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Ma è veramente quanto ci ha chiesto l`Europa?
ancAperta Periodico della Banca del Cilento e Lucania Sud Filiale del mese: Francavilla in Sinni 7 Socio del mese: Giancarlo Sergio 8 Anno V - numero 2 - Febbraio 2016 http://www.bcccilentoelucaniasud.it Grande Lucania: una Fondazione per lo sviluppo 10 Comunicazione: il nuovo portale della BCC 15 La riforma del Credito Cooperativo varata dal Governo Ma è veramente quanto ci ha chiesto l’Europa? Il punto del Presidente Francesco Castiello Due riforme per la nostra BCC, protagonista del progetto unitario della categoria I- All’adunanza del Consiglio dei Ministri del 10 febbraio scorso ha assunto definitiva consistenza il nuovo assetto del Credito Cooperativo. Ci sarà una sola Capogruppo, frutto della fusione di ICCREA holding e di Cassa Centrale, cui aderirà la maggior parte delle BCC. La società Capogruppo, che sarà partecipata per la maggioranza del capitale dalle BCC, è chiamata ad esercitare su di esse ampi controlli e ad impartire indirizzi strategici. L’autonomia delle BCC integrate nel Gruppo è direttamente proporzionale segue a pag. 2 Il punto del Direttore Generale Ciro Solimeno Il decreto legge approvato rischia di creare un vulnus nel mondo della cooperazione Terza fase del credito italiano? A giudicare dal lungo e articolato dibattito sull’autoriforma del credito cooperativo e sul decreto legge approvato a metà febbraio dal Governo, sembra proprio che bisogna rispondere in Bilancio 2015: continua il trend modo affermativo a questo quesito. In Europa, dopo la fase di nascita del sistema di credito cooperativo, alla fine del XIX secolo, il modello si perfeziona nel corso del Novecento, sino a raggiungere un sostanziale assetto positivo per la Banca del Cilento e istituzionale con la Legge Bancaria del ’93. Il fermento di quest’ultimo anno sull’autoregolamentazione e la successiva approvazione del decreto legge in queste settimane, segna una sorta di nuovo corso del sistema della Lucania Sud cooperazione di credito italiano. “Effettivamente si possono individuare tre fasi” afferma il direttore generale della Banca del Cilento e Lucania Sud, dottor Ciro Solimano. “C’è la fase iniziale” continua il direttore SolimePositivo il bilancio della Banca del Cilento e Lucania Sud no “quella voluta dai padri fondatori, quella di Raiffeisen, ma anche quella di Leone XIII con la Rerum Novarum approvato dal CdA nell’ultima riunione; continua il trend da cui nacque la Cassa Rurale di Loreggio che in Italia, fa sorgere le Casse positivo del risultato economico e si consolida il fondo rurali vicine alle parrocchie ed alla cooperazione sociale minore, per rispon- Dai dubbi di costitupatrimoniale confermando che l’istituto di credito ha queldere alle esigenze del popolo e delle piccole società artigiane ed economiche. la solidità tale da permettergli di affrontare il progetto di zionalità sulla “way Nasce, in questo periodo, il mondo della cooperazione cattolico e socialista. Ad concentrazione in tutta tranquillità in corso con la Bcc di onor del vero, per onestà intelletuale, bisogna riconoscere che anche durante out” all’aumento Sassano. A parlarci di questo nuovo risultato è il direttore il Ventennio, si riscontra rispetto per la cooperazione in generale e per quella delle quote di partecigenerale, dottor Ciro Solimeno. “Il Consiglio di Amminidi credito cooperativo in particolare, rispetto e riconoscimento che trovano pazione, dalla contenstrazione della nostra banca ha, in effetti, definito, le poste riscontro nella Legge bancaria del 1936. di bilancio e con esse sia il risultato economico che quello dibilità dei patrimoni Cosa succede con la Legge del 1993? patrimoniale, nonché i cosiddetti fondi alla privatizzazione segue a pag. 3 La normativa del ’93 ha trasformato le istituzioni creditizie sociali, cioè le ex propri.” Afferma il direttore Solimeno. CRA, Casse Rurali ed Artigiane, in vere e proprie banche ancorché mantenen- dei fondi. Il credito done la caratteristica di banca del territorio finalizzata all’assistenza creditizia cooperativo reggerà sociale di base. Questa normativa, di conseguenza, ha comportato una grossa modifica delle ex CRA trasformandole in Bcc che hanno all’urto della riforassunto la caratteristica di banche universali. In sostanza, tali istituti, dal ’93 in poi, possono effettuare tutte le operazioni bancarie come ma emanata col DL qualsiasi altro istituto di altro tipo. Ritornando alla prospettiva storica, possiamo quindi affermare che la Legge del ‘36 era quella della 18/2016? specializzazione bancaria e divideva gli istituti a breve, a medio e a lungo termine, istituti a carattere sociale, casse di risparmio, popolari e BCC. La legge del ‘93 ha rappresentato, invece, la normativa della despecializzazione del sistema bancario, sulla base del principio in base al quale anche le BCC sono banche e possono effettuare tutte le operazioni degli altri istituti di credito, ovviamente nella misura in cui vi è la forza e la capacità interna di poter affrontare il mercato e, naturalmente, sotto il controllo della Banca d’Italia. Con le nuove normative economiche e bancarie europee che hanno comportato l’istituzione di regole uniche del sistema bancario europeo è nata la necessità di rafforzare i sistemi bancari degli stati Membri tra cui l’Italia e, nell’ambito di ciò, nella cooperazione di credito italiana. Quali sono i sistemi di credito cooperativo esistenti attualmente in Europa? In Europa ci sono diversi modelli. C’è il modello francese, il Crèdit Agricole, dove esiste una banca capogruppo in un sistema verticale: le banche segue alle pagg. 4 e 5 Il punto del Presidente Francesco Castiello Il punto del Direttore Generale Ciro Solimeno La nostra banca non si limiterà a sottoscrivere il contratto di coesione, ma sarà protagonista del progetto unitario della categoria con apporto di idee, proposte e iniziative Un ottimo risultato che permette di affrontare con tranquillità la fusione con la BCC di Sassano Le due riforme della nostra banca di credito cooperativo segue dalla prima alla virtuosità nella gestione. Meglio la singola BCC è amministrata e più i conti sono in ordine, meno pervasivi e condizionanti saranno le interferenze e i controlli della holding, che possono plasticamente definirsi “a geometria variabile”. L’integrazione delle BCC con la Capogruppo e i relativi rapporti restano regolati da un patto di coesione, che prevede la garanzia in solido delle obbligazioni assunte dalla Capogruppo medesima e dalle singole BCC aderenti. Tenuto conto del fatto che la dotazione complessiva è di circa 20 miliardi di euro, si può ben dire che il Gruppo delle Banche di Credito Cooperativo è il più patrimonializzato in Italia. Poiché il patrimonio costituisce la “polizza di assicurazione” dei depositanti, ne consegue continua dalla prima che la clientela delle BCC è quella che sarà meglio garantita. In definitiva, col nuovo assetto, esse divengono le banche più sicure del sistema e la sicurezza, di questi tempi, è il marchio di qualità più apprezzato. II- Il riassetto della categoria si accompagna, inevitabilmente, all’accelerazione delle concentrazioni. Queste, da tempo in atto, vedranno accentuati fortemente i ritmi e ridotti i tempi. I risparmiatori cercano, oggi, sicurezza ed efficienza e queste non possono essere garantite se non da banche che abbiano raggiunto una certa consistenza. Il Ministro dell’economia Padoan, proprio in concomitanza con la seduta del Consiglio dei Ministri che ha approvato l’autoriforma della categoria, ha preci- sato che, come effetto unitario, la concentrazione è un processo tanto sicuro quanto irreversibile. III- La nostra banca non si limiterà a sottoscrivere il contratto di coesione e a integrarsi nel Gruppo che, secondo le previsioni, si costituirà entro la fine dell’anno, ma sarà protagonista del progetto unitario della categoria con apporto di idee, proposte e iniziative In questa prospettiva la nostra banca si vede impegnata a rafforzare e migliorare l’aspetto organizzativo nella consapevolezza che è giunto il tempo della “grande trasformazione”, incentrata sulle due riforme: quella della integrazione nel Gruppo delle BCC con la sottoscrizione del patto di coesione e quella di una stretta collaborazione con altre BCC operanti in aree contigue che condividano il disegno unitario complessivo, tanto da poter finanche confluire in una grande Banca di Credito Cooperativo, ben patrimonializzata ed organizzata, come tale in grado di salvaguardare la propria autonomia nei confronti della Capogruppo e di assolvere più efficacemente il ruolo di banca di sviluppo delle economie locali, nel rispetto dei valori della mutualità e dell’assenza di fini di speculazione privata, in conformità al modello cooperativo voluto e tutelato dall’articolo 45 della Costituzione. Rimane, però, forte la preoccupazione per alcuni aspetti del decreto che tendono a indebolire la coerenza cooperativa 2 miliardo; la definizione di “patti di coesione” atti a regolare, secondo un principio di meritevolezza, il rapporto tra BCC e Gruppo Bancario Cooperativo. In attesa di conoscere compiutamente l’articolato del provvedimento, preoccupazioni vengono però espresse riguardo alla possibilità di consentire, alle BCC oltre una certa soglia patrimoniale, la cessione dell’attività bancaria ad una Spa con un affrancamento delle riserve indivisibili. Una previsione, secondo Federcasse, che va nel senso contrario rispetto a quello ufficialmente perseguito, in quanto favorisce la frammentazione bancaria e finisce con lo scoraggiare il fare banca con finalità mutualistiche, indebolendo di fatto la “coerenza cooperativa” dell’intero sistema. Oggi l’ordinamento cooperativo – ricorda Federcasse - difeso nei decenni da diversi attacchi politici, prevede che, nel caso di trasformazione di una cooperativa in Spa o altra forma societaria, le riserve indivisibili e intangibili - anche in ragione della specifica disciplina fiscale che ne regola l’accumulazione - debbano essere devolute a finalità di interesse pubblico nel rispetto dell’articolo 45 della Costituzione che “riconosce la funzione sociale della cooperazione a carattere di mutualità e senza fini di speculazione privata”. Si teme, inoltre, che il provvedimento non tenga conto delle specificità del sistema delle Casse Raiffeisen altoatesine, riconosciute e tutelate nella proposta del Credito Cooperativo. Secondo il presidente di Federcasse Alessandro Azzi, “il provvedimento passa adesso al vaglio del Parlamento e ci auguriamo che in quella sede possa essere discusso approfonditamente e migliorato. Proprio per evitare che la riforma del Credito Cooperativo raggiunga obiettivi diversi da quelli che si poneva in origine, vale a dire il consolidamento e l’irrobustimento delle aziende bancarie italiane”. Il Comitato Esecutivo di Federcasse, BancAperta - Anno V - Numero 2 - Febbraio 2016 “Il risultato economico” continua il direttore generale “è stato positivo, in linea con quello dell’anno scorso: superiamo il milione e seicentomila euro di utile netto, nonostante abbiamo sostenuto svalutazioni superiori a quelle dell’anno scorso. I fondi propri, invece, si incrementano di circa un milione di euro; stiamo ormai poco sotto i cinquanta milioni di euro e per una banca che ha venticinque anni, credo che sia un risultato assolutamente positivo che ci permette di andare avanti con tranquillità