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L`Istria meta preferita dai turisti italiani

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L`Istria meta preferita dai turisti italiani
www.edit.hr
Anno LXIV- N. 12 | 30 giugno 2016 | Rivista quindicinale - kn 14,00 | EUR 1,89 - Spedizione in abbonamento postale a tariffa intera - Tassa pagata ISSN-0475-6401
L’Istria
meta
preferita
dai turisti
italiani
Attualità
La breve avventura di
Tim Orešković. L’HDZ
ha prima sfiduciato il
premier e quindi ha
prosciolto il Sabor
p. 16
Dossier CI
Parla la presidente
della CI di Villanova,
Lorena Lubiana Bellè:
«Mantenere le tradizioni
è il nostro compito»
p. 30
sommario
L’inaugurazione della sede l’8 luglio prossimo
La CI di Gallesano a nuovo
EDITORIALE
Divorzi e nuove opportunità
3
PRIMO PIANO
Nel 2018 il nuovo Ospedale generale di Pola. Lo afferma il funzionario
regionale Valerio Drandić, presidente
del Consiglio d’Amministrazione
di Rosanna Mandossi Benčić
4
Attualità
Gli italiani fanno vacanza in Istria.
Il ministro del Turismo, Anton Kliman,
su scelte strategiche e prospettive di
uno dei comparti dell’economia più
importanti della Croazia
di Diana Pirjavec Rameša
8
La breve avventura di Tim
Orešković. L’HDZ ha prima sfiduciato il proprio premier e poi contribuito
con i suoi voti al proscioglimento
del Parlamento. Elezioni anticipate a
16
settembre
Volti nuovi cercansi. E anche idee.
Per uscire da questo inghippo non
sarà sufficiente riciclare l’elitè politica
18
Ribadito l’impegno per un futuro
europeo. Celebrati i venticinque anni
di indipendenza di Croazia e Slovenia
20
La bandiera europea perde una
stella. Il Regno Unito esce dall’Unione
22
Europea
CINEMA
Il Festival del film di Pola all’insegna del mondo femminile. La
63.esima edizioni in programma dal 9
al 16 luglio
di Ardea Velikonja 38
Redattore capo responsabile
Ilaria Rocchi
[email protected]
MOSTRE
Progetto grafico-tecnico
Sanjin Mačar
Tutti in spiaggia. Usi e tradizioni
balneari raccontati attraverso fotografie
storiche e cimeli vari
41
MADE IN ITALY
La nuova geografia politica dopo le
elezioni comunali in Italia. A Trieste
eletto Roberto Dipiazza; a Roma la
24
prima sindaco donna Food4punto nuova testata on line
Sarà il driver di sviluppo del territorio
e dei rapporti tra Italia e connazionali
all’estero
44
L’Università di Trieste tra le migliori. Lo confermano diverse indagini
26
RUBRICHE
ITALIANI NEL MONDO
La strategia del colibrì. Il Parlamento italiano ha approvato la riforma
costituzionale che riduce il numero dei
parlamentari
28
DOSSIER ci
CI Villanova: mantenere le tradizioni. Lo afferma la presidente del
sodalizio, Lorena Lubiana Bellè
di Ardea Velikonja
30
LIBRI
Vaticano e nazismo perdonare
l’imperdonabile. Dario Fertilio autore del saggio “L’anima del Führer”
di Gianfranco Miksa
35
2
Una ristrutturazione sofferta, quella
della sede della Comunità degli Italiani
di Gallesano che aprirà i battenti l’8
luglio prossimo. Dopo quasi due anni in
cui i cantieri sono stati bloccati più volte
per problemi burocratici, finalmente il
sodalizio avrà tutti gli spazi necessari
per svolgere le sue tantissime attività.
“Finora in cinque giorni dare uno spazio
a tutti per lavorare era impossibile – ha
detto la presidente Diriana Delcaro Hrelja
–. Ora finalmente avremo quanto basta.
E devo ringraziare la locale scuola, che ci
ha permesso di funzionare nei loro spazi
quando i nostro erano inagibili. Oltre al
teatrino adesso abbiamo anche una sala
multimediale e l’archivio”.
Panorama
AMBIENTE - Rain gardens: i giardini della pioggia
ALIMENTAZIONE - Frutta o verdura? Facciamo un pò di chiarezza
SALUTE - Obesità infantile: un
bambino su tre in Europa è sovrappeso
A TAVOLA - I gelati più strani del
mondo
INNOVAZIONI - Il futuro è domani.
Benvenuti nel 2020!
a cura di Nerea Bulva 46
MULTIMEDIA
Fotografare con lo smartphone
a cura di Igor Kramarsich
56
PASSATEMPI
Cruciverba
di Pinocchio
59
Anno LXIV | n. 12 | 30 giugno
Redattore grafico-tecnico
Sanjin Mačar, Teo Superina
Collegio redazionale
Nerea Bulva, Diana Pirjavec Rameša, A rdea Velikonja
REDAZIONE
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Via re Zvonimir 20a Rijeka - Fiume, Tel. 051/228-770
Telefax: 051/672-128, direttore: tel. 672-153
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ISSN 1334-4692 Panorama (Online)
TIPOGRAFIA
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ABBONAMENTI Tel. 228-782. Croazia: an­nuale (24 numeri) kn 300,00
(IVA inclusa), semestrale (12 numeri) kn 150,00 (IVA inclusa), una copia kn
14,00 (IVA inclusa). Slovenia: annuale
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euro 1,89.
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Numeri arretrati a prezzo raddoppiato
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euro, retrocopertina interna 150.00 euro, pagine interne 120,00 euro.
PANORAMA esce con il concorso finanziario della Repubblica di Croazia e
della Repubblica di Slovenia e viene parzialmente distribuita in convenzione
con il sostegno del Governo italiano nell’ambito della collaborazione tra
Unione Italiana (Fiume-Capodistria) e l’Università Popolare di Trieste
Ente giornalistico-editoriale
Rijeka - Fiume, Zvonimirova 20A
Direttore f.f.
Errol Superina
Consiglio di amministrazione
Oskar Skerbec (presidente), Roberta Grassi Bartolić (vicepresidente),
Roberto Bonifacio, Samuele Mori, Dario Saftich, Borna Giljević
editoriale
Divorzi e nuove opportunità
I
ndipendence day: è così
che hanno esultato i fautori
dell’uscita del Regno Unito
dall’Unione Europea. Una
doccia fredda per i sudditi di
Sua Maestà, che non se l’aspettavano proprio questo risultato. Tutto
lasciava presagire una vittoria del
fronte europeista, soprattutto dopo
l’uccisione della deputata Joe Cox,
che aveva cambiato la dinamica e
il clima della campagna elettorale
a sette giorni dal voto. L’ondata del
cordoglio è stata enorme. E infatti i
BREXIT E DINTORNI
L’UE andrà
avanti con un
componente in
meno. Si apre un
periodo di grande
incertezza e di
incognite sia per
il Regno Unito
che per l’Europa.
D’altro canto, il
monito britannico
costringerà i
capi di stato
e di partito a
interrogarsi su
come rilanciare
l’Unione
sondaggi, i mercati, gli scommettitori davano il sì praticamente scontato. Invece... per la prima volta un
Paese ha dimostrato che il processo
di unificazione europea non è ineluttabile, che dall’UE si può uscire.
Evidentemente, vista dal Regno
Unito, non era poi così tanto seducente, rovinata da scelte politiche
che negli ultimi vent’anni hanno
costruito non più una società fondata sui diritti delle persone, dei lavoratori e dell’ambiente, ma spazi di
mercato al servizio di banche, imprese, corporation, multinazionali.
L’UE andrà avanti con un componente in meno. La strada della Brexit apre un periodo di grande incertezza e di incognite sia per il Regno
Unito che per l’Europa. D’altro canto, come in ogni divorzio, perdono
un po’ tutti. Ci saranno certamente
tempi difficili. I mercati mondiali
la faranno pagare alla Gran Bretagna, ma sarà un percorso tortuoso
anche quello che si troveranno ad
affrontare i Paesi con i quali Londra ha collaborato strettamente
sia economicamente che politicamente. Ma molti analisti vedono
in questa rottura anche una grande
opportunità, perché il monito britannico, per prima cosa costringerà
inevitabilmente più di un capo di
governo e di partito a prendere atto
che se l’Europa non cambia rischia
di venir archiviata da altri responsi
popolari. Ed è quanto nessuno vorrebbe accadesse.
In secondo luogo, li porterà a interrogarsi sul serio su che cos’è stata,
su che cos’è diventata e/o su che
cosa dovrebbe essere l’avventura
dell’Unione, magari recuperando
lo spirito e i valori che avevano guidato De Gasperi, Adenauer, Schuman, Spinelli... Chiusa questa fase,
potrà seguire un nuovo slancio di
rinnovamento e di rafforzamento
dell’UE, ricostruendo un’Europa
sociale, fondata su lavoro, pace, diritti, sviluppo, ambiente e solidarietà. Paradossalmente, potremo dire
che la Brexit salverà l’Europa.
A distanza di due giorni e venticinque anni dalla Brexit, sempre
nel mese di giugno, si consumò la
“Jugoexit”: Slovenia e Croazia scelsero di abbandonare la federazione jugoslava, uno stato artificiale
creato a tavolino, tenuto insieme
dall’onnipresente polizia, pronta
a reprimere duramente qualsiasi
forma di dissenso, dall’esercito e
dal mito del suo Maresciallo. Fu
un divorzio lungo, difficile e doloroso, soprattutto per la Croazia,
investita da guerre e mattanze.
Da allora, in questo quarto di secolo, di cose ne sono capitate tante.
Nonostante gli intoppi (numerosi,
troppi), il cammino è stato segnato da una lenta ma inesorabile
crescita democratica e civile; una
crescita che ha investito anche la
Comunità nazionale italiana in
Istria, Fiume, Quarnero, Dalmazia
e Slavonia. Infatti, mentre Lubiana
e Zagabria dichiaravano la propria
indipendenza da Belgrado (25 giugno 1991), veniva sciolta la vecchia
Unione degli Italiani dell’Istria e
di Fiume e si stava completando
un processo di rinnovamento e
risveglio dell’identità nazionale italiana. È stato anche grazie
a questo ritrovato slancio che la
presenza italiana in queste regioni
non solo si manterrà, ma anzi recupererà terreno e conoscerà un
incoraggiante sviluppo. Conservando orgogliosamente la propria
individualità e specificità, inserita
però nel contesto in cui vive. E chi
avrebbe mai pensato che potesse
capitare che, in un Paese che per
molti versi continua a contarsi i
globuli nel sangue, diventasse miss
un’italiana dell’Istria. È la 22.enne
Angelica Zacchigna, cittanovese
che studia a Trieste (canto jazz al
Conservatorio “Giuseppe Tartini”
e ballo all’Accademia musical Theatre). Il prossimo dicembre a Washington rappresenterà la Croazia
all’elezione di Miss World.
Panorama
3
primo piano
rISPETTATI FINORA I TERMINI
Lo afferma il
funzionario
regionale Valerio
Drandić,
presidente
del Consiglio
d’Amministrazione
dell’Ospedale
cittadino e
vicepresidente
del Fiduciariato
per l’edificazione
del nosocomio
polese. Finalmente
i pazienti istriani
non dovranno più
recarsi a Fiume
Nel 2018
il nuovo
Ospedale
generale
di Pola
di Rosanna Mandossi Benčić
Q
ccValerio Drandić
4
Panorama
uanto i due annessi ospedalieri edificati ex novo – che
si presentano oggi al Civile
come due strutture di sole
mura – saranno ultimati, e
Ginecologia (sul cui edificio
si appoggia l’annesso 1, il più grande) ricostruita, Pola avrà il suo nuovo Ospedale
generale. “Considerato che sinora sono
stati rispettati tutti i termini del contratto
d’appalto, potremmo disporre della struttura completamente ultimata all’inzio
della primavera del 2018” è solo in minima
parte quello che d’importante ci ha detto
il funzionario regionale Valerio Drandić, da
noi intervistato in qualità di presidente del
Consiglio d’Amministrazione dell’Ospedale
cittadino e di vicepresidente del Fiduciariato per l’edificazione del nosocomio polese (organismo quest’ultimo, istituito a
livello ministeriale).
In via del tutto parallela, abbiamo sentito
pure la direttrice ad interim dell’Ospedale
di Pola, dottoressa Irena Hrstić. Il cantiere
è stato aperto nel gennaio 2015, dopo che
la firma per l’appalto con la prescelta Zagrebgradnja, era stata apposta alla fine del
2014. Precisamente, fino a quel 12 gennaio
2015, quando le maestranze dell’appaltatore principale hanno aperto il cantiere e
ripulito, prima di ogni altra cosa, l’area di
sosta (per automobili) a fianco dell’edificio
ginecologico, tagliato gli alberi che hanno
costeggiato uno dei vialetti da cui si aveva
accesso al Civile da via Valvasor e quelli della pineta a fianco del Laboratorio centrale,
erano trascorsi 12 anni. Dodici lunghi anni
in cui tre ministri avevano apposto le proprie firme a un numero elevato di accordi (e
di anex agli stessi accordi).
Oggi, sono quasi 13 gli anni trascorsi da
quell’ottobre 2003 quando il ministro della Salute di allora (Andro Vlahušić) stipulò
una lettera d’intenti per il finanziamento,
che prevede che lo Stato cofinanzi con il 75
per cento l’intera somma da investire, di
610 milioni di kune, mentre il 25 per cento
è appannaggio della Regione Istriana. “Ci
sono voluti cinque premier e sei ministri
perché si arrivasse dove ci troviamo oggi”
ha constatato Drandić.
fStruttura moderna
Certificato nel 2009, il progetto è opera
dell’architetto Josip Brezac, oggi in America. Brezac, all’epoca occupato all’Urbis 72, è autore del progetto principale
dell’annesso numero 1, quello più grande,
di futuri 33.767 metri quadri tra “vecchio”
(Ginecologia) e “nuovo” edificio. Ha progettato l’annesso numero 2, che assieme ai già
Panorama
5
primo piano
esistenti Radiologia e Laboratorio biochimico centrale con Medicina nucleare, avrà
12.298 metri quadri di spazio utile, l’Elektroprojekt. In totale, dunque, la struttura, che sarà “spostata” definitivamente a
est di quel primo reparto ospedaliero che
vide la nascita nel 1886 su Colle San Michele, disporrà di 46.065 metri quadri.
Premesso che stiamo ancora parlando del
progetto originario, l’annesso 1 sarà quello che verrà ultimato per primo (almeno
parzialmente), in modo da poter ospitare
le divisioni operanti oggi nell’edificio ginecologico per fare andare avanti ogni forma
di assistenza e di ricovero dei pazienti. Una
volta completato, l’edificio numero 1, sette piani in tutto più un tetto di 453 metri
quadrati, disporrà di 506 posti per la degenza ospedaliera in stanze da una, due o
tre letti con bagno.
Anche se trattato come il primo piano
dell’edificio principale, di poco più di 7mila
metri quadri, un viale d’accesso collegherà
l’entrata principale e il parcheggio a quello
che sarà il Blocco dell’Emergenza medica e
il Blocco delle dieci sale operatorie. Sempre
su questo (primo) piano troveranno posto
Medicina trasfusionale, Infettivologia, l’Unità di Cura Intensiva e il Direttivo con gli
uffici dell’Amministrazione ospedaliera.
A pianterreno (7.191 metri quadri), invece,
il Punto di accoglienza di tutto l’ospedale,
quindi Patologia e Citologia, Farmacia e
Cucina ospedaliera, la Sterilizzazione centrale nonché il guardaroba e il ristorante
per il personale ospedaliero.
Al secondo piano (3.096 metri quadri)
6
Panorama
Neurologia generale, l’Unità per le malattie coronariche e la Psichiatria (di tipo
chiuso e di tipo aperto); al terzo (3.096)
Ginecologia, Maternità e Ostetricia, Neonatologia; al quarto (3.095) Otorinolaringoiatria, Chirurgia generale (con chirurgia
digestiva e pediatrica) e Oftalmologia; al
quinto (3.068) Neurochirurgia, Traumatologia e Ortopedia, Chirurgia toracovascolare e Chirurgia plastica, Urologia; al sesto
(3.107 metri quadri) Ematologia e Oncologia, Cardiologia e Pediatria; al settimo piano (3.085) Nefrologia, Gastroenterologia,
Pneumologia e il Reparto per il diabete.
L’annesso 2 sarà un day hospital per ogni
specialità medica e per chirurgia diurna.
Disporrà – sempre su progetto originario
– di 71 letti di degenza, di cui 28 per emodializzati e di due sale operatorie. Ospiterà
pure il policlinico con 47 ambulatori per 80
specialità mediche. Ambo gli edifici saranno collegati con due corridoi comunicanti
(al coperto), mentre sotto, la strada, che
c’è già, sarà abbassata di poco più di un
metro. Le strutture di comunicazione si
troveranno ai primi piani dei due edifici.
Ci ha incuriosito già ora come si farà a
“tirare” una linea di demarcazione tra il
nuovo ospedale e i padiglioni abbandonati o riqualificati dell’ex Civile. L’area verrà
recintata, però a risolvere la questione
dovranno essere congiuntamente il Direttivo ospedaliero e l’Università degli Studi
“Juraj Dobrila”, che si è già portata via e ricostruito, o ristrutturato, due ex padiglioni
ospedalieri: l’edificio che ospitò direzione e
amministrazione e l’ex mensa ospedaliera.
fE ora arriva il bello
“È ora che disponiamo delle strutture degli
edifici che arriva il bello” è in sintesi quanto ci ha detto Valerio Drandić nello spiegarci che l’elevazione dei due annessi è stata
la parte più grossa dell’opera, però anche
la più “facile”. “Finanziariamente, invece, e
per quanto riguarda il tempo che abbiamo
a disposizione, ha aggiunto, ci aspetta la
parte più difficile e costosa dell’investimento, tra impiantistica, piastrellatura,
pavimentazione, sistemazione degli armadi a muro e arredi simili, ecc. L’avanzamento dei lavori è tale che rispetta quanto
accordato (36 mesi dalla firma dell’accordo
di appalto), però dobbiamo riconoscere
che siamo dovuti intervenire e prolungare i
tempi perché si sono presentate di fronte a
noi numerose necessità per le modifiche al
progetto iniziale. Un tanto potrebbe ritardare la fine dei lavori. Però credo varrà la
pena di aspettare pure di avere un giorno
una struttura ospedaliera avanzata”.
“Le modifiche al progetto inziale sono più
che necessarie perché dobbiamo essere al
passo con i cambiamenti avvenuti con il
progresso della medicina” così la direttrice
ad interim, Irena Hrstić. E sono modifiche
di tipo architettonico e cambiamenti legati
alla scelta dell’appparecchiatura medica,
che dovrà essere tecnologicamente avanzata. A questo punto va detto che ci sarà
la ristrutturazione della Radiologia (a cui
nessuno aveva pensato dieci anni orsono,
nda.), cosa che prolungherà i tempi di
costruzione e obererà il preventivo di 6-7
milioni di kune.
“Nel 2012 – così la direttrice – avevamo
pensato a un genere di Risonanza, oggi la
RM è maggiormente sofisticata e cercheremo di avere quella. Non cambierà il numero degli apparecchi medici: i tomografi saranno 2, il magnete uno, l’angiografo uno;
ad essere precisi, si tratterà di una sala
angiografica per Radiologia diagnostica
e interventistica. Cambierà però il tipo di
macchinario perché lo sceglieremo su dettame dei tempi ossia tecnologicamente
avanzato”.
“Come faremo a trasferire le divisioni oggi
in Ginecologia, onde permettere pure che
quest’ultima venga ristrutturata? Non sarà
facile certamente. Anche se le cose sono
state già concordate tra noi e l’appaltatore,
che ha sempre saputo di avere accettato un
lavoro gravato dal fatto che si sta facendo
edilizia in un ospedale in funzione. Io credo però che saremo in grado di farlo, anche
grazie alla pazienza dimostrata sinora dai
fruitori del servizio pubblico.
Dovremo trasferire Pediatria, Otorinolaringoiatria, Oftalmologia, Ginecologia, ma
non potremo farlo subito mettendoli nello
spazio previsto dal progetto dell’annesso
1. Per dire, in un primo momento andremo ad occupare 2 piani. Non potremo farlo
senza disporre prima del blocco delle sale
operatorie e senza avere pronta la diagnostica (in riferimento a Radiologia, nda.).
Poi, per esempio, se i letti non dovessero
essere ancora arrivati, adopereremo quelli
vecchi che sostituiremo in un secondo momento”.
ccIrena Hrstić
fTutti i vantaggi
per i pazienti
È sempre la dottoressa Hrstić a risponderci:
“Disporremo di Cardiologia invasiva. Non sto
parlando di cardiochirurgia, bensì di stenting
coronarico (l’impianto di stent), che gli ospedali pubblici di livello pari al nostro hanno
già, mentre noi dobbiamo assistere pazienti
con infarti anche gravi, e mandarli all’ospedale di Fiume. Si, l’altra novità, che è quella
assoluta, è la Risonanza Magnetica. Ci libereremo pure del peso di un equipaggiamento
non soltanto superato, ma desueto”.
Per capire come si riuscirà a “star dentro”
al Preventivo di 600 milioni di kune, il presidente del CdA ospedaliero è andato indietro nel tempo, ossia agli inizi della crisi
economica del 2008, quando “calarono
drasticamente i prezzi nell’edilizia; anche
del 40 per cento”. “Quando venne emesso
il bando internazionale del concorso d’appalto rimanemmo piacevolmente sorpresi
delle offerte. Una richiesta di prezzo di 350
milioni significava per noi riuscire a fare
tutto con l’investimento accordatoci”.
