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Generale gentiluomo - Società Ticinese degli Ufficiali

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Generale gentiluomo - Società Ticinese degli Ufficiali
Anno LXXXIV
Numero 5
settembre–ottobre 2012
Addio
Generale
gentiluomo
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Tel. ufficio
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Sommario
3
Speciale – Addio Generale gentiluomo
Ricordo del maggiore Giovanni Galli, già redattore RMSI
4
Il commiato del Capo dell’Esercito
comandante di corpo André Blattmann, Capo dell’Esercito
5
Una perdita per tutta la Svizzera italiana
consigliere di Stato Norman Gobbi
6
Un lutto per la Città, un lutto per l’Esercito
Giorgio Giudici , sindaco di Lugano
7
In memoriam
br Denis Froidevaux, presidente della Societâ Svizzera degli Ufficiali
8
Il saluto all’amico e camerata
col SMG Marco Netzer, presidente della Societâ Ticinese degli Ufficiali
9
Il vero ufficiale
col SMG Roberto Badaracco, presidente del Circolo Ufficiali di lugano
10
Un autentico Generale gentiluomo
Giancarlo Dillena, direttore del Corriere del Ticino
Rivista Militare della Svizzera Italiana
11
Redazione
col Franco Valli (redattore responsabile)
17
dr. Gianandrea Gaiani
www.stu.ch
Collaboratori
cap Stefan Lehmann
Alessandra Isotta
Angioletta Isotta
Corrispondenti
dr. Gianandrea Gaiani
ing. Fausto de Marchi
Editore - Inserzioni
Circolo Ufficiali di Lugano
CP 5291, 6901 Lugano
[email protected]
tel. 091 921 11 22, fax 091 921 11 10
Corrispondenza
col Franco Valli
Via C. Ghiringhelli 15 - 6500 Bellinzona
[email protected]
Abbonamento (sei numeri all’anno)
Svizzera fr. 30.–
estero fr. 40.–
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Via alla Chiesa 29 - 6803 Camignolo
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Arti Grafiche Veladini SA, Lugano
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Prezzi base per inserzioni (sei numeri)
pagina interna: fr. 2000.–
seconda e terza di copertina: fr. 2500.–
quarta di copertina: fr. 3000.–
per altri formati rivolgersi all’Amministratore RMSI
Le opinioni espresse dagli autori degli articoli
rispecchiano esclusivamente le idee personali
e non coinvolgono l’opinione della redazione.
La collaborazione è aperta a tutti.
Tiratura: 1800 copie
Attualità politica e militare
Luci e ombre nella guerra al terrorismo di Obama
Lettera del Capo dell’Esercito
Servire l’Esercito
comandante di corpo André Blattmann
19
Esercito svizzero
L’importanza dell’Esercito per la Svizzera
presidente della commissione col SMG Marco Netzer
22
Le domande di differimento per i servizi d’istruzione delle formazioni
Olivier Jacquat, Claude B. Sonnen
24
La HSG riconosce l’istruzione militare dei quadri
informazione Difesa
25
Società Svizzera degli Ufficiali
Tiro obbligatorio, soltanto un’usanza folclorica?
br Denis Froidevaux
26
Messaggi chiave della SSU
comitato centrale SSU
27
Comunicati della SSU
28
Storia
Guerra franco-prussiana 1870–1871
Internamento dell’armata dell’est – 2. parte
col SMG Pier Augusto Albrici
34
Varie
Diario dalla Nijmegen Marsch 2012
sgt Bruno Horn
39
39
I lettori della RMSI scrivono
Notizie spicciole
40Promozioni
41
L’eco da palazzo federale
a cura dell’ing. Fausto De Marchi
42 Equipaggiamento e armamento
a cura dell’ing. Fausto De Marchi
45
Circoli, Società d’arma e associazioni
Giornate Svizzere dei Sottufficiali
sgt Bruno Horn
49Comitati
RMSI 5.2012 | 1
Speciale - Addio Generale gentiluomo
Addio Generale gentiluomo
“Non è la direzione del vento,
ma la posizione delle vele
che determina la rotta”
divisionario Roberto Fisch
La Rivista Militare della Svizzera Italiana vuole onorare il divisionario Roberto Fisch
attraverso le parole ed i pensieri di chi l’ha conosciuto, gli è stato vicino e l’ha apprezzato.
Non sono parole e pensieri postumi, bensì espressioni vive che il divisionario Roberto Fisch
si è meritato lungo il suo percorso terreno di uomo e ufficiale.
Il maggiore Giovanni Galli, già redattore responsabile della RMSI lo ricorda così:
“In questa sede è doveroso ricordare quanto fatto da Roberto Fisch per la RMSI. Quando
assunse la presidenza del Circolo degli Ufficiali di Lugano e di editore della RMSI, la sua
priorità fu il rilancio della stessa, che all’epoca stava attraversando un periodo di difficoltà.
Fisch diede un impulso determinante per il rinnovamento della testata, nella grafica e
soprattutto nei contenuti. Grazie a lui l’Ufficialità ticinese ha potuto dotarsi di un organo di
stampa che ancora oggi costituisce un prezioso mezzo d’informazione e di osservazione della
realtà militare, cantonale, federale ed internazionale”.
RMSI 5.2012 | 3
Speciale - Addio Generale gentiluomo
Il commiato del Capo dell’Esercito
comandante di corpo andré blattmann, capo dell’esercito
Cara Famiglia, stimati rappresentanti della politica, dell’esercito e
della società, cari camerati, gentili signore, egregi signori,
Cara Famiglia Fisch,
a nome del Comando dell’esercito desidero esprimervi le mie più
sentite condoglianze e cogliere l’occasione per ringraziarvi per
l’eccellente lavoro che Roberto ha svolto durante svariati decenni
a favore della sicurezza nel nostro Paese.
Vi ringrazio di aver coinvolto l’esercito in questa cerimonia funebre. Adempiamo questo mesto compito nei confronti di Roberto con immensa gratitudine e rispetto. Roberto ci manca, come
capo, amico e camerata.
Stimata famiglia, gentili signore e signori, mi sta a cuore portarvi
il saluto e le più sincere condoglianze del capo del DDPS, consigliere federale Ueli Mauer.
E adesso il nostro amico e camerata non c’è più.
La domanda se l’ultimo compito nella propria vita sia stato
adempito non si pone. Questa decisione, per noi viene presa da
qualcun altro. È una realtà, questa, che ci riconduce all’umiltà.
Se Roberto Fisch ora ci manca – e purtroppo noi tutti sappiamo che ci mancherà veramente tanto – ciò significa soltanto
che dobbiamo considerare l’arduo lavoro che ha compiuto come
spunto per continuare il suo operato.
Le misure che ha adottato in seno alla Base d’aiuto alla condotta,
e la BAC in quanto tale, sono sulla via giusta. Il suo modo di lavorare coerente e la sua calma proverbiale ci indicano la retta via.
Sapremo rendergli onore nel migliore dei modi portando avanti
questa sua filosofia.
In seguito riceviamo il prossimo compito.
Non solo come artigliere – comandante della brigata di fanteria di montagna 9 e comandante della regione territoriale 3 – e
senza dimenticare le giornate dell’esercito a Lugano, una sua
prestazione di grande rilievo – bensì anche come capo della BAC
e in seno al Comando dell’esercito, Roberto ci ha dato molto,
spronandoci, con le sue maniere pacate e il suo pensiero analitico, a riflettere. Questo anche e soprattutto in qualità di ufficiale di
milizia che con il suo enorme bagaglio di conoscenze ha fornito il
suo contributo nel corpo dei militari di professione.
Il divisionario Roberto Fisch negli ultimi due anni, dopo averne
assolti innumerevoli nel corso di questi anni, ha nuovamente
assunto un compito, diventando capo della Base d’aiuto alla
condotta. Non era certamente l’ultimo compito che avevamo
previsto per lui.
Infine mi sta a cuore sottolineare come il divisionario Roberto
Fisch fosse anche un assiduo difensore delle minoranze e del
Canton Ticino. Il suo metodo non consisteva nel formulare richieste impossibili da soddisfare fungere da tramite con i rappresentanti dell’esercito e dei Cantoni.
Il divisionario Fisch è mio coetaneo e questo mi rende triste. Nessuno di noi sa cosa ci riserva il futuro.
Proprio così di norma, nell’esercito, riceviamo un compito e lo
eseguiamo. A un certo punto possiamo dire: missione compiuta
(o non compiuta).
Così il divisionario Roberto Fisch personificava il plusvalore del
principio di milizia. Lui ha vissuto questo sistema a favore della
sicurezza e della libertà.
Ci fa bene ricordare la persona a cui piaceva vivere la vita in tutte
le sue sfaccettature. Anche questo è importante.
In questo senso ci sia consentito un momento di profondo cordoglio e gratitudine.
Grazie divisionario Fisch – grazie Roberto.
Ci mancherai davvero.
Non ti dimenticheremo mai.
4
Speciale - Addio Generale gentiluomo
Una perdita per tutta la Svizzera italiana
consigliere di stato norman gobbi, direttore del dipartimento delle istituzioni
Gentili Signore, Egregi Signori,
Porgo le più sentite condoglianze del Consiglio di Stato e delle
autorità cantonali della Repubblica e Cantone Ticino ai genitori e
ai famigliari del Divisionario Roberto Fisch.
Non è facile per me rivolgere un saluto ed una testimonianza
ufficiale in questa dolorosa circostanza al compianto Divisionario;
e devo dire che nemmeno il protocollo era pronto a gestire un
evento triste e tragico come purtroppo abbiamo dovuto apprendere domenica mattina presto. È stata una notizia improvvisa,
fulminea, che ci ha lasciati attoniti e increduli, perché nessuno lo
avrebbe immaginato.
La difficoltà nell’esprimere il ricordo e la riconoscenza dell’autorità cantonale è legata pure al rapporto personale con Roberto
Fisch. Un generale gentiluomo ha scritto l’amico e direttore del
Corriere del Ticino, Giancarlo Dillena, e credo fermamente che abbia centrato l’essenza di Roberto Fisch. Un uomo, prima di tutto,
che faceva del rispetto altrui la base, benché come condottiero
militare fosse molto determinato, puntiglioso ed esigente nel definire gli obiettivi e correggere gli errori di condotta, come lo era
per sé stesso. L’ho vissuto personalmente e il suo modo di porsi e
di confrontarsi è stato da vero gentiluomo ma anche da generale.
e sviluppare gli importanti progetti informatici e telematici del
nostro sistema di difesa.
Ma per il Cantone Ticino e la Svizzera italiana, il suo ruolo e la
sua funzione andavano ben oltre lo stretto ambito militare. Con
Mauro Dell’Ambrogio, Roberto Fisch rappresentava la punta di
diamante ticinese e italofona tra gli alti funzionari della Confederazione.
Una perdita quindi per il nostro Esercito, per l’ufficialità ticinese
e per la Svizzera Italiana, che vengono private di una figura importante in questo periodo storico. Senza il Divisionario Roberto
Fisch il nostro Esercito è meno plurilingue e quindi federalista,
l’ufficialità ticinese è meno presente ai vertici del nostro Esercito, e la Svizzera Italiana si vede ulteriormente privata di propri
rappresentanti nelle alte sfere dell’amministrazione federale. La
nostra terra ha perso un amico, ha perso un generale gentiluomo.
Ciao Roberto e grazie per tutto quello che hai fatto.
Sin da quando assunse a tempo parziale il comando della brigata
di fanteria di montagna 9, con l’avvento di Esercito XXI, Roberto
Fisch si è contraddistinto per la sua fedeltà alla missione ricevuta e soprattutto per la sua capacità di relazionarsi con i partner
istituzionali. I Cantoni hanno trovato nel brigadiere prima e nel
divisionario comandante della Regione Territoriale 3 poi, una persona sensibile al federalismo, un partner militare leale, ma soprattutto un amico della regione e del territorio del San Gottardo. In
tal senso, posso oggi qui portare le parole ed interpretare i sentimenti univoci di stima dei cantoni di Uri, Svitto, Zugo, Grigioni
e Ticino che, durante il comando della Regione ad Altdorf, hanno
potuto avere con lui un contatto diretto, schietto e competente, e
soprattutto un partner affidabile che rappresentasse l’Esercito al
servizio delle autorità cantonali.
Nel 2010, i vertici e il Capo dell’Esercito lo proposero al Consiglio
federale per la nomina a capo della Base d’aiuto alla condotta
dell’Esercito. Fu una nomina importante e significativa, che portò
- con Roberto Fisch - per la prima volta un ticinese e un italofono
ai massimi vertici del nuovo Esercito. La funzione e il ruolo affidatogli, erano il frutto di una riconosciuta esperienza militare, capacità professionale e pure congeniale per formazione. Assunse
il comando nel gennaio 2011 e da subito affrontò con massima
dedizione e fedeltà la missione ricevuta, quella di porre ordine
RMSI 5.2012 | 5
Speciale - Addio Generale gentiluomo
Un lutto per la Città,
un lutto per l’Esercito
giorgio giudici, sindaco di lugano
Mi sono chiesto subito, avuta la notizia della scomparsa dell’amico che conoscevo da lungo tempo e che quando sorrideva gli
si illuminava il volto, Roberto Fisch, con quali parole avrei potuto
ricordarlo.
È certo difficile dire in poche parole la vita di una persona, le
idee e le azioni.
Ma pensando a Roberto, a questa sua prematura e improvvisa
scomparsa, al vuoto e allo sgomento che crea intorno a noi, alla
difficoltà di accettare questo evento della vita, due caratteri chiari e distinti si sono imposti alla mia attenzione.
Oggi piangiamo sia la perdita di un amico, ma anche la perdita
di un cittadino di Lugano e di un cittadino della Svizzera, ed è in
questo modo che desidero ricordarlo.
Lo scrittore portoghese premio nobel per la letteratura, Josè Saramago, ci ricorda che ciò che resta di noi dopo la morte sono
le opere materiali che ognuno di noi lascia, un pensiero vero ma
incompleto, che dobbiamo perciò spingere oltre per cogliere, se
esiste, ciò che di spirituale risiede nelle nostre azioni, ciò che le
nostre azioni significano e trasmettono a coloro che seguono,
ed è questo un testamento direi immateriale, come immateriale
è l’esempio, e attraverso di esso la trasmissione di un progetto.
Ed è in questo compito di vita, parafrasando qui il filosofo olandese Baruch Spinoza, che noi percepiamo come parte del nostro
essere possa in qualche modo sopravvivere alla nostra esistenza
terrena.
Viviamo oggi un’epoca di valori incerti, provvisori, un’epoca in
cui i valori che hanno fondato e consentito la crescita della nostra società sembrano avere perso la loro cristallina forza, un
momento in cui le nostre comunità sembrano avere smarrito il
senso proprio di una loro identità, in cui la fiducia nelle istituzioni
sembra scemare, dove giorno dopo giorno assistiamo al disimpegno, critiche facili e superficiali, che dissuadono molti uomini e
donne di qualità ad agire per l’impegno pubblico.
Un fenomeno noto e conosciuto come riflusso nel privato, un
6
processo sociale pericoloso che porta all’imbarbarimento della
società, all’impoverimento delle nostre comunità, all’indebolimento della loro sicurezza.
Rispetto a questa situazione l’esempio di Roberto Fisch è encomiabile, il suo attaccamento alla città lo ha portato non solo ad
assumere la carica di Consigliere comunale (2000-2004) partecipando con grande entusiasmo e spirito critico alla creazione della
Nuova Lugano; molti sono stati i confronti che abbiamo avuto
negli anni di formazione di questo grande progetto.
Ma non solo seguiva intensamente la vita del suo quartiere: dal
1996 al 2007, nonostante i suoi numerosi impegni professionali
e militari assunse con grande passione e costanza la Presidenza
della Commissione del Quartiere del Centro.
