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Quaderno di Arca dei Suoni

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Quaderno di Arca dei Suoni
3
quaderno di
di
REGIONE SICILIANA
Assessorato dei beni culturali e dell’identità siciliana
Dipartimento dei beni culturali e dell’identità siciliana
Centro regionale per l’inventario, la catalogazione e la documentazione
grafica, fotografica, aerofotografica, audiovisiva e filmoteca regionale siciliana
Con l’uscita di questo terzo Quaderno, Arca dei Suoni completa il suo quinto anno di attività.
Sono stati anni impegnativi e stimolanti, durante i quali l’archivio implementato dal CRICD
della Regione Siciliana ha prodotto strumenti di lavoro di cui tutte le iniziative di valorizzazione
promosse dal Dipartimento dei Beni culturali possono oggi giovarsi, nel corso della loro interazione con il mondo della scuola e dell’associazionismo culturale, in conformità con la vocazione di «modello di co-creazione culturale per la conservazione digitale della memoria
comune» e «vero esempio di participatory museum» dell’Arca.
I Quaderni, in questo contesto, hanno assunto un ruolo di orientamento per gli utenti riguardo
alle funzioni istituzionali del Centro e ai contenuti delle sue teche, nonché di sintesi delle iniziative messe in atto dai membri della comunità costituitasi intorno al progetto.
In questo volume lo spazio maggiore viene riservato ai partner: alle scuole e alle associazioni
che, a vari livelli di coinvolgimento, hanno tratto vantaggio da Arca dei Suoni.
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http://www.cricd.it

http://www.arcadeisuoni.org

http://scuolamuseo.arcadeisuoni.org

http://cricdlearn.arcadeisuoni.org
ISBN 978-88-98398-06-5
Saggio gratuito fuori commercio
ai sensi del D.P.R. 26 ottobre 1972, n. 633, art. 2 comma 3, lettera d
Regione siCiliAnA
Assessorato dei beni culturali e dell’identità siciliana
Dipartimento dei beni culturali e dell’identità siciliana
3
quaderno di
A cura di Masi Ribaudo
Centro regionale per l’inventario, la catalogazione e la documentazione
grafica, fotografica, aerofotografica, audiovisiva e filmoteca regionale siciliana
Palermo 2015
Regione siciliana
Assessorato dei beni culturali e dell’identità siciliana
Dipartimento dei beni culturali e dell’identità siciliana
servizio Valorizzazione - Dirigente: giulia Davì; Unita operativa 24 - Dirigente: Assunta lupo
Centro regionale per l’inventario, la catalogazione e la documentazione grafica, fotografica, aerofotografica,
audiovisiva e filmoteca regionale siciliana.
Direttore: Marco salerno
U.o. 4 Valorizzazione e musealizzazione dei fondi, archivi e teche - Dirigente: orietta sorgi
Progetto e coordinamento esecutivo: Masi Ribaudo
Gruppo di progetto di Arca dei Suoni: orietta sorgi, Masi Ribaudo, Carlo Columba, Fausto Andriolo, edoardo
Augello, gabriella Caldarella, Maurizio De Francisci, Fabio Militello, salvo Plano, Maurizio Zerbo
Istituti scolastici partner di Arca dei Suoni:
• i.T.i.s. “Vittorio emanuele iii” - Palermo, istituto Capofila a.s. 2013/2014;
Dirigente scolastico: Prof. giovanni Marchese. Referenti: Prof.ssa Antonella sannasardo, Prof. Franco Chiavetta
• liceo Artistico “Catalano” - Palermo; D.s.: Prof. Maurizio Cusumano
• i.T.i.s. “Da Vinci” e i.T.n. “Torre” - Trapani; D.s.: Prof. erasmo Miceli
• liceo scientifico Cipolla - Castelvetrano (TP); D.s.: Prof.ssa Maria Rosa Ampolilla
• liceo Cl. “Adria” e sc. “Ballatore” - Mazara del Vallo (TP); D.s.: Prof.ssa Vita Biondo
• i.T.C.g. “Duca degli Abruzzi” - Palermo; D.s.: Prof. giuseppe li Vigni
• i.i.s. “Manzoni” - Mistretta (Me); D.s.: Prof.ssa sauastita guta
• i.s. “Majorana” - Palermo; D.s.: Prof.ssa Melchiorra greco
• licei Centro educativo ignaziano - Palermo; D.s.: Prof.ssa elisabetta Brugè
• i.P.s.i.A. “Ascione” - Palermo; D.s.: Prof.ssa Rosaria inguanta
• istituto Magistrale “Regina Margherita” - Palermo; D.s.: Prof.ssa Pia Blandano
• liceo Classico “giovanni XXiii” - Marsala (TP); D.s.: Prof. Mariano savalla
• liceo scientifico “santi savarino” - Partinico (PA); D.s.: Prof.ssa Chiara gibilaro
Testi: Alessandro Aiello, Vincenza Anselmo, elisa Bonacini, laura Bonura, Paola Campanella, giuseppe Castelli,
Vera Catalanotto, Roberto Filloramo, Claudio gabriele, Marco gullo, noemi lo Presti, Assunta lupo, Maria Teresa
Mascari, Maria Muratore, salvatore Palumbo, ida Pidone, giulio Pirrotta, Masi Ribaudo, Marco salerno, orietta
sorgi, Maria Antonietta spadaro, Barbara Truden, Maria Rosa Turrisi, Marina Usala, Maurizio Zerbo
Ideazione e realizzazione grafica: Fabio Militello
Immagini: le foto e gli elaborati grafici contenuti nel volume sono stati realizzati o forniti dagli autori dei
contributi e dai tecnici del CRiCD
Selezione delle immagini: Fabio Militello, Masi Ribaudo
Stampa: Arti grafiche Palermitane s.r.l. - Palermo
Aggiornamento della piattaforma Arca dei Suoni: Agortech software Design s.r.l. - Palermo
Per la preziosa collaborazione prestata durante le diverse fasi di realizzazione del progetto Arca dei suoni si
ringraziano: salvo Cuccia, Pietro Duca, gaspare Pasciuta, Maurizio spadaro (riprese e montaggio video); Francesco
Passante (foto); Donatella Metalli, sandra Proto (ricerche e contatti con le scuole); Antonina scancarello, Rosario
scozzari, Paolo Tuzzolino, Antonino Vitale (assistenza informatica); giovanni Cirrincione, Clemente gambino,
Pierantonio Passante, Filippo Picone, Antonino Quartana, silvana Quartana, Anna Uzzo, salvatore Zangara,
(supporto logistico); Maria Concetta Curcurù, Paolo gambino, Angela genovese (assistenza amministrativa)
Un particolare ringraziamento per i contributi offerti all’archivio viene rivolto agli studenti e ai docenti degli
istituti scolastici e alle Associazioni Culturali partner di Arca dei suoni
Quaderno di Arca dei suoni 3 / a cura di Masi Ribaudo. Palermo : CRiCD, 2015.
isBn 978-88-98398-06-5
1. Beni culturali - sicilia – Conservazione [e] Valorizzazione.
i. Ribaudo, Masi <1955->.
363.6909458 CDD-22
sBn Pal0277292
CiP - Biblioteca centrale della Regione siciliana “Alberto Bombace”
saggio gratuito fuori commercio ai sensi del D.P.R. 26 ottobre 1972, n. 633, art. 2 comma 3, lettera d
© 2015 Regione siciliana. Assessorato dei beni culturali e dell’identità siciliana
Dipartimento dei beni culturali e dell’identità siciliana
Centro regionale per l’inventario, la catalogazione e la documentazione dei beni culturali
introduzione

6

8
Marco salerno
Beni culturali, scuola e territorio.
Dalla consapevolezza alla responsabilità
Orietta Sorgi
Noi e gli altri. I saperi condivisi
 14
Masi Ribaudo
Arca dei Suoni, dalla scuola al territorio
 22
Assunta lupo
Ieri, oggi e, possibilmente, domani
 28
Maria Rosa Turrisi
Valorizzazione dei beni culturali e competenze di cittadinanza:
un percorso integrato di formazione
 35
elisa Bonacini
Il nuovo portale di Arca dei Suoni: nuove potenzialità
di partecipazione e condivisione per l’utenza remota
esperienze delle scuole
 44
Marina Usala
Il racconto autobiografico come strumento di co-costruzione della
storia: un’esperienza scolastica con gli studenti del biennio della
scuola superiore
 52
laura Bonura
La Sicilia tra lingua, storia e cultura. Proposte didattiche e iniziative
 78
Paola Campanella
La Vucciria tra vecchie e nuove identità: un’esperienza didattica
 83
ida Pidone
Memorie da condividere. Fatti, luoghi, testimonianze della Sicilia nella
Storia d’Italia e d’Europa
 90
Claudio gabriele, Maria Teresa Mascari, Maria Muratore
A scuola di Catalogazione ovvero ‘Conoscere per amare’
 96
Vincenza Anselmo
Il mare, fonte di vita e di lavoro
esperienze delle associazioni
 104
Roberto Filloramo, noemi lo Presti, salvatore Palumbo
“Scavo archeologico” al Museo Salinas: Selinunte e le sue necropoli
 110
Maria Antonietta spadaro, Barbara Truden, Mariella Riccobono
I musei delle scuole: dal reperto alla catalogazione.
Proposta di istituzione di un sistema museale in rete
 118
giulio Pirrotta
La “Rete Siciliana per il Paesaggio Sonoro” e le azioni per l’educazione
al sonoro d’ambiente
 121
 125
Alessandro Aiello
Rete Siciliana per il Paesaggio Sonoro
“Punto.Linea.Silenzio.” Un progetto di ecologia ambientale e mentale,
attraverso l’esperienza del suono
giuseppe Castelli, giulio Pirrotta, Marco gullo, Vera Catalanotto
Rete Siciliana per il Paesaggio Sonoro
Paesaggio Sonoro, Corso PON 2014
l’icona e le porzioni di testo evidenziate in blu rinviano, nella versione
digitale, ai contenuti esterni.
introduzione

indice
Beni culturali, scuola e territorio.
Dalla consapevolezza alla responsabilità
Marco Salerno
sulla strada già tracciata Arca dei suoni propone, con questo terzo volume, un più stretto dialogo con le scuole del nostro territorio. Dopo
aver offerto, infatti, alla pubblica conoscenza e fruizione quei documenti
e quelle testimonianze attentamente raccolte da questo Centro Regionale per l’inventariazione e la Catalogazione dei Beni Culturali, la parola
passa agli istituti scolastici.
si stabilisce un contatto ‘nuovo, rovesciato’: la parola ai fruitori, per condividere sensazioni ed esperienze, imparando metodi e sistemi formativi
innovativi da condividere ed imitare.
Al centro del tema i nostri beni culturali, le testimonianze delle diverse
‘civiltà siciliane’, contaminate dalle più diverse culture europee e mediterranee. ed è da queste riflessioni, da queste esperienze che il mondo
scolastico ci offre, che si contribuisce a creare - soprattutto nelle più giovani generazioni - quella consapevolezza del patrimonio, del sapere e
delle tradizioni dei nostri territori che formano il tessuto connettivo della
nostra identità sociale e culturale.
lingua, terra, tradizione e talenti si uniscono così fin dalle loro ‘provenienze originarie’ (storiche, geografiche, culturali) per ‘contaminarsi’ nei
diversi angoli della nostra isola, lasciando a noi, oggi spettatori ancora
fortunati, straordinarie testimonianze di civiltà: monumenti, chiese, palazzi, opere d’arte, riti, processioni, dialetti, cibi, espressioni, letterature,
giochi dimostrano l’essenza, l’originalità dei luoghi, dei paesaggi, della
cultura di un popolo.
il loro studio, l’approfondimento della loro conoscenza rendono consapevoli i fortunati abitanti di quei luoghi.
Da questa consapevolezza, resa possibile dall’opera degli insegnanti e
6
Beni culturali scuola e territorio. Dalla consapevolezza alla responsabilità

indice
dei formatori, attendiamo con fiducia una generazione più responsabile,
conscia dello straordinario patrimonio posseduto che costituisce non soltanto memoria del lavoro delle generazioni precedenti, ma occasione di
crescita e di sviluppo economico delle nostre comunità.
la difficile congiuntura economica che attraversiamo pone un’ulteriore
difficoltà in questo quadro complessivo. se infatti guardiamo con interesse alle opportunità che l’utilizzo responsabile delle nostre risorse culturali, delle nostre ‘differenze’ che rendono attraente il nostro territorio,
possono generare, non possiamo certo disconoscere la sfiducia e l’assenza
di motivazione di molti per le note difficoltà economiche in cui si dibatte
il nostro Paese.
sembra opportuno stimolare, quindi, la costruzione di ‘reti sul territorio’
che leghino le migliori risorse nelle diverse aree geografiche con la costruzione, innanzitutto, di reti tra le scuole, unite tra loro dall’adozione
di un monumento o di un territorio, per la salvaguardia dello stesso e
per la sua valorizzazione, immaginando itinerari fisici e culturali per lo
sviluppo di quel dibattito tra generazioni diverse, tra docenti e discenti,
che solo può innescare processi di crescita di una comunità1.
All’Assessorato regionale dei beni culturali che da anni si è fatto portavoce e, per quanto di competenza, protagonista di questo processo di
sviluppo culturale, riconosciamo il merito di aver presto compreso l’esigenza di un affiancamento alle istituzioni scolastiche sui nostri territori;
agli insegnanti, ai formatori e a tutti gli operatori del mondo della scuola
il ringraziamento per l’attenzione posta, nei diversi momenti della già
difficile attività formativa, alla tutela e alla valorizzazione del nostro patrimonio culturale.
Da parte dell’Arca dei suoni, il convinto e continuo lavoro di tutti suoi
protagonisti - cui va il ringraziamento di questa direzione - per contribuire allo sviluppo dei processi di crescita della nostra Regione.
Note
1
Per l’analisi della evoluzione della costruzione di reti sul territorio siciliano, si cfr. p.es. La
Sicilia molteplice di ignazio Romeo e Marco salerno, Palermo, 2001; Il territorio come bene
culturale, a cura di giuseppe giarrizzo ed enrico iachello. Palermo: l’epos, 2002; I distretti
turistici: strumenti di sviluppo dei territori. L’esperienza nella Regione Sicilia. Milano: Franco
Angeli, 2014. e-book
7
quaderno di

indice
Noi e gli altri. I saperi condivisi
Orietta Sorgi
in una recente raccolta di saggi, scritti in varie occasioni del suo insegnamento universitario, Pietro Clemente rivede con una nuova luce il rapporto degli antropologi con l’alterità culturale, oggetto privilegiato della
disciplina. già il titolo stesso del volume, Le parole degli altri. Gli antropologi e le storie della vita, richiama la centralità della documentazione
di esperienze vissute e raccontate, rivelando un diverso volto dell’informatore, non più e non solo come oggetto di conoscenza specialistica,
ma produttore di senso esso stesso in un ruolo attivo e consapevole del
farsi delle culture. non più ambito di studio quindi, da trascrivere e interpretare con quel distacco tipico di un’osservazione partecipante di
malinowskiana memoria: ma occasione di incontro e di dialogo, di negoziazione di punti di vista diversi. in questo senso si conferma pienamente l’accezione di geertz e Marcus in una prospettiva post-moderna
e decostruzionista delle scienze sociali in cui si tende a rivalutare la discorsività antropologica come “descrizione densa” di interpretazioni altrui, arte di traduzione di diversi punti di vista sul mondo. Tuttavia anche
queste tendenze riflettono in fondo una sorta di vizio ideologico o peccato originale che ha condizionato fin dal suo nascere lo statuto della
disciplina: considerare il dato etnografico, “l’altrove”, come materia
grezza su cui lavorare successivamente una volta rientrati all’università,
che rimane comunque il “qui” dello studioso, luogo privilegiato della
professione. in effetti, se si guarda indietro nella storia degli studi, tutta
la disciplina demoetnoantropologica è nata in occidente dentro le accademie, caratterizzandosi pur sempre come sapere specialistico e settoriale. Agli antropologi di fatto è affidato il compito di descrivere e
analizzare le diversità: questo è successo in italia fin dall’ottocento con
8
Noi e gli altri. I saperi condivisi

indice
le prime trascrizioni di canti di Tommaseo e le stenografie di fiabe di Vidossi, fino alle grandi teorie del funzionalismo e dello strutturalismo che
dall’europa e dall’America sarebbero più tardi penetrate nel nostro
paese. Malgrado il riconoscimento dell’altro, sia interno alle società complesse e stratificate, sia in contesti lontani e ‘primitivi’, abbia conferito
senso e dignità al diverso, allo scienziato è rimasto sempre affidato il potere della conoscenza, autore esclusivo di analisi e interpretazione, in
grado di operare dal dato grezzo del documento registrato sul campo
quel processo selettivo proprio della sua scrittura.
Dalle fonti orali bisogna invece ripartire, spostando l’asse dell’interesse
verso gli attori sociali, che diventano co-protagonisti del raccontare, autori essi stessi. ecco perché «le storie di vita offrono uno spettacolo meraviglioso che è quello di una cultura vista dall’interno da parte di chi
l’ha vissuta e può raccontarla» (Clemente 2013: 213): ogni racconto individuale, orale o trascritto nell’autobiografia, diviene una risorsa conoscitiva enorme per l’antropologo, e non solo. Aggiunge qualcosa in
più al dinamismo di una cultura, considerata non come totalità chiusa
di significati, entità statica da analizzare, ma un corredo comune di
storia e tradizioni, regole sociali, assorbite e trasmesse nel tempo, che
ogni individuo attinge nel corso della sua esistenza, diversamente interpretandole nel proprio vissuto. in questo processo conoscitivo che viene
fuori attraverso i racconti orali, i ricordi e le biografie della gente comune, l’antropologo deve necessariamente tenere conto del modo di
esporre i fatti da parte di chi li ha vissuti, coglierne i legami con il
contesto di riferimento e di questo con ambiti territoriali più vasti, ricucirne i rapporti con la grande storia, quella ufficiale delle categorie generali, delle guerre e delle paci, dello stato e della Chiesa, dei re, papi e
imperatori, dei contadini e della borghesia. Ascoltando gli altri, si entra
nelle vite degli altri; si immagina come questi abbiano esperito fenomeni
anche lontani nello spazio e nel tempo, con cui ora è possibile relazionarsi
nel presente. l’oralità si offre pertanto come corretto approccio e valore
aggiunto sia all’analisi storiografica, affiancandosi ai documenti d’archivio su cui si è basata tradizionalmente l’attendibilità e la veridicità
delle fonti, sia all’interpretazione antropologica in una nuova chiave
dialogica, interrelazionale e condivisa, che solleva il ricercatore dal peso
della responsabilità esclusiva della deduzione.
Bisogna uscire dai circuiti accademici per fare appello a esperienze che
partono dal basso, dal territorio, per confluire nell’associazionismo. già
dal secondo dopoguerra e lungo gli anni settanta dello scorso secolo, si
9
quaderno di

indice
è avvertito il bisogno di rivalutare il folklore come cultura delle classi subalterne, visione del mondo e della vita, talvolta - con gramsci - in chiave
oppositiva e come segno di riscatto dall’oppressione egemonica; altrove
- con De Martino - come battuta d’arresto dello sviluppo storico delle società occidentali, segno di una crisi della presenza delle fasce più deboli
e di una «destorificazione mitica del negativo» per la reintegrazione del
loro esserci nel presente. Da queste esperienze ed anche, per fare qualche
esempio, dal confine politico di Carlo levi, narrato nel Cristo si è fermato
ad Eboli, o dalle storie di vita raccolte in Contadini del Sud di Rocco scotellaro, sono nate le grandi campagne di documentazione del folklore:
quelle della Discoteca di stato o dell’istituto ernesto De Martino fondato
da gianni Bosio, del Folkstudio in sicilia, del Museo internazionale delle
Marionette, del Centro di studi Filologici e linguistici siciliani, delle registrazioni di Antonino Uccello conservate negli archivi dell’Accademia di
santa Cecilia a Roma, che hanno dato voce ai dimenticati, col tentativo
di farli entrare nella storia da protagonisti. non si è trattato solo di ricercare quei documenti canonici fissati dalla letteratura demologica, come
i canti e le fiabe, ma anche quei generi non formalizzati: le autobiografie
locali a racconto libero, raccolte - ad esempio - nell’Archivio Diaristico nazionale di Pieve santo stefano in provincia di Arezzo. storie della Toscana
mezzadrile del dopoguerra o dei movimenti femminili, attraverso l’adesione di donne contadine al Partito Comunista e all’UDi; esempi di scritture non professionali, a metà fra documento e genere letterario, su cui
è impossibile operare una netta demarcazione di confine.
Ma il nostro pensiero ritorna - a questo proposito - alla drammatica esperienza di guerra riportata con uno spirito letterario fra parlato e scrittura
da Vincenzo Rabito in Terra matta, o alla triste condizione di quell’umile
contadino di Bolognetta, Tommaso Bordonaro, costretto ad emigrare
negli stati Uniti, che ora egli racconta ne la Spartenza, rinnovando con
quel termine il dolore della separazione. narrazioni autobiografiche vive
e dirette che implicano un coinvolgimento emotivo sia da parte del locutore che di chi ascolta, illustrando condizioni di vita e contesti vissuti
che rivelano gerarchie sociali e rapporti di produzione, relazioni parentali e di vicinato: diversi modi di intendere il senso dell’esserci nel mondo.
Da oltre un ventennio, la nastroteca del Centro per l’inventario, la catalogazione e la documentazione, ora confluita nell’Unità operativa “Valorizzazione e musealizzazione dei fondi, archivi e teche” ha intrapreso
il cammino della documentazione delle fonti orali considerate più deperibili: storie di ex minatori, contadini e pescatori che ricostruiscono nel
10
Noi e gli altri. I saperi condivisi

indice
racconto autobiografico la loro vicenda esistenziale fino al tramonto di
un antico mestiere. Ma nell’archivio si trovano anche le voci dei protagonisti di quei grandi eventi consegnati alla storia del novecento: le
lotte contadine per l’occupazione della terra e i conflitti con i proprietari
agrari, i movimenti femminili nelle campagne delle Madonie e, ancora,
la vicenda vissuta in prima persona dallo storico Francesco Renda (infra),
recentemente scomparso, della strage di Portella delle ginestre, in quel
1o Maggio del 1947, Festa dei lavoratori.
Dal 2009 Arca dei suoni è divenuto, grazie all’impegno e alla passione
infaticabile del collega e amico Masi Ribaudo, uno strumento straordinario di restituzione sul web di questo ingente patrimonio culturale, che
contribuisce a fare luce su una storia siciliana ancora per molti versi inedita. Ma c’è di più: condivisione, partecipazione e scambio sono infatti
gli obiettivi principali del progetto, in linea con quelle considerazioni
generali richiamate in questa introduzione. Proprio il dialogo costante
che Arca dei suoni ha intrattenuto col territorio ha sensibilmente arricchito negli ultimi tempi l’archivio sonoro e audiovisivo del Centro con
nuove testimonianze, tanto più importanti se si pensa che la maggior
parte provengono dal mondo della scuola.
in questo nuovo quaderno viene presentata l’attività svolta nello scorso
anno con le scuole, in una diversa concezione della didattica e dell’educazione permanente. A differenza dei numeri precedenti che ponevano
in maggior risalto i contributi istituzionali, qui sono proprio gli insegnanti a farsi portavoce di un nuovo modo di fare lezione, attraverso
tante microstorie quotidiane della gente comune, che entrano nei programmi di insegnamento, incrociandosi con la grande storia ufficiale e
aggiungendo quello che la fonte scritta d’archivio non potrà mai dare.
Queste nuove sinergie fra gli istituti dell’Amministrazione regionale dei
Beni Culturali e il mondo della scuola faranno crescere nei più giovani
la consapevolezza dell’importanza delle proprie radici e del valore che
assume l’ascoltare le esperienze degli altri, soprattutto dei più anziani.
se è vero, come diceva Marx, che gli uomini fanno la storia e non sanno
di farla, questa è un’ulteriore occasione per riflettere sulla necessità di
documentare le vite degli altri, registrando in fretta tutto ciò che con
l’oralità si va perdendo.
11
quaderno di

indice
Riferimenti bibliografici
Bordonaro, Tommaso. 2013.
La Spartenza, introduzione di goffredo Fofi. Palermo: navarra editore.
Buttitta, ignazio emanuele. 2010
“le vite degli altri. la storia come racconto”, in Alessia lo Porto (a cura di), Millenovecento.
Storie di siciliani. Palermo: edizioni di passaggio.
Cirese, Alberto M. 1973.
Cultura egemonica e culture subalterne. Palermo: Palumbo.
Clemente, Pietro. 2013.
“scrivere di sè tra dolore e pudore: storie di donne, di uomini, di generazioni” in Le parole
degli altri. Gli antropologi e le storie della vita. Pisa: Pacini editore. 195-216.
Clifford, James, e george e. Marcus. 1997.
Scrivere le culture. Poetiche e politiche dell’etnografia. Roma: Meltemi.
De Martino, ernesto. 1958.
Morte e pianto rituale nel mondo antico. Torino: einaudi.
De Martino, ernesto. 1961.
La terra del rimorso. Milano: il saggiatore.
De Martino, ernesto. 1962.
“note lucane”, in Furore, simbolo, valore. Milano: il saggiatore.
geertz, Clifford. 1987.
Interpretazione di culture. Bologna: il Mulino.
gramsci, Antonio. 1950.
Letteratura e vita nazionale. Torino: einaudi.
Havelock, eric A. 1971.
Civiltà orale e civiltà della scrittura. Bari: laterza.
lombardi satriani, luigi M. 1974.
Antropologia culturale e analisi della cultura subalterna. Firenze: guaraldi.
levi, Carlo. 1945.
Cristo si è fermato ad Eboli. Torino: einaudi.
Malinowski, Bronislaw. 2004.
Gli Argonauti del pacifico occidentale. Riti magici e vita quotidiana nella società primitiva.
Torino: Bollati Boringhieri.
Rabito, Vincenzo. 2007.
Terra matta. Torino: einaudi.
scotellaro, Rocco. 1954.
Contadini del Sud. Bari: laterza.
12
Noi e gli altri. I saperi condivisi

indice
Quando lo storico è la fonte orale: conversazioni con il prof. Francesco Renda
grazie ad internet, oggi la tecnologia offre strumenti più agili per fissare le tracce del passato
e comprendere l’identità di una cultura o società. Ai fini della costituzione di una memoria
sociale condivisa, obiettivo precipuo di Arca dei suoni, le fonti sonore costituiscono un ulteriore importante tassello metodologico della “nuova storia”, al pari delle fonti scritte.
Paradigmatico è in tal senso questo documento sonoro, dove la storiografia interagisce
mirabilmente con la memoria individuale e collettiva. ne è protagonista il prof. Francesco
Renda, qui impegnato a ripercorrere le vicende più significative della storia siciliana del
novecento. Tra storia e politica si dipana un intreccio polisemico di percorsi, illuminati dai
ricordi personali di prima mano dell’intervistato. le istanze della storia tradizionale scritta
si fondono con quelle della memoria narrativa, attraverso uno stile colloquiale semplice,
diretto ed efficace.
in primo piano alcune vicende cruciali (il valore della Costituzione siciliana del 1812, i Fasci
siciliani, l’occupazione delle terre, la mafia, l’autonomismo siciliano, Portella della ginestra,
la questione meridionale) della storia siciliana ripercorse con il consueto disincanto critico
da parte dell’intervistato, il quale non manca di confrontarsi con questioni ancora aperte
e laceranti. Dall’alto della sua esperienza di storico, politico e docente il prof. Renda trasmette l’idea della storia come progresso, ricerca dell’uguaglianza e di bene sociale.
ne discende un percorso narrativo rigoroso dal punto di vista scientifico ed emozionante
sul piano della riflessione autobiografica, che ha la rara capacità di informare con sobrietà
andando in fondo al cuore delle cose. in questi ottanta minuti di intervista prende corpo
un affascinante mosaico, dove ogni tassello concorre a creare un esaustivo ritratto della
sicilia e dei siciliani.
È l’ultima testimonianza di uno dei più lucidi intellettuali siciliani del ‘900, per il quale
l’opera storiografica e l’impegno civile formano un’endiadi inscindibile. È un documento
che sembra trasporre sul piano storiografico un celebre paradigma letterario di edgar Allan
Poe, secondo cui il valore di una poesia è dato dall’effetto emozionale che produce nel lettore. Un’intervista importantissima per comprendere i legami complessi che uniscono la ricerca storica, l’elaborazione della memoria ed il suo uso pubblico.
Maurizio Zerbo
Riferimenti bibliografici
Per ulteriori approfondimenti, si rimanda ai seguenti libri del prof. Francesco Renda:
I fasci siciliani (1892-1894). Torino: einaudi, 1974
Storia della mafia. Palermo: Vittorietti, 1998
Storia della Sicilia dal 1860 al 1970. Palermo: sellerio, 1999
Storia del primo maggio. Dalle origini ai giorni nostri. Roma: ediesse, 2009

indice
Arca dei Suoni, dalla scuola al territorio*
Masi Ribaudo1
Dalla scuola
alla scuola
Parecchi anni fa (più o meno a metà della mia trentennale esperienza
di insegnante), nel corso di un processo di revisione dell’offerta formativa dell’istituto in cui prestavo servizio e nella mia veste di incaricato di
una specifica “funzione obiettivo”, ebbi modo di presentare al Collegio
dei docenti un progetto denominato “Creative Technology Thinking”.
il progetto si rifaceva ad alcune linee guida per la progettazione didattica che - come coordinatore e editor del gruppo che lo aveva elaborato
- avevo provato a sintetizzare in pochi, semplici slogan riportati nell’introduzione ad un volume dal titolo Strutture e servizi per la formazione
culturale e professionale permanente (pubblicazione interna all’iTis “Vittorio emanuele iii”, pp. 1-7). Fra questi:
-
*
Un pensiero grato
a ignazio saeli,
senza il cui prezioso
apporto molte delle
esperienze qui
richiamate non
sarebbero state
possibili
È opportuno... dare agli allievi consapevolezza delle ragioni per cui si propongono
loro certe attività e motivarli, rendendone chiara la pertinenza e le finalità.
occorre promuovere la cooperazione, in tutti gli ambiti, come la modalità di lavoro
più produttiva.
Bisogna attivare meccanismi di adeguamento dell’offerta formativa più agili e capaci
di interagire rapidamente con la realtà.
occorre incentivare il rapporto fra scuola e mondo produttivo, rendendo visibile il
valore di risorsa e di argine all’esclusione che la scuola può e deve avere.
l’obiettivo ultimo da porsi è che l’istituto diventi punto di riferimento costante nella
vita dello studente, anche dopo il diploma.
nel volume, veniva individuato come tema di fondo, il problema dell’organizzazione del lavoro didattico-educativo in termini di:
a) riformulazione costante dell’offerta formativa, conseguente ad una continua e attenta analisi delle condizioni del mercato del lavoro i cui processi vengano resi leggibili agli studenti ed insieme a loro analizzati in contesti di elaborazione collettiva
opportunamente predisposti.
14
Arca dei Suoni, dalla scuola al territorio

indice
b) riorganizzazione del lavoro, fondata su una prospettiva di rivalutazione dell’autonomia degli organi collegiali nelle procedure di programmazione e di gestione dell’azione didattico-educativa, nel tentativo di ridefinirne funzioni e ruoli.
c) promozione di dinamiche d’interazione di gruppo di tipo cooperativo piuttosto che
competitivo, ad ogni livello, nell’organizzazione e nella gestione del lavoro scolastico
si rendeva necessario «[...] porre in risalto il valore delle competenze fornite da tutte le discipline curricolari, interagenti in contesti di ‘problemsolving’ guidato, capaci di rappresentare simulazioni di situazioni proprie
delle professionalità a cui gli studenti dovranno essere preparati».
“Creative Technology Thinking” si configurava allora soltanto come
un’azione complementare al curricolo, ma gradualmente sarebbe stata
interpretata come un’occasione di organizzazione curricolare ‘divergente’, conseguente all’analisi dei bisogni formativi degli allievi e fondata su un utilizzo dei tempi e delle risorse coerente con gli obiettivi e
non dato a priori.
in questa stagione del mio impegno professionale, un ruolo centrale assunsero le opportunità di interazione educativa a distanza offerte dalla
rete e, in particolare, l’utilizzo - presto integrato nella mia prassi lavorativa e rivelatosi fondamentale anche durante il periodo della mia docenza presso l’Università di Palermo - di piattaforme didattiche, come
elenet prima e Moodle subito dopo.
sono convinto che la genesi di Arca dei suoni - il cui primo abbozzo risale
al gennaio del 2008 - sia stata fortemente influenzata da questo background. Che si sia trattato del completamento naturale di un percorso
mirato a rendere sempre più efficace la mia azione di insegnante e fruttuosi gli sforzi di apprendimento e di crescita culturale, umana e sociale
dei miei allievi.
nel 2003, insieme al collega e amico salvatore spitalieri - ingegnere e
appassionato insegnante - ed a Ferdinando Riotta, ricercatore dell’iRRe
sicilia nel periodo di direzione del compianto Poldo Ceraulo e di presidenza di giovanni saverio santangelo, fummo invitati a riferire del nostro progetto in un seminario di formazione organizzato dall’iRRe emilia
Romagna e dall’iRRe Marche a Bellaria di Rimini, suscitando un certo interesse fra i colleghi e i ricercatori presenti, per la novità dell’approccio
e per le prospettive che esso prefigurava.
D’altro canto quel progetto, come le esperienze e i percorsi didattici attivabili nel quadro di Arca dei suoni - come ho avuto occasione di sottolineare in un recente intervento per la giornata nazionale del Curricolo
promossa dal CiDi di Palermo - rispondeva già a molti dei “principi per un
apprendimento significativo” che, in tempi più recenti, il pedagogista Fe-
15
quaderno di

indice
derico Batini, nel delineare quelli che definisce “percorsi didattici per competenze”2, nel quadro del Lifelong Lifewide Learning, sintetizza e descrive
con accuratezza nei suoi numerosi lavori, liberamente accessibili sulla rete.
Dell’accurato elenco prodotto dal prof. Batini, trovo particolarmente
pertinenti e segnalo all’attenzione degli insegnanti e degli operatori culturali che vorranno leggere queste note, almeno le seguenti voci:
•
•
•
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•
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•
•
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•
•
•
divertimento
valorizzazione dell’esperienza dei soggetti
adesione
protagonismo
partecipazione attiva
motivazione
rilevanza soggettiva
utilità dell’errore
enfatizzazione del positivo
valorizzazione delle conoscenze e competenze
autonomia
continuità
competenza
valore
lo stesso studioso fornisce anche un accurato elenco di “Principi metodologici per il successo formativo“, fra cui mi pare si adattino al nostro
caso almeno questi:
•
•
•
•
•
•
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Uso flessibile degli spazi
[…] Utilizzare il più possibile gli spazi laboratoriali, tecnici, all’aria aperta, le aule informatiche, la biblioteca, eventuali spazi teatrali (o usarne altri come tali), aule musicali ecc. […]
Valorizzare l’esperienza e le conoscenze degli alunni
[…] ciascun alunno rappresenta una risorsa. […] Attraverso le nuove tecnologie di
informazione e comunicazione, gli alunni mettono in gioco sentimenti, emozioni,
attese, informazioni, abilità, modalità di apprendimento di cui vanno favoriti l’espressione, l’esplorazione, la problematizzazione e il recupero valorizzante.
Favorire l’esplorazione e la scoperta
[…] attraverso esperienze che consentano di sperimentare il gusto della ricerca, della
scoperta, della problematizzazione. […]
incoraggiare l’apprendimento collaborativo
[…] la costruzione di gruppi di lavoro […] che utilizzino anche le nuove tecnologie
per costruire nuove conoscenze, per fare ricerca, per stabilire contatti e corrispondere
con coetanei di differenti paesi, costituisce una vera e propria risorsa, oggi essenziale,
all’apprendimento.
Promuovere la consapevolezza del proprio modo di apprendere
[…] impegnare ogni allievo nella costruzione attiva del proprio sapere è precondizione dell’apprendimento significativo.
Realizzare attività didattiche in forma di laboratorio
Promuovere forme laboratoriali di didattica (interne ed esterne alla scuola) […]
Arca dei Suoni, dalla scuola al territorio