“I fondi europei non prevedono mezzi per
la sanità, però potremo concorrere a titolo
di nuove tecnologie, risparmio energetico,
fonti di energia rinnovabili, ecc. Ci siamo già
candidati per fondi par a 20 milioni di kune
verso il ministero per lo Sviluppo regionale. Non sappiamo se li otteremo in toto,
comunque contiamo di spenderli per euipaggiare l’ospedale diurno”. “Contiamo pure
di bandire prossimamente i concorsi per la
fornitura di macchinario medico. Parlo al
plurare, perché ci sarà più di un concorso
per non rischiare di incappare in eventuali
ricorsi che ci porterebbero via troppo tempo”. Per i grossi macchinari, del valore di un
paio di milioni di kune, spiega ulteriormente la dottoressa, verrà bandito un concorso
solo (uno per RM e uno per l’angiografo,
nda.), mentre apparecchi quali endoscopi e
ecografi saranno classificati e acquistati “in
gruppo”. “Stiamo facendo una revisione. Noi
praticamente abbiamo un equipaggiamento obsoleto, quindi non avremo che cosa
trasferire nei nuovi ambienti”.
Panorama
7
attualità
Gli italiani
fanno vacanza
in Istria
di Diana Pirjavec Rameša
8
Panorama
eeAnton Kliman, ministro del Turismo
A colloquio con
il ministro del
Turismo Anton
Kliman: scelte
strategiche e
prospettive
di uno dei
comparti
dell’economia
più importanti
della Croazia
Dell’attuale stagione turistica,
di sfide e difficoltà, ne abbiamo
parlato con il ministro del Turismo Kliman, ministro tecnico di
un governo tecnico che in questo
momento ha poteri limitati, ma il
grosso del lavoro per quanto riguarda il turismo è già stato fatto.
Ora si guarda con interesse ai risultati. Le prospettive sono buone
e, anche il ministro, benché prudente, non nasconde l’ottimismo.
L
Per il settore turistico in Croazia il
2015 è stato un altro
anno da record, con
incrementi in arrivi
e pernottamenti che
superavanono tutte
le previsioni, posizionando il Paese tra le destinazioni estive più
gettonate del Mediterraneo. Sarà
anche così quest’anno?
Secondo i dati del ministero del
Turismo croato, l’anno scorso sono stati registrati poco più
di 14 milioni di turisti, l’8,3 per
cento in più rispetto al 2014, che
hanno realizzato quasi 79 milioni di pernottamenti, pari a una
crescita del 6,8 per cento a livello
annuo. La stragrande maggioranza, ben 12 milioni (+8,1%) erano
turisti stranieri. La costa istriana
tradizionalmente detiene il primo posto dato che è stata scelta
da un quarto di tutti coloro che
l’estate scorsa sono andati in Croazia. Seguono le spiagge dalmate
e la splendida Dubrovnik (l’antica Ragusa). L’incremento più
forte riguarda tuttavia la capitale Zagabria (+13 per cento) che,
nonostante sia nell’entroterra,
dall’ingresso del Paese nell’Unione europea nel 2013 sta diventando sempre più interessante come
destinazione turistica.
Può esprimere un giudizio sull’attuale andamento turistico in Croazia? Come sono andati i preparativi e quali sono le aspettative?
“Il turismo in Croazia continua a
crescere. Lo confermano i risultati rilevati per i primi quattro mesi
dell’anno: in alcuni periodi sono
stati registrati tassi di crescita a due
cifre. Quello che mi rende particolarmente soddisfatto è il fatto che
la Croazia, a parte i buoni risultati
in quanto a movimento turistico,
sta diventando una destinazione
di tutto rispetto e molto popolare,
tanto da esser collocata sui maggiori mercati turistici europei tra le
cinque destinazioni più gettonate.
Per quanto riguarda l’alta stagione,
che di anno in anno viene allungata, ci aspettiamo una crescita del
4-5 p.c. il che rappresenterebbe un
buono risultato giacché le capacità
ricettive, l’anno scorso, durante i
mesi estivi, sono state praticamente esaurite. Ciò che incute ottimismo sono le previsioni positive
non solo per i mesi di luglio e agosto, ma anche per la bassa stagione, tanto che le nostre aspettative
sono di una buona alta stagione
e, in genere, di un buon anno in
quanto a risultati complessivi del
comparto turistico”.
fSiamo un Paese
sicuro
La situazione geopolitica in Medio Oriente, la crisi migratoria,
Panorama
9
due regioni che sono molto importanti per il turismo croato nel suo
complesso.
Qual è il tipo di offerta turistica
maggiormente presente e perché?
le poche garanzie di sicurezza di
alcune mete turistiche in Grecia e
in Turchia, possono influire sulle
scelte sui luoghi dove trascorrere
le vacanze e quelli da evitare? Gli
operatori sono preparati per uno
scenario in cui turisti che avevano
magari pianificato proprio quelle
aree decidano di cambiar rotta e
dirigersi verso la costa Adriatica?
Le strutture ricettive croate sono
in grado di far fronte ad una maggiorata richiesta senza che tutto
ciò crei difficoltà e caos, come si è
verificato settimane fa in Spagna
dove la vita nelle città storiche è
diventata impossibile a causa di
un aumento del numero di visitatori che non era stato assolutamente preventivato?
“Quanto succede in queste aree influisce in modo negativo su alcune
delle mete turistiche di attrazione
mondiale che ora incontrano grandi problemi: si tratta purtroppo di
eventi tragici che stanno segnando
profondamente alcuni dei più importanti luoghi di villeggiatura a
livello mondiale. La Croazia è stata
considerata da sempre una destinazione sicura. Nonostante quanto
sia accaduto in tempi recenti siamo
riusciti a realizzare un aumento dei
risultati turistici. Siamo concentrati
sullo sviluppo e il miglioramento
della qualità della nostra offerta,
come pure sul rafforzamento del10
Panorama
le attività promozionali. Questo ci
assicurerà un maggiore numero
di turisti in arrivo, a prescindere
dalla situazione in cui ci troviamo.
Ciò si riferisce anche allo sviluppo
e alla creazione di nuove capacità
ricettive che ci permetteranno di
accogliere ancor più ospiti durante
i mesi estivi”.
Quali sono secondo Lei le perle del
turismo croato e dove si collocano
nei suoi progetti l’Istria e il Quarnero?
“Mi riesce difficile mettere in risalto solo alcune di queste perle. La
Croazia è riconoscibile per le bellezze naturali dell’Adriatico, come
pure per quelle del continente. E
queste manterranno il primato loro
assegnato, perle turistiche di rara
bellezza che pochi possono vantare, soprattutto se pensiamo alla loro
moltitudine concentrata su di un
territorio così piccolo.
L’Istria e il Quarnero sono considerate da lungo tempo importanti destinazioni turistiche, sia per
quanto riguarda i risultati che registrano, sia per quanto riguarda
l’impegno profuso e la volontà di
sviluppo e progresso. Per questo
motivo il Ministero del turismo le
supporterà, sia attraverso progetti del settore privato che di quello
pubblico e continuerà a collaborare
con gli operatori turistici di queste
“Sole e mare” sono stati e saranno probabilmente le nostre carte
vincenti, il prodotto turistico più
importante. Questo condividiamo
con altri paesi del Mediterraneo e
di ciò non dobbiamo assolutamente
vergognarci. Dobbiamo però tener
conto che sul mercato turistico le
tendenze sono in continua evoluzione, i turisti di oggi richiedono
anche “qualche cosa di più”. Ed è
proprio ciò di cui il turismo croato tiene conto nei suoi programmi
e progetti di sviluppo e consolidamento. Ciascuna destinazione turistica in Croazia ha la possibilità di
realizzare offerte speciali e attirare
segmenti specifici di turisti”.
fOfferta diversificata
“Questa diversificazione ci più aiutare a collocarci quanto meglio sul
mercato e metterci in una posizione
di rilievo rispetto alla concorrenza. In questo momento lavoriamo
sullo sviluppo e la promozione dei
prodotti che non riguardano solo
mare e sole, perché li consideriamo
di grande importanza per l’allungamento della stagione turistica. Proprio per questo abbiamo lanciato la
campagna dal titolo ‘Croazia – piena di vita’. Lo abbiamo fatto perché
vogliamo dimostrare che siamo
interessanti ad offrire, non solo un
buon prodotto per l’estate, ma per
tutto l’anno. Inoltre, due anni fa
abbiamo avviato un programma
altamente specializzato di rilancio
e promozione dal titolo “Hrvatska
356” (Croazia 365, ndr) in cui promuoviamo prodotti quali cultura,
gastronomia, turismo sportivo,
quello del bussiness, il wellness, la
cura della propria salute e il turismo nautico. Sono questi i settori
su di cui vogliamo basare e costruire il nostro sviluppo futuro.
Quest’anno gli investimenti nel
attualità
ccIl ministro Kliman e il commissario governativo per il turismo ungherese Gusztáv Bienerth
ccKliman e Taleb Rifai segretario generale dell’UNWTO
turismo dovrebbero raggiungere
i 670 milioni di euro. A che cosa
sono destinati?
“Quest’anno sono previsti investimenti per oltre 670 milioni di euro
nel turismo, di cui più della metà
riguardano iniziative che arrivano
da numerosi soggetti economici, il
che conferma che la Croazia è molto interessante per gli imprenditori.
Un altro importante segmento riguarda investimenti nell’infrastruttura turistica pubblica, condizione
indispensabile per il futuro sviluppo delle destinazioni e l’incremento
della loro concorrenzialità. L’anno
scorso sono stati realizzati interventi per un totale di 500 milioni
di euro che sono serviti per aprire o
ristrutturare complessivamente 25
nuovi alberghi, il che ha contribuito
alla realizzazione di entrate pari a 8
miliardi di euro solo grazie alla presenza di turisti stranieri. Proprio
per questo gli investimenti si rive-
lano importanti, soprattutto per la
loro capacità di assicurare sviluppo
in un periodo breve, sia si tratti di
capacità ricettive di alta qualità, attrazioni e curiosità, miglioramento
dell’infrastruttura turistica o di un
qualsiasi altro tipo di offerta turistica nuova o migliorata. Quest’anno
lungo la costa Adriatica, ma anche
nell’area continentale, dovrebbero
venir inaugurati tra nuovi o impianti ristrutturati ben 40 alberghi,
oltre a tutta una serie di interventi
standard che riguardano il miglioramento dei contenuti, gli investimenti nella qualità e nel servizio
offerto dagli alberghi, dagli autocampeggi, ma anche nelle strutture
ricettive private di alta classe”.
fModificare
alcune leggi
Lei ha annunciato di recente che
entro la fine dell’anno verranno
apportate modifiche a alcune leggi che regolano l’attività nel settore turistico, tra cui quella sugli
Enti turistici, quella sulla tassa
di soggiorno come pure la quota
d’iscrizione agli enti turistici. Che
cosa migliorerà a seguito di queste
modifiche?
“Prepareremo un pacchetto di modifiche alla legge sugli Enti turistici,
alla quota d’iscrizione e alla tassa di
soggiorno, ma anche modifiche che
riguardano i terreni ad uso turistico. Mi sono prefisso un compito e
mi auguro di individuare una soluzione che stimolerà gli enti turistici ad operare quanto meglio senza
senza dover incorrere ad inutili paletti. Realizzeremo un confronto di
qualità sia con gli addetti ai lavori,
con chi lavora sul campo, in modo
da assicurare le migliori condizioni per lo sviluppo del turismo sia
lungo la costa che sul continente.
Gli Enti turistici devono essere delle piccole agenzie di branding. La
tassa d’iscrizione agli Enti verrà in
ogni caso decurtata, senza mettere
in difficoltà i piccoli Enti che operano nella parte continentale della
Croazia. La tassa di soggiorno potrà venir modificata dagli organi
dell’autonomia locale, in accordo
con gli esponenti dell’economia turistica, ma lasceremo a loro la possibilità di valutare le scelte da fare in
armonia con i progetti di sviluppo
della destinazione turistica a cui si
riferisce”.
I social media sono diventati un
importante canale per divulgare
informazioni sulla Croazia e sulla sua offerta turistica. Quanto
strumenti quali Facebook, Twitter, Instagram e altri influenzano
le scelte di chi viaggia e del luogo
dove trascorre le vacanze? Chi si
serve più di altri dei social quanto
si tratta di promuovere un prodotto o una destinazione?
“Il mercato turistico è diventato
moderno e concorrenziale e qui le
tendenza cambiano in continuazione. Sono andate modificandosi
pure le piattaforme attraverso cui
Panorama
11
IVO VIDOTTO
si svolgono le attività promozionali che al giorno d’oggi sono diverse
da quelle adottate in passato. Ciascun mercato e ciascun segmento
di ospiti è specifico, e per tenere
il passo con la concorrenza, o anche posizionarci su alcuni mercati
ai primi posti dobbiamo fare una
promozione mirate ed efficace. Ciò
riguarda pure la promozione attraverso i social media che sono una
piattaforma chiave per i giovani:
la campagna promozionale rivolta
a questo segmento di clienti deve
venir realizzata in tempo reale,
deve essere istantanea. L’importan-
12
te è rimanere proattivi e gestire le
promozioni nei tempi giusti. Il turismo è in costante evoluzione e di
anno in anno dobbiamo fare i conti
con nuove tendenze, ma è proprio
questo desiderio di innovazione e
di iniziativa a rendere dinamico il
sistema di promozione che ci aiuta
a crescere e a raggiungere un livello
superiore”.
fOspiti anche dal
lontano Oriente
Prendendo in esame i risultati
dell’andamento turistico, della
presenza di turisti stranieri nel
mese di febbraio, (dato che riscontra una serie di particolarità)
pubblicati dall’Istituto croato di
statistica notiamo dei fenomeni
interessanti. Infatti, dai numeri
riportati risultata che agli inizi di
quest’anno al primo posto ci sono
turisti sloveni, al secondo quelli
coreani e al terzo gli italiani. Ora
è ben noto che gli sloveni e gli italiani sono ospiti “tradizionali”,
ma come si spiega la massiccia
presenza di coreani, come pure di
cinesi. Fino a che punto ha influito
sulle loro scelte il fatto che nei siti
storici come Dubrovnik (Ragusa)
sono stati girati serial televisivi e
film molto seguiti? Sino a che punto l’industria cinematografica ha
inciso sulla popolarità di determinate città storiche?
“Sebbene a visitare la Croazia siano
in primo luogo turisti provenienti
dai grandi mercati a noi vicini, direi
tradizionali, quali la Germania, l’Italia oppure la Slovenia, quello che
riscontriamo è un aumento della
presenza di ospiti che arrivano da
altri mercati, Ciò ci rende partico-
attualità
Come ci vedono gli altri.
Il racconto del giornalista italiano Luigi Grassia
L’Istria, come la Toscana?
S
crive Dante Alighieri che
il Carnaro (o Quarnaro) è
il golfo «ch’Italia chiude
e i suoi termini bagna». Il
corollario è che secondo il
Sommo Poeta chi trascorre un weekend in Istria lo
fa senza neanche uscire dai confini italiani.
E in effetti l’Istria è a portata di mano (cinque ore in macchina fra Milano e Umago,
tanto per dire) e la zona è piena di gente
dal cognome italiano e che parla italiano,
se non altro perché viene bombardata
larmente felici perché si tratta di
ospiti che visitano il nostro Paese
durante tutto l’anno, come i turisti
che arrivano dalla Repubblica di
Corea. Costoro l’anno scorso sono
stati tra i più numerosi in tutto l’arco dell’anno, e quando parliamo di
turisti che arrivano da mercati lontani, allora il segmento del turismo
culturale è fondamentale, come
lo è pure quello cinematografico.
Dunque questa crescita va attribuita in parte anche al turismo cinematografico che aiuta il rilancio del
prodotto turistico nazionale, ma
arricchisce anche l’offerta. Per realizzare buoni risultati nella pre-stagione e nella post-stagione bisogna
quotidianamente dalle nostre tv. In ogni
caso i confini, ormai, non contano granché: nei 70 chilometri fra Trieste (Italia),
Capodistria (Slovenia) e Umago (Croazia) si
passano due frontiere, la prima quasi senza
accorgersene, la seconda con un controllo
delle carte d’identità, sia pure sbrigativo,
dovuto al fatto che la Croazia non fa ancora
parte della zona Schengen. Ecco, a voler
cercare il pelo nell’uovo, si rischia un po’ di
coda in auto fra Slovenia e Croazia in altissima stagione, tipo Ferragosto. Lanciamo
un appello ai Sommi Sacerdoti del trattato
proporre un’offerta diversificata in
grado di far fronte alle esigenze dei
turisti e rendere interessante la loro
permanenza nel nostro Paese. Ed è
questa la strada che dobbiamo continuare a percorrere se vogliamo
ottenere risultati importanti. Credo
che gli operatori turistici in Croazia
siano consapevoli di quanto si possa fare in un arco di tempo relativamente breve, considerati i grandi
passi compiuti di recente rispetto ai
risultati in passato. Non sono per
nulla stupito del fatto che vengano
registrati, per quanto riguarda lo
sviluppo dell’offerta, risultati così
importanti anche al di fuori dei
mesi estivi. La chiave del successo
perché ammettano anche la Croazia e così
cancellino questo piccolo fastidio.
La costa croata è tutta piena di golfi, di promontori e di cittadine che amano protendersi
sul mare. Così anche Umago, porta d’accesso
per chi arriva in auto dall’Italia. Un piccolo promontorio fra il porto e il mare aperto
ospita il centro storico di impronta veneziana,
lascito di una presenza lunga più di mille anni;
il Duomo si segnala per la facciata incompiuta
e per il campanile staccato dall’edificio della
chiesa, ovviamente adorno del Leone di San
Marco. Sul mare dell’Istria un altro punto suggestivo è il faro di Salvore, che vanta di essere
il più antico dell’Adriatico fra quelli ancora
in uso. Ha una storia e pure una leggenda:
è stato fatto costruire da Metternich (quello
famoso) in onore di una donna amata; ma
lei è morta prematuramente, e si dice che nei
giorni di tempesta si sentano dentro al faro i
lamenti di una donna.
L’Istria ha un altro legame con Dante: la chiamano «la Toscana della Croazia», un po’ per il
paesaggio ubertoso e un po’ perché qui, come
in Toscana, c’è gente facoltosa che viene da
fuori, compra edifici rustici e li trasforma in
belle residenze di campagna. Così hanno fatto
ad esempio l’attore Anthony Hopkins, Michael
Schumacher e l’industriale Riccardo Illy. Ma da
un certo punto di vista l’entroterra di Umago
è anche paragonabile alle Langhe e ad Alba:
infatti la Valle di Montona è terra di tartufi
bianchi e neri. Tappa d’obbligo a Livade dove
c’è il negozio di Giancarlo Zigante, il re del
tartufo locale, con annesso ristorante dove si
può gustare un menù tutto a base di tartufo,
dall’antipasto al gelato. (Luigi Grassia)
sta in un buon prodotto ed in un’offerta diversificata”.
In Croazia si parla molto dell’importanza di un turismo “quattro
stagioni”, in grado di ricoprire con
la propria offerta tutto l’anno. Che
cosa significa ciò per gli operatori
del settore e quali sono le potenzialità che vanno ulteriormente
valorizzate?
“Un turismo in grado di ricoprire
tutto l’anno, ovvero, l’allungamento
della stagione, sono molto importanti per noi. I risultati che la Croazia registra durante i mesi estivi
sono già praticamente i migliori
possibili, eventuali crescite sono
Panorama
13
possibili solo se saremo in grado
di aumentare le capacità ricettive.
Lo spazio in cui ambito si possono
assicurare ulteriore crescita senza
grandi investimenti sono la prestagione e la post-stagione, e in alcuni siti turistici ciò può valere per
tutto l’anno. Quello che è riteniamo
positivo è che i mesi di giugno e settembre diventano parte integrante
dell’alta stagione: avvicinando ciò
che una volta veniva considerata la
bassa stagione ai risultati di luglio
e agosto, possiamo fare un grande
passo avanti. Il nostro impegno è
indirizzato a un’alta stagione in grado di realizzare buoni risultati per
almeno 6 mesi consecutivi, il che ci
aiuterebbe a migliorare le entrate.
Ci sono delle destinazioni turistiche
che già ora hanno la capacità e sono
in grado di offrire un prodotto che
ricopre tutto l’arco dell’anno. Ciò riguarda in primo luogo le grandi città che sono i portatori di questo tipo
di offerta turistica. Queste hanno la
possibilità di attivare e coinvolgere
i luoghi turistici del territorio con14
Panorama
termine, in modo da assicurare migliori risultati e concorrenzialità”.
Parliamo un po’ di struttura e di
provenienza del turista che visita
la Croazia. Qual è l’incidenza del
turista italiano sul comparto turistico con particolare attenzione
alla costa adriatica? Quali sono i
luoghi che gli italiani prediligono?
“Storicamente, in un periodo molto lungo del turismo croato, la
maggior parte dei villeggianti era
costituita da famiglie che venivano
in Croazia per le nostre bellezze
naturali, per il sole e il mare. Con
il passare degli anni la struttura
degli ospiti è cambiata. Oggi è legata alla diversificazione dell’offerta. Ci sono sempre più giovani che
vanno alla ricerca di un’offerta che
si concentra sul divertimento e il
turismo attivo, senza scordare gli
ospiti, più avanti con gli anni, a cui
sta particolarmente a cuore l’offerta
culturale. La Croazia è in grado di
offrire programmi che siano interessanti a turisti di tutte le età, di
tutte le condizioni economiche o
altre caratteristiche strutturali e
proprio per questo credo che in futuro l’incidenza di determinati segmenti sulla presenza turistica complessiva cambierà. L’anno scorso
oltre un milione di italiani ha visitato la Croazia, realizzando oltre 5
milioni di pernottamenti, ma quello che mi rende particolarmente
fiero è che la loro presenza, rispetto al 2014 è aumentata del 7 p.c.
