiutarlo a radunare i più grandi streetdancer d’Europa. E così, dopo aver reclutato i migliori ballerini di hip-hop tra Ibiza, Copenaghen, Amsterdam, Berlino, Roma, il gruppo si stabilisce a Parigi in vista della gara finale tra le migliori crew del mondo. Nella capitale francese, una sera Ash rimane folgorato dall’esibizione di una bellissima e scatenata ballerina di salsa, Eva. Stupito dallo straordinario stile innovativo dei balli latino americani della ragazza che si esibisce in accattivanti performance in un ring di pugilato, Ash le propone di lavorare insieme a un mix innovativo di street dance e latino americano. Sulle prime riluttante, Eva accetta la sfida di unire due stili di ballo così diversi in vista della più importante competizione di streetdancer. Ma l’impresa non è facile, soprattutto quando entrano in gioco i sentimenti. Ash deve imparare a ballare “con” qualcuno: Eva inizia il suo addestramento spiegando al giovane streetdancer che nella salsa quello che conta è la passione, un sentimento che deve esprimere in pieno. Il giovane è sempre più attratto da Eva e i due intrecciano una relazione. Mancano due giorni alla sfida cruciale e Ash pensa di sperimentare la sua esibizione di “fusion” insieme a Eva in un’altra competizione di ballo. Ma, sul più bello, Ash salta il numero di ballo a due perché non è convinto. Delusa e ferita, Eva se ne va. Pensando che la convivenza di street dance e stile latino non vada, Ash pianta in asso la sua crew. Intanto l’adorato zio superprotettivo di Eva, Manu, si sente male. Ash che si I ge Sampson (Eddie), Akai Osei-Mansfield (Junior), Tom Conti (Manu), Marlon Wallen (Flawless ‘Swoosh’), Nathan Kabongo (Flawless ’Oddey’), Allan Kabeja (Flawless ‘L.Boogie’), Leroy Dos Santos (Flawless ’FX’), Christian Aloise (Flawless ‘Bounce’), Anthony Duncan (Flawless ’A.D’), Paul Steadman (Flawless ‘Steady’), Paul Samuels(Flawless ’Breaker’), Simon Smith (Flawless ‘Shock’), Aaron Silvera (Flawless ‘Moves’), Ndedi Ma-Sellu (Killa), Elisabetta Di Carlo (Bam Bam), Brice Larrieu (Skorpion), Kaito Masai (Terabyte), Delphine Nguyen (Yo Yo), Ali Ramdani (Ali), Samuel Revell (Tino), Stephanie Nguyen (Steph) Durata: 90’ Metri: 2460 trova con lui al momento del malore, lo soccorre. In ospedale, il ragazzo viene raggiunto dalla sua squadra di ballerini che non vuole mollare la sfida e lo incita a tornare per gareggiare. Anche lo zio Manu lo esorta a non abbandonare la gara. Ash e la sua crew si presentano in ritardo alla competizione ma riescono a entrarvi grazie a un indovinato travestimento da ragazzi dei popcorn. La sfida con il gruppo degli Invincibili è senza esclusione di colpi. Dopo le prime esibizioni, le due crew sono in risultato di parità. Per il numero di ballo decisivo, entra a sorpresa Eva e la crew di Ash manda in delirio il pubblico con l’innovativa fusione di due stili di ballo. Ed è vittoria. remessa indispensabile: il cinema della ‘danza di strada’ ha negli ultimi anni preso piede (ci si perdoni il gioco involontario di parole) tanto che sembra aver occupato un posto molto importante nel settore dei film di ballo. E il “filone Streetdance” è solo l’ultimo nato della serie. “Balla con il cuore, non con la testa”. È questo l’invito (ma anche il tema-chiave del film) rivolto dalla sensuale ballerina di una modernissima forma di balli latino americani al suo partner, uno scatenato e ‘tostissimo’ streetdancer: lui deve imparare a ballare “insieme” a lei. Così, dopo il successo del primo Street Dance 3D del 2010, primo film inglese sulla danza in 3D, ecco puntuale il sequel, dietro la macchina da presa ancora il duo Max & Dania (Max Giwa e Dania Pasquini premiata ditta nella regia di video musicali). Dopo un rapido “grand tour” danzereccio in giro per le più belle capitali europee (inquadrate con gusto da cartolina e talvolta da macchietta, vedi il caso di Roma con P 19 i vicoli del centro pieni di panni stesi da anziane donne pronte a difendere il loro bucato!), il ballerino protagonista, Falk Hentschel, fa base a Parigi per preparare il grande scontro di street dance. E lì, neanche a dirlo, ecco il colpo di fulmine tra il duro ballerino di strada e la bellezza esotica intenta in pericolose variazioni di salsa e tango. Il pretesto narrativo del film è l’unione di due mondi, quello latino e quello della street dance. Due stili che si fondono, e, ovviamente, due cuori che si innamorano. L’idea di ballare in coppia è la novità, cosa assolutamente lontana dall’hip-hop, un ballo di strada rigorosamente singolo e senza contatto. Ecco trovata ‘l’ideuccia’: la fusion, l’unione, la vicinanza tra due corpi. “Ballare con una compagna vuol dire condividere il momento” ecco la battuta chiave! Ma si, devono aver pensato i due registi, costruiamoci una lezioncina sul valore della condivisione, prendiamo i migliori campioni al mondo di hip-hop (e alla bella Sofia Boutella, ballerina nelle tournée di grandi popstar tra cui Madonna, insegniamo anche un po’ di stile latino per sedurre meglio) e mescoliamoli con i danzatori di balli latini, condiamo il piatto con una indiavolata colonna sonora e facciamo il sequel di un successo ballerino, naturalmente in 3D. Numeri di hip-hop a più non posso e pochi dialoghi (per giunta risibili), niente di nuovo insomma. Tranne il ring (si, proprio quello del pugilato) in cui la bella ballerina protagonista si esibisce in uno nuovo stile di salsa. “Non ci sono segreti, né bugie, c’è solo il ballo” dice la bella ‘caliente’ al duro streetdancer. Più chiaro e semplice di così. E allora, via alle danze! Elena Bartoni Film Tutti i film della stagione LA DONNA CHE CANTA (Incendies) Canada, Francia 2010 Costumi: Sophie Lefebvre Interpreti: Lubna Azabal (Nawal Marwan), Mélissa Désormeaux-Poulin (Jeanne Marwan), Maxim Gaudette (Simon Marwan), Rémy Girard (Jean Lebel), Abdelghafour Elaaziz (Abou Tarek), Allen Altman (Notaio Maddad), Mohamed Majd (Chamseddine), Nabil Sawalha (Fahim), Baya Belal (Maika), Bader Alami (Nicolas), Karim Babin (Guardia del corpo), Anthony Eclissi (Bagnino), Yousef Shweihat (Sharif) Durata: 130’ Metri: 3560 Regia: Denis Villeneuve Produzione: Micro_Scope, TS Productions Distribuzione: Lucky Red Prima: (Roma 21-1-2011; Milano 21-1-2011) Soggetto: dall’opera teatrale di Wajdi Mauawad Sceneggiatura: Denis Villeneuve, Valérie Beaugrand-Champagne Direttore della fotografia: André Turpin Montaggio: Monique Dartonne Musiche: Grégoire Hetzel Scenografia: André-Line Beauparlant anada. Giorni nostri. Jean e Simon, trent’anni circa, sono gemelli. Nawal, loro madre, è morta lasciando loro due lettere da consegnare, rispettivamente, al padre e al fratello che non sapevano di avere. Soltanto una volta che avranno adempiuto a questo compito, Nawal accetterà di avere normale sepoltura (altrimenti una fossa senza nome). Per questo Jean, nonostante la contrarietà del fratello, parte per il Libano, paese d’origine della madre. Il viaggio vede la ragazza ripercorrere le stesse strade, polverose e difficili, in cui Nawal anni prima aveva vissuto un amore proibito (lei cristiana, lui mussulmano), la nascita di un bambino poi abbandonato in orfanotrofio (perché frutto del disonore di quell’amore), l’allontanamento da casa e gli studi all’Università prima della sua occupazione da parte dell’esercito, la lotta contro il terrorismo dei Nazionalisti Cristiani, le rappresaglie dei guerriglieri mussulmani, la ricerca del figlio abbandonato appena scoppia la guerra, l’adesione alla causa del terrorismo mussulmano (dovuta alla frustrazione della ricerca fallita e alle crudeltà operate dai Nazionalisti), la conseguente prigionia e un altro parto, frutto delle violenze subite in carcere. Nawal era nota come “la donna che canta”, perché in carcere, nonostante le torture subite, non si è mai piegata, continuando a cantare. E poiché era una prigioniera speciale, l’infermiera che la assiste nel parto tiene con sé i due gemelli neonati per poi ridarglieli quando sarà uscita dal carcere. Di fronte alla verità sul padre che credevano morto, Jean sembra perdersi nei paesaggi sassosi del Libano, che si fanno sempre più aspri, mentre il passato della madre si rivela così C doloroso da non riuscire a sopportarlo: è necessario che ci sia anche Simon a condividerne il peso. Riluttante, Simon raggiunge la sorella in Libano, per cercare di completare la missione affidata nel testamento da Nawal. Sarà lui, quindi, a incontrare il capo dei terroristi mussulmani per cui la madre era diventata un’assassina e a chiedergli se sappia dove sia il fratello perduto. La verità sarà ancora una volta più dura di quanto il ragazzo possa immaginare: loro fratello, preso ostaggio dei guerriglieri mussulmani da bambino, era diventato un cecchino, poi arrestato dalla polizia era stato ri-addestrato come torturatore proprio nella prigione dove Nawal è stata “la donna che canta”. a donna che canta (Indendies), film in cui il regista Denis Villeneuve ha trasposto l’opera teatrale di Wajdi Mouawad, è una appassionata richiesta di pace, articolata su un racconto di orrore e violenza. La pace resta, per tutta la durata della pellicola, la meta dei protagonisti, e la sensazione di pace, irreale ma invocata, è la prima che il grande schermo consegna allo spettatore, sin nella sequenza iniziale, in cui la musica malinconica e dolce zittisce i rumori dello stanzone in cui ragazzini scalzi e sporchi di sangue subiscono la rasatura delle teste da parte di uomini armati. È solo l’inizio, un prologo che già sfrutta il contrasto tra suono e immagine , espediente ricorrente nel film. Così come ricorrente è l’elemento dell’acqua, liquido amniotico in cui nuotano i gemelli, simbolo di purificazione e ri-nascita. Le immagini della piscina in cui Jean e Simon nuotano servono anche per attu- L 20 tire il contatto con il mondo, trovare sollievo dall’orrore della verità che scoprono, ma di cui è necessario venire a conoscenza, perché, parafrasando un battuta del film, senza verità non c’è pace. Affrontando la ricerca della verità, i protagonisti sembrano percorrere un viaggio in cui violenza segue a violenza, in una spirale che si arresta solo con il perdono nato dall’amore incondizionato, dal paradosso: Nawal può considerarsi, alla fine, una vera figura Christi, che assume (e riassume) letteralmente sul suo corpo tutto il male e che riesce, se pur dolorosamente, ad amare chi le ha usato violenza. E se la ricerca dei gemelli si conclude con il corto circuito narrativo - per cui Nawal è inizio e fine, madre e vittima del suo stupratore (con tutti i rimandi mitologici e psicanalitici conseguenti), il racconto chiude invece proprio con il paradosso dell’amore, unica via per risolvere ab origine ogni conflitto. La donna che canta è un’opera complessa, costruita con attenzione matematica per i particolari, perché l’architettura del tutto dipende da come si compongono le sue parti (sia estetiche che sostanziali). Così il fatto che Jean sia una ricercatrice in matematica pura offre una chiave di lettura importante per l’intero film: spiegando agli studenti il concetto di limite, come direzione cui un’equazione tende senza alcuna certezza del valore finale, la ragazza sembra quasi riferirsi alla propria ricerca verso la vera identità del fratello, incognita di cui non immagina il vero valore. Anche Simon cerca un appiglio nella fredda lucidità dei numeri: «uno più uno non può fare uno», continua a ripetersi, dopo aver scoperto che Film fratello e padre sono la stessa persona. Non è facile prendere consapevolezza che chi subisce violenza e chi la perpetra siano la stessa persona (il fratello cresciuto orfano e il padre/torturatore). Il racconto si snoda nei paesaggi sassosi e polverosi del Libano, dove si alternano le vicende di due epoche diverse: Tutti i film della stagione quella attuale, con protagonista Jean, e quella di anni prima, con protagonista Nawal. La somiglianza fisica delle due donne cresce con il procedere della storia, a segnare una prossimità d’animo crescente tra madre e figlia. La regia non emette sentenze, non dà giudizi, áncora tutto il racconto al tema forte della pace e lo fa mostrando il conflitto, infine indica la possibile soluzione, impensabile e dura da accettare: il perdono. Bella sfida. Bella prova cinematografica. Film duro ma pienamente riuscito. Tiziana Vox NIENTE DA DICHIARARE? (Rien à déclarer) Francia, Belgio 2010 Regia: Dany Boon Produzione: Les Productions du Ch’Timi, Pathé, TF1 Films Productions, Scope Pictures Prima: (Roma 23-9-2011; Milano 23-9-2011) Soggetto e Sceneggiatura: Dany Boon Direttore della fotografia: Pierre Aïm Montaggio: Luc Barnier Musiche: Philippe Rombi Scenografia: Alain Veissier Costumi: Jean-Daniel Vuillermoz Effetti: Jean-Baptiste Bonetto, Yves Domenjoud, Olivier Gleyze, Les Versaillais Interpreti: Benoît Poelvoorde (Ruben Vandevoorde), Christel Pedrinelli (Olivia Vandevoorde), Joachim Ledeganck (Leopold Vandevoorde), Julie Bernard (Louise Vandevoorde), Jean-Paul Dermont (Papà Vandevoorde), François Damiens (Jacques Janus), Bouli Lanners (Bruno Vanuxem), Willems Éric Godon el 1986 Ruben Vandevoorde, un doganiere belga della cittadina di Corquain in Francia (Koorkin in Belgio), animato da un profondo odio per i francesi, alla notizia dell’apertura delle frontiere europee, cade nella disperazione. Nel 1992, alla vigilia dell’abolizione delle dogane sul confine tra Francia e Belgio, Ruben passa le ultime giornate sfogandosi con i cittadini francesi e istruendo il figlioletto sulla superiorità del popolo belga. Ma, a sua insaputa, la sorella Louise è innamorata di un suo collega, il mite doganiere francese Mathias Ducatel. Dopo essere arrivato a far spogliare un automobilista francese reo di voler passare la dogana per fare benzina in territorio belga, Ruben viene a sapere dal suo capo che, in via sperimentale, verrà formata una nuova squadra mobile mista. Dopo aver bloccato un trafficante di droga, Ruben insulta nuovamente il popolo fran- N (Capo), Olivier Gourmet (Sacerdote di Chimay), Sylviane Alliet (Cliente ‘No Man’s Land’), Jean Luc Couchard (Fratello di Vanuxem), Laurent Sobry (Commissario), Dany Boon (Mathias Ducatel), Karin Viard (Irène Janus), Philippe Magnan (Mercier), Nadège Beausson-Diagne (Nadia Bakari), Zinedine Soualem (Lucas Pozzi), Guy Lecluyse (Gregory Brioul), Laurent Gamelon (Duval), Bruno Lochet (Tiburce), Laurent Capelluto (La Balle), Bruno Moynot (Agente Immobiliare), Alexandre Carrière (Cameriere), Jérôme Commandeur (Autista), David Coudyser (Autista), Nicolas Guy (Autista), Christophe Rossignon (Autista), Jérôme Seydoux (Cliente ristorante), Sophie Seydoux (Cliente ristorante), Roland Levy (Cliente ristorante), Corinne Levy (Cliente ristorante), JeanClaude Lagniez (Autista), Patrick Vo (Tecnico impianto di riscaldamento) Durata: 105’ Metri: 2870 cese: assistendo alla scena, Mathias va su tutte le furie e lo colpisce con un pugno. Subito dopo, l’uomo litiga con Louise che lo lascia. Desideroso di riconquistare la fidanzata, Mathias si offre volontario per sperimentare la dogana mobile franco-belga al fianco di Ruben. Forniti di nuovi mezzi, una scassata Renault 4, un gigantesco telefono cellulare che non ha mai campo e il cane Grizzly, uno dei migliori agenti antidroga, i due sono pronti per battere le strade di confine. Terrorizzato dall’idea di imbattersi nell’unità mobile, Duval, un losco trafficante di droga, corrompe Irène e Jacques Janus, proprietari del ristorante “No man’s land” abitualmente frequentato dai doganieri, per farsi dare informazioni su dove si posizionerà l’unità. Un corriere al soldo di Duval trasporta droga a bordo di un furgoncino: ai due doganieri sfugge una prima volta perché la vecchia R4 li lascia per strada. Do- 21 vendo riparare l’auto di servizio, i due doganieri si rivolgono al collega di Ruben, Bruno Vanuxem, che ha un fratello ex galeotto che ha un’officina. Detto fatto, il meccanico monta sulla vecchia auto un motore truccato. Ora la vecchia R4 vola più di una Ferrari testarossa. Per scusarsi del suo comportamento, Ruben invita a cena a casa sua Mathias. Alla cena è presente Vanuxem che Ruben vorrebbe far fidanzare con la sorella. Il giorno dopo, in chiesa, il prete annuncia il fidanzamento di Louise con Bruno Vanuxem. Mathias è scioccato. Dopo aver insultato Ruben, Mathias va da Louise che nega di essere fidanzata con Bruno: quell’annuncio l’ha organizzato suo fratello. Poco dopo Ruben e Mathias vedono passare il famigerato furgoncino rosso e si lanciano all’inseguimento. Dopo averlo bloccato, grazie al fiuto del loro cane scoprono che il trafficante ha nascosto la droga dentro al suo corpo: all’ospe- Film dale una radiografia conferma i sospetti. Il corriere viene arrestato. Intanto Duval si arrabbia con Irène e Jacques perché non lo hanno tenuto aggiornato, ora vuole recuperare la sua merce. Spinto dalla moglie, Jacques si mette a fare il corriere per Duval. È il 31 dicembre 1992, l’ultimo giorno per la dogana di Corquain. Ruben invita a casa sua Mathias per brindare al nuovo anno. Mathias finge di essere belga parlando con uno strano accento. È il 1993, le dogane sono state abolite. Mathias confessa a Ruben di essersi avvicinato a lui perché ama sua sorella con la quale sta insieme da più di un anno in segreto. Su tutte le furie, Ruben va da Louise che rifaccia al fratello il suo razzismo dopo aver confessato che Mathias è l’uomo della sua vita. Subito dopo, i due doganieri ricevono la segnalazione di un’auto sospetta che percorre l’autostrada a forte velocità: si tratta di Jacques che ha con sé un carico di cocaina di Duval. I due doganieri interrogano Irène e Jacques; quest’ultimo che confessa che è il quinto viaggio che fa per conto del trafficante. I due rischiano dieci anni di galera, ma se collaboreranno otterranno la pena con la condizionale. Grazie a Jacques, i due doganieri riescono a prendere Duval. Mathias e Ruben brindano al successo della prima unità mobile mentre Irène e Jacques vengono arrestati. Ruben impartisce al figlio lezioni di tolleranza, finché non si trova davanti a un furgoncino guidato da un cinese. regiudizio che vince non si cambia. Già, dopo il grande exploit del 2008 con Giù al Nord (che ha fracassato tutti i record di incassi in terra d’Oltralpe) spassosa commedia sui pregiudizi ‘duri-a-morire’ sugli abitanti del profondo nord della Francia (ripresa e adattata ai sempreverdi italici stereotipi nord-sud nella commedia Benvenuti al Sud successone della premiata ditta Bisio-Siani), il simpatico Dany Boon ci riprova. Con uguale formuletta. Questa volta dal Nord Pas-de-Calais ci si sposta ancora più in là, proprio sulla linea di P Tutti i film della stagione confine franco-belga. Due nazioni vicine ma diverse, uguale lingua ma differenti culture, si ritrovano “unite” all’apertura delle frontiere nel 1993 dopo il Trattato di Maastricht. Ancora una volta si fa leva su preconcetti vecchi come il tempo, spingendo forte sul pedale del nazionalismo. Ed ecco serviti in dose massiccia i pregiudizi più beceri che dividono da sempre il popolo belga da quello francese. Lo spunto comico questa volta viene dalla brigata mista franco-belga, una dogana mobile sperimentale che viene incaricata di muoversi sulle strade di confine per controllare eventuali