indice
Queste premesse ricordano come il progetto Arca dei suoni, al di là della
sua capacità di suscitare curiosità e interesse in una platea potenzialmente variegata e vasta, nasca con la prospettiva di stabilire un rapporto
prioritario e privilegiato con il mondo della scuola e dell’istruzione, proponendosi - fra l’altro - quale spazio di confronto di esperienze didattiche incentrate sulla valorizzazione dei beni culturali; come, per
vocazione e per caratteristiche tecniche, la piattaforma si offra come
luogo di memoria collettiva e repertorio condiviso di opzioni pedagogiche e di storie di persone e di comunità impegnate nella promozione
della crescita culturale e civile dei cittadini.
Dalla scuola
al territorio
in coincidenza con l’uscita di questo terzo Quaderno, Arca dei suoni
completa il suo quinto anno di attività.
sono stati anni impegnativi e stimolanti, durante i quali i Direttori che
si sono succeduti alla guida del CRiCD hanno ritenuto di sostenere il
progetto, condividendone le finalità di valorizzazione dei beni culturali
siciliani e delle teche che ne conservano la documentazione, nonché
l’apertura al territorio, per un coinvolgimento diretto dei cittadini - attraverso le scuole e le associazioni culturali - nel rinforzo della missione
istituzionale.
nel tempo, Arca dei suoni ha beneficiato dell’apprezzamento degli Assessori cui è stata affidata la guida dell’Amministrazione regionale dei
Beni Culturali, supportato dalle positive valutazioni dei loro staff tecnici.
il servizio Valorizzazione, nei limiti delle disponibilità del capitolo di spesa
dedicato alle iniziative di educazione permanente realizzate dagli istituti
del Dipartimento, ha garantito negli anni il sostegno basilare, riconoscendo ad Arca dei suoni una funzione di supporto alla comunicazione
con il territorio, funzionale a tutta l’Amministrazione dei Beni Culturali,
al cui servizio il progetto, nelle sue diverse articolazioni, si pone.
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quaderno di

indice
Quali siano tali articolazioni, sarà forse il caso si ricordarlo brevemente
anche nel presente volume.
il progetto Arca dei suoni dà luogo ad un ‘arcipelago’ costituito da tre
siti. Quello che ospita l’archivio omonimo originario contenente circa
600 record audiovisivi di base, insieme a centinaia di file di corredo foto, presentazioni, dati di geolocalizzazione, articoli, link utili etc. - è
stato raggiunto da quasi 2.000.000 di contatti negli ultimi quattro anni
e continua a svolgere il suo ruolo di strumento di valorizzazione dei beni
culturali della sicilia, aperto al contributo attivo delle istituzioni scolastiche e delle associazioni culturali, espressamente invitate a contribuire
direttamente e senza mediazioni all’incremento del suo patrimonio documentale.
nel repository di Arca dei suoni, il focus di ogni scheda è rappresentato
dal singolo documento sonoro o audiovisivo: ogni scheda ha una sua autonomia e la fruizione del relativo file può essere conclusa in sé.
A ciascuna scheda possono essere associati file aggiuntivi di diversa natura: altri file audiovisivi, testi, foto, disegni, presentazioni etc. inoltre,
il luogo di origine dei contenuti della scheda principale può essere fissato su una mappa da cui è possibile attivare le registrazioni o, grazie
alle funzioni di esplorazione offerte da google Maps, effettuare escursioni virtuali in situ.
A questo sito originario si sono affiancati nuovi strumenti complementari per la valorizzazione e la didattica dei beni culturali e ambientali:
• scuolamuseo ReDiBis – Archivio digitale multimediale delle esperienze didattiche strutturate, nel campo dei beni culturali;
• Cricdlearn – Piattaforma per l’e-learning, a supporto della costruzione
di esperienze di documentazione e di didattica dei beni culturali.
scuolamuseo ReDiBis, ha come base il patrimonio documentale realizzato nei numerosi anni di attività del progetto scuola Museo, promosso
dal Dipartimento per i Beni Culturali. in questo archivio, come accennato, ogni scheda rinvia ad un’esperienza didattica complessa, attestata
da documenti di varia natura (testi, video, registrazioni audio, presentazioni etc.) interrelati - e talvolta realizzati in momenti diversi - che ne
rappresentano il prodotto. l’acronimo che completa la denominazione
del sito sta per Repertorio delle Esperienze Didattiche nel campo dei
Beni Culturali e dell’Identità Siciliana e la funzione di salvataggio dall’oblio che esso suggerisce è offerta a tutte le scuole, le associazioni culturali e le istituzioni che sviluppino progetti educativi.
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Arca dei Suoni, dalla scuola al territorio

indice
Cricdlearn fornisce supporto tecnico, attraverso la consulenza attiva
degli esperti di ambito disciplinare o tecnico che si rendono disponibili
- sia all’interno dell’amministrazione dei beni culturali che in accordo
con questa - alle iniziative formative che, concorrendo alla costruzione
di una cittadinanza attiva, stanno alla base della tutela e della salvaguardia del patrimonio culturale.
Qui, grazie alla piattaforma per l’e-learning Moodle, i vari percorsi vengono liberamente strutturati dagli esperti, secondo le modalità a loro
più congeniali.
gli elaborati prodotti attraverso l’interazione proposta da Cricdlearn possono trovare spazio, a seconda della loro natura e del loro formato, sia
nell’archivio di Arca dei suoni che nell’archivio scuolamuseo ReDiBis3.
non è superfluo ribadire che tali strumenti di lavoro sono a disposizione
di tutta l’Amministrazione regionale dei beni culturali.
ogni museo o istituto può pubblicare autonomamente file e articoli
sull’archivio principale, può proporre la pubblicazione dei prodotti delle
proprie esperienze didattiche su scuolamuseo, può richiedere l’apertura
di spazi didattici da autogestire, nella sua interazione con insegnanti o
gruppi di utenti di vario genere (operatori culturali, guide turistiche
etc.), in conformità con la vocazione di «modello di co-creazione culturale per la conservazione digitale della memoria comune» e «vero esempio di participatory museum» di Arca dei suoni4.
in questo contesto, i Quaderni assumono un ruolo di orientamento per
gli utenti, riguardo alle funzioni istituzionali del CRiCD e ai contenuti
delle sue teche, e di sintesi delle iniziative di valorizzazione messe in atto
da tutti i membri della comunità costituitasi intorno al progetto.
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quaderno di

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se nei primi due volumi di quella che ormai può considerarsi una serie
di pubblicazioni l’attenzione era centrata sulle finalità e sulle funzioni e
le azioni di valorizzazione proposte dal CRiCD, in questo terzo volume
lo spazio maggiore viene riservato ai partner: alle scuole e alle associazioni che, a vari livelli di coinvolgimento, hanno tratto vantaggio da Arca
dei suoni.
Alcuni di questi partner si sono serviti dei suoi strumenti, oltre che per
condividere i loro documenti, per disseminare i prodotti delle loro iniziative e incrementare l’efficacia comunicativa delle loro proposte culturali; fra costoro, firmano il loro contributo a questo Quaderno le
associazioni “Anfiarao”, “AnisA per l’Arte”, “Ars nova” e “canecapovolto”, così come gli istituti scolastici “Ferrara”, “Almeyda” e “Croce”.
Altri hanno progettato e sviluppato iniziative educative basate sul coinvolgimento dei giovani in attività di documentazione espressamente finalizzate all’ostensione dei prodotti sulle piattaforme generate da Arca
dei suoni, di cui hanno accolto la ratio, adattandola alle loro peculiarità
e ai loro obiettivi. È questo il caso dei licei “Adria”, “Cannizzaro” e “savarino” al cui intervento in questo contesto, per il suo valore paradigmatico - in grado di rivelare gran parte delle potenzialità offerte dal
‘sistema’ - è dedicato il maggiore spazio.
Altri infine, come nel caso dell’iTis “Vittorio emanuele iii” - capofila e
partner della prima ora del nostro progetto - hanno, in questa occasione,
riproposto esperienze didattiche svolte in un passato anche non recentissimo, dimostrando come la rete consenta un recupero di memoria e
di identità in grado - sia per la qualità dei contenuti che dei metodi - di
offrire validi spunti e risorse per lo sviluppo di nuove iniziative.
nel nuovo Quaderno, le istituzioni citate - attraverso la voce di chi vi si
è dedicato - raccontano dunque le loro esperienze, ne dispiegano le architetture, le finalità, il senso e dichiarano come e perché Arca dei suoni
abbia aggiunto valore ai loro sforzi.
Tali narrazioni vengono introdotte dalle considerazioni programmatiche
e metodologiche degli specialisti delle istituzioni che supportano il progetto e ne promuovono la diffusione: oltre al CRiCD, attraverso la voce
del suo massimo dirigente, Marco salerno, e di orietta sorgi, responsabile dell’U.o. 4 che ad esso afferisce, il Dipartimento dei Beni Culturali e
dell’identità siciliana, tramite il contributo di Assunta lupo, storica
anima della Valorizzazione operata in sinergia con le istituzioni educative del territorio. Chiudono la sezione introduttiva l’intervento di Maria
Rosa Turrisi che, a nome dell’Ufficio scolastico Regionale per la sicilia,
tali istituzioni educative sinteticamente rappresenta in questa occasione,
20
Arca dei Suoni, dalla scuola al territorio

indice
e il contributo dell'archeologa elisa Bonacini, esperta di comunicazione
dei beni culturali via web, che analizza il nuovo portale di Arca dei suoni
e le sue funzioni.
ecco dunque un nuovo volume che si propone all’attenzione degli operatori della scuola, insegnanti e dirigenti scolastici, delle associazioni culturali, degli addetti dell’Amministrazione che con tali soggetti interagiscono per la progettazione e l’implementazione di buone pratiche nel
campo della didattica e della valorizzazione del territorio, ma anche proprio per questo - degli amministratori locali e degli operatori economici attenti al potenziale di crescita e di sviluppo offerto dal patrimonio
culturale.
Note e riferimenti bibliografici
1
Etnolinguista presso il CRICD della Regione Siciliana dal 2008, già insegnante nei ruoli degli
Istituti statali di istruzione secondaria di secondo grado e docente a contratto presso la Facoltà di Lettere dell’Università degli Studi di Palermo.
2
Federico Batini, Percorsi didattici per competenze, loescher editore. Collana interamente
disponibile on line. http://competenze.loescher.it/i-percorsi-per-competenze.n2930
3
Per ulteriori dettagli, si veda il Quaderno di Arca dei suoni 2, pp. 48-57.
4
elisa Bonacini, Il museo partecipativo sul web: forme di partecipazione dell’utente alla
produzione culturale e alla creazione di valore culturale in “il capitale culturale” n. 5, eUM
- issn 2039-2362 (on line), 2012. http://riviste.unimc.it/index.php/cap-cult/article/view/201
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quaderno di
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indice
Ieri, oggi e, possibilmente, domani.
Assunta Lupo
Per la maggior parte degli italiani di oggi, il patrimonio artistico è come un’immensa biblioteca stampata in un alfabeto ormai sconosciuto [...] è indispensabile educare gli italiani al patrimonio. educare vuol dire, letteralmente, tirare fuori dalle persone ciò che
in esse è già, almeno in potenza. e gli italiani hanno bisogno di ricominciare a parlare,
fin da bambini, la lingua che hanno parlato meglio di tutti gli altri: la lingua delle immagini, delle forme, delle figure, dei colori.
Così scrive lo storico dell’arte Tomaso Montanari in “istruzioni per l’uso
del futuro – il patrimonio culturale e la democrazia che verrà” (Collana
indi n. 32, Minimum fax, Roma 2014) aggiungendo che, «numeri alla
mano, più della metà dei nostri ragazzi crescerà in un radicale analfabetismo artistico» e concludendo che «[...] Conoscere il patrimonio culturale vuol dire avere uno strumento per ribaltare il modo di vedere
noi stessi e la società nel suo insieme. Uno strumento per innescare la
rivoluzione democratica ed umanistica di cui il nostro tempo ha disperata necessità».
Queste affermazioni, frutto di un’analisi personale e documentata e di
uno sguardo criticamente attento sia alla situazione della scuola italiana,
in cui le ore di insegnamento dedicate alla storia dell’arte sono state drasticamente tagliate, che alla prevalente concezione utilitaristica della
gestione pubblica e privata del patrimonio culturale, si accostano a
quelle pronunciate, nel 2014, da Papa Francesco nella sua omelia agli insegnanti cattolici di Buenos Aires:
il giovane, il bambino, sanno apprezzare il patrimonio che hanno ricevuto? o i ragazzi
sono troppo presi dalle circostanze immediate per sapere riconoscere in questo orizzonte
ciò che hanno ricevuto e di conseguenza vivono come se non avessero ricevuto nulla?
D’altra parte, ciò che hanno ricevuto non è da conservare chiuso in un cassetto, ma è
qualcosa su cui lavorare ora! i ragazzi, i giovani, sanno lavorare oggi su ciò che hanno
ricevuto? sanno prendersi la responsabilità di quel patrimonio? e noi insegniamo loro
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Ieri, oggi e, possibilmente, domani.
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indice
ad assumersi la responsabilità di quell’eredità? A proiettarla in avanti? Questi giovani
hanno utopie? Hanno sogni? educare alla speranza significa tre cose: memoria del patrimonio ricevuto e assunto; lavoro su quel patrimonio affinché non sia il talento sepolto;
proiezione, attraverso le utopie e i sogni, verso il futuro.
non so se Montanari abbia letto lo scritto di Papa Francesco o viceversa.
sicuramente le due asserzioni sono il segno di una inversione di tendenza sempre più manifesta avverso la concezione utilitaristica del patrimonio considerato solo come risorsa economica, alla quale attingere
per fare sviluppo.
Per me, che dopo tanti anni sto ancora a scrivere di “scuola Museo”, è
di grande conforto sapere che è ampiamente condivisa l’idea che l’educazione ai beni culturali è indispensabile per migliorare la qualità della
vita. Questo è il principio che sta alla base del progetto “scuola Museo”,
descritto, nella sua articolazione, nel secondo Quaderno di Arca dei
suoni, al quale si rimanda. il fatto che tale concetto, dato per scontato,
torni ad essere messo in discussione significa che, malgrado l’impegno
profuso e i risultati conseguiti, occorre proseguire e trovare formule
nuove per proporre la conoscenza consapevole dei beni culturali.
È infatti indubbio che nel corso degli ultimi venti anni l’attenzione nei
confronti del patrimonio sia cresciuta sempre più, così come l’interesse
verso i fatti e i fenomeni culturali in generale. Basta consultare la bibliografia del settore, restringendo il campo solo all’italia, per scorrere una
lunga serie di titoli relativi sia alla teoria che alla prassi, cioè alle esperienze portate avanti dalle singole strutture, musei, gallerie, parchi, sia
pubblici che privati. le nuove tecnologie, poi, sono uno strumento formidabile e rapido di informazione, permettono tantissime occasioni di
aggiornamento e di confronto. scegliendo la voce “scuola e museo” o
“educazione ai beni culturali” su google Alert siamo informati giornalmente delle attività in corso da parte di tante realtà sconosciute, eppure
interessanti. sempre google ci offre l’opportunità di straordinari viaggi
virtuali fra le opere d’arte. Con Facebook, Twitter ed instagram possiamo
condividere le nostre foto, le nostre sensazioni, le nostre invasioni digitali nei luoghi del patrimonio; si moltiplicano le piattaforme per i Musei
virtuali interattivi e le app per scaricare sugli smartphone i contenuti utili
ad una visita guidata dei musei.
Tutta questa abbondanza di informazioni è certamente utile a produrre
conoscenza e a fornire stimoli per approfondimenti e per riflessioni, e
lo è ancora di più se porta ad un processo educativo finalizzato all’acquisizione dei saperi e delle competenze.
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quaderno di
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l’utilizzazione dei media, infatti, come ciascuno di noi sperimenta quotidianamente, deve essere condotta con intelligenza, sapendo scegliere
le notizie necessarie e provenienti da fonti affidabili.
Corriamo sicuramente il rischio di essere analfabeti del web, oltre che
dell’arte, se non siamo in grado di gestire criticamente le nostre dipendenze dalla rete. Analfabeti di ritorno, anche se adulti con un titolo di
studio, sospettosi davanti ad uno strumento, un pc, un tablet o un telefonino che manipola la nostra esistenza.
Di conseguenza è indispensabile, per chi a vario titolo si occupa di beni
culturali, coniugare l’uso dei media con la tutela, conservazione, valorizzazione e fruizione dei beni e con i processi educativi ad essi collegati.
Come sostiene infatti Paolo galluzzi, direttore del Museo galileo di Firenze,
«[…] le nuove architetture digitali della conoscenza non tolgono affatto senso né limitano il valore delle attività svolte dalle istituzioni museali tradizionali. i musei che sono
stati ereditati dal passato sopravvivranno e seguiteranno a garantire l’essenziale funzione di conservazione delle memorie e di stimolazione del pensiero, della creatività e
delle emozioni. i musei virtuali presuppongono il patrimonio immateriale e possono offrire, se ben impiegati, un contributo enorme alla sua valorizzazione e al rilancio in
grande stile di quelle funzioni educative che i musei tradizionali hanno in larga misura
smarrito.» (http://www.treccani.it/enciclopedia/museo-virtuale_%28XXi_secolo%29/)
Riflettendo sugli esiti dell’ultima giornata della didattica del 20 aprile
2012: “l’educazione ai beni culturali al tempo del web 2.0”, tenendo
conto dell’evoluzione del mondo della scuola e dei cambiamenti intervenuti nell’Amministrazione e confrontandoci con gli operatori del settore, è maturata l’idea di un rapporto con l’Ufficio scolastico Regionale
finalizzato all’individuazione di nuovi strumenti di formazione dei docenti, collegati alla fruizione del patrimonio documentario regionale.
in conseguenza del fisiologico ricambio generazionale, infatti, la maggior
parte degli insegnanti che parteciparono fin dalla seconda metà degli
anni ‘90 ai corsi di aggiornamento “scuola Museo” è andata in pensione.
il cospicuo bagaglio di esperienze, purtroppo, non è stato trasmesso,
nella maggior parte dei casi, ai colleghi subentrati e le pubblicazioni realizzate, e a suo tempo consegnate alle scuole, sono andate esaurite.
nello stesso tempo, però, i cambiamenti interni all’Amministrazione dei
Beni culturali, con l’immissione in ruolo di personale qualificato proveniente dal mondo della scuola, hanno dato nuova vitalità al progetto e
ne hanno consentito la prosecuzione a livello territorialmente più ampio
e con modalità più aderenti ai singoli contesti.
A seguito di un proficuo confronto e scambio di opinioni sulla materia,
in data 8 luglio 2014 è stato firmato il protocollo d’intesa fra l’Ufficio
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Ieri, oggi e, possibilmente, domani.
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indice
scolastico Regionale e il Dipartimento Beni Culturali, con validità triennale, nel quale si conviene di sviluppare attività congiunte dirette a:
1. attivare percorsi formativi disciplinari e tecnici nel campo della didattica e valorizzazione dei beni culturali su tutto il territorio regionale
rivolti ai docenti delle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado;
2. formare i partecipanti ai progetti sulla valorizzazione dei beni culturali e sulla didattica museale all’uso degli strumenti di interazione didattica a distanza e di piattaforme dedicate;
3. programmare modalità di fruizione agevolata delle teche della Regione siciliana da parte degli istituti scolastici;
4. promuovere i contenuti dei progetti attraverso i mezzi di comunicazione istituzionale.
Per la realizzazione delle iniziative di formazione è in corso di costituzione un gruppo tecnico di progettazione e ricerca composto da soggetti provenienti da entrambe le amministrazioni, con esperienze
professionali nel settore.
Per lo svolgimento degli incontri di formazione si opererà in collaborazione con università, associazioni, enti di ricerca, enti locali, esperti ed
operatori esterni alle due amministrazioni.
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quaderno di
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l’accordo completa il protocollo d’intesa firmato il 28 maggio 2014 fra
il Ministero dei Beni e le Attività Culturali e del Turismo e il Ministero
dell’istruzione, dell’Università e della Ricerca, che nasce con l’obiettivo
di «creare occasioni di accesso al sapere attraverso la messa a sistema di
istruzione e cultura, al fine di sviluppare una società della conoscenza».
nello stesso tempo ne integra gli aspetti mancanti e rileva la necessità
di un’informazione necessaria sull’ordinamento del patrimonio in sicilia,
utile a chiarire al mondo della scuola i rapporti fra stato e Regione in
materia.
l’intesa statale, infatti, pur estremamente puntuale e analitica, demanda, riguardo al MiUR, agli Uffici scolastici Regionali e ai rispettivi
ambiti territoriali le azioni di formazione ed aggiornamento, mentre impegna il MiBAC al coordinamento delle azioni per l’attuazione di progetti didattico-educativi, annuali o pluriennali, utilizzando anche lo
strumento della convenzione.
in conseguenza dei due protocolli, che si completano a vicenda e confermano l’identità di vedute sulla materia, sarà necessario sviluppare, in
sinergia con il MiBAC, le molteplici azioni previste, fornendo in particolare contributi ed esperienze ai progetti nazionali.
in tale contesto, è chiaro che Arca dei suoni diventa uno dei mezzi più
importanti, forse il migliore, per lo sviluppo degli accordi, grazie alla
enorme banca dati e alla piattaforma Cricdlearn.
la sezione scuolamuseo ReDiBis si arricchisce ogni giorno di nuovi prodotti sia degli istituti dei Beni culturali che delle scuole, alle quali è stato
di recente richiesto uno sforzo notevole: quello di raccontare la propria
storia e di salvaguardare la propria identità e quella del territorio sul
quale insistono.
infatti, nella considerazione che gli istituti scolastici hanno realizzato o
hanno in corso la produzione di materiale multimediale sulle tematiche
riguardanti i beni culturali, gli stessi sono stati invitati a trasmettere
entro il 10 gennaio 2015 al Dipartimento Beni Culturali e identità siciliana, servizio Valorizzazione, U.o. 24, quanto prodotto nel corso del
tempo: VHs, CD, DVD, con particolare riferimento agli ultimi quindici
anni, con una scheda descrittiva contenente il nome dell’istituto, l’anno
di realizzazione del lavoro e il nome della scuola a tale data; l’argomento
e la motivazione del lavoro, i docenti e le classi coinvolte, il finanziamento di riferimento.
Per quanto riguarda le pubblicazioni a stampa, si è chiesto di inviare le
stesse in file pdf.
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Ieri, oggi e, possibilmente, domani.
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indice
Detto materiale verrà selezionato e caricato sulla banca dati scuolamuseo ReDiBis che, in tal modo, verrà significativamente incrementata e
sarà, oltre che una fonte importante per le ricerche sul patrimonio,
anche il nucleo fondante per un possibile museo virtuale, sia della storia
della scuola siciliana che del modo di intendere la comunicazione didattica dei beni culturali, anche per la progettazione dei percorsi formativi
e tecnici da concordare ai sensi del già citato protocollo d’intesa.
C’è da sperare che le scuole, con i tanti insegnanti che hanno a cuore il
patrimonio, rispondano con generosità all’invito.
Avranno così contribuito alla costruzione di nuovi percorsi di conoscenza,
a una nuova proposta di alfabetizzazione nei riguardi del patrimonio, da
articolare in vari livelli di approfondimento, con l’utilizzazione di più linguaggi e con una costante interazione e un continuo coinvolgimento
emotivo ed intellettivo. in tale contesto il museo virtuale da realizzare
assume particolare rilevanza in quanto, citando ancora galluzzi, è un
[...] oggetto ad assetto continuamente variabile, grazie anche all’arricchimento continuo
della sua intelligenza collettiva, prodotto dagli utenti. Una dimensione che consente di
sperimentare sul complesso del patrimonio modalità di esperienze culturali e di interazione sociale impossibili nelle istituzioni del mondo reale.
non è sicuramente poco in un momento di crisi come quello presente:
una possibile, valida risposta al disagio espresso da Tomaso Montanari.
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quaderno di
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indice
Valorizzazione dei beni culturali e competenze di cittadinanza:
un percorso integrato di formazione
Maria Rosa Turrisi
Introduzione
la scuola dell’autonomia ha rischiato, in questi ultimi vent’anni, di diventare sempre più una “scuola dei progetti” in cui le attività extracurriculari appaiono sganciate dalla quotidiana didattica curricolare. le
scelte di aderire a progetti anche stimolanti e innovativi, sia sul versante
dei contenuti che delle metodologie, è stata spesso dettata da “passioni”
culturali dei singoli insegnanti che non da scelte strategiche, fondate sia
sul versante pedagogico che organizzativo, capaci di produrre nel sistema scuola, innovazione e miglioramento. Fare diventare sistema pratiche didattiche capaci di sconfiggere forme di analfabetismo di ritorno
e di produrre negli alunni competenze valide per la vita è la scommessa
della scuola italiana del terzo millennio. inoltre, in un contesto generale
in cui, anche per effetto della crisi, è diminuito in italia il consumo culturale1, è necessario un forte impegno da parte della scuola che deve
operare in sinergia con altri soggetti istituzionali del territorio, nell’ottica dell’apprendimento per tutto l’arco della vita.
il questo articolo, proviamo a rileggere la proposta del Progetto Arca dei
suoni e le attività didattiche orientate alla valorizzazione dei beni culturali nell’ottica della costruzione delle “competenze di cittadinanza” che
costituiscono lo scenario di riferimento per l’istruzione e la formazione
del primo e del secondo ciclo del sistema scolastico del nostro Paese.
Competenza/
competenze
scegliamo di adottare, come è ormai ampiamente consolidato fra chi si
occupa di istruzione e di sistemi scolastici, la definizione di Competenza
indicata dal Consiglio d’europa come «la comprovata capacità di usare
conoscenze, abilità e capacità personali, sociali e/o metodologiche, in situazioni di lavoro o di studio e nello sviluppo professionale e/o personale;
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Valorizzazione dei beni culturali e competenze di cittadinanza

indice
le competenze sono descritte in termini di responsabilità e autonomia».2
Una definizione così pregnante e sintetica rimanda ad una riflessione
pedagogica e didattica molto articolata ed ad un ampio dibattito fra gli
addetti ai lavori che non riportiamo, ma di cui assumiamo alcune coordinate fondamentali. Per costruire alunni “competenti” e, quindi, “cittadini competenti”, è necessario adottare in classe, e nella scuola,
modelli organizzativi e didattici che orientino a:
• assumersi la responsabilità del processo di apprendimento
• governare processi di apprendimento coerenti dal punto di vista dell’insegnante e dal punto di vista dell’alunno
• imparare “facendo” secondo un approccio laboratoriale
• lavorare insieme per uno scopo
• sviluppare una capacità di “stare al mondo” oltre che di interpretare
il mondo
• riconoscere la complessità della conoscenza
Tutto ciò rimanda a quanto è ormai generalmente condiviso, anche se
spesso poco praticato, che l’insegnamento non deve essere un’azione
per «riempire un vaso ma per accendere un fuoco»3.
oltre alla definizione pedagogico-didattica della “Competenza”, ciò che
più esplicitamente rimanda alle competenze di cittadinanza è la definizione ufficiale delle otto competenze-chiave per l’apprendimento permanente definite dal Parlamento europeo e dal Consiglio dell’Unione
europea che vengono così descritte:4
La comunicazione nella madrelingua è la capacità di esprimere e interpretare concetti,
pensieri, sentimenti, fatti e opinioni in forma sia orale sia scritta (comprensione orale,
espressione orale, comprensione scritta ed espressione scritta) e di interagire adeguatamente e in modo creativo sul piano linguistico in un’intera gamma di contesti culturali
e sociali, quali istruzione e formazione, lavoro, vita domestica e tempo libero.
La comunicazione nelle lingue straniere condivide essenzialmente le principali abilità richieste per la comunicazione nella madrelingua. la comunicazione nelle lingue straniere
richiede anche abilità quali la mediazione e la comprensione interculturale. il livello di
padronanza di un individuo varia inevitabilmente tra le quattro dimensioni (comprensione orale, espressione orale, comprensione scritta ed espressione scritta) e tra le diverse
lingue e a seconda del suo retroterra sociale e culturale, del suo ambiente e delle sue
esigenze ed interessi.
La competenza matematica è l’abilità di sviluppare e applicare il pensiero matematico
per risolvere una serie di problemi in situazioni quotidiane. Partendo da una solida padronanza delle competenze aritmetico-matematiche, l’accento è posto sugli aspetti del
processo e dell’attività oltre che su quelli della conoscenza. la competenza matematica
comporta, in misura variabile, la capacità e la disponibilità a usare modelli matematici
di pensiero (pensiero logico e spaziale) e di presentazione (formule, modelli, schemi,
grafici, rappresentazioni).
29
quaderno di

indice
La competenza in campo scientifico si riferisce alla capacità e alla disponibilità a usare
l’insieme delle conoscenze e delle metodologie possedute per spiegare il mondo che ci
circonda sapendo identificare le problematiche e traendo le conclusioni che siano basate
su fatti comprovati.
La competenza in campo tecnologico è considerata l’applicazione di tale conoscenza e
metodologia per dare risposta ai desideri o bisogni avvertiti dagli esseri umani. la competenza in campo scientifico e tecnologico comporta la comprensione dei cambiamenti determinati dall’attività umana e la consapevolezza della responsabilità di ciascun cittadino.
La competenza digitale consiste nel saper utilizzare con dimestichezza e spirito critico
le tecnologie della società dell’informazione per il lavoro, il tempo libero e la comunicazione. essa implica abilità di base nelle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TiC): l’uso del computer per reperire, valutare, conservare, produrre, presentare
e scambiare informazioni nonché per comunicare e partecipare a reti collaborative tramite internet.
Imparare a imparare è l’abilità di perseverare nell’apprendimento, di organizzare il proprio apprendimento anche mediante una gestione efficace del tempo e delle informazioni, sia a livello individuale che in gruppo. Questa competenza comprende la consapevolezza del proprio processo di apprendimento e dei propri bisogni, l’identificazione
delle opportunità disponibili e la capacità di sormontare gli ostacoli per apprendere in
modo efficace. Questa competenza comporta l’acquisizione, l’elaborazione e l’assimilazione di nuove conoscenze e abilità come anche la ricerca e l’uso delle opportunità di
orientamento. il fatto di imparare a imparare fa sì che i discenti prendano le mosse da
quanto hanno appreso in precedenza e dalle loro esperienze di vita per usare e applicare
conoscenze e abilità in tutta una serie di contesti: a casa, sul lavoro, nell’istruzione e
nella formazione. la motivazione e la fiducia sono elementi essenziali perché una
persona possa acquisire tale competenza.
Le competenze sociali e civiche includono competenze personali, interpersonali e interculturali e riguardano tutte le forme di comportamento che consentono alle persone di
partecipare in modo efficace e costruttivo alla vita sociale e lavorativa, in particolare alla
vita in società sempre più diversificate, come anche a risolvere i conflitti ove ciò sia necessario. la competenza civica dota le persone degli strumenti per partecipare appieno
alla vita civile grazie alla conoscenza dei concetti e delle strutture sociopolitici e all’impegno a una partecipazione attiva e democratica.
Il senso di iniziativa e l’imprenditorialità concernono la capacità di una persona di tradurre le idee in azione. in ciò rientrano la creatività, l’innovazione e l’assunzione di rischi,
come anche la capacità di pianificare e di gestire progetti per raggiungere obiettivi. È
una competenza che aiuta gli individui, non solo nella loro vita quotidiana, nella sfera
domestica e nella società, ma anche nel posto di lavoro, ad avere consapevolezza del
contesto in cui operano e a poter cogliere le opportunità che si offrono ed è un punto
di partenza per le abilità e le conoscenze più specifiche di cui hanno bisogno coloro che
avviano o contribuiscono ad un’attività sociale o commerciale. essa dovrebbe includere
la consapevolezza dei valori etici e promuovere il buon governo.
Consapevolezza ed espressione culturale riguarda l’importanza dell’espressione creativa
di idee, esperienze ed emozioni in un’ampia varietà di mezzi di comunicazione, compresi
la musica, le arti dello spettacolo, la letteratura e le arti visive.
Da un’attenta lettura di quanto indicato come competenze per la vita
del cittadino europeo, ma è meglio dire ancora del cittadino “globale”,
30
Valorizzazione dei beni culturali e competenze di cittadinanza

indice
appare evidente che la scuola ha oggi un compito fondamentale e che
la loro costruzione deve avvenire attraverso la valorizzazione di tutte le
esperienze di conoscenza del mondo, vicino e lontano, che oggi, anche
attraverso i sistemi di comunicazione e la tecnologia, sono possibili.
le competenze non sono “educazioni” ma si acquisiscono attraverso le
discipline così come declinate, in termini di contenuti fondanti e di traguardi di apprendimento, nelle indicazioni nazionali del primo e del secondo ciclo.
Va da sé che assumere come obiettivo del processo di insegnamento-apprendimento lo sviluppo delle competenze, comporta un cambiamento
di prospettiva che obbliga da un lato a ripensare i nuclei fondanti delle
discipline e le loro interdipendenze e, dall’altro, a ridefinire le situazioni
di apprendimento. in questa direzione va quindi anche la possibilità di
apprendere in contesti diversi dall’aula scolastica, in situazioni di ricerca
e di studio su aspetti specifici e concreti della realtà e dell’ambiente.
Valorizzazione
dei beni
culturali
e sviluppo
di competenze
di cittadinanza
la formazione alla cittadinanza è stata presente nei programmi della
scuola da molto tempo, soprattutto come insieme di conoscenze relative
ad aspetti dell’assetto istituzionale dello stato e di elementi di base delle
scienze sociali. Ma è con il Regolamento recante norme in materia di
adempimento dell’obbligo di istruzione (DM n.139 del 22 agosto 2007)
che si sposta l’attenzione sulla dimensione della competenza come agire
consapevole e si definiscono le sue coordinate, così declinate:
•
•
•
•
•
•
•
•
imparare a imparare
progettare
comunicare
collaborare e partecipare
agire in modo autonomo e responsabile
risolvere problemi
individuare collegamenti e relazioni
acquisire e interpretare informazioni
la costruzione della competenza di cittadinanza passa pertanto attraverso la costruzione del curricolo e l’integrazione fra “contenuti di cittadinanza”, competenze-chiave e contenuti delle diverse discipline. Dal
momento che l’acquisizione di competenze, e quindi anche della competenza di cittadinanza, passa attraverso le discipline, appare interessante, anche se di non facile applicazione né adeguatamente suffragata
dal punto di vista normativo, la tesi secondo la quale le competenze di
cittadinanza possono diventare il criterio di organizzazione delle attività
31
quaderno di

