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Quaderno di Arca dei Suoni
3 quaderno di di REGIONE SICILIANA Assessorato dei beni culturali e dell’identità siciliana Dipartimento dei beni culturali e dell’identità siciliana Centro regionale per l’inventario, la catalogazione e la documentazione grafica, fotografica, aerofotografica, audiovisiva e filmoteca regionale siciliana Con l’uscita di questo terzo Quaderno, Arca dei Suoni completa il suo quinto anno di attività. Sono stati anni impegnativi e stimolanti, durante i quali l’archivio implementato dal CRICD della Regione Siciliana ha prodotto strumenti di lavoro di cui tutte le iniziative di valorizzazione promosse dal Dipartimento dei Beni culturali possono oggi giovarsi, nel corso della loro interazione con il mondo della scuola e dell’associazionismo culturale, in conformità con la vocazione di «modello di co-creazione culturale per la conservazione digitale della memoria comune» e «vero esempio di participatory museum» dell’Arca. I Quaderni, in questo contesto, hanno assunto un ruolo di orientamento per gli utenti riguardo alle funzioni istituzionali del Centro e ai contenuti delle sue teche, nonché di sintesi delle iniziative messe in atto dai membri della comunità costituitasi intorno al progetto. In questo volume lo spazio maggiore viene riservato ai partner: alle scuole e alle associazioni che, a vari livelli di coinvolgimento, hanno tratto vantaggio da Arca dei Suoni. http://www.cricd.it http://www.arcadeisuoni.org http://scuolamuseo.arcadeisuoni.org http://cricdlearn.arcadeisuoni.org ISBN 978-88-98398-06-5 Saggio gratuito fuori commercio ai sensi del D.P.R. 26 ottobre 1972, n. 633, art. 2 comma 3, lettera d Regione siCiliAnA Assessorato dei beni culturali e dell’identità siciliana Dipartimento dei beni culturali e dell’identità siciliana 3 quaderno di A cura di Masi Ribaudo Centro regionale per l’inventario, la catalogazione e la documentazione grafica, fotografica, aerofotografica, audiovisiva e filmoteca regionale siciliana Palermo 2015 Regione siciliana Assessorato dei beni culturali e dell’identità siciliana Dipartimento dei beni culturali e dell’identità siciliana servizio Valorizzazione - Dirigente: giulia Davì; Unita operativa 24 - Dirigente: Assunta lupo Centro regionale per l’inventario, la catalogazione e la documentazione grafica, fotografica, aerofotografica, audiovisiva e filmoteca regionale siciliana. Direttore: Marco salerno U.o. 4 Valorizzazione e musealizzazione dei fondi, archivi e teche - Dirigente: orietta sorgi Progetto e coordinamento esecutivo: Masi Ribaudo Gruppo di progetto di Arca dei Suoni: orietta sorgi, Masi Ribaudo, Carlo Columba, Fausto Andriolo, edoardo Augello, gabriella Caldarella, Maurizio De Francisci, Fabio Militello, salvo Plano, Maurizio Zerbo Istituti scolastici partner di Arca dei Suoni: • i.T.i.s. “Vittorio emanuele iii” - Palermo, istituto Capofila a.s. 2013/2014; Dirigente scolastico: Prof. giovanni Marchese. Referenti: Prof.ssa Antonella sannasardo, Prof. Franco Chiavetta • liceo Artistico “Catalano” - Palermo; D.s.: Prof. Maurizio Cusumano • i.T.i.s. “Da Vinci” e i.T.n. “Torre” - Trapani; D.s.: Prof. erasmo Miceli • liceo scientifico Cipolla - Castelvetrano (TP); D.s.: Prof.ssa Maria Rosa Ampolilla • liceo Cl. “Adria” e sc. “Ballatore” - Mazara del Vallo (TP); D.s.: Prof.ssa Vita Biondo • i.T.C.g. “Duca degli Abruzzi” - Palermo; D.s.: Prof. giuseppe li Vigni • i.i.s. “Manzoni” - Mistretta (Me); D.s.: Prof.ssa sauastita guta • i.s. “Majorana” - Palermo; D.s.: Prof.ssa Melchiorra greco • licei Centro educativo ignaziano - Palermo; D.s.: Prof.ssa elisabetta Brugè • i.P.s.i.A. “Ascione” - Palermo; D.s.: Prof.ssa Rosaria inguanta • istituto Magistrale “Regina Margherita” - Palermo; D.s.: Prof.ssa Pia Blandano • liceo Classico “giovanni XXiii” - Marsala (TP); D.s.: Prof. Mariano savalla • liceo scientifico “santi savarino” - Partinico (PA); D.s.: Prof.ssa Chiara gibilaro Testi: Alessandro Aiello, Vincenza Anselmo, elisa Bonacini, laura Bonura, Paola Campanella, giuseppe Castelli, Vera Catalanotto, Roberto Filloramo, Claudio gabriele, Marco gullo, noemi lo Presti, Assunta lupo, Maria Teresa Mascari, Maria Muratore, salvatore Palumbo, ida Pidone, giulio Pirrotta, Masi Ribaudo, Marco salerno, orietta sorgi, Maria Antonietta spadaro, Barbara Truden, Maria Rosa Turrisi, Marina Usala, Maurizio Zerbo Ideazione e realizzazione grafica: Fabio Militello Immagini: le foto e gli elaborati grafici contenuti nel volume sono stati realizzati o forniti dagli autori dei contributi e dai tecnici del CRiCD Selezione delle immagini: Fabio Militello, Masi Ribaudo Stampa: Arti grafiche Palermitane s.r.l. - Palermo Aggiornamento della piattaforma Arca dei Suoni: Agortech software Design s.r.l. - Palermo Per la preziosa collaborazione prestata durante le diverse fasi di realizzazione del progetto Arca dei suoni si ringraziano: salvo Cuccia, Pietro Duca, gaspare Pasciuta, Maurizio spadaro (riprese e montaggio video); Francesco Passante (foto); Donatella Metalli, sandra Proto (ricerche e contatti con le scuole); Antonina scancarello, Rosario scozzari, Paolo Tuzzolino, Antonino Vitale (assistenza informatica); giovanni Cirrincione, Clemente gambino, Pierantonio Passante, Filippo Picone, Antonino Quartana, silvana Quartana, Anna Uzzo, salvatore Zangara, (supporto logistico); Maria Concetta Curcurù, Paolo gambino, Angela genovese (assistenza amministrativa) Un particolare ringraziamento per i contributi offerti all’archivio viene rivolto agli studenti e ai docenti degli istituti scolastici e alle Associazioni Culturali partner di Arca dei suoni Quaderno di Arca dei suoni 3 / a cura di Masi Ribaudo. Palermo : CRiCD, 2015. isBn 978-88-98398-06-5 1. Beni culturali - sicilia – Conservazione [e] Valorizzazione. i. Ribaudo, Masi <1955->. 363.6909458 CDD-22 sBn Pal0277292 CiP - Biblioteca centrale della Regione siciliana “Alberto Bombace” saggio gratuito fuori commercio ai sensi del D.P.R. 26 ottobre 1972, n. 633, art. 2 comma 3, lettera d © 2015 Regione siciliana. Assessorato dei beni culturali e dell’identità siciliana Dipartimento dei beni culturali e dell’identità siciliana Centro regionale per l’inventario, la catalogazione e la documentazione dei beni culturali introduzione 6 8 Marco salerno Beni culturali, scuola e territorio. Dalla consapevolezza alla responsabilità Orietta Sorgi Noi e gli altri. I saperi condivisi 14 Masi Ribaudo Arca dei Suoni, dalla scuola al territorio 22 Assunta lupo Ieri, oggi e, possibilmente, domani 28 Maria Rosa Turrisi Valorizzazione dei beni culturali e competenze di cittadinanza: un percorso integrato di formazione 35 elisa Bonacini Il nuovo portale di Arca dei Suoni: nuove potenzialità di partecipazione e condivisione per l’utenza remota esperienze delle scuole 44 Marina Usala Il racconto autobiografico come strumento di co-costruzione della storia: un’esperienza scolastica con gli studenti del biennio della scuola superiore 52 laura Bonura La Sicilia tra lingua, storia e cultura. Proposte didattiche e iniziative 78 Paola Campanella La Vucciria tra vecchie e nuove identità: un’esperienza didattica 83 ida Pidone Memorie da condividere. Fatti, luoghi, testimonianze della Sicilia nella Storia d’Italia e d’Europa 90 Claudio gabriele, Maria Teresa Mascari, Maria Muratore A scuola di Catalogazione ovvero ‘Conoscere per amare’ 96 Vincenza Anselmo Il mare, fonte di vita e di lavoro esperienze delle associazioni 104 Roberto Filloramo, noemi lo Presti, salvatore Palumbo “Scavo archeologico” al Museo Salinas: Selinunte e le sue necropoli 110 Maria Antonietta spadaro, Barbara Truden, Mariella Riccobono I musei delle scuole: dal reperto alla catalogazione. Proposta di istituzione di un sistema museale in rete 118 giulio Pirrotta La “Rete Siciliana per il Paesaggio Sonoro” e le azioni per l’educazione al sonoro d’ambiente 121 125 Alessandro Aiello Rete Siciliana per il Paesaggio Sonoro “Punto.Linea.Silenzio.” Un progetto di ecologia ambientale e mentale, attraverso l’esperienza del suono giuseppe Castelli, giulio Pirrotta, Marco gullo, Vera Catalanotto Rete Siciliana per il Paesaggio Sonoro Paesaggio Sonoro, Corso PON 2014 l’icona e le porzioni di testo evidenziate in blu rinviano, nella versione digitale, ai contenuti esterni. introduzione indice Beni culturali, scuola e territorio. Dalla consapevolezza alla responsabilità Marco Salerno sulla strada già tracciata Arca dei suoni propone, con questo terzo volume, un più stretto dialogo con le scuole del nostro territorio. Dopo aver offerto, infatti, alla pubblica conoscenza e fruizione quei documenti e quelle testimonianze attentamente raccolte da questo Centro Regionale per l’inventariazione e la Catalogazione dei Beni Culturali, la parola passa agli istituti scolastici. si stabilisce un contatto ‘nuovo, rovesciato’: la parola ai fruitori, per condividere sensazioni ed esperienze, imparando metodi e sistemi formativi innovativi da condividere ed imitare. Al centro del tema i nostri beni culturali, le testimonianze delle diverse ‘civiltà siciliane’, contaminate dalle più diverse culture europee e mediterranee. ed è da queste riflessioni, da queste esperienze che il mondo scolastico ci offre, che si contribuisce a creare - soprattutto nelle più giovani generazioni - quella consapevolezza del patrimonio, del sapere e delle tradizioni dei nostri territori che formano il tessuto connettivo della nostra identità sociale e culturale. lingua, terra, tradizione e talenti si uniscono così fin dalle loro ‘provenienze originarie’ (storiche, geografiche, culturali) per ‘contaminarsi’ nei diversi angoli della nostra isola, lasciando a noi, oggi spettatori ancora fortunati, straordinarie testimonianze di civiltà: monumenti, chiese, palazzi, opere d’arte, riti, processioni, dialetti, cibi, espressioni, letterature, giochi dimostrano l’essenza, l’originalità dei luoghi, dei paesaggi, della cultura di un popolo. il loro studio, l’approfondimento della loro conoscenza rendono consapevoli i fortunati abitanti di quei luoghi. Da questa consapevolezza, resa possibile dall’opera degli insegnanti e 6 Beni culturali scuola e territorio. Dalla consapevolezza alla responsabilità indice dei formatori, attendiamo con fiducia una generazione più responsabile, conscia dello straordinario patrimonio posseduto che costituisce non soltanto memoria del lavoro delle generazioni precedenti, ma occasione di crescita e di sviluppo economico delle nostre comunità. la difficile congiuntura economica che attraversiamo pone un’ulteriore difficoltà in questo quadro complessivo. se infatti guardiamo con interesse alle opportunità che l’utilizzo responsabile delle nostre risorse culturali, delle nostre ‘differenze’ che rendono attraente il nostro territorio, possono generare, non possiamo certo disconoscere la sfiducia e l’assenza di motivazione di molti per le note difficoltà economiche in cui si dibatte il nostro Paese. sembra opportuno stimolare, quindi, la costruzione di ‘reti sul territorio’ che leghino le migliori risorse nelle diverse aree geografiche con la costruzione, innanzitutto, di reti tra le scuole, unite tra loro dall’adozione di un monumento o di un territorio, per la salvaguardia dello stesso e per la sua valorizzazione, immaginando itinerari fisici e culturali per lo sviluppo di quel dibattito tra generazioni diverse, tra docenti e discenti, che solo può innescare processi di crescita di una comunità1. All’Assessorato regionale dei beni culturali che da anni si è fatto portavoce e, per quanto di competenza, protagonista di questo processo di sviluppo culturale, riconosciamo il merito di aver presto compreso l’esigenza di un affiancamento alle istituzioni scolastiche sui nostri territori; agli insegnanti, ai formatori e a tutti gli operatori del mondo della scuola il ringraziamento per l’attenzione posta, nei diversi momenti della già difficile attività formativa, alla tutela e alla valorizzazione del nostro patrimonio culturale. Da parte dell’Arca dei suoni, il convinto e continuo lavoro di tutti suoi protagonisti - cui va il ringraziamento di questa direzione - per contribuire allo sviluppo dei processi di crescita della nostra Regione. Note 1 Per l’analisi della evoluzione della costruzione di reti sul territorio siciliano, si cfr. p.es. La Sicilia molteplice di ignazio Romeo e Marco salerno, Palermo, 2001; Il territorio come bene culturale, a cura di giuseppe giarrizzo ed enrico iachello. Palermo: l’epos, 2002; I distretti turistici: strumenti di sviluppo dei territori. L’esperienza nella Regione Sicilia. Milano: Franco Angeli, 2014. e-book 7 quaderno di indice Noi e gli altri. I saperi condivisi Orietta Sorgi in una recente raccolta di saggi, scritti in varie occasioni del suo insegnamento universitario, Pietro Clemente rivede con una nuova luce il rapporto degli antropologi con l’alterità culturale, oggetto privilegiato della disciplina. già il titolo stesso del volume, Le parole degli altri. Gli antropologi e le storie della vita, richiama la centralità della documentazione di esperienze vissute e raccontate, rivelando un diverso volto dell’informatore, non più e non solo come oggetto di conoscenza specialistica, ma produttore di senso esso stesso in un ruolo attivo e consapevole del farsi delle culture. non più ambito di studio quindi, da trascrivere e interpretare con quel distacco tipico di un’osservazione partecipante di malinowskiana memoria: ma occasione di incontro e di dialogo, di negoziazione di punti di vista diversi. in questo senso si conferma pienamente l’accezione di geertz e Marcus in una prospettiva post-moderna e decostruzionista delle scienze sociali in cui si tende a rivalutare la discorsività antropologica come “descrizione densa” di interpretazioni altrui, arte di traduzione di diversi punti di vista sul mondo. Tuttavia anche queste tendenze riflettono in fondo una sorta di vizio ideologico o peccato originale che ha condizionato fin dal suo nascere lo statuto della disciplina: considerare il dato etnografico, “l’altrove”, come materia grezza su cui lavorare successivamente una volta rientrati all’università, che rimane comunque il “qui” dello studioso, luogo privilegiato della professione. in effetti, se si guarda indietro nella storia degli studi, tutta la disciplina demoetnoantropologica è nata in occidente dentro le accademie, caratterizzandosi pur sempre come sapere specialistico e settoriale. Agli antropologi di fatto è affidato il compito di descrivere e analizzare le diversità: questo è successo in italia fin dall’ottocento con 8 Noi e gli altri. I saperi condivisi indice le prime trascrizioni di canti di Tommaseo e le stenografie di fiabe di Vidossi, fino alle grandi teorie del funzionalismo e dello strutturalismo che dall’europa e dall’America sarebbero più tardi penetrate nel nostro paese. Malgrado il riconoscimento dell’altro, sia interno alle società complesse e stratificate, sia in contesti lontani e ‘primitivi’, abbia conferito senso e dignità al diverso, allo scienziato è rimasto sempre affidato il potere della conoscenza, autore esclusivo di analisi e interpretazione, in grado di operare dal dato grezzo del documento registrato sul campo quel processo selettivo proprio della sua scrittura. Dalle fonti orali bisogna invece ripartire, spostando l’asse dell’interesse verso gli attori sociali, che diventano co-protagonisti del raccontare, autori essi stessi. ecco perché «le storie di vita offrono uno spettacolo meraviglioso che è quello di una cultura vista dall’interno da parte di chi l’ha vissuta e può raccontarla» (Clemente 2013: 213): ogni racconto individuale, orale o trascritto nell’autobiografia, diviene una risorsa conoscitiva enorme per l’antropologo, e non solo. Aggiunge qualcosa in più al dinamismo di una cultura, considerata non come totalità chiusa di significati, entità statica da analizzare, ma un corredo comune di storia e tradizioni, regole sociali, assorbite e trasmesse nel tempo, che ogni individuo attinge nel corso della sua esistenza, diversamente interpretandole nel proprio vissuto. in questo processo conoscitivo che viene fuori attraverso i racconti orali, i ricordi e le biografie della gente comune, l’antropologo deve necessariamente tenere conto del modo di esporre i fatti da parte di chi li ha vissuti, coglierne i legami con il contesto di riferimento e di questo con ambiti territoriali più vasti, ricucirne i rapporti con la grande storia, quella ufficiale delle categorie generali, delle guerre e delle paci, dello stato e della Chiesa, dei re, papi e imperatori, dei contadini e della borghesia. Ascoltando gli altri, si entra nelle vite degli altri; si immagina come questi abbiano esperito fenomeni anche lontani nello spazio e nel tempo, con cui ora è possibile relazionarsi nel presente. l’oralità si offre pertanto come corretto approccio e valore aggiunto sia all’analisi storiografica, affiancandosi ai documenti d’archivio su cui si è basata tradizionalmente l’attendibilità e la veridicità delle fonti, sia all’interpretazione antropologica in una nuova chiave dialogica, interrelazionale e condivisa, che solleva il ricercatore dal peso della responsabilità esclusiva della deduzione. Bisogna uscire dai circuiti accademici per fare appello a esperienze che partono dal basso, dal territorio, per confluire nell’associazionismo. già dal secondo dopoguerra e lungo gli anni settanta dello scorso secolo, si 9 quaderno di indice è avvertito il bisogno di rivalutare il folklore come cultura delle classi subalterne, visione del mondo e della vita, talvolta - con gramsci - in chiave oppositiva e come segno di riscatto dall’oppressione egemonica; altrove - con De Martino - come battuta d’arresto dello sviluppo storico delle società occidentali, segno di una crisi della presenza delle fasce più deboli e di una «destorificazione mitica del negativo» per la reintegrazione del loro esserci nel presente. Da queste esperienze ed anche, per fare qualche esempio, dal confine politico di Carlo levi, narrato nel Cristo si è fermato ad Eboli, o dalle storie di vita raccolte in Contadini del Sud di Rocco scotellaro, sono nate le grandi campagne di documentazione del folklore: quelle della Discoteca di stato o dell’istituto ernesto De Martino fondato da gianni Bosio, del Folkstudio in sicilia, del Museo internazionale delle Marionette, del Centro di studi Filologici e linguistici siciliani, delle registrazioni di Antonino Uccello conservate negli archivi dell’Accademia di santa Cecilia a Roma, che hanno dato voce ai dimenticati, col tentativo di farli entrare nella storia da protagonisti. non si è trattato solo di ricercare quei documenti canonici fissati dalla letteratura demologica, come i canti e le fiabe, ma anche quei generi non formalizzati: le autobiografie locali a racconto libero, raccolte - ad esempio - nell’Archivio Diaristico nazionale di Pieve santo stefano in provincia di Arezzo. storie della Toscana mezzadrile del dopoguerra o dei movimenti femminili, attraverso l’adesione di donne contadine al Partito Comunista e all’UDi; esempi di scritture non professionali, a metà fra documento e genere letterario, su cui è impossibile operare una netta demarcazione di confine. Ma il nostro pensiero ritorna - a questo proposito - alla drammatica esperienza di guerra riportata con uno spirito letterario fra parlato e scrittura da Vincenzo Rabito in Terra matta, o alla triste condizione di quell’umile contadino di Bolognetta, Tommaso Bordonaro, costretto ad emigrare negli stati Uniti, che ora egli racconta ne la Spartenza, rinnovando con quel termine il dolore della separazione. narrazioni autobiografiche vive e dirette che implicano un coinvolgimento emotivo sia da parte del locutore che di chi ascolta, illustrando condizioni di vita e contesti vissuti che rivelano gerarchie sociali e rapporti di produzione, relazioni parentali e di vicinato: diversi modi di intendere il senso dell’esserci nel mondo. Da oltre un ventennio, la nastroteca del Centro per l’inventario, la catalogazione e la documentazione, ora confluita nell’Unità operativa “Valorizzazione e musealizzazione dei fondi, archivi e teche” ha intrapreso il cammino della documentazione delle fonti orali considerate più deperibili: storie di ex minatori, contadini e pescatori che ricostruiscono nel 10 Noi e gli altri. I saperi condivisi indice racconto autobiografico la loro vicenda esistenziale fino al tramonto di un antico mestiere. Ma nell’archivio si trovano anche le voci dei protagonisti di quei grandi eventi consegnati alla storia del novecento: le lotte contadine per l’occupazione della terra e i conflitti con i proprietari agrari, i movimenti femminili nelle campagne delle Madonie e, ancora, la vicenda vissuta in prima persona dallo storico Francesco Renda (infra), recentemente scomparso, della strage di Portella delle ginestre, in quel 1o Maggio del 1947, Festa dei lavoratori. Dal 2009 Arca dei suoni è divenuto, grazie all’impegno e alla passione infaticabile del collega e amico Masi Ribaudo, uno strumento straordinario di restituzione sul web di questo ingente patrimonio culturale, che contribuisce a fare luce su una storia siciliana ancora per molti versi inedita. Ma c’è di più: condivisione, partecipazione e scambio sono infatti gli obiettivi principali del progetto, in linea con quelle considerazioni generali richiamate in questa introduzione. Proprio il dialogo costante che Arca dei suoni ha intrattenuto col territorio ha sensibilmente arricchito negli ultimi tempi l’archivio sonoro e audiovisivo del Centro con nuove testimonianze, tanto più importanti se si pensa che la maggior parte provengono dal mondo della scuola. in questo nuovo quaderno viene presentata l’attività svolta nello scorso anno con le scuole, in una diversa concezione della didattica e dell’educazione permanente. A differenza dei numeri precedenti che ponevano in maggior risalto i contributi istituzionali, qui sono proprio gli insegnanti a farsi portavoce di un nuovo modo di fare lezione, attraverso tante microstorie quotidiane della gente comune, che entrano nei programmi di insegnamento, incrociandosi con la grande storia ufficiale e aggiungendo quello che la fonte scritta d’archivio non potrà mai dare. Queste nuove sinergie fra gli istituti dell’Amministrazione regionale dei Beni Culturali e il mondo della scuola faranno crescere nei più giovani la consapevolezza dell’importanza delle proprie radici e del valore che assume l’ascoltare le esperienze degli altri, soprattutto dei più anziani. se è vero, come diceva Marx, che gli uomini fanno la storia e non sanno di farla, questa è un’ulteriore occasione per riflettere sulla necessità di documentare le vite degli altri, registrando in fretta tutto ciò che con l’oralità si va perdendo. 11 quaderno di indice Riferimenti bibliografici Bordonaro, Tommaso. 2013. La Spartenza, introduzione di goffredo Fofi. Palermo: navarra editore. Buttitta, ignazio emanuele. 2010 “le vite degli altri. la storia come racconto”, in Alessia lo Porto (a cura di), Millenovecento. Storie di siciliani. Palermo: edizioni di passaggio. Cirese, Alberto M. 1973. Cultura egemonica e culture subalterne. Palermo: Palumbo. Clemente, Pietro. 2013. “scrivere di sè tra dolore e pudore: storie di donne, di uomini, di generazioni” in Le parole degli altri. Gli antropologi e le storie della vita. Pisa: Pacini editore. 195-216. Clifford, James, e george e. Marcus. 1997. Scrivere le culture. Poetiche e politiche dell’etnografia. Roma: Meltemi. De Martino, ernesto. 1958. Morte e pianto rituale nel mondo antico. Torino: einaudi. De Martino, ernesto. 1961. La terra del rimorso. Milano: il saggiatore. De Martino, ernesto. 1962. “note lucane”, in Furore, simbolo, valore. Milano: il saggiatore. geertz, Clifford. 1987. Interpretazione di culture. Bologna: il Mulino. gramsci, Antonio. 1950. Letteratura e vita nazionale. Torino: einaudi. Havelock, eric A. 1971. Civiltà orale e civiltà della scrittura. Bari: laterza. lombardi satriani, luigi M. 1974. Antropologia culturale e analisi della cultura subalterna. Firenze: guaraldi. levi, Carlo. 1945. Cristo si è fermato ad Eboli. Torino: einaudi. Malinowski, Bronislaw. 2004. Gli Argonauti del pacifico occidentale. Riti magici e vita quotidiana nella società primitiva. Torino: Bollati Boringhieri. Rabito, Vincenzo. 2007. Terra matta. Torino: einaudi. scotellaro, Rocco. 1954. Contadini del Sud. Bari: laterza. 12 Noi e gli altri. I saperi condivisi indice Quando lo storico è la fonte orale: conversazioni con il prof. Francesco Renda grazie ad internet, oggi la tecnologia offre strumenti più agili per fissare le tracce del passato e comprendere l’identità di una cultura o società. Ai fini della costituzione di una memoria sociale condivisa, obiettivo precipuo di Arca dei suoni, le fonti sonore costituiscono un ulteriore importante tassello metodologico della “nuova storia”, al pari delle fonti scritte. Paradigmatico è in tal senso questo documento sonoro, dove la storiografia interagisce mirabilmente con la memoria individuale e collettiva. ne è protagonista il prof. Francesco Renda, qui impegnato a ripercorrere le vicende più significative della storia siciliana del novecento. Tra storia e politica si dipana un intreccio polisemico di percorsi, illuminati dai ricordi personali di prima mano dell’intervistato. le istanze della storia tradizionale scritta si fondono con quelle della memoria narrativa, attraverso uno stile colloquiale semplice, diretto ed efficace. in primo piano alcune vicende cruciali (il valore della Costituzione siciliana del 1812, i Fasci siciliani, l’occupazione delle terre, la mafia, l’autonomismo siciliano, Portella della ginestra, la questione meridionale) della storia siciliana ripercorse con il consueto disincanto critico da parte dell’intervistato, il quale non manca di confrontarsi con questioni ancora aperte e laceranti. Dall’alto della sua esperienza di storico, politico e docente il prof. Renda trasmette l’idea della storia come progresso, ricerca dell’uguaglianza e di bene sociale. ne discende un percorso narrativo rigoroso dal punto di vista scientifico ed emozionante sul piano della riflessione autobiografica, che ha la rara capacità di informare con sobrietà andando in fondo al cuore delle cose. in questi ottanta minuti di intervista prende corpo un affascinante mosaico, dove ogni tassello concorre a creare un esaustivo ritratto della sicilia e dei siciliani. È l’ultima testimonianza di uno dei più lucidi intellettuali siciliani del ‘900, per il quale l’opera storiografica e l’impegno civile formano un’endiadi inscindibile. È un documento che sembra trasporre sul piano storiografico un celebre paradigma letterario di edgar Allan Poe, secondo cui il valore di una poesia è dato dall’effetto emozionale che produce nel lettore. Un’intervista importantissima per comprendere i legami complessi che uniscono la ricerca storica, l’elaborazione della memoria ed il suo uso pubblico. Maurizio Zerbo Riferimenti bibliografici Per ulteriori approfondimenti, si rimanda ai seguenti libri del prof. Francesco Renda: I fasci siciliani (1892-1894). Torino: einaudi, 1974 Storia della mafia. Palermo: Vittorietti, 1998 Storia della Sicilia dal 1860 al 1970. Palermo: sellerio, 1999 Storia del primo maggio. Dalle origini ai giorni nostri. Roma: ediesse, 2009 indice Arca dei Suoni, dalla scuola al territorio* Masi Ribaudo1 Dalla scuola alla scuola Parecchi anni fa (più o meno a metà della mia trentennale esperienza di insegnante), nel corso di un processo di revisione dell’offerta formativa dell’istituto in cui prestavo servizio e nella mia veste di incaricato di una specifica “funzione obiettivo”, ebbi modo di presentare al Collegio dei docenti un progetto denominato “Creative Technology Thinking”. il progetto si rifaceva ad alcune linee guida per la progettazione didattica che - come coordinatore e editor del gruppo che lo aveva elaborato - avevo provato a sintetizzare in pochi, semplici slogan riportati nell’introduzione ad un volume dal titolo Strutture e servizi per la formazione culturale e professionale permanente (pubblicazione interna all’iTis “Vittorio emanuele iii”, pp. 1-7). Fra questi: - * Un pensiero grato a ignazio saeli, senza il cui prezioso apporto molte delle esperienze qui richiamate non sarebbero state possibili È opportuno... dare agli allievi consapevolezza delle ragioni per cui si propongono loro certe attività e motivarli, rendendone chiara la pertinenza e le finalità. occorre promuovere la cooperazione, in tutti gli ambiti, come la modalità di lavoro più produttiva. Bisogna attivare meccanismi di adeguamento dell’offerta formativa più agili e capaci di interagire rapidamente con la realtà. occorre incentivare il rapporto fra scuola e mondo produttivo, rendendo visibile il valore di risorsa e di argine all’esclusione che la scuola può e deve avere. l’obiettivo ultimo da porsi è che l’istituto diventi punto di riferimento costante nella vita dello studente, anche dopo il diploma. nel volume, veniva individuato come tema di fondo, il problema dell’organizzazione del lavoro didattico-educativo in termini di: a) riformulazione costante dell’offerta formativa, conseguente ad una continua e attenta analisi delle condizioni del mercato del lavoro i cui processi vengano resi leggibili agli studenti ed insieme a loro analizzati in contesti di elaborazione collettiva opportunamente predisposti. 14 Arca dei Suoni, dalla scuola al territorio indice b) riorganizzazione del lavoro, fondata su una prospettiva di rivalutazione dell’autonomia degli organi collegiali nelle procedure di programmazione e di gestione dell’azione didattico-educativa, nel tentativo di ridefinirne funzioni e ruoli. c) promozione di dinamiche d’interazione di gruppo di tipo cooperativo piuttosto che competitivo, ad ogni livello, nell’organizzazione e nella gestione del lavoro scolastico si rendeva necessario «[...] porre in risalto il valore delle competenze fornite da tutte le discipline curricolari, interagenti in contesti di ‘problemsolving’ guidato, capaci di rappresentare simulazioni di situazioni proprie delle professionalità a cui gli studenti dovranno essere preparati». “Creative Technology Thinking” si configurava allora soltanto come un’azione complementare al curricolo, ma gradualmente sarebbe stata interpretata come un’occasione di organizzazione curricolare ‘divergente’, conseguente all’analisi dei bisogni formativi degli allievi e fondata su un utilizzo dei tempi e delle risorse coerente con gli obiettivi e non dato a priori. in questa stagione del mio impegno professionale, un ruolo centrale assunsero le opportunità di interazione educativa a distanza offerte dalla rete e, in particolare, l’utilizzo - presto integrato nella mia prassi lavorativa e rivelatosi fondamentale anche durante il periodo della mia docenza presso l’Università di Palermo - di piattaforme didattiche, come elenet prima e Moodle subito dopo. sono convinto che la genesi di Arca dei suoni - il cui primo abbozzo risale al gennaio del 2008 - sia stata fortemente influenzata da questo background. Che si sia trattato del completamento naturale di un percorso mirato a rendere sempre più efficace la mia azione di insegnante e fruttuosi gli sforzi di apprendimento e di crescita culturale, umana e sociale dei miei allievi. nel 2003, insieme al collega e amico salvatore spitalieri - ingegnere e appassionato insegnante - ed a Ferdinando Riotta, ricercatore dell’iRRe sicilia nel periodo di direzione del compianto Poldo Ceraulo e di presidenza di giovanni saverio santangelo, fummo invitati a riferire del nostro progetto in un seminario di formazione organizzato dall’iRRe emilia Romagna e dall’iRRe Marche a Bellaria di Rimini, suscitando un certo interesse fra i colleghi e i ricercatori presenti, per la novità dell’approccio e per le prospettive che esso prefigurava. D’altro canto quel progetto, come le esperienze e i percorsi didattici attivabili nel quadro di Arca dei suoni - come ho avuto occasione di sottolineare in un recente intervento per la giornata nazionale del Curricolo promossa dal CiDi di Palermo - rispondeva già a molti dei “principi per un apprendimento significativo” che, in tempi più recenti, il pedagogista Fe- 15 quaderno di indice derico Batini, nel delineare quelli che definisce “percorsi didattici per competenze”2, nel quadro del Lifelong Lifewide Learning, sintetizza e descrive con accuratezza nei suoi numerosi lavori, liberamente accessibili sulla rete. Dell’accurato elenco prodotto dal prof. Batini, trovo particolarmente pertinenti e segnalo all’attenzione degli insegnanti e degli operatori culturali che vorranno leggere queste note, almeno le seguenti voci: • • • • • • • • • • • • • • divertimento valorizzazione dell’esperienza dei soggetti adesione protagonismo partecipazione attiva motivazione rilevanza soggettiva utilità dell’errore enfatizzazione del positivo valorizzazione delle conoscenze e competenze autonomia continuità competenza valore lo stesso studioso fornisce anche un accurato elenco di “Principi metodologici per il successo formativo“, fra cui mi pare si adattino al nostro caso almeno questi: • • • • • • 16 Uso flessibile degli spazi […] Utilizzare il più possibile gli spazi laboratoriali, tecnici, all’aria aperta, le aule informatiche, la biblioteca, eventuali spazi teatrali (o usarne altri come tali), aule musicali ecc. […] Valorizzare l’esperienza e le conoscenze degli alunni […] ciascun alunno rappresenta una risorsa. […] Attraverso le nuove tecnologie di informazione e comunicazione, gli alunni mettono in gioco sentimenti, emozioni, attese, informazioni, abilità, modalità di apprendimento di cui vanno favoriti l’espressione, l’esplorazione, la problematizzazione e il recupero valorizzante. Favorire l’esplorazione e la scoperta […] attraverso esperienze che consentano di sperimentare il gusto della ricerca, della scoperta, della problematizzazione. […] incoraggiare l’apprendimento collaborativo […] la costruzione di gruppi di lavoro […] che utilizzino anche le nuove tecnologie per costruire nuove conoscenze, per fare ricerca, per stabilire contatti e corrispondere con coetanei di differenti paesi, costituisce una vera e propria risorsa, oggi essenziale, all’apprendimento. Promuovere la consapevolezza del proprio modo di apprendere […] impegnare ogni allievo nella costruzione attiva del proprio sapere è precondizione dell’apprendimento significativo. Realizzare attività didattiche in forma di laboratorio Promuovere forme laboratoriali di didattica (interne ed esterne alla scuola) […] Arca dei Suoni, dalla scuola al territorio indice Queste premesse ricordano come il progetto Arca dei suoni, al di là della sua capacità di suscitare curiosità e interesse in una platea potenzialmente variegata e vasta, nasca con la prospettiva di stabilire un rapporto prioritario e privilegiato con il mondo della scuola e dell’istruzione, proponendosi - fra l’altro - quale spazio di confronto di esperienze didattiche incentrate sulla valorizzazione dei beni culturali; come, per vocazione e per caratteristiche tecniche, la piattaforma si offra come luogo di memoria collettiva e repertorio condiviso di opzioni pedagogiche e di storie di persone e di comunità impegnate nella promozione della crescita culturale e civile dei cittadini. Dalla scuola al territorio in coincidenza con l’uscita di questo terzo Quaderno, Arca dei suoni completa il suo quinto anno di attività. sono stati anni impegnativi e stimolanti, durante i quali i Direttori che si sono succeduti alla guida del CRiCD hanno ritenuto di sostenere il progetto, condividendone le finalità di valorizzazione dei beni culturali siciliani e delle teche che ne conservano la documentazione, nonché l’apertura al territorio, per un coinvolgimento diretto dei cittadini - attraverso le scuole e le associazioni culturali - nel rinforzo della missione istituzionale. nel tempo, Arca dei suoni ha beneficiato dell’apprezzamento degli Assessori cui è stata affidata la guida dell’Amministrazione regionale dei Beni Culturali, supportato dalle positive valutazioni dei loro staff tecnici. il servizio Valorizzazione, nei limiti delle disponibilità del capitolo di spesa dedicato alle iniziative di educazione permanente realizzate dagli istituti del Dipartimento, ha garantito negli anni il sostegno basilare, riconoscendo ad Arca dei suoni una funzione di supporto alla comunicazione con il territorio, funzionale a tutta l’Amministrazione dei Beni Culturali, al cui servizio il progetto, nelle sue diverse articolazioni, si pone. 17 quaderno di indice Quali siano tali articolazioni, sarà forse il caso si ricordarlo brevemente anche nel presente volume. il progetto Arca dei suoni dà luogo ad un ‘arcipelago’ costituito da tre siti. Quello che ospita l’archivio omonimo originario contenente circa 600 record audiovisivi di base, insieme a centinaia di file di corredo foto, presentazioni, dati di geolocalizzazione, articoli, link utili etc. - è stato raggiunto da quasi 2.000.000 di contatti negli ultimi quattro anni e continua a svolgere il suo ruolo di strumento di valorizzazione dei beni culturali della sicilia, aperto al contributo attivo delle istituzioni scolastiche e delle associazioni culturali, espressamente invitate a contribuire direttamente e senza mediazioni all’incremento del suo patrimonio documentale. nel repository di Arca dei suoni, il focus di ogni scheda è rappresentato dal singolo documento sonoro o audiovisivo: ogni scheda ha una sua autonomia e la fruizione del relativo file può essere conclusa in sé. A ciascuna scheda possono essere associati file aggiuntivi di diversa natura: altri file audiovisivi, testi, foto, disegni, presentazioni etc. inoltre, il luogo di origine dei contenuti della scheda principale può essere fissato su una mappa da cui è possibile attivare le registrazioni o, grazie alle funzioni di esplorazione offerte da google Maps, effettuare escursioni virtuali in situ. A questo sito originario si sono affiancati nuovi strumenti complementari per la valorizzazione e la didattica dei beni culturali e ambientali: • scuolamuseo ReDiBis – Archivio digitale multimediale delle esperienze didattiche strutturate, nel campo dei beni culturali; • Cricdlearn – Piattaforma per l’e-learning, a supporto della costruzione di esperienze di documentazione e di didattica dei beni culturali. scuolamuseo ReDiBis, ha come base il patrimonio documentale realizzato nei numerosi anni di attività del progetto scuola Museo, promosso dal Dipartimento per i Beni Culturali. in questo archivio, come accennato, ogni scheda rinvia ad un’esperienza didattica complessa, attestata da documenti di varia natura (testi, video, registrazioni audio, presentazioni etc.) interrelati - e talvolta realizzati in momenti diversi - che ne rappresentano il prodotto. l’acronimo che completa la denominazione del sito sta per Repertorio delle Esperienze Didattiche nel campo dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana e la funzione di salvataggio dall’oblio che esso suggerisce è offerta a tutte le scuole, le associazioni culturali e le istituzioni che sviluppino progetti educativi. 