È stato inoltre un autorevole e impegnato membro del Consiglio
di Amministrazione di Lugano Airport.
Un esempio di passione civile, di passione per la sua Città, di
legame con i concittadini e di attaccamento alle Istituzioni.
Ciò che più ancora oggi mi impressiona è come assunse queste
diverse cariche con grande spirito di servizio e umiltà.
Conoscevamo il suo attaccamento all’esercito, i sacrifici a cui si
sottopose per coniugare vita civile, vita professionale e vita militare, un impegno costante che lo portò, quasi a sorpresa di tutti
noi, a diventare Divisionario raggiungendo una delle cariche più
alte dell’Esercito Svizzero.
Oggi lo salutiamo ricordando l’eredità che ci lascia:un esempio
di vita dedicata alle istituzioni, al progresso della vita civile della
nostra comunità, e sarà nostro compito valorizzare il suo esempio di cittadino al servizio delle istituzioni e della collettività. Con
l’augurio e la speranza che ci resti noto e sia seguito da molti.
Caro Roberto, amico leale, discreto e sincero, un caloroso ed affettuoso abbraccio fraterno che spero di interpretare da parte di
tutti coloro che ti hanno conosciuto e apprezzato.
A nome del Municipio di Lugano trasmetto ai famigliari i sentimenti di profonda solidarietà.
Speciale - Addio Generale gentiluomo
In memoriam
brigadiere denis froidevaux, presidente della societâ svizzera degli ufficiali
L’improvviso decesso del divisionario Roberto Fisch ha colpito
profondamente il comitato della SSU. L’esercito ha perso un eccellente comandante, a noi tutti mancherà un camerata carissimo
e sempre pronto a battersi per la nostra causa comune. Per ben
sei anni Roberto Fisch ha messo alla disposizione della SSU tutto
il suo sapere, il suo impegno ed il suo tempo libero.
Nel 1998, il tenente colonnello di stato maggiore ticinese, imprenditore e presidente del Circolo degli ufficiali di Lugano, viene
eletto al comitato della SSU dall’Assemblea dei delegati. Affabile,
spontaneo e perfettamente trilingue non ci mette molto ad integrarsi e nell’estate del 1999 diviene uno dei due vicepresidenti.
Soltanto tre mesi più tardi muore il presidente della SSU, il br
Michel Crippa; e da quel momento è Roberto Fisch che insieme
al vicepresidente di lingua tedesca, il colonnello di stato maggiore Sigi Albertin, dirige per alcuni mesi l’organizzazione mantello
praticamente rimasta “orfana”. Nel 2004, a termine del periodo
statutario, lascia la SSU e porta ora il grado di brigadiere e comandante della br fant mont 9.
Gli anni dal 2000 al 2004 sono anni molto movimentati dal
punto di vista della politica di sicurezza come lo mostrano le seguenti tappe importanti: L’iniziativa di ridistribuzione, il rapporto
sulla politica di sicurezza 2000, il concetto direttivo esercito XXI,
la revisione parziale della legge militare del 2001 a proposito
dell’armamento per autodifesa in operazioni di promovimento
della pace e quella del 2003 concernente le basi dell’esercito
XXI. La SSU è sempre in prima fila, all’epoca sotto la direzione
del presidente colonnello di stato maggiore e Consigliere nazionale Ulrich Siegrist, e del suo vicepresidente ticinese, infaticabile
e competente, sia per dirigere gruppi di lavoro o per redigere
documenti importanti, quali “Il nostro esercito ha bisogno di un
chiaro profilo”.
Le società d’ufficiali gli stavano particolarmente a cuore. Quando ne aveva tempo, persino da divisionario, non mancava mai di
visitare assemblee generali o dei delegati. Era sempre un piacere
incontrarlo in una di queste occasioni.
Con grande gratitudine ci ricordiamo delle molteplici attività del
nostro camerata Roberto Fisch. Siamo tristi per la perdita di un
cittadino con un fortissimo senso di responsabilità: nella sua vita
professionale, militare, fuori servizio e nel suo impegno politico,
sempre pronto ad apportare il suo contributo per una Svizzera
sicura e piena di vita.
RMSI 5.2012 | 7
Speciale - Addio Generale gentiluomo
Il saluto all’amico e camerata
colonnello smg marco netzer, presidente della societâ ticinese degli ufficiali
Il Divisionario Roberto Fisch è stato e rimane un importante riferimento per tutti noi: come amico, cittadino, uomo politico e della
cultura, professionista, camerata ufficiale e infine alto graduato
in seno ai vertici dell’esercito.
Di e su Roberto, e non poteva essere altrimenti, si è scritto e ricordato molto. Difficile dedicargli due righe a nome dell’ufficialità
ticinese sulle pagine della nostra Rivista, senza “legittimamente”
ripetersi.
Mi piace ricordarlo come amico e come uno che sapeva affrontare qualsiasi nuovo progetto e sfida con grande positività e spirito
costruttivo.
Un amico leale, sempre disponibile e affidabile. Rispettava le opinioni altrui, cercava di comprenderle, e nel dibattito le accompagnava per poi far condividere anche il suo punto di vista.
La sua intelligenza e perspicacia gli permettevano di fare anche
questo.
Ma sempre modesto quanto – quando semmai – pungente e
concreto. Non aveva bisogno di seguire l’onda; Roberto aveva
tutte le qualità personali e caratteriali per poter essere se stesso.
E questo lo rendeva simpatico e piacevole.
Non si contano i giorni di servizio che abbiamo svolto insieme, in
due SR art sul Monte Ceneri, come camerati cdt di batteria, come
camerati cdt di gruppo per non parlare dei trapassi di comando
e a livello associativo, che hanno fatto da complemento ai nostri
stretti rapporti di amicizia.
Grazie alla sua indole e al suo spirito positivo Roberto oggi, dopo
la sua tragica ed improvvisa scomparsa, ci solleciterebbe a guardare avanti, e soprattutto ad impegnarci nel solco di quanto lui
ha tracciato, facendo leva.
Non sarebbe d’accordo se lamentassimo la mancanza di un alto
graduato ticinese a Berna; direbbe che non è questo il punto e
che ce ne sarà in futuro un altro, ma che è più importante impegnarsi a perseguire con determinazione ed intelligenza i propri
obiettivi, fedeli ai valori nei quali si crede.
Roberto ha dimostrato che questo è possibile, e ha portato in alto
l’onore del Ticino e dell’ufficialità ticinese.
Di fronte alle sempre numerose sfide che il nostro esercito di milizia ha affrontato (e affronterà nel prossimo futuro), Roberto ha
in parallelo sempre svolto un importante lavoro in ambito associativo (SSU, STU, STA, Circolo Ufficiali di Lugano), auspicando e
chiedendo all’ufficialità ticinese più compattezza e determinazione nell’agire.
Si tratta di una questione di spirito e di impostazione civile e
culturale. Roberto ne è stato un importante esempio, lasciando
delle tracce indelebili, e questo è sicuramente uno dei più grandi
contributi che ha saputo dare all’ufficialità ticinese e non solo.
Gli dobbiamo rispetto e riconoscimento, ma anche una reazione e
una risposta positiva a quanto si aspetta da tutti noi.
Stringiamoci attorno ai famigliari, con un doveroso pensiero e un
bellissimo quanto fiero ricordo di un grande camerata e amico,
onorandolo.
8
Speciale - Addio Generale gentiluomo
Il vero ufficiale
colonnello smg roberto badaracco, presidente del circolo ufficiali di lugano
La notizia del decesso improvviso del divisionario Roberto Fisch
ha lasciato costernati e scossi tutti coloro che lo conoscevano da
anni. Più alto graduato ticinese nell’esercito ancora attivo, contribuiva a portare oltre Gottardo le nostre aspettative, l’identità
e la cultura svizzero-italiane. Persona estremamente disponibile
e cortese, sotto tali apparenze nascondeva però una incredibile
determinazione e un carattere molto forte. Roberto sapeva esattamente quello che voleva e tramite sacrifici quotidiani aveva
fatto del suo lavoro una vera e propria missione. Scalando via via
tutti i gradi dell’esercito era giunto alla sommità, comandando
prima i corpi di truppa e poi le grandi unità. Infine come Capo
della Base di aiuto alla condotta (BAC) faceva parte del Comando
dell’esercito che raggruppa i più alti graduati svizzeri in assoluto.
Ho conosciuto con intensità ed apprezzato Roberto soprattutto
negli ultimi 15 anni della sua esistenza. Per una serie di occasioni
fortuite, prima come suo segretario nel Circolo Ufficiali di Lugano
(dal 1997 al 2003, periodo in cui è stato Presidente), e poi come
Presidente dello stesso sodalizio dal 2003 e suo subordinato militare dal 2007 al 2010. Ma più di tutto ho imparato a stimarlo
come amico e uomo.
Un grande insegnamento che traggo dalla sua carriera è che chi
crede di raggiungere facilmente o solo per fortuna obiettivi ambiziosi nella vita si sbaglia di grosso. La sua storia è costellata di
sacrifici quotidiani che alla maggioranza di noi farebbero storcere
il naso. Ancora poco tempo fa mi confessava che, libero da vincoli
familiari cogenti, lavorava spesso anche 16 ore al giorno, il doppio
dei comuni mortali, per conoscere bene ed in profondità il nuovo
compito assegnatogli e per pianificare al meglio i prossimi anni.
Oltre ad essere un lavoratore indefesso, Roberto possedeva qualità veramente rare. Da matematico di formazione aveva un’approccio razionale, sistematico ed analitico ai problemi. Acuto nei
suoi ragionamenti era un uomo con una vivida intelligenza, uno
stratega militare di prima qualità. A ciò si aggiungono le sue doti,
quasi naturali, di fine organizzatore, preciso e meticoloso. Sua
la paternità delle indimenticabili Giornate dell’esercito nel 2007
a Lugano. Da informatico passato al professionismo nei ranghi
dell’esercito, viveva la sua “nuova” professione come una missione. Un fuoco sacro ed inestinguibile che gli bruciava dentro. Una
passione che promanava da principi saldi e ben fondati in lui, e
in special modo da un incredibile attaccamento alla sua Patria.
L’istituzione esercito era per lui il principale garante del mantenimento del nostro stato di diritto e dei nostri principi e valori
democratici. Con Roberto se ne va una delle figure di maggior
spicco della nostra realtà cantonale degli ultimi anni. Nella Berna
federale con i sui modi pacati, le sue capacità e la sua affidabilità
si era guadagnato la stima di tutti e ha onorato il nostro Cantone
nel migliore dei modi. Roberto aveva molte altre qualità e non
è facile tracciare un suo profilo in poche righe. In sostanza era
soprattutto un uomo dai profondi valori morali: retto, leale, giusto, dal cuore buono e vero Generale gentiluomo, come l’hanno
già definito. Un formato difficilmente riscontrabile oggigiorno in
qualsiasi ambito della società. Roberto, ci mancherai anche se
serberemo sempre nel nostro cuore il tuo grande impegno e dedizione, esempio costante per tutti noi!
RMSI 5.2012 | 9
Speciale - Addio Generale gentiluomo
Un autentico Generale gentiluomo
giancarlo dillena, direttore del corriere del ticino
Se penso all’amico subitaneamente perduto, ma anche all’interlocutore sempre disponibile e attendibile, e soprattutto al soldato
esemplare per impegno e senso del dovere, non trovo una definizione più calzante per Roberto Fisch di ufficiale gentiluomo.
Credo in effetti che questa definizione riassuma meglio di
tante altre la personalità e lo stile di quest’uomo di grande
valore, tanto affabile e cordiale quanto rigoroso sul piano
professionale.
Capace di portare le due stelle di divisionario con l’equilibrio e
la serena disinvoltura di chi - sicuro del fatto suo, della propria
preparazione e della propria esperienza, ma senza ombra di sufficienza o di arroganza autoritaria - non aveva mai bisogno di anteporre il grado alla persona. Al contrario, il gentiluomo era sempre il primo con il quale si stabiliva il contatto. Questo lo rendeva
prezioso: per i camerati che hanno servito con lui e ai suoi ordini;
per coloro - e sono molti - a cui ha dato la sua sincera e sempre
aperta amicizia; per la Svizzera italiana, che meglio non poteva
essere rappresentata ai vertici dell’esercito, particolarmente in un
momento di grandi cambiamenti come quelli che lo hanno visto
in prima linea, spesso protagonista, in questi anni.
Ufficiale di milizia divenuto professionista, dimostrava di considerarsi innanzitutto cittadino, ancorato ad un profondo, convinto
e sostanziale rispetto per i valori fondamentali della nostra democrazia. Sempre pronto a confrontarsi con tutti gli interlocutori,
anche i più critici, senza mai perdere il rispetto delle altrui idee,
anche se lontane dalle sue. E senza perdere il sorriso, nel segno
di un modo d’essere e di rapportarsi agli altri che anteponeva a
tutto il valore umano. Tutto questo faceva di lui un signore e un
autentico Generale. Un Generale gentiluomo. Che ci mancherà
moltissimo.
10
Attualità politica e militare
Luci e ombre nella guerra
al terrorismo di Obama
dr. gianandrea gaiani
Dr. Gianandrea Gaiani
Velivoli teleguidati, forze speciali, uomini delle agenzie d’intelligence e consiglieri militari che addestrano e affiancano le
unità militari locali. Questi gli ingredienti della guerra leggera
o “discreta” con la quale l’Amministrazione Obama ha rimpiazzato le lunghe e costose campagne militari che caratterizzarono la fase successiva all’11 settembre 2001 con le operazioni
Enduring Freedom e Iraqi Freedom. Il rimpatrio dei contingenti
militari dall’Iraq e l’inizio del ritiro dall’Afghanistan hanno caratterizzato i (primi?) quattro anni della presidenza Obama che
ha dovuto fare i conti anche con una crisi finanziaria che comincia a intaccare i budget del Pentagono, gonfiatisi dopo il 2001
fino a raggiungere i 750 miliardi di dollari annui incluse le spese per le operazioni oltremare. Se esportare la democrazia nel
mondo islamico si è rivelato un obiettivo troppo impegnativo,
costoso in termini di denaro e di perdite e forse impossibile sul
piano politico e sociale, gli Stati Uniti hanno comunque dovuto
mettere a punto una strategia idonea a contrastare il jihadismo
rappresentato da al-Qaeda e da altri movimenti islamisti quali il
network Haqqani in Afghanistan e Pakistan, gli shabab somali
e i gruppi legati alla rete del terrore che oggi fa capo all’egiziano Ayman al Zawahiri in Libia, Malì e nel Sahel.
I fronti della guerra al terrorismo stanno ampliandosi e né gli
Stati Uniti né tanto meno gli alleati europei possono permettersi, specie di questi tempi, lunghe e costose campagne militari.
Per questo alla “long war” prevista nel 2002 dall’allora segretario alla Difesa, Donald Rumsfeld, l’amministrazione Obama
ha preferito una “light war”, a più basso profilo e costo, combattuta da un mix di forze speciali, contractors (più flessibili
e “spendibili” rispetto ai militari), unità operative della Cia e
agenti delle diverse agenzie d’intelligence. Unità che impiegano
i mezzi più sofisticati per la sorveglianza, l’intercettazione delle
comunicazioni e l’attacco, Dai grandi teleguidati Global Hawk
ai droni Reaper in grado di trasportare 1.800 chili di bombe e
disseminati su una dozzina di basi tra Africa, Medio Oriente e
Asia Centrale. Operazioni che non a caso sono già state defini-
Miliziani jiadisti in Afghanistan.
