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Diagnosi delle infezioni virali Metodi di saggio dei virus

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Diagnosi delle infezioni virali Metodi di saggio dei virus
Diagnosi delle infezioni virali
Metodi di saggio dei virus
Classificazione dei virus animali
L’ultima classificazione ufficiale approvata nell’VIII report dell’ICTV (International Committee on
Taxonomy of Viruses) nel 2005, suddivide i virus in 7 gruppi principali in base alle
caratteristiche del genoma:
Classificazione e Diagnosi Virologica
Nell’ambito di questi gruppi, l’ITCV ha adottato dei
criteri di classificazione che comprendono i seguenti
livelli gerarchici:
Ordine (-es)
Famiglia (-viridae)
Sottofamiglia (-virinae)
Genere (-virus)
Specie
(Tipi o Varianti)
Diagnosi Virologica:
dal passato al futuro!!
Una diagnosi precisa e un corretto inquadramento delle infezioni virali richiede
l’assistenza di metodi diagnostici di laboratorio che si sono evoluti
conseguentemente alle sempre più spinte necessità diagnostiche:
dapprima l’uso del microscopio e le reazioni immunologiche in vitro, poi l’uso delle
colture cellulari, ed infine lo sviluppo di metodiche molecolari ad alta sensibilità e
specificità.
IDENTIFICAZIONE VIRALE
• Ricerca diretta dell’agente eziologico
sospetto
• Indagini sierologiche: Valutazione del
movimento anticorpale specifico verso
l’agente eziologico sospetto (IgG-IgM)
RICERCA DIRETTA
1.MICROSCOPIA ELETTRONICA
1.EMOAGGLUTINAZIONE
2.INIBIZIONE dell’ EMOAGGLUTINAZIONE
4.NEUTRALIZZAZIONE
5. METODI IMMUNOENZIMATICI
6. ISOLAMENTO del VIRUS
• animali
• uova embrionate di pollo
• linee cellulari
RICERCA DIRETTA
7.TECNICHE DI BIOLOGIA MOLECOLARE:
ricerca del genoma:
• reazioni di amplificazione (PCR)
• ibridazione con sonde molecolari
MICROSCOPIA ELETTRONICA
Particelle polimorfe di
Orthomixovirus osservate
nell'intestino di Cane.
Particelle polimorfe di
Orthomixovirus osservate
nell'intestino di Pulcino.
Virus dell'influenza aviaria
in liquido corion-allantoideo
di embrione di pollo.
La tecnica della colorazione negativa è il metodo principale per la
visualizzazione delle particelle virali e permette di formulare una
diagnosi entro 15 minuti dall’arrivo del campione.
Prevede diversi passaggi:
1. Assorbimento dei virus su un retino
2. Interazione con un colorante di un sale metallico pesante elettron-denso
(acido fosfotungstico-PTA, acetato di uranile- Uac)
3. Ricerca diretta del virus al microscopio
MICROSCOPIA ELETTRONICA
(conteggio delle particelle fisiche)
La sospensione virale è posta su un retino per ME e colorato. Il campione
virale viene mescolato a microscopiche sferette di latex a concentrazione
nota. Per una determinata superficie si fa il rapporto tra il numero di virus e
il numero di sfere e si risale alla concentrazione virale
poxvirus (a forma di mattone
e leggermente più piccoli)
Particelle virali :
220
Particelle di polistirene:
17
Concentrazione nota delle particelle
di polistirene nella miscela:
3,2 x 1010 /ml
Concentrazione delle particelle virali
nella miscela:
3,2 x 1010 : 17 = X : 220
X = 3,2 x 1010 x 220
17
X = 4,1 x 1011/ml
Titolazione virale
•
La quantità del virus è detta titolo (il titolo virale può cambiare
a seconda del metodo usato)
•
Il titolo è la misura della concentrazione del virus e viene
espressa in unità/ml
•
Può essere rilevata mediate vari saggi - saggio delle placche,
saggio di formazione di foci di trasformazione, saggio di
diluizione limite, saggio di emoagglutinazione, etc.