È un dato importante considerato
che l’Italia è tra i nostri 5 maggiori
mercati di riferimento. La maggior
parte degli italiani, come vuole la
tradizione, ha soggiornato in Istria
con un’incidenza di praticamente
la metà delle presenze complessive, ma hanno visitato pure le altre
Contee dell’Adriatico. Va rilevato
che gli italiani stanno dimostrando
pure un interesse crescente per l’area continentale croata”.
A quanto ammontano gli investimenti per questa stagione? Quali
sono i segmenti a cui è stata attri-
Dusko Marusic/PIXSELL
Dusko Marusic/PIXSELL
attualità
buita particolare attenzione?
“Innanzitutto vorrei sottolineare che questa è la prima volta che
promuoviamo una nuova strategia
comunicativa dal titolo ‘Croazia
piena di vita’. Si tratta di un’iniziativa che non riguarda solo lo slogan,
ma è una piattaforma completa da
cui poi vengono sviluppati contenuti e storie che raccontano la Croazia quale destinazione turistica.
La nuova strategia mira a determinare la percezione che si ha della
Croazia quale destinazione turistica. Sino a qualche tempo quella
dominante era di un Paese di ‘sole
e mare’. Ora con un approccio nuovo ed un’articolata serie di attività
promozionali si punta all’immagine di una Croazia tutta da visitare,
di un prodotto turistico organico,
ma molto variegato. Il budget per
le attività promozionali quest’anno ammonta a 64 milioni di kune
e con questi mezzi stiamo dando
un’impronta nuova all’immagine
turistica che ci descrive come un
luogo pieno di energia, una desti-
ccIl Parco acquatico di Verteneglio
nazione del Mediterraneo in grado
di proporre differenti stili di vita.
Accanto a ciò abbiamo le regolari attività portate avanti dall’Ente
croato per il turismo, come la presenza a varie fiere, attività di marketing e di pubbliche relazioni, e
in tal contesto vorrei evidenziare il
progetto ‘Croazia 365’, grazie a cui,
in modo strategico e mirato, operiamo a favore di un allungamento
della stagione turistica. Sin d’ora
posso dire che l’iniziativa ha generato una grande richiesta e interesse per la Croazia recepita come
destinazione turistica complessiva.
Su molti mercati risultiamo essere tra le cinque destinazioni più
richieste, e i risultati ottenuti sino
ad ora indicano che ci troviamo di
fronte ad una buona stagione turistica”.
Panorama
15
attualità
U
La breve avven
di Tim Orešk
n totale di 137 deputati croati
hanno votato a favore dello scioglimento del Parlamento, spianando
la strada a elezioni anticipate. La
richiesta dello scioglimento è stata
firmata da un totale di 91 parlamentari in rappresentanza di otto iniziative diverse. La decisione entra in vigore alla metà di
luglio al fine di aprire strada a nuove elezioni.
Rimane in carica un governo tecnico che potrà soltanto amministrare e realizzare quanto
previsto dalla Finanziaria. Ma non si escludono
colpi di coda come nomine, destituzioni o altro.
fNon ci sono vincitori
fQuel terribile
venerdì 17
Patrik Macek/PIXSELL
Si sono concluse nel primo pomeriggio di venerdì 17 giugno le consultazioni tra i leader dei
partiti parlamentari e la presidente croata Kolinda Grabar Kitarović indette dopo la sfiducia,
il giorno prima, al premier Tihomir Orešković.
Il presidente del Partito social-democratico
SDP , Zoran Milanović, ha affermato, in seguito all’incontro con il Capo dello stato, che le
elezioni anticipate rappresentano lo scenario
più probabile per il futuro politico del paese.
Milanović ha detto che la Grabar Kitarović
sembra “propensa ad accogliere la data da noi
proposta per le elezioni, il 4 settembre”. Precedentemente, l’SDP aveva comunicato di avere
raccolto i consensi necessatri per sciogliere la
Camera.
Milanović ha affermato di “non sentirsi vittorioso” e che “non ci sono motivi di gioia”. D’altro
canto, il leader della Comunità democratica
croata (HDZ),Tomislav Karamarko ha fatto di
tutto pur di evitare le elezioni anticipate premendo su un rimpasto clamorosamente fallito. Il deputato della coalizione Most Miroslav
Simić ha rilevato che il suo schieramento è a
favore delle elezioni anticipate. Richiesta di
elezioni anticipate sono arrivate anche dal rappresentante della Comunità nazionale italiana
l’onorevole Furio Radin, una scelta, questa,
condivisa pure dai vertici della Dieta democratica istriana (DDI). Il primo ministro croato
Tihomir Oresković è stato sfiduciato in Parlamento con la maggioranza di voti, 126 deputati
su 151. Dopo appena cinque mesi in carica il suo
governo, risultato di un complicato accordo postelettorale tra il centro-destra e il nuovo partito
centrista e populista Most (Ponte), è stato sicrittto nella storia come il più breve governo croato, e
il primo sfiduciato in Parlamento.
A votare contro il governo di Oresković sono stati
sia i deputati del partito conservatore di maggioranza che quelli dell’opposizione di centrosinistra. La caduta del governo è conseguenza
della dissoluzione della coalizione tra l’Unione
democratica croata (Hdz, conservatori) e Most
per insormontabili divergenze nell’azione politica, ma anche sulla gestione dei servizi segreti e
delle risorse energetiche del Paese.
fUn gesto inconsueto
ccTomislav Karamarko
16
Panorama
La sfiducia al governo ,dopo soli cinque mesi dal
suo insediamento, è la conferma che il sistema
politico non funziona forse prorpio perché nato
da un’intesa trasversale in cui pochi credevano.
Il voto di sfiducia è un gesto a dir poco incosueto
per l’HDZ che, dopo aver mandato a casa il proprio premier, ha contribuito pure al proscioglimento del Parlamento. Dunque, a settembre si
va a nuove elezioni.
ccIl deputato della CNI Furio Radin
“Mi dispiace, ero venuto qui con le migliori
intenzioni per aiutare il mio paese. Sono un
patriota e mi piacciono le sfide e questa era
un’esperienza. Sono un po’ triste perché penso che avremmo potuto fare molto di più”.
Quando è uscito dal parlamento croato, Tihomir Orešković era visibilmente afflitto. Dopo
nemmeno cinque mesi alla guida dell’esecutivo, questo manager croato-canadese con alle
spalle una carriera nel settore farmaceutico, se
ne andava a casa “per riposare durante il fine
settimana”. Il 16 giugno , con 125 voti a favore,
15 contro e 2 astenuti – ovvero quasi all’unanimità – i deputati del Sabor approvavano la
mozione di sfiducia nei suoi confronti, relegandolo all’ingrato ruolo di capro espiatorio finale
di una crisi politica iniziata praticamente all’indomani delle ultime elezioni legislative. Assieme, anche se con intenzioni diverse, maggioranza e opposizione hanno tolto così a Tihomir
Orešković la veste di Primo ministro, che aveva
indossato brevemente e per la prima volta.
Il suo governo è stato il più breve della storia
della Croazia indipendente. Nato fragile dopo
la notte elettorale dell’8 novembre scorso, che
aveva portato ad un sostanziale pareggio tra
Patrik Macek/PIXSELL
ntura
ković
L’HDZ ha prima
sfiduciato il
proprio premier
e poi contribuito
con i suoi voti al
proscioglimento
del Parlamento.
Le elezioni
anticipate sono
previste per
settembre
destra e sinistra e a due mesi e mezzo di consultazioni prima della sua formazione, l’esecutivo
di Orešković è stato vittima della traballante
alleanza tra la Comunità democratica croata
(Hdz) e il fronte indipendente Most.
Questa coalizione conservatrice, che in questi
pochi mesi si è fatta conoscere più per le sue
personalità controverse che per le riforme approvate, si è spaccata definitivamente quando
la comunicazione si è interrotta tra i suoi due
principali leader, i vice-premier Tomislav Karamarko (HDZ) e Božo Petrov (Most).
Dopo settimane di accuse reciproche e richieste di dimissioni lanciate da un membro
all’altro della maggioranza, l’Hdz ha deciso di
porre fine all’esperienza di governo, trovando
il sostengo dei socialdemocratici (Sdp) e di
altri partiti minori.
Diverse, però, sono state le motivazioni che
hanno spinto maggioranza e opposizione a
votare la destituzione di Orešković. L’HDZ ha
rispettato la linea politica voluta dal proprio
presidente e ciò, malgrado l’appello di alcuni
dei suoi membri (in particolare dei suoi eurodeputati) a non far cadere il governo portando il Paese ad una nuova crisi.
fElemento di disturbo?
fOut anche Karamarko
In quanto all’ormai ex Primo ministro, Tihomir Orešković si è difeso in aula sostenendo
che il vero motivo della mozione di sfiducia
presentata dall’Hdz a suo sfavore è da ricercarsi nella nomina del capo dell’Agenzia di
intelligence e di sicurezza (Soa), per la quale il premier ha scelto Daniel Markić, contro
la volontà del partito di Karamarko. Accusato, tra le altre cose, di aver “tentato di
istituire una dittatura”, Orešković si è difeso
parlando di “insinuazioni infondate”. “All’inizio avevamo tutti degli obiettivi comuni
e la speranza che avremmo potuto migliorare la situazione economica e le condizioni
di vita. Sfortunatamente, vediamo che la
comunicazione con certi individui, in questo caso con Karamarko, non funziona”, ha
concluso Orešković, ricordando che da due
mesi non aveva più risposte da parte del leader Hdz. “Qualcuno pensava che sarei stato
una marionetta. Sono un uomo che ha 25
anni di esperienza di business alle spalle”,
ha concluso con una botta d’orgoglio il premier croato.
La Commissione per i conflitti di interesse ha
accertato di recente che il vicepremier HDZ
Karamarko è stato in conflitto di interessi in
una vicenda relativa all’esito di una lunga
e complicata disputa con al centro la compagnia petrolifera croata Ina. Il vicepremier
nonché presidente Hdz, visti i suoi contatti
privati e quelli professionali di sua moglie
con consulenti della MOL è stato dichiarato
“interessato” alla sorte dell’ Ina. Per questo
motivo Karamarko è stato costretto a ritirarsi. Le sue dimissioni da presidente dell’HDZ
sono inoltre il risultato della volontà di una
forte lobby che vorrebbe l’HDZ spostata più
verso il centrodestra e libera dalla presenza
di “falchi” nazionalisti che hanno rovinato la
reputazione del partito. I candidati a presidente potrebbero essere due o tre, ma uno è
particolarmente interessante ed è l’eurodeputato Andrej Plenković che si è dichiarato
disposto a prendere le redini del partito con
il compito di assicurare buoni risultati alle
elezioni di settembre.
D. P. R.
Panorama
17
attualità
Se Orešković va alle elezioni...
Si candida assieme alla Lista Most (Ponte)
Come candidato indipendente
Si candida con l’HDZ
Fonda un proprio partito
Si candida con l’SDP
Si candida con altre forze politiche
Non lo so
52%
17%
7%
6%
3%
1%
14%
NOVA TV / Ipsos
di Diana Pirjavec Rameša
L
a politica in Croazia ha
bisogno di volti nuovi.
Per uscire dall’attuale
crisi che sta paralizzando il paese non sarà sufficiente riciclare quell’élite politica, ma forse sarebbe il caso di dire
casta, che ha fatto il bel e il cattivo
tempo negli ultimi venticinque
anni. E ciò riguarda indistintamente sia la sinistra, incapace di
rinnovarsi e di trovare una propria identità socialdemocratica,
che la destra, la quale negli ultimi
mesi ha volutamente esibito, nella
retorica e nei fatti, il suo volto nazionalismo.
Per il cittadino comune, per i giovani, per chi crede ancora in valori come tolleranza, diritto alla diversità, rispetto dei diritti umani
e nella democrazia, sarebbe bene
che gli alchimisti della politica
non si ricandidassero alle prossime elezioni di settembre. In questo momento però non sappiamo
come si evolverà la vicenda. Ci
rendiamo conto però che in politica come nella pubblica amministrazione c’è bisogno di gente
nuova, in grado di superare quelle divisioni in chiave ideologica,
ma soprattutto quelle sociali e di
proporre una piattaforma nuova,
in grado di affrontare le sfide del
tempo in cui viviamo.
Il “repulisti”, a dire il vero, in alcuni partiti è iniziato.
Uno dei primi a uscire di scena
18
Panorama
Volti nuovi ce
fIl fallimento della
Per uscire da
retorica populista
questo inghippo
ex colleghii di partito
non sarà sufficiente Numerosi
gli hanno invece già voltato le
riciclare quell’élite spalle. Karamarko ha indubbiamente fallito nel suo intento di
politica che ha
controllare, servendosi di una
retorica populista e nazionalista,
fatto il bel e il
i settori più delicati e strategici
cattivo tempo negli del paese incluso quello energeLa sua ostinazione di voler
ultimi venticinque tico.
uscire dall’arbitrato internazionale attualmente in corso sull’Ianni
NA - MOL ha irritato non solo
è il vice primo ministro del governo croato, nonché presidente
HDZ uscente,Tomislav Karamarko, il quale dopo aver scatenato
uno scandalo legato a conflitti di
interesse, ha fatto cadere il governo. Ciò comporterà probabilmente la fine della sua carriera
politica, anche se sono in molti
a continuare ad assicurarlo che
non farà la fine dei suoi predecessori: Ivo Sanader e Jadranka
Kosor, ambedue espulsi dal partito in un battibaleno. Tra chi si
è dichiaratamente schierato a
favore di Karamarko vi è il ministro tecnico della cultura, il
controverso Hasanbegović, che
ai microfoni della TV croata ha
dichiarato: “Io non lo rinnego”.
il premier ma anche numerose
cancellerie dell’UE. La Croazia
ha intrapreso quest’arbitrato nel
2014, sotto la guida del precedente governo di centro-sinistra,
sulla base del fatto che il contratto di gestione della MOL era
il risultato della corruzione tra
l’ex premier croato Ivo Sanader
e il consiglio di amministrazione
della MOL. La Croazia al momento dell’inizio dell’arbitrato
aveva buone possibilità di vincere, poiché Sanader era stato condannato per aver preso tangenti
da alcuni rappresentanti della
MOL. Poi, nel luglio 2015, il tribunale ha annullato entrambe le
sentenze di condanna (di primo
e secondo grado), ed ora il processo è ripartito da zero.
Sfiducia. Chi è il responsabile?
Karamarko
68%
Petrov
15%
Orešković
3%
Non lo so
14%
NOVA TV / Ipsos
ercansi. E anche idee
fIl difficile rapporto
con Most
Le tensioni in seno al governo e
nei rapporti con il maggiore partito partner, vale a dire Most, sono
stati difficili sin dal primo giorno.
Non c’era accordo su niente. La
volontà fi Karamarko di controllare i servizi segreti e il ministero
degli interni, di competenza di
Most ha fatto saltare i nervi sia al
premier uscente Orešković sia al
leader di Most Božo Petrov.
Le sue dimissioni rappresentano
la fine di un mese di lunga crisi
politica, che ha portato per la prima volta nella storia della Croazia
indipendente alla caduta di un governo. Il governo di coalizione era
già di per sé un esperimento politico, perché composto dall’HDZ,
dalla debole alleanza di liste indipendenti-MOST e da tutto un insieme di partiti e candidati minori
di centro e di destra. Chi segue la
scena politica croata si rende conto
che questo esperimento si potrebbe ripetere visto che i due partiti di
riferimento, sia per la sinistra che
per il centrodestra sono, stati indeboliti da una miriade di vicende
legate a corruzione, clientelismo,
cattiva gestione. E per fare il governo sarà necessario coinvolgere
partiti minori, come lo è stato di
recente Most, risultato l’ago della
bilancia, ma anche una grande fattore correttivo della “casta”.
fLe spaccature in seno
all’HDZ
Ora gli occhi degli analisti politici
sono puntati verso l’HDZ che il 17
luglio dovrà eleggere il nuovo presidente che sarà, nel caso di una
vittoria elettorale, pure candidato
a mandatario del nuovo governo.
In questi giorni stanno venendo
fuori le numerose spaccature esistenti che non riescono ad essere
messe a tacere nemmeno con la
ferrea disciplina e qualche piccolo
ricatto. in seno al partito.
Tra i nomi che sono saltati fuori
in questi giorni uno suscita particolare interesse. Si tratta di Andrej
Plenković, laurea in legge eurodeputato dell’HDZ, una ricca carriera
diplomatica, persona pacata, grande comunicatore. Ha trascorso lunghi periodi all’estero, sia per studio,
sia per lavoro. Vorrebbe fare dell’HDZ una forza politica libera da
estremismi e dal populismo che l’ha
danneggiata parecchio. Auspica legami più forti con i democristiani
europei (PPE), un consolidamento
del partito. Vuole rendere l’HDZ e
il suo programma accettabili e interessanti ad un vasto segmento del
corpo elettorale. Una destra moderna, europea, una politica di rappacificazione, sulla scia di quanto
compiuto dal presidente Tuđman
che ha voluto porre sempre in primo piano la realizzazione di grandi
progetti sociali a scapito delle differenze politiche e ideologiche. Questi sono i punti forza del candidato
presidente HDZ: Qualcuno direbbe
erano altri tempi, c’era la guerra. Ma
quanto sta accadendo oggi in Croazia, ma se guardiamo anche oltre i
confini sia in Europa che nel Mondo e forse peggio di quanto la Croazia abbia dovuto affrontare agli
inizi degli anni Novanta durante la
guerra per l’indipendenza, il riconoscimento internazionale e la realizzazione dell’integrità territoriale.
Chi sparirà ancora dalla scena politica nazionale? È presto per dirlo
ma quasi di sicuro i vari Tepeš e
Čorić (Partito dei diritti croato A.
Starčević) oppure rappresentanti
di partiti minori come BUZ (Blocco pensionati uniti) e il loro presidente Milivoj Špika avranno ben
poche occasioni di riconquistarsi
un mandato in Parlamento. Il problema è che i cittadini croati per
un lungo anno ancora dovranno
pagare le mensilità a questi politici
che in 5 mesi di governo non sono
riusciti a combinare un bel niente.
Altro che riforme!
Panorama
19
attualità
Celebrati con
solenni cerimonie
i venticinque anni
di indipendenza di
Croazia e Slovenia.
Un percorso
difficile non privo
di sfide, ma anche
di successi
ccSergio Mattarella a Lubiana mentre rilascia una dichiarazione ai giornalisti
a cura di Diana Pirjavec Rameša
C
roazia e Slovenia hanno celebrato
il 25.esimo anniversario dell’ indipendenza con cerimonie e manifestazioni ufficiali separate nei
rispettivi Paesi. Zagabria e Lubiana
proclamarono l’indipendenza il 25
giugno 1991, dando inizio al processo di disgregazione della Federazione jugoslava, passato attraverso guerre sanguinose con decine
di migliaia di morti e di profughi.
Oggi, a distanza di venticinque anni tante cose
sono cambiate, ma molti dei sogni della generazione che lottò per l’indipendenza non sono
stati realizzati. Il contesto sociale ed economico è molto diverso da quanto si era sperato,
la crisi finanziaria esplosa nel 2008 ha inciso
fortemente sulle sorti di questi due paesi.
L’integrazione nella grande famiglia europea
è stata senz’altro importante e favorevole ma,
per quanto riguarda la Croazia, non ha assicurato quell’importante passo avanti in cui si era
sperato.
fSenza governo né
parlamento
La Croazia festeggia i suoi primi 25 anni con
un governo sfiduciato, un parlamento autodissoltosi e elezioni anticipate in programma
a inizio settembre.
Le celebrazioni nonostante ciò si sono svolte
in una situazione di profonda crisi politica. Il
parlamento si è riunito in seduta straordinaria
alla presenza del presidente Kolinda Grabar
Kitarović, del premier Tihomir Oresković e del
presidente dell’Assemblea Željko Reiner. La
seduta si è aperta con un minuto di silenzio in
memoria di Franjo Tudjman, primo presidente
20
Panorama
ccKolinda Grabar-Kitarović e Borut Pahor
Ribadito l’impegn
della Croazia indipendente. Inoltre circa 2000
invitati hanno partecipato al ricevimento offerto dalla presidente Kolinda Grabar Kitarović
nella sua residenza di Pantovčak. Alla cerimonia hanno preso parte rappresentanti
istituzionali, il corpo diplomatico, rappresentanti del mondo accademico, della società civile, della chiesa, dell’esercito, personaggi del
mondo della cultura e dello spettacolo.
“Abbiamo fatto considerevoli passi avanti negli ultimi 25 anni, ma numerose sono le sfide
che ci attendono” - ha dichiarato la presidente
Grabar Kitarović la quale ha fatto il suo discorso
ufficiale sia in lingua croata che in inglese. “Lasciamoci il passato alle spalle” - è l’invito lanciato dalla presidente nel giorno più importante
dello Stato croato ed ha aggiunto:” Credo nel
successo del nostro Paese, possiamo ottenere
ciò che desideriamo a condizione di lavorare
tutti quanto assieme”. La Presidente ha auspicato pure coraggio e determinazione nel realizzare quella che è la visione di una Croazia con
grandi potenzialità e grandi risorse.
