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Il Ticino sta perdendo terreno, oggi manca di visioni future

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Il Ticino sta perdendo terreno, oggi manca di visioni future
IL CAFFÈ 2 ottobre 2011
55
Dalla merceria al grande magazzino
Nella storia di Manor cent’anni di evoluzione nel mondo della vendita
D
omenica prossima, 9 ottobre, in piazza Dante a
Lugano verrà celebrato il centenario della nascita del grande magazzino Manor, che fino al
2000 era noto ai ticinesi come Innovazione. Da tre generazioni l’importante gruppo appartiene alla famiglia
Benedick. Per parlare di questo significativo anniversario siamo andati a Basilea ad incontrare Rolando Benedick, l’uomo che ha dato la svolta decisiva al grande emporio ticinese e l’ha traghettato nel gruppo nazionale
Manor. Proprietario di terza generazione, Benedick è
“Le generazioni sono tre e mezzo,
perché il primo negozietto
lo aveva aperto la mia bisnonna”
tuttora presidente del consiglio di amministrazione di
Manor Sud, a cui fanno capo anche le sedi ticinesi di
Athleticum e Fly. Per 17 anni, dal 1989 al 2006, è stato
direttore del gruppo Manor a livello nazionale.
Oggi, all’alba dei suoi 65 anni, che compirà sabato prossimo, è membro dei direttivi di importanti aziende elvetiche. Chi scrive lo conosce da quando in Ticino dirigeva Innovazione con creatività e lungimiranza. Prerogative che non ha certamente perso, ma ha anzi arricchito grazie a una grande esperienza a livello nazionale
e internazionale. Ha mantenuto anche la sua cordialità
e il suo attaccamento al Ticino, di cui parliamo nell’articolo in basso. Ci ha ricevuti nel suo ufficio basilese, ospitato in una elegante palazzina dietro la sede di Manor
nella città renana e ricco di interessanti opere d’arte moderna, che testimoniano la sua appartenenza a Messe
Schweiz, l’ente che presiede la prestigiosa Art Basel.
Dunque la terza generazione Benedick festeggia i cent’anni del primo negozio nato proprio in piazza Dante,
Rolando
Benedick
04 07 10
2005
01 04 07 10
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2005
Fonte: Ufficio federale di statistica
segue dalla pagina accanto
posti disponibili erano a livello
alto, nella tecnologia ad esempio, o
low quality, nelle imprese di pulizia. Quel ruolo medio e generico di
‘commerciante’ come lo si intendeva non esiste più”.
Il passaggio ai consumi di massa
della società del benessere disintegra rapidamente le abitudini di
consumo, tipicamente svizzeri,
‘‘
I progetti
Non ci sono progetti
di respiro nazionale
ed oltre, che facciano
parlare della nostra
realtà anche fuori
dai confini cantonali
La tradizionale
parsimonia elvetica,
spazzata via dal
passaggio alla società
del benessere
dominati dalla parsimonia. Ma la
rincorsa a nuovi modelli di comportamento e identità non si arresta certo agli anni ‘70, perchè a livello globale spinge una nuova,
inedita esigenza: potere acquistare
quello che si vuole quando si
vuole. “Anche in questa occasione i
supermercati hanno giocato un
ruolo determinante, ma come fenomeno diffuso a livello continentale bisognerà aspettare le aperture festive e serali che si impongono alla fine degli anni ‘90 - conferma Chiara Saraceno, sociologa
della famiglia e membro dell’Osservatorio Cee sulle politiche per
combattere l’esclusione sociale -.
L’esigenza, più che fare la spesa
quando si vuole, è farla quando si
può, soprattuto nei Paesi dove l’occupazione al femminile è più sentita. E non è un caso che Germania,
Austria, Svizzera e i paesi Scandinavi siano i più refrattari ad adeguarsi.
Resta il fatto che la rivoluzione, per
quando riguarda le nostre abitudini, stili di vita e consumi, già delineata nettamente negli anni ‘70,
proprio con la diffusione dei supermercati, e consumata pienamente in questi ultimi cinquant’anni. E mi permetto di ricordare,
perchè nel 1959 ero negli Stati
Uniti, che allora gli americani
erano ‘avanti’ dieci anni... Un gap
che non c’è più”.
