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L`Istria meta preferita dai turisti italiani
www.edit.hr Anno LXIV- N. 12 | 30 giugno 2016 | Rivista quindicinale - kn 14,00 | EUR 1,89 - Spedizione in abbonamento postale a tariffa intera - Tassa pagata ISSN-0475-6401 L’Istria meta preferita dai turisti italiani Attualità La breve avventura di Tim Orešković. L’HDZ ha prima sfiduciato il premier e quindi ha prosciolto il Sabor p. 16 Dossier CI Parla la presidente della CI di Villanova, Lorena Lubiana Bellè: «Mantenere le tradizioni è il nostro compito» p. 30 sommario L’inaugurazione della sede l’8 luglio prossimo La CI di Gallesano a nuovo EDITORIALE Divorzi e nuove opportunità 3 PRIMO PIANO Nel 2018 il nuovo Ospedale generale di Pola. Lo afferma il funzionario regionale Valerio Drandić, presidente del Consiglio d’Amministrazione di Rosanna Mandossi Benčić 4 Attualità Gli italiani fanno vacanza in Istria. Il ministro del Turismo, Anton Kliman, su scelte strategiche e prospettive di uno dei comparti dell’economia più importanti della Croazia di Diana Pirjavec Rameša 8 La breve avventura di Tim Orešković. L’HDZ ha prima sfiduciato il proprio premier e poi contribuito con i suoi voti al proscioglimento del Parlamento. Elezioni anticipate a 16 settembre Volti nuovi cercansi. E anche idee. Per uscire da questo inghippo non sarà sufficiente riciclare l’elitè politica 18 Ribadito l’impegno per un futuro europeo. Celebrati i venticinque anni di indipendenza di Croazia e Slovenia 20 La bandiera europea perde una stella. Il Regno Unito esce dall’Unione 22 Europea CINEMA Il Festival del film di Pola all’insegna del mondo femminile. La 63.esima edizioni in programma dal 9 al 16 luglio di Ardea Velikonja 38 Redattore capo responsabile Ilaria Rocchi [email protected] MOSTRE Progetto grafico-tecnico Sanjin Mačar Tutti in spiaggia. Usi e tradizioni balneari raccontati attraverso fotografie storiche e cimeli vari 41 MADE IN ITALY La nuova geografia politica dopo le elezioni comunali in Italia. A Trieste eletto Roberto Dipiazza; a Roma la 24 prima sindaco donna Food4punto nuova testata on line Sarà il driver di sviluppo del territorio e dei rapporti tra Italia e connazionali all’estero 44 L’Università di Trieste tra le migliori. Lo confermano diverse indagini 26 RUBRICHE ITALIANI NEL MONDO La strategia del colibrì. Il Parlamento italiano ha approvato la riforma costituzionale che riduce il numero dei parlamentari 28 DOSSIER ci CI Villanova: mantenere le tradizioni. Lo afferma la presidente del sodalizio, Lorena Lubiana Bellè di Ardea Velikonja 30 LIBRI Vaticano e nazismo perdonare l’imperdonabile. Dario Fertilio autore del saggio “L’anima del Führer” di Gianfranco Miksa 35 2 Una ristrutturazione sofferta, quella della sede della Comunità degli Italiani di Gallesano che aprirà i battenti l’8 luglio prossimo. Dopo quasi due anni in cui i cantieri sono stati bloccati più volte per problemi burocratici, finalmente il sodalizio avrà tutti gli spazi necessari per svolgere le sue tantissime attività. “Finora in cinque giorni dare uno spazio a tutti per lavorare era impossibile – ha detto la presidente Diriana Delcaro Hrelja –. Ora finalmente avremo quanto basta. E devo ringraziare la locale scuola, che ci ha permesso di funzionare nei loro spazi quando i nostro erano inagibili. Oltre al teatrino adesso abbiamo anche una sala multimediale e l’archivio”. Panorama AMBIENTE - Rain gardens: i giardini della pioggia ALIMENTAZIONE - Frutta o verdura? Facciamo un pò di chiarezza SALUTE - Obesità infantile: un bambino su tre in Europa è sovrappeso A TAVOLA - I gelati più strani del mondo INNOVAZIONI - Il futuro è domani. Benvenuti nel 2020! a cura di Nerea Bulva 46 MULTIMEDIA Fotografare con lo smartphone a cura di Igor Kramarsich 56 PASSATEMPI Cruciverba di Pinocchio 59 Anno LXIV | n. 12 | 30 giugno Redattore grafico-tecnico Sanjin Mačar, Teo Superina Collegio redazionale Nerea Bulva, Diana Pirjavec Rameša, A rdea Velikonja REDAZIONE [email protected] Via re Zvonimir 20a Rijeka - Fiume, Tel. 051/228-770 Telefax: 051/672-128, direttore: tel. 672-153 Diffusione: tel. 228-766 e pubblicità: tel. 672-146 ISSN 0475-6401 Panorama (Rijeka) ISSN 1334-4692 Panorama (Online) TIPOGRAFIA Helvetica - Fiume-Rijeka ABBONAMENTI Tel. 228-782. Croazia: annuale (24 numeri) kn 300,00 (IVA inclusa), semestrale (12 numeri) kn 150,00 (IVA inclusa), una copia kn 14,00 (IVA inclusa). Slovenia: annuale (24 numeri) euro 62,59 , semestrale (12 numeri) euro 31,30, una copia euro 1,89. Italia: annuale (24 numeri) euro 70,00, una copia euro 1,89. Versamenti Per la Croazia sul cc. 2340009-1117016175 PBZ Riadria banka d.d. Rijeka. Per la Slovenia: Erste Steiermärkische Bank d.d. Rijeka 7001-3337421/EDIT SWIFT: ESBCHR22. Per l’Italia - EDIT Rijeka 3337421- presso PBZ 70000 - 183044 SWIFT: PBZGHR2X. Numeri arretrati a prezzo raddoppiato INSERZIONI: Croazia - retrocopertina 1.250,00 kn, retrocopertina interna 700,00 kn, pagine interne 550,00 kn; Slovenia e Italia - retrocopertina 250,00 euro, retrocopertina interna 150.00 euro, pagine interne 120,00 euro. PANORAMA esce con il concorso finanziario della Repubblica di Croazia e della Repubblica di Slovenia e viene parzialmente distribuita in convenzione con il sostegno del Governo italiano nell’ambito della collaborazione tra Unione Italiana (Fiume-Capodistria) e l’Università Popolare di Trieste Ente giornalistico-editoriale Rijeka - Fiume, Zvonimirova 20A Direttore f.f. Errol Superina Consiglio di amministrazione Oskar Skerbec (presidente), Roberta Grassi Bartolić (vicepresidente), Roberto Bonifacio, Samuele Mori, Dario Saftich, Borna Giljević editoriale Divorzi e nuove opportunità I ndipendence day: è così che hanno esultato i fautori dell’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea. Una doccia fredda per i sudditi di Sua Maestà, che non se l’aspettavano proprio questo risultato. Tutto lasciava presagire una vittoria del fronte europeista, soprattutto dopo l’uccisione della deputata Joe Cox, che aveva cambiato la dinamica e il clima della campagna elettorale a sette giorni dal voto. L’ondata del cordoglio è stata enorme. E infatti i BREXIT E DINTORNI L’UE andrà avanti con un componente in meno. Si apre un periodo di grande incertezza e di incognite sia per il Regno Unito che per l’Europa. D’altro canto, il monito britannico costringerà i capi di stato e di partito a interrogarsi su come rilanciare l’Unione sondaggi, i mercati, gli scommettitori davano il sì praticamente scontato. Invece... per la prima volta un Paese ha dimostrato che il processo di unificazione europea non è ineluttabile, che dall’UE si può uscire. Evidentemente, vista dal Regno Unito, non era poi così tanto seducente, rovinata da scelte politiche che negli ultimi vent’anni hanno costruito non più una società fondata sui diritti delle persone, dei lavoratori e dell’ambiente, ma spazi di mercato al servizio di banche, imprese, corporation, multinazionali. L’UE andrà avanti con un componente in meno. La strada della Brexit apre un periodo di grande incertezza e di incognite sia per il Regno Unito che per l’Europa. D’altro canto, come in ogni divorzio, perdono un po’ tutti. Ci saranno certamente tempi difficili. I mercati mondiali la faranno pagare alla Gran Bretagna, ma sarà un percorso tortuoso anche quello che si troveranno ad affrontare i Paesi con i quali Londra ha collaborato strettamente sia economicamente che politicamente. Ma molti analisti vedono in questa rottura anche una grande opportunità, perché il monito britannico, per prima cosa costringerà inevitabilmente più di un capo di governo e di partito a prendere atto che se l’Europa non cambia rischia di venir archiviata da altri responsi popolari. Ed è quanto nessuno vorrebbe accadesse. In secondo luogo, li porterà a interrogarsi sul serio su che cos’è stata, su che cos’è diventata e/o su che cosa dovrebbe essere l’avventura dell’Unione, magari recuperando lo spirito e i valori che avevano guidato De Gasperi, Adenauer, Schuman, Spinelli... Chiusa questa fase, potrà seguire un nuovo slancio di rinnovamento e di rafforzamento dell’UE, ricostruendo un’Europa sociale, fondata su lavoro, pace, diritti, sviluppo, ambiente e solidarietà. Paradossalmente, potremo dire che la Brexit salverà l’Europa. A distanza di due giorni e venticinque anni dalla Brexit, sempre nel mese di giugno, si consumò la “Jugoexit”: Slovenia e Croazia scelsero di abbandonare la federazione jugoslava, uno stato artificiale creato a tavolino, tenuto insieme dall’onnipresente polizia, pronta a reprimere duramente qualsiasi forma di dissenso, dall’esercito e dal mito del suo Maresciallo. Fu un divorzio lungo, difficile e doloroso, soprattutto per la Croazia, investita da guerre e mattanze. Da allora, in questo quarto di secolo, di cose ne sono capitate tante. Nonostante gli intoppi (numerosi, troppi), il cammino è stato segnato da una lenta ma inesorabile crescita democratica e civile; una crescita che ha investito anche la Comunità nazionale italiana in Istria, Fiume, Quarnero, Dalmazia e Slavonia. Infatti, mentre Lubiana e Zagabria dichiaravano la propria indipendenza da Belgrado (25 giugno 1991), veniva sciolta la vecchia Unione degli Italiani dell’Istria e di Fiume e si stava completando un processo di rinnovamento e risveglio dell’identità nazionale italiana. È stato anche grazie a questo ritrovato slancio che la presenza italiana in queste regioni non solo si manterrà, ma anzi recupererà terreno e conoscerà un incoraggiante sviluppo. Conservando orgogliosamente la propria individualità e specificità, inserita però nel contesto in cui vive. E chi avrebbe mai pensato che potesse capitare che, in un Paese che per molti versi continua a contarsi i globuli nel sangue, diventasse miss un’italiana dell’Istria. È la 22.enne Angelica Zacchigna, cittanovese che studia a Trieste (canto jazz al Conservatorio “Giuseppe Tartini” e ballo all’Accademia musical Theatre). Il prossimo dicembre a Washington rappresenterà la Croazia all’elezione di Miss World. Panorama 3 primo piano rISPETTATI FINORA I TERMINI Lo afferma il funzionario regionale Valerio Drandić, presidente del Consiglio d’Amministrazione dell’Ospedale cittadino e vicepresidente del Fiduciariato per l’edificazione del nosocomio polese. Finalmente i pazienti istriani non dovranno più recarsi a Fiume Nel 2018 il nuovo Ospedale generale di Pola di Rosanna Mandossi Benčić Q ccValerio Drandić 4 Panorama uanto i due annessi ospedalieri edificati ex novo – che si presentano oggi al Civile come due strutture di sole mura – saranno ultimati, e Ginecologia (sul cui edificio si appoggia l’annesso 1, il più grande) ricostruita, Pola avrà il suo nuovo Ospedale generale. “Considerato che sinora sono stati rispettati tutti i termini del contratto d’appalto, potremmo disporre della struttura completamente ultimata all’inzio della primavera del 2018” è solo in minima parte quello che d’importante ci ha detto il funzionario regionale Valerio Drandić, da noi intervistato in qualità di presidente del Consiglio d’Amministrazione dell’Ospedale cittadino e di vicepresidente del Fiduciariato per l’edificazione del nosocomio polese (organismo quest’ultimo, istituito a livello ministeriale). In via del tutto parallela, abbiamo sentito pure la direttrice ad interim dell’Ospedale di Pola, dottoressa Irena Hrstić. Il cantiere è stato aperto nel gennaio 2015, dopo che la firma per l’appalto con la prescelta Zagrebgradnja, era stata apposta alla fine del 2014. Precisamente, fino a quel 12 gennaio 2015, quando le maestranze dell’appaltatore principale hanno aperto il cantiere e ripulito, prima di ogni altra cosa, l’area di sosta (per automobili) a fianco dell’edificio ginecologico, tagliato gli alberi che hanno costeggiato uno dei vialetti da cui si aveva accesso al Civile da via Valvasor e quelli della pineta a fianco del Laboratorio centrale, erano trascorsi 12 anni. Dodici lunghi anni in cui tre ministri avevano apposto le proprie firme a un numero elevato di accordi (e di anex agli stessi accordi). Oggi, sono quasi 13 gli anni trascorsi da quell’ottobre 2003 quando il ministro della Salute di allora (Andro Vlahušić) stipulò una lettera d’intenti per il finanziamento, che prevede che lo Stato cofinanzi con il 75 per cento l’intera somma da investire, di 610 milioni di kune, mentre il 25 per cento è appannaggio della Regione Istriana. “Ci sono voluti cinque premier e sei ministri perché si arrivasse dove ci troviamo oggi” ha constatato Drandić. fStruttura moderna Certificato nel 2009, il progetto è opera dell’architetto Josip Brezac, oggi in America. Brezac, all’epoca occupato all’Urbis 72, è autore del progetto principale dell’annesso numero 1, quello più grande, di futuri 33.767 metri quadri tra “vecchio” (Ginecologia) e “nuovo” edificio. Ha progettato l’annesso numero 2, che assieme ai già Panorama 5 primo piano esistenti Radiologia e Laboratorio biochimico centrale con Medicina nucleare, avrà 12.298 metri quadri di spazio utile, l’Elektroprojekt. In totale, dunque, la struttura, che sarà “spostata” definitivamente a est di quel primo reparto ospedaliero che vide la nascita nel 1886 su Colle San Michele, disporrà di 46.065 metri quadri. Premesso che stiamo ancora parlando del progetto originario, l’annesso 1 sarà quello che verrà ultimato per primo (almeno parzialmente), in modo da poter ospitare le divisioni operanti oggi nell’edificio ginecologico per fare andare avanti ogni forma di assistenza e di ricovero dei pazienti. Una volta completato, l’edificio numero 1, sette piani in tutto più un tetto di 453 metri quadrati, disporrà di 506 posti per la degenza ospedaliera in stanze da una, due o tre letti con bagno. Anche se trattato come il primo piano dell’edificio principale, di poco più di 7mila metri quadri, un viale d’accesso collegherà l’entrata principale e il parcheggio a quello che sarà il Blocco dell’Emergenza medica e il Blocco delle dieci sale operatorie. Sempre su questo (primo) piano troveranno posto Medicina trasfusionale, Infettivologia, l’Unità di Cura Intensiva e il Direttivo con gli uffici dell’Amministrazione ospedaliera. A pianterreno (7.191 metri quadri), invece, il Punto di accoglienza di tutto l’ospedale, quindi Patologia e Citologia, Farmacia e Cucina ospedaliera, la Sterilizzazione centrale nonché il guardaroba e il ristorante per il personale ospedaliero. Al secondo piano (3.096 metri quadri) 6 Panorama Neurologia generale, l’Unità per le malattie coronariche e la Psichiatria (di tipo chiuso e di tipo aperto); al terzo (3.096) Ginecologia, Maternità e Ostetricia, Neonatologia; al quarto (3.095) Otorinolaringoiatria, Chirurgia generale (con chirurgia digestiva e pediatrica) e Oftalmologia; al quinto (3.068) Neurochirurgia, Traumatologia e Ortopedia, Chirurgia toracovascolare e Chirurgia plastica, Urologia; al sesto (3.107 metri quadri) Ematologia e Oncologia, Cardiologia e Pediatria; al settimo piano (3.085) Nefrologia, Gastroenterologia, Pneumologia e il Reparto per il diabete. L’annesso 2 sarà un day hospital per ogni specialità medica e per chirurgia diurna. Disporrà – sempre su progetto originario – di 71 letti di degenza, di cui 28 per emodializzati e di due sale operatorie. Ospiterà pure il policlinico con 47 ambulatori per 80 specialità mediche. Ambo gli edifici saranno collegati con due corridoi comunicanti (al coperto), mentre sotto, la strada, che c’è già, sarà abbassata di poco più di un metro. Le strutture di comunicazione si troveranno ai primi piani dei due edifici. Ci ha incuriosito già ora come si farà a “tirare” una linea di demarcazione tra il nuovo ospedale e i padiglioni abbandonati o riqualificati dell’ex Civile. L’area verrà recintata, però a risolvere la questione dovranno essere congiuntamente il Direttivo ospedaliero e l’Università degli Studi “Juraj Dobrila”, che si è già portata via e ricostruito, o ristrutturato, due ex padiglioni ospedalieri: l’edificio che ospitò direzione e amministrazione e l’ex mensa ospedaliera. fE ora arriva il bello “È ora che disponiamo delle strutture degli edifici che arriva il bello” è in sintesi quanto ci ha detto Valerio Drandić nello spiegarci che l’elevazione dei due annessi è stata la parte più grossa dell’opera, però anche la più “facile”. “Finanziariamente, invece, e per quanto riguarda il tempo che abbiamo a disposizione, ha aggiunto, ci aspetta la parte più difficile e costosa dell’investimento, tra impiantistica, piastrellatura, pavimentazione, sistemazione degli armadi a muro e arredi simili, ecc. L’avanzamento dei lavori è tale che rispetta quanto accordato (36 mesi dalla firma dell’accordo di appalto), però dobbiamo riconoscere che siamo dovuti intervenire e prolungare i tempi perché si sono presentate di fronte a noi numerose necessità per le modifiche al progetto iniziale. Un tanto potrebbe ritardare la fine dei lavori. Però credo varrà la pena di aspettare pure di avere un giorno una struttura ospedaliera avanzata”. “Le modifiche al progetto inziale sono più che necessarie perché dobbiamo essere al passo con i cambiamenti avvenuti con il progresso della medicina” così la direttrice ad interim, Irena Hrstić. E sono modifiche di tipo architettonico e cambiamenti legati alla scelta dell’appparecchiatura medica, che dovrà essere tecnologicamente avanzata. A questo punto va detto che ci sarà la ristrutturazione della Radiologia (a cui nessuno aveva pensato dieci anni orsono, nda.), cosa che prolungherà i tempi di costruzione e obererà il preventivo di 6-7 milioni di kune. “Nel 2012 – così la direttrice – avevamo pensato a un genere di Risonanza, oggi la RM è maggiormente sofisticata e cercheremo di avere quella. Non cambierà il numero degli apparecchi medici: i tomografi saranno 2, il magnete uno, l’angiografo uno; ad essere precisi, si tratterà di una sala angiografica per Radiologia diagnostica e interventistica. Cambierà però il tipo di macchinario perché lo sceglieremo su dettame dei tempi ossia tecnologicamente avanzato”. “Come faremo a trasferire le divisioni oggi in Ginecologia, onde permettere pure che quest’ultima venga ristrutturata? Non sarà facile certamente. Anche se le cose sono state già concordate tra noi e l’appaltatore, che ha sempre saputo di avere accettato un lavoro gravato dal fatto che si sta facendo edilizia in un ospedale in funzione. Io credo però che saremo in grado di farlo, anche grazie alla pazienza dimostrata sinora dai fruitori del servizio pubblico. Dovremo trasferire Pediatria, Otorinolaringoiatria, Oftalmologia, Ginecologia, ma non potremo farlo subito mettendoli nello spazio previsto dal progetto dell’annesso 1. Per dire, in un primo momento andremo ad occupare 2 piani. Non potremo farlo senza disporre prima del blocco delle sale operatorie e senza avere pronta la diagnostica (in riferimento a Radiologia, nda.). Poi, per esempio, se i letti non dovessero essere ancora arrivati, adopereremo quelli vecchi che sostituiremo in un secondo momento”. ccIrena Hrstić fTutti i vantaggi per i pazienti È sempre la dottoressa Hrstić a risponderci: “Disporremo di Cardiologia invasiva. Non sto parlando di cardiochirurgia, bensì di stenting coronarico (l’impianto di stent), che gli ospedali pubblici di livello pari al nostro hanno già, mentre noi dobbiamo assistere pazienti con infarti anche gravi, e mandarli all’ospedale di Fiume. Si, l’altra novità, che è quella assoluta, è la Risonanza Magnetica. Ci libereremo pure del peso di un equipaggiamento non soltanto superato, ma desueto”. Per capire come si riuscirà a “star dentro” al Preventivo di 600 milioni di kune, il presidente del CdA ospedaliero è andato indietro nel tempo, ossia agli inizi della crisi economica del 2008, quando “calarono drasticamente i prezzi nell’edilizia; anche del 40 per cento”. “Quando venne emesso il bando internazionale del concorso d’appalto rimanemmo piacevolmente sorpresi delle offerte. Una richiesta di prezzo di 350 milioni significava per noi riuscire a fare tutto con l’investimento accordatoci”. “I fondi europei non prevedono mezzi per la sanità, però potremo concorrere a titolo di nuove tecnologie, risparmio energetico, fonti di energia rinnovabili, ecc. Ci siamo già candidati per fondi par