Di qualche giorno fa è l’analisi pubblicata da
alcune agenzie di rating che, in quanto ad anda-
mento economico, non nascondono la loro preoccupazione per l’attuale situazione in Croazia.
ll parere dell’agenzia Standard&Poor’s sulla
crisi di governo è senza appello. Nel documento si rileva che l’instabilità politica derivata dal
voto di sfiducia al governo è deplorevole e rischia di danneggiare l’economia del Paese, già
sofferente. Dopo sei anni di recessione continua dal 2009 al 20014, la Croazia ha registrato
un ritorno alla crescita appena nel 2015 (+1,6
p.c.) e, stando alle previsioni della Commissione europea avrebbe dovuto riconfermare
quest’anno e nel 2017 questa tendenza positiva. Invece l’attuale crisi di governo potrebbe
mettere a repentaglio il lavoro fatto fino ad
ora. La prossima valutazione verrà aggiornata il 15 luglio, per cui le autorità finanziarie
a Zagabria devono sperare che la stagione
turistica appena iniziata confermi il boom dei
visitatori annunciato.
fCerimonia a Lubiana
Alla cerimonia per l’indipendenza slovena celebrata a Lubiana hanno presenziato il Capo
ccI festeggiamenti davanti alla residenza presidenziale a Zagabria
no per un futuro europeo
dello Stato italiano Sergio Mattarella, il tedesco Joachim Gauck, l’austriaco Heinz Fischer,
la Presidente croata Kolinda Grabar Kitarović
e l’ungherese Janos Ader. Il premier sloveno
Miro Cerar, in un messaggio alla nazione, ha
sottolineato il coraggio e l’unità mostrati dalla
popolazione 25 anni fa, qualità che sono necessarie ancora oggi per progredire nel progetto di costruzuone.
fFieri della propria
indipendenza
Il presidente sloveno Borut Pahor nel suo
discorso ufficiale si è appellato alla coesione
politica, proprio come quella che il paese è
stato in grado di esibire negli anni in cui si
è lottato per la sovranità e l’indipendenza.
Purtroppo non si poteva evitare il riferimento alla Brexit. In tal contesto Pahor ha rilevato che la sopravvivenza dell’UE rappresenta
un interesse nazionale, fondamentale per la
Slovenia. Questa è stata un’occasione pure
per una serie di veloci incontri bilaterali tra
cui anche un incontro con la presidente cro-
ata Kolinda Grabar Kitarović.
Un sondaggio condotto di recente ha rivelato che il 63% si dice orgoglioso di questi 25
anni, mentre il 33% “boccia” il percorso fin qui
compiuto. Nonostante ciò più del 50% degli
interpellati sostiene che la vita è peggiore
oggi rispetto alla “convivenza” in Jugoslavia.
Solo il 15% afferma che ora si vive meglio.
Insomma chiaroscuri di un Paese che è letteralmente scappato dal passato verso il suo
futuro in Europa, ma che ha pagato, come
tutti, una pesante crisi socio-economica e
uno scontro politico interno che ha visto partiti nascere, governare e sfiorire in pochi anni
per poi scomparire, che vede al governo una
formazione quasi “civica” guidata da un tecnocrate e che proprio in questi giorni ha toccato
il minimo storico di gradimento da parte degli
elettori.
Al suo interno si vive una profonda spaccatura politica con i progressisti da una parte e i
conservatori (leggi Sds di Janez Janša) dall’altra - rivela il quotidiano di Trieste “Il Piccolo”
molto attento alle vicende politiche di Croazia
e Slovenia.
fIl messaggio
di Mattarella
La vicinanza e l’amicizia con l’Italia sono state
confermate dalla presenza del Presidente italiano Sergio Mattarella alla cerimonia ufficiale
di Lubiana. “Sono qui con i presidenti della
Repubblica austriaca, tedesca e croata per
partecipare alla festa dei 25 anni di fondazione della Slovenia. Siamo qui con Paesi amici
e vicini”. È quanto ha dichiarato da Mattarella
ai giornalisti a Lubiana. “Particolarmente oggi
va sottolineato - ha continuato il Capo dello
Stato - come siamo legati dal comune destino
europeo.
È significativo che questo incontro a Lubiana
tra Paesi appartenenti all’Unione Europea,
avvenga dopo aver conosciuto l’esito del referendum britannico. Esito che rispettiamo
anche se è motivo di rammarico”. “Intendiamo
riaffermare - ha concluso il Presidente Mattarella - la validità storica e l’importanza per il
futuro dei nostri giovani dell’Unione europea
e delle sue prospettive che vanno rilanciate
con convinzione”.
Panorama
21
attualità
La bandiera europea
perde una stella
I
ncredulità e sconcerto all’indomani del referendum del 23
giugno 2016, data che ha decretato l’uscita del Regno Unito dalla famiglia euorpea. Il il
51,9 per cento dei britannici ha detto
di voler lasciare l’Unione europea, contro il 48,1 per cento
che preferirebbe restare. Il
premier David Cameron ha annunciato le
sue dimissioni entro
ottobre. Il “Leave” ha
raccolto 17,4 milioni di
voti, contro i 16,1 milioni
dell’opzione “Remain”. Londra e la Scozia hanno votato
in larga maggioranza per la
permanenza
nell’Unione
europea, mentre nel nord
dell’Inghilterra e in Galles ha
stravinto l’uscita dall’Ue. Il leader
dello Ukip, Nigel Farage, ha proclamato il 23 giugno “il giorno dell’indipendenza” e ha chiesto la formazione
di un “governo della Brexit”. Il primo
ministro David Cameron ha annunciato che si dimetterà entro ottobre,
lasciando al suo successore il compito di gestire e trattare l’uscita dalla
UE. Cameron aveva proposto il referendum per ottenere aperture e nuove concessioni da parte dell’UE, dopo
averle ottenute aveva fatto campagna
a favore dell’opzione “Remain”. La
Commissione europea ha diffuso un
comunicato nel quale invita il Regno
Unito a uscire “il prima possibile, per
quanto doloroso”, per evitare ulteriori incertezze sui mercati finanziari. I
tempi previsti sono comunque lunghi e si parla di un paio di anni, prima che sia completata l’operazione.
Le autorità europee si sono inoltre
impegnate a fare tutto il possibile per
22
Panorama
mantenere tutti gli altri 27 paesi dentro l’Unione.
Il processo di separazione è
iniziato e gli scenari sono imprevedibili. Anche quello di un
ipotetico “ripensamento”. Viste
le catastrofiche (e non da tutti previste) conseguenze della Brexit, c’è
chi vorrebbe riportare indietro di 48
ore l’orologio della storia e rimanere
nell’UE. Il Daily Mail ha pubblicato
un sondaggio (fatto da loro) secondo il quale 1,1 milioni di elettori che
hanno votato “Leave” adesso si dicono pentiti di quello che hanno fatto
(“Non avevo capito”, “Adesso non
rivoterei così”, “Ma cosa abbiamo fatto?”, “Ma io non volevo uscire, volevo
solo spaventare Cameron”, “Ho votato ‘Leave’ perché non credevo che vincesse, ma volevo che arrivasse molto
vicino”: queste alcune delle risposte
che gli intervistati hanno fornito). Il
fronte antiBrexit, superato lo shock è
passato al contrattacco, come
emerge dalla immediata raccolta di
circa tre milioni di firme, che aumentano di ora in ora a ritmi vertiginosi, sotto una petizione per chiedere
una legge che preveda la ripetizione
Il Regno Unito ha votato l’uscita
dall’Unione Europea. Ma il fronte antiBrexit passa alla riscossa
dei referendum
quando questi non raggiungono la partecipazione del 75%
(domenica ha votato il 73,2) e almeno il 60% di sì (domenica sono stati
il 51,9%).
La norma prevede che le petizioni
corredate da almeno centomila firme
vengano prese in esame da una apposita commissione del Parlamento,
che ha deciso di affrettare i tempi e
affrontare il caso già martedì. Se la
commissione desse parere favorevole, sulla proposta dovrebbero poi
pronunciarsi i deputati in seduta
plenaria. Rimane
da vedere quali possibilità di riuscita abbia l’iniziativa. Formalmente, la Brexit assumerà valore
legale solo dopo che il governo avrà
invocato l’art. 50 del Trattato di Lisbona, e Cameron ha anticipato che
questo avverrà solo in ottobre, per
iniziativa del nuovo leader che i Conservatori si sceglieranno nei prossimi
mesi.
Sempre in base all’art. 50, ci sono poi
due anni di tempo per sciogliere il
matrimonio, durante i quali la Gran
Bretagna resta membro dell’Unione.
Il problema è che l’Europa, un po’ per
ragioni pratiche, un po’ per rivalsa,
chiede che le trattative vengano invece avviate in tempi rapidi, sulla base
dello slogan “o dentro o fuori”. Il concetto è stato ribadito sia dal presidente della Commissione europea, Jean
Claude Juncker (il quale ha rilevato,
tra l’altro che non sarà “un divorzio
amichevole, ma dopotutto non era
neanche una grande relazione amorosa”), che dai ministri degli Esteri
dei sei Paesi fondatori. Tuttavia, agli
osservatori non è sfuggito l’atteggiamento del cancelliere tedesco Angela
Merkel, che ha esortato alla calma e
ha puntualizzato che non c’è bisogno
di essere “cattivi”.
Ci sono due precedenti che giocano a favore dell’iniziativa. Nel 1992,
i danesi votarono “no” alla ratifica
del Trattato di Maastricht, ma
neppure un anno dopo lo trasformarono in “sì”. La stessa
cosa accadde agli irlandesi,
che in prima istanza bocciarono il Tratto di
Lisbona nel 2008
ma se ne pentirono l’anno dopo
approvandolo
a stragrande
maggioranza.
È vero che in
entrambi i casi,
la “conversione” avvenne sotto la pressione degli altri europei,
mentre nel caso inglese
questa non sembra (per
ora) esserci. Ma dal momento che siamo in terra
sconosciuta, che ci sono in ballo
interessi enormi e che il ripensamento degli inglesi appare genuino, un rientro della Gran Bretagna – certo con
la coda tra le gambe e senza i privilegi
strappati da Cameron per cercare di
vincere il referendum – non può essere escluso a priori, anche se secondo
analisti ed esperti, è però altamente
improbabile che il governo decida
di annullare il referendum e tenerne
un altro. Se pur non vincolante il risultato è l’espressione della volontà
di 17 milioni e mezzo di britannici
che hanno scelto “Leave”. E anche un
giornale europeista come il Guardian
non si fa illusioni: “Over. And out”,
titola secco. “È finita. E siamo fuori”.
Panorama
23
attualità
a cura di Ardea Velikonja
I
risultati delle amministrative 2016 hanno
rivoluzionato le presenze dei sindaci nei
territori, rimodulando gli equilibri politici
finora conosciuti. Le elezioni del resto, è
bene ricordarlo, hanno riguardato un numero ampio di comuni, 1.342, di cui 149 con
più 15mila abitanti nelle regioni ‘ordinarie’,
in Sardegna, Friuli Venezia Giulia e Sicilia (in
quest’ultima l’asticella si abbassa a 10mila) e
in 1.193 comuni più piccoli.
L’esito dei ballottaggi ridisegna una mappa in
cui svettano con forza i candidati del M5S che sono riusciti ad impossessarsi, tra le realtà più importanti, di Roma, Torino e Carbonia
- e indebolisce il centrosinistra. Sufficiente la
tenuta del centrodestra, anche se perde un
comune-simbolo come Varese, retto per 23
anni dal Carroccio.
Il secondo turno ha confermato aspetti già
noti, ma ha ribadito anche molte fragilità
in aree del Paese storicamente legate alla
sinistra. A Roma, com’è noto, il candidato
del centrosinistra Roberto Giachetti non è
riuscito a dare continuità Pd al Campidoglio,
lasciando lo scranno di primo cittadino a
Virginia Raggi. Così, se il voto di Napoli ha riconfermato Luigi de Magistris, che ha battuto
ccSi è commossa Virginia Raggi quando per la prima
volta si è affacciata al balcone del Campidoglio
24
Panorama
agevolmente il candidato del centrodestra
Lettieri, a Bologna la riconferma di Virginio
Merola è stata più difficile del previsto. Stesso
copione a Milano, dove l’ex commissario di
Expo 2015, Giuseppe Sala, alla fine ce l’ha
fatta incassando poco più di uno striminzito
51% sul candidato del centrodestra Stefano
Parisi.
Salta agli occhi poi quanto accaduto a Torino, scenario che in verità si era già delineato
dopo il primo turno, dove Piero Fassino ha
dovuto lasciare il passo all’esponente M5S
Chiara Appendino.
Nei 6 capoluoghi di regione, quindi, è evidente la vittoria del Movimento 5 Stelle
(vittorioso in 19 dei 20 comuni in cui era al
ballottaggio), che si aggiudica Roma e Torino, peraltro in versione ‘rosa’. Confermato a
Napoli l’’arancione’ de Magistris, allo stesso
modo di Bologna, e di Milano, mentre torna
al centrodestra Trieste che la strappa al centrosinistra.
Al centrosinistra rimangono quindi Bologna,
Milano e Napoli, il centrodestra si impossessa
di Trieste e il Movimento di Grillo fa lo stesso
a Roma e Torino.
Complessa anche la situazione dei 14 capoluoghi di provincia.
Un dato che salta agli occhi anche in questo
caso è l’impresa del M5S a Carbonia, dove la
candidata Paola Massidda ha vinto con oltre
il 60% sul sindaco uscente Pd Giuseppe Casti.
Significativa anche l’impresa dell’ex ministro Clemente Mastella che ha strappato
Benevento al centrosinistra (Raffaele Del
Vecchio, Pd), anche in questo caso superando il 60% dei consensi. Altra giunta
persa dal centrosinistra è quella di Brindisi
(dove si è imposta Angela Carluccio, sostenuta tra l’altro da quattro liste civiche). Ma
la mappa dei 14 capoluoghi di provincia è
riassumibile in 10 scranni persi dal centrosinistra, che tuttavia è riuscito nell’impresa
di vincere a Varese, dopo 23 anni di gestione della Lega Nord. Nell’insieme quindi
la nuova geografia di queste città vede 6
giunte governate dal centrodestra, 1 dal
M5S, 3 da liste civiche e 4 dal centrosinistra. Al voto poche settimane fa è andata
anche Bolzano (l’8 e il 22 maggio), dove
il centrosinistra con Renzo Caramaschi ha
vinto, grazie anche al sostegno della Svp,
chiudendo così la complessa parentesi
delle dimissioni dell’ex sindaco Luigi Spagnolli e soprattutto quasi 8 mesi di commissariamento.
I risultati delle amministrative 2016 hanno
La nuova
dopo le el
rivoluzionato le presenze dei sindaci nei territori, rimodulando gli equilibri politici finora
conosciuti. Le elezioni del resto, è bene ricordarlo, hanno riguardato un numero ampio
di comuni, 1.342, di cui 149 con più 15mila
abitanti nelle regioni ‘ordinarie’, in Sardegna,
Friuli Venezia Giulia e Sicilia (in quest’ultima
l’asticella si abbassa a 10mila) e in 1.193 comuni più piccoli.
fTrieste: vince
Dipiazza
Per quanto riguarda Trieste Roberto Dipiazza è il nuovo sindaco. Il candidato della
coalizione di centrodestra (formata da Lista
civica Dipiazza per Trieste, Fratelli d’Italia,
Lista civica Stop Prima Trieste, Forza Italia,
Lega Nord, Partito Pensionati) ha vinto la
sfida contro il sindaco uscente Roberto Cosolini sostenuto dalla coalizione di centrosinistra.
Dipiazza ha ottenuto 44845 voti, pari al
52,63%; Cosolini ha invece raccolto 40361
consensi pari al 47,37%. «Grazie, grazie di
cuore – ha scritto il neo primo cittadino sul
ccIn Municipio a Trieste subito
il passaggio di consegne tra
Cosolini e Dipiazza
A Trieste eletto
Roberto Dipiazza
candidato del
centrodestra eletto per
la terza volta dopo i
due mandati dal 2001
al 2011. A votarlo è
stato il 52,63% degli
elettori. Sconfitto con
il 47,37% il primo
cittadino uscente
Roberto Cosolini.
Affluenza in forte calo:
47,43% %.
a geografia politica
lezioni comunali in Italia
suo profilo Facebook – adesso ci mettiamo
a lavorare subito per la gente! Soprattutto
Trieste!».
«Grazie Trieste per questi cinque anni belli,
difficili, sempre emozionanti. Grazie alle triestine e ai triestini che mi hanno dato fiducia e
alle volontarie e ai volontari con cui abbiamo
vissuto tante giornate di vera passione ed
entusiasmo. Ne è valsa la pena». Così il sindaco uscente Roberto Cosolini sul suo profilo
social.
Al ballottaggio si sono recate alle urne
87.892 persone, corrispondenti al 47,43%
degli aventi diritto. 85mila e 206 i voti validi; da segnalare inoltre l’altissimo numero di
schede nulle (2083) e e bianche (599). 4 i voti
contestati e non assegnati. Ma c’è un dato
significativo che ha caratterizzato più di tutti gli altri questa tornata elettorale triestina,
l’astensionismo: un cittadino su due non ha
partecipato al ballottaggio, sono oltre 12mila
gli elettori che non si sono presentati alle
urne rispetto a due settimane fa.
Roberto Dipiazza ha già ricoperto la carica di
sindaco di Trieste dal 2001 al 2011, per due
mandati consecutivi.
fA Roma il primo
sindaco donna
Virginia Raggi è, così, il nuovo Primo Cittadino (o Prima Cittadina, se preferite) di
Roma, succedendo a Ignazio Marino (o più
correttamente, dal punto di vista cronologico e tecnico, al commissario straordinario
Tronca). L’esponente del Movimento 5 Stelle
ha solo 37 anni risultando pertanto la prima donna, la prima “grillina” e anche la più
giovane eletta a guidare la giunta della Città
Eterna. Al ballottaggio, come detto, ha vinto
contro Roberto Giachetti del Partito Democratico, doppiandolo dal punto di vista dei
voti a favore.
In diversi interventi durante la campagna
elettorale la Raggi ha ribadito come la
sua prima delibera avrebbe riguardato un
“audit” del debito di Roma Capitale, ovvero una ricognizione del deficit della città,
per capire lo stato attuale in cui versano le
casse del Comune, individuando chi sono i
creditori ed i motivi di tali indebitamenti
con loro, al fine di accordarsi con essi per
rinegoziare il debito dell’amministrazione.
Al momento, il debito di Roma precedente
al 2008 – che è gestito da un commissario
di nomina governativa (l’ex assessore al
bilancio della giunta Marino, Scozzese) –
è di circa 12 miliardi di euro e per il 43%
delle posizioni presenti nel sistema informatico del comune di Roma non è stato
individuato direttamente il soggetto creditore. Il neo-sindaco vorrebbe rinegoziare quei 8 miliardi e 768 milioni di euro di
debiti finanziari (i restanti 3 miliari e 224
milioni di euro sono debiti commerciali e
che vanno onorati) e per farlo dovrà vedersela con la Cassa depositi e prestiti (che è
partecipata all’80,1% dal Ministero di Economia e Finanza) che detiene la maggior
parte dei debiti finanziari e con le banche
(che hanno in mano il residuo 20%).
Nel suo programma, definito 11 passi per
Roma vengono indicati tutti i settori in cui il
sindaco ha potere di intervenire: dalla mobilità ai rifiuti, dalla trasparenza all’ambiente,
dalla sicurezza alle politiche sociali, passando
anche per la casa, la scuola, lo sport, l’arte e
la cultura, il turismo e la valorizzaizone delle
periferie.
Panorama
25
attualità
L’Università di Tr
Secondo l’indagine Alma Laurea
si distingue sia nel profilo dei
laureati che per il successo nel
mercato del lavoro
A
nche quest’anno l’indagine AlmaLaurea presenta l’Università di
Trieste come tra le migliori in Italia, distinguendosi sia nel profilo
dei laureati che per il successo nel
mercato del lavoro. I laureati 2015 dell’Università di Trieste coinvolti nel XVIII Profilo dei
laureati sono 3.200, distinti tra lauree di primo livello, magistrali biennali e a ciclo unico.
Considerando la provenienza geografica e il
background formativo, per Units il 34% dei
laureati proviene da fuori regione; in particolare è il 32% tra i triennali e il 41% tra i magistrali biennali, evidenziando l’attrattività
dell’Ateneo a livello nazionale. Inoltre, UniTs
presenta una quota di laureati di cittadinanza esteracomplessivamente pari al 6%, dato
quest’ultimo quasi doppio rispetto alla media
nazionale del 3,4%, evidenziando un elevato
grado di internazionalizzazione.
I ragazzi che frequentano l’Unversità di
Trieste si laureano prima rispetto la media
nazionale, e in particolare per le magistrali
hanno molte più opportunità di fare un tiro-
26
Panorama
cinio durante il percorso universitario rispetto
ai laureati di altri Atenei. Ad esempio, per le
magistrali biennali il 67% degli studenti fa
un tirocinio, contro una media nazionale del
57%.
Ottimi sono anche i risultati in termini di internazionalizzazione del curriculum. Il 14%
degli studenti delle triennali fa una esperienza di mobilità internazionale in altre università europee ed extraeuropee, anche in questo
caso un valore doppio rispetto una media
italiana del 7%. Anche per le magistrali i dati
legati all’internazionalizzazione sono più elevati rispetto la media.