.
10
TITOLAZIONE DEI VIRUS
(saggio di emoagglutinazione)
Molti virus sono in grado di agglutinare gli eritrociti
Basi del fenomeno:
un virus o una molecola di emoagglutinina, si attacca
contemporaneamente a due eritrociti facendo da ponte tra loro, e
ad una concentrazione di virus sufficientemente elevata, si
costituiscono molteplici ponti che danno luogo a grossi aggregati
TITOLAZIONE DEI VIRUS
(saggio di emoagglutinazione)
SAGGIO:
Le sospensioni di eritrociti e virus vengono lasciate a contatto per
diverse ore, in piccoli pozzetti di una piastra di plastica.
•Le cellule non aggregate sedimentano sul fondo del pozzetto
scivolando verso il centro, dove formano un piccolo sedimento
tondeggiante nettamente delineato.
•Le cellule aggregate invece sedimentano sul fondo ma non
scivolano e formano una sottile film con un tipico margine
dentellato
saggio di emoagglutinazione
Diluizioni seriali a
raddoppio
delle sospensioni virali
+
Uguale volume di
sospensione di globuli
rossi
unità emoagglutinante:
la più alta diluizione della sospensione virale (la più piccola
quantità di virus) in grado di provocare l’emoagglutinazione
Identificazione del virus
(inibizione dell’emoagglutinazione)
siero specifico noto
+
quantità standard di unità
emoagglutinanti del virus
da identificare
(incubazione)
+
sospensione di globuli
rossi
(incubazione)
NEUTRALIZZAZIONE
Metodo basato sulla proprietà di alcuni anticorpi (anticorpi
neutralizzanti) di interferire e bloccare l’infettività del
virus (generalmente bloccandone il legame al recettore)
Un set di anticorpi viene mescolato ad una preparazione
virale; l’infettività del virus viene misurata su cellule
indicatori.
Permette la definizione dei diversi sierotipi di un virus:
( HSV1 e HSV2, Poliovirus 1, 2 e 3 )
Utile sia in diagnostica che per lo sviluppo di vaccini
Neutralizzazione
siero specifico noto
+
quantità standard di virus
da
identificare
(incubazione)
inoculazione
monostrato di cellule
suscettibili
(incubazione)
osservazione
microscopica
Prove di infettività
• Metodo delle placche
• Metodo delle pustole
• Metodo della diluizione limite
I batteriofagi sono stati identificati perché
causavano la “lisi” delle
colture batteriche infettate
Metodo delle placche
In laboratorio, la replicazione e la crescita dei
batteriofagi può essere evidenziata su capsule di Petri.
Il fago viene mescolato con cellule batteriche in una
soluzione di agar chiamata top agar e la soluzione viene
versata sulla superficie di un terreno all’interno di una
piastra di coltura ed incubata a 37°C.
E’ infatti possibile rilevare, in corrispondenza delle zone
in cui si sono moltiplicati i fagi, aree di lisi (placche)
della patina batterica.
Titolazione di batteriofagi mediante saggio delle placche
Bacterial
cells
•Una diluizione della sospensione virale
viene mescolata con il batterio ospite
sensibile in una piccola quantità di agar
sciolto e versata sulla superficie di
terreno agarizzato.
•I batteri ospite, che si sono distribuiti
uniformemente sulla superficie dell’agar,
cominciano a crescere dopo una notte di
incubazione, formando uno strato a
confluenza.
• Le particelle virali penetrate nelle
cellule riproducendosi ne possono
determinare la lisi e diffondersi alle
cellule adiacenti reiterando il ciclo.
Fotografia di una piastra con
placche di lisi
La grandezza della placca di lisi dipende dal virus, dall’ospite
e dalle condizioni di coltura (generalmente 1-2 mm)
Esempi di placche di lisi
dovute alla moltiplicazione fagica
Replicazione virale: curva di crescita
e titolazione
Titolazione
ufp: unità formanti placche
1.
