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Laboratorio di storia del cristianesimo 15 aprile 2016 TESTI

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Laboratorio di storia del cristianesimo 15 aprile 2016 TESTI
Laboratorio di storia del cristianesimo
Firenze, 15.IV.2016
Michele Lodone ([email protected])
«Vi sarà allora una tribolazione grande».
Il discorso escatologico di Cristo (Matteo 24) e il profetismo francescano
I. Matteo 24, 1-36
La Bibbia di Gerusalemme, Bologna 200017, pp. 2141-43.
1 Mentre Gesù, uscito dal tempio, se ne andava, gli si avvicinarono i suoi discepoli per fargli osservare le
costruzioni del tempio. 2 Gesù disse loro: «Vedete tutte queste cose? In verità vi dico, non resterà qui pietra su
pietra che non venga diroccata». 3 Sedutosi poi sul monte degli Ulivi, i suoi discepoli gli si avvicinarono e, in
disparte, gli dissero: «Dicci quando accadranno queste cose, e quale sarà il segno della tua venuta e della fine del
mondo». 4 Gesù rispose: «Guardate che nessuno vi inganni; 5 molti verranno nel mio nome, dicendo: Io sono il
Cristo, e trarranno molti in inganno. 6 Sentirete poi parlare di guerre e di rumori di guerre. Guardate di non
allarmarvi; è necessario che tutto questo avvenga, ma non è ancora la fine. 7 Si solleverà popolo contro popolo e
regno contro regno; vi saranno carestie e terremoti in vari luoghi; 8 ma tutto questo è solo l’inizio dei
dolori. 9 Allora vi consegneranno ai supplizi e vi uccideranno, e sarete odiati da tutti i popoli a causa del mio
nome. 10 Molti ne resteranno scandalizzati, ed essi si tradiranno e odieranno a vicenda. 11 Sorgeranno molti falsi
profeti e inganneranno molti; 12 per il dilagare dell’iniquità, l’amore di molti si raffredderà. 13 Ma chi
persevererà sino alla fine, sarà salvato. 14 Frattanto questo vangelo del regno sarà annunziato in tutto il mondo,
perché ne sia resa testimonianza a tutte le genti; e allora verrà la fine.
15 Quando dunque vedrete l’abominio della desolazione, di cui parlò il profeta Daniele, stare nel luogo
santo - chi legge comprenda -, 16 allora quelli che sono in Giudea fuggano ai monti, 17 chi si trova sulla terrazza
non scenda a prendere la roba di casa, 18 e chi si trova nel campo non torni indietro a prendersi il
mantello. 19 Guai alle donne incinte e a quelle che allatteranno in quei giorni. 20 Pregate perché la vostra fuga
non accada d’inverno o di sabato. 21 Poiché vi sarà allora una tribolazione grande, quale mai avvenne dall’inizio
del mondo fino a ora, né mai più ci sarà. 22 E se quei giorni non fossero abbreviati, nessun vivente si salverebbe;
ma a causa degli eletti quei giorni saranno abbreviati. 23 Allora se qualcuno vi dirà: Ecco, il Cristo è qui, o: È là,
non ci credete. 24 Sorgeranno infatti falsi cristi e falsi profeti e faranno grandi portenti e miracoli, così da indurre
in errore, se possibile, anche gli eletti. 25 Ecco, io ve l’ho predetto. 26 Se dunque vi diranno: Ecco, è nel deserto,
non ci andate; o: È in casa, non ci credete. 27 Come la folgore viene da oriente e brilla fino a occidente, così sarà
la venuta del Figlio dell’uomo. 28 Dovunque sarà il cadavere, ivi si raduneranno gli avvoltoi.
29 Subito dopo la tribolazione di quei giorni, il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, gli astri
cadranno dal cielo e le potenze dei cieli saranno sconvolte. 30 Allora comparirà nel cielo il segno del Figlio
dell’uomo e allora si batteranno il petto tutte le tribù della terra, e vedranno il Figlio dell’uomo venire sopra le
nubi del cielo con grande potenza e gloria. [...] 34 In verità vi dico: non passerà questa generazione prima che
tutto questo accada. 35 Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno. 36 Quanto a quel giorno e a
quell’ora, però, nessuno lo sa, neanche gli angeli del cielo e neppure il Figlio, ma solo il Padre.
