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CARO PAPA FRANCESCO, NON FERMARTI

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CARO PAPA FRANCESCO, NON FERMARTI
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Rubriche e Commenti
Peste e corna
di Edmunduburdu
CARO PAPA FRANCESCO, NON FERMARTI
C
aro papa Francesco, lascia anzitutto che ti dica che
anche a me, come a tanti, sei simpatico. Mi sei simpatico quando vai in mezzo alla gente e le parli, le sorridi e l’abbracci e quando, ricordando quanto sia importante
l’umiltà, la solidarietà e il rispetto umano, usi parole comprensibili a tutti, senza tirare sempre in ballo Cristo o il Padreterno. Siamo esseri con più o meno gli stessi problemi, ed
è importante che lo si tenga a mente: tu infatti comprendi
che non siamo perfetti e tra noi ti senti a tuo agio, mentre ti
addolora che, tra i tuoi prelati, vi sia qualcuno che talora,
anziché diffondere il bene, conduce una vita sopra le righe e
trasgredisce ai dettami che accettando la veste ha giurato di
rispettare.
Io non amo alla follia certi preti e vescovi, soprattutto quando predicano dall’alto, anziché cercare un dialogo cordiale.
Una volta le braccia scoperte di una donna erano definite
“carne per il diavolo” e tale definizione è talvolta ancora usata
verso chi entra in chiesa con una minigonna o qualche scollatura forse troppo ampia. Un discorso meno intimidatorio e
più comprensivo verso il fedele correggerebbe più facilmente certe abitudini, non ti pare? Ma perché considerare peccato, scandalo, o offensive verso i propri simili o Dio una camicia senza maniche o una gonna un po’ sopra il ginocchio?
E perché “carne per il diavolo”? La donna è ancora considerata dalla religione fonte di peccato, atta solo a indurre in
tentazione? E gli uomini, che qualche volta vedi entrare in
chiesa con i pantaloni corti e magari la sola canottiera, non
potrebbero a loro volta essere considerati fonte di peccato e
carne per il diavolo? Nessuno che dica che siamo fatti così e
che la bellezza è sempre da ammirare, non da sfruttare, o
torniamo a integralismi altrove imperanti che ordinano alle
donne di nascondere anche il viso e le considerano esseri
inferiori da utilizzare alla stregua degli animali? Certo, vestirsi in modo “dignitoso” è giusto, ma è accettabile che si
pensi solo a intenzioni irrispettose?
Non so, alle volte ho l’impressione che, stupidamente piegati a vecchie tradizioni, anche tra il clero non tutti siano in
grado di discernere il vero dall’apparente. Eppure ho conosciuto preti che ricordo con piacere, preti che non obbligano
al segno della croce in alcuna circostanza e che ascoltano un
punto di vista diverso, rapportandolo amichevolmente con
il loro senza escludere gli altri dal loro mondo o negargli un
rapporto di simpatia.
Tu, in queste ultime settimane, ti sei guardato attorno, con il
risultato di sentirti obbligato a elencare un seguito di oltre
una dozzina di “malattie” che, hai riscontrato, affliggono i
prelati d’alto o non alto livello, persone litigiose, cortigiane,
arroganti, egoiste, o con visioni diverse o contrastanti con il
buon senso. Per loro hai chiesto perdono. Loro non si differenziano dai molti burocrati, manager e politici del nostro
Stato, e uguali sono i loro “peccati”. Tu hai chiesto per loro
perdono, mentre io sono convinto che ognuno ha il dovere di
assumersi le proprie responsabilità e di pagare di conseguenza. Non so, una volta ti sei chiesto “chi sono io per giudicare”, e forse non hai la voglia di condannare, ma la Chiesa ha
ancora molti conventi e, umilmente, chi sbaglia ve lo manderei per consentirgli, se non altro, di ripensare i suoi atteggiamenti vissuti. Io ritengo che capire i propri errori sia più
che un pentimento e favorisca la crescita della consapevolezza, la maturazione dell’individuo, la comprensione delle
proprie manchevolezze e del significato di bene e di male.
Ma non è di questo che volevo parlarti, e scusami se l’ho
menata per le lunghe. Ti volevo parlare dell’8 per mille che,
come sai, c’è da destinare alle confessioni religiose o allo
Stato al momento della dichiarazione dei redditi.
Secondo i dati che circolano, l’8 per mille del 2013 ha portato alla Chiesa oltre un miliardo di euro (un miliardo e 4 milioni), ma di tale somma solo 125 milioni pare siano stati
utilizzati per interventi caritativi. Ecco, pare che nessuno disponga di alcun rendiconto certo, ma mi risulta che l’Associazione consumatori già in passato si sia rivolta all’Autorità garante ritenendo ingannevole la pubblicità fatta per invitare i fedeli a destinare alla Chiesa quell’8 per mille.
E c’è un’altra domanda, l’insegnamento della religione nelle
scuole, che pare costi allo Stato circa 1.250 milioni per la
retribuzione dei relativi insegnanti, cui bisognerebbe aggiungerne molti altri per contributi alle scuole e università cattoliche. La domanda è se una educazione di parte, cioè della religione cattolica anziché per esempio di un quadro storico e di una critica seria di tutte le religioni e delle loro
origini e utilità, è realmente efficace, cioè insegna a ragionare e contribuisce alla maturazione etica della coscienza
dell’individuo, o se si limita invece a dare una dottrina con
l’asserzione che solo quella è la via e che il pentimento significa perdono e il non pentimento condanna eterna. A me
ciò appare come una minaccia atta a tenere l’individuo incatenato alla religione che sin da piccolo gli è stata inculcata.
Nessuno, neppure il nostro Stato, sa con precisione quanto
ci costi la Chiesa, ma si parla di una somma, comprensiva
di esenzioni, contributi e benefici di vario genere, attorno ai
sei miliardi e mezzo, un qualcosa che costa oltre 100 euro
all’anno a ogni italiano, non importa se credente e non credente. E perché mai io dovrei pagare per qualcosa che considero impropria, non rispondente alle mie convinzioni etiche e sociali? A te pare giusto? Agli stadi vanno, pagando il
biglietto, quanti tifano per una squadra o comunque si divertono e apprezzano quel gioco. Perché costringere uno
che per esempio ama le passeggiate in montagna a partecipare ai costi del calcio?
Con 100 euro un poveraccio si compra il pane per tre mesi,
un ricco l’antipasto di un giorno. Ecco perché ti pregherei
di valutare se anche nel nostro Paese, come altrove all’estero, sia ora di chiedere che le confessioni religiose, di qualunque tipo siano, debbano essere finanziate esclusivamente da chi le professa.
Gli anni passano, i matrimoni e i battesimi diminuiscono di
numero, le chiese appaiono meno affollate e raramente ci si
rivolge ai preti per un consiglio. Traduzioni e interpretazioni di Bibbia e Vangeli hanno portato nei secoli a ripetute
divisioni o scissioni in funzione di credenze e convenienze,
e nessuno vuole rinunciare alle proprie. Abbiamo difficoltà
a riconoscerci nei nostri simili e le attuali strutture socioeconomiche e religiose le accentuano. Il tuo lavoro non è
facile, ma la tua parola vale ben più della mia. Mentre con
le tue aperture dai rispetto e dignità a tutti, compresi divorziati, gay e diversi, aumentano critici e oppositori e perciò,
se non riesci con le parole, rendi felice a noi e a loro questo
2015 facendogli sperimentare l’umiltà del lavoro con la zappa e la vanga come in tanti conventi dei tempi andati. Pensa
quanto sarebbe bello se la giustizia italiana gli affiancasse
anche i mafiosi, i ladri e i corruttori delle nostre imprenditorie e amministrazioni pubbliche e private. Io credo che
sarebbe un grande esempio per tutti.
TRA IL SACRO E IL PROFANO
Sono da poco passate le festività natalizie, periodo di tradizione innanzitutto. Pranzi e cene in famiglia, scambi di
regali, recite natalizie, alberi e soprattutto presepi. Mai
come quest’anno il presepe ha fatto discutere, tra politici
che si schierano in difesa della rappresentazione della nascita del bambinello, simbolo di una tradizione tutta italiana, presidi premurosi nel non voler offendere altri credo e chi più ne ha più ne metta. Ma fa discutere il fatto che
in una piccola realtà all’interno di una Parrocchia il presepe diventi luogo in cui anche un’amministrazione comunale trova il suo spazio.