2.
3.
4.
5.
Assenza di placche
8 placche
Circa 80 placche
Circa 800 placche
Tantissome placche + diverse colonie resistenti al fago
CURVA DI CRESCITA
Infectious virus/cell
1.000
Intracellular virus
100
Latent
period
Eclipse period
Early phase
10
Extracellular virus
Late phase
Yield
per
cell
1
0
0
2
5
Genome
replication
8
10
16
20
30
Time (hours)
p.i.
Virus
Release
Assembly
Virus
25
Metodo delle pustole
Formazione di caratteristiche lesioni
(pustole), di colore bianco o emorragico
formate quando l’epitelio corionico della
membrana corionallantoidea di un
embrione di pollo è infettato da virus
vaccino o da virus herpes simplex.
Metodo della diluizione limite
Utilizzato oltre che per titolare i virus animali:
• per misurare la virulenza
• la resistenza dell’ospite
Volumi costanti di diluizioni seriali del virus vengono
inoculati in un certo numero di unità di prova, quali
topi, embrioni di pollo, o colture cellulari.
Si valuta per ogni diluizione , la proporzione di unità di
prova infettate (rapporto di infettività) rispetto
a quelle rimasti indenni, per esempio in base:
1. Agli animali o embrioni morti o malati
2. Alle colture cellulari degenerate
3. Alla individuazione della progenie virale in vitro
(emoagglutinazione)
Metodo della diluizione limite
I titoli virali ottenuti possono essere espressi
in varie unità equivalenti alla DI50 (dose
infettante il 50% delle unità di prova):
DL50 (dose letale) se il criterio di valutazione
è la morte
DP50 (dose paralitogena) se il criterio è la
paralisi
CT50 (coltura tissutale) se il criterio è la
degenerazione di una coltura di tessuto
Titolazione dei virus
Misura dell’infettività virale
(metodo della diluizione limite)
1 DI
50
(dose infettante 50)
La diluizione della
sospensione virale che ha
prodotto un risultato
positivo nel 50% delle unità
di saggio
REPLICAZIONE VIRUS ANIMALI
I virus sono incapaci di moltiplicarsi in terreni
artificiali, in quanto necessitano di cellule viventi per la
loro replicazione.
Si utilizzano, pertanto,
•animali da laboratorio,
•uova embrionate
•e colture cellulari in vitro.
Animali da laboratorio
Storicamente il primo metodo per studiare la propagazione dei virus.
Pasteur fu il primo ad ottenere il vaccino antirabbico utilizzando animali
da laboratorio.
– Svantaggi - 1) costoso, 2) non omogeneo, 3) porta alla generazione di
mutanti virali, 4) problemi etici,
– Vantaggi - 1) fornisce informazioni sui meccanismi patogenetici del
virus, 2) alcuni virus possono essere studiati solo in vivo
31
Uova embrionate
Gli embrioni di pollo contengono vari tipi di cellule, nelle
quali possono replicarsi vari tipi di virus, e ciò ha reso
possibile l' infezione e la coltura di diversi virus in cellule
idonee.
Attualmente le colture cellulari hanno sostituito l' uso delle uova
embrionate, salvo alcune eccezioni come il virus dell' influenza.
COLTURE CELLULARI
Le colture cellulari sono ottenute da tessuti o
organi, prelevati da animali, che vengono
trattati con enzimi proteolitici per ottenere
delle sospensioni di singole cellule.
Tali cellule dopo la crescita non presentano tracce della
primitiva organizzazione e morfologia, assumendo un
aspetto epitelioide o fibroblastico.
Le principali fonti sono: tessuto epiteliale, connettivo,
muscolare e nervoso, anche in relazione al fatto che
alcuni virus vivono solo in determinati tessuti.
COLTURE CELLULARI
(terreni di coltura)
Le cellule ottenute da questi tessuti, dopo
trattamento proteolitico sono fatte crescere a
37 °C con speciali terreni di coltura in recipienti
di vetro o di plastica (fiasche o piastre).