RMSI 5.2012 | 11
Consultate
www.stu.ch
il sito che informa
Garage Cassarate
Lugano, Via Monte Boglia 24
Sorengo, Via Ponte Tresa 35
Mendrisio, Via Rinaldi 3
Lugano, Via Monte Boglia 21
Mendrisio, Via Bernasconi 31
Breganzona, Via San Carlo 6
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Mendrisio, Via Bernasconi 31
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12
Attualità politica e militare
te in termini Discrete military operations, dove la “discrezione”
è rappresentata dalla bassa visibilità degli strumenti militari impiegati e dall’impatto delle operazioni stesse, dirette a colpire
obiettivi precisi. Strumenti non sempre sufficienti ad affrontare
nemici e minacce contro i quali Washington dispone di altre
due opzioni. La prima è rappresentata dall’impiego di consiglieri militari per addestrare milizie e forze regolari locali, pratica
già in atto in Afghanistan e, in modo coperto, in Turchia dove
contractors e militari statunitensi affiancano quelli di altri Paesi
nella formazione dei ribelli siriani. Contro la Libia di Gheddafi l’amministrazione Obama ha invece consentito l’impiego di
forze aeree e navali e convenzionali per un massiccio attacco
aereo e missilistico contro le difese avversarie. Un’opzione che
ha esposto il presidente Obama a severe critiche da parte di
coloro che temevano che gli Stati Uniti si trovassero nuovamente impantanati in un conflitto interminabile, applicata per un
periodo molto limitato allo scopo di preparare il terreno ai jet
degli alleati europei che dopo due settimane hanno assunto la
responsabilità quasi esclusiva delle incursioni sulla Libia.
Perno delle “discrete operations” sono le forze speciali e l’intelligence, branche che da sempre cooperano ma che oggi si
punta a integrare creando anche una mentalità comune a partire dai vertici. Non è un caso che Obama abbia posto alla
CIA il generale David Petraeus, ideatore della dottrina controinsurrezionale decisiva in Iraq, mentre alla testa del Pentagono
è stato nominato l’ex capo della CIA Leon Panetta. Il focus
della guerra di Obama rimane puntato sugli uomini di al-Qaeda
e dei gruppi affiliati senza dimenticare i pirati somali, i signori
della guerra nella regione africana dei Grandi Laghi, il Sudan e
la Siria dove i velivoli teleguidati americani tengono sotto controllo gli arsenali chimici di Bashar Assad ma anche le milizie
jihadiste che affiancano i ribelli. I numeri illustrano meglio di
tante parole l’enfasi posta dall’Amministrazione Obama su queste operazioni. Basti pensare che dei 327 raids effettuati dai
droni dal 2004 al 2011 ben 275 sono stati ordinati dall’attuale
Amministrazione. I risultati non sono mancati. Nell’uccisione
di Osama bin Laden, i cui dettagli restano avvolti nel mistero
(e in qualche polemica), i teleguidati ebbero solo un ruolo di
sorveglianza e trasmissione delle immagini affidati a un Sentinel (velivolo segretissimo fino a quando ne è stato abbattuto
uno dagli iraniani nel dicembre 2011). Negli ultimi tempi molti
leader di al-Qaeda sono stati uccisi dai missili Hellfire lanciati
dai droni Reaper. Abu Yahya al-Libi, numero 2 di al- Qaeda,
colpito in giugno in Pakistan; Bilaal al-Berjavi, leader qaedista
libanese con nazionalità britannica ucciso in Somalia in gennaio; Anwar al-Awlaki ucciso nel settembre 2011 in Yemen dove
un anno dopo è morto anche il suo braccio destro Saeed Ali alShihri mentre il vice-emiro di al-Qaeda nel Maghreb Islamico,
Nabil Abu-Alqama, è morto in un misterioso incidente d’auto in
Malì nell’agosto scorso.
Velivolo teleguidato REAPER.
RMSI 5.2012 | 13
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Voi e le vostre
Attualità politica e militare
L’altro cardine della strategia di Washington è rappresentato
dal tentativo, spesso riuscito, di restare “dietro le linee” sostenendo e armando gli alleati ma evitando il più possibile l’impiego in prima linea di consistenti forze americane. Come è accaduto nel 2011 nel conflitto contro la Libia, lasciato combattere
per lo più agli europei (che però ci hanno messo sette mesi
a far cadere il regime di Gheddafi) e come sta accadendo su
scala minore in Somalia e Uganda dove le forze locali possono
contare sul supporto operativo e addestrativo di poche centinaia di consiglieri militari e contractors. Nell’ottica di risparmiare
le proprie forze e i propri bilanci, la Casa Bianca ha dato il
via libera alla fornitura di droni con relative armi imbarcate,
considerati fino a ieri equipaggiamenti esclusivi per le forze armate statunitensi ma oggi venduti anche a britannici e italiani.
L’Italia del resto è in prima linea nelle operazioni segrete statunitensi in Africa settentrionale e Medio Oriente poiché la base
siciliana di Sigonella ospita aerei teleguidati da sorveglianza
strategica Global Hawk, aerei, elicotteri e unità di forze speciali. Sigonella costituisce da tempo il trampolino per le operazioni
dell’Africa Command statunitense e venne impiegata anche dai
droni Predator armati durante il conflitto libico.
Nonostante i successi tattici conseguiti la strategia obamiana
presenta anche diversi limiti. Uccidere leader che vengono rapidamente rimpiazzati non sembra essere risolutivo, i danni collaterali creano problemi e tensioni con i governi locali così come
l’assenza di “boots on the ground” impedisce agli statunitensi
il controllo del territorio lasciando in molti casi campo libero
alle milizie jihadiste come è accaduto in settembre a Bengasi
dove i miliziani hanno potuto attaccare indisturbati il consolato
Esplosivi recuperati da vecchie munizioni
per realizzare ordigni improvvisati.
uccidendo quattro americani tra i quali l’ambasciatore in Libia,
Chris Stevens. Il limite non è forse da ricercare nelle valutazioni e negli strumenti impiegati ma è probabilmente insito nelle
scelte di politica estera attuate dall’Amministrazione Obama.
L’aver sostenuto la caduta di regimi arabi filo-occidentali e
l’instaurazione di governi spesso solo ufficialmente islamicomoderati, in molti casi deboli, alle prese con pressioni e ricatti
degli estremisti salafiti e con le infiltrazioni di al-Qaeda non
ha certo migliorato la sicurezza nel Mediterraneo e in Medio
Oriente. Sviluppi caotici che USA e Occidente hanno contribuito a determinare e che solo oggi cominciano a guardare con
qualche sospetto. K
RMSI 5.2012 | 15
Pubblicità sulla
Rivista Militare
della Svizzera Italiana
Prezzi base per inserzioni (sei numeri)
- pagina interna: fr. 2000.–
- seconda e terza di copertina: fr. 2500.–
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rivolgersi a:
uff spec Omar Terzi
Amministratore RMSI
[email protected]
16
Lettera del Capo dell’Esercito
Lettera del Capo dell’Esercito
La RMSI apre con questo numero una nuova rubrica.
Il Capo dell’Esercito rivolgerà regolarmente ai nostri lettori le sue considerazioni, riflessioni ed
appelli. Questa prima lettera viene pubblicata nella lingua originale, le prossime pubblicazioni
saranno curate nella lingua italiana.
Servire l’Esercito
comandante di corpo andré blattmann, capo dell‘esercito
Comandante di Corpo
André Blattmann
Geschätzte Offiziere, Unteroffiziere, Kameraden, geschätzte Leserinnen und Leser
Haben Sie den Bericht der Subkommission der Sicherheitspolitischen Kommission des Nationalrates (SiK N) gelesen? Sicher haben Sie
Kommentare von hüben und drüben mitbekommen.
Ich persönlich freue mich über die Bestätigung, dass die Evaluation und die technische Projektführung korrekt abgelaufen sind. Diese
Tatsache weist klar darauf hin, dass es keinen Sinn macht, eine neue Evaluation durchzuführen. Auch bei den Risiken habe ich kaum
Differenzen zum Geschriebenen. Diese Risikobeurteilung haben wir bereits in ähnlicher Form selbst vorgenommen und mit geeigneten
Massnahmen zu reduzieren begonnen.
Für mich ist von besonderer Bedeutung, dass es in diesem Bericht nicht darum ging, die Flugzeugbeschaffung im Gesamtrahmen der
Armee zu beleuchten. Darum sind allfällige Kommentare darauf zu überprüfen.
Für uns gilt: „Militär machen!“ Also: Bei gegebenen Rahmenbedingungen und einem klaren Auftrag wird durch den Kommandanten
– oder durch die vorgesetzte Stelle, im vorliegenden Fall durch den Bundesrat - ein Entschluss gefasst, die Konzepte werden erarbeitet
und so als Ganzes der Aktionsplan erstellt.
Es gibt keine militärische Planung ohne Risiken. Nicht umsonst werden wir darin geschult, Eventualplanungen bereit zu halten.
Beim TTE heisst das Risiko: Konsequenzen des Entscheides für die Gesamtarmee. Wenn dieses Risiko (Leistung und Kosten) vollumfänglich
erkannt ist und glaubwürdige Massnahmen zur Risikominderung zuverlässig ergriffen sind, setzen wir den Entscheid um.
Übrigens: Ich wäre während diesen Sommerferien gerne auf eine Weltreise gegangen, mindestens in Business-Class reisend. Leider
haben weder die Agenda noch das Portemonnaie noch meine Frau meinen Wunsch mitgetragen. So haben wir uns mit UHU Ferien
sowie einem Ausflug nach Ascona begnügt. Trotzdem waren es schöne Ferien: erholsam und voller Eindrücke. - Auch beim kleineren
Budget war also alles dabei.
RMSI 5.2012 | 17
18
Esercito svizzero
L’importanza dell’esercito
per la Svizzera
col smg marco netzer, presidente della commissione
col SMG Marco Netzer
Premessa
La commissione di milizia del capo del DDPS è costituita da ufficiali attivi e non di stato maggiore generale di milizia, incaricati di
analizzare e commentare questioni fondamentali e importanti progetti relativi all’esercito, all’attenzione del capo del Dipartimento
federale della difesa, della protezione della popolazione e dello sport.
La commissione ha redatto il presente rapporto interdisciplinare su propria iniziativa in collaborazione con numerosi esperti. L’obiettivo
è fornire un contributo a favore di una discussione oggettiva e approfondita sull’importanza dell’esercito.
L’importanza nonché il valore aggiunto e i costi dell’esercito vengono analizzati e presentati in modo trasparente in un’ottica politicoeconomica. Per contro il presente rapporto non entra nel merito del confronto tra i vari modelli di esercito, e non contiene specifiche
affermazioni circa il profilo delle prestazioni del futuro esercito.
Il rapporto della commissione di milizia del capo del DDPS è disponibile online sul sito ufficiale dell’esercito (www.vbs.admin.ch) in
tedesco e francese nonché in forma riassuntiva in italiano.
Esso può anche essere ordinato per iscritto presso il servizio di Comunicazione DDPS.
La commissione di milizia del capo del DDPS ringrazia la fondazione Dono nazionale svizzero per lo stanziamento dei mezzi finanziari,
grazie ai quali è stata possibile un’elaborazione indipendente del rapporto. La commissione ringrazia inoltre i numerosi esperti che
hanno offerto il loro importante contribuito. Infine, rivolgiamo un grazie al consigliere federale Maurer, a tutti coloro che hanno aderito
al comitato del progetto e ai numerosi servizi del DDPS e all’amministrazione federale per il loro prezioso sostegno.
Constatazioni principali
Il diritto all’esistenza dell’esercito svizzero si basa sul principio
secondo cui la Svizzera debba essere protetta da una serie di
potenziali pericoli e minacce che bisogna saper fronteggiare nel
migliore dei modi. L’esercito va quindi riconosciuto come un’assicurazione, per la quale occorre pagare un «premio assicurativo».
Il premio annuo, calcolabile (ovvero i costi ricorrenti annualmente), è contrapposto a vantaggi solo parzialmente quantificabili.
Ciò è dovuto al fatto che non si conoscono né l’entità dei potenziali danni, né il contributo dell’esercito alla riduzione degli
stessi prima che si delinei un pericolo o una minaccia effettivi e
si crei un danno reale. A seconda del pericolo o della minaccia, i
vantaggi possono essere di gran lunga superiori ai costi.
Anche se l’utilità dell’esercito può essere misurata solo difficilmente e quantificata solo parzialmente, si possono fare quattro
affermazioni fondamentali:
Vantaggi quantificabili dell’esercito
• Controvalore annuale dell’esercito: l’esercito genera un controvalore annuale quantificabile a circa 1,0–1,2 miliardi di CHF.
Per la commissione di milizia del capo del DDPS
Marco Netzer
Bruno Basler
Presidente
Capo progetto
Esso eroga servizi che dovrebbero altrimenti essere prestati in
altro modo e in parte con un esborso più cospicuo:
• Fra 0,5 e 0,6 miliardi di CHF vengono generati attraverso
impieghi sussidiari dell’esercito.
Vi rientrano impieghi di sicurezza della truppa (ad es. in occasione del World Economic Forum di Davos), impieghi a
favore dei Cantoni e della Confederazione (ad es. protezione
di ambasciate in Svizzera e all’estero) nonché la sorveglianza dello spazio aereo.
• Circa 0,3 miliardi di CHF provengono da servizi di appoggio
dell’esercito (logistici) a favore di terzi, dal promovimento
della pace, da risparmi di organizzazioni civili di soccorso in
caso di catastrofi grazie agli aiuti prestati dall’esercito nelle
catastrofi, da contributi al sistema sanitario della Svizzera
(ad es. approvvigionamento durante il servizio militare,
farmacia dell’esercito, donazioni di sangue) nonché da formazioni tecniche dell’esercito a fini civili (ad es. capicucina,
sanitari/ufficiali sanitari, autisti).
• L’esercito genera ricavi fiscali da imposte indirette pari a
0,2–0,3 miliardi di CHF (ad es. imposta sul valore aggiunto
e sugli oli minerali).
• Effetti economici positivi dell’esercito su base annua: in ag-
RMSI 5.2012 | 19
Esercito Svizzero
giunta a tale controvalore, l’esercito genera ogni anno ricadute
economiche positive anche in altri ambiti, grazie alle quali una
parte sostanziale della spesa riconfluisce nell’economia nazionale svizzera.
• Fra 0,3 e 0,4 miliardi di CHF grazie all’aumento della produttività dei singoli militari attraverso la formazione di base
militare (valore aggiunto remunerato del lavoro).
• 1,4 miliardi di CHF di pagamenti di salari dell’esercito e
di istituzioni federali vicine all’esercito che riconfluiscono
nell’economia.
• 2,5 miliardi di CHF di volume di ordinazioni al mercato interno (ordini di produzione e incarichi di prestazione), generati
dall’esercito nell’economia nazionale svizzera.
• 0,4 miliardi di CHF di incarichi dell’esercito all’estero, che
mediante operazioni offset (di compensazione) ricadono
all’interno della Svizzera.
Vantaggi non quantificabili o solo difficilmente
quantificabili dell’esercito
• Effetti esterni positivi dell’esercito: oltre a quanto già citato,
l’esercito apporta vantaggi sostanziali non quantificabili o solo
difficilmente quantificabili in vari ambiti:
• Stato: l’esercito protegge la popolazione, la sovranità nazionale, l’ordine costituzionale e il territorio (habitat, istitu-
zioni). Ad es. attraverso il promovimento della pace, esso
garantisce la libertà di azione per la politica estera della
Confederazione.
• Società: la collettività beneficia del clima di sicurezza e di
fiducia creato da un esercito. In più, per una gran parte della
popolazione, l’esercito sostiene l’integrazione e la socializzazione (sia fra le diverse culture, sia fra i diversi strati sociali).
• Economia. La formazione militare alla condotta contribuisce
a incrementare la produttività.
