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bassa valle bassa valle
In collaborazione con
L’ALTA
FONDAZIONE
CASSA DI RISPARMIO
DI TORTONA
DELLA
BASSA
VALLE
SCRIVIA
Foto: Controluce
PROVINCIA DI ALESSANDRIA
Progetto grafico: Pietro Cordelli_Art Director
QUALITA’
B A S S A V A L L E S C R I V I A.
T U T T A U N ’ A L T A Q U A L I T À’.
BASSA VALLE SCRIVIA
TUTTA UN’ALTA QUALITA’.
Alluvioni Cambio’
Alzano Scrivia
Castelnuovo Scrivia
Guazzora
Isola S. Antonio
Molino dei Torti
Pontecurone
Sale
BASSA VALLE SCRIVIA
L’idea di collegare un territorio che si
adagia sul torrente Scrivia e che ne rappresenta la fase ultima del percorso delle acque ad
un marchio di qualità è sorta per una duplice
ragione: l’elevata qualità delle coltivazioni
e la professionalità degli imprenditori agricoli
occupati. La Bassa Valle Scrivia che comprende i comuni di Alzano Scrivia, Guazzora,
Isola S. Antonio, Molino dei Torti, Castelnuovo
Scrivia e i baricentrici Pontecurone, Sale ed
Alluvioni Cambiò è storicamente un territorio
legato all’imprenditoria agricola e ad una
vasta espansione nelle campagne grazie
soprattutto alla ricchezza dei propri terreni.
L’iniziativa congiunta delle amministrazioni comunali con la Provincia di Alessandria,
la Regione Piemonte ed altri enti partecipati
non vuole essere un’imposizione dall’alto
di un marchio di qualità. Significa, piuttosto,
l’opportunità per gli agricoltori di dare un
valore aggiunto alle proprie produzioni.
Coloro che lo riterranno opportuno, nelle
forme e nei modi che verranno studiati nel
corso dell’anno, potranno chiedere l’utilizzo
del marchio.
Compito delle pubbliche amministrazioni sarà quello di supportare e di veicolare
un’idea di ‘alta qualità’ delle nostre produzioni. Chi ha avuto l’opportunità di cibarsi dei
prodotti della nostra terra sa che l’alta qualità
alla quale si fa riferimento
non è un capriccio
campanilistico.
E’ la traduzione del
lavoro
accurato
che si
svolge
nelle
nostre
campagne,
nell’amore
per il proprio
mestiere, nell’elevata
professionalità degli imprenditori agricoli. In un momento di profonda crisi
del settore, di certezze che vanno scomparendo e di un allontanamento dalle campagne
crediamo sia giusto e doveroso supportare
l’attività con la veicolazione di un marchio
che possa contribuire ad aumentare il ‘peso’
commerciale dei prodotti delle nostre terre.
Giusto, doveroso e, soprattutto, sincero.
SEDANO_A LLUVIONI C AMBIO’
FAGIOLI_A LZANO S CRIVIA
PATATE E SPINACI_CASTELNUOVO SCRIVIA
PATATE_G UAZZORA
MELONE_I SOLA S. A NTONIO
AGLIO_M OLINO
DEI
T ORTI
CIPOLLA_P ONTECURONE
GRISSINI E ZUCCHINE_S ALE
IL SEDANO
ALLUVIONI CAMBIO’
SEDANO.
Famiglia:
Umbelliferae.
Specie: Apium
graveolens L.
Nota specie spontanea della zona
mediterranea già nell’antichità, come testimoniato da citazioni storiche e letterarie tra
cui quella di Omero nell’Odissea, veniva impiegata come
erba medicinale, per incoronare gli atleti e per guarnire le
corone sepolcrali. La sua coltivazione a scopo alimentare
è stata avviata in Italia tra
il 1500 e il 1600. Ortaggio
molto esigente dal punto di
vista idrico, il sedano contiene
un’essenza, la sedanina,
responsabile del tipico aroma.
A
G
O
S
T
O
SAGRA DEL SEDANO
BASSA VALLE SCRIVIA
La Bassa Valle Scrivia è una delle zone
più vocate per la coltivazione del
sedano che predilige terreni di medio impasto, profondi, fertili e freschi, tipici di quest’area di origine alluvionale. Queste condizioni, garantendo
un’elevata qualità del prodotto, hanno
permesso l’inserimento del “Sedano di Alluvioni
Cambiò” nell'elenco dei prodotti agroalimentari
tradizionali del Piemonte. La coltivazione, prati-
cata dalla primavera all’autunno, avviene in
pieno campo utilizzando cultivar di grande pregio a coste di colore bianco o verde caratterizzate, oltre che dall’eccezionale croccantezza,
dall’aroma gradevole e delicato
l’una, più saporito e gustoso
l’altra. Tipicamente
piemontese è l’abbinamento del sedano
alla bagna caöda
al quale viene dedicata
la tradizionale sagra.