indice
di apprendimento. Resta, tuttavia, evidente lo stretto intreccio fra competenze di cittadinanza e competenze-chiave.
in questa direzione le competenze-chiave sono state ricondotte agli “assi
culturali” (asse dei linguaggi, asse matematico, asse scientifico-tecnologico, asse storico sociale) così come descritti nel documento tecnico succitato che ha costituito il riferimento per il “Certificato delle competenze
di base acquisite nell’assolvimento dell’obbligo d’istruzione” (DM n.9
del 27 gennaio 2010).
Un passo avanti si può considerare, invece, quanto previsto nelle Indicazioni Nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo
2012 5 nel paragrafo titolato Per una nuova cittadinanza in cui si definisce
lo sfondo rispetto al quale l’azione della scuola deve essere quella di fornire allo studente «un’educazione che lo spinga a fare scelte autonome
e feconde, quale risultato di un confronto continuo della sua progettualità con i valori che orientano la società in cui vive». l’educazione alla
cittadinanza si configura come un’azione complessa che concorre alla
costruzione di cittadini responsabili in grado di partecipare consapevolmente allo sviluppo di collettività ampie e composite, caratterizzate
anche dalla pluralità di identità e di radici culturali diverse.
in maniera più esplicita, poi, nel documento si fa riferimento al ruolo
che un’educazione alla valorizzazione dei beni culturali può avere laddove si dice che:
Per educare a questa cittadinanza unitaria e plurale a un tempo, una via privilegiata è
proprio la conoscenza e la trasmissione delle nostre tradizioni e memorie nazionali: non
si possono realizzare appieno le possibilità del presente senza una profonda memoria e
condivisione delle radici storiche. A tal fine sarà indispensabile una piena valorizzazione
dei beni culturali presenti sul territorio nazionale, proprio per arricchire l’esperienza
quotidiana dello studente con culture materiali, espressioni artistiche, idee, valori che
sono il lascito vitale di altri tempi e di altri luoghi.
A un tale sfondo di riferimento si accompagna, poi, la declinazione per
specifiche discipline, in particolare la storia e la geografia, di aree di
contenuto, metodologie, traguardi e obiettivi che, maggiormente,
fanno riferimento alla valorizzazione dei beni culturali.
nella definizione degli ambiti di insegnamento della storia viene individuato un campo specifico relativamente a “educazione al patrimonio
culturale e alla cittadinanza attiva” così declinato:
l’insegnamento e l’apprendimento della storia contribuiscono all’educazione al patrimonio culturale e alla cittadinanza attiva. i docenti si impegnano a far scoprire agli
alunni il nesso tra le tracce e le conoscenze del passato, a far usare con metodo le fonti
archeologiche, museali, iconiche, archivistiche, a far apprezzare il loro valore di beni
culturali [...]
32
Valorizzazione dei beni culturali e competenze di cittadinanza

indice
in particolare, inoltre, viene individuato, fra i “Traguardi per lo sviluppo
della competenze” al termine della scuola secondaria di primo grado,
uno specifico «conosce aspetti del patrimonio culturale, italiano e dell’umanità e li sa mettere in relazione con i fenomeni storici studiati».
Allo stesso modo per quanto riguarda la geografia si dice che «la conoscenza e la valorizzazione del patrimonio culturale ereditato dal passato,
con i suoi “segni” leggibili sul territorio, si affianca allo studio del paesaggio, contenitore di tutte le memorie materiali e immateriali, anche
nella loro proiezione futura» e fra gli “obiettivi di apprendimento” al
termine della classe terza della scuola secondaria di primo grado, si fa
riferimento alla conoscenza del paesaggio come “patrimonio culturale”
e alla sua valorizzazione.
Quanto declinato nel documento di riferimento della scuola del primo
ciclo d’istruzione va preso in considerazione proprio come riferimento
normativo fondante e nella pratica didattica deve essere sostenuto da
precise scelte da parte delle scuole e degli insegnanti, sia rispetto ai contenuti che alle metodologie. la sfida è rappresentata proprio dal costruire situazioni di apprendimento che siano capaci di produrre
apprendimenti stabili e di mobilitare lo sviluppo delle competenze in
questo ambito.
Benché il richiamo alle competenze di cittadinanza appaia per la prima
volta in un documento normativo per la scuola del secondo ciclo, una ricerca analoga negli altri documenti di riferimento per la scuola secondaria di secondo grado (linee guida per il licei, per gli istituti tecnici e
per gli istituti professionali6) approda a risultati meno omogenei e non
sempre è esplicito il riferimento alle discipline, declinate più in termini
di conoscenze e di saperi, soprattutto per quanto riguarda i licei. Tuttavia, nelle linee guida degli istituti Tecnici e Professionali, viene dato
ampio spazio agli aspetti metodologici e progettuali per lo sviluppo
delle competenze e, quindi, anche per le competenze di cittadinanza,
con riferimento a:
•
•
•
•
•
integrazione dei saperi e degli apprendimenti formali e non formali
approccio laboratoriale alle discipline
sviluppo di situazioni di apprendimento orientate a compiti di realtà
utilizzazione del metodo della ricerca e dell’operare “per problemi”
trasversalità dello sviluppo del metodo di studio e di lavoro, della responsabilità e della cultura del lavoro
• interdipendenza delle discipline, in particolare di quelle storico-geografiche.
33
quaderno di

indice
in questa direzione, il progetto Arca dei suoni offre un’occasione per lo
sviluppo di competenze integrate che, più complessivamente, possono
contribuire allo sviluppo di competenze di cittadinanza. esso infatti consente:
• il riconoscimento della pluralità e varietà dei beni culturali, materiali
e immateriali
• la valorizzazione come fruizione consapevole
• l’acquisizione del metodo della ricerca, anche attraverso l’uso delle
nuove tecnologie
• l’integrazione di situazioni formative, orientate a compiti di realtà e
all’acquisizione di un metodo di studio e di lavoro
• il confronto con professionalità diverse e con differenti approcci alla
conoscenza
• la tutela del bene culturale come conoscenza e, per converso, la conoscenza come condizione per la tutela.
inoltre, la possibilità di sviluppare attività di ricerca mirata, rispondente
sia alle esigenze specifiche di ciascuna istituzione scolastica che alla vocazione del territorio di riferimento, favorisce una vera e propria attività
di promozione culturale; la scuola diventa luogo di produzione culturale
in quanto individua, riconosce e valorizza i prodotti materiali e immateriali della cultura del territorio anche attraverso l’uso delle nuove tecnologie. l’esperienza sviluppata in questi anni dovrebbe a poco a poco
essere “messa a sistema” attraverso un’integrazione fra attività curricolare per lo sviluppo di saperi e competenze, ricerca sul campo e documentazione.
Note bibliografiche
1
il iX Rapporto Annuale di Federculture Una strategia per la Cultura. Una strategia per il
Paese, presentato nel gennaio 2014, registra un calo della spesa per cultura e ricreazione
delle famiglie italiane di un un -4,4%. Mentre le visite a musei e mostre scende di -5,7% e,
in generale, diminuisce dell’11,8% la partecipazione culturale dei cittadini italiani.
2
Raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio del 5 settembre 2006 sulla costituzione del Quadro europeo delle Qualifiche e dei Titoli per l’apprendimento permanente
(European Framework of Key Competences e The European Qualification Framework for
lifelong learning)
3
Valerio Magrelli, Appassionare ai classici, in Micromega 6/2014
4
Raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio del 18 dicembre 2006
(2006/962/Ce)
5
MiUR, Indicazioni Nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo
2012, D.M. 254 del 16 novembre 2012
6
DPR n. 89/2010; DPR 88/2010; DPR 87/2010
34
Valorizzazione dei beni culturali e competenze di cittadinanza

indice
Il nuovo portale di Arca dei Suoni:
nuove potenzialità di partecipazione
e condivisione per l’utenza remota
Elisa Bonacini
il primo impatto con il progetto di Arca dei suoni, frutto ormai del lavoro
quinquennale dell’Uo 4 del CRiCD, fu per me sin dal lontano 2011 l’inizio
di un vero e proprio ‘innamoramento’ culturale, intellettuale e digitale.
nell’indagine sulle forme di comunicazione culturale on line del patrimonio siciliano, realizzata nel 2011 (Bonacini 2012a: 250-251) e in altri
lavori successivi (Bonacini 2012b, Bonacini 2013), indicavo il progetto di
questo archivio sonoro - aperto, liberamente consultabile, condivisibile
e accessibile - come uno dei migliori esempi di «museo virtuale partecipativo» (aperto cioè al contributo degli utenti nella raccolta e archiviazione di contenuti culturali) e, pertanto, di «creazione di valore
culturale», attraverso l’allargamento del bacino di chi viene coinvolto
nei processi creativi.
l’Arca dei suoni, con il nuovo portale in rete dall’8 gennaio 2015 (che
ha mantenuto l’url http://www.arcadeisuoni.org), ha cambiato la sua
veste grafica, incrementato le sue funzionalità e reso più semplice e intuitiva la navigazione e la ricerca, ma anche allargato in maniera esponenziale il proprio bacino di utenza.
la prima versione del portale, ancora accessibile al link http://primo.arcadeisuoni.org prima di una definitiva dismissione, presentata a livello
tecnico e scientifico nel 2010 (Ribaudo 2010a e 2010b; Columba 2010) si
era già trasformato nel corso dei primi anni di esistenza, in «un sistema
integrato di risorse e strumenti per la salvaguardia della memoria e del
patrimonio culturale della nostra regione, attraverso la valorizzazione
delle competenze presenti sia all’interno dell’Amministrazione che sul territorio, al servizio del potenziamento dell’offerta didattica e formativa
degli istituti scolastici e per la promozione dello sviluppo e della crescita
35
quaderno di

indice
civile della sicilia» (Ribaudo 2013: 48) e in «un raro esempio di rapporto
virtuoso tra i cittadini e la pubblica amministrazione» (Columba 2013: 58).
l’Arca è stata pensata, sin dall’inizio, come un ‘sistema dinamico’, altrettanto quanto dinamico appare tutto ciò che va identificato come patrimonio culturale immateriale siciliano di tipo sonoro (musiche, canti,
filastrocche, parlate dialettali, racconti orali, voci e suoni in genere, di per
sé volatili e mutevoli) e che viene raccontato da documenti audiovisivi.
il resoconto numerico di oltre un milione e novecentomila visite, ad oggi,
la dice lunga sulla portata del successo di questo portale che, nel panorama della comunicazione digitale siciliana, ‘galleggia’ - per nostra fortuna - sull’immobilismo generale dei website regionali (molti dei quali
apparivano già antiquati nella mia indagine del 2011 e che oggi possono
tristemente essere considerati dei ‘relitti digitali’).
e una fortuna, dunque, è che l’evoluzione naturale dell’Arca abbia condotto questo portale a candidarsi definitivamente quale punto di raccolta
on line di qualsiasi documentazione digitale prodotta sul patrimonio
culturale siciliano anche materiale, aprendosi al racconto di tutto ciò
che è “cultura siciliana”.
Rispetto all’impianto precedente, nel nuovo portale spicca subito la volontà di implementare la collaborazione dell’utenza remota (anche multilingue, vista l’accessibilità linguistica a tutte le sezioni in altre undici
lingue oltre all’italiano, sempre con google translator, ma con le icone
della traduzione automatica ben in vista sulla fascia inferiore dell’header
a destra, piuttosto che il modulo di traduzione con il menù a tendina
della versione precedente) all’offerta e/o produzione culturale tramite
contenuti personali (user generated contents).
Da un lato la sezione Raccontare la cultura siciliana subito a destra nell’header, dall’altro il simbolo grafico con lo slogan Contribuisci anche tu
(Share your contribution), subito al di sotto, evidenziano, di primo impatto,
la profonda apertura verso l’utenza che è fra i presupposti stessi dell’Arca.
nella versione precedente, infatti, non era così messa in evidenza la possibilità per l’utente di utilizzare il portale non solo per la ricerca, ma
anche per la partecipazione diretta alla produzione e raccolta di contenuti culturali. era necessario scendere col cursore nella homepage per
rintracciare le opzioni di operatività concesse all’utente - era infatti indicato: «su Arca dei suoni puoi: cercare suoni, voci, racconti, storie della
cultura siciliana; caricare nuovi file; inviare i tuoi contributi (saggi, articoli,
recensioni); partecipare a forum e discussioni» - e l’area login era collocata in fondo alla pagina. ora, cliccando su Contribuisci anche tu, la pa-
36
Il nuovo portale di Arca dei Suoni

indice
gina offre subito le due opzioni
della registrazione o dell’inserimento delle credenziali; altrimenti
si accede direttamente dal pulsante in alto a sinistra dell’header.
il restyling del portale non è esclusivamente di tipo grafico-funzionale.
non solo esso si apre direttamente
con lo slogan Contribuisci anche tu
- per cui l’utente remoto registrato
non è solo un contributore ma accede in qualità di autore - ma nella
sezione Raccontare la cultura siciliana, basata su parole chiave fondamentali nella politica degli UgC
come attivazione, collaborazione,
condivisione, partecipazione e cocreazione di valore culturale, si
apre al racconto e, cita la sezione,
«ospita oggi esperienze di documentazione audiovisiva attraverso
cui si ‘raccontano’ non solo i beni
immateriali ma anche i monumenti, le opere d’arte, l’ambiente,
il paesaggio».
Esperienza e racconto: queste altre
due parole chiave su cui si fonda,
oggi più di prima, la filosofia di
Arca dei suoni.
Tutte queste parole chiave erano
già ben chiare nella logica intrinseca al progetto: «Ciascun attore
della comunicazione, intorno al
‘fuoco del web 2.0’ costruisce la
sua personale narrazione, con il supporto delle immagini e dei suoni - la
cui ‘semplice’ selezione esprime già, in sé, un punto di vista - generando
contenuti (User Generated Contents). Tale narrazione può essere arricchita dal racconto dell’esperienza percettiva, delle sue circostanze e
delle emozioni collegate (storytelling), anch’esse peraltro esprimibili at-
37
quaderno di

indice
traverso testi non verbali, in un processo di continua creazione di contenuti, suscettibili delle intromissioni e degli arricchimenti portati dagli
interlocutori, i quali, a loro volta, possono servirsene come materiale
per la costruzione delle loro narrazioni (tagging). le parole chiave sono
qui attivazione, collaborazione, condivisione, partecipazione e, appunto,
co-creazione» (Ribaudo 2013: 54).
l’Arca, in questi cinque anni, complice una fitta collaborazione da parte
di partner istituzionali e non (scuole, associazioni, strutture periferiche
del Dipartimento Regionale dei Beni Culturali come alcuni fra Musei e
soprintendenze), si è trasformata in una vera e propria ‘rete digitale’ in
grado di raccogliere migliaia di contenuti nel suo repository digitale, attraverso un processo di participatory digital content harvesting.
se per un verso, quindi, appaiono decisamente più comprensibili all’utente remoto le possibilità di partecipazione offerte dal portale, dall’altro più semplificata ne appare la stessa struttura.
nella versione precedente, l’homepage appariva organizzato per colonne,
di cui una principale centrale (con la presentazione del progetto, degli
enti aderenti e un archivio di notizie e di eventi strutturato come un
blog) e due ai lati (con l’indicazione dei differenti moduli e dei loro contenuti per argomento: Main menu, Contenuti dell’Arca, Esplora l’Archivio,
i link per il download dei precedenti Quaderni e al website dell’Assessorato al Turismo e, infine, l’area del login, a sinistra; la selezione delle lingue, i feed rss, le novità in archivio o gli ultimi articoli, i link ai portali di
altri progetti del CRiCD quali il REIS - Registro delle Eredità Immateriali
di Sicilia, il Cricdlearn e l’Archivio Scuolamuseo REDIBIS, a destra).
Decisamente più attraente appare la nuova versione, con le quattro sezioni principali Home, Esplora, Download e Chi Siamo nella parte inferiore dell’header; in anteprima random, alcuni upload di contenuti audio
e video (linkati attraverso immagini cui sono collegati, che diventano a
loro volta contenuti aggiuntivi) e il link diretto a google maps con la
geolocalizzazione di tutti i contenuti sulla mappa della sicilia.
in fondo alla pagina, in evidenza le tre sezioni Nuovi articoli, Archivio
ed Eventi (ognuna con il link agli elenchi completi, per la sezione eventi
visualizzati in modalità blog) e le tre sezioni dei Siti collegati (Scuolamuseo, Cricdlearn e il REIS – presto liberamente accessibile), Seguici (con i
link ai profili sui social e ai Feed Rss) e, infine, una sezione intitolata Altri
archivi audio visivi, una selezione che consente di creare una rete virtuale
di portali tematicamente collegati fra loro. Alla sezione dei collegamenti
a siti esterni si aggiungerà, a breve, anche quello al Catalogo Regionale
dei BB.CC., recentemente riattivato e contenente oltre 300.000 item.
38
Il nuovo portale di Arca dei Suoni

indice
la navigazione nelle sezioni è diventata, in questa nuova versione, più
semplice e intuitiva per una ricerca estremanente semplificata come per
quella più approfondita. sotto la voce Esplora è possibile cercare all’interno delle singole categorie, accedendo direttamente al repository dei
file audiovisivi pertinenti, alla Mappa, ai Contenuti aggiuntivi che arricchiscono la documentazione d’archivio di contenuti già esistenti (una
novità rispetto alla versione precedente), alla sezione Articoli (strutturata a mo’ di blog con sottosezioni dedicate agli utenti registrati come
autori, all’Uo 4, alle scuole, agli enti e Associazioni partner del progetto
o a semplici news informative), cui si correla idealmente la successiva,
con un elenco in ordine alfabetico degli allegati - video, immagini, testi,
presentazioni, collegamenti - che costituiscono l’apparato di corredo agli
articoli pubblicati. Dalla sezione Cerca in tutto il sito si apre la schermata
di ricerca all’interno del repository, filtrabile per parole chiave, in ordine
cronologico, alfabetico, tassonomico o semplicemente del “più letto”.
l’archivio delle pubblicazioni, scaricabili dalla sezione Download, mette a
disposizione degli utenti - e non più solo di quelli registrati - contributi
scientifici e non prodotti dal CRiCD, dalle altre strutture periferiche regionali e dai partner (e che, ci auguriamo, possa incrementarsi, nel tempo).
la sezione Chi siamo fornisce non solo le schede di chi lavora al progetto
ma anche quelle dei partner, da cui è possibile sia contattare direttamente i soggetti che visualizzare i contributi da loro inseriti nell’Arca.
Tra le novità, mi piace segnalarne altre due: la modalità di visualizzazione di tipo responsive per dispositivi mobili e la definitiva apertura di
profili attivi sui maggiori social network, già sentita dallo staff come una
esigenza ormai imprescindibile (Ribaudo 2013: 55; Columba 2013: 62):
la pagina su Facebook, il canale ufficiale del CRiCD su Youtube, su cui
sono caricati i video ad alta risoluzione prodotti dal Centro, i profili su
Twitter e su google+. le schede relative ai singoli contenuti possono essere condivise, oltre che su Facebook, Twitter e google+, anche attraverso Pinterest e linkedin.
Dicevamo, in precedenza, che Arca dei suoni potrebbe candidarsi a
pieno titolo a divenire il repository di tutta quella documentazione (contenuti audiovisuali e pubblicazioni soprattutto) prodotta negli anni dagli
uffici periferici regionali che essi stessi vogliano condividere on line, una
volta definitivamente superati i vincoli restrittivi in merito, ancora in
parte vigenti.
strumento operativo del CRiCD, l’Arca dei suoni diverrebbe così quella
piattaforma istituzionale unica, condivisa e partecipata delle pubblicazioni scientifiche istituzionali - finora mancante - attuando peraltro an-
39
quaderno di

indice
cora una volta le competenze stesse del CRiCD (l.R. 116/80, art. 9, lett.
b: «costituisce e gestisce il catalogo regionale dei beni culturali di cui
sopra, ne cura la pubblicazione e ne promuove la conoscenza, ferma restando la competenza attribuita dall’art. 18, lett. d, della legge regionale
1 agosto 1977, n. 80, alla biblioteca centrale della Regione»). sarebbe
peraltro consentita, in questo modo, una più compiuta attuazione dell’art. 1, comma 5d, della Disciplina delle attività di informazione e di comunicazione delle Pubbliche Amministrazioni (l. 150/2000) secondo il
quale le attività di informazione e comunicazione delle pubbliche amministrazioni sono finalizzate anche a «promuovere conoscenze allargate e approfondite su temi di rilevante interesse pubblico e sociale»,
quali appunto possiamo considerare la documentazione e le ricerche in
materia di beni culturali.
in materia di comunicazione istituzionale regionale sui social media, sarebbe auspicabile che si superassero definitivamente quelle linee guida
finora in uso presso l’Assessorato Regionale dei Beni Culturali e dell’identità siciliana (direttiva prot. n. 32504 del 27.06.2012 e disposizioni della
nota prot. n. 29060 del 8.06.2012). le attuali linee guida, infatti, non
solo appaiono già retrograde, ma non sono per nulla in linea con indicazioni ministeriali fornite con lo scopo di utilizzare più correttamente
questi strumenti per una più moderna condivisione con l’utenza remota
(secondo il paradigma della user experience, della partecipazione diretta
degli utenti e, in generale, dei principi di e-democracy).
in realtà basterebbe ‘semplicemente’ attenersi alle disposizioni del Ministero della Funzione Pubblica in materia, nelle sue Linee guida per i siti
web e per i social media nella Pubblica Amministrazione (Linee guida
2011). esse affrontano, infatti, «i temi del coinvolgimento dei cittadini per
migliorare la gestione e la qualità dei servizi offerti dalla PA e dell’introduzione nei siti web pubblici degli strumenti tipici del Web 2.0 (forum,
wiki, blog, social network, XMl e Rss, podcast, ecc.) per favorire la partecipazione, la comunicazione e la condivisione delle risorse on line» (Linee
guida 2011: 3). essere in rete, per un’amministrazione pubblica, «vuol dire
affrontare un cambiamento culturale profondo che coinvolge non soltanto le modalità di erogazione dei servizi e delle informazioni, ma anche
e principalmente le modalità di relazione con il cittadino e il suo ruolo.
Ciò implica apertura, capacità di ascolto e di dialogo, orientamento all’interazione, disponibilità al cambiamento» (Linee guida 2011: 11).
la direttiva regionale in materia (rif. direttiva prot. n. 32504 del
27.06.2012 e disposizioni della nota prot. n. 29060 del 8.06.2012) riguar-
40
Il nuovo portale di Arca dei Suoni

indice
dante la comunicazione istituzionale sui social network, nello specifico
riferita soprattutto a Facebook, impedisce la partecipazione dell’utente
a qualsiasi livello. Ai punti 5-9, infatti, si recita un lungo elenco di ‘divieti’:
5. non dovrà essere permesso di scrivere commenti, inserire post, video, immagini e
note a terze parti;
6. si potranno solo commentare i post con il predefinito “mi piace”;
7. non si potranno inserire post riferiti a privati;
8. non dovranno essere condivise e accettate “amicizie” di qualsiasi forma e provenienza;
9. dovrà essere impedita qualsiasi forma di TAg di video e foto agendo sul profilo e
sulla privacy.
non è più questo il modo in cui una Pubblica Amministrazione deve porgersi ai propri cittadini: tutto ciò, soprattutto, non favorisce quella socialità digitale che è proprio alla base del concetto stesso di social network
e quella replicazione e diffusione di contenuti che viene facilitata da differenti operazioni come, appunto, condivisioni, commenti e tag.
l’Arca dei suoni, per la filosofia stessa che l’ha generata, è profondamente lontana da questo approccio (e grande merito le abbiamo da
sempre riconosciuto!).
Quello che è profondamente cambiato, oltre a tutto quello che abbiamo
evidenziato nelle pagine precedenti, è anche l’approccio che un portale
istituzionale vuole avere con la sua utenza: sono cambiati ruoli e linguaggio. non si descrive più, in modo quasi impersonale, il progetto e i
suoi partner, prima di arrivare a delineare quale ruolo può essere rivestito dall’utente; adesso, si chiede la collaborazione dell’utente, se ne
cattura subito l’attenzione con contenuti attraenti, lo si invita a partecipare dandogli del “tu”, gli si dà il ruolo di “autore” pari merito a qualsiasi altra istituzione. la centralità stessa del ruolo istituzionale, rispetto
al progetto in sé, è cambiata: adesso campeggia il logo dell’Arca al centro dell’header mentre quello istituzionale si è spostato di lato.
la strada aperta da un progetto come quello dell’Arca è segnata: sta alle
altre istituzioni regionali ancora titubanti comprenderne la bontà delle
finalità, le potenzialità e i risultati finora raggiunti e contribuire facendo
rete insieme.
41
quaderno di

indice
Riferimenti bibliografici
Bonacini, elisa. 2012a.
La visibilit@ sul web del patrimonio culturale siciliano. Criticità e prospettive attraverso un
survey on-line. Catania: giuseppe Maimone editore.
Bonacini, elisa. 2012b.
“il museo partecipativo sul Web: forme di partecipazione dell’utente alla produzione culturale e alla creazione di valore culturale”, in Il capitale culturale. Studies on the Value of
the Cultural Heritage, 5. 93-125.
http://riviste.unimc.it/index.php/cap-cult/article/view/201/396
Bonacini, elisa. 2013.
“la co-creazione di valore culturale: Arca dei suoni. Un archivio digitale partecipativo per
non dimenticare”, in Masi Ribaudo (a cura di), Quaderno di Arca dei Suoni 2. Palermo:
CRiCD. 80-84.
http://www.arcadeisuoni.org/attachments/article/158/Arca%20dei%20suoni_2_WeB.pdf
Columba, Carlo. 2010.
“Un’Arca per i suoni: gli scopi del progetto, i problemi tecnico-informatici e le soluzioni adottate”, in Masi Ribaudo (a cura di), Quaderno di Arca dei Suoni. Palermo: CRiCD. 80-84.
http://www.arcadeisuoni.org/attachments/article/47/Arca%20dei%20suoni%201.pdf
Columba, Carlo. 2013.
“sviluppi e prospettive”, in Masi Ribaudo (a cura di), Quaderno di Arca dei Suoni 2. Palermo:
CRiCD. 58-66.
http://www.arcadeisuoni.org/attachments/article/158/Arca%20dei%20suoni_2_WeB.pdf
Linee guida. 2011.
Linee guida per i siti web della PA, Vademecum Pubblica Amministrazione e social media.
Roma: Ministero della Funzione Pubblica.
http://www.funzionepubblica.gov.it/media/982042/vademecum_pubblica_amministrazione_e_social_media.pdf
Ribaudo, Masi. 2010a.
“il Centro Regionale del Catalogo, la salvaguardia dei beni culturali immateriali e il progetto “Arca dei suoni”, in Masi Ribaudo (a cura di), Quaderno di Arca dei Suoni. Palermo:
CRiCD. 11-14.
Ribaudo, Masi. 2010b.
“la prima edizione del progetto ARCA dei suoni”, in Masi Ribaudo (a cura di), Quaderno
di Arca dei Suoni. Palermo: CRiCD. 69-72.
Ribaudo, Masi. 2013.
“Arca dei suoni: cosa, come e (soprattutto) perché”, in Masi Ribaudo (a cura di), Quaderno
di Arca dei Suoni 2. Palermo: CRiCD. 48-57.
42
Il nuovo portale di Arca dei Suoni
esperienze
delle scuole

indice
Il racconto autobiografico come strumento di co-costruzione
della storia: un’esperienza scolastica con gli studenti del
biennio della scuola superiore.
Marina Usala
Premessa
l’esperienza scolastica di seguito presentata è esito di un percorso laboratoriale di microstoria, realizzato nell’a.s. 2011-2012, in una seconda
classe del liceo scientifico “s. Cannizzaro” di Palermo.
Raccogliendo l’opportunità, offerta dal Progetto Arca dei suoni, promosso dal CRiCD, chi scrive* ha inserito nell’archivio virtuale omonimo
l’intervista alla signora Bruna Mirenda (Una nonna racconta: ricordi della
guerra a Palermo, nella sezione “storie di Vita e Testimonianze”).
Prima fase.
Problematizzare
i contenuti
appresi a
scuola: dalla
lettura del
romanzo
La Storia,
alla scelta
dell’oggetto
dell’indagine
storica
la registrazione della testimonianza fornita dalla sig.ra Bruna è solo uno
dei prodotti realizzati durante il predetto laboratorio. È stata scelta, perché, anche a giudizio dei ragazzi, il medium audio è risultato più incisivo
rispetto alle altre interviste svolte in forma scritta.
Punto di avvio dell’attività è stato la lettura in classe di alcuni passi del
celebre romanzo di elsa Morante, La Storia. A partire dal capitolo intitolato “1943”, in cui venivano raccontati i bombardamenti di quel terribile anno nella città di Roma, i ragazzi hanno conosciuto le peripezie
del piccolo Useppe, protagonista, suo malgrado, insieme alla famiglia e
ad un universo composito e fragile, fatto di uomini, donne e bambini,
di quei drammatici eventi. la verifica che ogni capitolo del romanzo
fosse introdotto da una dettagliata ricostruzione degli scenari storicopolitici della seconda guerra mondiale, ha permesso alla docente di introdurre un’idea più complessa della storia, in una prospettiva caleidoscopica e a geometria variabile, in cui narrazione ufficiale e vissuto dei
protagonisti risultavano essere profondamente intrecciati.
si è così presentata la possibilità, anche per la viva curiosità intellettuale
di quella classe, di riflettere su come uno degli eventi più significativi del
*
Ringrazio le studentesse Valentina
Corrao e Martina
Tarallo, autrici
dell’intervista.
44
Il racconto autobiografico come strumento di co-costruzione della storia

indice
novecento, il secondo conflitto, conosciuto per lo più attraverso i manuali scolastici o attraverso la visione di pellicole cinematografiche,
avesse investito anche la città di Palermo e come tale terribile esperienza
fosse stata vissuta da singoli testimoni – nella fattispecie da familiari o
da anziani conosciuti personalmente.
le testimonianze, raccolte in una serie di interviste avrebbero potuto essere considerate e annoverate tra le fonti storiche del periodo indagato.
Seconda fase.
Il laboratorio di
storia locale
sulle fonti orali:
individuazione
dell’arco
cronologico,
condivisione
del metodo di
indagine
Dalla lettura delle pagine dell’opera letteraria si è quindi passati alla realizzazione di un laboratorio di storia centrato sulla raccolta e sull’analisi
di una serie di informazioni sui bombardamenti del 1943 che avevano
investito il capoluogo dell’isola e sulle difficili condizioni di vita nei mesi
successivi all’arrivo degli americani.
Dopo aver condiviso un piccolo protocollo d’intervento e una serie di
domande da proporre, gli studenti, in piena autonomia, hanno scelto di
lavorare singolarmente o in team di due; in una fase successiva hanno
confrontato, in diversi gruppi di lavoro, le esperienze raccolte e valutato
la significatività delle informazioni ottenute in merito alla coerenza dei
fatti raccontati e alla cronologia.
ogni gruppo ha presentato al resto della classe i soggetti intervistati e
le informazioni, catalogate secondo quegli indicatori stabiliti in precedenza: le zone colpite dai bombardamenti, la presenza di una contraerea, i ricoveri cittadini, il razionamento del cibo, la fuga nei paesi interni,
le particolari condizioni igieniche in cui erano costretti a vivere.
Così i diversi gruppi hanno scelto di produrre un paragrafo di storia locale dedicato alla città di Palermo durante la famosa estate del 1943 e
alle condizioni di vita dei cittadini dopo l’arrivo degli americani.
Focus sul
racconto di
Bruna
Una menzione a parte merita il racconto di Bruna. la testimone ha, infatti, riferito delle preziose informazioni riguardo al trattamento punitivo riservato dai cittadini palermitani, dopo l’arrivo dei soldati alleati,
a quelle ragazze che, costrette dalla situazione o in alcuni casi in maniera
consenziente, si erano concesse ai tedeschi.
Tale squarcio nella vita vissuta ha suscitato vivo interesse negli studenti
riportando alla mente situazioni tratte da una cronaca più recente e su
cui si è acceso un interessante confronto.
Dalle osservazioni registrate è emerso come molti dei soggetti incontrati
fossero stati testimoni di episodi gravi e drammatici e, nonostante il
tempo trascorso, avessero ancora voglia di ricordare e di raccontare.
45
quaderno di

indice
gli studenti hanno cosi sperimentato che le diverse testimonianze, in alcuni casi meno organiche, in altri più circostanziate, meritavano in ogni
caso di essere raccolte perché degne di memoria.
Dal concetto di
testimonianza
alla fonte
storica: brevi
riflessioni
metodologiche
Come è noto, gli studi di settore in questi ultimi decenni hanno acceso
un interessante dibattito sull’uso delle testimonianze orali nella ricerca
storica del novecento e pertanto, in questa sede, ci limiteremo a proporre solo alcune riflessioni sulla possibilità di realizzare in classe brevi
percorsi laboratoriali centrati sul contributo del racconto autobiografico
nella ricostruzione degli avvenimenti storici1.
grazie a questa esperienza si è avuto modo di verificare come proprio il
riferimento al rapporto storia-memoria possa promuovere nello studente la capacità di comprendere meglio gli eventi e di orientarsi più
consapevolmente nel secolo appena concluso, obiettivi chiave in grado
di qualificare la formazione dei giovani, preparandoli al loro inserimento
nella società della complessità (Agazzi 1997: 6).
infatti, l’indifferenza verso gli eventi e i vissuti delle generazioni
precedenti, l’appiattimento sul presente, il consumo delle esperienze,
intese come atti o gesti non collegati fra di loro, sono atteggiamenti
diffusi che alimentano nei ragazzi un’idea del tempo passato spesso
Da sinistra:
ritratto di Bruna
datato 24 maggio
1944;
Bruna sfollata a
Monreale, 1945
(mese non precisato)
46
Il racconto autobiografico come strumento di co-costruzione della storia

indice
Da sinistra:
gli studenti della
mamma di Bruna
a.s. 1943-44;
la famiglia di
Bruna, davanti ai
resti della casa
distrutta dai
bombardamenti, in
una foto del 1945
concepito come un unicum fantastico o avventuroso (Bianchi e Crivellari
2003: 97-100). A ciò si associa la difficoltà di progettare il futuro, di dare
senso e continuità ai propri vissuti, di elaborare capacità di scelta, di
partecipazione e controllo critico della realtà2.
Riportare alla luce la memoria3 del territorio in cui si vive, attraverso il
racconto di testimoni, può consentire allora di realizzare una nuova relazione con il passato della propria comunità, di stabilire una più profonda comunicazione intergenerazionale, di acquisire uno sguardo
storico della realtà in cui si vive, attraverso quella molteplicità degli approcci interpretativi propri di chi è stato testimone e protagonista. la
storia narrata da chi l’ha vissuta può offrire la possibilità per le nuove
generazioni di accostarsi a eventi, come quelli della seconda guerra
mondiale, incrociando il vissuto personale dei testimoni con la storia ufficiale ed accademica (Pomian 2001: 81-190. D’orsi 2002: 140-142).
Da ciò deriva che il ricorso alla testimonianza e alla fonte orale, consente
un approccio dell’insegnamento disciplinare che focalizza l’attenzione
su temi non consueti quali la percezione del soggetto che vive il momento storico, il rapporto con le storie di tutti e con la cosiddetta storia
ufficiale o ‘grande storia’.
Proponendo attività che privilegiano questo indirizzo, si può pervenire
ad una conoscenza rinnovata del contesto in cui si vive, arricchito dai
punti di vista di chi ha partecipato e da preziose indicazioni a carattere
culturale, sociale ed economico.
sappiamo però che la fonte orale, perché spesso non adeguatamente
47
quaderno di