Detta formazione alla condotta può essere fatta valere per varie formazioni civili, ad es. sotto forma di crediti di studio alle
università. Per di più promuove l’attrattività della piazza economica e dell’immagine della Svizzera in via generale, come
pure delle regioni strutturalmente deboli. L’utilizzo commerciale dei valori patrimoniali dell’esercito crea valore aggiunto
(ad es. innovazioni tecnologiche, nomi di prodotti/marchi).
• Ambiente e infrastruttura. L’esercito è uno dei maggiori
fruitori del territorio svizzero e dà il proprio contributo
all’ambiente (ad es. attraverso la tutela di riserve naturali e la cura del paesaggio). Al tempo stesso promuove le
installazioni infrastrutturali (ad es. costruzione delle vie di
comunicazione).
• Vantaggi dell’esercito in situazioni eccezionali: l’esercito è
uno strumento polivalente e scalabile che quindi può essere
Save the date!
Assemblea Generale Ordinaria
della Società Ticinese degli Ufficiali
sabato 4 maggio 2013
alle 0930
Palazzo dei Congressi,
Lugano
20
Esercito Svizzero
potenziato in funzione delle esigenze, al fine di reagire a minacce eccezionali. Grazie a esempi referenziali internazionali è
possibile mostrare i danni con cui economia e società devono
fare i conti in situazioni straordinarie (ad es. in seguito a catastrofi naturali o civili, estremismo violento o eventi bellici). La
portata di tali analogie è tuttavia limitata, poiché la Svizzera
con la sua economia all’avanguardia, fortemente ramificata a
livello globale, è particolarmente vulnerabile con conseguenze
difficilmente stimabili. Gli esempi seguenti mostrano i vantaggi dell’esercito in situazioni eccezionali :
• Catastrofi naturali (ad es. terremoto) : l’impiego tempestivo
di numerosi militari equipaggiati con il materiale adeguato
può, in collaborazione con i partner della protezione della popolazione, salvare vite e limitare danni conseguenti.
Inoltre è possibile evitare saccheggi, garantire la sicurezza e
l’ordine e ripristinare velocemente le infrastrutture vitali. Infine l’esercito può accelerare i lavori di sgombero insieme ai
partner della protezione della popolazione e di conseguenza
promuovere la ripresa economica.
• Estremismo violento: in caso di estremismo violento, l’esercito presta supporto alla polizia e alle altre autorità civili,
aumentandone l’efficacia e soprattutto la capacità di resistenza, con l’obiettivo di impedire possibilmente sin dall’inizio il degenerare dei disordini o circoscrivere rapidamente i
focolai di rivolte spegnendoli progressivamente. In una tale
circostanza l’esercito può dare un contributo decisivo limitando e/o riducendo il rischio di danno alle infrastrutture,
contenendo le ripercussioni negative sulla vita economica e
sociale e garantendone una rapida normalizzazione. Anche
nello scenario di un estremismo violento, la Svizzera rimane
nella migliore delle ipotesi prevalentemente un Paese sicuro.
In tal modo è possibile evitare il deflusso di capitale finanziario e la partenza verso l’estero di forze lavoro e di imprese.
• Attacco militare: l’esercito funge in primo luogo da deterrente proteggendo vite umane, economia e infrastrutture.
Qualora si verificasse ugualmente un’escalation militare e
si giungesse ad atti di guerra, l’esercito può contribuire a
ridurre al minimo l’entità dei danni.
La Svizzera può quindi mantenere la propria libertà di azione
e indipendenza e proteggere il Paese e i suoi abitanti.
Costi dell’esercito
Il mantenimento della capacità operativa e quindi dei vantaggi polivalenti dell’esercito comporta ogni anno dei costi ricorrenti per
contro relativamente ben noti. Le spese complessive annuali ammontano a 6,2–6,4 miliardi di CHF e si compongono come segue:
• 4,3 miliardi di CHF di spese preventivate per la protezione militare del Paese (principalmente plafond di spesa per l’esercito).
• Fra 1,0 e 1,1 miliardi di CHF per spese statali supplementari (in
particolare locazioni e affitti ad armasuisse Immobili, costi per
l’assicurazione militare, e in misura minore costi per l’esercito
sostenuti dai Comuni e Cantoni).
• Fra 0,9 e 1,0 miliardi di CHF di spese dell’economia privata
(indennità perdita di guadagno e versamento ininterrotto degli
stipendi).
Vi si aggiungono costi dell’economia nazionale sotto forma di
perdita di produzione e di creazione di valore in seguito all’assenza dal posto di lavoro pari a 0,8–1,0 miliardi di CHF. In un’ottica
complementare, considerando un orizzonte temporale a lungo
termine, occorre tenere conto di altri costi economici che però
sono, a dipendenza del caso, solo difficilmente quantificabili.
Vi rientrano in particolare costi alternativi dell’esercito attribuibili
al vincolo duraturo di fattori di produzione quali lavoro, terreni e
capitale. Accanto agli effetti esterni positivi su ambiente e infrastruttura, l’esercizio dell’esercito si ripercuote in modo negativo
soprattutto negli ambiti inquinamento atmosferico, inquinamento acustico e sollecitazione dell’infrastruttura di trasporto. Nel
raffronto internazionale, i costi, misurati rispetto al prodotto
interno lordo (PIL), si attestano a un livello basso. Il sistema di
milizia come modello per la difesa, consente allo Stato da un lato,
di tenere relativamente bassi i costi correnti per la prontezza di
base, ma dall’altro di reagire grazie al sistema e alla sua scalabilità, in modo repentino in caso di pericoli o minacce incombenti.
Per ottenere tale flessibilità in numerosi Paesi una parte dei costi
dell’esercito vengono esternalizzati.
Bilancio
Il rapporto costi-benefici dell’esercito in tempi di pace può essere
quantificato in modo relativamente preciso e descritto a livello
qualitativo con affermazioni chiare. Ciò è più difficile in caso di
impiego dell’esercito in virtù della sua polivalenza, scalabilità e
capacità di resistenza per la difesa e nel fronteggiare pericoli e
minacce maggiori o eccezionali.
• Nel caso di interventi in seguito a catastrofi, che possono e
devono essere prestati senza preallerta con i mezzi disponibili,
i vantaggi sono significativi, per contro i costi supplementari
restano marginali.
• I n caso di impieghi di sicurezza sussidiari in seguito a estremismo violento, i vantaggi possono essere molto rilevanti; ai
costi annuali si aggiungerebbero spese più elevate.
• I n caso di un attacco militare, i vantaggi sarebbero di natura
esistenziale e non quantificabili esclusivamente finanziariamente; tuttavia bisognerebbe far fronte a spese sensibilmente
più elevate di entità sconosciuta.
I vantaggi dell’esercito in situazioni eccezionali – in particolare
negli scenari di estremismo violento o di un attacco militare –
sono di gran lunga superiori e corrispondono a dei multipli dei
costi netti annuali. Un unico «sinistro» ammortizza il «premio
assicurativo pagato» sull’arco di molti anni.
Il mantenimento e l’impiego dell’esercito a protezione della popolazione e dei fattori fondamentali della piazza industriale ed
economica quali per esempio capitale, formazione, infrastrutture, sicurezza e in fin dei conti fiducia, non si giustificano di conseguenza solo per via della mancanza di alternative civili, ma si
legittimano anche per motivi di ordine economico. K
RMSI 5.2012 | 21
Esercito Svizzero
Stabile la quota di domande
di differimento per i servizi
d’istruzione delle formazioni (SIF)
olivier jaquat, claude b. sonnen
La problematica delle domande di differimento del servizio
Olivier Jacquat
SMCOEs (AFC 1)
Collaboratore Organizzazione
dell’esercito / gestione degli
effettivi
resta un tema spinoso. Secondo i comandanti interessati, tale
problematica è legata alla mancanza di funzioni chiave per il
corretto svolgimento del corso di ripetizione. Secondo altri si
tratta invece di linee direttive non adeguate alla situazione
attuale. Una cosa è certa: negli ultimi anni la quota di domande
di differimento si è mantenuta stabile.
Al fine di meglio comprendere la problematica delle domande di differimento del
servizio (DDS), è importante sapere che
durante il 2011 sono state accertate 218
954 notifiche per i servizi d’istruzione
delle formazioni (SIF). Il numero di militari che hanno presentato una domanda
di differimento del servizio ha raggiunto
quota 53 178, cifra che corrisponde al
24,29% delle persone chiamate in servizio, mentre il totale delle richieste presentate ha raggiunto quota 57 234 (totale
delle DDS, comprese le domande di riesame). Tale cifra corrisponde al 26,14% dei
militari chiamati in servizio.
Gli organi responsabili della concessione
dei differimenti del servizio hanno approvato 48 436 domande di differimento (45
201 in prima istanza e 3235 in seguito a
una domanda di riesame), secondo le direttive relative alle procedure da adottare in materia di differimento del servizio.
In percentuale, tale cifra corrisponde al
22,12% dei militari chiamati in servizio.
Per quanto riguarda le domande di differimento respinte, il loro numero è aumentato a 8798 (7977 in prima istanza e 831 in
seguito a una domanda di riesame), cifra
che corrisponde al 15,37% delle domande
presentate.
I principali motivi per le domande di diffe-
22
rimento accordate sono quelli professionali e di perfezionamento professionale per
un totale di 17 771 domande (il 36,69%
delle richieste) e i motivi di studio per un
totale di 12 108 domande (il 25% delle
richieste).
Qual era la situazione nel passato?
La seguente tabella dimostra che la percentuale delle domande presentate da militari convocati per un servizio d’istruzione
delle formazioni è rimasta pressoché invariata nel corso degli ultimi cinque anni.
Fonte delle cifre “ARMA” (valori al 1° marzo
del risp. anno)
Questa stabilità è dovuta al fatto che i
cittadini svizzeri, contrariamente all’idea
comune, non sono renitenti in maniera
generale all’obbligo di prestare servizio
militare e che l’esercito ha saputo allo
stesso modo adeguare le proprie direttive
concernenti le procedure da adottare in
materia di differimento del servizio, pren-
Claude B. Sonnen
SMCOEs (AFC 1)
Capo della gestione dei militari
dendo in considerazione gli impegni della
vita civile attuale.
Nozione di base
Per quanto riguarda il differimento del
servizio, l’articolo 30 capoverso 2 dell’ordinanza concernente l’obbligo di prestare
servizio militare (OOPSM) parla di interessi prioritari in senso lato.
Cosa che richiede diversi interventi (autorità militari cantonali, servizio di coordinamento per la formazione civile e l’istruzione militare, organi di collegamento
tra formazione civile e istruzione militare,
organo di gestione del personale dell’esercito, comandanti dei corpi di truppa ecc.),
con una stretta collaborazione nell’applicazione del processo decisionale.
Un tale numero di organi non facilita il
compito delle persone incaricate di prendere la decisione finale, poiché l’interpretazione del concetto di interesse prioritario
è molto ampia. È essenziale che l’esito del
processo decisionale sia giusto ed equo
per tutti i richiedenti di un differimento del
servizio.
Considerazioni quantitative
Le cifre riguardanti l’evoluzione delle domande di differimento del servizio sono
regolarmente oggetto di analisi puramen-
Esercito Svizzero
te quantitative che permettono l’osservazione di diversi aspetti quali:
1.l’evoluzione degli effettivi nel tempo;
2.i fattori stagionali;
3.i fattori professionali;
4.i gruppi secondo le funzioni militari.
Evoluzione degli effettivi nel tempo:
il grafico qui di seguito mostra l’evoluzione delle persone chiamate in servizio in un
bat log durante le 19 settimane precedenti
il corso di ripetizione 2011.
formazioni nelle quali si trovano funzioni
militari che richiedono determinate conoscenze tecniche civili (per esempio: bat
osp, bat ondi) sono maggiormente sottoposte ad un numero elevato di domande
di differimento del servizio. Ciò è dovuto
al fatto che tali funzioni sono spesso occupate da persone ancora in formazione.
Poiché questi corpi di truppa vengono
spesso impiegati a favore di altre formazioni militari o di altre organizzazioni
In linea generale nella gran parte delle formazioni la curva relativa agli effettivi non
varia in maniera significativa a seguito
delle domande di differimento del servizio.
Dei picchi possono essere osservati nel
momento in cui i militari interessati ricevono l’avviso di servizio (circa 20 settimane
prima del CR) e l’ordine di marcia (circa 6
settimane prima del CR).
esterne (camp per portatori di handicap),
è più difficile nella pianificazione dei servizi trovare un periodo più adatto per
svolgere il corso di ripetizione (CR) senza
interferire sui cicli di formazione.
Responsabilità ed impatto sugli effettivi
Le competenze decisionali in materia di
differimento per i servizi d’istruzione delle
formazioni sono disciplinate dall’art. 34 e
dall’appendice 5 numero 3 dell’ordinanza
Figura 1
Ripartizione degli effettivi
nel tempo
1)Effettivi regolamentari
Effettivi necessari ad una formazione sulla base della dottrina
d’impiego.
2)Effettivi d’entrata in servizio
Numero di militari di una formazione entrati in servizio.
Fattori stagionali:
la compilazione della tabella delle chiamate in servizio tiene conto di differenti fattori come il calendario delle principali sessioni d’esame universitarie e le principali
vacanze scolastiche. L’analisi degli effettivi
che entrano in servizio non mostra grandi
variazioni delle cifre in relazione ai fattori
stagionali (vedi fig. 1).
Fattori professionali:
si tratta sicuramente dell’ambito più delicato nella gestione delle domande di differimento del servizio.
Una media di 14 organi (autorizzati a
concedere un differimento del servizio)
rappresentata nelle formazioni può porre
determinati problemi nel processo decisionale. I diversi organi che intervengono non
devono soltanto attenersi alle direttive in
vigore, ma anche prendere in considerazione la situazione economica del Cantone
di domicilio del richiedente.
Gruppi a seconda delle funzioni militari:
le analisi permettono di constatare che le
Figura 2
a.Militari di professione
b.Perfezionamento professionale
c.Studi
d.Apprendistati / formazioni
e.Sportivi di punta (CNSE)
f. Incidenti / malattie
g.Istruzione militare
h.Altre ragioni 3)
3)Comprende tutti i motivi non indicate nelle lettere da a ad h.
RMSI 5.2012 | 23
Esercito Svizzero
concernente l’obbligo di prestare servizio
militare (OOPSM).
La ripartizione delle competenze tra le
autorità cantonali e la Confederazione secondo l’OOPSM si compone come segue:
• autorità cantonali ~60%
• Confederazione ~40%
La ripartizione delle competenze può influire sugli effettivi che entrano in servizio,
poiché la visione al momento della presa
di decisione è più regionale, quindi più vicina ai richiedenti, nel caso delle autorità
cantonali, mentre è più generale nel caso
della Confederazione.
Per esempio, nel periodo invernale i Cantoni alpini saranno maggiormente sollecitati nella concessione dei differimenti di
servizio. I Cantoni che ospitano un numero elevato di scuole universitarie (e quindi
una quota elevata di studenti) lo saranno
dal canto loro nei periodi degli esami.
Di conseguenza, le formazioni comprendenti un numero elevato di militari che
abitano in queste regioni possono vedere
diminuiti in modo considerevole i loro effettivi al momento dell’entrata in servizio
a seconda del periodo previsto per il loro
corso di ripetizione.