In età medioevale sul territorio esisteva Sparvara,
un grosso villaggio con pieve e castello citato nel
Diploma Imperiale del 1311 ed infeudato da
Bianca Maria Visconti nel 1466 agli omonimi
conti il cui casato si estinse nel 1768. Nella storia
di questi luoghi gli eventi alluvionali sono sempre stati un motivo ricorrente con effetto devastante sulla conformazione del territorio. Gli abitanti ebbero però la meglio sulla natura e attorno a poche case in terra e legno, costruite sulla
sponda destra del fiume, sopravvissute ad una
spaventosa piena del 1716, venne eretto l’oratorio dedicato a San Carlo. Con l’avvento di
Napoleone, dopo la
battaglia di Marengo,
la Giunta Esecutiva
del Piemonte, con
decreto del 14 aprile 1801, istituì il Comune delle Alluvioni di Cambiò. Nella prima metà dell’Ottocento, per via della sua collocazione sulla strada del genovesato che metteva in comunicazione
con la Svizzera, il Comune rivestì un’importante
posizione strategica per la riscossione dei pedaggi in quanto le sponde del Po, collegate tra loro
con i traghetti, segnavano il confine tra Francia
e Italia. Nel 1818 al Comune delle Alluvioni
di Cambiò, privato dell’Isola di Sant’Antonio,
fu accorpato il territorio di Grava
che fino a quel momento apparteneva a Bassignana. Personaggio
illustre: Francesco Mensi (Grava
1800 - Alessandria 1888) pittore.
DA VEDERE. La Parrocchiale di
San Carlo. Riedificata a partire
dal 1850 sulle basi di una
preesistente costruzione ad
una sola navata e risalente alla
seconda metà del Settecento.
Facciata e decorazioni interne
sono del 1900. La Gipsoteca
“Giovanni Taverna”, ricca di
una collezione
di gessi e terracotte realizzati
dal valente scultore alluvionese
allievo di Leonardo Bistolfi.
La Parrocchiale di Sant’Anna
a Grava (1787) a croce greca,
con una maestosa cupola;
all’interno un pregevole altare
in marmi policromi, preziose
tele e capitelli di ordine corinzio. Al ‘700 risale il nobile
palazzo Bellingeri che si affaccia sulla piazza della chiesa.
SETTEMBRE
FRAZIONE GRAVA
SAGRA DEL SALAMINO
I FAGIOLI
ALZANO SCRIVIA
FAGIOLO.
Famiglia:
Fabacae. Specie:
Phaseolus vulgaris. Coltivati
in Messico già 7000 anni fa.
Dopo che Cristoforo Colombo
lo scoprì nel suo secondo viaggio a Cuba, gli Spagnoli e
i Portoghesi introdussero il
fagiolo in Europa nel XVI secolo. Famoso è il fagiolo “lingua
di fuoco” di Alzano Scrivia che,
probabilmente per la composizione del terreno in cui viene
coltivato si presenta di colore
rosso vivo ed è un’apprezzata
specialità gastronomica.
L
U
G
L
I
O
SAGRA DEL FAGIOLO
BASSA VALLE SCRIVIA
Alzano Scrivia piccolo centro della Bassa
Valle Scrivia, collocato tra Alessandria, Tortona e Voghera, ha ancora una forte tradizione agricola incentrata nell’orticoltura, in
particolare nella produzione di patate, spinaci, sedano, cavoli e fagioli. Famoso è il fagiolo
“lingua di fuoco” di Alzano Scrivia che, probabilmente per la composizione del terreno in cui viene coltivato (zona golenale del torrente Scrivia)
si presenta di colore rosso vivo ed è un’apprezzata specialità gastronomica. Dai primi anni 80
e sino al 1994 in Alzano Scrivia si svolgeva una
rinomata “Sagra del Fagiolo”; la qualità “lingua
di fuoco” era così conosciuta che, nei cataloghi
delle maggiori ditte fornitrici di sementi, si associava la provenienza: Alzano Scrivia. Da quest’anno, durante la “Sagra dei Fagioli” che viene
riproposta nel mese
di luglio, si potrà
assaporare la
tradizionale e
gustosa pasta
e fagioli.
Il toponimo deriva da “Acianum”, vale a dire
“villa di Atius”, presumibilmente un nobile.
La prima notizia di una località chiamata Alzano
risale al 973 d.C. Nell’atto di vendita datato 18
aprile di quell’anno il prete Roprando acquistò
dal marchese Lamberto quarantacinque corti,
fra cui è menzionata anche la curtis di Accani.