indice
valutata nella storia raccontata nei manuali, nella pratica didattica è relegata ad una dimensione del vissuto personale dal valore scientifico discutibile e per certi versi trascurabile.
Terza fase.
Il laboratorio
di storia sulle
fonti orali
l’obiettivo di questo percorso è stato quello di superare i limiti di tale
prospettiva, sperimentando con gli studenti alcuni degli strumenti propri
della ricerca, facendo loro cogliere il valore storico di questo tipo di
fonti.
le testimonianze orali raccontano l’evento dall’interno (nataloni e
Venerucci 2012), fornendo materiali documentari diversi e molteplici
sotto il profilo informativo.
il loro uso nell’attività disciplinare è possibile, se non auspicabile, a patto
che i ragazzi abbiano ben a mente che raccolgono e utilizzano informazioni rielaborate attraverso il filtro della soggettività, della memoria e
del vissuto personale.
Così è avvenuto in classe: per procedere a una corretta interpretazione
della narrazione della cosiddetta ‘gente comune’ e al fine di superare il
rischio di utilizzare un racconto autoreferenziale e sganciato dal riferimento al contesto è stato necessario fornire e condividere alcune avvertenze metodologiche ed operative a cui attenersi. l’intento era infatti
quello guidare gli studenti alla scoperta e alla verifica che il racconto
orale rientrava tra gli strumenti di ricerca e di produzione storiografica.
Consapevoli che la memoria, patrimonio dell’individuo, ha una matrice
soggettiva, lo storico è colui che, con metodo e rigore, sa rielaborare e
trasformare tale serbatoio di informazioni in fonte storica.
Così, un altro importante passaggio affrontato durante il laboratorio ha
riguardato la distinzione tra i diversi tipi di fonti. e se le fonti orali, come
ogni altro materiale storico, vanno sottoposte ai procedimenti della critica storiografica per accertarne attendibilità e ‘utilizzabilità’, lo stesso
doveva avvenire nel caso della testimonianza.
Utilizzare nella ricerca il racconto autobiografico, infatti, significa considerare queste testimonianze non come materiale aggiuntivo, rispetto
alle altre, più ‘canoniche’, bensì impostarne la centralità con consapevolezza critica, data la peculiarità delle informazioni raccolte.
Una volta stabilita l’attendibilità delle testimonianze (Rosso 2002: 106111), queste consentono di essere impiegate nel lavoro in classe per una
pluralità di tematiche, quali la biografia, la storia di una famiglia, delle
attività produttive di un luogo, dei movimenti politici, delle comunità
locali, ma anche di singoli eventi e, proprio perché non sono limitate ad
48
Il racconto autobiografico come strumento di co-costruzione della storia

indice
Matrimonio
di Bruna con
Tommaso Tarallo,
luglio 1944
una tematica specifica, di fatto
contribuiscono a confermare la
loro particolare e poliedrica natura.
Un altro elemento che ha meritato
di essere analizzato con attenzione è stato quello relativo alla
natura stessa del racconto come
atto comunicativo in sé (Veyne
1998). infatti, la ricezione della testimonianza orale avviene in un
contesto comunicativo fatto di impliciti non verbali come lo scambio
di sguardi, di pause e di riprese che
lo storico non può non prevedere
e porre in debita considerazione
come fattori condizionanti, allorquando decide di avvalersi di tale
genere di fonte. Fondamentale è
stato guidare gli studenti alla gestione di tale aspetto, partendo dalla considerazione che l’incontro con
la fonte/testimone è prima di ogni cosa un incontro «tra due soggettività» (De luna 2004: 125-126). ogni intervista, come già opportunamente sottolineato, è un confronto dinamico con l’altro per cui, al
momento della ricostruzione, la docente ha ritenuto che, attraverso il
confronto all’interno del gruppo, fosse possibile segnare quello spazio
necessario di critica e di autocritica, per porre distanza tra intervistato e
intervistatore4.
Conclusione
i ragazzi hanno così sperimentato quanto, in sede di preparazione del
lavoro, era stato già indicato dalla docente: al momento dell’incontro si
stabilisce una relazione sulla base del rispetto del testimone e del suo
punto di vista; ma, nel contempo, si stabilisce un patto tra intervistatore
ed intervistato in cui è chiara la finalità e l’oggetto dell’indagine e dei
canoni che la caratterizzano.
Ancora una volta occorre evidenziare che il laboratorio in classe è stato
il luogo metodologicamente privilegiato, in cui gli studenti hanno avuto
la possibilità di confrontare le diverse esperienze, umane e ‘scientifiche’,
ripensando al percorso compiuto, alle informazioni raccolte e alle emozioni provate.
49
quaderno di

indice
la verifica sulle altre fonti disponibili, documentali o fotografiche, ha
fatto sì che le testimonianze raccolte fossero annoverabili tra le cosiddette fonti primarie, utili a ricostruire una dimensione locale della storia,
agganciata ad uno scenario generale scientificamente coerente.
grazie al lavoro di ri-costruzione e di co-costruzione delle nuove conoscenze storiche nella classe-laboratorio è stato possibile sperimentare
quanto sia interessante procedere alla saldatura tra storia accademica e
storia vissuta.
Anche la storia ufficialmente narrata è fatta da individui, uomini e
donne, non semplici spettatori.
Riferimenti bibliografici
Agazzi, evandro. 1997.
Lo studio della contemporaneità, nuova secondaria, XiV/6. Brescia: la nuova italia.
Bianchi, silvana A., e Cinzia Crivellari. 2003.
Nessun tempo è mai passato. La mediazione didattica tra storia esperta e storia insegnata.
Roma: Armando.
D’orsi, Angelo. 2002.
Piccolo manuale di storiografia. Milano: Bruno Mondadori.
nataloni, giulia, e giorgia Venerucci. 2012
“lo sguardo della storia orale: il percorso delle fonti orali nella narrazione storica”, in Storia
e Futuro, Rivista di storia e storiografia, n. 28 (on line). http://storiaefuturo.eu/lo-sguardodella-storia-orale-il-percorso-delle-fonti-orali-nella-narrazione-storica/
Pomian, Krzysztof. 2001
Che cos’è la storia. Milano: Bruno Mondadori.
Rosso, ermanno. 2002
“le fonti, dalla storiografia al laboratorio di didattica”, in Paolo Bernardi (a cura di) Guida
alla didattica del laboratorio storico. novara: UTeT.
Note
1
si vedano gli Atti del Convegno: Testimoni di Storia. La ricerca. Memoria e insegnamento
della storia contemporanea. Atti del Convegno... MiUR, istituto nazionale per la Didattica
della storia, Quaderni del MiUR 2, Roma, 2004.
2
Al riguardo DM 139/07 in materia di assolvimento dell’obbligo d’istruzione e di certificazione
delle competenze chiave di cittadinanza
3
Cfr.: http://memoria.san.beniculturali.it/web/memoria/enterprise/dettaglio-complarchivistico?step=dettaglio&codisanCompl=san.cat.complArch.60060&id=60060 e
http://www.italia-resistenza.it/luoghi-di-memoria-2/
4
http://www.novecento.org
50
Il racconto autobiografico come strumento di co-costruzione della storia
Modello unità di lavoro/d’apprendimento.
il racconto
 indice autobiografico come strumento di co-costruzione della storia:
un’esperienza scolastica con gli studenti del biennio della scuola superiore.

Competenze disciplinari
Asse dei linguaggi
Tempi
Cosa fa il docente?
Cosa fanno gli studenti?
Presenta una selezione di significativi
passi tratti dal romanzo La Storia di elsa
Docente
Morante, dedicati ai bombardamenti
della città di Roma nel 1943
Attori
leggere, comprendere ed interpretare
testi scritti di vario tipo
Azioni
F A s e
2
Comprendere il cambiamento e la
diversità dei tempi storici, in una
dimensione diacronica attraverso il
confronto fra epoche, e in una
dimensione sincronica, attraverso il
confronto fra aree geografiche e
culturali.
F A s e
1
studenti Proseguono le letture a casa
Metodi
lezione
introduttiva.
Problematizzazione contenuti
Apprendimento
per scoperta
sulla base delle letture svolte dagli
allievi, procede ad una riflessione sul
rapporto letteratura/storia e su come,
nel caso del romanzo, la cornice degli
Docente
Problem posing
eventi sia parte integrante delle vicende
narrate. Pone interrogativo:
“Mentre a Roma accade questo, cosa
succede dalle nostre parti?”
indice
1 ora
1 ora
studenti individualmente, realizzano ricerche
Apprendimento
per scoperta.
Problem solving
guida la discussione in classe sul
concetto di storia a geometria variabile.
Pone un altro interrogativo:
Docente
“Quali fonti intervengono nel racconto
della seconda guerra mondiale?”.
scoperta della testimonianza orale
individuano il nuovo campo di
studenti
indagine: fonti orali
Cooperative
learning:
- condivisione in
piccolo gruppo
2 ore
del campo di
indagine;
- protocollo di
ricerca
Didattica
laboratoriale.
2 ore
gruppi di lavoro
Apprendimento
per scoperta
Didattica
laboratoriale.
2 ore
gruppi di lavoro
F A s e
2
F A s e
1
Definiscono le domande da fare
durante le interviste.
Produrre testi di vario tipo in relazione ai
studenti individuano testimoni da intervistare.
differenti scopi comunicativi
stabiliscono modalità di lavoro.
Distribuiscono compiti
Padroneggiare gli strumenti espressivi ed
Realizzano le interviste secondo le
argomentativi utili a gestire l’interazione studenti
modalità stabilite all’interno dei gruppi
comunicativa verbale in vari contesti
incontrano i diversi testimoni.
Rileggono e analizzano le informazioni
studenti raccolte. ogni gruppo confronta le
informazioni raccolte con la
Comprendere il cambiamento e la
documentazione storica disponibile
diversità dei tempi storici in una
Docente Coordina i lavori in classe
dimensione diacronica, attraverso il
Presentano il percorso realizzato
confronto fra epoche, e in una
studenti
Confrontano le diverse testimonianze
dimensione sincronica, attraverso il
raccolte
confronto fra aree geografiche e
Propone la redazione di brevi paragrafi
culturali
di un testo di storia locale destinato a raDocente gazzi della scuola media e centrato sulla
ricostruzione degli effetti dei bombardamenti a Palermo tra il 1943 e il 1945
1 - 2 ore
di studio
a casa
Valutazione
Rivedono il percorso realizzato e lo
studenti
valutano considerando i punti di forza
e docente
e di debolezza
learning by
doing
2 ore
lezione
partecipata.
Didattica
metacognitiva
1 ora

indice
La Sicilia tra lingua, storia e cultura.
Proposte didattiche e iniziative
del Liceo ‘Santi Savarino’ di Partinico
Laura Bonura
Premessa
l’incontro virtuoso del nostro istituto con Arca dei suoni coincide, in
buona parte, con l’adesione alle iniziative di promozione della legge regionale 9/11 (interventi didattici per la «valorizzazione e l’insegnamento
della storia, della letteratura e del patrimonio linguistico siciliano») ad
opera della Regione siciliana (ente promotore) e dell’Università (partner
scientifico) che di fatto rappresentano i due referenti istituzionali della
nostra scuola1.
Punti di riferimento fondamentali per le nostre scelte programmatiche,
sia sul piano teorico-metodologico che didattico-operativo, sono stati
gli Indirizzi di attuazione degli interventi didattici della Legge Regionale
del 18.05.2011 redatti dai massimi esperti dei tre atenei siciliani, per la
cura di giovanni Ruffino, e gli strumenti operativi e i materiali messi a
disposizione dall’archivio multimediale interattivo di Arca dei suoni sulla
piattaforma del CRiCD. la costruzione di questa area d’interesse nel nostro istituto è stata graduale e ha seguito, in buona parte, i suggerimenti
contenuti negli Indirizzi citati. Fondamentale è stata la fase della preparazione dei docenti affidata al Corso di formazione organizzato dall’Università in consorzio con la Regione (a.a. 2012-13) che ha visto impegnato un team di esperti e un’ampia partecipazione di docenti d’area
disciplinare prevalentemente umanistica. insieme a chi scrive, docente
di lettere e formatore nel corso, hanno partecipato alle giornate di formazione i colleghi Franco longo (scienze) e Paola Alabiso (Psicologia).
si è così costituito un gruppo di lavoro stabile, da me coordinato in qualità di referente d’istituto per la legge 9/11, i cui componenti hanno
condiviso il background formativo con altri colleghi realizzando, in
questi primi anni di sperimentazione, percorsi originali. Virginia semilia,
52
La Sicilia tra lingua, storia e cultura

indice
docente di lettere, è entrata a far parte del gruppo di lavoro nel 2013;
il prof. giuseppe giacalone (scienze motorie) ha collaborato alla realizzazione del percorso sui giochi tradizionali. inoltre i docenti di 20 classi,
nel corso dell’anno scolastico 2013-14, hanno aderito al progetto d’istituto La Sicilia tra lingua, storia e cultura. Percorsi didattici. In applicazione
della Legge Regionale 18.05.2011. Dopo una fase di sperimentazioni in
classi pilota, il gruppo ha operato in linea con un articolato Progetto
d’istituto che ha costituito la mappa di riferimento per una serie di attività curriculari di cui qui si presentano in parte i risultati.
nel corso dei seminari Tecnici, organizzati da Regione e Università, tenutisi a Palermo e a Catania tra gennaio e febbraio del 2012, è emersa
un’indicazione di cautela in fase di avvio, suggerendo un approccio e
una linea di azione «volta più allo studio, alla predisposizioni di materiali
e alla preparazione dei docenti che all’attivazione di percorsi didattici
da calare nelle programmazioni delle singole classi», se non in forma di
sperimentazione in classi pilota.
È dunque sotto il segno della gradualità che, a partire dall’anno scolastico
2011-12, anche grazie alla istituzione del Referente d’istituto per l’attuazione della legge2, si sono gettate le basi metodologiche e acquisiti
gli strumenti operativi necessari a evitare il rischio di «esiti banalmente
angusti», «astrattamente culturali» o, peggio ancora «meramente folkloristici» di applicazione della legge3. in particolare le linee d’intervento
sono state indirizzate a:
a) divulgare e chiarire i contenuti e le possibili linee attuative della citata
legge regionale;
b) curare i rapporti con gli enti promotori della legge: Assessorato Regionale dell’istruzione e della Formazione Professionale - Assessorato
dei Beni Culturali e dell’identità siciliana e l’Università degli studi di
Palermo (Facoltà di lettere);
c) informare il corpo docente in merito a iniziative formative e/o eventi
attinenti ai contenuti della legge; promuovere esperienze di informazione-formazione per i docenti (collegamento con Università, associazioni di insegnanti e istituti regionali accreditati che operano a livello
nazionale, in particolare l’MCe e il gisCel, il Dipartimento di scienze
Umanistiche; il CsFls);
d) curare l’adesione al progetto Arca dei suoni, U.o. Viii (oggi U.o. 4)
del CRiCD della Regione siciliana;
e) instituire uno ‘sportello didattico’ di consulenza per la programmazione e l’attuazione dei percorsi (fornendo strumenti e materiali);
53
quaderno di

indice
f) testare strumenti e sperimentare percorsi nelle classi sulla base delle
esperienze pilota;
g) sensibilizzare docenti e studenti verso la cultura dialettale e le tematiche ‘identitarie’ anche attraverso la promozione di dibattiti e conferenze;
h) proporre validi prodotti editoriali, dopo attenta valutazione;
i) costruire una sezione bibliografica etnodialettale dedicata alla sicilia
(di fatto costituita, nel suo primo nucleo, grazie alle donazioni del
Presidente del Centro di studi Filologici e linguistici siciliani).
j) curare l’informazione dei docenti sulle iniziative di enti accreditati, attraverso la creazione di uno spazio dedicato alla sitografia d’interesse
specifico (si vedano i link presenti nel sito del liceo, in particolare:
www.csfls.it; www.arcadeisuoni.org; scuolamuseo.arcadeisuoni.org;
www.dialektos.it).
k) progettare “Archivi della memoria”, un duttile contenitore multimediale in cui far confluire tutti i lavori degli studenti (in particolare
prodotti etnovisuali; raccolte di foto a tema; videointerviste) da condividere sul web, ma inteso anche come laboratorio di ricerche e documentazione sul territorio, capace di esprimere una progettualità
operativa e propositiva (l’istituzione di un parco letterario, la restituzione alla fruizione di aree d’interesse etno-naturalistico, il recupero
memoriale di pratiche e mestieri).
l) avviare una ricerca lessicografica per settori, nella prospettiva di redigere il Vocabolario della parlata di Partinico.
la concreta realizzazione dei propositi menzionati ha trovato un efficace
strumento attuativo nel Progetto curriculare d’istituto dal titolo La Sicilia
tra lingua, storia e cultura. Proposte didattiche e iniziative. In applicazione della Legge Regionale 18.05.20114. il progetto è stato presentato
in occasione del Convegno dal titolo Lingue, culture, identità in Sicilia.
Iniziative per la scuola organizzato presso l’Auditorium del nostro liceo
il 25 ottobre 2013, al quale hanno partecipato la D.s. prof.ssa Chiara gibilaro che ha introdotto i lavori, il prof. giovanni Ruffino dell’Università
di Palermo (con un intervento dal titolo: Le iniziative dell’Università per
la scuola), il Dirigente dell’U.o Viii (oggi U.o. 4) del CRiCD dott.ssa
orietta sorgi (titolo dell’intervento: Iniziative di promozione della cultura regionale a cura del Cricd), il dott. Tommaso Ribaudo, responsabile
del progetto Arca dei suoni (Il progetto Arca dei Suoni e gli strumenti
ad esso collegati: l’archivio Scuolamuseo REDIBIS e la piattaforma didattica CricdLearn). nel mio intervento di apertura, dal titolo Il ruolo della
54
La Sicilia tra lingua, storia e cultura

indice
Convegno Lingue,
culture, identità in
Sicilia. Partinico,
liceo “s. savarino”
25 ottobre 2013
scuola: prime esperienze didattiche in classi pilota, sono stati illustrati i
contenuti del Progetto d’istituto. gli studenti e i docenti curatori hanno
presentato le prime realizzazioni multimediali di “Archivi della memoria” (Issu e issara. la memoria del gesso nei dintorni di Partinico tra oblio
e riscoperta. Itinerari geo-etnografici, realizzato dalla iV F e coordinato
dai docenti Francesco longo e laura Bonura; La festa di San Giuseppe a
Borgetto. Momenti di un rito collettivo, realizzato dalle classi iV F e iV e
e coordinato dai docenti laura Bonura e silvia Palazzolo; I mestieri tradizionali, presentato dagli studenti della ii P sotto la guida della prof.ssa
Paola Alabiso). È stato un evento particolarmente significativo che ha
offerto la possibilità di confrontare ruoli ed esperienze di soggetti diversi
(istituzioni regionali, Università, utenza scolastica e territorio) intorno
ai medesimi obiettivi.
il progetto del nostro istituto si innesta all’interno di una tradizione di
interesse per il territorio e la cultura locale testimoniata da consolidate
esperienze didattiche (per es. “Conoscere il territorio”; “Progetto legalità”) e da appassionate iniziative di singoli docenti. il nostro sguardo si
è allargato ad una prospettiva specificamente linguistica, considerata in
rapporto alla storia, alla letteratura, alla cultura materiale, secondo una
logica di approfondimento disciplinare o, più spesso, pluridisciplinare.
Altro elemento formativo rilevante è il carattere laboratoriale di molti
percorsi (metodo ricerca-azione) che prevedono la ricerca sul campo e
l’uso delle tecnologie informatiche e digitali, incoraggiando forme di
rappresentazione creativa attraverso prodotti multimediali e visuali.
il progetto è stato pensato tenendo conto del profilo socio-culturale del
bacino d’utenza, delle risorse professionali, culturali e tecniche del no-
55
quaderno di

indice
stro istituto, della tipologia dei curricula dei diversi indirizzi, ma anche
dei bisogni e dei desideri formativi degli alunni. A tale scopo, all’inizio
dell’anno scolastico 2012-13, sono stati predisposti e somministrati due
strumenti di rilevamento: un Glottokit nelle classi prime e un’Autobiografia linguistica nelle classi seconde e terze5. i due strumenti erano già
stati sperimentati l’anno precedente in classi pilota e perfezionati in base
alle indicazioni emerse in output. Dai test è emerso il profilo socio-linguistico degli studenti e gli interessi specifici verso la cultura dialettale;
in questo modo è stato esperito un duplice obiettivo: fornire utili elementi descrittivi e predisporre fondate programmazioni di attività sulla
base dei bisogni reali e dei desiderata degli studenti6.
Contenuti
del Progetto
d’Istituto7
il progetto è stato strutturato per ambiti d’intervento, modulato in base
al curriculum dei tre indirizzi di studio e ai diversi livelli (biennio/triennio/classi terminali) offrendo ai docenti la possibilità di scegliere tra attività di approfondimento di contenuti disciplinari e attività che
prevedono un laboratorio, eventualmente anche pomeridiano.
gli ambiti in cui si articola il progetto sono descritti di seguito.
Ambito 1 − educazione linguistica e pregiudizio antidialettale
Destinatari: biennio e classi terze
È stato condotto un monitoraggio d’istituto attraverso la somministrazione di due strumenti di rilevamento: Glottokit (per le classi i) e Autobiografia linguistica (per le classi ii e iii).
Glottokit (classi i) è un questionario a risposta per lo più chiusa strutturato in punti:
a. 1. anagrafe; 2. politiche linguistiche scuola-famiglia; 3. consapevolezza del repertorio, gestione codici e contesti d’uso; 4. pregiudizio
antidialettale;
b. interesse per la cultura dialettale;
c. “tasso di dialettalità”.
obiettivo del Glottokit è quello di delineare il profilo socio-linguistico
dello studente: sondare la consapevolezza del proprio repertorio linguistico, rilevarne le competenze (anche attraverso liste lessicali di riconoscimento), verificare la pervasività del pregiudizio antidialettale. Una
sezione finale sonda i desiderata su eventuali settori dei saperi tradizionali su cui orientare i laboratori.
l’Autobiografia Linguistica (classi ii e iii) è uno strumento più avanzato,
adatto a studenti più maturi, che persegue gli stessi obiettivi del Glotto-
56
La Sicilia tra lingua, storia e cultura

indice
kit, ma in forma di libero racconto autobiografico. È dunque uno strumento meno strutturato, che lascia maggiore spazio alle capacità di riflessione metalinguistica dello studente. Consiste in un test semiguidato
che rileva il grado di consapevolezza che ciascuno ha del proprio repertorio linguistico.
gli strumenti di rilevamento e i risultati in forma di grafici sono visibili
alla scheda 208 di scuolamuseo (cfr. nota n. 6).
Ambito 2 − Dialetto e cultura materiale - lingua - storia - Cultura popolare
Destinatari: biennio e classi terze
Percorsi proposti:
• la cultura alimentare in sicilia. Tra conservazione e innovazione
• giochi tradizionali
• Riti e feste
• Mestieri
• l’onomastica (toponimi e antroponimi) nella sicilia occidentale
• la tradizione orale:
a) Proverbi, canti, filastrocche, storie, leggende
b) narrazioni e narratori: i racconti cavallereschi (dalle chansons de
geste attraverso le vulgate ottocentesche - per es. la Storia dei paladini di Francia di giusto lodico - fino ai cantastorie di ieri e di oggi)
• storie di parole. Aspetti della storia linguistica della sicilia
• la situazione linguistica della sicilia contemporanea. il repertorio. (Riflessione sul profilo linguistico degli alunni a partire dal Glottokit somministrato nelle classi prime)
• lingua e letteratura: Alla corte di Federico ii / i gallicismi
Ambito 3 − Dialetto e letteratura - Dialetto e storia - Dialetto e territorio
Destinatari: triennio
Percorsi proposti:
■
lingua - storia - letteratura
Classi iii
• Dante e la sicilia.
• la sicilia settecentesca: Marianna Ucrìa di Dacia Maraini
Classi iV e V
• la sicilia nel Risorgimento: I Vicerè di Federico De Roberto; Libertà
di giovanni Verga; Il Gattopardo di giuseppe Tomasi di lampedusa
• la Colonizzazione galloitalica: il Gran Lombardo di elio Vittorini
57
quaderno di

indice
• lingua, dialetto, scuola nell’età postunitaria: la sicilia postunitaria
nell’Inchiesta in Sicilia di Franchetti e sonnino; Placido Cerri, Le tribolazioni di un insegnante di Ginnasio
• i Fasci siciliani: le poesie sociali di Mario Rapisardi
• la sicilia dello zolfo e la letteratura della zolfara: Alessio Di giovanni (Zolfare e Gabrieli lu carusu), giovanni Verga (Dal tuo al mio),
luigi Pirandello (I vecchi e i giovani), Rosso di san secondo (Il re
della zolfare)
• la sicilia del latifondo: da Alessio Di giovanni a i Mimi siciliani di
Francesco lanza; Il Gattopardo; la civiltà contadina in giuseppe
Pitrè, serafino A. guastella, salvatore salomone Marino; le Parti del
discorso contadino di Antonio Castelli
• lo sguardo esterno sulla sicilia: note di viaggiatori e ‘visitatori’ stranieri in sicilia fino alla metà del sec. XX
Classi V
• l’emigrazione: ignazio Buttitta e Lu trenu di lu suli; lettere di migranti (dagli stati Uniti; dalla germania: Lettere di deportati della
terra, di Antonio Castelli); La spartenza di Tommaso Bordonaro;
Scritture di viaggio di sabatino Basso e santo garofalo
• i siciliani nella Prima guerra mondiale: le Lettere dal fronte di Matteo Russo; la testimonianza di Vincenzo Rabito in Terra matta
• il fascismo in sicilia e la seconda guerra mondiale: la lezione di giuseppe Antonio Borgese e il romanzo Rubé; scritture popolari: La
mia guerra di Tommaso Tardino; Diario di un deportato di Antonio
garufi; sicilia 1943, lo sbarco alleato attraverso le immagini di Robert Capa
• la mafia: storia, interpretazioni, conseguenze: il gergo mafioso; I
mafiusi di la Vicaria di Rizzotto e Mosca; la mafia nella narrativa: la
lezione di sciascia; la poesia civile di ignazio Buttitta: U pueta nta
chiazza e il Lamentu pi la morti di Turiddu Carnivali; i cantastorie
• Dai movimenti separatistici allo statuto autonomistico: lingua e
cultura nella sicilia del dopoguerra; la testimonianza di Danilo Dolci
in Banditi a Partinico
■
58
letteratura e territorio
Classi iV e V
• letteratura e luoghi della memoria (laboratorio di letteratura, arte,
storia, scienze che prevede una visita guidata in uno degli otto parchi letterari siciliani intitolati a giovanni Verga, luigi Pirandello,
salvatore Quasimodo, gesualdo Bufalino, giuseppe Tomasi di lam-
La Sicilia tra lingua, storia e cultura

indice
pedusa, lucio Piccolo, stefano D’Arrigo ed elio Vittorini, nonché
l’elaborazione di un progetto da proporre al Comune di Partinico
per l’istituzione di un parco letterario dedicato alla poetessa Raffaella Mancuso Bonura e, a Cinisi, al poeta giovanni Meli
• Percorsi letterari in sicilia tra ‘800 e ‘900:
- l’infanzia tradita (letture scelte da Verga: Rosso Malpelo; Ciàula
scopre la luna; nino Martoglio: Li salareddi e La notti di Modica;
ignazio Buttitta: A li matri di li carusi)
- la donna violata (letture scelte da Pirandello: L’esclusa; Dacia
Maraini: La lunga vita di Marianna Ucria; Maria Attanasio: Correva l’anno 1698 e nella città avvenne il fatto memorabile; simonetta Agnello Hornby: La Mennulara).
Ambito 4: Progetto extracurriculare
laboratorio La cultura alimentare in Sicilia tra lingua, identità e salute.
il progetto d’istituto è stato accolto con interesse e inserito nella programmazione annuale di 20 classi, ma per ragioni diverse non tutte le
classi hanno realizzato percorsi significativi.
i percorsi che hanno avuto maggiori adesioni sono: Giochi tradizionali;
Riti e feste; Mestieri; La tradizione orale: Proverbi, canti, filastrocche,
storie, leggende e Narrazioni e narratori: i racconti cavallereschi; La cultura alimentare in Sicilia. Tra conservazione e innovazione; Percorsi letterari in Sicilia tra ‘800 e ‘900: L’infanzia tradita; La donna violata.
il laboratorio extracurriculare dal titolo La cultura alimentare in Sicilia tra
lingua, identità e salute è stato avviato e interrotto per mancanza di fondi.
i percorsi realizzati condividono le seguenti caratteristiche formative: carattere laboratoriale, dinamicità del setting formativo, uso di tecnologie
innovative in forma integrata (informatiche e multimediali - editing
video), in particolare etnovisuali; condivisione on line dei prodotti su
piattaforme didattiche; trasversalità e interdisciplinarietà; coinvolgimento di soggetti e risorse del territorio e di diverse agenzie formative.
Vengono di seguito sinteticamente illustrati i percorsi realizzati in alcune
delle classi coinvolte.
Percorsi
realizzati
1
Titolo: Feste e tradizioni. La festa di San Giuseppe a Borgetto.
Discipline coinvolte: italiano, latino, iRC
Docenti: laura Bonura (Materie letterarie e latino); silvia Palazzolo (iRC)
Destinatari: 25 alunni della classe iV F dell’indirizzo scientifico e un
gruppo della iV e.
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quaderno di

indice
Un’occasione festiva vissuta con grande partecipazione dalla comunità locale (la festa di san giuseppe
che il 19 marzo si celebra a Borgetto, piccolo borgo
che sorge sopra la piana di Partinico), ha offerto l’opportunità a un gruppo di studenti e di insegnanti di
sperimentare un percorso didattico finalizzato alla
documentazione di una pratica rituale e alla sua lettura sulla base di parametri interpretativi desunti
dalla letteratura etnoantropologica. Borgetto, ogni
anno, organizza un grande spettacolo di religiosità
popolare in onore del santo e della sacra Famiglia (con interessanti contaminazioni innovanti e sincretismi antichi, tra segni della ritualità cristiana e palesi elementi pagani). in questa occasione si mobilita l’intera
comunità. il piccolo centro per alcuni giorni si accende di una vita straordinaria offrendo lo spettacolo degli altari. le case aprono le porte ai
visitatori e le viuzze diventano lo sfondo per tavolate all’aperto alle quali
i visitatori, ad ora di pranzo, possono accedere liberamente, accompagnando i bocconi al ritmo cadenzato di un “Viva san Ciuseppi, viva!”.
le classi coinvolte hanno svolto una rigorosa ricerca storico-documentaria; hanno condotto alcune inchieste sul campo (videointerviste), lungo
la duplice prospettiva tradizione/innovazione; hanno acquisito materiale
filmico degli anni cinquanta che hanno confrontato con la documentazione attuale per cogliere innovazioni e permanenze; hanno trascritto
le interviste ed estrapolato gli etnotesti più interessanti sui quali è stato
ricostruito il racconto della festa. Questi sono stati corredati di traduzioni
in italiano, note linguistiche ed etnografiche.
le inchieste sul campo sono state preparate e condotte seguendo i suggerimenti metodologici contenuti nelle schede Documentare le feste e
“L’arte dell’ascolto”. Documentare le esperienze (curate da orietta
sorgi), messe a disposizione sulla piattaforma didattica di Arca dei suoni.
la visione, da parte degli studenti, di alcuni contributi documentari, e
in particolare visuali, contenuti nell’archivio del sito del CRiCD, ha costituito un importante stimolo per avviare la ricerca, accelerando e semplificando la fase propedeutica.
la documentazione filmica ha ripercorso l’intero ciclo della festa, registrando i vari aspetti di questa ritualità sincretica. il prodotto più accattivante è un esperimento etnovisuale, interamente realizzato dagli
studenti della iV F8, che racconta i momenti salienti della festa (scheda
209 scuolamuseo; visibile su Arca dei suoni: Mense di san giuseppe).
60
La Sicilia tra lingua, storia e cultura

indice
2
Titolo: Issu e issara nei dintorni di
Partinico9
Discipline coinvolte: scienze, Chimica, italiano, latino.
Docenti: Francesco longo (scienze);
laura Bonura (lettere)
Destinatari: 25 alunni della classe
iV F dell’indirizzo scientifico
Premessa e linee progettuali
il percorso di studio, a carattere
pluridisciplinare, rientra tra le attività previste per l’attuazione della
legge Regionale 9/2011 (Referente prof.ssa laura Bonura) in collaborazione con il prof. Francesco longo, titolare della Funzione strumentale
al PoF, area 4: Rapporti con enti e istituzioni esterne.
il percorso coniuga l’esigenza di approfondire aspetti della cultura scientifica d’indirizzo (scienze e Chimica) con quella umanistica (area storicolinguistica ed etnografica), nel comune intento di trasmettere il valore
identitario della cultura tradizionale anche attraverso la valorizzazione
del patrimonio ergologico e linguistico (metodo “parole e cose”) di un
settore ormai dimenticato.
nel caso specifico si vuol far riscoprire, promuovere e valorizzare la conoscenza del patrimonio storico-linguistico e naturalistico locale, attraverso la riscoperta di un antico mestiere (issaru) praticato nel nostro
territorio fino alle soglie del ‘900 (c/de Tàuro e Zucco) e - fino agli anni
’50 del secolo scorso - a Calatubo, in prossimità del Torrente della Fico,
Balestrate, ed in c/da siccirotta, Balestrate.
Obiettivi del percorso di ricerca
- ricostruire il processo genetico ed il ciclo lavorativo del gesso dalla
fase estrattiva alla commercializzazione;
- promuovere la necessità della “geoconservazione”, frutto di una conoscenza scientifica, ma anche emozionale, del territorio da parte
degli alunni partecipanti;
- illustrare sul campo il rapporto complesso tra le componenti abiotiche
(substrato e clima) e quelle biotiche (flora e fauna) del gesso;
- censire, inquadrare e studiare sul campo le peculiarità geologico-mineralogiche del minerale gesso;
- sperimentare sul campo le tecniche di rilevamento etno-dialettali attraverso la preparazione e realizzazione di sopralluoghi e interviste;
- integrare i dati e i metodi della ricerca sul campo con le fonti documentarie.
61
quaderno di

indice
Risultati e loro rappresentazione
- stesura di un opuscolo informativo: sintesi del percorso di ricerca
frutto della rielaborazione di documentazione storica e dati raccolti
sul campo;
- montaggio di un videoclip didattico che contenga la ricostruzione ‘logica’ delle più importanti fasi di lavorazione del gesso;
- realizzazione di un dvd multimediale contenente un repertorio fotografico che metta in risalto la valenza paesaggistica dei siti del gesso
e la componente antropica;
- elaborazione di un saggio di lessico dialettale ragionato sul ciclo del
gesso;
- costruzione in miniatura di una carcara (fornace) utilizzata in passato
per la cottura del gesso;
- raccolta di etnotesti;
- ‘Poesie in formula’ e piccoli racconti: scrittura creativa stimolata dalla
suggestione tattile e visiva del gesso allo stato naturale.
Alcuni dei materiali prodotti sono visibili su scuolamuseo, alla scheda
n. 207.
3
Titolo del percorso: Ricostruire un gioco in classe: l’esempio dello “scàrrica-canali”
Classe: iV F scientifico
Ambito: dialetto e cultura popolare
Discipline coinvolte: italiano, scienze motorie, Disegno e storia dell’arte
Docenti: laura Bonura (lettere), giuseppe giacalone (scienze motorie)
la proposta didattica ha come oggetto specifico la ricostruzione di un
gioco della tradizione ludica siciliana. il carattere monografico di questo
studio risponde ad esigenze didattiche contingenti legate anche ad una
gestione funzionale dei tempi curriculari. si può intendere come momento centrale, a carattere laboratoriale, di un percorso più articolato,
anche in senso pluridisciplinare, teso ad investigare l’intero universo ludico locale (nel nostro caso Partinico e le aree periurbane).
l’ansia antica di perdere le proprie radici ha guidato la nostra ricostruzione trovando alimento nel bisogno di legare il nostro essere ‘qui ed
ora’ a qualcosa di più duraturo e collettivo. e ancora, il desiderio di coltivare il senso d’appartenenza, pur all’interno di una coscienza identitaria varia e stratificata, mai esclusiva. Conservare, dunque, e trasmettere
operando una necessaria selezione sulla base degli interessi e delle esigenze formative degli studenti.
62
La Sicilia tra lingua, storia e cultura