Questi terreni, costituiti da soluzioni saline bilanciate e
opportunamente tamponate con sodio bicarbonato a
pH 7.4, contengono sali, idrati di carbonio, vitamine,
aminoacidi e siero fetale, tutte sostanze nutritizie di
cui le cellule hanno bisogno per crescere.
Inoltre possono essere addizionati con antibiotici,
sia antibatterici che antimicotici, per prevenire le
contaminazioni batteriche e fungine.
Colture cellulari
Cellule in monostrato
crescono su superfici solide
(plastica, vetro).
Sono le più usate in
virologia.
Cellule in sospensione
Le cellule così ottenute sono messe in coltura:
Il primo strato di cellule confluenti viene denominato coltura in monostrato.
Le cellule che si moltiplicano in sospensione, in continuo movimento, sono dette
colture in sospensione.
COLTURE CELLULARI
(condizioni di crescita)
Le cellule animali sono anche molto sensibili a parametri
chimico-fisici dell'ambiente in cui si trovano, quale il
pH, l'osmolarità la concentrazione di anidride
carbonica e ossigeno, la temperatura e in molti casi la
presenza di un substrato adeguato per il loro
ancoraggio.
Vengono cresciute in incubatori che sono in grado di
mantenere controllata la temperatura, la pressione
parziale dell' anidride carbonica e l'umidità.
Dato il numero di fattori richiesti per la loro sopravvivenza
le cellule derivate da animali sono molto
delicate e difficili da mantenere in vita in
ambiente artificiale, tuttavia da anni sono note le
condizioni che permettono il mantenimento di molti tipi di
esse
Linee cellulari
Le linee cellulari più comunemente usate
sono contrassegnate con le sigle:
Hela (carcinoma della cervice umana),
Hep-2 (carcinoma dei ratti neonati),
MRC5 (fibroblasti di polmone)
VERO (rene normale di scimmia).
COLTURE CELLULARI
(Il problema della sterilità)
Un ulteriore problema che ha reso difficili i tentativi pionieristici di
mantenimento di colture cellulari è la sterilità:
i mezzi di coltura sono infatti molto "appetibili" per batteri, lieviti e
funghi che possono facilmente inquinare le colture cellulari.
Questo problema viene affrontato a vari livelli.
Tutte le manipolazioni delle colture cellulari vengono fatte
in cappe a flusso laminare provviste di filtri, che
limitano la contaminazione occasionale con microrganismi
trasportati dall'aria. Tutti i materiali utilizzati per la
manipolazione (pipette, piastre da coltura) sono sterili e di
norma monouso. Infine, ai terreni di coltura, sterilizzati
per filtrazione (con filtri da 0.22 micron), vengono spesso
aggiunti antibiotici per limitare la possibilità di
inquinamento da parte dei più comuni batteri.
COLTURE CELLULARI
Le colture cellulari si distinguono:
1. colture primarie ottenute per separazione diretta
da tessuti od organi prelevati dall' animale;
2. colture semicontinue o diploidi che derivano da
colture primarie e possono essere coltivate per un
numero limitato di passaggi
3. linee continue o trasformate rappresentate da
cellule immortalizzate
“senescenza ed immortalizzazione"
• Nella maggior parte dei casi le cellule derivate dalla
dissociazione di tessuti hanno una limitata capacità
replicativa e tendono a diventare "senescenti".
• Vi sono tuttavia "linee cellulari" che sono in grado di
replicarsi indefinitamente in coltura e che vengono
spesso usate come modelli sperimentali. Le cellule di
tali linee sono derivate da colture primarie di tumori o
da manipolazioni genetiche di colture primarie non
tumorali. Tali manipolazioni, collettivamente chiamate
"immortalizzazione", prevedono l'inserimento di
specifici geni o anche la sola propagazione per molti
passaggi
di
una
coltura
primaria.