Il presepe, allestito dai papà, raffigura diverse scene, fra
cui trovano spazio tanti momenti della vita del paese che
poco hanno a che vedere con la sacra rappresentazione.
Una scelta opinabile a chi di dovere che fa chiaramente
storcere il naso ai più, specie considerando i precedenti
che vedono ritratto un personaggio della vita pubblica del
paese nel portone della chiesa. «È l’occasione per lanciare un messaggio», dicono dalle stanze parrocchiali, ma
molti hanno trovato di cattivo gusto un puzzle che vorrebbe mostrare tanti attimi di quotidianità. «Mi rifiuto di
pregare dinnanzi a delle fotografie - afferma un fedele - di
persone che non hanno niente a che fare con la religiosità».
E allora: quanto è opportuno raffigurare una scena che
poco ha a che vedere con la fede e rappresenta una dimensione prettamente laica? È giusta questa mescolanza
fra sacro e profano? Noi ci limitiamo a riportare le lamentele di diversi fedeli irritati, lasciando qualche interrogativo e sperando che il lettore possa trarne le più opportune
conclusioni.
Lorenzo Argiolas
15 gennaio 2015
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STORIA DEL FUMETTO
di Evaristo Puxeddu
1960
I MIGLIORI ANNI DISNEY
Sono gli anni del miracolo economico, quando si registra il
PIL più alto della storia della Penisola : + 8,3, contro il 5,3
del 1958. È il miraggio del benessere che spinge i consumi,
invogliando ad acquistare l’automobile, lo scooter, il frigorifero. La TV è ancora a un solo canale, in bianco e nero.
Nelle sale cinematografiche appare La Dolce Vita di Federico Fellini, con Marcello Mastroianni e Anita Ekberg alla
fontana di Trevi. Sotto lo stesso impulso Romano Scarpa
crea a fumetti la romantica e intraprendente Brigitta MacBridge: la sola amica di carta e inchiostro che avremmo
imparato ad amare in quel magico 1960.
LA CREAZIONE DEL PERSONAGGIO
Topolino era stato concepito per uscire ogni settimana nel
dicembre 1932, poi
diventerà mensile e
quindicinale nel
1952. Nel 1960 nacquero tre personaggi: Trudy, compagna di Pietro Gambadilegno; la svampita e premurosa zia
di Topolino, il despota di Saturno
Rebo, e Brigitta
MacBridge, spasimante di Paperone.
Disegnata da Romano Scarpa, Brigitta era spinta a insidiare il fantastiliardario da una curiosa miscela di opportunismo e di affetto non troppo romantico. Lo stesso giorno nacque anche
il simpatico Balabù.
PERSONAGGI FAMOSI NATI NEL 1960
Lo statunitense Jeff Smith, creatore di Bone, il “fumetto reporter” maltese Joe Sacco autore della graphic novel Palestina, l’inglese Neil Gaiman autore di Coraline e Sandman,
uno dei massimi sceneggiatori di comics del mondo. Poi
Mike Mignola, noto per Hellboyil e per il lungometraggio
Disney Atlantis. Infine Scott McLoud, autore di “Capire il
fumetto “- L’arte invisibile, best seller tradotto in 16 lingue.
NELLO SPETTACOLO E NELLA MUSICA
Fiorello, Diego Armando Maradona, Erin Brockovich, Tony
Anselmo, voce ufficiale di Topolino al cinema e alla televisione. Luciano Ligabue, Tony Hadley, voce degli Spandau,
l’irlandese Bono, la tedesca Nena.
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Rubriche e Commenti
15 gennaio 2015
IL MIO PUNTO DI VISTA
di Antonio Loru
IL 13 DICEMBRE SANTA LUCIA
IL GIORNO PIÙ CORTO DELL’ANNO CHE CI SIA
Qualcuno era comunista perché piazza Fontana, Brescia, la stazione di Bologna, l’Italicus, Ustica, eccetera, …
(Giorgio Gaber/Sandro Luporini, 1991)
Viva l’Italia/l’Italia del 12 dicembre/l’Italia con le bandiere/l’Italia nuda come sempre/l’Italia con gli occhi aperti nella notte
triste/viva l’Italia/l’Italia che resiste.
(Francesco de Gregori, Viva l’Italia, 1979)
Il 13 dicembre, Santa Lucia, … cantava Albano, se non ricordo
male, per meglio dire, spaccava i … timpani, con il suo vocione
da oratorio. Il 13, giorno di Santa Lucia, ma la notte, ma la notte, ma la notte, no! Per rispondere in musica. La notte di Santa
Lucia si celebra tra il 12 e il 13 dicembre quando Lucia percorre le strade di città, villaggi, borghi, case sparse, con il suo
asinello carico di doni da distribuire ai bambini buoni, (come la
pubblicità di quel famoso lassativo, gli altri, quelli cattivi:
spingano!e mangino il carbone). Nei giorni immediatamente
precedenti la festa, i bambini indirizzano alla Santa una letterina, (oggi è accettato anche il formato mail) indicando i
loro desideri, e se sono stati buoni, (ma proprio buoni per davvero, ché con i santi non si può imbrogliare) i loro desideri saranno soddisfatti.
La sera del 12 dicembre però i bambini dovranno lasciare sul
terrazzo, il balcone, il cortile, o altra parte esterna alle stanze
della casa, fieno e acqua, per il giusto ristoro del paziente
asinello, ma anche cibo adatto per la Santa, e scarpe all’interno delle quali Lucia lascerà i regali: se avete in casa un parente
che fa il clown in un circo, beati voi, approfittate delle sue scarpe mastodontiche, che possono contenere vagonate di dolci,
biscotti, agrumi di stagione, frutta secca. Che volete sono feste
di origine contadina, nate in periodi in cui il cibo si sognava più
che masticarlo! Da questa tradizione, sono nate alcune ricette
dedicate alla festa di Santa Lucia come la pasta frolla che porta
il suo nome, (biscottini pre e natalizi) gli squisiti arancini di
riso siciliani, e la cùccia, che non è l’appartamento del cane, ma
un dolce fatto con i chicchi di grano, detti in siciliano còcciu,
cioè cosa piccola, chicco per l’appunto. Ma la leggenda di Lucia non è rimasta solo in Italia: alcune zone del mondo ne hanno
fatto propria la leggenda, adattandola, con varianti tipiche, ognuno ai propri usi e costumi. Santa Lucia, io (non) lo so perché
tanto//di santi e beati per l’aria frizzante//d’inverno raffredda e
posa//perché si gran riso di gioia,//nel convesso cielo//di santi e
beati sfavilla//. Ma il 12 di dicembre, giorno che precede con le
Sue visite notturne la sua festa onomastica, Lucia non è sola, è
in gran compagnia di santi e beati onomastici: i beati Arnaldo
Martin, Martino Sanz, Giovanni de Josa e Bertrando de Mas,
qualcuno martire, tutti in ogni caso Mercedari, presenti in buon
numero nei secoli scorsi, con alterne fortune, da noi a Villacidro, per esempio, ancora Giacomo Capocci di Viterbo, Corrado
d’Offida, confessore e Bartolomeo Buonpedoni da San Gimignano, come lui confessore, Pius Ludwik Bartosik, sacerdote e
martire, Pribyslava, la sorella di San Venceslao, lei però, come
gli altri in elenco, solo beata, e tante e tanti altri.
Poi i Santi: Finniano di Clonard, Spiridione di Trimithonte, Vicellino di Oldenburg, Corentino di Quimper, tutti vescovi, …
ma ci sarà qualcuno che porta ancora questi nomi e il 12 di dicembre li festeggi, e si festeggi? Mah! Israele di Dorat, sacerdote, Simone Hoa, medico, sindaco e martire, Valerico, Abate, Eulalia di Asti, Vergine e martire, e tanti e tante altre. Per altri,
certo meno importanti versi, mi pare di ricordare, che il 12 dicembre 1969, una piazza, … una fontana, … forse a Milano …
Ma sono solo bagatèlle, forse fuochi d’artificio, ingigantiti allora dai comunisti, specie di mestatori oggi fortunatamente scomparsa …
Ricordati con meticolosa precisione tutti i santi del giorno, tutti
i santi giorni, i nostri media, sono ultimamente altrettanto attenti, puntuali, meticolosi e precisi a non ricordare fatti che potrebbero creare divisività, (splendido neologismo!), quindi non dedicano neanche un attimino di attenzione al 12 dicembre 1969,
(Banca dell’Agricoltura di Milano), o ad altre date, al 2 agosto
1980, (Stazione di Bologna), 4 agosto 1974, (Italicus), ancora
vicino a Bologna, Ustica (27 giugno 1980), in provincia di Palermo, Portella della Ginestra? Cos’è, come, dove, quando, perché? Troppe domande. Ma l’8 di dicembre 2014, invece, l’Immacolata in tutte le reti RAI, tutti i ciambellàni delle corti mediatiche italiane a raccogliere testimonianze indubitàbili di apparizioni, miracolose guarigioni operate in questo giorno, nell’ultimo secolo, in tutto il globo terracqueo, annunciazione di
segreti sino alla doppia cifre. Proviamo invece ad entrare in una
qualsiasi scuola secondaria superiore italiana e a chiedere: cosa
ricorre il XX di settembre? Perché tante vie XX settembre nelle
città, paesi, borghi e villaggi italiani?