nell’operazione di fusione che stiamo portando avanti con la consorella di Sassano. Quindi, direttore, alla luce del bilancio approvato, si può affermare che la Banca del Cilento e Lucania Sud è più solida rispetto agli anni scorsi? La BCC è certamente una banca solida, lo è sempre stata, ora lo è diventata ancora di più, anche perché con la nota di Bankitalia, di cui abbiamo già parlato nello scorso numero di questo giornale, sono stati restituite alla banca tutte le potenzialità patrimoniali relative agli indici di cui era intrinsecamente dotata. Questo significa che ha la capacità di governare bene il proprio mercato di riferimento. In questo periodo, inoltre, ancora difficile, un momento in cui il movimento del credito cooperativo e il sistema bancario è percorso da enormi stravolgimenti, ma la nostra banca pro- gramma bene la propria attività e la propria strategia con grande serenità. Più volte ci siamo soffermati sul rapporto banca, territorio e crisi: la BCC opera sul territorio di competenza in tre regioni e quattro province del Sud. A questa solidità della banca può corrispondere, a suo avviso, una maggiore solidità dei sistemi economici locali su uno scenario nazionale ancora incerto? A livello nazionale il dato è quello che è emerso in questi giorni, parliamo di uno 0,7 o 0,6 % di crescita. A livello locale, purtroppo, non dobbiamo dimenticare che stiamo al Sud e che siamo in una zona un po’ periferica: l’ho detto più volte che qui si vive di economia indotta. Il Cilento vive di quello che succede di buono o di non buono in altre parti, perché durante il periodo estivo poi si trasferiscono i flussi, quindi è, in gran parte, la classica economia stagionale, ma questo non significa che non è un’economia importante. È un’economia che, specialmente dai risultati dell’ultima estate, sta invertendo la tendenza degli ultimi anni e sta ricominciando a dare al territorio e alle aziende del territorio, quella stabilità di cui si è sempre fregiata. Quanto alla crisi, stiamo ancora un po’ nel guado, la tendenza è positiva, ma la dobbiamo verificare tuttavia con l’andamento economico della prossima estate. Viene approvato anche il bilancio della consorella di Sassano, la BCC coinvolta A fianco: filiale di Vallo e sullo sfondo la Palazzina della direzione generale e degli organi collegiali. Sopra : la filiale di Tortora (CS) Federcasse: accolto l’impianto della proposta di autoriforma Il decreto legge con il quale il Consiglio dei Ministri ha avviato il percorso di riforma del Credito Cooperativo, ha accolto l’impianto della proposta presentata, sin dalla scorsa estate, dalle Autorità dal Credito Cooperativo italiano. Particolare rilievo, nel decreto legge governativo, hanno – in tal senso - il mantenimento del principio di autonomia e di mutualità delle singole BCC; la previsione della costituzione di un Gruppo Bancario Cooperativo con una dotazione patrimoniale di almeno 1 Bilancio 2015: continua il trend positivo per la BCC nel progetto di aggregazione con la Banca del Cilento e Lucania Sud. Come sono i conti di quella banca? Dobbiamo fare una premessa, Bankitalia aveva chiesto al nuovo CdA della Sassano e, successivamente a noi che ci siamo proposti come partner per la futura aggregazione, una inversione di tendenza, una discontinuità di gestione rispetto al passato, perché la zona del Vallo di Diano in cui opera, in grande percentuale, la Sassano, è una zona molto interessante da un punto di vista economico e merita un diverso approccio. Il pacchetto clienti e soci della Banca è già di tutto rispetto, ma negli ultimi anni c’erano state grosse fibrillazioni all’interno della compagine sociale, fibrillazioni che avevano condizionato anche l’andamento operativo della banca. D’accordo col nuovo CdA che ha preso in mano le redini della banca in una situazione difficile come quella che descrivevo prima, abbiamo convenuto che era opportuno stilare un bilancio trasparenza. Sono state percorse in lungo e in largo tutte le poste di bilancio, individuando quelle che erano le esistenti criticità, selezionando quelle che erano anche le poste su cui bisognava lavorare per renderle immediatamente trasparenti e reali. Tutto questo ha consentito alla banca di approvare un bilancio di cambiamento di rotta, un bilancio in discontinuità rispetto al passato, realizzando quella risposta che veniva richiesta da Bankitalia, ma che era necessaria per la banca stessa, indipendentemente dalla possibile fusione o da altri fattori. Si è così avuto modo di poter chiudere la parte economica con una leggerissima perdita, parliamo di poco più che centomila euro, ma che solidifica la banca dal punto di vista patrimoniale in quanto tutto questo viene fuori da una politica di maggiori accantonamenti, maggiori svalutazioni e quindi, sostanzialmente, di riduzione del rischio globale, riduzione del rischio esistente e del rischio potenziale. Tutto questo ha fatto sì che si confermasse il patrimonio esistente e addirittura si diminuissero le poste a ponderazione più alta e quindi si abbassasse l’incidenza del patrimonio sulle complessive poste a rischio aumentando di conseguenza il proprio valore. Quindi, sostanzialmente si è realizzata quell’ipotesi scolastica dove un bilancio, ancorché da un punto di vista estetico si presenta in leggera perdita, sostanzialmente è un bilancio più sano e migliore di quello degli anni precedenti, valorizzando meglio il proprio patrimonio e quindi la proprietà dei soci. Questo significa che anche gli indici di rischiosità di quella banca sono stati limitati? Si, sono stati valutati meglio, in modo più realistico e questo ha portato, ovviamente, ad una riduzione del rischio. Come detto sono state individuate quali erano le problematiche, sono state affrontate e rettificate adeguatamente e oggi la banca è leggermente avviata verso un processo di concreto risanamento. Certo, le debolezze di fondo restano, perché, rispetto al rischio globale, quella banca ha un patrimonio troppo esiguo che è quasi impossibile farlo implementare, e, di conseguenza, la necessità di addivenire ad una operazione di concentrazione con un’altra banca che ha un patrimonio e una solidità diversa. Quello che però interessava, era dare dei segnali ai clienti, ai soci, all’organo di vigilanza e a tutti quelli che si definiscono stakeholders della banca, dei segnali, cioè, di assoluta inversione di tendenza e di chiarezza. Questo hanno fatto gli organi di governo, direzione e controllo, cui va un plauso, e lo hanno fatto con la nostra piena condivisione. A sinistra: la sede amministrativa della BCC di Sassano a Sala Consilina A destra: la sede legale della Banca del Cilento e Lucania Sud a Vallo della Lucania Fusione: l’operazione andrà in porto entro l’estate L’aggiornamento dei dati di bilancio, richiesto da Bankitalia, è avvenuto: la fusione avverrà nella seconda metà dell’anno riunito oggi a Roma, conferma la validità dell’impianto costruito in collaborazione con le Autorità e condivide le forti perplessità su alcune parti del provvedimento. Ribadendo comunque, all’unanimità, la volontà di procedere verso la realizzazione di un unico Gruppo Bancario Cooperativo, il solo in grado di consentire alle banche di comunità di restare allo stesso tempo autonome ma competitive all’interno di quello che potrà diventare il terzo gruppo bancario del nostro Paese ed il primo per apporto di capitali interamente italiani. Comunicato stampa Federcasse Sopra: Alessandro Azzi, presidente di Federcasse “Banca d’Italia ci aveva chiesto di fare un aggiornamento dei dati alla luce dell’approvazione del bilancio 2015, cosa che adesso è avvenuta, nei prossimi giorni presenteremo questo aggiornamento dei dati e ci aspettiamo che nel giro di qualche mese l’operazione possa andare in porto.” Entro la prossima estate la fusione tra la Banca del Cilento e Lucania Sud e la BCC di Sassano, questo con le decisioni dei rispettivi consigli di amministrazione e se i tempi delineati dalla tabella di marcia verranno rispettati. Nel caso contrario, si provvederà entro il secondo semestre di quest’anno. Il CdA della Sassano ha intanto provveduto all’approvazione del bilancio. Era questa una delle tappe con la quale si apriva concretamente il processo di aggregazione delle due BCC, una tappa voluta dall’organo di vigilanza, come ricorda il direttore della Banca del Cilento e Lucania Sud, dottor Ciro Solimeno. “ Bankitalia” continua Solimeno “ ha chiesto a noi anche di ipotizzare una tempistica possibile in cui poter fare l’operazione, noi la tempistica l’abbiamo individuata di concerto con la Federazione Campana, che resta l’istituzione di riferimento di questa operazione perché così ha voluto Bankitalia e così abbiamo voluto noi partner, sia noi che la Sassano. Quindi ipotizziamo che questa tempistica ci debba portare a poter celebrare l’operazione, se le rispettive assemblee saranno d’accordo e, ovviamente, se lo sarà l’organo di vigilanza, ipoteticamente dal prossimo I luglio. Se così non dovesse essere, magari per problematiche tecniche, ogni data rimane possibile entro il 31 dicembre. Direttore, nella compagine sociale della Sassano si è notata qualche fibrillazione anche in occasione degli incontri che sono stati fatti in questi mesi scorsi. Questa fibrillazione c’è ancora? Bisogna distinguere. C’è la gran parte della compagine sociale e questo l’abbiamo verificato in tutte le riunioni che abbiamo fatto, saranno state tre, quattro credo. Ogni riunione ha visto la presenza di oltre duecento persone, parliamo quindi di una parte importante della compagine sociale. La gran parte della compagine sociale, pur rendendosi conto della situazione della BancAperta - Anno V - Numero 2 - Febbraio 2016 banca e quindi esprime un giusto rammarico, perché chiaramente alcuni di loro sono stati i fautori di questa istituzione creditizia locale, si è resa conto che l’operazione che viene prospettata è molto seria, è un’operazione concreta. E’ un’operazione che può portare alla soluzione delle problematiche della Sassano. C’è poi un’altra frangia, del tutto minoritaria, che muoveva, secondo me, da altre tipologie di analisi e di interessi. A quest’ultima, l’operazione che è stata fatta col bilancio ha dato già qualche risposta perché non si può continuare a parlare di certe cose conoscendo quali sono le problematiche, perché molti di loro sono stati all’interno del banca, e poi continuare a giocare sui numeri o ad ipotizzare scenari che non avevano una base di realtà. Oggi bisogna cominciare a ragionare con le cose che vengono effettivamente fuori, quella che la normativa sui nuovi sistemi contabili, definisce fair value, cioè “valutazione reale”. 