Infine, molto elevata è la soddisfazione sul
rapporto con il corpo docente (84% si dichiara soddisfatto), sui servizi della biblioteca
e sulle infrastrutture. Per quanto riguarda
la condizione occupazionale, i dati sono
estremamente positivi. A un anno dal titolo
magistrale, il 75% dei laureati ha trovato lavoro, contro una media nazionale del 70%. A
cinque anni l’occupazione sale al 87%, anche
in questo caso un valore superiore alla media
nazionale dell’84%. Anche le retribuzioni
sono più elevate. A cinque anni dalla laurea,
un laureato Units ha una retribuzione netta
di 1.445 euro rispetto i 1.338 della media
nazionale.
e le figure a livello europeo ed extraeuropeo”.
fBene anche a livello
europeo
Nella nuova classifica del Times Higher Education (THE), la “European University Top 200
Rankings 2016”, l’Università di Trieste ottiene
un lusinghiero posizionamento collocandosi
al 141.esimo posto fra le migliori 200 università europee censite. L’ateneo giuliano
inoltre risulta essere fra i migliori italiani nel
ristretto novero costituito dalle 19 università
nazionali riuscite a entrare nella graduatoria
redatta dal settimanale inglese Times HE. La
classifica stilata periodicamente dal periodico specializzato inglese, considerata una
delle più autorevoli in merito, ha tenuto in
considerazione criteri quali il rapporto nume-
rieste tra le migliori
rico tra docenti e studenti, i livelli di ricerca e
formazione, la capacità di attivare il trasferimento tecnologico con la creazione di spin off
e la reputazione sui media.
In testa alla lista c’è l’Università di Oxford,
seguita da Cambridge e dall’Imperial College
di Londra; completano la top 5 l’Istituto federale svizzero di tecnologia di Zurigo e un’altra
università londinese, lo University College
London. Dopo il Regno Unito, la Germania è
il Paese con il maggior numero di atenei in
classifica, ben 36. Fanno bene anche gli atenei
scandinavi, tradizionali eccellenze di formazione superiore, che piazzano 11 università
svedesi e 6 finlandesi in classifica; la Danimarca riesce a conquistare 6 piazzamenti, di cui il
migliore è ottenuto dall’Università di Copenhagen (33.esimo posto); male la Spagna, con
appena 5 università nella top 200 (la migliore:
l’Università di Barcellona all’86.esimo posto).
Lusinghiero il risultato italiano, che riesce
a piazzare 19 università nella top 200 delle
migliori università europee; tuttavia, mentre
circa 1 terzo degli atenei tedeschi si trovano
nella top 50, per quelli italiani, la grande
maggioranza (17 su 19) scivola fuori delle
prime 100 posizioni. La prima delle università
italiane è la Scuola Normale Superiore di Pisa,
che si colloca in 50.esima posizione, mentre
l’Università di Trieste si colloca ben settima fra
gli atenei italiani, a pari merito con l’Università di Padova. È “un’ulteriore conferma della
qualità accademica dell’Ateneo triestino,
nuovamente registrata dai media specializzati in ambito internazionale – ha commentato con soddisfazione il rettore, Maurizio
Fermeglia –. Questa nuova classifica europea
conferma anche i risultati dell’altra indagine
dell’Unione europea ‘U-Multirank’ che, parimenti, assegnano entrambe al nostro Ateneo
un’elevata eccellenza universitaria in ambito
continentale”.
Le altre università italiane censite tra le top
d’Europa dal Times Higher Education sono:
l’Università di Trento, il Politecnico di Milano e Università di Bologna, la Sapienza di
Roma, l’Università di Milano e di Torino, la
Federico II di Napoli e l’Università di Pavia,
ccSecondo le classifiche sulle eccellenze
universitarie in ambito continentaleTHE e
“U-Multirank”, l’Units si colloca ben settimo
a livello italiano, a pari merito con Padova.
Per il rettore è “un’ulteriore conferma della
qualità accademica dell’Ateneo triestino,
nuovamente registrata dai media specializzati in ambito internazionale.
l’Università di Firenze, di Milano Bicocca, di
Verona, il Politecnico di Torino e le Università di Modena e Reggio Emilia, Roma Tor
Vergata, Roma Tre.
Panorama
27
italiani
I
nel mondo
l Parlamento italiano, dopo un
lungo e complesso cammino,
ha approvato la riforma costituzionale che riduce il numero di parlamentari, elimina il
bicameralismo paritario e rende più
rapida l’azione legislativa e, quindi, l’impegno riformatore. Questo
obiettivo è stato raggiunto dopo decenni di discussioni che non hanno
prodotto una vera riforma. Decisivo
il richiamo del Presidente Napolitano a tutto il Parlamento affinché
consegnasse al Paese quella riforma
costituzionale tanto attesa dall’opinione pubblica, ma disattesa dalle
forze politiche e parlamentari succedutesi nel tempo. A questo appello
hanno finalmente risposto le forze di
maggioranza e il Governo Renzi ne
ha fatto l’obiettivo prioritario della
sua azione, anzi il motivo principale
della sua esistenza.
“Nell’impianto della riforma è stata
confermata, non senza difficoltà, la
circoscrizione Estero. Questo impianto non prevede che nel nuovo
Senato, di cui sono state trasformate
natura e funzioni, vi siano i rappresentanti dell’estero – scrive sul blog
il deputato Marco Fedi (PD), eletto
nella circoscrizione Estero –. Prevede però che 12 deputati eletti nel
mondo concorrano a dare la fiducia
al Governo, concorrano ad approvare tutte le leggi fondamentali e a indicare le linee prioritarie dell’azione
di Governo. Siamo presenti in questa
riforma grazie all’unicità della circoscrizione Estero. La legge ordinaria
articola la circoscrizione in ripartizioni, ma l’unicità della circoscrizione Estero ci ha consentito di superare
le riserve sollevate da alcuni Paesi già
nella prima fase di approvazione della riforma costituzionale del 2000” .
“Il Consiglio Generale degli Italiani
all’Estero, appena insediato, ha deciso di porre all’attenzione dei Comitati degli italiani all’estero, delle
associazioni e delle comunità la questione centrale della riforma della
rappresentanza – aggiunge Fedi –.
Ha giustamente privilegiato e scelto il metodo della consultazione e
dell’ascolto preliminare”. Lo rileva
28
Panorama
Il Parlamento italiano ha approvato
la riforma costituzionale che riduce
il numero di parlamentari
La strategia
del colibrì
ccMarco Fedi, deputato PD
Marco Fedi della Camera dei deputati circoscrizione estero e aggiunge
due aspetti relativi alle considerazioni espresse dal CGIE. Prima di tutto,
non si evidenzia sufficientemente
proprio l’elemento del mantenimento della Circoscrizione estero, dimenticando il fatto che i saggi, dopo
mesi di lavoro, avevano proposto la
sua totale eliminazione. È chiaro a
tutti, dunque, di chi sarebbero le responsabilità se la riforma costituzionale non dovesse essere approvata e
si dovesse ricominciare tutto daccapo per la riforma in questo campo.
Perché una cosa è certa: si ricomincerebbe dalla cancellazione della circoscrizione Estero”.
“Vorrei fare anche un’altra considerazione: oggi, grazie al mantenimento della circoscrizione Estero, abbiamo una situazione in cui
possiamo approvare una riforma
costituzionale che non ci penalizza
poiché assegna ai 12 deputati un
ruolo pieno, non di semplice testimonianza. Questo secondo aspetto
non mi pare venga rilevato in modo
adeguato. Anche in questo caso devono essere chiare le responsabilità
se si dovesse arrivare ad una riforma
che assegna all’italianità nel mondo
un ruolo di sfondo istituzionale, di
pura testimonianza. Segnalo infine che la richiesta di una presenza
dei territori esteri nel nuovo Senato obiettivamente non risponde a
nessuna logica di rappresentanza.
L’unicità della circoscrizione Estero non solo è elemento necessario
per superare perplessità e remore
di alcuni Paesi, restii a far svolgere
attività elettorali di partiti esteri nel
proprio territorio, ma restituisce anche il legame naturale tra italiani nel
mondo, in una logica di rappresentanza plurale, tematica, orientata a
rappresentare un mondo di diversità che converge nel Parlamento della
Repubblica”.
“Ecco, caro CGIE, cari Com.It.Es.,
care Associazioni e cara comunità
italiana nel mondo – conclude il deputato –, possiamo fare una buona
legge sulle rappresentanze di base,
innovativa ed efficace, capace di
guardare al futuro; oppure possiamo
andare nelle più diverse direzioni,
svolazzando allegramente, come colibrì, magari guardando al passato
per cercare risposte che abbiamo già
sotto gli occhi. Un caro saluto e buon
lavoro”.
Approvato all’unanimità e sottoscritto il Documento finale che sarà
parte del programma politico per le prossime elezioni politiche del 2018
I
n conclusione del V Congresso del MAIE
Europa, tenutosi di recente a Bucarest,
sulla base delle indicazioni e delle proposte avanzate nel corso della giornata, i dirigenti, i delegati e i coordinatori del MAIE Europa hanno elaborato,
approvato all’unanimità e sottoscritto il
Documento finale che sarà parte del programma politico per le prossime elezioni
politiche del 2018. Nel testo, che riportiamo integralmente a seguire, si affermano
i seguenti principi ai quali si ispireranno
nella loro azione:
il MAIE è un movimento culturale e politico, espressione delle associazioni di volontariato italiane all’estero, autonomo dai
partiti politici italiani, e ribadiamo che la
sua missione è la difesa e la valorizzazione
degli italiani nel mondo, delle loro attività
e dei loro interessi;
avoreremo per raggiungere alcuni degli obbiettivi più cari agli italiani residenti
all’estero, tra cui:
a) La diffusione e la promozione della lingua e della cultura italiana nel mondo, sostenendo le istituzioni culturali e le scuole
italiane oltre confine, impegnandoci nel
recupero delle risorse che negli ultimi anni
sono state tagliate;
b) La difesa e della promozione del Made
in Italy e del Sistema Italia, compresa la
messa in rete degli imprenditori italiani
all’estero;
c) La difesa della rete consolare italiana,
fatta a pezzi dall’attuale governo Renzi.
Dunque, più risorse, più personale, puntando con maggiore forza sulle figure dei
V Congresso
del MAIE
Europa
contrattisti locali;
opereremo fuori e dentro il parlamento
per garantire ai connazionali residenti all’estero il diritto a una completa assistenza
sanitaria, quando presenti sul territorio
nazionale;
 ci adopereremo per fare in modo che i
nostri connazionali ricevano servizi consolari più efficenti, affinché impiegati e
funzionari delle nostre sedi diplomatiche
abbiano maggiore attenzione e rispetto nei
confronti degli italiani residenti all’estero;
promuoveremo la difesa dell’integrità
culturale italiana ed europea basata su
valori democratici e cristiani, e ci impegneremo per una reale integrazione politica e
sociale tra le diverse culture dei paesi europei;
 ci impegneremo a portare avanti l’abolizione dell’IMU, ingiusta e odiosa tassa,
per tutti gli italiani all’estero: il pagamento
dell’IMU per gli italiani nel mondo nella situazione attuale rappresenta una discriminazione nella discriminazione a cui il MAIE
vuole porre fine al più presto;
dedicheremo un capitolo importante
della nostra azione politica e parlamentare
ai tanti pensionati italiani residenti all’estero, garantendo loro la giusta attenzione da
parte del servizio pensionistico nazionale
assicuriamo l’impegno a rafforzare la
presenza e il peso politico del MAIE in
ciascuno di quei venti paesi UE presenti
al V Congresso europeo, tramite azioni
politiche e culturali sul territorio e con il
sostegno dei nostri parlamentari, i quali
contribuiranno alla diffusione della visione
culturale e politica del MAIE, aggregando
sempre piu’ connazionali per poter affrontare nel modo migliore le sfide che verranno, in vista soprattutto delle prossime
elezioni politiche.
Panorama
29
dossier comunità
Lorena Lubiana Bellè è subentrata alle
ultime elezioni alla colonna portante
degli italiani del territorio: Antonio
Ravalico che ha guidato il
sodalizio per ben 22 anni
nonostante il gran
lavoro nei vigneti
CI Villanova:
mantenere
le tradizioni
30
Panorama
di Ardea Velikonja
C
ircondata da rigogliosi vigneti e
oliveti nel borgo di Villanova, pochi
chilometri da Verteneglio, si trova
la Comunità degli Italiani. Presidente del piccolo sodalizio è Lorena Lubiana Bellè, subentrata alle ultime
elezioni alla colonna portante degli italiani
di Villanova Antonio Ravalico. Ed è proprio
sotto l’occhio vigile del signor Ravalico, che
ha voluto incontrarci la presidente e parlarci
della CI. “La nostra Comunità è nata tanti
anni fa con l’arrivo dell’insegnante rovignese alla scuola periferica di Cittanova a
Villanova, Leni Benussi. Parliamo del 1967,
quando iniziarono le attività. Però non ci siamo
registrati subito, si lavorava sotto le ali della CI
di Cittanova, qualcuno cantava con il coro di
Verteneglio qualcuno con quello di Cittanova.
Ma Leni Benussi disse allora: facciamo qualcosa qui da noi e si partì con la filodrammatica.
Un gruppo consistente che mettevano in scena
dei bellissimi lavori, cose impegnative sempre
con le storie di Giusto Curto, dato che la maestra era rovignese. All’epoca c’erano tantissimi
attivisti perché nel nostro paese, che conta circa 300 abitanti, il 70 per cento erano italiani.
Dopo la guerra del 1991, qui sono arrivati molti
profughi provenienti da tutta la Croazia. Quindi
ci sono stati matrimoni misti e sono giunti anche i loro parenti. Alcuni sono andati via, ma
altri sono rimasti. Oggi siamo 170 soci maggiorenni e insieme con i bambini formiamo ancor
sempre la maggioranza rispetto ai complessivi
300 abitanti attuali della località. Purtroppo,
nel 1987 Leni Benussi è venuta a mancare in
seguito a un incidente stradale e in un primo
momento ci siamo trovati spaesati perché in un
paese la maestra è il punto di riferimento. Per
un paio d’anni si sono fermate tutte le attività,
fino a quando è subentrato un giovane presidente e dopo di lui il nostro Antonio Ravalico,
che è rimasto alla guida della nostra Comunità
per 22 anni”, dice l’attuale presidente.
fL’unico laboratorio
enologico
“In questo periodo abbiamo lavorato sodo: si
sono tenute le conferenze e, su iniziativa del
signor Ravalico, si è messo su un laboratorio
enologico, l’unico in questa parte dell’Istria. Si sa
che viviamo in una zona di contadini che producono vino e in passato, non avendo dove portare
ad analizzare il nostro vino, si andava a Trieste o
dove c’era un apposito istituto. Quindi la struttura creata grazie al sostegno dell’Unione Italiana
e dell’Università Popolare di Trieste serve a tutto
il nostro territorio. C’è stato poi un professore che
arrivava da Trieste e che ci faceva tutte le analisi, cosa che aiutò molto la gente a migliorare la
qualità del vino. Il professore andava nei vigneti,
controllava i grappoli, consigliava i contadini
su quando fare la vendemmia, come farla, ecc.
E oggi molti devono essergli riconoscenti. Poi,
dopo i tagli alle conferenze, abbiamo ingaggiato una connazionale di Visignano, Eni Bernobić
Veronese, che ci ha tenuto su il laboratorio. Oggi
abbiamo una collaboratrice esterna che lavora
a Parenzo all’Istituto, Ingrid Palman. E visto che
Panorama
31
dossier comunità
ccLa colonn
ccAl pianterreno si svolgono tutte le attività
qui in pratica tutti sono produttori di vino, questo laboratorio è importantissimo per noi”, rileva
Lorena Lubiana Bellè.
fLa sede
“Per quanto riguarda la sede, all’inizio non l’avevamo, usavamo prima gli spazi della locale
scuola italiana, chiusa con la scomparsa della
maestra Leni Benussi, poi un vano della Comunità locale e successivamente, su iniziativa del
signor Ravalico, abbiamo individuato un terreno
su cui abbiamo poi costruito questa casetta che
ospita la nostra Comunità e che è stata inaugurata nel 1991. Noi siamo fieri della nostra sede
– sottolinea Lorena Lubiana Bellè –, ci manca
solo una sala più grande per poter ospitare le al-
32
Panorama
tre Comunità. Non vogliamo altro, anche perché
siamo consapevoli che avere una grande sede
comporta tante spese. Quindi noi ci accontentiamo di quello che abbiamo. A Villanova esiste una
grande sala, che si sta rifacendo e i lavori ancora
non sono terminati per cui è inagibile. Per gli
spettacoli più grandi prima si ricorreva alla grande sala della scuola, ma con la scomparsa della
maestra Leni Benussi la scuola italiana è stata
chiusa, mentre quella croata è durata ancora
un paio d’anni e poi è stata chiuda anche quella.
Da allora tutto l’edificio è in stato di abbandono
mentre i nostri bambini vanno a scuola a Verteneglio o a Cittanova, dato che distano ambedue
pochi chilometri da Villanova. Siamo in attesa
di tempi migliori per rimettere in piedi l’edificio
scolastico.
fMaggioranza italiana
“Con il Comune stiamo lavorando ai progetti
europei per poter portare a termine i lavori. Il
sindaco di Verteneglio è connazionale e noi abbiamo un’ottima collaborazione con tutti anche
perchè qui siamo in un piccolo territorio e ci conosciamo tutti. Penso che possiamo vantarci di
essere l’unico comune istriano a maggioranza
italiana. Su 1.600 abitanti del comune di Verteneglio, che comprende le frazioni di Villanova,
Carigador, Radini e Fiorini, la maggioranza è di
nazionalità italiana”.
“Per quanto riguarda le nostre attività abbiamo il gruppo vocale che conta 18 membri, la
filodrammatica adulti, il gruppo musicale con
ragazzi che suonano vari strumenti da tantissimi anni. Noi non siamo professionisti siamo
semplicemente amanti della tradizione, sia
culturale che musicale. La tradizione si sta
perdendo perché ai giovani certe cose non interessano. Qua invece in paese se li chiamiamo
i giovani vengono volentieri, ci aiutano, fanno
sport e musica e sono veramente presenti in CI.
Abbiamo anche un gruppo di minicantanti con
nove bambini.
La Comunità degli Italiani di Villanova organizza tante manifestazioni, la principale comunque è quella del 10 agosto, San Lorenzo,
che è la festa della CI e del nostro patrono. Poi
abbiamo il 29 settembre, San Michele, il vero
patrono di Villanova, ma siccome a settembre
c’è tanto da lavorare per la vendemmia la festa
vera e propria la si fa il 10 agosto. La chiesetta
di San Lorenza si trova in un piccolo paesetto,
Pavici, e quindi per praticità si è pensato di fare
ccIl coro e il gruppo musicale si esibiscono ovunque
na portante della CI, Antonio Ravalico, con l’attuale presidente
ccIl coro della CI
la festa lì. Poi organizziamo la Festa in famiglia
a fine anno e noi come Comunità partecipiamo
con il Comune e l’ente turistico di Verteneglio ai
Giorni della tradizione. Il nostro gruppo vocale
è in costume popolare, le nostre donne fanno i
fusi, gli gnocchi, tutto sul posto, si gioca a carte,
insomma si fa tutto quello che si faceva una volta. Partecipiamo anche alla festa della malvasia
con il nostro vino e gli arnesi che si usavano una
volta nei campi. Facciamo anche visite alle altre
Comunità degli Italiani, partecipiamo al Torneo
dell’amicizia di carte, organizziamo delle conferenze”, aggiunge la presidente.
fLe conferenze sospese
E qui si è incluso il signor Antonio Ravalico: “E
le conferenze sono il punto dolente. Mi dispiace
dirlo ma per un paese così piccolo come il nostro, le conferenze sospese da tempo sono una
grossa perdita. Qui venivano professori, dottori, la sala era sempre piena di gente. Abbiamo
imparato tante cose specie alle gite in Italia,
abbiamo conosciuto tante bellissime città.
Ricordo il professor Maier, che veniva qua e la
gente gli chiedeva di tutto e lui sempre gentile rispondeva. Era un modo di ritrovarsi per la
gente che dopo aver lavorato sodo nei campi
tutto il giorno si ritrovava qui in Comunità. E
averle tolte queste conferenze sono per me un
grosso sbaglio. Mi spiego se andavo alle gite
io andavano anche i miei figli e quello che vedevano restava loro dentro, li faceva rafforzare
l’italianità. L’anno scorso abbiamo avuto l’ulti-
ma conferenza sugli olivi: doveva vedere quanti
giovani c’erano, tantissimi, tutti futuri olivicoltori che hanno ascoltato con attenzione l’esposizione del professore e hanno posto tantissime
domande. Vogliono imparare da persone professioniste cose utili per tutto il territorio. Forse
in città queste non sono cose importanti però
qui da noi sì. Ricordo che anni fa noi si andava
alla Fiera di Verona, fiera specializzata in vini.
Fiume, Pola non erano interessate alla fiera, la
gente andava a fare il giro della città dell’arena mentre noi ci guardavamo i macchinari, le
botti, ecc. Non è facile fare il presidente, ha concluso Antonio ravalico, l’ho provato io che dopo
aver lavorato tutto il giorno nel vigneto venivo
qui a riempire carte su carte, non avendo una
segretario. In pratica qui c’è più da rimettere
Panorama
33
dossier comunità
ccL’edificio abbandonato che fu sede della scuola elementare italiana
che da guadagnare ma lo si fa con il cuore.”