a 20 milioni di kune verso il ministero per lo Sviluppo regionale. Non sappiamo se li otteremo in toto, comunque contiamo di spenderli per euipaggiare l’ospedale diurno”. “Contiamo pure di bandire prossimamente i concorsi per la fornitura di macchinario medico. Parlo al plurare, perché ci sarà più di un concorso per non rischiare di incappare in eventuali ricorsi che ci porterebbero via troppo tempo”. Per i grossi macchinari, del valore di un paio di milioni di kune, spiega ulteriormente la dottoressa, verrà bandito un concorso solo (uno per RM e uno per l’angiografo, nda.), mentre apparecchi quali endoscopi e ecografi saranno classificati e acquistati “in gruppo”. “Stiamo facendo una revisione. Noi praticamente abbiamo un equipaggiamento obsoleto, quindi non avremo che cosa trasferire nei nuovi ambienti”. Panorama 7 attualità Gli italiani fanno vacanza in Istria di Diana Pirjavec Rameša 8 Panorama eeAnton Kliman, ministro del Turismo A colloquio con il ministro del Turismo Anton Kliman: scelte strategiche e prospettive di uno dei comparti dell’economia più importanti della Croazia Dell’attuale stagione turistica, di sfide e difficoltà, ne abbiamo parlato con il ministro del Turismo Kliman, ministro tecnico di un governo tecnico che in questo momento ha poteri limitati, ma il grosso del lavoro per quanto riguarda il turismo è già stato fatto. Ora si guarda con interesse ai risultati. Le prospettive sono buone e, anche il ministro, benché prudente, non nasconde l’ottimismo. L Per il settore turistico in Croazia il 2015 è stato un altro anno da record, con incrementi in arrivi e pernottamenti che superavanono tutte le previsioni, posizionando il Paese tra le destinazioni estive più gettonate del Mediterraneo. Sarà anche così quest’anno? Secondo i dati del ministero del Turismo croato, l’anno scorso sono stati registrati poco più di 14 milioni di turisti, l’8,3 per cento in più rispetto al 2014, che hanno realizzato quasi 79 milioni di pernottamenti, pari a una crescita del 6,8 per cento a livello annuo. La stragrande maggioranza, ben 12 milioni (+8,1%) erano turisti stranieri. La costa istriana tradizionalmente detiene il primo posto dato che è stata scelta da un quarto di tutti coloro che l’estate scorsa sono andati in Croazia. Seguono le spiagge dalmate e la splendida Dubrovnik (l’antica Ragusa). L’incremento più forte riguarda tuttavia la capitale Zagabria (+13 per cento) che, nonostante sia nell’entroterra, dall’ingresso del Paese nell’Unione europea nel 2013 sta diventando sempre più interessante come destinazione turistica. Può esprimere un giudizio sull’attuale andamento turistico in Croazia? Come sono andati i preparativi e quali sono le aspettative? “Il turismo in Croazia continua a crescere. Lo confermano i risultati rilevati per i primi quattro mesi dell’anno: in alcuni periodi sono stati registrati tassi di crescita a due cifre. Quello che mi rende particolarmente soddisfatto è il fatto che la Croazia, a parte i buoni risultati in quanto a movimento turistico, sta diventando una destinazione di tutto rispetto e molto popolare, tanto da esser collocata sui maggiori mercati turistici europei tra le cinque destinazioni più gettonate. Per quanto riguarda l’alta stagione, che di anno in anno viene allungata, ci aspettiamo una crescita del 4-5 p.c. il che rappresenterebbe un buono risultato giacché le capacità ricettive, l’anno scorso, durante i mesi estivi, sono state praticamente esaurite. Ciò che incute ottimismo sono le previsioni positive non solo per i mesi di luglio e agosto, ma anche per la bassa stagione, tanto che le nostre aspettative sono di una buona alta stagione e, in genere, di un buon anno in quanto a risultati complessivi del comparto turistico”. fSiamo un Paese sicuro La situazione geopolitica in Medio Oriente, la crisi migratoria, Panorama 9 due regioni che sono molto importanti per il turismo croato nel suo complesso. Qual è il tipo di offerta turistica maggiormente presente e perché? le poche garanzie di sicurezza di alcune mete turistiche in Grecia e in Turchia, possono influire sulle scelte sui luoghi dove trascorrere le vacanze e quelli da evitare? Gli operatori sono preparati per uno scenario in cui turisti che avevano magari pianificato proprio quelle aree decidano di cambiar rotta e dirigersi verso la costa Adriatica? Le strutture ricettive croate sono in grado di far fronte ad una maggiorata richiesta senza che tutto ciò crei difficoltà e caos, come si è verificato settimane fa in Spagna dove la vita nelle città storiche è diventata impossibile a causa di un aumento del numero di visitatori che non era stato assolutamente preventivato? “Quanto succede in queste aree influisce in modo negativo su alcune delle mete turistiche di attrazione mondiale che ora incontrano grandi problemi: si tratta purtroppo di eventi tragici che stanno segnando profondamente alcuni dei più importanti luoghi di villeggiatura a livello mondiale. La Croazia è stata considerata da sempre una destinazione sicura. Nonostante quanto sia accaduto in tempi recenti siamo riusciti a realizzare un aumento dei risultati turistici. Siamo concentrati sullo sviluppo e il miglioramento della qualità della nostra offerta, come pure sul rafforzamento del10 Panorama le attività promozionali. Questo ci assicurerà un maggiore numero di turisti in arrivo, a prescindere dalla situazione in cui ci troviamo. Ciò si riferisce anche allo sviluppo e alla creazione di nuove capacità ricettive che ci permetteranno di accogliere ancor più ospiti durante i mesi estivi”. Quali sono secondo Lei le perle del turismo croato e dove si collocano nei suoi progetti l’Istria e il Quarnero? “Mi riesce difficile mettere in risalto solo alcune di queste perle. La Croazia è riconoscibile per le bellezze naturali dell’Adriatico, come pure per quelle del continente. E queste manterranno il primato loro assegnato, perle turistiche di rara bellezza che pochi possono vantare, soprattutto se pensiamo alla loro moltitudine concentrata su di un territorio così piccolo. L’Istria e il Quarnero sono considerate da lungo tempo importanti destinazioni turistiche, sia per quanto riguarda i risultati che registrano, sia per quanto riguarda l’impegno profuso e la volontà di sviluppo e progresso. Per questo motivo il Ministero del turismo le supporterà, sia attraverso progetti del settore privato che di quello pubblico e continuerà a collaborare con gli operatori turistici di queste “Sole e mare” sono stati e saranno probabilmente le nostre carte vincenti, il prodotto turistico più importante. Questo condividiamo con altri paesi del Mediterraneo e di ciò non dobbiamo assolutamente vergognarci. Dobbiamo però tener conto che sul mercato turistico le tendenze sono in continua evoluzione, i turisti di oggi richiedono anche “qualche cosa di più”. Ed è proprio ciò di cui il turismo croato tiene conto nei suoi programmi e progetti di sviluppo e consolidamento. Ciascuna destinazione turistica in Croazia ha la possibilità di realizzare offerte speciali e attirare segmenti specifici di turisti”. fOfferta diversificata “Questa diversificazione ci più aiutare a collocarci quanto meglio sul mercato e metterci in una posizione di rilievo rispetto alla concorrenza. In questo momento lavoriamo sullo sviluppo e la promozione dei prodotti che non riguardano solo mare e sole, perché li consideriamo di grande importanza per l’allungamento della stagione turistica. Proprio per questo abbiamo lanciato la campagna dal titolo ‘Croazia – piena di vita’. Lo abbiamo fatto perché vogliamo dimostrare che siamo interessanti ad offrire, non solo un buon prodotto per l’estate, ma per tutto l’anno. Inoltre, due anni fa abbiamo avviato un programma altamente specializzato di rilancio e promozione dal titolo “Hrvatska 356” (Croazia 365, ndr) in cui promuoviamo prodotti quali cultura, gastronomia, turismo sportivo, quello del bussiness, il wellness, la cura della propria salute e il turismo nautico. Sono questi i settori su di cui vogliamo basare e costruire il nostro sviluppo futuro. Quest’anno gli investimenti nel attualità ccIl ministro Kliman e il commissario governativo per il turismo ungherese Gusztáv Bienerth ccKliman e Taleb Rifai segretario generale dell’UNWTO turismo dovrebbero raggiungere i 670 milioni di euro. A che cosa sono destinati? “Quest’anno sono previsti investimenti per oltre 670 milioni di euro nel turismo, di cui più della metà riguardano iniziative che arrivano da numerosi soggetti economici, il che conferma che la Croazia è molto interessante per gli imprenditori. Un altro importante segmento riguarda investimenti nell’infrastruttura turistica pubblica, condizione indispensabile per il futuro sviluppo delle destinazioni e l’incremento della loro concorrenzialità. L’anno scorso sono stati realizzati interventi per un totale di 500 milioni di euro che sono serviti per aprire o ristrutturare complessivamente 25 nuovi alberghi, il che ha contribuito alla realizzazione di entrate pari a 8 miliardi di euro solo grazie alla presenza di turisti stranieri. Proprio per questo gli investimenti si rive- lano importanti, soprattutto per la loro capacità di assicurare sviluppo in un periodo breve, sia si tratti di capacità ricettive di alta qualità, attrazioni e curiosità, miglioramento dell’infrastruttura turistica o di un qualsiasi altro tipo di offerta turistica nuova o migliorata. Quest’anno lungo la costa Adriatica, ma anche nell’area continentale, dovrebbero venir inaugurati tra nuovi o impianti ristrutturati ben 40 alberghi, oltre a tutta una serie di interventi standard che riguardano il miglioramento dei contenuti, gli investimenti nella qualità e nel servizio offerto dagli alberghi, dagli autocampeggi, ma anche nelle strutture ricettive private di alta classe”. fModificare alcune leggi Lei ha annunciato di recente che entro la fine dell’anno verranno apportate modifiche a alcune leggi che regolano l’attività nel settore turistico, tra cui quella sugli Enti turistici, quella sulla tassa di soggiorno come pure la quota d’iscrizione agli enti turistici. Che cosa migliorerà a seguito di queste modifiche? “Prepareremo un pacchetto di modifiche alla legge sugli Enti turistici, alla quota d’iscrizione e alla tassa di soggiorno, ma anche modifiche che riguardano i terreni ad uso turistico. Mi sono prefisso un compito e mi auguro di individuare una soluzione che stimolerà gli enti turistici ad operare quanto meglio senza senza dover incorrere ad inutili paletti. Realizzeremo un confronto di qualità sia con gli addetti ai lavori, con chi lavora sul campo, in modo da assicurare le migliori condizioni per lo sviluppo del turismo sia lungo la costa che sul continente. Gli Enti turistici devono essere delle piccole agenzie di branding. La tassa d’iscrizione agli Enti verrà in ogni caso decurtata, senza mettere in difficoltà i piccoli Enti che operano nella parte continentale della Croazia. La tassa di soggiorno potrà venir modificata dagli organi dell’autonomia locale, in accordo con gli esponenti dell’economia turistica, ma lasceremo a loro la possibilità di valutare le scelte da fare in armonia con i progetti di sviluppo della destinazione turistica a cui si riferisce”. I social media sono diventati un importante canale per divulgare informazioni sulla Croazia e sulla sua offerta turistica. Quanto strumenti quali Facebook, Twitter, Instagram e altri influenzano le scelte di chi viaggia e del luogo dove trascorre le vacanze? Chi si serve più di altri dei social quanto si tratta di promuovere un prodotto o una destinazione? “Il mercato turistico è diventato moderno e concorrenziale e qui le tendenza cambiano in continuazione. Sono andate modificandosi pure le piattaforme attraverso cui Panorama 11 IVO VIDOTTO si svolgono le attività promozionali che al giorno d’oggi sono diverse da quelle adottate in passato. Ciascun mercato e ciascun segmento di ospiti è specifico, e per tenere il passo con la concorrenza, o anche posizionarci su alcuni mercati ai primi posti dobbiamo fare una promozione mirate ed efficace. Ciò riguarda pure la promozione attraverso i social media che sono una piattaforma chiave per i giovani: la campagna promozionale rivolta a questo segmento di clienti deve venir realizzata in tempo reale, deve essere istantanea. L’importan- 12 te è rimanere proattivi e gestire le promozioni nei tempi giusti. Il turismo è in costante evoluzione e di anno in anno dobbiamo fare i conti con nuove tendenze, ma è proprio questo desiderio di innovazione e di iniziativa a rendere dinamico il sistema di promozione che ci aiuta a crescere e a raggiungere un livello superiore”. fOspiti anche dal lontano Oriente Prendendo in esame i risultati dell’andamento turistico, della presenza di turisti stranieri nel mese di febbraio, (dato che riscontra una serie di particolarità) pubblicati dall’Istituto croato di statistica notiamo dei fenomeni interessanti. Infatti, dai numeri riportati risultata che agli inizi di quest’anno al primo posto ci sono turisti sloveni, al secondo quelli coreani e al terzo gli italiani. Ora è ben noto che gli sloveni e gli italiani sono ospiti “tradizionali”, ma come si spiega la massiccia presenza di coreani, come pure di cinesi. Fino a che punto ha influito sulle loro scelte il fatto che nei siti storici come Dubrovnik (Ragusa) sono stati girati serial televisivi e film molto seguiti? Sino a che punto l’industria cinematografica ha inciso sulla popolarità di determinate città storiche? “Sebbene a visitare la Croazia siano in primo luogo turisti provenienti dai grandi mercati a noi vicini, direi tradizionali, quali la Germania, l’Italia oppure la Slovenia, quello che riscontriamo è un aumento della presenza di ospiti che arrivano da altri mercati, Ciò ci rende partico- attualità Come ci vedono gli altri. Il racconto del giornalista italiano Luigi Grassia L’Istria, come la Toscana? S crive Dante Alighieri che il Carnaro (o Quarnaro) è il golfo «ch’Italia chiude e i suoi termini bagna». Il corollario è che secondo il Sommo Poeta chi trascorre un weekend in Istria lo fa senza neanche uscire dai confini italiani. E in effetti l’Istria è a portata di mano (cinque ore in macchina fra Milano e Umago, tanto per dire) e la zona è piena di gente dal cognome italiano e che parla italiano, se non altro perché viene bombardata larmente felici perché si tratta di ospiti che visitano il nostro Paese durante tutto l’anno, come i turisti che arrivano dalla Repubblica di Corea. Costoro l’anno scorso sono stati tra i più numerosi in tutto l’arco dell’anno, e quando parliamo di turisti che arrivano da mercati lontani, allora il segmento del turismo culturale è fondamentale, come lo è pure quello cinematografico. Dunque questa crescita va attribuita in parte anche al turismo cinematografico che aiuta il rilancio del prodotto turistico nazionale, ma arricchisce anche l’offerta. Per realizzare buoni risultati nella pre-stagione e nella post-stagione bisogna quotidianamente dalle nostre tv. In ogni caso i confini, ormai, non contano granché: nei 70 chilometri fra Trieste (Italia), Capodistria (Slovenia) e Umago (Croazia) si passano due frontiere, la prima quasi senza accorgersene, la seconda con un controllo delle carte d’identità, sia pure sbrigativo, dovuto al fatto che la Croazia non fa ancora parte della zona Schengen. Ecco, a voler cercare il pelo nell’uovo, si rischia un po’ di coda in auto fra Slovenia e Croazia in altissima stagione, tipo Ferragosto. Lanciamo un appello ai Sommi Sacerdoti del trattato proporre un’offerta diversificata in grado di far fronte alle esigenze dei turisti e rendere interessante la loro permanenza nel nostro Paese. Ed è questa la strada che dobbiamo continuare a percorrere se vogliamo ottenere risultati importanti. Credo che gli operatori turistici in Croazia siano consapevoli di quanto si possa fare in un arco di tempo relativamente breve, considerati i grandi passi compiuti di recente rispetto ai risultati in passato. Non sono per nulla stupito del fatto che vengano registrati, per quanto riguarda lo sviluppo dell’offerta, risultati così importanti anche al di fuori dei mesi estivi. La chiave del successo perché ammettano anche la Croazia e così cancellino questo piccolo fastidio. La costa croata è tutta piena di golfi, di promontori e di cittadine che amano protendersi sul mare. Così anche Umago, porta d’accesso per chi arriva in auto dall’Italia. Un piccolo promontorio fra il porto e il mare aperto ospita il centro storico di impronta veneziana, lascito di una presenza lunga più di mille anni; il Duomo si segnala per la facciata incompiuta e per il campanile staccato dall’edificio della chiesa, ovviamente adorno del Leone di San Marco. Sul mare dell’Istria un altro punto suggestivo è il faro di Salvore, che vanta di essere il più antico dell’Adriatico fra quelli ancora in uso. Ha una storia e pure una leggenda: è stato fatto costruire da Metternich (quello famoso) in onore di una donna amata; ma lei è morta prematuramente, e si dice che nei giorni di tempesta si sentano dentro al faro i lamenti di una donna. L’Istria ha un altro legame con Dante: la chiamano «la Toscana della Croazia», un po’ per il paesaggio ubertoso e un po’ perché qui, come in Toscana, c’è gente facoltosa che viene da fuori, compra edifici rustici e li trasforma in belle residenze di campagna. Così hanno fatto ad esempio l’attore Anthony Hopkins, Michael Schumacher e l’industriale Riccardo Illy. Ma da un certo punto di vista l’entroterra di Umago è anche paragonabile alle Langhe e ad Alba: infatti la Valle di Montona è terra di tartufi bianchi e neri. Tappa d’obbligo a Livade dove c’è il negozio di Giancarlo Zigante, il re del tartufo locale, con annesso ristorante dove si può gustare un menù tutto a base di tartufo, dall’antipasto al gelato. (Luigi Grassia) sta in un buon prodotto ed in un’offerta diversificata”. In Croazia si parla molto dell’importanza di un turismo “quattro stagioni”, in grado di ricoprire con la propria offerta tutto l’anno. Che cosa significa ciò per gli operatori del settore e quali sono le potenzialità che vanno ulteriormente valorizzate? “Un turismo in grado di ricoprire tutto l’anno, ovvero, l’allungamento della stagione, sono molto importanti per noi. I risultati che la Croazia registra durante i mesi estivi sono già praticamente i migliori possibili, eventuali crescite sono Panorama 13 possibili solo se saremo in grado di aumentare le capacità ricettive. Lo spazio in cui ambito si possono assicurare ulteriore crescita senza grandi investimenti sono la prestagione e la post-stagione, e in alcuni siti turistici ciò può valere per tutto l’anno. Quello che è riteniamo positivo è che i mesi di giugno e settembre diventano parte integrante dell’alta stagione: avvicinando ciò che una volta veniva considerata la bassa stagione ai risultati di luglio e agosto, possiamo fare un grande passo avanti. Il nostro impegno è indirizzato a un’alta stagione in grado di realizzare buoni risultati per almeno 6 mesi consecutivi, il che ci aiuterebbe a migliorare le entrate. Ci sono delle destinazioni turistiche che già ora hanno la capacità e sono in grado di offrire un prodotto che ricopre tutto l’arco dell’anno. Ciò riguarda in primo luogo le grandi città che sono i portatori di questo tipo di offerta turistica. Queste hanno la possibilità di attivare e coinvolgere i luoghi turistici del territorio con14 Panorama termine, in modo da assicurare migliori risultati e concorrenzialità”. Parliamo un po’ di struttura e di provenienza del turista che visita la Croazia. Qual è l’incidenza del turista italiano sul comparto turistico con particolare attenzione alla costa adriatica? Quali sono i luoghi che gli italiani prediligono? “Storicamente, in un periodo molto lungo del turismo croato, la maggior parte dei villeggianti era costituita da famiglie che venivano in Croazia per le nostre bellezze naturali, per il sole e il mare. Con il passare degli anni la struttura degli ospiti è cambiata. Oggi è legata alla diversificazione dell’offerta. Ci sono sempre più giovani che vanno alla ricerca di un’offerta che si concentra sul divertimento e il turismo attivo, senza scordare gli