18 Arca dei Suoni, dalla scuola al territorio indice Cricdlearn fornisce supporto tecnico, attraverso la consulenza attiva degli esperti di ambito disciplinare o tecnico che si rendono disponibili - sia all’interno dell’amministrazione dei beni culturali che in accordo con questa - alle iniziative formative che, concorrendo alla costruzione di una cittadinanza attiva, stanno alla base della tutela e della salvaguardia del patrimonio culturale. Qui, grazie alla piattaforma per l’e-learning Moodle, i vari percorsi vengono liberamente strutturati dagli esperti, secondo le modalità a loro più congeniali. gli elaborati prodotti attraverso l’interazione proposta da Cricdlearn possono trovare spazio, a seconda della loro natura e del loro formato, sia nell’archivio di Arca dei suoni che nell’archivio scuolamuseo ReDiBis3. non è superfluo ribadire che tali strumenti di lavoro sono a disposizione di tutta l’Amministrazione regionale dei beni culturali. ogni museo o istituto può pubblicare autonomamente file e articoli sull’archivio principale, può proporre la pubblicazione dei prodotti delle proprie esperienze didattiche su scuolamuseo, può richiedere l’apertura di spazi didattici da autogestire, nella sua interazione con insegnanti o gruppi di utenti di vario genere (operatori culturali, guide turistiche etc.), in conformità con la vocazione di «modello di co-creazione culturale per la conservazione digitale della memoria comune» e «vero esempio di participatory museum» di Arca dei suoni4. in questo contesto, i Quaderni assumono un ruolo di orientamento per gli utenti, riguardo alle funzioni istituzionali del CRiCD e ai contenuti delle sue teche, e di sintesi delle iniziative di valorizzazione messe in atto da tutti i membri della comunità costituitasi intorno al progetto. 19 quaderno di indice se nei primi due volumi di quella che ormai può considerarsi una serie di pubblicazioni l’attenzione era centrata sulle finalità e sulle funzioni e le azioni di valorizzazione proposte dal CRiCD, in questo terzo volume lo spazio maggiore viene riservato ai partner: alle scuole e alle associazioni che, a vari livelli di coinvolgimento, hanno tratto vantaggio da Arca dei suoni. Alcuni di questi partner si sono serviti dei suoi strumenti, oltre che per condividere i loro documenti, per disseminare i prodotti delle loro iniziative e incrementare l’efficacia comunicativa delle loro proposte culturali; fra costoro, firmano il loro contributo a questo Quaderno le associazioni “Anfiarao”, “AnisA per l’Arte”, “Ars nova” e “canecapovolto”, così come gli istituti scolastici “Ferrara”, “Almeyda” e “Croce”. Altri hanno progettato e sviluppato iniziative educative basate sul coinvolgimento dei giovani in attività di documentazione espressamente finalizzate all’ostensione dei prodotti sulle piattaforme generate da Arca dei suoni, di cui hanno accolto la ratio, adattandola alle loro peculiarità e ai loro obiettivi. È questo il caso dei licei “Adria”, “Cannizzaro” e “savarino” al cui intervento in questo contesto, per il suo valore paradigmatico - in grado di rivelare gran parte delle potenzialità offerte dal ‘sistema’ - è dedicato il maggiore spazio. Altri infine, come nel caso dell’iTis “Vittorio emanuele iii” - capofila e partner della prima ora del nostro progetto - hanno, in questa occasione, riproposto esperienze didattiche svolte in un passato anche non recentissimo, dimostrando come la rete consenta un recupero di memoria e di identità in grado - sia per la qualità dei contenuti che dei metodi - di offrire validi spunti e risorse per lo sviluppo di nuove iniziative. nel nuovo Quaderno, le istituzioni citate - attraverso la voce di chi vi si è dedicato - raccontano dunque le loro esperienze, ne dispiegano le architetture, le finalità, il senso e dichiarano come e perché Arca dei suoni abbia aggiunto valore ai loro sforzi. Tali narrazioni vengono introdotte dalle considerazioni programmatiche e metodologiche degli specialisti delle istituzioni che supportano il progetto e ne promuovono la diffusione: oltre al CRiCD, attraverso la voce del suo massimo dirigente, Marco salerno, e di orietta sorgi, responsabile dell’U.o. 4 che ad esso afferisce, il Dipartimento dei Beni Culturali e dell’identità siciliana, tramite il contributo di Assunta lupo, storica anima della Valorizzazione operata in sinergia con le istituzioni educative del territorio. Chiudono la sezione introduttiva l’intervento di Maria Rosa Turrisi che, a nome dell’Ufficio scolastico Regionale per la sicilia, tali istituzioni educative sinteticamente rappresenta in questa occasione, 20 Arca dei Suoni, dalla scuola al territorio indice e il contributo dell'archeologa elisa Bonacini, esperta di comunicazione dei beni culturali via web, che analizza il nuovo portale di Arca dei suoni e le sue funzioni. ecco dunque un nuovo volume che si propone all’attenzione degli operatori della scuola, insegnanti e dirigenti scolastici, delle associazioni culturali, degli addetti dell’Amministrazione che con tali soggetti interagiscono per la progettazione e l’implementazione di buone pratiche nel campo della didattica e della valorizzazione del territorio, ma anche proprio per questo - degli amministratori locali e degli operatori economici attenti al potenziale di crescita e di sviluppo offerto dal patrimonio culturale. Note e riferimenti bibliografici 1 Etnolinguista presso il CRICD della Regione Siciliana dal 2008, già insegnante nei ruoli degli Istituti statali di istruzione secondaria di secondo grado e docente a contratto presso la Facoltà di Lettere dell’Università degli Studi di Palermo. 2 Federico Batini, Percorsi didattici per competenze, loescher editore. Collana interamente disponibile on line. http://competenze.loescher.it/i-percorsi-per-competenze.n2930 3 Per ulteriori dettagli, si veda il Quaderno di Arca dei suoni 2, pp. 48-57. 4 elisa Bonacini, Il museo partecipativo sul web: forme di partecipazione dell’utente alla produzione culturale e alla creazione di valore culturale in “il capitale culturale” n. 5, eUM - issn 2039-2362 (on line), 2012. http://riviste.unimc.it/index.php/cap-cult/article/view/201 21 quaderno di indice Ieri, oggi e, possibilmente, domani. Assunta Lupo Per la maggior parte degli italiani di oggi, il patrimonio artistico è come un’immensa biblioteca stampata in un alfabeto ormai sconosciuto [...] è indispensabile educare gli italiani al patrimonio. educare vuol dire, letteralmente, tirare fuori dalle persone ciò che in esse è già, almeno in potenza. e gli italiani hanno bisogno di ricominciare a parlare, fin da bambini, la lingua che hanno parlato meglio di tutti gli altri: la lingua delle immagini, delle forme, delle figure, dei colori. Così scrive lo storico dell’arte Tomaso Montanari in “istruzioni per l’uso del futuro – il patrimonio culturale e la democrazia che verrà” (Collana indi n. 32, Minimum fax, Roma 2014) aggiungendo che, «numeri alla mano, più della metà dei nostri ragazzi crescerà in un radicale analfabetismo artistico» e concludendo che «[...] Conoscere il patrimonio culturale vuol dire avere uno strumento per ribaltare il modo di vedere noi stessi e la società nel suo insieme. Uno strumento per innescare la rivoluzione democratica ed umanistica di cui il nostro tempo ha disperata necessità». Queste affermazioni, frutto di un’analisi personale e documentata e di uno sguardo criticamente attento sia alla situazione della scuola italiana, in cui le ore di insegnamento dedicate alla storia dell’arte sono state drasticamente tagliate, che alla prevalente concezione utilitaristica della gestione pubblica e privata del patrimonio culturale, si accostano a quelle pronunciate, nel 2014, da Papa Francesco nella sua omelia agli insegnanti cattolici di Buenos Aires: il giovane, il bambino, sanno apprezzare il patrimonio che hanno ricevuto? o i ragazzi sono troppo presi dalle circostanze immediate per sapere riconoscere in questo orizzonte ciò che hanno ricevuto e di conseguenza vivono come se non avessero ricevuto nulla? D’altra parte, ciò che hanno ricevuto non è da conservare chiuso in un cassetto, ma è qualcosa su cui lavorare ora! i ragazzi, i giovani, sanno lavorare oggi su ciò che hanno ricevuto? sanno prendersi la responsabilità di quel patrimonio? e noi insegniamo loro 22 Ieri, oggi e, possibilmente, domani. indice ad assumersi la responsabilità di quell’eredità? A proiettarla in avanti? Questi giovani hanno utopie? Hanno sogni? educare alla speranza significa tre cose: memoria del patrimonio ricevuto e assunto; lavoro su quel patrimonio affinché non sia il talento sepolto; proiezione, attraverso le utopie e i sogni, verso il futuro. non so se Montanari abbia letto lo scritto di Papa Francesco o viceversa. sicuramente le due asserzioni sono il segno di una inversione di tendenza sempre più manifesta avverso la concezione utilitaristica del patrimonio considerato solo come risorsa economica, alla quale attingere per fare sviluppo. Per me, che dopo tanti anni sto ancora a scrivere di “scuola Museo”, è di grande conforto sapere che è ampiamente condivisa l’idea che l’educazione ai beni culturali è indispensabile per migliorare la qualità della vita. Questo è il principio che sta alla base del progetto “scuola Museo”, descritto, nella sua articolazione, nel secondo Quaderno di Arca dei suoni, al quale si rimanda. il fatto che tale concetto, dato per scontato, torni ad essere messo in discussione significa che, malgrado l’impegno profuso e i risultati conseguiti, occorre proseguire e trovare formule nuove per proporre la conoscenza consapevole dei beni culturali. È infatti indubbio che nel corso degli ultimi venti anni l’attenzione nei confronti del patrimonio sia cresciuta sempre più, così come l’interesse verso i fatti e i fenomeni culturali in generale. Basta consultare la bibliografia del settore, restringendo il campo solo all’italia, per scorrere una lunga serie di titoli relativi sia alla teoria che alla prassi, cioè alle esperienze portate avanti dalle singole strutture, musei, gallerie, parchi, sia pubblici che privati. le nuove tecnologie, poi, sono uno strumento formidabile e rapido di informazione, permettono tantissime occasioni di aggiornamento e di confronto. scegliendo la voce “scuola e museo” o “educazione ai beni culturali” su google Alert siamo informati giornalmente delle attività in corso da parte di tante realtà sconosciute, eppure interessanti. sempre google ci offre l’opportunità di straordinari viaggi virtuali fra le opere d’arte. Con Facebook, Twitter ed instagram possiamo condividere le nostre foto, le nostre sensazioni, le nostre invasioni digitali nei luoghi del patrimonio; si moltiplicano le piattaforme per i Musei virtuali interattivi e le app per scaricare sugli smartphone i contenuti utili ad una visita guidata dei musei. Tutta questa abbondanza di informazioni è certamente utile a produrre conoscenza e a fornire stimoli per approfondimenti e per riflessioni, e lo è ancora di più se porta ad un processo educativo finalizzato all’acquisizione dei saperi e delle competenze. 23 quaderno di indice l’utilizzazione dei media, infatti, come ciascuno di noi sperimenta quotidianamente, deve essere condotta con intelligenza, sapendo scegliere le notizie necessarie e provenienti da fonti affidabili. Corriamo sicuramente il rischio di essere analfabeti del web, oltre che dell’arte, se non siamo in grado di gestire criticamente le nostre dipendenze dalla rete. Analfabeti di ritorno, anche se adulti con un titolo di studio, sospettosi davanti ad uno strumento, un pc, un tablet o un telefonino che manipola la nostra esistenza. Di conseguenza è indispensabile, per chi a vario titolo si occupa di beni culturali, coniugare l’uso dei media con la tutela, conservazione, valorizzazione e fruizione dei beni e con i processi educativi ad essi collegati. Come sostiene infatti Paolo galluzzi, direttore del Museo galileo di Firenze, «[…] le nuove architetture digitali della conoscenza non tolgono affatto senso né limitano il valore delle attività svolte dalle istituzioni museali tradizionali. i musei che sono stati ereditati dal passato sopravvivranno e seguiteranno a garantire l’essenziale funzione di conservazione delle memorie e di stimolazione del pensiero, della creatività e delle emozioni. i musei virtuali presuppongono il patrimonio immateriale e possono offrire, se ben impiegati, un contributo enorme alla sua valorizzazione e al rilancio in grande stile di quelle funzioni educative che i musei tradizionali hanno in larga misura smarrito.» (http://www.treccani.it/enciclopedia/museo-virtuale_%28XXi_secolo%29/) Riflettendo sugli esiti dell’ultima giornata della didattica del 20 aprile 2012: “l’educazione ai beni culturali al tempo del web 2.0”, tenendo conto dell’evoluzione del mondo della scuola e dei cambiamenti intervenuti nell’Amministrazione e confrontandoci con gli operatori del settore, è maturata l’idea di un rapporto con l’Ufficio scolastico Regionale finalizzato all’individuazione di nuovi strumenti di formazione dei docenti, collegati alla fruizione del patrimonio documentario regionale. in conseguenza del fisiologico ricambio generazionale, infatti, la maggior parte degli insegnanti che parteciparono fin dalla seconda metà degli anni ‘90 ai corsi di aggiornamento “scuola Museo” è andata in pensione. il cospicuo bagaglio di esperienze, purtroppo, non è stato trasmesso, nella maggior parte dei casi, ai colleghi subentrati e le pubblicazioni realizzate, e a suo tempo consegnate alle scuole, sono andate esaurite. nello stesso tempo, però, i cambiamenti interni all’Amministrazione dei Beni culturali, con l’immissione in ruolo di personale qualificato proveniente dal mondo della scuola, hanno dato nuova vitalità al progetto e ne hanno consentito la prosecuzione a livello territorialmente più ampio e con modalità più aderenti ai singoli contesti. A seguito di un proficuo confronto e scambio di opinioni sulla materia, in data 8 luglio 2014 è stato firmato il protocollo d’intesa fra l’Ufficio 24 Ieri, oggi e, possibilmente, domani. indice scolastico Regionale e il Dipartimento Beni Culturali, con validità triennale, nel quale si conviene di sviluppare attività congiunte dirette a: 1. attivare percorsi formativi disciplinari e tecnici nel campo della didattica e valorizzazione dei beni culturali su tutto il territorio regionale rivolti ai docenti delle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado; 2. formare i partecipanti ai progetti sulla valorizzazione dei beni culturali e sulla didattica museale all’uso degli strumenti di interazione didattica a distanza e di piattaforme dedicate; 3. programmare modalità di fruizione agevolata delle teche della Regione siciliana da parte degli istituti scolastici; 4. promuovere i contenuti dei progetti attraverso i mezzi di comunicazione istituzionale. Per la realizzazione delle iniziative di formazione è in corso di costituzione un gruppo tecnico di progettazione e ricerca composto da soggetti provenienti da entrambe le amministrazioni, con esperienze professionali nel settore. Per lo svolgimento degli incontri di formazione si opererà in collaborazione con università, associazioni, enti di ricerca, enti locali, esperti ed operatori esterni alle due amministrazioni. 25 quaderno di indice l’accordo completa il protocollo d’intesa firmato il 28 maggio 2014 fra il Ministero dei Beni e le Attività Culturali e del Turismo e il Ministero dell’istruzione, dell’Università e della Ricerca, che nasce con l’obiettivo di «creare occasioni di accesso al sapere attraverso la messa a sistema di istruzione e cultura, al fine di sviluppare una società della conoscenza». nello stesso tempo ne integra gli aspetti mancanti e rileva la necessità di un’informazione necessaria sull’ordinamento del patrimonio in sicilia, utile a chiarire al mondo della scuola i rapporti fra stato e Regione in materia. l’intesa statale, infatti, pur estremamente puntuale e analitica, demanda, riguardo al MiUR, agli Uffici scolastici Regionali e ai rispettivi ambiti territoriali le azioni di formazione ed aggiornamento, mentre impegna il MiBAC al coordinamento delle azioni per l’attuazione di progetti didattico-educativi, annuali o pluriennali, utilizzando anche lo strumento della convenzione. in conseguenza dei due protocolli, che si completano a vicenda e confermano l’identità di vedute sulla materia, sarà necessario sviluppare, in sinergia con il MiBAC, le molteplici azioni previste, fornendo in particolare contributi ed esperienze ai progetti nazionali. in tale contesto, è chiaro che Arca dei suoni diventa uno dei mezzi più importanti, forse il migliore, per lo sviluppo degli accordi, grazie alla enorme banca dati e alla piattaforma Cricdlearn. la sezione scuolamuseo ReDiBis si arricchisce ogni giorno di nuovi prodotti sia degli istituti dei Beni culturali che delle scuole, alle quali è stato di recente richiesto uno sforzo notevole: quello di raccontare la propria storia e di salvaguardare la propria identità e quella del territorio sul quale insistono. infatti, nella considerazione che gli istituti scolastici hanno realizzato o hanno in corso la produzione di materiale multimediale sulle tematiche riguardanti i beni culturali, gli stessi sono stati invitati a trasmettere entro il 10 gennaio 2015 al Dipartimento Beni Culturali e identità siciliana, servizio Valorizzazione, U.o. 24, quanto prodotto nel corso del tempo: VHs, CD, DVD, con particolare riferimento agli ultimi quindici anni, con una scheda descrittiva contenente il nome dell’istituto, l’anno di realizzazione del lavoro e il nome della scuola a tale data; l’argomento e la motivazione del lavoro, i docenti e le classi coinvolte, il finanziamento di riferimento. Per quanto riguarda le pubblicazioni a stampa, si è chiesto di inviare le stesse in file pdf. 26 Ieri, oggi e, possibilmente, domani. indice Detto materiale verrà selezionato e caricato sulla banca dati scuolamuseo ReDiBis che, in tal modo, verrà significativamente incrementata e sarà, oltre che una fonte importante per le ricerche sul patrimonio, anche il nucleo fondante per un possibile museo virtuale, sia della storia della scuola siciliana che del modo di intendere la comunicazione didattica dei beni culturali, anche per la progettazione dei percorsi formativi e tecnici da concordare ai sensi del già citato protocollo d’intesa. C’è da sperare che le scuole, con i tanti insegnanti che hanno a cuore il patrimonio, rispondano con generosità all’invito. Avranno così contribuito alla costruzione di nuovi percorsi di conoscenza, a una nuova proposta di alfabetizzazione nei riguardi del patrimonio, da articolare in vari livelli di approfondimento, con l’utilizzazione di più linguaggi e con una costante interazione e un continuo coinvolgimento emotivo ed intellettivo. in tale contesto il museo virtuale da realizzare assume particolare rilevanza in quanto, citando ancora galluzzi, è un [...] oggetto ad assetto continuamente variabile, grazie anche all’arricchimento continuo della sua intelligenza collettiva, prodotto dagli utenti. Una dimensione che consente di sperimentare sul complesso del patrimonio modalità di esperienze culturali e di interazione sociale impossibili nelle istituzioni del mondo reale. non è sicuramente poco in un momento di crisi come quello presente: una possibile, valida risposta al disagio espresso da Tomaso Montanari. 27 quaderno di indice Valorizzazione dei beni culturali e competenze di cittadinanza: un percorso integrato di formazione Maria Rosa Turrisi Introduzione la scuola dell’autonomia ha rischiato, in questi ultimi vent’anni, di diventare sempre più una “scuola dei progetti” in cui le attività extracurriculari appaiono sganciate dalla quotidiana didattica curricolare. le scelte di aderire a progetti anche stimolanti e innovativi, sia sul versante dei contenuti che delle metodologie, è stata spesso dettata da “passioni” culturali dei singoli insegnanti che non da scelte strategiche, fondate sia sul versante pedagogico che organizzativo, capaci di produrre nel sistema scuola, innovazione e miglioramento. Fare diventare sistema pratiche didattiche capaci di sconfiggere forme di analfabetismo di ritorno e di produrre negli alunni competenze valide per la vita è la scommessa della scuola italiana del terzo millennio. inoltre, in un contesto generale in cui, anche per effetto della crisi, è diminuito in italia il consumo culturale1, è necessario un forte impegno da parte della scuola che deve operare in sinergia con altri soggetti istituzionali del territorio, nell’ottica dell’apprendimento per tutto l’arco della vita. il questo articolo, proviamo a rileggere la proposta del Progetto Arca dei suoni e le attività didattiche orientate alla valorizzazione dei beni culturali nell’ottica della costruzione delle “competenze di cittadinanza” che costituiscono lo scenario di riferimento per l’istruzione e la formazione del primo e del secondo ciclo del sistema scolastico del nostro Paese. Competenza/ competenze scegliamo di adottare, come è ormai ampiamente consolidato fra chi si occupa di istruzione e di sistemi scolastici, la definizione di Competenza indicata dal Consiglio d’europa come «la comprovata capacità di usare conoscenze, abilità e capacità personali, sociali e/o metodologiche, in situazioni di lavoro o di studio e nello sviluppo professionale e/o personale; 28 Valorizzazione dei beni culturali e competenze di cittadinanza indice le competenze sono descritte in termini di responsabilità e autonomia».2 Una definizione così pregnante e sintetica rimanda ad una riflessione pedagogica e didattica molto articolata ed ad un ampio dibattito fra gli addetti ai lavori che non riportiamo, ma di cui assumiamo alcune coordinate fondamentali. Per costruire alunni “competenti” e, quindi, “cittadini competenti”, è necessario adottare in classe, e nella scuola, modelli organizzativi e didattici che orientino a: • assumersi la responsabilità del processo di apprendimento • governare processi di apprendimento coerenti dal punto di vista dell’insegnante e dal punto di vista dell’alunno • imparare “facendo” secondo un approccio laboratoriale • lavorare insieme per uno scopo • sviluppare una capacità di “stare al mondo” oltre che di interpretare il mondo • riconoscere la complessità della conoscenza Tutto ciò rimanda a quanto è ormai generalmente condiviso, anche se spesso poco praticato, che l’insegnamento non deve essere un’azione per «riempire un vaso ma per accendere un fuoco»3. oltre alla definizione pedagogico-didattica della “Competenza”, ciò che più esplicitamente rimanda alle competenze di cittadinanza è la definizione ufficiale delle otto competenze-chiave per l’apprendimento permanente definite dal Parlamento europeo e dal Consiglio dell’Unione europea che vengono così descritte:4 La comunicazione nella madrelingua è la capacità di esprimere e interpretare concetti, pensieri, sentimenti, fatti e opinioni in forma sia orale sia scritta (comprensione orale, espressione orale, comprensione scritta ed espressione scritta) e di interagire adeguatamente e in modo creativo sul piano linguistico in un’intera gamma di contesti culturali e sociali, quali istruzione e formazione, lavoro, vita domestica e tempo libero. La comunicazione nelle lingue straniere condivide essenzialmente le principali abilità richieste per la comunicazione nella madrelingua. la comunicazione nelle lingue straniere richiede anche abilità quali la mediazione e la comprensione interculturale. il livello di padronanza di un individuo varia inevitabilmente tra le quattro dimensioni (comprensione orale, espressione orale, comprensione scritta ed espressione scritta) e tra le diverse lingue e a seconda del suo retroterra sociale e culturale, del suo ambiente e delle sue esigenze ed interessi. La competenza matematica è l’abilità di sviluppare e applicare il pensiero matematico per risolvere una serie di problemi in situazioni quotidiane. Partendo da una solida padronanza delle competenze aritmetico-matematiche, l’accento è posto sugli aspetti del processo e dell’attività oltre che su quelli della conoscenza. la competenza matematica comporta, in misura variabile, la capacità e la disponibilità a usare modelli matematici di pensiero (pensiero logico e spaziale) e di presentazione (formule, modelli, schemi, grafici, rappresentazioni). 29 quaderno di indice La competenza in campo scientifico si riferisce alla capacità e alla disponibilità a usare l’insieme delle conoscenze e delle metodologie possedute per spiegare il mondo che ci circonda sapendo identificare le problematiche e traendo le conclusioni che siano basate su fatti comprovati. La competenza in campo tecnologico è considerata l’applicazione di tale conoscenza e metodologia per dare risposta ai desideri o bisogni avvertiti dagli esseri umani. la competenza in campo scientifico e tecnologico comporta la comprensione dei cambiamenti determinati dall’attività umana e la consapevolezza della responsabilità di ciascun cittadino. La competenza digitale consiste nel saper utilizzare con dimestichezza e spirito critico le tecnologie della società dell’informazione per il lavoro, il tempo libero e la comunicazione. essa implica abilità di base nelle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TiC): l’uso del computer per reperire, valutare, conservare, produrre, presentare e scambiare informazioni nonché per comunicare e partecipare a reti collaborative tramite internet. Imparare a imparare è l’abilità di perseverare nell’apprendimento, di organizzare il proprio apprendimento anche mediante una gestione efficace del tempo e delle informazioni, sia a livello individuale che in gruppo. Questa competenza comprende la consapevolezza del proprio processo di apprendimento e dei propri bisogni, l’identificazione delle opportunità disponibili e la capacità di sormontare gli ostacoli per apprendere in modo efficace. Questa competenza comporta l’acquisizione, l’elaborazione e l’assimilazione di nuove conoscenze e abilità come anche la ricerca e l’uso delle opportunità di orientamento. il fatto di imparare a imparare fa sì che i discenti prendano le mosse da quanto hanno appreso in precedenza e dalle loro esperienze di vita per usare e applicare conoscenze e abilità in tutta una serie di contesti: a casa, sul lavoro, nell’istruzione e nella formazione. la motivazione e la fiducia sono elementi essenziali perché una persona possa acquisire tale competenza. Le competenze sociali e civiche includono competenze personali, interpersonali e interculturali e riguardano tutte le forme di comportamento che consentono alle persone di partecipare in modo efficace e costruttivo alla vita sociale e lavorativa, in particolare alla vita in società sempre più diversificate, come anche a risolvere i conflitti ove ciò sia necessario. la competenza civica dota le persone degli strumenti per partecipare appieno alla vita civile grazie alla conoscenza dei concetti e delle strutture sociopolitici e all’impegno a una partecipazione attiva e democratica. Il senso di iniziativa e l’imprenditorialità concernono la capacità di una persona di tradurre le idee in azione. in ciò rientrano la creatività, l’innovazione e l’assunzione di rischi, come anche la capacità di pianificare e di gestire progetti per raggiungere obiettivi. È una competenza che aiuta gli individui, non solo nella loro vita quotidiana, nella sfera domestica e nella società, ma anche nel posto di lavoro, ad avere consapevolezza del contesto in cui operano e a poter cogliere le opportunità che si offrono ed è un punto di partenza per le abilità e le conoscenze più specifiche di cui hanno bisogno coloro che avviano o contribuiscono ad un’attività sociale o commerciale. essa dovrebbe includere la consapevolezza dei valori etici e promuovere il buon governo. Consapevolezza ed espressione culturale riguarda l’importanza dell’espressione creativa di idee, esperienze ed emozioni in un’ampia varietà di mezzi di comunicazione, compresi la musica, le arti dello spettacolo, la letteratura e le arti visive. Da un’attenta lettura di quanto indicato come competenze per la vita del cittadino europeo, ma è meglio dire ancora del cittadino “globale”, 30 Valorizzazione dei beni culturali e competenze di cittadinanza indice appare evidente che la scuola ha oggi un compito fondamentale e che la loro costruzione deve avvenire attraverso la valorizzazione di tutte le esperienze di conoscenza del mondo, vicino e lontano, che oggi, anche attraverso i sistemi di comunicazione e la tecnologia, sono possibili. le competenze non sono “educazioni” ma si acquisiscono attraverso le discipline così come declinate, in termini di contenuti fondanti e di traguardi di apprendimento, nelle indicazioni nazionali del primo e del secondo ciclo. Va da sé che assumere come obiettivo del processo di insegnamento-apprendimento lo sviluppo delle competenze, comporta un cambiamento di prospettiva che obbliga da un lato a ripensare i nuclei fondanti delle discipline e le loro interdipendenze e, dall’altro, a ridefinire le situazioni di apprendimento. in questa direzione va quindi anche la possibilità di apprendere in contesti diversi dall’aula scolastica, in situazioni di ricerca e di studio su aspetti specifici e concreti della realtà e dell’ambiente. Valorizzazione dei beni culturali e sviluppo di competenze di cittadinanza la formazione alla cittadinanza è stata presente nei programmi della scuola da molto tempo, soprattutto come insieme di conoscenze relative ad aspetti dell’assetto istituzionale dello stato e di elementi di base delle scienze sociali. Ma è con il Regolamento recante norme in materia di adempimento dell’obbligo di istruzione (DM n.139 del 22 agosto 2007) che si sposta l’attenzione sulla dimensione della competenza come agire consapevole e si definiscono le sue coordinate, così declinate: • • • • • • • • imparare a imparare progettare comunicare collaborare e partecipare agire in modo autonomo e responsabile risolvere problemi individuare collegamenti e relazioni acquisire e interpretare informazioni la costruzione della competenza di cittadinanza passa pertanto attraverso la costruzione del curricolo e l’integrazione fra “contenuti di cittadinanza”, competenze-chiave e contenuti delle diverse discipline. Dal momento che l’acquisizione di competenze, e quindi anche della competenza di cittadinanza, passa attraverso le discipline, appare interessante, anche se di non facile applicazione né adeguatamente suffragata dal punto di vista normativo, la tesi secondo la quale le competenze di cittadinanza possono diventare il criterio di organizzazione delle attività 31 quaderno di indice di apprendimento. Resta, tuttavia, evidente lo stretto intreccio fra competenze di cittadinanza e competenze-chiave. in questa direzione le competenze-chiave sono state ricondotte agli “assi culturali” (asse dei linguaggi, asse matematico, asse scientifico-tecnologico, asse storico sociale) così come descritti nel documento tecnico succitato che ha costituito il riferimento per il “Certificato delle competenze di base acquisite nell’assolvimento dell’obbligo d’istruzione” (DM n.9 del 27 gennaio 2010). Un passo avanti si può considerare, invece, quanto previsto nelle Indicazioni Nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo 2012 5 nel paragrafo titolato Per una nuova cittadinanza in cui si definisce lo sfondo rispetto al quale l’azione della scuola deve essere quella di fornire allo studente «un’educazione che lo spinga a fare scelte autonome e feconde, quale risultato di un confronto continuo della sua progettualità con i valori che orientano la società in cui vive». l’educazione alla cittadinanza si configura come un’azione complessa che concorre alla costruzione di cittadini responsabili in grado di partecipare consapevolmente allo sviluppo di collettività ampie e composite, caratterizzate anche dalla pluralità di identità e di radici culturali diverse. in maniera più esplicita, poi, nel documento si fa riferimento al ruolo che un’educazione alla valorizzazione dei beni culturali può avere laddove si dice che: Per educare a questa cittadinanza unitaria e plurale a un tempo, una via privilegiata è proprio la conoscenza e la trasmissione delle nostre tradizioni e memorie nazionali: non si possono realizzare appieno le possibilità del presente senza una profonda memoria e condivisione delle radici storiche. A tal fine sarà indispensabile una piena valorizzazione dei beni culturali presenti sul territorio nazionale, proprio per arricchire l’esperienza quotidiana dello studente con culture materiali, espressioni artistiche, idee, valori che sono il lascito vitale di altri tempi e di altri luoghi. A un tale sfondo di riferimento si accompagna, poi, la declinazione per specifiche discipline, in particolare la storia e la geografia, di aree di contenuto, metodologie, traguardi e obiettivi che, maggiormente, fanno riferimento alla valorizzazione dei beni culturali. nella definizione degli ambiti di insegnamento della storia viene individuato un campo specifico relativamente a “educazione al patrimonio culturale e alla cittadinanza attiva” così declinato: l’insegnamento e l’apprendimento della storia contribuiscono all’educazione al patrimonio culturale e alla cittadinanza attiva. i docenti si impegnano a far scoprire agli alunni il nesso tra le tracce e le conoscenze del passato, a far usare con metodo le fonti archeologiche, museali, iconiche, archivistiche, a far apprezzare il loro valore di beni culturali [...] 