traffici illegali dopo l’abolizione delle dogane fisse di frontiera. E qui arrivano i sorrisi. A bordo di una scassata Renault 4 bianca, due doganieri, un francese bonaccione e un belga razzista fino al midollo, si ritrovano a pattugliare le strade di confine a caccia di un corriere della droga pasticcione. E la guerra senza esclusione di colpi tra il doganiere belga violento e prevaricatore che disprezza in tutto e per tutto i francesi ‘mangia-lumache’ e il più tollerante doganiere francese vittima d’amore per la bella sorella del suo cattivo collega, si fa ‘battaglia sul campo’. I due attori sono perfetti, Benoît Poelvoorde che incarna alla perfezione il doganiere animato da fervente zelo antifrancese fermamente convinto della necessità della “frontiera” (timoroso però della “dogana del paradiso”) e Dany Boon che, nei panni del collega francese mite e innamorato, si conferma come vero nuovo talento comico d’Oltralpe. Non solo, anche per le altre ‘figurine’ la scelta degli attori si è rivelata indovinata: da Bouli Lanners (curioso attore-cineasta belga di cui si ricorda l’interessante Eldorado Road) nei panni di un corpulento doganiere belga collega pacioso del terribile Vandevoorde, a Karin Viard (già panettiera xenofoba nel delizioso Parigi di Cédric Klapisch) nei panni di avida ristoratrice e moglie dal pugno di ferro, fino all’esordiente Julie Bernard nei panni della fidanzata “straniera” del povero doganiere francese. Boon usa lo stesso stile del suo pre- 22 cedente successo e si conferma autore di un cinema pacato, fatto di una comicità un po’ ‘vecchia maniera’, complici gli ambienti dove ambienta le sue storie. La sua è una Francia un po’ demodé e deglobalizzata (il paesino di frontiera di Corquain in Francia, Koorkin in Belgio, è un piccolo mondo in cui il tempo sembra essersi fermato come il borgo di Bergues nella zona del Passo di Calais del suo precedente film) ma in fondo tanto rassicurante. Al di là della formula non proprio originale che ruota sul tema del razzismo di frontiera ‘fuori tempo massimo’, quello che intenerisce è un certo sapore particolare di vecchie cose, di figure, luoghi e oggetti destinati a scomparire soppiantati dal ‘nuovo che avanza’: i doganieri e le loro diverse divise destinate a essere riposte in naftalina, gli sbarramenti di frontiera, con semafori, code e clacson, la carta carbone. E così via a nuove divise, nuovi telefoni cellulari (ma nel 1993 non entravano esattamente in un taschino, non avevano quasi mai campo e ogni telefonata costava uno sproposito), computer e stampanti (che si inceppavano quasi a ogni stampa lanciata). Emblema tra gli emblemi, il ristorante della cittadina di frontiera “No man’s land” con quella strana coppia di proprietari preoccupati di vedere sparire la loro clientela con l’abolizione delle dogane (e così è stato), “emblema di un modello economico che sta crollando” come ha sottolineato il regista. E anche l’inevitabile tentativo di ricorrere alla disonestà per sopravvivere economicamente è lo specchio dei tempi che cambiano (non sempre in meglio). Anche se il film è inferiore in quanto a vis comica e originalità rispetto a Giù al Nord, il tema dell’intolleranza è sempre di così grande attualità che ognuno lo potrà fare suo pensando alla propria esperienza sul campo. Forse, al di là degli accordi di Schengen e del Trattato di Maastricht, la ‘vera’ Europa unita è ancora lontana, molto lontana. Meditate gente, meditate. Elena Bartoni Film Tutti i film della stagione 2011 INDICE DELL’ANNATA INDICE DEI FILM Cars 2 A A cena con un cretino 37/109-110 A sud di New York 40/112 Abduction – Riprenditi la vita Cigno nero (Il) 22/109-110 Cirkus Columbia Four Lions 29/113-114 Altra verità (L’) 41/111 Amici miei – Come tutto ebbe inizio 33/111 43/111 Angele e Tony 10/111 51/113-114 30/111 48/109-110 44/112 segreti dell’unicorno 28/113-114 Baci mai dati 45/111 Baciato dalla 44/111 14/113-114 19/112 Grinta (Il) Dalla vita in poi (A) 13/112 20/113-114 Balla con noi – Let’s Habemus Papam Debito (Il) 21/113-114 Harry Potter e i doni 35/112 Seconda parte 41/113-114 13/109-110 46/112 30/109-110 Horror Movie 54/113-114 36/112 48/113-114 Mr. Beaver 14/111 N 28/112 (The) 43/112 Illusionista (L’) 16/109-110 Immaturi 39/109-110 Immortale (L’) 31/109-110 9/113-114 38/112 Non lasciarmi 8/111 P 17/113-114 Parto col folle 16/33 Passione – Un’avventura 40/109-110 musicale Into Paradiso 58/109-110 Paul 3/112 Io sono Li 53/113-114 Pelle che abito (La) 24/113-114 dei tuoi sogni Febbre da fieno 50/109-110 Incontrerai l’uomo Isola 10 4/112 18/112 42/109-110 Perfetto gentiluomo (Un) Pezzo mancante (Il) 6/112 9/112 37/112 Pinguini di Mr. Popper J 21/112 (I) 18/109-110 52/113-114 Pirati dei Caraibi – Jane Eyre Femmine contro 2/113-114 Body & Soul Noi, insieme adesso – migliore Faccio un salto Faster primo vendicatore 26/113-114 Carnage 9/111 F all’Avana Captain America – Il Michel Petrucciani – Bus Palladium Faccio un salto 20/111 29/112 In un mondo Fast and Furious 5 sangue Horde (The) Illegal all’Avana Cappuccetto rosso 39/113-114 Next Three Days 39/112 C 31/111 (La) 7/113-114 E paranormali 28/111 Malavoglia Misura del confine 15/109-110 50/113-114 63/109-110 12/112 Hereafter Housemaid (The) 10/112 19/111 11/109-110 2/109-110 49/109-110 Esp – Fenomini 38/113-114 Machete Melancholia I Easy Girl M Manuale d’amore 3 52/109-110 della morte – 39/111 45/112 Benvenuti a Cedar Burlesque 43/109-110 18/113-114 Hai paura del buio Dylan Dog – Il film 8/112 30/112 Mia moglie per finta 54/109-110 Due presidenti (I) 55/113-114 41/112 44/109-110 H vampiro provetta 22/112 26/109-110 Green Hornet (The) 36/109-110 Bad Teacher: una cattiva Box Office 3D London Boulevard Goodbye Mama Due cuori e una Boris – Il film 46/109-110 Giorno nella vita (Un) D Drive Biutiful Gioellino (Il) Discorso del Re (Il) 19/109-110 B Beyond Limitles Gorbaciof Dilemma (Il) Rapids Libera uscita 43/113-114 36/113-114 Daybreakers – L’ultimo Avventure di Tintin e i Dance 25/109-110 Giallo/Argento Dangerous Method (Le) Beastly Gangor 9/109-110 Avventure di Sammy maestra Burke & Hare Last Night elefanti Conspirator (The) Contagion Amici, amanti e... fortuna Ladri di cadaveri – Come ammazzare il felice L 35/111 G 14/112 Animal Kingdom 10/113-114 Frozen Come l’acqua per gli scimmie (L’) (Le) 51/109-110 capo... e vivere 46/113-114 Alba del Pianeta delle Another Year 32/112 127 ore maschi 3/109-110 Johnny English – Fighter (The) 38/109-110 La rinascita 23 11/113-114 Oltre i confini del mare 23/113-114 Poetry 6/111 57/109-110 Film Priest Puffi 3D (I) 4/113-114 Tree of Life (The) 16/113-114 Tutta colpa della Q Qualunquemente 56/109-110 Tutti i film della stagione 2/111 Battle: Los Angeles 19/112 14/111 Grave Encounters 46/112 57/113-114 Beaver (The) Tutti al mare 55/109-110 Biutiful 11/109-110 Black Swan 22/109-110 Burke & Hare Burlesque 7/109-110 Hall Pass 41/112 Hanjo 28/112 identità Ragazzo con la bicicletta Uomini senza legge 47/111 C 28/109-110 6/109-110 lavorative Cars 2 17/112 Cedar Rapids V 3/111 Red 29/111 Rito (Il) 17/111 Vallanzasca – Gli Angeli del male 45/109-110 Venera nera 33/113-114 Vento di primavera S 2/113-114 38/113-114 Salt Sanctum 3D 21/109-110 27/109-110 Scream 4 26/112 27/111 Horde (The) 30/109-110 33/111 Horrible Bosses 51/113-114 Conspirator (The) 36/113-114 Contagion 14/113-114 Se sei così, ti dico di sì 37/111 Segui il tuo cuore 27/111 (A) 13/111 Separazione (Una) 44/113-114 Sesso aggiunto (Il) 10 4/112 47/113-114 12/109-110 Debt (The) 21/113-114 Des homes et des dieux W Dilemma (The) 6/113-114 Schmucks 4/111 Silvio Forever 34/111 Sono il numero Drive Due Date X 61/109-110 Sorelle mai 32/109-110 Night X-Men – L’inizio Source Code 37/109-110 41/113-114 16/111 TITOLI ORIGINALI 34/112 Stelle inquiete (Le) 20/109-110 Street Dance 3D 31/112 Student Services 12/113-114 49/109-110 Tamara Drewe 34/109-110 The Segret of the Terraferma 42/113-114 Unicorn Thor Angèle et Tony 34/113-114 42/111 Tomboy 31/113-114 Tourist (The) 24/109-110 Tourneé 13/113-114 Town (The) Transformes 3 13 assassini 2/112 Jane Eyre 11/113-114 az Simin 44/113-114 Johnny English Reborn Just Go with It 23/113-114 2/112 29/112 Easy A 9/111 Kids Are All Right (The) 12/111 Exstra Man (The) 9/112 King’s Speech (The) 19/109-110 Fast Five Animal Kingdom Another Year Faster Fighter (The) 28/113-114 L 6/112 21/112 38/109-110 First Avenger (The): 10/111 Four Lions 48/109-110 Frozen 10/113-114 8/112 Little Fockers 13/111 London Boulevard 30/112 M Machete G Barney’s Version Limitless 26/109-110 35/111 B Bad Teacher Last Night Captain America 26/113-114 9/109-110 17/109-110 3/113-114 J 46/113-114 Adventures of Tintin: the Place 31/109-110 A Abduction This Must Be Immortel (L’) K F T 16/109-110 Jûsan-nin no hikaku E 11/112 43/112 Illusionist (The) Jodaeiye Nader 24/112 Sotto il vestito niente – L’ultima sfilata 39/111 Dylan Dog: Dead of quattro 61/109-110 59/109-110 Dinner for World Invasion paranormali 18/113-114 54/109-110 22/111 Shelter – Identità Illégal Daybreakers Senza arte né parte 30/113-114 17/112 I Dawson Isla Villaggio di cartone Vita facile (La) Hors-la loi I Am Number Four Vi presento i nostri 7/113-114 15/109-110 Cirkus Columbia Dangerous Method 10/109-110 (Il) Part II Hereafter Charlie St. Cloud D 5/109-110 Deathly Hallows: 32/112 Versione di Barney (La) 50/109-110 Harry Potter and the Carnage 59/109-110 46/111 RCL – Ridotte capacità 38/112 Hævnen Uomini di Dio Ramona e Beezus H 63/109-110 Una cella in due Ragazzi stanno bene (I) 12/111 (Il) 22/112 Green Hornet (The) 36/109-110 Ultimo terrestre (L’) 56/113-114 Unknown – Senza Rabbit Hole 25/109-110 Goodbye Mama musica U Gangor 35/112 Bus Palladium R 6/113-114 Beastly Melancholia 28/111 39/113-114 Mes chères études 12/113-114 20/113-114 Gamin au vélo (Le) 10/109-110 24 46/111 Michel Petrucciani 36/112 Film Mr. Popper’s Penguins 52/113-114 N Tutti i film della stagione Tomboy 31/113-114 Beauvois Xavier 59/109-110 Farrelly Peter 41/112 Tourist (The) 24/109-110 Bellocchio Marco 32/109-110 Foster Jodie 14/111 Tournée 13/113-114 Bercot Emmanuelle 12/113-114 Town (The) 17/109-110 Berry Richard 31/109-110 Transformers: Dark of the Moon Never Let Me Go 8/111 Next Three Days (The) 50/109-110 Bomoll Cinzia 45/112 2/111 Bonelli Elena 40/112 Bonev Michelle 19/112 Tree of Life (The) True Grit 43/109-110 9/113-114 No Strings Attached 127 Hours Bier Susanne 3/113-114 43/111 51/109-110 Bosch Roselyne Boyle Danny Unknown 28/109-110 3/112 17/112 9/111 Gondry Michel 36/109-110 42/111 Gordon Josh 13/109-110 3/109-110 Gosnell Raja 16/113-114 8/112 Green Adam Pirates of the Caribbean: On Stranger Tides Priest V C Vénus noire Cameron Mitchell W John 7/109-110 Cappuccio Eugenio R Water for Elephants 7/109-110 Raffle (La) 5/109-110 29/111 Red Riding Hood 20/111 Rise of the Planet of the Apes X-Men: First Class 24/112 Route Irish 41/111 Stranger S 40/109-110 Sanctum 27/109-110 Scream 4 26/112 Shelter 4/111 Affleck Ben Allen Elizabeth Smurfs (The) 16/113-114 13/113-114 Source Code 34/112 Almodóvar Pedro 24/113-114 Antin Steve 63/109-110 Argento Dario 43/113-114 Aronofsky Darren 22/109-110 38/113-114 Stan Helsing 54/113-114 Street Dance 3D 31/112 Arteta Miguel Sucker Punch 16/112 August Pernilla Svinalängorna Switch (The) Dahan Yannick Tamara Drewe 55/113-114 26/112 18/113-114 Thor 42/111 Iñárritu Alejandro Gonzáles 11/109-110 Incerti Stefano 44/109-110 J Jji Fukunaga Cary 11/113-114 Johnston Joe 26/113-114 Jones Duncan 34/112 30/109-110 Dardenne Jean-Pierre 46/111 Dardenne Luc 46/111 Kasdan Jake Delaporte Alix 10/111 Kechiche Abdellatif 33/113-114 Dugan Dennis 29/112 19/111 Eastwood Clint 15/109-110 B Landis John 22/112 Lasseter John 32/112 Lawrence Francis 30/111 Lazotti Gianfrancesco 13/112 Leigh Mike Lewis Brad Barnaba Nicola 47/111 Faenza Roberto Barnz Daniel 35/112 Farhadi Asghar Bay Michael 20/113-114 E Baldi Dario 18/112, 17/113-114 34/109-110 I 12/112 F T 39/111 L 19/111 13/109-110 Howard Ron K 6/109-110 40/109-110 10/112 24/109-110 19/109-110 Albanese Giovanni 30/113-114 Almaric Mathieu (The) 43/109-110 D 17/109-110 Allen Woody Special Relationship Coen Joel Cronenberg David 57/109-110 Shi Florian Hooper Tom Crialese Emanuele 42/113-114 De geheime door4/112 43/109-110 Craven Wess A gang 4 Henckel von 39/112 Coen Ethan Costella Paolo 20/111 12/111 16/109-110 Coppola Massimo 21/109-110 Sammy’s avonturen: 57/109-110 Collet-Serra Jaume 28/109-110 INDICE DEI REGISTI Salt 55/109-110 Chang-dong Lee Ciarrapico Giacomo You Will Meet a Tall Dark 9/113-114 Hardwicke Catherine 22/111 Cerami Matteo Chomet Sylvain 17/111 Haggis Paul Donnersmarck Cholodenko Lisa 29/113-114 17/111 61/109-110 Antonio Y Rite (The) 3/111 Hafstrom Mikael Castaldo Francesco X Ramona and Beezus 6/109-110 Red 37/111 Carboni Massimiliano 30/111 Caruso D. J. Rabbit Hole 27/109-110 H 33/113-114 6/111 4/113-114 35/111 Grierson Alister Piel que habito (La) 24/113-114 39/109-110 31/112 Burger Neil Paul Genovese Paolo Gluck Will 51/109-110 Brizzi Fausto G 5/109-110 Branagh Kenneth P 34/109-110 Giwa Max Bouchareb Rachid U Frears Stephen 3/113-114 Farrelly Bobby 25 34/111 44/113-114 41/112 Lewis Richard J. 48/109-110 32/112 10/109-110 Liebesman Jonathan 6/113-114 Lin Justin 6/112 Film Littin Miguel Loach Ken Loncraine Richard Luchetti Laura 4/112 Redford Robert Tutti i film della stagione 36/113-114 41/111 Reitman Ivan 10/112 Roach Jay 37/109-110 Rocher Benjamin 30/109-110 Rodriguez Robert 28/111 18/109-110 Romanek Mark M Russell David O. Winding Refn 43/111 41/113-114 Wyatt Rupert 29/113-114 Emiliani Simone 2/109-110, 40/ 109-110, 18/113-114, 34/113- Y 114, 54/113-114 8/111 38/109-110 Yates David Macelloni Filippo Madden John Malick Terrence 34/111 21/113-114 Mårlind Måns Marshall Rob 28/111 4/111 6/111 Masset-Depasse Oliviere 43/112 Michôd David 9/109-110 Miike Takashi 2/112 Molaioli Andrea Monahan William 46/109-110 30/112 Moretti Nanni 2/109-110 Morris II Chris 10/113-114 Mottola Greg Munroe Kevin S Z 3/112 49/109-110 Sang-soo Im Schwentke Robert Sciamma Céline N 21/109-110 109-110, 14/111, 16/111, 22/ Zenga Bo 29/111 53/113-114 Singleton John 46/113-114 Snyder Zack INDICE DEGLI AUTORI 113-114, 39/113-114, 43/113- 13/109-110 Spierig Michael 54/109-110 Spierig Peter 54/109-110 Spinelli Italo 25/109-110 44/112 Steers Burr 27/111 Stein Björn 4/111 114 109-110, 9/111, 13/111, 43/ Moresco Fabrizio 11/109-110, 15/ 111, 30/113-114, 31/113-114, 109-110, 21/109-110, 28/109- 57/113-114 110, 31/109-110, 38/109-110, Bartoni Elena 9/112 Stassen Ben Stewart Scott Barteri Veronica 51/109-110, 63/ 34/113-114 28/113-114 109-110, 32/109-110, 36/109111, 22/112, 24/113-114, 33/ B Soderbergh Steven 14/113-114 Spielberg Steven Mondella Diego 7/109-110, 17/ 110, 50/109-110, 2/111, 33/ 16/112 Speck Will 111, 16/112, 30/112, 35/112, 45/112 31/111 Segre Andrea Sorrentino Paolo 54/113-114 31/113-114 Scimeca Pasquale M Mandolini Elena 37/109-110, 39/ 28/112 Springer Berman Shari Noyce Phillip 7/113-114 2/111 Manfredonia Giulio 56/109-110 Maniquis Ethan E Nicolas 24/109-110, 34/ 43/109-110, 45/109-110, 49/ 109-110, 27/111, 44/111, 43/ 109-110, 55/109-110, 28/111, 112, 21/113-114, 23/113-114, 34/111, 42/111, 2/112, 9/112, 26/113-114, 38/113-114, 48/ 37/112, 2/113-114, 11/113- 113-114 114, 28/113-114, 41/113-114, 44/113-114 C 4/113-114 P O Olmi Ermanno T 47/113-114 P Papasso Giuseppe Papini Andrea Parenti Neri Parker Oliver 56/113-114 44/111 48/113-114 26/109-110 Tanovic Danis 33/111 Thompson Christopher 38/112 Tilman Jr. George 21/112 57/113-114 Torre Mattia 39/112 Torre Roberta 45/111 Turturro John 42/109-110 31/112 Pellegrini Lucio 12/109-110 16/111 Vanzina Carlo 11/112 Vaughn Matthew 24/112 39/112 52/109-110 Placido Michele 45/109-110 Vicious Colin 46/112 Polanski Roman 2/113-114 Vicious Stuart 46/112 9/112 von Trier Lars 39/113-114 Randi Paola 58/109-110 113-114, 29/113-114 110, 54/109-110, 4/111, 17/ Preziosi Silvia 3/109-110, 6/109- 111, 20/111, 31/111, 35/111, 110, 10/111, 4/112, 28/112, 39/ 47/111, 6/112, 14/112, 19/112, 112, 6/113-114, 16/113-114, 26/112, 46/112, 3/113-114, 4/ 20/113-114 T Tagliabue Carlo 59/109-110, 47/ Waters Mark Weitz Paul 113-114 D Dell’Aquila Marianna 10/109-110, V 12/109-110, 16/109-110, 18/ W 36/112 29/112, 34/112, 7/113-114, 17/ 113-114 Veronesi Giovanni Radford Michael 109-110, 6/111, 3/112, 18/112, 114 112, 41/112, 14/113-114, 46/ Vendruscolo Luca R Piano Francesca 52/109-110, 56/ 111, 39/111, 31/112, 36/113- Costantini Tiziano 24/112, 32/ Piperno Giovanni Pulcini Robert Petacco Danila 9/113-114 109-110, 8/111, 12/111, 37/ 113-114 V Piovano Emanuela 20/109-110 37/112 13/109-110, 46/109-110, 61/ Caruso Luca 9/109-110, 30/109- 14/112 23/113-114 Pasquini Dania Phillips Todd Tadjedin Massy Tognazzi Ricky Paconotti Gian Alfonso Caponi Maria Cristina 5/109-110, 52/113-114 13/111 26 109-110, 20/109-110, 26/109- Vox Tiziana 19/109-110, 22/109- 110, 27/109-110, 42/109-110, 110, 25/109-110, 44/109-110, 3/111, 8/112, 11/112, 12/112, 48/109-110, 57/109-110, 19/ 17/112, 38/112, 40/112, 10/ 111, 29/111, 41/111, 45/111, 113-114, 12/113-114, 13/113- 46/111, 10/112, 13/112, 21/ 114, 50/113-114, 51/113-114, 112, 36/112, 44/112, 42/113- 53/113-114 114, 55/113-114, 56/113-114 Film Tutti i film della stagione SÉRAPHINE (Séraphine) Francia, Belgio, Germania 2008 Regia: Martin Provost Produzione: TS Productions, Climax Films Distribuzione: One Movie Prima: (Roma 22-10-2010; Milano 22-10-2010) Soggetto e Sceneggiatura: Martin Provost, Marc Abdelnour Direttore della fotografia: Laurent Brunet Montaggio: Ludo Troch Musiche: Michael Galasso enlis, Francia. Primi anni del 1900. Mani grosse e screpolate, camminata pesante e incedere claudicante, Séraphine è la tonta del villaggio, orfana e allevata dalle suore, vive facendo la lavandaia e sbrigando i lavori più umili e pesanti nelle case della borghesia del paese. Ma Séraphine sembra non cirarsi della durezza della propria condizione e piuttosto che comprare da mangiare o del carbone per scaldarsi d’inverno, spende i pochi spiccioli guadagnati comprando tavole per dipingere. I colori, invece, li prende dalla natura: affonda le mani nel fango, tra le rocce del torrente, strappa arbusti, ruba il sangue degli animali dal macellaio e l’olio dei cerini in chiesa. Da questi elementi nascono i suoi dipinti, su cui passa intere nottate, senza riposare, e con lo scherno che la sua fissazione provoca nei compaesani, che la compatiscono. Soltanto l’arrivo a Senlis di Wilhelm Udhe, critico e mercante d’arte, primo scopritore di Picasso e Rousseau, cambia il destino della modesta e “toccata” lavandaia. L’intellettuale, allontanatosi da Parigi per schivare il clima omofobo e xenofobo che vi serpeggiava, trova Séraphine come domestica nella casa presa in affitto. Per caso, ascoltando una conversazione della propria padrona di casa (che si crede appassionata d’arte ma dimostra gusti estremamente bigotti), Uhde viene a sapere che Séraphine dipinge, le chiede di mostrargli i suoi lavori e se ne invaghisce. Séraphine, ingenua ma abbastanza anziana da non cedere alle lusinghe, crede Uhde voglia prenderla in giro quando le promette che esporrà i suoi dipinti a Parigi. Soltanto con molti sforzi, Uhde riuscirà a convincere Séraphine delle sue capacità. Lo scoppio della prima guerra mondiale, però, e