ospiti, più avanti con gli anni, a cui sta particolarmente a cuore l’offerta culturale. La Croazia è in grado di offrire programmi che siano interessanti a turisti di tutte le età, di tutte le condizioni economiche o altre caratteristiche strutturali e proprio per questo credo che in futuro l’incidenza di determinati segmenti sulla presenza turistica complessiva cambierà. L’anno scorso oltre un milione di italiani ha visitato la Croazia, realizzando oltre 5 milioni di pernottamenti, ma quello che mi rende particolarmente fiero è che la loro presenza, rispetto al 2014 è aumentata del 7 p.c. È un dato importante considerato che l’Italia è tra i nostri 5 maggiori mercati di riferimento. La maggior parte degli italiani, come vuole la tradizione, ha soggiornato in Istria con un’incidenza di praticamente la metà delle presenze complessive, ma hanno visitato pure le altre Contee dell’Adriatico. Va rilevato che gli italiani stanno dimostrando pure un interesse crescente per l’area continentale croata”. A quanto ammontano gli investimenti per questa stagione? Quali sono i segmenti a cui è stata attri- Dusko Marusic/PIXSELL Dusko Marusic/PIXSELL attualità buita particolare attenzione? “Innanzitutto vorrei sottolineare che questa è la prima volta che promuoviamo una nuova strategia comunicativa dal titolo ‘Croazia piena di vita’. Si tratta di un’iniziativa che non riguarda solo lo slogan, ma è una piattaforma completa da cui poi vengono sviluppati contenuti e storie che raccontano la Croazia quale destinazione turistica. La nuova strategia mira a determinare la percezione che si ha della Croazia quale destinazione turistica. Sino a qualche tempo quella dominante era di un Paese di ‘sole e mare’. Ora con un approccio nuovo ed un’articolata serie di attività promozionali si punta all’immagine di una Croazia tutta da visitare, di un prodotto turistico organico, ma molto variegato. Il budget per le attività promozionali quest’anno ammonta a 64 milioni di kune e con questi mezzi stiamo dando un’impronta nuova all’immagine turistica che ci descrive come un luogo pieno di energia, una desti- ccIl Parco acquatico di Verteneglio nazione del Mediterraneo in grado di proporre differenti stili di vita. Accanto a ciò abbiamo le regolari attività portate avanti dall’Ente croato per il turismo, come la presenza a varie fiere, attività di marketing e di pubbliche relazioni, e in tal contesto vorrei evidenziare il progetto ‘Croazia 365’, grazie a cui, in modo strategico e mirato, operiamo a favore di un allungamento della stagione turistica. Sin d’ora posso dire che l’iniziativa ha generato una grande richiesta e interesse per la Croazia recepita come destinazione turistica complessiva. Su molti mercati risultiamo essere tra le cinque destinazioni più richieste, e i risultati ottenuti sino ad ora indicano che ci troviamo di fronte ad una buona stagione turistica”. Panorama 15 attualità U La breve avven di Tim Orešk n totale di 137 deputati croati hanno votato a favore dello scioglimento del Parlamento, spianando la strada a elezioni anticipate. La richiesta dello scioglimento è stata firmata da un totale di 91 parlamentari in rappresentanza di otto iniziative diverse. La decisione entra in vigore alla metà di luglio al fine di aprire strada a nuove elezioni. Rimane in carica un governo tecnico che potrà soltanto amministrare e realizzare quanto previsto dalla Finanziaria. Ma non si escludono colpi di coda come nomine, destituzioni o altro. fNon ci sono vincitori fQuel terribile venerdì 17 Patrik Macek/PIXSELL Si sono concluse nel primo pomeriggio di venerdì 17 giugno le consultazioni tra i leader dei partiti parlamentari e la presidente croata Kolinda Grabar Kitarović indette dopo la sfiducia, il giorno prima, al premier Tihomir Orešković. Il presidente del Partito social-democratico SDP , Zoran Milanović, ha affermato, in seguito all’incontro con il Capo dello stato, che le elezioni anticipate rappresentano lo scenario più probabile per il futuro politico del paese. Milanović ha detto che la Grabar Kitarović sembra “propensa ad accogliere la data da noi proposta per le elezioni, il 4 settembre”. Precedentemente, l’SDP aveva comunicato di avere raccolto i consensi necessatri per sciogliere la Camera. Milanović ha affermato di “non sentirsi vittorioso” e che “non ci sono motivi di gioia”. D’altro canto, il leader della Comunità democratica croata (HDZ),Tomislav Karamarko ha fatto di tutto pur di evitare le elezioni anticipate premendo su un rimpasto clamorosamente fallito. Il deputato della coalizione Most Miroslav Simić ha rilevato che il suo schieramento è a favore delle elezioni anticipate. Richiesta di elezioni anticipate sono arrivate anche dal rappresentante della Comunità nazionale italiana l’onorevole Furio Radin, una scelta, questa, condivisa pure dai vertici della Dieta democratica istriana (DDI). Il primo ministro croato Tihomir Oresković è stato sfiduciato in Parlamento con la maggioranza di voti, 126 deputati su 151. Dopo appena cinque mesi in carica il suo governo, risultato di un complicato accordo postelettorale tra il centro-destra e il nuovo partito centrista e populista Most (Ponte), è stato sicrittto nella storia come il più breve governo croato, e il primo sfiduciato in Parlamento. A votare contro il governo di Oresković sono stati sia i deputati del partito conservatore di maggioranza che quelli dell’opposizione di centrosinistra. La caduta del governo è conseguenza della dissoluzione della coalizione tra l’Unione democratica croata (Hdz, conservatori) e Most per insormontabili divergenze nell’azione politica, ma anche sulla gestione dei servizi segreti e delle risorse energetiche del Paese. fUn gesto inconsueto ccTomislav Karamarko 16 Panorama La sfiducia al governo ,dopo soli cinque mesi dal suo insediamento, è la conferma che il sistema politico non funziona forse prorpio perché nato da un’intesa trasversale in cui pochi credevano. Il voto di sfiducia è un gesto a dir poco incosueto per l’HDZ che, dopo aver mandato a casa il proprio premier, ha contribuito pure al proscioglimento del Parlamento. Dunque, a settembre si va a nuove elezioni. ccIl deputato della CNI Furio Radin “Mi dispiace, ero venuto qui con le migliori intenzioni per aiutare il mio paese. Sono un patriota e mi piacciono le sfide e questa era un’esperienza. Sono un po’ triste perché penso che avremmo potuto fare molto di più”. Quando è uscito dal parlamento croato, Tihomir Orešković era visibilmente afflitto. Dopo nemmeno cinque mesi alla guida dell’esecutivo, questo manager croato-canadese con alle spalle una carriera nel settore farmaceutico, se ne andava a casa “per riposare durante il fine settimana”. Il 16 giugno , con 125 voti a favore, 15 contro e 2 astenuti – ovvero quasi all’unanimità – i deputati del Sabor approvavano la mozione di sfiducia nei suoi confronti, relegandolo all’ingrato ruolo di capro espiatorio finale di una crisi politica iniziata praticamente all’indomani delle ultime elezioni legislative. Assieme, anche se con intenzioni diverse, maggioranza e opposizione hanno tolto così a Tihomir Orešković la veste di Primo ministro, che aveva indossato brevemente e per la prima volta. Il suo governo è stato il più breve della storia della Croazia indipendente. Nato fragile dopo la notte elettorale dell’8 novembre scorso, che aveva portato ad un sostanziale pareggio tra Patrik Macek/PIXSELL ntura ković L’HDZ ha prima sfiduciato il proprio premier e poi contribuito con i suoi voti al proscioglimento del Parlamento. Le elezioni anticipate sono previste per settembre destra e sinistra e a due mesi e mezzo di consultazioni prima della sua formazione, l’esecutivo di Orešković è stato vittima della traballante alleanza tra la Comunità democratica croata (Hdz) e il fronte indipendente Most. Questa coalizione conservatrice, che in questi pochi mesi si è fatta conoscere più per le sue personalità controverse che per le riforme approvate, si è spaccata definitivamente quando la comunicazione si è interrotta tra i suoi due principali leader, i vice-premier Tomislav Karamarko (HDZ) e Božo Petrov (Most). Dopo settimane di accuse reciproche e richieste di dimissioni lanciate da un membro all’altro della maggioranza, l’Hdz ha deciso di porre fine all’esperienza di governo, trovando il sostengo dei socialdemocratici (Sdp) e di altri partiti minori. Diverse, però, sono state le motivazioni che hanno spinto maggioranza e opposizione a votare la destituzione di Orešković. L’HDZ ha rispettato la linea politica voluta dal proprio presidente e ciò, malgrado l’appello di alcuni dei suoi membri (in particolare dei suoi eurodeputati) a non far cadere il governo portando il Paese ad una nuova crisi. fElemento di disturbo? fOut anche Karamarko In quanto all’ormai ex Primo ministro, Tihomir Orešković si è difeso in aula sostenendo che il vero motivo della mozione di sfiducia presentata dall’Hdz a suo sfavore è da ricercarsi nella nomina del capo dell’Agenzia di intelligence e di sicurezza (Soa), per la quale il premier ha scelto Daniel Markić, contro la volontà del partito di Karamarko. Accusato, tra le altre cose, di aver “tentato di istituire una dittatura”, Orešković si è difeso parlando di “insinuazioni infondate”. “All’inizio avevamo tutti degli obiettivi comuni e la speranza che avremmo potuto migliorare la situazione economica e le condizioni di vita. Sfortunatamente, vediamo che la comunicazione con certi individui, in questo caso con Karamarko, non funziona”, ha concluso Orešković, ricordando che da due mesi non aveva più risposte da parte del leader Hdz. “Qualcuno pensava che sarei stato una marionetta. Sono un uomo che ha 25 anni di esperienza di business alle spalle”, ha concluso con una botta d’orgoglio il premier croato. La Commissione per i conflitti di interesse ha accertato di recente che il vicepremier HDZ Karamarko è stato in conflitto di interessi in una vicenda relativa all’esito di una lunga e complicata disputa con al centro la compagnia petrolifera croata Ina. Il vicepremier nonché presidente Hdz, visti i suoi contatti privati e quelli professionali di sua moglie con consulenti della MOL è stato dichiarato “interessato” alla sorte dell’ Ina. Per questo motivo Karamarko è stato costretto a ritirarsi. Le sue dimissioni da presidente dell’HDZ sono inoltre il risultato della volontà di una forte lobby che vorrebbe l’HDZ spostata più verso il centrodestra e libera dalla presenza di “falchi” nazionalisti che hanno rovinato la reputazione del partito. I candidati a presidente potrebbero essere due o tre, ma uno è particolarmente interessante ed è l’eurodeputato Andrej Plenković che si è dichiarato disposto a prendere le redini del partito con il compito di assicurare buoni risultati alle elezioni di settembre. D. P. R. Panorama 17 attualità Se Orešković va alle elezioni... Si candida assieme alla Lista Most (Ponte) Come candidato indipendente Si candida con l’HDZ Fonda un proprio partito Si candida con l’SDP Si candida con altre forze politiche Non lo so 52% 17% 7% 6% 3% 1% 14% NOVA TV / Ipsos di Diana Pirjavec Rameša L a politica in Croazia ha bisogno di volti nuovi. Per uscire dall’attuale crisi che sta paralizzando il paese non sarà sufficiente riciclare quell’élite politica, ma forse sarebbe il caso di dire casta, che ha fatto il bel e il cattivo tempo negli ultimi venticinque anni. E ciò riguarda indistintamente sia la sinistra, incapace di rinnovarsi e di trovare una propria identità socialdemocratica, che la destra, la quale negli ultimi mesi ha volutamente esibito, nella retorica e nei fatti, il suo volto nazionalismo. Per il cittadino comune, per i giovani, per chi crede ancora in valori come tolleranza, diritto alla diversità, rispetto dei diritti umani e nella democrazia, sarebbe bene che gli alchimisti della politica non si ricandidassero alle prossime elezioni di settembre. In questo momento però non sappiamo come si evolverà la vicenda. Ci rendiamo conto però che in politica come nella pubblica amministrazione c’è bisogno di gente nuova, in grado di superare quelle divisioni in chiave ideologica, ma soprattutto quelle sociali e di proporre una piattaforma nuova, in grado di affrontare le sfide del tempo in cui viviamo. Il “repulisti”, a dire il vero, in alcuni partiti è iniziato. Uno dei primi a uscire di scena 18 Panorama Volti nuovi ce fIl fallimento della Per uscire da retorica populista questo inghippo ex colleghii di partito non sarà sufficiente Numerosi gli hanno invece già voltato le riciclare quell’élite spalle. Karamarko ha indubbiamente fallito nel suo intento di politica che ha controllare, servendosi di una retorica populista e nazionalista, fatto il bel e il i settori più delicati e strategici cattivo tempo negli del paese incluso quello energeLa sua ostinazione di voler ultimi venticinque tico. uscire dall’arbitrato internazionale attualmente in corso sull’Ianni NA - MOL ha irritato non solo è il vice primo ministro del governo croato, nonché presidente HDZ uscente,Tomislav Karamarko, il quale dopo aver scatenato uno scandalo legato a conflitti di interesse, ha fatto cadere il governo. Ciò comporterà probabilmente la fine della sua carriera politica, anche se sono in molti a continuare ad assicurarlo che non farà la fine dei suoi predecessori: Ivo Sanader e Jadranka Kosor, ambedue espulsi dal partito in un battibaleno. Tra chi si è dichiaratamente schierato a favore di Karamarko vi è il ministro tecnico della cultura, il controverso Hasanbegović, che ai microfoni della TV croata ha dichiarato: “Io non lo rinnego”. il premier ma anche numerose cancellerie dell’UE. La Croazia ha intrapreso quest’arbitrato nel 2014, sotto la guida del precedente governo di centro-sinistra, sulla base del fatto che il contratto di gestione della MOL era il risultato della corruzione tra l’ex premier croato Ivo Sanader e il consiglio di amministrazione della MOL. La Croazia al momento dell’inizio dell’arbitrato aveva buone possibilità di vincere, poiché Sanader era stato condannato per aver preso tangenti da alcuni rappresentanti della MOL. Poi, nel luglio 2015, il tribunale ha annullato entrambe le sentenze di condanna (di primo e secondo grado), ed ora il processo è ripartito da zero. Sfiducia. Chi è il responsabile? Karamarko 68% Petrov 15% Orešković 3% Non lo so 14% NOVA TV / Ipsos ercansi. E anche idee fIl difficile rapporto con Most Le tensioni in seno al governo e nei rapporti con il maggiore partito partner, vale a dire Most, sono stati difficili sin dal primo giorno. Non c’era accordo su niente. La volontà fi Karamarko di controllare i servizi segreti e il ministero degli interni, di competenza di Most ha fatto saltare i nervi sia al premier uscente Orešković sia al leader di Most Božo Petrov. Le sue dimissioni rappresentano la fine di un mese di lunga crisi politica, che ha portato per la prima volta nella storia della Croazia indipendente alla caduta di un governo. Il governo di coalizione era già di per sé un esperimento politico, perché composto dall’HDZ, dalla debole alleanza di liste indipendenti-MOST e da tutto un insieme di partiti e candidati minori di centro e di destra. Chi segue la scena politica croata si rende conto che questo esperimento si potrebbe ripetere visto che i due partiti di riferimento, sia per la sinistra che per il centrodestra sono, stati indeboliti da una miriade di vicende legate a corruzione, clientelismo, cattiva gestione. E per fare il governo sarà necessario coinvolgere partiti minori, come lo è stato di recente Most, risultato l’ago della bilancia, ma anche una grande fattore correttivo della “casta”. fLe spaccature in seno all’HDZ Ora gli occhi degli analisti politici sono puntati verso l’HDZ che il 17 luglio dovrà eleggere il nuovo presidente che sarà, nel caso di una vittoria elettorale, pure candidato a mandatario del nuovo governo. In questi giorni stanno venendo fuori le numerose spaccature esistenti che non riescono ad essere messe a tacere nemmeno con la ferrea disciplina e qualche piccolo ricatto. in seno al partito. Tra i nomi che sono saltati fuori in questi giorni uno suscita particolare interesse. Si tratta di Andrej Plenković, laurea in legge eurodeputato dell’HDZ, una ricca carriera diplomatica, persona pacata, grande comunicatore. Ha trascorso lunghi periodi all’estero, sia per studio, sia per lavoro. Vorrebbe fare dell’HDZ una forza politica libera da estremismi e dal populismo che l’ha danneggiata parecchio. Auspica legami più forti con i democristiani europei (PPE), un consolidamento del partito. Vuole rendere l’HDZ e il suo programma accettabili e interessanti ad un vasto segmento del corpo elettorale. Una destra moderna, europea, una politica di rappacificazione, sulla scia di quanto compiuto dal presidente Tuđman che ha voluto porre sempre in primo piano la realizzazione di grandi progetti sociali a scapito delle differenze politiche e ideologiche. Questi sono i punti forza del candidato presidente HDZ: Qualcuno direbbe erano altri tempi, c’era la guerra. Ma quanto sta accadendo oggi in Croazia, ma se guardiamo anche oltre i confini sia in Europa che nel Mondo e forse peggio di quanto la Croazia abbia dovuto affrontare agli inizi degli anni Novanta durante la guerra per l’indipendenza, il riconoscimento internazionale e la realizzazione dell’integrità territoriale. Chi sparirà ancora dalla scena politica nazionale? È presto per dirlo ma quasi di sicuro i vari Tepeš e Čorić (Partito dei diritti croato A. Starčević) oppure rappresentanti di partiti minori come BUZ (Blocco pensionati uniti) e il loro presidente Milivoj Špika avranno ben poche occasioni di riconquistarsi un mandato in Parlamento. Il problema è che i cittadini croati per un lungo anno ancora dovranno pagare le mensilità a questi politici che in 5 mesi di governo non sono riusciti a combinare un bel niente. Altro che riforme! Panorama 19 attualità Celebrati con solenni cerimonie i venticinque anni di indipendenza di Croazia e Slovenia. Un percorso difficile non privo di sfide, ma anche di successi ccSergio Mattarella a Lubiana mentre rilascia una dichiarazione ai giornalisti a cura di Diana Pirjavec Rameša C roazia e Slovenia hanno celebrato il 25.esimo anniversario dell’ indipendenza con cerimonie e manifestazioni ufficiali separate nei rispettivi Paesi. Zagabria e Lubiana proclamarono l’indipendenza il 25 giugno 1991, dando inizio al processo di disgregazione della Federazione jugoslava, passato attraverso guerre sanguinose con decine di migliaia di morti e di profughi. Oggi, a distanza di venticinque anni tante cose sono cambiate, ma molti dei sogni della generazione che lottò per l’indipendenza non sono stati realizzati. Il contesto sociale ed economico è molto diverso da quanto si era sperato, la crisi finanziaria esplosa nel 2008 ha inciso fortemente sulle sorti di questi due paesi. L’integrazione nella grande famiglia europea è stata senz’altro importante e favorevole ma, per quanto riguarda la Croazia, non ha assicurato quell’importante passo avanti in cui si era sperato. fSenza governo né parlamento La Croazia festeggia i suoi primi 25 anni con un governo sfiduciato, un parlamento autodissoltosi e elezioni anticipate in programma a inizio settembre. Le celebrazioni nonostante ciò si sono svolte in una situazione di profonda crisi politica. Il parlamento si è riunito in seduta straordinaria alla presenza del presidente Kolinda Grabar Kitarović, del premier Tihomir Oresković e del presidente dell’Assemblea Željko Reiner. La seduta si è aperta con un minuto di silenzio in memoria di Franjo Tudjman, primo presidente 20 Panorama ccKolinda Grabar-Kitarović e Borut Pahor Ribadito l’impegn della Croazia indipendente. Inoltre circa 2000 invitati hanno partecipato al ricevimento offerto dalla presidente Kolinda Grabar Kitarović nella sua residenza di Pantovčak. Alla cerimonia hanno preso parte rappresentanti istituzionali, il corpo diplomatico, rappresentanti del mondo accademico, della società civile, della chiesa, dell’esercito, personaggi del mondo della cultura e dello spettacolo. “Abbiamo fatto considerevoli passi avanti negli ultimi 25 anni, ma numerose sono le sfide che ci attendono” - ha dichiarato