32 Valorizzazione dei beni culturali e competenze di cittadinanza indice in particolare, inoltre, viene individuato, fra i “Traguardi per lo sviluppo della competenze” al termine della scuola secondaria di primo grado, uno specifico «conosce aspetti del patrimonio culturale, italiano e dell’umanità e li sa mettere in relazione con i fenomeni storici studiati». Allo stesso modo per quanto riguarda la geografia si dice che «la conoscenza e la valorizzazione del patrimonio culturale ereditato dal passato, con i suoi “segni” leggibili sul territorio, si affianca allo studio del paesaggio, contenitore di tutte le memorie materiali e immateriali, anche nella loro proiezione futura» e fra gli “obiettivi di apprendimento” al termine della classe terza della scuola secondaria di primo grado, si fa riferimento alla conoscenza del paesaggio come “patrimonio culturale” e alla sua valorizzazione. Quanto declinato nel documento di riferimento della scuola del primo ciclo d’istruzione va preso in considerazione proprio come riferimento normativo fondante e nella pratica didattica deve essere sostenuto da precise scelte da parte delle scuole e degli insegnanti, sia rispetto ai contenuti che alle metodologie. la sfida è rappresentata proprio dal costruire situazioni di apprendimento che siano capaci di produrre apprendimenti stabili e di mobilitare lo sviluppo delle competenze in questo ambito. Benché il richiamo alle competenze di cittadinanza appaia per la prima volta in un documento normativo per la scuola del secondo ciclo, una ricerca analoga negli altri documenti di riferimento per la scuola secondaria di secondo grado (linee guida per il licei, per gli istituti tecnici e per gli istituti professionali6) approda a risultati meno omogenei e non sempre è esplicito il riferimento alle discipline, declinate più in termini di conoscenze e di saperi, soprattutto per quanto riguarda i licei. Tuttavia, nelle linee guida degli istituti Tecnici e Professionali, viene dato ampio spazio agli aspetti metodologici e progettuali per lo sviluppo delle competenze e, quindi, anche per le competenze di cittadinanza, con riferimento a: • • • • • integrazione dei saperi e degli apprendimenti formali e non formali approccio laboratoriale alle discipline sviluppo di situazioni di apprendimento orientate a compiti di realtà utilizzazione del metodo della ricerca e dell’operare “per problemi” trasversalità dello sviluppo del metodo di studio e di lavoro, della responsabilità e della cultura del lavoro • interdipendenza delle discipline, in particolare di quelle storico-geografiche. 33 quaderno di indice in questa direzione, il progetto Arca dei suoni offre un’occasione per lo sviluppo di competenze integrate che, più complessivamente, possono contribuire allo sviluppo di competenze di cittadinanza. esso infatti consente: • il riconoscimento della pluralità e varietà dei beni culturali, materiali e immateriali • la valorizzazione come fruizione consapevole • l’acquisizione del metodo della ricerca, anche attraverso l’uso delle nuove tecnologie • l’integrazione di situazioni formative, orientate a compiti di realtà e all’acquisizione di un metodo di studio e di lavoro • il confronto con professionalità diverse e con differenti approcci alla conoscenza • la tutela del bene culturale come conoscenza e, per converso, la conoscenza come condizione per la tutela. inoltre, la possibilità di sviluppare attività di ricerca mirata, rispondente sia alle esigenze specifiche di ciascuna istituzione scolastica che alla vocazione del territorio di riferimento, favorisce una vera e propria attività di promozione culturale; la scuola diventa luogo di produzione culturale in quanto individua, riconosce e valorizza i prodotti materiali e immateriali della cultura del territorio anche attraverso l’uso delle nuove tecnologie. l’esperienza sviluppata in questi anni dovrebbe a poco a poco essere “messa a sistema” attraverso un’integrazione fra attività curricolare per lo sviluppo di saperi e competenze, ricerca sul campo e documentazione. Note bibliografiche 1 il iX Rapporto Annuale di Federculture Una strategia per la Cultura. Una strategia per il Paese, presentato nel gennaio 2014, registra un calo della spesa per cultura e ricreazione delle famiglie italiane di un un -4,4%. Mentre le visite a musei e mostre scende di -5,7% e, in generale, diminuisce dell’11,8% la partecipazione culturale dei cittadini italiani. 2 Raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio del 5 settembre 2006 sulla costituzione del Quadro europeo delle Qualifiche e dei Titoli per l’apprendimento permanente (European Framework of Key Competences e The European Qualification Framework for lifelong learning) 3 Valerio Magrelli, Appassionare ai classici, in Micromega 6/2014 4 Raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio del 18 dicembre 2006 (2006/962/Ce) 5 MiUR, Indicazioni Nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo 2012, D.M. 254 del 16 novembre 2012 6 DPR n. 89/2010; DPR 88/2010; DPR 87/2010 34 Valorizzazione dei beni culturali e competenze di cittadinanza indice Il nuovo portale di Arca dei Suoni: nuove potenzialità di partecipazione e condivisione per l’utenza remota Elisa Bonacini il primo impatto con il progetto di Arca dei suoni, frutto ormai del lavoro quinquennale dell’Uo 4 del CRiCD, fu per me sin dal lontano 2011 l’inizio di un vero e proprio ‘innamoramento’ culturale, intellettuale e digitale. nell’indagine sulle forme di comunicazione culturale on line del patrimonio siciliano, realizzata nel 2011 (Bonacini 2012a: 250-251) e in altri lavori successivi (Bonacini 2012b, Bonacini 2013), indicavo il progetto di questo archivio sonoro - aperto, liberamente consultabile, condivisibile e accessibile - come uno dei migliori esempi di «museo virtuale partecipativo» (aperto cioè al contributo degli utenti nella raccolta e archiviazione di contenuti culturali) e, pertanto, di «creazione di valore culturale», attraverso l’allargamento del bacino di chi viene coinvolto nei processi creativi. l’Arca dei suoni, con il nuovo portale in rete dall’8 gennaio 2015 (che ha mantenuto l’url http://www.arcadeisuoni.org), ha cambiato la sua veste grafica, incrementato le sue funzionalità e reso più semplice e intuitiva la navigazione e la ricerca, ma anche allargato in maniera esponenziale il proprio bacino di utenza. la prima versione del portale, ancora accessibile al link http://primo.arcadeisuoni.org prima di una definitiva dismissione, presentata a livello tecnico e scientifico nel 2010 (Ribaudo 2010a e 2010b; Columba 2010) si era già trasformato nel corso dei primi anni di esistenza, in «un sistema integrato di risorse e strumenti per la salvaguardia della memoria e del patrimonio culturale della nostra regione, attraverso la valorizzazione delle competenze presenti sia all’interno dell’Amministrazione che sul territorio, al servizio del potenziamento dell’offerta didattica e formativa degli istituti scolastici e per la promozione dello sviluppo e della crescita 35 quaderno di indice civile della sicilia» (Ribaudo 2013: 48) e in «un raro esempio di rapporto virtuoso tra i cittadini e la pubblica amministrazione» (Columba 2013: 58). l’Arca è stata pensata, sin dall’inizio, come un ‘sistema dinamico’, altrettanto quanto dinamico appare tutto ciò che va identificato come patrimonio culturale immateriale siciliano di tipo sonoro (musiche, canti, filastrocche, parlate dialettali, racconti orali, voci e suoni in genere, di per sé volatili e mutevoli) e che viene raccontato da documenti audiovisivi. il resoconto numerico di oltre un milione e novecentomila visite, ad oggi, la dice lunga sulla portata del successo di questo portale che, nel panorama della comunicazione digitale siciliana, ‘galleggia’ - per nostra fortuna - sull’immobilismo generale dei website regionali (molti dei quali apparivano già antiquati nella mia indagine del 2011 e che oggi possono tristemente essere considerati dei ‘relitti digitali’). e una fortuna, dunque, è che l’evoluzione naturale dell’Arca abbia condotto questo portale a candidarsi definitivamente quale punto di raccolta on line di qualsiasi documentazione digitale prodotta sul patrimonio culturale siciliano anche materiale, aprendosi al racconto di tutto ciò che è “cultura siciliana”. Rispetto all’impianto precedente, nel nuovo portale spicca subito la volontà di implementare la collaborazione dell’utenza remota (anche multilingue, vista l’accessibilità linguistica a tutte le sezioni in altre undici lingue oltre all’italiano, sempre con google translator, ma con le icone della traduzione automatica ben in vista sulla fascia inferiore dell’header a destra, piuttosto che il modulo di traduzione con il menù a tendina della versione precedente) all’offerta e/o produzione culturale tramite contenuti personali (user generated contents). Da un lato la sezione Raccontare la cultura siciliana subito a destra nell’header, dall’altro il simbolo grafico con lo slogan Contribuisci anche tu (Share your contribution), subito al di sotto, evidenziano, di primo impatto, la profonda apertura verso l’utenza che è fra i presupposti stessi dell’Arca. nella versione precedente, infatti, non era così messa in evidenza la possibilità per l’utente di utilizzare il portale non solo per la ricerca, ma anche per la partecipazione diretta alla produzione e raccolta di contenuti culturali. era necessario scendere col cursore nella homepage per rintracciare le opzioni di operatività concesse all’utente - era infatti indicato: «su Arca dei suoni puoi: cercare suoni, voci, racconti, storie della cultura siciliana; caricare nuovi file; inviare i tuoi contributi (saggi, articoli, recensioni); partecipare a forum e discussioni» - e l’area login era collocata in fondo alla pagina. ora, cliccando su Contribuisci anche tu, la pa- 36 Il nuovo portale di Arca dei Suoni indice gina offre subito le due opzioni della registrazione o dell’inserimento delle credenziali; altrimenti si accede direttamente dal pulsante in alto a sinistra dell’header. il restyling del portale non è esclusivamente di tipo grafico-funzionale. non solo esso si apre direttamente con lo slogan Contribuisci anche tu - per cui l’utente remoto registrato non è solo un contributore ma accede in qualità di autore - ma nella sezione Raccontare la cultura siciliana, basata su parole chiave fondamentali nella politica degli UgC come attivazione, collaborazione, condivisione, partecipazione e cocreazione di valore culturale, si apre al racconto e, cita la sezione, «ospita oggi esperienze di documentazione audiovisiva attraverso cui si ‘raccontano’ non solo i beni immateriali ma anche i monumenti, le opere d’arte, l’ambiente, il paesaggio». Esperienza e racconto: queste altre due parole chiave su cui si fonda, oggi più di prima, la filosofia di Arca dei suoni. Tutte queste parole chiave erano già ben chiare nella logica intrinseca al progetto: «Ciascun attore della comunicazione, intorno al ‘fuoco del web 2.0’ costruisce la sua personale narrazione, con il supporto delle immagini e dei suoni - la cui ‘semplice’ selezione esprime già, in sé, un punto di vista - generando contenuti (User Generated Contents). Tale narrazione può essere arricchita dal racconto dell’esperienza percettiva, delle sue circostanze e delle emozioni collegate (storytelling), anch’esse peraltro esprimibili at- 37 quaderno di indice traverso testi non verbali, in un processo di continua creazione di contenuti, suscettibili delle intromissioni e degli arricchimenti portati dagli interlocutori, i quali, a loro volta, possono servirsene come materiale per la costruzione delle loro narrazioni (tagging). le parole chiave sono qui attivazione, collaborazione, condivisione, partecipazione e, appunto, co-creazione» (Ribaudo 2013: 54). l’Arca, in questi cinque anni, complice una fitta collaborazione da parte di partner istituzionali e non (scuole, associazioni, strutture periferiche del Dipartimento Regionale dei Beni Culturali come alcuni fra Musei e soprintendenze), si è trasformata in una vera e propria ‘rete digitale’ in grado di raccogliere migliaia di contenuti nel suo repository digitale, attraverso un processo di participatory digital content harvesting. se per un verso, quindi, appaiono decisamente più comprensibili all’utente remoto le possibilità di partecipazione offerte dal portale, dall’altro più semplificata ne appare la stessa struttura. nella versione precedente, l’homepage appariva organizzato per colonne, di cui una principale centrale (con la presentazione del progetto, degli enti aderenti e un archivio di notizie e di eventi strutturato come un blog) e due ai lati (con l’indicazione dei differenti moduli e dei loro contenuti per argomento: Main menu, Contenuti dell’Arca, Esplora l’Archivio, i link per il download dei precedenti Quaderni e al website dell’Assessorato al Turismo e, infine, l’area del login, a sinistra; la selezione delle lingue, i feed rss, le novità in archivio o gli ultimi articoli, i link ai portali di altri progetti del CRiCD quali il REIS - Registro delle Eredità Immateriali di Sicilia, il Cricdlearn e l’Archivio Scuolamuseo REDIBIS, a destra). Decisamente più attraente appare la nuova versione, con le quattro sezioni principali Home, Esplora, Download e Chi Siamo nella parte inferiore dell’header; in anteprima random, alcuni upload di contenuti audio e video (linkati attraverso immagini cui sono collegati, che diventano a loro volta contenuti aggiuntivi) e il link diretto a google maps con la geolocalizzazione di tutti i contenuti sulla mappa della sicilia. in fondo alla pagina, in evidenza le tre sezioni Nuovi articoli, Archivio ed Eventi (ognuna con il link agli elenchi completi, per la sezione eventi visualizzati in modalità blog) e le tre sezioni dei Siti collegati (Scuolamuseo, Cricdlearn e il REIS – presto liberamente accessibile), Seguici (con i link ai profili sui social e ai Feed Rss) e, infine, una sezione intitolata Altri archivi audio visivi, una selezione che consente di creare una rete virtuale di portali tematicamente collegati fra loro. Alla sezione dei collegamenti a siti esterni si aggiungerà, a breve, anche quello al Catalogo Regionale dei BB.CC., recentemente riattivato e contenente oltre 300.000 item. 38 Il nuovo portale di Arca dei Suoni indice la navigazione nelle sezioni è diventata, in questa nuova versione, più semplice e intuitiva per una ricerca estremanente semplificata come per quella più approfondita. sotto la voce Esplora è possibile cercare all’interno delle singole categorie, accedendo direttamente al repository dei file audiovisivi pertinenti, alla Mappa, ai Contenuti aggiuntivi che arricchiscono la documentazione d’archivio di contenuti già esistenti (una novità rispetto alla versione precedente), alla sezione Articoli (strutturata a mo’ di blog con sottosezioni dedicate agli utenti registrati come autori, all’Uo 4, alle scuole, agli enti e Associazioni partner del progetto o a semplici news informative), cui si correla idealmente la successiva, con un elenco in ordine alfabetico degli allegati - video, immagini, testi, presentazioni, collegamenti - che costituiscono l’apparato di corredo agli articoli pubblicati. Dalla sezione Cerca in tutto il sito si apre la schermata di ricerca all’interno del repository, filtrabile per parole chiave, in ordine cronologico, alfabetico, tassonomico o semplicemente del “più letto”. l’archivio delle pubblicazioni, scaricabili dalla sezione Download, mette a disposizione degli utenti - e non più solo di quelli registrati - contributi scientifici e non prodotti dal CRiCD, dalle altre strutture periferiche regionali e dai partner (e che, ci auguriamo, possa incrementarsi, nel tempo). la sezione Chi siamo fornisce non solo le schede di chi lavora al progetto ma anche quelle dei partner, da cui è possibile sia contattare direttamente i soggetti che visualizzare i contributi da loro inseriti nell’Arca. Tra le novità, mi piace segnalarne altre due: la modalità di visualizzazione di tipo responsive per dispositivi mobili e la definitiva apertura di profili attivi sui maggiori social network, già sentita dallo staff come una esigenza ormai imprescindibile (Ribaudo 2013: 55; Columba 2013: 62): la pagina su Facebook, il canale ufficiale del CRiCD su Youtube, su cui sono caricati i video ad alta risoluzione prodotti dal Centro, i profili su Twitter e su google+. le schede relative ai singoli contenuti possono essere condivise, oltre che su Facebook, Twitter e google+, anche attraverso Pinterest e linkedin. Dicevamo, in precedenza, che Arca dei suoni potrebbe candidarsi a pieno titolo a divenire il repository di tutta quella documentazione (contenuti audiovisuali e pubblicazioni soprattutto) prodotta negli anni dagli uffici periferici regionali che essi stessi vogliano condividere on line, una volta definitivamente superati i vincoli restrittivi in merito, ancora in parte vigenti. strumento operativo del CRiCD, l’Arca dei suoni diverrebbe così quella piattaforma istituzionale unica, condivisa e partecipata delle pubblicazioni scientifiche istituzionali - finora mancante - attuando peraltro an- 39 quaderno di indice cora una volta le competenze stesse del CRiCD (l.R. 116/80, art. 9, lett. b: «costituisce e gestisce il catalogo regionale dei beni culturali di cui sopra, ne cura la pubblicazione e ne promuove la conoscenza, ferma restando la competenza attribuita dall’art. 18, lett. d, della legge regionale 1 agosto 1977, n. 80, alla biblioteca centrale della Regione»). sarebbe peraltro consentita, in questo modo, una più compiuta attuazione dell’art. 1, comma 5d, della Disciplina delle attività di informazione e di comunicazione delle Pubbliche Amministrazioni (l. 150/2000) secondo il quale le attività di informazione e comunicazione delle pubbliche amministrazioni sono finalizzate anche a «promuovere conoscenze allargate e approfondite su temi di rilevante interesse pubblico e sociale», quali appunto possiamo considerare la documentazione e le ricerche in materia di beni culturali. in materia di comunicazione istituzionale regionale sui social media, sarebbe auspicabile che si superassero definitivamente quelle linee guida finora in uso presso l’Assessorato Regionale dei Beni Culturali e dell’identità siciliana (direttiva prot. n. 32504 del 27.06.2012 e disposizioni della nota prot. n. 29060 del 8.06.2012). le attuali linee guida, infatti, non solo appaiono già retrograde, ma non sono per nulla in linea con indicazioni ministeriali fornite con lo scopo di utilizzare più correttamente questi strumenti per una più moderna condivisione con l’utenza remota (secondo il paradigma della user experience, della partecipazione diretta degli utenti e, in generale, dei principi di e-democracy). in realtà basterebbe ‘semplicemente’ attenersi alle disposizioni del Ministero della Funzione Pubblica in materia, nelle sue Linee guida per i siti web e per i social media nella Pubblica Amministrazione (Linee guida 2011). esse affrontano, infatti, «i temi del coinvolgimento dei cittadini per migliorare la gestione e la qualità dei servizi offerti dalla PA e dell’introduzione nei siti web pubblici degli strumenti tipici del Web 2.0 (forum, wiki, blog, social network, XMl e Rss, podcast, ecc.) per favorire la partecipazione, la comunicazione e la condivisione delle risorse on line» (Linee guida 2011: 3). essere in rete, per un’amministrazione pubblica, «vuol dire affrontare un cambiamento culturale profondo che coinvolge non soltanto le modalità di erogazione dei servizi e delle informazioni, ma anche e principalmente le modalità di relazione con il cittadino e il suo ruolo. Ciò implica apertura, capacità di ascolto e di dialogo, orientamento all’interazione, disponibilità al cambiamento» (Linee guida 2011: 11). la direttiva regionale in materia (rif. direttiva prot. n. 32504 del 27.06.2012 e disposizioni della nota prot. n. 29060 del 8.06.2012) riguar- 40 Il nuovo portale di Arca dei Suoni indice dante la comunicazione istituzionale sui social network, nello specifico riferita soprattutto a Facebook, impedisce la partecipazione dell’utente a qualsiasi livello. Ai punti 5-9, infatti, si recita un lungo elenco di ‘divieti’: 5. non dovrà essere permesso di scrivere commenti, inserire post, video, immagini e note a terze parti; 6. si potranno solo commentare i post con il predefinito “mi piace”; 7. non si potranno inserire post riferiti a privati; 8. non dovranno essere condivise e accettate “amicizie” di qualsiasi forma e provenienza; 9. dovrà essere impedita qualsiasi forma di TAg di video e foto agendo sul profilo e sulla privacy. non è più questo il modo in cui una Pubblica Amministrazione deve porgersi ai propri cittadini: tutto ciò, soprattutto, non favorisce quella socialità digitale che è proprio alla base del concetto stesso di social network e quella replicazione e diffusione di contenuti che viene facilitata da differenti operazioni come, appunto, condivisioni, commenti e tag. l’Arca dei suoni, per la filosofia stessa che l’ha generata, è profondamente lontana da questo approccio (e grande merito le abbiamo da sempre riconosciuto!). Quello che è profondamente cambiato, oltre a tutto quello che abbiamo evidenziato nelle pagine precedenti, è anche l’approccio che un portale istituzionale vuole avere con la sua utenza: sono cambiati ruoli e linguaggio. non si descrive più, in modo quasi impersonale, il progetto e i suoi partner, prima di arrivare a delineare quale ruolo può essere rivestito dall’utente; adesso, si chiede la collaborazione dell’utente, se ne cattura subito l’attenzione con contenuti attraenti, lo si invita a partecipare dandogli del “tu”, gli si dà il ruolo di “autore” pari merito a qualsiasi altra istituzione. la centralità stessa del ruolo istituzionale, rispetto al progetto in sé, è cambiata: adesso campeggia il logo dell’Arca al centro dell’header mentre quello istituzionale si è spostato di lato. la strada aperta da un progetto come quello dell’Arca è segnata: sta alle altre istituzioni regionali ancora titubanti comprenderne la bontà delle finalità, le potenzialità e i risultati finora raggiunti e contribuire facendo rete insieme. 41 quaderno di indice Riferimenti bibliografici Bonacini, elisa. 2012a. La visibilit@ sul web del patrimonio culturale siciliano. Criticità e prospettive attraverso un survey on-line. Catania: giuseppe Maimone editore. Bonacini, elisa. 2012b. “il museo partecipativo sul Web: forme di partecipazione dell’utente alla produzione culturale e alla creazione di valore culturale”, in Il capitale culturale. Studies on the Value of the Cultural Heritage, 5. 93-125. http://riviste.unimc.it/index.php/cap-cult/article/view/201/396 Bonacini, elisa. 2013. “la co-creazione di valore culturale: Arca dei suoni. Un archivio digitale partecipativo per non dimenticare”, in Masi Ribaudo (a cura di), Quaderno di Arca dei Suoni 2. Palermo: CRiCD. 80-84. http://www.arcadeisuoni.org/attachments/article/158/Arca%20dei%20suoni_2_WeB.pdf Columba, Carlo. 2010. “Un’Arca per i suoni: gli scopi del progetto, i problemi tecnico-informatici e le soluzioni adottate”, in Masi Ribaudo (a cura di), Quaderno di Arca dei Suoni. Palermo: CRiCD. 80-84. http://www.arcadeisuoni.org/attachments/article/47/Arca%20dei%20suoni%201.pdf Columba, Carlo. 2013. “sviluppi e prospettive”, in Masi Ribaudo (a cura di), Quaderno di Arca dei Suoni 2. Palermo: CRiCD. 58-66. http://www.arcadeisuoni.org/attachments/article/158/Arca%20dei%20suoni_2_WeB.pdf Linee guida. 2011. Linee guida per i siti web della PA, Vademecum Pubblica Amministrazione e social media. Roma: Ministero della Funzione Pubblica. http://www.funzionepubblica.gov.it/media/982042/vademecum_pubblica_amministrazione_e_social_media.pdf Ribaudo, Masi. 2010a. “il Centro Regionale del Catalogo, la salvaguardia dei beni culturali immateriali e il progetto “Arca dei suoni”, in Masi Ribaudo (a cura di), Quaderno di Arca dei Suoni. Palermo: CRiCD. 11-14. Ribaudo, Masi. 2010b. “la prima edizione del progetto ARCA dei suoni”, in Masi Ribaudo (a cura di), Quaderno di Arca dei Suoni. Palermo: CRiCD. 69-72. Ribaudo, Masi. 2013. “Arca dei suoni: cosa, come e (soprattutto) perché”, in Masi Ribaudo (a cura di), Quaderno di Arca dei Suoni 2. Palermo: CRiCD. 48-57. 42 Il nuovo portale di Arca dei Suoni esperienze delle scuole indice Il racconto autobiografico come strumento di co-costruzione della storia: un’esperienza scolastica con gli studenti del biennio della scuola superiore. Marina Usala Premessa l’esperienza scolastica di seguito presentata è esito di un percorso laboratoriale di microstoria, realizzato nell’a.s. 2011-2012, in una seconda classe del liceo scientifico “s. Cannizzaro” di Palermo. Raccogliendo l’opportunità, offerta dal Progetto Arca dei suoni, promosso dal CRiCD, chi scrive* ha inserito nell’archivio virtuale omonimo l’intervista alla signora Bruna Mirenda (Una nonna racconta: ricordi della guerra a Palermo, nella sezione “storie di Vita e Testimonianze”). Prima fase. Problematizzare i contenuti appresi a scuola: dalla lettura del romanzo La Storia, alla scelta dell’oggetto dell’indagine storica la registrazione della testimonianza fornita dalla sig.ra Bruna è solo uno dei prodotti realizzati durante il predetto laboratorio. È stata scelta, perché, anche a giudizio dei ragazzi, il medium audio è risultato più incisivo rispetto alle altre interviste svolte in forma scritta. Punto di avvio dell’attività è stato la lettura in classe di alcuni passi del celebre romanzo di elsa Morante, La Storia. A partire dal capitolo intitolato “1943”, in cui venivano raccontati i bombardamenti di quel terribile anno nella città di Roma, i ragazzi hanno conosciuto le peripezie del piccolo Useppe, protagonista, suo malgrado, insieme alla famiglia e ad un universo composito e fragile, fatto di uomini, donne e bambini, di quei drammatici eventi. la verifica che ogni capitolo del romanzo fosse introdotto da una dettagliata ricostruzione degli scenari storicopolitici della seconda guerra mondiale, ha permesso alla docente di introdurre un’idea più complessa della storia, in una prospettiva caleidoscopica e a geometria variabile, in cui narrazione ufficiale e vissuto dei protagonisti risultavano essere profondamente intrecciati. si è così presentata la possibilità, anche per la viva curiosità intellettuale di quella classe, di riflettere su come uno degli eventi più significativi del * Ringrazio le studentesse Valentina Corrao e Martina Tarallo, autrici dell’intervista. 44 Il racconto autobiografico come strumento di co-costruzione della storia indice novecento, il secondo conflitto, conosciuto per lo più attraverso i manuali scolastici o attraverso la visione di pellicole cinematografiche, avesse investito anche la città di Palermo e come tale terribile esperienza fosse stata vissuta da singoli testimoni – nella fattispecie da familiari o da anziani conosciuti personalmente. le testimonianze, raccolte in una serie di interviste avrebbero potuto essere considerate e annoverate tra le fonti storiche del periodo indagato. Seconda fase. Il laboratorio di storia locale sulle fonti orali: individuazione dell’arco cronologico, condivisione del metodo di indagine Dalla lettura delle pagine dell’opera letteraria si è quindi passati alla realizzazione di un laboratorio di storia centrato sulla raccolta e sull’analisi di una serie di informazioni sui bombardamenti del 1943 che avevano investito il capoluogo dell’isola e sulle difficili condizioni di vita nei mesi successivi all’arrivo degli americani. Dopo aver condiviso un piccolo protocollo d’intervento e una serie di domande da proporre, gli studenti, in piena autonomia, hanno scelto di lavorare singolarmente o in team di due; in una fase successiva hanno confrontato, in diversi gruppi di lavoro, le esperienze raccolte e valutato la significatività delle informazioni ottenute in merito alla coerenza dei fatti raccontati e alla cronologia. ogni gruppo ha presentato al resto della classe i soggetti intervistati e le informazioni, catalogate secondo quegli indicatori stabiliti in precedenza: le zone colpite dai bombardamenti, la presenza di una contraerea, i ricoveri cittadini, il razionamento del cibo, la fuga nei paesi interni, le particolari condizioni igieniche in cui erano costretti a vivere. Così i diversi gruppi hanno scelto di produrre un paragrafo di storia locale dedicato alla città di Palermo durante la famosa estate del 1943 e alle condizioni di vita dei cittadini dopo l’arrivo degli americani. Focus sul racconto di Bruna Una menzione a parte merita il racconto di Bruna. la testimone ha, infatti, riferito delle preziose informazioni riguardo al trattamento punitivo riservato dai cittadini palermitani, dopo l’arrivo dei soldati alleati, a quelle ragazze che, costrette dalla situazione o in alcuni casi in maniera consenziente, si erano concesse ai tedeschi. Tale squarcio nella vita vissuta ha suscitato vivo interesse negli studenti riportando alla mente situazioni tratte da una cronaca più recente e su cui si è acceso un interessante confronto. Dalle osservazioni registrate è emerso come molti dei soggetti incontrati fossero stati testimoni di episodi gravi e drammatici e, nonostante il tempo trascorso, avessero ancora voglia di ricordare e di raccontare. 