3 Riforma delle BCC: il contributo del Direttore Generale Solimeno Riforma: il DL 18/2016 rischia di creare un vulnus insanabile nel mondo del credito cooperativo Il testo varato dal Governo crea problemi politici con la cooperazione italiana, problemi di interpretazione costituzionale in riferimento all’articolo 45 Costituzione, problemi sociali, giacché sottrae fondi costituiti in centinaia di anni dai cooperatori italiani per destinarli in ambienti contendibili e speculativi. locali non sono altro che filiali, non hanno alcuna autonomia dal punto di vista industriale in quanto tutto è diretto dalla capogruppo. C’è poi il modello olandese, quello delle RaboBanck, dove esiste una capogruppo ma ha natura di cooperativa. Le banche aderiscono attraverso accordi con la capogruppo, sostanzialmente, però, il modello è visto come sistema unico, quindi c’è anche un unico sistema di vigilanza sulla capogruppo. Esiste poi il sistema austro-tedesco che è molto simile al nostro. Nello stesso ci sono molte banche Il modello austrodi piccole dimensioni a tedesco del credito carattere locale. In tale cooperativo, quello sistema, queste banche delle Raiffeisnprendono la denomiBank, prevede un nazione di Raiffeisen Bank , dal nome del pasistema di banche autonome, collega- dre fondatore, Federico Guglielmo Raiffeisen. te da un vincolo di A differenza del sistema solidarietà (F.I.P.) italiano, queste banche che consente di sono tutte banche autonome, ma sono forteaffrontare le crisi mente collegate tra loro delle singole banda vincoli di solidarietà, che. gestiti da un fondo di solidarietà (F.I.P.) di sistema che ha quasi un centinaio di anni ed è molto ricco. La vera differenza rispetto al sistema italiano è questa; il fondo consente di affrontare le crisi, o le probabili crisi, delle singole banche in modo concreto, effettivo in quanto si hanno i fondi per poter effettuare questo tipo di attività. In Italia invece come è regolato il sistema attualmente? In Italia, l’organizzazione del credito cooperativo aderisce al mondo della cooperazione ed è organizzata su due livelli, c’è un livello sociale e di rappresentanza che è retto da una federazione nazionale, “Federcasse”, organizzata a livello territoriale attraverso federazioni regionali. Gli esponenti di questi organismi sono i presidenti delle BCC e svolgono essenzialmente un’attività di rappresentanza di tutto il movimento della cooperazione di credito sotto il profilo dell’identità, della socialità, della fornitura di servizi specialistici di supporto e quant’altro. Parallelamente, esiste poi il sistema tecnico, costituito da banche di primo livello, le BCC, che in questo momento sono 364. Poi ci sono le banche di secondo livello che sono partecipate dalle stesse BCC, dalle altre banche di simile livello e dalla federazione nazionale, sono in definitiva quelle che consentono a tutte le BCC di poter competere sul mercato bancario globale. Tutte queste banche sono tenute assieme dall’ interesse economico socialmente incrociate con le attività delle banche di primo e di secondo livello. Il tutto è coordinato dal potere politico della Federazione. In realtà, oggi non esiste un vero e proprio collante di tipo giuridico che consenta a tutte queste entità di essere un gruppo in senso tecnico. Perché c’è la necessità di creare un gruppo tecnicogiuridico? Il decreto legge che disciplina la riforma delle BCC, varato nei giorni scorsi dal Consiglio dei Ministri, che poi recepisce, in qualche modo, le direttive di autori- 4 forma che il sistema stesso si è dato, mira proprio a colmare questo gap. Mira cioè a definire un collante effettivo tra il movimento e le BCC. In pratica si mira a far sì che le banche di credito cooperativo, tutte insieme, possano essere definite gruppo in senso tecnico, quindi che possano mettere assieme tutti i loro patrimoni per poter poi far fronte a tutti quelli che possono essere gli stati di crisi. Questa è, in sostanza, la richiesta che veniva dall’Europa. L’unione bancaria europea è, oggi, principalmente fondata su due istituti: la moneta unica, l’euro, e il sistema di gestione delle crisi, l’EBA. Per poter aderire a questa precisa istanza dell’Unione Bancaria Europea, il Governo ha emanato questa nuova regolamentazione sulla base di un progetto di autoriforma generato dalla stessa Federazione. Il decreto legge per il momento ha dettato dei capisaldi, non ha fatto altro che, tenendo presente l’autoriforma proposta, costruire la cornice entro cui bisogna definire contenuti. Questi contenuti saranno realizzati in primis dal Parlamento, che dovrà convertire il decreto in legge, saranno realizzati da Bankitalia che ha avuto il compito di modificare alcuni articoli della legge bancaria per renderli applicabili ed attuativi rispetto ai principi del decreto. Il tutto trasformando il decreto in normativa di vigilanza. Una volta definite queste regole, il mondo della cooperazione di credito poi ha diciotto mesi di tempo per poter realizzare il gruppo, attraverso l’istituzione di una capogruppo, che dovrebbe essere una Newco, una società nuova, dotata di licenza bancaria e dovrà svolgere quel ruolo di direzione, di indirizzo e di controllo su tutto il sistema della cooperazione di credito. Allo stesso tempo dovrà gestire quelli che sono i fondi comuni e i patrimoni comuni, finalizzando gli stessi a prevenire o affrontare le situazioni di crisi. Questo è il quadro di riferimento, tutte le banche di credito cooperativo possono e devono aderire a questo sistema attraverso un patto parasociale, nel significato tecnico del termine. Quest’ultimo viene definito “patto di coesione”, patto col quale si delega alla capogruppo la capacità di direzione, organizzazione e controllo. In questo modo si realizza un modello di gruppo anche in senso giuridico, un gruppo vero e proprio fondato su cooperative che operano tutte assieme. L’unica differenza è data proprio dalla natura giuridica della capogruppo che il Governo ha voluto, per un problema di snellezza operativa, non fosse una cooperativa, ma una società per azioni, con un capitale minimo di un miliardo. Il decreto ha individuato, inoltre, anche una cosiddetta via di fuga per quelle banche di credito cooperativo che, dotate di una certa consistenza patrimoniale, indicata in 200 ml minimo, non avessero la volontà di aderire a questo gruppo. Proprio su questo concetto di “way out”, si leggono dai giornali rilievi polemici verso la normativa introdotta dal decreto. E’ così? La norma specifica ha infatti previsto che, in determinate condizioni e parametri, che si possa anche non far parte del gruppo unico. Per quello che si legge costantemente sulla stampa nazionale e su quella specializzata, sembra che questa ipotesi di way out sia fortemente avversata da quanti vedono in questa possibilità un “vulnus” che corre il rischio di colpire pesantemente tutta la cooperazione italiana, partendo dalla cooperazione di credito. In queste ultime settimane si sono addirittura pronunciate parole forti da parte di qualche esponente di rilievo della cooperazione, tacciando il decreto di eccessivo dirigismo. Si sono utilizzati termini forti riferiti al ventennio quantunque, come dicevo, in quel periodo v’è stata una grossa attenzione per il mondo della cooperazione. Allora, direttore, chiariamo due punti. In primo luogo, si può ancora affermare che, stando così le cose, possa ancora esistere un concetto di autonomia del credito cooperativo? Inoltre, quale può essere il valore concreto di questa cosiddetta via di fuga? Ragionando sulle cose e procedendo con ordine, l’autonomia del credito cooperativo esiste nella misura in cui la BCC sia virtuosa o meno. In altri termini, il livello di autonomia è direttamente proporzionale alla capacità della BCC di saper stare sul mercato, più la banca è virtuosa, più è autonoma. Nel caso una banca di credito cooperativo sia poco virtuosa, ci sono dei meccanismi che tendono a correggere il suo modo di agire, addirittura attraverso azioni di bocciatura del gruppo dirigente e della governance, con la finalità di riportarla alla sana e prudente gestione. Questo è un meccanismo che ha voluto sia la BCE che Bankitalia la quale dovrà anche disciplinarne i contenuti tecnici nell’ambito della cornice di cui si parlava. Su questo credo che, più o meno, tutte le banche possano convenire: è evidente che si vuol mettere a fattor comune quelli che sono sacrifici, patrimoni, la vita delle singole Bcc, delle persone e di una miriade di soci che vi operano. Non è giusto che per iniziative di alcuni o per poca lungimiranza si mettano a repentaglio risorse di una pluralità di persone. Su questo punto attendiamo l’individuazione dei meccanismi tecnici. Quanto alla way out? Sull’altro aspetto, quello della cosiddetta via di fuga, le correnti sono diverse. Alcune posizioni si basano su presupposti giuridici, anche rispettabili. Affinché, infatti, si possa parlare di via di fuga, la possibilità cioè che una banca di credito cooperativo non aderisca al gruppo, occorre la presenza di due condizioni: la prima è che si abbia un patrimonio netto, e preciso il decreto parla di patrimonio netto, superiore a 200 ml di euro e che si devolva al fisco il 20% a titolo di imposta. Quest’ultima non è devoluzione di una parte delle riserve, come si è letto su alcuni giornali: le riserve restano tutte, si pagano solo le tasse. L’altra condizione necessaria per la via di fuga è che bisogna trasformarsi in società per azioni. Questo è il vero punto che secondo me non va bene. In che senso? Individuo in questo, ma mi sembra che anche molti autorevoli interpreti di questa riforma lo dicano, un vulnus che addirittura potrebbe generare un ricorso alla Corte Costituzionale. Perché? Perché in questo caso risorse accumulate in tanti anni e in modo lento e parsimonioso godendo anche di una fiscalità di vantaggio, si rendono disponibili ad un soggetto privato, che poi diventa soggetto speculativo, per forma tecnica, con la costituzione di una SpA e quindi stravolgendo completamente la natura e l’origine del mondo della cooperazione, della socialità, del bene comune. A contrasto di questa deriva vi è l’articolo 45 della nostra Costituzione dove si legge che “La Repubblica riconosce la funzione sociale della cooperazione a carattere di mutualità e senza fini di speculazione privata. La legge ne promuove e favorisce l’incremento con i mezzi più idonei e ne assicura, con gli opportuni controlli, il carattere e le finalità”. In questo concordo con chi ha sollevato questa problematica. Mi sembra di aver letto anche altri tipi di eccezione su questo punto, è così? Esatto, ci sono altri tipi di posizioni, quelle del mondo della cooperazione, secondo le quali si individua in questa possibilità un “vulnus” che rende attaccabili i fondi della cooperazione. Oggi questa via di fuga è BancAperta - Anno V - Numero 2 - Febbraio 2016 resa possibile per la cooperazione di credito, visto che si inserisce il nuovo principio secondo il quale pagando un’imposta si possano portar via questi fondi dal mondo della cooperazione, domani questo principio può riguardare altre cooperative di altro genere. Quindi la presa di posizione di quell’esponente importante di Confcooperative, che ha affermato che nemmeno il fascismo si era permesso di fare una cosa del genere, trova riscontro in questo tipo di preoccupazione. Applicando questo criterio vi sarebbero quinOggi la via di fuga di meno garanzie? è resa possibile per Vi sarebbero meno risorse, non solo quella cooperazione di le esistenti, ma anche credito, visto che si potenziali future. inserisce il nuovo prin- quelle Oggi parliamo di quello cipio secondo il quale che è stato scritto nelle pagando un’imposta due pagine del decreto, poi bisogna vedere il si possano portar via questi fondi dal mondo quadro normativo che della cooperazione, do- ci va a costruire sopra. Mi sembra però che su mani questo principio questo punto vi siano può riguardare altre stare prese di posiziocooperative ni politiche importanti anche all’interno del governo. Questa è un principio molto dibattuto. Vi è però anche chi sostiene che questo punto rappresenti un principio effettivo della libertà di impresa… Sì, è vero. E’ giusto che, da un punto di vista