indice
inizialmente è stata impostata la ricerca in fasi, sono stati declinati gli
obiettivi cognitivi, operativi e socioaffettivi e assegnati specifici compiti
a gruppi di studenti. Ciascuna di queste fasi ha sollecitato capacità e abilità diverse e sviluppato competenze capitalizzabili e spendibili anche in
altri ambiti. Tutta l’attività, dalla fase progettuale alla realizzazione degli
elaborati finali, ha posto gli studenti al centro del processo formativo,
in una posizione non solo attiva e propositiva, ma di responsabilità,
anche rispetto agli esiti. il percorso è nato come progetto pilota e, negli
anni successivi, è rientrato tra le proposte del citato progetto curriculare
d’istituto Lingue, culture, identità in Sicilia. Percorsi didattici; è stato realizzato in orario scolastico curricolare utilizzando la quota regionale, ma
ha richiesto un supplemento di attività extracurriculare non quantificabile. Come per altri percorsi realizzati dal 2012 al 2014, il setting didattico è stato adattato alle esigenze contingenti alternando attività in aula
o in biblioteca e ricerca sul campo. Ha inoltre previsto l’utilizzo delle tecnologie informatiche e multimediali (videocamera e programmi di editing video).
in Premessa, la puntuale ricostruzione della pratica di gioco sulla base
di stralci di intervista. gli etnotesti sono stati raccolti in due diverse situazioni d’inchiesta: in casa degli informatori, in forma di ricostruzione
memoriale; in contesto, durante l’esecuzione del gioco, in forma di descrizione e commento. il lavoro descrittivo è corredato da un glossario
del gioco e da una bibliografia essenziale. Tra le realizzazioni più interessanti, un video che sintetizza le fasi salienti del gioco e dà conto del
processo di documentazione (su scuolamuseo, scheda n. 206).
63
quaderno di

indice
4
Conclusioni
Titolo del percorso: Mestieri tradizionali nei comuni del bacino d’utenza
del Liceo “S. Savarino”.
Classe: primo biennio (classi ii P - scienze Umane)
Ambito: dialetto e cultura popolare
Discipline coinvolte: italiano, Psicologia
Docenti: Paola Alabiso
Obiettivi del percorso
- recuperare la memoria di antichi mestieri, spesso sconosciuti agli studenti;
- ricostruire la mappa del tessuto economico-produttivo dei centri oggetto d’indagine;
- riflettere sul valore del lavoro come fonte di dignità per l’essere
umano.
Questo settore della cultura tradizionale (con il relativo portato onomastico e toponomastico) è stato investigato attraverso ricerche condotte
dagli studenti sul campo, dopo opportuna documentazione sui mestieri
tradizionali e preparazione metodologica. l’attività ha avuto carattere
laboratoriale con la precipua finalità operativa di raccogliere, insieme al
racconto della pratica, materiali lessicali settoriali da analizzare sul piano
sincronico e diacronico.
la metodologia applicata trae spunto da una prassi lungamente sperimentata:
- studio dell’argomento sulla base della letteratura disponibile;
- preparazione di strumenti d’indagine;
- inchieste sul campo (ricerca di fonti orali sui diversi mestieri e realizzazioni di interviste guidate);
- trascrizione e analisi dei risultati (schedatura, trascrizioni; analisi linguistiche e ricostruzioni di pratiche).
Per i contenuti specifici si rinvia ai contributi on line (scuolamuseo,
scheda 210).
i progetti sono stati realizzati confidando nell’interesse, la passione e la
generosa disponibilità degli insegnanti che hanno lavorato ben oltre
l’orario scolastico e le ore retribuite. Riteniamo che per garantire la continuità nella scuola di progetti seri sia necessario anche un sostegno finanziario da parte della Regione siciliana, cui si riconosce il merito di
aver creato uno straordinario strumento di condivisione delle esperienze
attraverso la piattaforma scuolamuseo, e le condizioni per garantire
forme di collaborazione e aggiornamento degli insegnanti.
si ribadisce l’importanza del contributo culturale ed editoriale del Centro
64
La Sicilia tra lingua, storia e cultura

indice
studi Filologici e linguistici siciliani che, tra il 2012 e il 2013, in occasione
del corso di formazione per insegnanti, ha pubblicato un ponderoso lavoro in due volumi, Lingue e culture in Sicilia, dedicato alla scuola e alla
comunità-territorio. lo sforzo editoriale, sostenuto dalla Regione, ha
coinvolto a titolo gratuito molti docenti universitari e giovani specialisti
dei diversi settori della storia, della lingua e della cultura siciliana che si
sono offerti di tenere le lezioni in occasione del citato corso. oggi i due
volumi rappresentano un imprescindibile punto di riferimento.
Per non disperdere gli sforzi compiuti in questi primi anni di attuazione
della legge 9/11 è necessario che l’esperienza realizzatasi coinvolgendo,
in uno sforzo comune, Università, Centri di alta cultura, Regione e
scuola, continui nel tempo sperimentando forme di collaborazione sempre più mature e momenti di formazione che, in un’ottica di educazione
permanente, siano capaci di aprirsi sempre più alla società civile.
in questa prospettiva la scuola costituisce il naturale luogo d’incontro.
Note
1
il liceo diventa partner di Arca dei suoni all’inizio del 2013.
la figura del referente per la legge n. 9/2011 nasce dall’esigenza di svolgere tutte quelle
attività di informazione, promozione e coordinamento didattico finalizzate alla corretta attuazione della legge. È stata istituita, presso il nostro liceo nell’anno scolastico 2011-12, con
delibera del Ds Antonino governanti. l’incarico mi è stato conferito con assegnazione di 30
ore. lo stesso è stato confermato nell’anno successivo dall’attuale Ds Chiara gibilaro (con
assegnazione di 10 ore e la collaborazione di un gruppo di supporto).
3
Cfr. Decreto Assessoriale art. 1 Interventi didattici nelle scuole.
4
scheda 205 Archivio scuolamuseo
5
le caratteristiche dei due strumenti sono illustrate più avanti in “Contenuti del progetto.
Ambito 1”.
6
Per una prima lettura dei risultati su un campione di studenti si veda “la rappresentazione
grafica del glottokit” (scheda 208 di scuolamuseo).
7
il progetto ha tratto ampiamente spunto da giovanni Ruffino (a cura di), Lingua e Storia
in Sicilia per l’attuazione della Legge Regionale n°9 del 31 maggio 2011, pp. 41-42. Poi
anche in Indirizzi di attuazione degli interventi didattici della Legge Regionale del
18.05.2011.
8
Particolare impegno è stato profuso da gabriele suriano che, sotto la guida degli insegnanti, ha curato le riprese e il montaggio video.
9
nell’ampio contributo on line: una premessa storico-geologica; la descrizione dell’esperienza;
un video con stralci di intervista e relativi etnotesti. (Archivio scuolamuseo, scheda n. 207).
2
65
quaderno di
 indice
Percorso didattico.
Ricostruire un gioco in classe: l’esempio dello scàrrica-canali
Classe: primo biennio secondaria superiore (da modulare)
Ambito: dialetto e cultura popolare
Discipline coinvolte: italiano, scienze motorie, Disegno e storia dell’arte
la proposta didattica ha come oggetto specifico la ricostruzione di un gioco della tradizione ludica
siciliana. il carattere monografico di questo studio risponde ad esigenze didattiche contingenti
legate anche ad una gestione funzionale dei tempi curriculari. si può intendere come momento
centrale, a carattere laboratoriale, all’interno di un percorso più articolato, anche in senso pluridisciplinare, teso ad investigare l’intero universo ludico locale (nel nostro caso Partinico e le aree
periurbane)1.
Obiettivi di apprendimento
“Salvare dalle ingiurie del tempo”
la finalità trasversalmente condivisa è quella di sviluppare negli studenti una speciale sensibilità
culturale per il patrimonio etnodialettale, partendo da un settore che si ipotizza vicino ai loro interessi, in questa fascia d’età. Ma la finalità ultima ce la suggerisce la nostra prima lettura bibliografica, giuseppe Pitrè, che alla fine delle “Avvertenze” ai Giuochi fanciulleschi siciliani (vol. Xiii,
Biblioteca delle tradizioni popolari siciliane. Palermo 1883: XV-XVi) motiva così la sua indefessa
opera di raccolta:
i tempi e gli avvenimenti incalzano, e le memorie del passato che non ebbe storia si vengono ogni dì obliterando […]
Di qualche giuoco siciliano menzionato da antichi scrittori dell’isola non si ha più conoscenza oggigiorno […] affrettiamoci a salvare dalle ingiurie del tempo questi preziosi documenti della storia intima del popolo!
Palermo, 7 luglio 1883
l’ansia antica di perdere le proprie radici ha guidato anche la nostra ricostruzione, trovando alimento nel bisogno di legare il nostro essere ‘qui ed ora’ a qualcosa di più duraturo e collettivo
e ancora, il desiderio di coltivare il senso d’appartenenza, pur all’interno di una coscienza identitaria varia e stratificata, mai esclusiva. Conservare, dunque, e trasmettere, operando una necessaria selezione sulla base degli interessi e delle esigenze formative degli studenti.
inizialmente è stata impostata la ricerca in fasi, sono stati declinati gli obiettivi cognitivi, operativi
e socioaffettivi e assegnati specifici compiti a gruppi di studenti. Ciascuna di queste fasi ha sollecitato capacità e abilità diverse e sviluppato competenze capitalizzabili e spendibili anche in altri
ambiti. Tutta l’attività, dalla fase progettuale alla realizzazione degli elaborati finali, ha posto gli
studenti al centro del processo formativo, in una posizione non solo attiva e propositiva, ma di
responsabilità anche rispetto agli esiti. il percorso è nato come progetto pilota e, negli anni successivi, è rientrato tra le proposte di un più ampio progetto curriculare d’istituto dal titolo Lingue,
culture, identità in Sicilia. Percorsi didattici; è stato realizzato in orario scolastico curricolare utilizzando la quota regionale, ma ha richiesto un supplemento di attività extracurriculare non quantificabile. Come per altri percorsi realizzati dal 2011 al 2014, il setting didattico è stato adattato
alle esigenze contingenti alternando attività in aula o in biblioteca e ricerca sul campo. Ha inoltre
previsto l’utilizzo delle tecnologie informatiche e multimediali (videocamera e programmi di editing video). Tra le realizzazioni più interessanti, un video che sintetizza le fasi salienti del gioco e
dà conto del processo di documentazione.

indice
Materiali di consultazione
a) Giuochi fanciulleschi siciliani raccolti e descritti da Giuseppe Pitrè. Palermo, l. Pedone lauriel,1883. Ristampa anastatica Bologna, Forni, 1985. l’importante opera di consultazione ha
fornito costanti elementi di riflessione sulle trasformazioni intervenute in questo settore negli
ultimi 130 anni.
b) Altri contributi demologici (‘700: Marchese di Villabianca, Giuochi volgari e popolareschi, in
Opuscoli palermitani; ‘800: l. Vigo, C. grisanti, s. salomone Marino, sull’argomento).
c) Repertori lessicali (Vocabolario siciliano di Piccitto-Tropea, voll. 5)
d) l’esperienza dell’Atlante Linguistico della Sicilia (Als) sezione etnodialettale (14 concetti ludici)
CsFls - 1° modulo dedicato ai giochi fanciulleschi (g. Ruffino, a.c.d., La carta dei giochi. L’ALS
e la tradizione ludica infantile, 2001; seguono contributi più recenti: s. D’onofrio (saggio lessicale sulla trottola); V. Matranga (saggio sulla “lippa”), g. Rizzo (rassegna di giochi), l. Bonura
(rassegna di giochi).
 indice
Dalla video-intervista alla rappresentazione e condivisione dell’esperienza
la ricerca sul campo è stata opportunamente preparata sul piano metodologico e suddivisa in fasi.
1a fase: studio dell’argomento sulla base di una bibliografia essenziale (si è evitato di fiaccare le
energie degli studenti con letture interminabili e demotivanti); ricerca di pubblicazioni locali sull’argomento anche a carattere amatoriale; ricognizione di collezioni comunali o private di giocattoli;
2a fase: stesura del questionario; scelta della fonte da intervistare (coinvolgimento dei familiari
degli alunni e del personale ATA); nozioni di base sulle tecniche di videoregistrazione (inquadrature, suono, rumore, gestione dei turni in presenza di più fonti, interventi dell’intervistante, ecc.;
visione propedeutica di altre esperienze etnovisuali anche dall’archivio CRiCD);
3a fase: trascrivere il parlato (nozioni di base di fonetica);
4a fase: tradurre dal dialetto all’italiano (sistemi linguistici e culturali a confronto);
5a fase: la rappresentazione, ricostruzione della pratica ludica; lessico ragionato del gioco ( nozioni di lessicografia); montaggio video; condivisione sulla piattaforma didattica scuolamuseo di
Arca dei suoni.
sono stati considerati anche gli aspetti psicomotori del gioco, in buona parte assimilabili alla pratica ginnica del salto alla cavallina, mentre, per valutare la vitalità del gioco in sicilia e la diffusione
di pratiche simili nel mondo, si è svolta una ricerca sul Web che ha dato sorprendenti risultati.
nella conduzione dell’inchiesta si è lasciata agli studenti la libertà di formulare le domande anche
in dialetto e di gestire i tempi d’inchiesta in base alle necessità. la domanda n. 106 del Questionario Als sui giochi (1995-97)2 con integrazioni (2000)3, ha fornito un’efficace guida alla ricognizione della pratica, contribuendo alla definizione di un sofisticato strumento d’indagine.
Dentro l’unità gioco
Ricostruzione del gioco attraverso i materiali di consultazione4
I nomi e le varianti5
Pitrè fornisce cinque diverse denominazione del gioco e la descrizione del gioco in 7 località non
sempre accompagnate da filastrocca.
 indice
la ricognizione condotta per l’Atlante Linguistico della Sicilia (Als) ha, invece, evidenziato molte
altre denominazioni, alcune delle quali, però, corrispondenti ad altri giochi più o meno affini che
gli informatori, spesso, considerano varianti esecutive della stessa pratica.
Un difficile recupero memoriale
Chi svolge ricerche di questo tipo sa bene quanto sia difficile stimolare i ricordi evitando confusioni
e sovrapposizioni. «l’informatore rivive il gioco nella sua dimensione emotiva prima ancora che
nella sua ordinata successione sintagmatica»6 risalendo la corrente della memoria, spesso, per fasi
salienti. Un ruolo fondamentale ha dunque lo strumento d’indagine (questionario) e il tipo d’interazione tra raccoglitore e fonte che, solo in parte, è riconducibile alla mediazione della domanda (metodo dell’inchiesta guidata). gli studenti si sono resi presto conto che la ricostruzione
di questo gioco è resa più difficile dalla sua contiguità strutturale e linguistica con altri giochi
simili con i quali spesso è stato confuso. Hanno sperimentato la difficoltà che incontra il ricercatore
che, nell’ansia di essere fedele alle intenzioni comunicative della fonte, tende ad accogliere per
buone tutte le risposte, pur nella consapevolezza dell’equivoco.
La memoria del gioco
lavorare sui giochi ha stimolato anche una coinvolgente riflessione sulla memoria, che ha permesso agli studenti di individuarne almeno tre tipi:
• la memoria lunga (la storia)
• la memoria collettiva (trasmissione tra pari)
• la memoria inconsapevole (competenza dell’informatore)
su questo terzo livello abbiamo lavorato per far affiorare i ricordi dei nostri informatori anziani
ai quali spesso è bastato un accenno alla filastrocca o l’input della domanda per dare la stura a
narrazioni straripanti su lunghe giornate di gioco all’aperto.
Per procedere nell’analisi del gioco sono stati valutati alcuni possibili filtri interpretativi:
• Funzionale (leroi-gourhan)
• interazionale (Chateau)
• strutturale (Caillois), ecc.
• il punto di vista “emico” (Pitrè)
Ma la chiara consapevolezza «che qualunque schema classificatorio va inteso in senso convenzionale e non rigido, in quanto non esistono categorie omogenee e “pure” di giochi [..]»7, ci ha
orientati verso un’analisi esterna del gioco secondo uno schema non rigido ed eminentemente
descrittivo. la “scheda del gioco” ne illustra le caratteristiche generali:
Scheda del gioco es. scàrrica-canali
Tipo di gioco: di gruppo / di movimento / di equilibrio / di resistenza / di memoria ( formule e
filastrocche)
Numero dei partecipanti: squadre con pari numero di componenti (da 2×2 a 8×8); raramente
anche in numero dispari
Età: bambini, adolescenti
Composizione dei gruppi: maschile
Penitenze: inversione del ruolo
Spazio (interno/esterno): esterno (spazi urbani e rurali: strade, piazze, cortili, ecc.), contro un sostegno (muro, sedile, palo, albero, ecc.)
Tempo di svolgimento (ordinario/festivo): tutte le stagioni che consentono i giochi all’aperto
Oggetti (giocattoli/strumenti): ø
 indice
Le regole e i ruoli
Formazione delle squadre
Dai materiali bibliografici e dalle fonti locali sono emerse due tipologie di squadre:
a) numero pari di componenti (da 2×2 a 8×8);
b) numero dispari di componenti (il giocatore in più, in alcune località, è detto u sparìggiu e funge
da ‘cuscino’).
le due squadre si formano tramite una conta tra i due capi-squadra. il vincitore ha la precedenza
nella scelta della squadra o solo del primo compagno e poi a turno, un compagno a testa, fino
alla composizione completa dei gruppi.
la fase narrativo-ricostruttiva è stata affidata allo strumento dell’intervista guidata che ha costituito un momento centrale della ricerca. l’informatore principale è stato scelto rispettando i criteri
‘classici’ suggeriti della ricerca etnografica. l’etnotesto, di cui segue uno stralcio, è stato prodotto
in casa dell’intervistato in presenza di un informatore secondario (il figlio). l’intervista è stata
condotta da tre studenti, con ruoli diversi, e da due insegnanti.
Associare il video alla trascrizione di uno stralcio d’intervista è sicuramente una prima efficace modalità di rappresentazione dei risultati della ricerca sul campo e offre una infinità di spunti didattici
(trascrizione del parlato; traduzione e confronto tra codici; analisi linguistiche a diversi livelli, ecc.).
Tra i ruoli centrali vi è quello del giocatore-cuscinetto che spesso coincide con il capo-squadra; la
centralità di questa figura è testimoniata dalla produttività lessicale del concetto che si organizza
intorno a pochi nuclei semantici. Riproponiamo su base diatopica i tipi che designano il ruolo di
capo-gioco.
in generale la serie sinonimica registrata per questo concetto richiama ora l’idea rassicurante del
guanciale e del letto (cuscinu, chiumazzu, chiumazzeri, littu, capizzali), ora l’immagine della
‘mamma’, in un climax che dall’amorevole accoglienza giunge alla severità di chi controlla e sovrintende al corretto svolgimento del gioco, pena l’esclusione (e dunque: mamma e mammana;
ma anche mammad
d
 ara e mamma fàusa); o ancora con riferimento ad un più generico ‘appoggio’
o ‘sostegno’ (puiared
d
 u e tenituri); e infine, con esplicito riferimento al ruolo di capo e controllore,
capu, capuràis, mas tru, mazzeri; inoltre ncad
d
 uzzu e cìciru assittatu (con riferimento alla postura,
dove cìciru dà il nome al gioco).
 indice
Mammad
d
 ara: manca nel Vs, ma probabilmente è variante di mammad
d
 àu, mammad
d
 raga, spauracchio per i bambini; donna corpacciuta e brutta (prov. di Trapani); donna sgarbata, severa e cattiva verso i bambini (Catania).
Mamma fàusa: forse perché accoglie e sorregge il gruppo come una mamma, ma è fàusa ‘falsa’
perché ha anche la severa funzione di arbitro. (Forse forma rietimologizzata di mammàusa. la
medesima figura è nel gioco del nascondino).
La composizione del cavallo
nella disposizione dei componenti del ‘cavallo’, non si riscontra una tattica generale, piuttosto la
tendenza a valutare attentamente le caratteristiche fisiche e le abilità ginniche dei partecipanti
al gioco. i fattori da considerare dal punto di vista del cavallo sono: l’altezza del bacino e la resistenza all’urto e al peso; la capacità di saltare lontano o in alto e il peso sono, invece, le qualità
 indice
degli avversari. in base alla valutazione di questi aspetti si può, per esempio, decidere di disporre
un giocatore più piccolo come ultimo elemento seguito da uno più alto che, per creare maggiori
difficoltà agli avversari, può inarcare ulteriormente la schiena tenendo le spalle quanto più dritte
possibile: in tal modo chi salta trova subito un grosso ostacolo da superare.
il gioco si concludeva a favore della squadra dei ‘cavalieri’ quando i suoi componenti riuscivano a
pronunciare, rimanendo in equilibrio, una formula (ad Alimena PA , dove è stata registrata una
variante più complessa del gioco che prevede quattro livelli di difficoltà8, era: unu a bbinti / unu
a bbinticingu!)9.
Quando il ‘cavallo’ cede di schianto, si dice?
La filastrocca
nella fase finale del gioco, la squadra vincente, quando tutti i suoi componenti sono in groppa al
‘cavallo’, recita ritmicamente una filastrocca, al termine della quale, se non viene commesso alcun
errore, si aggiudica la partita.
il tipo più diffuso nell’isola coincide con la versione registrata a Partinico
Partinico PA
mentri ch’èramu tutti ncapu i spad d i r’id d u si cuntàva quattru e quattr’ottu / scàrrica lu bottu /
· ··
· ··
çìçiri e ffavi / scàrrica canali / açed
·d
· u cu l’ali / açed
·d
· u cu li pinni / scàrrica e bbatinni! / vinticincu
e si sfasciava arrè a setta / e ssi cuminciava arrè a ttuccari.
Dagli studi emerge che in altre aree della sicilia sono state raccolte altre versioni della filastrocca
il cui contenuto semantico e la struttura formale risponde, in generale, alla categoria del nonsense, comune alle filastrocche infantili. solo alcune varianti del tipo più diffuso, sono registrate
in Pitrè per questo gioco.
Un gioco rivissuto
Alla fase della documentazione è seguita la riproduzione del gioco in ambiente scolastico. gli studenti maschi, assistiti anche dal docente di educazione fisica e da un operatore scolastico, hanno
eseguito le diverse fasi del gioco nella variante da loro conosciuta. l’attività è stata videoripresa,
commentata in classe e confrontata con il racconto dell’informatore anziano, ma anche con le
versioni del gioco reperite sul Web e quelle registrate su scala regionale in uno studio specifico
condotto per l’Atlante linguistico della sicilia (Bonura, cit.). sono emerse interessanti considerazioni, notati elementi di continuità e discrasie. Uno dei risultati più accattivanti è un videoclip
montato dagli stessi studenti (si veda contributo allegato al percorso).
 indice
Le forme della trasmissione generazionale
Ci siamo chiesti quanto fosse conosciuto e vitale il gioco dello scàrricacanali, come fosse avvenuta,
e come continui a realizzarsi, la trasmissione generazionale. A tale scopo è stato somministrato a
un campione di 70 studenti un questionario con domande mirate. Dalla lettura dei dati è possibile
fare qualche considerazione sulle modalità di trasmissione, sul vero o presunto travaso culturale,
sulla vitalità e/o rivitalizzazioni.
1. la trasmissione tra pari in contesti vitali è limitata a pochi casi
2. la trasmissione verticale (genitori/nonni - figli/nipoti) assume due forme:
a) il racconto, quindi la trasmissione della memoria del gioco che attiva una competenza esclusivamente passiva (caso più frequente)
b) racconto e capacità di esecuzione, spesso ‘assistita’ dagli adulti (caso meno frequente)
3. Travaso culturale ‘forzato’ per lo più a scuola (caso frequente)
4. Continuità apparente: un gioco senza regole (esempi dal Web in contesti scolastici; cfr.
www.scuolazoo.com)
se la pratica ludica è ancora abbastanza vitale, pur se limitata a occasioni di gioco per così dire
‘straordinarie’, di certo si è impoverita sul piano strutturale: si è persa la componente ritmica o,
se persiste, risulta disarmonico il rapporto tra le sequenze verbali e non verbali; si registra, dunque,
una sorta di scollamento culturale (fino al ‘tradimento’ della regola) e, in taluni casi, forme di
adattamento e reinterpretazione.
 indice
Glossario del gioco
la ricerca etnografica in genere si presta a molteplici prospettive di analisi, particolarmente sul
piano linguistico. Anche questo nostro studio specifico ci ha offerto l’occasione per ulteriori approfondimenti volti ad attingere, per esempio, le ragioni storico-etimologiche di certe espressioni
tipiche del gioco o, ancora, di azzardare, per puro divertimento, qualche pur improbabile ipotesi
sulla storia della parola. la consultazione dei repertori lessicali specialistici ci ha permesso di chiarire qualche dubbio, ma soprattutto di avvicinare gli studenti al rigoroso lavoro del lessicografo.
stimolati da curiosità e lavorando in modo cooperativo, gli studenti hanno acquisito nozioni di
base di lessicografia che hanno contestualmente applicato per la redazione del saggio lessicale
che qui si presenta. le forme qui raccolte sono state registrate prevalentemente a Partinico. le
località diverse vengono puntualmente citate. le principali fonti di consultazione bibliografica
sono state il Vocabolario Siciliano di Piccitto e Tropea (Vs) e la Biblioteca delle tradizioni popolari
di giuseppe Pitrè.
la trattazione della voce risponde al seguente schema: lemma in neretto; categoria grammaticale;
traduzione nel sistema fonetico internazionale (entro parentesi quadre); significato;  sinonimi;
contesti testuali estratti dalle interviste (segnalati da 
T ).10

indice

indice
 indice
Riferimenti Bibliografici
Bonura, laura. 2006-2007.
Le parole del gioco in Sicilia. Saggio di un vocabolario-Atlante, Tesi di dottorato in Dialettologia italiana e geografia linguistica - XiX ciclo. lecce: Università degli studi del salento.
Bonura, laura et al. 2006.
“Dialetto, adolescenti e gioco. Persistenza e innovazione”, in gianna Marcato (a cura di), Giovani, Lingue e dialetti. Persistenza e innovazione nelle competenze linguistiche giovanili. Padova: Unipress. 303-09.
Bonura, laura. 2013.
“studiare un gioco: scàrrica-canali”, in giovanni Ruffino (a cura di), Lingue e culture in Sicilia, Vol. ii. Palermo: Centro di
studi filologici e linguistici siciliani. 1455-1484.
Matranga, Vito. 2007.
Trascrivere. La rappresentazione del parlato nell’esperienza dell’Atlante Linguistico della Sicilia (con contributi di g. Paternostro e R. sottile), Piccola biblioteca dell’Als, 5. Palermo: Centro di studi filologici e linguistici siciliani.
Pitrè, giuseppe. 1883.
Giuochi fanciulleschi siciliani raccolti e descritti da Giuseppe Pitrè. Palermo: Forni (ristampa anastatica).
Ruffino, giovanni (a cura di). 1995a.
Percorsi di Geografia linguistica. Idee per un atlante siciliano della cultura dialettale e dell’italiano regionale. Palermo: Centro di studi filologici e linguistici siciliani.
Ruffino, giovanni. 1995b.
L’ALS: storia del progetto, stato dei lavori, prospettive, in Ruffino 1995a, pp. 11-109. Appendice 10: Questionario sui giochi
fanciulleschi tradizionali in Sicilia. Palermo: Centro di studi filologici e linguistici siciliani. 93-98.
Ruffino, giovanni, et al. 2000
I giochi fanciulleschi tradizionali. Integrazioni e aggiunte al questionario, Piccola biblioteca dell’Als, 2. Palermo: Centro di
studi filologici e linguistici siciliani.
Vs
Vocabolario siciliano fondato da giorgio Piccitto: i (A-e), giorgio Piccitto (a cura di); ii (F-M), giovanni Tropea (a cura di);
iii (n-Q), diretto da giovanni Tropea; iV (R-s), diretto da giovanni Tropea; V (si-Z), salvatore Trovato (a cura di). CataniaPalermo: Centro di studi filologici e linguistici siciliani. 1977-2002
Note
1
il percorso è stato realizzato dagli studenti della classe iii F del liceo “santi savarino” nel corso dell’a.s. 2011-12 (definito
con la stessa classe nel 2013-14) e coordinato dai docenti di lettere (laura Bonura) e di scienze motorie (giuseppe giacalone).
2
“gioco (giochi) e formule in cui una squadra di bambini sta sotto mentre un’altra salta loro addosso rimanendo sopra per
qualche tempo in equilibrio e recitando particolari formule”.
3
g. Ruffino et alii, I giochi fanciulleschi tradizionali. Integrazioni e aggiunte al questionario. Piccola biblioteca dell’Als 2,
Palermo 2000.
4
lo studio del gioco è stato condotto anche attraverso l’acquisizione dei risultati contenuti nel seguente articolo: l. Bonura,
“studiare un gioco: scàrrica-canali”, in g. Ruffino (acd) Lingue e culture in Sicilia, Vol. ii, pp. 1455-1484, CsFls - Regione siciliana, Palermo 2013.
5
Prendendo le mosse da Pitrè abbiamo assunto il nome dialettale scelto dal demologo siciliano per dare il titolo al gioco.
non si trova, infatti, un traducente italiano che designi un gioco che abbia tutte le caratteristiche del nostro (non è lo
scarica barile; ma nei siti web spesso corrisponde a un generico cavallina o al gioco dell’asina).
6
n. Bernardi, “Raccoglitore, informatore, memoria del gioco. Riflessioni sulla prima campagna di rilevamento Als”. in g.
Ruffino (a cura di), La carta dei giochi. Palermo 1997.
7
V. lanternari, “il gioco e il suo valore culturale nelle società umane”, in Antropologia e Imperialismo, Torino 1974, pp.
191-268.
8
i quattro diversi livelli di difficoltà dipendono da una progressiva inarcatura del ‘cavallo’: 1. a ccincu (prima tornata di
salti); 2. a ddeci (con un innalzamento del ‘cavallo’); 3. a qquìnnici (contando fino a quindici); 4. a bbinticincu (ultimo
round con gli elementi del cavallo quasi in piedi).
9
Da Bonura 2007.
10
Per il modello redazionale cfr. Bonura 2007.

indice
La Vucciria tra vecchie e nuove identità:
un’esperienza didattica dell’I.I.S. “F. Ferrara” di Palermo.
Paola Campanella e Lorenzo Palumbo
Fare di un’esperienza didattica un’occasione di confronto con altre dimensioni formative è indispensabile, specialmente oggi che si rende necessaria una maggiore apertura nei confronti delle nuove risorse offerte
dalle tecnologie digitali. Trovare nuove strade per sollecitare negli studenti il senso di appartenenza ad un contesto, alle realtà presenti nel
territorio sia dal punto di vista sociale che culturale, non è più materia
facoltativa, ma contributo indispensabile da parte di quei docenti che si
muovono nell’ottica di una scuola attiva e partecipe delle dinamiche in
atto. È seguendo questa filosofia che l’i.i.s. “F. Ferrara” di Palermo ha
condotto nell’a.s. 2013-2014, per una classe individuata fra quelle dell’indirizzo economico-sociale - la terza Q - un’interessante esperienza didattica, che ha consentito a tutti gli alunni di attivare le proprie
potenzialità, sperimentando nuove pratiche legate all’indagine del proprio territorio.
A tale scopo si sono innescate nuove sinergie, che sono state messe in
campo grazie alla particolare tendenza da parte della scuola ad aprirsi
alla collaborazione con altri enti. l’istituto “Ferrara” di Palermo non è
infatti nuovo a tali esperienze, che hanno sempre arricchito l’offerta formativa proposta agli studenti. nell’ambito del ventennale delle iniziative
promosse dal Comune di Palermo per “Palermo apre le porte”, la proposta accolta dalla scuola è stata quella di collaborare con l’Università
di Palermo, e nello specifico con il Dipartimento di Architettura. Tale attività è stata seguita dai docenti referenti del progetto “Panormus: la
scuola adotta la città”, i professori giuseppe Colletti e Paola Campanella.
Agli studenti dell’istituto è quindi stato proposto un breve corso di formazione sui Quartieri Identitari, promosso dall’Università e dal settore
78
La Vucciria tra vecchie e nuove identità

indice
servizi educativi - Area della scuola - del Comune di Palermo, ed è stata
data l’opportunità di arricchire l’esperienza di “Palermo apre le porte”
attraverso nuovi percorsi che si sono rivelati utili alla comprensione delle
dinamiche di trasformazione socio-economiche e culturali presenti nei
quartieri del centro storico della città.
nello specifico, visto il contesto nel quale l’istituto Ferrara si inserisce,
(tra la via Bari e la via Bandiera), l’ambito prescelto è stato orientato ad
uno studio approfondito degli aspetti storico-artistici e socio-economici
del vicino mercato della “Vucciria”.
il corso, condotto dagli studenti universitari P. Migliaccio, A. Arculeo, R.
lo Piccolo e C. Monte ha previsto lo svolgimento di 10 ore di lezione, alternando le modalità frontale, partecipata e di tipo laboratoriale e utilizzando l’aula dotata di liM. oltre agli argomenti relativi al concetto di
quartiere e di identità, si è condotto un approfondimento dello studio
della storia della città di Palermo e della sua evoluzione urbanistica. i
docenti coinvolti nell’iniziativa sono stati scelti in considerazione delle
possibili ricadute didattiche: Maria grazia Paterna di italiano, lorenzo
Palumbo di storia, Rosa siciliano di Diritto e Paola Campanella di storia
dell’Arte. la formazione ricevuta dai ragazzi è stata infatti spesa sia
nell’ambito delle discipline coinvolte, sia nel corso delle giornate dedicate alla ’adozione del quartiere’, nel weekend di “Palermo apre le
porte” del 16, 17 e 18 Maggio.
l’esperienza didattica è infine confluita nella realizzazione di una guida
turistica stampata, a cura del Dipartimento di Architettura di Palermo, e
79
quaderno di

indice
nella realizzazione di un prodotto audiovisivo avente
come tema la Vucciria tra vecchie e nuove identità,
che è stato mostrato nella sala del Cinema De seta
nell’ambito della inaugurazione della “notte bianca
della scuola”, il 28 Maggio di quest’anno.
la scelta del prodotto audiovisivo, non è stata attuata
solamente in virtù delle possibili ricadute didattiche
nelle varie discipline presenti nell’indirizzo di studi.
infatti, pur tenendo conto dell’importanza di arricchire la formazione culturale dei ragazzi attraverso
nuove modalità, questa volta si è voluto privilegiare
un altro aspetto: il contatto con il mondo del lavoro.
la tematica di progetto della classe nell’a.s. 2013-14
aveva come base infatti l’osservazione delle dinamiche sociali in un mondo del lavoro che cambia. Tale
tematica doveva portare gli studenti a comprendere
le trasformazioni del tessuto socio-economico in alcuni quartieri della città di Palermo, con particolare
riferimento ad uno specifico ambito, quello dei mercati storici, attualmente oggetto di maggiore rischio
di perdita di identità. Alla luce di questa consapevolezza, l’esperienza didattica si è poi orientata allo
studio di tutti quegli elementi di identità presenti
negli antichi mercati storici, con particolare riferimento all’indagine degli elementi tradizionali che
ancora oggi permangono nel mercato della Vucciria.
Tra le metodologie di analisi è entrata a pieno titolo
la ricerca di documentazione sul web, che è stata veicolata dai docenti al fine di orientare gli studenti ad
un uso corretto e consapevole delle ricerche in rete.
sono stati rilevati alcuni siti che potessero offrire risorse documentarie adeguate e in questa ricerca Arca
dei suoni si è rivelato il sito maggiormente interessante, non solo per la quantità del materiale in rete,
ma soprattutto per la qualità dei contributi.
infatti, il mercato storico può essere interpretato
come un luogo denso di identità solo attraverso l’acquisizione di tutto quel patrimonio fatto di suoni (gli
inviti all’acquisto da parte dei commercianti – le “ab-
80
La Vucciria tra vecchie e nuove identità