Essendo noi una piccola Comunità abbiamo bisogno di contatti. Ricordo gli incontri dei giovani di Borosia, era bello ritrovarsi tutti assieme
in un unico luogo – dice Lorena Lubiana Bellè
–. Erano presenti tutti i giovani, ma anche i
non più giovani delle Comunità, e lì ci conoscevamo, facevamo amicizia. Oggi purtroppo
solo alcuni si ritrovano al Torneo dell’Amicizia
di Abbazia. Penso che questi tagli alle nostre
CI dovevano venir fatti in altro modo, ovvero
bisognava vedere sul territorio cosa interessa
alla gente. Un tempo c’erano gli incontri tra i
presidenti delle CI e i vertici dell’UI e dell’UPT,
che si svolgevano una volta all’anno. Lì ci si
conosceva tutti, si scambiavano opinioni. Ora
questo non accade da anni e infatti io, che sono
nuova quando devo andare in qualche posto
mi prendo con sé il signor Ravalico. Io ho fatto
da sempre attività in Comunità ma andavo a
cantare e quindi non avevo modo di conoscere
nessuno”.
“Noi abbiamo tanti progetti, ma dobbiamo
stare nei limiti delle possibilità. Adesso stiamo
pensado di mettere su un laboratorio per poter salvaguardare qualcosa dei nostri nonni e
quindi abbiamo deciso di fare le ciabatte che si
facevano una volta in casa a mano. Ci sono delle persone in paese che le hanno ancora e che
sanno come si fa, e grazie a loro vorremmo rifarle. Abbiamo realizzato tante iniziative, come
ad esempio il corso di fisarmonica, con trenta
allievi, ma sono arrivati i risparmi e ci siamo
visti costretti a sopprimere tante attività. Oggi
i giovani hanno altri interessi e dobbiamo fare
di tutto perché vengano in Comunità e porti-
ccIl laboratorio enologico, l’unico in Istria
34
Panorama
no avanti il lavoro iniziato da noi. Per quanto
riguarda la quota associativa penso sia una
cosa ingiusta per noi come Comunità, perché
noi non siamo una società di caccia né un club
che fa beneficienza, bensì siamo una realtà
specifica. Mi chiedo: perché dovremmo pagare
una quota: per essere rimasti italiani? E quelli
che fanno attività gratis anche? Quindi farò il
possibile perché non si arrivi al pagamento di
tale quota”.
In chiusura, una domanda ad Antonio Ravalico:
com’è stato fare il presidente 22 anni fa e svolgere quest’incarico oggi? “All’epoca erano altri
tempi, tanto entusiamo, la gente veniva più
volentieri in Comunità perché s’imparavano
tante cose. Oggi non c’è nulla di tutto questo:
tolte le conferenze tematiche abbiamo perso
molto”.
libri
Vaticano e nazismo
perdonare l’imperdonabile
di Gianfranco Miksa
C
ristianizzare il nazionalsocialismo per
combattere l’ateismo
sovietico e l’individualismo capitalista. È
quanto il teologo e studioso Alois
Hudal (1885-1963), austriaco di
nascita, rettore di Santa Maria
dell’Anima (la chiesa nazionale tedesca nella capitale italiana), si era
impegnato a realizzare sposando
interamente la causa nazista. Ma
Hudal è anche un personaggio che
a conflitto terminato organizzò
l’espatrio di assassini e
criminali nazisti, il tutto in nome
della misericordia. A parlarne
è il volume L’Anima del Führer
(Marsilio editore, p. 216, 2016) del
giornalista e scrittore di origine
dalmata Dario Fertilio, firma storica del “Corriere della Sera”, che
ricostruisce la sporca e vergognosa
pagina di quella che fu il culmine
Dario Fertilio,
autore del saggio
«L’Anima
del Führer»
ccLa copertina del volume
della tacita attrazione tra il Vaticano e il nazismo. Il volume che ha
come sottotitolo “Il vescovo Hudal
e la fuga dei nazisti in Sud America”, è stato presentato anche alle
Comunità degli Italiani di Fiume e
Rovigno. E in tale occasione abbiamo intervistato l’autore per porgli
alcune domande sul romanzo.
“È una pagina di storia sconosciuta – spiega Dario Fertilio, che abbiamo incontrato a Fiume, dove ha
presentato il suo libro – che vede al
centro della narrazione la figura di
Alois Hudal, il vescovo austriaco
a Roma. Fu lui, con la collaborazione del Vaticano, a organizzare
le fughe in Sud America, tramite
la cosiddetta ‘Ratline’, ovvero la
‘via dei ratti’, di numerosi gerarchi nazisti, compresi i più efferati
criminali di guerra, ma anche di
semplici combattenti tedeschi ricercati dagli Alleati. Connazionale
di Hitler, Hudal, nel 1936 scrisse
un libro, ‘I fondamenti del nazionalsocialismo’, che venne censurato dai nazisti pagani e non piacque
al Vaticano. Vi si sosteneva la tesi
Panorama
35
della necessità di cristianizzare il
nazionalsocialismo per utilizzarlo
nella crociata contro l’individualismo occidentale, il capitalismo e,
soprattutto, il comunismo sovietico ateo e materialistico che all’epoca erano messi sullo stesso piano
dai cristiani più conservatori. Agli
occhi del vescovo Hudal la Germania nazista era un’alternativa
spirituale, purché si liberasse dal
condizionamento dell’ala sinistra,
cosiddetta pagana. Proprio perché
desiderava cambiare il nazismo,
diventa un personaggio strano e i
suoi libri furono censurati. In definitiva è una figura dimenticata
perché scomodo per la chiesa cattolica, un nemico per i bolscevichi
e anche per gli alleati, quale organizzatore dell’espatrio dei gerarchi
nazisti in Sud America. Una situazione che diviene imbarazzante
perché alla fine anche gli alleati
sono costretti a chiudere un occhio in vista della Guerra Fredda,
per cogliere l’opportunità di farsi
amici i nazisti anticomunisti. È un
gioco di ombre, di incastri, tanto
da rappresentare un soggetto ideale per una spy story, cosa che in
effetti fu”.
“È un romanzo storico che vede
l’intreccio di elementi di fiction
– precisa ancora Fertilio –. Nella
mia impostazione letteraria la base
è sempre storica. In questo percorso seguo il modello di Manzoni che racconta la Grande Storia.
Inserisco elementi di finzione che
36
Panorama
ccL’autore con il console generale d Fiume, Paolo Palminteri. La presentazione del libro nel capoluogo
quarnerino – nella sede della Comunità degli Italiani di Palazzo Modello e al Dipartimento di Italianistica della Facoltà di Lettere – è stata organizzata su iniziativa della scrittrice e collega giornalista
de “La Voce del popolo”, Rosanna Turcinovich Giuricin
rendono la vicenda più partecipata
e affascinante. Praticamente sulla
base storica dei fatti realmente accaduti attorno alla ‘Ratline’, inserisco il personaggio di finzione Pëtr
Shlychkov, un soldato sovietico
nelle cui vene scorre anche sangue
tedesco, e che nella città prussiana
di Königsberg appena conquistata
dall’Armata rossa, e ribattezzata
Kaliningrad, viene incaricato di
infiltrarsi a Roma per smascherare
il sistema di vie di fuga dall’Europa
per nazisti e fascisti”.
Il titolo ha un doppio significato.
“Proprio così. L’anima del titolo
non si riferisce unicamente all’anima spirituale del Führer, ma anche
al collegio teutonico Santa Maria
dell’Anima a Roma (il Collegio
Germanico per la formazione del
clero di lingua tedesca), dove il
vescovo Alois Hudal, protagonista del romanzo, viveva, e che era
quindi anche la sede di quest’organizzazione che forniva la via di
fuga e una nuova identità ai fuggiaschi e ai criminali di guerra,
intesa a sottrarre i nazisti alla ‘vendetta’ dei vincitori”.
Nel romanzo i due totalitarismi
sono messi a confronto.
“Infatti, è l’incrocio tra i due totalitarismi, quello comunista sovietico e quello nazional sociali-
sta germanico, che s’incontrano e
in qualche modo si riconoscono
pure. In questo senso la mia grande ispirazione è il romanzo ‘Tutto
scorre’ di Vasilij Grossman, in cui
fa incontrare il guardiano nazista
e il prigioniero sovietico, che si
riconoscono come due facce diverse della stessa cosa. Tutto sommato, un totalitarismo vale l’altro,
anche se nessun ideale giustifica
lo sterminio”.
Può la misericordia spingersi al
punto di perdonare i più terribili
assassini?
“Per Alois Hudal sicuramente sì,
anche perché era grande amante
della Germania come lo era Papa
Pio XII, però in un modo diverso.
Per Hudal, qualsiasi persona perseguitata o anche ricercata dalla
giustizia, compresi i grandi criminali nazisti come Eichman, Mengele, Roschmann e altri soldati dal
Reich, erano persone degne di misericordia, e quindi aiutate ad avere un’opportunità di pentimento.
Ed è questo il motivo, per cui Hudal li aiutò. La questione fino a che
punto si può spingere l’ideologia
del perdono, tanto da perdonare
l’imperdonabile, è centrale nel romanzo. A tutto ciò non dò un giudizio anche perché il romanzo non
deve dare delle risposte politiche,
dà solamente il racconto”.
libri
Zara, la città più antica
e contesa della Dalmazia
L
o schiaffo della medaglia d’oro al valor
militare, assegnata dall’Italia quindici
anni fa mai consegnata – nel 2001 il
Quirinale (allora era presidente carlo
Azeglio Ciampi) firmò il riconoscimento all’ultima amministrazione italiana del
Comune zaratino, ma poi tutto si arenò per le
proteste del governo croato –, delinea bene
tutta la complessità e la delicatezza della vicenda di Zara, la città più antica e nei secoli
la più contesa della Dalmazia, “ambita da potenze continentali e marittime: gli Imperi romano e bizantino, quello carolingio, il Regno
croato e ungherese, gli Angiò di Napoli, gli
Imperi di Napoleone e degli Asburgo, l’Italia
unita e la ex Jugoslavia. E prima fra tutte la
Repubblica di San Marco, che di questa Zara
non sapeva fare a meno”, ricorda Lucio Toth,
uno dei personaggi chiave dell’esodo giuliano-dalmata, nativo di Zara, senatore della
Repubblica Italiana, oggi presidente onorario
dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e
Dalmazia. In un volume che è stato in vetrina
all’ultimo Salone di Torino, edito a Pordenone per le Edizioni dell’Immagine all’interno
di una Collana dedicata alle città italiane
del Nord-Est e dell’Adriatico orientale, Toth
ripercorre la storia della città, dalla liburnica
Idassa alla romana Iadera, passando per la
la bizantina Diadora, per arrivare all’italiana
e veneta Zara e concludere con la croata Zadar. Il libro s’intitola semplicemente “Storia
di Zara. Dalle origini ai giorni nostri” (XV-318
p., ill., brossura, prezzo di copertina 14 euro)
e ha come filo conduttore i legami antichi e
profondi della sua Zara, ma anche di tutta la
Dalmazia, parte consistente dell’antica Illiria,
con lo Stivale.
L’autore, classe 1934, proviene da una famiglia di tradizioni irredentiste, che ha dovuto
lasciare la città con l’esodo della popolazione italiana alla fine della Seconda guerra
mondiale. È stato magistrato e impegnato,
fin da giovanissimo, nell’associazionismo
cattolico. Nel 1987 è stato eletto senatore a
Napoli per la Democrazia cristiana. Dal 1992
al 2013 è stato presidente dell’ANVGD. Laureato in giurisprudenza a Bologna è entrato in
magistratura nel 1963 e ne ha percorso tutti
i gradi. È coautore di un commento al codice
penale. Ha scritto saggi e articoli di carattere
giuridico, storico e politico, ha pubblicato di
recente due romanzi di ambiente dalmata:
“La casa di Calle San Zorzi” sulle vicende di
Zara nel Novecento (Sovera Edizioni, Roma,
2008) e “Spiridione Lascarich Alfiere della
Serenissima” sulle guerre turco-venete del
Seicento in Dalmazia e in Grecia (ed. La Musa
Talìa, Venezia, 2011).
“Può sembrare strano che una città così piccola (20.000 abitanti nel 1914; 22.000 nel
1940; poco più di 70.000 oggi) meriti l’attenzione degli storici e ancora meno dei ‘media’
di oggi. Eppure ogni tanto il nome di Zara
riappare nei giornali e la sua storia è oggetto di studi e di ricerche nelle università, non
solo italiane o croate. Parlando della Dalmazia, si deve ricordare per forza la sua città più
antica e contesa, che ne è stata capoluogo, o
modesta capitale di un regno mai esistito se
non sulla carta. Perché nella realtà storica,
dopo Roma e Bisanzio, è stato dominio della
Corona d’Ungheria, della Repubblica Veneta,
degli imperi napoleonico e austro-ungarico,
malgrado la corona regale inalberata sul suo
stemma con i tre leopardi in campo azzurro.
In origine il campo era rosso. Fu Venezia a volerne cambiare il colore per non confonderlo
con la porpora del gonfalone della Serenissima – si legge nella sinossi –. Pur essendo un
puntino nelle carte geografiche dell’Europa
e del Mediterraneo per lì sono passati naviganti e pirati, monaci e mercanti, pellegrini
e guerrieri, interi eserciti e armate di mare.
Naturale che i suoi abitanti si facessero disincantati, per le tante cose viste e vissute,
La sua storia è
stata tracciata da
Lucio Toth in
un volume edito
a Pordenone
per le Edizioni
dell’Immagine
all’interno di una
Collana dedicata
alle città italiane
del Nord-Est e
dell’Adriatico
orientale
decisi a non farsi sopraffare, orgogliosi delle
sofferenze patite e affrontate a testa alta. Un
piccolo porto lungo una costa accidentata,
cinta da montagne di dura pietra, è diventato
per forza di cose luogo di incontro, e di scontro soprattutto, tra culture e mondi a volte
conciliabili, più spesso fra loro incompatibili.
Ne venne un carattere duro della sua gente,
assuefatto ai sacrifici, pronto ad affrontarli
con coraggio, stemperato nell’ironia e in una
spensierata voglia di vivere al meglio della
bellezza selvatica che quella terra offriva e
offre. Saper sorridere sull’orlo dell’abisso, per
non intristirsi nel vittimismo e nel piagnisteo.
‘Sempre alegri. E po’ bon!’”. (ir)
Panorama
37
cinemania
di Ardea Velikonja
G
razie alle proiezioni
che si tengono nella
suggestiva
cornice
storica del Castello
(Kaštel) e dell’antica
Arena romana, il Festival cinematografico di Pola è annoverato
tra i più prestigiosi festival cinematografici all’aperto del mondo.
Sono rari, infatti, i festival cinematografici che possano vantare
un’ambientazione così particolare
come quella della storia millenaria
dell’anfiteatro polese. Nel segno di
una lunga e ricca tradizione, anche
l’edizione di quest’anno offrirà agli
amanti della settima arte un programma ricco di novità nazionali
ed internazionali ripartite in diverse sezioni. Il tutto sotto il cielo
stellato.
All’insegna del mondo femminile
la 63.esima edizione del Festival
del Film di Pola che si svolgerà dal 9 al 16 luglio
prossimi e che
vedrà pro-
38
Panorama
Il Festival del Fi
all’insegna del mo
iettati un numero record di film:
105. Tornando al mondo femminile da rilevare che mai come
quest’anno sono stati selezionati film che hanno per regista una
donna e dato che la retrospettiva
è dedicata alla più grande regista
dei nostri tempi Marta Meszaros,
nell’ambito del Pula PROfessional
programma si terrà una tavola rotonda dal tema “Le donne nei film
europei e croati” cui parteciperà proprio la regista Meszaros, la
prima donna che diresse un film
ungherese e la prima donna che si
aggiudicò l’Orso d’oro al Festival di
Berlino.
Il consiglio artistico del Pula Film
Festival, composto da Hrvoje
Pukšec, Mike Downey e Tanja
Miličić, ha selezionato 16 lungometraggi (7 nella parte com-
petitiva, 3 fuori concorso e 6 coproduzioni di minoranza) e 18
cortometraggi (17 coproduzioni
di maggiornaza e 1 coproduzione
di minoranza). Questi fanno parte del programma dei film croati.
Il consiglio artistico ha selezionato
anche 16 lungometraggi internazionali (11 nella parte competitiva
e 5 fuori concorso). Oltre agli attuali film croati ed internazionali, presso il Pula Film Festival di
quest’anno, gli spettatori potranno vedere anche i 7 migliori film
della recente storia croata. A detta
di Hrvoje Pukšec, presidente del
Consiglio gli amanti del cinema
potranno assistere alle migliori
produzioni cinematografiche croate degli ultimi 25 anni.
In concorso per l’Arena d’oro
quest’anno ci sono le pellicole: “Generazione ‘68” di Nenad
Puhovski, “Il Ministero dell’amo-
ilm di Pola
ondo femminile
La 63.esima edizione della rassegna
cinematografica più importante in
Croazia si svolgerà dal 9 al 16 luglio
nella bellissima Arena con le proiezioni
sotto le stelle. Numero record di film:
105 tra nostrani e stranieri
re” di Pave Marinković, “L’eroe
popolare Ljiljan Vidić” di Ivan
Goran Vitez, “Dall’altra parte”
di Zrinka Ogresta, “Auguri” di
Snježana Tribuson, “Confusione”
di Lana Kosovac e “Il trampolino” di Katarina Zrinka Matijević.
Fuori concorso si potranno vedere “La gabbia blu” di Bruna Bajić,
“La vita è una tromba” di Antonio
Nuić e “La liberazione di Skopje”
di Rade e Danilo Šerbedžija.
Ed ecco i titoli
dei 7 migliori film della recente
storia croata: “Cosa ha ripreso
Iva il 21 ottobre 2003” di Tomislav Radić (Grande arena d’oro
e 3 Arene d’oro). “Il cielo e i satelliti” di Lukas Nola (4 Arene
d’oro), “Negri” di Goran Dević e
Zvonimir Jurić (3 Arene d’oro),
“Le giovani ragazze morte”
di Dalibor Matanić
(Grande Arena d’oro e 5 Arene d’oro), “The Reaper” (titolo originale
Kosac) di Zvonimir Jurić (tre Arene d’oro), “Metastasi” di Branko
Scmidt (Grande Arena d’oro e 2
Arene d’oro) e “Zvizdan” di
Dalibor Matanić (Grande
Arena d’oro e 5 Arene
d’oro).
Sedici i lungo-
Panorama
39
cinemania
Appuntamento
dal 9 al 16 luglio,
con un programma
da record: verranno
proiettate in tutto
ben 105 pellicole
ccLa presentazione del programma 2016 del Pula film Festival
metraggi internazionali che verranno presentati. Tra questi undici
sono in concorso e cinque fuori
concorso. Si tratta per lo più di film
che hanno partecipato o sono stati
premiati a rassegne cinematografiche internazionali tra i quali rileveremo lo svizzero “Aloys” di Tobias
Nolle, che si è aggiudicato il presi
FIPRESCI a Berlino, e il colombiano “Between Sea and Land” di
Carlos del Castillo che si è aggiudicato il premio del pubblico e di una
apposita giuria al recente Sundance Film Festival. Verrà presentato
pure anche il film greco “Chevalier”
di Anthine Rachel Tsangari, il francese “Evolution”, di Lucile Hadziha-
Chi è Marta Meszaros
Regista cinematografica ungherese è
nata a Kispest il 19 settembre 1931. Con
il suo stile limpido e profondo, basato su
dialoghi ridotti al minimo e su un uso ardito delle ellissi narrative, ha sostanziato
il punto di vista femminile, incoraggiando la presa di coscienza delle donne sulla
loro condizione e sostenendone il diritto
alla parità nella società socialista, in cui
i rapporti familiari erano ancora legati a
valori feudali. Per molti anni ha avuto
problemi nel suo Paese proprio a causa
dei suoi personaggi femminili, conside40
Panorama
rati troppo aggressivi, e dell’immagine
critica che ha dato della realtà ungherese. All’estero è stata invece apprezzata e premiata: Orso d’oro a Berlino per
Örökbefogadás, noto anche come Adoption (1975), Gran premio speciale della
giuria a Cannes nel 1984 per Napló gyermekeimnek (Diario per i miei figli, girato
nel 1982, ma bloccato dalla censura fino
al 1984), primo capitolo della tetralogia
dei ‘diari’, un’opera inconsueta che inserisce elementi autobiografici in un ampio
affresco storico.
lilovic, il romeno “Illegitimate” di
Adrian Sitarua, l’irlandese “Mammal” di Rebecca Daly e lo svedese
“The Yard” di Mans Mansson.
Fuori concorso verranno proiettati
il messicano “Chronic” di Michel
Franca, il polacco “Planet Single”
di Mitja Okorna nonchè tre film
americani: “Indipendence day 2”,
di Roland Emmerich “Ice Age:
Collision Course” di Mike Thurmeier e Galen T.Chu e “Ghostbusters 3” di Paul Feig. Il programma
internazionale contiene pure una
sezione per i giovani denominata “Dizalica” e quella per bambini
dal titolo “Pulica” con proiezioni
di una decina di film recenti per il
pubblico più giovane.
Quindi per niente facile il compito della giuria così composta: per
il programma dei lungometraggi
croati: Bruno Kragić (Croazia filmologo), Labina Mitevska (Macedonia, attrice e produttrice), Hrvoje Mršić (Croazia, montaggio),
Don Ranvaud (Gran Bretagna,
produttore e giornalista) e Sanja
Vejnović (Croazia, attrice). Programma per studenti e cortometraggi croati: Chris Auty (Italia,
produttore), Daniel Kušan (Croazia, regista), e Daniel Rafaelić
(Croazia, critico cinematografico). Programma internazionale:
Gaby Babić (Germania, direttrice
del Wiesbaden) Stevan Filipović
(Serbia, regista e montaggio) e
Ivona Juka (Croazia, regista). Vicini e amici: Mia Pećina (Croazia
produttrice), Calin Peter Netzer
(Romania, regista) e Ivan Ostrochovsky (Slovacchia, produttore e
regista).
mostre
Tutti in
spiaggia
Fino al 18 luglio nella
Galleria Sincich del Museo
del territorio parentino
C
iò che accomuna la balneazione, considerata
in tutti i periodi storici
come la fonte di benessere individuale e collettivo, è la cultura dell’acqua che ha
nella civiltà greca e romana le radici
più antiche. La pratica che si diffonde
in età moderna è invece espressione
dell’affermarsi di un nuovo modello
sociale e nel 1900 il significato della
balneazione si modifica al passo con
una società sempre più dinamica.