Meglio rispondere con l’USEs al fabbisogno delle formazioni del servizio obbligatorio
Nel nostro esercito di milizia le domande di differimento del servizio resteranno
una realtà. Anche con l’ulteriore sviluppo
dell’esercito (USEs) si prevede di raggiungere percentuali simili in materia di differimento del servizio e una ripartizione
analoga dei motivi. Il Comando dell’esercito ha tematizzato la questione con i
primi concetti di modello di servizio e d’istruzione nonché con nuove direttive in
materia di differimento del servizio. L’obiettivo principale è che la proporzione
dei militari che assolvono il loro servizio
nel medesimo anno acquisisca maggiore
importanza rispetto ad oggi. Ciò significa
che l’attuale filosofia (OOPSM) secondo
cui i militari recuperano il loro corso di
ripetizione nella loro unità d’incorporazione venga resa meno rigida affinché i
servizi d’istruzione dal punto di vista dei
militari possano essere effettuati in maniera continua. Con l’ulteriore sviluppo
dell’esercito (USEs) occorrerà introdurre
un nuovo concetto, vale a dire quello di
addestramento individuale. Gli obiettivi
dal punto di vista dell’esercito dovranno
essere i seguenti. 1a priorità, CR nell’unità di appartenenza; 2a priorità, CR
nella stessa classe d’età ma in un’unitä
differente; 3a priorità, effettuare un addestramento individuale; 4a priorità, differimento ad un altro anno.
Conclusione
Il margine di manovra per l’esercito è definito nei futuri regolamenti e nelle future
direttive, affinché i richiedenti vengano
chiamati in servizio nel corso del medesimo anno per prestare un servizio sostitutivo. Questo modo di procedere permetterà a ciascun militare di assolvere il
proprio servizio d’istruzione senza troppe
interruzioni.
Il soggetto delle domande di differimento
del servizio fa e farà ancora versare fiumi
d’inchiostro, poiché i fattori implicati in
questo processo (direttive, cifre, persone
ecc.) offrono numerose interpretazioni
personali.
Una cosa è certa: rispetto agli anni precedenti, la quota di domande di differimento del servizio è cresciuta, ma in maniera ragionevole. K
L’Università di San Gallo (HSG)
riconosce l’istruzione militare dei quadri
walker frik, informazione difesa
L’Università di San Gallo (HSG), a partire dal semestre 2012 –
2013 iniziato lo scorso mese di settembre, riconosce l’istruzione
militare qualificata dei quadri, ufficiali e sottufficiali superiori.
In tal modo, dopo il riconoscimento e il computo di corsi di
formazione d’approfondimento, già in atto in diverse scuole
universitarie professionali, l’istruzione dei quadri e l’attività
pratica di condotta, svolte nell’Esercito svizzero, vengono per
la prima volta riconosciute anche da una rinomata Università.
L’iniziativa, per questo riconoscimento dell’istruzione militare
dei quadri, è partita in misura determinante dalla HSG come
pure dall’associazione Of@UniSG.
In concreto, dopo aver assolto la scuola ufficiali e il servizio
24
pratico, uno studente di bachelor può farsi computare sei crediti ETCS; un comandante di compagnia o un ufficiale di stato
maggiore può inoltre farsi computare altri sei punti nel corso di
studi per il master, traendo così un doppio vantaggio dalla nuova regolamentazione. I sottufficiali superiori (furieri e sergenti
maggiori) ricevono quattro crediti computati al corso di studi
bachelor. Tutti i computi vengono effettuati nell’ambito della
competenza d’azione.
Il presupposto per il computo è una qualificazione militare finale con la nota 3 (buono) e l’elaborazione di un documento
sui principi di condotta militari nel contesto civile. Non esistono
ulteriori condizioni poste all’Esercito da parte della HSG. K
Società Svizzera degli Ufficiali
Tiro obbligatorio,
soltanto un’usanza folclorica?
brigadiere denis froidevaux, presidente della societàsvizzera degli ufficiali
Brigadiere Denis Froidevaux
La recente iniziativa parlamentare dei Liberali verdi che richiede l’abolizione dei tiri obbligatori e, per conseguenza, anche
l’abolizione della custodia al domicilio dell’arma personale va
considerata sotto due punti di vista molto importanti. Prima di
tutto bisogna tener conto del fatto che il sistema di milizia è un
sistema di grande complessità. E per secondo del fatto che chi,
soltanto dopo un anno e mezzo dall’entrata in vigore, mette in
dubbio una decisione presa nel corso di una votazione popolare (votazione sulla custodia al domicilio dell’arma di ordinanza
del 2011) respinge la nostra democrazia diretta.
Oltre all’obiettivo nascosto di questa iniziativa (deposito in arsenale dell’arma personale), ci si deve anche porre la domanda
del valore effettivo del tiro annuale obbligatorio. Si tratta veramente soltanto di un’usanza folclorica? E coloro che lo difendono sono veramente soltanto dei retrogradi com’è stato asserito
da un giornalista? Al rischio di passare per uno di loro, ritengo
importante il tiro obbligatorio e sono convinto che questa pratica debba essere mantenuta anche se con alcune modifiche.
Gli impieghi in Afghanistan dell’esercito francese e della NATO
hanno dimostrato chiaramente la necessità della pratica del tiro
a mezza e lunga distanza per evitare danni collaterali. L’obiettivo del tiro a 300 metri è precisamente quello di neutralizzare
l’avversario in modo ben mirato!
Resta quindi la questione principale: In un esercito di milizia,
dove il soldato è incorporato per 365 giorni ma effettivamente
in servizio per 20 giorni all’anno, che senso ha fargli praticare
una volta all’anno il tiro a media distanza, fuori servizio, con la
sua arma personale?
Indipendentemente dall’essere pro o contro il tiro obbligatorio,
non si può fare a meno di costatare che questa pratica è assolutamente giustificata. Il nostro esercito è basato sul servizio
militare d’obbligo e deve, qualora necessario e dopo una breve
preparazione, essere in grado di far uso della forza per la protezione della nostra comunità.
Per quanto riguarda l’organizzazione pratica dei tiri in questione, è molto sensato attribuirla alle associazioni di tiro. Se si
afferma, però, che in questo modo l’esercito non fa che sovvenzionare dette associazioni, si dà prova di una certa miopia. In
effetti, sarebbe molto più caro per l’esercito se dovesse anche
compiere ed organizzare detti corsi di tiro.
Chi non è a priori contro l’attuale esercito di milizia e le sue
missioni costituzionali non potrà fare altro che ammettere che
questa pratica non è affatto priva di significato. Gli agitatori
non fanno che applicare la vecchia massima “se si vuole uccidere il proprio cane, bisogna dichiarare che ha la rabbia”. K
Per saperne di più consultate
il sito della Società Svizzera degli Ufficiali
www.sog.ch
e il sito della Allgemeine Schweizerische Militärzeitschrift
www.asmz.ch
RMSI 5.2012 | 25
Società Svizzera degli Ufficiali
Messaggi chiave della
Società Svizzera degli Ufficiali
Organizzazione, mezzi ed effettivi dell’esercito devono
orientarsi alle minacce ed ai rischi attuali e basarsi sui
tre pilastri fondamentali: la neutralità, l’obbligo di servire ed il sistema di milizia.
Garantire le missioni costituzionali
•La difesa è il compito principale, la ragione d’essere, dell’esercito; per poter adempiere detto compito esso deve disporre
dei mezzi organizzativi, materiali e personali necessari. Detti
mezzi si orientano ai potenziali rischi e pericoli ed alle minacce
attuali e future.
•Il servizio d’appoggio a favore di autorità civili e la salvaguardia delle condizioni d’esistenza continuano ad essere le possibilità d’impiego più probabili a corta ed a media scadenza. I
cantoni devono assolutamente poter contare sull’unica riserva strategica fisicamente esistente.
•La cooperazione alle operazioni internazionali per il mantenimento della pace deve essere appoggiata e deve concentrarsi
soprattutto sulle prestazioni ad alto valore aggiunto.
•L’effettivo nominale deve essere di almeno 100‘000 militari
per garantire la capacità di resistenza in caso d’impieghi di
lunga durata.
Rafforzare il sistema di milizia
•Il servizio militare obbligatorio è una premessa indispensabile per un reclutamento adeguato in termini di qualità e quantità in vista di un probabile impiego e per garantire la capacità
di resistenza. Essendo adattato alle realtà di vita svizzere, esso
offre la flessibilità e la capacità di potenziamento necessario.
• Organizzazione ed istruzione dell’esercito devono essere adattate alle esigenze ed alle possibilità del personale di milizia.
•È necessario che l’esercito sia sempre ben ancorato nelle diverse regioni, lingue nazionali e culture.
Ottimizzare l’istruzione:
• L’istruzione dei quadri deve essere orientata sulla pratica e sulla condotta.
•Le responsabilità d’impiego, di condotta e d’istruzione dei
capi di tutti gli scaglioni non devono essere separate.
•Il numero annuale dei giorni di servizio deve essere concentrato sulle esigenze d’istruzione e sulle missioni previste. Il
limite di 5 milioni di giorni di servizio costituisce una misura
finanziaria al di fuori delle realtà operazionali.
26
Migliorare l’equipaggiamento:
•L’esercito deve essere equipaggiato in modo completo;
Bisogna raggiungere un livello tecnologico paragonabile a
quello di altri paesi europei. Le lacune devono essere colmate.
•L’esercito deve essere in grado di condurre operazioni basate
su un’unica rete.
•Le forze terrestri, le forze aeree, la logistica e l’aiuto alla condotta formano un sistema globale e devono essere equipaggiate in modo da poter adempiere le loro missioni costituzionali per la difesa del paese.
Garantire il futuro (capacità e disponibilità operativa):
• A lunga scadenza, la spesa media annuale per la difesa del paese deve corrispondere all’1,0 o all’1,5% del prodotto interno
lordo.
• Una dottrina adottata dal parlamento deve essere alla base
della pianificazione e dello sviluppo dell’esercito.
Posizioni attuali:
Finanziamento dell’esercito :
•Attuazione della decisione presa dal parlamento federale il
29 settembre 2011, cioè il finanziamento dell’esercito con un
effettivo nominale di 100’000 militari ed un finanziamento assicurato di 5 miliardi di franchi svizzeri.
Sostituzione parziale dei Tigers
• Le forze aeree hanno bisogno di un velivolo da combattimento
adatto e di alta prestazione. La scelta del Gripen deve essere appoggiata e concretata con l’acquisto al più tardi entro il
2020.
Obbligo di servire/ iniziativa
contro l’obbligo militare generale:
•L’obbligo militare generale è il pilastro fondamentale del sistema di milizia svizzero.
• L’obbligo militare generale non garantisce semplicemente il reclutamento di un numero sufficiente di militari, bensì il reclutamento di cittadini che rappresentano la società in tutti i suoi
aspetti e strati sociali e sono disposti a mettere a disposizione
dell’esercito il loro ricco “bagaglio di conoscenze civili”.
•L’esercito basato sull’obbligo militare generale è la soluzione
più intelligente e meno costosa.
• Tutte le esperienze dall’estero dimostrano che è l’unica opzione realistica per un paese come la Svizzera. K
Società Svizzera degli Ufficiali
Comunicati della Società Svizzera degli Ufficiali
Fondazione degli Ufficiali
dell’Esercito Svizzero
Il 12 luglio 2012 è stata creata a Soletta la Fondazione degli Ufficiali dell’Esercito Svizzero
(Stiftung der Offiziere der Schweizer Armee, Fondation des Officiers de l’Armée Suisse). Il primo
presidente del consiglio di fondazione è il colonnello di stato maggiore Hans Schatzmann.
L’Assemblea dei delegati della SSU del 17 marzo 2012 ha approvato la richiesta del comitato di creare una fondazione a scopo di
contribuire al finanziamento delle attività sempre più numerose
della SSU. Col il bilancio preventivo annuale per il 2012 è stata
riservata la somma di Fr. 50’000.– a titolo di capitale iniziale
della fondazione.
Scopo della fondazione
L’articolo 3 stabilisce quanto segue:
“Lo scopo della Fondazione è il sostegno finanziario della Società
Svizzera degli Ufficiali (SSU) e delle sue attività, in particolare
delle attività che mirano
• a rafforzare il concetto di milizia nell’Esercito;
• ad assicurare la diffusione di informazioni di politica di sicurezza e militare;
•a garantire la sopravvivenza di riviste militari quali l’ASMZ, la
RMS e la RMSI;
•a rafforzare la SSU quale organizzazione.“
Il comitato elegge i membri del consiglio di fondazione e ne fissa i criteri di eleggibilità. Al consiglio di fondazione dovrebbero
appartenere sopratutto membri provenienti dal settore dell’economia, con particolare esperienza nella raccolta di fondi.
Crescenti compiti e responsabilità
L’esercito, la società, l’economia e la politica sono in costante cambiamento. Ciò influisce sul lavoro della SSU. Per gestire
i suoi compiti sempre più numerosi, essa ha bisogno di una
struttura forte ed efficace. Una tale struttura non si può finanziare nell’ambito di un preventivo annuale normale.
A questo punto subentra la Fondazione. Essa deve procurare
alla SSU i fondi necessari. Detta Fondazione non è un’organizzazione parallela, bensì strettamente limitata alla raccolta di
fondi. La SSU è responsabile delle proprie attività e completamente libera nelle sue decisioni.
La Fondazione otterrà probabilmente l’esenzione fiscale. La
Fondazione è grata per donazioni, lasciti o contributi di qualsiasi entità. Essa garantisce che detti fondi verranno utilizzati per
il rafforzamento di un esercito di milizia credibile e per difendere il nostro esercito da tendenze ostili.
Fondazione degli Ufficiali dell’Esercito Svizzero
Bielstrasse 12
4500 Solothurn
UBS AG, Solothurn
IBAN CH38 0026 2262 1041 1901 K
Segretario generale SSU
Il 10 settembre 2012 il comitato ha eletto il segretario generale della SSU nella persona del capitano Daniele Slongo. Nato
nel 1973, Daniele Slongo è ancora membro del comitato della
SSU e presidente della Comunità dei quadri delle formazioni
di esplorazione e di granatieri dell’esercito svizzero, AGFACo.
Il nuovo segretario generale si è laureato in germanistica presso l’università di Friborgo nel 2011. Dal 2005 al 2009 ha frequentato un corso supplementare ottenendo il titolo di Master
of advances studies of Communications Management and Leadership presso l’università di Zurigo, School of Managemewnt
and Law (ZHAW). Attualmente ricopre la carica di Senior Public
Relations Manager e vicedirettore di una banca privata. Daniel
Slongo abita in Lachen SZ, è sposato e padre di due bambine.
Daniel Slongo si presenterà personalmente nella prossima edizione dell’ASMZ. L’attuale segretaria della SSU, capitano Irène
Thomann, ha raggiunto l’età della pensione e si dimetterà a
fine marzo 2013. K
RMSI 5.2012 | 27
Storia
Guerra franco-prussiana 1870–1871
Internamento dell’armata dell’est (gen Bourbaki e Clinchant) – 2a parte
colonnello smg pier augusto albrici
La guerra (1870 – 1871)
Le tensioni tra Francia e Prussia erano continuate a salire dopo
la vittoria di quest’ultima nella guerra austro-prussiana (1866) e
la sua conseguente annessione di quasi tutto il nord della Germania. Tale conflitto sconvolse l’equilibrio europeo che era stato
stabilito dopo la fine delle guerre napoleoniche.
La posizione francese in Europa era messa in pericolo dall’emergere di uno stato germanico guidato dalla Prussia. Inoltre
l’imperatore francese Napoleone III non godeva di buona fama
in patria. Avendo sovvertito la Seconda repubblica francese e
stabilito il secondo impero bonapartista, si trovava davanti a forti
pressioni da parte dei leader repubblicani per riforme democratiche e alla costante minaccia di un rivoluzione. Una guerra con la
Prussia avrebbe unito la nazione dietro il re, distrutto l’opposizione repubblicana o rivoluzionaria con un nazionalismo reazionario, ristabilito la Francia come prima potenza europea.
