La gioielleria déco - Fondazione Internazionale Menarini
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La gioielleria déco - Fondazione Internazionale Menarini
n° 316 - luglio 2004 © Tutti i diritti sono riservati Fondazione Internazionale Menarini - è vietata la riproduzione anche parziale dei testi e delle fotografie Direttore Responsabile Lucia Aleotti - Redazione, corrispondenza: «Minuti» Via Sette Santi n.1 - 50131 Firenze - www.fondazione-menarini.it La gioielleria déco Audaci, elaborati, freschi e gioiosi; policromia di colori accesi. Gioielli speciali e inconfondibili quelli dell’Art Déco che si sviluppò tra il 1920 e il 1940. E nomi importanti quelli dei suoi creatori: Lalique, Cartier, Van Cleef, Mauboussin, Boucheron, Tiffany, Lacloche, Fouquet, Mellerio che realizzarono creazioni di insuperata qualità, rigore scientifico e spettacolarità. Il ventennio tra le due guerre fu l’epoca del jazz, delle “maschiette” e della macchina: la produzione artistica del momento fu il riflesso di tendenze spensierate e conservatrici a un tempo. Nascono sull’onda di queste istanze i preziosissimi gioielli che oggi leggiamo come memorie, saperi e momenti culturali di primissimo ordine. Nella gioielleria Déco vennero impiegati sia materiali tradizionali e preziosi, come il diamante tagliato soprattutto a baguette, il rubino, l’oro e le perle, sia materiali innovativi come la plastica, il metallo cromato, l’acciaio. Anche il platino, robusto e duttile, impiegato abbondantemente a partire dalla fine del XIX secolo, diventò un materiale da adoperare perché si adattava molto bene alle montature per smeraldi, zaffiri ed altre pietre preziose e cominciò ad essere utilizzato anche per creazioni in cui veniva unito a pietre semipreziose opache come la giada, il corallo e l’onice. In questi anni, i gioielli Cartier: Collier - 1933 più preziosi erano sovraccarichi di diamanti: talvolta montati soli, in masse di una bellezza glaciale, talvolta combinati con altre gemme come nel caso del collier di Cartier in platino e brillanti, rubini e zaffiri. Negli anni Venti e Trenta trionfò una gran varietà di tipologie di gioielli: orecchini che sottolineavano le corte acconciature femminili degli anni ruggenti; bracciali e braccialetti indossati in gran numero sulla parte superiore del braccio nudo; lunghissimi sautoirs di perline - collane a uno o più giri di lunghezza tale da arrivare al disotto del punto vita - che si adattavano agli abiti a vita bassa; pendenti vistosi che ornavano décolletés e schiene nude, ora per la prima volta esibiti; clips a più usi di solito in cop- Cartier: Bracciale a tre fili in corallo, brillanti e onice - 1930 pia, con figure stilizzate, motivi floreali e geometrici, che la signora degli anni Trenta applicava ovunque: dalle scarpe al cappello, dal colletto alla cintura. Le clips peraltro erano l’ornamento perfetto per gli abiti di quegli anni, diritti e cadenti a seguire le forme, interrotti solo da qualche piega o gruppo di pinces ai fianchi o al centro gonna. La gente alla moda fumava e così la gioielleria si arricchì di raffinati portasigarette e accendini in oro, platino o argento, persino di ambra e cristallo con diamanti e pietre colorate, accanto a preziosi vanity cases in oro, con singoli scomparti per i vari accessori: rossetto, cipria, pettine, monete e fazzolettini di pizzo. È’ l’epoca degli orologi che Cartier: Accendino in oro giallo e platino con decorazione in smalti colorati, avorio e brillanti - 1928 pag. 2 si ritrovano in spille, pendenti o bracciali. Dopo tre secoli di dominio degli orologi da tasca, l’orologio da polso conobbe in quei decenni una gloria assoluta. Disegnati da grandi gioiellieri o firmati dai più famosi stilisti, con la loro preziosità indicavano sempre qualcosa di più dell’ora: allora come oggi “descrivevano”, simboleggiavano chi li indossava. Nacque anche l’orologio ermetico: un’ispirazione fresca e allegra dell’orologeria svizzera che rispondeva alle esigenze del nuovo stile di vita degli anni Trenta dove sport e mondanità erano le fonti privilegiate dell’immaginazione. Molteplici tuttavia le fonti di ispirazione dei creatori della gioielleria dell’Art Déco: l’Egitto dei Faraoni, l’Oriente, l’Africa tribale, ma anche il Cubismo e il Futurismo, le macchine e la grafica sino all’architettura: dai templi e le gradinate dei Maya ai grattacieli delle metropoli, loro discendenti. L’iconografia contemplava Cartier: Spilla in platino e onice - 1928 Henri Blanc: Orologio ermetico da borsetta - 1930 però anche immagini di animali veloci ed eleganti come il levriero, la gazzella, il cervo e la pantera, accanto a soggetti modernissimi come automobili e aeroplani. Meno comune la figura umana, che tuttavia ritroviamo in alcuni gioielli accanto a forme geometriche, zig zag e linee pure. Linee che contraddistinguono lo stile Déco, incarnazione dello spirito libero dei tempi. maria siponta de salvia Cartier: Portacipria in stile “cinese” - 1924 Bracciale in platino, brillanti, rubini, onice e turchese con decorazione in stile “egizio” - 1925