Chi è il santo onomastico del XX di settembre? È una domanda
effettivamente difficile, ai limiti della perfidia, ma oggi si fa presto a saperlo, fuori il telefonino di ultra non plus ultimissima
generazione, un veloce giro in Wikipedia e si scopre nel giro di
pochi secondi che, in particolare è Santa Fausta, Vergine e martire, tra il III e il IV secolo dell’Era Volgare. Più in generale, se
abbandoniamo per un momento il versante agiogràfico e digitiamo più banalmente la domanda: fatti di rilievo accaduti il XX
di settembre, scopriremmo che quel giorno, del 1870, è una data
invece non troppo fausta per tutti i nostri intercessori presso la
Sacra Famiglia.
Ma, per cortesia, non immalinconite i nostri bravi e fiduciosi
figlioli e studenti, dalle primarie alle università, dicendo loro
che a partire dal 1870 il XX di settembre ricorre l’anniversario
della fine del potere temporale dei papi nel XIX secolo, che questa data è stata dal 1871 Festa Nazionale, abolita solo dai Patti
Lateranensi, firmati dallo Stato monarchico e fascista Italiano e
dalla Santa Sede Romana, nel 1929, ribaditi dallo Stato repubblicano e democratico Italiano, nel 1948 e negli anni Ottanta
dello stesso secolo: potrebbero traumatizzarsi!!
Auguri di buon anno
ai veri eroi del 2014
Al rintocco di campane stonate, è iniziato l’anno “nuovo”. Non potendo elogiare un inno di speranza e a reti
unificate come il nostro presidente della Repubblica e
neppure far show come i presidenti del Consiglio italiano, con queste poche righe posso però far da megafono a
tanti cittadini del Medio Campidano. E ringraziare i veri
eroi del 2014, dissociandomi da chi percepisce fino a
240mila euro (con previsione di aumento) e blatera di
crisi, povertà e sofferenza, senza far nulla per abolire tali
pene, ma in compenso abolisce quelle di furfanti ladruncoli infiltrati nelle istituzioni pubbliche.
Ringrazio perciò i giovani, che si recano a scuola coi mezzi pubblici perennemente in ritardo e con la carta-igienica nello zaino. Quelli che si diplomano o laureano a pieni voti ma ai colloqui di lavoro si sentono dire: “Cerchiamo apprendisti con esperienza”, per poi riempire la
valigia e fuggire dai confini nazionali per “trovare l’America”.
Ringrazio i loro genitori stipendiati meno di mille euro
al mese, quando attendono mesi per riceverli e devolverli subito allo Stato, riuscendo a campare fino al successivo stipendio.
Ringrazio soprattutto precari e rassegnati, che non hanno diritto a nulla, seppur abbiano la professionalità di
tenere in piedi un’azienda, senza potersi in alcun modo
lamentare di aver sgobbato al posto dei dipendenti fannulloni furbi, sleali e intriganti. Li ringrazio per quando
perdono un’occupazione per crisi o mobbing e provano
inutilmente a cercarne un’altra senza alcun ausilio da
parte delle istituzioni.
Ringrazio i nonni, poveri e santi cristi, che con i loro 500
euro al mese fungono da bancomat e unica fonte di sostentamento e sopravvivenza per figli precari non retribuiti, o nipoti fuori mercato. Soprattutto ringrazio le piccole-medie imprese che resistono e chi abbassato le saracinesche. Chi ha resistito e chi resiste nonostante non
viga più il sistema degli anni ’80 quando lo scambio circolare tra famiglia, impresa e banche, faceva dell’unione
la forza della Nazione. Oggi no. Oggi abbiamo il primato di imprese più tartassate al mondo, l’imposizione categorica di far i cosiddetti sacrifici con i risparmi di onesti contribuenti che pagano una crisi generata dalle stesse banche e governi che continuano ad indebitare l’Italia.
E infine ringrazio le amministrazioni locali che, pur facendo da ambasciatori alle alte cariche, portano pena. E
a costoro una richiesta la faccio. Cari assessori comunali, provinciali e regionali dell’isola, se è vero che siete
solo intermediari tra cittadini e poteri forti, almeno da
questo nuovo anno fate per noi gli ambasciatori del 2015
trasmettendo le pene imposte da chi sta a capo dei vostri
partiti, supplicandoli se non altro di alleviarle. Forse almeno a voi daranno ascolto, in virtù di quando vi presenterete agli elettori con buoni auspici e propositi.
ITINERARI TRA ARTE E ARCHEOLOGIA
BRANCALEONE CUGUSI DA ROMANA
(Romana, 1903 – Milano, 1942)
S
ono dovuti trascorrere sessantadue anni dalla sua morte prima che
arrivassero i dovuti riconoscimenti a uno dei più grandi artisti che
la Sardegna abbia mai avuto. La scoperta non si deve a uno storico dell’arte isolano (prima di Altea e Magnani, infatti, nessuno aveva mai fatto menzione a Brancaleone Cugusi) ma a Vittorio Sgarbi: egli rompe il
silenzio di quest’artista riuscendo a trovare opere tra i diffidenti collezionisti che a suo avviso ne avrebbero preferito l’oblio per non rinunciare neanche un attimo alla vista dei personaggi rigorosamente immortalati nel suo studio. Tutta l’opera del pittore sardo è in realtà riproduzione di fotografie, ma ciò non va inteso in senso negativo. Rappresenta
piuttosto la volontà dell’artista di rappresentare i soggetti secondo una
distanza, facendo emergere il loro essere: essi sono spettatori di qualcosa che è fuori del quadro e, contemporaneamente, dentro di loro, in una
posizione laterale. Una tale intuizione era stata per la prima volta di
Leonardo da Vinci quando dipinse La dama coll’ermellino. La nobildonna ha una caratteristica: non ci guarda. Ci ignora, guarda da un’altra
parte. Noi siamo esclusi dal suo sguardo perché lei non vuole essere
nostra. Guarda, forse, soltanto una persona, che è da un’altra parte. È
così che tornano alla memoria tutti quei dipinti così singolari, così fascinosi, dove il personaggio non ci affronta, non ci guarda. I personaggi
di Brancaleone non sono in posa per noi, non sono protagonisti perché
riguardano la nostra vita, ma sono spettatori di uno spettacolo che è
fuori del quadro. Nel suo quadro, forse il più bello, Il giovane con l’impermeabile, il ragazzo sorride come allora e guarda noi come nel 1941
guardò Brancaleone Cugusi. È proprio lui. È lui anche nel Giovane
malato, con lo stesso sguardo un po’ tenebroso, un po’ misterioso, un
po’ malinconico. Un giovane romantico, un giovane poeta, che poi recentemente ha scritto anche un suo libro di memorie in cui racconta di
quando era in posa per questo grande pittore. In questo dipinto, Cugusi
gli ha fatto un monumento, glorificandolo. Il quadro fu acquistato per
la Galleria d’Arte moderna nel 1942, anno della morte di Cugusi. Si
trattò di una doppia tragedia: perché non solo l’artista morì giovanissimo, a trentanove anni, ma anche perché la morte lo colse quando l’Italia si trovava nel suo momento più triste, e così venne dimenticato.
Morto per malattia durante la guerra, più nessuno si è occupato di lui. È
difficile comprendere come ciò sia stato possibile. Nel 1941, rappresentando questo giovinetto, questo esistenzialista italiano, il giovane
con l’impermeabile, Brancaleone evoca il tema della solitudine, il tema
degli indifferenti, il tema dell’incomunicabilità.