[email protected]
IL POSTER ANNI ‘20
La Grande Guerra
è appena terminata
e il manifesto pubblicitario
del grande magazzino
Innovazione di Lugano,
datato 1918, propone
una vasta scelata
di “giuocattoli”
per le feste natalizie
dove oggi sorge il grande emporio Manor.
“A dire il vero le generazioni sarebbero tre e mezzo, perché il primo negozietto di merceria lo aveva aperto la
mia bisnonna – precisa Benedick –. Sua figlia Margherita Levy aveva poi sposato mio nonno Sigfrido, che sei
mesi dopo l’apertura aveva rilevato il negozio aumentando l’offerta di prodotti. Mio padre Piero gli era subentrato nell’immediato dopo guerra”.
Ed in questo periodo è iniziato lo sviluppo a livello cantonale.
“Mio padre, poco dopo l’ingresso in azienda, ha acquistato una piccola catena di negozi, ‘Miliet Werner’, presente nei principali centri del cantone, e negli anni Sessanta ha trasformato la sede storica di piazza Dante nel
primo vero grande magazzino ticinese, con tanto di
La festa
L’appuntamento è per domenica 9 ottobre a Lugano
con inizio alle 10.30, fra piazza Dante e via Peri.
Si festeggia un secolo d’attività di un simbolo del
commercio rossocrociato: Manor. Il grande
magazzino, per l’occasione, resterà aperto dalle 10
alle 18. Ad animare l’evento il cantante Paolo
Meneguzzi (nella foto) che alle 17.30 si esibirà in
concerto. E poi, a contorno, diverse iniziative,
compresa l’offerta in piazza di un piatto tipico come
risotto e luganighe. Chi invece vuole sedersi al
ristorante Manor può provare il “Menù dei 100 anni”.
scale mobili e un’esposizione attrattiva della merce,
prendendo spunto da quanto aveva visto durante i suoi
frequenti viaggi negli Stati Uniti”.
Se la seconda generazione ha espanso l’attività dalla
città di Lugano al cantone, la terza ha compreso che era
necessario dare all’azienda un respiro nazionale.
“Sì, questo compito è toccato a me. All’età di ventisette
anni sono tornato in Ticino, dove avevo vissuto fino a
undici anni per poi trasferirmi nella Svizzera romanda
con la mamma. Dopo aver girato il mondo e dopo
“Con la mia conduzione, tutti
gli empori sono confluiti sotto
la denominazione del gruppo”
un’esperienza in un grande emporio ero ormai pronto
per assumere la direzione di Innovazione, che ho mantenuto per sedici anni, fino a quando ho traghettato
l’azienda nel gruppo Manor”.
Gruppo del quale è diventato direttore generale nel
1989, promuovendo una radicale ristrutturazione. “I
proprietari dell’attuale Manor, Maus Frères e Nordmann, gestivano numerosi empori con denominazioni e direzioni regionali – così come avevamo fatto noi
con Innovazione in Ticino - in diverse parti della Svizzera. Con la mia conduzione sono confluiti tutti sotto la
denominazione del gruppo Manor, che è stato dotato di
una direzione centrale a livello nazionale”.
La sezione ticinese, diventata Manor Sud, è però rimasta di proprietà della famiglia Benedick. “Della mia famiglia e dell’altro socio fondatore Maus Frères”. E quindi
con Manor che rapporto avete? “Garantisce la gestione
e la fornitura della merce alle filiali ticinesi”.
g.r.
Dal Luganese a Basilea, dal “dettaglio” all’impresa nazionale, ecco le analisi di uno degli uomini di business più influenti
“Il Ticino sta perdendo terreno,
oggi manca di visioni future”
GIÒ REZZONICO
I
l nonno aveva aperto un negozio in centro a Lugano. Suo
padre aveva diffuso Innovazione in tutto il Ticino. Rolando
Benedick, terza generazione, ha
intuito in anticipo che i tempi
cambiavano velocemente e che
non c’era futuro per una catena
di grandi magazzini limitata al
cantone.