la presidente Grabar Kitarović la quale ha fatto il suo discorso ufficiale sia in lingua croata che in inglese. “Lasciamoci il passato alle spalle” - è l’invito lanciato dalla presidente nel giorno più importante dello Stato croato ed ha aggiunto:” Credo nel successo del nostro Paese, possiamo ottenere ciò che desideriamo a condizione di lavorare tutti quanto assieme”. La Presidente ha auspicato pure coraggio e determinazione nel realizzare quella che è la visione di una Croazia con grandi potenzialità e grandi risorse. Di qualche giorno fa è l’analisi pubblicata da alcune agenzie di rating che, in quanto ad anda- mento economico, non nascondono la loro preoccupazione per l’attuale situazione in Croazia. ll parere dell’agenzia Standard&Poor’s sulla crisi di governo è senza appello. Nel documento si rileva che l’instabilità politica derivata dal voto di sfiducia al governo è deplorevole e rischia di danneggiare l’economia del Paese, già sofferente. Dopo sei anni di recessione continua dal 2009 al 20014, la Croazia ha registrato un ritorno alla crescita appena nel 2015 (+1,6 p.c.) e, stando alle previsioni della Commissione europea avrebbe dovuto riconfermare quest’anno e nel 2017 questa tendenza positiva. Invece l’attuale crisi di governo potrebbe mettere a repentaglio il lavoro fatto fino ad ora. La prossima valutazione verrà aggiornata il 15 luglio, per cui le autorità finanziarie a Zagabria devono sperare che la stagione turistica appena iniziata confermi il boom dei visitatori annunciato. fCerimonia a Lubiana Alla cerimonia per l’indipendenza slovena celebrata a Lubiana hanno presenziato il Capo ccI festeggiamenti davanti alla residenza presidenziale a Zagabria no per un futuro europeo dello Stato italiano Sergio Mattarella, il tedesco Joachim Gauck, l’austriaco Heinz Fischer, la Presidente croata Kolinda Grabar Kitarović e l’ungherese Janos Ader. Il premier sloveno Miro Cerar, in un messaggio alla nazione, ha sottolineato il coraggio e l’unità mostrati dalla popolazione 25 anni fa, qualità che sono necessarie ancora oggi per progredire nel progetto di costruzuone. fFieri della propria indipendenza Il presidente sloveno Borut Pahor nel suo discorso ufficiale si è appellato alla coesione politica, proprio come quella che il paese è stato in grado di esibire negli anni in cui si è lottato per la sovranità e l’indipendenza. Purtroppo non si poteva evitare il riferimento alla Brexit. In tal contesto Pahor ha rilevato che la sopravvivenza dell’UE rappresenta un interesse nazionale, fondamentale per la Slovenia. Questa è stata un’occasione pure per una serie di veloci incontri bilaterali tra cui anche un incontro con la presidente cro- ata Kolinda Grabar Kitarović. Un sondaggio condotto di recente ha rivelato che il 63% si dice orgoglioso di questi 25 anni, mentre il 33% “boccia” il percorso fin qui compiuto. Nonostante ciò più del 50% degli interpellati sostiene che la vita è peggiore oggi rispetto alla “convivenza” in Jugoslavia. Solo il 15% afferma che ora si vive meglio. Insomma chiaroscuri di un Paese che è letteralmente scappato dal passato verso il suo futuro in Europa, ma che ha pagato, come tutti, una pesante crisi socio-economica e uno scontro politico interno che ha visto partiti nascere, governare e sfiorire in pochi anni per poi scomparire, che vede al governo una formazione quasi “civica” guidata da un tecnocrate e che proprio in questi giorni ha toccato il minimo storico di gradimento da parte degli elettori. Al suo interno si vive una profonda spaccatura politica con i progressisti da una parte e i conservatori (leggi Sds di Janez Janša) dall’altra - rivela il quotidiano di Trieste “Il Piccolo” molto attento alle vicende politiche di Croazia e Slovenia. fIl messaggio di Mattarella La vicinanza e l’amicizia con l’Italia sono state confermate dalla presenza del Presidente italiano Sergio Mattarella alla cerimonia ufficiale di Lubiana. “Sono qui con i presidenti della Repubblica austriaca, tedesca e croata per partecipare alla festa dei 25 anni di fondazione della Slovenia. Siamo qui con Paesi amici e vicini”. È quanto ha dichiarato da Mattarella ai giornalisti a Lubiana. “Particolarmente oggi va sottolineato - ha continuato il Capo dello Stato - come siamo legati dal comune destino europeo. È significativo che questo incontro a Lubiana tra Paesi appartenenti all’Unione Europea, avvenga dopo aver conosciuto l’esito del referendum britannico. Esito che rispettiamo anche se è motivo di rammarico”. “Intendiamo riaffermare - ha concluso il Presidente Mattarella - la validità storica e l’importanza per il futuro dei nostri giovani dell’Unione europea e delle sue prospettive che vanno rilanciate con convinzione”. Panorama 21 attualità La bandiera europea perde una stella I ncredulità e sconcerto all’indomani del referendum del 23 giugno 2016, data che ha decretato l’uscita del Regno Unito dalla famiglia euorpea. Il il 51,9 per cento dei britannici ha detto di voler lasciare l’Unione europea, contro il 48,1 per cento che preferirebbe restare. Il premier David Cameron ha annunciato le sue dimissioni entro ottobre. Il “Leave” ha raccolto 17,4 milioni di voti, contro i 16,1 milioni dell’opzione “Remain”. Londra e la Scozia hanno votato in larga maggioranza per la permanenza nell’Unione europea, mentre nel nord dell’Inghilterra e in Galles ha stravinto l’uscita dall’Ue. Il leader dello Ukip, Nigel Farage, ha proclamato il 23 giugno “il giorno dell’indipendenza” e ha chiesto la formazione di un “governo della Brexit”. Il primo ministro David Cameron ha annunciato che si dimetterà entro ottobre, lasciando al suo successore il compito di gestire e trattare l’uscita dalla UE. Cameron aveva proposto il referendum per ottenere aperture e nuove concessioni da parte dell’UE, dopo averle ottenute aveva fatto campagna a favore dell’opzione “Remain”. La Commissione europea ha diffuso un comunicato nel quale invita il Regno Unito a uscire “il prima possibile, per quanto doloroso”, per evitare ulteriori incertezze sui mercati finanziari. I tempi previsti sono comunque lunghi e si parla di un paio di anni, prima che sia completata l’operazione. Le autorità europee si sono inoltre impegnate a fare tutto il possibile per 22 Panorama mantenere tutti gli altri 27 paesi dentro l’Unione. Il processo di separazione è iniziato e gli scenari sono imprevedibili. Anche quello di un ipotetico “ripensamento”. Viste le catastrofiche (e non da tutti previste) conseguenze della Brexit, c’è chi vorrebbe riportare indietro di 48 ore l’orologio della storia e rimanere nell’UE. Il Daily Mail ha pubblicato un sondaggio (fatto da loro) secondo il quale 1,1 milioni di elettori che hanno votato “Leave” adesso si dicono pentiti di quello che hanno fatto (“Non avevo capito”, “Adesso non rivoterei così”, “Ma cosa abbiamo fatto?”, “Ma io non volevo uscire, volevo solo spaventare Cameron”, “Ho votato ‘Leave’ perché non credevo che vincesse, ma volevo che arrivasse molto vicino”: queste alcune delle risposte che gli intervistati hanno fornito). Il fronte antiBrexit, superato lo shock è passato al contrattacco, come emerge dalla immediata raccolta di circa tre milioni di firme, che aumentano di ora in ora a ritmi vertiginosi, sotto una petizione per chiedere una legge che preveda la ripetizione Il Regno Unito ha votato l’uscita dall’Unione Europea. Ma il fronte antiBrexit passa alla riscossa dei referendum quando questi non raggiungono la partecipazione del 75% (domenica ha votato il 73,2) e almeno il 60% di sì (domenica sono stati il 51,9%). La norma prevede che le petizioni corredate da almeno centomila firme vengano prese in esame da una apposita commissione del Parlamento, che ha deciso di affrettare i tempi e affrontare il caso già martedì. Se la commissione desse parere favorevole, sulla proposta dovrebbero poi pronunciarsi i deputati in seduta plenaria. Rimane da vedere quali possibilità di riuscita abbia l’iniziativa. Formalmente, la Brexit assumerà valore legale solo dopo che il governo avrà invocato l’art. 50 del Trattato di Lisbona, e Cameron ha anticipato che questo avverrà solo in ottobre, per iniziativa del nuovo leader che i Conservatori si sceglieranno nei prossimi mesi. Sempre in base all’art. 50, ci sono poi due anni di tempo per sciogliere il matrimonio, durante i quali la Gran Bretagna resta membro dell’Unione. Il problema è che l’Europa, un po’ per ragioni pratiche, un po’ per rivalsa, chiede che le trattative vengano invece avviate in tempi rapidi, sulla base dello slogan “o dentro o fuori”. Il concetto è stato ribadito sia dal presidente della Commissione europea, Jean Claude Juncker (il quale ha rilevato, tra l’altro che non sarà “un divorzio amichevole, ma dopotutto non era neanche una grande relazione amorosa”), che dai ministri degli Esteri dei sei Paesi fondatori. Tuttavia, agli osservatori non è sfuggito l’atteggiamento del cancelliere tedesco Angela Merkel, che ha esortato alla calma e ha puntualizzato che non c’è bisogno di essere “cattivi”. Ci sono due precedenti che giocano a favore dell’iniziativa. Nel 1992, i danesi votarono “no” alla ratifica del Trattato di Maastricht, ma neppure un anno dopo lo trasformarono in “sì”. La stessa cosa accadde agli irlandesi, che in prima istanza bocciarono il Tratto di Lisbona nel 2008 ma se ne pentirono l’anno dopo approvandolo a stragrande maggioranza. È vero che in entrambi i casi, la “conversione” avvenne sotto la pressione degli altri europei, mentre nel caso inglese questa non sembra (per ora) esserci. Ma dal momento che siamo in terra sconosciuta, che ci sono in ballo interessi enormi e che il ripensamento degli inglesi appare genuino, un rientro della Gran Bretagna – certo con la coda tra le gambe e senza i privilegi strappati da Cameron per cercare di vincere il referendum – non può essere escluso a priori, anche se secondo analisti ed esperti, è però altamente improbabile che il governo decida di annullare il referendum e tenerne un altro. Se pur non vincolante il risultato è l’espressione della volontà di 17 milioni e mezzo di britannici che hanno scelto “Leave”. E anche un giornale europeista come il Guardian non si fa illusioni: “Over. And out”, titola secco. “È finita. E siamo fuori”. Panorama 23 attualità a cura di Ardea Velikonja I risultati delle amministrative 2016 hanno rivoluzionato le presenze dei sindaci nei territori, rimodulando gli equilibri politici finora conosciuti. Le elezioni del resto, è bene ricordarlo, hanno riguardato un numero ampio di comuni, 1.342, di cui 149 con più 15mila abitanti nelle regioni ‘ordinarie’, in Sardegna, Friuli Venezia Giulia e Sicilia (in quest’ultima l’asticella si abbassa a 10mila) e in 1.193 comuni più piccoli. L’esito dei ballottaggi ridisegna una mappa in cui svettano con forza i candidati del M5S che sono riusciti ad impossessarsi, tra le realtà più importanti, di Roma, Torino e Carbonia - e indebolisce il centrosinistra. Sufficiente la tenuta del centrodestra, anche se perde un comune-simbolo come Varese, retto per 23 anni dal Carroccio. Il secondo turno ha confermato aspetti già noti, ma ha ribadito anche molte fragilità in aree del Paese storicamente legate alla sinistra. A Roma, com’è noto, il candidato del centrosinistra Roberto Giachetti non è riuscito a dare continuità Pd al Campidoglio, lasciando lo scranno di primo cittadino a Virginia Raggi. Così, se il voto di Napoli ha riconfermato Luigi de Magistris, che ha battuto ccSi è commossa Virginia Raggi quando per la prima volta si è affacciata al balcone del Campidoglio 24 Panorama agevolmente il candidato del centrodestra Lettieri, a Bologna la riconferma di Virginio Merola è stata più difficile del previsto. Stesso copione a Milano, dove l’ex commissario di Expo 2015, Giuseppe Sala, alla fine ce l’ha fatta incassando poco più di uno striminzito 51% sul candidato del centrodestra Stefano Parisi. Salta agli occhi poi quanto accaduto a Torino, scenario che in verità si era già delineato dopo il primo turno, dove Piero Fassino ha dovuto lasciare il passo all’esponente M5S Chiara Appendino. Nei 6 capoluoghi di regione, quindi, è evidente la vittoria del Movimento 5 Stelle (vittorioso in 19 dei 20 comuni in cui era al ballottaggio), che si aggiudica Roma e Torino, peraltro in versione ‘rosa’. Confermato a Napoli l’’arancione’ de Magistris, allo stesso modo di Bologna, e di Milano, mentre torna al centrodestra Trieste che la strappa al centrosinistra. Al centrosinistra rimangono quindi Bologna, Milano e Napoli, il centrodestra si impossessa di Trieste e il Movimento di Grillo fa lo stesso a Roma e Torino. Complessa anche la situazione dei 14 capoluoghi di provincia. Un dato che salta agli occhi anche in questo caso è l’impresa del M5S a Carbonia, dove la candidata Paola Massidda ha vinto con oltre il 60% sul sindaco uscente Pd Giuseppe Casti. Significativa anche l’impresa dell’ex ministro Clemente Mastella che ha strappato Benevento al centrosinistra (Raffaele Del Vecchio, Pd), anche in questo caso superando il 60% dei consensi. Altra giunta persa dal centrosinistra è quella di Brindisi (dove si è imposta Angela Carluccio, sostenuta tra l’altro da quattro liste civiche). Ma la mappa dei 14 capoluoghi di provincia è riassumibile in 10 scranni persi dal centrosinistra, che tuttavia è riuscito nell’impresa di vincere a Varese, dopo 23 anni di gestione della Lega Nord. Nell’insieme quindi la nuova geografia di queste città vede 6 giunte governate dal centrodestra, 1 dal M5S, 3 da liste civiche e 4 dal centrosinistra. Al voto poche settimane fa è andata anche Bolzano (l’8 e il 22 maggio), dove il centrosinistra con Renzo Caramaschi ha vinto, grazie anche al sostegno della Svp, chiudendo così la complessa parentesi delle dimissioni dell’ex sindaco Luigi Spagnolli e soprattutto quasi 8 mesi di commissariamento. I risultati delle amministrative 2016 hanno La nuova dopo le el rivoluzionato le presenze dei sindaci nei territori, rimodulando gli equilibri politici finora conosciuti. Le elezioni del resto, è bene ricordarlo, hanno riguardato un numero ampio di comuni, 1.342, di cui 149 con più 15mila abitanti nelle regioni ‘ordinarie’, in Sardegna, Friuli Venezia Giulia e Sicilia (in quest’ultima l’asticella si abbassa a 10mila) e in 1.193 comuni più piccoli. fTrieste: vince Dipiazza Per quanto riguarda Trieste Roberto Dipiazza è il nuovo sindaco. Il candidato della coalizione di centrodestra (formata da Lista civica Dipiazza per Trieste, Fratelli d’Italia, Lista civica Stop Prima Trieste, Forza Italia, Lega Nord, Partito Pensionati) ha vinto la sfida contro il sindaco uscente Roberto Cosolini sostenuto dalla coalizione di centrosinistra. Dipiazza ha ottenuto 44845 voti, pari al 52,63%; Cosolini ha invece raccolto 40361 consensi pari al 47,37%. «Grazie, grazie di cuore – ha scritto il neo primo cittadino sul ccIn Municipio a Trieste subito il passaggio di consegne tra Cosolini e Dipiazza A Trieste eletto Roberto Dipiazza candidato del centrodestra eletto per la terza volta dopo i due mandati dal 2001 al 2011. A votarlo è stato il 52,63% degli elettori. Sconfitto con il 47,37% il primo cittadino uscente Roberto Cosolini. Affluenza in forte calo: 47,43% %. a geografia politica lezioni comunali in Italia suo profilo Facebook – adesso ci mettiamo a lavorare subito per la gente! Soprattutto Trieste!». «Grazie Trieste per questi cinque anni belli, difficili, sempre emozionanti. Grazie alle triestine e ai triestini che mi hanno dato fiducia e alle volontarie e ai volontari con cui abbiamo vissuto tante giornate di vera passione ed entusiasmo. Ne è valsa la pena». Così il sindaco uscente Roberto Cosolini sul suo profilo social. Al ballottaggio si sono recate alle urne 87.892 persone, corrispondenti al 47,43% degli aventi diritto. 85mila e 206 i voti validi; da segnalare inoltre l’altissimo numero di schede nulle (2083) e e bianche (599). 4 i voti contestati e non assegnati. Ma c’è un dato significativo che ha caratterizzato più di tutti gli altri questa tornata elettorale triestina, l’astensionismo: un cittadino su due non ha partecipato al ballottaggio, sono oltre 12mila gli elettori che non si sono presentati alle urne rispetto a due settimane fa. Roberto Dipiazza ha già ricoperto la carica di sindaco di Trieste dal 2001 al 2011, per due mandati consecutivi. fA Roma il primo sindaco donna Virginia Raggi è, così, il nuovo Primo Cittadino (o Prima Cittadina, se preferite) di Roma, succedendo a Ignazio Marino (o più correttamente, dal punto di vista cronologico e tecnico, al commissario straordinario Tronca). L’esponente del Movimento 5 Stelle ha solo 37 anni risultando pertanto la prima donna, la prima “grillina” e anche la più giovane eletta a guidare la giunta della Città Eterna. Al ballottaggio, come detto, ha vinto contro Roberto Giachetti del Partito Democratico, doppiandolo dal punto di vista dei voti a favore. In diversi interventi durante la campagna elettorale la Raggi ha ribadito come la sua prima delibera avrebbe riguardato un “audit” del debito di Roma Capitale, ovvero una ricognizione del deficit della città, per capire lo stato attuale in cui versano le casse del Comune, individuando chi sono i creditori ed i motivi di tali indebitamenti con loro, al fine di accordarsi con essi per rinegoziare il debito dell’amministrazione. Al momento, il debito di Roma precedente al 2008 – che è gestito da un commissario di nomina governativa (l’ex assessore al bilancio della giunta Marino, Scozzese) – è di circa 12 miliardi di euro e per il 43% delle posizioni presenti nel sistema informatico del comune di Roma non è stato individuato direttamente il soggetto creditore. Il neo-sindaco vorrebbe rinegoziare quei 8 miliardi e 768 milioni di euro di debiti finanziari (i restanti 3 miliari e 224 milioni di euro sono debiti commerciali e che vanno onorati) e per farlo dovrà vedersela con la Cassa depositi e prestiti (che è partecipata all’80,1% dal Ministero di Economia e Finanza) che detiene la maggior parte dei debiti finanziari e con le banche (che hanno in mano il residuo 20%). Nel suo programma, definito 11 passi per Roma vengono indicati tutti i settori in cui il sindaco ha potere di intervenire: dalla mobilità ai rifiuti, dalla trasparenza all’ambiente, dalla sicurezza alle politiche sociali, passando anche per la casa, la scuola, lo sport, l’arte e la cultura, il turismo e la valorizzaizone delle periferie. Panorama 25 attualità L’Università di Tr Secondo l’indagine Alma Laurea si distingue sia nel profilo dei laureati che per il successo nel mercato del lavoro A nche quest’anno l’indagine AlmaLaurea presenta l’Università di Trieste come tra le migliori in Italia, distinguendosi sia nel profilo dei laureati che per il successo nel mercato del lavoro. I laureati 2015 dell’Università di Trieste coinvolti nel XVIII Profilo dei laureati sono 3.200, distinti tra lauree di primo livello, magistrali biennali e a ciclo unico. Considerando la provenienza geografica e il background formativo, per Units il 34% dei laureati proviene da fuori regione; in particolare è il 32% tra i triennali e il 41% tra i magistrali biennali, evidenziando l’attrattività dell’Ateneo a livello nazionale. Inoltre, UniTs presenta una quota di laureati di cittadinanza esteracomplessivamente pari al 6%, dato quest’ultimo quasi doppio rispetto alla media nazionale del 3,4%, evidenziando un elevato grado di internazionalizzazione. I ragazzi che frequentano l’Unversità di Trieste si laureano prima rispetto la media nazionale, e in particolare per le magistrali hanno molte più opportunità di fare un tiro- 26 Panorama cinio durante il percorso universitario rispetto ai laureati di altri Atenei. Ad esempio, per le magistrali biennali il 67% degli studenti fa un tirocinio, contro una media nazionale del 57%. Ottimi sono anche i risultati in termini di internazionalizzazione del curriculum. Il 14% degli studenti delle triennali fa una esperienza di mobilità internazionale in altre università europee ed extraeuropee, anche in questo caso un valore doppio rispetto una media italiana del 7%. Anche per le magistrali i dati legati all’internazionalizzazione sono più elevati rispetto la media. Infine, molto elevata è la