teorico, creare una via di fuga per quelle banche di credito cooperativo che non vogliono aderire ad un progetto comune, nell’ambito della libertà di impresa, possano rimanerne fuori. Sarebbe il riconoscimento della libertà economica imprenditoriale tutelata anch’essa dalla nostra Costituzione. Se questo, però, lo si vuole introdurre, perché dobbiamo limitarlo alle banche che hanno almeno 200 milioni? Forse perché una banca con 200 ml acquisisce la patente per stare sul mercato in modo sicuro? Non direi, visto quello che è successo recentemente alle famose quattro banche che avevano un patrimonio di gran lunga superiore ai duecento milioni e che sono andate tutte in default. Non direi, visto quello che sta succedendo in Germania a Deutch Bank etc. Quindi, se questo non è un livello di consistenza patrimoniale che di per sé consente di affrontare con sicurezza il mercato, allora perché porre questo limite? E’ giusto dare una via di fuga, credo che sia giusto darla a coloro i quali non ritengono, per tanti motivi, di aderire alla cooperazione di credito nazionale. In Italia ci sono delle banche che, pur essendo BCC, sono però da sempre fuori dalla cooperazione di credito, sono fuori da Federcasse. Parliamo di CrediBo, parliamo di tutto il gruppo il gruppo CaBel, sono tutte banche che sono fuori da questo movimento. Perché dovrebbero aderire ad un progetto del genere visto che hanno già dimostrato di poter stare autonomamente sul mercato? Perché per le Bcc è stata esclusa la trasformazione in banche popolari? Questo è un altro aspetto che contrasta col principio di fondo. I patrimoni delle banche di credito cooperativo sono nati nell’ambito del sistema della cooperazione ed hanno avuto un regime fiscale di vantaggio. Perché poi, le BCC che non vogliono aderire, devono costituire modelli societari che hanno fini speculativi come le società per azioni, semplicemente pagando una tassa? Questo principio mi sembra veramente povero dal punto di vista concettuale. Infatti, come già detto in precedenza la normativa sembra che crei problemi politici con la cooperazione italiana, problemi di interpretazione costituzionale in riferimento all’articolo 45 Cost., problemi sociali, giacché sottrae fondi costituiti in decine o centinaia di anni dai cooperatori italiani per destinarli in ambienti contendibili e, per loro na- tura, speculativi. Militano in questa direzione anche altri aspetti del DL n.18/2016 che meritano altrettanta riflessione. Quali? a. L’aumento del numero minimo dei soci occorrenti per la costituzione di una nuova Bcc, da 200 a 500 soci minimo (art.2, lettera a); b. l’aumento da 50mila 100mila euro della quota azionaria massima possedibile dal singolo socio (art.2, comma 4, lettera b); c. l’introduzione della volontà di sottoscrivere quote come requisito di immissione a socio (art.2, comma 4bis, lettera c); In definitiva, questi aspetti sembrano indirizzare la cooperazione italiana del credito verso la concentrazione e la contendibilità del sistema, concetti del tutto diversi dallo spirito mutualistico e sociale ideato e pensato dai padri fondatori. Bisogna a questo punto chiedersi se veramente l’Europa ci avesse chiesto tutto questo. Nella pagina a fianco Sotto: la sede legale della Banca del Cilento e Lucania Sud a Vallo della Lucania Sopra: il territorio di competenza della banca in tre regioni e quatro province ConfCooperative esprime aspre critiche al decreto di riforma Ottolini: “è una violenza istituzionale che ci riporta indietro di decenni, ai giorni del fascismo, che sciolse le associazioni cooperative” “E’ una violenza istituzionale che ci riporta indietro di decenni, ai giorni del fascismo che sciolse le associazioni cooperative”. Confcooperative si esprime in toni duri nel commentare il Decreto Legge varato dal Governo. Il giorno dopo il varo della normativa il suo vicepresidente vicario, Maurizio Ottolini, esprime commenti di rammarico, riportati da “Il Sole 24Ore”: se dovesse passare l’impianto giuridico del decreto, si assisterebbe ad uno sfaldamento dell’intero sistema della cooperazione, una sorta di ciclone che rischierebbe di compromettere non solo il mondo bancario e creditizio, ma il modello cooperativo nella sua interezza. “Il governo di centrodestra” continua il vicepresidente vicario di Confcooperative, “mosso in passato da istinti punitivi nei confronti della cooperazione, ha capito e rispettato la natura cooperativa. Assistiamo, invece, in questo caso, a intese con il governo stravolte per assecondare altre necessità nel progetto di riforma delle Bcc. Abbiamo creduto anche alle dichiarazioni di Renzi che più volte ha ribadito i valori della cooperazione, ma le misure annunciate ieri sono un attacco al cuore delle Bcc e della cooperazione in generale”. Ottolini esprime quindi “profonda delusione” in merito alla presentazione della riforma delle Banche di Credito Cooperativo contenuta nel DL 18/2016. “Abbiamo lavorato per un anno con il Mef e con Bankitalia”, ricorda. “Abbiamo superato le divisioni di veduta interne” continua ancora il vicepresidente vicario “con la logica di rafforzare le Bcc, garantendo loro l’autonomia e il presidio sul territorio. Eravamo orgogliosi di questa proposta che avrebbe posto le Banche di Credito Cooperativo come modello esclusivo. Ne riceviamo una doccia fredda, perché le misure tradiscono le intese, stravolgono e pervertono la soluzione concordata e aprono una falla disastrosa nella tenuta del sistema”. Non meno critico sulla normativa del decreto è il presidente di ConfCoop, Maurizio Gardni. “Al governo non chiediamo favoritismi, chiediamo che non venga stravolta la nostra natura di cooperative” così si è espresso Gardini nell’intervento all’assemblea di Confocooperative di Piacenza a metà febbraio. “Il legislatore” continua il presidente “consente la trasformazione di una cooperativa in altro tipo di impresa senza però poter disporre del patrimonio accantonato per decenni dai soci. Così si rompe il patto intergenerazionale. Questa distorsione sarebbe frutto di una visione omologatrice del mercato”. A sinistra: il presidente di ConfCooperative Maurizio Gardini Sopra: il vicepresidente vicario Maurizio Ottolini BancAperta - Anno V - Numero 2 - Febbraio 2016 5 Riforma: la normativa del DL 18/2016 Una filiale al mese: Fancavilla in Sinni Cosa prevede la normativa approvata dal Governo Una filiale nel pieno centro della cittadina con grosse potenzialità I punti essenziali del Decreto Legge del 14 febbraio 2016, n. 18 sulle banche di credito cooperativo Negli imprenditori, negli artigiani e nei commercianti c’è voglia di emergere ed è necessario accompagnarne lo sviluppo Il pacchetto di misure del Decreto Legge 14 febbraio 2016, n. 18 (pubblicato in Gazzetta Ufficiale 15 febbraio 2016, n. 37), contenente misure urgenti per la riforma delle banche di credito cooperativo e altre disposizioni urgenti per il settore del credito, si inserisce nell’ampio disegno di ristrutturazione del sistema bancario italiano con l’obiettivo di rafforzarlo al fine di renderlo più resistente agli shock, mettere gli istituti nelle condizioni di finanziare adeguatamente l’economia reale e quindi favorire la crescita e l’occupazione. Fanno parte di questo disegno la riforma delle Banche Popolari approvata lo scorso anno e l’autoriforma delle Fondazioni di origine bancaria, sostenuta dal Ministero dell’Economia e delle Finanze in qualità di Autorità di vigilanza. La riforma delle BCC consentirà di superare le criticità che presenta la vigente disciplina del settore: debolezze strutturali derivanti dal modello di attività, particolarmente esposto all’andamento dell’economia del territorio di riferimento, ed anche dagli assetti organizzativi e dalla dimensione ridotta. Allo stesso tempo viene confermato il valore del modello cooperativo per il settore bancario e rimane il principio del voto capitario. Le linee guida dell’intervento riformatore sono: confermare il ruolo delle BCC come banche cooperative delle comunità e dei territori; migliorare la qualità della governance e semplificare l’organizzazione interna; assicurare una più efficiente allocazione delle risorse all’interno del sistema; consentire il tempestivo reperimento di capitale in caso di tensioni patrimoniali, an- che attraverso l’accesso di capitali esterni al mondo cooperativo; garantire l’unità del sistema per accrescere la competitività e la stabilità nel mediolungo periodo. In particolare, la riforma del settore del credito cooperativo prevede: Obbligo per le BCC di aderire ad un gruppo bancario cooperativo che abbia come capogruppo una società per azioni con un patrimonio non inferiore a 1 miliardo di euro. L’adesione ad un gruppo bancario è la condizione per il rilascio, da parte della Banca d’Italia, dell’autorizzazione all’esercizio dell’attività bancaria in forma di banca di credito cooperativo. La Bcc che non intende aderire ad un gruppo bancario, può farlo a condizione che abbia riserve di una entità consistente (almeno 200 milioni) e versi un’imposta straordinaria del 20 per cento sulle stesse riserve. Non può però continuare ad operare come banca di credito cooperativo e deve deliberare la sua trasformazione in spa. In alternativa è prevista la liquidazione. La società capogruppo svolge attività di direzione e di coordinamento sulle BCC in base ad accordi contrattuali chiamati ‘’contratti di coesione’’. Il contratto di coesione indica disciplina e poteri della capogruppo sulla singola banca. I poteri saranno più o meno stringenti a seconda del grado di rischiosità della singola banca misurato sulla base di parametri oggettivamente individuati. La maggioranza del capitale della capogruppo è detenuto dalle BCC del gruppo. Il resto del capitale potrà essere detenuto da soggetti omologhi (gruppi cooperativi bancari europei, fondazioni) o destinato al mercato dei capitali. Al fine di favorire la patrimonializzazione delle singole BCC è stato elevato il limite massimo dell’investimento in azioni di una banca di credito cooperativo e il numero minimo dei soci. La capogruppo potrà sottoscrivere azioni di finanziamento (di cui all’articolo 2526 del codice civile) per contribuire al rafforzamento patrimoniale delle BCC, anche in situazioni diverse dall’inadeguatezza patrimoniale o dall’amministrazione straordinaria. Disposizioni transitorie: la banca che intende assumere il ruolo di capogruppo deve trasmettere la relativa comunicazione alla Banca d’Italia entro 18 mesi dalla data di entrata in vigore delle disposizioni di attuazione della stessa Banca d’Italia. Il contratto di coesione è stipulato entro 90 giorni dalla conclusione degli accertamenti di Banca d’Italia. Sono previsti 60 mesi dall’entrata in vigore della legge per l’adeguamento da parte delle BCC al nuovo numero minimo di soci. Il decreto legge include inoltre le disposizioni che permettono di avviare il regime di garanzia sulle passività emesse nell’ambito di operazioni di cartolarizzazione realizzate a fronte della cessione da parte di banche italiane di portafogli di crediti pecuniari qualificati come sofferenze. La misura ha caratteristiche tali da escludere la presenza di elementi di aiuto come formalmente confermato oggi dalla Commissione europea. Scopo della misura è favorire lo sviluppo del mercato italiano dei non performing loans (prestiti non performanti), facilitando l’accesso di investitori con orizzonte di medio-lungo periodo e contribuendo a ridurre la forbice di