l’arrivo dei tedeschi su suolo francese, costringe Udhe a scappare, abbandonan- S Scenografia: Thierry François Costumi: Madaline Fontaine Interpreti: Yolande Moreau (Séraphine), Ulrich Tukur (Wilhelm Uhde), Anne Bennent (Anne Marie), Geneviève Mnich (Madame Duphot), Nico Rogner (Helmut), Adelaïde Leroux (Minouche), Serge Larivière (Duval), Françoise Lebrun (Madre Superiora) Durata: 125’ Metri: 3430 do così Séraphine e ogni progetto di valorizzare il suo lavoro. La vita di Séraphine, intanto, non cambia: mentre tutti la trattano con disprezzo, la donna continua a dipingere con gusto e passione sempre maggiori. Una volta terminata la guerra, Udhe torna a Senlis, vede a quali risultati entusiasmanti sia arrivata la produzione pittorica di Séraphine e la convince a dedicarsi solo all’arte: provvederà lui alle sue necessità. Finalmente Séraphine non solo può dipingere senza pensare ad altro, ma sperimenta le comodità di una vera casa, veri abiti, di cibo quotidiano. Man mano però che la mano artistica di Séraphine migliora, anche il suo fragile equilibrio psicologico si incrina: l’idea di una sua personale a Parigi (come promesso da Udhe) la ossessiona. Così, quando la crisi del ’29 si abbatte sull’Europa, senza risparmiare neppure i mercanti d’arte, la delusione di dover rimandare l’esposizione la fa crollare definitivamente. Séraphine viene rinchiusa in una clinica psichiatrica, la sua vena artistica si inaridisce. Unica consolazione, per lei, sarà la stanza singola con accesso a un grande giardino, che le viene pagata da Uhde dopo aver venduto alcuni dei suoi quadri. Successo di cui, per altro, la donna non verrà mai a conoscenza, perché i medici impediscono al critico di parlarle, per non indurla di nuovo in stati di agitazione. artin Provost firma la sua terza pellicola in dieci anni (Tortilla y cinema, 1997, Juliette, 2002) e sceglie una storia vera, dallo svolgimento impercettibile, silenzioso, senza tensione drammatica dovuta alle vicende, ma carica di tensione emotiva, legata al vissuto interiore della protagonista. Le vicende di Séraphine Luois scorrono sul grande schermo per grossi blocchi M 27 narrativi, separati dalla dissolvenza a nero che tanto più è visibile, tanto più rende l’impressione di un battito di ciglia, di una visione fisiologica cui lo spettatore è guidato. Se il tema è quello dell’arte e del rapporto con la natura da cui nasce, l’attenzione della macchina da presa è a cogliere interi paesaggi, quella della regia a restituire i suoni, i colori e le sensazioni fisiche che gli spazi verdi inquadrati sanno trasmettere alla protagonista. Paradossalmente, proprio Séraphine, che cammina pesante per le strade di Senlis, passa leggera sulla pellicola, perché la sua fisicità è genuina, immediata, in qualche modo primitiva. Ed ecco che una categoria della storia dell’arte aiuta a capire l’artista: come spiega in una battuta il personaggio di Wilhelm Uhde, rispondendo a un giornalista che gli domanda della sua attenzione per un certo genere di pittori: «naif? Io direi “primitivi”». Primitiva, istintiva, Séraphine, affonda senza grazie le mani nel terreno umido, spinge con le dita i colori sulla tela ed esprime la natura in modo visionario. “Primitiva” è la parola giusta per la protagonista, che parla a faticosi monosillabi e si muove senza grazia alcuna, esppure esprime una sensibilità assai superiore alla media dei suoi compaesani. Nel film la relazione genuina della protagonista con il mondo naturale in cui ama immergersi è sottolineata dal fruscio delle foglie, dal gorgoglio dell’acqua, dal gioco di luce del sole tra gli alberi, che riempiono le inquadrature di Provost, e che cedono poi il passo a primissimi piani e dettagli nel momento della creazione artistica, vissuta quasi come ascesi trasendente dalla protagonista. Il fuoco sacro dell’arte brucia nell’umile Séraphine, che trova in questo calore innato l’antidoto al disprezzo sociale di cui è oggetto e che sembra non scalfirla. Film La pellicola descrive bene la relazione con il suo mecenate e co-protagonista, che innesca dei piccoli ma decisivi e credibili cambiamenti in Séraphine: dapprima incredula, poi sempre più consapevole del proprio talento e infine incapace di gestire i Tutti i film della stagione fantasmi della mente e l’origine della propria vocazione artistica. Due i punti di forza che, accanto alla storia, rendono il film di Martin Provost interessante e godibile: l’ottima interpretazione di Yolande Moreau, e la capacità di rappresen- tare l’affresco sociale e storico in cui la vera Séraphine ha vissuto. Contesto che funziona, nel film, da contrappunto impietoso alle generose speranze della protagonista. Tiziana Vox DARK SHADOWS (Dark Shadows) Stati Uniti 2012 Regia: Tim Burton Produzione: Richard D.Zanuck, Graham King, Johnny Depp, Christi Dembrowski, David Kennedy per Infinitum Nihil, Gk Films, Zanuck Company in associazione con Village Roadshow Pictures Distribuzione: Warner Bros. Pictures Prima: (Roma11-5-2012; Milano 11-5-2012) Soggetto: dalla seie Tv omonima ideata da Dan Curtis Sceneggiatura: Seth Grahame-Smith Direttore della fotografia: Bruno Delbonnel Montaggio: Chris Lebenzon Musiche: Danny Elfman Scenografia: Rick Heinrichs Costumi: Colleen Atwood Interpreti: Johnny Depp (Barnabas Collins), Michelle Pfeif- iverpool, 1750. Il piccolo Barnabas Collins salpa insieme ai genitori in cerca di una nuova vita negli Stati Uniti. Qui faranno fortuna nel campo ittico e costruiranno un impero in una piccola cittadina costiera del Maine, che prenderà il nome dal loro cognome: Collinsport. Vent’anni più tardi, Barnabas ha il mondo ai suoi piedi: signore della enorme tenuta di Collinwood Manor, è ric- L fer (Elizabeth Collins Stoddard), Helena Bonham Carter (Dott.ssa Julia Hoffman), Eva Green (Angelique Bouchard), Jackie Earle Haley (Willie Loomis), Jonny Lee Miller (Roger Collins), Bella Heathcote (Victoria Winters/Josette duPres), Chloë Grace Moretz (Carolyn Stoddard), Gulliver Mcgrath (David Collins), Ray Shirley (Sig.ra Johnson), Christopher Lee (Clarney), Alice Cooper (Se stesso), Ivan Kaye (Joshua Collins),Susanna Cappellaro (Naomi Collins), Josephine Butler (Madre di David), Glenn Mexted (Capitano Rubberpants), Alexia Osborne (Victoria bambina),Richard Hollis (Padre di Vicky), Felicity Brangan (Madre di Vicky), Justin Tracy (Barnabas a 6 anni), Raffey Cassidy (Angelique bambina) Durata: 140’ Metri: 3850 co, potente e desiderato. Soprattutto dalla serva Angelique Bouchard, alle attenzioni della quale però l’uomo preferisce il sentimento di Josette DuPres. La scelta è però infelice: Angelique è una strega e al gran rifiuto risponde con la più atroce delle vendette. Con una maledizione costringe alla morte Josette e trasforma in vampiro Barnabas, facendolo seppellire vivo. Quasi duecento anni più tardi, la bara 28 di Barnabas viene involontariamente riaperta: è il 1972, il mondo non è più quello che l’uomo ricordava, ora trasformato in un ambiguo straniero su una terra totalmente sconosciuta. La magione di un tempo, allora fastosa e imponente, è andata in rovina, così come gli affari di famiglia. Degli eredi rimasti, la matriarca Elizabeth è l’unica a cui l’uomo svela la propria identità e insieme inizieranno a darsi da fare per riportare il nome di famiglia all’antico splendore. Per farlo, però, Barnabas dovrà affrontare nuovamente Angelique (ora conosciuta come Angie), padrona indiscussa di Collinsport dopo aver fatto di tutto per portare al crollo economico e d’immagine la famiglia Collins. Che ora, oltre ad Elizabeth, conta di elementi tanto bizzarri – la ribelle figlia di lei, Carolyn, e la psichiatra di famiglia Julia Hoffman – quanto inutili (il fratello Roger), più il precoce nipote di 10 anni David, che sostiene di continuare a vedere la madre, morta ormai anni fa. In più, nella tenuta di Collinwood Manor, è da poco arrivata la nuova tata del bambino, Victoria Winters, straordinariamente somigliante all’unico vero amore di Barnabas, la mai dimenticata Josette. La storia è chiamata dunque a ripetersi: Angie ricomincia a sedurre Barnabas, lui – pur non disdegnandone l’avvenenza Film – si innamora di Victoria: le sorti della famiglia Collins dipendono da questa infinita storia d’amore e odio. Fino allo scontro finale, e ad una nuova – eterna – trasformazione. infinita, stregata bellezza di Eva Green che si sgretola poco a poco: le crepe sul suo viso, guscio d’uovo sotto il quale si nasconde il vuoto: è forse questa la più significativa ed evocativa sequenza di Dark Shadows , nuovo film di Tim Burton tratto dall’omonima, celebre serie tv americana di fine anni ’60. Evocativa perché, quasi sicuramente senza volerlo, diventa lo specchio degli ultimi anni della filmografia di Burton, per certi versi “imbalsamata” al 2003, anno in cui realizzò l’ultimo film davvero originale. Anche allora, è onesto riconoscerlo, il sog- ’ L Tutti i film della stagione getto prendeva le mosse da un romanzo (di Daniel Wallace), ma la libertà creativa del regista era ancora integra, riconoscibile, folle. Elementi che ancora permeano le sue opere, immediatamente riconducibili alla sua mano, ma che viaggiano sui binari della folata: eccezion fatta per La sposa cadavere, straordinario manifesto della stop-motion, negli altri tre lavori (La fabbrica di cioccolato, Sweeney Todd e Alice in Wonderland) il guizzo, la trovata, il momento da non dimenticare prendevano il sopravvento sulla funzionalità dell’intero film. Quello che accade, per certi versi, anche in Dark Shadows, suggestivo nelle scenografie, nei costumi, nelle caratterizzazioni dei vari personaggi, ma orfano di quella straordinaria vitalità che permeava opere magari meno sfarzose, però indimenticabili (si pensi a Pee-wee’s Big Adventure, Be- etlejuice, Edward mani di forbice ed Ed Wood, solo per citarne alcuni). E invece rieccoci ad ammirare l’ennesima trasformazione di Johhny Depp (alla nona collaborazione con Burton...) in un film che non fa nulla per nascondere i rimandi all’amore di un’epoca – gli anni ’70 – sovraesposta non solo nei colori e nei costumi, ma per il massiccio utilizzo di hits musicali intramontabili (con tanto di cammeo di Alice Cooper chiamato a impersonare se stesso) e ricorso a stereotipi più stucchevoli che divertenti: Victoria sbarca nel Maine all’inizio del film e decide di fare l’autostop. Chi avrebbe potuto accoglierla a bordo se non un gruppo di hippie su uno scalcagnato pulmino Volkswagen? Valerio Sammarco IL PESCATORE DI SOGNI (Salmon Fishing in the Yemen) Gran Bretagna 2011 Regia: Lasse Hallström Produzione: BBC Films, Davis Films,Kudos Film and Television, Lionsgate, UK Film Council Distribuzione: M2 Pictures Prima: (Roma 18-5-2012; Milano 18-5-2012) Soggetto: dal romanzo “Pesca al salmone nello Yemen” di Paul Torday Sceneggiatura: Simon Beaufoy Direttore della fotografia: Terry Stacey Montaggio: Lisa Gunning Musiche: Dario Marianelli Scenografia: Michael Carlin Costumi: Julian Day lfred Jones è uno scienziato che lavora presso il Ministero della Pesca e dell’Agricoltura. Alfred è molto timido ed è spesso vessato da sua moglie, una donna molto fredda e attenta soprattutto alla carriera, e dal suo capo. Un giorno, il dottor Jones riceve una email da parte di Harriet Chetwode-Talbot, il funzionario commerciale che gestisce gli interessi economici di uno sceicco yemenita, Muhammad. Nell’email è contenuta una singolare proposta: seguire il progetto per l’introduzione della pesca di salmoni nello Yemen. Secondo Alfred però il progetto non funziona e decide di declinare l’offerta. Non ha però ancora fatto i conti con chi invece, a differenza sua, ha dei forti interessi in quell’area del Medio Oriente. Sarà infatti costretto ad accettare perché A Effetti: Lip Sync Post, Arcadia SFX Interpreti: Ewan McGregor (Dott. Alfred Jones), Emily Blunt (Harriet), Kristin Scott Thomas (Patricia Maxwell), Amr Waked (Sceicco Muhammed), Catherine Steadman (Ashley), Tom Mison (Capitano Robert Mayers), Rachael Stirling (Mary Jones), Jill Baker (Betty), Tom Beard (Peter Maxwell), Conleth Hill (Bernard Sugden), Alex Taylor-McDowall (Edward Maxwell), Matilda White (Abby Maxwell), Otto Farrant (Joshua Maxwell), Hamish Gray (Malcolm), Clive Wood (Tom PriceWilliams), Peter Wight (Tory Grandee/Angus Butler), Waleed Akhtar (Essad), Hugh Simon (Brian Fleet) Durata: 112’ Metri: 3080 pressato dell’aggressivo e autoritario intervento di Patricia Maxwell, la portavoce del Primo Ministro britannico, il cui obiettivo è in realtà mandare dei rappresentanti inglesi in Medio Oriente. Il governo britannico è infatti invischiato in una serie di questioni di politica estera che riguardano dei forti interessi degli inglesi proprio in quella area. Nessuno scampo dunque per Alfred. L’unica scelta possibile è quella di partire. Una volta arrivato nello Yemen, Alfred incomincia a lasciarsi contagiare dalla grazia di Harriet e dal carattere dello sceicco, un uomo ricchissimo convinto non solo di voler introdurre i salmoni nelle acque artificiali yemenite, ma soprattutto che questi debbano alla fine riuscire a risalire la corrente. Si tratta ovviamente di un progetto molto visionario 29 al quale il metodico Alfred non può che credere poco. Lo scienziato ritiene soprattutto che il fiume artificiale nel quale i salmoni dovrebbero vivere si trova in un luogo climaticamente poco adatto alla loro sopravvivenza. Ma la sua esperienza nello Yemen si rivelerà presto l’occasione per scoprire una nuova vita, ma soprattutto un nuovo amore. l pescatore di sogni è una commedia romantica diretta da Lasse Hellström, il regista di film di grandissimo successo come Chocolat e Hachiko – Il tuo migliore amico. Il film è tratto dal romanzo Pesca al salmone nello Yemen di Paul Torday, di cui può essere considerato una trasposizione piuttosto fedele dal punto di vista della trama. Si è trattato, molto probabil- I Film mente anche di un lavoro piuttosto complicato visto che il regista ha dovuto lavorare principalmente sull’adattamento filmico di un testo narrativo completamente strutturato come una continuo scambio di email, promemoria e lettere. Qualche differenza ovviamente c’è. Come, ad esempio, nel personaggio di Harriet (Emily Blunt) che nel romanzo in realtà era un uomo. Lasse Hallström ci aveva già abituati ai temi romantici con Dear John e con questo film conferma la sua tendenza ai toni della favola romantica e dolce. Rispetto al romanzo, infatti, manca quasi del tutto il Tutti i film della stagione carattere satirico di cui invece il testo originale è impregnato, fino a risultare, nella sostanza, una commedia romantica leggera e, per certi versi, anche scontata. Esattamente come nel film precedente, anche qui l’attualità storica viene utilizzata solo come sfondo alle vicende personali dei personaggi e non come strumento di lettura chiave dell’evoluzione individuale di ognuno di essi e di tutta la trama. I fatti, dunque, sembrano alla fine accadere in una dimensione senza tempo e senza spazio segnata solo sul confronto tra la razionalità scientifica rappresentata da Al- fred Jones (Ewan McGregor) e la capacità visionaria dello sceicco Muhammad (Amr Waked). Il confronto dalle due mentalità, rispettivamente specchi di due mondi, sembra solo fare da sfondo all’unico cambiamento che, almeno nel film di Hallström, sembra possibile: quello di Alfred Jones verso una nuova dimensione sentimentale. Innegabile, infatti, che trama e personaggi siano estremamente canonici e delineati in maniera talmente precisa da poterne quasi anticipare mosse e parole. Marianna Dell’Aquila QUELLA SERA DORATA (The City of Your Final Destination) Gran Bretagna 2009 Regia: James Ivory Produzione: Merchant Ivory Productions Distribuzione: Teodora Film Prima: (Roma 8-10-2010; Milano 8-10-2010) Soggetto: dal romanzo omonimo di Peter Cameron Sceneggiatura: Ruth Prawer Jhabvala Direttore della fotografia: Javier Aquirresarobe Montaggio: John David Allen Musiche: Jorge Drexler, Richard Robbins Scenografia: Andrew Sanders mar, giovane ricercatore di un’università americana, vorrebbe scrivere la biografia di Jules Gund, autore di chiara fama morto suicida, dalla cui famiglia aspetta l’autorizzazione. La lettera di rifiuto che riceve mina quindi la sua possibilità di ottenere un’altra borsa e proseguire la carriera. Poco determinato di carattere e goffo nei modi, Omar viene spinto dalla fidanzata, Deirdre, decisionista e autoritaria, a partire per l’Uruguay, dove la famiglia Gund vive, per cercare di convincerli a lasciargli scrivere l’opera. Omar rifiuta la proposta di Deirdre di accompagnarlo, ma parte, convinto di dover affrontare da solo la famiglia Gund. L’arrivo ad Ochos Rios, ai confini del mondo, in un paese sperduto nella pampa, nella dorata e immensa residenza in cui i Gund vivono, provoca sorpresa e scompiglio tanto nel giovane americano, quanto nei suoi ospiti. Omar, infatti, si trova davanti Caroline, moglie dello scrittore scomparso, donna sofisticata, algida e determinata, la sua amante, Arden, semplice e impacciata, da cui lo scrittore ha avuto una figlia, e Adam, fratello dandy, che vive con il com- O Costumi: Carol Ramsey Interpreti: Anthony Hopkins (Adam Gund), Laura Linney (Caroline Gund), Charlotte Gainsbourg (Arden Langdon), Omar Metwally (Omar Razaghi), Hiroyuki Sanada (Pete), Alexandra Maria Lara (Deirdre), Norma Aleandro (Sig.ra Van Euwen), Kate Burton (Lucy), Norma Argentina (Alma), Ambar Mallman (Portia), Luciano Suardi (Dottor Pereira) Durata: 118’ Metri: 3260 pagno assai più giovane di lui. Tutti condividono la stessa casa, in una routine familiare che sembra cristallizzata e immobile nel tempo, in cui i rapporti, soprattutto quello tra le due donne, sono in un equilibrio estremamente precario, pronto a incrinarsi all’arrivo dell’inatteso ospite. Omar, inizialmente emozionato all’idea di vivere nelle stanze abitate dal famoso James Gund, pian piano cambia la prospettiva e, da osservatore, diventa una parte del meccanismo familiare. Mentre Adam gli confessa di essere d’accordo che scriva una biografia postuma sul fratello, chiedendo in cambio di portare per lui dei gioielli negli Stati Uniti, Caroline e Arden iniziano a contendersene l’attenzione. Ma tra le due, Arden è la più simile a Omar: di carattere docile e spontaneo, è la prima ad invitarlo a restare da loro, è con lei che Omar passa più tempo, lei gli fa da guida nei posti dove Jules Gund ha vissuto, arriva a dare il suo consenso alla biografia. Mentre Omar sta collaborando all’attività familiare di apicoltura, lo shock per una puntura d’ape lo manda in coma. Mentre Arden se ne prende cura, visitandolo ogni giorno in ospedale, Deirdre plana ad 30 Ochos Rios decisa a tirare fuori dai guai l’imbelle fidanzato. Subito, però, si accorge che qualcosa in lui è cambiato e del legame speciale con Arden. Deirdre vorrebbe gestire la situazione con i suoi modi, acquisire lei il consenso di Caroline che ancora manca, ma i comportamenti dei Gund e la reazione decisa di Omar la mettono fuori gioco: spetta a Omar ottenere l’autorizzazione alla biografia. Il giovane ci riesce con l’aiuto di Adam, che sfrutta un intreccio di favori, interessi e bisogni inespressi di Caroline, in modo da liberarla dalla gabbia dorata in cui vive, imprigionata nel