45 quaderno di indice gli studenti hanno cosi sperimentato che le diverse testimonianze, in alcuni casi meno organiche, in altri più circostanziate, meritavano in ogni caso di essere raccolte perché degne di memoria. Dal concetto di testimonianza alla fonte storica: brevi riflessioni metodologiche Come è noto, gli studi di settore in questi ultimi decenni hanno acceso un interessante dibattito sull’uso delle testimonianze orali nella ricerca storica del novecento e pertanto, in questa sede, ci limiteremo a proporre solo alcune riflessioni sulla possibilità di realizzare in classe brevi percorsi laboratoriali centrati sul contributo del racconto autobiografico nella ricostruzione degli avvenimenti storici1. grazie a questa esperienza si è avuto modo di verificare come proprio il riferimento al rapporto storia-memoria possa promuovere nello studente la capacità di comprendere meglio gli eventi e di orientarsi più consapevolmente nel secolo appena concluso, obiettivi chiave in grado di qualificare la formazione dei giovani, preparandoli al loro inserimento nella società della complessità (Agazzi 1997: 6). infatti, l’indifferenza verso gli eventi e i vissuti delle generazioni precedenti, l’appiattimento sul presente, il consumo delle esperienze, intese come atti o gesti non collegati fra di loro, sono atteggiamenti diffusi che alimentano nei ragazzi un’idea del tempo passato spesso Da sinistra: ritratto di Bruna datato 24 maggio 1944; Bruna sfollata a Monreale, 1945 (mese non precisato) 46 Il racconto autobiografico come strumento di co-costruzione della storia indice Da sinistra: gli studenti della mamma di Bruna a.s. 1943-44; la famiglia di Bruna, davanti ai resti della casa distrutta dai bombardamenti, in una foto del 1945 concepito come un unicum fantastico o avventuroso (Bianchi e Crivellari 2003: 97-100). A ciò si associa la difficoltà di progettare il futuro, di dare senso e continuità ai propri vissuti, di elaborare capacità di scelta, di partecipazione e controllo critico della realtà2. Riportare alla luce la memoria3 del territorio in cui si vive, attraverso il racconto di testimoni, può consentire allora di realizzare una nuova relazione con il passato della propria comunità, di stabilire una più profonda comunicazione intergenerazionale, di acquisire uno sguardo storico della realtà in cui si vive, attraverso quella molteplicità degli approcci interpretativi propri di chi è stato testimone e protagonista. la storia narrata da chi l’ha vissuta può offrire la possibilità per le nuove generazioni di accostarsi a eventi, come quelli della seconda guerra mondiale, incrociando il vissuto personale dei testimoni con la storia ufficiale ed accademica (Pomian 2001: 81-190. D’orsi 2002: 140-142). Da ciò deriva che il ricorso alla testimonianza e alla fonte orale, consente un approccio dell’insegnamento disciplinare che focalizza l’attenzione su temi non consueti quali la percezione del soggetto che vive il momento storico, il rapporto con le storie di tutti e con la cosiddetta storia ufficiale o ‘grande storia’. Proponendo attività che privilegiano questo indirizzo, si può pervenire ad una conoscenza rinnovata del contesto in cui si vive, arricchito dai punti di vista di chi ha partecipato e da preziose indicazioni a carattere culturale, sociale ed economico. sappiamo però che la fonte orale, perché spesso non adeguatamente 47 quaderno di indice valutata nella storia raccontata nei manuali, nella pratica didattica è relegata ad una dimensione del vissuto personale dal valore scientifico discutibile e per certi versi trascurabile. Terza fase. Il laboratorio di storia sulle fonti orali l’obiettivo di questo percorso è stato quello di superare i limiti di tale prospettiva, sperimentando con gli studenti alcuni degli strumenti propri della ricerca, facendo loro cogliere il valore storico di questo tipo di fonti. le testimonianze orali raccontano l’evento dall’interno (nataloni e Venerucci 2012), fornendo materiali documentari diversi e molteplici sotto il profilo informativo. il loro uso nell’attività disciplinare è possibile, se non auspicabile, a patto che i ragazzi abbiano ben a mente che raccolgono e utilizzano informazioni rielaborate attraverso il filtro della soggettività, della memoria e del vissuto personale. Così è avvenuto in classe: per procedere a una corretta interpretazione della narrazione della cosiddetta ‘gente comune’ e al fine di superare il rischio di utilizzare un racconto autoreferenziale e sganciato dal riferimento al contesto è stato necessario fornire e condividere alcune avvertenze metodologiche ed operative a cui attenersi. l’intento era infatti quello guidare gli studenti alla scoperta e alla verifica che il racconto orale rientrava tra gli strumenti di ricerca e di produzione storiografica. Consapevoli che la memoria, patrimonio dell’individuo, ha una matrice soggettiva, lo storico è colui che, con metodo e rigore, sa rielaborare e trasformare tale serbatoio di informazioni in fonte storica. Così, un altro importante passaggio affrontato durante il laboratorio ha riguardato la distinzione tra i diversi tipi di fonti. e se le fonti orali, come ogni altro materiale storico, vanno sottoposte ai procedimenti della critica storiografica per accertarne attendibilità e ‘utilizzabilità’, lo stesso doveva avvenire nel caso della testimonianza. Utilizzare nella ricerca il racconto autobiografico, infatti, significa considerare queste testimonianze non come materiale aggiuntivo, rispetto alle altre, più ‘canoniche’, bensì impostarne la centralità con consapevolezza critica, data la peculiarità delle informazioni raccolte. Una volta stabilita l’attendibilità delle testimonianze (Rosso 2002: 106111), queste consentono di essere impiegate nel lavoro in classe per una pluralità di tematiche, quali la biografia, la storia di una famiglia, delle attività produttive di un luogo, dei movimenti politici, delle comunità locali, ma anche di singoli eventi e, proprio perché non sono limitate ad 48 Il racconto autobiografico come strumento di co-costruzione della storia indice Matrimonio di Bruna con Tommaso Tarallo, luglio 1944 una tematica specifica, di fatto contribuiscono a confermare la loro particolare e poliedrica natura. Un altro elemento che ha meritato di essere analizzato con attenzione è stato quello relativo alla natura stessa del racconto come atto comunicativo in sé (Veyne 1998). infatti, la ricezione della testimonianza orale avviene in un contesto comunicativo fatto di impliciti non verbali come lo scambio di sguardi, di pause e di riprese che lo storico non può non prevedere e porre in debita considerazione come fattori condizionanti, allorquando decide di avvalersi di tale genere di fonte. Fondamentale è stato guidare gli studenti alla gestione di tale aspetto, partendo dalla considerazione che l’incontro con la fonte/testimone è prima di ogni cosa un incontro «tra due soggettività» (De luna 2004: 125-126). ogni intervista, come già opportunamente sottolineato, è un confronto dinamico con l’altro per cui, al momento della ricostruzione, la docente ha ritenuto che, attraverso il confronto all’interno del gruppo, fosse possibile segnare quello spazio necessario di critica e di autocritica, per porre distanza tra intervistato e intervistatore4. Conclusione i ragazzi hanno così sperimentato quanto, in sede di preparazione del lavoro, era stato già indicato dalla docente: al momento dell’incontro si stabilisce una relazione sulla base del rispetto del testimone e del suo punto di vista; ma, nel contempo, si stabilisce un patto tra intervistatore ed intervistato in cui è chiara la finalità e l’oggetto dell’indagine e dei canoni che la caratterizzano. Ancora una volta occorre evidenziare che il laboratorio in classe è stato il luogo metodologicamente privilegiato, in cui gli studenti hanno avuto la possibilità di confrontare le diverse esperienze, umane e ‘scientifiche’, ripensando al percorso compiuto, alle informazioni raccolte e alle emozioni provate. 49 quaderno di indice la verifica sulle altre fonti disponibili, documentali o fotografiche, ha fatto sì che le testimonianze raccolte fossero annoverabili tra le cosiddette fonti primarie, utili a ricostruire una dimensione locale della storia, agganciata ad uno scenario generale scientificamente coerente. grazie al lavoro di ri-costruzione e di co-costruzione delle nuove conoscenze storiche nella classe-laboratorio è stato possibile sperimentare quanto sia interessante procedere alla saldatura tra storia accademica e storia vissuta. Anche la storia ufficialmente narrata è fatta da individui, uomini e donne, non semplici spettatori. Riferimenti bibliografici Agazzi, evandro. 1997. Lo studio della contemporaneità, nuova secondaria, XiV/6. Brescia: la nuova italia. Bianchi, silvana A., e Cinzia Crivellari. 2003. Nessun tempo è mai passato. La mediazione didattica tra storia esperta e storia insegnata. Roma: Armando. D’orsi, Angelo. 2002. Piccolo manuale di storiografia. Milano: Bruno Mondadori. nataloni, giulia, e giorgia Venerucci. 2012 “lo sguardo della storia orale: il percorso delle fonti orali nella narrazione storica”, in Storia e Futuro, Rivista di storia e storiografia, n. 28 (on line). http://storiaefuturo.eu/lo-sguardodella-storia-orale-il-percorso-delle-fonti-orali-nella-narrazione-storica/ Pomian, Krzysztof. 2001 Che cos’è la storia. Milano: Bruno Mondadori. Rosso, ermanno. 2002 “le fonti, dalla storiografia al laboratorio di didattica”, in Paolo Bernardi (a cura di) Guida alla didattica del laboratorio storico. novara: UTeT. Note 1 si vedano gli Atti del Convegno: Testimoni di Storia. La ricerca. Memoria e insegnamento della storia contemporanea. Atti del Convegno... MiUR, istituto nazionale per la Didattica della storia, Quaderni del MiUR 2, Roma, 2004. 2 Al riguardo DM 139/07 in materia di assolvimento dell’obbligo d’istruzione e di certificazione delle competenze chiave di cittadinanza 3 Cfr.: http://memoria.san.beniculturali.it/web/memoria/enterprise/dettaglio-complarchivistico?step=dettaglio&codisanCompl=san.cat.complArch.60060&id=60060 e http://www.italia-resistenza.it/luoghi-di-memoria-2/ 4 http://www.novecento.org 50 Il racconto autobiografico come strumento di co-costruzione della storia Modello unità di lavoro/d’apprendimento. il racconto indice autobiografico come strumento di co-costruzione della storia: un’esperienza scolastica con gli studenti del biennio della scuola superiore. Competenze disciplinari Asse dei linguaggi Tempi Cosa fa il docente? Cosa fanno gli studenti? Presenta una selezione di significativi passi tratti dal romanzo La Storia di elsa Docente Morante, dedicati ai bombardamenti della città di Roma nel 1943 Attori leggere, comprendere ed interpretare testi scritti di vario tipo Azioni F A s e 2 Comprendere il cambiamento e la diversità dei tempi storici, in una dimensione diacronica attraverso il confronto fra epoche, e in una dimensione sincronica, attraverso il confronto fra aree geografiche e culturali. F A s e 1 studenti Proseguono le letture a casa Metodi lezione introduttiva. Problematizzazione contenuti Apprendimento per scoperta sulla base delle letture svolte dagli allievi, procede ad una riflessione sul rapporto letteratura/storia e su come, nel caso del romanzo, la cornice degli Docente Problem posing eventi sia parte integrante delle vicende narrate. Pone interrogativo: “Mentre a Roma accade questo, cosa succede dalle nostre parti?” indice 1 ora 1 ora studenti individualmente, realizzano ricerche Apprendimento per scoperta. Problem solving guida la discussione in classe sul concetto di storia a geometria variabile. Pone un altro interrogativo: Docente “Quali fonti intervengono nel racconto della seconda guerra mondiale?”. scoperta della testimonianza orale individuano il nuovo campo di studenti indagine: fonti orali Cooperative learning: - condivisione in piccolo gruppo 2 ore del campo di indagine; - protocollo di ricerca Didattica laboratoriale. 2 ore gruppi di lavoro Apprendimento per scoperta Didattica laboratoriale. 2 ore gruppi di lavoro F A s e 2 F A s e 1 Definiscono le domande da fare durante le interviste. Produrre testi di vario tipo in relazione ai studenti individuano testimoni da intervistare. differenti scopi comunicativi stabiliscono modalità di lavoro. Distribuiscono compiti Padroneggiare gli strumenti espressivi ed Realizzano le interviste secondo le argomentativi utili a gestire l’interazione studenti modalità stabilite all’interno dei gruppi comunicativa verbale in vari contesti incontrano i diversi testimoni. Rileggono e analizzano le informazioni studenti raccolte. ogni gruppo confronta le informazioni raccolte con la Comprendere il cambiamento e la documentazione storica disponibile diversità dei tempi storici in una Docente Coordina i lavori in classe dimensione diacronica, attraverso il Presentano il percorso realizzato confronto fra epoche, e in una studenti Confrontano le diverse testimonianze dimensione sincronica, attraverso il raccolte confronto fra aree geografiche e Propone la redazione di brevi paragrafi culturali di un testo di storia locale destinato a raDocente gazzi della scuola media e centrato sulla ricostruzione degli effetti dei bombardamenti a Palermo tra il 1943 e il 1945 1 - 2 ore di studio a casa Valutazione Rivedono il percorso realizzato e lo studenti valutano considerando i punti di forza e docente e di debolezza learning by doing 2 ore lezione partecipata. Didattica metacognitiva 1 ora indice La Sicilia tra lingua, storia e cultura. Proposte didattiche e iniziative del Liceo ‘Santi Savarino’ di Partinico Laura Bonura Premessa l’incontro virtuoso del nostro istituto con Arca dei suoni coincide, in buona parte, con l’adesione alle iniziative di promozione della legge regionale 9/11 (interventi didattici per la «valorizzazione e l’insegnamento della storia, della letteratura e del patrimonio linguistico siciliano») ad opera della Regione siciliana (ente promotore) e dell’Università (partner scientifico) che di fatto rappresentano i due referenti istituzionali della nostra scuola1. Punti di riferimento fondamentali per le nostre scelte programmatiche, sia sul piano teorico-metodologico che didattico-operativo, sono stati gli Indirizzi di attuazione degli interventi didattici della Legge Regionale del 18.05.2011 redatti dai massimi esperti dei tre atenei siciliani, per la cura di giovanni Ruffino, e gli strumenti operativi e i materiali messi a disposizione dall’archivio multimediale interattivo di Arca dei suoni sulla piattaforma del CRiCD. la costruzione di questa area d’interesse nel nostro istituto è stata graduale e ha seguito, in buona parte, i suggerimenti contenuti negli Indirizzi citati. Fondamentale è stata la fase della preparazione dei docenti affidata al Corso di formazione organizzato dall’Università in consorzio con la Regione (a.a. 2012-13) che ha visto impegnato un team di esperti e un’ampia partecipazione di docenti d’area disciplinare prevalentemente umanistica. insieme a chi scrive, docente di lettere e formatore nel corso, hanno partecipato alle giornate di formazione i colleghi Franco longo (scienze) e Paola Alabiso (Psicologia). si è così costituito un gruppo di lavoro stabile, da me coordinato in qualità di referente d’istituto per la legge 9/11, i cui componenti hanno condiviso il background formativo con altri colleghi realizzando, in questi primi anni di sperimentazione, percorsi originali. Virginia semilia, 52 La Sicilia tra lingua, storia e cultura indice docente di lettere, è entrata a far parte del gruppo di lavoro nel 2013; il prof. giuseppe giacalone (scienze motorie) ha collaborato alla realizzazione del percorso sui giochi tradizionali. inoltre i docenti di 20 classi, nel corso dell’anno scolastico 2013-14, hanno aderito al progetto d’istituto La Sicilia tra lingua, storia e cultura. Percorsi didattici. In applicazione della Legge Regionale 18.05.2011. Dopo una fase di sperimentazioni in classi pilota, il gruppo ha operato in linea con un articolato Progetto d’istituto che ha costituito la mappa di riferimento per una serie di attività curriculari di cui qui si presentano in parte i risultati. nel corso dei seminari Tecnici, organizzati da Regione e Università, tenutisi a Palermo e a Catania tra gennaio e febbraio del 2012, è emersa un’indicazione di cautela in fase di avvio, suggerendo un approccio e una linea di azione «volta più allo studio, alla predisposizioni di materiali e alla preparazione dei docenti che all’attivazione di percorsi didattici da calare nelle programmazioni delle singole classi», se non in forma di sperimentazione in classi pilota. È dunque sotto il segno della gradualità che, a partire dall’anno scolastico 2011-12, anche grazie alla istituzione del Referente d’istituto per l’attuazione della legge2, si sono gettate le basi metodologiche e acquisiti gli strumenti operativi necessari a evitare il rischio di «esiti banalmente angusti», «astrattamente culturali» o, peggio ancora «meramente folkloristici» di applicazione della legge3. in particolare le linee d’intervento sono state indirizzate a: a) divulgare e chiarire i contenuti e le possibili linee attuative della citata legge regionale; b) curare i rapporti con gli enti promotori della legge: Assessorato Regionale dell’istruzione e della Formazione Professionale - Assessorato dei Beni Culturali e dell’identità siciliana e l’Università degli studi di Palermo (Facoltà di lettere); c) informare il corpo docente in merito a iniziative formative e/o eventi attinenti ai contenuti della legge; promuovere esperienze di informazione-formazione per i docenti (collegamento con Università, associazioni di insegnanti e istituti regionali accreditati che operano a livello nazionale, in particolare l’MCe e il gisCel, il Dipartimento di scienze Umanistiche; il CsFls); d) curare l’adesione al progetto Arca dei suoni, U.o. Viii (oggi U.o. 4) del CRiCD della Regione siciliana; e) instituire uno ‘sportello didattico’ di consulenza per la programmazione e l’attuazione dei percorsi (fornendo strumenti e materiali); 53 quaderno di indice f) testare strumenti e sperimentare percorsi nelle classi sulla base delle esperienze pilota; g) sensibilizzare docenti e studenti verso la cultura dialettale e le tematiche ‘identitarie’ anche attraverso la promozione di dibattiti e conferenze; h) proporre validi prodotti editoriali, dopo attenta valutazione; i) costruire una sezione bibliografica etnodialettale dedicata alla sicilia (di fatto costituita, nel suo primo nucleo, grazie alle donazioni del Presidente del Centro di studi Filologici e linguistici siciliani). j) curare l’informazione dei docenti sulle iniziative di enti accreditati, attraverso la creazione di uno spazio dedicato alla sitografia d’interesse specifico (si vedano i link presenti nel sito del liceo, in particolare: www.csfls.it; www.arcadeisuoni.org; scuolamuseo.arcadeisuoni.org; www.dialektos.it). k) progettare “Archivi della memoria”, un duttile contenitore multimediale in cui far confluire tutti i lavori degli studenti (in particolare prodotti etnovisuali; raccolte di foto a tema; videointerviste) da condividere sul web, ma inteso anche come laboratorio di ricerche e documentazione sul territorio, capace di esprimere una progettualità operativa e propositiva (l’istituzione di un parco letterario, la restituzione alla fruizione di aree d’interesse etno-naturalistico, il recupero memoriale di pratiche e mestieri). l) avviare una ricerca lessicografica per settori, nella prospettiva di redigere il Vocabolario della parlata di Partinico. la concreta realizzazione dei propositi menzionati ha trovato un efficace strumento attuativo nel Progetto curriculare d’istituto dal titolo La Sicilia tra lingua, storia e cultura. Proposte didattiche e iniziative. In applicazione della Legge Regionale 18.05.20114. il progetto è stato presentato in occasione del Convegno dal titolo Lingue, culture, identità in Sicilia. Iniziative per la scuola organizzato presso l’Auditorium del nostro liceo il 25 ottobre 2013, al quale hanno partecipato la D.s. prof.ssa Chiara gibilaro che ha introdotto i lavori, il prof. giovanni Ruffino dell’Università di Palermo (con un intervento dal titolo: Le iniziative dell’Università per la scuola), il Dirigente dell’U.o Viii (oggi U.o. 4) del CRiCD dott.ssa orietta sorgi (titolo dell’intervento: Iniziative di promozione della cultura regionale a cura del Cricd), il dott. Tommaso Ribaudo, responsabile del progetto Arca dei suoni (Il progetto Arca dei Suoni e gli strumenti ad esso collegati: l’archivio Scuolamuseo REDIBIS e la piattaforma didattica CricdLearn). nel mio intervento di apertura, dal titolo Il ruolo della 54 La Sicilia tra lingua, storia e cultura indice Convegno Lingue, culture, identità in Sicilia. Partinico, liceo “s. savarino” 25 ottobre 2013 scuola: prime esperienze didattiche in classi pilota, sono stati illustrati i contenuti del Progetto d’istituto. gli studenti e i docenti curatori hanno presentato le prime realizzazioni multimediali di “Archivi della memoria” (Issu e issara. la memoria del gesso nei dintorni di Partinico tra oblio e riscoperta. Itinerari geo-etnografici, realizzato dalla iV F e coordinato dai docenti Francesco longo e laura Bonura; La festa di San Giuseppe a Borgetto. Momenti di un rito collettivo, realizzato dalle classi iV F e iV e e coordinato dai docenti laura Bonura e silvia Palazzolo; I mestieri tradizionali, presentato dagli studenti della ii P sotto la guida della prof.ssa Paola Alabiso). È stato un evento particolarmente significativo che ha offerto la possibilità di confrontare ruoli ed esperienze di soggetti diversi (istituzioni regionali, Università, utenza scolastica e territorio) intorno ai medesimi obiettivi. il progetto del nostro istituto si innesta all’interno di una tradizione di interesse per il territorio e la cultura locale testimoniata da consolidate esperienze didattiche (per es. “Conoscere il territorio”; “Progetto legalità”) e da appassionate iniziative di singoli docenti. il nostro sguardo si è allargato ad una prospettiva specificamente linguistica, considerata in rapporto alla storia, alla letteratura, alla cultura materiale, secondo una logica di approfondimento disciplinare o, più spesso, pluridisciplinare. Altro elemento formativo rilevante è il carattere laboratoriale di molti percorsi (metodo ricerca-azione) che prevedono la ricerca sul campo e l’uso delle tecnologie informatiche e digitali, incoraggiando forme di rappresentazione creativa attraverso prodotti multimediali e visuali. il progetto è stato pensato tenendo conto del profilo socio-culturale del bacino d’utenza, delle risorse professionali, culturali e tecniche del no- 55 quaderno di indice stro istituto, della tipologia dei curricula dei diversi indirizzi, ma anche dei bisogni e dei desideri formativi degli alunni. A tale scopo, all’inizio dell’anno scolastico 2012-13, sono stati predisposti e somministrati due strumenti di rilevamento: un Glottokit nelle classi prime e un’Autobiografia linguistica nelle classi seconde e terze5. i due strumenti erano già stati sperimentati l’anno precedente in classi pilota e perfezionati in base alle indicazioni emerse in output. Dai test è emerso il profilo socio-linguistico degli studenti e gli interessi specifici verso la cultura dialettale; in questo modo è stato esperito un duplice obiettivo: fornire utili elementi descrittivi e predisporre fondate programmazioni di attività sulla base dei bisogni reali e dei desiderata degli studenti6. Contenuti del Progetto d’Istituto7 il progetto è stato strutturato per ambiti d’intervento, modulato in base al curriculum dei tre indirizzi di studio e ai diversi livelli (biennio/triennio/classi terminali) offrendo ai docenti la possibilità di scegliere tra attività di approfondimento di contenuti disciplinari e attività che prevedono un laboratorio, eventualmente anche pomeridiano. gli ambiti in cui si articola il progetto sono descritti di seguito. Ambito 1 − educazione linguistica e pregiudizio antidialettale Destinatari: biennio e classi terze È stato condotto un monitoraggio d’istituto attraverso la somministrazione di due strumenti di rilevamento: Glottokit (per le classi i) e Autobiografia linguistica (per le classi ii e iii). Glottokit (classi i) è un questionario a risposta per lo più chiusa strutturato in punti: a. 1. anagrafe; 2. politiche linguistiche scuola-famiglia; 3. consapevolezza del repertorio, gestione codici e contesti d’uso; 4. pregiudizio antidialettale; b. interesse per la cultura dialettale; c. “tasso di dialettalità”. obiettivo del Glottokit è quello di delineare il profilo socio-linguistico dello studente: sondare la consapevolezza del proprio repertorio linguistico, rilevarne le competenze (anche attraverso liste lessicali di riconoscimento), verificare la pervasività del pregiudizio antidialettale. Una sezione finale sonda i desiderata su eventuali settori dei saperi tradizionali su cui orientare i laboratori. l’Autobiografia Linguistica (classi ii e iii) è uno strumento più avanzato, adatto a studenti più maturi, che persegue gli stessi obiettivi del Glotto- 56 La Sicilia tra lingua, storia e cultura indice kit, ma in forma di libero racconto autobiografico. È dunque uno strumento meno strutturato, che lascia maggiore spazio alle capacità di riflessione metalinguistica dello studente. Consiste in un test semiguidato che rileva il grado di consapevolezza che ciascuno ha del proprio repertorio linguistico. gli strumenti di rilevamento e i risultati in forma di grafici sono visibili alla scheda 208 di scuolamuseo (cfr. nota n. 6). Ambito 2 − Dialetto e cultura materiale - lingua - storia - Cultura popolare Destinatari: biennio e classi terze Percorsi proposti: • la cultura alimentare in sicilia. Tra conservazione e innovazione • giochi tradizionali • Riti e feste • Mestieri • l’onomastica (toponimi e antroponimi) nella sicilia occidentale • la tradizione orale: a) Proverbi, canti, filastrocche, storie, leggende b) narrazioni e narratori: i racconti cavallereschi (dalle chansons de geste attraverso le vulgate ottocentesche - per es. la Storia dei paladini di Francia di giusto lodico - fino ai cantastorie di ieri e di oggi) • storie di parole. Aspetti della storia linguistica della sicilia • la situazione linguistica della sicilia contemporanea. il repertorio. (Riflessione sul profilo linguistico degli alunni a partire dal Glottokit somministrato nelle classi prime) • lingua e letteratura: Alla corte di Federico ii / i gallicismi Ambito 3 − Dialetto e letteratura - Dialetto e storia - Dialetto e territorio Destinatari: triennio Percorsi proposti: ■ lingua - storia - letteratura Classi iii • Dante e la sicilia. • la sicilia settecentesca: Marianna Ucrìa di Dacia Maraini Classi iV e V • la sicilia nel Risorgimento: I Vicerè di Federico De Roberto; Libertà di giovanni Verga; Il Gattopardo di giuseppe Tomasi di lampedusa • la Colonizzazione galloitalica: il Gran Lombardo di elio Vittorini 57 quaderno di indice • lingua, dialetto, scuola nell’età postunitaria: la sicilia postunitaria nell’Inchiesta in Sicilia di Franchetti e sonnino; Placido Cerri, Le tribolazioni di un insegnante di Ginnasio • i Fasci siciliani: le poesie sociali di Mario Rapisardi • la sicilia dello zolfo e la letteratura della zolfara: Alessio Di giovanni (Zolfare e Gabrieli lu carusu), giovanni Verga (Dal tuo al mio), luigi Pirandello (I vecchi e i giovani), Rosso di san secondo (Il re della zolfare) • la sicilia del latifondo: da Alessio Di giovanni a i Mimi siciliani di Francesco lanza; Il Gattopardo; la civiltà contadina in giuseppe Pitrè, serafino A. guastella, salvatore salomone Marino; le Parti del discorso contadino di Antonio Castelli • lo sguardo esterno sulla sicilia: note di viaggiatori e ‘visitatori’ stranieri in sicilia fino alla metà del sec. XX Classi V • l’emigrazione: ignazio Buttitta e Lu trenu di lu suli; lettere di migranti (dagli stati Uniti; dalla germania: Lettere di deportati della terra, di Antonio Castelli); La spartenza di Tommaso Bordonaro; Scritture di viaggio di sabatino Basso e santo garofalo • i siciliani nella Prima guerra mondiale: le Lettere dal fronte di Matteo Russo; la testimonianza di Vincenzo Rabito in Terra matta • il fascismo in sicilia e la seconda guerra mondiale: la lezione di giuseppe Antonio Borgese e il romanzo Rubé; scritture popolari: La mia guerra di Tommaso Tardino; Diario di un deportato di Antonio garufi; sicilia 1943, lo sbarco alleato attraverso le immagini di Robert Capa • la mafia: storia, interpretazioni, conseguenze: il gergo mafioso; I mafiusi di la Vicaria di Rizzotto e Mosca; la mafia nella narrativa: la lezione di sciascia; la poesia civile di ignazio Buttitta: U pueta nta chiazza e il Lamentu pi la morti di Turiddu Carnivali; i cantastorie • Dai movimenti separatistici allo statuto autonomistico: lingua e cultura nella sicilia del dopoguerra; la testimonianza di Danilo Dolci in Banditi a Partinico ■ 58 letteratura e territorio Classi iV e V • letteratura e luoghi della memoria (laboratorio di letteratura, arte, storia, scienze che prevede una visita guidata in uno degli otto parchi letterari siciliani intitolati a giovanni Verga, luigi Pirandello, salvatore Quasimodo, gesualdo Bufalino, giuseppe Tomasi di lam- La Sicilia tra lingua, storia e cultura indice pedusa, lucio Piccolo, stefano D’Arrigo ed elio Vittorini, nonché l’elaborazione di un progetto da proporre al Comune di Partinico per l’istituzione di un parco letterario dedicato alla poetessa Raffaella Mancuso Bonura e, a Cinisi, al poeta giovanni Meli • Percorsi letterari in sicilia tra ‘800 e ‘900: - l’infanzia tradita (letture scelte da Verga: Rosso Malpelo; Ciàula scopre la luna; nino Martoglio: Li salareddi e La notti di Modica; ignazio Buttitta: A li matri di li carusi) - la donna violata (letture scelte da Pirandello: L’esclusa; Dacia Maraini: La lunga vita di Marianna Ucria; Maria Attanasio: Correva l’anno 1698 e nella città avvenne il fatto memorabile; simonetta Agnello Hornby: La Mennulara). Ambito 4: Progetto extracurriculare laboratorio La cultura alimentare in Sicilia tra lingua, identità e salute. il progetto d’istituto è stato accolto con interesse e inserito nella programmazione annuale di 20 classi, ma per ragioni diverse non tutte le classi hanno realizzato percorsi significativi. i percorsi che hanno avuto maggiori adesioni sono: Giochi tradizionali; Riti e feste; Mestieri; La tradizione orale: Proverbi, canti, filastrocche, storie, leggende e Narrazioni e narratori: i racconti cavallereschi; La cultura alimentare in Sicilia. Tra conservazione e innovazione; Percorsi letterari in Sicilia tra ‘800 e ‘900: L’infanzia tradita; La donna violata. il laboratorio extracurriculare dal titolo La cultura alimentare in Sicilia tra lingua, identità e salute è stato avviato e interrotto per mancanza di fondi. i percorsi realizzati condividono le seguenti caratteristiche formative: carattere laboratoriale, dinamicità del setting formativo, uso di tecnologie innovative in forma integrata (informatiche e multimediali - editing video), in particolare etnovisuali; condivisione on line dei prodotti su piattaforme didattiche; trasversalità e interdisciplinarietà; coinvolgimento di soggetti e risorse del territorio e di diverse agenzie formative. Vengono di seguito sinteticamente illustrati i percorsi realizzati in alcune delle classi coinvolte. Percorsi realizzati 1 Titolo: Feste e tradizioni. La festa di San Giuseppe a Borgetto. Discipline coinvolte: italiano, latino, iRC Docenti: laura Bonura (Materie letterarie e latino); silvia Palazzolo (iRC) Destinatari: 25 alunni della classe iV F dell’indirizzo scientifico e un gruppo della iV e. 59 quaderno di indice Un’occasione festiva vissuta con grande partecipazione dalla comunità locale (la festa di san giuseppe che il 19 marzo si celebra a Borgetto, piccolo borgo che sorge sopra la piana di Partinico), ha offerto l’opportunità a un gruppo di studenti e di insegnanti di sperimentare un percorso didattico finalizzato alla documentazione di una pratica rituale e alla sua lettura sulla base di parametri interpretativi desunti dalla letteratura etnoantropologica. Borgetto, ogni anno, organizza un grande spettacolo di religiosità popolare in onore del santo e della sacra Famiglia (con interessanti contaminazioni innovanti e sincretismi antichi, tra segni della ritualità cristiana e palesi elementi pagani). in questa occasione si mobilita l’intera comunità. il piccolo centro per alcuni giorni si accende di una vita straordinaria offrendo lo spettacolo degli altari. le case aprono le porte ai visitatori e le viuzze diventano lo sfondo per tavolate all’aperto alle quali i visitatori, ad ora di pranzo, possono accedere liberamente, accompagnando i bocconi al ritmo cadenzato di un “Viva san Ciuseppi, viva!”. le classi coinvolte hanno svolto una rigorosa ricerca storico-documentaria; hanno condotto alcune inchieste sul campo (videointerviste), lungo la duplice prospettiva tradizione/innovazione; hanno acquisito materiale filmico degli anni cinquanta che hanno confrontato con la documentazione attuale per cogliere innovazioni e permanenze; hanno trascritto le interviste ed estrapolato gli etnotesti più interessanti sui quali è stato ricostruito il racconto della festa. Questi sono stati corredati di traduzioni in italiano, note linguistiche ed etnografiche. le inchieste sul campo sono state preparate e condotte seguendo i suggerimenti metodologici contenuti nelle schede Documentare le feste e “L’arte dell’ascolto”. Documentare le esperienze (curate da orietta sorgi), messe a disposizione sulla piattaforma didattica di Arca dei suoni. la visione, da parte degli studenti, di alcuni contributi documentari, e in particolare visuali, contenuti nell’archivio del sito del CRiCD, ha costituito un importante stimolo per avviare la ricerca, accelerando e semplificando la fase propedeutica. la documentazione filmica ha ripercorso l’intero ciclo della festa, registrando i vari aspetti di questa ritualità sincretica. il prodotto più accattivante è un esperimento etnovisuale, interamente realizzato dagli studenti della iV F8, che racconta i momenti salienti della festa (scheda 209 scuolamuseo; visibile su Arca dei suoni: Mense di san giuseppe). 60 La Sicilia tra lingua, storia e cultura indice 2 Titolo: Issu e issara nei dintorni di Partinico9 Discipline coinvolte: scienze, Chimica, italiano, latino. Docenti: Francesco longo (scienze); laura Bonura (lettere) Destinatari: 25 alunni della classe iV F dell’indirizzo scientifico Premessa e linee progettuali il percorso di studio, a carattere pluridisciplinare, rientra tra le attività previste per l’attuazione della legge Regionale 9/2011 (Referente prof.ssa laura Bonura) in collaborazione con il prof. Francesco longo, titolare della Funzione strumentale al PoF, area 4: Rapporti con enti e istituzioni esterne. il percorso coniuga l’esigenza di approfondire aspetti della cultura scientifica d’indirizzo (scienze e Chimica) con quella umanistica (area storicolinguistica ed etnografica), nel comune intento di trasmettere il valore identitario della cultura tradizionale anche attraverso la valorizzazione del patrimonio ergologico e linguistico (metodo “parole e cose”) di un settore ormai dimenticato. nel caso specifico si vuol far riscoprire, promuovere e valorizzare la conoscenza del patrimonio storico-linguistico e naturalistico locale, attraverso la riscoperta di un antico mestiere (issaru) praticato nel nostro territorio fino alle soglie del ‘900 (c/de Tàuro e Zucco) e - fino agli anni ’50 del secolo scorso - a Calatubo, in prossimità del Torrente della Fico, Balestrate, ed in c/da siccirotta, Balestrate. Obiettivi del percorso di ricerca - ricostruire il processo genetico ed il ciclo lavorativo del gesso dalla fase estrattiva alla commercializzazione; - promuovere la necessità della “geoconservazione”, frutto di una conoscenza scientifica, ma anche emozionale, del territorio da parte degli alunni partecipanti; - illustrare sul campo il rapporto complesso tra le componenti abiotiche (substrato e clima) e quelle biotiche (flora e fauna) del gesso; - censire, inquadrare e studiare sul campo le peculiarità geologico-mineralogiche del minerale gesso; - sperimentare sul campo le tecniche di rilevamento etno-dialettali attraverso la preparazione e realizzazione di sopralluoghi e interviste; - integrare i dati e i metodi della ricerca sul campo con le fonti documentarie. 61 quaderno di indice Risultati e loro rappresentazione - stesura di un opuscolo informativo: sintesi del percorso di ricerca frutto della rielaborazione di documentazione storica e dati raccolti sul campo; - montaggio di un videoclip didattico che contenga la ricostruzione ‘logica’ delle più importanti fasi di lavorazione del gesso; - realizzazione di un dvd multimediale contenente un repertorio fotografico che metta in risalto la valenza paesaggistica dei siti del gesso e la componente antropica; - elaborazione di un saggio di lessico dialettale ragionato sul ciclo del gesso; - costruzione in miniatura di una carcara (fornace) utilizzata in passato per la cottura del gesso; - raccolta di etnotesti; - ‘Poesie in formula’ e piccoli racconti: scrittura creativa stimolata dalla suggestione tattile e visiva del gesso allo stato naturale. Alcuni dei materiali prodotti sono visibili su scuolamuseo, alla scheda n. 207. 3 Titolo del percorso: Ricostruire un gioco in classe: l’esempio dello “scàrrica-canali” Classe: iV F scientifico Ambito: dialetto e cultura popolare Discipline coinvolte: italiano, scienze motorie, Disegno e storia dell’arte Docenti: laura Bonura (lettere), giuseppe giacalone (scienze motorie) la proposta didattica ha come oggetto specifico la ricostruzione di un gioco della tradizione ludica siciliana. il carattere monografico di questo studio risponde ad esigenze didattiche contingenti legate anche ad una gestione funzionale dei tempi curriculari. si può intendere come momento centrale, a carattere laboratoriale, di un percorso più articolato, anche in senso pluridisciplinare, teso ad investigare l’intero universo ludico locale (nel nostro caso Partinico e le aree periurbane). l’ansia antica di perdere le proprie radici ha guidato la nostra ricostruzione trovando alimento nel bisogno di legare il nostro essere ‘qui ed ora’ a qualcosa di più duraturo e collettivo. e ancora, il desiderio di coltivare il senso d’appartenenza, pur all’interno di una coscienza identitaria varia e stratificata, mai esclusiva. Conservare, dunque, e trasmettere operando una necessaria selezione sulla base degli interessi e delle esigenze formative degli studenti. 