prezzo tra chi vende e chi compra crediti deteriorati, che rappresenta l’ostacolo principale per la crescita di questo mercato. La garanzia dello Stato può essere concessa solo ai titoli della classe senior e purché questi abbiano previamente ottenuto un livello di rating da una agenzia riconosciuta dalla BCE corrispondente a un investment grade. La garanzia diviene efficace quando la banca abbia venduto più del 50% dei titoli junior. La garanzia è onerosa e il prezzo della garanzia è costruito prendendo come riferimento i prezzi dei credit default swap di società italiane con un rating corrispondente a quello dei tioli senior che verrebbero garantiti. Il decreto legge definisce anche le caratteristiche delle operazioni ammissibili e dei titoli senior, la procedura di richiesta e l’eventuale fase di escussione delle garanzia. Quanto vale e quanto è efficiente il sistema delle cooperative di credito in Italia Come si evince dal grafico redatto dal Corsera, l’universo del sistema di credito cooperativo in Italia consta, oggi, di 363 BCC dopo il forte impulso all’aggregazione che si è verificato nell’ultimo quinquennio. Il mondo del credito cooperativo offre lavoro a 37.000 dipendenti, ha una raccolta diretta che sfiora 164mld di euro ed impieghi per 135mld. Il patrimonio aggregato è pari a 20,2 mld di euro. Il rapporto tra il patrimonio e l’attivo ponderato per il rischio, al giugno del 2014, è del 15,6%. Tra il 2011 e il 2014, i crediti anomali sui prestiti totali hanno subito un incremento passando dal 10,4 al 18%, hanno subito un aumento, nello stesso periodo, anche le sofferenze passando dal 4,5 al 9.1%. Nel biennio 2013-2014, si registra un incremento del tasso di copertura dei crediti anomali che rimane però di gran lunga inferiore rispetto alla media del sistema bancario. Nello stesso biennio di riferimento, si registra un incremento del tasso di copertura delle sole sofferenze, ma anche in questo caso si è al di sotto della media del sistema bancario. 6 BancAperta - Anno V - Numero 2 - Febbraio 2016 “Sono da poco tempo nella Banca del Cilento e Lucania Sud, ma la mia provenienza è sempre targata credito cooperativo.” Vito De Marco, direttore della filiale di Francavilla in Sinni della Banca del Cilento e Lucania Sud, ha iniziato la sua attività professionale nel mondo della cooperazione del credito per poi proseguirla sempre in questa grande famiglia, a contatto con la clientela, con le imprese e con le comunità locali del Mezzogiorno. Conosce bene il mondo imprenditoriale della Basilicata e del Sud, ne conosce gli aspetti più reconditi della vivacità economica e dei punti di crisi. “Francavilla e il suo comprensorio” ci dice “è molto importante dal punto di vista bancario, perché offre sicuramente molti punti di sviluppo. Francavilla in Sinni, in particolare, è una cittadina molto commerciale: in effetti dall’ingresso fino al centro del paese si possono notare una miriade di attività. E’ molto dinamica dal punto di vista economico; troviamo, infatti, una nuo- Questo indica una notevole effervescenza di queste zone considerando anche il periodo di crisi cui si è assistito in questo ultimo quinquennio. E’ così? Sì, ho visto negli imprenditori e negli artigiani, nei commercianti, una voglia di va area industriale che è partita solo cinque anni fa e già vediamo diverse attività che si sono trasferite e che operano non solo nel territorio di Francavilla, ma che puntano anche sul territorio regionale ed extraregionale. Ci diceva il sindaco Cupparo che nel giro di un paio d’anni sono assegnate le aree. emergere, una voglia di fare: sono persone che hanno voglia di operare e di produrre. Rispetto ad altre zone che ho frequentato per la mia attività lavorativa, vedo che qui sono molto dediti al lavoro, hanno principi sani: proprio per questo ci sono ottime possibilità di fare ottimi risultati, come speriamo di fare nel prossimo futuro con la Banca del Cilento e Lucania Sud. Uno dei suoi primi atti è stato quello di andare in giro per le attività imprenditoriali per conoscere cosa facevano e come operavano. Perché? La necessità da parte di noi operatori è sicuramente quella di capire cosa fanno le aziende e come si muovono. Questo si può fare solo andando a visitarle. Fra le altre cose, per quelle che sono le aziende che ho visitato, per la verità poche, perché sono da fine dicembre a Francavilla, ho potuto verificare che gli imprenditori apprezzano molto il fatto che la banca si muova e vada a trovarli a casa loro. Ho potuto notare che ci sono attività effervescenti che hanno ottime possibilità di venir fuori bene dal punto di vista commerciale. Quando parliamo di aziende che devono fare un passo importante per la loro attività, hanno anche la necessità di essere assistite, di avere una forma di consulenza: il fatto stesso che la banca si muova per andare a visitarli, li rassicura e fa prendere maggiore coscienza di quella che è la loro azienda. Cresce, quindi, l’autostima e cresce, in qualche modo, la voglia e l’energia di muoversi e di fare ancora di più. Questo rientra anche tra i compiti a carattere sociale di una BCC, se non sbaglio? Il compito storico della BCC è sempre stato quello di essere attivi anche nel sociale e per poterlo fare, una delle azioni fondamentali è quella di uscire dalla filiale e visitare il nostro territorio e le attività che vi insistono e vi operano. Solo in questo modo riusciamo a vedere la realtà che ci circonda e che si muove con le attività e le persone che vivono le problematiche di tutti i giorni su questo territorio. Questo fa vedere e capire anche quali sono le possibilità di sviluppo e in qualche modo accompagnare anche, diciamo, dal punto di vista emotivo, l’azienda. Ci sono alcuni imprenditori molto bravi che magari hanno ereditato l’azienda e che sono nella condizione di poter fare un passo importante, ma hanno paura di intraprendere questo nuovo cammino; quindi se noi, come banca, come credito cooperativo, riusciamo in questo momento delicato per l’azienda ad esserle vicini e, magari, anche ad esserne consulenti nelle scelte, sicuramente diamo un’ulteriore servizio all’azienda che poi crea un legame forte con la nostra banca e non ci lascerà neanche nel prosieguo. È questo il vero scopo del credito cooperativo oltre che eventualmente intervenire laddove si sono delle situazioni particolari di disagio: è questo il compito sociale di un istituto di credito cooperativo sul territorio. La Banca del Cilento e Lucania Sud è prossima ad una nuova fusione per incorporazione con la BCC di Sassano, Lei ha vissuto l’area del Vallo di Diano e del Potentino per ragioni professionali. Cosa ne pensa di quell’area? Sicuramente la zona di Tito, con l’area industriale, è una zona che ha delle criticità, però ha anche aziende che sono operative nei dodici mesi dell’anno. Questo, quindi, darebbe la possibilità alla banca di lavorare su un territorio per tutto il corso dell’anno. Dico questo perché nel territorio di competenza della banca del Cilento e Lucania Sud ci sono delle filiali che lavorano con forte stagionalità, ad esempio le filiali della zona marina, altre filiali che lavorono in una zona a forte conduzione agricola. Questo significa che in alcune aree del territorio di competenza ci sono alcuni periodi dell’anno in cui si lavora di più, in altre zone si lavora per il fatto che si è strettamente collegati a servizi, penso, ad esempio, alla zona del Vallo. Con la fusione ci sarebbe poi la zona di nuova apertura che è la zona dove sono presenti delle piccole industrie, quindi l’alta Basilicata come Potenza, la stessa Tito, Sala Consilina, Polla. Queste zone darebbero un sfogo all’attività di altre zone del territorio della banca che in questo momento magari non trovano abbastanza disponibilità per poter fare ulteriori passi per uscire da un momento delicato di congiuntura economica particolare. Di quante unità si compone l’organico della filiale di Francavilla? Ho due collaboratori che operano in filiale: l’addetto alla cassa, Nicolò Cupparo e l’addetto commerciale e fidi, Elvira Rizzo. Sopra: Vito De Marco, preposto della filiale di Francavilla in Sinni Al centro: la nuova sede della filiale Francavilla in Sinni è un fulcro artigianale e commerciale del Sud della Lucania Francavilla in Sinni, comune in provincia di Potenza di 4.233 abitanti, nasce nel XV sec. come borgo attorno alla Certosa di San Nicola. La nascita giuridica del borgo ha una data: il 1426, quando il duca di Chiaromonte, Venceslao Sanseverino, concesse ai monaci certosini un ampio feudo tra la vallate del fiume Sinni e il monte Caramola. Si narra che la cessione sia avvenuta a seguito del voto a San Nicola, fatto dalla Principessa Giovanna, moglie del Sanseverino, per la guarigione del primogenito del duca. Per grazia ricevuta, fu così donato ai certosini “quanto territorio della vallata si riusciva a scorgere dalla finestra del castello di Chiaromonte”. Il borgo prese il nome di “Francavilla” in quanto i coloni che vi si insediarono, erano affrancati dal pagamento dei tributi. La Certosa di San Nicola, distrutta quasi completamente nel periodo napoleonico di inizio Ottocento, doveva essere maestosa a giudicare dalle sue mura: era la terza nel Mezzogiorno, dopo quella di Padula e quella di Serra San Bruno in Calabria. Sul piano economico e produttivo, nel secondo dopoguerra si sviluppano attività artigianali legate alla trasformazione del legno, dalle segherie all’artigianato dell’indotto. Ancora presente come settore artigianale, l’industria del legno offre produzioni artigianali di sedie, botti e tini. Altra attività artigianale è quella del ferro battuto che offre ancora un buon indotto commerciale, non di minore importanza è l’artigianato della ceramica e dei cesti. Negli ultimi anni, una cooperativa ha ripreso con ottimo riscontro l’antica fattura del ricamo. Notevole è la zona artigianale cresciuta nell’ultimo decennio, in questa si riscontrano aziende prestigiose che hanno industrializzato la produzione di manufatti per l’edilizia, infissi e meccanica. Sul pia- no demografico, la popolazione comunale nell’ultimo decennio si è attestata su poco più di quattromila abitanti, questa soglia rimane stabile (come si può notare dal grafico a fianco che elabora dati Istat) dagli anni 70, quando Francavilla diventa punto di riferimento per attività artigianali e per i servizi nel vasto comprensorio dei centri della vallata del Sinni e del monte Caramola. In questi anni si sviluppa una forte BancAperta - Anno V - Numero 2 - Febbraio 2016 attività commerciale che attrae la popolazione dei comuni limitrofi. In particolare si diffonde il commercio dell’abbigliamento, di auto e di macchinari artigianali. 