indice
banniate”), di colori (le merci esposte artisticamente davanti agli esercizi commerciali) e di antichi sapori
(la permanenza degli ambulanti
che vendono i cosiddetti “cibi di
strada”) ancora presenti.
la fase successiva alla ricerca è stata
l’indagine sul campo. gli alunni si
sono avvalsi dello strumento della
fotografia e queste immagini sono
state il mezzo attraverso il quale
essi hanno ‘letto’ il presente.
A tale scopo sono state inoltre
condotte dagli alunni interviste ai
commercianti e ai frequentatori del mercato al fine di comprendere,
anche attraverso i loro personali giudizi, i possibili elementi di perdita
dell’identità.
Per il prodotto audiovisivo, le immagini realizzate sono poi state scelte
in virtù dei possibili indicatori di trasformazione, scandagliando così
tutte le possibili cause che hanno provocato una perdita di identità. successivamente il gruppo è stato impegnato nell’impaginazione di una sequenza di immagini, in cui si coglie l’alternanza tra il senso di perdita e
la permanenza dei valori identitari del quartiere, al fine di sottolineare
quelle condizioni di precarietà e provvisorietà che oggi si presentano
agli occhi di chi frequenta gli antichi mercati di Palermo. Particolare attenzione è stata data anche alla scelta delle musiche che rientrano nel
repertorio di musica popolare siciliana. l’individuazione dei brani da
parte degli allievi è stata seguita dal professore lorenzo Palumbo, che
ha personalmente curato la realizzazione della raccolta musicale dell’Associazione Culturale “lorimest”.
la produzione dell’audiovisivo ha richiesto inoltre una suddivisione dei
compiti tra gli alunni, che si sono trovati nelle condizioni di comprendere
come sia importante la collaborazione tra figure diverse per pervenire
alla realizzazione di un unico prodotto. l’esperienza ha così coinvolto in
modo personale ciascun allievo che non ha solamente avuto modo di
confrontarsi con il valore della documentazione, attraverso ricerche d’archivio e reperimento diretto di recente materiale documentario, ma
anche di utilizzare specifici software di montaggio di suoni e immagini.
A tal proposito, è opportuno segnalare l’importanza rivestita dallo stu-
81
quaderno di

indice
dio da parte dei discenti del materiale d’archivio presente nel sito Arca
dei suoni, dal momento che il corretto approccio alla realizzazione di
un nuovo prodotto audiovisivo non può prescindere da quello del patrimonio audiovisivo esistente.
Attraverso questa singolare esperienza didattica, gli allievi hanno inoltre
compreso che la valorizzazione del tessuto culturale di un territorio si
attua anche nel saper comunicare nel giusto modo il suo valore. gli stessi
hanno potuto rendersi conto, inoltre, del fatto che la diffusione della
conoscenza sui manufatti di interesse storico-artistico presenta risultati
migliori in termini di gradimento ed efficacia, solo se questi vengono
presentati all’interno dei contesti nei quali sono situati.
la rete mette oggi la scuola di fronte a nuove sfide… occorre saper tradurre queste sfide in concrete opportunità. le sinergie attivabili in termini di collaborazione tra le scuole e gli enti preposti alla tutela del
territorio possono intervenire concretamente in termini di difesa del tessuto socio-economico e culturale, accrescendo la consapevolezza nei cittadini dell’importanza di trasmettere integra questa ‘eredità’ alle
generazioni future.
82
La Vucciria tra vecchie e nuove identità

indice
Memorie da condividere.
Fatti, luoghi, testimonianze della Sicilia
nella Storia d’Italia e d’Europa
Ida Pidone
se il testimone generazionale che si intende trasmettere riguarda cultura
e civiltà, memoria ed esperienze, lingua e linguaggi, parole - quelle
scritte e quelle pronunciate - allora i luoghi e i modi in cui il sapere ed i
saperi si elaborano e si comunicano non possono non porsi il problema
del rapporto con le fonti della conoscenza.
interrogarsi su come il “il piacere della scoperta” sia parte essenziale
dell’apprendimento e su quanto l’esperienza diretta della conoscenza
sia elemento fondamentale della stessa: è questa una delle sfide culturali
più incalzanti e stimolanti con cui la scuola, l’Università e le varie istituzioni formative devono misurarsi per dare una risposta convincente alla
loro finalità educativa più propria, quella di motivare all’apprendimento
e di dare senso all’esperienza affascinante e sempre in fieri dell’imparare
ad imparare.
e imparare, nel senso di apprendere e saper interagire con quanto si sta
conoscendo, significa chiamarsi dentro il processo che porta a far emergere fatti, ricordi, circostanze; significa farsi parte di quel processo, leggendo, ascoltando, interrogando persone, carte e documenti.
in più, forti del divenire di tale esperienza che si sollecita e di cui si è partecipi, significa imparare a leggere la realtà circostante, i luoghi conosciuti ed abitati attraverso un vissuto più consapevole, che è di ciascuno
ma è anche collettivo, perché appartiene ed è appartenuto ad una comunità che ha radici, parole e cultura condivise.
se poi tale intendimento educativo sortisce un’intesa tra più soggetti
preposti - docenti, studenti, reti di scuole, istituzioni del territorio ed
istituzioni culturali - che insieme pensano ed attuano una sorta di pedagogia esperienziale, allora il rapporto con i documenti e con le fonti
83
quaderno di

indice
(scritte, orali, visive, grafiche, musicali, iconografiche…) si rivela lo strumento didatticamente più efficace per comprendere, rielaborare e far
rivivere conoscenze specifiche di storia, letteratura, arte, scienze, diritto
e quant’altro l’antropologia culturale del nostro presente e del nostro
passato più recente o più remoto ci abbia consegnato.
Studio di casi
negli anni scolastici 2005-2006 e 2006-2007, su un progetto elaborato e
proposto dall’i.T.i. “Vittorio emanuele iii” di Palermo, si costituisce una
rete di scuole (lo stesso i.T.i.; il liceo Classico “eschilo”, l’i.T.g. “ettore
Majorana” e il liceo scientifico “elio Vittorini“ di gela; il liceo scientifico
di linguaglossa; l’istituto Magistrale statale “g.A. De Cosmi” di Palermo;
il liceo Classico “giovanni XXiii” di Marsala; l’i.T.C. “W. Pareto” di Palermo; i Comuni di gela e Marsala) che, insieme con l’U.s.R. sicilia, si occupa di indagare, al di là dei fatti accaduti nella fase cronologica indicata,
quegli elementi di vissuto collettivo richiamati alla memoria dei giovani
che in quest’opera si sono impegnati con dedizione e curiosità culturale
via via crescenti, in relazione alle ricerche svolte e ai riscontri ottenuti.
l’arco di tempo indicato - in realtà poi esteso per alcuni riferimenti anche
a parte degli anni ’50 - coincide con il picco della fase bellica e con il ritorno, per quanto complesso e controverso, al sistema democratico e
all’ordinamento costituzionale, anche attraverso l’istituzione dell’Autonomia regionale e l’elaborazione del suo statuto.
occorre far parlare le carte, e non solo; far parlare i muri con la loro architettura e le loro lapidi; i monumenti e i luoghi della città e dei paesi,
teatri delle vicende accadute; riscoprire il vastissimo patrimonio di notizie e di idee costituito dalle varie forme della comunicazione: manifesti,
giornali, lettere, locandine, riviste, volantini, filmati, foto, materiale in
genere da affissione e da distribuzione. Ma anche verbali, rapporti e
note informative intercorse fra le istituzioni preposte al controllo e all’ordine della società del tempo (Questura e Prefettura).
in una parola, ‘assaltare’ archivi e biblioteche, consultare emeroteche
cartacee e digitali, utilizzare verbali – qualcuno particolarmente importante perché riferentesi a sedute dell’Assemblea Costituente; ritrovare
foto di persone e di luoghi, intervistare quanti avevano da ricordare e
da raccontare, ri-assemblare e dare forma alla loro memoria e, infine,
leggere o rileggere testi storici, ma specialmente testi letterari.
Perché alcuni nostri scrittori hanno ricostruito la storia e ce l’hanno consegnata e fatta rivivere attraverso la trasposizione narrativa e la creazione di personaggi e di situazioni, con la loro capacità di evocare
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Memorie da condividere
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indice
particolari atmosfere di quegli anni e di coglierne gli aspetti complessi
e contraddittori, talora esasperati e grotteschi.
luoghi privilegiati di documentazione, di raccolta e selezione delle fonti
sono stati, per la parte del lavoro condotto dagli studenti dell’i.T.i. “Vittorio emanuele iii” di Palermo, l’Archivio di stato e la Biblioteca Regionale “A. Bombace”, istituzioni che hanno fornito, insieme con la
partecipe e gentile collaborazione degli addetti alle varie mansioni, oltre
alla consultazione, il prezioso supporto informatico, che ha consentito
agli alunni di esercitare e sviluppare le loro capacità di selezione critica.
Altrettanto preziose si sono rivelate le carte, i documenti e le fotografie
fornite dalla figlia dell’on. De Vita di Marsala, utilizzate, insieme con il
testo delle interviste pubblicate, per la redazione del lavoro compiuto
dagli studenti del locale liceo classico.
Documentari televisivi (Blu Notte) e la consultazione di riviste come Chiarezza, fondata a Palermo nel 1945 e conservata in copia anastatica
presso il Museo di storia Patria, hanno caratterizzato il lavoro prodotto
dagli alunni dell’istituto “De Cosmi” di Palermo.
Vasto e diversificato l’apparato di foto prodotto dagli studenti delle
scuole di gela, che hanno principalmente inteso cogliere, attraverso le
immagini, il contesto militare e civile dello sbarco alleato del luglio 1943.
Anche le pagine del diario di una suora, presente e attiva durante i fatti
che hanno caratterizzato quella che sarebbe poi stata ricordata come la
strage di Castiglione di sicilia, insieme con un articolo pubblicato il 4 ottobre 1943 dal Corriere di sicilia e una citazione tratta da leonardo sciascia, hanno consentito agli alunni del liceo scientifico di linguaglossa,
di evocare il drammatico evento e di ricordarne le sedici vittime.
ovviamente, anche per queste due scuole citate, importanti sono state
le testimonianze orali raccolte e pubblicate.
Armati dunque di grande curiosità culturale, intelligenza interpretativa
e tenacia, gli alunni hanno svolto la loro ricerca storica, cercando di dipanare il filo del discorso logico e cronologico indicato dal progetto.
esso è stato assunto nella sua complessità, recuperando in qualche misura il senso della dimensione nazionale ed europea, quest’ultima ovviamente ancora tutta in fieri nei primi anni ’50, ma già in parte intuita
nelle vicende individuali e collettive che avevano segnato, quasi sempre
in termini drammatici, tutto il decennio precedente. Vicende a cui è stata
data mirabile parola letteraria dagli autori esaminati, i cui testi hanno
costituito quasi il commento e il contributo critico e di testimonianza più
frequente. le carte che si sono utilizzate ed alle quali è stato affidato il
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quaderno di
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indice
compito di fornire uno spaccato diretto, hanno consentito la lettura, seppure parziale, di una società difficile e complessa, colta nel rovente divenire degli anni compresi tra il 1943 e il 1945 e registrata attraverso
ricorrenti segnalazioni burocratiche (note di Prefettura e di Questura).
esse narrano di una transizione militare e politica controversa e contraddittoria, di una liberazione ‘vigilata’ e spesso eterodiretta. Dicono anche
di una ripresa democratica che in sicilia viene vissuta e condotta con la
stessa ansia di trasformazione e di riorganizzazione dei movimenti e dei
partiti - che anche altrove risorgevano - ma che in quest’isola si scontra
fin da subito con le forze variamente camuffate della conservazione, dell’oppressione e, talvolta, della repressione.
Altri eloquenti contributi sono stati quelli forniti da testi di autori che
hanno in tempi più recenti raccontato ed interpretato vicende relative
agli anni studiati, così come l’intervista ad un protagonista di fatti di
grande sconvolgimento sociale, quali la crisi economica del ’44, da cui
scaturì la drammatica giornata del 19 ottobre a Palermo e la strage di
civili che ne seguì.
e poi i giornali, le riviste, in parte reperiti anche presso la Biblioteca Regionale “A. Bombace” e da una selezione pubblicata dal senato della
Repubblica, che hanno contribuito a far svolgere il filo della memoria.
Per inciso, il lavoro di selezione delle carte e dei relativi riferimenti ricercati in precedenza, nonché la redazione dei pezzi prodotti a mo’ di
intermezzi e di didascalie da parte degli studenti, ha oggettivamente finito con il coincidere e, spesso, con il sovrapporsi alle attività di studio e
di produzione culturale relative al progetto didattico sul 60° anniversario
della Costituzione italiana.
gli esiti e i prodotti di questo lavoro possono essere fruiti attraverso la
scheda n. 204 dell’archivio scuolamuseo ReDiBis, che permette di scaricare l’intero volume dal titolo Memorie da condividere. Fatti, luoghi, testimonianze della Sicilia nella Storia d’Italia e d’Europa (1940-1950).
il riferimento al 60° anniversario della Costituzione permette qui, inoltre,
di recuperare un’altra importante attività condotta in due annualità,
2007-2008 e 2008-2009, anche per iniziativa del MiUR e dell’UsR: “Dalle
Aule parlamentari alle aule scolastiche - lezioni di Costituzione”.
nel primo dei due anni di tale percorso, l’i.T.i. “Vittorio emanuele iii” ha
partecipato con un proprio progetto, “la democrazia in cammino”, e
un proprio itinerario che lo hanno portato a confluire individualmente
nelle attività promosse e sviluppate in sede nazionale e suggellate dalla
partecipazione, insieme con varie scuole di tutta italia, alla cerimonia di
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Memorie da condividere
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indice
riconoscimento e di premiazione svoltasi alla Camera dei Deputati nel
giugno del 2008.
nel secondo anno, 2008-2009, il nostro istituto ha ripreso il suo ruolo di
scuola capofila organizzativo ed amministrativo di una rete regionale
voluta e sostenuta dall’UsR che, nell’ambito del progetto originario, ha
individuato e sollecitato quello che - anche nell’intitolazione del lavoro
complessivo prodotto - si è chiamato: “Percorsi di cittadinanza attiva
degli studenti. Prospettive nella Regione sicilia”.
ne è sortito un testo scritto a più mani da studenti di varie scuole di differenti province dell’isola.
Un testo bello ed agile insieme, ancora una volta impreziosito da una
copertina evocativa che reca il contributo grafico della professoressa e
pittrice Maria Vica Costarelli (si vedano i disegni alle pagg. 84 e 86); un
testo sostanziato da interventi e ricerche che, fin dall’indice generale,
denunciano un’attenzione ed una sensibilità particolari verso il riconoscimento e l’attuazione dei diritti civili, l’integrazione, l’interculturalità,
lo stato sociale, il diritto al lavoro, il lavoro stesso come diritto costituzionale, la libertà - sancita dall’art. 41 della Costituzione - di iniziativa
economica ma anche il diritto di quest’ultima di esprimersi e di realizzarsi senza i condizionamenti e le vessazioni di racket e mafie.
in particolare, a questo lavoro l’i.T.i. “Vittorio emanuele iii” ha partecipato con il progetto “Pane e coraggio ci vogliono ancora…”, curato e
condotto da chi scrive e costituente la parte settima dell’intero volume.
Come evocato dai versi della nota canzone di ivano Fossati, il lavoro
svolto si è confrontato con i temi, già proposti l’anno precedente, della
democrazia vista non solo nel suo imprescindibile assunto costituzionale,
ma anche nel suo ‘farsi’, nel suo divenire che si è andato dipanando nel
corso della storia repubblicana e non solo, fino ad intercettare, in tempi
più recenti, le questioni legate all’incontro con l’altro, all’accoglienza temi storici e di cultura per una terra di frontiera come la sicilia - ma legate anche alla necessità e alla capacità di dare risposte operative e legislative sul campo di diritti universali come quello alla salute.
importanti sono stati, anche a leggersi e a vedersi, gli interventi e le
forme di partecipazione e di attenzione degli studenti, testimoniati dalle
pagine e dall’apparato iconografico del capitolo pubblicato.
Va detto che i ragazzi hanno amato molto ciò a cui stavano lavorando e
si sono appassionati alla soluzione di questioni che in quei mesi - l’inverno e la primavera del 2009 - venivano inopinatamente aperte da direttive legislative che attenevano a due sfere particolarmente sensibili:
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quaderno di
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la scuola e la sanità. Con tali direttive si intendeva relegare in classi
‘ghetto’ i ragazzi immigrati perché apprendessero in maniera separata
dagli altri alunni gli elementi fondamentali della lingua italiana e - nell’ambito della sanità - con un disegno di legge sulla sicurezza, si obbligava il personale ospedaliero a rilevare e a trasmettere ai Commissariati
le generalità di immigrati irregolari o presunti tali.
A questo riguardo, lucido e ricco di coinvolgimento emotivo si segnala fra gli altri - l’intervento dell’alunno siddique Rumor Ahmed.
Altrettanto indicativa e risolutiva la pubblicazione, a chiusura della parte
settima del testo citato, della circolare dell’Assessorato alla sanità della
Regione siciliana (25 febbraio 2009) nonché del Comunicato stampa che
ne seguì (25 marzo): un “messaggio di solidarietà e di civiltà”.
Ancora un’altra avventura culturale e didattica, di quelle proprio importanti e positivamente complesse, che chiamano in causa fattori profondi
della propria identità e delle proprie radici storiche e civili, è scaturita
dalla ricorrenza dei 150 anni dell’Unità d’italia ed ha messo in moto fin
dall’anno scolastico 2009-2010 - e lo ha ovviamente proiettato fin tutto
il 2011 - un percorso di conoscenza di fatti e di tappe fondamentali del
processo unitario, che avrebbe consentito di legare a quelle nazionali le
vicende locali, la storia - spesso poco o niente conosciuta - dei nostri
paesi, delle nostre genti, di tanti nostri giovani “bellissimi”, tanto quanto
lo furono i giovani volontari che andarono a morire, da ogni parte di
quell’italia che ancora non era tale, a Curtatone, a Montanara, nel vallone di Rovito, a Villa glori, ovunque la causa unitaria lo richiedesse.
illuminante e prezioso il dipanarsi del filo letterario e storico attraverso la
narrazione, quasi poetica, aurorale, che ne fa Vincenzo Consolo nel suo
libro Il sorriso dell’ignoto marinaio che ha fatto un po’ da filo conduttore
al lavoro svolto dagli studenti per la realizzazione del progetto: “18612011. Verso i 150 anni dell’ Unità d’italia. Da Torino a Palermo… Come abbiamo imparato insieme a diventare italiani (e come vorremmo continuare
ad esserlo…)”.
in effetti, la produzione dei tre fascicoli redatti, illustrati e pubblicati dai
ragazzi del laboratorio di storia Contemporanea dell’i.T.i. “Vittorio emanuele iii”, oggi integrati in quella provvidenziale ‘banca dati’ che è scuolamuseo ReDiBis, si mostra, sia pure con la lapidaria incisività dei loro
scatti fotografici e della selezione delle immagini da essi operata, e dà
il senso del percorso logico e culturale compiuto.
Vi sono contenuti i riferimenti essenziali alle lezioni, agli incontri organizzati, ai sopralluoghi ed alle visite guidate, alle interviste, alle letture
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Memorie da condividere
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fatte, ai libri d’arte sfogliati e a tutta una serie di informazioni ricercate
attraverso i documenti, i giornali, internet.
C’è, ovviamente, il ‘resoconto’ per immagini, ma anche i commenti e le
didascalie della visita a Torino mentre erano ancora in corso le celebrazioni dell’Unità. i luoghi delle mostre - la Venaria Reale e le officine
grandi Riparazioni - e i luoghi istituzionali: Palazzo Madama, sede del
primo senato italiano, e Palazzo Carignano, sede della prima Camera
dei Deputati del nuovo stato.
Altri luoghi, altri fatti, altri momenti topici della nostra storia nazionale,
più vicini nel tempo, sono stati rievocati e saldati all’unicità del processo
del nostro farci nazione, in continuità ideale, cronologica e politica. Così,
la lotta di liberazione dal nazi-fascismo, il “secondo Risorgimento”, ha
costituito un approdo quasi naturale ed obbligato per lo studio e l’analisi
di un’Unità sempre in fieri e, talvolta, messa ancora in discussione.
Quanto l’iniziativa nel suo svolgersi abbia suscitato interesse, messo in
moto intelligenze e competenze, attivato curiosità e studio, indotto a
riflessioni e puntualizzazioni in forma scritta, tutto ciò è affidato all’efficacia delle pubblicazioni e all’impegno con cui gli argomenti affrontati
e le conoscenze acquisite sono diventati oggetto di discussione in occasione degli di esami di stato.
Particolare menzione e lode merita, dunque, l’impegno degli studenti
firmatari dei lavori qui presentati, che con la loro assidua partecipazione
e con le capacità e le competenze dimostrate consentono a tutti noi
adulti di riflettere e di investire sul potenziale di intelligenza di questa
nostra “meglio gioventù”.
il portale scuolamuseo ReDiBis, implementato dal progetto Arca dei
suoni, ha permesso il recupero dei prodotti del loro impegno e la condivisione con il vasto pubblico della ‘rete’, offrendo un modello di lavoro
per esperienze didattiche future.
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quaderno di
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indice
A scuola di catalogazione ovvero ‘Conoscere per amare’
Claudio Gabriele, Maria Teresa Mascari, Maria Muratore
si parla spesso di reperti archeologici, ma sappiamo davvero che cosa è un reperto archeologico, quali emozioni può suscitare e quali riflessioni suggerire? Realizzare il video
Siamo ancora in tempo... , le tavole pittoriche di un corredo funerario punico e il modello
tridimensionale della Palermo punico-romana dopo un percorso di lezioni, seminari e
visite guidate ha fornito la prova che anche noi ragazzi possiamo dare un contributo
per migliorare la società nel rispetto di beni comuni che ci appartengono. È la nostra
storia: passato, presente, futuro. Dobbiamo sempre ricordare che ciò che siamo lo dobbiamo a chi ha operato prima di noi per affidarci una preziosa eredità.
È un’alunna della i A del liceo Artistico statale “g. Damiani Almeyda”
di Palermo, Maria gabriella Pratelli, a sintetizzare così l’esperienza didattica vissuta con i compagni della classe nell’anno scolastico 2013-2014,
in occasione del progetto “Dal Museo... allo scavo”, promosso dal Museo
Archeologico Regionale “A. salinas” di Palermo.
Tutti i ragazzi si sono mostrati concordemente soddisfatti e gratificati
dall’itinerario svolto e dai risultati ottenuti, anche se non sono mancati
all’inizio momenti di perplessità e la paura che forse ci si sarebbe trovati
di fronte a un lavoro ‘noioso’.
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A scuola di catalogazione ovvero ‘conoscere per amare’
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Ma tutto si è svolto nel migliore dei modi e con grande convinzione, sia
da parte dei ragazzi che dei docenti.
il convegno conclusivo dell’iniziativa, che ha avuto luogo il 2 maggio
2014 al “Real Albergo delle Povere” con la mostra degli elaborati e la
proiezione del video, ha poi regalato momenti di coinvolgimento profondo e suggerito che infine ciò che conta davvero nelle cose è la serietà
delle idee, la determinazione dell’impegno e l’entusiasmo del fare.
Il Modello
tridimensionale
di Palermo
punico-romana
«imparare a riconoscere tracce e indizi sulla forma della città osservando
gli strati più profondi della sua storia», potremmo definire così, a posteriori, alla conclusione del breve ed intenso periodo di lavoro intorno al
progetto “Dal Museo... allo scavo”, la finalità didattica posta all’attenzione ed all’operatività degli alunni della classe i A del liceo artistico. il
raggiungimento di questo traguardo, rispetto ai risultati attesi, scaturisce sia dall’azione pluridisciplinare sulla classe, dispiegatasi via via nell’ambito delle Discipline geometriche e Architettoniche (docente,
Claudio gabriele) con i contributi dei docenti di storia dell’Arte (Maria
Teresa Mascari) e di Discipline Pittoriche (Maria Muratore), degli Archeologi e del Personale tecnico del Museo Archeologico “A. salinas”, sia
dalle iniziative sul campo da essi promosse e dalla possibilità di confrontarsi con altri studenti della città.
le esperienze acquisite a diretto contatto con esemplari di corredi funerari, con le visite guidate ai siti archeologici, le lezioni e le videoproiezioni, l’esercizio del Disegno dal vero, del Rilievo, dell’osservazione diretta e indiretta, con l’ausilio di supporti tradizionali ed informatici,
hanno accorciato le distanze e le resistenze didattiche, contribuendo
anche all’esito dell’approccio disciplinare del Disegno geometrico.
l’osservazione di rappresentazioni in pianta, prospetto, sezione, assonometria ha supportato i diversi momenti di incontro con i reperti provenienti dalle tombe puniche, con i resti delle Ville romane di piazza
Bonanno, con i tracciati viari e la cinta muraria originaria della città, rivelando come il linguaggio del Disegno geometrico possa contribuire a
descrivere analiticamente tanto l’esistente, quanto quello che il tempo
ha cancellato.
Proprio questa valenza comunicativa, emersa dal confronto tra la cartografia e la forma percepita della città antica, ha fatto orientare la proposta operativa per la classe sulla ricostruzione dell’orografia della
Palermo punico-romana, al fine di sperimentare come la geografia del
territorio urbano possa essere rappresentata con un manufatto tridimensionale, utilizzando le curve di livello.
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quaderno di
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indice
il passaggio successivo è stato quello di focalizzare con la classe e, successivamente, in piccoli gruppi, la complessa morfologia del territorio
per realizzarne il modello in scala ridotta con l’uso del cartoncino, dopo
averne frazionata l’intera altimetria in gruppi di strati orizzontali.
Rilevando, ritagliando, sovrapponendo strato dopo strato le curve di livello, si è proceduto alla ricostruzione, in scala 1:5000, dell’orografia originaria della città. i reperti, i siti, i toponimi, i corsi d’acqua, le ville
romane, la cinta muraria hanno preso così posizione e dislocazione fra
le mani, sotto le forbici e nella mente degli alunni in una mappa tangibile del proprio territorio.
l’esposizione del modello nel corso della mostra finale del progetto, realizzata all’interno dell’Albergo delle Povere, insieme al complesso dei
manufatti prodotti dagli alunni delle altre classi e degli altri istituti, ha
rappresentato un’occasione fondamentale di verifica personale e collettiva, di acquisizione di consapevolezza, si può dire, del proprio lavoro
svolto. nella percezione che l’esposizione pubblica ha reso possibile in
modo particolarmente espressivo e comunicativo, il plastico si è posto
non solo come strumento di comprensione per gli alunni che lo hanno
realizzato, ma anche come supporto didattico a servizio di chiunque desideri cominciare a conoscere la forma geografica e urbanistica della
città, consentendo di rintracciare fisicamente gli avvallamenti del Kemonia e del Papireto, l’altipiano della Paleapoli, il promontorio del “Piede
fenicio”, l’insenatura del porto, le propaggini della necropoli punica.
Dall’elaborazione graficopittorica al
video
Partendo dall’assunto che «l’educazione al patrimonio è importante per
costruire senso di appartenenza a una tradizione culturale comune»1,
nonché fonte di crescita intellettuale e formativa degli alunni, e che la
conoscenza del patrimonio culturale nel suo complesso e la sensibilizzazione alla protezione dello stesso «porta ad acquisire un atteggiamento
di ‘curiosità’ e sviluppa la creatività, favorisce il riconoscimento della identità culturale dei giovani e la diversità delle culture europee è un mezzo
di prevenzione dei conflitti, e di educazione all’integrazione sociale» (ibidem), nella prima fase del lavoro svolto in classe particolare attenzione
è stata rivolta alla conoscenza e soprattutto alla consapevolezza dell’attuale situazione di ‘conservazione’ o ‘tutela’ del patrimonio culturale.
Attraverso momenti di discussione e di condivisione delle esperienze
svolte nelle precedenti attività del progetto, e cioè le visite al Museo “A.
salinas” e ad alcune zone archeologiche della città, nonché le lezioni
teoriche sulla catalogazione dei reperti, si è cercato di approfondire le
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A scuola di catalogazione ovvero ‘conoscere per amare’

indice
tematiche affrontate, e in particolare quelle che riguardano la situazione
attuale del nostro patrimonio culturale e ambientale che dal punto di
vista didattico non è solo oggetto di contemplazione o di veicolazione
di contenuti storici o artistici, ma piuttosto induce alla riappropriazione
del passato personale, muove verso un’interpretazione dello stesso e sviluppa quindi valori etici ed estetici.
in classe, tramite internet, si sono visti filmati e si sono ascoltate testimonianze che spiegavano la reale ed effettiva situazione in cui gran
parte del nostro patrimonio culturale purtroppo versa. Questa fase del
lavoro, ha suscitato negli allievi un profondo sgomento ma nello stesso
tempo forte coinvolgimento, interesse e motivazione ad agire per tentare di cambiare qualcosa.
indirizzare il proprio potenziale creativo affinché si raggiunga una maggiore sensibilizzazione alla cura del nostro patrimonio ambientale e culturale è diventato l’obiettivo per cui e intorno al quale si è inteso operare.
il progetto in classe si è sviluppato seguendo due differenti percorsi operativi. il primo prevedeva la realizzazione da parte degli allievi di disegni
per una successiva stampa su t-shirt, a partire dalla rielaborazione della
copia dal vero e da immagini fotografiche dei reperti. il secondo prevedeva la contestuale realizzazione di un video.
la fase tecnico-pratica di copia realistica delle immagini dei reperti, di
rielaborazione digitale e soprattutto di restituzione pittorica è stata eseguita dagli allievi con tale perizia e cura dei particolari da instaurare una
relazione di appartenenza reciproca tra allievo e reperto. il prendersi
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quaderno di
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cura anche solo di un reperto, seguendone il percorso attraverso vari
passaggi (dal disegno alla rielaborazione, dalla resa pittorica alla stampa
su magliette), rende gli allievi responsabili delle sorti dello stesso ma soprattutto potenzialmente li avvia verso un virtuale processo di autodeterminazione del proprio agire, dove gli allievi non sono più passivi e
rassegnati spettatori delle sorti in cui versa gran parte del nostro patrimonio, ma attivi e propositivi cittadini.
i due procedimenti operativi, che stanno dietro ai due prodotti finali
realizzati, solo apparentemente risultano diversi o addirittura alternativi
per tipologia, soggetto, sviluppo progettuale, tecnica di esecuzione e
abilità dimostrate: in realtà l’uno è stato funzionale all’altro.
gli allievi, nel fare i disegni per le magliette, hanno raggiunto consapevolezza del proprio potenziale espressivo, hanno acquisito la motivazione nonché la determinazione ad agire necessarie a realizzare poi il
video e ad esporsi in questo anche come performer. Cosa non trascurabile per dei ragazzi di primo liceo.
la trama del video, semplicemente, viene fuori (germoglia o nasce) e
matura (o cresce) mentre si lavora ai disegni per le t-shirt. i pensieri degli
allievi, le loro motivazioni, il disappunto, il desiderio e la speranza di vedere che le cose un giorno cambino prendono forma e si concretizzano
tangibilmente mentre si decide se una tinta sia migliore di un’altra, nei
disegni che intanto stanno eseguendo.
Capire quali poi siano i complessi procedimenti del pensiero e della creatività che portano ad esprimere idee, sentimenti e sensazioni, e il modo
in cui queste vengano poi espresse nel video, quasi sempre senza la mediazione del linguaggio verbale, è per noi ancora terreno insondabile.
sta di fatto che ad un certo punto del percorso tutto sembra chiaro, ogni
tassello torna al suo posto, ogni nota dello spartito trova la sua disposizione armonica; bastano poche indicazioni prima delle riprese e, ormai
sicuri di ciò che si vuole esprimere e come, realizzare il video e parteciparvi è solo un gioco a cui ormai nessuno degli allievi può e vuole rinunciare. Farne parte diventa un piacere, un divertimento, un dovere…
Siamo ancora in tempo non poteva non essere il titolo di questo video.
Per aggiungere un’ulteriore riflessione su questo mezzo espressivo, desidererei, a questo punto, trascrivere quanto Patrizia Canova2 ha scritto
nel suo appassionato articolo Visioni a proposito dell’utilizzo del video
in classe:
il cinema può regalare svariate occasioni in cui attraversare storie, luoghi e situazioni e
farsi attraversare da sensazioni, domande, pensieri sul proprio mondo interiore e sui
mondi fuori da sé. il cinema non riproducendo semplicemente la realtà, ma reinventan-
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dola, può offrire agli spettatori una miniera di storie infinite tutte da scoprire, capire, interpretare, può contribuire a costruire l’identità di ciascuno, può stimolare a riconoscere
meglio le proprie emozioni, può incidere sulla creazione dell’immaginario, può aiutare a
esplorare, sentire, guardare in modo diverso, a volte nuovo, lo spazio vicino e lontano. e
dunque viaggiare nel cinema e con il cinema, guardare i film con gli occhi e con il cuore,
può divenire una nuova esperienza di viaggio da consumarsi nella relazione educativa.
Alla luce delle esperienze realizzate si dimostra valido, proprio per le finalità che il progetto si era proposto e al fine di fornire una maggiore
valorizzazione della didattica dei beni culturali, l’apporto che può offrire
a questa esperienza didattica l’archivio di Arca dei suoni e dei nuovi strumenti complementari che con esso cooperano - scuolaMuseo ReDiBis e
Cricdlearn - proprio per il contributo che questi offrono, in quanto
ormai irrinunciabili strumenti basati sulla partecipazione interattiva favorita dal web 2.0.
Per far sì che ciò si realizzi è però indispensabile che tali progetti tengano
conto dei tempi scolastici che comunemente non coincidono con i tempi
amministrativi delle altre istituzioni (l’inizio dell’anno solare, infatti,
coincide con la seconda metà dell’anno scolastico).
inoltre, e non secondariamente, bisogna tener conto dei tempi di apprendimento e di assimilazione delle idee e dei concetti da parte degli
allievi: affinché i risultati raggiunti non si dissolvano è necessario anche
prevedere del tempo per la riflessione e il ragionamento, per far sì che
il cambiamento nel modo di percepire la realtà incida profondamente
nelle coscienze e il lavoro fatto non si vanifichi.
È pertanto necessario ed auspicabile che per incrementare l’efficacia di
tali esperienze, sicuramente da ripetere e da diffondere, vengano resi
stabili e consolidati i rapporti tra il mondo della scuola e le istituzioni
preposte alla valorizzazione e alla tutela del beni culturali.
Note bibliografiche
1
Calidoni, Mario. Museo, scuola, beni culturali. in http://www.irre.toscana.it/scuolaebeniculturali/intersez1.htm
2
Canova, Patrizia. “Visioni”. in Costanza Bargellini e silvana Cantù, Viaggi nelle Storie.
Frammenti di cinema per narrare. Milano: isMU, 2009.
Altri contributi dell’istituto “Damiani Almeyda” presenti nell’archivio di Arca dei suoni:
“... con questi nostri occhi...”
“... alla gente di Brancaccio...”
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quaderno di
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Il mare, fonte di vita e di lavoro
Vincenza Anselmo
Introduzione
intervista al
sig. Vincenzo Asaro
il liceo Classico statale “gian giacomo Adria” di Mazara del Vallo è stato
una delle prime scuole superiori a partecipare al Progetto Arca dei suoni
fin dai suoi albori, e a continuare anche negli anni successivi, grazie alla
disponibilità della Dirigente di allora, prof.ssa Maria Rosa Ampolilla,
delle docenti, Vincenza Anselmo, Rosanna Caci e ninfa stallone che lo
hanno portato avanti, e grazie soprattutto ad un gruppo di alunni, che
all’inizio del percorso frequentavano le classi iV e V ginnasiale del corso
B e hanno continuato a collaborare fino al 1° e 2° anno del liceo, dei
quali mi sembra doveroso riportare i nomi: Paola gonnella, giorgio Marino, Paola Bono, Benedetto Damiani, Anita Di gregorio, Anna Di stefano, eleonora Fiorentino, iolanda Fiume, Rosario giacalone, Valentina
grilli, Maria leone, gloria li Vorsi, Marika Marceca, Maria Montalbano,
simona Paleino, sergio Fausto Marino e stefano Asaro, con la collaborazione degli studenti di 3ª liceale, Francesco Adamo, Federica Pepe, Michelangelo Cangelosi, Antonio Messina.
la decisione del liceo Adria di aderire al progetto proposto dal CRiCD,
è scaturita dall’esigenza di dare impulso ad una più incisiva azione di divulgazione scientifica nel campo della conoscenza del patrimonio culturale immateriale della sicilia.
infatti, constatata l’indifferenza degli adolescenti verso gli eventi ed il
vissuto delle generazioni precedenti, il loro interesse solo per il presente,
l’atteggiamento diffuso di concepire il passato come qualcosa che non
li riguarda perché appartenuto ad ‘altri’ - forse qualcosa di fantastico e
avventuroso, ma irripetibile e da dimenticare - è sembrata opportuna
l’idea di realizzare brevi percorsi laboratoriali centrati sul contributo del
racconto autobiografico, per la ricostruzione di percorsi di vita vissuta,
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Il mare, fonte di vita e di lavoro
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attività professionali, avvenimenti, sagre paesane ed altro, e per orientare i giovani verso la progettazione responsabile del proprio futuro,
mediante l’elaborazione di scelte fondate sulla partecipazione consapevole alla realtà ed alla storia della loro comunità.
il patrimonio culturale immateriale, di per sé di natura dinamica, mutevole
nel tempo e destinato irrimediabilmente a scomparire travolto dai rapidi
cambiamenti epocali a tutti i livelli, necessita di essere seguito e fissato
con tempestività mediante strumenti che da un lato permettano di seguirne l’evoluzione, cogliendone con rapidità i mutamenti, e dall’altro
ne consentano la conoscenza, il recupero, la salvaguardia e la valorizzazione, al pari delle altre espressioni culturali in cui si articola il complesso
tessuto sociale, etnologico e antropologico della nostra regione.
Fra gli obiettivi educativi principali, dunque, quello di stimolare l’attenzione degli allievi verso le problematiche inerenti alla raccolta dei dati,
mediante la diffusione di un’informazione coerente e qualificata sulle
nuove metodologie e procedure di rilevamento; fare acquisire loro saperi, abilità e competenze necessarie per organizzare e condurre una ricerca sul campo; realizzare registrazioni e gestire informazioni
attraverso schede di documentazione sonora e audiovisiva; utilizzare i
blog, i forum e le aule virtuali per l’inserimento dei risultati della ricerca
negli archivi on line; imparare a gestire le fonti di un archivio sonoro sia
sul piano conoscitivo che su quello tecnico ed operativo e ad utilizzarle
correttamente nella ricerca, nelle attività produttive, nell’organizzazione
dei servizi museali.
si è dunque fatta propria l’idea di costruire percorsi didattico-educativi
alternativi e più accattivanti, agiti sul territorio e mirati all’acquisizione
di competenze certificabili ed eventualmente spendibili sul mercato del
lavoro.
le modalità di monitoraggio e di analisi del territorio promosse dal
CRiCD, basate sull’utilizzo delle nuove tecnologie dell’informazione e
della comunicazione, hanno trovato nella nostra scuola immediato riscontro e il potenziamento del rapporto con le istituzioni scolastiche ha
consentito al Centro regionale di dare vita ad una straordinaria ‘agenzia
di formazione permanente’, inaugurando un innovativo sistema di archiviazione e condivisione dei beni culturali ‘intangibili’ e offrendo a studenti, ricercatori, operatori economici e socio-culturali, residenti in sicilia
ma anche nel resto d’italia ed all’estero, cultori della nostra storia e della
nostra cultura, la prima esperienza di museo virtuale interattivo, aperto
alla comunicazione globale bidirezionale.
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quaderno di