II. La profezia di Francesco sul futuro dell’Ordine e della Chiesa
Volgarizzamento anonimo, Firenze, Biblioteca Riccardiana, ms. 2965, cc. 26v-28r.
Chopia d’una profetia la quale fecie sancto Francesco, lo quale fu istitutore dell’Ordine de’ frati
Minori quando era in vita, la quale nuovamente è stata cavata d’uno anticho libro che ·ss’è trovato, et fecie
questa dopo l’ordinatione della sua Regola a ·cconfuxion delli frati che non vogliono osservare detta regola.
2
Nota che i chompagni del beato Francesco riferirono e ·ffrate Lione scrisse la futura tribulatione la
quale sancto Francesco per ispirito intendeva approssimarxi, nel qual tempo la charità di molti raffredderà et
soprabbonderà la iniquità, e ·lla potestà delle dimonia più che ·ll’usato sarà isciolta, et la purità della sancta
relegione et della altissima Immaculata sarà disformata, e ·lla proterva discensione et apostasia dello ‘mperio
sarà impulsa ovvero commossa in tanto che al sommo pontefice e alla romana Chiexa pochissimi
ubbidiranno per charestia di verità. Volle adunque dare rimedio dicendo che allora chautamente andassero e
·ppiù fortemente se medesimi armassero choll’osservança della propissima vita e ·rregola. Quando uno non
chanonicamente electo usurpasse il papato, overo infetto et chorrocto d’erexia overo de heretica pravitade si
vedesse tenerlo perversamente, allora veramente diceva beati choloro i quali perseverranno in quelle chose
che <h>anno chominciate.
Anchora diceva il beato Francesco innanzi al messere d’Ostia et a molti frati e popolo ferventemente
predichava che i suoi frati per istighatione delli maligni ispiriti dalla vita della sancta semplicità e altissima
povertà si partirebbono, e ·lla pecunia e testamenti e altri legati riceverebbano, et abbandonati li loro luoghi
poveregli e ·ssolitari edificherebbono nelle città e chastella luoghi superstitiosi e grandi; i quali non
mostrerebbono istato di poveri ma stato di principi et di signiori di questo mondo. Et chon molta astutia et
importunità impreterrebbono dalla Chiexa et dai sommi pontefici brivilegi non solamente relassancti ma
destruenti la purità della propissima regola et vita a ·llui data da Christo benedetto rivelata.
E indi la sanctità de’ suoi professorii sarà auta in deriso, ma ·ccholoro li quali ferventi de spirito
s’acchozzeranno per charitade a ·lla pietade et veritade, chome inubbidienti et cismatici sosterranno
intollerabili presegutione. Predichava chosì frate Francescho cholli sua conpagni, cioè fu frate Lione et frate
Bernardo et frate Agniello et frate Masseo e gli altri sua chompagni, come essi dopo il suo transito
attestavano, et dicevano che allora sarà tanto insulto et commotione delle demonia et degli huomini perversi
contro alli gradienti overo andanti semplicemente et humilmente che, abbandonati da ·ttutti, saranno
constrecti a ·ccerchare i luoghi diserti e ·ssoletarii, overo passare agli infedeli, overo lasciare l’abito
dell’Ordine e ·ppigliare lo secholare e menare vita pellegrina, overo nascondersi appo alcuni fedeli, overo
sotto innumerabili cha<lu>gnie et crudele pene et morte sostenere. [...] Sarà nondimeno agli afflicti refuggio
el Signiore, salverà ·lloro perché gli isperano in lui. Imperò che chi è contra a Christo et sopra a Christo è de
Antichristo, e ·lle sue membra malamente si sforçeranno di extollere. Ma allora gli poveri et fedeli servi,
acciò che al suo chapo si conformino fiducialmente adoperino et per la mor<t>ale vita merchatando et
acquistando la etternale per nullo modo dubiteranno d’ubbidire a ·Ddio più tosto che agli huomini et più
tosto eleggere di morire che assentire alla falsità et alla perfidia. Amen.
III. Gabriele Biondo, premessa al volgarizzamento dei Remedia contra temptationes
spirituales di Pietro di Giovanni Olivi
Siviglia, Biblioteca Capitular y Colombina, ms. 325 (7-1-9), c. 111v.