passato. Tornato in America, però, Omar si rende conto di essere ancora infelice: deve tornare a Ochos Rios, da Arden. Scopre di avere finalmente il coraggio di decidere della sua vita e lo fa. er metà viaggio di trasformazione del protagonista, per metà opera corale, propriamente teatrale, in cui i personaggi sono “chiusi” tra le pur ampie e dorate mura della verde magione uruguaiana, Quella sera dorata racconta della possibilità di un uomo P Film di riscattarsi dal proprio destino di perdente. La questione fondamentale è messa subito in chiaro in una delle scene iniziali: Omar inciampa e resta bloccato nelle sabbie mobili. Immagine e incubo ricorrente del protagonista, che – fatalità! – parla proprio di questo ai suoi studenti in una delle ultime scene del film. L’happy-end della pellicola risponde all’interrogativo in modo semplice, ma non scontato. La regia, infatti, costruisce un dramma sofisticato e senza accenti emotivi forti: la recitazione misurata, le battute pesate fino all’ultima sillaba, i movimenti di macchina che non indugiano mai sui sentimenti, ma li lasciano trasparire da una recitazione teatrale (nel senso migliore del termine) dei protagonisti, tutto concorre a formare una patina di perfezione formale che si frappone tra spettatore e mondo rappresentato, impedendo l’immedesimazione. Per questo il film non termina con lo scontato lieto fine della storia d’amore dei personaggi cui ci si “affeziona di più”, ma va oltre con una panoramica su tutte le storie dei personaggi incontrati, per far vedere dove porti la vita, per tenere il di- Tutti i film della stagione scorso su un piano di riflessione più alto. Magistrale l’interpretazione dei protagonisti, diretti con maestria da James Ivory, che in Quella sera dorata ha fatto dell’omo- nimo romanzo di Peter Cameron un film bello e raffinato. Tiziana Vox LA PECORA NERA Italia 2010 Regia: Ascanio Celestini Produzione: Alessandra Acciai, Carlo Macchitella, Giorgio Magliulo per Madeleine e Raicinema in collaborazione con Bim Distribuzione: Bim Prima: (Roma1-10-2010; Milano 1-10-2010) Soggetto: Ascanio Celestini Sceneggiatura: Ascanio Celestini Direttore della fotografia: Daniele Ciprì Montaggio: Giogiò Fraschini Musiche: Ascanio Celestini Scenografia: Tommaso Bordone Costumi: Grazia Colombini Interpreti: Ascanio Celestini (Nicola), Giorgio Tirabassi (Asca- icola, 35 anni, è un abitante semisano del “condominio di santi”, come usa chiamare il manicomio gestito dalle suore. Suo compito principale è accompagnare la suora più anziana a fare la spesa al supermercato, comprare tutto ciò che è scritto nella lista (e solo quello) e prendersi cura di uno dei pazienti. Nicola in manicomio ci è praticamente cresciuto: ci andava con la nonna, che N nio), Maya Sansa (Marinella), Luisa De Santis (Suora), Nicola Rignanese (Papà), Barbara Valmorin (Nonna), Luigi Fedele (Nicola bambino), Alessia Berardi (Giovane prostituta), Alessandro Marverti (Secco), Mauro Marchetti (Grosso), Fabio Biaggi (Il carabiniere), Maurilio Leto (Il maresciallo), Olek Mincer (Inserviente dell’istituto), Massimo Barone (Direttore dell’istituto), Annamaria Spalloni (Cassiera supermercato), Roberto Latini (Direttore supermercato), Gaetano Ventriglia (Il prete), Veronica Cruciani (Paziente dell’istituto), Adriano Pallotta (Il professore), Alberto Paolini (Alberto), Igiaba Scego (Suora africana), Roberta Sferzi (La maestra) Durata: 93’ Metri: 2560 portava le uova fresche alla suora, ci era stata rinchiusa la madre e alla fine era stato accolto anche lui. Nella giornata di Nicola, perfettamente scandita dalle regole del manicomio, ogni momento richiama alla memoria l’infanzia, vissuta nei “favolosi anni 60”: l’imbarazzo per la vecchia nonna che lo accompagnava a scuola corrompendo la maestra con le uova fresche perché lo pro- 31 muovessero; il giro tra i “poveri matti” con la luce spenta nel cervello, a cui l’elettricità del manicomio riaccendeva la lampadina; l’estate in montagna ad aiutare i rozzi fratelli pecorai; la passione per i marziani e i cremini; il compagno ciccione e antipatico; Marinella, il primo amore, che gli sembrava bella come una “madonna tascabile”. I ricordi riaffiorano di continuo e ir- Film rompono nel presente di Nicola, fatto di pillole da distribuire ai pazienti del manicomio, chiacchierate con il paziente che accudisce e spese al supermercato. E proprio al supermercato Nicola rivede Marinella, promoter per una marca di caffè. I due parlano e Nicola si illude di poter vivere quell’amore che non ha avuto da bambino: quando la suora anziana parte per andare a Roma, per porgere l’estremo saluto al defunto Giovanni Paolo II, Nicola va da solo a fare la spesa. Non si fa accompagnare neppure dal paziente che di solito lo segue come un’ombra. Nicola si fa avanti e invita Marinella a uscire con lui. Lei garbatamente glissa. Nicola si fa insistente, lei rifiuta, spaventata dai toni esaltati di Nicola. Al ritorno della suora, Nicola la accompagna nuovamente a fare la spesa, ma rompe ogni regola, si comporta da matto e mette a soqquadro il supermercato. Da quel momento in poi, Nicola non vorrà più andare a fare la spesa. Tutti i film della stagione ifra stilistica di Celestini, come interprete a teatro e come autore della pagina scritta, è la capacità affabulatoria, il tono ingenuo, tenero e ironico, lo sguardo puro con cui guarda il mondo (mettendone a nudo stranezze e mostruosità). Questa caratteristica resta anche nel film, che è costruito tutto in focalizzazione interna, con voce fuori campo del protagonista-raccontastorie e ricorre spesso alle ripetizioni, alle onomatopie infantili, alle filastrocche, tutte cose che piacciono ai matti e ai bambini. La pazzia, raccontata con gli occhi del protagonista, assume i contorni della normalità: Nicola è un bambino sensibile, facilmente influenzabile, abituato a stare con gli adulti e a fuggire fantasticando dalla realtà materiale in cui è quotidianamente immerso. La pazzia inizia proprio così: come un espediente, un fatto quotidiano. Se il tema della pellicola è la denuncia di un sistema manicomiale che assimila comportamenti e patologie, per vigliacca C pigrizia o per il semplice quieto vivere delle persone “normali”, il suo svolgimento consegna un film ben fatto, capace di portare lo spettatore tra le mura del manicomio e nella testa dei “poveri matti”, facendo nascere il dubbio su ciò che separa sani e malati. La regia di Celestini è abile nell’usare la macchina da presa a totale servizio della focalizzazione interna, restituisce l’atmosfera degli anni dell’infanzia con una fotografia dai colori caldi dell’epoca d’oro, inquadra i personaggi e li connota in modo semplice ed efficace. La pecora nera scorre intrecciando passato e presente in un’altalena senza interruzione di continuità; il racconto sa coinvolgere lo spettatore fino al disvelamento finale dell’identità reale del personaggio. Ottima interpretazione di Giorgio Tirabassi, solido e credibile co-protagonista. Tiziana Vox LA GUERRA È DICHIARATA (La guerre est déclarée) Francia 2011 Regia: Valérie Donzelli Produzione: Rectangle Productions, Wild Bunch Prima: (Roma 1-6-2012; Milano 1-6-2012) Soggetto e Sceneggiatura: Valérie Donzelli, Jérémie Elkaïm Direttore della fotografia: Sébastien Buchmann Montaggio: Pauline Gaillard Scenografia: Gaëlle Usandivaras Costumi: Elisabeth Mehu Interpreti: Valérie Donzelli (Juliette), Jérémie Elkaïm (Roméo Benaïm), César Desseix (Adam Benaïm a 18 mesi), Gabriel il 2004, Roméo e Juliette si sono incontrati a una festa in un locale e tra loro è stato subito un colpo di fulmine. Dal loro amore nasce Adam. Il bambino incomincia a crescere, ma qualcosa non quadra. Adam infatti ha 18 mesi, ma sembra avere seri problemi di deambulazione e una strana asimmetria al volto, sulla guancia destra. Incomincia la corsa dai dottori. Juliette, che per lavoro deve recarsi a Marsiglia, riesce a ottenere un appuntamento con un famoso neurochirurgo. La diagnosi è la più dolorosa che i due giovani genitori possano ricevere: Adam è affetto da un tumore al cervello. Intanto Roméo, rimasto a Parigi per finire i lavori di ristrutturazione del loro appartamento, appena ricevuta la notizia, deci- È Elkaïm (Adam Benaïm a 8 anni), Brigitte Sy (Claudia Benaïm, madre di Roméo), Elina Löwensohn (Alex, compagna di Claudia), Michèle Moretti (Geneviève, madre di Juliette), Philippe Laudenbach (Philippe, padre di Juliette), Bastien Bouillon (Nikos), Béatrice de Staël (Ghislaine Prat, pediatra), Anne Le Ny (Dott.ssa Fitoussi, neuropediatra), Frédéric Pierrot (Prof. Sainte-Rose), Elisabeth Dion (Dott.ssa Kalifa), Marie Donzelli (Marine, assistente sociale), Claire Serieys (Clarisse) Durata: 100’ Metri: 2710 de di partire per Marsiglia e andare a riprendere Juliette e Adam. Una volta rientrati nella loro città, il bambino viene ricoverato per ulteriori accertamenti. Sarà alla fine il famoso neurochirurgo SaintRose a operare d’urgenza il bambino. Intanto, intorno ai due giovani si stringono le due rispettive famiglie: quella borghese e benestante di Juliette e quella un po’ più alternativa di Roméo. Roméo infatti non ha mai conosciuto il padre e sua madre convive con un’altra donna. Due mondi distanti, ma che sembrano unirsi in nome dell’amore per il bambino e della solidarietà per i due genitori. L’operazione di Adam va bene, ma non è stato possibile estrarne una piccola parte. Man mano che le cure e le terapie van32 no avanti, si scopre che il tumore è uno dei più aggressivi che siano mai stati diagnosticati. Solo una lunga terapia potrà garantire al bambino la sopravvivenza. Incomincia per Juliette e Roméo il periodo più difficile della loro vita: due anni trascorsi notte e giorno nell’aera dell’ospedale riservata ai genitori dei bambini ricoverati. Una vita troppo dura per i due innamorati e che li porterà, nonostante tutto, alla separazione. Intanto però Adam è cresciuto e lo ritroviamo a 8 anni ormai completamente guarito. spirato alla vera storia della coppia Valérie Donzelli e Jérémie Elkaïm, loro stessi sceneggiatori e protagonisti del film rispettivamente nei panni di I Film Juliette e Roméo, La guerra è dichiarata è l’ultima pellicola diretta proprio dalla regista francese Valérie Donzelli. Acclamato nell’edizione del Festival di Cannes nel 2011, il film è un vero e proprio omaggio alla vita. I nomi dei due protagonisti, infatti, potrebbero indurre sin dall’inizio a pensar immediatamente a un finale tragico della vicenda. Eppure, forse proprio a voler sfatare il mito rappresentato dai due celebri protagonisti shakespeariani, l’amore dei nostri contemporanei Juliette e Roméo per il loro piccolo Adam non sfocia nella rinuncia alla vita, piuttosto il contrario. Quella dei due genitori è una vera e propria dichiarazione di guerra alla morte, una lotta contro la malattia, ma soprattutto contro il loro dolore. I sue protagonisti non perdono al voglia e la forza di affrontare la malattia del figlio continuando a vivere la propria. Li vediamo, quindi, in un susseguirsi di sequenze che sintetizzano lo scorrere del tempo e dell’attesa. Sequenze in cui il tempo della quotidianità in ospedale è intervallata a momenti di sfo- Tutti i film della stagione go e di solitudine. In La guerra è dichiarata Valérie Donzelli palesa la sua volontà di tenere fuori campo i momenti negativi della vicenda, quelli che invece ci aspeteremmo di vedere, per lasciare spazio soprattutto alla splendida storia d’amore tra i due protagonisti. Una storia che il destino vuole segnare con un evento tragico, ma che servirà a farli crescere più forti di prima. Molto bella anche la colonna sonora, scelta per accompagna- re più che il ritmo narrativo del film, quello delle emozioni dei due protagonisti. Non piace invece l’eccessivo riferimento stilistico un po’ retrò, quasi da Nouvelle Vague, come non piacciono alcuni intermezzi musicali che, se da un lato servono a rafforzare l’aspetto sentimentale della storia d’amore, dall’altro rischiano di risultare un po’ noiosi. Marianna Dell’Aquila SUPER (Super) Stati Uniti 2010 Regia: James Gunn Produzione: Cold Iron Pictures, Hanway Films, This Is That, Ambush Entertainment Prima: (Roma 21-10-2011; Milano 21-10-2011) Soggetto e Sceneggiatura: James Gunn Direttore della fotografia: Steve Gainer Montaggio: Cara Silverman Musiche: Tyler Bates Scenografia: William A. Elliott Costumi: Mary Matthews Effetti: Louis Morin, Modus FX rank è un uomo medio (se non addirittura mediocre) che conduce un’esistenza sbiadita e di routine nella provincia americana, lavorando come cuoco in una tavola calda. Senza particolari ambizioni o velleità se non quella di vivere in modo tranquillo e onesto, è sposato con la bella e tormentata Sarah, una ex-tossicodipendente redenta di cui è follemente innamorato. Quando la donna lo abbandona per finire tra le braccia del bieco e fascinoso spacciatore Jock, per la prima volta nella sua vita Frank decide di reagire e di non accettare gli eventi supinamente; in cerca di vendetta si trasforma F Interpreti: Rainn Wilson (Frank D’Arbo/Saetta Purpurea), Ellen Page (Libby/Saettina), Liv Tyler (Sarah Helgeland), Kevin Bacon (Jacques), Michael Rooker (Abe), Andre Royo (Hamilton), Sean Gunn (Toby), Stephen Blackehart (Quill), Don Mac (Sig. Range), Linda Cardellini (Commessa negozio animali), Nathan Fillion (The Holy Avenger),William Katt (Sergente Fitzgibbon), Gregg Henry(Detective John Felkner), Edrick Browne (Nathaniel), Mollie Milligan (Sorella di Sarah/Jennifer), Lindsay Soileau (Blonde/Molly), Greg Ingram (Hood) Durata: 96’ Metri: 2635 in “Crimson Bolt” (Saetta Purpurea), un surrogato di supereroe mascherato goffo e senza alcun superpotere. Inizia così la sua personale crociata giustizialista contro il crimine, nella quale viene successivamente affiancato da Libby (nei panni della fida aiutante “Boltie”), commessa del negozio di fumetti del paese. Unite le forze, i due proveranno a riportare a casa Sarah. ebbene il filone di film dedicati a supereroi non propriamente tali (goffi impacciati e sprovvisti di superpoteri) sia stato già ampiamente sfrut- S 33 tato nel recente passato (in Kick-Ass e in La Lanterna Verde per esempio), Super sfoggia una certa originalità grazie a caratteristiche splatter usualmente riservate ad altri generi. In questo caso il taglio fumettistico della pellicola è esclusivamente una scelta di stile, poiché i personaggi non rispettano i canoni abituali e annoverano una serie di sfumature solitamente attribuite ad antieroi e cattivi. Frank è infatti quantomeno disturbato, un disadattato che fatica a relazionarsi col mondo esterno. La sua trasformazione in vigilante mascherato avviene in seguito a una visione tra il mistico e il blasfemo e la sua lotta al crimi- Film ne, sebbene ispirata da principi in linea di massima moralmente validi, avviene con violenza sproporzionata al misfatto commesso. Più che un supereroe, Crimson Bolt è un vero e proprio vendicatore che usa una chiave inglese come arma impropria; la sua sete di giustizia a qualsiasi costo si amplifica non appena viene affiancato da Libby, che dimostra di essere quasi psicolabile e assolutamente fuori controllo. Super è stato diretto da James Gunn, già regista dell’horror Slither e sceneggiatore del remake di L’alba dei morti viventi. Il suo background è evidente nell’impron- Tutti i film della stagione ta che ha dato al film, usando toni surreali, sarcastici e splatter tipici del genere a lui caro (sono particolarmente memorabili le scene con Holy Avenger, eroe mascherato del canale televisivo cristiano). Il film si distingue per originalità e trovate a dir poco strane, abbinate a una ripresa sporca e veritiera che ne enfatizza l’essenza di cinecomic alternativo. Dal punto di vista delle interpretazioni, meritano un plauso particolare i due protagonisti Wilson (Frank) e Page (Libby), perfettamente convincenti e coerenti nei loro ruoli; il primo caratterizza il classico nerd cresciuto, facilmente impressionabile e abbandonato alla disperazione mentre la seconda è spumeggiante ed entusiasta di sfruttare l’occasione di riscatto offertale da Crimson Bolt. Bacon è comodamente a suo agio nei panni di Jock, spacciatore senza scrupoli e affascinante, come pure le sue guardie del corpo tra cui spicca Rooker. L’unica nota un po’ incolore è la prova di Tyler che appare svogliata e sottotono, come se non fosse riuscita a rendere suo il personaggio di Sarah. Jacopo Lo Jucco THE AVENGERS (The Avengers) Stati Uniti 2012 Regia: Joss Whedon Produzione: Marvel Enterprises, Marvel Studios Distribuzione: Walt Disney Studios Motion Pictures Prima: (Roma 25-4-2012; Milano 25-4-2012) Soggetto: dai personaggi dei fumetti Marvel ideati da Stan Lee e Jack Kirby Sceneggiatura: Joss Whedon Zak Penn Direttore della fotografia: Seamus McGarvey Montaggio: Jeffrey Ford, Lisa Lassek Musiche: Alan Silvestri Scenografia: James Chinlund Costumi: Alexandra Byrne ella base della NASA alcuni studiosi compiono degli esperimenti con il Tesseract, un cubo contenente una straordinaria quantità di energia, ma qualcosa va storto. Il potente dispositivo, infatti, apre un varco con un’altra dimensione che permette al malvagio Loki di entrare nell’agenzia governativa e rubare il prezioso congegno. L’agente Nick Fury, presente sul luogo, convoca immediatamente Capitan America, Hulk, Iron Man e la Vedova Nera per sconfiggere Loki che nel frattempo ha manifestato la volontà di dominare la Terra. Grazie all’abilità dei supereroi il nemico viene subito catturato. La prigionia, però, dura poco perché Loki viene liberato da Thor che rivendica un processo ad Asgard, il suo pianeta. Non la pensano allo stesso modo Capitan America e Iron Man che, dopo una breve lotta, convincono il dio del tuono a riportare il prigioniero nella loro base strategica. Qui però succede qualcosa: fra i supereroi manca la coesione e c’è aria di so- N Effetti: Daniel Sudick, Janek Sirs Interpreti: Robert Downey Jr. (Tony Stark/Iron Man), Chris Evans (Steve Rogers/Captain America), Chris Hemsworth (Thor), Mark Ruffalo (Bruce Banner/Hulk), Jeremy Renner (Clint Barton/Occhio di Falco), Scarlett Johansson (Natasha Romanoff/Vedova Nera), Tom Hiddleston (Loki), Samuel L. Jackson (Nick Fury), Cobie Smulders (Maria Hill), Clark Gregg (Agente Phil Coulson), Stellan Skarsgård (Professor Erik Selvig), Gwyneth Paltrow (Pepper Potts), Evan Kole (Joey) Durata: 142’ Metri: 3900 spetto sulle azioni governative. I seguaci di Loki approfittano della situazione turbolenta e liberano il loro capo scatenando una feroce battaglia. Un agente perde la vita e questa tragedia convince i supereroi a mettere da parte le loro titubanze e a unirsi per combattere il Male. Iron Man, facendo una breve analisi psicologica, realizza che Loki colpirà nel punto più alto della città, la Stark Tower e insieme agli altri si dirige sulla torre pronto a difendere la popolazione. Loki, intanto, ha aperto un varco dimensionale per far passare un esercito alieno in suo aiuto. La città è devastata dalla lotta e il governo americano, per ridurre i danni, chiede a Nick Fury di far partire un missile atomico. L’uomo si rifiuta convinto della forza della sua squadra, ma i suoi superiori decidono di usare lo stesso l’arma micidiale. Hulk, intanto, sconfigge