indice
il sig. Vincenzo Asaro
a.s. 2008-09
Arti e mestieri,
curiosità, culti
e processioni
le attività del progetto, la cui proposta è pervenuta nel dicembre 2008,
hanno avuto inizio nel mese di marzo 2009, con la partecipazione di
alcuni docenti alle giornate di formazione tenutesi presso la sede del
CRiCD a Palermo. A queste giornate sono seguiti, nel mese di aprile
2009, degli incontri presso la sede del liceo Classico “Adria” in Mazara
del Vallo. Qui, sotto la guida degli insegnanti e con la supervisione e il
supporto dei tecnici del Centro del Catalogo, gli studenti che hanno
accolto l’invito a partecipare sono diventati ‘protagonisti’, trasformandosi in piccoli ricercatori, operatori televisivi e reporter.
sotto la guida di chi scrive, essi hanno lavorato quasi sempre nelle ore
pomeridiane, al di fuori delle ore curriculari e poi autonomamente
anche nei mesi estivi. sono andati in giro per la città, con registratori
e videocamere, a intervistare i loro nonni e bisnonni, le zie, le prozie,
i parenti e i conoscenti più anziani, per ottenere tutte le informazioni
possibili. Hanno registrato canti e immagini delle processioni, racconti,
canti popolari, preghiere, nenie, canti religiosi e processionali, proverbi e motti di spirito, che poi hanno inserito nell’archivio di Arca dei
suoni, creato per raccogliere e condividere tali documenti.
Queste attività sono state portate avanti anche negli anni successivi,
con la seguente scansione:
- a.s. 2008-09 “Arti e mestieri, curiosità, culti e processioni”, interviste
per la ricerca di testimonianze autobiografiche, racconti e descrizioni di antichi mestieri (lu nassarolu) e attività manuali, canti popolari, nenie, proverbi, espressioni della tradizione orale siciliana,
processioni (la Madonna del Paradiso);
- a.s. 2009-10 (marzo e aprile) “Percorsi d’Arte e di Cultura per la riscoperta del dialetto”, ricerca di poesie e canti in dialetto siciliano,
traduzione, memorizzazione e successiva recita;
- a.s. 2010-11 “storie di vita”, ricerca di storie di vita vissuta, con interviste ai protagonisti (intervista al sig. Francesco Piccitto, inventore, ed al sig. girolamo Ferro, pescatore).
le esperienze più significative in questa prima fase sono state:
- la videointervista al sig. Vincenzo Asaro (foto a fianco), un anziano
pescatore mazarese di 92 anni, che tutti chiamavano “lu nassarolu”,
perché, fin da giovane, aveva esercitato il mestiere di costruire
nasse da pesca intrecciando i giunchi. nel filmato, il sig. Asaro
spiega passo dopo passo la costruzione delle “nasse” da pesca e nel
frattempo racconta ai ragazzi qualche avventura particolare della
sua vita da marinaio;
98
Il mare, fonte di vita e di lavoro

indice
il santuario della
Madonna del
Paradiso e alcuni
momenti della
processione
- il video sulla Processione della Madonna del Paradiso, cerimonia religiosa legata al miracolo della Madonna ed al culto della stessa. Un
culto molto sentito dai fedeli anche nei tempi attuali sia a Mazara,
dove si trova il santuario, sia nelle città vicine.
a.s. 2009-10
Percorsi d’Arte
e di Cultura per
la riscoperta
del dialetto
nell’anno 2009-10 gli alunni sono stati guidati alla scoperta del ‘dialetto
siciliano dei poeti’ mediante la ricerca e la successiva recita di poesie in
dialetto in diverse piazze del centro storico della città, durante l’evento
culturale connesso con la “Xii settimana della Cultura”, nel mese di
aprile 2010.
sono stati attivati alcuni laboratori pomeridiani dove gli alunni, divisi in
piccoli gruppi, hanno fatto delle ricerche ed hanno scoperto e riscoperto
le poesie di nino Martoglio, regista, sceneggiatore, scrittore e poeta siciliano nato in provincia di Catania nel 1870 e morto nel 1921.
Hanno individuato un poeta/cantastorie, arguto e salace, di probabili
origini palermitane, vissuto nel XVii secolo, Petru Fuddruni, valente tagliapietre e, per qualche tempo, anche marinaio imbarcato su una nave
regia, ed un poeta mazarese, Vito Quinci Macaddino, vissuto intorno
alla metà del 1900, combattente durante le seconda guerra mondiale e
autore di un libretto di poesie in dialetto siciliano/mazarese dal titolo
“Voci perdute”.
99
quaderno di

indice
gli studenti hanno letto alcune poesie in dialetto, le hanno tradotte
sotto la guida dell’insegnante, anche per poterne comprendere meglio
il significato, e ciascuno ne ha scelta una o due per la recita. la fase più
difficile di questa attività è stata - con grande sorpresa delle insegnanti
- proprio quella della lettura e traduzione dal dialetto, nonché della memorizzazione dei testi scelti, con la loro recita ripetuta più volte, fino a
giungere ad una certa scioltezza nella pronuncia che i ragazzi più giovani purtroppo non hanno.
Riportiamo di seguito alcuni dei testi affrontati.
Dal libretto Voci perdute di Vito Quinci Macaddino:
il poeta Macaddino
LU PORTU DI MAZARA
Cu’ tuttu chi lu portu è quantu un tinu
ci vennu bastimenti di luntanu,
lu via vai nun manca di cuntinu
né traficu, né fudda e gergu stranu.
Vennu pri carricarisi lu vinu
ed autru pruduttu siculanu,
di chista bedda terra ch’è un jardinu,
e va pri tutt’u munnu e p’ogni chianu.
e mentri chi faticanu
supra li bastimenti
li marinara cantanu,
si sentinu cuntenti.
A lu travagghiu ‘un pensanu
ch’è faticusu assà
ma guardanu lu pani
ch’è l’unica buntà.
Ci sunnu varchi a vela e vapurina
chi formanu ‘na frotta numirusa,
e vannu pri la pisca ogni matina
sfidannu a mari l’unna furiusa.
si puru c’è Marrobbiu a la marina
e tornanu ‘sti varchi a la rinfusa,
viditi quannu è versu siritina.
chi pisca veru granni e pitittusa.
si pò lu mari infuria
terribili e possenti
e d’ogni parti spiranu
li timpistusi venti
tutti li cori tremanu
pinsannu a li varcuzzi
chi ‘ntra lu mari lottanu
e sunnu ancora ddà.
100
Finali
Chianciti mammi poviri
e spusi scunsulati
chi ancora lutti e vittimi
ci sunnu priparati.
li varchi ch’ora tornanu
vi mostranu l’antinna
e cu’ lu chiantu portanu
la tristi virità.
LOCU NATIU
Bedda è la terra dunni sugnu natu,
China di suli e china di splinnuri;
Dunni lu miu nascìu primeru amuri,
e cu st’amuri sugnu anchi spusatu.
stu solu binidittu e tantu amatu
Assà produci frutti ed assà ciuri:
«stidduzzi» d’ogni ciàvuru e culuri
Chi l’ariu cci lu fannu ‘mmarsamatu.
ed havi donni chini di ducizza
Pri li sò modi, meriti e primuri
Chi fannu di Mazara ‘na biddizza.
lu mari poi l’accrisci in ogni incantu
e, ‘nsemi a l’autri doni di valuri,
nni fannu ‘na cità, siculu vantu
Il mare, fonte di vita e di lavoro

indice
Da Centona di nino Martoglio
a.s. 2010-11
Storie di vita
il sig. Piccitto
‘A LA PISCARIA
PARTENNU PRI MARI
– Chi fazzu vegnu?... Ah... don Pippineddu?
– Cca sugnu, cavaleri!... Unn’âmu a jri?
– lèviti, ca ‘u canusciu, o’ baruneddu!
– A comu ‘sti palàmiti? – A du’ liri.
Addiu, munnu ‘ngannusu e tradituri,
ju ti salutu e partu pri lu mari,
nuru lu pettu, vrazza e pedi nuri,
ccu la natura vogghiu cuntrastari.
– Chi sunnu, trigghi d’àlica? – Chiù beddu,
d’ ‘a trigghia, é, ‘u palamitu!... Ci arrìri?...
Chi ci pari, sangusu? Vah, ci ‘u feddu?
– A vinticincu. – Mai, si nni pò jri.
Megghiu timpesti, megghiu riuturi,
e di li pisci fàrisi mangiari,
chi sòffriri li peni di l’amuri
e di lu ‘ngannu li turmenti amari.
l’urtima, siddu ‘u voli, ‘ossia fa a trenta.
‘U tagghiu?... Quantu?...– Fanni un chilu e menzu.
– Ccu ‘ammarinatu, l’agghiu, acitu e menta,
Addiu pri sempri, addiu! Troppu duluri
mi costi, munnu, e non ti pozzu amari;
scava pri tutti li to’ sipurturi,
mangia un piattu propria arriali!...
– A mia, marchisi!... – e lèviti d’ ‘u menzu!
n’ ‘o vidi ca s’ ‘u metti ‘nt’ ‘o giurnali?
ma l’ossa mei nun ti li vogghiu dari;
dintra lu mari, virdi di culuri,
‘ntra l’unni so’ mi vogghiu ripusari!
il terzo anno è stato dedicato alla ricerca di ‘storie di vita vissuta’, con
interviste dirette ai protagonisti.
nella prima intervista/filmato gli alunni Rosario giacalone, stefano Asaro
e Benedetto Damiani, della classe ii liceale sez. B, hanno intervistato il
sig. Francesco Piccitto - inventore - il quale ha ricostruito tutta la sua vita,
raccontando delle sue origini africane (suo padre era infatti originario
della libia), della sua formazione presso un college americano, e di come
fosse nata la sua passione per la meccanica, che gli ha permesso di brevettare alcune invenzioni di cui il sig. Piccitto ha mostrato i disegni e i
particolari.
nella seconda intervista, a corredo di due filmati già inseriti nella piattaforma Arca dei suoni, i signori girolamo Ferro (nonno di Rosario giacalone) e Matteo gancitano, suo amico, in occasione della mostra sulla
marineria mazarese “i tesori di Mazara del Vallo”, svoltasi dal 5 al 13 novembre 2010, commentano l’oggettistica navale esposta e, attraverso le
loro esperienze, illustrano le funzioni e le caratteristiche delle più importanti attrezzature da pesca, presentando alcune foto d’epoca in cui
sono ritratti anziani pescatori nei loro tipici abbigliamenti.
Una terza intervista è stata realizzata dall’alunno Rosario giacalone il
quale ha intervistato suo nonno, il sig. girolamo Ferro, pescatore nato a
Mazara il 30 luglio 1940 e attualmente in pensione.
101
quaderno di

indice
Dall’alto:
il sig. Ferro al
timone, in una
vecchia foto;
catene e reti da
pesca con
galleggianti
l’appassionato racconto autobiografico del protagonista inizia da
quando, all’età di 12 anni, egli andava a pescare con gli zii su piccole
barche a remi, e si snoda attraverso le varie tappe della sua vita lavorativa, vissuta con onestà e sobrietà e conclusasi come sindacalista al servizio dei pescatori. la sua attività, iniziata come ‘ragazzo di bordo’,
continua come mozzo sulle barche da pesca e come timoniere sui grandi
pescherecci che arrivavano fino in libia ed in Tunisia. Vede infine il nostro imbarcato come capitano sulle grandi navi commerciali. le imprese
narrate sono spesso rischiose e avventurose, talvolta veri atti di coraggio
e di grande abilità marinaresca, che tradiscono l’orgoglio del narratore.
A questi, si alternano momenti di paura e di panico vissuti in mare, dai
quali tuttavia il sig. Ferro è sempre riuscito a tirarsi fuori con grande abilità e intraprendenza. si tratta di squarci di vita tipica di uno dei marinai
della città di Mazara, figure che oggi purtroppo vanno scomparendo,
travolte dall’avanzare di quello che viene etichettato come ‘progresso’.
Come si è visto, dunque, gli allievi hanno accettato con entusiasmo di
partecipare al progetto Arca dei suoni, iniziando le loro ricerche a partire
dalle famiglie, con la collaborazione di nonni, zii e parenti più anziani.
Hanno riscoperto le antiche tradizioni e il dialetto. sono andati in giro a
raccogliere registrazioni e filmati di processioni, canti sacri e profani, poesie, modi di dire e soprannomi, racconti di pesca sulle imbarcazioni mazaresi, di invenzioni brevettate in terra americana e di altre storie di vita
vissuta, riuscendo a ricostruire fatti ed avvenimenti del passato mediante
il racconto autobiografico della così detta ‘gente comune’.
Tutte queste attività, effettuate da ragazzi auto aggregatisi in piccoli
gruppi, sono state poi presentate ai compagni e condivise fra tutti durante
brevi incontri laboratoriali. le interviste sono state ascoltate e discusse,
le fotografie ed i filmati sono stati visti e commentati insieme. ogni
gruppo ha avuto la possibilità di conoscere il lavoro degli altri e di beneficiare delle esperienze della ricerca altrui. Uno degli aspetti più importanti del progetto, e di maggiore soddisfazione per gli studenti, è stata
quella di poter contribuire in prima persona all’arricchimento dell’archivio
di Arca dei suoni, di partecipare alla creazione dei suoi contenuti con le
schede audio, fotografiche ed audiovisive da loro stessi realizzate.
È certamente stata un’esperienza didattica e formativa di profondo spessore culturale ed umano che ha avuto una ricaduta molto positiva sugli
allievi e sulle loro famiglie, in quanto ha rinnovato o creato ex novo un
legame fra gli anziani, spesso dimenticati, ed i giovani, sempre più spesso
distratti da mille altre cose accattivanti - e non sempre positive - proposte
dalla tecnologia moderna.
102
Il mare, fonte di vita e di lavoro

indice
esperienze
delle
associazioni
103
quaderno di

indice
‘Scavo archeologico’ al Museo Salinas:
Selinunte e le sue necropoli
Roberto Filloramo, Noemi Lo Presti, Salvatore Palumbo
L’Associazione
l’Associazione Anfiarao, costituita nel 2010 a Palermo da giovani
archeologi professionisti, è un’associazione senza scopo di lucro che
persegue finalità di promozione culturale legate all’innovazione tecnologica, con particolare riferimento alle nuove tecnologie dell’informazione
e della comunicazione (Information and Communication Technologies).
È impegnata nella tutela, conservazione e valorizzazione del patrimonio
culturale, attraverso la creazione e promozione di percorsi turistici alternativi, l’ideazione e realizzazione di laboratori didattici, di iniziative
con le scuole, di sussidi multimediali, cataloghi e pubblicazioni, in
raccordo con la rete del territorio. Anfiarao promuove ed organizza
campagne di scavo archeologico, summer e winter school; si dedica all’allestimento museale; collabora con enti pubblici e privati nella progettazione e nello svolgimento di attività culturali; nella realizzazione
di pubblicazioni, edizioni fono-fotografiche, audiovisive, multimediali,
e di materiale vario di interesse culturale, scientifico e storico; promuove
ed organizza seminari, giornate di studio, conferenze e mostre.
l’associazione è partner dell’istituto di istruzione secondaria superiore
“Francesco Ferrara” di Palermo e dell’ente Bilaterale Regionale del Turismo siciliano (eBRTs) nell’ambito del progetto denominato Digital storytelling e UGC. Giovani talenti a scuola di archeologia, rivolto a studenti
che frequentano il triennio dei seguenti indirizzi di studio:
• liceo delle scienze umane (opzione economico-sociale);
• liceo linguistico;
• Professionale - settore servizi, indirizzo servizi commerciali;
• Turismo;
• Amministrazione, finanza e marketing.
104
‘Scavo archeologico’ al Museo Salinas: Selinunte e le sue necropoli

indice
Dal 2013, l’Associazione è partner del progetto Arca dei suoni - promosso
dal CRiCD - e ne condivide gli obiettivi e le finalità legate alla salvaguardia della memoria e del patrimonio culturale della Regione siciliana.
la piattaforma per l’e-learning Cricdlearn e l’Archivio digitale multimediale scuolamuseo ReDiBis sono, infatti, strumenti utili alla visualizzazione, condivisione e divulgazione di numerose e diversificate idee
progettuali che difficilmente sarebbero portate a conoscenza di una
utenza altrettanto ampia.
Il progetto
Da sinistra:
topografia generale
delle necropoli di
selinunte.
Rielaborazione
grafica a cura
dell’Associazione
Anfiarao (da odeon
1971: tav. 17);
Pianta della citta di
selinunte
(da Hulot-Fougéres
1910: tav. 3)
il progetto sperimentale Museando: un sistema integrato tra archeologia
e ICT, realizzato nell’ambito dell’APQ “giovani protagonisti di sé e del
territorio - Azione 7 - linea d’intervento B (sviluppo di idee innovative)”
e finanziato dalla Regione siciliana – Assessorato della Famiglia, delle
Politiche sociali e del lavoro, e svolto in partenariato con l’Assessorato
regionale dei Beni culturali e dell’identità siciliana e con il Museo Archeologico Regionale “Antonino salinas” di Palermo, nasce dalle nostre
attività di collaborazione presso gli archivi storici, fotografici e i magazzini dell’istituto museale, nell’ambito di stage e ricerche scientifiche
svolte ai fini della elaborazione di tesi laurea che hanno avuto come oggetto lo studio dei reperti archeologici riferibili alle necropoli del sito
archeologico di selinunte, custoditi nei magazzini del Museo Archeologico di Palermo.
l’attività progettuale si è inserita nel programma di riadattamento museografico dell’edificio museale e della conseguente previsione di un
nuovo ordinamento delle Collezioni.
105
quaderno di

indice
l’obiettivo del progetto ha riguardato l’elaborazione di un quadro generale sulle logiche riguardanti la scelta delle aree sepolcrali di selinunte
e sui corredi funerari rinvenuti, a partire dalla fine del 1800 fino alle più
‘recenti’ esplorazioni sistematiche della metà del secolo scorso nelle Contrade Buffa, galera Bagliazzo e Manicalunga.
Gli obiettivi
raggiunti
il progetto ha dato esito a:
• una ricognizione dei corredi sepolcrali delle necropoli di selinunte;
• la formulazione di un’ipotesi di selezione di reperti delle necropoli ai
fini espositivi;
• la realizzazione di un video-documentario e di una pubblicazione monografica cartacea, in cui sono presentati e raccolti i dati preliminari
della ricerca.
necropoli di Buffa,
corredo della tomba
a sarcofago n. 527,
1964, prima metà
del Vi sec. a.C.
(Palermo, Museo
Archeologico
Regionale)
Le attività
svolte
le attività svolte per il raggiungimento degli obiettivi del progetto
hanno riguardato:
• la ricognizione dei corredi funerari della necropoli di Buffa, della necropoli di galera Bagliazzo e della necropoli di Manicalunga;
• la ricerca archivistica e bibliografica;
• l’inventariazione e la catalogazione dei corredi funerari;
• la documentazione fotografica;
106
‘Scavo archeologico’ al Museo Salinas: Selinunte e le sue necropoli

indice
Da sinistra:
necropoli di
Manicalunga,
proprietà sciacca
Brigida, corredo
della deposizione a
incinerazione n. 11,
1965, prima metà
del V sec. a.C.
(Palermo, Museo
Archeologico
Regionale);
necropoli di
galera-Bagliazzo,
scavi salinas 1887,
oinochòe corinzia
proveniente dalla
tomba a inumazione n. 2 verso
sud (part.), prima
metà del Vi sec. a.C.
(Palermo, Museo
Archeologico
Regionale)
• l’elaborazione e l’implementazione dell’archivio fotografico “Corredi
funerari delle necropoli di selinunte”;
• la formulazione di un’ipotesi di selezione ai fini espositivi;
• la progettazione del video-documentario Selinunte e le sue necropoli;
• l’elaborazione dei testi per il video-documentario e per la pubblicazione cartacea recante lo stesso titolo;
• la realizzazione del video-documentario;
• la realizzazione della pubblicazione monografica Selinunte e le sue
necropoli.
La metodologia
il successo del progetto si è basato principalmente sul lavoro sinergico e
di rete tra i diversi attori della partnership. in particolare, si sono utilizzate la metodologia del project management, per monitorare e rimodulare in itinere gli obiettivi progettuali al fine di favorirne il raggiungimento, e la SWOT (strengths, weaknesses, opportunities, threats)
analysis per tenere sotto controllo i punti forza e di debolezza, le opportunità e le criticità del progetto.
I prodotti
realizzati
Come già indicato, i dati raccolti durante l’intera attività progettuale
sono stati elaborati e presentati all’interno dei due prodotti:
• il video-documentario Selinunte e le sue necropoli;
• la pubblicazione monografica recante lo stesso titolo.
Per la realizzazione dei due prodotti si è fatto ricorso alle tecnologie
dell’informazione e della comunicazione, ormai indispensabili nei processi di comunicazione, divulgazione, valorizzazione e fruizione nel settore dei beni culturali.
107
quaderno di

indice
in entrambi i prodotti è stato tracciato un quadro della città di selinunte
e delle sue necropoli al fine di far conoscere al grande pubblico la ricchezza
e l’importanza storico-archeologica dei suoi corredi tombali che per la
prima volta sono stati documentati in maniera organica.
Al fine di educare all’uso consapevole del patrimonio culturale - unica
garanzia per una tutela partecipata, per un’azione di salvaguardia sentita come dovere della comunità e non delegata solo alle responsabilità
delle autorità o alla competenza degli specialisti - si è voluto ‘ri-creare’
un continuum fra il sito archeologico di selinunte, contesto di origine
dei reperti, ed il Museo Archeologico Regionale “A. salinas” di Palermo,
luogo preposto alla tutela, conservazione, valorizzazione, promozione
e fruizione degli stessi.
Il ruolo di Arca
dei Suoni nella
valorizzazione
del patrimonio
culturale
il cambiamento delle forme di produzione e consumo culturale ha favorito lo sviluppo di un’utenza 2.0 che non si aspetta più solo di consumare
informazioni sul web ma di interagire liberamente con esse. Per il loro
impatto, che coinvolge ogni branca del pensiero e dell’attività umana,
la digitalizzazione e le iCT sono considerate elementi strutturali di crescita della società, veri e propri ponti per superare distanze geografiche,
economiche e sociali, indicatori nelle valutazioni sul capitale culturale
dei singoli e delle società. non si tratta unicamente di un cambiamento
nello stile della comunicazione, ma di una rivoluzione nella centralità
che l’architettura della comunicazione e dell’informazione ha assunto
nella nostra società e, quindi, di una trasformazione delle stesse logiche
comunicazionali (Bonacini 2012b: 95).
A tal proposito, il progetto Museando: un sistema integrato tra archeologia e ICT è stato pensato come lavoro non esclusivamente rivolto ad
una cerchia di specialisti, ma diretto a favorire una comunicazione attiva
con la cittadinanza e con tutti coloro che sono interessati alla conoscenza
e alla scoperta del patrimonio culturale, in modo tale da coinvolgerli
nell’attività di monitoraggio e documentazione, intesa come atto preliminare all’intervento di tutela e salvaguardia.
la pubblicazione monografica e il video-documentario Selinunte e le sue
necropoli sono stati infatti ideati proprio con lo scopo di fuoriuscire dalla
vecchia logica di fruizione settoriale per abbracciarne una nuova di più
ampio respiro, per far sì che la conoscenza dei beni culturali sia alla portata di tutti.
Chi opera nel settore dei beni culturali oggi si trova di fronte ad una
‘doppia sfida’ da cogliere: da una parte vi è la responsabilità di custodire,
tutelare, promuovere e valorizzare le testimonianze di un passato di im-
108
‘Scavo archeologico’ al Museo Salinas: Selinunte e le sue necropoli

indice
menso valore, una ‘eredità’ da cui apprendere e di cui la più ampia fascia
di popolazione deve poter godere, come il concetto anglosassone veicolato dal termine heritage suggerisce; dall’altra vi è la necessità di far
diventare questo settore un asset economico a tutti gli effetti, integrato
in una logica di marketing territoriale.
A sostegno di quanto scritto, si ritiene che gli strumenti di comunicazione messi a disposizione dal CRiCD svolgano un ruolo cruciale nella divulgazione e valorizzazione del patrimonio culturale, offrendo una
significativa opportunità di aggiornamento e riqualificazione professionale e, nello stesso tempo, proponendo un modello di interazione attiva
col territorio che potrà trovare applicazione in ulteriori ambiti disciplinari (Ribaudo 2010: 72).
Riferimenti bibliografici
Adriani, Achille, et al. 1971
Odeon e altri ‘monumenti’ archeologici. Palermo, Banco di sicilia.
Battaglia, loretta, e Maria Rita santagostino. 2010.
Il marketing esperienziale come strumento per lo sviluppo del mercato della cultura, paper
presentato al 9th international Congress marketing Trends, Venice, January 21-23 2010
(http://www.marketing-trendscongress.com/archives/2010/Materiali/Paper/it/Battaglia_santagostino.pdf).
Bonacini, elisa. 2012a.
“Cultura e internet: il patrimonio culturale siciliano e la sua visibilità sul web”, in StrumentiRes, anno iV, n. 1 (on line): 1-9.
Bonacini, elisa. 2012b.
“il museo partecipativo sul web: forme di partecipazione dell’utente alla produzione culturale e alla creazione di valore culturale”, in Il capitale culturale n. 5, eUM, issn 2039-2362
(on line): 93-125.
Filloramo, Roberto, noemi lo Presti, e salvatore Palumbo. 2012.
Selinunte e le sue necropoli. Palermo.
Hulot, Jean, e gustave Fougères. 1910
Sélinonte. Colonie dorienne en Sicile. La Ville, l’Acropole et les Temples. Paris: Ch. Massin ed.
Palumbo, salvatore. 2012.
“Francesco saverio Cavallari a selinunte. gli scavi delle necropoli”, in Atti dei Seminari di
Studio I edizione 2012 Progetto NEOS giovani studiosi e ricercatori. Caltanissetta: 1-14.
Ribaudo, Masi. 2010.
“la prima edizione del progetto ARCA dei suoni”, in Quaderno di Arca dei Suoni. Palermo:
CRiCD, (on line): 69-72.
Ribaudo, Masi. 2013
“Arca dei suoni: cosa, come e (soprattutto) perché”, in Quaderno di Arca dei Suoni 2. Palermo: CRiCD, (on line): 48-57.
109
quaderno di

indice
I musei delle scuole: dal reperto alla catalogazione
Proposta di istituzione di un sistema museale in rete
Maria Antonietta Spadaro, Barbara Truden
Coordinatrice del progetto Anisa: Mariella Riccobono
Poiché attualmente non esiste una chiara ed organica conoscenza sullo
stato e la consistenza del patrimonio culturale presente all’interno degli
istituti scolastici della nostra città, la sezione di Palermo dell’AnisA per
l’educazione all’Arte (Associazione nazionale insegnanti di storia dell’Arte) ha ideato l’iniziativa didattico-divulgativa “i Musei delle scuole”,
giunta alla sua seconda edizione e aperta alle scolaresche e alla città.
Collezioni
e musei
nelle scuole
Molte scuole cittadine conservano collezioni, raccolte in un lungo arco
di tempo, a volte custodite o esposte in modo non sistematico, ma che
assumono oggi un elevato valore storico, artistico e scientifico per la loro
particolarità. i tantissimi oggetti che le compongono, diversi per natura
e tipologia, solo raramente sono catalogati e valorizzati, mentre i saperi
e le informazioni di cui sono portatori non vengono ampiamente conosciuti né per attività didattiche interne alle scuole né per il più vasto pubblico esterno.
nella maggior parte dei casi si tratta di oggetti (rocce, fossili, erbari, dipinti, sculture, strumenti scientifici, musicali…) in cattivo stato di conservazione, privi di determinazione o con cartellinatura errata, non
esposti (spesso per mancanza di spazi adeguati) e tanto meno divulgati.
Tuttavia, all’interno di alcune scuole sono presenti dei veri e propri musei
istituzionalizzati ed organizzati, che realizzano, grazie al lavoro di insegnanti impegnati e sensibili, diverse iniziative culturali ed attività didattiche con gli studenti.
Anche in questo caso comunque emergono alcune criticità: assenza di
una catalogazione scientifica, scarsa visibilità, mancanza di studi, ricerche
e approfondimenti relativi ai reperti, spazi per una corretta conservazione, fruizione e divulgazione, carenza di fondi.
110
I musei delle scuole: dal reperto alla catalogazione

indice
Ricordiamo che, secondo icom,
il museo è un’istituzione permanente, senza scopo di lucro, al servizio della società e del
suo sviluppo. È aperto al pubblico e compie ricerche che riguardano le testimonianze
materiali e immateriali dell’umanità e del suo ambiente; le acquisisce, le conserva, le comunica e, soprattutto, le espone a fini di studio, educazione e diletto. (icom, seul 2004).
sappiamo anche che l’istituzione scolastica, deputata alla formazione e
alla crescita culturale di un individuo, persegue lo stesso obiettivo che si
prefigge l’istituzione museale; diversi naturalmente sono il metodo e la
strategia per l’apprendimento.
Una scuola che conservi particolari collezioni o che abbia al suo interno
un museo organizzato acquisisce pertanto un valore aggiunto nell’esperienza pedagogico-didattica, per le attività che può promuovere, finalizzate alla crescita formativa degli alunni e dei docenti.
si deve purtroppo ammettere che in sicilia, nonostante il ricco patrimonio storico, artistico e naturalistico, stenta ad affermarsi l’abitudine, di
giovani e non, a frequentare i musei. spesso gli studenti che si recano
nei musei per la prima volta nella loro vita, a qualsiasi ordine e grado
scolastico appartengano, non sono molto motivati alle visite, e più
spesso ancora non sanno bene cosa sia un museo e quali attività si svolgano al suo interno. l’AnisA, da più di vent’anni, ha avviato ed elaborato, nell’ambito del progetto scuola Museo, insieme all’Assessorato
regionale ai Beni culturali, diversi percorsi didattici all’interno dei musei
cittadini. Questo al fine di rendere il museo un laboratorio didattico, inserendo i percorsi nella programmazione curriculare e coinvolgendo attivamente l’allievo nell’apprendimento. insomma: le opere del museo
devono risultare vive, quali tangibili segni culturali della storia, e sollecitare una fruizione creativa.
Pertanto, un museo allestito all’interno della scuola può veicolare nozioni e concetti, solitamente conosciuti attraverso i libri, in modo diverso,
mediante un coinvolgimento, anche tecnologico (creazione del museo
on line), degli alunni nell’organizzazione stessa delle collezioni, del loro
studio, della catalogazione, valorizzazione e presentazione al pubblico:
un museo organizzato e pensato insieme agli stessi studenti, preziosi
protagonisti del progetto.
l’idea di realizzare un ‘sistema in rete dei musei delle scuole’ permetterebbe di diffondere informazioni a livello locale tra studenti, famiglie
e cittadinanza, e a livello più ampio tra tutti i fruitori della rete. Primo
in sicilia, il presente progetto - attuato di concerto con Arca dei suoni
e sulla base degli strumenti di comunicazione e condivisione da esso
prodotti - potrebbe essere applicato ed esteso all’intera isola, perché si
possa avere un chiaro quadro dell’attuale sconosciuto patrimonio custodito nelle scuole della regione.
111
quaderno di

indice
Censimento
del patrimonio
culturale
il progetto, finalizzato al censimento e alla realizzazione di schede di
catalogazione del patrimonio culturale nelle scuole (inteso come insieme
di oggetti naturali o artificiali senza limiti di tempo e di luogo), offre i
seguenti vantaggi:
dal punto di vista museale
• di arginare il rischio di perdita di oggetti e raccolte (spesso smembrate o mortificate in bui ripostigli), la cui memoria rivela storie e
avventure di uomini e di ricerche;
• la possibilità di creare un museo on line in quei casi in cui fosse impossibile per la scuola recuperare ambienti da destinare all’esposizione e alla fruizione;
dal punto di vista socio-culturale
• di concepire tali musei come luoghi di ricerca per studenti (anche
universitari), studiosi e appassionati delle raccolte, a volte autentiche wunderkammer;
• di proporre un modo di vivere la scuola e il museo come luogo d’incontro e socializzazione, nell’ottica dell’educazione permanente;
dal punto di vista didattico-formativo
• di offrire uno strumento didattico che contribuisca, attraverso il
coinvolgimento degli studenti in attività inerenti la museologia, a
sviluppare - all’interno della stessa struttura scolastica - nuove
forme di consapevolezza sui concetti di rispetto, conservazione, tutela, catalogazione e valorizzazione del patrimonio culturale collettivo, permettendo di sperimentare con gli studenti stessi nuove
forme del vivere il museo, anche dal punto di vista multidisciplinare
e multimediale.
la didattica museale affiancherebbe quella scolastica, la stimolerebbe e
integrerebbe con competenze, materiali e risorse, consentendo un maggiore coinvolgimento di studenti, docenti, familiari, gruppi di lavoro
esterni e di un pubblico più vasto. Un metodo innovativo, che permetterebbe di sperimentare e verificare, attraverso il museo, ciò che i giovani
apprendono in teoria. la consapevolezza dei Dirigenti scolastici sull’importanza della conoscenza del patrimonio conservato e delle necessarie
attività di catalogazione e divulgazione è fondamentale per l’avvio del
presente progetto, pensato all’insegna della fattiva collaborazione tra
dirigenti, docenti ed esperti nel settore.
Quelle scuole che occupano sedi storiche della città, inoltre, amplificherebbero il valore del sito attraverso quell’esprit du lieu rappresentato
per definizione dal museo.
112
I musei delle scuole: dal reperto alla catalogazione