62 La Sicilia tra lingua, storia e cultura indice inizialmente è stata impostata la ricerca in fasi, sono stati declinati gli obiettivi cognitivi, operativi e socioaffettivi e assegnati specifici compiti a gruppi di studenti. Ciascuna di queste fasi ha sollecitato capacità e abilità diverse e sviluppato competenze capitalizzabili e spendibili anche in altri ambiti. Tutta l’attività, dalla fase progettuale alla realizzazione degli elaborati finali, ha posto gli studenti al centro del processo formativo, in una posizione non solo attiva e propositiva, ma di responsabilità, anche rispetto agli esiti. il percorso è nato come progetto pilota e, negli anni successivi, è rientrato tra le proposte del citato progetto curriculare d’istituto Lingue, culture, identità in Sicilia. Percorsi didattici; è stato realizzato in orario scolastico curricolare utilizzando la quota regionale, ma ha richiesto un supplemento di attività extracurriculare non quantificabile. Come per altri percorsi realizzati dal 2012 al 2014, il setting didattico è stato adattato alle esigenze contingenti alternando attività in aula o in biblioteca e ricerca sul campo. Ha inoltre previsto l’utilizzo delle tecnologie informatiche e multimediali (videocamera e programmi di editing video). in Premessa, la puntuale ricostruzione della pratica di gioco sulla base di stralci di intervista. gli etnotesti sono stati raccolti in due diverse situazioni d’inchiesta: in casa degli informatori, in forma di ricostruzione memoriale; in contesto, durante l’esecuzione del gioco, in forma di descrizione e commento. il lavoro descrittivo è corredato da un glossario del gioco e da una bibliografia essenziale. Tra le realizzazioni più interessanti, un video che sintetizza le fasi salienti del gioco e dà conto del processo di documentazione (su scuolamuseo, scheda n. 206). 63 quaderno di indice 4 Conclusioni Titolo del percorso: Mestieri tradizionali nei comuni del bacino d’utenza del Liceo “S. Savarino”. Classe: primo biennio (classi ii P - scienze Umane) Ambito: dialetto e cultura popolare Discipline coinvolte: italiano, Psicologia Docenti: Paola Alabiso Obiettivi del percorso - recuperare la memoria di antichi mestieri, spesso sconosciuti agli studenti; - ricostruire la mappa del tessuto economico-produttivo dei centri oggetto d’indagine; - riflettere sul valore del lavoro come fonte di dignità per l’essere umano. Questo settore della cultura tradizionale (con il relativo portato onomastico e toponomastico) è stato investigato attraverso ricerche condotte dagli studenti sul campo, dopo opportuna documentazione sui mestieri tradizionali e preparazione metodologica. l’attività ha avuto carattere laboratoriale con la precipua finalità operativa di raccogliere, insieme al racconto della pratica, materiali lessicali settoriali da analizzare sul piano sincronico e diacronico. la metodologia applicata trae spunto da una prassi lungamente sperimentata: - studio dell’argomento sulla base della letteratura disponibile; - preparazione di strumenti d’indagine; - inchieste sul campo (ricerca di fonti orali sui diversi mestieri e realizzazioni di interviste guidate); - trascrizione e analisi dei risultati (schedatura, trascrizioni; analisi linguistiche e ricostruzioni di pratiche). Per i contenuti specifici si rinvia ai contributi on line (scuolamuseo, scheda 210). i progetti sono stati realizzati confidando nell’interesse, la passione e la generosa disponibilità degli insegnanti che hanno lavorato ben oltre l’orario scolastico e le ore retribuite. Riteniamo che per garantire la continuità nella scuola di progetti seri sia necessario anche un sostegno finanziario da parte della Regione siciliana, cui si riconosce il merito di aver creato uno straordinario strumento di condivisione delle esperienze attraverso la piattaforma scuolamuseo, e le condizioni per garantire forme di collaborazione e aggiornamento degli insegnanti. si ribadisce l’importanza del contributo culturale ed editoriale del Centro 64 La Sicilia tra lingua, storia e cultura indice studi Filologici e linguistici siciliani che, tra il 2012 e il 2013, in occasione del corso di formazione per insegnanti, ha pubblicato un ponderoso lavoro in due volumi, Lingue e culture in Sicilia, dedicato alla scuola e alla comunità-territorio. lo sforzo editoriale, sostenuto dalla Regione, ha coinvolto a titolo gratuito molti docenti universitari e giovani specialisti dei diversi settori della storia, della lingua e della cultura siciliana che si sono offerti di tenere le lezioni in occasione del citato corso. oggi i due volumi rappresentano un imprescindibile punto di riferimento. Per non disperdere gli sforzi compiuti in questi primi anni di attuazione della legge 9/11 è necessario che l’esperienza realizzatasi coinvolgendo, in uno sforzo comune, Università, Centri di alta cultura, Regione e scuola, continui nel tempo sperimentando forme di collaborazione sempre più mature e momenti di formazione che, in un’ottica di educazione permanente, siano capaci di aprirsi sempre più alla società civile. in questa prospettiva la scuola costituisce il naturale luogo d’incontro. Note 1 il liceo diventa partner di Arca dei suoni all’inizio del 2013. la figura del referente per la legge n. 9/2011 nasce dall’esigenza di svolgere tutte quelle attività di informazione, promozione e coordinamento didattico finalizzate alla corretta attuazione della legge. È stata istituita, presso il nostro liceo nell’anno scolastico 2011-12, con delibera del Ds Antonino governanti. l’incarico mi è stato conferito con assegnazione di 30 ore. lo stesso è stato confermato nell’anno successivo dall’attuale Ds Chiara gibilaro (con assegnazione di 10 ore e la collaborazione di un gruppo di supporto). 3 Cfr. Decreto Assessoriale art. 1 Interventi didattici nelle scuole. 4 scheda 205 Archivio scuolamuseo 5 le caratteristiche dei due strumenti sono illustrate più avanti in “Contenuti del progetto. Ambito 1”. 6 Per una prima lettura dei risultati su un campione di studenti si veda “la rappresentazione grafica del glottokit” (scheda 208 di scuolamuseo). 7 il progetto ha tratto ampiamente spunto da giovanni Ruffino (a cura di), Lingua e Storia in Sicilia per l’attuazione della Legge Regionale n°9 del 31 maggio 2011, pp. 41-42. Poi anche in Indirizzi di attuazione degli interventi didattici della Legge Regionale del 18.05.2011. 8 Particolare impegno è stato profuso da gabriele suriano che, sotto la guida degli insegnanti, ha curato le riprese e il montaggio video. 9 nell’ampio contributo on line: una premessa storico-geologica; la descrizione dell’esperienza; un video con stralci di intervista e relativi etnotesti. (Archivio scuolamuseo, scheda n. 207). 2 65 quaderno di indice Percorso didattico. Ricostruire un gioco in classe: l’esempio dello scàrrica-canali Classe: primo biennio secondaria superiore (da modulare) Ambito: dialetto e cultura popolare Discipline coinvolte: italiano, scienze motorie, Disegno e storia dell’arte la proposta didattica ha come oggetto specifico la ricostruzione di un gioco della tradizione ludica siciliana. il carattere monografico di questo studio risponde ad esigenze didattiche contingenti legate anche ad una gestione funzionale dei tempi curriculari. si può intendere come momento centrale, a carattere laboratoriale, all’interno di un percorso più articolato, anche in senso pluridisciplinare, teso ad investigare l’intero universo ludico locale (nel nostro caso Partinico e le aree periurbane)1. Obiettivi di apprendimento “Salvare dalle ingiurie del tempo” la finalità trasversalmente condivisa è quella di sviluppare negli studenti una speciale sensibilità culturale per il patrimonio etnodialettale, partendo da un settore che si ipotizza vicino ai loro interessi, in questa fascia d’età. Ma la finalità ultima ce la suggerisce la nostra prima lettura bibliografica, giuseppe Pitrè, che alla fine delle “Avvertenze” ai Giuochi fanciulleschi siciliani (vol. Xiii, Biblioteca delle tradizioni popolari siciliane. Palermo 1883: XV-XVi) motiva così la sua indefessa opera di raccolta: i tempi e gli avvenimenti incalzano, e le memorie del passato che non ebbe storia si vengono ogni dì obliterando […] Di qualche giuoco siciliano menzionato da antichi scrittori dell’isola non si ha più conoscenza oggigiorno […] affrettiamoci a salvare dalle ingiurie del tempo questi preziosi documenti della storia intima del popolo! Palermo, 7 luglio 1883 l’ansia antica di perdere le proprie radici ha guidato anche la nostra ricostruzione, trovando alimento nel bisogno di legare il nostro essere ‘qui ed ora’ a qualcosa di più duraturo e collettivo e ancora, il desiderio di coltivare il senso d’appartenenza, pur all’interno di una coscienza identitaria varia e stratificata, mai esclusiva. Conservare, dunque, e trasmettere, operando una necessaria selezione sulla base degli interessi e delle esigenze formative degli studenti. inizialmente è stata impostata la ricerca in fasi, sono stati declinati gli obiettivi cognitivi, operativi e socioaffettivi e assegnati specifici compiti a gruppi di studenti. Ciascuna di queste fasi ha sollecitato capacità e abilità diverse e sviluppato competenze capitalizzabili e spendibili anche in altri ambiti. Tutta l’attività, dalla fase progettuale alla realizzazione degli elaborati finali, ha posto gli studenti al centro del processo formativo, in una posizione non solo attiva e propositiva, ma di responsabilità anche rispetto agli esiti. il percorso è nato come progetto pilota e, negli anni successivi, è rientrato tra le proposte di un più ampio progetto curriculare d’istituto dal titolo Lingue, culture, identità in Sicilia. Percorsi didattici; è stato realizzato in orario scolastico curricolare utilizzando la quota regionale, ma ha richiesto un supplemento di attività extracurriculare non quantificabile. Come per altri percorsi realizzati dal 2011 al 2014, il setting didattico è stato adattato alle esigenze contingenti alternando attività in aula o in biblioteca e ricerca sul campo. Ha inoltre previsto l’utilizzo delle tecnologie informatiche e multimediali (videocamera e programmi di editing video). Tra le realizzazioni più interessanti, un video che sintetizza le fasi salienti del gioco e dà conto del processo di documentazione. indice Materiali di consultazione a) Giuochi fanciulleschi siciliani raccolti e descritti da Giuseppe Pitrè. Palermo, l. Pedone lauriel,1883. Ristampa anastatica Bologna, Forni, 1985. l’importante opera di consultazione ha fornito costanti elementi di riflessione sulle trasformazioni intervenute in questo settore negli ultimi 130 anni. b) Altri contributi demologici (‘700: Marchese di Villabianca, Giuochi volgari e popolareschi, in Opuscoli palermitani; ‘800: l. Vigo, C. grisanti, s. salomone Marino, sull’argomento). c) Repertori lessicali (Vocabolario siciliano di Piccitto-Tropea, voll. 5) d) l’esperienza dell’Atlante Linguistico della Sicilia (Als) sezione etnodialettale (14 concetti ludici) CsFls - 1° modulo dedicato ai giochi fanciulleschi (g. Ruffino, a.c.d., La carta dei giochi. L’ALS e la tradizione ludica infantile, 2001; seguono contributi più recenti: s. D’onofrio (saggio lessicale sulla trottola); V. Matranga (saggio sulla “lippa”), g. Rizzo (rassegna di giochi), l. Bonura (rassegna di giochi). indice Dalla video-intervista alla rappresentazione e condivisione dell’esperienza la ricerca sul campo è stata opportunamente preparata sul piano metodologico e suddivisa in fasi. 1a fase: studio dell’argomento sulla base di una bibliografia essenziale (si è evitato di fiaccare le energie degli studenti con letture interminabili e demotivanti); ricerca di pubblicazioni locali sull’argomento anche a carattere amatoriale; ricognizione di collezioni comunali o private di giocattoli; 2a fase: stesura del questionario; scelta della fonte da intervistare (coinvolgimento dei familiari degli alunni e del personale ATA); nozioni di base sulle tecniche di videoregistrazione (inquadrature, suono, rumore, gestione dei turni in presenza di più fonti, interventi dell’intervistante, ecc.; visione propedeutica di altre esperienze etnovisuali anche dall’archivio CRiCD); 3a fase: trascrivere il parlato (nozioni di base di fonetica); 4a fase: tradurre dal dialetto all’italiano (sistemi linguistici e culturali a confronto); 5a fase: la rappresentazione, ricostruzione della pratica ludica; lessico ragionato del gioco ( nozioni di lessicografia); montaggio video; condivisione sulla piattaforma didattica scuolamuseo di Arca dei suoni. sono stati considerati anche gli aspetti psicomotori del gioco, in buona parte assimilabili alla pratica ginnica del salto alla cavallina, mentre, per valutare la vitalità del gioco in sicilia e la diffusione di pratiche simili nel mondo, si è svolta una ricerca sul Web che ha dato sorprendenti risultati. nella conduzione dell’inchiesta si è lasciata agli studenti la libertà di formulare le domande anche in dialetto e di gestire i tempi d’inchiesta in base alle necessità. la domanda n. 106 del Questionario Als sui giochi (1995-97)2 con integrazioni (2000)3, ha fornito un’efficace guida alla ricognizione della pratica, contribuendo alla definizione di un sofisticato strumento d’indagine. Dentro l’unità gioco Ricostruzione del gioco attraverso i materiali di consultazione4 I nomi e le varianti5 Pitrè fornisce cinque diverse denominazione del gioco e la descrizione del gioco in 7 località non sempre accompagnate da filastrocca. indice la ricognizione condotta per l’Atlante Linguistico della Sicilia (Als) ha, invece, evidenziato molte altre denominazioni, alcune delle quali, però, corrispondenti ad altri giochi più o meno affini che gli informatori, spesso, considerano varianti esecutive della stessa pratica. Un difficile recupero memoriale Chi svolge ricerche di questo tipo sa bene quanto sia difficile stimolare i ricordi evitando confusioni e sovrapposizioni. «l’informatore rivive il gioco nella sua dimensione emotiva prima ancora che nella sua ordinata successione sintagmatica»6 risalendo la corrente della memoria, spesso, per fasi salienti. Un ruolo fondamentale ha dunque lo strumento d’indagine (questionario) e il tipo d’interazione tra raccoglitore e fonte che, solo in parte, è riconducibile alla mediazione della domanda (metodo dell’inchiesta guidata). gli studenti si sono resi presto conto che la ricostruzione di questo gioco è resa più difficile dalla sua contiguità strutturale e linguistica con altri giochi simili con i quali spesso è stato confuso. Hanno sperimentato la difficoltà che incontra il ricercatore che, nell’ansia di essere fedele alle intenzioni comunicative della fonte, tende ad accogliere per buone tutte le risposte, pur nella consapevolezza dell’equivoco. La memoria del gioco lavorare sui giochi ha stimolato anche una coinvolgente riflessione sulla memoria, che ha permesso agli studenti di individuarne almeno tre tipi: • la memoria lunga (la storia) • la memoria collettiva (trasmissione tra pari) • la memoria inconsapevole (competenza dell’informatore) su questo terzo livello abbiamo lavorato per far affiorare i ricordi dei nostri informatori anziani ai quali spesso è bastato un accenno alla filastrocca o l’input della domanda per dare la stura a narrazioni straripanti su lunghe giornate di gioco all’aperto. Per procedere nell’analisi del gioco sono stati valutati alcuni possibili filtri interpretativi: • Funzionale (leroi-gourhan) • interazionale (Chateau) • strutturale (Caillois), ecc. • il punto di vista “emico” (Pitrè) Ma la chiara consapevolezza «che qualunque schema classificatorio va inteso in senso convenzionale e non rigido, in quanto non esistono categorie omogenee e “pure” di giochi [..]»7, ci ha orientati verso un’analisi esterna del gioco secondo uno schema non rigido ed eminentemente descrittivo. la “scheda del gioco” ne illustra le caratteristiche generali: Scheda del gioco es. scàrrica-canali Tipo di gioco: di gruppo / di movimento / di equilibrio / di resistenza / di memoria ( formule e filastrocche) Numero dei partecipanti: squadre con pari numero di componenti (da 2×2 a 8×8); raramente anche in numero dispari Età: bambini, adolescenti Composizione dei gruppi: maschile Penitenze: inversione del ruolo Spazio (interno/esterno): esterno (spazi urbani e rurali: strade, piazze, cortili, ecc.), contro un sostegno (muro, sedile, palo, albero, ecc.) Tempo di svolgimento (ordinario/festivo): tutte le stagioni che consentono i giochi all’aperto Oggetti (giocattoli/strumenti): ø indice Le regole e i ruoli Formazione delle squadre Dai materiali bibliografici e dalle fonti locali sono emerse due tipologie di squadre: a) numero pari di componenti (da 2×2 a 8×8); b) numero dispari di componenti (il giocatore in più, in alcune località, è detto u sparìggiu e funge da ‘cuscino’). le due squadre si formano tramite una conta tra i due capi-squadra. il vincitore ha la precedenza nella scelta della squadra o solo del primo compagno e poi a turno, un compagno a testa, fino alla composizione completa dei gruppi. la fase narrativo-ricostruttiva è stata affidata allo strumento dell’intervista guidata che ha costituito un momento centrale della ricerca. l’informatore principale è stato scelto rispettando i criteri ‘classici’ suggeriti della ricerca etnografica. l’etnotesto, di cui segue uno stralcio, è stato prodotto in casa dell’intervistato in presenza di un informatore secondario (il figlio). l’intervista è stata condotta da tre studenti, con ruoli diversi, e da due insegnanti. Associare il video alla trascrizione di uno stralcio d’intervista è sicuramente una prima efficace modalità di rappresentazione dei risultati della ricerca sul campo e offre una infinità di spunti didattici (trascrizione del parlato; traduzione e confronto tra codici; analisi linguistiche a diversi livelli, ecc.). Tra i ruoli centrali vi è quello del giocatore-cuscinetto che spesso coincide con il capo-squadra; la centralità di questa figura è testimoniata dalla produttività lessicale del concetto che si organizza intorno a pochi nuclei semantici. Riproponiamo su base diatopica i tipi che designano il ruolo di capo-gioco. in generale la serie sinonimica registrata per questo concetto richiama ora l’idea rassicurante del guanciale e del letto (cuscinu, chiumazzu, chiumazzeri, littu, capizzali), ora l’immagine della ‘mamma’, in un climax che dall’amorevole accoglienza giunge alla severità di chi controlla e sovrintende al corretto svolgimento del gioco, pena l’esclusione (e dunque: mamma e mammana; ma anche mammad d ara e mamma fàusa); o ancora con riferimento ad un più generico ‘appoggio’ o ‘sostegno’ (puiared d u e tenituri); e infine, con esplicito riferimento al ruolo di capo e controllore, capu, capuràis, mas tru, mazzeri; inoltre ncad d uzzu e cìciru assittatu (con riferimento alla postura, dove cìciru dà il nome al gioco). indice Mammad d ara: manca nel Vs, ma probabilmente è variante di mammad d àu, mammad d raga, spauracchio per i bambini; donna corpacciuta e brutta (prov. di Trapani); donna sgarbata, severa e cattiva verso i bambini (Catania). Mamma fàusa: forse perché accoglie e sorregge il gruppo come una mamma, ma è fàusa ‘falsa’ perché ha anche la severa funzione di arbitro. (Forse forma rietimologizzata di mammàusa. la medesima figura è nel gioco del nascondino). La composizione del cavallo nella disposizione dei componenti del ‘cavallo’, non si riscontra una tattica generale, piuttosto la tendenza a valutare attentamente le caratteristiche fisiche e le abilità ginniche dei partecipanti al gioco. i fattori da considerare dal punto di vista del cavallo sono: l’altezza del bacino e la resistenza all’urto e al peso; la capacità di saltare lontano o in alto e il peso sono, invece, le qualità indice degli avversari. in base alla valutazione di questi aspetti si può, per esempio, decidere di disporre un giocatore più piccolo come ultimo elemento seguito da uno più alto che, per creare maggiori difficoltà agli avversari, può inarcare ulteriormente la schiena tenendo le spalle quanto più dritte possibile: in tal modo chi salta trova subito un grosso ostacolo da superare. il gioco si concludeva a favore della squadra dei ‘cavalieri’ quando i suoi componenti riuscivano a pronunciare, rimanendo in equilibrio, una formula (ad Alimena PA , dove è stata registrata una variante più complessa del gioco che prevede quattro livelli di difficoltà8, era: unu a bbinti / unu a bbinticingu!)9. Quando il ‘cavallo’ cede di schianto, si dice? La filastrocca nella fase finale del gioco, la squadra vincente, quando tutti i suoi componenti sono in groppa al ‘cavallo’, recita ritmicamente una filastrocca, al termine della quale, se non viene commesso alcun errore, si aggiudica la partita. il tipo più diffuso nell’isola coincide con la versione registrata a Partinico Partinico PA mentri ch’èramu tutti ncapu i spad d i r’id d u si cuntàva quattru e quattr’ottu / scàrrica lu bottu / · ·· · ·· çìçiri e ffavi / scàrrica canali / açed ·d · u cu l’ali / açed ·d · u cu li pinni / scàrrica e bbatinni! / vinticincu e si sfasciava arrè a setta / e ssi cuminciava arrè a ttuccari. Dagli studi emerge che in altre aree della sicilia sono state raccolte altre versioni della filastrocca il cui contenuto semantico e la struttura formale risponde, in generale, alla categoria del nonsense, comune alle filastrocche infantili. solo alcune varianti del tipo più diffuso, sono registrate in Pitrè per questo gioco. Un gioco rivissuto Alla fase della documentazione è seguita la riproduzione del gioco in ambiente scolastico. gli studenti maschi, assistiti anche dal docente di educazione fisica e da un operatore scolastico, hanno eseguito le diverse fasi del gioco nella variante da loro conosciuta. l’attività è stata videoripresa, commentata in classe e confrontata con il racconto dell’informatore anziano, ma anche con le versioni del gioco reperite sul Web e quelle registrate su scala regionale in uno studio specifico condotto per l’Atlante linguistico della sicilia (Bonura, cit.). sono emerse interessanti considerazioni, notati elementi di continuità e discrasie. Uno dei risultati più accattivanti è un videoclip montato dagli stessi studenti (si veda contributo allegato al percorso). indice Le forme della trasmissione generazionale Ci siamo chiesti quanto fosse conosciuto e vitale il gioco dello scàrricacanali, come fosse avvenuta, e come continui a realizzarsi, la trasmissione generazionale. A tale scopo è stato somministrato a un campione di 70 studenti un questionario con domande mirate. Dalla lettura dei dati è possibile fare qualche considerazione sulle modalità di trasmissione, sul vero o presunto travaso culturale, sulla vitalità e/o rivitalizzazioni. 1. la trasmissione tra pari in contesti vitali è limitata a pochi casi 2. la trasmissione verticale (genitori/nonni - figli/nipoti) assume due forme: a) il racconto, quindi la trasmissione della memoria del gioco che attiva una competenza esclusivamente passiva (caso più frequente) b) racconto e capacità di esecuzione, spesso ‘assistita’ dagli adulti (caso meno frequente) 3. Travaso culturale ‘forzato’ per lo più a scuola (caso frequente) 4. Continuità apparente: un gioco senza regole (esempi dal Web in contesti scolastici; cfr. www.scuolazoo.com) se la pratica ludica è ancora abbastanza vitale, pur se limitata a occasioni di gioco per così dire ‘straordinarie’, di certo si è impoverita sul piano strutturale: si è persa la componente ritmica o, se persiste, risulta disarmonico il rapporto tra le sequenze verbali e non verbali; si registra, dunque, una sorta di scollamento culturale (fino al ‘tradimento’ della regola) e, in taluni casi, forme di adattamento e reinterpretazione. indice Glossario del gioco la ricerca etnografica in genere si presta a molteplici prospettive di analisi, particolarmente sul piano linguistico. Anche questo nostro studio specifico ci ha offerto l’occasione per ulteriori approfondimenti volti ad attingere, per esempio, le ragioni storico-etimologiche di certe espressioni tipiche del gioco o, ancora, di azzardare, per puro divertimento, qualche pur improbabile ipotesi sulla storia della parola. la consultazione dei repertori lessicali specialistici ci ha permesso di chiarire qualche dubbio, ma soprattutto di avvicinare gli studenti al rigoroso lavoro del lessicografo. stimolati da curiosità e lavorando in modo cooperativo, gli studenti hanno acquisito nozioni di base di lessicografia che hanno contestualmente applicato per la redazione del saggio lessicale che qui si presenta. le forme qui raccolte sono state registrate prevalentemente a Partinico. le località diverse vengono puntualmente citate. le principali fonti di consultazione bibliografica sono state il Vocabolario Siciliano di Piccitto e Tropea (Vs) e la Biblioteca delle tradizioni popolari di giuseppe Pitrè. la trattazione della voce risponde al seguente schema: lemma in neretto; categoria grammaticale; traduzione nel sistema fonetico internazionale (entro parentesi quadre); significato; sinonimi; contesti testuali estratti dalle interviste (segnalati da T ).10 indice indice indice Riferimenti Bibliografici Bonura, laura. 2006-2007. Le parole del gioco in Sicilia. Saggio di un vocabolario-Atlante, Tesi di dottorato in Dialettologia italiana e geografia linguistica - XiX ciclo. lecce: Università degli studi del salento. Bonura, laura et al. 2006. “Dialetto, adolescenti e gioco. Persistenza e innovazione”, in gianna Marcato (a cura di), Giovani, Lingue e dialetti. Persistenza e innovazione nelle competenze linguistiche giovanili. Padova: Unipress. 303-09. Bonura, laura. 2013. “studiare un gioco: scàrrica-canali”, in giovanni Ruffino (a cura di), Lingue e culture in Sicilia, Vol. ii. Palermo: Centro di studi filologici e linguistici siciliani. 1455-1484. Matranga, Vito. 2007. Trascrivere. La rappresentazione del parlato nell’esperienza dell’Atlante Linguistico della Sicilia (con contributi di g. Paternostro e R. sottile), Piccola biblioteca dell’Als, 5. Palermo: Centro di studi filologici e linguistici siciliani. Pitrè, giuseppe. 1883. Giuochi fanciulleschi siciliani raccolti e descritti da Giuseppe Pitrè. Palermo: Forni (ristampa anastatica). Ruffino, giovanni (a cura di). 1995a. Percorsi di Geografia linguistica. Idee per un atlante siciliano della cultura dialettale e dell’italiano regionale. Palermo: Centro di studi filologici e linguistici siciliani. Ruffino, giovanni. 1995b. L’ALS: storia del progetto, stato dei lavori, prospettive, in Ruffino 1995a, pp. 11-109. Appendice 10: Questionario sui giochi fanciulleschi tradizionali in Sicilia. Palermo: Centro di studi filologici e linguistici siciliani. 93-98. Ruffino, giovanni, et al. 2000 I giochi fanciulleschi tradizionali. Integrazioni e aggiunte al questionario, Piccola biblioteca dell’Als, 2. Palermo: Centro di studi filologici e linguistici siciliani. Vs Vocabolario siciliano fondato da giorgio Piccitto: i (A-e), giorgio Piccitto (a cura di); ii (F-M), giovanni Tropea (a cura di); iii (n-Q), diretto da giovanni Tropea; iV (R-s), diretto da giovanni Tropea; V (si-Z), salvatore Trovato (a cura di). CataniaPalermo: Centro di studi filologici e linguistici siciliani. 1977-2002 Note 1 il percorso è stato realizzato dagli studenti della classe iii F del liceo “santi savarino” nel corso dell’a.s. 2011-12 (definito con la stessa classe nel 2013-14) e coordinato dai docenti di lettere (laura Bonura) e di scienze motorie (giuseppe giacalone). 2 “gioco (giochi) e formule in cui una squadra di bambini sta sotto mentre un’altra salta loro addosso rimanendo sopra per qualche tempo in equilibrio e recitando particolari formule”. 3 g. Ruffino et alii, I giochi fanciulleschi tradizionali. Integrazioni e aggiunte al questionario. Piccola biblioteca dell’Als 2, Palermo 2000. 4 lo studio del gioco è stato condotto anche attraverso l’acquisizione dei risultati contenuti nel seguente articolo: l. Bonura, “studiare un gioco: scàrrica-canali”, in g. Ruffino (acd) Lingue e culture in Sicilia, Vol. ii, pp. 1455-1484, CsFls - Regione siciliana, Palermo 2013. 5 Prendendo le mosse da Pitrè abbiamo assunto il nome dialettale scelto dal demologo siciliano per dare il titolo al gioco. non si trova, infatti, un traducente italiano che designi un gioco che abbia tutte le caratteristiche del nostro (non è lo scarica barile; ma nei siti web spesso corrisponde a un generico cavallina o al gioco dell’asina). 6 n. Bernardi, “Raccoglitore, informatore, memoria del gioco. Riflessioni sulla prima campagna di rilevamento Als”. in g. Ruffino (a cura di), La carta dei giochi. Palermo 1997. 7 V. lanternari, “il gioco e il suo valore culturale nelle società umane”, in Antropologia e Imperialismo, Torino 1974, pp. 191-268. 8 i quattro diversi livelli di difficoltà dipendono da una progressiva inarcatura del ‘cavallo’: 1. a ccincu (prima tornata di salti); 2. a ddeci (con un innalzamento del ‘cavallo’); 3. a qquìnnici (contando fino a quindici); 4. a bbinticincu (ultimo round con gli elementi del cavallo quasi in piedi). 9 Da Bonura 2007. 10 Per il modello redazionale cfr. Bonura 2007. indice La Vucciria tra vecchie e nuove identità: un’esperienza didattica dell’I.I.S. “F. Ferrara” di Palermo. Paola Campanella e Lorenzo Palumbo Fare di un’esperienza didattica un’occasione di confronto con altre dimensioni formative è indispensabile, specialmente oggi che si rende necessaria una maggiore apertura nei confronti delle nuove risorse offerte dalle tecnologie digitali. Trovare nuove strade per sollecitare negli studenti il senso di appartenenza ad un contesto, alle realtà presenti nel territorio sia dal punto di vista sociale che culturale, non è più materia facoltativa, ma contributo indispensabile da parte di quei docenti che si muovono nell’ottica di una scuola attiva e partecipe delle dinamiche in atto. È seguendo questa filosofia che l’i.i.s. “F. Ferrara” di Palermo ha condotto nell’a.s. 2013-2014, per una classe individuata fra quelle dell’indirizzo economico-sociale - la terza Q - un’interessante esperienza didattica, che ha consentito a tutti gli alunni di attivare le proprie potenzialità, sperimentando nuove pratiche legate all’indagine del proprio territorio. A tale scopo si sono innescate nuove sinergie, che sono state messe in campo grazie alla particolare tendenza da parte della scuola ad aprirsi alla collaborazione con altri enti. l’istituto “Ferrara” di Palermo non è infatti nuovo a tali esperienze, che hanno sempre arricchito l’offerta formativa proposta agli studenti. nell’ambito del ventennale delle iniziative promosse dal Comune di Palermo per “Palermo apre le porte”, la proposta accolta dalla scuola è stata quella di collaborare con l’Università di Palermo, e nello specifico con il Dipartimento di Architettura. Tale attività è stata seguita dai docenti referenti del progetto “Panormus: la scuola adotta la città”, i professori giuseppe Colletti e Paola Campanella. Agli studenti dell’istituto è quindi stato proposto un breve corso di formazione sui Quartieri Identitari, promosso dall’Università e dal settore 78 La Vucciria tra vecchie e nuove identità indice servizi educativi - Area della scuola - del Comune di Palermo, ed è stata data l’opportunità di arricchire l’esperienza di “Palermo apre le porte” attraverso nuovi percorsi che si sono rivelati utili alla comprensione delle dinamiche di trasformazione socio-economiche e culturali presenti nei quartieri del centro storico della città. nello specifico, visto il contesto nel quale l’istituto Ferrara si inserisce, (tra la via Bari e la via Bandiera), l’ambito prescelto è stato orientato ad uno studio approfondito degli aspetti storico-artistici e socio-economici del vicino mercato della “Vucciria”. il corso, condotto dagli studenti universitari P. Migliaccio, A. Arculeo, R. lo Piccolo e C. Monte ha previsto lo svolgimento di 10 ore di lezione, alternando le modalità frontale, partecipata e di tipo laboratoriale e utilizzando l’aula dotata di liM. oltre agli argomenti relativi al concetto di quartiere e di identità, si è condotto un approfondimento dello studio della storia della città di Palermo e della sua evoluzione urbanistica. i docenti coinvolti nell’iniziativa sono stati scelti in considerazione delle possibili ricadute didattiche: Maria grazia Paterna di italiano, lorenzo Palumbo di storia, Rosa siciliano di Diritto e Paola Campanella di storia dell’Arte. la formazione ricevuta dai ragazzi è stata infatti spesa sia nell’ambito delle discipline coinvolte, sia nel corso delle giornate dedicate alla ’adozione del quartiere’, nel weekend di “Palermo apre le porte” del 16, 17 e 18 Maggio. l’esperienza didattica è infine confluita nella realizzazione di una guida turistica stampata, a cura del Dipartimento di Architettura di Palermo, e 79 quaderno di indice nella realizzazione di un prodotto audiovisivo avente come tema la Vucciria tra vecchie e nuove identità, che è stato mostrato nella sala del Cinema De seta nell’ambito della inaugurazione della “notte bianca della scuola”, il 28 Maggio di quest’anno. la scelta del prodotto audiovisivo, non è stata attuata solamente in virtù delle possibili ricadute didattiche nelle varie discipline presenti nell’indirizzo di studi. infatti, pur tenendo conto dell’importanza di arricchire la formazione culturale dei ragazzi attraverso nuove modalità, questa volta si è voluto privilegiare un altro aspetto: il contatto con il mondo del lavoro. la tematica di progetto della classe nell’a.s. 2013-14 aveva come base infatti l’osservazione delle dinamiche sociali in un mondo del lavoro che cambia. Tale tematica doveva portare gli studenti a comprendere le trasformazioni del tessuto socio-economico in alcuni quartieri della città di Palermo, con particolare riferimento ad uno specifico ambito, quello dei mercati storici, attualmente oggetto di maggiore rischio di perdita di identità. Alla luce di questa consapevolezza, l’esperienza didattica si è poi orientata allo studio di tutti quegli elementi di identità presenti negli antichi mercati storici, con particolare riferimento all’indagine degli elementi tradizionali che ancora oggi permangono nel mercato della Vucciria. Tra le metodologie di analisi è entrata a pieno titolo la ricerca di documentazione sul web, che è stata veicolata dai docenti al fine di orientare gli studenti ad un uso corretto e consapevole delle ricerche in rete. sono stati rilevati alcuni siti che potessero offrire risorse documentarie adeguate e in questa ricerca Arca dei suoni si è rivelato il sito maggiormente interessante, non solo per la quantità del materiale in rete, ma soprattutto per la qualità dei contributi. infatti, il mercato storico può essere interpretato come un luogo denso di identità solo attraverso l’acquisizione di tutto quel patrimonio fatto di suoni (gli inviti all’acquisto da parte dei commercianti – le “ab- 80 La Vucciria tra vecchie e nuove identità indice banniate”), di colori (le merci esposte artisticamente davanti agli esercizi commerciali) e di antichi sapori (la permanenza degli ambulanti che vendono i cosiddetti “cibi di strada”) ancora presenti. la fase successiva alla ricerca è stata l’indagine sul campo. gli alunni si sono avvalsi dello strumento della fotografia e queste immagini sono state il mezzo attraverso il quale essi hanno ‘letto’ il presente. A tale scopo sono state inoltre condotte dagli alunni interviste ai commercianti e ai frequentatori del mercato al fine di comprendere, anche attraverso i loro personali giudizi, i possibili elementi di perdita dell’identità. Per il prodotto audiovisivo, le immagini realizzate sono poi state scelte in virtù dei possibili indicatori di trasformazione, scandagliando così tutte le possibili cause che hanno provocato una perdita di identità. successivamente il gruppo è stato impegnato nell’impaginazione di una sequenza di immagini, in cui si coglie l’alternanza tra il senso di perdita e la permanenza dei valori identitari del quartiere, al fine di sottolineare quelle condizioni di precarietà e provvisorietà che oggi si presentano agli occhi di chi frequenta gli antichi mercati di Palermo. Particolare attenzione è stata data anche alla scelta delle musiche che rientrano nel repertorio di musica popolare siciliana. l’individuazione dei brani da parte degli allievi è stata seguita dal professore lorenzo Palumbo, che ha personalmente curato la realizzazione della raccolta musicale dell’Associazione Culturale “lorimest”. la produzione dell’audiovisivo ha richiesto inoltre una suddivisione dei compiti tra gli alunni, che si sono trovati nelle condizioni di comprendere come sia importante la collaborazione tra figure diverse per pervenire alla realizzazione di un unico prodotto. l’esperienza ha così coinvolto in modo personale ciascun allievo che non ha solamente avuto modo di confrontarsi con il valore della documentazione, attraverso ricerche d’archivio e reperimento diretto di recente materiale documentario, ma anche di utilizzare specifici software di montaggio di suoni e immagini. A tal proposito, è opportuno segnalare l’importanza rivestita dallo stu- 81 quaderno di indice dio da parte dei discenti del materiale d’archivio presente nel sito Arca dei suoni, dal momento che il corretto approccio alla realizzazione di un nuovo prodotto audiovisivo non può prescindere da quello del patrimonio audiovisivo esistente. Attraverso questa singolare esperienza didattica, gli allievi hanno inoltre compreso che la valorizzazione del tessuto culturale di un territorio si attua anche nel saper comunicare nel giusto modo il suo valore. gli stessi hanno potuto rendersi conto, inoltre, del fatto che la diffusione della conoscenza sui manufatti di interesse storico-artistico presenta risultati migliori in termini di gradimento ed efficacia, solo se questi vengono presentati all’interno dei contesti nei quali sono situati. la rete mette oggi la scuola di fronte a nuove sfide… occorre saper tradurre queste sfide in concrete opportunità. le sinergie attivabili in termini di collaborazione tra le scuole e gli enti preposti alla tutela del territorio possono intervenire concretamente in termini di difesa del tessuto socio-economico e culturale, accrescendo la consapevolezza nei cittadini dell’importanza di trasmettere integra questa ‘eredità’ alle generazioni future. 