soddisfazione sul rapporto con il corpo docente (84% si dichiara soddisfatto), sui servizi della biblioteca e sulle infrastrutture. Per quanto riguarda la condizione occupazionale, i dati sono estremamente positivi. A un anno dal titolo magistrale, il 75% dei laureati ha trovato lavoro, contro una media nazionale del 70%. A cinque anni l’occupazione sale al 87%, anche in questo caso un valore superiore alla media nazionale dell’84%. Anche le retribuzioni sono più elevate. A cinque anni dalla laurea, un laureato Units ha una retribuzione netta di 1.445 euro rispetto i 1.338 della media nazionale. e le figure a livello europeo ed extraeuropeo”. fBene anche a livello europeo Nella nuova classifica del Times Higher Education (THE), la “European University Top 200 Rankings 2016”, l’Università di Trieste ottiene un lusinghiero posizionamento collocandosi al 141.esimo posto fra le migliori 200 università europee censite. L’ateneo giuliano inoltre risulta essere fra i migliori italiani nel ristretto novero costituito dalle 19 università nazionali riuscite a entrare nella graduatoria redatta dal settimanale inglese Times HE. La classifica stilata periodicamente dal periodico specializzato inglese, considerata una delle più autorevoli in merito, ha tenuto in considerazione criteri quali il rapporto nume- rieste tra le migliori rico tra docenti e studenti, i livelli di ricerca e formazione, la capacità di attivare il trasferimento tecnologico con la creazione di spin off e la reputazione sui media. In testa alla lista c’è l’Università di Oxford, seguita da Cambridge e dall’Imperial College di Londra; completano la top 5 l’Istituto federale svizzero di tecnologia di Zurigo e un’altra università londinese, lo University College London. Dopo il Regno Unito, la Germania è il Paese con il maggior numero di atenei in classifica, ben 36. Fanno bene anche gli atenei scandinavi, tradizionali eccellenze di formazione superiore, che piazzano 11 università svedesi e 6 finlandesi in classifica; la Danimarca riesce a conquistare 6 piazzamenti, di cui il migliore è ottenuto dall’Università di Copenhagen (33.esimo posto); male la Spagna, con appena 5 università nella top 200 (la migliore: l’Università di Barcellona all’86.esimo posto). Lusinghiero il risultato italiano, che riesce a piazzare 19 università nella top 200 delle migliori università europee; tuttavia, mentre circa 1 terzo degli atenei tedeschi si trovano nella top 50, per quelli italiani, la grande maggioranza (17 su 19) scivola fuori delle prime 100 posizioni. La prima delle università italiane è la Scuola Normale Superiore di Pisa, che si colloca in 50.esima posizione, mentre l’Università di Trieste si colloca ben settima fra gli atenei italiani, a pari merito con l’Università di Padova. È “un’ulteriore conferma della qualità accademica dell’Ateneo triestino, nuovamente registrata dai media specializzati in ambito internazionale – ha commentato con soddisfazione il rettore, Maurizio Fermeglia –. Questa nuova classifica europea conferma anche i risultati dell’altra indagine dell’Unione europea ‘U-Multirank’ che, parimenti, assegnano entrambe al nostro Ateneo un’elevata eccellenza universitaria in ambito continentale”. Le altre università italiane censite tra le top d’Europa dal Times Higher Education sono: l’Università di Trento, il Politecnico di Milano e Università di Bologna, la Sapienza di Roma, l’Università di Milano e di Torino, la Federico II di Napoli e l’Università di Pavia, ccSecondo le classifiche sulle eccellenze universitarie in ambito continentaleTHE e “U-Multirank”, l’Units si colloca ben settimo a livello italiano, a pari merito con Padova. Per il rettore è “un’ulteriore conferma della qualità accademica dell’Ateneo triestino, nuovamente registrata dai media specializzati in ambito internazionale. l’Università di Firenze, di Milano Bicocca, di Verona, il Politecnico di Torino e le Università di Modena e Reggio Emilia, Roma Tor Vergata, Roma Tre. Panorama 27 italiani I nel mondo l Parlamento italiano, dopo un lungo e complesso cammino, ha approvato la riforma costituzionale che riduce il numero di parlamentari, elimina il bicameralismo paritario e rende più rapida l’azione legislativa e, quindi, l’impegno riformatore. Questo obiettivo è stato raggiunto dopo decenni di discussioni che non hanno prodotto una vera riforma. Decisivo il richiamo del Presidente Napolitano a tutto il Parlamento affinché consegnasse al Paese quella riforma costituzionale tanto attesa dall’opinione pubblica, ma disattesa dalle forze politiche e parlamentari succedutesi nel tempo. A questo appello hanno finalmente risposto le forze di maggioranza e il Governo Renzi ne ha fatto l’obiettivo prioritario della sua azione, anzi il motivo principale della sua esistenza. “Nell’impianto della riforma è stata confermata, non senza difficoltà, la circoscrizione Estero. Questo impianto non prevede che nel nuovo Senato, di cui sono state trasformate natura e funzioni, vi siano i rappresentanti dell’estero – scrive sul blog il deputato Marco Fedi (PD), eletto nella circoscrizione Estero –. Prevede però che 12 deputati eletti nel mondo concorrano a dare la fiducia al Governo, concorrano ad approvare tutte le leggi fondamentali e a indicare le linee prioritarie dell’azione di Governo. Siamo presenti in questa riforma grazie all’unicità della circoscrizione Estero. La legge ordinaria articola la circoscrizione in ripartizioni, ma l’unicità della circoscrizione Estero ci ha consentito di superare le riserve sollevate da alcuni Paesi già nella prima fase di approvazione della riforma costituzionale del 2000” . “Il Consiglio Generale degli Italiani all’Estero, appena insediato, ha deciso di porre all’attenzione dei Comitati degli italiani all’estero, delle associazioni e delle comunità la questione centrale della riforma della rappresentanza – aggiunge Fedi –. Ha giustamente privilegiato e scelto il metodo della consultazione e dell’ascolto preliminare”. Lo rileva 28 Panorama Il Parlamento italiano ha approvato la riforma costituzionale che riduce il numero di parlamentari La strategia del colibrì ccMarco Fedi, deputato PD Marco Fedi della Camera dei deputati circoscrizione estero e aggiunge due aspetti relativi alle considerazioni espresse dal CGIE. Prima di tutto, non si evidenzia sufficientemente proprio l’elemento del mantenimento della Circoscrizione estero, dimenticando il fatto che i saggi, dopo mesi di lavoro, avevano proposto la sua totale eliminazione. È chiaro a tutti, dunque, di chi sarebbero le responsabilità se la riforma costituzionale non dovesse essere approvata e si dovesse ricominciare tutto daccapo per la riforma in questo campo. Perché una cosa è certa: si ricomincerebbe dalla cancellazione della circoscrizione Estero”. “Vorrei fare anche un’altra considerazione: oggi, grazie al mantenimento della circoscrizione Estero, abbiamo una situazione in cui possiamo approvare una riforma costituzionale che non ci penalizza poiché assegna ai 12 deputati un ruolo pieno, non di semplice testimonianza. Questo secondo aspetto non mi pare venga rilevato in modo adeguato. Anche in questo caso devono essere chiare le responsabilità se si dovesse arrivare ad una riforma che assegna all’italianità nel mondo un ruolo di sfondo istituzionale, di pura testimonianza. Segnalo infine che la richiesta di una presenza dei territori esteri nel nuovo Senato obiettivamente non risponde a nessuna logica di rappresentanza. L’unicità della circoscrizione Estero non solo è elemento necessario per superare perplessità e remore di alcuni Paesi, restii a far svolgere attività elettorali di partiti esteri nel proprio territorio, ma restituisce anche il legame naturale tra italiani nel mondo, in una logica di rappresentanza plurale, tematica, orientata a rappresentare un mondo di diversità che converge nel Parlamento della Repubblica”. “Ecco, caro CGIE, cari Com.It.Es., care Associazioni e cara comunità italiana nel mondo – conclude il deputato –, possiamo fare una buona legge sulle rappresentanze di base, innovativa ed efficace, capace di guardare al futuro; oppure possiamo andare nelle più diverse direzioni, svolazzando allegramente, come colibrì, magari guardando al passato per cercare risposte che abbiamo già sotto gli occhi. Un caro saluto e buon lavoro”. Approvato all’unanimità e sottoscritto il Documento finale che sarà parte del programma politico per le prossime elezioni politiche del 2018 I n conclusione del V Congresso del MAIE Europa, tenutosi di recente a Bucarest, sulla base delle indicazioni e delle proposte avanzate nel corso della giornata, i dirigenti, i delegati e i coordinatori del MAIE Europa hanno elaborato, approvato all’unanimità e sottoscritto il Documento finale che sarà parte del programma politico per le prossime elezioni politiche del 2018. Nel testo, che riportiamo integralmente a seguire, si affermano i seguenti principi ai quali si ispireranno nella loro azione: il MAIE è un movimento culturale e politico, espressione delle associazioni di volontariato italiane all’estero, autonomo dai partiti politici italiani, e ribadiamo che la sua missione è la difesa e la valorizzazione degli italiani nel mondo, delle loro attività e dei loro interessi; avoreremo per raggiungere alcuni degli obbiettivi più cari agli italiani residenti all’estero, tra cui: a) La diffusione e la promozione della lingua e della cultura italiana nel mondo, sostenendo le istituzioni culturali e le scuole italiane oltre confine, impegnandoci nel recupero delle risorse che negli ultimi anni sono state tagliate; b) La difesa e della promozione del Made in Italy e del Sistema Italia, compresa la messa in rete degli imprenditori italiani all’estero; c) La difesa della rete consolare italiana, fatta a pezzi dall’attuale governo Renzi. Dunque, più risorse, più personale, puntando con maggiore forza sulle figure dei V Congresso del MAIE Europa contrattisti locali; opereremo fuori e dentro il parlamento per garantire ai connazionali residenti all’estero il diritto a una completa assistenza sanitaria, quando presenti sul territorio nazionale; ci adopereremo per fare in modo che i nostri connazionali ricevano servizi consolari più efficenti, affinché impiegati e funzionari delle nostre sedi diplomatiche abbiano maggiore attenzione e rispetto nei confronti degli italiani residenti all’estero; promuoveremo la difesa dell’integrità culturale italiana ed europea basata su valori democratici e cristiani, e ci impegneremo per una reale integrazione politica e sociale tra le diverse culture dei paesi europei; ci impegneremo a portare avanti l’abolizione dell’IMU, ingiusta e odiosa tassa, per tutti gli italiani all’estero: il pagamento dell’IMU per gli italiani nel mondo nella situazione attuale rappresenta una discriminazione nella discriminazione a cui il MAIE vuole porre fine al più presto; dedicheremo un capitolo importante della nostra azione politica e parlamentare ai tanti pensionati italiani residenti all’estero, garantendo loro la giusta attenzione da parte del servizio pensionistico nazionale assicuriamo l’impegno a rafforzare la presenza e il peso politico del MAIE in ciascuno di quei venti paesi UE presenti al V Congresso europeo, tramite azioni politiche e culturali sul territorio e con il sostegno dei nostri parlamentari, i quali contribuiranno alla diffusione della visione culturale e politica del MAIE, aggregando sempre piu’ connazionali per poter affrontare nel modo migliore le sfide che verranno, in vista soprattutto delle prossime elezioni politiche. Panorama 29 dossier comunità Lorena Lubiana Bellè è subentrata alle ultime elezioni alla colonna portante degli italiani del territorio: Antonio Ravalico che ha guidato il sodalizio per ben 22 anni nonostante il gran lavoro nei vigneti CI Villanova: mantenere le tradizioni 30 Panorama di Ardea Velikonja C ircondata da rigogliosi vigneti e oliveti nel borgo di Villanova, pochi chilometri da Verteneglio, si trova la Comunità degli Italiani. Presidente del piccolo sodalizio è Lorena Lubiana Bellè, subentrata alle ultime elezioni alla colonna portante degli italiani di Villanova Antonio Ravalico. Ed è proprio sotto l’occhio vigile del signor Ravalico, che ha voluto incontrarci la presidente e parlarci della CI. “La nostra Comunità è nata tanti anni fa con l’arrivo dell’insegnante rovignese alla scuola periferica di Cittanova a Villanova, Leni Benussi. Parliamo del 1967, quando iniziarono le attività. Però non ci siamo registrati subito, si lavorava sotto le ali della CI di Cittanova, qualcuno cantava con il coro di Verteneglio qualcuno con quello di Cittanova. Ma Leni Benussi disse allora: facciamo qualcosa qui da noi e si partì con la filodrammatica. Un gruppo consistente che mettevano in scena dei bellissimi lavori, cose impegnative sempre con le storie di Giusto Curto, dato che la maestra era rovignese. All’epoca c’erano tantissimi attivisti perché nel nostro paese, che conta circa 300 abitanti, il 70 per cento erano italiani. Dopo la guerra del 1991, qui sono arrivati molti profughi provenienti da tutta la Croazia. Quindi ci sono stati matrimoni misti e sono giunti anche i loro parenti. Alcuni sono andati via, ma altri sono rimasti. Oggi siamo 170 soci maggiorenni e insieme con i bambini formiamo ancor sempre la maggioranza rispetto ai complessivi 300 abitanti attuali della località. Purtroppo, nel 1987 Leni Benussi è venuta a mancare in seguito a un incidente stradale e in un primo momento ci siamo trovati spaesati perché in un paese la maestra è il punto di riferimento. Per un paio d’anni si sono fermate tutte le attività, fino a quando è subentrato un giovane presidente e dopo di lui il nostro Antonio Ravalico, che è rimasto alla guida della nostra Comunità per 22 anni”, dice l’attuale presidente. fL’unico laboratorio enologico “In questo periodo abbiamo lavorato sodo: si sono tenute le conferenze e, su iniziativa del signor Ravalico, si è messo su un laboratorio enologico, l’unico in questa parte dell’Istria. Si sa che viviamo in una zona di contadini che producono vino e in passato, non avendo dove portare ad analizzare il nostro vino, si andava a Trieste o dove c’era un apposito istituto. Quindi la struttura creata grazie al sostegno dell’Unione Italiana e dell’Università Popolare di Trieste serve a tutto il nostro territorio. C’è stato poi un professore che arrivava da Trieste e che ci faceva tutte le analisi, cosa che aiutò molto la gente a migliorare la qualità del vino. Il professore andava nei vigneti, controllava i grappoli, consigliava i contadini su quando fare la vendemmia, come farla, ecc. E oggi molti devono essergli riconoscenti. Poi, dopo i tagli alle conferenze, abbiamo ingaggiato una connazionale di Visignano, Eni Bernobić Veronese, che ci ha tenuto su il laboratorio. Oggi abbiamo una collaboratrice esterna che lavora a Parenzo all’Istituto, Ingrid Palman. E visto che Panorama 31 dossier comunità ccLa colonn ccAl pianterreno si svolgono tutte le attività qui in pratica tutti sono produttori di vino, questo laboratorio è importantissimo per noi”, rileva Lorena Lubiana Bellè. fLa sede “Per quanto riguarda la sede, all’inizio non l’avevamo, usavamo prima gli spazi della locale scuola italiana, chiusa con la scomparsa della maestra Leni Benussi, poi un vano della Comunità locale e successivamente, su iniziativa del signor Ravalico, abbiamo individuato un terreno su cui abbiamo poi costruito questa casetta che ospita la nostra Comunità e che è stata inaugurata nel 1991. Noi siamo fieri della nostra sede – sottolinea Lorena Lubiana Bellè –, ci manca solo una sala più grande per poter ospitare le al- 32 Panorama tre Comunità. Non vogliamo altro, anche perché siamo consapevoli che avere una grande sede comporta tante spese. Quindi noi ci accontentiamo di quello che abbiamo. A Villanova esiste una grande sala, che si sta rifacendo e i lavori ancora non sono terminati per cui è inagibile. Per gli spettacoli più grandi prima si ricorreva alla grande sala della scuola, ma con la scomparsa della maestra Leni Benussi la scuola italiana è stata chiusa, mentre quella croata è durata ancora un paio d’anni e poi è stata chiuda anche quella. Da allora tutto l’edificio è in stato di abbandono mentre i nostri bambini vanno a scuola a Verteneglio o a Cittanova, dato che distano ambedue pochi chilometri da Villanova. Siamo in attesa di tempi migliori per rimettere in piedi l’edificio scolastico. fMaggioranza italiana “Con il Comune stiamo lavorando ai progetti europei per poter portare a termine i lavori. Il sindaco di Verteneglio è connazionale e noi abbiamo un’ottima collaborazione con tutti anche perchè qui siamo in un piccolo territorio e ci conosciamo tutti. Penso che possiamo vantarci di essere l’unico comune istriano a maggioranza italiana. Su 1.600 abitanti del comune di Verteneglio, che comprende le frazioni di Villanova, Carigador, Radini e Fiorini, la maggioranza è di nazionalità italiana”. “Per quanto riguarda le nostre attività abbiamo il gruppo vocale che conta 18 membri, la filodrammatica adulti, il gruppo musicale con ragazzi che suonano vari strumenti da tantissimi anni. Noi non siamo professionisti siamo semplicemente amanti della tradizione, sia culturale che musicale. La tradizione si sta perdendo perché ai giovani certe cose non interessano. Qua invece in paese se li chiamiamo i giovani vengono volentieri, ci aiutano, fanno sport e musica e sono veramente presenti in CI. Abbiamo anche un gruppo di minicantanti con nove bambini. La Comunità degli Italiani di Villanova organizza tante manifestazioni, la principale comunque è quella del 10 agosto, San Lorenzo, che è la festa della CI e del nostro patrono. Poi abbiamo il 29 settembre, San Michele, il vero patrono di Villanova, ma siccome a settembre c’è tanto da lavorare per la vendemmia la festa vera e propria la si fa il 10 agosto. La chiesetta di San Lorenza si trova in un piccolo paesetto, Pavici, e quindi per praticità si è pensato di fare ccIl coro e il gruppo musicale si esibiscono ovunque na portante della CI, Antonio Ravalico, con l’attuale presidente ccIl coro della CI la festa lì. Poi organizziamo la Festa in famiglia a fine anno e noi come Comunità partecipiamo con il Comune e l’ente turistico di Verteneglio ai Giorni della tradizione. Il nostro gruppo vocale è in costume popolare, le nostre donne fanno i fusi, gli gnocchi, tutto sul posto, si gioca a carte, insomma si fa tutto quello che si faceva una volta. Partecipiamo anche alla festa della malvasia con il nostro vino e gli arnesi che si usavano una volta nei campi. Facciamo anche visite alle altre Comunità degli Italiani, partecipiamo al Torneo dell’amicizia di carte, organizziamo delle conferenze”, aggiunge la presidente. fLe conferenze sospese E qui si è incluso il signor Antonio Ravalico: “E le conferenze sono il punto dolente. Mi dispiace dirlo ma per un paese così piccolo come il nostro, le conferenze sospese da tempo sono una grossa perdita. Qui venivano professori, dottori, la sala era sempre piena di gente. Abbiamo imparato tante cose specie alle gite in Italia, abbiamo conosciuto tante bellissime città. Ricordo il professor Maier, che veniva qua e la gente gli chiedeva di tutto e lui sempre gentile rispondeva. Era un modo di ritrovarsi per la gente che dopo aver lavorato sodo nei campi tutto il giorno si ritrovava qui in Comunità. E averle tolte queste conferenze sono per me un grosso sbaglio. Mi spiego se andavo alle gite io andavano anche i miei figli e quello che vedevano restava loro dentro, li faceva rafforzare l’italianità. L’anno scorso abbiamo avuto l’ulti- ma conferenza sugli olivi: doveva vedere quanti giovani c’erano, tantissimi, tutti futuri olivicoltori che hanno ascoltato con attenzione l’esposizione del professore e hanno posto tantissime domande. Vogliono imparare da persone professioniste cose utili per tutto il territorio. Forse in città queste non sono cose importanti però qui da noi sì. Ricordo che anni fa noi si andava alla Fiera di Verona, fiera specializzata in vini. Fiume, Pola non erano interessate alla fiera, la gente andava a fare il giro della città dell’arena mentre noi ci guardavamo i macchinari, le