Storage
Le linee cellulari possono essere mantenute, per tempo
indefinito, ibernate a bassa temperatura (al di sotto
di -60 °C, ma tipicamente a -192, in azoto liquido).
• Le cellule mantenute in coltura tendono a cambiare
con il passare del tempo. L'origine di tali
cambiamenti è sia genetica (mutazioni, perdita di
cromosomi o parte di essi) sia epigenetica (metilazione
del DNA, etc.).
• Linee cellulari derivate dalla stessa linea cellulare
originaria ma mantenute separate in differenti
laboratori per molto tempo tendono ad acquisire
alcune caratteristiche proprie. È pertanto necessario
tenere conto di queste differenze per interpretare
risultati sperimentali.
Le colture cellulari
(usi)
Le colture cellulari vengono utilizzate nella ricerca come
modello sperimentale in innumerevoli tipi di
esperimenti.
Esse sono utlizzate per analizzare l'effetto di farmaci e verificare
la mutagenicità e cancerogenicità delle sostanze.
Vengono utilizzate come modello in cui studiare effetto
dell'espressione di particolari geni
Il mantenimento in coltura di cellule è un passaggio
fondamentale per lo studio e la
diagnostica
virologica,
per la produzione di organismi
transgenici, la produzione di anticorpi monoclonali, di
proteine ricombinanti, la produzione di alcuni tipi di
vaccini.
Problemi nell’impiego delle colture cellulari
• Tempi lunghi per la comparsa dell’ECP
•Condizionamento
derivante
conservazione del campione.
dalle
modalità
• Possibili contaminazioni batteriche e fungine.
• Sostanze tossiche presenti nel campione.
• Molti virus non crescono nelle colture cellulari
e.g. Hepatitis B, parvovirus, papillomavirus.
di
Il controllo di qualità delle colture
• Contaminazioni batteriche e fungine
• Contaminazioni da micoplasmi e da virus
• Contaminazione da altre linee cellulari
AZIONE PATOGENA DEI VIRUS
(Capacità di determinare malattia)
I virus, a differenza dei batteri, devono penetrare e
moltiplicarsi nelle cellule dell' ospite per determinare
alterazioni morbose.
La malattia è sempre preceduta dalla moltiplicazione
virale.
L'azione patogena dei virus è caratterizzata dalla
realizzazione dell' infezione e dalla produzione ed
estrinsecazione delle lesioni,
che sono a loro volta condizionate dal virus e dalle
caratteristiche e modalità di risposta dell' ospite.
INFEZIONE VIRALE
La sensibilità cellulare e la permissività dovuta
ai recettori di membrana condizionano il
meccanismo patogeno dei virus.
La resistenza all' infezione è legata a
mancato adsorbimento virale.
La realizzazione dell' infezione si attua
mediante:
1. la penetrazione dell' agente virale nell'
ospite
2. la replicazione del virus in organi e tessuti
specifici.
INFEZIONI VIRALI
Sospensione virale
1 h a 37°C
cellule permissive
cellule non permissive
mancano di un fattore
necessario per la
crescita del virus
Produzione di virus
infettante
cellule resistenti
non hanno recettori
o un fattore essenziale
per l’espressione del genoma
C.P.E.
47
La penetrazione
• Può essere passiva (epatite B, AIDS) e
si attua con una immissione diretta per
via cutanea per mezzo di siringhe, aghi
infetti.
Oppure
• Per superamento di barriere mucose
(inalazione o ingestione).
Penetrazione
Tutti i virus devono attraversare il doppio strato lipidico
(i virus delle piante e dei batteri devono attraversare
anche la parete cellulare).