Bisognava
spiccare il
salto e diventare nazionali,
seppure
stringendo
alleanze
con
altri
gruppi e rischiando
magari di
perdere
potere ed
indipendenza.
Ecco allora
che alcuni
anni fa Innovazione
diventa
Manor, ma
a dirigere il
gioco, anche a livello nazionale,
rimane Rolando Benedick, che si
trasferisce a Basilea e diventa
uno dei pochi uomini ticinesi
conosciuti oltre Gottardo e influenti in tutta la Svizzera. Oggi
presiede il consiglio di amministrazione di Manor Sud e siede
nei direttivi di diverse prestigiose aziende elvetiche, che
svolgono attività anche all’estero. Nonostante i suoi 65
anni, che compirà sabato prossimo, vive con la valigia in mano
passando da un aereo all’altro e
sognando sempre di poter essere
più presente in famiglia, “Perché
– afferma senza esitazioni – la famiglia è il bene più prezioso”.
È un interessante osservatorio, il
suo, per giudicare l’attuale situazione economica internazionale,
nazionale e cantonale.
“Il mondo sta cambiando sempre più velocemente – afferma –
. Ciò che valeva ieri, domani è
superato. Prevedo turbolenze
economiche molto forti per i
prossimi tre o quattro anni. Mi
preoccupa la costante perdita di
fiducia dei mercati finanziari.
D’altra parte gli Stati non possono continuare a stampare moneta per cercare di salvarsi, perché prima o poi i nodi verranno
al pettine ed entreremo in un pe-
‘‘
riodo inflazionistico”.
E socialmente?
“Mi considero un liberalsocialista, ma penso che in molti Paesi
si sia andati troppo lontani con
le garanzie sociali e si sia permesso ciò che non si era in grado
di garantire. In molti Paesi – e
per fortuna in Svizzera questo
non è avvenuto – si sta vivendo al
di sopra delle possibilità reali.
un anno, la lira italiana si era più
che dimezzata rispetto alla nostra moneta, creando anche allora difficoltà non indifferenti,
ma poi la situazione si era riequilibrata”.
Ed ora succederà la stessa
cosa?
“Soffriremo per qualche tempo,
ma poi la situazione si normalizzerà se il rapporto franco-euro si
Per cui sarà necessario tirare il
freno e proporre misure impopolari. Questo comporterà difficoltà anche per il settore dei
grandi magazzini di cui mi sono
sempre occupato”.
Quindi in Svizzera stiamo meglio che altrove?
“Certo. E per questo il franco è
diventato una moneta rifugio. La
nostra classe politica ha sempre
fatto il passo secondo la gamba.
Oggi vantiamo un indebitamento pubblico bassissimo e la
stragrande maggioranza della
popolazione dispone di un potere di acquisto ancora soddisfacente. Mi preoccupano solo
certe assicurazioni sociali, che
fanno fatica ad autofinanziarsi”.
Giudica quindi meno grave il
rafforzamento del franco nei
confronti di euro e dollaro?
“Ho già vissuto situazioni simili.
Ricordo che nel 1973, nel giro di
manterrà attorno all’1,20-1,25”.
E il Ticino, osservato dall’esterno, come lo giudica?
“Sta perdendo terreno. Nel dopoguerra siamo stati capaci di
affrontare il cambiamento dall’industriale al finanziario. Ora
stentiamo a passare dal finanziario ai servizi e all’alta tecnologia.
Siamo un Paese con enormi qualità, riusciamo a coniugare lo
spirito latino con l’organizzazione nordica, ma manchiamo
di visioni. Siamo troppo ancorati
a uno spirito regionale e partitico, che non trova più posto nel
dinamismo di questo mondo
che corre sempre più veloce.
Mancano al Ticino progetti di respiro nazionale ed oltre, che facciano parlare della nostra realtà
anche fuori dai confini del cantone, come avviene per il Festival
internazionale del film di Locarno”.
La crisi
Mi preoccupa
la costante perdita
di fiducia dei mercati
finanziari. D’altra parte
gli Stati non possono
continuare
a stampare moneta
Le qualità
Siamo un Paese
con enormi qualità,
riusciamo a coniugare
lo spirito latino
con l’organizzazione
nordica, ma
non c’è progettualità
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