Diversi furono i signori di Alzano, dai Cistercensi
di Lucedio, al comune di Tortona (1127) al vescovo di Tortona Giseprando; dal 1314 al 1447
dominio visconteo, dal 1450 al 1526 dominio
sforzesco, spagnolo dal 1526 al 1568, della
famiglia genovese dei Marini dal 1568; ultimi
signori di Alzano furono i Torti. Fino al 1924
il Comune era denominato solamente Alzano.
Personaggi illustri Giovanni Marcello Zampolini
(1888 Alzano Scrivia - 1948 Lima) pittore
che ottenne successi in tutto il mondo
ed in particolare in America.
Pier Felice Balduzzi
(1832 Alzano
Scrivia-1894
Alessandria)
classicista,
letterato
e poeta.
DA VEDERE.
La Chiesa della Natività di
Maria. Edificata a partire
dal 1846 sulle fondamenta
dell’edificio preesistente, l’antica chiesa di cui si fa menzione nel 1127. Di forme neoclassiche, presenta, all’interno,
quattro tele seicentesche di
autore sconosciuto, rappresentanti San Sebastiano, Santa
Caterina da Siena, Sant’Antonio
da Padova e San Gerolamo.
Sulla facciata una riproduzione
della Natività, opera bronzea
del vogherese Casati.
PATATE E SPINACI
CASTELNUOVO SCRIVIA
PATATE.
Famiglia:
Solanaceae.
Specie: Solanum tuberosum.
Originaria dell’America latina, dove veniva
coltivata dagli Incas e dagli
Aztechi. Introdotta in Europa
nel Cinquecento il suo nome
attuale deriva dalla parola
caraibica “batata”, che indica
la patata dolce.
SPINACI. Famiglia: Chenopodiacee. Specie: Spinacio oleracea.
Provenienti dall’Asia sudoccidentale e introdotti in Europa
attorno al 1100 durante le crociate o dai maomettani durante
le loro invasioni, gli spinaci
sono tra i prodotti ortofrutticoli
più diffusi nel mondo.
O T T O B R E
SAGRA DELLE SAGRE
BASSA VALLE SCRIVIA
I primi insediamenti nel nostro territo
rio sono di epoca romana, attestate
dalle tracce di centuriazione e dai
molti reperti rinvenuti nelle zone di
San Damiano, Bovera, Goide, Ova
e Cadè. Il nucleo abitato sorse intorno
al 370 d.C. ad opera degli Alemanni e soprattutto nel 500 per opera degli Ostrogoti di Teodorico,
potenziato successivamente nel 722 dal re longobardo Liutprando. Le vicende più note si riferiscono al medioevo quando Castelnuovo, di parte Ghibellina, fu alleato di Federico Barbarossa e partecipò alla distruzione di Tortona (1155) ottenendo
in cambio opere pubbliche, immunità e privilegi,
tra i quali il diritto di collocare sulla torre la bandiera comunale e di avere l’esclusiva del mercato del gualdo (erba utilizzata per tingere le stoffe di colore
turchino).
Dopo un breve periodo come libero comune
divenne feudo del ducato di Milano e tra i feudatari va ricordato Borso d’Este che nel periodo
1443-1445 diede impulso alle attività economiche e culturali. In tale epoca Castelnuovo divenne
un centro di grande importanza ed assai ricco,
testimoniato dalle ampie case costruite in quel
periodo di cui rimane traccia evidente. Tra gli
uomini illustri, il più noto è senz’altro Matteo
Bandello (1484-1561) celebre per le sue novelle. Ad una di queste si ispirò Shakespeare per la
sua celebre “Giulietta e Romeo”. A Castelnuovo
la lunga serie di iniziative è aperta a marzo con
la festa di San Giuseppe; segue San Desiderio, il
23 maggio, è l’occasione per la rievocazione
storica che negli ultimi anni riscuote un vasto
consenso. Evento clou è lo spettacolo pirotecnico
aereo, il lunedì dopo la quarta domenica d’agosto: una tradizione secolare grazie alla famiglia
castelnovese dei Beltrame, artigiani pirotecnici
di inizio novecento. Al fitto calendario si vanno
ad aggiungere le manifestazioni
annuali organizzate dal
Centro Studi Bandello,
che ha sede a
Castelnuovo
Scrivia.
DA VEDERE. La Chiesa
Parrocchiale dei SS. Pietro e
Paolo, romanica del secolo XII,
restaurata nel XVI secolo e a
fine1800. Il Palazzo Pretorio
(Castello dei Torriani e dei
Bandello) del XIV secolo,
con porticato ogivale, bifore,
balconcino e con l’antica torre
merlata alta 39 metri.