Comincia uno Tractatello facto da Pietro Joanni de Ulivo frate Minore circa l’anno MCCC°, el quale
lui fece per remedio de li tempi quali lui previdde dovere esser ne la Sancta Chiesa ne li tempi de Antichristo
mystico, cioè del spirito diabolico occulto inspirante ne li cori de alcuni spirito de falsa sanctità et falsa
perfectione, el quale Antichristo mystico deve precedere et causare la venuta dello aperto Antichristo nelli
precursori et preparatori della via de quello grande Antichristo, el quale de poi alcuno intervallo a li soi
precursori venuto serà finalmente dal Signore Iesu amazato con lo spirito de la bocca sua, et con la
illustratione de lo advenimento suo. Et però quanto fu dato al prefato Pietro Joanni intendere le radici de li
inganni et falsità de tale spirito, se ingegnò aprirli et insegnare li remedii a quelli opportuni.
3
IV. Iacopone da Todi, Or se parerà chi averà fidanza
IACOPONE DA TODI, Laude, ed. M. Leonardi, Firenze 2010, n. 6, pp. 19-21.
Or se parerà chi averà fidanza?
La tribulanza, ch’è profetizzato,
da onne lato veiola tonare.
La luna è scura e ‘l sole è ottenebrato,
le stelle de lo cel veio cadere;
l’antiquo serpente pare scapolato,
tutto lo mondo veio lui sequire.
[...] Lo sole è Cristo, che non fa mo segna,
per fortificar li soi servente;
[...] La luna è ‘n Cristo l’ecclesia scurata,
la qual la notte al mondo relucìa.
Papa e cardenal’, con’ l’ò guidata,
la luce ène tornata en tenebrìa;
la universitate clericata
l’<ò> encursata e pres’à mala via.
O scire Deo, e chi porrà scampare?
Le stelle che de celo so’ cadute,
la universitate reliosa;
multi de la via se so’ partute
et entrati per la via spinosa.
[...] Tutto lo mondo veio conquassato
e precipitanno va en ruina;
[...]
Tutta la gente veio ch’è signata
de caratti de l’antiquo serpente;
et en tre parte ‘n ce l’à divisata:
chi d’una campa, l’altra el fa dolente.
L’Avarizia ne lo campo è ‘ntrata,
fatt’à sconfitta e morta molta gente;
e pochi so’ che voglia contrastare.
Se alcuno ne campa d’esta enfronta
metteli lo dado del sapere;
ìnflalo la scienzia e ‘n alto ‘l monta
‘n vilepennere l’altri en so tenere;
a l’altra gente le peccata conta,
le so porta dereto a non vedere;
voglione dicer multo e niente fare.
Quelli pochi che ne so’ campati
de questi dui legami dolorusi,
enn altro sottil laccio li à ligate;
<‘n> signi de santità so’ desiusi,
far miraculi, rendar sanetate;
dicer ratt’e profezie so’ gulusi;
se alcun ne campa, ben pò Deo laudare! [...]
4
V. Francesco da Montepulciano, predica del 19 dicembre 1513
Predica (anzi prophetia) del R.P.F. Francesco da Monte Pulciano frate conventuale di Santo Francesco, delle
stupende et gran cose che hanno a essere a’ tempi nostri in Italia, et massime in Roma, in Fiorenza et in tutta Toscana.
Predicata in Fiorenza, ne l’anno MDXIII, s.d. [Paris, BnF, D.80082].
Quando el mare serà conturbato, quando l’onde rimbombano alli liti et ogni cosa va sottosopra et
vengano in cima li pesci grossi et non trovano luogo dove possino riposarsi, quando si muovano li
fondamenti de l’acqua, quando le tempeste de l’acqua son sì grandi che non è nave che ardisca solcare el
mare né andare in nessun luogo ma ogni cosa è periculosa et tutto è diventato Scilla et Caribde, allhora
l’huomo fugge et non può riguardarlo, havendo paura ogni cosa non affondi, non fracassi, non ruini [...] Hor
se a questo modo spaventano le tempeste naturali del mondo, in modo che manchano le forze a gl’huomini et
alle donne, qual credi che serà el spavento, el furore, el fracasso del fondamento de l’ira di Dio, el quale
quando è adirato non lassa portenti o prodigii che non facci o dimostri verso la creatura fatta ribella?