indice
le collezioni sono il frutto di raccolte effettuate da storici e scienziati la
cui storia ed attività si intrecciano con l’operato di personalità di livello
internazionale e con il tessuto culturale cittadino. gli oggetti, provenienti da diversi paesi o da località siciliane, offrono agli studenti anche
la possibilità di conoscere il vasto e variegato territorio regionale.
i reperti rappresentano un valido ed efficace supporto didattico per gli
insegnanti durante lo svolgimento del piano di studi e delle attività formative programmate, con le seguenti, importanti ricadute.
a. gli studenti coinvolti nelle attività del museo - guidati da esperti - attraverso nuovi metodi di studio, ricerche bibliografiche, analisi e studio
di reperti ancora da raccontare, sviluppano un nuovo senso della scoperta e della meraviglia, si rendono attivi e partecipi, ma soprattutto
diventano sempre più motivati e consapevoli di quello che studiano.
b. gli insegnanti interessati alle possibili attività didattiche inerenti al
museo hanno l’occasione di partecipare a corsi di formazione e aggiornamento finalizzati all’acquisizione di metodologie e strumenti
relativi alla didattica e alle attività museali.
c. la progettazione e la realizzazione di laboratori mirati (attività di restauro, catalogazione, cartellinatura e schedatura informatizzata,
etc.), gestiti da esperti e operatori museali e pensati per gli studenti
dell’ultimo anno del liceo costituisce un concreto input per l’orientamento su eventuali studi universitari o per la scelta di una futura professionalità.
d. l’analisi, lo studio approfondito e la catalogazione dei reperti può
coinvolgere scuole universitarie, centri di ricerca e professionisti, avviando così nuove collaborazioni tra scuola e mondo del lavoro.
la costituzione del Sistema Scolastico Museale in Rete significherebbe
pensare in un’ottica più dinamica e viva la scuola stessa che diventerebbe
un ulteriore piccolo centro propulsore e dispensatore di informazioni
per studenti, docenti, ricercatori e cittadini, nonché luogo di incontro,
di sperimentazione e di scambio di saperi. si intensificherebbero inoltre
i rapporti fra le istituzioni museali del territorio, consentendo l’ideazione
di nuovi percorsi didattici, con laboratori e visite guidate di approfondimento sugli argomenti affrontati in classe.
infine, poiché un reperto diventa patrimonio culturale della collettività
solo quando la conoscenza ne diviene condivisa ed accessibile, la catalogazione on line delle collezioni presenti nelle scuole sarebbe utile per
studenti universitari, ricercatori e appassionati i quali, a loro volta, potrebbero offrire nuovi contributi di ricerca.
113
quaderno di

indice
Ruolo attivo
della scuola
Per realizzare il primo Censimento dei Musei e la Catalogazione delle
Collezioni storiche e scientifiche presenti all’interno degli istituti scolastici di Palermo è necessario:
a. - contattare e coinvolgere, attraverso incontri e seminari, i Dirigenti
scolastici per ascoltare pareri, effettuare sopralluoghi e individuare
i docenti referenti per il progetto;
- istituire un accordo di rete tra le istituzioni coinvolte;
- realizzare la catalogazione cartacea ed informatizzata da inserire
nella piattaforma Arca dei suoni. le schede informative che costituiranno un primo catalogo saranno suddivise in due campi: uno
destinato alle informazioni relative alla scuola (recapiti, referenti,
tipologia della scuola, storia) e uno destinato ai dati del museo e
delle collezioni. la scheda di catalogazione, corredata da fotografie
d’insieme e di singoli reperti di particolare rilevanza e/o curiosità
storico-scientifica e dalla mappa del quartiere in cui ricade la scuola,
sarà compilata secondo i criteri concordati con il CRiCD e consultabile sulla piattaforma Arca dei suoni;
b. - coinvolgere gli studenti nelle fasi del progetto, in maniera che essi
abbiano un ruolo nella sistemazione del museo, divenendo soggetti
attivi della propria formazione. Attraverso la partecipazione alle
diverse attività, gli alunni potranno scegliere di frequentare corsi
e laboratori pratici in base alle personali attitudini ed interessi. infatti l’acquisizione di nuovi metodi di ricerca supportati dalla catalogazione, l’esperire materiali, l’approccio ad azioni didattiche
innovative potrebbe rivelarsi fondamentale non solo per ampliare
il loro bagaglio di conoscenze, ma anche per creare un primo approccio ad un possibile futuro lavorativo;
- non ultimo in ordine d’importanza, il progetto potrebbe contribuire contrastare la dispersione scolastica.
I protagonisti
del progetto
educandato
“Maria Adelaide”,
il soffitto dipinto
del Teatro
l’iniziativa didattico-divulgativa I Musei delle Scuole, promossa dall’AnisA in occasione della i e ii Settimana delle Culture (2013 e 2014),
con l’apertura al pubblico di musei e collezioni e visite guidate per la cittadinanza, ha coinvolto le seguenti scuole palermitane:
• l’“educandato statale Maria Adelaide”, sorto nel 1779 quando Ferdinando iii di Borbone decretò che il monastero delle suore della congregazione di s. Francesco di sales (ultimato nel 1738) ospitasse
fanciulle nobili. esso oggi costituisce un vero e proprio complesso monumentale, se consideriamo che al suo interno sono presenti la chiesa
114
I musei delle scuole: dal reperto alla catalogazione

indice
istituto nautico
“gioeni Trabia”:
il museo (a sinistra); simulazione
della navigazione
d’altura.
progettata da g. Venanzio Marvuglia e aperta al culto nel 1776, la biblioteca, il giardino storico, il teatro affrescato da Rocco lentini e il
refettorio di fine ottocento. Vi si conservano diverse tipologie di oggetti come antichi strumenti musicali e il Museo di Fisica, con antichi
strumenti e apparati didattici scientifici.
• l’istituto Tecnico nautico “gioeni Trabia”, il primo seminario nautico
della città, fondato ufficialmente nel 1789, venne realizzato da Mons.
giuseppe gioeni che edificò nel 1775, nella borgata marinara dell’Acquasanta, quella Nave di Pietra che avrebbe preparato i primi giovani
marinai della città. esso ospita il Museo storico che, tra cambiamenti
di sedi e guerre, oggi annovera tra le collezioni, oltre a vari strumenti
di Fisica e a un’importante biblioteca, diverse riproduzioni in scala di
modelli navali e di caratteristiche imbarcazioni storiche siciliane, strumentazioni per la navigazione tra bussole, sestanti, sfere armillari di
varie epoche e carte nautiche. l’istituto ha inoltre offerto al pubblico
la possibilità di visitare alcuni ambienti didattici e di utilizzare macchinari all’avanguardia per la simulazione della navigazione d’altura.
• l’istituto Tecnico per geometri “Filippo Parlatore”, che ospita al piano
terreno il Museo storico di Storia Naturale (1862), diviso nelle sezioni
di geologia e Paleontologia, Astronomia, Botanica, Zoologia, Anatomia, preparati in vitro, modelli didattici scientifici e carte geografiche.
la galleria accanto al museo naturalistico espone strumenti topografici e modelli didattici di parti architettoniche. Ai piani superiori della
scuola si trovano inoltre un piccolo Museo di Agraria e Merceologia e
un ambiente in cui sono esposti oggetti di civiltà contadina.
• la scuola media “giuseppe Piazzi” (istituto Comprensivo “giovanni
XXiii”) istituita nell’anno scolastico 1868/69 come scuola Tecnica
Parallela alla scuola “regia”, che ospita il Museo storico, antico laboratorio di storia naturale costituito da collezioni di reperti siciliani di
115
quaderno di

indice
Da sinistra:
istituto d’Arte “V.
Ragusa e o’Tama
Kiyohara”, il museo;
istituto Comprensivo
“Cruillas”, Centro
per la scienza
dell’Associazione
Palermoscienza;
istituto di istruzione
superiore “Damiani
Almeyda - Crispi”,
il museo
Margherita Hack
Malacologia, Mineralogia, Tassidermia, da fossili, da antichi strumenti
di fisica e di astronomia, da apparecchi da proiezione, carte e tavole
geografiche. la biblioteca custodisce l’archivio storico dei registri e
dei documenti originali nonché diversi volumi della seconda metà
dell’ottocento.
• il liceo Artistico “Vincenzo Ragusa e o’Tama Kiyohara”, scuola istituita nel 1884 a spese di Vincenzo Ragusa e riconosciuta con regio decreto del 3 Marzo 1887. l’istituto ospita il Museo storico che custodisce
collezioni di pregiate e antiche maioliche, dipinti, sculture e preziosi
paramenti sacri.
• il liceo Classico statale “giuseppe garibaldi” con il Museo Scientifico
(inaugurato nel 2004) che, all’interno di due ambienti al piano terra,
ospita collezioni risalenti agli anni ’20 del novecento, comprendenti
diverse sezioni: strumenti di Fisica, Meccanica, Termodinamica, elettromagnetismo, Chimica, Microscopia, stereoscopia, geografia, ottica,
oltre ai modelli astronomici, anatomici animali e vegetali e ai preparati
in vitro. Un altro spazio è costituito da una ricca biblioteca, con postazioni multimediali e un deposito per gli strumenti non esposti.
• l’istituto Comprensivo “Cruillas”, una scuola di recente istituzione ubicata in un edificio nuovo e moderno che non custodisce quindi antiche
collezioni ma, grazie alla sensibilità del Dirigente scolastico e di alcuni
suoi collaboratori, ospita il Centro per la Scienza dell’Associazione PalermoScienza. si tratta di un vasto ambiente nel quale sono esposti
diversi exhibit didattici e interattivi a carattere scientifico. Da ricordare: la grande tavola periodica (vincitrice di un premio internazionale di chimica), interpretata artisticamente e realizzata da studenti
dell’Istituto d’Arte di Palermo; exhibit che mostrano visivamente e intuitivamente teorie matematiche e fisiche, come per esempio il teorema di Pitagora; macchine di Fisica, strumenti per realizzare forme
geometriche, bolle di sapone e specchi deformanti.
116
I musei delle scuole: dal reperto alla catalogazione

indice
Un luogo che i bambini della scuola elementare Cruillas conoscono e
fanno conoscere agli adulti, dove imparano e svolgono attività laboratoriali sulla scienza a 360 gradi.
• l’istituto di istruzione superiore “Damiani Almeyda - Crispi”, una
scuola nata nel 2014 dalla fusione dell’istituto Tecnico economico
“Francesco Crispi” con il liceo Artistico “giuseppe Damiani Almeyda”.
il 4 novembre 2014, nell’ambito della II Settimana delle Culture è stato
inaugurato nell’istituto il Museo Margherita Hack che possiede un patrimonio di più di 400 tra strumenti scientifici antichi di Fisica e Chimica nonché pregevoli collezioni di scienze naturali e Merceologia. il
lodevole impegno di appassionati docenti ha consentito di allestire il
museo, rendendolo fruibile sia agli allievi della scuola che alla città,
creando un ambiente di sperimentazione di percorsi e attività didattiche, di organizzazione di mostre, di exhibit interattivi ed eventi per
la divulgazione della cultura scientifica.
ogni scuola ha aderito all’iniziativa, partecipando secondo propri orari
e organizzazione interna. Tutto ciò non sarebbe stato possibile senza la
‘volontà’ dei Dirigenti scolastici, dei docenti e degli alunni coinvolti che
ringraziamo vivamente per l’impegno e la voglia di divulgare un grande
patrimonio culturale, aprendolo e restituendolo, anche se per pochi
giorni, a tutti noi.
il progetto, promosso dall’Anisa, con la preziosa collaborazione del CRiCD
della Regione siciliana, ha l’obiettivo di promuovere tale iniziativa didattica per cui fondamentale risulta l’attività della Catalogazione, necessaria
in ambito museale, utilizzando anche le risorse multimediali ormai da
tempo attivate dal progetto Arca dei suoni. la rete informatizzata dei
musei scolastici regionali offrirà la possibilità di immettere in un sito comune (con logo comune), oltre che dati relativi ad ogni scuola, la mappa
con l’ubicazione dei musei, link tematici, le informazioni sulle attività museali, la divulgazione di mostre o eventi in corso o programmate, la divulgazione di seminari, corsi, attività, visite, escursioni sul territorio o
mostre di particolare interesse per la popolazione studentesca e non solo.
in rete inoltre saranno immesse, man mano che si produrranno, le foto e
le schede di catalogazione relative alla tipologia dei singoli reperti.
117
quaderno di

indice
La “Rete Siciliana per il Paesaggio Sonoro”
e le azioni per l’educazione al sonoro d’ambiente
Giulio Pirrotta, RSPS e Ars Nova
Premessa
la Rete siciliana per il Paesaggio sonoro nasce nel 2011 per promuovere
e coordinare iniziative, interventi e manifestazioni finalizzate alla conoscenza, alla tutela e alla valorizzazione del paesaggio sonoro come
aspetto qualificante dell’ambiente naturale ed antropizzato.
Tra gli obiettivi della Rete è compreso:
- promuovere azioni di sensibilizzazione sul paesaggio sonoro e sull’ambiente a livello locale, regionale, nazionale ed internazionale,
anche mediante lo scambio di esperienze con enti ed operatori esteri;
- favorire la conoscenza scientifica del patrimonio ambientale e culturale siciliano, con particolare attenzione al paesaggio sonoro mediante attività di studio, ricerca, catalogazione dati e pubblicazione
in ogni forma dei risultati degli studi effettuati;
- favorire azioni positive ed interventi di pianificazione territoriale che
comprendano la tutela e la valorizzazione del Paesaggio sonoro,
anche in collaborazione con altre organizzazioni ed enti aventi finalità analoghe;
- promuovere ed organizzare iniziative connesse al paesaggio sonoro
nei settori dell’educazione e della salvaguardia dell’ambiente, della
cultura, dell’arte, dello spettacolo, del turismo, delle attività sociali,
della cooperazione solidale, della salute, della formazione, della ricerca scientifica e tecnologica a livello locale, regionale, nazionale ed
internazionale.
Le attività RSPS
per il Paesaggio
Sonoro in Sicilia
la nascita della Rete è stato un passo - non il primo, né l’ultimo - lungo
il percorso, già avviato in precedenza dagli aderenti (Ars nova Associazione siciliana per la Musica da Camera – Centro di Documentazione per
118
La “Rete Siciliana per il Paesaggio Sonoro” e le azioni per l’educazione al sonoro d’ambiente

indice
la Musica, ssRg sicilian sound scape Research group, Antitesi, Wozlab,
canecapovolto, neu[noi], mimema, Brusio netlabel) nei vasti e ancora
poco conosciuti ambiti che sono connessi al sonoro d’ambiente e al paesaggio sonoro.
la collaborazione con Amministrazioni comunali e con istituzioni scolastiche di vario ordine e grado, le collaborazioni con le associazioni ambientaliste, i contatti con l’ARPA sicilia, i contatti ed il confronto con il
CRiCD della Regione siciliana e, in particolare, con il programma Arca dei
suoni costituiscono alcune delle azioni messe in atto dagli aderenti alla
RsPs per realizzare gli scopi sopra sintetizzati. in questo percorso, tra l’altro, rientrano due attività che si collegano specificamente sia con l’interesse di documentazione, sia con l’interesse educativo-formativo di Arca
dei suoni e che desideriamo far conoscere come possibili modelli da adottare/adattare per le iniziative sullo studio e sulla salvaguardia dei beni
immateriali condotte da questo programma della Regione siciliana.
si tratta di due progetti rivolti alle scuole in forma laboratoriale che
conducono gli alunni alla scoperta, alla conoscenza, alla partecipazione
attiva e consapevole e all’interpretazione del paesaggio sonoro. Uno, il
progetto “Punto.linea.silenzio.”, elaborato e realizzato da canecapovolto, coinvolge bambini di una scuola primaria di Paternò; l’altro, il
progetto “Paesaggio sonoro” (percorso realizzato nell’ambito di un progetto P.o.n.) coinvolge i ragazzi di un liceo scientifico di Palermo.
entrambi i percorsi mettono al centro delle azioni, in qualità di protagonisti, gli alunni, e fanno in modo di stimolarne la creatività e le
capacità di operare autonomamente nella produzione di contenuti e
proposte operative.
entrambi i progetti coniugano con particolare attenzione ed impegno
le abilità percettive dei partecipanti con l’utilizzo di tecnologie aggiornate per il sonoro. Per riascoltare e, successivamente, analizzare e, anche,
rielaborare creativamente il sonoro rinvenuto nell’osservazione percettiva diretta dell’ambiente è assai efficace realizzare un’attività di documentazione (soprattutto a livello di scuola secondaria) tramite specifiche
apparecchiature digitali (registratori audio), ma anche avvalendosi dei
terminali smartphone ormai diffusi e particolarmente versatili nella gestione delle registrazioni sonore e degli audiovisivi.
su questo percorso si innesta l’attività di mappatura del paesaggio sonoro, curata dalla RsPs che prevede l’archiviazione dei reperti sonori e
la loro geolocalizzazione. Tale attività, in prospettiva e dopo aver definiti
i protocolli più efficaci per una puntuale catalogazione delle registra-
119
quaderno di

indice
zioni del sonoro d’ambiente, si connetterà con l’azione che Arca dei
suoni mette già in atto con il suo portale e con il suo archivio sonoro
che è già un utile strumento di riferimento come esempio delle modalità
di raccolta e consultazione di banche dati di reperti sonori.
Crediamo, come ricercatori del paesaggio sonoro e come aderenti alla
RsPs, che stimolare gli studenti, e non solo, a divenire soundwalkers (coloro che passeggiano nel territorio con le orecchie aperte) e ‘raccoglitori
di oggetti sonori’ potrà aiutare le nostre comunità a conoscere, progettare e salvaguardare un bene invisibile ed intangibile, ma profondamente presente e pervasivo, come il sonoro d’ambiente e che l’impiego
consapevole di mezzi tecnologici aggiornati e di adeguate metodiche di
conservazione e catalogazione ci aiuterà nell’arduo compito di tutelare
la tradizione dell’antico e di costruire un moderno a misura d’uomo.
File prodotti dalla Rete siciliana per il Paesaggio sonoro presenti nell’archivio di Arca dei suoni:
Ars nova
la diga di Piana degli Albanesi - audio
Piazza di Mondello - audio
Associazione canecapovolto
“Punto.linea.silenzio.”
istituto “Benedetto Croce” - Pon Paesaggio sonoro
Passeggiate di ascolto
Bus urbano in arrivo - audio
Uccelli in un giardino pubblico - audio
Annunci vocali alla stazione Centrale - audio
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La “Rete Siciliana per il Paesaggio Sonoro” e le azioni per l’educazione al sonoro d’ambiente

indice
Rete Siciliana per il Paesaggio Sonoro
“Punto.Linea.Silenzio.” Un progetto di ecologia ambientale
e mentale, attraverso l’esperienza del suono
Alessandro Aiello, Associazione canecapovolto
Premessa
l’esperienza del progetto “Punto.linea.silenzio”, realizzato a Paternò
nell’aprile 2014, sottolinea l’esigenza di identificare nel Paesaggio sonoro le identità e specificità geografiche-culturali-turistiche di un luogo.
il progetto (come osservato sui bambini che vi hanno partecipato) ha, a
nostro avviso, una forte valenza didattico-educativa proprio perché la
pratica dell’ascolto dei suoni (e di nuovi tipi di narrazioni sonore) e le riflessioni sul rumore urbano, con le sue ricadute sulle patologie che riguardano l’udito ed il sistema nervoso, costituiscono un messaggio
ecologico e civile (ed anche di critica sociale) che diventa particolarmente
significativo se rivolto ai cittadini di giovane età.
l’azione di Arca dei suoni potrebbe contribuire ad una diffusione capillare del progetto nei vari centri siciliani.
Il progetto
“Punto.linea.silenzio.” è un progetto che intende coniugare l’ecologia
e la salvaguardia dell’ambiente con le urgenze tecniche, scientifiche e
artistiche contemporanee, e si inscrive nelle iniziative della Rete siciliana
per il Paesaggio sonoro.
il progetto è stato ideato dall’Associazione canecapovolto e avviato
nell’aprile 2014, in seguito a un incontro con Flavia indaco, Assessore
alla Pubblica istruzione del Comune di Paternò, che ha deciso di patrocinare l’iniziativa.
obiettivo di “Punto.linea.silenzio.” è - come già accennato - la sensibilizzazione dei cittadini più giovani nei confronti del rumore, dell’inquinamento acustico e delle relative ricadute nelle patologie legate
all’udito e al funzionamento del sistema nervoso.
Altre applicazioni riguardano, parallelamente, la sperimentazione della
121
quaderno di

indice
narrazione sonora in riferimento al contesto contemporaneo. “Punto.linea.silenzio.”, infatti, nasce dal desiderio di valorizzare le specificità di
ogni ‘paesaggio sonoro’ locale, con la convinzione che anche i suoni - al
pari del patrimonio storico, paesaggistico e agroalimentare - siano custodi dei caratteri culturali, geografici, politici, economici, ‘identitari’ di
un territorio.
il progetto, rivolto ai bambini/ragazzini delle scuole elementari e medie,
mira a stimolare riflessioni sul rumore e a fare osservare i suoi effetti
sulla vita quotidiana.
Le fasi
dell’attività
Di seguito una descrizione della prima esperienza realizzata e condotta
nel territorio di Paternò, nel mese di aprile 2014, con la partecipazione
degli allievi della V classe, sezione A, dell’istituto Comprensivo statale
“g. B. nicolosi”.
I fase:
24 aprile 2014
la prima fase del progetto “Punto.linea.silenzio.” si è svolta nell’arco
di una giornata ed è stata dedicata a un viaggio dalla natura verso la
città, attraverso tre passeggiate sonore effettuate in cinque punti diversi
del paesaggio paternese, precedentemente individuati:
• Diga di Ponte Barca (fiume simeto)
• Tratto di Pietralunga (fiume simeto)
• ex stazione Ferroviaria di schettino
• Mercato rionale del quartiere storico Acquagrassa
• Corso italia (centro urbano di Paternò).
l’esperienza condotta ha fatto osservare come i giovani partecipanti,
pur vivendo (apparentemente senza disagi particolari) in un contesto sonoro ‘normalmente’ rumoroso, riescano piuttosto facilmente a entrare
in sintonia con i suoni della natura.
le due rive del fiume simeto (località Diga di Ponte Barca e Pietralunga)
hanno dato risultati acusticamente molto diversi tra loro: il primo percorso comprendeva i suoni della vegetazione agitata dal vento, i versi
dei volatili e dei bovini (di questi, spesso si udivano solo i campanacci);
il secondo percorso, molto più vicino al fiume, era invece dominato dai
suoni dell’acqua.
nel percorrere le vie del Mercato rionale di Acquagrassa (dove le voci
degli astanti e i suoni degli stereo dei venditori si impongono su quelli
del traffico che fa da sottofondo intermittente) si è potuto notare, ad
esempio, che gli allievi diventavano più chiassosi; questo, a conferma
della tesi secondo cui un individuo, immerso in un contesto rumoroso,
122
“Punto.Linea.Silenzio.”

indice
reagisce incrementando la propria rumorosità (fenomeno osservato
anche nei volatili che abitano i centri urbani).
Particolarmente interessante il soundscape (paesaggio o contesto sonoro)
che si è potuto ascoltare e registrare presso la ex stazione Ferroviaria di
schettino. Qui ai suoni della campagna (uccelli, vento, vegetazione) si
sovrapponevano i rumori radi e discreti lasciati dal passaggio di automobili e camion, nella strada alle spalle della stazione.
infine, si è attraversato il paesaggio sonoro di Corso italia (centro urbano
di Paternò), suggerito come uno dei punti più rumorosi della città. in
questo contesto, con il registratore posizionato accanto a uno spartitraffico, sono stati catturati gli effetti doppler prodotti dallo spostamento
di automobili, scooter e camion che percorrevano i due sensi di marcia
del Corso.
II fase:
28 aprile 2014
la seconda fase, conclusiva del progetto “Punto.linea.silenzio.”, si è
svolta in un’unica giornata di esercizi individuali e pratiche di confronto
collettivo. l’ascolto del materiale registrato quattro giorni prima, svolto
all’interno della stanza che ospita gli allievi della V classe dell’istituto
“g. B. nicolosi”, ha dato avvio al lavoro finale del gruppo. gli elementi
più interessanti del materiale registrato durante le passeggiate erano
stati appositamente selezionati e montati dall’Associazione canecapovolto in una composizione della durata di quasi 18 minuti.
gli allievi si sono rivelati molto curiosi, concentrati e ansiosi di esprimere
le proprie sensazioni rispetto all’esperienza comune. l’ascolto finale,
entro lo spazio chiuso della classe, ha dato modo di osservare gli effetti
che i suoni hanno prodotto sulla memoria ed emotività dei partecipanti.
il secondo ‘esercizio’ della giornata ha visto gli allievi impegnati a riconoscere e ricostruire la geografia dei diversi “ambienti sonori” attraver-
123
quaderno di

indice
sati. sollecitati dai tutor, essi hanno potuto ricollocare idealmente i singoli elementi registrati, confrontando di volta in volta i propri ricordi
con quello che effettivamente era stato catturato e restituito dal registratore. Questo momento ha costituito un’importante parentesi di riflessione rispetto alle complessità legate alla percezione sonora e ai
meccanismi della memoria.
in una fase successiva, gli studenti sono stati messi a confronto con lo
schermo del computer e con “l’immagine del suono”; gli è stata, cioè,
mostrata la “forma d’onda” delle varie registrazioni. scopo di questo
momento era, infatti, quello di suggerire l’idea che tutti i singoli elementi del paesaggio sonoro (da quelli ad alta definizione della natura a
quelli urbani, a bassa definizione) possono essere considerati e trattati
come gli strumenti di una «composizione musicale che ha avuto inizio
con la creazione del mondo stesso».
l’obiettivo di questa giornata, come dell’intero progetto, è stato quello
di esplorare e provare a comprendere il rapporto dei bambini con ‘il
suono’ che quotidianamente li circonda, per suggerire loro nuove prospettive - poetiche ed evocative -, possibili grazie alla pratica dell’ascolto.
in questa ottica, gli studenti sono stati invitati a pensare al silenzio non
come vuoto o assenza, ma come a una dimensione che può essere sviluppata per migliorare la qualità dell’immaginazione e della vita. Paternò,
Comune del territorio che ha patrocinato “Punto.linea.silenzio”, ha offerto un’inaspettata ricchezza e varietà di paesaggi sonori da esplorare.
l’Associazione canecapovolto sta tuttora elaborando i risultati di questa
esperienza con l’intento di renderla fruibile anche attraverso il sito web
dell’Amministrazione comunale. Tra i materiali prodotti ci sarà una
mappa del contesto esplorato: una sorta di ‘cartolina sonora’ del paesaggio con la quale il fruitore potrà interagire, ascoltando i suoni che,
nei diversi luoghi, lo animano e contraddistinguono.
Una parte di “Punto.linea.silenzio” è attualmente disponibile, sotto
forma di file audio condiviso, all’indirizzo: soundcloud.com/canecapovolto/puntolineasilenzio.
l’Associazione canecapovolto è attualmente impegnata nella promozione del progetto “Punto.linea.silenzio”, convinta che esso possa costituire uno strumento di riflessione, comprensione, progettazione e
condivisione di nuove esperienze artistiche legate alla narrazione sonora, ma anche un’efficace modalità di sperimentazione e messa in pratica di nuovi modelli di relazione sociale.
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“Punto.Linea.Silenzio.”

indice
Rete Siciliana per il Paesaggio Sonoro
Paesaggio Sonoro, Corso PON 2014
Giuseppe Castelli, Liceo “Benedetto Croce” Palermo
Contributi di Giulio Pirrotta, Marco Gullo, Vera Catalanotto
in una società moderna fortemente retino-centrica, ovvero dove la visione rappresenta la principale fonte di informazione percettiva, la riscoperta dell’udito come mezzo per descrivere il paesaggio diventa una
necessità che abbraccia i più svariati campi d’interesse: dallo studio dell’inquinamento acustico alla ridefinizione degli spazi urbani ed architettonici, dallo studio delle proprietà intrinseche del suono al suo valore
umanistico ed antropologico, fino al componimento estetico, musicale
o di sonorizzazione. il corso sul Paesaggio sonoro si è ripromesso di restituire agli studenti una percezione sensoriale più approfondita del
suono collocato all’interno di un ecotopo, di una città, di un ecosistema,
ed invero in un qualsiasi contesto.
gli obiettivi teorici della programmazione sono rappresentati da tre
principali gradini, per raggiungere i quali sono state messe in atto una
serie di pratiche ed esercizi che hanno reso gli alunni del corso più consapevoli rispetto al suono ed al suo carattere espressivo e descrittivo del
Paesaggio.
la presa di coscienza sul suono, valore precipuo degli studi sul Paesaggio
sonoro, costituisce elemento sia di partenza che di arrivo del percorso
formativo, in quanto è da questa che prendono inizio le riflessioni sul
soundscape, ed è a questa che si punta con gli studi e le pratiche proposte. la consapevolezza iniziale, indotta con una serie di esercizi di
ascolto, consente di sviluppare uno studio del suono che attraversa anche una visione più prettamente fisico/acustica, ed arriva alle possibilità
di utilizzo creativo dei suoni sia a scopo compositivo, che di sonorizzazione, ritornando ancora alla consapevolezza. Questo percorso circolare
incrementa progressivamente la cognizione: (a) del suono e della sua
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presenza sul territorio, (b) delle sue caratteristiche proprie, (c) delle
sue possibilità di utilizzo finale.
il percorso si è articolato partendo proprio dalla presa di coscienza e sviluppo della consapevolezza del suono e delle sue caratteristiche, inoltrandosi in ascolti ambientali e analisi delle proprietà del suono.
grazie all’utilizzo della verbalizzazione e della rappresentazione grafica,
è stata sviluppata una capacità di immaginazione e concezione del fenomeno acustico, ma soprattutto è stata sviluppata la capacità di concentrazione selettiva dell’ascolto, che consente di isolare e percepire
suoni che normalmente vengono ignorati. Attraverso quest’ultimo strumento, la classe ha potuto concentrarsi sulla produzione di una notazione grafica, ed è riuscita ad abbinare alla ricerca di suoni, la loro
rappresentazione, la loro composizione e la loro esecuzione.
Rispetto alla composizione ci si è concentrati sullo sviluppo di una partitura che riuscisse a rendere lo sviluppo compositivo, nel complesso, molto
semplice. Attraverso la notazione grafica e stata costruita una partitura
basata su simboli di facile interpretazione e con un gruppo di regole che
lascia agli esecutori ampi margini di interpretazione. la produzione di
quest’ultima ha impiegato una parte importante del corso e si è conclusa
con la costruzione di una partitura complessa, sviluppata con software
su computer o su lavagne liM, elaborata durante le ore di lezione in
classe e successivamente perfezionata nei dettagli dall’esperto esterno.
lo studio del suono e delle sue caratteristiche fisiche intrinseche, attuato
grazie anche alla collaborazione degli altri docenti del corso, ha visto
maturare le competenze tecniche degli allievi i quali, al termine del percorso, sono in grado di elaborare composizioni musicali a partire sia da
suoni ambientali che da suoni di sintesi e/o concreti, prodotti con strumenti dei più disparati.
la costruzione di composizioni musicali derivate dal paesaggio sonoro
(soundscape composition) è stata sviluppata attraverso l’editing dei file
audio raccolti durante le passeggiate sonore, mentre il componimento
musicale, espresso ed eseguito con la partitura grafica, nasce dalla produzione di suoni concreti. la costruzione di composizioni musicali a partire dall’elaborazione digitale di frammenti di audio o da suoni concreti,
rappresenta in modo efficace l’obiettivo sotteso dallo studio delle caratteristiche intrinseche del suono, in quanto grazie ad esso è stato possibile
concepire le sonorità adottate, come elemento espressivo/compositivo,
ed infine passare all’utilizzo del suono a fini creativi.
gli strumenti utilizzati per il raggiungimento degli obiettivi teorici prefissati sono rappresentati da esercizi di ascolto, passeggiate di ascolto
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Paesaggio Sonoro, Corso PON 2014
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(soundwalk), registrazione di suoni, mappatura polare dei suoni, che nel
complesso indirizzano verso una ‘coscienza sonora’ ulteriormente accresciuta dalla manipolazione del suono (editing), dalla caccia di suoni e
dagli ascolti guidati. la produzione di suoni partendo da suoni preregistrati è sfociata, attraverso la loro elaborazione (sound editing), in alcune soundscape composition, mentre la produzione di suoni concreti,
ovvero l’interazione diretta con il nostro Paesaggio sonoro, si è manifestata con la costruzione di una partitura grafica che è allo stesso tempo
del tipo found objects, poiché eseguita con oggetti reperiti in classe, e
per questo motivo anche site specific, perché specificamente legata al
sito di produzione.
nel complesso è possibile affermare che è stato raggiunto un buon
grado di successo in termini sia di conseguimento degli obiettivi proposti
che di soddisfazione delle aspettative degli studenti: gli allievi hanno
manifestato un costante interesse nei confronti degli argomenti proposti
ed un alto livello di gradimento nei confronti dell’approccio prettamente
laboratoriale delle lezioni. Quest’ultimo ha consentito lo sviluppo di una
didattica efficace e piacevole per i discenti, i quali hanno sperimentato
direttamente la ricerca e la risoluzione di problemi, sia individualmente
che in sottogruppi, sia con l’intera classe che con il docente.
l’utilizzo di varie forme di apprendimento e di molti strumenti diversi
ha inoltre notevolmente dinamizzato il processo di apprendimento,
mantenendo il livello di attenzione sempre alto durante le lezioni. strumenti come lavagna tradizionale, lavagna interattiva Multimediale,
computer e software specifici, filmati, ascolti guidati, passeggiate di
ascolto, rappresentazioni grafiche, esercizi con il corpo e con la voce
hanno consentito di elaborare un piano di lavoro incalzante, senza
tempi vuoti, che consentisse il mantenimento di un livello sempre alto
di concentrazione.
Un aspetto interessante dal punto di vista prettamente didattico è legato al raggiungimento di obiettivi aldilà di quelli prefissati ex ante e
che sono stati raggiunti da gruppi spontanei di allievi i quali, partendo
dagli stimoli e dalle competenze acquisite durante il corso, ma senza una
previa negoziazione con il docente, si sono attivati autonomamente
nello sviluppo di elaborati propri, manifestando così il massimo del recepimento dei concetti promossi durante le lezioni e l’utilizzo delle capacità sviluppate durante le attività pratiche.
È possibile concludere che il corso ha potuto certamente incrementare
il bagaglio culturale e di coscienza degli studenti, offrendo loro nuove
chiavi di lettura sul suono e sul Paesaggio sonoro, che potranno integrarsi in altre discipline, passioni ed interessi.
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quaderno di
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Reale Albergo dei Poveri
Corso Calatafimi 217. Palermo
Questo libro è stato curato e impaginato
presso i laboratori del CRiCD.
Disponibile on line all’indirizzo:
http://www.arcadeisuoni.org
Finito di stampare
nel mese di marzo 2015
da Arti grafiche Palermitane s.r.l.
Palermo
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