82 La Vucciria tra vecchie e nuove identità indice Memorie da condividere. Fatti, luoghi, testimonianze della Sicilia nella Storia d’Italia e d’Europa Ida Pidone se il testimone generazionale che si intende trasmettere riguarda cultura e civiltà, memoria ed esperienze, lingua e linguaggi, parole - quelle scritte e quelle pronunciate - allora i luoghi e i modi in cui il sapere ed i saperi si elaborano e si comunicano non possono non porsi il problema del rapporto con le fonti della conoscenza. interrogarsi su come il “il piacere della scoperta” sia parte essenziale dell’apprendimento e su quanto l’esperienza diretta della conoscenza sia elemento fondamentale della stessa: è questa una delle sfide culturali più incalzanti e stimolanti con cui la scuola, l’Università e le varie istituzioni formative devono misurarsi per dare una risposta convincente alla loro finalità educativa più propria, quella di motivare all’apprendimento e di dare senso all’esperienza affascinante e sempre in fieri dell’imparare ad imparare. e imparare, nel senso di apprendere e saper interagire con quanto si sta conoscendo, significa chiamarsi dentro il processo che porta a far emergere fatti, ricordi, circostanze; significa farsi parte di quel processo, leggendo, ascoltando, interrogando persone, carte e documenti. in più, forti del divenire di tale esperienza che si sollecita e di cui si è partecipi, significa imparare a leggere la realtà circostante, i luoghi conosciuti ed abitati attraverso un vissuto più consapevole, che è di ciascuno ma è anche collettivo, perché appartiene ed è appartenuto ad una comunità che ha radici, parole e cultura condivise. se poi tale intendimento educativo sortisce un’intesa tra più soggetti preposti - docenti, studenti, reti di scuole, istituzioni del territorio ed istituzioni culturali - che insieme pensano ed attuano una sorta di pedagogia esperienziale, allora il rapporto con i documenti e con le fonti 83 quaderno di indice (scritte, orali, visive, grafiche, musicali, iconografiche…) si rivela lo strumento didatticamente più efficace per comprendere, rielaborare e far rivivere conoscenze specifiche di storia, letteratura, arte, scienze, diritto e quant’altro l’antropologia culturale del nostro presente e del nostro passato più recente o più remoto ci abbia consegnato. Studio di casi negli anni scolastici 2005-2006 e 2006-2007, su un progetto elaborato e proposto dall’i.T.i. “Vittorio emanuele iii” di Palermo, si costituisce una rete di scuole (lo stesso i.T.i.; il liceo Classico “eschilo”, l’i.T.g. “ettore Majorana” e il liceo scientifico “elio Vittorini“ di gela; il liceo scientifico di linguaglossa; l’istituto Magistrale statale “g.A. De Cosmi” di Palermo; il liceo Classico “giovanni XXiii” di Marsala; l’i.T.C. “W. Pareto” di Palermo; i Comuni di gela e Marsala) che, insieme con l’U.s.R. sicilia, si occupa di indagare, al di là dei fatti accaduti nella fase cronologica indicata, quegli elementi di vissuto collettivo richiamati alla memoria dei giovani che in quest’opera si sono impegnati con dedizione e curiosità culturale via via crescenti, in relazione alle ricerche svolte e ai riscontri ottenuti. l’arco di tempo indicato - in realtà poi esteso per alcuni riferimenti anche a parte degli anni ’50 - coincide con il picco della fase bellica e con il ritorno, per quanto complesso e controverso, al sistema democratico e all’ordinamento costituzionale, anche attraverso l’istituzione dell’Autonomia regionale e l’elaborazione del suo statuto. occorre far parlare le carte, e non solo; far parlare i muri con la loro architettura e le loro lapidi; i monumenti e i luoghi della città e dei paesi, teatri delle vicende accadute; riscoprire il vastissimo patrimonio di notizie e di idee costituito dalle varie forme della comunicazione: manifesti, giornali, lettere, locandine, riviste, volantini, filmati, foto, materiale in genere da affissione e da distribuzione. Ma anche verbali, rapporti e note informative intercorse fra le istituzioni preposte al controllo e all’ordine della società del tempo (Questura e Prefettura). in una parola, ‘assaltare’ archivi e biblioteche, consultare emeroteche cartacee e digitali, utilizzare verbali – qualcuno particolarmente importante perché riferentesi a sedute dell’Assemblea Costituente; ritrovare foto di persone e di luoghi, intervistare quanti avevano da ricordare e da raccontare, ri-assemblare e dare forma alla loro memoria e, infine, leggere o rileggere testi storici, ma specialmente testi letterari. Perché alcuni nostri scrittori hanno ricostruito la storia e ce l’hanno consegnata e fatta rivivere attraverso la trasposizione narrativa e la creazione di personaggi e di situazioni, con la loro capacità di evocare 84 Memorie da condividere indice particolari atmosfere di quegli anni e di coglierne gli aspetti complessi e contraddittori, talora esasperati e grotteschi. luoghi privilegiati di documentazione, di raccolta e selezione delle fonti sono stati, per la parte del lavoro condotto dagli studenti dell’i.T.i. “Vittorio emanuele iii” di Palermo, l’Archivio di stato e la Biblioteca Regionale “A. Bombace”, istituzioni che hanno fornito, insieme con la partecipe e gentile collaborazione degli addetti alle varie mansioni, oltre alla consultazione, il prezioso supporto informatico, che ha consentito agli alunni di esercitare e sviluppare le loro capacità di selezione critica. Altrettanto preziose si sono rivelate le carte, i documenti e le fotografie fornite dalla figlia dell’on. De Vita di Marsala, utilizzate, insieme con il testo delle interviste pubblicate, per la redazione del lavoro compiuto dagli studenti del locale liceo classico. Documentari televisivi (Blu Notte) e la consultazione di riviste come Chiarezza, fondata a Palermo nel 1945 e conservata in copia anastatica presso il Museo di storia Patria, hanno caratterizzato il lavoro prodotto dagli alunni dell’istituto “De Cosmi” di Palermo. Vasto e diversificato l’apparato di foto prodotto dagli studenti delle scuole di gela, che hanno principalmente inteso cogliere, attraverso le immagini, il contesto militare e civile dello sbarco alleato del luglio 1943. Anche le pagine del diario di una suora, presente e attiva durante i fatti che hanno caratterizzato quella che sarebbe poi stata ricordata come la strage di Castiglione di sicilia, insieme con un articolo pubblicato il 4 ottobre 1943 dal Corriere di sicilia e una citazione tratta da leonardo sciascia, hanno consentito agli alunni del liceo scientifico di linguaglossa, di evocare il drammatico evento e di ricordarne le sedici vittime. ovviamente, anche per queste due scuole citate, importanti sono state le testimonianze orali raccolte e pubblicate. Armati dunque di grande curiosità culturale, intelligenza interpretativa e tenacia, gli alunni hanno svolto la loro ricerca storica, cercando di dipanare il filo del discorso logico e cronologico indicato dal progetto. esso è stato assunto nella sua complessità, recuperando in qualche misura il senso della dimensione nazionale ed europea, quest’ultima ovviamente ancora tutta in fieri nei primi anni ’50, ma già in parte intuita nelle vicende individuali e collettive che avevano segnato, quasi sempre in termini drammatici, tutto il decennio precedente. Vicende a cui è stata data mirabile parola letteraria dagli autori esaminati, i cui testi hanno costituito quasi il commento e il contributo critico e di testimonianza più frequente. le carte che si sono utilizzate ed alle quali è stato affidato il 85 quaderno di indice compito di fornire uno spaccato diretto, hanno consentito la lettura, seppure parziale, di una società difficile e complessa, colta nel rovente divenire degli anni compresi tra il 1943 e il 1945 e registrata attraverso ricorrenti segnalazioni burocratiche (note di Prefettura e di Questura). esse narrano di una transizione militare e politica controversa e contraddittoria, di una liberazione ‘vigilata’ e spesso eterodiretta. Dicono anche di una ripresa democratica che in sicilia viene vissuta e condotta con la stessa ansia di trasformazione e di riorganizzazione dei movimenti e dei partiti - che anche altrove risorgevano - ma che in quest’isola si scontra fin da subito con le forze variamente camuffate della conservazione, dell’oppressione e, talvolta, della repressione. Altri eloquenti contributi sono stati quelli forniti da testi di autori che hanno in tempi più recenti raccontato ed interpretato vicende relative agli anni studiati, così come l’intervista ad un protagonista di fatti di grande sconvolgimento sociale, quali la crisi economica del ’44, da cui scaturì la drammatica giornata del 19 ottobre a Palermo e la strage di civili che ne seguì. e poi i giornali, le riviste, in parte reperiti anche presso la Biblioteca Regionale “A. Bombace” e da una selezione pubblicata dal senato della Repubblica, che hanno contribuito a far svolgere il filo della memoria. Per inciso, il lavoro di selezione delle carte e dei relativi riferimenti ricercati in precedenza, nonché la redazione dei pezzi prodotti a mo’ di intermezzi e di didascalie da parte degli studenti, ha oggettivamente finito con il coincidere e, spesso, con il sovrapporsi alle attività di studio e di produzione culturale relative al progetto didattico sul 60° anniversario della Costituzione italiana. gli esiti e i prodotti di questo lavoro possono essere fruiti attraverso la scheda n. 204 dell’archivio scuolamuseo ReDiBis, che permette di scaricare l’intero volume dal titolo Memorie da condividere. Fatti, luoghi, testimonianze della Sicilia nella Storia d’Italia e d’Europa (1940-1950). il riferimento al 60° anniversario della Costituzione permette qui, inoltre, di recuperare un’altra importante attività condotta in due annualità, 2007-2008 e 2008-2009, anche per iniziativa del MiUR e dell’UsR: “Dalle Aule parlamentari alle aule scolastiche - lezioni di Costituzione”. nel primo dei due anni di tale percorso, l’i.T.i. “Vittorio emanuele iii” ha partecipato con un proprio progetto, “la democrazia in cammino”, e un proprio itinerario che lo hanno portato a confluire individualmente nelle attività promosse e sviluppate in sede nazionale e suggellate dalla partecipazione, insieme con varie scuole di tutta italia, alla cerimonia di 86 Memorie da condividere indice riconoscimento e di premiazione svoltasi alla Camera dei Deputati nel giugno del 2008. nel secondo anno, 2008-2009, il nostro istituto ha ripreso il suo ruolo di scuola capofila organizzativo ed amministrativo di una rete regionale voluta e sostenuta dall’UsR che, nell’ambito del progetto originario, ha individuato e sollecitato quello che - anche nell’intitolazione del lavoro complessivo prodotto - si è chiamato: “Percorsi di cittadinanza attiva degli studenti. Prospettive nella Regione sicilia”. ne è sortito un testo scritto a più mani da studenti di varie scuole di differenti province dell’isola. Un testo bello ed agile insieme, ancora una volta impreziosito da una copertina evocativa che reca il contributo grafico della professoressa e pittrice Maria Vica Costarelli (si vedano i disegni alle pagg. 84 e 86); un testo sostanziato da interventi e ricerche che, fin dall’indice generale, denunciano un’attenzione ed una sensibilità particolari verso il riconoscimento e l’attuazione dei diritti civili, l’integrazione, l’interculturalità, lo stato sociale, il diritto al lavoro, il lavoro stesso come diritto costituzionale, la libertà - sancita dall’art. 41 della Costituzione - di iniziativa economica ma anche il diritto di quest’ultima di esprimersi e di realizzarsi senza i condizionamenti e le vessazioni di racket e mafie. in particolare, a questo lavoro l’i.T.i. “Vittorio emanuele iii” ha partecipato con il progetto “Pane e coraggio ci vogliono ancora…”, curato e condotto da chi scrive e costituente la parte settima dell’intero volume. Come evocato dai versi della nota canzone di ivano Fossati, il lavoro svolto si è confrontato con i temi, già proposti l’anno precedente, della democrazia vista non solo nel suo imprescindibile assunto costituzionale, ma anche nel suo ‘farsi’, nel suo divenire che si è andato dipanando nel corso della storia repubblicana e non solo, fino ad intercettare, in tempi più recenti, le questioni legate all’incontro con l’altro, all’accoglienza temi storici e di cultura per una terra di frontiera come la sicilia - ma legate anche alla necessità e alla capacità di dare risposte operative e legislative sul campo di diritti universali come quello alla salute. importanti sono stati, anche a leggersi e a vedersi, gli interventi e le forme di partecipazione e di attenzione degli studenti, testimoniati dalle pagine e dall’apparato iconografico del capitolo pubblicato. Va detto che i ragazzi hanno amato molto ciò a cui stavano lavorando e si sono appassionati alla soluzione di questioni che in quei mesi - l’inverno e la primavera del 2009 - venivano inopinatamente aperte da direttive legislative che attenevano a due sfere particolarmente sensibili: 87 quaderno di indice la scuola e la sanità. Con tali direttive si intendeva relegare in classi ‘ghetto’ i ragazzi immigrati perché apprendessero in maniera separata dagli altri alunni gli elementi fondamentali della lingua italiana e - nell’ambito della sanità - con un disegno di legge sulla sicurezza, si obbligava il personale ospedaliero a rilevare e a trasmettere ai Commissariati le generalità di immigrati irregolari o presunti tali. A questo riguardo, lucido e ricco di coinvolgimento emotivo si segnala fra gli altri - l’intervento dell’alunno siddique Rumor Ahmed. Altrettanto indicativa e risolutiva la pubblicazione, a chiusura della parte settima del testo citato, della circolare dell’Assessorato alla sanità della Regione siciliana (25 febbraio 2009) nonché del Comunicato stampa che ne seguì (25 marzo): un “messaggio di solidarietà e di civiltà”. Ancora un’altra avventura culturale e didattica, di quelle proprio importanti e positivamente complesse, che chiamano in causa fattori profondi della propria identità e delle proprie radici storiche e civili, è scaturita dalla ricorrenza dei 150 anni dell’Unità d’italia ed ha messo in moto fin dall’anno scolastico 2009-2010 - e lo ha ovviamente proiettato fin tutto il 2011 - un percorso di conoscenza di fatti e di tappe fondamentali del processo unitario, che avrebbe consentito di legare a quelle nazionali le vicende locali, la storia - spesso poco o niente conosciuta - dei nostri paesi, delle nostre genti, di tanti nostri giovani “bellissimi”, tanto quanto lo furono i giovani volontari che andarono a morire, da ogni parte di quell’italia che ancora non era tale, a Curtatone, a Montanara, nel vallone di Rovito, a Villa glori, ovunque la causa unitaria lo richiedesse. illuminante e prezioso il dipanarsi del filo letterario e storico attraverso la narrazione, quasi poetica, aurorale, che ne fa Vincenzo Consolo nel suo libro Il sorriso dell’ignoto marinaio che ha fatto un po’ da filo conduttore al lavoro svolto dagli studenti per la realizzazione del progetto: “18612011. Verso i 150 anni dell’ Unità d’italia. Da Torino a Palermo… Come abbiamo imparato insieme a diventare italiani (e come vorremmo continuare ad esserlo…)”. in effetti, la produzione dei tre fascicoli redatti, illustrati e pubblicati dai ragazzi del laboratorio di storia Contemporanea dell’i.T.i. “Vittorio emanuele iii”, oggi integrati in quella provvidenziale ‘banca dati’ che è scuolamuseo ReDiBis, si mostra, sia pure con la lapidaria incisività dei loro scatti fotografici e della selezione delle immagini da essi operata, e dà il senso del percorso logico e culturale compiuto. Vi sono contenuti i riferimenti essenziali alle lezioni, agli incontri organizzati, ai sopralluoghi ed alle visite guidate, alle interviste, alle letture 88 Memorie da condividere indice fatte, ai libri d’arte sfogliati e a tutta una serie di informazioni ricercate attraverso i documenti, i giornali, internet. C’è, ovviamente, il ‘resoconto’ per immagini, ma anche i commenti e le didascalie della visita a Torino mentre erano ancora in corso le celebrazioni dell’Unità. i luoghi delle mostre - la Venaria Reale e le officine grandi Riparazioni - e i luoghi istituzionali: Palazzo Madama, sede del primo senato italiano, e Palazzo Carignano, sede della prima Camera dei Deputati del nuovo stato. Altri luoghi, altri fatti, altri momenti topici della nostra storia nazionale, più vicini nel tempo, sono stati rievocati e saldati all’unicità del processo del nostro farci nazione, in continuità ideale, cronologica e politica. Così, la lotta di liberazione dal nazi-fascismo, il “secondo Risorgimento”, ha costituito un approdo quasi naturale ed obbligato per lo studio e l’analisi di un’Unità sempre in fieri e, talvolta, messa ancora in discussione. Quanto l’iniziativa nel suo svolgersi abbia suscitato interesse, messo in moto intelligenze e competenze, attivato curiosità e studio, indotto a riflessioni e puntualizzazioni in forma scritta, tutto ciò è affidato all’efficacia delle pubblicazioni e all’impegno con cui gli argomenti affrontati e le conoscenze acquisite sono diventati oggetto di discussione in occasione degli di esami di stato. Particolare menzione e lode merita, dunque, l’impegno degli studenti firmatari dei lavori qui presentati, che con la loro assidua partecipazione e con le capacità e le competenze dimostrate consentono a tutti noi adulti di riflettere e di investire sul potenziale di intelligenza di questa nostra “meglio gioventù”. il portale scuolamuseo ReDiBis, implementato dal progetto Arca dei suoni, ha permesso il recupero dei prodotti del loro impegno e la condivisione con il vasto pubblico della ‘rete’, offrendo un modello di lavoro per esperienze didattiche future. 89 quaderno di indice A scuola di catalogazione ovvero ‘Conoscere per amare’ Claudio Gabriele, Maria Teresa Mascari, Maria Muratore si parla spesso di reperti archeologici, ma sappiamo davvero che cosa è un reperto archeologico, quali emozioni può suscitare e quali riflessioni suggerire? Realizzare il video Siamo ancora in tempo... , le tavole pittoriche di un corredo funerario punico e il modello tridimensionale della Palermo punico-romana dopo un percorso di lezioni, seminari e visite guidate ha fornito la prova che anche noi ragazzi possiamo dare un contributo per migliorare la società nel rispetto di beni comuni che ci appartengono. È la nostra storia: passato, presente, futuro. Dobbiamo sempre ricordare che ciò che siamo lo dobbiamo a chi ha operato prima di noi per affidarci una preziosa eredità. È un’alunna della i A del liceo Artistico statale “g. Damiani Almeyda” di Palermo, Maria gabriella Pratelli, a sintetizzare così l’esperienza didattica vissuta con i compagni della classe nell’anno scolastico 2013-2014, in occasione del progetto “Dal Museo... allo scavo”, promosso dal Museo Archeologico Regionale “A. salinas” di Palermo. Tutti i ragazzi si sono mostrati concordemente soddisfatti e gratificati dall’itinerario svolto e dai risultati ottenuti, anche se non sono mancati all’inizio momenti di perplessità e la paura che forse ci si sarebbe trovati di fronte a un lavoro ‘noioso’. 90 A scuola di catalogazione ovvero ‘conoscere per amare’ indice Ma tutto si è svolto nel migliore dei modi e con grande convinzione, sia da parte dei ragazzi che dei docenti. il convegno conclusivo dell’iniziativa, che ha avuto luogo il 2 maggio 2014 al “Real Albergo delle Povere” con la mostra degli elaborati e la proiezione del video, ha poi regalato momenti di coinvolgimento profondo e suggerito che infine ciò che conta davvero nelle cose è la serietà delle idee, la determinazione dell’impegno e l’entusiasmo del fare. Il Modello tridimensionale di Palermo punico-romana «imparare a riconoscere tracce e indizi sulla forma della città osservando gli strati più profondi della sua storia», potremmo definire così, a posteriori, alla conclusione del breve ed intenso periodo di lavoro intorno al progetto “Dal Museo... allo scavo”, la finalità didattica posta all’attenzione ed all’operatività degli alunni della classe i A del liceo artistico. il raggiungimento di questo traguardo, rispetto ai risultati attesi, scaturisce sia dall’azione pluridisciplinare sulla classe, dispiegatasi via via nell’ambito delle Discipline geometriche e Architettoniche (docente, Claudio gabriele) con i contributi dei docenti di storia dell’Arte (Maria Teresa Mascari) e di Discipline Pittoriche (Maria Muratore), degli Archeologi e del Personale tecnico del Museo Archeologico “A. salinas”, sia dalle iniziative sul campo da essi promosse e dalla possibilità di confrontarsi con altri studenti della città. le esperienze acquisite a diretto contatto con esemplari di corredi funerari, con le visite guidate ai siti archeologici, le lezioni e le videoproiezioni, l’esercizio del Disegno dal vero, del Rilievo, dell’osservazione diretta e indiretta, con l’ausilio di supporti tradizionali ed informatici, hanno accorciato le distanze e le resistenze didattiche, contribuendo anche all’esito dell’approccio disciplinare del Disegno geometrico. l’osservazione di rappresentazioni in pianta, prospetto, sezione, assonometria ha supportato i diversi momenti di incontro con i reperti provenienti dalle tombe puniche, con i resti delle Ville romane di piazza Bonanno, con i tracciati viari e la cinta muraria originaria della città, rivelando come il linguaggio del Disegno geometrico possa contribuire a descrivere analiticamente tanto l’esistente, quanto quello che il tempo ha cancellato. Proprio questa valenza comunicativa, emersa dal confronto tra la cartografia e la forma percepita della città antica, ha fatto orientare la proposta operativa per la classe sulla ricostruzione dell’orografia della Palermo punico-romana, al fine di sperimentare come la geografia del territorio urbano possa essere rappresentata con un manufatto tridimensionale, utilizzando le curve di livello. 91 quaderno di indice il passaggio successivo è stato quello di focalizzare con la classe e, successivamente, in piccoli gruppi, la complessa morfologia del territorio per realizzarne il modello in scala ridotta con l’uso del cartoncino, dopo averne frazionata l’intera altimetria in gruppi di strati orizzontali. Rilevando, ritagliando, sovrapponendo strato dopo strato le curve di livello, si è proceduto alla ricostruzione, in scala 1:5000, dell’orografia originaria della città. i reperti, i siti, i toponimi, i corsi d’acqua, le ville romane, la cinta muraria hanno preso così posizione e dislocazione fra le mani, sotto le forbici e nella mente degli alunni in una mappa tangibile del proprio territorio. l’esposizione del modello nel corso della mostra finale del progetto, realizzata all’interno dell’Albergo delle Povere, insieme al complesso dei manufatti prodotti dagli alunni delle altre classi e degli altri istituti, ha rappresentato un’occasione fondamentale di verifica personale e collettiva, di acquisizione di consapevolezza, si può dire, del proprio lavoro svolto. nella percezione che l’esposizione pubblica ha reso possibile in modo particolarmente espressivo e comunicativo, il plastico si è posto non solo come strumento di comprensione per gli alunni che lo hanno realizzato, ma anche come supporto didattico a servizio di chiunque desideri cominciare a conoscere la forma geografica e urbanistica della città, consentendo di rintracciare fisicamente gli avvallamenti del Kemonia e del Papireto, l’altipiano della Paleapoli, il promontorio del “Piede fenicio”, l’insenatura del porto, le propaggini della necropoli punica. Dall’elaborazione graficopittorica al video Partendo dall’assunto che «l’educazione al patrimonio è importante per costruire senso di appartenenza a una tradizione culturale comune»1, nonché fonte di crescita intellettuale e formativa degli alunni, e che la conoscenza del patrimonio culturale nel suo complesso e la sensibilizzazione alla protezione dello stesso «porta ad acquisire un atteggiamento di ‘curiosità’ e sviluppa la creatività, favorisce il riconoscimento della identità culturale dei giovani e la diversità delle culture europee è un mezzo di prevenzione dei conflitti, e di educazione all’integrazione sociale» (ibidem), nella prima fase del lavoro svolto in classe particolare attenzione è stata rivolta alla conoscenza e soprattutto alla consapevolezza dell’attuale situazione di ‘conservazione’ o ‘tutela’ del patrimonio culturale. Attraverso momenti di discussione e di condivisione delle esperienze svolte nelle precedenti attività del progetto, e cioè le visite al Museo “A. salinas” e ad alcune zone archeologiche della città, nonché le lezioni teoriche sulla catalogazione dei reperti, si è cercato di approfondire le 92 A scuola di catalogazione ovvero ‘conoscere per amare’ indice tematiche affrontate, e in particolare quelle che riguardano la situazione attuale del nostro patrimonio culturale e ambientale che dal punto di vista didattico non è solo oggetto di contemplazione o di veicolazione di contenuti storici o artistici, ma piuttosto induce alla riappropriazione del passato personale, muove verso un’interpretazione dello stesso e sviluppa quindi valori etici ed estetici. in classe, tramite internet, si sono visti filmati e si sono ascoltate testimonianze che spiegavano la reale ed effettiva situazione in cui gran parte del nostro patrimonio culturale purtroppo versa. Questa fase del lavoro, ha suscitato negli allievi un profondo sgomento ma nello stesso tempo forte coinvolgimento, interesse e motivazione ad agire per tentare di cambiare qualcosa. indirizzare il proprio potenziale creativo affinché si raggiunga una maggiore sensibilizzazione alla cura del nostro patrimonio ambientale e culturale è diventato l’obiettivo per cui e intorno al quale si è inteso operare. il progetto in classe si è sviluppato seguendo due differenti percorsi operativi. il primo prevedeva la realizzazione da parte degli allievi di disegni per una successiva stampa su t-shirt, a partire dalla rielaborazione della copia dal vero e da immagini fotografiche dei reperti. il secondo prevedeva la contestuale realizzazione di un video. la fase tecnico-pratica di copia realistica delle immagini dei reperti, di rielaborazione digitale e soprattutto di restituzione pittorica è stata eseguita dagli allievi con tale perizia e cura dei particolari da instaurare una relazione di appartenenza reciproca tra allievo e reperto. il prendersi 93 quaderno di indice cura anche solo di un reperto, seguendone il percorso attraverso vari passaggi (dal disegno alla rielaborazione, dalla resa pittorica alla stampa su magliette), rende gli allievi responsabili delle sorti dello stesso ma soprattutto potenzialmente li avvia verso un virtuale processo di autodeterminazione del proprio agire, dove gli allievi non sono più passivi e rassegnati spettatori delle sorti in cui versa gran parte del nostro patrimonio, ma attivi e propositivi cittadini. i due procedimenti operativi, che stanno dietro ai due prodotti finali realizzati, solo apparentemente risultano diversi o addirittura alternativi per tipologia, soggetto, sviluppo progettuale, tecnica di esecuzione e abilità dimostrate: in realtà l’uno è stato funzionale all’altro. gli allievi, nel fare i disegni per le magliette, hanno raggiunto consapevolezza del proprio potenziale espressivo, hanno acquisito la motivazione nonché la determinazione ad agire necessarie a realizzare poi il video e ad esporsi in questo anche come performer. Cosa non trascurabile per dei ragazzi di primo liceo. la trama del video, semplicemente, viene fuori (germoglia o nasce) e matura (o cresce) mentre si lavora ai disegni per le t-shirt. i pensieri degli allievi, le loro motivazioni, il disappunto, il desiderio e la speranza di vedere che le cose un giorno cambino prendono forma e si concretizzano tangibilmente mentre si decide se una tinta sia migliore di un’altra, nei disegni che intanto stanno eseguendo. Capire quali poi siano i complessi procedimenti del pensiero e della creatività che portano ad esprimere idee, sentimenti e sensazioni, e il modo in cui queste vengano poi espresse nel video, quasi sempre senza la mediazione del linguaggio verbale, è per noi ancora terreno insondabile. sta di fatto che ad un certo punto del percorso tutto sembra chiaro, ogni tassello torna al suo posto, ogni nota dello spartito trova la sua disposizione armonica; bastano poche indicazioni prima delle riprese e, ormai sicuri di ciò che si vuole esprimere e come, realizzare il video e parteciparvi è solo un gioco a cui ormai nessuno degli allievi può e vuole rinunciare. Farne parte diventa un piacere, un divertimento, un dovere… Siamo ancora in tempo non poteva non essere il titolo di questo video. Per aggiungere un’ulteriore riflessione su questo mezzo espressivo, desidererei, a questo punto, trascrivere quanto Patrizia Canova2 ha scritto nel suo appassionato articolo Visioni a proposito dell’utilizzo del video in classe: il cinema può regalare svariate occasioni in cui attraversare storie, luoghi e situazioni e farsi attraversare da sensazioni, domande, pensieri sul proprio mondo interiore e sui mondi fuori da sé. il cinema non riproducendo semplicemente la realtà, ma reinventan- 94 A scuola di catalogazione ovvero ‘conoscere per amare’ indice dola, può offrire agli spettatori una miniera di storie infinite tutte da scoprire, capire, interpretare, può contribuire a costruire l’identità di ciascuno, può stimolare a riconoscere meglio le proprie emozioni, può incidere sulla creazione dell’immaginario, può aiutare a esplorare, sentire, guardare in modo diverso, a volte nuovo, lo spazio vicino e lontano. e dunque viaggiare nel cinema e con il cinema, guardare i film con gli occhi e con il cuore, può divenire una nuova esperienza di viaggio da consumarsi nella relazione educativa. Alla luce delle esperienze realizzate si dimostra valido, proprio per le finalità che il progetto si era proposto e al fine di fornire una maggiore valorizzazione della didattica dei beni culturali, l’apporto che può offrire a questa esperienza didattica l’archivio di Arca dei suoni e dei nuovi strumenti complementari che con esso cooperano - scuolaMuseo ReDiBis e Cricdlearn - proprio per il contributo che questi offrono, in quanto ormai irrinunciabili strumenti basati sulla partecipazione interattiva favorita dal web 2.0. Per far sì che ciò si realizzi è però indispensabile che tali progetti tengano conto dei tempi scolastici che comunemente non coincidono con i tempi amministrativi delle altre istituzioni (l’inizio dell’anno solare, infatti, coincide con la seconda metà dell’anno scolastico). inoltre, e non secondariamente, bisogna tener conto dei tempi di apprendimento e di assimilazione delle idee e dei concetti da parte degli allievi: affinché i risultati raggiunti non si dissolvano è necessario anche prevedere del tempo per la riflessione e il ragionamento, per far sì che il cambiamento nel modo di percepire la realtà incida profondamente nelle coscienze e il lavoro fatto non si vanifichi. È pertanto necessario ed auspicabile che per incrementare l’efficacia di tali esperienze, sicuramente da ripetere e da diffondere, vengano resi stabili e consolidati i rapporti tra il mondo della scuola e le istituzioni preposte alla valorizzazione e alla tutela del beni culturali. Note bibliografiche 1 Calidoni, Mario. Museo, scuola, beni culturali. in http://www.irre.toscana.it/scuolaebeniculturali/intersez1.htm 2 Canova, Patrizia. “Visioni”. in Costanza Bargellini e silvana Cantù, Viaggi nelle Storie. Frammenti di cinema per narrare. Milano: isMU, 2009. Altri contributi dell’istituto “Damiani Almeyda” presenti nell’archivio di Arca dei suoni: “... con questi nostri occhi...” “... alla gente di Brancaccio...” 