Loki, mentre la Vedova nera chiude il portale. Iron Man, invece, usa tutta la sua forza per deviare il missile e indirizzarlo sulla navicella alie34 na. Dopo tanti sforzi la città è al sicuro. Loki viene consegnato a Thor mentre i quattro supereroi ritornano alla loro vita di sempre pronti, però, a proteggere in qualsiasi momento la Terra. oss Whedon non ha mai fatto mistero della sua grande passione per i fumetti della Marvel, per questo non stupisce la scelta della Disney di affidargli il ruolo di regista per uno dei film più attesi e costosi dell’anno: The Avengers. Mai scelta fu più felice. Whedon, infatti, compensa la sua scarsa esperienza cinematografica con un grande amore per il soggetto. Dirige da “spettatore” e mette nel suo film tutto ciò che i fan di Iron Man, Hulk o Capitan America hanno sempre sognato di vedere sul grande schermo. L’impresa, per quanto agognata, sicuramente non era delle più semplici. In The Avengers bisognava riunire molti dei supereroi della Marvel in un’unica avventura e chiudere un cerchio cinematografico di successo iniziato alcuni anni fa. Il vero pro- J Film blema, in definitiva, era gestire diverse “prime donne” concedendo loro il giusto spazio senza compromettere l’intero impianto narrativo. Whedon scavalca questo ostacolo senza alcuna apparente difficoltà. Ogni personaggio, infatti, porta con sé l’universo cartaceo da cui ha origine e allo stesso tempo si inserisce in una coralità solida in cui le diversità convergono in un’unica potentissima arma: il gioco di squadra. Il resto lo fanno gli effetti speciali, copiosi, sbalorditivi come ci si aspetta che siano in un film del genere, con scene d’azione adrenaliniche e combattimenti mozzafiato . Un’ americanata in grande stile, per dirla in altri termini che, però, è Tutti i film della stagione riuscita ad andare oltre le aspettative dei fedeli seguaci della Marvel. E non è poco se si pensa alle aspre critiche con cui sono stati accolti i precedenti cinecomics. Potremmo concludere con un bell’applauso per Whedon, ma non lo faremo, anche perché ne ha ricevuti decisamente troppi da critica e pubblico. Sposteremo, invece, l’attenzione su un aspetto sottaciuto della pellicola: la scarsa fruibilità per lo spettatore medio. Sembra un ossimoro, ma come accadde per altre pellicole di massa, ad esempio Harry Potter, in The Avengers molti meccanismi narrativi e psicologici sono semplicemente accennati e prevedono, da parte dello spettatore, un’adeguata cono- scenza dell’ambiente in cui sono inseriti. In caso contrario la visione risulterà faticosa e, a tratti, confusionaria in particolar modo nelle scene in cui è presente l’interazione fra i vari protagonisti. Una scelta stilistica che mostra chiaramente l’intento di Whedon: regalare una sontuosa trasposizione cinematografica a tutti coloro che, come lui, hanno divorato centinaia di fumetti sognando di vivere avventure da supereroi. E solo a loro. Non lasciatevi contagiare dall’entusiasmo mediatico, se siete neofiti della Marvel, o peggio, siete cresciuti leggendo Topolino, questo non è il film per voi. Francesca Piano TAKE ME HOME TONIGHT (Take Me Home Tonight) Stati Uniti, Germania 2011 Regia: Michael Dowse Produzione: Imagine Entertainment, Internationale Filmproduktion Blackbird Dritte Distribuzione: Universal Pictures International Prima: (Roma23-3-2012; Milano 23-3-2012) Soggetto: Topher Grace, Gordon Kaywin Sceneggiatura: Jackie e Jeff Filgo Direttore della fotografia: Terry Stacey Montaggio: Lee Haxall Musiche: Trevor Horn Scenografia: William Arnold il 1988. Wall Street è al massimo della sua potenza e Matt Franklin si è laureato al MIT, Massachusetts Institute of Technology. Nonostante sia un ragazzo prodigio e nonostante sia stato assunto in un laboratorio locale dove viene pagato abbastanza bene, Matt ha capito che non è quella la sua strada da seguire. Dall’altro lato, però, non ha capito ancora quale potrebbe essere quella giusta per lui. In attesa di capire cosa fare della sua vita, Matt lavora come commesso in un negozio di videonoleggio, suscitando il forte scontento del padre Bill. Un giorno, per caso, entra nel negozio Tori Frederking, la sua compagna di liceo che per anni ha rappresentato per Matt l’irraggiungibile ragazza dei sogni di cui era segretamente innamorato. Per paura di sfigurare, Matt finge di trovarsi lì per caso e di voler acquistare anche lui qualcosa. Matt le dice di lavorare nel mondo della finanza e di essere un impiegato d’alto li- È Costumi: Carol Oditz Interpreti: Topher Grace (Matt Franklin), Anna Faris (Wendy Franklin), Dan Fogler (Barry Nathan), Teresa Palmer (Tori Frederking), Chris Pratt (Kyle Masterson), Michael Biehn (Bill Franklin), Jeanie Hackett (Libby Franklin), Lucy Punch (Shelly), Michelle Trachtenberg (Ashley), Demetri Martin (Carlos), Michael Ian Black (Pete Bering), Bob Odenkirk (Mike), Angie Everhart (Trish Anderson), Jay Jablonski (Benji), Edwin Hodge (Bryce) Durata: 97’ Metri: 2670 vello della Goldman Sachs. Anche Tori lavora nello stesso ambiente e, a differenza sua, è anche molto mondana. La ragazza lo invita al Labor Day, la festa che riunisce tutti gli ex compagni di scuola. La festa però è sfortunatamente organizzata da Kyle, l’insopportabile fidanzato di Wendy, la sorella gemella di Matt. Intanto Barry, migliore amico di Matt e venditore di auto, aiuta l’amico a rubare una Mercedes per non farlo sfigurare agli occhi della ragazza dei suoi sogni. Ma, per questo, viene licenziato. Matt decide di portare anche Wendy e Barry alla festa con sé, ma quella che doveva essere un’occasione per divertirsi e per conquistare la ragazza dei suoi sogni, si rivelerà presto una notte infernale piena di imprevisti e guai da risolvere. Sarà soprattutto una notte in cui i tre ragazzi si ritroveranno a dover affrontare definitivamente il passaggio dall’adolescenza all’età adulta, decidendo una volta per tutte il loro destino. 35 ake me home tonight è una delle tante pellicole leggere che vuole ricordare, forse con un pizzico di nostalgia, gli anni ’80. Firmata da Michael Dowse il film, però, risulta assolutamente privo di capacità di divertire lo spettatore. Diciamo che anche la trama piuttosto banale non aiuta. Si parte dalla figura del ragazzo promettente e un po’ genialoide, ma immaturo per prendere delle decisioni serie che lo aiutino a crescere. A questa figura, già vista innumerevoli volte al cinema, viene affiancata quella dell’amico obeso e fedele, ma combinaguai e della sorella confusa in amore che sta per sposarsi con uno tutto muscoli e niente cervello. Non potevano mancare ovviamente la bella del liceo che, dopo anni, è ancora più sexy e il party per festeggiare la rimpatriata tra gli ex compagni di scuola. Insomma, molti ingredienti sono già troppo conosciuti. Alla fine, i temi affrontati nel film e che riguardano esclusivamente i giovani T Film potrebbero essere collocati in qualsiasi decennio. Proprio questo infatti non si capisce: quale sarebbe il quid del film in grado di giustificare la sua collocazione negli anni Ottanta? Anche la comicità appare un po’ forzatamente sopra le righe, soprattutto attraverso la figura di Dan Fogler nei panni di Tutti i film della stagione Matt. Mentre il ritmo narrativo, segnato quasi per metà dalle scene ambientate in due differenti feste, non riesce in alcun modo a far emergere quelli che dovrebbero essere i punti chiave della “svolta” psicologica dei protagonisti, quella che li dovrebbe guidare verso la maturità. Come potrebbe, d’al- tra parte, se le due scene sono completamente costellate da sbronze, spinelli risse e altro ancora? Take me home tonight è, in definitiva, un film che si scorda facilmente e che, forse, sarebbe meglio non vedere. Marianna Dell’aquila UN POLIZIOTTO DA HAPPY HOUR – THE GUARD (The Guard) Irlanda, Gran Bretagna, Argentina 2011 Regia: John Michael McDonagh Produzione: Element Pictures, Reprisal Films Prima: (Roma 21-10-2011; Milano 21-10-2011) Soggetto e Sceneggiatura: John Michael McDonagh Direttore della fotografia: Larry Smith Montaggio: Chris Gill Musiche: Calexico Scenografia: John Paul Kelly Costumi: Eimer Ni Mhaoldomhnaigh Effetti: Team FX Ltd. l sergente Gerry Boylen è un poliziotto un po’ sui generis, lontano dall’immagine del classico eroe in divisa. Ha un carattere molto scontroso, vive in un paesino irlandese, nella contea di Galway sulla costa Ovest, trascorre le sue giornate a bere birra Guinnes e andando a prostitute. Ogni tanto va a trovare la madre, una donna singolare dalla quale lui ha sicuramente preso molto dal punto di vista caratteriale. La sua sedentarietà e le sue abitudini gli piacciono, perché Gerry non ha alcun tipo di ambizione e non vorrebbe che la sua esistenza cambiasse. Ma la sua vita e quella del paese vengono improvvisamente sconvolte da un fatto straordinario: l’omicidio di uno sconosciuto ritrovato in casa con una pallottola nella testa e uno strano “5 e ½” scritto sul muro con il sangue. Gerry incomincia a indagare sull’accaduto al fianco di un agente dell’Fbi. Si chiama Wendell Everett e, al contrario di Gerry, rappresenta il classico eroe americano. Ma Wendell è completamente estraneo al mondo in cui viene catapultato per le indagini e per questo fa molta fatica ad ambientarsi in quel paese chiuso e ostile. Ma soprattutto farà molta fatica a lavorare al fianco di Gerry che non gli risparmia mai battute razziste (qualcuna anche sugli italiani) e di dimostrare il suo totale disinteresse per il traffico di droga internazionale su cui stanno I Interpreti: Brendan Gleeson (Sergente Gerry Boyle), Don Cheadle (Wendell Everett, agente FBI), Liam Cunningham (Francis Sheehy-Skeffington), David Wilmot (Liam O’Leary), Rory Keenan (Aidan McBride), Mark Strong (Clive Cornell), Fionnula Flanagan (Eileen Boyle), Dominique McElligott (Aoife O’Carroll), Sarah Greene (Sinead Mulligan), Katarina Cas (Gabriela McBride), Pat Shortt (Colum Hennessey) Durata: 96’ Metri: 2635 indagando. Ben presto infatti, Gerry e Wendell scoprono che i due assassini accusati dell’omicidio sono coinvolti in un traffico di droga. Questo li porterà inevitabilmente a dover lavorare sulla nuova indagini ancora per molto tempo insieme. Ma soprattutto Gerry incomincerà a farsi sempre di più coinvolgere dalla situazione, scoprendo dei fatti sconcertanti, come la scomparsa di un suo collega, il ricatto della sua prostituta preferita e i tentativi di corruzione da parte dei trafficanti di droga. Tutto ciò colpisce molto il complicato codice morale di Gerry che, nel frattempo, incomincerà a legare sempre di più con Wendell. n poliziotto da happy hour, The guard nella versione originale, è un altro triste esempio di traduzione sbagliata e arbitraria del titolo di un film. L’opera prima di John Michael McDonagh infatti è molto lontano dall’idea di film d’intrattenimento che il titolo italiano ci suggerisce. Eppure il film è stato nominato Miglior Film d’Esordio alla Berlinale, è stato premiato al Sundance con il Gran Premio della Giuria, è stato presentato in concorso al Tribeca e al Los Angeles Film Festival. Ma non solo. Anche la presenza di Don Cheadle, l’eclettico attore americano premio Oscar che veste i panni dell’agente dell’FBI Wendell Everett, avrebbe do- U 36 vuto far intuire che il film è molto diverso da quello che ci si immagina con un titolo come quello scelto per la versione italiana. Un poliziotto da happy hour è infatti un film assolutamente non leggero e che non richiama nessuna socialità, come invece suggerisce il termine “happy hour”. Da questo punto di vista, va sottolineata la grande credibilità e bravura di Brendan Gleeson nei panni del poliziotto irlandese pigro, menefreghista e pieno di vizi, ma soprattutto perfetto opposto del poliziotto eroico ed esperto interpretato da Don Cheadle. Differentemente da quanto suggerito dal titolo, infatti, la storia di Gerry Boylen è una storia di solitudine. La sua vita, il suo carattere e il suo approccio all’esistenza non suggeriscono altro che un profondo e inaspettato senso di solitudine di fronte a cui, alla fine, anche l’eroe americano si sente disorientato. Ma si tratta di un disorientamento vissuto anche dal pubblico italiano che forse, ingannato dal titolo, si trova ad assistere a una pellicola completamente diversa dal messaggio suggerito dal titolo e dalla locandina. Il film di McDonagh non è certamente perfetto, ma piace anche per aver saputo mixare molto bene generi diversi, che variano dal noir alla commedia passando anche per il western senza mai prendersi troppo sul serio. Marianna Dell’Aquila Film Tutti i film della stagione UNA SPIA NON BASTA (This Means War) Stati Uniti 2012 Regia: McG Produzione: Simon Kinberg, Robert Simonds,James Lassiter, Will Smith per Overbrook Entertainment, Robert Simonds Company Prima: (Roma 20-4-2012; Milano 20-4-2012) Soggetto: Timothy Dowling, Marcus Gautesen Sceneggiatura:Timothy Dowling, Simon Kinberg Direttore della fotografia: Russell Carpenter Montaggio: Niciolas de Toth Musiche: Christophe Beck Scenografia: Martin Laing Costumi: Sophie Carbonell Effetti: With a Twist Studio, Shade VFX, Method Studios, Asylum VFX, Halon Entertainment DR Foster e Tuck sono due agenti della CIA amici per la pelle che lavorano sempre in coppia. I due sono molto diversi. Tuck è separato dalla ex moglie Katie con la quale ha avuto un figlio mentre FDR è un affascinante donnaiolo. Insieme sono i due agenti CIA più ammirati del loro ambiente, ma il loro legame va in crisi quando iniziano a frequentare la stessa donna, Lauren Scott, un’esperta nella valutazione dei prodotti che lavora per un’associazione a sostegno dei consumatori. La giovane però è tanto brava sul lavoro quanto una frana con gli uomini, tanto che le sembra un sogno irrealizzabile riuscire a trovare l’uomo giusto. La sua migliore amica Trish la iscrive, a sua insaputa, a un’agenzia di incontri online a cui ha aderito anche Tuck. Dopo un primo promettente incontro con Tuck che si conclude con la promessa di rivedersi presto, pochi minuti dopo, in un negozio, Lauren si imbatte per caso in FDR che resta affascinato da lei. In breve, la ragazza si ritrova a frequentare due uomini contemporaneamente. Intanto, i due amici, accortisi di essere attratti dalla stessa donna, dichiarano aperta la sfida per conquistarne il cuore: che vinca il migliore. I due si impegnano al massimo, usando tutte le armi a disposizione della CIA per spiare le mosse della ragazza, soprattutto quando è in compagnia del rivale. Lauren, incredula, si confida con Trish dicendole che è meravigliata di trovarsi improvvisamente contesa fra due uomini così affascinanti. Trish consiglia all’amica di sfruttare la situazione per divertirsi uscendo con tutti e due gli ammiratori. E così Lauren, abituata a una vita monotona e tranquilla, si ritrova a vivere con i due agenti segreti una F Interpreti: Reese Witherspoon (Lauren Scott), Chris Pine (Franklin Delano Roosevelt “FDR” Foster), Tom Hardy (Tuck), Til Schweiger (Heinrich), Chelsea Handler (Trish), John Paul Ruttan (Joe), Abigail Spencer (Katie), Angela Bassett (Collins), Rosemary Harris (Nana Foster), George Touliatos (Nonno Foster), Clint Carleton (Jonas),Warren Christie (Steve), Leela Savasta (Kelly), Natassia Malthe (Xenia), Laura Vandervoort (Britta), Viv Leacock (Agente Downing), Jesse Reid (Agente Dickerman), Daren A. Herbert (Agente Bothwick), Kevin O’Grady (Agente Boyles), Jenny Slate (Emily) Durata: 97’ Metri: 2665 serie di avventure emozionanti. Una sera, sta per fare l’amore con Tuck ma, mentre i due si baciano, FDR boicotta il mènage. La sera successiva Lauren si trova nel bellissimo appartamento di FDR, un attico con piscina dal fondo trasparente sul soffitto: preda del fascino dell’agente, la ragazza sta per cedere. I due si baciano ma Tuck, che sta assistendo alla scena, fa partire un proiettile telecomandato pieno di un potente sonnifero che fa addormentare FDR di colpo sotto gli occhi di Lauren. Poche sere dopo, Tuck si prende la sua rivincita staccando tutte le telecamere e restando solo con la ragazza. Il giorno dopo FDR riesce finalmente a far l’amore con Lauren. La ragazza finalmente capisce che è lui l’uomo giusto. Tuck, che in realtà non ha fatto l’amore con Lauren facendo credere il falso all’amico, finisce per farsi una ragione della scelta della ragazza anche perché capisce di essere ancora innamorato della sua ex moglie Katie. E così mentre FDR e Lauren si dichiarano reciproco amore, Tuck si riavvicina a Katie e suo figlio. I due agenti segreti, sempre di più amici per la pelle, sono pronti per la prossima missione. o, una spia non basta. Ce ne vogliono almeno due per contendersi l’amore della bionda Reese Witherspoon, una bella single a caccia dell’uomo della vita. Il regista dal nome più breve che c’è, McG (che ha già diretto film per il grande pubblico pieni di star come Charlie’s Angels e Terminator: Salvation), si avventura nella strada non facile del miscuglio di generi che di questi ultimi tempi sembra andare di gran moda (si veda solo quest’an- N 37 no il western fantascientifico Cowboys and Aliens con l’accoppiata Ford-Craig). Ed ecco Una spia non basta commedia rosa e action movie spionistico frullati insieme. Non che nella storia (anche recente) del cinema non mancassero le spy story tinte di rosa, un caso su tutti il poco riuscito Mr.