La Chiesa di Sant’Ignazio,
secentesca, con attiguo il collegio e la Chiesa di San Rocco.
Palazzo Centurione, esempio
di architettura genovese
del XVII secolo, ora sede del
Municipio. Sulla strada per
Molino dei Torti, il grande
Arco secentesco, una delle
cinque porte che consentivano
il passaggio attraverso
la cinta muraria.
LE PATATE
GUAZZORA
PATATE. Famiglia: Solanaceae.
Specie: Solanum tuberosum.
Originaria dell’America latina,
in particolare del Perù, Bolivia
e Messico. La sua coltivazione si
fa risalire alla civiltà degli Incas
e degli Aztechi. Venne introdotta
in Europa nel Cinquecento e per
alcuni decenni fu considerata
come pianta ornamentale. Il suo
nome attuale deriva da “batata”,
parola caraibica che denota a
patata dolce.
A
G
O
S
T
O
S A G R A D E L L A PATATA
BASSA VALLE SCRIVIA
La coltivazione della patata a Guazzora risale all’inizio del secolo, la produzione è di 20.000 q.li
l’anno circa ed è estesa su una superficie di 50
ettari. Diversi sono i tempi di semina e raccolta
durante l’anno delle diverse varietà coltiva
te, tutte con un uso specifico nelle prepara
zioni culinarie. Nell’area vengono coltivati anche vari ortaggi, meloni e angurie, barbabietole
da zucchero, mais e grano. Ogni anno dopo ferragosto, in concomitanza con la ricorrenza religiosa della Madonna Assunta, viene organizzata la
“Sagra della Patata” con la degustazione di “Gnocchi di patate” e dei piatti tipici della Bassa Valle
Scrivia. Contemporaneamente ha luogo la Corsa
Ciclistica “Trofeo Bassa Valle Scrivia”. Gara che risale agli anni del Primo Giro d’Italia e annovera
tra i partecipanti illustri
campioni del
presente e del passato,
come Fausto Coppi,
a cui è dedicato
un monumento
sito nell’omonima piazza.
Nel XII sec. il paese era detto Guadatorium per la
presenza di un servizio di traghetto. Nel corso del
XII sec. si parla di una Curte Guazzatoria. I primi
insediamenti sorsero tra il XII e il XIII sec.; sin
dal 1100 si stabilì a Guadatorium una famiglia
nobiliare, i Curti o de Corte: ai quali nel 1314,
Matteo Visconti affidò il castello di Montemerlo,
per assicurarsi il passaggio del Po. Nel 1412 il
conte di Pavia decise di conferire ai nobili della
Guazzatoria l’immunità, l’imperio sui sudditi e
la possibilità di eleggere un podestà per l’amministrazione della giustizia. Guazzora, si legge in una
visita pastorale anteriore al 1606, non era cintata
da mura ma difesa da un Castello. A partire dal
1644 i Corti riuscirono ad ottenere dal Comune
di Pavia un particolare previlegio al fine di
ampliare i loro possessi. Nel 1667 Carlo Conti
decise di lasciare la sua parte del feudo, il
Cassinone, al Vescovo
di Tortona,
e anche
Aureliano
Beccaria
fece
altrettanto
cedendolo
ai padri
Barnabiti.
Nel XVIII sec.
Guazzora divenne
feudo dei nobili Biglia.
DA VEDERE.
La Chiesa dell’ Assunta.
Parrocchiale. Già cappella dei
padri barnabiti. All’interno un
pregevole organo di fabbricazione “Mentasti” del 1850 da
poco restaurato ed utilizzato
per concerti; un’ altare barocco
di stile genovese e una statua
in rame sbalzato della Vergine
risalente alla metà del XIX sec.
Inoltre il “Cassinone”, villa
Settecentesca già residenza
estiva del Vescovo di
Tortona.
IL MELONE
ISOLA S.ANTONIO
MELONE. Famiglia: Cucurbitacee.
Specie: Cucumis melo. Pianta
erbacea originaria dell’Asia
Tropicale e dell’Africa, è costituita da un
fusto
strisciante
e fiori di colore giallo. Il frutto della pianta
ha polpa farinosa, succosa e
zuccherina, molto profumata
di colore giallo, bianco o verdastro. Alcuni dipinti trovati
ad Ercolano testimoniano che
l’introduzione di questa coltura
in Italia risale all’era cristiana.
Plinio il Vecchio racconta che
piacevano moltissimo all’Imperatore Tiberio. Sarebbe stato
re Carlo VIII a diffonderlo in
Francia.