95 quaderno di indice Il mare, fonte di vita e di lavoro Vincenza Anselmo Introduzione intervista al sig. Vincenzo Asaro il liceo Classico statale “gian giacomo Adria” di Mazara del Vallo è stato una delle prime scuole superiori a partecipare al Progetto Arca dei suoni fin dai suoi albori, e a continuare anche negli anni successivi, grazie alla disponibilità della Dirigente di allora, prof.ssa Maria Rosa Ampolilla, delle docenti, Vincenza Anselmo, Rosanna Caci e ninfa stallone che lo hanno portato avanti, e grazie soprattutto ad un gruppo di alunni, che all’inizio del percorso frequentavano le classi iV e V ginnasiale del corso B e hanno continuato a collaborare fino al 1° e 2° anno del liceo, dei quali mi sembra doveroso riportare i nomi: Paola gonnella, giorgio Marino, Paola Bono, Benedetto Damiani, Anita Di gregorio, Anna Di stefano, eleonora Fiorentino, iolanda Fiume, Rosario giacalone, Valentina grilli, Maria leone, gloria li Vorsi, Marika Marceca, Maria Montalbano, simona Paleino, sergio Fausto Marino e stefano Asaro, con la collaborazione degli studenti di 3ª liceale, Francesco Adamo, Federica Pepe, Michelangelo Cangelosi, Antonio Messina. la decisione del liceo Adria di aderire al progetto proposto dal CRiCD, è scaturita dall’esigenza di dare impulso ad una più incisiva azione di divulgazione scientifica nel campo della conoscenza del patrimonio culturale immateriale della sicilia. infatti, constatata l’indifferenza degli adolescenti verso gli eventi ed il vissuto delle generazioni precedenti, il loro interesse solo per il presente, l’atteggiamento diffuso di concepire il passato come qualcosa che non li riguarda perché appartenuto ad ‘altri’ - forse qualcosa di fantastico e avventuroso, ma irripetibile e da dimenticare - è sembrata opportuna l’idea di realizzare brevi percorsi laboratoriali centrati sul contributo del racconto autobiografico, per la ricostruzione di percorsi di vita vissuta, 96 Il mare, fonte di vita e di lavoro indice attività professionali, avvenimenti, sagre paesane ed altro, e per orientare i giovani verso la progettazione responsabile del proprio futuro, mediante l’elaborazione di scelte fondate sulla partecipazione consapevole alla realtà ed alla storia della loro comunità. il patrimonio culturale immateriale, di per sé di natura dinamica, mutevole nel tempo e destinato irrimediabilmente a scomparire travolto dai rapidi cambiamenti epocali a tutti i livelli, necessita di essere seguito e fissato con tempestività mediante strumenti che da un lato permettano di seguirne l’evoluzione, cogliendone con rapidità i mutamenti, e dall’altro ne consentano la conoscenza, il recupero, la salvaguardia e la valorizzazione, al pari delle altre espressioni culturali in cui si articola il complesso tessuto sociale, etnologico e antropologico della nostra regione. Fra gli obiettivi educativi principali, dunque, quello di stimolare l’attenzione degli allievi verso le problematiche inerenti alla raccolta dei dati, mediante la diffusione di un’informazione coerente e qualificata sulle nuove metodologie e procedure di rilevamento; fare acquisire loro saperi, abilità e competenze necessarie per organizzare e condurre una ricerca sul campo; realizzare registrazioni e gestire informazioni attraverso schede di documentazione sonora e audiovisiva; utilizzare i blog, i forum e le aule virtuali per l’inserimento dei risultati della ricerca negli archivi on line; imparare a gestire le fonti di un archivio sonoro sia sul piano conoscitivo che su quello tecnico ed operativo e ad utilizzarle correttamente nella ricerca, nelle attività produttive, nell’organizzazione dei servizi museali. si è dunque fatta propria l’idea di costruire percorsi didattico-educativi alternativi e più accattivanti, agiti sul territorio e mirati all’acquisizione di competenze certificabili ed eventualmente spendibili sul mercato del lavoro. le modalità di monitoraggio e di analisi del territorio promosse dal CRiCD, basate sull’utilizzo delle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione, hanno trovato nella nostra scuola immediato riscontro e il potenziamento del rapporto con le istituzioni scolastiche ha consentito al Centro regionale di dare vita ad una straordinaria ‘agenzia di formazione permanente’, inaugurando un innovativo sistema di archiviazione e condivisione dei beni culturali ‘intangibili’ e offrendo a studenti, ricercatori, operatori economici e socio-culturali, residenti in sicilia ma anche nel resto d’italia ed all’estero, cultori della nostra storia e della nostra cultura, la prima esperienza di museo virtuale interattivo, aperto alla comunicazione globale bidirezionale. 97 quaderno di indice il sig. Vincenzo Asaro a.s. 2008-09 Arti e mestieri, curiosità, culti e processioni le attività del progetto, la cui proposta è pervenuta nel dicembre 2008, hanno avuto inizio nel mese di marzo 2009, con la partecipazione di alcuni docenti alle giornate di formazione tenutesi presso la sede del CRiCD a Palermo. A queste giornate sono seguiti, nel mese di aprile 2009, degli incontri presso la sede del liceo Classico “Adria” in Mazara del Vallo. Qui, sotto la guida degli insegnanti e con la supervisione e il supporto dei tecnici del Centro del Catalogo, gli studenti che hanno accolto l’invito a partecipare sono diventati ‘protagonisti’, trasformandosi in piccoli ricercatori, operatori televisivi e reporter. sotto la guida di chi scrive, essi hanno lavorato quasi sempre nelle ore pomeridiane, al di fuori delle ore curriculari e poi autonomamente anche nei mesi estivi. sono andati in giro per la città, con registratori e videocamere, a intervistare i loro nonni e bisnonni, le zie, le prozie, i parenti e i conoscenti più anziani, per ottenere tutte le informazioni possibili. Hanno registrato canti e immagini delle processioni, racconti, canti popolari, preghiere, nenie, canti religiosi e processionali, proverbi e motti di spirito, che poi hanno inserito nell’archivio di Arca dei suoni, creato per raccogliere e condividere tali documenti. Queste attività sono state portate avanti anche negli anni successivi, con la seguente scansione: - a.s. 2008-09 “Arti e mestieri, curiosità, culti e processioni”, interviste per la ricerca di testimonianze autobiografiche, racconti e descrizioni di antichi mestieri (lu nassarolu) e attività manuali, canti popolari, nenie, proverbi, espressioni della tradizione orale siciliana, processioni (la Madonna del Paradiso); - a.s. 2009-10 (marzo e aprile) “Percorsi d’Arte e di Cultura per la riscoperta del dialetto”, ricerca di poesie e canti in dialetto siciliano, traduzione, memorizzazione e successiva recita; - a.s. 2010-11 “storie di vita”, ricerca di storie di vita vissuta, con interviste ai protagonisti (intervista al sig. Francesco Piccitto, inventore, ed al sig. girolamo Ferro, pescatore). le esperienze più significative in questa prima fase sono state: - la videointervista al sig. Vincenzo Asaro (foto a fianco), un anziano pescatore mazarese di 92 anni, che tutti chiamavano “lu nassarolu”, perché, fin da giovane, aveva esercitato il mestiere di costruire nasse da pesca intrecciando i giunchi. nel filmato, il sig. Asaro spiega passo dopo passo la costruzione delle “nasse” da pesca e nel frattempo racconta ai ragazzi qualche avventura particolare della sua vita da marinaio; 98 Il mare, fonte di vita e di lavoro indice il santuario della Madonna del Paradiso e alcuni momenti della processione - il video sulla Processione della Madonna del Paradiso, cerimonia religiosa legata al miracolo della Madonna ed al culto della stessa. Un culto molto sentito dai fedeli anche nei tempi attuali sia a Mazara, dove si trova il santuario, sia nelle città vicine. a.s. 2009-10 Percorsi d’Arte e di Cultura per la riscoperta del dialetto nell’anno 2009-10 gli alunni sono stati guidati alla scoperta del ‘dialetto siciliano dei poeti’ mediante la ricerca e la successiva recita di poesie in dialetto in diverse piazze del centro storico della città, durante l’evento culturale connesso con la “Xii settimana della Cultura”, nel mese di aprile 2010. sono stati attivati alcuni laboratori pomeridiani dove gli alunni, divisi in piccoli gruppi, hanno fatto delle ricerche ed hanno scoperto e riscoperto le poesie di nino Martoglio, regista, sceneggiatore, scrittore e poeta siciliano nato in provincia di Catania nel 1870 e morto nel 1921. Hanno individuato un poeta/cantastorie, arguto e salace, di probabili origini palermitane, vissuto nel XVii secolo, Petru Fuddruni, valente tagliapietre e, per qualche tempo, anche marinaio imbarcato su una nave regia, ed un poeta mazarese, Vito Quinci Macaddino, vissuto intorno alla metà del 1900, combattente durante le seconda guerra mondiale e autore di un libretto di poesie in dialetto siciliano/mazarese dal titolo “Voci perdute”. 99 quaderno di indice gli studenti hanno letto alcune poesie in dialetto, le hanno tradotte sotto la guida dell’insegnante, anche per poterne comprendere meglio il significato, e ciascuno ne ha scelta una o due per la recita. la fase più difficile di questa attività è stata - con grande sorpresa delle insegnanti - proprio quella della lettura e traduzione dal dialetto, nonché della memorizzazione dei testi scelti, con la loro recita ripetuta più volte, fino a giungere ad una certa scioltezza nella pronuncia che i ragazzi più giovani purtroppo non hanno. Riportiamo di seguito alcuni dei testi affrontati. Dal libretto Voci perdute di Vito Quinci Macaddino: il poeta Macaddino LU PORTU DI MAZARA Cu’ tuttu chi lu portu è quantu un tinu ci vennu bastimenti di luntanu, lu via vai nun manca di cuntinu né traficu, né fudda e gergu stranu. Vennu pri carricarisi lu vinu ed autru pruduttu siculanu, di chista bedda terra ch’è un jardinu, e va pri tutt’u munnu e p’ogni chianu. e mentri chi faticanu supra li bastimenti li marinara cantanu, si sentinu cuntenti. A lu travagghiu ‘un pensanu ch’è faticusu assà ma guardanu lu pani ch’è l’unica buntà. Ci sunnu varchi a vela e vapurina chi formanu ‘na frotta numirusa, e vannu pri la pisca ogni matina sfidannu a mari l’unna furiusa. si puru c’è Marrobbiu a la marina e tornanu ‘sti varchi a la rinfusa, viditi quannu è versu siritina. chi pisca veru granni e pitittusa. si pò lu mari infuria terribili e possenti e d’ogni parti spiranu li timpistusi venti tutti li cori tremanu pinsannu a li varcuzzi chi ‘ntra lu mari lottanu e sunnu ancora ddà. 100 Finali Chianciti mammi poviri e spusi scunsulati chi ancora lutti e vittimi ci sunnu priparati. li varchi ch’ora tornanu vi mostranu l’antinna e cu’ lu chiantu portanu la tristi virità. LOCU NATIU Bedda è la terra dunni sugnu natu, China di suli e china di splinnuri; Dunni lu miu nascìu primeru amuri, e cu st’amuri sugnu anchi spusatu. stu solu binidittu e tantu amatu Assà produci frutti ed assà ciuri: «stidduzzi» d’ogni ciàvuru e culuri Chi l’ariu cci lu fannu ‘mmarsamatu. ed havi donni chini di ducizza Pri li sò modi, meriti e primuri Chi fannu di Mazara ‘na biddizza. lu mari poi l’accrisci in ogni incantu e, ‘nsemi a l’autri doni di valuri, nni fannu ‘na cità, siculu vantu Il mare, fonte di vita e di lavoro indice Da Centona di nino Martoglio a.s. 2010-11 Storie di vita il sig. Piccitto ‘A LA PISCARIA PARTENNU PRI MARI – Chi fazzu vegnu?... Ah... don Pippineddu? – Cca sugnu, cavaleri!... Unn’âmu a jri? – lèviti, ca ‘u canusciu, o’ baruneddu! – A comu ‘sti palàmiti? – A du’ liri. Addiu, munnu ‘ngannusu e tradituri, ju ti salutu e partu pri lu mari, nuru lu pettu, vrazza e pedi nuri, ccu la natura vogghiu cuntrastari. – Chi sunnu, trigghi d’àlica? – Chiù beddu, d’ ‘a trigghia, é, ‘u palamitu!... Ci arrìri?... Chi ci pari, sangusu? Vah, ci ‘u feddu? – A vinticincu. – Mai, si nni pò jri. Megghiu timpesti, megghiu riuturi, e di li pisci fàrisi mangiari, chi sòffriri li peni di l’amuri e di lu ‘ngannu li turmenti amari. l’urtima, siddu ‘u voli, ‘ossia fa a trenta. ‘U tagghiu?... Quantu?...– Fanni un chilu e menzu. – Ccu ‘ammarinatu, l’agghiu, acitu e menta, Addiu pri sempri, addiu! Troppu duluri mi costi, munnu, e non ti pozzu amari; scava pri tutti li to’ sipurturi, mangia un piattu propria arriali!... – A mia, marchisi!... – e lèviti d’ ‘u menzu! n’ ‘o vidi ca s’ ‘u metti ‘nt’ ‘o giurnali? ma l’ossa mei nun ti li vogghiu dari; dintra lu mari, virdi di culuri, ‘ntra l’unni so’ mi vogghiu ripusari! il terzo anno è stato dedicato alla ricerca di ‘storie di vita vissuta’, con interviste dirette ai protagonisti. nella prima intervista/filmato gli alunni Rosario giacalone, stefano Asaro e Benedetto Damiani, della classe ii liceale sez. B, hanno intervistato il sig. Francesco Piccitto - inventore - il quale ha ricostruito tutta la sua vita, raccontando delle sue origini africane (suo padre era infatti originario della libia), della sua formazione presso un college americano, e di come fosse nata la sua passione per la meccanica, che gli ha permesso di brevettare alcune invenzioni di cui il sig. Piccitto ha mostrato i disegni e i particolari. nella seconda intervista, a corredo di due filmati già inseriti nella piattaforma Arca dei suoni, i signori girolamo Ferro (nonno di Rosario giacalone) e Matteo gancitano, suo amico, in occasione della mostra sulla marineria mazarese “i tesori di Mazara del Vallo”, svoltasi dal 5 al 13 novembre 2010, commentano l’oggettistica navale esposta e, attraverso le loro esperienze, illustrano le funzioni e le caratteristiche delle più importanti attrezzature da pesca, presentando alcune foto d’epoca in cui sono ritratti anziani pescatori nei loro tipici abbigliamenti. Una terza intervista è stata realizzata dall’alunno Rosario giacalone il quale ha intervistato suo nonno, il sig. girolamo Ferro, pescatore nato a Mazara il 30 luglio 1940 e attualmente in pensione. 101 quaderno di indice Dall’alto: il sig. Ferro al timone, in una vecchia foto; catene e reti da pesca con galleggianti l’appassionato racconto autobiografico del protagonista inizia da quando, all’età di 12 anni, egli andava a pescare con gli zii su piccole barche a remi, e si snoda attraverso le varie tappe della sua vita lavorativa, vissuta con onestà e sobrietà e conclusasi come sindacalista al servizio dei pescatori. la sua attività, iniziata come ‘ragazzo di bordo’, continua come mozzo sulle barche da pesca e come timoniere sui grandi pescherecci che arrivavano fino in libia ed in Tunisia. Vede infine il nostro imbarcato come capitano sulle grandi navi commerciali. le imprese narrate sono spesso rischiose e avventurose, talvolta veri atti di coraggio e di grande abilità marinaresca, che tradiscono l’orgoglio del narratore. A questi, si alternano momenti di paura e di panico vissuti in mare, dai quali tuttavia il sig. Ferro è sempre riuscito a tirarsi fuori con grande abilità e intraprendenza. si tratta di squarci di vita tipica di uno dei marinai della città di Mazara, figure che oggi purtroppo vanno scomparendo, travolte dall’avanzare di quello che viene etichettato come ‘progresso’. Come si è visto, dunque, gli allievi hanno accettato con entusiasmo di partecipare al progetto Arca dei suoni, iniziando le loro ricerche a partire dalle famiglie, con la collaborazione di nonni, zii e parenti più anziani. Hanno riscoperto le antiche tradizioni e il dialetto. sono andati in giro a raccogliere registrazioni e filmati di processioni, canti sacri e profani, poesie, modi di dire e soprannomi, racconti di pesca sulle imbarcazioni mazaresi, di invenzioni brevettate in terra americana e di altre storie di vita vissuta, riuscendo a ricostruire fatti ed avvenimenti del passato mediante il racconto autobiografico della così detta ‘gente comune’. Tutte queste attività, effettuate da ragazzi auto aggregatisi in piccoli gruppi, sono state poi presentate ai compagni e condivise fra tutti durante brevi incontri laboratoriali. le interviste sono state ascoltate e discusse, le fotografie ed i filmati sono stati visti e commentati insieme. ogni gruppo ha avuto la possibilità di conoscere il lavoro degli altri e di beneficiare delle esperienze della ricerca altrui. Uno degli aspetti più importanti del progetto, e di maggiore soddisfazione per gli studenti, è stata quella di poter contribuire in prima persona all’arricchimento dell’archivio di Arca dei suoni, di partecipare alla creazione dei suoi contenuti con le schede audio, fotografiche ed audiovisive da loro stessi realizzate. È certamente stata un’esperienza didattica e formativa di profondo spessore culturale ed umano che ha avuto una ricaduta molto positiva sugli allievi e sulle loro famiglie, in quanto ha rinnovato o creato ex novo un legame fra gli anziani, spesso dimenticati, ed i giovani, sempre più spesso distratti da mille altre cose accattivanti - e non sempre positive - proposte dalla tecnologia moderna. 102 Il mare, fonte di vita e di lavoro indice esperienze delle associazioni 103 quaderno di indice ‘Scavo archeologico’ al Museo Salinas: Selinunte e le sue necropoli Roberto Filloramo, Noemi Lo Presti, Salvatore Palumbo L’Associazione l’Associazione Anfiarao, costituita nel 2010 a Palermo da giovani archeologi professionisti, è un’associazione senza scopo di lucro che persegue finalità di promozione culturale legate all’innovazione tecnologica, con particolare riferimento alle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione (Information and Communication Technologies). È impegnata nella tutela, conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale, attraverso la creazione e promozione di percorsi turistici alternativi, l’ideazione e realizzazione di laboratori didattici, di iniziative con le scuole, di sussidi multimediali, cataloghi e pubblicazioni, in raccordo con la rete del territorio. Anfiarao promuove ed organizza campagne di scavo archeologico, summer e winter school; si dedica all’allestimento museale; collabora con enti pubblici e privati nella progettazione e nello svolgimento di attività culturali; nella realizzazione di pubblicazioni, edizioni fono-fotografiche, audiovisive, multimediali, e di materiale vario di interesse culturale, scientifico e storico; promuove ed organizza seminari, giornate di studio, conferenze e mostre. l’associazione è partner dell’istituto di istruzione secondaria superiore “Francesco Ferrara” di Palermo e dell’ente Bilaterale Regionale del Turismo siciliano (eBRTs) nell’ambito del progetto denominato Digital storytelling e UGC. Giovani talenti a scuola di archeologia, rivolto a studenti che frequentano il triennio dei seguenti indirizzi di studio: • liceo delle scienze umane (opzione economico-sociale); • liceo linguistico; • Professionale - settore servizi, indirizzo servizi commerciali; • Turismo; • Amministrazione, finanza e marketing. 104 ‘Scavo archeologico’ al Museo Salinas: Selinunte e le sue necropoli indice Dal 2013, l’Associazione è partner del progetto Arca dei suoni - promosso dal CRiCD - e ne condivide gli obiettivi e le finalità legate alla salvaguardia della memoria e del patrimonio culturale della Regione siciliana. la piattaforma per l’e-learning Cricdlearn e l’Archivio digitale multimediale scuolamuseo ReDiBis sono, infatti, strumenti utili alla visualizzazione, condivisione e divulgazione di numerose e diversificate idee progettuali che difficilmente sarebbero portate a conoscenza di una utenza altrettanto ampia. Il progetto Da sinistra: topografia generale delle necropoli di selinunte. Rielaborazione grafica a cura dell’Associazione Anfiarao (da odeon 1971: tav. 17); Pianta della citta di selinunte (da Hulot-Fougéres 1910: tav. 3) il progetto sperimentale Museando: un sistema integrato tra archeologia e ICT, realizzato nell’ambito dell’APQ “giovani protagonisti di sé e del territorio - Azione 7 - linea d’intervento B (sviluppo di idee innovative)” e finanziato dalla Regione siciliana – Assessorato della Famiglia, delle Politiche sociali e del lavoro, e svolto in partenariato con l’Assessorato regionale dei Beni culturali e dell’identità siciliana e con il Museo Archeologico Regionale “Antonino salinas” di Palermo, nasce dalle nostre attività di collaborazione presso gli archivi storici, fotografici e i magazzini dell’istituto museale, nell’ambito di stage e ricerche scientifiche svolte ai fini della elaborazione di tesi laurea che hanno avuto come oggetto lo studio dei reperti archeologici riferibili alle necropoli del sito archeologico di selinunte, custoditi nei magazzini del Museo Archeologico di Palermo. l’attività progettuale si è inserita nel programma di riadattamento museografico dell’edificio museale e della conseguente previsione di un nuovo ordinamento delle Collezioni. 105 quaderno di indice l’obiettivo del progetto ha riguardato l’elaborazione di un quadro generale sulle logiche riguardanti la scelta delle aree sepolcrali di selinunte e sui corredi funerari rinvenuti, a partire dalla fine del 1800 fino alle più ‘recenti’ esplorazioni sistematiche della metà del secolo scorso nelle Contrade Buffa, galera Bagliazzo e Manicalunga. Gli obiettivi raggiunti il progetto ha dato esito a: • una ricognizione dei corredi sepolcrali delle necropoli di selinunte; • la formulazione di un’ipotesi di selezione di reperti delle necropoli ai fini espositivi; • la realizzazione di un video-documentario e di una pubblicazione monografica cartacea, in cui sono presentati e raccolti i dati preliminari della ricerca. necropoli di Buffa, corredo della tomba a sarcofago n. 527, 1964, prima metà del Vi sec. a.C. (Palermo, Museo Archeologico Regionale) Le attività svolte le attività svolte per il raggiungimento degli obiettivi del progetto hanno riguardato: • la ricognizione dei corredi funerari della necropoli di Buffa, della necropoli di galera Bagliazzo e della necropoli di Manicalunga; • la ricerca archivistica e bibliografica; • l’inventariazione e la catalogazione dei corredi funerari; • la documentazione fotografica; 106 ‘Scavo archeologico’ al Museo Salinas: Selinunte e le sue necropoli indice Da sinistra: necropoli di Manicalunga, proprietà sciacca Brigida, corredo della deposizione a incinerazione n. 11, 1965, prima metà del V sec. a.C. (Palermo, Museo Archeologico Regionale); necropoli di galera-Bagliazzo, scavi salinas 1887, oinochòe corinzia proveniente dalla tomba a inumazione n. 2 verso sud (part.), prima metà del Vi sec. a.C. (Palermo, Museo Archeologico Regionale) • l’elaborazione e l’implementazione dell’archivio fotografico “Corredi funerari delle necropoli di selinunte”; • la formulazione di un’ipotesi di selezione ai fini espositivi; • la progettazione del video-documentario Selinunte e le sue necropoli; • l’elaborazione dei testi per il video-documentario e per la pubblicazione cartacea recante lo stesso titolo; • la realizzazione del video-documentario; • la realizzazione della pubblicazione monografica Selinunte e le sue necropoli. La metodologia il successo del progetto si è basato principalmente sul lavoro sinergico e di rete tra i diversi attori della partnership. in particolare, si sono utilizzate la metodologia del project management, per monitorare e rimodulare in itinere gli obiettivi progettuali al fine di favorirne il raggiungimento, e la SWOT (strengths, weaknesses, opportunities, threats) analysis per tenere sotto controllo i punti forza e di debolezza, le opportunità e le criticità del progetto. I prodotti realizzati Come già indicato, i dati raccolti durante l’intera attività progettuale sono stati elaborati e presentati all’interno dei due prodotti: • il video-documentario Selinunte e le sue necropoli; • la pubblicazione monografica recante lo stesso titolo. Per la realizzazione dei due prodotti si è fatto ricorso alle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, ormai indispensabili nei processi di comunicazione, divulgazione, valorizzazione e fruizione nel settore dei beni culturali. 107 quaderno di indice in entrambi i prodotti è stato tracciato un quadro della città di selinunte e delle sue necropoli al fine di far conoscere al grande pubblico la ricchezza e l’importanza storico-archeologica dei suoi corredi tombali che per la prima volta sono stati documentati in maniera organica. Al fine di educare all’uso consapevole del patrimonio culturale - unica garanzia per una tutela partecipata, per un’azione di salvaguardia sentita come dovere della comunità e non delegata solo alle responsabilità delle autorità o alla competenza degli specialisti - si è voluto ‘ri-creare’ un continuum fra il sito archeologico di selinunte, contesto di origine dei reperti, ed il Museo Archeologico Regionale “A. salinas” di Palermo, luogo preposto alla tutela, conservazione, valorizzazione, promozione e fruizione degli stessi. Il ruolo di Arca dei Suoni nella valorizzazione del patrimonio culturale il cambiamento delle forme di produzione e consumo culturale ha favorito lo sviluppo di un’utenza 2.0 che non si aspetta più solo di consumare informazioni sul web ma di interagire liberamente con esse. Per il loro impatto, che coinvolge ogni branca del pensiero e dell’attività umana, la digitalizzazione e le iCT sono considerate elementi strutturali di crescita della società, veri e propri ponti per superare distanze geografiche, economiche e sociali, indicatori nelle valutazioni sul capitale culturale dei singoli e delle società. non si tratta unicamente di un cambiamento nello stile della comunicazione, ma di una rivoluzione nella centralità che l’architettura della comunicazione e dell’informazione ha assunto nella nostra società e, quindi, di una trasformazione delle stesse logiche comunicazionali (Bonacini 2012b: 95). A tal proposito, il progetto Museando: un sistema integrato tra archeologia e ICT è stato pensato come lavoro non esclusivamente rivolto ad una cerchia di specialisti, ma diretto a favorire una comunicazione attiva con la cittadinanza e con tutti coloro che sono interessati alla conoscenza e alla scoperta del patrimonio culturale, in modo tale da coinvolgerli nell’attività di monitoraggio e documentazione, intesa come atto preliminare all’intervento di tutela e salvaguardia. la pubblicazione monografica e il video-documentario Selinunte e le sue necropoli sono stati infatti ideati proprio con lo scopo di fuoriuscire dalla vecchia logica di fruizione settoriale per abbracciarne una nuova di più ampio respiro, per far sì che la conoscenza dei beni culturali sia alla portata di tutti. Chi opera nel settore dei beni culturali oggi si trova di fronte ad una ‘doppia sfida’ da cogliere: da una parte vi è la responsabilità di custodire, tutelare, promuovere e valorizzare le testimonianze di un passato di im- 108 ‘Scavo archeologico’ al Museo Salinas: Selinunte e le sue necropoli indice menso valore, una ‘eredità’ da cui apprendere e di cui la più ampia fascia di popolazione deve poter godere, come il concetto anglosassone veicolato dal termine heritage suggerisce; dall’altra vi è la necessità di far diventare questo settore un asset economico a tutti gli effetti, integrato in una logica di marketing territoriale. A sostegno di quanto scritto, si ritiene che gli strumenti di comunicazione messi a disposizione dal CRiCD svolgano un ruolo cruciale nella divulgazione e valorizzazione del patrimonio culturale, offrendo una significativa opportunità di aggiornamento e riqualificazione professionale e, nello stesso tempo, proponendo un modello di interazione attiva col territorio che potrà trovare applicazione in ulteriori ambiti disciplinari (Ribaudo 2010: 72). Riferimenti bibliografici Adriani, Achille, et al. 1971 Odeon e altri ‘monumenti’ archeologici. Palermo, Banco di sicilia. Battaglia, loretta, e Maria Rita santagostino. 2010. Il marketing esperienziale come strumento per lo sviluppo del mercato della cultura, paper presentato al 9th international Congress marketing Trends, Venice, January 21-23 2010 (http://www.marketing-trendscongress.com/archives/2010/Materiali/Paper/it/Battaglia_santagostino.pdf). Bonacini, elisa. 2012a. “Cultura e internet: il patrimonio culturale siciliano e la sua visibilità sul web”, in StrumentiRes, anno iV, n. 1 (on line): 1-9. Bonacini, elisa. 2012b. “il museo partecipativo sul web: forme di partecipazione dell’utente alla produzione culturale e alla creazione di valore culturale”, in Il capitale culturale n. 5, eUM, issn 2039-2362 (on line): 93-125. Filloramo, Roberto, noemi lo Presti, e salvatore Palumbo. 2012. Selinunte e le sue necropoli. Palermo. Hulot, Jean, e gustave Fougères. 1910 Sélinonte. Colonie dorienne en Sicile. La Ville, l’Acropole et les Temples. Paris: Ch. Massin ed. Palumbo, salvatore. 2012. “Francesco saverio Cavallari a selinunte. gli scavi delle necropoli”, in Atti dei Seminari di Studio I edizione 2012 Progetto NEOS giovani studiosi e ricercatori. Caltanissetta: 1-14. Ribaudo, Masi. 2010. “la prima edizione del progetto ARCA dei suoni”, in Quaderno di Arca dei Suoni. Palermo: CRiCD, (on line): 69-72. Ribaudo, Masi. 2013 “Arca dei suoni: cosa, come e (soprattutto) perché”, in Quaderno di Arca dei Suoni 2. Palermo: CRiCD, (on line): 48-57. 109 quaderno di indice I musei delle scuole: dal reperto alla catalogazione Proposta di istituzione di un sistema museale in rete Maria Antonietta Spadaro, Barbara Truden Coordinatrice del progetto Anisa: Mariella Riccobono Poiché attualmente non esiste una chiara ed organica conoscenza sullo stato e la consistenza del patrimonio culturale presente all’interno degli istituti scolastici della nostra città, la sezione di Palermo dell’AnisA per l’educazione all’Arte (Associazione nazionale insegnanti di storia dell’Arte) ha ideato l’iniziativa didattico-divulgativa “i Musei delle scuole”, giunta alla sua seconda edizione e aperta alle scolaresche e alla città. Collezioni e musei nelle scuole Molte scuole cittadine conservano collezioni, raccolte in un lungo arco di tempo, a volte custodite o esposte in modo non sistematico, ma che assumono oggi un elevato valore storico, artistico e scientifico per la loro particolarità. i tantissimi oggetti che le compongono, diversi per natura e tipologia, solo raramente sono catalogati e valorizzati, mentre i saperi e le informazioni di cui sono portatori non vengono ampiamente conosciuti né per attività didattiche interne alle scuole né per il più vasto pubblico esterno. nella maggior parte dei casi si tratta di oggetti (rocce, fossili, erbari, dipinti, sculture, strumenti scientifici, musicali…) in cattivo stato di conservazione, privi di determinazione o con cartellinatura errata, non esposti (spesso per mancanza di spazi adeguati) e tanto meno divulgati. Tuttavia, all’interno di alcune scuole sono presenti dei veri e propri musei istituzionalizzati ed organizzati, che realizzano, grazie al lavoro di insegnanti impegnati e sensibili, diverse iniziative culturali ed attività didattiche con gli studenti. Anche in questo caso comunque emergono alcune criticità: assenza di una catalogazione scientifica, scarsa visibilità, mancanza di studi, ricerche e approfondimenti relativi ai reperti, spazi per una corretta conservazione, fruizione e divulgazione, carenza di fondi. 110 I musei delle scuole: dal reperto alla catalogazione indice Ricordiamo che, secondo icom, il museo è un’istituzione permanente, senza scopo di lucro, al servizio della società e del suo sviluppo. È aperto al pubblico e compie ricerche che riguardano le testimonianze materiali e immateriali dell’umanità e del suo ambiente; le acquisisce, le conserva, le comunica e, soprattutto, le espone a fini di studio, educazione e diletto. (icom, seul 2004). sappiamo anche che l’istituzione scolastica, deputata alla formazione e alla crescita culturale di un individuo, persegue lo stesso obiettivo che si prefigge l’istituzione museale; diversi naturalmente sono il metodo e la strategia per l’apprendimento. Una scuola che conservi particolari collezioni o che abbia al suo interno un museo organizzato acquisisce pertanto un valore aggiunto nell’esperienza pedagogico-didattica, per le attività che può promuovere, finalizzate alla crescita formativa degli alunni e dei docenti. si deve purtroppo ammettere che in sicilia, nonostante il ricco patrimonio storico, artistico e naturalistico, stenta ad affermarsi l’abitudine, di giovani e non, a frequentare i musei. spesso gli studenti che si recano nei musei per la prima volta nella loro vita, a qualsiasi ordine e grado scolastico appartengano, non sono molto motivati alle visite, e più spesso ancora non sanno bene cosa sia un museo e quali attività si svolgano al suo interno. l’AnisA, da più di vent’anni, ha avviato ed elaborato, nell’ambito del progetto scuola Museo, insieme all’Assessorato regionale ai Beni culturali, diversi percorsi didattici all’interno dei musei cittadini. Questo al fine di rendere il museo un laboratorio didattico, inserendo i percorsi nella programmazione curriculare e coinvolgendo attivamente l’allievo nell’apprendimento. insomma: le opere del museo devono risultare vive, quali tangibili segni culturali della storia, e sollecitare una fruizione creativa. Pertanto, un museo allestito all’interno della scuola può veicolare nozioni e concetti, solitamente conosciuti attraverso i libri, in modo diverso, mediante un coinvolgimento, anche tecnologico (creazione del museo on line), degli alunni nell’organizzazione stessa delle collezioni, del loro studio, della catalogazione, valorizzazione e presentazione al pubblico: un museo organizzato e pensato insieme agli stessi studenti, preziosi protagonisti del progetto. l’idea di realizzare un ‘sistema in rete dei musei delle scuole’ permetterebbe di diffondere informazioni a livello locale tra studenti, famiglie e cittadinanza, e a livello più ampio tra tutti i fruitori della rete. Primo in sicilia, il presente progetto - attuato di concerto con Arca dei suoni e sulla base degli strumenti di comunicazione e condivisione da esso prodotti - potrebbe essere applicato ed esteso all’intera isola, perché si possa avere un chiaro quadro dell’attuale sconosciuto patrimonio custodito nelle scuole della regione. 111 quaderno di indice Censimento del patrimonio culturale il progetto, finalizzato al censimento e alla realizzazione di schede di catalogazione del patrimonio culturale nelle scuole (inteso come insieme di oggetti naturali o artificiali senza limiti di tempo e di luogo), offre i seguenti vantaggi: dal punto di vista museale • di arginare il rischio di perdita di oggetti e raccolte (spesso smembrate o mortificate in bui ripostigli), la cui memoria rivela storie e avventure di uomini e di ricerche; • la possibilità di creare un museo on line in quei casi in cui fosse impossibile per la scuola recuperare ambienti da destinare all’esposizione e alla fruizione; dal punto di vista socio-culturale • di concepire tali musei come luoghi di ricerca per studenti (anche universitari), studiosi e appassionati delle raccolte, a volte autentiche wunderkammer; • di proporre un modo di vivere la scuola e il museo come luogo d’incontro e socializzazione, nell’ottica dell’educazione permanente; dal punto di vista didattico-formativo • di offrire uno strumento didattico che contribuisca, attraverso il coinvolgimento degli studenti in attività inerenti la museologia, a sviluppare - all’interno della stessa struttura scolastica - nuove forme di consapevolezza sui concetti di rispetto, conservazione, tutela, catalogazione e valorizzazione del patrimonio culturale collettivo, permettendo di sperimentare con gli studenti stessi nuove forme del vivere il museo, anche dal punto di vista multidisciplinare e multimediale. la didattica museale affiancherebbe quella scolastica, la stimolerebbe e integrerebbe con competenze, materiali e risorse, consentendo un maggiore coinvolgimento di studenti, docenti, familiari, gruppi di lavoro esterni e di un pubblico più vasto. Un metodo innovativo, che permetterebbe di sperimentare e verificare, attraverso il museo, ciò che i giovani apprendono in teoria. la consapevolezza dei Dirigenti scolastici sull’importanza della conoscenza del patrimonio conservato e delle necessarie attività di catalogazione e divulgazione è fondamentale per l’avvio del presente progetto, pensato all’insegna della fattiva collaborazione tra dirigenti, docenti ed esperti nel settore. Quelle scuole che occupano sedi storiche della città, inoltre, amplificherebbero il valore del sito attraverso quell’esprit du lieu rappresentato per definizione dal museo. 