& Mrs. Smith con la coppia glamour Pitt-Jolie che, galeotto quel film, divennero per tutti i ‘Brangelina’, ma le possibili variazioni sul tema possono essere tante. Qui si gioca per lo più sul terreno della commedia con la protagonista a caccia dell’uomo ideale (con immancabile amicaconfidente-consigliera), mentre del mondo delle spie è mostrato essenzialmente il lato “cool” e cioè viaggiare per il mondo, guidare auto sportive, maneggiare armi sofisticate. La ‘mission’ iniziale di dare la caccia al ‘cattivone’ protagonista della movimentata scena d’apertura è presto abbandonata per far spazio al triangolo rosa per gran parte del film e ripresa ‘al volo’ solo nel finale. Come dire, l’azione è il contorno mentre il piatto forte è il sentimento. Cosa pensare di due super agenti segreti che, invece di avventurarsi in pericolose missioni, passano le loro giornate a sfidarsi nel corteggiamento della stessa donna e per far questo arrivano (un po’ troppo inverosimilmente) a utilizzare tutti i mezzi e gli uomini della CIA per spiare la loro bella? E che dire della bionda reginetta di tante commedie rosa intenta a guidare una decappottabile lanciata a tutta velocità su un circuito militare, volteggiare in aria su un trapezio e maneggiare un’arma da fuoco in un gioco di simulazione di combattimento? Ma noi continuiamo a preferirla quando balla da sola in casa, con addosso solo una felpa, al ritmo R & Film B di Montell Jordan in una delle poche scene deliziose del film. Il cast è studiato ‘ad hoc’. Reese Witherspoon è lontana dai tempi dell’Oscar vinto nel 2006 per Walk the Line e vicina alle smorfie delle commedie che l’hanno resa famosa, Chris Pine, nei panni della spia latin-lover FDR, fa bella mostra dei suoi bicipiti e del suo sguardo ceruleo, il più interessante attore inglese Tom Hardy, nel ruolo del più romantico Tuck, è in vacanza da film più impegnativi che lo han- Tutti i film della stagione no imposto all’attenzione del pubblico come Inception e La talpa. Di difetti la pellicola ne ha, a cominciare da una sceneggiatura che gronda banalità da tutte le parti per finire con personaggi-stereotipo che hanno poco da dire. Su tutti i tre protagonisti: due spie bellocce e una giovane a caccia dell’amore che da sognatrice romantica si trasforma in conquistatrice con pochi scrupoli arrivando a frequentare due uomini contemporaneamente (con il benestare dell’amica che non manca di sottolineare come gli uomini lo facciano da sempre). E in mezzo? Location ‘da urlo’, bei vestiti, corpi scolpiti, fotografia patinata e musiche “giuste”. Sentimenti con una spruzzatina di qualche scena ‘action’ ovvero evasione pura. Accomodatevi senza pensieri e senza aspettative, la formuletta ‘easy’ è servita. Solo per palati facili. Elena Bartoni SISTER (L’enfant d’en haut) Svizzera, Francia 2012 Regia: Ursula Meier Produzione: Archipel 35, Véga Films in coproduzione con Rts Radio Télévision Suisse, Band à Part Films Distribuzione: Teodora Film Prima: (Roma11-5-2012; Milano 11-5-2012) Soggettoe Sceneggiatura: Antoine Jaccoud, Uesula Meier, Gilles Taurand Direttore della fotografia: Agnès Godard Montaggio: Nelly Quettier Musiche: John Parish I l dodicenne Simon e la sorella maggiore Louise vivono in una casa popolare vicino all’autostrada, a valle di una montagna teatro di vacanze alpine di alto livello, con il solito circo di resort di lusso, rifugio, piste e discese per ricchi. Simon sale ogni giorno con la funivia alla stazione sciistica e ogni giorno ruba quello che può: sci naturalmente, giubbotti, Scenografia: Ivan Niclass Costumi: Anna Van Brée Interpreti: Léa Seydoux (Louise), Kacey Mottet Klein (Simon), Martin Compston (Mike), Gillian Anderson (Signora inglese), Jean-François Stévenin (Cuoco),Yann Trégouët (Bruno), Gabin Lefebvre (Marcus), Dilon Ademi (Dilon), Magne-Håvard Brekke (Sciatore violento) Durata: 97’ Metri: 2670 zaini, guanti, caschi, occhiali, panini con cui si sfama nel corso della giornata; rivende poi tutto alla gente della valle o a turisti di passaggio in cambio di quei soldi che servono per far sopravvivere lui e la sorella, ragazza inaffidabile che non sa tenersi un posto più di qualche giorno, amante della bottiglia e di tanti fidanzati a cui si vende senza un’etica, senza un perché. Il “lavoro”di Simon sembra migliorare quando conosce il cuoco del ristorante, con cui instaura un vero e proprio traffico di sci rubati ma poi si inaridisce quasi completamente quando il padrone del rifugio scova il ladruncolo e un suo piccolo amico in azione e caccia via tutti dalla montagna. Louise intanto frequenta l’ennesimo uomo della sua vita, Mike che affascina lei e Simon con una BMW rossa; durante una gita il ragazzino confessa candidamente a Mike che Louise è in realtà sua madre. L’uomo caccia via i due dalla macchina e sparisce. Louise e Simon raggranellano qualche soldo nel fare le pulizie nel residence della stazione sciistica, ma il tentativo di furto di un orologio da parte del ragazzino fa interrompre di colpo anche questa occupazione. Ora sono di nuovo soli, madre e figlio, senza presente e senza futuro, ma insieme. n insieme d’immoralità, di sofferenza, di sopraffazione, d’ingiustizia è il quadro del film: disagio, rabbia, disprezzo per il prossimo, per se stessi, per il proprio futuro è il legame che tiene uniti tutti i partecipanti di questa U 38 Film fotografia societaria del terzo millennio. Un branco di lupi: chi ruba e chi è derubato, chi sfrutta, chi prevarica, chi lancia in faccia l’enorme quantità di soldi che possiede, chi si inventa l’inventabile per quattro monete. Poi una totale assenza d’amore, rappresentata dal personaggio di Louise, anaffettiva, incapace di dedizione e di desideri, senza curiosità né sorprese né impegno: capace solo di vendere il proprio corpo per qualche bottiglia, per un giro in macchina, per qualche brandello di promessa e uno striminzito abbraccio al “fratello” che, con il denaro ricavato dai furti, cerca di colmare un pezzettino di quell’enorme bisogno d’amore che ogni giorno lo opprime. Tutti i film della stagione In mezzo la funivia che collega il mondo in alto dei ricchi con quello in basso dei poveri: un legame di ferro, cavi e motori che divide e non unisce i due mondi nella loro siderale, arida lontananza che può essere solo percorsa in un saliscendi di disperazione: sole, luce, risate e calde pietanze, quello in alto; fango mischiato a neve, case fredde, cibo freddo, luce plumbea quello in basso. Ciò che colpisce ancora di più è che non c’è rivendicazione alcuna in questo film, nessuna presa di coscienza, niente è canalizzato verso una benchè minima catarsi liberatoria: la narrazione è composta in un rigore stilistico descrittivo che diventa così estremamente più potente ed efficace nel mettere i rapporti umani a nudo in questa società postmoderna per quello che sono, senza piangersi addosso. La regista Ursula Meier affina il suo linguaggio cinematografico dopo Home (2008) per darci una nuova visione della contrapposizione di classi: lontano dalla vecchia filantropia assistenziale di stampo ottocentesco, oltre lo scontro rabbioso, totale e totalitario delle grandi lotte del Novecento, c’è posto solo per un realismo schiacciante e senza appello che nell’allontanare ogni possibilità di tenerezza e riscatto si mostra per quello che è, consolidato nel dolore, senza patetismi e senza futuro. Fabrizio Moresco SEAFOOD – UN PESCE FUOR D’ACQUA Malesia, Cina 2011 Regia: Aun Hoe Goh Produzione: Silver Ant, Al Jazeera Children’s Channel Distribuzione: Moviemax Prima: (Roma 4-5-2012; Milano 4-5-2012) up, uno squalo bambù, mostra orgoglioso al suo amico Julius, uno squalo bianco, le uova da cui presto nasceranno i suoi fratellini. Due pescatori di frodo, però, rompono la magia saccheggiando tutte le uova. Il giovane squalo si sente in colpa per non aver difeso la nidiata e va in superficie per recuperarla. Intanto anche Julius, insieme al polpo Octo e la tartaruga Mertle, corre sulla terraferma in aiuto dell’amico. L’impresa non è semplice, ma con un po’ di furbizia e grazie all’inettitudine dei pescatori, Pup riesce a riportare tutte le uova nel mare. Ma la gioia dura poco, Mertle, infatti, gli comunica che Julius è stato catturato dai pescatori. I pesci si rendono ben presto conto che da soli non riusciranno mai a liberare il compagno, per questo convincono galline e granchi a dar loro una mano. La strana coalizione, nonostante le difficoltà iniziali, riesce a portare in salvo Julius mentre la polizia locale arresta i pescatori di frodo. P A un Hoe Goh dopo anni di gavetta nel campo dell’animazione, e grazie all’aiuto di Al Jazzeera Soggetto e Sceneggiatura: Jeffrey Chiang Durata: 93’ Metri: 2560 Children Channel, mette in scena la sua prima pellicola dal titolo Seafood. Come si può facilmente dedurre il film è ambientato nel mondo marino con protagonisti dei simpatici pesci pronti a tutto pur di salvare un amico dalle grinfie del cattivo. Una favoletta con tante buone intenzioni, ma con qualche pecca di troppo. Quella che salta subito all’occhio, anche se non si ha troppo dimestichezza con il genere, è l’ambigua somiglianza con due classici del genere: Shark Tale della Dreamworks e soprattutto il campione d’incassi Disney Alla Ricerca di Nemo. Un omaggio? Potrebbe anche essere, ma è un autogol che il regista avrebbe dovuto evitare con cura perché innesca nello spettatore un meccanismo di confronto da cui ne esce malconcio. Il problema principale della pellicola è sicuramente la fragile struttura narrativa. Nonostante la trama sia semplice, infatti, si ha come l’impressione che ci sia qualcosa di frammentato, di irrisolto. Probabilmente in fase di scrittura le idee erano diverse e per non privilegiarne una in particolare sono state tutte inserite nel raccon- 39 to creando una narrazione disordinata e poco avvincente. È curioso notare che lo stesso inghippo si ripresenta con l’animazione. Evidentemente l’ipotesi di troppi “geni” al lavoro non è così assurda come sembra. Basta guardare la pellicola e si noterà subito una differenza abissale, in termini di professionalità, nell’uso della computer graphic. Ci sono delle scene che per bellezza rasentano una perfezione forse mai raggiunta neanche dalla Pixar, mentre altre sembrano veramente opera di un dilettante poco dotato. Un bel pasticcio, insomma, anche perché lo scarto qualitativo non fa altro che enfatizzare le parti meno riuscite, affossando così l’intera pellicola. Aun Hoe Goh, in definitiva, pecca di superficialità. Non basta ricalcare un modello vincente per avere successo, la vera marcia in più è saper cogliere la lezione e plasmarla con la propria sensibilità artistica. Le copie-carbone sono sempre più brutte dell’originale, lo sanno anche i bambini. Francesca Piano Film Tutti i film della stagione LA FUGA DI MARTHA (Martha Marcy May Marlene) Stati Uniti 2011 Regia: Sean Durkin Produzione: Bonderline Films in associazione con This Is That Prima: (Roma 25-5-2012; Milano 25-5-2012) Soggetto e Sceneggiatura: Sean Durkin Direttore della fotografia: Jody Lee Lipes Montaggio: Zac Stuart-Pointer Musiche: Saunder Jurriaans, Daniel Bensi M artha fugge all’alba, attraverso i boschi, da una fattoria isolata in campagna. Prima si ferma a mangiare e poco dopo fa una chiamata da un telefono pubblico alla sorella Lucy. Sembra disperata. Lucy allarmata va a prendere la ragazza e la porta nella casa sul lago nel Connecticut, dove lei e il marito, un architetto inglese, trascorrono le vacanze. Lucy è generosa e disponibile verso la sorella e il fatto di averla ritrovata dopo due anni che aveva completamente perso sue notizie la fa sentire ancora più in debito. Martha non fornisce spiegazioni circa il passato e giustifica la sua fuga semplicemente con una rottura con il fidanzato. Tuttavia la ragazza vive come una sonnambula, appare spaesata e spesso assente e i suoi atteggiamenti sono strani e fuori luogo. Sembra che sia terrorizzata da qualcuno che la perseguita, nella realtà o nelle sue visioni a occhi aperti. Non si sa quasi nulla di lei, tranne le poche informazioni che affiorano dai ricordi, anzi, invadono d’improvviso i suoi pensieri. Nulla traspare mai dalle sue parole, mentre lo spaesamento è profondo nei suoi occhi. Basta un gesto o un oggetto per farle rivivere le esperienze del passato, le violenze subite, le canzoni attorno alla chitarra, il lavoro e gli “insegnamenti” da seguire con obbedienza. Martha infatti nasconde un segreto. È tormentata da ricordi degli ultimi due anni della sua vita, durante i quali ha vissuto insieme ad una strana comunità, che l’ha accolta come parte della “famiglia”. Si tratta di una setta, guidata dal carismatico Patrick, dove si vive all’insegna della condivisione e della libertà totale. Il prezzo psicologico da pagare è altissimo. Martha subisce violenze fisiche e psicologiche, partecipando persino al brutale assassinio di un Scenografia: Chad Keith Costumi: David Tabbert Interpreti: Elizabeth Olsen (Martha), Chistopher Abbott (Max), Brady Corbet (Watts), Hugh Dancy (Ted), Maria Dizzia (Katie), Julia Garner (Sarah), John Hawkes (Patrick), Louisa Krause (Zoe), Sarah Paulson (Lucy) Durata: 101’ Metri: 2740 uomo. Lucy e il marito con il tempo provano a collocare Martha nella società e a trovarle un’occupazione, ma i loro tentativi appaiono vani. La ragazza sempre più è in preda alla paranoia, arrivando persino a manifestare atteggiamenti pericolosi nei loro confronti. Così, a malincuore, Lucy si trova costretta a portare la sorella in un centro di accoglienza, dove possano prendersi cura di lei. sordio alla regia di Sean Durkin, premiato al Sundance festival per la regia, La fuga di Martha si costruisce per la maggior parte sulle spalle e negli occhi della protagonista. Martha Marcy May Marlene, questo il titolo originale della pellicola, è forse l’evoluzione del precedente cortometraggio del regista Mary Last Seen, dove si accennavano motivi che sono qui divenuti dominanti. Il film si concentra sui personaggi e in particolare sulla soggettiva di Martha. Semplicemente precipita lo spettatore con lei nell’incubo vissuto, concentrandosi non tanto sulla vita nella setta, ma sulle reazioni di una persona che ha deciso di dimenticare e non sa più distinguere tra realtà e illusione. Su questi due piani si sviluppa l’idea visiva di Durkin, che sceglie quindi di privilegiare il non detto, senza indugiare mai in spiegazioni che renderebbero il film meno preciso ed essenziale. La fuga di Martha non si concentra dunque sull’atto della “fuga” e nemmeno sulle motivazioni oggettive di Martha: perché motivazioni oggettive, forse, non ce ne sono. O se ce ne sono vengono filtrate, elaborate e vissute dalla protagonista stessa. Il passato si insinua così nel presente e la tensione nasce dall’imprevedibile che domina l’atmosfera. La casa sul lago è il posto perfetto per alimentare l’enigma. Ci appare infatti come E 40 luogo sospeso, quasi irreale, che potrebbe nascondere infiniti segni, trappole e via di fuga. Filmato con lunghe sequenze cariche di tensione e angoscia, il film trasforma volontariamente lo spazio aperto e luminoso nel luogo adatto per la comparsa della paranoia e del ricordo rimosso e devastante della violenza subita. Parallelamente, la fattoria nella quale Martha era stata prontamente convertita in Marcy May dal carismatico Patrick, invece di essere il luogo libertario e comunitario che pretende di essere, è inquadrato in spazi chiusi o recintati, come l’orto, spesso rigidamente divisi per genere sessuale (come la tavola dove mangiano), in cui la solitudine è il sentimento dominante. È però Marlene, il terzo nome della protagonista, per la precisione un nome in codice, quello che racconta di più del destino di Martha: una giovane senza identità, privata forse per sempre della possibilità di costruirsene una in piena libertà. L’alternanza dei piani temporali, tramite flashback, rende ancora più convincente una sceneggiatura che ha una struttura ipnotica: presente e passato si incrociano per costruire una figura che è insieme vittima, ma anche mente deviata. Un viaggio nella psiche umana, una storia sull’identità, un’indagine sulla vita, fino a un ritorno alle origini. Nella fattoria tutti i personaggi si danno da fare per “trovare il proprio ruolo nella famiglia”, proposito tipico della natura umana. Noi tutti vogliamo appartenere, essere parte di qualcosa, sentire che contribuiamo in qualche modo al gruppo. Non importa chi si è, ciascuno incarna ruoli e personaggi, in una sorta di pirandelliano gioco delle parti. Martha, come molte persone, non è più certa di chi o cosa sia, ma la sua è una situazione estrema. Il finale del film di conseguenza lascia tutto in sospeso: starà al pubblico capire se Martha Film Tutti i film della stagione è finalmente libera e proiettata verso il futuro, oppure se “qualcuno” le sta ancora dando la caccia. Il regista costruisce un thriller psicologico di forte impatto ed emotività, aiutandosi con lunghi silenzi, luci e musiche minimali cariche di tensione. Un crescendo di turbamento che mantiene vigile l’attenzione dello spettatore, nonostante la lentezza del ritmo del film. Tuttavia l’inquietudine non lascerà spazio a una risoluzione. La direzione degli attori è efficace quanto basta: Elizabeth Olsen appare un connubio d’innocenza e ambiguità d’impressionante efficacia, mentre John Hawkes, nel ruolo del temibile Patrick, dimostra di saper interpretare ruoli imbevuti di violenza, ma anche di innegabile fascino. Veronica Barteri TI STIMO FRATELLO (L’enfant d’en haut) Italia 2011 Regia: Paolo Uzzi, Giovanni Vernia Produzione: Maurizio Totti, Alessandro Usai per Colorado Film, Roberto Bosatra per Bananas, Warner Bros. Entertainment Italia Distribuzione: Warner Bros. Pictures Italia Prima: (Roma 9-3-2012; Milano 9-3-2012) Soggetto: Paolo Uzzi, Giovanni Vernia Sceneggiatura: Francesco Cenni, Michele Pellegrini, Paolo Uzzi, Giovanni Vernia Direttore della fotografia: Federico Masiero Montaggio: Claudio Di Mauro Musiche: Luis Siciliano, Giovanni Vernia, Marco Zangirolami Scenografia: Eugenia F. di Napoli Costumi: Monica Gaetani G iovanni si è appena laureato in ingegneria e non trovando lavoro nella sua città, Genova, decide di trasferirsi a Milano. Qui le sue ambizioni non vengono appagate, ma riesce comunque a trovare un buon posto in un’agenzia pubblicitaria, grazie soprattutto all’interesse della figlia del suo capo, Federica, che in breve tempo diventa la sua fidanzata. Una mattina, riceve la telefonata del padre che gli chiede di vigilare su suo fratello gemello, Jonny, in arrivo a Milano per sostenere l’esame per entrare nella Guardia di Finanza. Giovanni accetta e pochi minuti dopo si ritrova il fratello, un tipo strambo e amante solo delle discoteche, in soggiorno. Interpreti: Giovanni Vernia (Giovanni/Jonny Groove), Maurizio Micheli (Michele Vernia), Susy Laude (Federica), Stella Egitto (Alice), Bebo Storti (Roberto), Massimo Olcese (Zio Duilio), Carmela Vincenti (Zia Vittoria), Diego Abatantuono (Silvano), Carol Visconti (Camilla), Giancarlo Barbara (Pepe De Villas), Paolo Sassanelli (Maresciallo Di Prima), Dj Albertino (Se stesso), Peppino La Ricotta (Giuseppe Centola), Tonino La Ricotta (Tonino Centola), Mr. Berman (Timothy Martin), Carmelo Pappalardo (Drag Queen ‘Pantera Rosa’), Mauro Leonardi (Drag Queen ‘Lady Queen’), Daniele Quistelli (Drag Queen ‘Apemaia’) Durata: 93’ Metri: 2550 Qualche giorno dopo, Giovanni, durante un pranzo di lavoro rimane affascinato da Alice, la nuova cameriera del bistrot sotto il suo ufficio e inizia a corteggiarla senza successo. Jonny, intanto, inizia a frequentare una rinomata discoteca del luogo e ben presto diventa l’idolo di tutti. Durante una di queste serate incontra Alice. La ragazza, convinta che sia Giovanni, rimane particolarmente colpita dall’atteggiamento del ragazzo e cambia idea su di lui accettando il suo corteggiamento. Giovanni intuisce l’equivoco, ma non ha il coraggio di dirle la verità per paura di mettere fine alla relazione. Arriva il giorno dell’esame per Jonny, ma nonostante la grossa raccomandazio- 41 ne, non riesce a passare e ritorna al suo unico amore: la musica house. Federica, stanca della disattenzione del fidanzato, organizza una festa per fare un annuncio importante. Giovanni ignaro di tutto si gode la serata. A un certo punto, la ragazza lo chiama sul palco e annuncia a gran voce il loro matrimonio. Giovanni dal palco vede fra le cameriere Alice in lacrime scappare via e, dopo aver detto al microfono di non amare Federica, corre a raggiungerla per raccontarle tutta la verità. Passano parecchi mesi, Giovanni ha finalmente trovato un lavoro da ingegnere e vive felicemente con Alice e la loro bambina. Jonny, invece, continua a pensare solo alle discoteche e alla musica house. Film R ecensire un film brutto non è mai semplice. Nell’immediato vengono giù valanghe di paroloni, metafore incisive che, il più delle volte, rendono benissimo l’idea, ma risultano eccessive. Spesso conviene fermarsi un attimo e leggere fra le righe di una pellicola per scovare inaspettatamente minuscole goccioline di sudore che ne hanno caratterizzato la gestazione. Quando questo