Ritrovi più o meno mondani – dalle terme ai casinò ai grandi alberghi
–, stabilimenti, promenades, parchi
acquatici e altri luoghi d’intrattenimento, iniziano ad animare i litorali
delle grandi città europee e la balneazione associata al vissuto urbano
diventa una forma elitaria del tempo
libero.
Panorama
41
mostre
E anche del costume, inteso come
modo consueto di pensare, di
comportarsi e di (s)vestirsi. Una
mostra fotografica racconta la
tradizione del litorale adriatico,
riscoprendo usanze e curiosità
tra XIX e XX secolo.
“Tutti in spiaggia. I bagni e la moda
balneare sull’Adriatico (18801970)”: è la mostra fotografica che
il Museo croato del turismo propone in questi giorni a Palazzo Sincich (visitabile fino al 18 luglio, nei
giorni feriali con orario 8 – 15), l’edificio barocco più insigne e meglio
conservato a Parenzo, in cui ha sede
il Museo del territorio parentino e
che al primo piano ospita l’omonima galleria. L’esposizione, curata da
Nataša Babić, ripercorre attraverso immagini, documenti e oggetti
vari, tasselli di storia e l’evoluzione
dei costumi (anche di quelli da bagno!) dalla nascita del turismo balneare, verso la fine del XIX secolo,
agli anni Settanta del secolo scorso.
Illustrazioni in bianco e nero, manifesti e dépliant turistici, foto d’epoca
e qualche esemplare mostrano i primi stabilimenti balneari su palafitte
e le toelette da spiaggia, completi
formati da tuniche e mutandoni
lunghi fino al polpaccio con colli
alla marinara, cappelli di paglia e
ombrellini di pizzo. Gli anni Venti
consacrano la figura di una donna
più sportiva, che abbandona busto
e corsetti per adottare, in spiaggia,
il costume di maglia elasticizzata,
tendenza che si afferma, con ancora più vigore, negli anni Trenta; nel
1947 arriva l’esplosivo bikini; negli
anni Cinquanta scoppia la febbre
ccBagnanti negli anni 1930
42
Panorama
dell’abbronzatura, cambiano le forme, i tessuti sono sempre più impalpabili...
Nei decenni successivi il costume
ccAbbazia, turisti tedeschi nel 1952
da bagno è stato declinato in una
miriade di forme, colori e fantasie
differenti, segno anche del fatto
che le vacanze al mare, grazie al
crescente benessere economico,
stavano piano piano diventando
un rito annuale irrinunciabile,
tanto atteso dopo un anno di la-
ccSiamo nel 1910
voro nel grigiore cittadino. Con
le proteste sociali della fine degli
anni Sessanta, poi, la voglia di
rompere gli schemi si è sicuramente riflettuta in una moda più
audace, che ha proposto bikini
sempre più ridotti, fino a sdoganare anche la pratica del topless.
Oggi, dopo che abbiamo sperimentato praticamente tutto, la
nuova tendenza sembra quella di
guardare indietro: a quegli anni
Cinquanta spensierati e ottimisti,
con le loro gonne a ruota e i bikini a vita alta, che tanto donavano anche a donne formose come
l’intramontabile Marylin Monroe.
Finita l’era della moda che veste
solo taglie minuscole, anche le
curve riacquistano la loro dignità
e trovano il loro migliore alleato
in questi modelli un po’ retrò, che
le accompagnano e le valorizzano.
La mostra, con uno squisito gusto
rétro, si sofferma anche su questo
aspetto – da non sottovalutare l’invito esteso a tutta la cittadinanza a
portare nel Museo vecchi esemplari di costumi da bagno, fabbricati
fino agli anni Novanta del secolo
scorso (le donazioni andranno ad
arricchire le collezioni dell’istituto
parentino) –, ma più in generale ci
fa comprendere com’è cambiato il
rapporto con il mare, non più visto
solo come mezzo di comunicazione
e sostentamento, ma anche come
fonte di salute e di divertimento.
L’allestimento visivo è stato curato da Stanislav Habjan e Hrvoje
Đukez di Zagabria.
I. R.
Panorama
43
made in italy
«F
ood4punto0»,
dedicata
al
Food rigorosamente Made in
Italy, è la testata
online (www.food4punto0.com)
nata in occasione di “Cibus 2016”,
il Salone internazionale dell’Alimentazione giunto quest’anno
alla sua 18.esima edizione (Parma, 9-12 maggio 2016).
“Food4punto0” sarà una piattaforma internazionale sull’agroalimentare italiano che, con le sue
specificità identitarie regionali
legate alla Terra-Madre, è una riconosciuta eccellenza nel panorama nazionale e mondiale. Attraverso notizie, approfondimenti e
interviste, la nuova testata online
– quale naturale sviluppo dei temi
discussi in Expo Milano 2015 e
approfonditi in particolare presso
il Parco della Biodiversità – sarà
l’agorà internazionale per tematizzare gli aspetti che uniscono
l’alimentazione al benessere e alla
44
Panorama
ccIl fondatore di “Food4punto0” ,Vincenzo Piro
salute. Ricca di notizie, approfondimenti e interviste, sarà punto di
riferimento per mettere in connessione l’imprenditoria – attraverso il racconto di storie, sfide
e conquiste degli italiani fuori e
dentro i confini che diffondono e
valorizzano i prodotti italiani nel
mondo – gli eventi, il giornalismo
di settore e il mondo dell’università e della ricerca.
Una testata innovativa che, sin
Dedicata
rigorosamente
al Food Made in
Italy sarà il driver
di sviluppo del
territorio e dei
rapporti tra Italia
e connazionali
all’estero
dalla denominazione “Food4punto0”, vuole esprimere la sua dimensione di movimento, interazione e dinamicità. Sarà un luogo
di crescita da e verso l’Italia e di
incontro della community digitale tra tutti gli attori protagonisti,
italiani ed esteri, dell’alimentazione, del benessere e della salute:
dalle istituzioni alle associazioni
di settore, dalle aziende ai buyer,
per sviluppare rapporti bilaterali
e internazionalizzazione.
fBenessere e salute
“L’incontro diretto tra l’Italia e il
mondo dell’alimentazione, che
equivale a benessere e salute, è il
cuore di ‘Food4punto0’ – spiega
Vincenzo Piro, suo fondatore –.
Con Expo Milano 2015 l’alimentazione ha reso il nostro Paese
sempre più protagonista in tutto
il mondo e oggi più che mai lo
rende attore di qualità, di affidabilità e di servizio sempre più sostenibile, innovativo, trasparente
nuova testata on line
e responsabile, quindi funzionale
ed emozionale. Oltre a dare voce
a produttori e importatori, daremo spazio alla ricerca scientifica e tecnologica, all’educazione
alimentare e al mangiar sano ed
equilibrato. ‘Food4punto0’ diviene di fatto un coacher, una forza
trainante per affrontare e migliorare la connessione tra tutti questi
attori affinché instaurino rapporti
immediati e duraturi nel tempo.
Grazie a partnership, workshop e
makerspace con le università, daremo l’opportunità a tutta la catena del valore food e salute di cogliere progetti innovativi proposti
dagli attuali giovani e millenials,
ovvero i futuri produttori e consumatori”, aggiunge Piro.
“Food4punto0” – realizzato in
collaborazione con PiKap, azien-
da di ingegnerizzazione e realizzazione di servizi 4.0 – racconterà le
case history di successo degli imprenditori del nostro Paese e degli
italiani nel mondo, i progetti innovativi, le esperienze delle start
up e delle aziende fuori e dentro
i confini, ma anche la legislazione e le informazioni di servizio in
ambito commerciale e dell’export.
A. V.
Panorama
45
ambiente
Rain gardens
i giardini della pioggia
a cura di Nerea Bulva
S
trade che si trasformano in ruscelli,
scoli e tombini intasati dalla troppa
acqua, prati talmente bagnati da
diventare piccole paludi. La città non
reagisce bene agli eccessi di acqua
piovana che si sono fatti più frequenti negli
ultimi anni anche alle nostre latitudini. Le
piante però possono fornire una soluzione,
esteticamente gradevole e soprattutto efficiente, grazie ai cosiddetti rain gardens
ovvero “giardini della pioggia”. Si tratta di
aiuole create in leggeri avvallamenti in cui il
substrato è costituito in gran parte da materiale fortemente drenante come la ghiaia, che
viene popolato di piante a bassissima manutenzione. L’acqua scorre all’interno dell’area
verde e viene filtrata, ripulendosi da gran
parte degli inquinanti raccolti dai tetti e dalle
superfici solide, per poi scorrere via in profondità verso la falda.
Secondo il PlaNYC 2008 (agenda per la sostenibilità di New York) i rain garden sono in grado di trattenere anche più del 50% dell’acqua
piovana per rilasciarla poi gradualmente nel
sistema fognario e impedirne il collasso in
caso di alluvioni. La struttura si basa su di una
sorta di bacino nel quale una composizione
46
Panorama
del terreno formata per il 50-60% da sabbia,
per il 20-30% da compost, e per altri 20-30%
da terreno superficiale, favorisce l’accumulo
di acqua. Qui la flora autoctona gestisce l’assorbimento dell’acqua e il rilascio di quella in
eccesso, ritardandone il tempo di immissione
nella rete e riducendone l’apporto diretto. In
questo modo si previene il collasso della rete
fognaria e la formazione di zone di allagamento dovute all’eccessiva caduta di acque
meteoriche.
fOttimi alleati
per le città
Quando sono nate le città nessuno avrebbe
potuto prevedere lo sviluppo che i rain gardens avrebbero avuto e tanto meno le conseguenze che si sarebbero create. Una prima
risposta al problema era stata data con lo sviluppo del tetto verde che da anni ormai viene
utilizzato in architettura, ma questo in qualche modo continua ad essere limitato alle
nuove costruzioni. I rain gardens al contrario,
grazie alla loro facilità di applicazione, stanno
letteralmente guadagnando sempre più terreno nei confronti delle città, cosicché questi
giardini si dimostrano un efficace mezzo per
contrastare gli effetti delle bombe d’acqua.
Queste aree di bio-ritenzione e filtraggio si
sono dimostrate ottime alleate per le città,
dove la superficie costruita è predominante
e dove marciapiedi e strade hanno ridotto ai
minimi termini il terreno scoperto reso però
compatto per il continuo calpestio rendendo
così molto difficile l’assorbimento dell’acqua:
questa situazione rende la vita difficile anche
agli alberi di città che, circondati da superfici impermeabili, non riescono ad idratarsi a
sufficienza quando sopravvengono lunghi
periodi di siccità, indebolendosi progressivamente. I rain gardens, spesso delimitati
da pietre e collocati nei punti dove l’acqua
non riesce a defluire, riescono a rallentare
il flusso dilavante della pioggia più intensa,
assorbendone una grande quantità ed
evitando allagamenti.
L’innovativa soluzione
edilizia contro gli
allagamenti urbani,
ideata intorno
agli anni ’90, oggi
è sempre più diffusa
fI giardini nel mondo
I primi rain gardens per uso residenziale si
sono diffusi nel 1990 nel Maryland (USA)
quando l’imprenditore Dick Brinker ebbe
l’idea di sostituire gli specchi d’acqua utilizzati per la purificazione delle acque
residenziali, con dei giardini. Ogni casa
fu progettata con circa 30 metri quadri di
giardino. Il sistema risultò estremamente
vantaggioso in termini economici rispetto
ai tradizionali sistemi di smaltimento delle
acque piovane
Nati in uno spazio urbano riqualificato nel
cuore della città, i rain gardens di Mint Plaza
a San Francisco diventano un’occasione per
sperimentare nuove tecnologie e pensarne un
possibile sviluppo su scala urbana.
Il Minnesota ha intrapreso una politica a favore della tutela e della salvaguardia delle
aree urbane, basata sulla costruzione dei rain
gardens, che è stata accolta con entusiasmo
dai cittadini di diverse piccole realtà urbane. L’obiettivo è quello di aiutare
il sistema di raccolta delle acque
meteoriche e migliorarne la
qualità. L’iniziativa si è concretizzata nelle cittadine di Meaplewood, Burnsville, Playmouth,
Minneapolis e Duluth. Meaplewood
è stata la prima nel Minnesota ed è
diventata d’esempio soprattutto per
l’attiva partecipazione dei cittadini che ha
permesso di costruire i rain gardens in aree
residenziali private. Circa 30.000 abitanti per
450 rain gardens, una percentuale altissima
di giardini al servizio della città e interamente curati e mantenuti dagli abitanti.
Promosso dalla regione dell’Adelaide e dal
Department of the Environment, Water, He-
ritage and the Arts del governo australiano,
è nato il programma Acqua Sensitive Urban
Design (WSUD), un approccio alla pianificazione urbana che integra la gestione
del ciclo di acqua nel processo di sviluppo
urbano. Il documento descrive ampiamente il piano attuativo da intraprendere per
attivare una politica efficace per la tutela
del paesaggio e la gestione delle acque.
Collocazione, forma e dimensione dei rain
gardens sono parametri indicati con precisione, ma l’attenzione del dipartimento
punta ad introdurre una vera e propria cultura di gestione della risorsa indicando sei
punti fondamentali per il mantenimento e
per l’efficienza di questi sistemi in modo da
guidare i cittadini verso una tutela partecipativa degli spazi urbani.
Questi impianti non sono soltanto un ottimo
sistema per tutelare la sicurezza degli abitanti
e ostacolare gli allagamenti, ma sono anche
un decoro urbanistico, una maniera semplice di migliorare i quartieri, di donare loro un
aspetto gradevole e colorato e di sensibilizzare, nello stesso tempo, l’opinione pubblica
verso le tematiche ambientali.
Là dove questi giardini della pioggia sono
stati realizzati hanno offerto alla popolazione una migliore qualità della vita e risultati
soddisfacenti.
Panorama
47
alimentazione
Frutta o verdura?
Facciamo un po’
di chiarezza
S
iete sicuri di sapere davvero quali
degli ingredienti che utilizzate ogni
giorno sono delle verdure e quali
sono dei frutti: non preoccupatevi,
questi che vi elencheremo qui sono
degli errori molto comuni:
– con il termine frutta vengono comunemente indicati vari tipi di frutti commestibili
compresi alcuni che normalmente vengono
considerati delle verdure, come ad esempio i
pomodori o i cetrioli. Dal punto di vista botanico i frutti derivano dall’ovario della pianta,
che serve per custodire e proteggere i semi,
necessari per la riproduzione della pianta;
viene considerato frutto solitamente il pericarpo, ovvero la porzione carnosa che avvolge
i semi. Infatti moltissime verdure sono in realtà dei frutti dal punto di vista botanico, come
pomodori, melanzane, cetrioli, zucchine ecc.,
Non esiste una distinzione
netta tra i due tipi
di vegetali: sono assai più
simili di quanto ci aspettiamo
ma vengono comunemente catalogati come
verdure, perché si tende a raggrupparli in
base al consumo alimentare che se ne fa e al
contenuto di zuccheri. Infatti la frutta è prevalentemente dolce (secondo questa ipotesi la
patata è dolce) mentre la verdura è amara. I
frutti si possono distinguere in: frutti completi, cioè quelli che contengono anche il seme;
frutti complessi o falsi frutti, quelli che si
formano dal ricettacolo oltre che dall’ovario,
oppure da altre parti dell pianta come sepali
eeLe fragole non sono
né verdure né frutti,
semplicemente sono
una porzione ingrossata di un’infiorescenza, posizionata su
uno stelo, ma hanno
i livelli nutrizionali
della frutta
I piselli sono
dei semi in un
baccello, ovvero
semi del frutto
della pianta.
Questo li rende
automaticamente
dei frutti
48
Panorama
I peperoni
fanno la parte da
leone nei vostri risotti
con verdure? Peccato
nascano dai fiori e
abbiano i semi, e
quindi siano tecnicamente dei frutti
o petali. Ad esempio nella fragola i frutti veri
e propri sarebbero gli acheni (i semini gialli),
mentre la parte rossa è il ricettacolo. Esiste
una grandissima varietà di alberi da frutto,
coltivati in tutte le regioni, come mele e pere
(chiamati falsi frutti, dal punto di vista botanico), pesche, albicocche, prugne, ciliege, susine, pomodori (frutti carnosi), more, fragole
(frutti aggregati), gelso, fico (infruttescenze);
nelle regioni a clima mediterraneo si coltivano anche gli agrumi, come arance, limoni,
eeLe pannocchie
sono tecnicamente
delle verdure, ma
anche il mais è
tecnicamente un
grano, sebbene
sulla sua natura
si discuta ancora
oggi
eeLe olive
sono frutti
perché hanno il seme
e nascono
dagli ulivi.
Questa era
facile, vero?
mandarini e i frutti secchi come noci, nocciole,
mandorle.
– il termine verdura si riferisce alle diverse parti di una
pianta (come foglie, radici, fusto...)
che si possono mangiare crude o cotte
e che quindi vengono utilizzati nell’alimentazione umana. Le verdure comprendono i
vegetali che normalmente vengono coltivati, ma anche quelli selvatici. Però molte
di quelle che vengono considerate verdure,
sono in realtà dei veri e propri frutti, dal
punto di vista botanico, come i pomodori, le
melanzane, i cetrioli, le zucche, le zucchine
ecc. Essi infatti contengono i semi, adibiti
alla riproduzione dalla pianta e non costituiscono le parti della pianta stessa che normalmente permettono di classificarli come
verdure (foglie, radici, fusti).
Insomma, la distinzione tra frutta e verdura
viene comunemente fatta in base al loro
consumo alimentare, alla loro derivazione,
al grado di acidità e al contenuto di zuccheri.
Altre volte si preferisce distinguere le due categorie in base al loro “comportamento” dopo
la raccolta: la frutta continua a maturare, la
verdura tende solo a degradarsi. Le verdure
sono ricche di fibra (cellulose, emicellulose,
pectine), che ha il compito di favorire il transito intestinale, contribuendo a prevenire l’insorgenza di alcune malattie più o meno gravi
dell’apparato gastro-intestinale; per questo
motivo esse hanno un elevato potere saziante
e contengono poche calorie.
ccI più esperti sapranno che i funghi non sono
né vegetali né frutti perché non nascono da fiori,
non hanno semi al loro interno e non hanno
radici. I funghi sono, appunto, funghi
ccIl mito è stato sfatato da tempo, ma forse è
meglio ripeterlo: il pomodoro nasce dal
fiore della sua pianta dopo l’impollinazione e
ha i semi, quindi è un frutto
eeLa zucca
contiene
semi, e
anche grossi,
ed è un frutto
anche se viene cucinata
come una
verdura
Panorama
49
I
Obesità inf
un bambino s
Europa è sovr
n Europa un bambino su tre
tra i 6 e i 9 anni è obeso o
sovrappeso e si stima che in
tutto il mondo entro il 2025 i
bambini sotto i cinque anni
sovrappeso saliranno dagli attuali 41
milioni a 70 milioni. Lo afferma un
report commissionato dall’Unione
europea di gastroenterologia che si
è basato sui dati di 46 nazioni. Secondo i ricercatori inoltre tra il 20%
e il 30% delle malattie infiammatorie
intestinali iniziano già dall’infanzia.
Da sottolineare che la steatosi epatica non alcolica (o fegato grasso)
è diventata la causa più comune di
insufficienza epatica tra bambini e
adolescenti in Occidente. Addirittura la malattia è stata diagnosticata a
bambini sotto i tre anni.
fStati impotenti
L’Europa però non sembra essere
in grado di far fronte al problema
di queste nuove emergenze. “In tutta Europa ci sono pediatri esperti
e centri di eccellenza, tuttavia non
riescono a far fronte alle richieste e
alle necessità di tutti i bambini del
Continente – ha commentato Michael Manns, presidente dell’organizzazione e professore di pediatria
alla Medical school di Hannover
– e questo ha un impatto non solo
sugli individui e le loro famiglie,
ma anche sull’assistenza sanitaria”.
Oggi il costo per trattare le
malattie legate all’obesità
ammonta a un decimo dei
costi sanitari e minaccia
50
Panorama
la sostenibilità dei servizi sanitari
pubblici in tutte le nazioni. I bambini rappresentano un quinto della
popolazione europea e l’incidenza
delle malattie legate alla gastroenterologia è in aumento. Gli esperti
sostengono che la ricerca in questo
settore sia sottofinanziata: “È estremamente preoccupante che solo
un finanziamento su 58 riguardi la
salute pediatrica”, ha detto Berthold
Koletzko, presidente della Società
Europea di gastroenterologia pediatrica e pediatra all’Università di
Monaco di Baviera.
fPiù pesanti di 1,5 chili
ogni decennio
L’allarme sui livelli di obesità non è
nuovo e non si limita all’Europa e
all’infanzia. Un recente studio degli scienziati dell’Imperial College
di Londra ha riferito che gli uomini obesi sarebbero 266 milioni e le
donne obese 375 milioni. La popolazione mondiale sta inoltre diventando sempre più “pesante”: 1,5 chili
in più per persona ogni decennio, a
partire dal 1975. La cosa grave è che
il 90% dei bambini obesi mantiene
questa condizione anche in età adulta, per questo gli esperti sollecitano
campagne mirate all’infanzia.