Anche la Prussia doveva affrontare numerosi problemi. Sebbene
il fermento rivoluzionario fosse meno presente che in Francia, la
Prussia aveva acquisito milioni di nuovi cittadini potenzialmente
pericolosi, come risultato della guerra austro-prussiana. Gli altri
stati tedeschi mantenevano un atteggiamento campanilistico verso la Prussia e l’unificazione della Germania, incrementato dalla
vittoria prussiana sull’Austria. La riforma legislativa era complica-
ta dall’esistenza di tre parlamenti. Il nazionalismo era imperante
dopo l’unificazione d’Italia e la creazione della Confede¬razione
nordgermanica. Il cancelliere tedesco Ottone Von Bismarck era
comunque determinato a realizzare il suo sogno di una Germania
unita, se necessario con “sangue e ferro”. Grazie alla recente
esperienza tedesca della violenza francese durante le guerre napoleoniche, Bismarck vedeva la guerra con la Francia come un
metodo per guadagnarsi l’appoggio dei nazionalisti e unire tutte
le fazioni in una nazione guidata dal re prussiano.
La guerra franco-prussiana (19 luglio 1870 - 10 maggio 1871) è
stata combattuta dalla Francia e dalla Prussia (sostenuta dalla
Confederazione nord germanica), alleata con gli stati del sud:
Baden, Baviera e Württemberg. Il conflitto segnò il culmine della
tensione tra le due potenze conseguenza del dominio crescente
della Prussia in Germania, allora una confederazione di territori
semiindipendenti.
La sconfitta della Francia, l’unificazione della Germania e la conseguente unificazione dell’Italia rivoluzionarono l’equilibrio della
politica europea e ridisegnarono le mappe territoriali. L’amarezza
provata da molti francesi per la sconfitta e l’annessione tedesca
dell’Alsazia e della Lorena furono una delle cause scatenanti dei
due successivi conflitti mondiali.
Jules Favre, ministro degli Affari esteri e il conte Bismarck, cancelliere dell’impero tedesco, firmarono lo stesso giorno, nella
galleria degli specchi del castello di Versailles un armistizio che
contemplava la cessazione delle ostilità su tutti i fronti, salvo per
l’armata dell’Est. Questo fatto contribuì alla confusione e allo
smarrimento delle truppe.
A seguito della disfatta francese del settembre 1870, la città
francese di Belfort venne posta sotto assedio dai Tedeschi a partire dal 23 di novembre.
L’armata dell’est, comandata dal generale Charles Denis Sauter
Bourbaki, tentò di rompere l’accerchiamento della piazzaforte;
a metà gennaio 1871 affrontò sulla Lisaine il Corpo d’armata
tedesco Werder. Venuto a conoscenza che l’Armata Manteuffel
si stava muovendo in direzione di Besançon, Bourbaki decise di
ripiegare su Digione, ma le sue truppe, disorganizzate e demoralizzate, vennero respinte verso la frontiera svizzera.
Bourbaki, che aveva tentato il suicidio, venne sostituito il 26 gennaio dal generale Justin Clinchant che, il 28 di gennaio chiese
l’internamento alle autorità federali.
Provvedimenti presi in Svizzera
Quando, nel luglio del 1870, scoppiò la guerra franco-prussiana,
la nomina del colonnello Herzog al grado di generale non sorprese nessuno: era l’uomo giusto per far fronte alla situazione.
Il 15 luglio, la Svizzera mobilita 5 divisioni (37’500 uomini).
28
Storia
Il generale Herzog è alla loro testa. Capo di Stato maggiore il
colonnello Paravicini. Quartiere generale a Olten.
1. periodo (16 luglio – 26 agosto)
Herzog dispose le sue truppe alla frontiera, da Basilea alle Franches-Montagnes, nell’ordine seguente:
I. Divisione: colonnello Egloff – settore: Basilea
II. Divisione: colonnello de Salis – settore: Delémont – Porrentruy
VI. Divisione: colonnello Stadler – settore: Münchenbuchsee –
Lyss
Riserva:
VII. Divisione: colonnello Isler – settore: Rheinfelden
IX. Divisione: colonnello Schädler – settore: Sciaffusa – Brugg
2. periodo
Verso la fine del mese, in previsione di una offensiva francese
nella Foresta Nera, il grosso dell’esercito è concentrato nel settore di Basilea.
Ma dopo le battaglie di Wissenbourg e di Wörth, l’azione si spostò verso Metz e il pericolo sparì.
Il 20 agosto l’esercito smobilitava, meno un battaglione, lasciato
di guarnigione a Basilea.
3. periodo (gennaio e febbraio 1871)
Una seconda mobilitazione ebbe luogo nel gennaio del 1871,
necessaria per l’intervento dell’armata dell’Est (generale Bourbaki) che tentava, senza successo, di occupare la città assediata di
Belfort.
Da 3 mesi la III. divisione (colonnello Aubert) occupava successivamente con brigate, il settore di Porrentruy.
Il 12 gennaio vengono mobilitate 2 nuove divisioni.
Il 20 il generale Herzog riprende il comando e scagliona le sue
truppe lungo il Giura:
IV. Divisione: colonnello Bontemps – settore: Franches-Montagnes – La Chaux-de-Fonds – Yverdon
V. Divisione: colonnello Meyer
Alla fine del mese, l’armata dell’Est, sconfitta, si trova alla frontiera svizzera, che valica il 1. febbraio, deponendo le armi.
Le nostre truppe, a questo momento, si trovavano nella situazione seguente:
IV. Divisione: Les Verrières – Val-de-Travers (a Les Verrières al 1°
di febbraio erano presenti, da parte svizzera, il battaglione bernese 58, la mezza batteria friborghese di cannoni (3 cannoni).
In marcia di avvicinamento il battaglione bernese 18 (in perfetto
ordine, che contrastava con il caos delle truppe francesi).
Poco tempo dopo giunsero i due battaglioni vallesani 35 e 53.
V. Divisione: Neuchâtel-Yverdon
III. Divisione: La Chaux-de-Fonds – Le Locle
Quartier generale: Neuchâtel
Il 1. febbraio, all’alba, al posto di frontiera di Les Verrières, il
generale Herzog, comandante in capo dell’esercito svizzero, e il
generale Clinchant firmarono una convenzione che autorizzava
l’armata dell’Est a entrare in Svizzera, a condizione di depositare
tutte le armi.
Convenzione
Durante tutta giornata del 1. febbraio, la notte seguente e una
parte del giorno dopo, si vide sfilare un corteo ininterrotto di
uomini, di carri, di cavalli, di pezzi d’artiglieria, cassoni e furgoni.
“Lo spettacolo presentato dall’entrata delle truppe francesi
dell’armata dell’Est fu impressionante, e il cuore era profondamente emozionato vedendo lo stato di simili sofferenze” scrive il
maggiore Davall nel suo rapporto ufficiale sulle truppe francesi
internate in Svizzera, e aggiunge:
“Non appena non ebbero più la paura del pericolo continuo che
li seguiva da settimane, non appena si sentirono su un suolo
ospitale dove mani caritatevoli da tutte le parti si tendevano verso di loro, i soldati si accasciarono completamente e persero quel
poco di energia che restava ancora loro”.
“Un grande numero di loro marciava a piedi nudi o con i piedi
avviluppati da miserabili stracci; le loro scarpe, fatte con un cuoio spugnoso, mal conciato, e a volte troppo strette, non avevano
potuto resistere alle marce nella neve e nel fango, così che molti
RMSI 5.2012 | 29
Storia
di questi disgraziati avevano i piedi gelati e insanguinati. Le uniformi erano a brandelli e i soldati si erano appropriati di tutti i
vestiti che avevano potuto trovare per rimpiazzare quelli distrutti.
Presentavano uno spettacolo inimmaginabile. Molti di loro avevano ancora i pantaloni di tela ricevuti all’inizio della campagna
e tremavano da far pietà.
Nel momento in cui i soldati mettevano piede sul territorio svizzero, venivano disarmati; dovevano depositare il loro fucile, la
loro sciabola e i pacchi contenenti la munizione da tasca. Rapidamente si innalzarono nella neve, dalle due parti della strada,
immensi mucchi di armi e di equipaggiamenti.
Soprattutto i cavalli presentavano l’aspetto più pietoso: affamati,
privi da tempo di ogni cura, sovente male bardati, il loro corpo
era tutto una piaga disgustosa; magri, potendo reggersi a malapena sulle gambe, cercavano di rosicchiare tutto quanto trovavano alla loro portata: erano divorati i rivestimenti delle ruote,
dei vecchi panieri, la coda e la criniera dei loro vicini. Ogni tanto
una di queste povere bestie, completamente distrutte e che nemmeno la frusta riusciva a farle muovere, cadeva per morire poco
dopo. Ci si contentava di tagliare i loro finimenti e di trascinarle
ai bordi della strada, che, su tutto il suo percorso, era fiancheggiata dai loro cadaveri.
Come confessato dai loro conducenti, da parecchie settimane un
gran numero di cavalli d’artiglieria non era più stato sbastato.
La sfilata, cominciata al mattino del 1. febbraio, durò tutto il
giorno senza interruzione: prima venne un gran numero di soldati sbandati, senza ordine alcuno e che non ubbidiva a nessuno.
Più tardi fecero apparizione alcuni corpi organizzati, una o due
compagnie riunite, poi qua e là un battaglione, guidato dai loro
capi, infine uno o due reggimenti completi.
Per un istinto di conservazione assolutamente naturale, tutti
questi uomini chiudevano costantemente sulla testa della colonna, di modo che nella stessa non c’erano intervalli di sorta né
tantomeno effetti fisarmonica.
I versanti del Giura, coperti di neve, attraverso i quali tre o quattro strade, le sole praticabili in questa stagione, conducevano in
Svizzera, presentavano uno strano spettacolo. Lunghe linee nere
si muovevano a serpentina attraverso la campagna e si muovevano senza interruzione, come un torrente le cui acque si precipitano nella vallata. Migliaia di carri tagliavano, qui e là, il flusso
umano che passava; nessuna fermata, nessun riposo. Incessantemente, spinti da dietro, attraversando una regione poco abitata e che non poteva offrire che risorse insufficienti per bisogni
così urgenti, i soldati discendevano la valle per trovare una città
o dei popolosi villaggi per trovare alfine un momento di riposo.
Le prime truppe che entrarono dovettero marciare fino a sera allo
scopo di evacuare le strade e permettere alle altre formazioni di
avanzare.
Arrivati alfine nelle località abitate, dove la popolazione li aspettava con i soccorsi, questi poveri soldati, esausti, privi di nutri-
30
mento, cadevano ai bordi delle case, dove restavano accovacciati, inerti, incapaci di agire e anche di parlare.
Dalla testa alla coda delle colonne si sentiva una tosse stridente e
continua poiché tutti, quasi senza eccezione, erano colpiti da un
male che squassava loro il petto e che contribuiva ad aumentare
la loro debolezza”.
L’entrata in Svizzera di questa armata si effettuò nel modo seguente:
Les Verrières: 33’500 uomini, 4’000 cavalli;
Ste. Croix: 20’000 uomini, 2’500 cavalli;
Vallorbe: 26’000 uomini, 4’000 cavalli;
Vallée de Joux: 8’000 uomini, 1’500 cavalli
L’accoglienza fu difficile: soldati e cavalli erano affamati, completamente esausti e congelati. C’erano 70 cm di neve e la temperatura era scesa a -18°.
Dappertutto la popolazione fornì spontaneamente un grande
aiuto. Il Consiglio federale attribuì gli internati a tutti i cantoni
(salvo il cantone Ticino).
Storia
Attribuzione:
Zurigo, 11’000 uomini, Berna 20’000, Lucerna 5’000, Uri 400,
Svitto 1’000, Obwalden 400, Nidwalden 300, Glarona 1’000,
Zugo 700, Friborgo 4’000, Soletta 3’000, Basilea Città 1’500,
Basilea Cmpagna 1’500, Sciaffusa 1’200, Appenzello Esterno
1’500, Appenzello Interno 200, S.Gallo 7’000, Grigioni 1’000,
Argovia 8’800, Turgovia 3’900, Vaud 8’000, Vallese 1’000, Neuchâtel 1’000, Ginevra 1’500.
Fu il più grande internamento in Svizzera e non fu senza problemi.
Durante i disordini della Tonhalle a Zurigo (9.3.1871) ufficiali
svizzeri e ufficiali francesi vennero alle mani con cittadini tedeschi che festeggiavano la vittoria.
L’internamento
Non solo i soldati dell’armata Bourbaki cercarono asilo in Svizzera. Già prima quando gli eventi bellici si avvicinavano alla nostra
frontiera, migliaia di civili francesi provenienti dall’Alsazia e dal
Giura cercarono rifugio in Svizzera.
La frontiera è aperta, le autorità locali e i comitati della Croce
Rossa si occupano dei fuggiaschi.
Grazie all’agire non burocratico delle nostre autorità, al primo
impiego della Croce Rossa e alle sollecite cure della popolazione
tutta, gli ospiti francesi poterono godere di un asilo umanitario.
L’aiuto spontaneo e le elargizioni fatte dai privati, non sono stati
calcolati nella somma che la Confederazione fatturò al Governo
francese.
Durante il periodo dell’internamento, salvo poche eccezioni, i
soldati francesi si comportarono bene (furono in tutto comminati
60 giorni di arresti).
Presto si arrivò a fraternizzare e i soldati ebbero pure la possibilità di lavorare.
Purtroppo molti soldati si ammalarono e 1’700 trovarono la morte (tifo, vaiolo, polmonite e altro), conseguenza degli strapazzi
della campagna nel Giura.
Ancora oggi troviamo, in tutta la Svizzera, pietre tombali, monumenti e targhe commemorative che ricordano le vittime francesi
dell’inverno 1870 – 1871.
I morti sarebbero stati molto più numerosi se non fosse intervenuta, per la prima volta nella storia, l’appena operante Croce
Rossa, fondata nel 1863 dallo svizzero Henri Dunant.
L’odissea dei soldati francesi fece capire per la prima volta al
popolo svizzero il triste destino dei fuggiaschi in cerca di asilo.
Mai più nella storia della Svizzera le autorità e il popolo tutto
accolsero in modo così spontaneo e senza riserva alcuna questi
stranieri in cerca di asilo.
L’artista Huguenin dedicò al suo maestro André de Meuron questa breve poesia
Français et Bernois
Affamé, harassé, l’uniforme en lambeaux,
Un Français s’appuyait sur l’épaule d’un Suisse.
La gloire – disait-il – délaisse nos drapeaux:
Parmi nos officiers pas un qui ne trahisse!
Et dans cette campagne, infernal casse-cou,
On gèle, on meurt de faim, c’est bien pis qu’à Moscou;
Notre gouvernement, empire ou république,
A Paris, à Versailles, c’est une infâme clique!
On a fait cette sale guerre a quel sujet? Pour qui?
Il nous a fallu suivre, en moutons, Bourbaki,
Et quand on a perdu bataille après bataille,
Quand on fut décimé par le feu, la mitraille,
De la paix qui se signe on nous déclare exclus,
Qu’en dites-vous, mon cher? Hé! Vous n’écoutez plus!
Ich sprech’ nur deutsch – Au diable l’imbécile!
Encore un Allemand, jusque dans cet asile!”
RMSI 5.2012 | 31
Storia
A Les Verrières i nostri soldati videro un cavallo che portava,
quale cavaliere, un cane. Un vecchio soldato lo scortava.
“Il cavaliere giace lassù, morì eroicamente – disse il vecchio
dragone con gli occhi umidi e la faccia triste -. Prima di morire
mi disse: “Ti affido quanto possiedo: il mio cavallo, la mia
spada e Moustache, il mio cane!”.