accade, le dita sulla tastiera devono battere più lentamente così come è lecito ammorbidire le parole e concedere una possibilità. Ma succede anche il contrario, trovarsi di fronte a un film che, anche smembrato, non mostra un minimo di amore verso l’arte cinematografica. In questi casi ci si sente, quasi, ingannati e per alcuni versi anche impotenti. L’ultimo esempio di questa spiacevole situazione è il film Ti Stimo Fratello del comico genovese Giovanni Vernia. Non bisogna essere degli esperti, basta vera- Tutti i film della stagione mente poco per rendersi conto di cosa ci sia dietro questa pseudo-commedia: una banale, ridicola trovata commerciale. Eh già, dopo gli incassi da favola dei film di Checco Zalone, Antonio Albanese o, se vogliamo andare un po’ più indietro, del trio Aldo Giovanni e Giacomo è scoppiata la mania fra i cabarettisti di fare Cinema. Purtroppo, come ribadito diverse volte, ciò che funziona in televisione per pochi minuti non sempre ha lo stesso effetto sul grande schermo. Nel caso degli artisti sopracitati, per esempio, è stato necessario cambiare registro e dilatare i tormentoni comici durante tutta una trama articolata per rendere il prodotto cinematografico. In poche parole è il comico che si è piegato alle regole del cinema e non viceversa. In Ti Stimo Fratello, Giovanni Vernia non ci prova neanche e per questo non merita nessuna clemenza. Appare chiaro da subito che questa pellicola è stata mes- sa in piedi senza cognizione di causa, frettolosamente, riciclando due o tre battute dallo show televisivo. Per non parlare delle scopiazzature, pardon, similitudini con delle recenti commedie che rendono il film addirittura grottesco. In questi casi, di solito, ci si lascia convincere dall’alibi dell’inesperienza, ma questa volta no, qui c’è Fantasticando su un rifacimento postmoderno de La Divina Commedia non si può che immaginare un girone infernale in cui le povere anime sono costrette a vedere e rivedere la pellicola Ti stimo fratello per l’eternità e con il volume sempre più alto ad ogni accenno di malessere. Meravigliosa, come tortura, anche se è ancora indefinito il peccato a cui potrebbe essere associata. Sicuramente uno brutto, però Francesca Piano VIAGGIO NELL’ISOLA MISTERIOSA (Journey 2: The Mysterious Island) Stati Uniti 2012 Regia: Brad Peyton Produzione: Contrafilm, Waldes Media Prima: (Roma 24-2-2012; Milano 24-2-2012) Soggetto: Jules Verne(dal suo romanzo), Richard Outten, Brian Gunn, Mark Gunn Sceneggiatura: Brian Gunn, Mark Gunn Direttore della fotografia: David Tattersall Montaggio: David Rennie Musiche: Andrew Lockington Scenografia: Bill Boes D opo Viaggio al centro della terra del 2008 (uno dei primi film a sfruttare la tecnica tridimensionale) arriva il sequel, ancora in 3D. Viaggio nell’isola misteriosa segue di nuovo le vicende dell’intrepido giovane esploratore Sean Anderson, ora diciassettenne, che riceve un messaggio criptato, un vero e proprio SOS, da una misteriosa isola che non dovrebbe esistere. Dal momento che non riesce a trattenere Sean a casa, Hank, il nuovo marito di sua mamma, decide di seguirlo per cercare di risalire da chi e da dove è stato mandato. Il ragazzo è convinto che potrebbe essere stato inviato dal suo nonno paterno Alexander, partito tempo prima alla ricerca di un’isola misteriosa descritta nei romanzi Costumi: Denise Wingate Effetti: Scanline VFX, Trixter Film, The Moving Picture Company, Pixomondo, Method Studios, Digital Domain Interpreti: Josh Hutcherson (Sean Anderson), Dwayne Johnson (Hank Parsons), Michael Caine (Alexander Anderson), Luis Guzmán (Gabato),Vanessa Anne Hudgens (Kailani), Kristin Davis (Liz Anderson), Anna Colwell (Jessica), Michael Beasley (Marcus) Durata: 94’ Metri: 2600 di Jules Verne. Dietro le insistenze del ragazzo, Sean e Hank si recano alle isole Palau in Nuova Guinea da dove partono alla ricerca dell’isola misteriosa aiutati dal pilota di uno scassato elicottero, Gabato che, con la bella e determinata figlia Kailani, accetta di correre il rischio di accompagnarli. Dopo un avventuroso viaggio, l’elicottero finisce nell’occhio di un ciclone precipitando su un’isola bellissima. Miracolosamente salva, la squadra si mette in cammino tra una natura rigogliosa e stupefacenti forme animali e riesce a trovare Alexander, il nonno di Sean, che vive da tempo in una casa-rifugio dotata di tutti i comfort. Alexander spiega che tutto su quell’isola ha forme stravagan42 ti, è la teoria bio-geografica, secondo la quale nel corso dell’evoluzione in un ambiente isolato il grande può diventare piccolo e il piccolo grande. Il nonno porta il nipote e il suo gruppo di accompagnatori tra le rovine della grandiosa città di Atlantide. Ma la felicità lascia il passo a un diffuso senso di paura quando Alexander comunica a Sean e agli altri che la terra sotto i loro piedi sta per essere sommersa dall’acqua nel giro di pochi giorni. Per salvarsi devono lavorare come una squadra e così Alexander e Hank devono mettere da parte le loro divergenze e imparare ad accettarsi. Il gruppo affronta diversi pericoli. La minaccia più spaventosa viene dal cielo: uno stormo di rondoni dalla gola bianca Film attacca il gruppo che per fuggire sale sul dorso di api gigantesche. La fuga è mozzafiato. Subito dopo, Gabato promette alla figlia Kailani che la manderà all’università negli Stati Uniti. Ma per garantire alla ragazza un bel futuro ha bisogno di soldi e così decide di avventurarsi da solo alla gigantesca montagna d’oro che domina l’isola. Viene ritrovato poco dopo da Alexander mentre cerca disperatamente di staccare dal terreno un enorme masso d’oro. Il tempo stringe, l’isola sta sprofondando più rapidamente del previsto: quel posto così meraviglioso si sta inabissando facendo scomparire per sempre i tesori che contiene. Il gruppo di avventurieri deve trovare al più presto una via di fuga: e così Sean e Hank pensano che l’unico mezzo che hanno è cercare di recuperare il leggendario sottomarino Nautilus ideato e comandato dal Capitano Nemo inabissatosi nel tardo Ottocento in un punto preciso di fronte alla costa dell’isola. Il ragazzo e il suo patrigno si tuffano eroicamente e individuano il sottomarino che giace in avaria sul fondo dell’oceano. L’unica fonte di energia utile per riattivarne i motori potrebbe venire da un’enorme murena che rilascia potentissime scosse elettriche. Grazie a una coraggiosa azione simultanea, Sean e Hank riescono a mettere di nuovo in funzione il Nautilus e a caricare provvidenzialmente a bordo Alexander, Gabato e Kailani già caduti in mare in seguito all’inabissarsi dell’isola. Sei mesi dopo. Il giorno del suo compleanno Sean riceve la visita del nonno che gli regala una copia del libro “Viaggio sulla luna” di Jules Verne. Il nonno alletta il nipote con l’idea di una nuova Tutti i film della stagione avventura, questa volta nello spazio. Sean e il suo patrigno sono pronti a partire. N on c’è dubbio, anche questo secondo viaggio è una vera fantasticheria, un puro e semplice “parco delle meraviglie”. Il primo episodio di quella che si annuncia come una serie, Viaggio al centro della terra, fu il primo lungometraggio a sfruttare una diavoleria chiamata Fusion System, una tecnica di ripresa sviluppata da James Cameron e dal direttore della fotografia Vince Pace che comprende due cineprese 3D ad alta risoluzione montate una vicina all’altra per simulare l’occhio destro e l’occhio sinistro dello spettatore, ottenendo così una vera replica dell’occhio umano. Utilizzando ancora questa tecnologia per il secondo capitolo delle avventure del giovane Sean, il regista Brad Peyton (subentrato a Eric Breving regista del primo film) ci fa entrare di nuovo nel sogno mantenendo solo il giovane protagonista Josh Hutcherson e radunando un nuovo cast che ha la sua punta di diamante in Michael Caine nei panni del nonno, una specie di Indiana Jones attempato sempre a caccia di avventure che ha trovato dimora nella misteriosa del titolo. E, grazie al 3D, così sembra davvero di toccare con mano le meraviglie della leggendaria Atlantide o di essere colpiti vicino agli occhi dagli oggetti lanciati verso la macchina da presa. Quanto al plot, gli autori del soggetto, Richard Outten, Brian e Mark Gunn, attingono e “frullano” diversi spunti dai libri di Jules Verne “L’isola misteriosa” e “Ventimila leghe sotto i mari” insieme a suggestioni prese da “L’isola del tesoro” di Robert Louis Stevenson e “I viaggi di Gulliver” di Jonathan Swift. Seguendo le idee di Verne, che si basava sempre su una singolare “scienza” molto in anticipo sui tempi, si fa perno sull’imprevedibilità di ciò che ci è familiare. E così si fa apparire bizzarro il normale, raccontando un mondo fantastico ma con basi realistiche. Nell’isola misteriosa ci sono cose sorprendenti, ma non si tratta di un universo inventato: fauna e flora sono riconoscibili ma dalle proporzioni alterate. Montagne d’oro, vulcani attivi, grandiose città disabitate e poi lucertole enormi, elefanti piccolissimi, farfalle grandi e colorate, mega murene capaci di (provvidenziali!) grandi scariche elettriche, e poi (l’invenzione più bella) api giganti sul cui dorso si può salire e farsi portare in volo. E via alla sfrenata avventura. L’invito è rivolto soprattutto a bambini e ragazzi (rigorosamente under 16) ma anche ai genitori che vorranno accompagnarli. Resta però un dubbio: il “rischio noia” dell’operazione serialità dichiarata fin troppo scopertamente nel finale. Certo è che si cavalcherà l’onda dell’avventura per un altro episodio almeno. L’epilogo con il nonno che regala al nipote una copia del libro “Dalla terra alla luna” di Verne ammicca infatti chiaramente a un prossimo viaggio nello spazio. E se la mammina è un po’ in ansia al solo pensiero, basta tranquillizzarla, in fondo “cosa può andare storto? è solo la luna!”. Ma saranno ancora numerosi gli spettatori pronti a viaggiare di nuovo sulle ali della più sfavillante fantasia? Elena Bartoni L’ALTRA FACCIA DEL DIAVOLO (The Devil Inside) Stati Uniti 2012 Regia: William Brent Bell Produzione: Morris Paulson e Matthew Peterman Prima: (Roma 16-3-2012; Milano 16-3-2012)V.M.:14 Soggetto e Sceneggiatura: William Brent Bell, Matthew Peterman Direttore della fotografia: Gonzalo Amat Montaggio: William Brent Bell, Tim Mirkovich Musiche: Brett Detar, Ben Romans Scenografia: Tony DeMille Costumi: Terri Prescott Interpreti: Fernanda Andrade (Isabella Rossi), Simon Quarterman (Padre Ben Rawlings),Evan Helmuth (Padre David Keane), Ionut Grama (Michael Schaefer), Suzanne Crowley (Maria Rossi), Bonnie Morgan (Rosa), Brian Johnson (IV) Tenente Dreyfus), Preston James Hillier (Repor ter), D.T. Carney (Detective), Maude Bonanni (Zia Sorlini), Marvin Duerkholz (Luke Castagna) Durata: 83’ Metri: 2240 43 Film D opo aver vissuto la maggior parte della propria vita da sola, Isabella decide di andare a trovare sua madre, Maria, in cerca di risposte. La donna è infatti da tempo rinchiusa in un ospedale psichiatrico cattolico a Roma, per aver provocato la morte di tre persone durante un fallito tentativo di esorcismo. Le vittime in questione erano due preti e una suora. Per prepararsi all’incontro e per realizzare un documentario sulla materia, Isabella accetta l’assistenza di due giovani preti coi quali presenzia a un inquietante esorcismo. In seguito, il gruppo si reca da Maria, trovandola in uno stato singolarmente inquietante e minaccioso, segnata e rovinata da ferite auto-inflitte. La donna appare essere effettivamente posseduta da quattro demoni, i quali manifestano la volontà di trovare nuovi corpi da abitare. ’ Altra Faccia del Diavolo è da con- L siderarsi più un’operazione commerciale che un film. Lo stile delle riprese è infatti analogo ai recenti thriller/horror di successo, sfrutta l’uso di telecamere manuali e materiale girato come uno pseudo-documentario (come nella saga di Paranormal Activity per esempio). Il primo esempio di pellicola di questo tipo è stato indubbiamente The Blair Witch Project, vera e propria pietra Tutti i film della stagione miliare del genere: anche in questo caso infatti la promozione è stata un fattore chiave per attirare il pubblico. Le locandine pubblicitarie riportano che il Vaticano ha disapprovato il film ma, in realtà, questa affermazione è assolutamente falsa e solo funzionale al lancio. Il risultato è un film dal ritmo frenetico che non offre punti di riferimento allo spettatore, il quale non ha il tempo necessario per assorbire i risvolti della storia ed è costretto a subirne i contraccolpi. La sceneggiatura, scritta a quattro mani dal regista William Brent Bell e Matthew Peterman, non è infatti ben legata e non riserva alcuna trovata particolarmente brillante. I fan del genere horror apprezzeranno tuttavia gli elementi paurosi e sanguinolenti, come nel caso del primo esorcismo a cui assiste Isabella, in cui anche gli effetti sonori spiazzanti e spaventosi corroborano la sensazione di precarietà dei nervi. Bell è appunto abile a giocare con i riflessi del pubblico, non concedendo alcun respiro sebbene in modo un po’ scontato e gratuito. Un elemento di novità rispetto ad altre pellicole del genere è la scelta di rappresentare un soggetto posseduto da più demoni contemporaneamente, sebbene poi nel finale tutto sfoci in una conclusione troppo comoda e facilmente prevedibile. Le riprese in formato documentaristico amplificano il senso di inquietante realtà voluto dal regista, riducendone vagamente l’orrore grafico ma essenzialmente approfondendo la tensione e le angosce dei personaggi, perfezionandone la descrizione (le scene in cui Isabella si rivolge alla telecamera come fosse una specie di diario, infatti, sottolinea le sue apprensioni, paure e i suoi dubbi). Dal punto di vista delle interpretazioni, Fernanda Andrade è assolutamente a suo agio nei panni di Isabella, offrendo una prova intensa e credibile fungendo da catalizzatrice attraverso ogni punto d’azione della storia. A Suzan Crowley è stato riservato il ruolo più agevole e divertente del film, la posseduta Maria: recitare una persona indemoniata è solitamente poco complesso ma bisogna, tuttavia, sapersi misurare per non scadere nel ridicolo. Crowley è assolutamente agghiacciante quando canta la filastrocca che sua figlia amava da bambina, ed è molto abile a raffigurare una varietà di scatti demoniaci inaspettati. È inoltre interessante il fatto che ogni personaggio nasconda un lato oscuro, tra cui anche i due preti interpretati da Quarterman ed Helmuth, che sono tutto sommato, convincenti. Jacopo Lo Jucco NAUTA Italia 2011 Regia: Guido Pappadà Produzione: Carlo Falcone, Silvana Leonardi e Vincenzo Di Marino per Artimagiche in collaborazione con Rai Cinema, Soutwest Trading Company Distribuzione: Iris Film Prima: (Roma 3-6-2011; Milano 3-6-2011) Soggetto: Guido Pappadà Sceneggiatura: Massimo Andrei, Dario Jacobelli, Guido Pappadà Direttore della fotografia: Duccio Cimatti B runo è un professore universitario di anlogia. Spiega ai suoi studenti che il tao contempla il divino nell’energia presente nella natura. Nella vita privata, Bruno vive una crisi con la moglie, che lo ha lasciato. Bruno riceve una telefonata da Paolo, un vecchio amico residente nell’isola tunisina di la Dalite, che gli dice di aver as- Montaggio: Giogiò Fraschini Musiche: Paolo Polcari, Paolo Del Vecchio Scenografia: Carlo De Marino Costumi: Anna Facchino Interpreti: David Coco (Bruno), Luca Ward (Davide), Massimo Andrei (Max), Elena Di Cioccio (Laura), Paolo Mazzarelli (Lorenzo), Giovanni Esposito (Paolo), Riccardo Zinna (Direttore), Vincenzo Merolla (Peppino), Monica Ward (Sara) Durata: 67’ Metri: 1850 sistito a un fenomeno leggendario e misterioso di cui gli aveva parlato Bruno, in cui la natura “rifulge” di energia. Bruno riceve fortunosamente dei finanziamenti dall’Università e mette in piedi una piccola spedizione di ricerca, partendo alla volta dell’isola tunisina. Con lui, Davide - burbero capitano e vecchio amico di Bruno, Max - marinaio dalla sensi44 bilità femminile, Laura - giovane biologa infelice perché non può avere figli, e Lorenzo, esperto di sport estremi e “macho” provetto. Durante la traversata alla ricerca della perfetta armonia tra Uomo e Natura, di cui Bruno parla agli altri, ognuno dei protagonisti rivela agli altri la propria debolezza. Film Quando finalmente approdano, speranzosi di assistere al meraviglioso fenomeno naturale, Bruno ritrova sua moglie ad aspettarlo a casa di Paolo. La coppia sembra ritrovare l’armonia perduta. Il lieto fine privato però non coincide con quello “scientifico”: Bruno scopre, infatti, che Paolo ha visto il “fulgore della natura” sotto l’effetto di sostanze stupefacenti. La spedizione, quindi, si risolve in un nulla di fatto. Ma le vite delle persone che vi hanno preso parte sono cambiate per sempre. E in meglio. ’ opera prima di Pappadà è una re- L cherche a vele spiegate verso un mito d’altri tempi: l’armonia tra Uomo e Natura, ovvero una sorta di armonia cosmica. Scelto il tema, lo svolgimento si affida al più classico degli espedienti: il viaggio. E, classico nei classici, quella che Tutti i film della stagione guida Bruno è una traversata nel mare nostrum. L’Odissea scientifica condotta dall’antropologo in crisi coniugale non conosce sirene, né ire di dei, ma prova a procedere attraverso i rapporti interpersonali dell’equipaggio, i cui membri arrivano a una migliore comprensione di sé conoscendo gli altri nello spazio ristretto della barca (e al tempo stesso nella libertà assoluta dell’orizzonte infinito). Il mare, elemento principe della pellicola, usato per evocare l’avventura, l’ancestrale legame con la vita primigenia e con la natura, tuttavia non basta a stemperare la noia di beccheggi e rollii di una storia che non riesce a sondare le profondità su cui veleggiano i protagonisti, e condanna lo spettatore a un’ora e mezza di calma piatta. Ognuno dei protagonisti porta con sé sulla barca un problema personale che svela agli altri nell’intimità cui la barca a vela costringe, ma che non viene affrontato con la serietà che richiederebbe. Il matrimonio in crisi di Bruno, l’omosessualità di Max, la superficialità nei rapporti di Lorenzo, l’infertilità di Laura, sono ferite che i personaggi mostrano e che si rimarginano piuttosto meccanicamente, senza un percorso personale. D’altro canto, se manca l’evoluzione della storia è difficile possa esserci un’evoluzione drammatica dei suoi protagonisti. L’originalità del film non sta quindi nella sostanza, ma nella forma: l’uso di effetti speciali che rimandano agli psichedelici anni ’70 (epoca in cui sembrano muoversi i protagonisti per riferimenti culturali e tono letterario dei dialoghi), e la rappresentazione di una natura decisamente magica, sono gli elementi che rendono particolare una pellicola altrimenti onestamente inutile. Tiziana Vox QUANDO LA NOTTE Italia 2011 Regia: Cristina Comencini Produzione: Riccardo Tozzi, Giovanni Stabilini e Marco Chimenz per Cattleya in collaborazione con Rai Cinema con la collaborazione di Fip e Lumiq Studios Prima: (Roma 28-10-2011; Milano 28-10-2011) Soggetto: Cristina Comencini Sceneggiatura:Cristina Comencini, Doriana Leondeff Direttore della fotografia: Italo Petriccione Montaggio: Francesca Cavelli M arina è