La presenza o l’assenza dell’ involucro virale
determina una notevole differenza nel meccanismo di
penetrazione
- primo
Adsorbimento
virale
evento del ciclo di replicazione virale
Riconoscimento della cellula target
da parte di proteine virali (VAP)
VAP = Virus Attachment Proteins
interazione elettrostatica - seguita da interazione idrofobica localizzata
•
- limita l’infezione a specifici tipi di cellule (cellule permissive)
•
determina il tropismo del virus
– Tropismo tissutale - es.: rosolia (cellule epidermiche) . morbillo
(ghiandole salivari)
– Tropismo di specie - es.:. influenza (cellule di mammifero e di uccelli),
poliovirus (cellule di primati)
50
regione di adesione
VAP
Famiglia
Virus
VAP
Picornaviridae
Reoviridae
Rhabdoviridae
Orthomyxoviridae
Paramyxoviridae
Retroviridae
Adenoviridae
Herpesviridae
Rhinovirus
Rotavirus
VSV
Influenza A
Sendai
HIV
Adenovirus
HSV
VP1
VP7
G protein
HA
HN
gp120
Fiber protein
gC - gD
(HA di Orthomyxovirus)
La replicazione
Può essere primaria nelle cellule permissive, in
corrispondenza del sito d' ingresso, e può assumere
caratteri estensivi, per cui il processo infettivo può
rimanere localizzato.
Può essere secondaria, ed avviene in aree lontane dal
sito d' ingresso con diffusione successiva ad organi
diversi (viremia).
Nel caso di infezioni disseminate la diffusione virale
è condizionata dai caratteri di virulenza del virus e
dai meccanismi di difesa dell' ospite.
Vari sono i modelli di malattia e variano secondo le
tendenze dei virus a diffondersi ai tessuti
sottostanti.
La malattia virale:
Può essere localizzata quando la moltiplicazione
e il danno cellulare rimangono confinati al sito
d' ingresso o ci può essere trasporto
mediante secrezioni, o in cavità con
coinvolgimento d' organo (raffreddori o
influenze, gastroenterite virale).
Può essere disseminata quando l' infezione si
sviluppa a tappe successive (viremia) come nel
morbillo, parotite.
Può essere inapparente quando non sussiste
sintomatologia ma si ha immunità.
I diversi tipi di infezione virale
Clinicamente inapparente
Infezione acuta
Infezione persistente
Con malattia conclamata
Cronica
Con
sintomatologia
o
clinicamente inapparente
Latente
Clinicamente
inapparente
se
non
durante
la
riattivazione
Lenta
Evoluzione
clinicamente
lenta e progressiva
LE LESIONI
Dopo l' infezione si determinano diversi tipi di lesioni anatomofunzionali negli organi interessati.
Tali lesioni possono derivare:
•
direttamente dall' azione citopatogena del virus
•
o essere conseguenze dell' attivazione delle risposte
immunitarie dell' ospite.
CPE:
Arrotondamento delle cellule ed aumento
della rifrangenza
Formazione di sincizi (cellule giganti
multinucleate)
CPE
A: herpes simplex in cellule di rene di
scimmia
B: CMV in fibroblasti embrionali umani
C : virus respiratorio sinciziale in una
linea di carcinoma leringeo
In basso i controlli senza infezione
INCLUSIONI CELLULARI
Formazioni di inclusioni nucleari in cellule infettate HSV-1
Masse amorfe costituite da ammassi di proteine virali e/o materiale cellulare alterato
INCLUSIONI CELLULARI
Altri esempi:
Corpi del Negri: inclusioni da rabdovirus nelle cellule nervose (in figura)
Corpi del Guarnieri: inclusioni da poxvirus nelle cellule epiteliali
LESIONI DIRETTAMENTE
PROVOCATE DAL VIRUS:
1.
2.
3.
4.
infezioni citocide
infezioni latenti
infezioni persistenti
trasformazione
Infezioni citocide
Nelle infezioni citocide (acute) la replicazione
del virus determina danni irreversibili nelle
cellule infette causandone la morte per
inibizione delle sintesi macromolecolari della
cellula,
modificazione
della
membrana
citoplasmatica, alterazioni lisosomiali.
Le malattie sono acute con brevi periodi d' incubazione
(influenza, poliomelite, enteriti, encefaliti erpetiche).