(Continua)
di Sara Carboni
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Rubriche e Commenti
15 gennaio 2015
AMBIENTE E SICUREZZA
25
di Ilaria Ghiani
Ingegnere
RISPARMIO ENERGETICO E PERMACULTURA
S
abato 20 dicembre, a Guspini, presso il centro polivalente Case a corte in terra cruda”, davanti a un folto e interessato pubblico, si è svolto un seminario sull’energia e la
certificazione energetica degli edifici e le pratiche di permacultura.
Il seminario è stato organizzato dallo Sportello Energia del
Comune di Guspini, coordinato dall’ingegnere Elena Agus,
esperta di certificazione energetica, nell’ambito del progetto
“La Sardegna cresce con l’Europa”, finanziato dall’Unione
Europea (Fondo Europeo di Sviluppo Regionale) e dalla Regione Autonoma della Sardegna. La segreteria organizzativa
è stata curata dalla società ideas di Cagliari.
I lavori sono stati introdotti dall’assessore alle Politiche Energetiche Enrica Olla, che ha ribadito il forte impegno (presente e futuro) dell’amministrazione comunale per promuovere una nuova cultura energetica e per stimolare una maggiore consapevolezza, da parte delle famiglie e delle imprese, in materia di produzione, distribuzione e consumo di energia; moderatore dell’incontro l’architetto Simonetta Zurru
(ideas).
L’ingegner Andrea Alessandro Muntoni (SIAGI Muntoni &
Partner, Cagliari) è intervenuto in qualità di esperto in diagnosi e certificazione energetica; l’argomento trattato “L’energia. Cos’è, come si misura e come si risparmia” ha destato il
forte interesse dei presenti, una parte dei quali allievi del quarto e quinto anno dell’istituto superiore IPIA di Guspini, accompagnati dai docenti. Andrea Muntoni ha spiegato concetti normalmente “difficili” da capire utilizzando un approccio didattico innovativo e intercalando lingua italiana e dialetto sardo, giacché molti spunti di riflessione da lui proposti
ai discenti derivavano dall’attenta e organica rilettura di un
testo scientifico scritto in sardo da Paolo Giuseppe Mura, già
docente di fisica tecnica presso la facoltà di ingegneria dell’Università di Cagliari, dal titolo “Sa chistione mundiali
de s’Energhia”, edito da CUEC nel 1996. L’ingegner Muntoni ha spiegato cosa siano il Lavoro e l’Energia, come si
possano produrre e misurare e soprattutto risparmiare. Il relatore si è soffermato sulle fonti energia rinnovabili (eolica,
fotovoltaica, solare termica) e su quelle non rinnovabili (carbone, petrolio), affermando che occorre investire maggiori
risorse e continuare a fare ricerca per garantire, ovunque nel
mondo, una sempre maggiore richiesta di energia, soprattutto elettrica, senza compromettere l’ambiente. Il professionista - già direttore di corsi di specializzazione in materia di
certificazione energetica - ha spiegato come leggere in maniera critica una bolletta dell’energia elettrica e si è soffermato sulla necessità di investire nell’acquisto di elettrodomestici e macchine elettriche capaci di svolgere un dato la-
voro col massimo rendimento possibile, cioè in “classe energetica” A o A+; ha poi sollecitato tutti a riflettere sulla necessità di ridurre i consumi energetici, anche modificando i propri comportamenti. Il relatore ha anche spiegato la differenza
tra l’energia prodotta da fissione nucleare (che utilizza l’uranio come combustibile) e quella prodotta da fusione nucleare
(che utilizza l’idrogeno come combustibile) e, a differenza
della prima, produce enormi quantità di energia a basso impatto ambientale; ha altresì precisato che il 5% dell’energia
elettrica consumata in Italia è di importazione e proviene da
impianti nucleari, per lo più francesi, nonostante il Legislatore abbia da tempo messo al bando, su tutta la penisola, le
centrali nucleari. Relativamente alla produzione di energia
elettrica da fusione nucleare, il professionista ha rappresentato che è in corso di costruzione, nel sud della Francia, il
primo impianto di fusione, il cui costo si aggira intorno ai
venti miliardi di euro. Si assiste – stando ai dati più aggiornati forniti da GSE - a un incremento della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili (37,5% nel 2012 contro il
30,7% nel 2012) e a una diminuzione di produzione di energia elettrica da prodotti petroliferi (1% nel 2013 contro l’1,3%
nel 2012); è pressoché stabile il consumo di carbone per la
produzione di energia elettrica (18,5% nel 2013).
Infine, sono state evidenziate alcune criticità legate all’uso
di lampade a forte risparmio energetico; molte di esse, infatti, contengono sino a 3,5 milligrammi di mercurio, un metallo che a temperatura ambiente si presenta allo stato liquido e
che può nuocere gravemente alla salute e deteriorare l’ambiente e compromettere gli ecosistemi. L’intervento, pur avendo un forte taglio tecnico, è stato molto apprezzato grazie
alla chiarezza espositiva e ai numerosi esempi portati all’attenzione del pubblico.
Alessandro Caddeo, titolare dell’azienda agricola “Tuppa
de Paulu”, nel Comune di Milis (OR), progettista di interventi in permacultura, ha spiegato - anche avvalendosi della
proiezione di un film documentario - quali siano le conseguenze dell’uso indiscriminato e irrazionale dell’energia nelle
produzioni agricole. L’intervento ha suscitato grande interesse e meriterebbe - a detta dei più - un approfondimento
per consentire al relatore di spiegare nel dettaglio quali metodi agricoli possano, nel medio lungo periodo, dare luogo a
interessanti produzioni agricole con bassi consumi di energia e un ridotto impegno lavorativo, finanche facendo ricorso agli animali (muli, cavalli), creando le condizioni per il
ristabilirsi di un sempre più compromesso equilibrio uomo –
ambiente.
Per maggiori approfondimenti sulle problematiche affrontate dai relatori e per consultare e scaricare il materiale didattico messo a disposizione dei partecipanti, si rinvia al sito ufficiale dello sportello energia del Comune di Guspini
(www.sportelloenergiaguspini.it).
ODONTOIATRIA E SALUTE
di Andrea Lampis
medico odontoiatra
I QUATTRO PILASTRI DELLA PREVENZIONE
La carie rappresenta una delle patologie con il maggior costo
sociale in Italia. Questo si verifica a causa della sua elevata
incidenza. Uno studio del 2006 Laura Strohmenger e altri
hanno dimostrato che entro i 12 anni il 44% degli adolescenti
ha sofferto almeno una volta di carie. Questa patologia ha un
elevato costo sia per il privato che per il SSN (Sistema Sanitario Nazionale). Tuttavia si è potuto notare una diminuzione
nella sua incidenza rispetto al passato. Questo grazie alla campagna per la prevenzione che si è mossa su quattro diversi
fronti: educazione sanitaria, fluoroprofilassi, diagnosi precoce e sigillature dei solchi. Consideriamoli i quattro pilastri
per la prevenzione orale che, se seguiti alla lettera, eviteranno l’insorgenza di carie nei vostri denti anche se siete predisposti.
1.L’educazione sanitaria si è occupata di far conoscere i principali fattori di rischio: i dolci, i carboidrati complessi (amidi
del pane e della pasta) e la mancanza di igiene orale. Per
limitare l’insorgenza della carie è necessario prima di tutto
lavarsi i denti almeno 3 volte al giorno, dopo ogni pasto principale. La corretta tecnica di spazzolamento è poco conosciuta. Esistono diverse tecniche, in questa sede parlerò della
tecnica di Bass modificata che risulta essere una delle più
valide: si appoggia lo spazzolino a 45 gradi sul dente effettuando una leggera pressione per introdurre le setole nel solco gengivale. Si effettuano dapprima piccoli movimenti vi-
bratori e successivamente una rotazione dalla gengiva al dente
(dal rosso al bianco) per asportare la placca. In questo modo
si previene l’insorgenza di carie e di gengivite. Bisogna inoltre insegnare il corretto spazzolamento ai bambini.
2.Fluoroprofilassi: il fuoro agisce mediante diversi meccanismi rinforzando lo smalto ed inibendo la crescita batterica. A
seguito della sua introduzione nelle acque potabili si è potuto
assistere ad una netta diminuzione dell’incidenza di carie.