Conclusioni e insegnamenti
Poco mancò che l’ammassamento dell’armata dell’est contro
la Svizzera non avesse disastrose conseguenze per il nostro
paese. Lo stato di demoralizzazione in cui si trovavano, impedì alle truppe di Bourbaki ogni tentativo di forzare il passaggio. L’armata del generale Herzog era rimasta completamente
sorpresa; la pochezza degli effettivi levati aveva impedito
qualsiasi vera misura di previdenza; non fu che a forza di
marce forzate, di affrettate chiamate sotto le armi e di misure
prese a caso che i passi poterono venir guardati e l’internamento eseguito con ordine.
L’armata aveva fatto il suo dovere; fatta astrazione di qualche
piccolo incidente, bisognò riconoscere e ammirare lo spirito
eccellente che l’animava, e le fatiche che aveva potuto sopportare.
Ma l’intero paese era mal preparato a una lunga mobilitazione. Le autorità responsabili non osavano chiedere al popolo
i sacrifici necessari per il semplice compimento dei doveri di
stato neutro e per la salvaguardia del paese. Di qui le difficoltà provate dal generale per adempiere alla sua missione con
effettivi così esigui.
Il prolungamento del servizio attivo rivelò d’altro lato tutto
quanto aveva d’incompleto e d’imperfetto l’organizzazione
dell’armata.
Il generale Herzog ebbe il coraggio di dire chiaramente la sua
opinione al riguardo nei suoi due rapporti ufficiali (novembre
1870 e giugno 1871).
A seguito di questi avvenimenti ci si rese conto dello stato
deplorevole dell’esercito svizzero, della sua imperfezione morale e materiale.
Nell’ ordine del giorno, indirizzato alle sue truppe, il generale
Herzog, tra l’altro, scrive:
“Uno spettacolo terribile si è svolto sotto i vostri occhi! Avete
potuto assistere al fatto desolante di una grande armata dove
i valori della disciplina erano quasi totalmente distrutti, causando così la sua disfatta.
Possa questo spettacolo imprimersi nella vostra memoria e,
come un terribile esempio, aumentare in voi la convinzione
che, senza disciplina e subordinazione, non esiste un buon
esercito e che di conseguenza il coraggio e i sacrifici sono
vani”.
Il vigoroso impulso dato all’esercito dall’Organizzazione del
1850 in pratica non si era ancora realizzato. La legge del
1865 creò qualche riforma, ma ci vollero le occupazioni delle
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frontiere del 1870 e del 1871 per dimostrare chiaramente l’insufficienza del nostro stato di preparazione alla guerra.
Bisogna leggere i passaggi essenziali di questi documenti. Hanno
il valore di un tavolo anatomico. Semplici, precisi, inesorabili.
Si verificarono degli inconvenienti ai quali si credeva di avere
rimediato già da diversi anni. Se, fortunatamente, la maggior
parte dei cantoni aveva espletato i propri obblighi, ce ne furono ancora parecchi che, per una incomprensibile negligenza,
sono rimasti indietro e che, dopo venti anni passati, non si
sono ancora conformati alla legge del 1850 sull’organizzazione
militare.
Un simile stato di cose avrebbe potuto avere delle conseguenze
funeste. È un crimine di cui le autorità si sono rese colpevoli
verso i cittadini del loro paese e verso la nazione intera.
E ancora:
In qualche cantone, in questi ultimi anni, si sono fatti grandi
progressi. La maggior parte dei battaglioni erano in uno stato
che faceva onore alle autorità militari cantonali, agli istruttori
e alla truppa stessa.
Al contrario c’erano battaglioni davanti ai quali il cuore di
ogni patriota era veramente rattristato, battaglioni in cui la
disciplina, base indispensabile di ogni cosa, era deplorevole;
dove non esisteva alcuna buona volontà, nessuna traccia di
serietà nell’espletamento del servizio, dove le armi, il vestiario e la munizione sono stati negletti, dove l’istruzione della
truppa si trovava ancora al livello più basso.
Marciare incontro al nemico con simili truppe sarebbe stata
una impresa improba.
Niente di più pericoloso per la patria che bearsi di illusioni,
di credersi preparati e di possedere un esercito relativamente
importante e ben strutturato, mentre al momento del pericolo
e della prova si costata che tutto manca o quello che c’è è difettoso. Non è sufficiente esigere da ogni cittadino astretto al
servizio sacrifici sovente considerevoli, ma lo Stato ha pure, in
primo luogo, il dovere di non lasciar mancare all’esercito tutto
quanto gli occorre per essere pronto al combattimento.
Quando si pensa quanto un esercito di milizia lascia a desiderare dal punto di vista della tattica, del servizio e della
disciplina e questo come conseguenza di un tempo di servizio
troppo corto… Si deve assolutamente cercare di arrivare a
un alto grado di progresso per quanto concerne il materiale,
poiché, a confronto delle altre nazioni saremo sempre in uno
stato di inferiorità. Sarebbe meglio possedere un esercito più
debole per quanto riguarda il numero di uomini, ma più qualificato e più efficiente. Al momento non è proprio così, e si
è tutti sorpresi di non trovare nella realtà un gran numero di
cose che figurano invece esistenti sulla carta.
E infine:
Se il popolo svizzero non vuole fare sacrifici, diventerà per
Storia
noi sempre più impossibile, nonostante tutto lo sbandierato
patriottismo, tenere il passo con gli eserciti permanenti.
Ogni commento sarebbe superfluo. Ignorare o nascondere
la realtà sarebbe stato equivalente a un crimine di lesa patria.
Il paese recepì l’appello quasi tragico del suo generale, ma
non consentì che alla metà dei sacrifici richiesti.
Il piano proposto da Herzog servì quale base per l’ Organizzazione militare del 1874, dalla quale nacque l’esercito federale
attuale.
La riforma, nelle sue linee essenziali, consistette a centralizzare la maggior parte degli affari militari, in particolare l’istruzione e l’armamento; corsi di ripetizione per l’attiva tutti i
due anni, e tutti i quattro anni per la landwehr; aumento della
durata del servizio; frazionamento dell’esercito in 8 divisioni e
4 corpi d’armata.
La nazione riconosceva la gravità dei suoi errori. Dimostrò la
volontà di annullare gli errori dovuti alla sua incuria.
L’esercito che concepì fu più degno del suo nome e più forte.
Nel 1875 Herzog è promosso – anche in virtù dei meriti acquisiti – capo d’arma dell’artiglieria, posto che occupò fino alla
sua morte, avvenuta nel febbraio del 1894.
Ai funerali di Herzog, il presidente della Confederazione (Emil
Frey, Capo Dipartimento militare) finiva il suo discorso con
queste parole:
“Confederati, se oggi o domani, funesti eventi dovessero avere bisogno di noi, ognuno pensi a questo caro morto, e andrà
dove il dovere lo chiama”
Dovere fu, infatti, la parola d’ordine del generale Herzog, perfetta personificazione del patriota e del miliziano svizzero. K
Bibliografia sommaria
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Meyer, André - Horat Heinz.- Bourbaki: Das Bourbaki Panorama
von Luzern, Bern: Erpf, 1981 - ISBN: 3-256-00016-9
Petit, Jean, -Face à la Prusse: Les combats, Le refuge suisse, La
Saône et Loire, 2002
Gos, Charles.- Généraux suisses: Commandants en chef de l’Armée suisse de Marignan à 1939, Yens-Morges: Cabédita, 1990
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schweizerischen Generalstabes in Zeiten aktiven Dienstes: Volume
II, Kapitel IV, Basel-Frankfurt am Main: Helbing & Lichtenhahn,
1983 - ISBN: 3-7190-0842-8
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Varie
Diario dalla “Nijmegen Marsch 2012”
sergente bruno horn
14 Luglio - Partenza
I francesi si stanno preparando alla loro festa nazionale, con la
sveglia alle 04:30 inizia il mio viaggio verso l’appuntamento con
il bus che ci porterà attraverso l’Europa fino a Nijmegen.
Quest’anno non posso marciare per ragioni di tendini ancora
poco in ordine e relativa mancanza di allenamento ma mi ero
messo a disposizione per qualche gruppo che fosse a corto del
ciclista che accompagna i marciatori.
Non avendo sentito niente entro il mese di Maggio non credevo
più che la mia disponibilità sarebbe stata utile ma una telefonata
dal responsabile della trasferta per tutta la delegazione svizzera
mi ha confermato che sarei stato impegnato ma non si sapeva
ancora con quale gruppo.
Alcuni giorni dopo mi viene confermata la cosa indicandomi il
nome del gruppo, OG Biel/Bienne, e il responsabile del gruppo,
Patrick Hofstetter.
Pertanto arrivo a Lugano accompagnato da mia moglie con la
faccia un poco stralunata per la partenza alle 06:12 con il treno,
sperando che sulla tratta del San Gottardo non si abbiano problemi con la linea ferroviaria da poco liberata dei detriti della frana che ha chiuso di fatto la linea per oltre un mese a Gurtnellen.
Tutto va bene e alle 09:25 mi trovo alla stazione di Lenzburg a
cercare i miei contatti, una persona si piazza in mezzo al marciapiede e sbraita il mio nome, essendo a meno di un metro non
posso non sentire questo appello e mi presento, faccio così conoscenza con Patrick Hofstetter, capitano lanciamine e capo del
gruppo di marcia della società degli ufficiali di Bienne.
Consegnati i bagagli salgo sul pullman dove faccio conoscenza di
alcuni dei marciatori, il resto del gruppo salirà a Basilea, ultimo
punto di raccolta prima di lasciare la Svizzera.
Sono tutti giovani ufficiali, pochi hanno esperienza della 4daagse ma sono allenatissimi essendo tanti ancora impegnati con il
pagamento grado presso le rispettive scuole reclute.
Il viaggio trascorre tracannando birra ma senza eventi fino alla
fermata per pranzo in Germania dove uno dei nostri indulge un
poco troppo con alcuni prodotti liquidi, risalendo decisamente
alticcio sul pullman. Siamo tutti in tensione per il timore di un
rigurgito, facciamo la guardia con un grande sacco dei rifiuti fino
a che il soggetto riprende il controllo dei suoi stimoli riflessi e con
questo arriviamo a Nijmegen verso le 17:30.
Il piano è di prendere possesso della stanza, cambiarci in tenuta
di uscita e partire per la città per una cena a base di pizza e giro
della città.
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Questa tradizione del gruppo è fatta per creare una migliore
conoscenza e coesione degli elementi visto che non tutti appartengono alla OG Biel.
A me sembra un poco strano andare fino in Olanda per mangiare una pizza ma alla fine la pizzeria si rivela buona e il personale italiano è ben felice di parlare la loro lingua, cosa che ci
fa divenire immediatamente clienti di riguardo.
Il giro per la città, tutta in festa con palchi sparsi qua e la con
musica ad altissimo volume e birra a fiumi, ci porta a conoscere
alcune ragazze olandesi che restano incantate per un nostro
elemento dall’aspetto molto giovanile, visto questo suo successo iniziamo a chiamarlo “Toy Boy” e questo nomignolo gli
resterà appiccicato per tutta la settimana.
Basterà urlare “Toy Boy, go and kiss the girls” che le ragazze al
bordo della strada si mettano a ridere come matte e accettare
i vari baci e abbracci che il nostro amico ben volentieri elargirà
con slancio e dedizione propria di un ufficiale di fanteria.
Il gruppo, tutti ufficiali eccetto due sergenti, il sottoscritto e un
giovane sergente carrista, presenta un’età media molto giovanile, eccetto il vostro cronista sono tutti ancora incorporati e
sembrano molto interessati al conoscere l’esercito di papà, mi
accorgo qui che manca il ponte intergenerazionale che esisteva
con l’esercito 61 con le categorie di età.
All’inizio li trovo un poco formali, si chiamano tutti per cognome eccetto il capo che ha un soprannome che a tutt’oggi non
sono riuscito ad afferrare, sarà che devo esercitare ancora un
poco il mio Schwïtzerdütch.
La domenica passa tranquilla con giretto per la città e acquisti
di oggetti mancanti, il pranzo lo facciamo presso una friggitoria che avevo passato ogni volta che ero a Nijmegen ma che
non sapevo essere un monumento nazionale, essendo l’ultima
friggitoria tipica olandese a Nijmegen e una delle poche restate
come erano decenni fa ancora reperibili in Olanda.
Tutto è fritto, dalle patatine alle varie forme di polpette o salcicce e altre forme intermedie di carne, verdure o composizioni
miste di questi prodotti.
Non posso dire che sia il piatto della salute ma una volta ogni
tanto possiamo permetterci strappi alla disciplina alimentare
del mangiare sano.
Lunedì vede gli elementi del gruppo intenti a preparare i loro
zaini, io mi arrabatto con la bicicletta preparando la stessa per
il percorso, purtroppo le bottiglie e il cestino che le contiene è
rimasto in Svizzera e dobbiamo arrangiarci con alcune soluzioni
di fortuna ch però si rivelano sufficientemente efficaci.
Varie
Un momento molto sentito è la pesatura dei sacchi, 10 kg senza acqua o alimentari.
Qui le soluzioni sono svariate ma riesco a convincere i miei camerati a evitare pesi da palestra optando per sacchetti di sabbia,
modellabili e meno soggetti a dare colpi alla schiena durante il
percorso.
L’ultima preparazione vede i piedi incerottati e preparati al percorso, noto la scuola del gruppo SVMLT (Schweizerische Verband
Motorisierte Leichte Truppen)che prevede incerottamenti molto
pesanti, cosa che io non condivido tendendo a minimizzare i cerotti che del resto aumentano la pressione sulla pelle togliendo
spazio all’interno delle scarpe.
Alle 21:00 tutti a nanna in previsione della sveglia prevista alle
04:15, partenza alle 05:30.
Primo giorno, Bemmel e Elst
Le previsioni sono per una giornata piuttosto umida ma senza
pioggia, il gruppo ha riempito i Kamelbak con acqua, io pertanto
opto di riempire le borracce a disposizione con una mistura di Iso
e magnesio effervescente, sulla tratta posso poi distribuire pure
alimentari ricchi di sali quali formaggio e salcicce.
Siamo nel mezzo del battaglione e dopo il saluto all’uscita al comandante della delegazione, Col Rita Eymann, e del comandante
del campo olandese, inizia un lungo sorpasso dei gruppi che ci
precedono.
Questo gruppo è molto veloce, alla fine risulterà il più veloce del
battaglione.
L’alba ci coglie in avvicinamento al centro città da dove sono partiti i civili alle 05:30, questo permette di transitare velocemente
dal centro, cosa difficile con il normale orario che ci vedeva arrivare alla piana delle partenze proprio quando i civili partivano.
Io devo lasciare il gruppo prima del centro, territorio vietato ai
ciclisti di accompagnamento, e ho appuntamento dopo il pon-
te che attraversa il Waal per un rifornimento volante, devo poi
ripartire e aggirare Lent per ricongiungermi con il gruppo poco
prima dei 10 km.
La strada è più libera del solito e questo mi fa sorgere il dubbio
che le cattive previsioni del tempo per la settimana hanno fatto
desistere alcuni dei civili, non mi rendo conto che l’ora di differenza della partenza ha un tale effetto, mi accorgerò negli altri
giorni che il numero di civili è sempre altissimo.
La velocità del gruppo mi costringe a rivedere le tempistiche per
i rifornimenti volanti.
Arrivare in una posizione, preparare il vassoio con quanto devo
mettere, a turno frutta, salciccia o formaggio, queste ultime due
opzioni con pane tagliato a quadratini, richiede un certo tempo
e se il gruppo passa nel frattempo devo poi corrergli dietro come
un cameriere con il vassoio in mano.
Questo sembra divertire molto gli olandesi che vedono la cosa.