botti, ecc. Non è facile fare il presidente, ha concluso Antonio ravalico, l’ho provato io che dopo aver lavorato tutto il giorno nel vigneto venivo qui a riempire carte su carte, non avendo una segretario. In pratica qui c’è più da rimettere Panorama 33 dossier comunità ccL’edificio abbandonato che fu sede della scuola elementare italiana che da guadagnare ma lo si fa con il cuore.” Essendo noi una piccola Comunità abbiamo bisogno di contatti. Ricordo gli incontri dei giovani di Borosia, era bello ritrovarsi tutti assieme in un unico luogo – dice Lorena Lubiana Bellè –. Erano presenti tutti i giovani, ma anche i non più giovani delle Comunità, e lì ci conoscevamo, facevamo amicizia. Oggi purtroppo solo alcuni si ritrovano al Torneo dell’Amicizia di Abbazia. Penso che questi tagli alle nostre CI dovevano venir fatti in altro modo, ovvero bisognava vedere sul territorio cosa interessa alla gente. Un tempo c’erano gli incontri tra i presidenti delle CI e i vertici dell’UI e dell’UPT, che si svolgevano una volta all’anno. Lì ci si conosceva tutti, si scambiavano opinioni. Ora questo non accade da anni e infatti io, che sono nuova quando devo andare in qualche posto mi prendo con sé il signor Ravalico. Io ho fatto da sempre attività in Comunità ma andavo a cantare e quindi non avevo modo di conoscere nessuno”. “Noi abbiamo tanti progetti, ma dobbiamo stare nei limiti delle possibilità. Adesso stiamo pensado di mettere su un laboratorio per poter salvaguardare qualcosa dei nostri nonni e quindi abbiamo deciso di fare le ciabatte che si facevano una volta in casa a mano. Ci sono delle persone in paese che le hanno ancora e che sanno come si fa, e grazie a loro vorremmo rifarle. Abbiamo realizzato tante iniziative, come ad esempio il corso di fisarmonica, con trenta allievi, ma sono arrivati i risparmi e ci siamo visti costretti a sopprimere tante attività. Oggi i giovani hanno altri interessi e dobbiamo fare di tutto perché vengano in Comunità e porti- ccIl laboratorio enologico, l’unico in Istria 34 Panorama no avanti il lavoro iniziato da noi. Per quanto riguarda la quota associativa penso sia una cosa ingiusta per noi come Comunità, perché noi non siamo una società di caccia né un club che fa beneficienza, bensì siamo una realtà specifica. Mi chiedo: perché dovremmo pagare una quota: per essere rimasti italiani? E quelli che fanno attività gratis anche? Quindi farò il possibile perché non si arrivi al pagamento di tale quota”. In chiusura, una domanda ad Antonio Ravalico: com’è stato fare il presidente 22 anni fa e svolgere quest’incarico oggi? “All’epoca erano altri tempi, tanto entusiamo, la gente veniva più volentieri in Comunità perché s’imparavano tante cose. Oggi non c’è nulla di tutto questo: tolte le conferenze tematiche abbiamo perso molto”. libri Vaticano e nazismo perdonare l’imperdonabile di Gianfranco Miksa C ristianizzare il nazionalsocialismo per combattere l’ateismo sovietico e l’individualismo capitalista. È quanto il teologo e studioso Alois Hudal (1885-1963), austriaco di nascita, rettore di Santa Maria dell’Anima (la chiesa nazionale tedesca nella capitale italiana), si era impegnato a realizzare sposando interamente la causa nazista. Ma Hudal è anche un personaggio che a conflitto terminato organizzò l’espatrio di assassini e criminali nazisti, il tutto in nome della misericordia. A parlarne è il volume L’Anima del Führer (Marsilio editore, p. 216, 2016) del giornalista e scrittore di origine dalmata Dario Fertilio, firma storica del “Corriere della Sera”, che ricostruisce la sporca e vergognosa pagina di quella che fu il culmine Dario Fertilio, autore del saggio «L’Anima del Führer» ccLa copertina del volume della tacita attrazione tra il Vaticano e il nazismo. Il volume che ha come sottotitolo “Il vescovo Hudal e la fuga dei nazisti in Sud America”, è stato presentato anche alle Comunità degli Italiani di Fiume e Rovigno. E in tale occasione abbiamo intervistato l’autore per porgli alcune domande sul romanzo. “È una pagina di storia sconosciuta – spiega Dario Fertilio, che abbiamo incontrato a Fiume, dove ha presentato il suo libro – che vede al centro della narrazione la figura di Alois Hudal, il vescovo austriaco a Roma. Fu lui, con la collaborazione del Vaticano, a organizzare le fughe in Sud America, tramite la cosiddetta ‘Ratline’, ovvero la ‘via dei ratti’, di numerosi gerarchi nazisti, compresi i più efferati criminali di guerra, ma anche di semplici combattenti tedeschi ricercati dagli Alleati. Connazionale di Hitler, Hudal, nel 1936 scrisse un libro, ‘I fondamenti del nazionalsocialismo’, che venne censurato dai nazisti pagani e non piacque al Vaticano. Vi si sosteneva la tesi Panorama 35 della necessità di cristianizzare il nazionalsocialismo per utilizzarlo nella crociata contro l’individualismo occidentale, il capitalismo e, soprattutto, il comunismo sovietico ateo e materialistico che all’epoca erano messi sullo stesso piano dai cristiani più conservatori. Agli occhi del vescovo Hudal la Germania nazista era un’alternativa spirituale, purché si liberasse dal condizionamento dell’ala sinistra, cosiddetta pagana. Proprio perché desiderava cambiare il nazismo, diventa un personaggio strano e i suoi libri furono censurati. In definitiva è una figura dimenticata perché scomodo per la chiesa cattolica, un nemico per i bolscevichi e anche per gli alleati, quale organizzatore dell’espatrio dei gerarchi nazisti in Sud America. Una situazione che diviene imbarazzante perché alla fine anche gli alleati sono costretti a chiudere un occhio in vista della Guerra Fredda, per cogliere l’opportunità di farsi amici i nazisti anticomunisti. È un gioco di ombre, di incastri, tanto da rappresentare un soggetto ideale per una spy story, cosa che in effetti fu”. “È un romanzo storico che vede l’intreccio di elementi di fiction – precisa ancora Fertilio –. Nella mia impostazione letteraria la base è sempre storica. In questo percorso seguo il modello di Manzoni che racconta la Grande Storia. Inserisco elementi di finzione che 36 Panorama ccL’autore con il console generale d Fiume, Paolo Palminteri. La presentazione del libro nel capoluogo quarnerino – nella sede della Comunità degli Italiani di Palazzo Modello e al Dipartimento di Italianistica della Facoltà di Lettere – è stata organizzata su iniziativa della scrittrice e collega giornalista de “La Voce del popolo”, Rosanna Turcinovich Giuricin rendono la vicenda più partecipata e affascinante. Praticamente sulla base storica dei fatti realmente accaduti attorno alla ‘Ratline’, inserisco il personaggio di finzione Pëtr Shlychkov, un soldato sovietico nelle cui vene scorre anche sangue tedesco, e che nella città prussiana di Königsberg appena conquistata dall’Armata rossa, e ribattezzata Kaliningrad, viene incaricato di infiltrarsi a Roma per smascherare il sistema di vie di fuga dall’Europa per nazisti e fascisti”. Il titolo ha un doppio significato. “Proprio così. L’anima del titolo non si riferisce unicamente all’anima spirituale del Führer, ma anche al collegio teutonico Santa Maria dell’Anima a Roma (il Collegio Germanico per la formazione del clero di lingua tedesca), dove il vescovo Alois Hudal, protagonista del romanzo, viveva, e che era quindi anche la sede di quest’organizzazione che forniva la via di fuga e una nuova identità ai fuggiaschi e ai criminali di guerra, intesa a sottrarre i nazisti alla ‘vendetta’ dei vincitori”. Nel romanzo i due totalitarismi sono messi a confronto. “Infatti, è l’incrocio tra i due totalitarismi, quello comunista sovietico e quello nazional sociali- sta germanico, che s’incontrano e in qualche modo si riconoscono pure. In questo senso la mia grande ispirazione è il romanzo ‘Tutto scorre’ di Vasilij Grossman, in cui fa incontrare il guardiano nazista e il prigioniero sovietico, che si riconoscono come due facce diverse della stessa cosa. Tutto sommato, un totalitarismo vale l’altro, anche se nessun ideale giustifica lo sterminio”. Può la misericordia spingersi al punto di perdonare i più terribili assassini? “Per Alois Hudal sicuramente sì, anche perché era grande amante della Germania come lo era Papa Pio XII, però in un modo diverso. Per Hudal, qualsiasi persona perseguitata o anche ricercata dalla giustizia, compresi i grandi criminali nazisti come Eichman, Mengele, Roschmann e altri soldati dal Reich, erano persone degne di misericordia, e quindi aiutate ad avere un’opportunità di pentimento. Ed è questo il motivo, per cui Hudal li aiutò. La questione fino a che punto si può spingere l’ideologia del perdono, tanto da perdonare l’imperdonabile, è centrale nel romanzo. A tutto ciò non dò un giudizio anche perché il romanzo non deve dare delle risposte politiche, dà solamente il racconto”. libri Zara, la città più antica e contesa della Dalmazia L o schiaffo della medaglia d’oro al valor militare, assegnata dall’Italia quindici anni fa mai consegnata – nel 2001 il Quirinale (allora era presidente carlo Azeglio Ciampi) firmò il riconoscimento all’ultima amministrazione italiana del Comune zaratino, ma poi tutto si arenò per le proteste del governo croato –, delinea bene tutta la complessità e la delicatezza della vicenda di Zara, la città più antica e nei secoli la più contesa della Dalmazia, “ambita da potenze continentali e marittime: gli Imperi romano e bizantino, quello carolingio, il Regno croato e ungherese, gli Angiò di Napoli, gli Imperi di Napoleone e degli Asburgo, l’Italia unita e la ex Jugoslavia. E prima fra tutte la Repubblica di San Marco, che di questa Zara non sapeva fare a meno”, ricorda Lucio Toth, uno dei personaggi chiave dell’esodo giuliano-dalmata, nativo di Zara, senatore della Repubblica Italiana, oggi presidente onorario dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia. In un volume che è stato in vetrina all’ultimo Salone di Torino, edito a Pordenone per le Edizioni dell’Immagine all’interno di una Collana dedicata alle città italiane del Nord-Est e dell’Adriatico orientale, Toth ripercorre la storia della città, dalla liburnica Idassa alla romana Iadera, passando per la la bizantina Diadora, per arrivare all’italiana e veneta Zara e concludere con la croata Zadar. Il libro s’intitola semplicemente “Storia di Zara. Dalle origini ai giorni nostri” (XV-318 p., ill., brossura, prezzo di copertina 14 euro) e ha come filo conduttore i legami antichi e profondi della sua Zara, ma anche di tutta la Dalmazia, parte consistente dell’antica Illiria, con lo Stivale. L’autore, classe 1934, proviene da una famiglia di tradizioni irredentiste, che ha dovuto lasciare la città con l’esodo della popolazione italiana alla fine della Seconda guerra mondiale. È stato magistrato e impegnato, fin da giovanissimo, nell’associazionismo cattolico. Nel 1987 è stato eletto senatore a Napoli per la Democrazia cristiana. Dal 1992 al 2013 è stato presidente dell’ANVGD. Laureato in giurisprudenza a Bologna è entrato in magistratura nel 1963 e ne ha percorso tutti i gradi. È coautore di un commento al codice penale. Ha scritto saggi e articoli di carattere giuridico, storico e politico, ha pubblicato di recente due romanzi di ambiente dalmata: “La casa di Calle San Zorzi” sulle vicende di Zara nel Novecento (Sovera Edizioni, Roma, 2008) e “Spiridione Lascarich Alfiere della Serenissima” sulle guerre turco-venete del Seicento in Dalmazia e in Grecia (ed. La Musa Talìa, Venezia, 2011). “Può sembrare strano che una città così piccola (20.000 abitanti nel 1914; 22.000 nel 1940; poco più di 70.000 oggi) meriti l’attenzione degli storici e ancora meno dei ‘media’ di oggi. Eppure ogni tanto il nome di Zara riappare nei giornali e la sua storia è oggetto di studi e di ricerche nelle università, non solo italiane o croate. Parlando della Dalmazia, si deve ricordare per forza la sua città più antica e contesa, che ne è stata capoluogo, o modesta capitale di un regno mai esistito se non sulla carta. Perché nella realtà storica, dopo Roma e Bisanzio, è stato dominio della Corona d’Ungheria, della Repubblica Veneta, degli imperi napoleonico e austro-ungarico, malgrado la corona regale inalberata sul suo stemma con i tre leopardi in campo azzurro. In origine il campo era rosso. Fu Venezia a volerne cambiare il colore per non confonderlo con la porpora del gonfalone della Serenissima – si legge nella sinossi –. Pur essendo un puntino nelle carte geografiche dell’Europa e del Mediterraneo per lì sono passati naviganti e pirati, monaci e mercanti, pellegrini e guerrieri, interi eserciti e armate di mare. Naturale che i suoi abitanti si facessero disincantati, per le tante cose viste e vissute, La sua storia è stata tracciata da Lucio Toth in un volume edito a Pordenone per le Edizioni dell’Immagine all’interno di una Collana dedicata alle città italiane del Nord-Est e dell’Adriatico orientale decisi a non farsi sopraffare, orgogliosi delle sofferenze patite e affrontate a testa alta. Un piccolo porto lungo una costa accidentata, cinta da montagne di dura pietra, è diventato per forza di cose luogo di incontro, e di scontro soprattutto, tra culture e mondi a volte conciliabili, più spesso fra loro incompatibili. Ne venne un carattere duro della sua gente, assuefatto ai sacrifici, pronto ad affrontarli con coraggio, stemperato nell’ironia e in una spensierata voglia di vivere al meglio della bellezza selvatica che quella terra offriva e offre. Saper sorridere sull’orlo dell’abisso, per non intristirsi nel vittimismo e nel piagnisteo. ‘Sempre alegri. E po’ bon!’”. (ir) Panorama 37 cinemania di Ardea Velikonja G razie alle proiezioni che si tengono nella suggestiva cornice storica del Castello (Kaštel) e dell’antica Arena romana, il Festival cinematografico di Pola è annoverato tra i più prestigiosi festival cinematografici all’aperto del mondo. Sono rari, infatti, i festival cinematografici che possano vantare un’ambientazione così particolare come quella della storia millenaria dell’anfiteatro polese. Nel segno di una lunga e ricca tradizione, anche l’edizione di quest’anno offrirà agli amanti della settima arte un programma ricco di novità nazionali ed internazionali ripartite in diverse sezioni. Il tutto sotto il cielo stellato. All’insegna del mondo femminile la 63.esima edizione del Festival del Film di Pola che si svolgerà dal 9 al 16 luglio prossimi e che vedrà pro- 38 Panorama Il Festival del Fi all’insegna del mo iettati un numero record di film: 105. Tornando al mondo femminile da rilevare che mai come quest’anno sono stati selezionati film che hanno per regista una donna e dato che la retrospettiva è dedicata alla più grande regista dei nostri tempi Marta Meszaros, nell’ambito del Pula PROfessional programma si terrà una tavola rotonda dal tema “Le donne nei film europei e croati” cui parteciperà proprio la regista Meszaros, la prima donna che diresse un film ungherese e la prima donna che si aggiudicò l’Orso d’oro al Festival di Berlino. Il consiglio artistico del Pula Film Festival, composto da Hrvoje Pukšec, Mike Downey e Tanja Miličić, ha selezionato 16 lungometraggi (7 nella parte com- petitiva, 3 fuori concorso e 6 coproduzioni di minoranza) e 18 cortometraggi (17 coproduzioni di maggiornaza e 1 coproduzione di minoranza). Questi fanno parte del programma dei film croati. Il consiglio artistico ha selezionato anche 16 lungometraggi internazionali (11 nella parte competitiva e 5 fuori concorso). Oltre agli attuali film croati ed internazionali, presso il Pula Film Festival di quest’anno, gli spettatori potranno vedere anche i 7 migliori film della recente storia croata. A detta di Hrvoje Pukšec, presidente del Consiglio gli amanti del cinema potranno assistere alle migliori produzioni cinematografiche croate degli ultimi 25 anni. In concorso per l’Arena d’oro quest’anno ci sono le pellicole: “Generazione ‘68” di Nenad Puhovski, “Il Ministero dell’amo- ilm di Pola ondo femminile La 63.esima edizione della rassegna cinematografica più importante in Croazia si svolgerà dal 9 al 16 luglio nella bellissima Arena con le proiezioni sotto le stelle. Numero record di film: 105 tra nostrani e stranieri re” di Pave Marinković, “L’eroe popolare Ljiljan Vidić” di Ivan Goran Vitez, “Dall’altra parte” di Zrinka Ogresta, “Auguri” di Snježana Tribuson, “Confusione” di Lana Kosovac e “Il trampolino” di Katarina Zrinka Matijević. Fuori concorso si potranno vedere “La gabbia blu” di Bruna Bajić, “La vita è una tromba” di Antonio Nuić e “La liberazione di Skopje” di Rade e Danilo Šerbedžija. Ed ecco i titoli dei 7 migliori film della recente storia croata: “Cosa ha ripreso Iva il 21 ottobre 2003” di Tomislav Radić (Grande arena d’oro e 3 Arene d’oro). “Il cielo e i satelliti” di Lukas Nola (4 Arene d’oro), “Negri” di Goran Dević e Zvonimir Jurić (3 Arene d’oro), “Le giovani ragazze morte” di Dalibor Matanić (Grande Arena d’oro e 5 Arene d’oro), “The Reaper” (titolo originale Kosac) di Zvonimir Jurić (tre Arene d’oro), “Metastasi” di Branko Scmidt (Grande Arena d’oro e 2 Arene d’oro) e “Zvizdan” di Dalibor Matanić (Grande Arena d’oro e 5 Arene d’oro). Sedici i lungo- Panorama 39 cinemania Appuntamento dal 9 al 16 luglio, con un programma da record: verranno proiettate in tutto ben 105 pellicole ccLa presentazione del programma 2016 del Pula film Festival metraggi internazionali che verranno presentati. Tra questi undici sono in concorso e cinque fuori concorso. Si tratta per lo più di film che hanno partecipato o sono stati premiati a rassegne cinematografiche internazionali tra i quali rileveremo lo svizzero “Aloys” di Tobias Nolle, che si è aggiudicato il presi FIPRESCI a Berlino, e il colombiano “Between Sea and Land” di Carlos del Castillo che si è aggiudicato il premio del pubblico e di una apposita giuria al recente Sundance Film Festival. Verrà presentato pure anche il film greco “Chevalier” di Anthine Rachel Tsangari, il francese “Evolution”, di Lucile Hadziha- Chi è Marta Meszaros Regista cinematografica ungherese è nata a Kispest il 19 settembre 1931. Con il suo stile limpido e profondo, basato su dialoghi ridotti al minimo e su un uso ardito delle ellissi narrative, ha sostanziato il punto di vista femminile, incoraggiando la presa di coscienza delle donne sulla loro condizione e sostenendone il diritto alla parità nella società socialista, in cui i rapporti familiari erano ancora legati a valori feudali. Per molti anni ha avuto problemi nel suo Paese proprio a causa dei suoi personaggi femminili, conside40 Panorama rati troppo aggressivi, e dell’immagine critica che ha dato della realtà ungherese. All’estero è stata invece apprezzata e premiata: Orso d’oro a Berlino per Örökbefogadás, noto anche come Adoption (1975), Gran premio speciale della giuria a Cannes nel 1984 per Napló gyermekeimnek (Diario per i miei figli, girato nel 1982, ma bloccato dalla censura fino al 1984), primo capitolo della tetralogia dei ‘diari’, un’opera inconsueta che inserisce elementi autobiografici in un ampio affresco storico. lilovic, il romeno “Illegitimate” di Adrian Sitarua, l’irlandese “Mammal” di Rebecca Daly e lo svedese “The Yard” di Mans Mansson. Fuori concorso verranno proiettati il messicano “Chronic” di Michel Franca, il polacco “Planet Single” di Mitja Okorna nonchè tre film americani: “Indipendence day 2”, di Roland Emmerich “Ice Age: Collision Course” di Mike Thurmeier e Galen T.Chu e “Ghostbusters 3” di Paul Feig. Il programma internazionale contiene pure una sezione per i giovani denominata “Dizalica” e quella per bambini dal titolo “Pulica” con proiezioni di una decina di film recenti per il pubblico più giovane. Quindi per niente facile il compito della giuria così composta: per il programma dei lungometraggi croati: Bruno Kragić (Croazia filmologo), Labina Mitevska (Macedonia, attrice e produttrice), Hrvoje Mršić (Croazia, montaggio), Don Ranvaud (Gran Bretagna, produttore e giornalista) e Sanja Vejnović (Croazia, attrice). Programma per studenti e cortometraggi croati: Chris Auty (Italia, produttore), Daniel Kušan (Croazia, regista), e Daniel Rafaelić (Croazia, critico cinematografico). Programma internazionale: Gaby Babić (Germania, direttrice del Wiesbaden) Stevan Filipović (Serbia, regista e montaggio) e