L
U
G
L
I
O
SAGRA DEL MELONE
BASSA VALLE SCRIVIA
Le prime piantagioni di melone risalgono al
1950 e la loro produzione è legata alla tradizione tramandata di padre in figlio.
La produzione si aggira dai 400 ai
500 q.li per ettaro. Nel territorio
di Isola Sant’Antonio, il melone
viene coltivato in serra e a pieno campo,
con raccolta da inizio luglio a metà settembre, in
un’area caratterizzata da un terreno adatto a produrre ortaggi pregiati. Altre coltivazioni di Isola
Sant’Antonio sono: angurie, spinaci, cavoli-verze,
zucchine, pomodori, insalata, zucche, peperoni.
A tavola il melone è presente come antipasto,
come dessert e come ingrediente per macedonie.
Con i meloni si possono ottenere marmellate, mostarda, sottaceti. Durante la classica “Sagra del
Melone”, a soddisfare i palati più raffinati, viene
servito: Gelato al
melone, Prosciutto
crudo e melone,
Melone al moscato
e Risotto al melone.
Il nome di Isola Sant’Antonio deriva dal fatto
che fino ad un secolo fa, il territorio era circondato dalle acque del Po, del Tanaro e dello
Scrivia. Anticamente era un aggregato di isole
attraversate dai canali che ad ogni inondazione
devastavano il territorio intorno. L’isola principale fu detta di S. Antonio poichè esisteva una
cappella dedicata al Santo. In questa isola c’erano tre frazioni: Inferno, Purgatorio e Paradiso.
Nei documenti antichi fino alla metà del 1200
(e ancora oggi) Isola Sant’Antonio è comunemente chiamata Inferno. Si crede che questo nome sia stato dato a questa zona perché abitata
da banditi detta “gente d’inferno”. Probabile
l’origine del nome nella natura del terreno in
quei tempi paludoso e selvaggio; così come si
usa chiamare inferno certe località pericolose e
tetre. La consacrazione definitiva del nome di
Isola Sant’Antonio si ebbe nel 1818, quando il
territorio fu eretto a Comune. Il primo nucleo di
popolazione stabile, risale al 1545 ed era rappresentato da contadini che si insediarono nell’isola
con lo scopo di coltivare e migliorare la superficie. Tra la frazione
Inferno e il
Purgatorio si
trovava (e si
trova) il campo del Diavolo.
Il purgatorio
fu interamente
distrutto dal Po
e gli abitanti si
trasferirono in
una zona che si
chiamò Brusa Vecchia.
DA VEDERE.
La chiesa di Sant’Antonio
da Padova. Parrocchiale,
edificata nel 1819, il campanile è del 1827, l’orologio venne
aggiunto nel 1838. Fu eretta
in Parrocchia nel 1829.
Il Centro Ricreativo Turistico
Isolabella.
Le Cappelle votive.
L’AGLIO
MOLINO DEI TORTI
AGLIO.
Famiglia:
Liliaceae.
Specie: Allium
sativum. E’ una specie antichissima che
non ha subìto grandi
modificazioni nelle odierne coltivazioni. Citato per
la prima volta da un erborista
cinese vissuto circa 4.000 anni
a.C. Pianta erbacea perenne,
con foglie piatte e sottili, che
raggiunge un’altezza di 30 cm.
circa i cui bulbi sono composti
da 8 a 15 spicchi. Contiene un
olio essenziale responsabile dell’aroma tipico, in cui è contenuta l’allina, che una volta esposta all’aria si trasforma in allicina, e quest’ultima in disolfuro
di allile, un composto con azione antibatterica e antimicotica.
S E T T E M B R E
S A G R A D E L L’ A G L I O
BASSA VALLE SCRIVIA
L’aglio di Molino dei Torti è annoverato tra i prodotti Agroalimentari Tradizionali della Regione
Piemonte, poiché i produttori di Molino non
hanno mai abbandonato le tecniche tradizionali e, nel corso degli anni, il loro
prodotto si è guadagnato un posto
di rilievo sul palcoscenico nazionale.
Le tecniche di coltivazione prevedono
ancora oggi l’esercizio manuale di buona parte delle operazioni colturali che
lo rendono unico sia nelle dimensioni del
bulbo che nella colorazione particolarmente bianca della pelle. L’economia agricola di Molino dei
Torti, in virtù delle caratteristiche geomorfologiche
del territorio composto prevalentemente da depositi alluvionali e da suoli calcarei, privi di limitazioni e quindi adatti ad un’ampia scelta di colture
agrarie, è fortemente orientata alle produzioni orticole quali: aglio, cipolle, patate, piselli e sedani
così come la bietola da zucchero, i cereali vernini
(frumento, orzo) e i cereali estivi (mais). A tavola, unito ad olio e peperoncino dona ai primi
piatti un sapore unico ed inconfondibile.