Tra le cause, ci sono ovviamente
abitudini alimentari scorrette: l’8
per cento dei bambini salta la prima colazione, abbuffandosi a pranzo; il 25 per cento non mangia ogni
giorno frutta e verdura; e ben il 41
per cento consuma bevande zuc-
salute
fantile
su tre in
rappeso
cherate e gassate. Ma anche la sedentarietà: quasi il 20 per cento fa
sport soltanto un’ora alla settimana. E il 35% trascorre oltre due ore
guardando la tv o giocando ai videogiochi. Solo un bambino su 4 va a
scuola a piedi o in bicicletta. È stato
stimato che in Italia, Danimarca,
Francia, Olanda, Norvegia, Svizzera, Svezia e Gran Bretagna tra il 60
e il 100% dell’aumento di peso sia
da attribuire agli eccessi alimentari
piuttosto che alla mancanza di attività fisica.
Sono molti gli esperti a definire l’obesità “la nuova malattia della povertà”
perché i cibi più salutari costano di
più. E anche frutta fresca e verdura
non sono sempre a buon mercato. Secondo la ricerca la tendenza a
mangiare male è diffusa soprattutto
nelle famiglie meno abbienti e meno
istruite. In Cina hanno lo stesso problema e il Ministero della salute e
pianificazione familiare ha indicato
nuove regole alimentari, che prevedono una forte riduzione del consumo di carne a favore di un maggiore
consumo di frutta e verdure. In questo momento i cinesi in sovrappeso
e con problemi di diabete sono il
30% circa, quasi quanto tutti gli abitanti d’Europa!
fLe conclusioni
A conclusione poi di uno studio
durato due anni, la Commissione per la lotta all’obesità infantile (Ending Childhood Obesity, ECHO) dell’Organizzazione
Entro il 2025 nel mondo i giovanissimi
con meno di 5 anni afflitti da questa
malattia saranno oltre 70 milioni
Mondiale della Sanità ha presentato una relazione finale in cui
chiede un’azione ad alto livello
per affrontare i livelli allarmanti
di obesità e sovrappeso infantile
a livello globale. Il rapporto della Commissione ECHO propone
una serie di raccomandazioni per
i governi volte ad invertire la tendenza crescente dell’obesità e del
sovrappeso nei bambini sotto i 5
anni. Tra queste:
promuovere il consumo di cibi
sani;
 incentivare l’attività fisica;
 prestare particolare attenzione
alle fasi del preconcepimento e della
gravidanza;
 promuovere la dieta sana e l’attività fisica fin dalla prima età infantile;
 continuare a promuovere la dieta
sana e l’attività fisica anche nei bambini in età scolare;
 tenere sotto controllo il peso.
Panorama
51
a tavola
F
inalmente la bella stagione è arrivata e non
c’è niente di meglio che
inaugurarla assaporando un bel gelato rinfrescante e nutriente che piace al 95
per cento delle persone. I gusti
ccWhiskey con cereali Lucky Charms - Avete
presente i famosi cereali americani per la
colazione con i fiocchi d’avena e i marshmallow? Beh, se non li avete mai assaggiati
non c’è occasione migliore che gustarli in un
gelato al whiskey
più amati sono i grandi classici,
frutta e creme sono le seconde
ad aggiudicarsi la palma d’oro: il
73% dichiara di mettere in coni
e coppette sempre almeno un
gusto cremoso. Nella classifica
il cioccolato è in testa (27% del-
I gelati
più strani
del mondo
ccGusto soffice con toppings vari - Esiste
una gelateria, a New York, che si diverte a
personalizzare il gelato con toppings piuttosto
strani… dalle olive al pepe di Cayenne, dal
dulce de leche ai piselli aromatizzati al wasabi.
ccRosa e lavanda - Non è forse tra i gelati più romantici e profumati, quello al gusto di
rosa canina e foglie di lavanda? Gustatelo con la vostra dolce metà, rimarrete sorpresi
dalla sua delicatezza.
ccFormaggio di capra e frutti rossi selvatici
- Sì, avete capito bene: un gelato del genere
esiste e, a pensarci bene, forse è anche
buono: avete presente l’abbinamento dei
formaggi stagionati con le gelatine di frutta e
le marmellate? Provare per credere!
52
Panorama
cc
Spaghetti
con formaggio
- Per chi ama i
gusti salati questo
è preparato con veri
e propri spaghetti
conditi con formaggio… Ideale per
chi non rinuncia mai
alla pasta!
le preferenze), seguono nocciola
(20%), limone (13%), la fragola (12%) e, solo dopo, arrivano
crema (10%), stracciatella (9%)
e pistacchio (8%). Ciò non toglie
che ogni anno qualcuno inventi
varietà nuove e stravaganti.
Se siete amanti dei classici gusti
o se per voi il gelato artigianale è
un’istituzione e non si tocca... allora non leggete questo articolo!
Altrimenti, per i più curiosi, ecco
una lista di gelati tra i più strani
al mondo.
ccGuinness Extra Stout con vortici di
cioccolato - In un unico gusto si abbina la
bontà del cioccolato al gusto unico di una
vera birra irlandese
ccLavanda e miele - La lavanda utilizzata solo come profuma armadi è uno spreco:
perché invece non usarla come ingrediente in cucina? Ecco che nasce il gelato alla
lavanda, arricchito da dolcissimo miele!
ccPera e gorgonzola - Un accostamento che
sorprende e stuzzica il palato, quello del
gelato preparato con le pere e il formaggio
Crater Lake Blue, un famoso gorgonzola.
ccAll’azoto liquido al gusto di Blu Velvet - Sembrerebbe il gelato del futuro, ma non lo è:
questo strano gusto è preparato con l’aggiunta dell’azoto liquido e arricchito dal sapore unico
della famosa torta blu velvet…. Scienziati in ascolto, volete assaggiarlo?
ccAl dentifricio con succo di arancia - Il
dentifricio non serve solo a lavare i denti:
qualcuno, infatti, ne ha fatto un gelato con
l’aggiunta di succo di arancia! È il caso di
dirlo, questa è proprio un’americanata!
Panorama
53
innovazioni
C
ome sarà la nostra
vita quotidiana tra
4-5 anni? Avere
un’anteprima è facile: basta guardare
dove stanno andando alcune
grandi aziende, dai giganti del
web ai privati nello Spazio.
Ecco alcuni dei progetti più
innovativi e quasi a portata di
mano.
Il futuro è dom
benvenuti nel 2
ccPARLEREMO QUALUNQUE LINGUA. Sì, avremo traduttori universali: Microsoft ha già rilasciato una
versione di Skype che traduce il parlato, in tempo reale, in 7 diverse lingue, e i messaggi scritti in
50 diversi idiomi. La app Google Translate consente già di tradurre 40 lingue parlate, oltre che di
ottenere suggerimenti fotografando o filmando le parole che non si capiscono.
ccIN VACANZA NELLO SPAZIO. È fattibile, benché sia uno scenario per facoltosi milionari. La Virgin
Galactic di Richard Branson ha in programma i primi voli suborbitali della SpaceShipTwo già nel
2018, e la Blue Origin di Jeff Bezos (fondatore di Amazon) si è data più o meno gli stessi tempi: per
entrambi, l’obiettivo è vendere un’esperienza di assenza di gravità per 10 minuti.
54
Panorama
ccVEDREMO UN’ALTRA REALTÀ. I visori HoloLens (Microsoft) consentono già di proiettare ologrammi sulla
realtà che ci circonda, ma anche di controllare i suoni
con un gesto o con la voce e scegliere e interagire con
scenari di realtà aumentata. La cosa non è sfuggita
ad aziende private come la Japan Airlines, ma anche
a istituzioni come la Nasa, che stanno creando app
su misura per testare questa tecnologia. Grazie
poi ai visori di Oculus Rift, Samsung Gear e Google
Cardboard conosciamo da vicino i grandi animali
estinti, esploriamo l’interno della stazione spaziale
internazionale, ecc. Nei prossimi anni la realtà complementare entrerà sempre più nelle nostre vite.
mani
2020!
cAVREMO
c
TUTTI UN ASSISTENTE (VIRTUALE). Ci sono
già Siri, Cortana (l’assistente
personale di Windows 10)
e Google Now a darci una
mano quando dobbiamo
orientarci o effettuare
una ricerca veloce. Ma
nei prossimi anni, il loro
aiuto diverrà sempre più
fondamentale: questi
supporti virtuali stanno
guadagnando sempre più
accesso ai nostri dati personali, alle nostre mail, alle
prenotazioni di alberghi,
agli orari delle riunioni di
lavoro, persino ai momenti
dedicati al tempo libero.
Diverranno sempre più affidabili nel gestire scadenze,
riprogrammare partenze,
spostare appuntamenti. La
speranza è che rimangano
sempre in buona fede.
ccAVREMO ASSISTENTI DOMESTICI ROBOTICI. In
pratica cilindri che rimangono su un mobile come
un qualunque vaso, ma che sono pronti ad ascoltare
i nostri comandi vocali e a eseguirli prontamente
(per esempio, per gestire gli elettrodomestici della
cucina, azionare l’allarme di casa, regolare il riscaldamento). Amazon ha già sviluppato il sistema di
assistenza vocale Alexa per il suo speaker domotico
Echo, per muovere i primi passi nel campo delle colf
robotiche.
ccLE AUTO SI GUIDERANNO DA SOLE. Google ha aperto la strada, ma il business si sta espandendo
ad altre aziende (come Apple). Secondo una stima, nel 2020 potrebbero circolare per le strade 10
milioni di vetture a guida autonoma. In Europa è stata da poco sperimentata la guida autonoma di
automezzi per il trasporto di merci, e in Svizzera è già attivo il primo autobus pubblico senza autista.
eIe COMPUTER SARANNO PIÙ SIMILI ALL’UOMO.
Grazie ai progressi del machine learning, le intelligenze artificiali stanno raggiungendo risultati
insperati: riconoscono i volti e le emozioni in essi
espresse; rispondono alle domande degli umani
con una rapidità impensata (in questo campo si
è distinto Watson, il supercomputer di IBM); li
battono al tavolo da gioco e li aiutano a formulare
diagnosi mediche. L’apprendimento si è spinto
così in là da destare preoccupazione anche in Elon
Musk, Stephen Hawking e Steve Wozniak.
Panorama
55
multimedia
Fotografare
con lo smartphone
O
rmai da anni lo smartphone è diventato la nostra macchia fotografica. Si
fanno tante foto. Ma si fanno bene?
Ecco 10 semplici trucchi per fotografare con lo smartphone, molti
dei quali basati su tecniche standard della fotografia tradizionale che magari
non tutti conoscono. Ecco i consigli della Leica
Akademie raccolti da PcProfessionale.
Il trucco è socializzare: parlare con le persone,
chiedere sempre è possibile scattare una foto,
interagire e non limitarsi a scattare di nascosto e poi correre via. Presentarsi con un sorriso
può essere un ottimo approccio per rompere il
ghiaccio. Parlare con le persone ha un altro vantaggio: si possono scoprire storie interessanti.
fAbbiate sempre un’idea
Dopo aver scattato la foto non allontanarsi
subito, ma continuare a osservare ciò che
accade. Spesso la scena si evolve in positivo,
permettendo di realizzare una foto migliore di
quella appena fatta. Ciò vale soprattutto se i
soggetti sono delle persone, che possono assumere una posa diversa o interagire tra loro
in modo differente, cambiando radicalmente
la struttura della foto.
Andando in giro per strada osservare ciò che
succede attorno a sé, focalizzandosi su soggetti, elementi o scene potenzialmente interessanti e da lì sviluppare un’idea. Nella street
photograpy è indispensabile saper cogliere
al volo le occasioni e non lasciarsele sfuggire, ma è anche importante saper valutare un
soggetto potenzialmente interessante, girarci
intorno, osservarlo da diverse prospettive e
sviluppare un’idea per una foto interessante.
fAvvicinatevi, parlate,
entrate in relazione con
gli altri
Un problema della fotografia in strada è la
relazione con le persone. Le fotocamere degli smartphone non hanno uno zoom ottico
e spesso è necessario avvicinarsi ai soggetti.
Ciò può non essere affatto facile, il timore di
invadere la privacy altrui è reale e le reazioni
a una foto “rubata” possono essere le più imprevedibili.
56
Panorama
f«Don’t shoot and run»
fRagionate sulla
composizione
È un elemento spesso fondamentale per la
buona riuscita dello scatto. Qui valgono gli
stessi, eterni principi della fotografia classica, come la sempreverde regola dei terzi o
il catturare l’interesse sulle linee diagonali.
Tutti gli smartphone permettono di attivare la
sovraimpressione della classica griglia sull’inquadratura: può essere un sistema semplice
ed efficace per posizionare i soggetti nelle
aree più importanti della foto.
Altro principio che vale la pena approfondire è
quello della sezione aurea, ma ce ne sono molti
altri. Un po’ di teoria fotografica può essere estremamente utile.
fRiempite l’inquadratura
Un errore tipico della fotografia con lo smartphone è scattare una foto “vuota”, con il soggetto
troppo piccolo in rapporto all’inquadratura. Provate ad avvicinarvi: le cose possono cambiare
radicalmente e rendere una foto anonima ben
più interessante. In fotografia spesso si dice che
il miglior zoom sono le proprie gambe.
fDate importanza ai bordi
Il soggetto principale di una foto è certamente
importante, ma lo è anche ciò che sta intorno
ad esso. Si possono ottenere effetti molto particolari se si usano elementi architettonici o naturali (porte, archi, finestre, alberi, montagne,
persone e così via) come se fossero una cornice. Altrettanto importante è evitare elementi
estranei posti ai margini che possano disturbare
il proprio soggetto. Anche in questo caso, avvicinarsi o allontanarsi di alcuni passi può eliminare
o introdurre altri elementi alla propria foto.
fMettete più elementi
nell’inquadratura
Si dice che tre è il numero perfetto e questo
può valere anche nella fotografia. Tre persone
possono riempire meglio la propria foto piuttosto che una sola, e il disporre gli elementi ai
vertici di un ipotetico triangolo può catturare
ogni singolo parametro di scatto, come su una
reflex. Per le foto paesaggistiche, i risultati
migliori si ottengono al mattino o alla sera,
evitate le foto a mezzogiorno con la luce a picco. Nelle foto all’alba o al tramonto, i risultati
possono cambiare moltissimo nel giro di pochi minuti. Vale la pena aspettare e osservare
come cambia la luce.
a cura di Igor Kramarsich
fScattare sempre
maggiormente
l’attenzione di chi guarda
la foto. Sperimentare in questo caso è
d’obbligo, anche sforzandosi di cambiare la
struttura della foto pensata in origine.
fUsate la luce
Un’illuminazione corretta è certamente im-
portante,
ma lo è altrettanto
sperimentare tecniche audaci come
le foto con i soggetti in controluce. Qui conta molto l’esperienza e anche il fatto che con
molti smartphone moderni si possa controllare
Un vantaggio degli smartphone è che si ha
una fotocamera sempre con sé. Bastano pochi
secondi per scattare una foto, anche mentre
si è in giro a fare altro. Sperimentare e ancora
sperimentare è un elemento fondamentale
per migliorare la propria tecnica. Scattate anche in situazioni in cui vi domandate se ne vale
la pena; è un modo di fare che va contro i canoni della fotografia tradizionale ma i risultati
possono essere sorprendenti.
Chi si avvicina al mondo della fotografia per la
prima volta, magari con uno smartphone, ha un
solo comandamento: fare pratica. Senza nulla togliere
alla teoria, l’esperienza
sul campo e la successiva valutazione del proprio
lavoro è la strada
obbligatoria per
migliorare. Poi ci
sono casi di persone che, pur non
avendo mai fatto
delle foto, totalmente digiune di tecnica,
hanno affrontato questo
mondo in maniera puramente soggettiva e
spesso molto creativa, andando contro le regole base della fotografia ma proprio per questo ottenendo dei risultati molto interessanti.
Panorama
57
curiosità
Presto a Londra
ci si potrà allenare
su un autobus
P
er molte persone la sola
idea di dover uscire di
casa e magari attraversare la città per andare
in palestra è un ostacolo
insormontabile. Se però la palestra
fosse a bordo di un autobus? La catena 1Rebel ha lanciato un progetto
che consentirà ai cittadini inglesi,
entro la fine del 2016, di potersi allenare mentre viaggiano per le vie
della City. L’obiettivo è quello di ottimizzare il tempo a disposizione
degli sportivi promuovendo la buona pratica dell’attività fisica, che rappresenta un toccasana per la salute.
L’iniziativa Ride 2 Rebel permetterà ai londinesi di
58
Panorama
La palestra diventa
«ambulante»
L’obiettivo
del progetto
«Ride 2 Rebel» è
promuovere la buona
pratica dell’attività
fisica ottimizzando
il tempo a disposizione
dei cittadini
effettuare lezioni di spinning e sedute di allenamento mentre si recano al
lavoro o a un appuntamento.
Le prime prove su strada potreb-
bero avvenire anche subito dopo
l’estate, anche se il progetto è ancora in attesa di approvazione da
parte del governo. Le “corse” faranno tappa presso i centri “1Rebel” per consentire agli utenti di
farsi la doccia prima di recarsi al
lavoro. “Questa è una soluzione
pensata per chi vuole andare in palestra, ma non ne ha il tempo - ha
spiegato James Balfour, uno degli
ideatori del progetto -. Da qui l’idea di impiegare il tempo del viaggio per allenarsi”.
fLo sport «scudo»
contro 13 tumori
Un recente studio, pubblicato sulla
rivista “Jama Internal Medicine”,
ha dimostrato come l’attività fisica
e l’allenamento aerobico proteggano l’organismo da ben 13 tipi
diversi di tumore. In particolare, correre, camminare o nuotare
regolarmente diminuisce di oltre
il 20% il rischio di insorgenza di
alcune forme di cancro come a fegato e rene, e di oltre il 40% per il
tumore all’esofago. In media, sottolineano i ricercatori, bastano tre
sessioni a settimana.
passatempi
1
2
3
4
15
5
6
16
21
24
29
10
22
30
34
11
31
33
36
37
40
43
45
46
49
50
54
63
ORIZZONTALI: 1. Nome del mitico dio dell’amore – 5. Termina col
weekend – 12. Movimento involontario – 15. I cordami della nave
– 17. Solleva anche le portaerei
– 18. Tipica pianura del Venezuela
– 20. Intasamento stradale – 22. Il
decimo mese nel datario – 23. Veicoli come la troika – 24. La bomba
a mano... col ciuffo – 26. Brillano
per l’eloquenza – 28. Abbellito con
decorazioni – 30. Il Dario premio
14
19
32
42
55
59
13
27
39
44
12
23
26
35
41
53
9
18
25
38
8
17
20
28
7
60
47
51
56
52
57
61
58
62
64
Nobel – 32. È proprio degli ardimentosi – 33. Nel caso che – 34.
Invocazione poetica – 35. Avversione, animosità – 37. Alle spalle
di chi guarda a settentrione – 38.
Sono psichedeliche nelle discoteche – 39. Si specchia nel lago di
Garda – 40. Le uova bollite nell’acqua col guscio – 41. Di lei rimase
soltanto la voce – 42. Si reca a chi
soffre – 43. Sottratta al lordo – 44.
Un cenno della testa – 45. Il verme solitario – 46.
Soluzione del numero precedente
Congiunzione latina – 47. Il muso
del maiale – 49.
Viene considerata
l’imbarcazione più
bella del mondo –
51. Il poema epico
di Virgilio – 53.
Dramma pastorale del Tasso – 55.
Piccolo uccello dei
48
65
passeracei – 57. Inclinazione particolare dell’animo – 59. King regista
cinematografico – 60. Sovrabbondanza d’acqua nei fiumi – 62. Cane
di ferma di origine inglese – 63.
Pappagalli dai colori vivaci – 64. Lo
viene talvolta il torero – 65. Persone
crudeli verso i più deboli.
VERTICALI: 1. Il risultato atteso
– 2. Film di Akira Kurosawa – 3.
Il complesso del personale – 4.
È meglio che non cantino – 5. Si
passa eccedendo – 6. Il simbolo
del tulio – 7. Il principio vitale per
Lao-Tse – 8. Appuntito come uno
spino – 9. Vigila quando la città
dorme – 10. Le iniziali di Aleardi
– 11. Le foglie del trionfo – 12.
Jacques noto mimo francese – 13.
Istituto Nazionale Trasporti – 14.
Gli spetta una parte del lascito –
16. Incollerita – 19. Circolavano in
Italia – 21. In mezzo ai croati – 23.
Organo maschile del fiore – 25.
Tremolìo continuo – 27. Il padre
del mulo – 29. Parla con voce fioca – 31. Albero longevo dal legno
duro – 33. Lo stato con Khartoum
– 35. Usato per vernici antiruggine – 36. Impulso di partenza – 37.
Acqua che sgorga dal sottosuolo
– 38. Cittadina termale slovena
– 39. Pallone per rilevamenti in
quota – 40. Gli arabi di Riyadh –
42. Li fa spesso il tiratore scelto –
43. Finemente sminuzzate – 45.
Modulazione della voce – 47. Si
passa sulla punta della stecca da
biliardo – 48. Si giura sul proprio –
49. André scrittore francese – 50.
Un Mischa tra gli attori – 52. La risposta dell’indeciso – 54. Stazione
spaziale russa – 56. Fiume dell’Engadina – 58. Segue il nine – 60.
Piacenza su targa d’auto – 61. Ai
confini dell’Albania.
Pinocchio
Panorama
59
60
Panorama
Fly UP