una giovane donna con un figlio di due anni che, in un momento difficile della propria vita familiare e stressata dalla difficoltà del ruolo di madre (per cui si sente inadeguata), porta il bambino in vacanza in montagna. Affitta l’appartamento di Manfred, guida alpina rude e silenziosa. L’uomo, che vive al primo piano della casa, non può fare a meno di sentire ciò che accade da Marina: la voce di lei al telefono con il marito rimasto in città, i pianti incessanti del bambino e gli sforzi di lei per consolarlo. Una notte, Manfred viene svegliato dal pianto ininterrotto del figlio di Marina. Di colpo, un tonfo proviene dal piano di sopra, poi il silenzio. Preoccupato, Manfred sfonda la porta dell’appartamento, trova Musiche: Andrea Farri Scenografia: Giancarlo Basili Costumi: Francesca Sartori Effetti: Ghost Sfx S.r.l., Fabio Traversari Interpreti: Claudia Pandolfi (Marina), Filippo Timi (Manfred), Thomas Trabacchi (Albert), Denis Fasolo (Stefan), Michela Cescon (Bianca), Manuela Mandracchia (Luna), Franco Trevisi (Gustav) Durata: 108’ Metri:2960 il bambino ferito e la madre immobile, in stato di shock. L’uomo soccorre il piccolo e porta lui e Marina in ospedale. Da lì in poi, tra Manfred e Marina nasce un legame particolare, fatto di contraddizioni e silenzi. Manfred decide di portare Marina in quota, al rifugio dove è cresciuto; lì Marina conosce i suoi fratelli (e la moglie e i figli di uno dei due). Nel rifugio in montagna, Marina ritrova serenità, anche grazie alla presenza di un’atmosfera familiare che la solleva dalla solitudine in cui bada al figlio. La sera, però, durante una festa organizzata al rifugio, Marina balla con uno dei fratelli di Manfred, scatenandone la gelosia. Manfred va via, ferito, avventurandosi di notte per i sentieri, mentre Marina viene riportata giù in paese in jeep. 45 Manfred cade in un crepaccio. Soccorso e portato in ospedale, Manfred resterà zoppo. Il complicato rapporto tra Manfred e Marina resta in sospeso: Marina torna in città con il marito e Manfred viene accudito dalla ex-moglie. Tuttavia, la storia d’amore mancata tra i due resiste per 15 anni, fino a quando Marina non torna in montagna per rivederlo. P er essere una madre serena occorre che accanto vi sia un padre intelligente. Questa la tesi di fondo del film di Cristina Comencini presentato in concorso a Venezia. Tratto dal libro omonimo, Quando la notte è la storia dell’incontro tra Ma- Film rina, giovane mamma stressata dalla gestione del figlio di due anni, e Manfred, scontrosa e solitaria guida alpina, diventato misogino per traumi pregressi. Se Marina ricorda a Manfred la madre che ha abbandonato lui, il padre e i fratelli quando era ancora un bambino, Marina trova nella brutale schiettezza dell’uomo la solidità e la fiducia che le mancano nel suo rapporto con il figlio. Ambientato sulle montagne piemontesi, il film ambisce, senza successo, ad approfondire una zona d’ombra della maternità e – più in generale – della genitorialità nella società attuale. Buono lo spunto, ma inefficace lo svolgimento della regista che, da metà film in Tutti i film della stagione avanti, preferisce seguire le vicende sentimentali tra Marina e Manfred piuttosto che approfondire il disagio che una donna può vivere se si trova a crescere da sola i propri figli. Non manca, nel film, l’esempio di una coppia di genitori “che funziona”, rappresentata dal fratello e dalla cognata di Manfred, dalla cui complicità Marina dovrebbe imparare come si possa preservare integra l’identità di uomo e donna, di marito e moglie, di coppia felice rispetto al ruolo di padre e madre in cui ci si trova con l’arrivo dei figli. Tuttavia, lo spazio dedicato alla relazione tra Marina e la madre di questa famiglia, e più ancora quello dedicato a Marina nel suo percorso di recupero del- l’identità che la maternità ha messo in crisi, è diluito nell’avvio della relazione con Manfred, che finisce con l’appiattire un discorso originale sui binari prevedibili della storia d’amore. Non aiutano, al riguardo, alcune ingenuità della regia, che mettono in evidenza il carattere eccessivamente romantico (e quindi inverosimile) dell’incontro tra Manfred e Marina. I dialoghi, soprattutto nella parte finale della pellicola, sembrano troppo diretti ed espliciti, tanto da risultare banali e fuori contesto e impedire la drammaticità conclusiva che vorrebbero invece sottolineare. Tiziana Vox ROMAN POLANSKI: A FILM MEMOIR (Roman Polanski: A Film Memoir) Gran Bretagna 2011 Regia: Laurent Bouzereau Produzione: Andrew Braunsberg e Luca Barbareschi per Anagram Films e Casanova Multimedia Distribuzione: Lucky Red Prima: (Roma 18-5-2012; Milano 18-5-2012) Direttore della fotografia: Pawel Edelman I l 26 Settembre 2009, Roman Polanski è arrestato all’aeroporto di Zurigo (avrebbe ritirato un prenio alla carriera durante lo svolgimento del locale Festival del Cinema) per un mandato di cattura internazionale spiccato dagli USA riferentesi al famoso episodio di più di trent’anni prima cioè la notte passata con una minorenne e la conseguente accusa di stupro. Dopo un paio di mesi di prigione il regista (dietro pagamento di una salata cauzione) è confinato nella sua villa di Gstaad in attesa che le autorità svizzere decidano sulla sua estradizione negli Stati Uniti. È in occasione di questo riposo forzato che Polanski si presta con grande disponibilità alle domande di un suo amatissimo amico fin dagli esordi, Andrew Braunsberg, produttore di alcuni suoi film e vicino al regista nelle tante occasioni felici e infelici che lo hanno visto protagonista. Stimolato e interessato dalle parole dell’amico, Polanski si lascia andare ai ricordi della sua intessissima vita, dagli orrori del ghetto di Varsavia durante l’occupazione nazista che sterminò la sua famiglia, ai primi studi presso le scuole di Montaggio: Jeff Pickett Musiche: Alexandre Desplat Interpreti: Roman Polanski (Se stesso), Andrew Braunsberg (Se stesso) Durata: 94’ Metri: 2600 cinema e ai primi cortometraggi; poi l’incontro folgorante con Sharon Tate, i film con lei e la notte maledetta con il massacro a opera dei Manson; l’episodio con la ragazzina e l’accusa di stupro, la prigione e l’abbandono degli Stati Uniti per allontanarsi dalla evidente persecuzione di un giudice; Parigi e i successi della maturità; l’incontro determinante con Emmanuelle Seigner, la splendida moglie che gli è ancora vicino con due bambini; l’Oscar per Il Pianista; l’impiccio giudiziario zurighese da cui sembra definitivamente uscito. Il documentario si conclude con le ultime riprese girate dopo la fine dell’esilio domiciliario mentre Polanski non nasconde all’amico Bransberg la propria fiducia nel futuro e la voglia di fare, naturalmente, ancora del cinema. molto più facile girare quando ci si trova davanti alla disponibilità di un genio del cinema come Roman Polanski: macchina ferma su di lui seduto in poltrona che racconta la propria vita e un pezzo di storia del cinema del secondo È 46 Novecento; pochi controcampi per Bransberg che con grande affettuosità ricorda, sollecita, puntualizza con l’amico la tessitura di questo enorme telaio di episodi di sofferenza e gioia, cadute e trionfi in maniera così ricca e animata di passione e verità scenica che ci sembra davvero di assistere a un film. Il racconto affascina, coinvolge nell’intervallare fotografie private e ritagli di giornale ai ricordi diretti del regista in un corpus unico, da cui talvolta non si riesce a dividere le scene tratte da un film dagli episodi della stessa vita vissuta da Polanski. Come si fa a distinguere l’orrore del ghetto di Varsavia da un’opera magnifica come Il Pianista da cui tante scene sono tratte? Chi sono i poveretti in fila verso i vagoni piombati diretti ai campi di sterminio? Attori, comparse o gli stessi genitori di Polanski? Tutto è mescolato in modo struggente da un racconto sempre intenso, concentrato, profondo. Solo considerando attentamente il volto bellissimo di questo ragazzo di quasi ottant’anni (che non ne dimostra più di cinquanta!) possiamo distinguere la diversità dei piani narra- Film tivi quando il suo sguardo si scurisce e si offusca e la voce si spezza e quando invece la lucida compostezza del raccontare si arricchisce di ironia, di astuzia e di curiosità circa l’effetto che le sue parole hanno sull’interlocutore. Come distinguere l’incubo di Rosemary’s Baby, l’inquietudine grottesca di L’inquilino del terzo piano, gli incontri demoniaci di La nona porta da quello che è stato la drammatica centralità della sua vita Tutti i film della stagione segnata per sempre cioè l’orrenda mattanza di quella notte a Beverly Hills quando la moglie, incinta di otto mesi e altre quattro persone furono massacrate per assurdi motivi dai Manson? E come distinguere la fantasia erotica non priva di perversione di Che? da quella notte lontana passata con la ragazzina, episodio che come un mostro che non vuol morire continua a dare (fino a quando?) i suoi colpi di coda, i suoi schizzi di veleno? Una goduria insomma. Un lavoro che va ben oltre gli steccati canonici di un documentario e un film che diventa una lezione di vita nel mostrarci come l’azzardo, il dolore, il fallimento e il trionfo siano misteri infarciti l’uno dell’altro e che solo un uomo di genio come Polanski abbia saputo domarli e trasformarli in un patrimonio comune a lui e a tutti noi. Fabrizio Moresco LÀ-BAS – EDUCAZIONE CRIMINALE Italia 2011 Regia: Guido Lombardi Produzione: Dario Formisano, Gaetano Di Vaio, Pietro Pizzimento, Gianluca Curti per Eskimo, Figlidelbronx, Minerva Pictures Group Distribuzione: Istituto Luce - Cinecittà Prima: (Roma 9-3-2012; Milano 9-3-2012) Soggetto e Sceneggiatura: Guido Lombardi Direttore della fotografia: Francesca Amitrano Montaggio: Annalisa Forgione, Bebbe Leonetti Musiche: Giordano Corapi Y ssouf è giovane dall’animo timido e sensibile che sogna di fare l’artista. Per questo vorrebbe guadagnare i soldi sufficienti per comprare un costoso macchinario che lo aiuterebbe nella realizzazione delle sue opere d’arte. Ma l’Africa, il suo paese natale, non è il posto adatto per realizzare i suoi sogni. Così Yssouf, insieme ad altri suoi connazionali, si imbarca sull’aereo per l’Italia. Arrivato a Napoli, il giovane si avvia insieme a un suo connazionale verso Castelvolturno, un paese sul litorale campano, in provincia di Caserta. Con loro solo uno zaino e il rumore del mare in sottofondo. Un suono nuovo per loro, al punto che uno chiede all’altro: “Cos’è questo rumore?”, “È il mare”. “Posso vederlo?”, “Perché, non hai mai visto il mare?”. “Solo dall’aereo, quando sono arrivato”. Appena arrivato a Napoli, Yssouf trova ospitalità nella Casa delle Candele, una piccola villa a Castelvolturno occupata da una comunità di immigrati e chiamata così perché molto spesso la luce viene a mancare. Gran parte di loro si guadagna da vivere facendo i venditori abusivi di fazzoletti ai semafori e suonando musica per strada. Yssouf però, pur di realizzare i propri sogni, si rivolge a suo zio Moses, un potente boss che cotrolla gran parte del traffico di cocaina sul territorio, che gli fa trovare subito lavoro in un autolavaggio. Per Yssouf però è difficile Scenografia: Maica Rotondo Costumi: Francesca Balzano Interpreti: Kader Alassane (Yssouf), Moussa Mone (Moses), Esther Elisha (Suad), Billy Serigne Faye (Germain), Fatima Traore (Asetù), Alassane Doulougou (Idris), Salvatore Ruocco (Il capoclan), Franco Caiazzo (Zi Peppe), Gaetano Di Vaio(Gestore autolavaggio), Marco Mario de Notaris (Chirurgo) Durata: 100’ Metri: 2740 stare alle dipendenze di un padrone che non fa altro che sfruttarlo, così si fa coinvolgere dallo zio nello spaccio di droga, un’attività illegale, ma che gli permetterà sicuramente di guadagnare di più e pi in fretta. Con questa nuova vita, il giovane Yssouf cresce, si evolve. Incomincia anche una storia d’amore con una ragazza incontrata al supermercato. Una storia però impossibile anche a causa del fatto che lei si rivelerà essere una prostituta. Yssouf quindi pian piano viene travolto dal proprio conflitto interiore derivato dallo scontro tra il suo animo e l’ambiente troppo spietato e crudele. proprio con la scena dei due ragazzi che ascoltano il rumore del mare che incomincia il film di Guido Lombardi, Là-Bas – Educazione criminale. Il film parte da un fatto di cronaca vera, la strage di immigrati avvenuta a Castelvolturno nel 2008 a opera del clan dei Casalesi come atto violento e intimidatorio nell’ambito del controllo dei traffici illegali legati al territorio. È proprio partendo dalla realtà che il regista napoletano narra e descrive il mondo “là bas” (che in francese significa “laggiù”) degli immigrati. Un mondo profondamente distante da quello degli italiani. Al punto che il regista, scegliendo una soggettiva narrativa quasi esclusivamente dal punto di vista dell’immigrato, compie delle È 47 scelte estetiche molto precise e destinate tutte ad avvalorare il senso di questa profonda distanza. Non è un film sul razzismo né sulla criminalità, ma un documento in cui realtà e finzione si incrociano dando vita a una struttura drammaturgica in cui i personaggi hanno le caratteristiche classiche della narrazione romanzata. Ognuno di essi è descritto con le proprie caratteristiche comportamentali, da cui emergono tutti quei conflitti (interiori ed esterni) che danno vita a tutto l’intreccio narrativo. Ben dosate e utilizzate le distanze estetiche e linguistiche su cui Lombardi sceglie di costruire tutto l’impianto filmico. È il caso, ad esempio, delle differenze linguistiche tra l’italiano e l’africano, dalle quali la prima risulta quasi come se fosse la vera lingua straniera. La scelta quindi di utilizzare come punto di vista esclusivo quello di Yssouf non solo permette di indagare e analizzare il mondo degli immigrati “dall’interno”, ma determina l’impostazione pedagogica ed educativa che il regista sembra voler dare al suo film. Là-Bas – Educazione criminale ha visnto il premio Luigi De Laurentiis Leone del futuro come miglior opera prima alla XXVI Settimana internazionale della Critica all’ultima Mostra del Cinema di Venezia. Marianna Dell’Aquila Film Tutti i film della stagione FUGHE E APPRODI Italia 2010 Regia: Giovanna Taviani Produzione: Grazia Volpi e Lorenzo Perpignani per Kaos Cinematografica Distribuzione: Cinecittà Luce Prima: (Roma 8-4-2011; Milano 8-4-2011) Soggetto e Sceneggiatura: Giovanna Taviani iovanna Taviani, figlia di Vittorio Taviani, ritorna alle Eolie dove da bambina aveva fatto da comparsa, insieme a fratelli e cugini, per il film Kaos, girato dal padre e dallo zio. A farle da guida, Figliodoro, lo stesso pescatore che aveva prestato volto, corpo e tartana alla pellicola dei Taviani del 1984. Il documentario veleggia letteralmente tra Lipari, Salina, Vulcano, Panarea, Stromboli , Alicudi e Filicudi, e tratteggia l’identità dell’arcipelago come luogo di volta in volta povero - che molti abbandonarono con dolore emigrando in cerca di fortuna, isolato – usato a confino in tempo fascista, ricco di fascino – e quindi set cinematografico scelto da molti registi. I ricordi di Giovanna bambina si intrecciano con scene di documentari e film illustri, con le testimonianze di isolani che hanno vissuto momenti storici del passato delle isole, con le fotografie e le immagini dei filmini in super8 della famiglia Taviani in vacanza alle Eolie. G Direttore della fotografia: Duccio Cimatti, Alessandro Ghiara Montaggio: Benni Atria, Luca Gasparini Musiche: Giuliano Taviani, Carmelo Travia Interpreti: Francesco D’Ambra (Se stesso) Durata: 80’ Metri: 2200 G iovanna Taviani offre allo spettatore un racconto che procede per immagini dai colori accesi e dalle suggestioni forti; così facendo lo conduce nelle “sue” Eolie, quelle che l’hanno affascinata da bambina e che hanno un passato ricchissimo di aneddoti e di storia. La calce biana e accecante di Lipari, il verde ancestrale di Stromboli, l’esoterica e sulfurea Vulcano, l’isola delle donne e delle “majare” Panarea, i riflessi adamantini dell’acqua e i faraglioni imponenti passano da ambientazione a protagonisti di Fughe e approdi. La storia di Nitti, Rosselli e Lussu che furono confinati a Lipari, quella della Magnani ferita e offesa che gira Vulcano a dispetto della Bergman e Rossellini e del loro Stromboli terra di Dio, sono evocate da spezzoni cinematografici e più ancora dalle parole e dai ricordi degli abitanti delle isole, testimoni o memori dei momenti in cui la Storia e il Cinema sono sbarcati in quei luoghi. Tra fughe e approdi, quindi, procede la narrazione, alternando interviste di taglio documentaristico, filmati di repertorio e sequenze di film noti. Il documentario della Taviani deve moltissimo al montaggio, che lega elementi distanti tra loro con il fil rouge della navigazione del Figliodoro di Lipari da un’isola all’altra. Accade così che quel tratto di mare unisca anziché dividere i nomi dell’arcipelago che il film snocciola uno dietro l’altro ricordandone fasti e glorie passate, intervistandone i figli fieri, pieni di vita, ricordi e coraggio. Il risultato è un quadro emozionante e coinvolgente, che contraddice la fredda oggettività abituale del genere, una sorta di omaggio a ciò che le Eolie sono state in passato e – come esplicita la dedica sui titoli di coda – un accorato augurio all’Italia, “che è stato un grande paese e può tornare a esserlo”. Tiziana Vox VALUTAZIONI PASTORALI 118 Altra faccia del diavolo (L’) – futile / scabroso Anonymous – consigliabile-problematico / dibattiti Another Earth – n.c. Avengers (The) – consigliabile / problematico Benvenuti a bordo – n.c. Che bella giornata – consigliabile / brillante Dark Shadows – consigliabile / brillante Donna che canta (La) – consigliabile-problematico / dibattiti Double (The) – consigliabile / problematico Fuga di Martha (La) – n.c. Fughe e approdi – consigliabile / realistico Giorno in più (Il) – n.c. Good As You – Tutti i colori dell’amore – sconsigliato-non utilizzabile / negativo Guerra è dichiarata (La) – n.c. Là-Bas – Educazione criminale – n.c. Love & Secrets – n.c. Mangia, prega, ama – futile / superficialità Molto forte, incredibilmente vicino – raccomandabile-poetico / dibattiti Nauta – consigliabile / semplice Niente da dichiarare? – consigliabile / brillante Paese delle spose infelici (Il) – consigliabile-problematico / dibattiti Pecora nera (La) – consigliabile-problematico / dibattiti Pescatore di sogni (Il) – consigliabile / brillante Poliziotto da Happy Hour (Un) – The Guard – futile / grossolanità Quando la notte – complesso / ambiguità Quella sera dorata – futile / velleitario 48 Roman Polanski: A Film Memoir – n.c. Romanzo di una strage – consigliabileproblematico / dibattiti Scialla! – consigliabile / problematico SeaFood – Un pesce fuor d’acqua – consigliabile / semplice Séraphine – n.c. Sister – consigliabile-problematico / dibattiti Street Dance 2 – consigliabile / semplice Super – Complesso / violento Take Me Home Tonight – futile / grossolanità Ti stimo fratello – futile / semplice Tutti i nostri desideri – consigliabilesemplice / dibattiti Una spia non basta – consigliabile / brillante Viaggio nell’isola misteriosa – consigliabile / semplice $!# #$##$ #$#$$"$"$ !#$#! $"$"$" Euro 5,00