7 Socio del mese: Gianfranco Sergio Una grossa impresa di distribuzione e commercio di prodotti petroliferi L’orgoglio di essere socio della BCC: “mi sento di far parte di una squadra vincente al servizio della gente” “L’azienda SERGIO PETROLI SRL nasce come ditta individuale nel 1973 avendo ad oggetto la commercializzazione di prodotti petroliferi.” Così Giancarlo Sergio, amministratore della società ci parla della sua azienda che dagli anno 70 si è estesa su tutto il territorio nazionale nel settore della com- mercializzazione dei prodotti petroliferi. E’ stata una crescita graduale e costante, dal mercato locale a quello regionale, sino alle forniture nazionali. “A seguito 8 di trasformazioni, fusioni e acquisizioni” continua Giancarlo “l’azienda oggi garantisce forniture e distribuzione in tutto il territorio nazionale. Come si sviluppa il mercato dei carburanti nel territorio del Sud? La nostra clientela riguarda società di autotrasporto, movimento terra, aziende agricole e distributori di carburanti, le pompe bianche. Quali sono le criticità di questo mercato, sembra di capire che il calo del prezzo del petrolio abbia danneggiato, piuttosto che aiutato l’economia nazionale e meridionale in particolare? La criticità del nostro settore è dovuta soprattutto alla difficoltà di accesso al credito dei nostri clienti, i quali hanno necessità di utilizzare il sistema Sviluppo e Autonomie Locali: Francesco Cupparo, sindaco di Francavilla in Sinni Salute, Scuola e Trasporti, i prossimi obiettivi dell’amministrazione Francavilla è capofila di un’area interna di diciannove comuni per lo sviluppo di servizi integrati a favore delle collettività locali Efficienza della Pubblica Amministrazione, ma soprattutto razionalità e competenza nella gestione delle risorse; il primo cittadino di Francavilla in Sinni, Francesco Cupparo, è risoluto nel trattare anche argomenti spinosi, ma che riguardano lo sviluppo futuro dell’area sinnica. Il comprensorio meridionale interno della Basilicata, tagliato dalla superstrada, la Sinnica, che collega Lauria allo Ionio, è necessario che si avvii verso uno sviluppo endogeno, accompagnato, ma non bancario per ottemperare al mancato pagamento da parte dello stato, catena che purtroppo da noi si interrompe in quanto le compagnie petrolifere non accettano dilazioni. Quanto al crollo del prezzo del petrolio, questo fatto non ha assolutamente danneggiato l’economia, anzi, ha messo in evidenza la quota delle tasse presenti in ogni litro di carburante. In che senso? Faccio un esempio: oggi un litro di gasolio per autotrazione al consumatore finale costa mediamente €/lt 1,18. Di questo costo finale circa 21 centesimi rappresentano l’IVA, 0,212 € per essere più precisi, 61 centesimi (0,6174 €) rappresentano l’accisa. Il prezzo del gasolio, comprensivo di estrazione, raffinazione, stoccaggio e trasporto, è di 35 centesimi (0,3506 per la precisione). Questo per evidenziare qual è il costo reale del carburante soggetto alle variazioni del costo del barile espresso in dollari che a sua volta è soggetto al cambio dollaro/ euro. Inoltre, al contrario di quel che si dice, la Regione Basilicata è una delle poche regioni d’Italia che non applica addizionale di accisa. La sua azienda nasce e si sviluppa, almeno nella fase iniziale, lungo la Sinnica, quanto è stata importante questa via di comunicazione per l’impresa locale? Sicuramente la logistica in prossimità di un’arteria importante come la Sinnica, aiuta a raggiungere clientela più lontana riducendo in tal modo i costi di traspor- BancAperta - Anno V - Numero 2 - Febbraio 2016 to. Dal suo punto di vista privilegiato, qual è, a suo avviso, l’apporto per l’economia lucana delle aree estrattive della Val d’Agri? Nessuno. I benefici delle estrazioni petrolifere in Val d’ Agri vengono riconosciuti e utilizzati non da imprenditori e non in tutto il territorio regionale. La Banca del Cilento e Lucania Sud è un istituto di credito cooperativo, quale, a sua avviso, è stato il suo supporto all’economia locale in questi tempi di crisi? La Bcc del Cilento e Lucania Sud è un istituto di credito presente nel nostro territorio a supporto dell’economia locale. Questa sua presenza è cosa indispensabile in questi tempi di crisi delle aziende di questo territorio. La qualità distintiva di questo istituto di credito cooperativo è la sua forza nelle persone e nei rapporti con le persone. Come considera il suo essere socio della BCC? Mi sento di far parte di una squadra vincente al servizio della gente. Qual è il rapporto con la direzione della banca e con gli organi amministrativi? Il rapporto è cordiale, informale: è soprattutto un rapporto di dialogo con tanta fiducia. In alto sinistra: Giancarlo Sergio, amministratore della Sergio Petroli Nella pagina: gli impianti della Sergio Petroli in Italia forzato, dagli investimenti pubblici. Bisogna mirare all’essenziale sul piano della politica di intervento, agendo però con razionalità e con una pianificazione adeguata su area vasta. “Oggi è chiaro che il cittadino è abituato ad avere tutto sempre e senza spendere soldi” afferma, infatti, il sindaco di Francavilla “oggi la politica deve cercare di contenere alcuni sprechi dei decenni scorsi. Per contenerli deve intervenire su alcuni servizi. E’ chiaro dunque che si dovrebbe fare attenzione su quali servizi si vanno a eliminare o a ridurre.” vizio dello Stato, della Asl e dei comuni: quando cioè deve effettuare una visita, non ci vuole molto a prenotarsi come ci si prenota quando si fa una visita privata. Facendo in questo modo si razionalizza la spesa e si contengono i costi. Diciamo che la cosa ideale sarebbe questa. Quando parliamo di Sviluppo ci vengono in mente anche le banche. Abbiamo un rapporto veramente eccezionale con la BCC Cilento e Lucania Sud. La nostra tesoreria è presso questo istituto. Ora ha cambiato ubicazione nel contesto urbano della nostra cittadina. E’ proprio di fronte al municipio, al centro del paese…. L’immagine che dà, al centro del paese, e soprattutto di fronte al comune, è veramente eccezionale. Noi oggi diciamo al Presidente, al Consiglio di Amministrazione e al Direttore Generale di attenzionare Francavilla, perché è un paese che cresce molto. Vorremmo anche suggerire di non cambiare troppo spesso il direttore. Speriamo che questo nuovo direttore che è venuto, ce lo facciano godere. Al di là della battuta, penso che in tutte le attività, soprattutto poi in un banca, la persona diventa di fiducia nel momento in cui si crea un rapporto di amicizia e il rapporto di amicizia non si crea restando in un paese un anno, poi andando via. Tenendo invece qui un direttore per un tempo maggiore, penso che ci possa dare un servizio migliore alle piccole e medie imprese, agli artigiani, ai commercianti, che sono tanti qui a Francavilla. Negli ultimi tempi è stata costituita un’aggregazione di comuni dell’area interna di Francavilla è il comune capofila, questo per razionalizzare le risorse e i servizi. Su quali servizi è necessario intervenire? Sì, Francavilla è il capofila di un’area che comprende diciannove comuni dell’area interna che è stata costituita. Avremo tante azioni da mettere in campo. Gli obiettivi principali, come dice anche il Ministero e la Ragione, sono la Sanità, la Scuola, i Trasporti e lo sviluppo. La Sanità è uno dei servizi principali in queste aree, solo che, come cittadini e comunità locali dell’area dobbiamo chiedere alla politica i servizi che sono essenziali e necessari. E’ chiaro, ad esempio, che i reparti all’ospedale di Chiaromonte non li possiamo più avere come prima, però è fondamentale avere l’emergenza. Noi dobbiamo chiedere alla politica di assicurarci questo servizio fondamentale. Avere poi il pediatra o l’oculista un giorno in più o un giorno in meno, non è quello il problema fondamentale. La politica deve cercare di assicurare alle comunità locali questo servizio di emergenza. Il cittadino, però, dal canto suo, dovrebbe cercare di essere più al ser- Cosa fare per questi comuni per le aree interne? Purtroppo le statistiche non sono incoraggianti, anzi si parla di progressivo spopolamento e di progressiva desertificazione. Quali sono le azioni per evitare tutto questo? Oltre alla Sanità, gli altri punti su si focalizza l’attenzione sono la Scuola, i Trasporti e lo Sviluppo. Quando parliamo di Scuola, dobbiamo dare ai nostri ragazzi la possibilità di andare a scuola, ma soprattutto non stare nelle pluriclassi, perché in molti comuni interni di queste zone ci sono ancora le pluriclassi, cose che non devono più esistere. La responsabilità delle pluriclassi è un po’ anche di noi sindaci che dobbiamo cominciare a fare i sindaci, non possiamo fare i direttori didattici. Dobbiamo cioè far capire ai cittadini che un ragazzo se invece di andare a scuola a Francavilla va a Senise, non è un dramma, però ci vuole il servizio trasporti, che è un altro argomento fondamentale. Si deve assicuare la possibilità che i ragazzi vengono presi, portati a scuola e poi riportati a casa, sempre con un certo controllo. Per risolvere il problema dello spopolamento, è necessario dare dignità ai giovani che stanno in centri più piccoli. Dobbiamo as- sicurare la possibilità di utilizzare i servizi che sono presso tutti comuni, soprattutto in quelli più grandi. I ragazzi devono avere la possibilità di seguire i corsi di scuola calcio, di piscina, di danza. L’obiettivo è quello di organizzare anche trasporti pomeridiani, in modo tale che i ragazzi possano raggiungere questi servizi. Per la scuola, la mia idea è quella di dare a tutti i ragazzi delle scuole di tutti i diciannove comuni, la possibilità di mettersi in contatto con i professori anche nel pomeriggio: dare cioè un iPad ai ragazzi e agli insegnanti. L’importante però non è il regalo; oltre a dar loro l’iPad, bisogna organizzare i corsi per fare in modo che questi ragazzi possano essere formati in modo tale da essere in collegamento tra loro, soprattutto tra loro e gli insegnanti. Devi far capire l’importanza di questi strumenti. Quanto ai Trasporti, le nostre aree del Parco del Pollino il collegamento con Matera lo devono avere; è una necessità di ordine pratico per attrarre turisti, poi, chiaramente ogni comune si organizza per portare turisti nei propri territori, ma è necessario costruire il servizio di collegamento. Queste sono le cose fondamentali. Quali le azioni programmate su area vasta per lo sviluppo? Ho detto ai sindaci degli altri comuni che non si devono preoccupare perché Francavilla non ha più bisogno di opere, ha bisogno, invece, dell’ampliamento dell’area artigianale. Noi abbiamo venticinque posti e sono tutti occupati, ci sono già, in pianta stabile, dodici aziende, alcuni devono iniziare, altri stanno già producendo. Quando sono diventato sindaco, c’era una sola attività, la Gemi, oggi ce ne sono dieci; questo vuol dire che abbiamo dato credibilità, abbiamo dimostrato, soprattutto, la rapidità nell’espletare l’iter delle concessioni e delle autorizzazioni: in cinque anni abbiamo dato concessioni, i pareri, il parere ambientale. Abbiamo cioè dato i servizi necessari tanto che, se consideriamo il periodo degli ultimi quattro anni, ci sono già imprese che sono in produzione da due anni. Il comune ha realizzato lo svincolo che sbocca direttamente sulla Sinnica, abbiamo realizzato una pista atletica per rendere bella quella zona e per creare anche un momento di distrazione perché lo sviluppo è anche distrazione, noi dobbiamo lavora per guadagnare e far lavorare quante più persone è possibile. Quanto alle altre opere nell’ambito comunale? Ho un vanto, io come sindaco e i consiglieri di maggioranza e assessori. Abbiamo realizzato a Francavilla i parcheggi che mancavano da trent’anni. Abbiamo realizzato due parcheggi: uno, con i fondi regionali, all’ingresso del paese, il parcheggio Emanuele Gianturco, l’altro in piazza San Francesco. Quest’ultimo è ubicato al centro del paese. Era occupato in modo abusivo, perché, quando sono arrivato al comune, ho scoperto che quel terreno era un terreno del demanio. Era BancAperta - Anno V - Numero 2 - Febbraio 2016 diventato un degrado totale, ci tenevano cani: una cosa orribile. In più abbiamo scoperto che