Molino dei Torti si trova a pochi chilometri da
Castelnuovo Scrivia, sulla riva destra del fiume
Scrivia, in prossimità della confluenza di quest’ultimo con il Po. Di Rotta si hanno notizie a
partire dal 410 quando Alarico passò con il suo
esercito per la bassa valle Scrivia lasciando un
nutrito presidio a difesa del guado del Po. La
parrocchia era dedicata a San Michele e constava di 190 anime. Le famiglie più importanti di
Rotta dei Torti furono quelle dei Galli e dei Torti.
Borso d’Este, nel 1443, conferma la sudditanza
di Molino de’ Torti a Castelnuovo che dura fino
al 1664, quando la comunità ottenne l’indipen-
denza, che durò pochissimi anni. Solo nel 1788
ottenne l’autonomia comunale. L’ubicazione originaria dell’agglomerato era molto più vicino al
Po, dal quale fu eroso. Si decise così di spostare
le abitazioni nel sito attuale. Alcune fonti parlano di un castello: probabilmente di Montemerso
o Montemerlo, costruito per volere di Federico II
nel 1220 ed in seguito restaurato da Matteo
Visconti. La vita di Molino e quella del castello tuttavia
si sono svolte in
maniera
del tutto
indipendente.
DA VEDERE. La Parrocchia
viene edificata nel 1585.
La Chiesa attuale sorge
sull’area dell’antico oratorio
di San Francesco e venne
costruita all’inizio del secolo
scorso. Il Campanile è del
1928. All’interno è presente
un imponente altare in marmi
policromi; la facciata presenta
un mosaico raffigurante
la Madonna del Rosario.
LE CIPOLLE
PONTECURONE
CIPOLLA. Famiglia:
Liliaceae. Specie:
Allium cepa.
Il nome del
genere Allium
deriva dal celtico “ALL ” che
significa caldo, che brucia;
“CEPA” dal latino caput, perché è la più importante tra le
“capitate”, provvista cioè di
bulbo che volgarmente viene
ancora oggi chiamato capo o
testa (testa d’aglio, di cipolla).
Originaria dell’Asia, coltivata
in Babilonia, apprezzata da
Romani, Egizi e Greci, oggi
è diffusa e coltivata in tutto
il mondo. Pianta biennale
(annuale nelle colture), con
bulbo semplice e foglie fistolose. E’una pianta che richiede
buona fertilità del suolo e
clima temperato.
S E T T E M B R E
SAGRA DELLA CIPOLLA
BASSA VALLE SCRIVIA
A Pontecurone si è cominciato a
coltivare la cipolla nel lontano
1948 dalla Cascina Salvadora
dei Signori Stringa, fino agli
anni ’70 riprendendo la produzione
intorno agli anni 1977/78 fino ad oggi e coltivando il bulbo in poco più di 10 ettari di terreno;
negli anni ’80 i F.lli Ricotti hanno iniziato la
coltivazione di tale bulbo incrementando di anno
in anno la produzione. Nell’anno 2000 ne sono
state prodotte più di 25.000 q.li. A Pontecurone
la cipolla ha trovato terreno fertile poichè il suolo è di medio impasto idoneo alla coltivazione di
tale ortaggio. Altre colture orticole presenti a
Pontecurone sono il pomodoro da industria, il
pisello proteico, la patata. Durante la ”Sagra
della Cipolla”, la zuppa di cipolle rappresenta
il matrimonio perfetto tra questo ortaggio e la
buona tavola legata
alle tradizioni del
territorio.
Il nome deriva dal latino pons Coronis o pontis
Coronis, con riferimento evidente al ponte sul torrente Curone. Gli scavi archeologici hanno portato
alla luce resti risalenti al neolitico. Le prime popolazioni che iniziarono a stabilirsi nella zona furono alcuni gruppi di liguri e gallo-boi. Alla fine
del II sec. a.C. Roma estese su tutto il territorio di
Pontecurone il proprio dominio. Pochi anni prima
del Mille, e più precisamente nel 962, Ottone I
donò al monastero pavese di San Pietro in Ciel
d’Oro alcuni possedimenti, tra i quali anche la
località Pontem Coironum. In seguito Pontecurone
ospitò per un certo periodo Federico I Barbarossa
(1154). Nel corso del Trecento il borgo venne fortificato dai Visconti e nel
1482 entrò a far parte
dei territori degli Sforza,
per poi passare dopo sotto
il controllo di Giacomo
Medici. Gli ultimi feudatari
furono gli Spinola di Los
Balbassos. Il feudo di Pontecurone fu quindi venduto nel 1668. Da questo
momento in poi la storia di Pontecurone
segue quella del territorio circostante: il periodo
Napoleonico, la celebre battaglia di Marengo nel
1800, e le guerre risorgimentali poi. Il 23 Giugno
del 1872 nacque a Pontecurone San Luigi Orione,
mentre sette anni più tardi furono edificati
per volere di Giacomo Bossi l’ospedale, a
lui intitolato, ed il campanile. Nel 1915,
l’inaugurazione di una seconda
fornace,
testimonia
lo sviluppo industriale. Nel 1930 venne
edificato il monumento
in onore dei caduti
della Grande guerra.