112 I musei delle scuole: dal reperto alla catalogazione indice le collezioni sono il frutto di raccolte effettuate da storici e scienziati la cui storia ed attività si intrecciano con l’operato di personalità di livello internazionale e con il tessuto culturale cittadino. gli oggetti, provenienti da diversi paesi o da località siciliane, offrono agli studenti anche la possibilità di conoscere il vasto e variegato territorio regionale. i reperti rappresentano un valido ed efficace supporto didattico per gli insegnanti durante lo svolgimento del piano di studi e delle attività formative programmate, con le seguenti, importanti ricadute. a. gli studenti coinvolti nelle attività del museo - guidati da esperti - attraverso nuovi metodi di studio, ricerche bibliografiche, analisi e studio di reperti ancora da raccontare, sviluppano un nuovo senso della scoperta e della meraviglia, si rendono attivi e partecipi, ma soprattutto diventano sempre più motivati e consapevoli di quello che studiano. b. gli insegnanti interessati alle possibili attività didattiche inerenti al museo hanno l’occasione di partecipare a corsi di formazione e aggiornamento finalizzati all’acquisizione di metodologie e strumenti relativi alla didattica e alle attività museali. c. la progettazione e la realizzazione di laboratori mirati (attività di restauro, catalogazione, cartellinatura e schedatura informatizzata, etc.), gestiti da esperti e operatori museali e pensati per gli studenti dell’ultimo anno del liceo costituisce un concreto input per l’orientamento su eventuali studi universitari o per la scelta di una futura professionalità. d. l’analisi, lo studio approfondito e la catalogazione dei reperti può coinvolgere scuole universitarie, centri di ricerca e professionisti, avviando così nuove collaborazioni tra scuola e mondo del lavoro. la costituzione del Sistema Scolastico Museale in Rete significherebbe pensare in un’ottica più dinamica e viva la scuola stessa che diventerebbe un ulteriore piccolo centro propulsore e dispensatore di informazioni per studenti, docenti, ricercatori e cittadini, nonché luogo di incontro, di sperimentazione e di scambio di saperi. si intensificherebbero inoltre i rapporti fra le istituzioni museali del territorio, consentendo l’ideazione di nuovi percorsi didattici, con laboratori e visite guidate di approfondimento sugli argomenti affrontati in classe. infine, poiché un reperto diventa patrimonio culturale della collettività solo quando la conoscenza ne diviene condivisa ed accessibile, la catalogazione on line delle collezioni presenti nelle scuole sarebbe utile per studenti universitari, ricercatori e appassionati i quali, a loro volta, potrebbero offrire nuovi contributi di ricerca. 113 quaderno di indice Ruolo attivo della scuola Per realizzare il primo Censimento dei Musei e la Catalogazione delle Collezioni storiche e scientifiche presenti all’interno degli istituti scolastici di Palermo è necessario: a. - contattare e coinvolgere, attraverso incontri e seminari, i Dirigenti scolastici per ascoltare pareri, effettuare sopralluoghi e individuare i docenti referenti per il progetto; - istituire un accordo di rete tra le istituzioni coinvolte; - realizzare la catalogazione cartacea ed informatizzata da inserire nella piattaforma Arca dei suoni. le schede informative che costituiranno un primo catalogo saranno suddivise in due campi: uno destinato alle informazioni relative alla scuola (recapiti, referenti, tipologia della scuola, storia) e uno destinato ai dati del museo e delle collezioni. la scheda di catalogazione, corredata da fotografie d’insieme e di singoli reperti di particolare rilevanza e/o curiosità storico-scientifica e dalla mappa del quartiere in cui ricade la scuola, sarà compilata secondo i criteri concordati con il CRiCD e consultabile sulla piattaforma Arca dei suoni; b. - coinvolgere gli studenti nelle fasi del progetto, in maniera che essi abbiano un ruolo nella sistemazione del museo, divenendo soggetti attivi della propria formazione. Attraverso la partecipazione alle diverse attività, gli alunni potranno scegliere di frequentare corsi e laboratori pratici in base alle personali attitudini ed interessi. infatti l’acquisizione di nuovi metodi di ricerca supportati dalla catalogazione, l’esperire materiali, l’approccio ad azioni didattiche innovative potrebbe rivelarsi fondamentale non solo per ampliare il loro bagaglio di conoscenze, ma anche per creare un primo approccio ad un possibile futuro lavorativo; - non ultimo in ordine d’importanza, il progetto potrebbe contribuire contrastare la dispersione scolastica. I protagonisti del progetto educandato “Maria Adelaide”, il soffitto dipinto del Teatro l’iniziativa didattico-divulgativa I Musei delle Scuole, promossa dall’AnisA in occasione della i e ii Settimana delle Culture (2013 e 2014), con l’apertura al pubblico di musei e collezioni e visite guidate per la cittadinanza, ha coinvolto le seguenti scuole palermitane: • l’“educandato statale Maria Adelaide”, sorto nel 1779 quando Ferdinando iii di Borbone decretò che il monastero delle suore della congregazione di s. Francesco di sales (ultimato nel 1738) ospitasse fanciulle nobili. esso oggi costituisce un vero e proprio complesso monumentale, se consideriamo che al suo interno sono presenti la chiesa 114 I musei delle scuole: dal reperto alla catalogazione indice istituto nautico “gioeni Trabia”: il museo (a sinistra); simulazione della navigazione d’altura. progettata da g. Venanzio Marvuglia e aperta al culto nel 1776, la biblioteca, il giardino storico, il teatro affrescato da Rocco lentini e il refettorio di fine ottocento. Vi si conservano diverse tipologie di oggetti come antichi strumenti musicali e il Museo di Fisica, con antichi strumenti e apparati didattici scientifici. • l’istituto Tecnico nautico “gioeni Trabia”, il primo seminario nautico della città, fondato ufficialmente nel 1789, venne realizzato da Mons. giuseppe gioeni che edificò nel 1775, nella borgata marinara dell’Acquasanta, quella Nave di Pietra che avrebbe preparato i primi giovani marinai della città. esso ospita il Museo storico che, tra cambiamenti di sedi e guerre, oggi annovera tra le collezioni, oltre a vari strumenti di Fisica e a un’importante biblioteca, diverse riproduzioni in scala di modelli navali e di caratteristiche imbarcazioni storiche siciliane, strumentazioni per la navigazione tra bussole, sestanti, sfere armillari di varie epoche e carte nautiche. l’istituto ha inoltre offerto al pubblico la possibilità di visitare alcuni ambienti didattici e di utilizzare macchinari all’avanguardia per la simulazione della navigazione d’altura. • l’istituto Tecnico per geometri “Filippo Parlatore”, che ospita al piano terreno il Museo storico di Storia Naturale (1862), diviso nelle sezioni di geologia e Paleontologia, Astronomia, Botanica, Zoologia, Anatomia, preparati in vitro, modelli didattici scientifici e carte geografiche. la galleria accanto al museo naturalistico espone strumenti topografici e modelli didattici di parti architettoniche. Ai piani superiori della scuola si trovano inoltre un piccolo Museo di Agraria e Merceologia e un ambiente in cui sono esposti oggetti di civiltà contadina. • la scuola media “giuseppe Piazzi” (istituto Comprensivo “giovanni XXiii”) istituita nell’anno scolastico 1868/69 come scuola Tecnica Parallela alla scuola “regia”, che ospita il Museo storico, antico laboratorio di storia naturale costituito da collezioni di reperti siciliani di 115 quaderno di indice Da sinistra: istituto d’Arte “V. Ragusa e o’Tama Kiyohara”, il museo; istituto Comprensivo “Cruillas”, Centro per la scienza dell’Associazione Palermoscienza; istituto di istruzione superiore “Damiani Almeyda - Crispi”, il museo Margherita Hack Malacologia, Mineralogia, Tassidermia, da fossili, da antichi strumenti di fisica e di astronomia, da apparecchi da proiezione, carte e tavole geografiche. la biblioteca custodisce l’archivio storico dei registri e dei documenti originali nonché diversi volumi della seconda metà dell’ottocento. • il liceo Artistico “Vincenzo Ragusa e o’Tama Kiyohara”, scuola istituita nel 1884 a spese di Vincenzo Ragusa e riconosciuta con regio decreto del 3 Marzo 1887. l’istituto ospita il Museo storico che custodisce collezioni di pregiate e antiche maioliche, dipinti, sculture e preziosi paramenti sacri. • il liceo Classico statale “giuseppe garibaldi” con il Museo Scientifico (inaugurato nel 2004) che, all’interno di due ambienti al piano terra, ospita collezioni risalenti agli anni ’20 del novecento, comprendenti diverse sezioni: strumenti di Fisica, Meccanica, Termodinamica, elettromagnetismo, Chimica, Microscopia, stereoscopia, geografia, ottica, oltre ai modelli astronomici, anatomici animali e vegetali e ai preparati in vitro. Un altro spazio è costituito da una ricca biblioteca, con postazioni multimediali e un deposito per gli strumenti non esposti. • l’istituto Comprensivo “Cruillas”, una scuola di recente istituzione ubicata in un edificio nuovo e moderno che non custodisce quindi antiche collezioni ma, grazie alla sensibilità del Dirigente scolastico e di alcuni suoi collaboratori, ospita il Centro per la Scienza dell’Associazione PalermoScienza. si tratta di un vasto ambiente nel quale sono esposti diversi exhibit didattici e interattivi a carattere scientifico. Da ricordare: la grande tavola periodica (vincitrice di un premio internazionale di chimica), interpretata artisticamente e realizzata da studenti dell’Istituto d’Arte di Palermo; exhibit che mostrano visivamente e intuitivamente teorie matematiche e fisiche, come per esempio il teorema di Pitagora; macchine di Fisica, strumenti per realizzare forme geometriche, bolle di sapone e specchi deformanti. 116 I musei delle scuole: dal reperto alla catalogazione indice Un luogo che i bambini della scuola elementare Cruillas conoscono e fanno conoscere agli adulti, dove imparano e svolgono attività laboratoriali sulla scienza a 360 gradi. • l’istituto di istruzione superiore “Damiani Almeyda - Crispi”, una scuola nata nel 2014 dalla fusione dell’istituto Tecnico economico “Francesco Crispi” con il liceo Artistico “giuseppe Damiani Almeyda”. il 4 novembre 2014, nell’ambito della II Settimana delle Culture è stato inaugurato nell’istituto il Museo Margherita Hack che possiede un patrimonio di più di 400 tra strumenti scientifici antichi di Fisica e Chimica nonché pregevoli collezioni di scienze naturali e Merceologia. il lodevole impegno di appassionati docenti ha consentito di allestire il museo, rendendolo fruibile sia agli allievi della scuola che alla città, creando un ambiente di sperimentazione di percorsi e attività didattiche, di organizzazione di mostre, di exhibit interattivi ed eventi per la divulgazione della cultura scientifica. ogni scuola ha aderito all’iniziativa, partecipando secondo propri orari e organizzazione interna. Tutto ciò non sarebbe stato possibile senza la ‘volontà’ dei Dirigenti scolastici, dei docenti e degli alunni coinvolti che ringraziamo vivamente per l’impegno e la voglia di divulgare un grande patrimonio culturale, aprendolo e restituendolo, anche se per pochi giorni, a tutti noi. il progetto, promosso dall’Anisa, con la preziosa collaborazione del CRiCD della Regione siciliana, ha l’obiettivo di promuovere tale iniziativa didattica per cui fondamentale risulta l’attività della Catalogazione, necessaria in ambito museale, utilizzando anche le risorse multimediali ormai da tempo attivate dal progetto Arca dei suoni. la rete informatizzata dei musei scolastici regionali offrirà la possibilità di immettere in un sito comune (con logo comune), oltre che dati relativi ad ogni scuola, la mappa con l’ubicazione dei musei, link tematici, le informazioni sulle attività museali, la divulgazione di mostre o eventi in corso o programmate, la divulgazione di seminari, corsi, attività, visite, escursioni sul territorio o mostre di particolare interesse per la popolazione studentesca e non solo. in rete inoltre saranno immesse, man mano che si produrranno, le foto e le schede di catalogazione relative alla tipologia dei singoli reperti. 117 quaderno di indice La “Rete Siciliana per il Paesaggio Sonoro” e le azioni per l’educazione al sonoro d’ambiente Giulio Pirrotta, RSPS e Ars Nova Premessa la Rete siciliana per il Paesaggio sonoro nasce nel 2011 per promuovere e coordinare iniziative, interventi e manifestazioni finalizzate alla conoscenza, alla tutela e alla valorizzazione del paesaggio sonoro come aspetto qualificante dell’ambiente naturale ed antropizzato. Tra gli obiettivi della Rete è compreso: - promuovere azioni di sensibilizzazione sul paesaggio sonoro e sull’ambiente a livello locale, regionale, nazionale ed internazionale, anche mediante lo scambio di esperienze con enti ed operatori esteri; - favorire la conoscenza scientifica del patrimonio ambientale e culturale siciliano, con particolare attenzione al paesaggio sonoro mediante attività di studio, ricerca, catalogazione dati e pubblicazione in ogni forma dei risultati degli studi effettuati; - favorire azioni positive ed interventi di pianificazione territoriale che comprendano la tutela e la valorizzazione del Paesaggio sonoro, anche in collaborazione con altre organizzazioni ed enti aventi finalità analoghe; - promuovere ed organizzare iniziative connesse al paesaggio sonoro nei settori dell’educazione e della salvaguardia dell’ambiente, della cultura, dell’arte, dello spettacolo, del turismo, delle attività sociali, della cooperazione solidale, della salute, della formazione, della ricerca scientifica e tecnologica a livello locale, regionale, nazionale ed internazionale. Le attività RSPS per il Paesaggio Sonoro in Sicilia la nascita della Rete è stato un passo - non il primo, né l’ultimo - lungo il percorso, già avviato in precedenza dagli aderenti (Ars nova Associazione siciliana per la Musica da Camera – Centro di Documentazione per 118 La “Rete Siciliana per il Paesaggio Sonoro” e le azioni per l’educazione al sonoro d’ambiente indice la Musica, ssRg sicilian sound scape Research group, Antitesi, Wozlab, canecapovolto, neu[noi], mimema, Brusio netlabel) nei vasti e ancora poco conosciuti ambiti che sono connessi al sonoro d’ambiente e al paesaggio sonoro. la collaborazione con Amministrazioni comunali e con istituzioni scolastiche di vario ordine e grado, le collaborazioni con le associazioni ambientaliste, i contatti con l’ARPA sicilia, i contatti ed il confronto con il CRiCD della Regione siciliana e, in particolare, con il programma Arca dei suoni costituiscono alcune delle azioni messe in atto dagli aderenti alla RsPs per realizzare gli scopi sopra sintetizzati. in questo percorso, tra l’altro, rientrano due attività che si collegano specificamente sia con l’interesse di documentazione, sia con l’interesse educativo-formativo di Arca dei suoni e che desideriamo far conoscere come possibili modelli da adottare/adattare per le iniziative sullo studio e sulla salvaguardia dei beni immateriali condotte da questo programma della Regione siciliana. si tratta di due progetti rivolti alle scuole in forma laboratoriale che conducono gli alunni alla scoperta, alla conoscenza, alla partecipazione attiva e consapevole e all’interpretazione del paesaggio sonoro. Uno, il progetto “Punto.linea.silenzio.”, elaborato e realizzato da canecapovolto, coinvolge bambini di una scuola primaria di Paternò; l’altro, il progetto “Paesaggio sonoro” (percorso realizzato nell’ambito di un progetto P.o.n.) coinvolge i ragazzi di un liceo scientifico di Palermo. entrambi i percorsi mettono al centro delle azioni, in qualità di protagonisti, gli alunni, e fanno in modo di stimolarne la creatività e le capacità di operare autonomamente nella produzione di contenuti e proposte operative. entrambi i progetti coniugano con particolare attenzione ed impegno le abilità percettive dei partecipanti con l’utilizzo di tecnologie aggiornate per il sonoro. Per riascoltare e, successivamente, analizzare e, anche, rielaborare creativamente il sonoro rinvenuto nell’osservazione percettiva diretta dell’ambiente è assai efficace realizzare un’attività di documentazione (soprattutto a livello di scuola secondaria) tramite specifiche apparecchiature digitali (registratori audio), ma anche avvalendosi dei terminali smartphone ormai diffusi e particolarmente versatili nella gestione delle registrazioni sonore e degli audiovisivi. su questo percorso si innesta l’attività di mappatura del paesaggio sonoro, curata dalla RsPs che prevede l’archiviazione dei reperti sonori e la loro geolocalizzazione. Tale attività, in prospettiva e dopo aver definiti i protocolli più efficaci per una puntuale catalogazione delle registra- 119 quaderno di indice zioni del sonoro d’ambiente, si connetterà con l’azione che Arca dei suoni mette già in atto con il suo portale e con il suo archivio sonoro che è già un utile strumento di riferimento come esempio delle modalità di raccolta e consultazione di banche dati di reperti sonori. Crediamo, come ricercatori del paesaggio sonoro e come aderenti alla RsPs, che stimolare gli studenti, e non solo, a divenire soundwalkers (coloro che passeggiano nel territorio con le orecchie aperte) e ‘raccoglitori di oggetti sonori’ potrà aiutare le nostre comunità a conoscere, progettare e salvaguardare un bene invisibile ed intangibile, ma profondamente presente e pervasivo, come il sonoro d’ambiente e che l’impiego consapevole di mezzi tecnologici aggiornati e di adeguate metodiche di conservazione e catalogazione ci aiuterà nell’arduo compito di tutelare la tradizione dell’antico e di costruire un moderno a misura d’uomo. File prodotti dalla Rete siciliana per il Paesaggio sonoro presenti nell’archivio di Arca dei suoni: Ars nova la diga di Piana degli Albanesi - audio Piazza di Mondello - audio Associazione canecapovolto “Punto.linea.silenzio.” istituto “Benedetto Croce” - Pon Paesaggio sonoro Passeggiate di ascolto Bus urbano in arrivo - audio Uccelli in un giardino pubblico - audio Annunci vocali alla stazione Centrale - audio 120 La “Rete Siciliana per il Paesaggio Sonoro” e le azioni per l’educazione al sonoro d’ambiente indice Rete Siciliana per il Paesaggio Sonoro “Punto.Linea.Silenzio.” Un progetto di ecologia ambientale e mentale, attraverso l’esperienza del suono Alessandro Aiello, Associazione canecapovolto Premessa l’esperienza del progetto “Punto.linea.silenzio”, realizzato a Paternò nell’aprile 2014, sottolinea l’esigenza di identificare nel Paesaggio sonoro le identità e specificità geografiche-culturali-turistiche di un luogo. il progetto (come osservato sui bambini che vi hanno partecipato) ha, a nostro avviso, una forte valenza didattico-educativa proprio perché la pratica dell’ascolto dei suoni (e di nuovi tipi di narrazioni sonore) e le riflessioni sul rumore urbano, con le sue ricadute sulle patologie che riguardano l’udito ed il sistema nervoso, costituiscono un messaggio ecologico e civile (ed anche di critica sociale) che diventa particolarmente significativo se rivolto ai cittadini di giovane età. l’azione di Arca dei suoni potrebbe contribuire ad una diffusione capillare del progetto nei vari centri siciliani. Il progetto “Punto.linea.silenzio.” è un progetto che intende coniugare l’ecologia e la salvaguardia dell’ambiente con le urgenze tecniche, scientifiche e artistiche contemporanee, e si inscrive nelle iniziative della Rete siciliana per il Paesaggio sonoro. il progetto è stato ideato dall’Associazione canecapovolto e avviato nell’aprile 2014, in seguito a un incontro con Flavia indaco, Assessore alla Pubblica istruzione del Comune di Paternò, che ha deciso di patrocinare l’iniziativa. obiettivo di “Punto.linea.silenzio.” è - come già accennato - la sensibilizzazione dei cittadini più giovani nei confronti del rumore, dell’inquinamento acustico e delle relative ricadute nelle patologie legate all’udito e al funzionamento del sistema nervoso. Altre applicazioni riguardano, parallelamente, la sperimentazione della 121 quaderno di indice narrazione sonora in riferimento al contesto contemporaneo. “Punto.linea.silenzio.”, infatti, nasce dal desiderio di valorizzare le specificità di ogni ‘paesaggio sonoro’ locale, con la convinzione che anche i suoni - al pari del patrimonio storico, paesaggistico e agroalimentare - siano custodi dei caratteri culturali, geografici, politici, economici, ‘identitari’ di un territorio. il progetto, rivolto ai bambini/ragazzini delle scuole elementari e medie, mira a stimolare riflessioni sul rumore e a fare osservare i suoi effetti sulla vita quotidiana. Le fasi dell’attività Di seguito una descrizione della prima esperienza realizzata e condotta nel territorio di Paternò, nel mese di aprile 2014, con la partecipazione degli allievi della V classe, sezione A, dell’istituto Comprensivo statale “g. B. nicolosi”. I fase: 24 aprile 2014 la prima fase del progetto “Punto.linea.silenzio.” si è svolta nell’arco di una giornata ed è stata dedicata a un viaggio dalla natura verso la città, attraverso tre passeggiate sonore effettuate in cinque punti diversi del paesaggio paternese, precedentemente individuati: • Diga di Ponte Barca (fiume simeto) • Tratto di Pietralunga (fiume simeto) • ex stazione Ferroviaria di schettino • Mercato rionale del quartiere storico Acquagrassa • Corso italia (centro urbano di Paternò). l’esperienza condotta ha fatto osservare come i giovani partecipanti, pur vivendo (apparentemente senza disagi particolari) in un contesto sonoro ‘normalmente’ rumoroso, riescano piuttosto facilmente a entrare in sintonia con i suoni della natura. le due rive del fiume simeto (località Diga di Ponte Barca e Pietralunga) hanno dato risultati acusticamente molto diversi tra loro: il primo percorso comprendeva i suoni della vegetazione agitata dal vento, i versi dei volatili e dei bovini (di questi, spesso si udivano solo i campanacci); il secondo percorso, molto più vicino al fiume, era invece dominato dai suoni dell’acqua. nel percorrere le vie del Mercato rionale di Acquagrassa (dove le voci degli astanti e i suoni degli stereo dei venditori si impongono su quelli del traffico che fa da sottofondo intermittente) si è potuto notare, ad esempio, che gli allievi diventavano più chiassosi; questo, a conferma della tesi secondo cui un individuo, immerso in un contesto rumoroso, 122 “Punto.Linea.Silenzio.” indice reagisce incrementando la propria rumorosità (fenomeno osservato anche nei volatili che abitano i centri urbani). Particolarmente interessante il soundscape (paesaggio o contesto sonoro) che si è potuto ascoltare e registrare presso la ex stazione Ferroviaria di schettino. Qui ai suoni della campagna (uccelli, vento, vegetazione) si sovrapponevano i rumori radi e discreti lasciati dal passaggio di automobili e camion, nella strada alle spalle della stazione. infine, si è attraversato il paesaggio sonoro di Corso italia (centro urbano di Paternò), suggerito come uno dei punti più rumorosi della città. in questo contesto, con il registratore posizionato accanto a uno spartitraffico, sono stati catturati gli effetti doppler prodotti dallo spostamento di automobili, scooter e camion che percorrevano i due sensi di marcia del Corso. II fase: 28 aprile 2014 la seconda fase, conclusiva del progetto “Punto.linea.silenzio.”, si è svolta in un’unica giornata di esercizi individuali e pratiche di confronto collettivo. l’ascolto del materiale registrato quattro giorni prima, svolto all’interno della stanza che ospita gli allievi della V classe dell’istituto “g. B. nicolosi”, ha dato avvio al lavoro finale del gruppo. gli elementi più interessanti del materiale registrato durante le passeggiate erano stati appositamente selezionati e montati dall’Associazione canecapovolto in una composizione della durata di quasi 18 minuti. gli allievi si sono rivelati molto curiosi, concentrati e ansiosi di esprimere le proprie sensazioni rispetto all’esperienza comune. l’ascolto finale, entro lo spazio chiuso della classe, ha dato modo di osservare gli effetti che i suoni hanno prodotto sulla memoria ed emotività dei partecipanti. il secondo ‘esercizio’ della giornata ha visto gli allievi impegnati a riconoscere e ricostruire la geografia dei diversi “ambienti sonori” attraver- 123 quaderno di indice sati. sollecitati dai tutor, essi hanno potuto ricollocare idealmente i singoli elementi registrati, confrontando di volta in volta i propri ricordi con quello che effettivamente era stato catturato e restituito dal registratore. Questo momento ha costituito un’importante parentesi di riflessione rispetto alle complessità legate alla percezione sonora e ai meccanismi della memoria. in una fase successiva, gli studenti sono stati messi a confronto con lo schermo del computer e con “l’immagine del suono”; gli è stata, cioè, mostrata la “forma d’onda” delle varie registrazioni. scopo di questo momento era, infatti, quello di suggerire l’idea che tutti i singoli elementi del paesaggio sonoro (da quelli ad alta definizione della natura a quelli urbani, a bassa definizione) possono essere considerati e trattati come gli strumenti di una «composizione musicale che ha avuto inizio con la creazione del mondo stesso». l’obiettivo di questa giornata, come dell’intero progetto, è stato quello di esplorare e provare a comprendere il rapporto dei bambini con ‘il suono’ che quotidianamente li circonda, per suggerire loro nuove prospettive - poetiche ed evocative -, possibili grazie alla pratica dell’ascolto. in questa ottica, gli studenti sono stati invitati a pensare al silenzio non come vuoto o assenza, ma come a una dimensione che può essere sviluppata per migliorare la qualità dell’immaginazione e della vita. Paternò, Comune del territorio che ha patrocinato “Punto.linea.silenzio”, ha offerto un’inaspettata ricchezza e varietà di paesaggi sonori da esplorare. l’Associazione canecapovolto sta tuttora elaborando i risultati di questa esperienza con l’intento di renderla fruibile anche attraverso il sito web dell’Amministrazione comunale. Tra i materiali prodotti ci sarà una mappa del contesto esplorato: una sorta di ‘cartolina sonora’ del paesaggio con la quale il fruitore potrà interagire, ascoltando i suoni che, nei diversi luoghi, lo animano e contraddistinguono. Una parte di “Punto.linea.silenzio” è attualmente disponibile, sotto forma di file audio condiviso, all’indirizzo: soundcloud.com/canecapovolto/puntolineasilenzio. l’Associazione canecapovolto è attualmente impegnata nella promozione del progetto “Punto.linea.silenzio”, convinta che esso possa costituire uno strumento di riflessione, comprensione, progettazione e condivisione di nuove esperienze artistiche legate alla narrazione sonora, ma anche un’efficace modalità di sperimentazione e messa in pratica di nuovi modelli di relazione sociale. 124 “Punto.Linea.Silenzio.” indice Rete Siciliana per il Paesaggio Sonoro Paesaggio Sonoro, Corso PON 2014 Giuseppe Castelli, Liceo “Benedetto Croce” Palermo Contributi di Giulio Pirrotta, Marco Gullo, Vera Catalanotto in una società moderna fortemente retino-centrica, ovvero dove la visione rappresenta la principale fonte di informazione percettiva, la riscoperta dell’udito come mezzo per descrivere il paesaggio diventa una necessità che abbraccia i più svariati campi d’interesse: dallo studio dell’inquinamento acustico alla ridefinizione degli spazi urbani ed architettonici, dallo studio delle proprietà intrinseche del suono al suo valore umanistico ed antropologico, fino al componimento estetico, musicale o di sonorizzazione. il corso sul Paesaggio sonoro si è ripromesso di restituire agli studenti una percezione sensoriale più approfondita del suono collocato all’interno di un ecotopo, di una città, di un ecosistema, ed invero in un qualsiasi contesto. gli obiettivi teorici della programmazione sono rappresentati da tre principali gradini, per raggiungere i quali sono state messe in atto una serie di pratiche ed esercizi che hanno reso gli alunni del corso più consapevoli rispetto al suono ed al suo carattere espressivo e descrittivo del Paesaggio. la presa di coscienza sul suono, valore precipuo degli studi sul Paesaggio sonoro, costituisce elemento sia di partenza che di arrivo del percorso formativo, in quanto è da questa che prendono inizio le riflessioni sul soundscape, ed è a questa che si punta con gli studi e le pratiche proposte. la consapevolezza iniziale, indotta con una serie di esercizi di ascolto, consente di sviluppare uno studio del suono che attraversa anche una visione più prettamente fisico/acustica, ed arriva alle possibilità di utilizzo creativo dei suoni sia a scopo compositivo, che di sonorizzazione, ritornando ancora alla consapevolezza. Questo percorso circolare incrementa progressivamente la cognizione: (a) del suono e della sua 125 quaderno di indice presenza sul territorio, (b) delle sue caratteristiche proprie, (c) delle sue possibilità di utilizzo finale. il percorso si è articolato partendo proprio dalla presa di coscienza e sviluppo della consapevolezza del suono e delle sue caratteristiche, inoltrandosi in ascolti ambientali e analisi delle proprietà del suono. grazie all’utilizzo della verbalizzazione e della rappresentazione grafica, è stata sviluppata una capacità di immaginazione e concezione del fenomeno acustico, ma soprattutto è stata sviluppata la capacità di concentrazione selettiva dell’ascolto, che consente di isolare e percepire suoni che normalmente vengono ignorati. Attraverso quest’ultimo strumento, la classe ha potuto concentrarsi sulla produzione di una notazione grafica, ed è riuscita ad abbinare alla ricerca di suoni, la loro rappresentazione, la loro composizione e la loro esecuzione. Rispetto alla composizione ci si è concentrati sullo sviluppo di una partitura che riuscisse a rendere lo sviluppo compositivo, nel complesso, molto semplice. Attraverso la notazione grafica e stata costruita una partitura basata su simboli di facile interpretazione e con un gruppo di regole che lascia agli esecutori ampi margini di interpretazione. la produzione di quest’ultima ha impiegato una parte importante del corso e si è conclusa con la costruzione di una partitura complessa, sviluppata con software su computer o su lavagne liM, elaborata durante le ore di lezione in classe e successivamente perfezionata nei dettagli dall’esperto esterno. lo studio del suono e delle sue caratteristiche fisiche intrinseche, attuato grazie anche alla collaborazione degli altri docenti del corso, ha visto maturare le competenze tecniche degli allievi i quali, al termine del percorso, sono in grado di elaborare composizioni musicali a partire sia da suoni ambientali che da suoni di sintesi e/o concreti, prodotti con strumenti dei più disparati. la costruzione di composizioni musicali derivate dal paesaggio sonoro (soundscape composition) è stata sviluppata attraverso l’editing dei file audio raccolti durante le passeggiate sonore, mentre il componimento musicale, espresso ed eseguito con la partitura grafica, nasce dalla produzione di suoni concreti. la costruzione di composizioni musicali a partire dall’elaborazione digitale di frammenti di audio o da suoni concreti, rappresenta in modo efficace l’obiettivo sotteso dallo studio delle caratteristiche intrinseche del suono, in quanto grazie ad esso è stato possibile concepire le sonorità adottate, come elemento espressivo/compositivo, ed infine passare all’utilizzo del suono a fini creativi. gli strumenti utilizzati per il raggiungimento degli obiettivi teorici prefissati sono rappresentati da esercizi di ascolto, passeggiate di ascolto 126 Paesaggio Sonoro, Corso PON 2014 indice (soundwalk), registrazione di suoni, mappatura polare dei suoni, che nel complesso indirizzano verso una ‘coscienza sonora’ ulteriormente accresciuta dalla manipolazione del suono (editing), dalla caccia di suoni e dagli ascolti guidati. la produzione di suoni partendo da suoni preregistrati è sfociata, attraverso la loro elaborazione (sound editing), in alcune soundscape composition, mentre la produzione di suoni concreti, ovvero l’interazione diretta con il nostro Paesaggio sonoro, si è manifestata con la costruzione di una partitura grafica che è allo stesso tempo del tipo found objects, poiché eseguita con oggetti reperiti in classe, e per questo motivo anche site specific, perché specificamente legata al sito di produzione. nel complesso è possibile affermare che è stato raggiunto un buon grado di successo in termini sia di conseguimento degli obiettivi proposti che di soddisfazione delle aspettative degli studenti: gli allievi hanno manifestato un costante interesse nei confronti degli argomenti proposti ed un alto livello di gradimento nei confronti dell’approccio prettamente laboratoriale delle lezioni. Quest’ultimo ha consentito lo sviluppo di una didattica efficace e piacevole per i discenti, i quali hanno sperimentato direttamente la ricerca e la risoluzione di problemi, sia individualmente che in sottogruppi, sia con l’intera classe che con il docente. l’utilizzo di varie forme di apprendimento e di molti strumenti diversi ha inoltre notevolmente dinamizzato il processo di apprendimento, mantenendo il livello di attenzione sempre alto durante le lezioni. strumenti come lavagna tradizionale, lavagna interattiva Multimediale, computer e software specifici, filmati, ascolti guidati, passeggiate di ascolto, rappresentazioni grafiche, esercizi con il corpo e con la voce hanno consentito di elaborare un piano di lavoro incalzante, senza tempi vuoti, che consentisse il mantenimento di un livello sempre alto di concentrazione. Un aspetto interessante dal punto di vista prettamente didattico è legato al raggiungimento di obiettivi aldilà di quelli prefissati ex ante e che sono stati raggiunti da gruppi spontanei di allievi i quali, partendo dagli stimoli e dalle competenze acquisite durante il corso, ma senza una previa negoziazione con il docente, si sono attivati autonomamente nello sviluppo di elaborati propri, manifestando così il massimo del recepimento dei concetti promossi durante le lezioni e l’utilizzo delle capacità sviluppate durante le attività pratiche. È possibile concludere che il corso ha potuto certamente incrementare il bagaglio culturale e di coscienza degli studenti, offrendo loro nuove chiavi di lettura sul suono e sul Paesaggio sonoro, che potranno integrarsi in altre discipline, passioni ed interessi. 127 quaderno di indice Reale Albergo dei Poveri Corso Calatafimi 217. Palermo Questo libro è stato curato e impaginato presso i laboratori del CRiCD. Disponibile on line all’indirizzo: http://www.arcadeisuoni.org Finito di stampare nel mese di marzo 2015 da Arti grafiche Palermitane s.r.l. Palermo