Ricordiamo che il fluoro può anche essere assunto mediante
pastiglie e se ne raccomanda l’assunzione ai bambini che non
riescono ad avere una accurata igiene orale. Alimenti che invece sono ricchi di fluoro sono le arachidi, il the, il pesce ed
il sale. Negli ambulatori dentistici è possibile ricevere un trattamento di fluoroprofilassi topica che consiste nell’applicazione sui denti maggiormente a rischio di fluoruri ad alta concentrazione per alcuni minuti. Questa manovra è raccomandata nei bambini sotto i 13 anni.
3.Diagnosi precoce: Il dentista mediante una semplice visita
sarà in grado di diagnosticare le carie ed intervenire prima
che ci sia un peggioramento del quadro clinico che può portare alla perdita del dente. Ricordiamo che la carie si manifesta con la comparsa di una macchia marrone scuro-nera nelle
normali depressioni dei denti o fra un dente e l’altro. In alcuni casi si manifestano come macchie grigie che si notano in
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trasparenza sotto
lo smalto. Negli
stadi precoci le carie possono apparire come piccole
macchie bianche
(white spot). Per i
bambini a partire
dai 4 anni è raccomandata una visita dal dentista in quanto la perdita dei denti
da latte dovuta a carie può creare difficoltà nell’eruzione dei
denti definitivi.
4.Sigillatura dei solchi: questa procedura viene effettuata nei
bambini a partire dai 6 anni di età. Consiste nell’apposizione
di una resina bianca o trasparente nei solchi dei denti posteriori che difficilmente vengono raggiunti durante lo spazzolamento del bambino. La resina una volta indurita impedisce
ai batteri di svolgere la loro azione cariogena. Il dentista applica le sigillature sui denti maggiormente a rischio:è buona
norma portare i bambini in studio per valutare il reale bisogno di questa procedura, che in ogni caso è rapida ed indolore.
Seguendo questi quattro pilastri non avrete di sicuro problemi di carie. L’appuntamento è per il prossimo articolo dove
si parlerà di gengivite e parodontite (piorrea).
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Rubriche e Commenti
15 gennaio 2015
di Roberto Loddi
L’ISOLA IN CUCINA
MINISTRONI DI FASGIOLU A CJUCCHÉDDHA
Cjucchèddha o a gioghedda (da lumaca piccolina sarda), sono dei
fagioli simili ai borlotti più comuni, che venivano coltivati da contadini in piccoli appezzamenti di terreno o negli orti attigui alle
proprie abitazioni. A causa della carestia alimentare avvenuta in
passato, sono stati fonte di sostentamento per numerosi nuclei familiari di Castelsardo in provincia di Sassari. I contadini locali,
nella prima metà del secolo scorso, per poter variare le abitudini
alimentari, scambiavano questi fagioli a parità di peso con il pescato del giorno al mercato del pesce. Grazie a queste laboriose
persone, oggi si valorizza, si tutela la biodiversità vegetale e l’ambiente (salvaguardia e protezione del frutto di milioni di anni di
evoluzione ovvero la ricchezza delle forme viventi), permettendo
così di continuare la coltivazione dei fagioli cjucchéddha, tanto da
ottenere una produzione annuale se pur modesta di circa tre quintali. Non è possibile comunque chiamare questa varietà di
legumi prodotto di nicchia, in quanto l’intero raccolto è riservato ad uso e consumo solo di chi li coltiva.
Preparazione
Ingredienti:
2 cipolle di sa Zeppara (territorio delle colline della Marmilla), 1 porro, 2
patate, g 200 di guanciale (grandua),
1 cavolo verza di g 600 circa, un mazzo di finocchietto selvatico, un mazzetto di rosmarino, g 600 di fagioli tipo
a gioghedda o a ciucchéddha di Castelsardo (oppure di fagioli dall’occhio, in sardo naseddu o brenti niedda, tradotto in italiano fagiolo a pancia nera), 2 patate, 2 spicchi d’aglio,
1 foglia di lauro, vino bianco secco,
pecorino grattugiato, pane raffermo
tipo civraxiu, olio extravergine d’oliva, sale e pepe di mulinello q.b.
La sera prima, poni ad ammollare i fagioli in abbondante acqua fredda. Il giorno
dopo, falli cuocere insieme al lauro in una marmitta con la stessa acqua d’ammollo
per tre quarti d’ora. Nel mentre, versa il guanciale ridotto a poltiglia con un coltello
trinciante e un generoso giro d’olio dentro a un capace recipiente di terracotta dai
bordi alti (olla), dentro al quale farai rosolare le patate grattugiate con le cipolle, le
verze, il finocchietto, il porro, uno spicchio d’aglio, il tutto tritato non troppo finemente. Passati cinque minuti, bagna il soffritto con mezzo bicchiere di vino; quando evaporato aggiungi i fagioli con il loro brodo e prosegui la cottura per altri tre
quarti d’ora circa. Regola il sapore di sale e impreziosiscilo con una macinata di
pepe, quindi controlla la cottura dei fagioli che devono risultare teneri ma non sfatti. Una volta cotti servi il ministroni di fasgiolu a cjucchéddha dentro a delle ciotole
di terracotta, insieme a fette di pane abbrustolite e strofinate con l’aglio rimasto,
una spolverata di pecorino, un’ulteriore macinata di pepe, un piccolo rametto di
rosmarino e un filo d’olio. Vino consigliato: Mandrolisai rosso, dal sapore asciutto
sapido con retrogusto amarognolo, armonico e tipico.
PAGINE DI STORIA POLITICA
di Evaristo Puxeddu
LELIO BASSO
(1903 -1978). Avvocato, deputato, senatore per più legislature. Sempre impegnato
a favore dei diritti umani e promotore di importanti iniziative internazionali.
Notizie biografiche in breve
Era milanese. Fu sempre un combattente per il diritto dei popoli. Un intellettuale precursore e talvolta innovatore delle
grandi questioni giuridiche, economiche e sociali del nostro
tempo, che uscì dai partiti ma non dalla politica, “ per l’impossibilità di adeguarsi a qualche punto essenziale dei loro
programmi “. Un instancabile impegno, che lo portò a concepire e a redigere insieme ad altre prestigiose personalità, la
“ Dichiarazione universale dei diritti dei popoli, nota come
Carta di Algeri “. Che non diverrà legge internazionale, ma
gli permetterà di diventare idea-forza, arma di lotta per la
liberazione effettiva dei popoli: era la tranzione verso un auspicato “ nuovo diritto internazionale”. Uno strumento di lotta,
un’interpretazione alternativa. Una rivoluzione.
SCELTE CORAGGIOSE
Leggendo i passaggi importanti, troviamo la sua scelta di una
politica di collaborazione con il Partito comunista italiano.
Partecipò successivamente alla creazione del PSIUP, di cui
fu presidente fino alla rottura, causata dalle divergenze sull’invasione sovietica della Cecoslovacchia. Nel 1969 fondò
l’istituto della società contemporanea, dotata di una preziosa
biblioteca per la storia del movimento operaio. Fu membro
del Tribunale internazionale Russel, creato per giudiucare i
crimini americani in Vietnam e nel 1974, dopo il colpo di
Stato militare in Cile e l’uccisione del presidente Salvator
Alliende, presiedette il Tribunale sulle repressioni in America Latina.
RIFERENDOSI ALL’ ITALIA
“Nella società italiana ci sono forti tendenze all’autoritarismo. La nostra classe dirigente è troppo arretrata politicamente. Troppo paurosa di affrontare il libero confronto democratico, e in fondo sempre nostalgica di un regime autoritario”.
E AI MAGISTRATI
“Anche una volta, ci potevano essere magistrati più o meno
democratici, ma io, che esercito la professione dal 1925, non
conoscevo allora nessun magistrato che si ritenesse, anche
se apparteneva al partito socialista o comunista (e ce n’erano veramente assai pochi, se pure c’erano), che comunque si
sentisse, proprio in quanto magistrato, impegnato direttamente nella lotta di classe. Pensavano di essere, in quanto magistrati, al di sopra delle classi, e se
militavano in un partito prescindevano dal loro ruolo di magistrato” . Nella misura in cui il
movimento operaio, anche secondo noi, riuscirà a conquistare nuove leggi e nuove norme e
a introdurre nuovi valori culturali nella società, si riuscirà a modificare l’ordinamento. Così
si daranno al magistrato e all’operatore del diritto gli strumenti operativi pratici per interpretare in modo diverso la
legge e le disposizioni. Purtroppo, è questo un aspetto che il
movimento operaio ha curato poco, perché troppo spesso ha
accettato in modo subalterno i valori culturali borghesi. Però,
aggiungiamo, è un campo immenso di possibilità aperte.