L' immunità esercita un ruolo in genere protettivo.
Infezioni latenti
Nelle infezioni latenti il virus non uccide le
cellule infettate, instaura un rapporto di
parassitismo controllato, non si replica e la
cellula può sopravvivere e duplicarsi.
Si può osservare integrazione del genoma virale in quello
dell' ospite.
Si possono avere infezioni asintomatiche,
riattivazione, con episodi di malattie
recidivanti.
Infezioni persistenti
Le infezioni persistenti rappresentano una
condizione di parassitismo controllato.
Qui però vi è una continua produzione di
antigeni virali e di virus infettante. Le cellule
non subiscono danni letali direttamente dal
virus ma sono esposte ad azioni lesive del
sistema immunocompetente dell' ospite.
Ne conseguono malattie cronicamente evolutive
(epatite cronica attiva) o malattie lente a
prognosi infausta (PESS da morbillo).
La trasformazione
Nella trasformazione alcune cellule in
vitro vanno incontro a modificazioni dovute
ad infezioni ad opera di virus oncogeni.
La
trasformazione
cellulare
viene
considerata l' equivalente in vitro dell'
oncogenicità virale in vivo.
LESIONI DIPENDENTI DAL
COINVOLGIMENTO DEL SISTEMA
IMMUNITARIO DELL' OSPITE
Le risposte immunitarie dell' ospite, che contribuiscono in gran
parte alla guarigione, possono partecipare ai processi
patologici ed alle manifestazioni cliniche dovute al virus.
Le modalità di coinvolgimento del sistema immunitario sono
dovute alla stimolazione antigenica costante dei virus
infettanti e alla capacità di alcuni di essi di infettare le cellule
immunocompetenti.
I virus possono provocare danno a cellule del sistema
immunocompetente; depressione transitoria dell' immunità
cellula mediata (Rosolia, EBV); deficit immunitario permanente
(HIV); comparsa di antigeni anomali sulla membrana delle
cellule infette; si può avere lisi cellulare perchè le cellule
modificate vengono attaccate dal sistema immunocompetente,
determinando un danno cellulare (esantema rubeolico). Si
possono innescare meccanismi immunopatologici e malattie da
immunocomplessi circolanti (esantema morbilloso).
Schema sulle modalità di trasmissione dei virus
I virus possono essere trasmessi da un individuo all'
altro con diversi meccanismi e modalità
Modalità
Esempi e virus
Transplacentare
in gravidanza,
Rosolia
Perinatale
al parto, HSV, papillomavirus,
HIV, HBV
Neonatale
HBV, HIV
Diretta
contatto
diretto,
rapporto
sessuale, trasfusioni, trapianti,
inoculazione accidentale, graffi,
ecc.
Indiretta
Veicoli
(oggetti,
contaminate)
Tipo di trasmissione
Trasmissione verticale
(da madre a figlio)
Trasmissione orizzontale
HIV,
HCMV,
sostanze
Vettori (insetti o artropodi)
Trasmissione orizzontale di alcuni virus umani
Virus
Patologia provocata
Contatto diretto, trasfusioni,
Herpesvirus
Generalizzata
inoculazione
Retrovirus
Generalizzata
Hepadnavirus
Generalizzata
Rhinovirus
Respiratoria localizzata
Adenovirus
Respiratoria localizzata
Paramyxovirus
Generalizzata
Orthomyxovirus
Generalizzata
Acqua, alimenti, altri veicoli
Enterovirus
Generalizzata
contaminati (via oro-fecale)
Epatite A
Generalizzata
Adenovirus
Enterica localizzata
Rotavirus
Enterica localizzata
Togavirus
Generalizzata
Flavivirus
Generalizzata
Bunyavirus
Generalizzata
Arenavirus
Rhabdovirus
Generalizzata
Localizzta
al
centrale
Via di trasmissione
Respiratoria
Vettori (insetti, artropodi)
Morso di animale
sistema
nervoso
Fly UP