Ivona Juka (Croazia, regista). Vicini e amici: Mia Pećina (Croazia produttrice), Calin Peter Netzer (Romania, regista) e Ivan Ostrochovsky (Slovacchia, produttore e regista). mostre Tutti in spiaggia Fino al 18 luglio nella Galleria Sincich del Museo del territorio parentino C iò che accomuna la balneazione, considerata in tutti i periodi storici come la fonte di benessere individuale e collettivo, è la cultura dell’acqua che ha nella civiltà greca e romana le radici più antiche. La pratica che si diffonde in età moderna è invece espressione dell’affermarsi di un nuovo modello sociale e nel 1900 il significato della balneazione si modifica al passo con una società sempre più dinamica. Ritrovi più o meno mondani – dalle terme ai casinò ai grandi alberghi –, stabilimenti, promenades, parchi acquatici e altri luoghi d’intrattenimento, iniziano ad animare i litorali delle grandi città europee e la balneazione associata al vissuto urbano diventa una forma elitaria del tempo libero. Panorama 41 mostre E anche del costume, inteso come modo consueto di pensare, di comportarsi e di (s)vestirsi. Una mostra fotografica racconta la tradizione del litorale adriatico, riscoprendo usanze e curiosità tra XIX e XX secolo. “Tutti in spiaggia. I bagni e la moda balneare sull’Adriatico (18801970)”: è la mostra fotografica che il Museo croato del turismo propone in questi giorni a Palazzo Sincich (visitabile fino al 18 luglio, nei giorni feriali con orario 8 – 15), l’edificio barocco più insigne e meglio conservato a Parenzo, in cui ha sede il Museo del territorio parentino e che al primo piano ospita l’omonima galleria. L’esposizione, curata da Nataša Babić, ripercorre attraverso immagini, documenti e oggetti vari, tasselli di storia e l’evoluzione dei costumi (anche di quelli da bagno!) dalla nascita del turismo balneare, verso la fine del XIX secolo, agli anni Settanta del secolo scorso. Illustrazioni in bianco e nero, manifesti e dépliant turistici, foto d’epoca e qualche esemplare mostrano i primi stabilimenti balneari su palafitte e le toelette da spiaggia, completi formati da tuniche e mutandoni lunghi fino al polpaccio con colli alla marinara, cappelli di paglia e ombrellini di pizzo. Gli anni Venti consacrano la figura di una donna più sportiva, che abbandona busto e corsetti per adottare, in spiaggia, il costume di maglia elasticizzata, tendenza che si afferma, con ancora più vigore, negli anni Trenta; nel 1947 arriva l’esplosivo bikini; negli anni Cinquanta scoppia la febbre ccBagnanti negli anni 1930 42 Panorama dell’abbronzatura, cambiano le forme, i tessuti sono sempre più impalpabili... Nei decenni successivi il costume ccAbbazia, turisti tedeschi nel 1952 da bagno è stato declinato in una miriade di forme, colori e fantasie differenti, segno anche del fatto che le vacanze al mare, grazie al crescente benessere economico, stavano piano piano diventando un rito annuale irrinunciabile, tanto atteso dopo un anno di la- ccSiamo nel 1910 voro nel grigiore cittadino. Con le proteste sociali della fine degli anni Sessanta, poi, la voglia di rompere gli schemi si è sicuramente riflettuta in una moda più audace, che ha proposto bikini sempre più ridotti, fino a sdoganare anche la pratica del topless. Oggi, dopo che abbiamo sperimentato praticamente tutto, la nuova tendenza sembra quella di guardare indietro: a quegli anni Cinquanta spensierati e ottimisti, con le loro gonne a ruota e i bikini a vita alta, che tanto donavano anche a donne formose come l’intramontabile Marylin Monroe. Finita l’era della moda che veste solo taglie minuscole, anche le curve riacquistano la loro dignità e trovano il loro migliore alleato in questi modelli un po’ retrò, che le accompagnano e le valorizzano. La mostra, con uno squisito gusto rétro, si sofferma anche su questo aspetto – da non sottovalutare l’invito esteso a tutta la cittadinanza a portare nel Museo vecchi esemplari di costumi da bagno, fabbricati fino agli anni Novanta del secolo scorso (le donazioni andranno ad arricchire le collezioni dell’istituto parentino) –, ma più in generale ci fa comprendere com’è cambiato il rapporto con il mare, non più visto solo come mezzo di comunicazione e sostentamento, ma anche come fonte di salute e di divertimento. L’allestimento visivo è stato curato da Stanislav Habjan e Hrvoje Đukez di Zagabria. I. R. Panorama 43 made in italy «F ood4punto0», dedicata al Food rigorosamente Made in Italy, è la testata online (www.food4punto0.com) nata in occasione di “Cibus 2016”, il Salone internazionale dell’Alimentazione giunto quest’anno alla sua 18.esima edizione (Parma, 9-12 maggio 2016). “Food4punto0” sarà una piattaforma internazionale sull’agroalimentare italiano che, con le sue specificità identitarie regionali legate alla Terra-Madre, è una riconosciuta eccellenza nel panorama nazionale e mondiale. Attraverso notizie, approfondimenti e interviste, la nuova testata online – quale naturale sviluppo dei temi discussi in Expo Milano 2015 e approfonditi in particolare presso il Parco della Biodiversità – sarà l’agorà internazionale per tematizzare gli aspetti che uniscono l’alimentazione al benessere e alla 44 Panorama ccIl fondatore di “Food4punto0” ,Vincenzo Piro salute. Ricca di notizie, approfondimenti e interviste, sarà punto di riferimento per mettere in connessione l’imprenditoria – attraverso il racconto di storie, sfide e conquiste degli italiani fuori e dentro i confini che diffondono e valorizzano i prodotti italiani nel mondo – gli eventi, il giornalismo di settore e il mondo dell’università e della ricerca. Una testata innovativa che, sin Dedicata rigorosamente al Food Made in Italy sarà il driver di sviluppo del territorio e dei rapporti tra Italia e connazionali all’estero dalla denominazione “Food4punto0”, vuole esprimere la sua dimensione di movimento, interazione e dinamicità. Sarà un luogo di crescita da e verso l’Italia e di incontro della community digitale tra tutti gli attori protagonisti, italiani ed esteri, dell’alimentazione, del benessere e della salute: dalle istituzioni alle associazioni di settore, dalle aziende ai buyer, per sviluppare rapporti bilaterali e internazionalizzazione. fBenessere e salute “L’incontro diretto tra l’Italia e il mondo dell’alimentazione, che equivale a benessere e salute, è il cuore di ‘Food4punto0’ – spiega Vincenzo Piro, suo fondatore –. Con Expo Milano 2015 l’alimentazione ha reso il nostro Paese sempre più protagonista in tutto il mondo e oggi più che mai lo rende attore di qualità, di affidabilità e di servizio sempre più sostenibile, innovativo, trasparente nuova testata on line e responsabile, quindi funzionale ed emozionale. Oltre a dare voce a produttori e importatori, daremo spazio alla ricerca scientifica e tecnologica, all’educazione alimentare e al mangiar sano ed equilibrato. ‘Food4punto0’ diviene di fatto un coacher, una forza trainante per affrontare e migliorare la connessione tra tutti questi attori affinché instaurino rapporti immediati e duraturi nel tempo. Grazie a partnership, workshop e makerspace con le università, daremo l’opportunità a tutta la catena del valore food e salute di cogliere progetti innovativi proposti dagli attuali giovani e millenials, ovvero i futuri produttori e consumatori”, aggiunge Piro. “Food4punto0” – realizzato in collaborazione con PiKap, azien- da di ingegnerizzazione e realizzazione di servizi 4.0 – racconterà le case history di successo degli imprenditori del nostro Paese e degli italiani nel mondo, i progetti innovativi, le esperienze delle start up e delle aziende fuori e dentro i confini, ma anche la legislazione e le informazioni di servizio in ambito commerciale e dell’export. A. V. Panorama 45 ambiente Rain gardens i giardini della pioggia a cura di Nerea Bulva S trade che si trasformano in ruscelli, scoli e tombini intasati dalla troppa acqua, prati talmente bagnati da diventare piccole paludi. La città non reagisce bene agli eccessi di acqua piovana che si sono fatti più frequenti negli ultimi anni anche alle nostre latitudini. Le piante però possono fornire una soluzione, esteticamente gradevole e soprattutto efficiente, grazie ai cosiddetti rain gardens ovvero “giardini della pioggia”. Si tratta di aiuole create in leggeri avvallamenti in cui il substrato è costituito in gran parte da materiale fortemente drenante come la ghiaia, che viene popolato di piante a bassissima manutenzione. L’acqua scorre all’interno dell’area verde e viene filtrata, ripulendosi da gran parte degli inquinanti raccolti dai tetti e dalle superfici solide, per poi scorrere via in profondità verso la falda. Secondo il PlaNYC 2008 (agenda per la sostenibilità di New York) i rain garden sono in grado di trattenere anche più del 50% dell’acqua piovana per rilasciarla poi gradualmente nel sistema fognario e impedirne il collasso in caso di alluvioni. La struttura si basa su di una sorta di bacino nel quale una composizione 46 Panorama del terreno formata per il 50-60% da sabbia, per il 20-30% da compost, e per altri 20-30% da terreno superficiale, favorisce l’accumulo di acqua. Qui la flora autoctona gestisce l’assorbimento dell’acqua e il rilascio di quella in eccesso, ritardandone il tempo di immissione nella rete e riducendone l’apporto diretto. In questo modo si previene il collasso della rete fognaria e la formazione di zone di allagamento dovute all’eccessiva caduta di acque meteoriche. fOttimi alleati per le città Quando sono nate le città nessuno avrebbe potuto prevedere lo sviluppo che i rain gardens avrebbero avuto e tanto meno le conseguenze che si sarebbero create. Una prima risposta al problema era stata data con lo sviluppo del tetto verde che da anni ormai viene utilizzato in architettura, ma questo in qualche modo continua ad essere limitato alle nuove costruzioni. I rain gardens al contrario, grazie alla loro facilità di applicazione, stanno letteralmente guadagnando sempre più terreno nei confronti delle città, cosicché questi giardini si dimostrano un efficace mezzo per contrastare gli effetti delle bombe d’acqua. Queste aree di bio-ritenzione e filtraggio si sono dimostrate ottime alleate per le città, dove la superficie costruita è predominante e dove marciapiedi e strade hanno ridotto ai minimi termini il terreno scoperto reso però compatto per il continuo calpestio rendendo così molto difficile l’assorbimento dell’acqua: questa situazione rende la vita difficile anche agli alberi di città che, circondati da superfici impermeabili, non riescono ad idratarsi a sufficienza quando sopravvengono lunghi periodi di siccità, indebolendosi progressivamente. I rain gardens, spesso delimitati da pietre e collocati nei punti dove l’acqua non riesce a defluire, riescono a rallentare il flusso dilavante della pioggia più intensa, assorbendone una grande quantità ed evitando allagamenti. L’innovativa soluzione edilizia contro gli allagamenti urbani, ideata intorno agli anni ’90, oggi è sempre più diffusa fI giardini nel mondo I primi rain gardens per uso residenziale si sono diffusi nel 1990 nel Maryland (USA) quando l’imprenditore Dick Brinker ebbe l’idea di sostituire gli specchi d’acqua utilizzati per la purificazione delle acque residenziali, con dei giardini. Ogni casa fu progettata con circa 30 metri quadri di giardino. Il sistema risultò estremamente vantaggioso in termini economici rispetto ai tradizionali sistemi di smaltimento delle acque piovane Nati in uno spazio urbano riqualificato nel cuore della città, i rain gardens di Mint Plaza a San Francisco diventano un’occasione per sperimentare nuove tecnologie e pensarne un possibile sviluppo su scala urbana. Il Minnesota ha intrapreso una politica a favore della tutela e della salvaguardia delle aree urbane, basata sulla costruzione dei rain gardens, che è stata accolta con entusiasmo dai cittadini di diverse piccole realtà urbane. L’obiettivo è quello di aiutare il sistema di raccolta delle acque meteoriche e migliorarne la qualità. L’iniziativa si è concretizzata nelle cittadine di Meaplewood, Burnsville, Playmouth, Minneapolis e Duluth. Meaplewood è stata la prima nel Minnesota ed è diventata d’esempio soprattutto per l’attiva partecipazione dei cittadini che ha permesso di costruire i rain gardens in aree residenziali private. Circa 30.000 abitanti per 450 rain gardens, una percentuale altissima di giardini al servizio della città e interamente curati e mantenuti dagli abitanti. Promosso dalla regione dell’Adelaide e dal Department of the Environment, Water, He- ritage and the Arts del governo australiano, è nato il programma Acqua Sensitive Urban Design (WSUD), un approccio alla pianificazione urbana che integra la gestione del ciclo di acqua nel processo di sviluppo urbano. Il documento descrive ampiamente il piano attuativo da intraprendere per attivare una politica efficace per la tutela del paesaggio e la gestione delle acque. Collocazione, forma e dimensione dei rain gardens sono parametri indicati con precisione, ma l’attenzione del dipartimento punta ad introdurre una vera e propria cultura di gestione della risorsa indicando sei punti fondamentali per il mantenimento e per l’efficienza di questi sistemi in modo da guidare i cittadini verso una tutela partecipativa degli spazi urbani. Questi impianti non sono soltanto un ottimo sistema per tutelare la sicurezza degli abitanti e ostacolare gli allagamenti, ma sono anche un decoro urbanistico, una maniera semplice di migliorare i quartieri, di donare loro un aspetto gradevole e colorato e di sensibilizzare, nello stesso tempo, l’opinione pubblica verso le tematiche ambientali. Là dove questi giardini della pioggia sono stati realizzati hanno offerto alla popolazione una migliore qualità della vita e risultati soddisfacenti. Panorama 47 alimentazione Frutta o verdura? Facciamo un po’ di chiarezza S iete sicuri di sapere davvero quali degli ingredienti che utilizzate ogni giorno sono delle verdure e quali sono dei frutti: non preoccupatevi, questi che vi elencheremo qui sono degli errori molto comuni: – con il termine frutta vengono comunemente indicati vari tipi di frutti commestibili compresi alcuni che normalmente vengono considerati delle verdure, come ad esempio i pomodori o i cetrioli. Dal punto di vista botanico i frutti derivano dall’ovario della pianta, che serve per custodire e proteggere i semi, necessari per la riproduzione della pianta; viene considerato frutto solitamente il pericarpo, ovvero la porzione carnosa che avvolge i semi. Infatti moltissime verdure sono in realtà dei frutti dal punto di vista botanico, come pomodori, melanzane, cetrioli, zucchine ecc., Non esiste una distinzione netta tra i due tipi di vegetali: sono assai più simili di quanto ci aspettiamo ma vengono comunemente catalogati come verdure, perché si tende a raggrupparli in base al consumo alimentare che se ne fa e al contenuto di zuccheri. Infatti la frutta è prevalentemente dolce (secondo questa ipotesi la patata è dolce) mentre la verdura è amara. I frutti si possono distinguere in: frutti completi, cioè quelli che contengono anche il seme; frutti complessi o falsi frutti, quelli che si formano dal ricettacolo oltre che dall’ovario, oppure da altre parti dell pianta come sepali eeLe fragole non sono né verdure né frutti, semplicemente sono una porzione ingrossata di un’infiorescenza, posizionata su uno stelo, ma hanno i livelli nutrizionali della frutta I piselli sono dei semi in un baccello, ovvero semi del frutto della pianta. Questo li rende automaticamente dei frutti 48 Panorama I peperoni fanno la parte da leone nei vostri risotti con verdure? Peccato nascano dai fiori e abbiano i semi, e quindi siano tecnicamente dei frutti o petali. Ad esempio nella fragola i frutti veri e propri sarebbero gli acheni (i semini gialli), mentre la parte rossa è il ricettacolo. Esiste una grandissima varietà di alberi da frutto, coltivati in tutte le regioni, come mele e pere (chiamati falsi frutti, dal punto di vista botanico), pesche, albicocche, prugne, ciliege, susine, pomodori (frutti carnosi), more, fragole (frutti aggregati), gelso, fico (infruttescenze); nelle regioni a clima mediterraneo si coltivano anche gli agrumi, come arance, limoni, eeLe pannocchie sono tecnicamente delle verdure, ma anche il mais è tecnicamente un grano, sebbene sulla sua natura si discuta ancora oggi eeLe olive sono frutti perché hanno il seme e nascono dagli ulivi. Questa era facile, vero? mandarini e i frutti secchi come noci, nocciole, mandorle. – il termine verdura si riferisce alle diverse parti di una pianta (come foglie, radici, fusto...) che si possono mangiare crude o cotte e che quindi vengono utilizzati nell’alimentazione umana. Le verdure comprendono i vegetali che normalmente vengono coltivati, ma anche quelli selvatici. Però molte di quelle che vengono considerate verdure, sono in realtà dei veri e propri frutti, dal punto di vista botanico, come i pomodori, le melanzane, i cetrioli, le zucche, le zucchine ecc. Essi infatti contengono i semi, adibiti alla riproduzione dalla pianta e non costituiscono le parti della pianta stessa che normalmente permettono di classificarli come verdure (foglie, radici, fusti). Insomma, la distinzione tra frutta e verdura viene comunemente fatta in base al loro consumo alimentare, alla loro derivazione, al grado di acidità e al contenuto di zuccheri. Altre volte si preferisce distinguere le due categorie in base al loro “comportamento” dopo la raccolta: la frutta continua a maturare, la verdura tende solo a degradarsi. Le verdure sono ricche di fibra (cellulose, emicellulose, pectine), che ha il compito di favorire il transito intestinale, contribuendo a prevenire l’insorgenza di alcune malattie più o meno gravi dell’apparato gastro-intestinale; per questo motivo esse hanno un elevato potere saziante e contengono poche calorie. ccI più esperti sapranno che i funghi non sono né vegetali né frutti perché non nascono da fiori, non hanno semi al loro interno e non hanno radici. I funghi sono, appunto, funghi ccIl mito è stato sfatato da tempo, ma forse è meglio ripeterlo: il pomodoro nasce dal fiore della sua pianta dopo l’impollinazione e ha i semi, quindi è un frutto eeLa zucca contiene semi, e anche grossi, ed è un frutto anche se viene cucinata come una verdura Panorama 49 I Obesità inf un bambino s Europa è sovr n Europa un bambino su tre tra i 6 e i 9 anni è obeso o sovrappeso e si stima che in tutto il mondo entro il 2025 i bambini sotto i cinque anni sovrappeso saliranno dagli attuali 41 milioni a 70 milioni. Lo afferma un report commissionato dall’Unione europea di gastroenterologia che si è basato sui dati di 46 nazioni. Secondo i ricercatori inoltre tra il 20% e il 30% delle malattie infiammatorie intestinali iniziano già dall’infanzia. Da sottolineare che la steatosi epatica non alcolica (o fegato grasso) è diventata la causa più comune di insufficienza epatica tra bambini e adolescenti in Occidente. Addirittura la malattia è stata diagnosticata a bambini sotto i tre anni. fStati impotenti L’Europa però non sembra essere in grado di far fronte al problema di queste nuove emergenze. “In tutta Europa ci sono pediatri esperti e centri di eccellenza, tuttavia non riescono a far fronte alle richieste e alle necessità di tutti i bambini del Continente – ha commentato Michael Manns, presidente dell’organizzazione e professore di pediatria alla Medical school di Hannover – e questo ha un impatto non solo sugli individui e le loro famiglie, ma anche sull’assistenza sanitaria”. Oggi il costo per trattare le malattie legate all’obesità ammonta a un decimo dei costi sanitari e minaccia 50 Panorama la sostenibilità dei servizi sanitari pubblici in tutte le nazioni. I bambini rappresentano un quinto della popolazione europea e l’incidenza delle malattie legate alla gastroenterologia è in aumento. Gli esperti sostengono che la ricerca in questo settore sia sottofinanziata: “È estremamente preoccupante che solo un finanziamento su 58 riguardi la salute pediatrica”, ha detto Berthold Koletzko, presidente della Società Europea di gastroenterologia pediatrica e pediatra all’Università di Monaco di Baviera. fPiù pesanti di 1,5 