IL SUO INSEGNAMENTO
Ci ha insegnato a pensare e costruire un mondo diverso dentro il mondo presente, superando schemi mentali radicati e
falsi. Un insegnamento prezioso in un mondo sempre più
dominato da spietate logiche mercantili, ma nel quale sta sorgendo una nuova coscienza della necessità di difendere la
vita, la pace, l’ambiente, la solidarietà fra i popoli . Più volte,
Basso disse di sé che mezzo secolo di vita partitica era stata
per lui quasi sempre una vita di minoritario o addirittura di
solitario.
LA MOSTRA
Fu giurista-rifondatore, un appassionato uomo politico che
aveva capito, come disse Norberto Bobbio, che “… la storia
del socialismo era appena cominciata” e che “…è più importante aiutare a pensare, che insegnare i pensieri, suscitare lo
spirito critico piuttosto che ammannire dei pensieri dogmi”.
Nella bellissima mostra, allestita a Roma, per il centenario,
si potè vedere un documentario affascinante, che ricostrui
l’impegno del personaggio, “ voce degli oppressi e delle culture altre”, di cui abbiamo sintetizzato le qualità.
di Giovanni Luigi Zedda
Dimmi cosa leggi
OGGI PARLIAMO DI...
CAINO
Domandò isacco, Padre, che male ti ho fatto perché tu abbia
voluto uccidermi, proprio io che sono il tuo unico figlio, male
non me ne hai fatto isacco, Allora perché volevi tagliarmi la
gola come se fossi un agnello, domandò il ragazzo, se non fosse
apparso quell’uomo a trattenere il tuo braccio, che il signore lo
copra di benedizioni, ora staresti riportando a casa un cadavere,
L’idea è stata del signore che voleva fare la prova, La prova di
che, Della mia fede, della mia obbedienza, E che razza di signore è questo che ordina al padre di uccidere il proprio figlio,
È il signore che abbiamo, il signore dei nostri antenati, il signore che c’era già quando siamo nati, E se quel signore avesse un
figlio, farebbe uccidere anche lui, domandò isacco, Lo dirà il
futuro, Allora il signore è capace di tutto, del bene, del male e
del peggio, Proprio così […] Padre, non mi ci trovo con questa
religione, […]
(José Saramago, Caino, I Narratori Feltrinelli, MI, 2010,
pg. 69)
Vent’anni dopo Il Vangelo secondo Gesù, con Caino lo scrittore portoghese torna a fare ironia sul signore noto anche come
dio, cioè il Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe e di Sé Stesso
nella sua più riuscita teofania, cioè Gesù di Nazareth, il Cristo.
È in questi giorni palese
quanto sia pericoloso
fare ironia o sarcasmo
sulle divinità e i loro profeti. Da una parte rischi
che ti sparino addirittura
addosso, o si facciano e
ti facciano saltare in aria
con loro, o che ti taglino
i capelli troppo in basso,
all’inizio del collo, dall’altra niente di così tragicamente scenografico,
magari qualche problemino sul lavoro, specie
se fai parte della congrega dei fannulloni, altrimenti detti impiegati
pubblici. E se sei un artista, come il nostro grande portoghese, per esempio, cui il premio Nobel 1998 per la letteratura, conferitogli
dall’Accademia Reale Svedese delle Scienze, suscitò le ire delle gerarchie vaticane, verso questa nobile Istituzione, perché
ebbero l’ardire di assegnare un premio così importante a un
senzadio come Saramago, come se il Premio, voluto da Alfred
Nobel, e gli Accademici di Svezia che lo assegnano fossero cosa
loro. Non piacque al Vaticano il premio ad un uomo che non
aveva mai risparmiato critiche alle religioni, alle Chiese, all’uso spregiudicato e interessato di Dio. José de Sousa Saramago, nasce ad Azinhga in Portogallo nel 1922, muore a Tias in
Spagna nel 2010.
Scrive il suo primo romanzo, Terra del peccato, nel 1947, contemporaneamente lavora nel mondo dell’editoria, poi come traduttore, per diversi editori, di autori del calibro di Tolstoj, Maupassant, Baudelaire, Nìcos Poulantzàs, sociologo greco di orientamento marxista, riparato a Parigi nel 1960, solo per citarne
alcuni. Dal 1955 riprende a scrivere e pubblicare raccolte di
poesie, racconti e romanzi, testi teatrali, contemporaneamente
svolge attività di giornalista e critico letterario. Svolge anche
attività politica: è iscritto dal 1969 al Partito Comunista Portoghese, cosa piuttosto rischiosa durante il regime di Salazar. Ma
sono gli anni Novanta a consacrarlo grande scrittore internazionale, con opere come Il Vangelo secondo Gesù, Storia dell’assedio di Lisbona, Cecità, che seguono le importanti opere
degli anni Ottanta, Memoriale del convento, L’anno della morte di Riccardo Reis e La zattera di pietra. Nel 1998 il più importante riconoscimento ufficiale: il Nobel per la letteratura. Saramago adotta una scrittura spiazzante, usa la punteggiatura, maiuscole e minuscole in maniera del tutto astrùsa, rispetto alle
norme convenzionaleidella scrittura. I periodi spesso sono lunghissimi e non interrotti da alcun segno grafico che in qualche
modo indichi il ritmo della lettura, sta a noi, credo, fare questo
lavoro, che ovviamente può essere diverso a ogni ri-lettura dei
suoi libri.
Leggere per credere, scoprirete uno scrittore ironico ai limiti
del sarcasmo, solo all’apparenza smagàto, compassionevole.
Farete la conoscenza con uno dei più grandi e interessanti scrittori del nostro tempo.
José Saramago, Caino, I Narratori Feltrinelli, MI, 2010.
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15 gennaio 2015
MICOLOGIA E DINTORNI
di Gigi Arixi
È ANCORA STAGIONE
C
i risiamo. La stagione di raccolta per quanto concerne i
funghi sta scemando, le basse temperature ne decretano
la fine. Gli irriducibili non demordono e approfittano di un
inverno bizzarro che con giornate soleggiate, ti invita a passeggiate fuori porta. Questo, evidentemente, ha fatto il bancario cagliaritano Andrea Cugusi in quel dì di Alghero, appassionato micofago, esperto anche nella raccolta, a detta dei suoi
famigliari ancora increduli per il triste epilogo. Ha fatto rientro a casa con un magro bottino, pochi esemplari di prataioli
cucinati poi con del riso, la sorte avversa ha voluto che tra essi
si celasse la terribile Amanita Falloide che gli è stata fatale.
Mi domando… dato che il povero signor Cugusi era un profondo conoscitore di funghi, come abbia potuto scambiare
l’Amanita phalloides con dei semplici prataioli. È anche vero
che questo è un fungo polimorfo, dalle sembianze confondibili per un raccoglitore inesperto (vedasi la foto di Amanita
phalloides forma alba). È forte il mio disappunto nel leggere
che la causa letale dell’avvelenamento sia da attribuire ad
una contaminazione di semplici spore (i semi del fungo). Sono
necessari 50 gr. circa di prodotto per avvelenare un indivi-
DI FUNGHI
duo adulto di 70 chili, la quantità diminuisce per le persone
deboli, anziani e bambini. Non so a chi ascrivere colpe per
questo decesso, se alla incompetenza dei sanitari e mala gestione del caso clinico oppure alla sorte nefasta. Dico io…
ma era necessario il trasferimento dello sfortunato, per una
terapia iniziale di flebo? Atta poi ad evitare la disidratazione
del paziente e favorire così una diuresi forzata, dal momento
che una delle fasi della sindrome falloidea è gastrointestinale. Visto che la maggior percentuale di mortalità (circa il 10%)
è sicuramente da attribuire ad una insufficiente o tardiva terapia.
Un secondo dubbio che alimenta il mio scetticismo riguarda
il giornalista che ha redatto l’articolo sull’Unione Sarda, da
cui ho appreso la notizia e i dettagli. Egli ha riportato ciò che
ha sentito dai medici e famigliari, oppure ha distorto quanto
gli è stato detto? Parlare di “shock anafilattico” in una sindrome falloidea è, quantomeno improprio… non ci troviamo
di fronte ad un caso di allergia. Diffondere notizie quali “funghi contaminati da spore” significa creare panico gratuito nei
lettori. Il sottoscritto dovrebbe essere passato miglior vita da
Amanita phalloides
decenni… in quanto nelle frequenti passeggiate micologiche
di ricerca e studio, raccoglie ogni sorta di fungo riponendoli
nel medesimo cestino. Se girovagando, qualche fungo dovesse sporare… ben venga!!! Avrò contribuito in tal modo
ad aiutare Madre Natura, perché parte di quei semi si disperderà nell’eco-sistema. Una volta giunto a casa separo i velenosi dai commestibili, senza alcun timore.