DA VEDERE. Oltre alla casa
natale di San Luigi Orione,
la Pieve di Santa Maria
Assunta. Edificata prima dell’anno Mille, dotata di quattro
canonicati e tre cappellanie,
eretta dall’arciprete Don Matteo Torello. La Chiesa di San
Giovanni, con tre cappellanie,
eretta da Simone Passalacqua.
L’oratorio di San Francesco, risalente al XVI sec., restaurato
recentemente e contenente alcune opere tra cui una deposizione attribuita al Fiamminghino. La torre Trecentesca eretta
al centro del paese è facente
parte dell’antico palazzo
comunale. Nell’attuale palazzo
comunale sono conservate
alcune pregevoli tele di Giovan
Battista Carlone
(XVII-XVIII sec.)
GRISSINI E ZUCCHINE
SALE
ZUCCHINE. Famiglia:
Cucurbitacee. Specie:
Cucurbita pepo. Coltivata già da qualche
millennio a.C., nell’America meridionale, venne
importata in Europa
solo dopo la scoperta
dell’America. I Romani consumavano
una cucurbita che oggi viene
chiamata Lagenaria vulgaris,
simile alla zucchina, sostituita
in seguito dalle zucche e zucchi-
Nelle Bassa Valle Scrivia la coltivazione
delle zucchine riveste una discreta importanza dal momento che, in queste zone, la
pianta trova le condizioni climatiche ideali
per dare produzioni qualitativamente ed eco
nomicamente interessanti, sia in estese colti
vazioni di pien’aria, sia in orti a conduzione
familiare. Anche i fiori delle zucchine, detti
fiori di zucca, che crescono sulla sommità del
vegetale, sono molto apprezzati, nelle frittate o
ripieni e fritti. Da ricordare anche i tradizionali
GRISSINI di Santo Stefano, fatti a mano, per i
quali è in corso il riconoscimento a prodotto tipico
ne provenienti dalle Americhe.
e i classici BACI DI DAMA. Le origini di Sale risalgono al III-IV secolo dopo Cristo. Nel 490 i Goti
si stabilizzarono in questi luoghi molto acquitrinosi dove vi costruirono una fortezza. Nella zona si
trovavano già tre tribù denominate in seguito le
“Tre Sale” dal termine “sail” della lingua gotica
che significa “dimora”. Le Sale, indipendenti l’una
dall’altra, vivevano attorno alle loro chiese:
S.Siro, S. Giovanni
e S. Calocero.
M A G G I
G I U G N
O
O
SAGRA DELLA LASAGNA
BASSA VALLE SCRIVIA
Quando nel 553 Narsete, generale dell’impero di
Bisanzio sconfisse l’ultimo esercito dei Goti il recinto fortificato rimase per lungo tempo disabitato
finché le genti delle “tre sale” lo occuparono e
vi posero la loro dimora. Di quell’epoca rimane
una torre di vedetta, l’attuale campanile di
S. Calocero. Dal 600 al 1000 gli abitanti delle
Sale si trasferirono nel recinto fortificato, sorse
così l’Oppidum Salarum. Il 24 giugno 1165 nella
chiesa di Santa Maria e San Siro si riunirono i
delegati dei pavesi e quelli dei tortonesi che firmarono la pace riconoscendo la supremazia di
Pavia, alleata di Federico Barbarossa. Sale rimase ai Pavesi finchè non passò sotto la signoria dei
Visconti, nel 1363. In seguito passò a Francesco
Bussone, conte di Carmagnola quindi ai Visconti
e agli Sforza. Dopo la vittoriosa conquista francese del ducato di Milano, il re Luigi XII investiva
Sale al Cardinale D’Ambroise, che nel 1500 lo
vendeva al pavese Bergonzio Botta, i cui eredi
nel 1549 lo cederanno a Costanzo D’Adda di
Milano. Dal 1535 al 1714 Sale fece parte del
principato di Pavia. Dopo la pace di Aquisgrana
nel 1748 passò definitivamente con l’Oltrepò
pavese, sotto il dominio Sabaudo. Sale rimase
nella provincia di Voghera fino al
1818, quindi aggregata
alla provincia di
Tortona.