chili ogni decennio L’allarme sui livelli di obesità non è nuovo e non si limita all’Europa e all’infanzia. Un recente studio degli scienziati dell’Imperial College di Londra ha riferito che gli uomini obesi sarebbero 266 milioni e le donne obese 375 milioni. La popolazione mondiale sta inoltre diventando sempre più “pesante”: 1,5 chili in più per persona ogni decennio, a partire dal 1975. La cosa grave è che il 90% dei bambini obesi mantiene questa condizione anche in età adulta, per questo gli esperti sollecitano campagne mirate all’infanzia. Tra le cause, ci sono ovviamente abitudini alimentari scorrette: l’8 per cento dei bambini salta la prima colazione, abbuffandosi a pranzo; il 25 per cento non mangia ogni giorno frutta e verdura; e ben il 41 per cento consuma bevande zuc- salute fantile su tre in rappeso cherate e gassate. Ma anche la sedentarietà: quasi il 20 per cento fa sport soltanto un’ora alla settimana. E il 35% trascorre oltre due ore guardando la tv o giocando ai videogiochi. Solo un bambino su 4 va a scuola a piedi o in bicicletta. È stato stimato che in Italia, Danimarca, Francia, Olanda, Norvegia, Svizzera, Svezia e Gran Bretagna tra il 60 e il 100% dell’aumento di peso sia da attribuire agli eccessi alimentari piuttosto che alla mancanza di attività fisica. Sono molti gli esperti a definire l’obesità “la nuova malattia della povertà” perché i cibi più salutari costano di più. E anche frutta fresca e verdura non sono sempre a buon mercato. Secondo la ricerca la tendenza a mangiare male è diffusa soprattutto nelle famiglie meno abbienti e meno istruite. In Cina hanno lo stesso problema e il Ministero della salute e pianificazione familiare ha indicato nuove regole alimentari, che prevedono una forte riduzione del consumo di carne a favore di un maggiore consumo di frutta e verdure. In questo momento i cinesi in sovrappeso e con problemi di diabete sono il 30% circa, quasi quanto tutti gli abitanti d’Europa! fLe conclusioni A conclusione poi di uno studio durato due anni, la Commissione per la lotta all’obesità infantile (Ending Childhood Obesity, ECHO) dell’Organizzazione Entro il 2025 nel mondo i giovanissimi con meno di 5 anni afflitti da questa malattia saranno oltre 70 milioni Mondiale della Sanità ha presentato una relazione finale in cui chiede un’azione ad alto livello per affrontare i livelli allarmanti di obesità e sovrappeso infantile a livello globale. Il rapporto della Commissione ECHO propone una serie di raccomandazioni per i governi volte ad invertire la tendenza crescente dell’obesità e del sovrappeso nei bambini sotto i 5 anni. Tra queste: promuovere il consumo di cibi sani; incentivare l’attività fisica; prestare particolare attenzione alle fasi del preconcepimento e della gravidanza; promuovere la dieta sana e l’attività fisica fin dalla prima età infantile; continuare a promuovere la dieta sana e l’attività fisica anche nei bambini in età scolare; tenere sotto controllo il peso. Panorama 51 a tavola F inalmente la bella stagione è arrivata e non c’è niente di meglio che inaugurarla assaporando un bel gelato rinfrescante e nutriente che piace al 95 per cento delle persone. I gusti ccWhiskey con cereali Lucky Charms - Avete presente i famosi cereali americani per la colazione con i fiocchi d’avena e i marshmallow? Beh, se non li avete mai assaggiati non c’è occasione migliore che gustarli in un gelato al whiskey più amati sono i grandi classici, frutta e creme sono le seconde ad aggiudicarsi la palma d’oro: il 73% dichiara di mettere in coni e coppette sempre almeno un gusto cremoso. Nella classifica il cioccolato è in testa (27% del- I gelati più strani del mondo ccGusto soffice con toppings vari - Esiste una gelateria, a New York, che si diverte a personalizzare il gelato con toppings piuttosto strani… dalle olive al pepe di Cayenne, dal dulce de leche ai piselli aromatizzati al wasabi. ccRosa e lavanda - Non è forse tra i gelati più romantici e profumati, quello al gusto di rosa canina e foglie di lavanda? Gustatelo con la vostra dolce metà, rimarrete sorpresi dalla sua delicatezza. ccFormaggio di capra e frutti rossi selvatici - Sì, avete capito bene: un gelato del genere esiste e, a pensarci bene, forse è anche buono: avete presente l’abbinamento dei formaggi stagionati con le gelatine di frutta e le marmellate? Provare per credere! 52 Panorama cc Spaghetti con formaggio - Per chi ama i gusti salati questo è preparato con veri e propri spaghetti conditi con formaggio… Ideale per chi non rinuncia mai alla pasta! le preferenze), seguono nocciola (20%), limone (13%), la fragola (12%) e, solo dopo, arrivano crema (10%), stracciatella (9%) e pistacchio (8%). Ciò non toglie che ogni anno qualcuno inventi varietà nuove e stravaganti. Se siete amanti dei classici gusti o se per voi il gelato artigianale è un’istituzione e non si tocca... allora non leggete questo articolo! Altrimenti, per i più curiosi, ecco una lista di gelati tra i più strani al mondo. ccGuinness Extra Stout con vortici di cioccolato - In un unico gusto si abbina la bontà del cioccolato al gusto unico di una vera birra irlandese ccLavanda e miele - La lavanda utilizzata solo come profuma armadi è uno spreco: perché invece non usarla come ingrediente in cucina? Ecco che nasce il gelato alla lavanda, arricchito da dolcissimo miele! ccPera e gorgonzola - Un accostamento che sorprende e stuzzica il palato, quello del gelato preparato con le pere e il formaggio Crater Lake Blue, un famoso gorgonzola. ccAll’azoto liquido al gusto di Blu Velvet - Sembrerebbe il gelato del futuro, ma non lo è: questo strano gusto è preparato con l’aggiunta dell’azoto liquido e arricchito dal sapore unico della famosa torta blu velvet…. Scienziati in ascolto, volete assaggiarlo? ccAl dentifricio con succo di arancia - Il dentifricio non serve solo a lavare i denti: qualcuno, infatti, ne ha fatto un gelato con l’aggiunta di succo di arancia! È il caso di dirlo, questa è proprio un’americanata! Panorama 53 innovazioni C ome sarà la nostra vita quotidiana tra 4-5 anni? Avere un’anteprima è facile: basta guardare dove stanno andando alcune grandi aziende, dai giganti del web ai privati nello Spazio. Ecco alcuni dei progetti più innovativi e quasi a portata di mano. Il futuro è dom benvenuti nel 2 ccPARLEREMO QUALUNQUE LINGUA. Sì, avremo traduttori universali: Microsoft ha già rilasciato una versione di Skype che traduce il parlato, in tempo reale, in 7 diverse lingue, e i messaggi scritti in 50 diversi idiomi. La app Google Translate consente già di tradurre 40 lingue parlate, oltre che di ottenere suggerimenti fotografando o filmando le parole che non si capiscono. ccIN VACANZA NELLO SPAZIO. È fattibile, benché sia uno scenario per facoltosi milionari. La Virgin Galactic di Richard Branson ha in programma i primi voli suborbitali della SpaceShipTwo già nel 2018, e la Blue Origin di Jeff Bezos (fondatore di Amazon) si è data più o meno gli stessi tempi: per entrambi, l’obiettivo è vendere un’esperienza di assenza di gravità per 10 minuti. 54 Panorama ccVEDREMO UN’ALTRA REALTÀ. I visori HoloLens (Microsoft) consentono già di proiettare ologrammi sulla realtà che ci circonda, ma anche di controllare i suoni con un gesto o con la voce e scegliere e interagire con scenari di realtà aumentata. La cosa non è sfuggita ad aziende private come la Japan Airlines, ma anche a istituzioni come la Nasa, che stanno creando app su misura per testare questa tecnologia. Grazie poi ai visori di Oculus Rift, Samsung Gear e Google Cardboard conosciamo da vicino i grandi animali estinti, esploriamo l’interno della stazione spaziale internazionale, ecc. Nei prossimi anni la realtà complementare entrerà sempre più nelle nostre vite. mani 2020! cAVREMO c TUTTI UN ASSISTENTE (VIRTUALE). Ci sono già Siri, Cortana (l’assistente personale di Windows 10) e Google Now a darci una mano quando dobbiamo orientarci o effettuare una ricerca veloce. Ma nei prossimi anni, il loro aiuto diverrà sempre più fondamentale: questi supporti virtuali stanno guadagnando sempre più accesso ai nostri dati personali, alle nostre mail, alle prenotazioni di alberghi, agli orari delle riunioni di lavoro, persino ai momenti dedicati al tempo libero. Diverranno sempre più affidabili nel gestire scadenze, riprogrammare partenze, spostare appuntamenti. La speranza è che rimangano sempre in buona fede. ccAVREMO ASSISTENTI DOMESTICI ROBOTICI. In pratica cilindri che rimangono su un mobile come un qualunque vaso, ma che sono pronti ad ascoltare i nostri comandi vocali e a eseguirli prontamente (per esempio, per gestire gli elettrodomestici della cucina, azionare l’allarme di casa, regolare il riscaldamento). Amazon ha già sviluppato il sistema di assistenza vocale Alexa per il suo speaker domotico Echo, per muovere i primi passi nel campo delle colf robotiche. ccLE AUTO SI GUIDERANNO DA SOLE. Google ha aperto la strada, ma il business si sta espandendo ad altre aziende (come Apple). Secondo una stima, nel 2020 potrebbero circolare per le strade 10 milioni di vetture a guida autonoma. In Europa è stata da poco sperimentata la guida autonoma di automezzi per il trasporto di merci, e in Svizzera è già attivo il primo autobus pubblico senza autista. eIe COMPUTER SARANNO PIÙ SIMILI ALL’UOMO. Grazie ai progressi del machine learning, le intelligenze artificiali stanno raggiungendo risultati insperati: riconoscono i volti e le emozioni in essi espresse; rispondono alle domande degli umani con una rapidità impensata (in questo campo si è distinto Watson, il supercomputer di IBM); li battono al tavolo da gioco e li aiutano a formulare diagnosi mediche. L’apprendimento si è spinto così in là da destare preoccupazione anche in Elon Musk, Stephen Hawking e Steve Wozniak. Panorama 55 multimedia Fotografare con lo smartphone O rmai da anni lo smartphone è diventato la nostra macchia fotografica. Si fanno tante foto. Ma si fanno bene? Ecco 10 semplici trucchi per fotografare con lo smartphone, molti dei quali basati su tecniche standard della fotografia tradizionale che magari non tutti conoscono. Ecco i consigli della Leica Akademie raccolti da PcProfessionale. Il trucco è socializzare: parlare con le persone, chiedere sempre è possibile scattare una foto, interagire e non limitarsi a scattare di nascosto e poi correre via. Presentarsi con un sorriso può essere un ottimo approccio per rompere il ghiaccio. Parlare con le persone ha un altro vantaggio: si possono scoprire storie interessanti. fAbbiate sempre un’idea Dopo aver scattato la foto non allontanarsi subito, ma continuare a osservare ciò che accade. Spesso la scena si evolve in positivo, permettendo di realizzare una foto migliore di quella appena fatta. Ciò vale soprattutto se i soggetti sono delle persone, che possono assumere una posa diversa o interagire tra loro in modo differente, cambiando radicalmente la struttura della foto. Andando in giro per strada osservare ciò che succede attorno a sé, focalizzandosi su soggetti, elementi o scene potenzialmente interessanti e da lì sviluppare un’idea. Nella street photograpy è indispensabile saper cogliere al volo le occasioni e non lasciarsele sfuggire, ma è anche importante saper valutare un soggetto potenzialmente interessante, girarci intorno, osservarlo da diverse prospettive e sviluppare un’idea per una foto interessante. fAvvicinatevi, parlate, entrate in relazione con gli altri Un problema della fotografia in strada è la relazione con le persone. Le fotocamere degli smartphone non hanno uno zoom ottico e spesso è necessario avvicinarsi ai soggetti. Ciò può non essere affatto facile, il timore di invadere la privacy altrui è reale e le reazioni a una foto “rubata” possono essere le più imprevedibili. 56 Panorama f«Don’t shoot and run» fRagionate sulla composizione È un elemento spesso fondamentale per la buona riuscita dello scatto. Qui valgono gli stessi, eterni principi della fotografia classica, come la sempreverde regola dei terzi o il catturare l’interesse sulle linee diagonali. Tutti gli smartphone permettono di attivare la sovraimpressione della classica griglia sull’inquadratura: può essere un sistema semplice ed efficace per posizionare i soggetti nelle aree più importanti della foto. Altro principio che vale la pena approfondire è quello della sezione aurea, ma ce ne sono molti altri. Un po’ di teoria fotografica può essere estremamente utile. fRiempite l’inquadratura Un errore tipico della fotografia con lo smartphone è scattare una foto “vuota”, con il soggetto troppo piccolo in rapporto all’inquadratura. Provate ad avvicinarvi: le cose possono cambiare radicalmente e rendere una foto anonima ben più interessante. In fotografia spesso si dice che il miglior zoom sono le proprie gambe. fDate importanza ai bordi Il soggetto principale di una foto è certamente importante, ma lo è anche ciò che sta intorno ad esso. Si possono ottenere effetti molto particolari se si usano elementi architettonici o naturali (porte, archi, finestre, alberi, montagne, persone e così via) come se fossero una cornice. Altrettanto importante è evitare elementi estranei posti ai margini che possano disturbare il proprio soggetto. Anche in questo caso, avvicinarsi o allontanarsi di alcuni passi può eliminare o introdurre altri elementi alla propria foto. fMettete più elementi nell’inquadratura Si dice che tre è il numero perfetto e questo può valere anche nella fotografia. Tre persone possono riempire meglio la propria foto piuttosto che una sola, e il disporre gli elementi ai vertici di un ipotetico triangolo può catturare ogni singolo parametro di scatto, come su una reflex. Per le foto paesaggistiche, i risultati migliori si ottengono al mattino o alla sera, evitate le foto a mezzogiorno con la luce a picco. Nelle foto all’alba o al tramonto, i risultati possono cambiare moltissimo nel giro di pochi minuti. Vale la pena aspettare e osservare come cambia la luce. a cura di Igor Kramarsich fScattare sempre maggiormente l’attenzione di chi guarda la foto. Sperimentare in questo caso è d’obbligo, anche sforzandosi di cambiare la struttura della foto pensata in origine. fUsate la luce Un’illuminazione corretta è certamente im- portante, ma lo è altrettanto sperimentare tecniche audaci come le foto con i soggetti in controluce. Qui conta molto l’esperienza e anche il fatto che con molti smartphone moderni si possa controllare Un vantaggio degli smartphone è che si ha una fotocamera sempre con sé. Bastano pochi secondi per scattare una foto, anche mentre si è in giro a fare altro. Sperimentare e ancora sperimentare è un elemento fondamentale per migliorare la propria tecnica. Scattate anche in situazioni in cui vi domandate se ne vale la pena; è un modo di fare che va contro i canoni della fotografia tradizionale ma i risultati possono essere sorprendenti. Chi si avvicina al mondo della fotografia per la prima volta, magari con uno smartphone, ha un solo comandamento: fare pratica. Senza nulla togliere alla teoria, l’esperienza sul campo e la successiva valutazione del proprio lavoro è la strada obbligatoria per migliorare. Poi ci sono casi di persone che, pur non avendo mai fatto delle foto, totalmente digiune di tecnica, hanno affrontato questo mondo in maniera puramente soggettiva e spesso molto creativa, andando contro le regole base della fotografia ma proprio per questo ottenendo dei risultati molto interessanti. Panorama 57 curiosità Presto a Londra ci si potrà allenare su un autobus P er molte persone la sola idea di dover uscire di casa e magari attraversare la città per andare in palestra è un ostacolo insormontabile. Se però la palestra fosse a bordo di un autobus? La catena 1Rebel ha lanciato un progetto che consentirà ai cittadini inglesi, entro la fine del 2016, di potersi allenare mentre viaggiano per le vie della City. L’obiettivo è quello di ottimizzare il tempo a disposizione degli sportivi promuovendo la buona pratica dell’attività fisica, che rappresenta un toccasana per la salute. L’iniziativa Ride 2 Rebel permetterà ai londinesi di 58 Panorama La palestra diventa «ambulante» L’obiettivo del progetto «Ride 2 Rebel» è promuovere la buona pratica dell’attività fisica ottimizzando il tempo a disposizione dei cittadini effettuare lezioni di spinning e sedute di allenamento mentre si recano al lavoro o a un appuntamento. Le prime prove su strada potreb- bero avvenire anche subito dopo l’estate, anche se il progetto è ancora in attesa di approvazione da parte del governo. Le “corse” faranno tappa presso i centri “1Rebel” per consentire agli utenti di farsi la doccia prima di recarsi al lavoro. “Questa è una soluzione pensata per chi vuole andare in palestra, ma non ne ha il tempo - ha spiegato James Balfour, uno degli ideatori del progetto -. Da qui l’idea di impiegare il tempo del viaggio per allenarsi”. fLo sport «scudo» contro 13 tumori Un recente studio, pubblicato sulla rivista “Jama Internal Medicine”, ha dimostrato come l’attività fisica e l’allenamento aerobico proteggano l’organismo da ben 13 tipi diversi di tumore. In particolare, correre, camminare o nuotare regolarmente diminuisce di oltre il 20% il rischio di insorgenza di alcune forme di cancro come a fegato e rene, e di oltre il 40% per il tumore all’esofago. In media, sottolineano i ricercatori, bastano tre sessioni a settimana. passatempi 1 2 3 4 15 5 6 16 21 24 29 10 22 30 34 11 31 33 36 37 40 43 45 46 49 50 54 63 ORIZZONTALI: 1. Nome del mitico dio dell’amore – 5. Termina col weekend – 12. Movimento involontario – 15. I cordami della nave – 17. Solleva anche le portaerei – 18. Tipica pianura del Venezuela – 20. Intasamento stradale – 22. Il decimo mese nel datario – 23. Veicoli come la troika – 24. La bomba a mano... col ciuffo – 26. Brillano per l’eloquenza – 28. Abbellito con decorazioni – 30. Il Dario premio 14 19 32 42 55 59 13 27 39 44 12 23 26 35 41 53 9 18 25 38 8 17 20 28 7 60 47 51 56 52 57 61 58 62 64 Nobel – 32. È proprio degli ardimentosi – 33. Nel caso che – 34. Invocazione poetica – 35. Avversione, animosità – 37. Alle spalle di chi guarda a settentrione – 38. Sono psichedeliche nelle discoteche – 39. Si specchia nel lago di Garda – 40. Le uova bollite nell’acqua col guscio – 41. Di lei rimase soltanto la voce – 42. Si reca a chi soffre – 43. Sottratta al lordo – 44. Un cenno della testa – 45. Il verme solitario – 46. Soluzione del numero precedente Congiunzione latina – 47. Il muso del maiale – 49. Viene considerata l’imbarcazione più bella del mondo – 51. Il poema epico di Virgilio – 53. Dramma pastorale del Tasso – 55. Piccolo uccello dei 48 65 passeracei – 57. Inclinazione particolare dell’animo – 59. King regista cinematografico – 60. Sovrabbondanza d’acqua nei fiumi – 62. Cane di ferma di origine inglese – 63. Pappagalli dai colori vivaci – 64. Lo viene talvolta il torero – 65. Persone crudeli verso i più deboli. VERTICALI: 1. Il risultato atteso – 2. Film di Akira Kurosawa – 3. Il complesso del personale – 4. È meglio che non cantino – 5. Si passa eccedendo – 6. Il simbolo del tulio – 7. Il principio vitale per Lao-Tse – 8. Appuntito come uno spino – 9. Vigila quando la città dorme – 10. Le iniziali di Aleardi – 11. Le foglie del trionfo – 12. Jacques noto mimo francese – 13. Istituto Nazionale Trasporti – 14. Gli spetta una parte del lascito – 16. Incollerita – 19. Circolavano in Italia – 21. In mezzo ai croati – 23. Organo maschile del fiore – 25. Tremolìo continuo – 27. Il padre del mulo – 29. Parla con voce fioca – 31. Albero longevo dal legno duro – 33. Lo stato con Khartoum – 35. Usato per vernici antiruggine – 36. Impulso di partenza – 37. Acqua che sgorga dal sottosuolo – 38. Cittadina termale slovena – 39. Pallone per rilevamenti in quota – 40. Gli arabi di Riyadh – 42. Li fa spesso il tiratore scelto – 43. Finemente sminuzzate – 45. Modulazione della voce – 47. Si passa sulla punta della stecca da biliardo – 48. Si giura sul proprio – 49. André scrittore francese – 50. Un Mischa tra gli attori – 52. La risposta dell’indeciso – 54. Stazione spaziale russa – 56. Fiume dell’Engadina – 58. Segue il nine – 60. Piacenza su targa d’auto – 61. Ai confini dell’Albania. Pinocchio Panorama 59 60 Panorama