addirittura, chi lo deteneva abusivamente aveva realizzato un locale, quindi un’opera sul terreno demaniale, abusiva. Lo abbiamo requisito al patrimonio comunale e oggi sono veramente soddisfatto perché con quindicimila euro ho realizzato questo parcheggio: ho solo asfaltato, visto che era al centro del paese. Abbiamo fatto di quell’opera abusiva una sala di attesa: oggi in Basilicata, quanto ai bus terminal, li hanno tre paesi: Francavilla, Potenza e Matera. Questa è una grande soddisfazione per il Comune. Sindaco, ultima domanda: in fondo i Comuni hanno un po’ una funzione comune a quella delle BCC, quella cioè di assicurare lo sviluppo e il benessere delle comunità locali. Come è possibile, a suo avviso, creare sinergie con la BCC? La cosa più importante è familiarizzare. Per far questo, ripeto, bisogna cercare di non spostare troppo i dipendenti che sono nelle varie filiali, salvo, naturalmente esigenze diverse. In questi cinque anni le banche ci hanno dato una mano fondamentale. La BCC deve dare la possibilità ai preposti che stanno a Francavilla di visitare le aziende, di rendersi conto di quello che facciamo: solo attraverso questi incontri con gli imprenditori si crea questo rapporto familiare. Le BCC sono state create anche per questo, per aiutare i piccoli artigiani. A Francavilla ne abbiamo tanti, sono proprio loro a mantenere il comune perché la disoccupazione che oggi c’è nel nostro comune, è una disoccupazione soprattutto di diplomati e laureati: l’operaio diventa difficile trovarlo perché i giovani hanno capito che il lavoro non è vergogna. Ecco, sindaco, lei è un imprenditore di riferimento del territorio. Spopolamento, oltre a mancanza di servizi, significa anche mancanza di sviluppo. Lei ha citato il problema dell’occupazione giovanile che è il dramma del Mezzogiorno ed è, al contempo, una delle cause della desertificazione territoriale. Quali sono le pianificazioni della PA in questo senso? Guardi, le voglio fare un esempio tratto dalla mie esperienza personale. Oggi sono un imprenditore che dà lavoro a cento dipendenti. Quando stavo in convitto a Potenza e ad Assisi, vedovo che le donne facevano gli operatori ecologici. Bene, oggi a Francavilla le donne fanno gli operatori ecologici. Questo vuol dire che si è capito, abbiamo fatto capire anche noi, come politica di amministrazione e gestione del territorio, che a noi serve il lavoro perché non è vergogna. Qualsiasi tipo di lavoro che viene dato ai giovani, lo accettiamo, i giovani lo accettano con piacere. La prima cosa che dobbiamo capire, noi imprenditori, artigiani e commecianti, è che ai giovani va data una dignità: il giovane, quando viene assunto, deve avere la sua busta paga, perché solo in questo modo si rende l’uomo libero di poter giudicare qualsiasi operato: quello che fanno le banche, quello che fa la politica e anche quello che fanno le amministrazioni. In alto sinistra: il sindaco di Francavilla in Sinni, Francesco Cupparo. Nella pagina: a sinistra il municipio che conserva l’architettura degli anni 30 e, a destra, l’area artigianale 9 La BCC nel 2016: la “Grande Lucania” Cliente del mese: Giovanni Mele Nasce la Onlus “Grande Lucania”: i suoi scopi sono la crescita culturale ed economica, ma anche progetti di innovazione “Francavilla è molto sviluppata, questo è merito di tanti artigiani e imprenditori come noi, che l’abbiamo fatta crescere nei servizi” Una Fondazione per lo sviluppo e la ricerca nel Mezzogiorno Una Onlus per la promozione culturale, sociale ed economica del Mezzogiorno: nasce la “Fondazione Grande Lucania” dalle costole della Banca del Cilento e Lucania Sud. Nei giorni scorsi presso la sede dell’istituto di credito cooperativo a Vallo della Lucania, è stato siglato l’atto costitutivo e lo statuto dell’ente che si occuperà di sviluppo culturale e ricerca sul territorio di competenza delle tre regioni e quattro province. “Grande Lucania” è una fondazione bancaria, la partecipazione alla costituzione è avvenuta con fondi della BCC. A presiederne il consiglio di amministrazione è il presidente della Banca del Cilento e Lucania Sud, Francesco Castiello, la vicepresidenza è stata assegnata a Luca Romanelli, che si è anche occupato materialmente dell’iter procedurale per la onlus. Gli altri quattro membri del CdA della Fondazione sono: Giuseppe Condorelli, Francesco Di Donato, Giuseppe Suanno e Antonio Mainenti. Nata come fondazione bancaria, i membri del consiglio, che non possono ricoprire più di due mandati, sono nominati dal CdA della BCC, possono essere anche esterni al consiglio di amministrazione, ma devono essere soci della banca. “E’ il braccio sociale e culturale della nostra cooperativa di credito” afferma il Presidente Francesco Castiello “l’abbiamo fondata tenendo fede ai principi della Carta dei Valori del Credito Cooperativo che prevede che le BCC siano imprese bancarie il cui fine primario è lo sviluppo dei territori e delle comunità locali.” La Fondazione prende il nome dall’aggregato socio-politico e culturale dell’antica Lucania. In uno dei due medaglioni che compongono il logo della Fondazione, è evidenziato l’antico territorio della Lucania che comprendeva, oltre l’attuale Basilicata, l’area meridionale della Campania, quella del Cilento e del Vallo di Diano, e quella settentrionale della Calabria. Nell’altro medaglione del logo è riportata una moneta commemorativa di Orazio, il grande poeta latino che denominò l’area cilentana come “le narici della Lucania”. Funzione principale della Fondazione è lo “sviluppo nel senso più ampio del termine” sottolinea ancora Castiello “vale a dire sviluppo economico, sviluppo sociale, sviluppo culturale e sviluppo civile”. Sviluppo significa anche ricerca e innovazione ed è quanto sottolinea il vicepresidente della Fondazione, Luca Romanelli. “Metterò tutto il mio impegno” afferma Romanelli “per questa carica a supporto del presidente e di tutto il consiglio della Fondazione al fine di avviare dei progetti di sviluppo e di innovazione per tutto il territorio con l’obiettivo di creare delle ricadute in ambito sociale e di supporto all’economia locale con dei progetti di innovazione”. Nella foto: il presidente Francesco Castiello firma la costituzione della Fondazione Grande Lucania I fratelli Mele e la rete di vendita in tutta il meridione della Lucania “Prêt-à-porter” è un gruppo di società che si occupa della commercializzazione di abbigliamento ed opera nell’area meridionale della Basilicata, a reggerne le sorti sono i fratelli Mele, Salvatore, Giovanni e Prospero, clienti della Banca del Cilento e Lucania Sud. L’attività nasce alcune decenni fa tra i banchi dei mercati rionali della Lucania. Col passare del tempo si sviluppa in punti vendita, vengono poi realizzati dei marchi attraverso i quali si commercializzano il “pronto da portare” in tutta la Basilicata. “Noi abbiamo tre società, tre Srl” afferma Salvatore Mele “sono società commercia- Un “monumento più duraturo del bronzo”, i versi del grande poeta Orazio per esprimere il perenne interesse per il Mezzogiorno Exegi monumentum aere perennius regalique situ pyramidum altius, quod non imber edax, non Aquilo impotens possit diruere aut innumerabilis annorum series et fuga temporum. Ho innalzato un monumento più duraturo del bronzo e più alto della mole regale delle piramidi, che nè la pioggia che corrode né l’Aquilone (il vento di tramontana) sfrenato o l’innumerevole serie degli anni e la fuga dei tempi, possa demolire. E’ l’incipit della Ode 30 (vv. 1-15) di Orazio, componimento noto anche col titolo di “orgoglio di poeta”. Il primo verso verso oraziano diviene quello che nel gergo moderno della comunicazione si chiama “pay-off”, il contenuto che chiude e chiarisce il senso del logo. Nel logo della Fondazione Grande Lucania compare infatti una raffigurazione commemorativa del grande poeta latino, nel medaglione a sinistra, e i confini dell’antica Lucania che si estendevano nella parte meridionale della Campania, comprendendo il Cilento e il Vallo di Diano, e nella parte settentrionale della Calabria. Questi antichi confini rappresentano l’odierno territorio di competenza della Banca del Cilento e Lucania Sud. li medie di abbigliamento ed operiamo nel Sud della Basilicata, un po’ nella terra più aspra. Cerchiamo di andare avanti e grazie all’aiuto anche di questa banca, stiamo andando bene: ci trattano bene e noi gli siamo fedeli Quanto aiuta il fatto di essere seguiti dalla banca? La Banca del Cilento e Lucania Sud, infatti, non effettua solo il servizio bancario, ma presta anche assistenza e, in alcuni casi, consulenza alle imprese... Questo è importante. Se una banca ti segue, tu puoi svolgere tranquillamente gli affari, li puoi far crescere. In definitiva, puoi occuparti completamente alla tua azienda. Dobbiamo ringraziare tutti gli operatori di questa banca a partire dalla direzione generale ai preposti delle filiali. Grazie a loro stiamo operando bene e stiamo crescendo con la nostra attività. Come è strutturata la vostra rete di vendita? La nostra rete di vendita si articola in una grande piattaforma a Francavilla, una media struttura di 1500 metri. Sempre a Francavilla abbiamo anche un’altra attività: un punto vendita di calzature. Inoltre, abbiamo una struttura di vendita a Senise, una a Policoro e una a Lauria. Noi, per la verità, vorremmo tanto che la Banca del Cilento e Lucania Sud aprisse una filiale anche a Policoro. In quel luogo siamo costretti ad appoggiarci ad un altro istituto per i nostri affari, ma con l’eventuale apertura di una filiale anche a Policoro, potremmo svolgere tutta la nostra attività presso questa banca. Lei ha detto che operate nella parte più aspra della Lucania, com’è questa zona dal punto di vista commerciale? Francavilla è molto sviluppata, questo è merito di tanti artigiani e imprenditori come noi, che nel corso degli anni l’abbiamo fatta crescere nei servizi. Nei dintorni, però, i paesi sono troppo piccoli. Poi ci affacciamo sul lato ionico e la piazza è più vasta e più dinamica: c’è più turismo e più movimento. Noi operiamo in queste diverse aree della Basilicata e quello che noi facciamo va bene, stiamo andando avanti. Com’è andata in questo periodo di crisi? Devi dire che, almeno per quanto ci riguarda come imprenditori lucani, in questo periodo c’è stata una specie di sfida da La Scuola Musicale “R. Goitre” Sede Decentrata del Conservatorio Statale di Musica in convenzione con l’Istituto di Alta Formazione Musicale “G. Martucci” di Salerno Presenta Il Barbiere di Sivigla di Gioacchino Rossini arie eseguite dal Quartetto “I Solisti del San Carlo” Teatro Leo De Berardinis di Vallo della Lucania Sabato 7 maggio 2016 Buono sconto del 50% per i soci della Banca del Cilento e Lucania Sud L’esibizione di questo coupon dà diritto ad uno sconto del 50% sul prezzo del biglietto. E’ una iniziativa sociale della Banca del Cilento e Lucania Sud 10 BancAperta - Anno V - Numero 2 - Febbraio 2016 parte nostra a voler portare avanti le nostre attività. Ce l’abbiamo messa tutto, continuiamo a farlo ogni giorno e ci stiamo riuscendo In questo periodo, la crisi si è fatta sentire soprattutto per la mancanza di liquidità, questo ha fatto in modo che le vendite calassero? La mancanza di liquidi c’è stata e continua ad esserci senza dubbio, però con un po’ di saper fare, si riesce a raggiungere i budget degli anni precedenti. Per intraprendere questo tipo di attività ci vuole anche voglia di fare le cose