DA VEDERE. La chiesa di San
Giovanni già ricordata per la
prima volta nel 1009, in tardo
stile gotico come il campanile
in stile gotico e risalente al
1400. All’interno sono presenti
affreschi del pittore Francesco
Mensi eseguiti nel 1856.
La chiesa di S. Maria e S. Siro
risalente ai sec. XI-XII in stile
gotico lombardo. La chiesa di
S. Calocero edificata nel 1928
sulla preesistente facciata
romanica rivestita di mattoni.
Il Campanile è la costruzione
più antica del paese ed è
in stile romanico.
L’ALTA QUALITA’
DELLA BASSA VALLE SCRIVIA
Il progetto che vede
protagonisti tutti i comuni della
Bassa Valle Scrivia con la Provincia di Alessandria e il concorso
della Regione Piemonte vuole
essere un valido strumento
a disposizione di chi si occupa
del settore primario, l’agricoltura.
Se è vero che la produzione
orticola nella nostra zona ha un
carattere di eccellenza per l’elevata professionalità degli imprenditori agricoli e per la ricchezza naturale dei terreni, è altrettanto vero
che il confronto con un mercato
sempre più difficile e condizionato
dagli apporti esterni debba
passare attraverso la qualità
di ciò che si offre ai consumatori.
BASSA VALLE SCRIVIA
Intorno all’ idea di “Alta
Qualità” ha preso corpo questa
esperienza che intende supportare
gli agricoltori e con loro tutti
i cittadini che si avvicinano alla
Bassa Valle Scrivia attraverso
il consumo dei prodotti e per
gli itinerari turistici. E quindi
il nascere di iniziative spontanee
e la veicolazione del marchio
che sarà consegnato nell’anno
2006 al mercato, agli agricoltori
e ai consumatori.
PER INFORMAZIONI.
Comune di Alluvioni Cambio’
Tel. (+39) 0131 848121
Fax (+39) 0131 848237
mail: [email protected]
Comune di Alzano Scrivia
Tel. (+39) 0131 854382
Fax (+39) 0131 854382
mail: [email protected]
Comune di Castelnuovo Scrivia
Tel. (+39) 0131 826125
info: 800 373973
Fax (+39) 0131 823088
mail: [email protected]
Comune di Guazzora
Tel. (+39) 0131 857149
Fax (+39) 0131 857329
mail: [email protected]
BASSA
VALLE SCRIVIA .
TUTTA
UN’ALTA
QUALITA’.
Comune di Isola S. Antonio
Tel. (+39) 0131 857121
Fax. (+39) 0131 857475
mail: [email protected] [email protected]
Comune di Molino dei Torti
Tel. (+39) 0131 854361
Fax. (+39) 0131 854379
mail: [email protected]
Comune di Pontecurone
Tel. (+39) 0131 885211
Fax (+39) 0131 885217
mail: [email protected]
Comune di Sale
Tel. (+39) 0131 84178
Fax (+39) 0131 828288
mail: [email protected]
NOVARA
MILANO
COME RAGGIUNGERE LA
BASSA VALLE SCRIVIA.
ISOLA
S. ANTONIO
MOLINO
DEI TORTI
ALLUVIONI
CAMBIO’
PIACENZA
GUAZZORA
ALZANO S.
SALE
CASTELNUOVO S.
© Istituto Geografico De Agostini 2005
Basi cartografiche a cura e per concessione dell’ Istituto Geografico De Agostini
TORINO
PONTECURONE
VENTIMIGLIA
GENOVA
La Bassa Valle Scrivia dista
25 km da Alessandria,
75 km da Genova, 60 km
da Milano, 48 km da Pavia,
70 km da Piacenza, 57 km
da Asti e 115 km da Torino.
E’ facilmente raggiungibile
grazie all’importante nodo
autostradale che si è formato nella sue vicinanze,
tra la A7 (Milano-Genova),
la A21 (Torino-Piacenza).
A Castelnuovo Scrivia è presente il casello autostradale
sulla A7. Verso la Bassa
Valle Scrivia convergono, e
ne attraversano il territorio,
la S.S. n. 10 (che collega
Torino a Piacenza) e
la S.S. n. 35 (da Milano
a Genova) mentre la
S.S. 211 la unisce a Novara.
Gli aeroporti più vicini sono
quelli di Genova, Milano
Linate e Malpensa tutti nel
raggio di 100 km; qualche
km in più per Torino
Caselle. Via ferrovia è raggiungibile da Tortona
e da Voghera, dove si
intersecano due importanti
linee ferroviarie nazionali:
la Bologna-Torino e la
Genova-Milano. La stazione ferroviaria più vicina
è quella di Pontecurone.
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