[...] Cum videritis abhominationem etc. Lo Evangelio che noi habiamo a dichiarare questa mattina è
questo. Dice Santo Matheo, anzi el nostro Signore Iesu Christo benedetto: quando voi vedrete
l’abbominatione del seculo stare in luogo santo, la quale disse Daniel propheta, qui legit intelligat – chi legge
intenda, cioè chi ha spirito intenda. Tunc qui in Iudea sunt fugiant ad montes. Allhora (disse il Salvatore),
quando voi vederete questa abbominatione nel luogo santo, allhora chi è in Iudea fuga a’ monti, fuga presto,
non tardi ponto ma si spacci. Et qui est in tectis non descendat. Et chi è nel tecto non descenda a pigliare
etiam una piccola cosa di casa sua. Et qui est in agro non revertatur: et chi è nel campo a lavorare o a
zappare se havesse lassato il mantello in casa non ritorni per esso, ma fugha presto. Ve autem pregnantibus:
guai alle donne che a quel tempo saranno gravide et lactaranno li lor figliuoli.
[...] Dice adunque: cum videritis abhominationem, cioè quando vedrete l’abbominatione stare nel
luogo santo, allhora dite che la ruina è presso, fuggitevi di Giudea, fuggitevi alli monti. L’abbominatione che
s’è posta in Giudea nel luogo santo, cioè nel tempio di Hierusalem, fu quando fu venuto Christo, che Adriano
Imperadore fece mettere la statua nel tempio et adorarla, et così fu fatta l’abbominatione nel luogo santo.
Disse adunque Christo: quando tu vedrai l’abbominatione sarà posta ne luogo santo et principalmente dove
più si debba adorare et far bene, allhora dirai che la città debba andare in ruina. Et così io dico a ·vvoi
quando voi vedrete questi segni ch’io vi dirò adesso.
El primo segno sarà quando vedrete el Re di Francia quasi ruinato et annichilato: allhora dite et
comprendete ch’egli è el primo segno che debba venire. Secondo segno sarà quando vedrete quello che è
nato de la casa di Federigo di Ragona Imperadore quasi per tutto; allhora direte: la ruina ne viene. Terzo
segno che vi voglio dire è questo: quando vedrete che <a> quel papa che è canonicamente eletto ne sarà
eletto un altro di nuovo da questo Imperadore: allhora farete el segno de la croce, et andate alli monti, perché
allhora vedrete l’abbominatione sedersi nel luogo santo.
Questi sonno li tre segni ch’io v’<h>o dato. Horsù, e bastano. Hoimé quando colui che è ombra di
bontà siede in luogo santo, tiene bene a ·mmente questa parola, che la pesa. Tiella a ·mmente: molto Iddio
l’ha in orrore, la natura l’ha in orrore. Hoimé che io sappia che in quel luogo sia posto un ribaldo, non si può
patire. Questo è il segno de l’abbominatione ch’io t’ho detto. Quanto du ‘l vedrai, di’ allhora: egli <h>a a
essere spianato ogni cosa. Io non ti dico del tempo di Antechristo, ma io ti parlo della tribulatione prossima,
che sarà figura di quella. Questa sarà la figura, l’altra sarà el figurato et l’ultima, et verrà Enoch et Elia.
Qui in Iudea sunt fugiant. Dice qui che quando si vedrà questa abbominatione, tutti quelli che sonno in
Iudea si debbino fuggire. Quale è questa Iudea? Legge nello Apocalisse, dove santo Giovanni la chiama
Soddoma et Egypto, et tamen Hierusalem non è la città di Soddoma, né anco Egipto, ma perché era simile
alli vitii loro. Hor quale è a noi questa Iudea et questa Soddoma? Hoimé, che noi l’habbiamo dinanzi agli
ochi et non è provincia dove habbondi più queso vitio della soddomia quanto che fa nella Italia. Vattene al
capo, lì è la chioc<ci>a, che non è luogo dove sia maggiore abbominatione di questo vitio, non è maggiore
avaritia, non più atti carnali. Et però si può giustamente chiamare Soddoma et Egipto. [...]
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