e soprattutto ci vuole la stima verso se stessi e verso i propri prodotti. Quanto è stato difficile creare una rete commerciale? È stato difficile. Siamo tre fratelli e grazie all’aiuto reciproco abbiamo potato avanti questo lavoro e questa attività. Lei diceva che per svolgere un’attività commerciale ci vuole stima e fiducia in se stessi, ma forse ci vuole anche fiducia nella banca alla quale ci si accompagna nei propri affari. Non è così? Guardi, ho tanta fiducia in questa banca; vi ho portato i migliori amici. Ad esempio, ci siamo accompagnati in questa banca con Pino Iannuzzi, un mio caro amico. Ha notato che il vostro giornale ha dato già la dovuta attenzione ad un grosso imprenditore; Pino ha un punto vendita a Sapri e in tante altre zone della Campania, della Basilicata e d’Italia. Con Pino abbiamo fatto la gavetta insieme, sono quarant’anni che lavoriamo insieme, eravamo ragazzini, abbiamo fatto i mercati insieme, adesso collaboriamo per gli acquisti. Lui ha fatto dei marchi, anche io ne ho fatti, però ci dividiamo il mercato e collaboriamo insieme Come si trova in questa banca? Non sono socio di questa banca, ne sono cliente, ma vengo trattato come se fossi socio. Nei miei riguardi è come se non vedessi la differenza tra cliente e socio. A dire il vero, mi hanno chiesto più volte di diventare socio, questo passo lo devo fare. In alto: da sinistra Salvaore, Giovanni e Pospero Mele Sopra: l’area espositiva di abbigliamento a Francavilla in Sinni BancAperta - Anno V - Numero 2 - Febbraio 2016 11 La nuova rubrica. Da socio a socio: i provvedimenti del CdA Partono i lavori per alcune filiali e per la nuova sede della BCC Saranno rinnovate le filiali di Casal Velino, Acciaroli e Vallo della Lucania, partono anche i lavori per la nuova sede in via Badolato Nei prossimi mesi verranno eseguiti lavori di ammodernamento strutturale per le filiali di Casal Velino, Acciaroli e Vallo della Lucania, a deliberarne l’attività è stato il Consiglio di Amministrazione della Banca del Cilento e Lucania Sud in una delle ultime sedute di febbraio. I lavori riguarderanno ammodernamenti e abbellimenti esterni ed interni. Nella stessa sessione di febbraio è stato deliberato l’ormai necessario avvio dei lavori per la struttura che diventerà la nuova sede della Banca del Cilento e Lucania Sud, l’immobile in via Badolato. Sarà questa una sede di notevole prestigio, una struttura ampia e accessibile, degna di un istituto di credito cooperativo che opera in tre regioni e quattro province e che, con la prossima fusione con la Banca di Credito Cooperativo di Sassano, diventerà uno degli istituti più importanti del Mezzogiorno. La BCC a favore delle scuole del territorio della Campania, Basilicata e Calabria Contributi per aiutare l’offerta formativa nelle scuole e per riportare all’antico splendore una tela dell’Ottocento La Banca del Cilento e Lucania Sud vicina alle comunità locali e alle associazioni del territorio di competenza: nell’ultimo consiglio di amministrazione sono stati deliberati due contributi per attività culturali nell’ambito delle scuole. Il primo contributo è stato a favore dell’Istituto De Pino Matrone Iannini di Maratea per il restauro di una tela del XIX sec. che da anni non poteva essere espo- sta perché gravemente danneggiata dall’usura del tempo. Fondato come Conservatorio Salesiano nel 1730, l’Istituto De Pino diventa ben presto punto di riferimento convittuale per ragazze, nel corso del XIX sec. diventa istituto femminile di Pubblica Istruzione. Restaurato negli ultimi anni, l’istituto continua ad offrire ospitalità, anche convenzionata con la regione, a studentesse che vivono un particolare disagio economico, e che vogliano frequentare gli istituti scolastici di Maratea. Il secondo contributo deliberato dal CdA della Banca del Cilento e Lucania Sud è andato a favore di una scuola di Vallo della Lucania per il concorso musicale “Campagnaro e Scandicci”. Aumenta di sedici unità la base sociale della BCC Tra i nuovi soci la maggioranza è delle donne: sette le giovani che entrano a far parte della grande famiglia del credito cooperativo Sono sedici i cittadini delle comunità locali dell’area di competenza della Banca del Cilento e Lucania Sud che entrano a far parte della grande famiglia del credito cooperativo. Nella seduta del 5 febbraio scorso, il Consiglio di Amministrazione della BCC ha deliberato l’immissione di sedici nuovi soci. Prevale la com- 12 ponente femminile: più della metà dei nuovi soci sono donne, giovani donne, la media è di trentacinque anni, protagoniste della vita sociale e imprenditoriale del territorio. I soci maschi sono sei ed in media sono quarantenni. Tre le nuove imprese che entrano nella base sociale della BCC. Sorprende, se così si può dire, anche la provenienza territoriale dei nuovi soci. A pari merito, con la provenienza di quattro soci, i comprensori delle filiali di Futani e Francavilla in Sinni, a seguire i comprensori di Vallo della Lucania, con tre soci, Casal Velino, con due e Senise e San Giovanni a Piro con un solo socio. BancAperta - Anno V - Numero 2 - Febbraio 2016 BancAperta - Anno V - Numero 2 - Febbraio 2016 13 Comunicazione e promozione www.bcccilentoelucaniasud.it, il nuovo portale della nostra banca Soluzioni 3.0 per una maggiore visibilità, ma soprattutto per una rapida ed efficiente consultazione anche da supporti mobili Un nuovo portale per un rinnovato corso della BCC, da pochi giorni on line, il sito della Banca del Cilento e Lucania Sud sta ottenendo molti consensi tra gli utenti. Finalmente, è proprio il caso di dirlo, compare la denominazione intera della banca: www.bcccilentoelucaniasud.it. In precedenza, inserendo il nome sui motori di ricerca, compariva la denotazione vecchia; non si riusciva quindi a capire se vi era una corresponsione rispetto a quanto era stato trovato. Ma questo è solo l’inizio. La nuova grafica, la semplicità nella consultazione e la maggiore interazione rendono il portale al passo con i tempi e con la tecnologia. Si tratta di un portale, uno spazio web integrato con i social e gli altri sistemi telematici di promozione e comunicazione. Rappresenta il biglietto da visita della nostra banca, la vetrina attraverso la quale scoprire la vitalità del nostro istituto di credito cooperativo e dei nostri prodotti. Il nuovo portale, realizzato dal responsabile Nicola Parlato, conduce, infatti, i nostri soci, la nostra clientela e gli utenti nel mondo dei servizi di assistenza alle aziende e alle famiglie del territorio, li accompagna attraverso i prodotti commerciali, attraverso le iniziative economiche e sociali che la Banca del Cilento e Lucania Sud porta avanti nelle tre regioni e nelle quattro province di competenza. Il nostro portale utilizza una certificazione di sicurezza che consente l’accesso in maniera protetta a 128 bit, il parametro migliore per tutelare privacy e sicurezza dei contatti. Novità rispetto alla versione precedente è la fruibilità anche da supporti mobili come smartphone e tablet. Registrandosi al sito, si ha la possibilità di essere sempre aggiornati su notizie e nuovi prodotti commerciali della nostra banca. Inoltre, compilando un form, gli utenti possono richiedere e fissate appuntamenti col personale della BCC; è questa una novità di grande importanza e sancisce un rapporto “telematico” tra banca e clientela programmando e rendendo più agevoli i contatti. Valsinni e Colobraro Le comunità locali salutano il maresciallo della stazione dei carabinieri Al maresciallo Vincenzo Lucio Bianco è stata conferita la cittadinanza onoraria del comune di Colobraro 14 BancAperta - Anno V - Numero 2 - Febbraio 2016 Affettuoso saluto al Maresciallo Bianco. Dopo 12 anni di servizio a capo della stazione dei Carabinieri di Colobraro e Valsinni, è arrivato il momento dei saluti. Il M.llo Vincenzo Lucio Bianco viene trasferito al comando della stazione di Loreto. Comandante più longevo presso la stazione lucana, Bianco arriva a Colobraro il giorno 20/12/2003 e qui rimane fino a pochi giorni fa. Valigia alla mano e tanti ricordi serbati nel cuore e nella mente, il giorno 27/01/2016 la partenza. Partenza a volte tanto attesa, altre volte con la speranza che la comunicazione arrivasse il più tardi possibile. Chi vive in questi luoghi della Basilicata, anche se pugliese di origine come Bianco, non può non legarsi a questa terra brulla che certo non manca di avere problemi. Dove la microcriminalità si fa sentire e, soprattutto negli ultimi anni, anche in modo molto forte e prepotente. Tanti i problemi risolti da Bianco e dai suoi uomini in questi lunghi anni al servizio dell’arma, tanti gli interventi. In modo attento e professionale il M.llo non ha mancato di far sentire la sua voce a volte anche in modo imponente e autoritario, ma sempre con garbo e con attenzione alle problematiche della gente. Amato e sti- mato dalla popolazione, viene salutato con stima e affetto. Di certo si sentirà la sua mancanza, ma si sa, i militari non hanno mai una fissa dimora. A rendere omaggio e un ringraziamento al militare per il lavoro svolto, il sindaco del comune di Colobraro, il quale, a nome della cittadinanza ha conferito al M.llo Vincenzo Lucio Bianco la cittadinanza onoraria. “Abbiamo sentito il dovere” ha dichiarato il sindaco Andrea Bernardo “di ringraziare il comandante per l’attività svolta al servizio dei cittadini, delle istituzioni democratiche e della legalità. Con questo riconoscimento vogliamo sottolineare la competenza professionale, l’abnegazione e le doti di grande umanità dimostrate durante i 12 anni che ha trascorso nella nostra comunità”. La cerimonia in forma privata si è tenuta nei locali della casa comunale. Con la seguente motivazione Bianco è diventato cittadino onorario del paese che lega il suo nome al mito della sfortuna ma che della sfortuna ha fatto motivo di turismo e cultura: “Per l’alto senso del dovere e della fedeltà dimostrati a favore dello Stato e delle sue Istituzioni e per la costante presenza a sostegno e al fianco delle Istituzioni locali nell’affrontare e risolvere delicate questioni di comune interesse, per il contributo e gli interessi di prevenzione, repressione e controllo del territorio, per la difesa e sicurezza dei cittadini e della comunità di Colobraro”. A consegnare l’attestato, il sindaco Bernardo in fascia tricolore. Anche la comunità di Valsinni ha voluto rendere omaggio a Bianco. Nella casa comunale è stata consegnata al sottoufficiale una targa ricordo dai consiglieri comunali a nome della cittadinanza. Parole di apprezzamento e stima sono state rivolte al militare che nella sua lunga carriera si è conquistato affetto e ammirazione da parte dei cittadini. Un commosso ed emozionato BancAperta - Anno V - Numero 2 - Febbraio 2016 maresciallo, ha salutato i suoi uomini e i cittadini tutti al momento della partenza. “Ho cercato di considerare i due comuni della giurisdizione” ha dichiarato Bianco “alla stregua di due figli con le normali differenze tra le due cittadinanze e stando vicino ad ogni tipo di problematica lamentata”. Prende il comando della stazione di Colobraro e Valsinni il M.llo Vittorio Benito Barra. Cerimonio di consegna della cittadinanza onoraria al Maresciallo Bianco, nella foto il terzo da sinistra. Il secondo da sinistra è il sindaco di Colobraro Andrea Bernanrdo 15 Una Fondazione per lo Sviluppo del Territorio Per la Cultura Per la Ricerca e l’innovazione Per la Crescita delle Comunità Locali