Prima di accomiatarmi vorrei tanto raccomandare a chi ci
legge di bandire ogni eccesso di sicurezza e di presunzione,
onde evitare spiacevoli e irreparabili conseguenze.
Un mico saluto
IL COMMENTO
di Rinaldo Ruggeri
IL TRENINO DEI DESIDERI
A
lla fine degli anni ’50 Claudio Villa, “il Reuccio”, al
l’apice della sua carriera canora, lanciava una delle sue
canzoni simbolo: Binario. Alcuni versi sono di un realismo
struggente, ricordiamoli: “Binario, triste e solitario, tu che
portasti via col treno dell’amore la giovinezza mia, odo ancora lo stringere del freno, ora vedo allontanarsi il treno,
con lei che se ne va. Binario, fredde parallele della vita, per
me è finita.”. Sono attualissimi, sembrano scritti oggi; riprendono questo momento di sparizione di “traversine e binari”.
Sicuramente “il Reuccio” della canzone italiana era anche un
veggente, aveva previsto che avrebbero rubato le “traversine
e binari” dei cantieri di levante di Montevecchio e così ha
posto in versi lo strazio e il dolore del nostro Indignato. Abbia il comune di Guspini un po’ di cuore, allevii le sofferenze
del nostro ex, si metta il sindaco e tutta la Giunta alla ricerca
del binario e del trenino perduto. Pare, si dice, che il trenino,
alla prima uscita, sia deragliato, e da quel giorno per la vergogna, si sia nascosto in un box. Lo stesso dicasi per le “traversine e binari” che poggiati sul terriccio furono causa del
deragliamento.
Tutto ciò non è avvenuto negli anni ’50 o ’60, quando “il
Reuccio” della canzone italiana imperava nell’ambito canoro, ma durante l’amministrazione del sindaco Francesco
Marras. Allora, Francesco non aveva occhi per vedere e orecchie per sentire. Tanti sono i documenti, durante la sua amministrazione, che denunciano fatti e comportamenti non del
tutto limpidi. Poco importa se la legge non li persegue o se si
trovano degli escamotage per eluderla, quello che è certo, è
che a Montevecchio si sono sperperati tanti soldi pubblici
per creare nulla o quasi nulla. L’Eldorado o le galline dalle
uova d’oro promessi non ci sono stati, e se ci sono stati, ci
sono stati per pochissimi progettisti o per una o due imprese.
Oggi, Francesco Marras, s’indigna per l’Igea, scopre, dopo
l’inchiesta della magistratura, che parte dei dirigenti sono
inaffidabili. Scopre l’acqua calda, dopo che, da tempo, la
stampa con inchieste e articoli denunciava il sistema clientelare e gli sperperi di denaro pubblico. Allora non si unì al
coro di proteste contro l’Igea, ma pensò bene di servirsene
come fece con la nomina dell’Ing. Monica Stochino nel
C.d’A. del Parco Geominerario, all’insaputa della sua stessa maggioranza.
Questa vicenda generò un forte dissenso di quasi tutta la
maggioranza. Nella seduta del 17 giugno 2009, con un documento firmato da undici consiglieri, si censurava il comportamento non democratico del sindaco. In quell’occasione,
egli fu “incompreso” dalla sua maggioranza, perché voleva
premiare chi tanto aveva fatto per Montevecchio per le “traversine e binari” e per il tanto amato trenino.
PABILLONIS 2 GENNAIO 2015
A ugur
ugurii a L ucia Manca
Nuovo anno,
nuova vita!
Ecco Lucia,
arrivata
con il nuovo anno
per portare gioia e felicità
a Massimo e Simona.
○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○
In questa rubrica ospitiamo foto e messaggi di auguri per compleanni, anniversari di matrimonio, riunioni
conviviali, nozze, nascite, battesimi, cresime, prime comunioni, lauree e ricorrenze varie da festeggiare.
Le foto a colori, accompagnate da un testo, possono essere inviate all’indirizzo e-mail
[email protected] o consegnate direttamente all’ufficio di redazione.
Benvenuta e tanti auguri da papà e mamma,
dai parenti e amici tutti.
i
GONNOSFANADIGA 15 GENNAIO 2015
7856
Tanti auguri di
Buon
Compleanno
Auguri nonna Angelina
per il tuo 95° compleanno
La signora Angelina Fosci in Piras, con i suoi 95 anni è una delle tante nonnine del paese. Nata il 15
gennaio 1920 a Gonnosfanadiga, è mamma di quattro figli: Giovanni, Mario, Gigi, Maria, ed è nonna di
dieci nipoti e bisnonna di altrettanti pronipoti. L’arzilla nonnina è vedova da 63 anni, la morte del marito
è avvenuta quando entrambi avevano 32 anni. Con amore e sacrificio ha allevato la famiglia, che oggi (15
gennaio) festeggia il suo 95°compleanno e tutti le auguriamo lunga vita. Signora Angelina, esigente nel
mangiare, gradisce avere in tavola i prodotti tipici di Gonnos, in particolare l’olio extra vergine d’oliva.
Ricorda con piacere i migliori momenti della sua dura vita, ma non disdegna di raccontare alcuni episodi
accaduti in paese, di quando si attingeva l’acqua dai pozzi e le donne lavavano i panni al “Rio Piras”.
Francesco Zurru
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Sport
15 gennaio 2015
Sport
SARDARA. INTERVISTA
A FABRIZIO BUONIFACIO
“Il ballo fa star bene e mantiene giovani”
C
’era anche Fabrizio Buonifacio nella giuria di gara WDSF
Grand Slam, tenutasi a Mosca lo scorso ottobre. Ballerino di fama internazionale, coreografo, presidente e istruttore
della palestra Forma & Fitness di Sardara, insegnante di ballo dell’associazione sardarese Movimento danza, nonché esaminatore per l’abilitazione ad insegnare e formatore di maestri che vogliono diventare giudici.
Quando ha iniziato a muovere i primi passi nella danza?
Avevo solo undici anni quando papà Nino, impiegato postale
di Cagliari e appassionato di radio, incoraggiò me e mia sorellina ad iscriverci nella palestra di danza di Maria Dolores
Cau, nota Dolly. E seppur praticassi calcio, dopo tre mesi di
allenamento iniziai danza agonistica esibendomi per alcuni
anni solo col cha-cha-cha. Il primo campionato regionale lo
vinsi nel ’84 insieme a Stefania Carta, con la quale ballai per
altri tre anni.
E la carriera con Elisabetta, sua partner di ballo e vita,
quando iniziò?
La conobbi a Villamar nell’estate del ’87 al rientro da una
gara in nord Italia, dove conobbi il maestro Mauro Vispi di
Modena che mi disse: “Sei un bravo ballerino, ma per fare
carriera devi cambiare ballerina”. Su suggerimento di un mio
amico, mi iscrissi nella palestra del Medio Campidano e mi
assegnarono Elisabetta Pusceddu, perfetta per me come ballerina e anche compagna di vita e ora madre delle nostre tre
bimbe.
Che foste adatti l’uno per l’altro fu evidente da subito,
visto che in un anno siete arrivati secondi ai campionati
regionali e quarti a Padova per quello nazionale. Come
mai per un periodo avete smesso di ballare assieme?
Non ero ancora abbastanza maturo per capire il valore della
coppia Buonifacio-Pusceddu. Mi ero invaghito della sorella
della nostra insegnante e decisi di ballare per cinque anni
con Laura Floris, raggiungendo la classe internazionale a livello di amatori, quella più alta in Ucraina, in Austria per una
tournee e al campionato europeo fino a gareggiare in Inghilterra, la patria della danza.
Passaggi che hanno un notevole costo. Chi ha poche risorse economiche come fa?
Come ho fatto io (risponde con ironia Fabrizio). Nonostante
l’appoggio dei miei, non volevo pesare sulle casse familiari
e, per guadagnare qualche spicciolo e far carriera, sfruttai le
tecniche apprese nel tempo e già nel ’90, quando avevo ancora 19 anni, iniziai ad insegnare in scuole serali, parrocchiali e palestre comunali, soprattutto nel Medio Campidano
visto che mi esercitavo ancora a Villamar.
Una vita di sacrifici e duro lavoro, quindi?
Si. Come quello di rinunciare ad opportunità professionali,
ad esempio l’esclusivo invito a Cervia, per un lutto in famiglia e star vicino agli affetti. O come quello che si è rivelato
poi determinante per la carriera.
Che cosa intende?
Saltai un secondo appuntamento importante, non recandomi
a Roma per raggiungere la nostra insegnante scozzese Carolyn Smith, supervisor a Villamar per circa tre anni. Mortificato per come reagirono la mia ballerina e sua sorella, decisi di fare una lunga pausa di quattro mesi, convinto che la
mia carriera fosse finita lì.
Invece si sbagliava
Già. Un giorno rientrai a casa e mia mamma disse di avermi
trovato una ballerina. Non pensavo fosse Elisabetta e tanto
meno che accettasse di ballare di nuovo con me. Oltretutto
lei si allenava a Quartu con maestri con cui avevamo gareggiato come antagonisti. Ma non potevo perderla di nuovo.
Così misi da parte l’orgoglio e i successivi cinque anni li dedicai al pellegrinaggio verso Padova per fare lezioni con Carolyn Smith, che ha dato una svolta definitiva alla mia carriera e vita. Già un anno dopo che con Elisabetta iniziammo di
nuovo a far coppia, arrivammo in finale nella classe internazionale. Quattro anni dopo secondi al campionato nazionale,
ossia vice campioni italiani. E abbiamo ballato come professionisti fino al 2004, dopo esser arrivati primi al campionato
nazionale a Rimini, al campionato europeo in Svezia e alla
semifinale internazionale di Miami. Poi ci siamo dedicati
soprattutto alla palestra
Come mai a Sardara?
Elisabetta è originaria di Sardara e, tra i nostri numerosi sacrifici, vi era anche quello di allenarci ovunque trovassimo
uno spazio, persino a Casa Balilla. Spostavamo gli ingombri
e poi rimettevamo tutto a posto. Ma la svolta professionale
per la coppia e che ci ha portato qui, avvenne nel 96 quando
lasciai l’università per trasferirmi a Mogoro, dove due anni
dopo costituimmo Mo.da (Mogoro Danza), dedicata ai mogoresi e ancora esistente, ma da non confondere con l’associazione sardarese Movimento Danza. Mogoro è stata importante per la mia professione. Credo infatti che non vi sia
mogorese, d’età compresa tra i 35 e 50 anni, che non abbia
partecipato almeno una volta alle mie lezioni.
La vostra palestra offre svariate attività, alcune delle quali
alternative come il Krav Maga e la fascia massaggiante.
Il metodo Airpressure è un’idea trasmessa da Giampiero
Marongiu, maestro e titolare della palestra Tanit di Guspini,
Andrea Pisano, la rivelazione del Sardara calcio
Ha appena 18 anni Andrea Pisano, l’attaccante dell’Asd Polisportiva Sardara 1983 che si
sta rivelando “un ottimo campioncino”, come
lo ha definito il presidente dell’associazione
sportiva di Sardara Roberto Caddeo. Da inizio campionato, ha già segnato una decina di
goal, tre dei quali nella partita dello scorso 23
novembre dentro la porta della capolista Samassi Calcio, composta da calciatori del livello di eccellenza regionale. <Gioco a calcio
da quando avevo otto anni – racconta Andrea
– e per raggiungere questa posizione mi ci son
voluti anni di duro impegno e sacrifici. Ma
anche se sono un amante del calcio e dedico
molto tempo allo sport, la scuola e lo studio
per me hanno la priorità>. Anche Antonio Mameli, ex presidente della società Terme Sardara Calcio quando la squadra sardarese raggiunse la promozione regionale (1989/90), ha
definito le azioni di Pisano “eleganti, goal di
alto livello che si vedono nelle categorie professionistiche”.
E in paese, i tifosi, la squadra e i dirigenti contano nella sua
presenza e non vedono l’ora che si riprenda dall’infortunio
al ginocchio che lo sta tenendo in panchina. <Abbiamo bisogno di lui per il campionato>, dice fiero e davvero contento il
presidente Caddeo, anticipando che, alla valida squadra, a
breve si aggiungeranno cinque nuovi calciatori di giovane
età che si stanno mettendo in evidenza. E aggiunge: <Il merito va anche al nuovo allenatore Marcello Bianchini di
Guspini, che allena i ragazzi al gioco di squadra con uno
stile vecchio ma sempre attuale ed efficace. E un plauso
anche ai nuovi acquisti Valerio Ammirevole, Alessandro Carta e Simone Tolu che, inseriti bene nel gruppo, stanno dando un notevole contributo ai nostri validi calciatori>. (m. p.)
dove Elisabetta per un mese ha provato ad usarla. È stato lui
a mostrarmele per la prima volta. È una fascia massaggiante
da indossare durante l’attività cardio. Si gonfia e sgonfia attraverso valvole legate ad un compressore, per far pressoterapia. E si ottengono risultati visibili dopo poche sedute soltanto in combinazione con l’allenamento cardiovascolare,
perché a far bruciare maggiormente i grassi è l’aumento della pressione associata alla frequenza cardiaca. Era basilare
che facessi il corso di formazione e le ordinassi anche per chi
si allena nella nostra sede. Ovviamente con le regole di qualsiasi allenamento: bere molta acqua, alimentazione equilibrata e costanza.
E il Krav Maga?
So che è il sistema ufficiale di difesa personale e di lotta corpo a corpo delle Forze di Difesa Israeliane (IDF), della polizia nazionale israeliana e dei servizi di Sicurezza, come la
Cia. È considerato il metodo di difesa personale più efficace
al mondo, perché ha origini militari e trasmette agli allievi le
tecniche di lotta in poco tempo. Per il resto bisogna rivolgersi all’istruttore.
Quanti istruttori siete?
Sedici. Io ed Elisabetta. Poi tre in sala pesi, uno per danza
classica, hip-hop, yoga, baby dance, balli di gruppo, krav
maga, kickboxing, total body e tre di zumba.
Un pensiero positivo e realistico per chi volesse far carriera in questa professione.
Per gli agonisti, avere disciplina, spirito di sacrificio, determinazione e tenacia. Avere sempre chiaro l’obiettivo da raggiungere anche quando si presentano ostacoli insormontabili, quello di diventare bravissimi e non solo di vincere una
gara. A tutti invece, di allenarsi con costanza, perché fa star
bene, soprattutto in questi tempi stressanti e difficili. E mantiene giovani. Si direbbe che io ed Elisabetta abbiamo 44
anni?
Marisa Putzolu
GUSPINI
Corso per assistenti bagnanti
Son aperte fino al prossimo 14 febbraio le iscrizioni per partecipare al corso di Assistente Bagnanti organizzato dalla Fisa
(Federazione italiana salvamento acquatico). Articolato in
venti lezioni teorico-pratiche condotte da Sergio Palmas,
maestro di Salvamento, delegato della Sardegna e vice presidente nazionale della Federazione, il corso comprenderà il
nuoto per salvamento, primo
soccorso e rianimazione cardiopolmonare, tecniche di salvataggio con il battello a remi in
mare, conoscenza di leggi e regolamenti che disciplinano la
balneazione. E concluderà con
l’esame previsto nel mese di
maggio 2015 davanti ad una commissione presieduta da un
ufficiale della Capitaneria di Porto. La parte medica verrà
svolta da medici esperti di B.L.S.
«Il brevetto di assistente bagnanti -dice Sergio Palmas -è un
titolo professionale che abilita alla sorveglianza balneare, in
mare, laghi e piscina. Le disposizioni legislative prevedono
l’assunzione e la costante presenza di questa figura, negli stabilimenti balneari e nelle piscine pubbliche, comprese quelle
nelle strutture alberghiere. Inoltre costituisce titolo per l’arruolamento nelle Forze armate, è riconosciuto come “Credito formativo” nella scuola e dà la possibilità di prendere parte alla Protezione civile». (m. p.)
PDF Compressor Pro
15 gennaio 2015
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6
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15 gennaio 2015
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macchina. Prezzo trattabile.
Tel. 329 8393411
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Dichiaro sotto la mia responsabilità di non rilasciare false dichiarazioni, di non operare come professionista nel campo
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15 gennaio 2015
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15 gennaio 2015
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