Questa velocità mi pone poi in dubbio a volte se il gruppo è
passato o meno da un punto di ricongiungimento dopo i vari
aggiramenti di abitati.
Fortunatamente riesco sempre a prendere il gruppo ma un transito in una zona piuttosto complicata, complice un cantiere enorme dove il passaggio di biciclette è interdetto con barriere piuttosto invalicabili e susseguente giro prolungato, mi fa perdere
un rifornimento volante se non per consegnare le borracce piene
che diano minerali e sali durante l’attraversamento della città di
Nijmegen mentre io mi faccio l’ennesimo giro solitario.
È durante questi giri che noto una cosa, pedalo come un disgraziato ma mi pare sempre che gli olandesi mi sorpassino con una
facilità disarmante, famiglie intere mi passano sulle tratte libere
e io mi domando se non ho sottovalutato lo sforzo che devo
affrontare.
Arrivato al campo decido di pompare al massimo gli pneumatici
per ridurre l’attrito volvente, domani vedremo se funziona.
Al rientro il gruppo viene accolto dagli elementi di supporto del
bat con campanacci e applausi, sembra che siamo stati talmen-
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te veloci che non erano ancora prontissimi, il solito saluto che
viene fatto a ogni gruppo in entrata da parte del Col Eymann e
segue la tradizionale tappa alla tenda della birra con sessione di
idratazione.
I marciatori eseguono poi il tradizionale pediluvio con acqua
fredda e Betadine per togliere gonfiore e raffreddare i piedi che
si sono fatti tanti chilometri sull’asfalto caldo.
L’ispezione dei piedi non presenta una bella situazione, quasi
tutti presentano fiacche più o meno estese, e io passo quasi tutto il pomeriggio a tagliare, disinfettare e incerottare fiacche e
abrasioni.
È qui che inizio ad applicare alcuni concetti di riduzione della
copertura dei piedi, se sono incerottati come mummie non rilasciano l’umidità del sudore e questo indebolisce la pelle.
Un problema è dovuto al fatto che gli elementi sono ancora sotto
l’influenza della “saggezza” da scuola militare dove si sconsiglia
di togliere le scarpe durante le pause e ancor meno di cambiare
calze sul percorso.
Sembra che il fatto di avere fiacche sia “normale” e mi guardano
con meraviglia quando li informo che per anni ho finito la 4 giorni
senza fiacche.
Finito questo rientra il nostro capogruppo che al rapporto è stato
elogiato per la velocità del gruppo ma ripreso per alcuni dettagli formali sul passaggio con saluto alle autorità in alcuni centri
abitati.
Ci viene inoltre fatto presente che è vietato superarsi tra gruppi
svizzeri nel viale di uscita del campo, con questo decidiamo che
l’indomani saremo il primo gruppo del battaglione alla partenza.
Una veloce cena alla mensa e poi tutti a nanna dopo una ulteriore birra alla tenda svizzera.
Secondo giorno - Wijchen
Come pianificato siamo in testa al battaglione e il gruppo parte
in tromba.
Visto che si prevede una giornata calda, le partenze sono state
anticipate di un’ora su tutto il piano.
Purtroppo fino alla partenza siamo sotto una pioggia insistente che
non promette di mollare per la giornata, fortunatamente alla partenza avviene il miracolo e la pioggia ci lascia per tutta la giornata.
Essendo il primo gruppo dopo la partenza delle piccole delegazioni e marciatori individuali siamo un poco invischiati nello sciame ma fortunatamente riusciamo a risolvere sulla strada dopo il
viale alberato dove il campo stradale permette di allargare per il
sorpasso.
La giornata scorre senza eventi significativi fino ai 30 km dove un
nostro elemento presenta brividi di freddo pur se la temperatura
è salita intorno ai 27 °C.
Io lo controllo brevemente ma non capisco la ragione dei brividi,
suda normalmente e non ha crampi.
Alla ripartenza va tutto bene ma all’arrivo alla tenda noto che
non è proprio a posto.
Gli consiglio di andare alla tenda del pronto soccorso per presentarsi al medico della delegazione, dopo un paio di ore veniamo
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a sapere che è stato trattenuto al pronto soccorso per un colpo
di calore piuttosto forte, resterà la notte in osservazione e con
la flebo attaccata.
Il medico mi conferma la stranezza del caso visto che il soggetto
aveva bevuto e sudava normalmente.
Il controllo dei piedi dimostra che la situazione non è peggiorata
a livello gruppo, l’alleggerimento dello strapping dei piedi ha dato
un buon risultato facendo che le nuove fiacche non siano troppe.
Per quel che concerne la mia bicicletta l’aver gonfiato le ruote ha
ridotto di molto lo sforzo e diminuito il numero di olandesi che mi
hanno sorpassato, l’unico problema è il ritorno delle irregolarità
della strada trasmesso al sellino, invero piuttosto rigido.
Ho pure scoperto che in Olanda, piatta e senza grandi rilievi, esiste un vento costante, il problema è che sembra soffiare sempre
come vento contrario.
Poco prima di andare a dormire ci viene confermato che il nostro
elemento con il colpo di calore è stato ritirato per ordine del medico della delegazione, quindi il gruppo adesso ha 11 elementi e
non può permettersi ulteriori perdite
Terzo giorno – Groesbeek
Il clima non promette molto e partiamo con le pellerine indossate.
Il saluto all’uscita del campo lo prende il div Fritz Lier che ci ha
raggiunto per la parte conclusiva delle marce.
Il nostro amico è ancora all’infermeria e il gruppo sembra un
poco meno pimpante che il giorno prima.
Partiamo nel gruppetto iniziale delle pattuglie del battaglione,
subito dopo ai canadesi.
Solita considerazione, se dobbiamo avere la cerimonia di posa
della corona al cimitero canadese di Groesbeek prima dei canadesi, perché partiamo dopo di loro?
Fortunatamente la pioggia smette presto e il gruppo riprende
una buona andatura, il susseguirsi dei punti di rifornimento mi
risulta un poco più facile e inizio a aumentare i dosaggi di magnesio visto che alcuni elementi danno segni di crampi.
In alcuni casi distribuisco pure pastiglie di magnesio che eliminano il problema.
Il percorso fila tranquillamente fino alla pausa dei 20 km dove
siamo sorpresi da un improvviso temporale con vento fortissimo,
passiamo 20 minuti attaccati ai sostegni dei gazebo del campo
svizzero per evitare il volo delle tende.
Questo comporta una lavata solenne, fortunatamente avevo
messo tutto in sacchetti di plastica, natel, macchina foto e radiolina, prima di metterlo nelle varie tasche.
Il passaggio di Goesbeek avviene sotto una leggera pioggia ma
subito dopo esce il sole, cosa che rincuora il gruppo che inizia
pure a cantare.
L’arrivo al cimitero come primo gruppo ci da libero accesso al
piccolo buffet preparato dai nostri elementi di supporto.
I nostri hanno quasi mezz’ora per riposarsi e riprendersi, la cerimonia quest’anno avrà luogo più tardi del solito, buono per il
tempo di avvicinamento, meno buono per il rientro al campo che
rischiamo di fare sotto il sole di mezzogiorno.
La cerimonia è al solito sobria e commovente, talmente forte è
Varie
stata l’emozione che un elemento è stato accompagnato il lacrime fuori dal cimitero non essendo più in grado di riallinearsi
nella formazione.
Lasciato il cimitero rientriamo nella festa della marcia e il bel
tempo oramai impera con una brezzolina che taglia il caldo del
sole, proprio l’ideale per marciare.
Io mi sorbisco i vari giretti intorno ai centri abitati, peccato perché mi perdo un poco la festa ma ho la possibilità di vedere la
campagna olandese, sembra strano ma a meno di un chilometro
non si ha la percezione che si sia in vicinanza a uno degli eventi
sportivi popolari maggiori al mondo.
Alla tenda della birra abbiamo l’ultima giornata di arrivi, pertanto
il gruppo si esprime con una bella evoluzione che strappa gli
applausi dei presenti.
Una entrata che ha lasciato il segno è sicuramente quella del
gruppo di marcia delle Guardie Papali Svizzere del Vaticano.
Il gruppo ha atteso immobile che chi li precedeva terminasse la
sua entrata, un momento di silenzio assoluto che ha pure influenzato gli elementi di altri eserciti presenti.
L’entrata è stata eseguita con il passo utilizzato nell’accompagnare gli ambasciatori e dignitari in Vaticano.
Abbiamo spiegato ad alcuni inglesi presenti che il gruppo è
composto da Guardie Svizzere in servizio presso il Vaticano e la
notizia è passata come un fuoco in un prato secco attraverso la
tenda, grande applauso alla fine.
Una bella sorpresa è l’arrivo del nostro elemento trattenuto la
sera prima in infermeria, pure lui si è associato alla sessione di
idratazione.
Dopo la doccia gli interventi ai piedi sono meno impegnativi che le
altre sere eccetto per un paio di elementi con piedino cotto dall’asfalto, niente che potesse dare troppi problemi il giorno dopo.
Purtroppo per me l’apprezzamento del mio operato ha portato
un paio di elementi di altri gruppi a rivolgersi alla nostra stanza
per risolvere alcune situazioni un poco compromesse, niente di
grave ma sempre un’oretta di lavoro aggiuntivo.
Per via dell’aumentato gonfiore dei piedi suggerisco ad alcuni di
cambiare l’allacciatura delle scarpe per evitare troppa pressione
all’altezza delle dita dei piedi. Speriamo basti ad aiutare.
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Quarto giorno – Cuijk e Via Gladiola
Questo è il giorno che da la sicurezza di finire, non ci sono
“domani” da affrontare e la mente è meno preoccupata.
Oggi però è anche un giorno delicato, i marciatori sono sotto
sforzo da tre giorni, hanno coperto 120 km e sono chiaramente in manco di sali e magnesio.
Per questo concordo di “caricare” i dosaggi di magnesio nelle
borracce come pure aumento la frequenza di punti di sostegno volanti con formaggio e landjaeger.
Purtroppo le tratte vietate ai ciclisti sono aumentate e lunghe,
questo mi costringe a pedalare come un forsennato, fortunatamente il trucco delle gomme dure e anche un poco di
allenamento mi permettono di affrontare queste trasferte con
efficacia e senza troppi problemi.
Ritrovo i miei amici verso i 20 km dopo alcuni incontri sul
percorso, sono un poco cotti e devo rivedere un cerotto ma
per il resto stanno bene.
Dopo la tratta da Grave a Gassel, una tratta su un argine
del fiume Maas normalmente chiamata “Todesstrecke” per
l’effetto demotivante dato dalla visione in distanza del percorso, devo lasciare il gruppo fino a Cuijk, mollo tutto quello
che posso per garantire sali e magnesio nei 7 km di mancata
assistenza.
Li ritroverò solo al passaggio del ponte di barche sul fiume
Maas ai 30 km.
L’arrivo di un altro gruppo svizzero mi indica che i miei hanno rallentato l’andatura e dopo un’attesa di 20 minuti vedo
arrivare la sagoma famigliare di Patrick alla testa del gruppo.
Un cognac, qui chiamato Vieux, sancisce la tappa e una breve
pausa, coadiuvata dalla considerazione che mancano meno di
10 km al posto di ristoro finale, rincuora i marciatori.
Qui coinvolgiamo il div Lier in un brindisi, ogni gruppo lo fa e
alla fine credo che sia andato via un poco rosso in viso.
Ripartenza da Cuijk e a Mook devo nuovamente lasciare il
gruppo, approfitto per lavare la bici per la restituzione in un
lavaggio auto di quelli con le lance ad alta pressione.
Ritrovo il gruppo dopo Mook e li aiuto un poco con un paio
di canzoni.
Mi metto poi in testa con la bici e usando il campanello per
chiedere strada li accompagno fino alla nostra prossima destinazione, Camp Charlemagne, dove possiamo riposare, bere e
mangiare e lasciare gli zaini dopo esserci cambiati di camicia
della TAZ90.
Qui vengono distribuiti i riconoscimenti ai marciatori e la medaglia di gruppo per l’aver concluso con il gruppo di almeno
10 marciatori e il capogruppo.
Qui io restituisco la bici e ricevo pure io la medaglia che viene
conferita ai ciclisti di supporto, questa reca sul verso la scritta “Uw toewijding deed anderen volharden” sommariamente
tradotto in italiano “La tua dedizione ha permesso agli altri
di riuscire”.
Finalmente si ha poi la partenza per il centro, il battaglione
viene inquadrato con alla testa la bandiera, seguito dal distaccamento delle Guardie Svizzere in tenuta di lavoro blu
con alla testa il comandante della Guardia stessa che ha co-
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perto la distanza con i suoi uomini, seguono due quadrati di
marciatori e ciclisti, riconoscibili per la divisa verde e non la
mimetica, intervallati dalla Civica Filarmonica di Coira.
Sono 6 km da coprire al passo, la musica aiuta ma spesso
il baccano della folla presente copre il ritmo e bisogna riprendere il passo non appena possibile, anche aiutando quelli
davanti con urli di “Links, links”.
Al palco delle autorità un bell’attenti destra ci permette di
salutare i nostri comandanti e gli alti ufficiali degli altri eserciti presenti.
Il div Lier non sembra così rosso come avrei creduto, si vede
che ha il fisico!
La giornata si conclude con la solita cerimonia di conferimento di un premio istituito dal div. Cantieni per il miglior gruppo
di marcia della delegazione svizzera, premio andato al Swiss
Rescue Team.
In questa occasione si accomiata dopo diversi anni quale comandante della delegazione svizzera il Col Rita Eymann, pure
partente l’aiut SM Roger Steiner per alcuni anni responsabile
dei servizi del battaglione.
Un aperitivo in comune con la presenza di alcuni elementi non
più attivi nel battaglione per raggiunto limite di età conclude
la parte ufficiale.
Il nostro gruppo si reca poi in città per una pizza di chiusura,
il personale della pizzeria è contento di rivederci e siamo serviti sensibilmente meglio degli altri tavoli.
Il rientro alla tenda non è troppo tardi, gli ultimi arrivano giusto in tempo per togliersi la divisa A e finire di impacchettare
i loro averi per la partenza.
Una pulita della stanza, restituzione delle tenute a prestito
ricevute e il carico dei bagagli sul pullman conclude la nostra
presenza a Heumensoord dove veniamo ancora salutati dal
col Eymann.
Il rientro sul Pullman è silenzioso, la maggioranza dorme sfinita.
Arriviamo a Lenzbourg in tempo per il treno delle 15:30 il che
mi permette un arrivo a Lugano per le 18:45.
Quest’anno gli svizzeri presenti a Nimegen erano finalmente
in crescita, vuoi per l’offerta presa da alcuni giovani di fare
le marce al posto della settimana di sopravvivenza a SR, l’appoggio del Dipartimento per il momento sembra assicurato
visto che il numero richiesto è stato superato con eleganza.
Rimane l’appello del Gruppo Nijmegen Ticino a elementi ticinesi che vogliano provare questa esperienza, anche una piccola delegazione, da unire a altri gruppi nella stessa condizione di non raggiungere il minimo dei 10 marciatori, basta per
andare e vivere una esperienza personale e di gruppo unica.
Noi inizieremo gli allenamenti con il mese di gennaio 2013. K
Varie
I lettori della RMSI scrivono
Sehr geehrter Herr Oberst
Ich kann Ihre ausgezeichneten Artikel in der RMSI in italienischer Sprache sehr wohl lesen. Leider kann ich diese schöne Sprache nicht
schreiben.
Der Artikel „Lo sviluppo del futuro aereo da combattimento Gripen“ von Ing. Fausto de Marchi ist etwas vom besten, was ich bis jetzt
zu diesem Thema gelesen habe. Das ist seriöses Journalismus!
Hans Georg Schlatter, Mitgllied Zentralvostand AVIA, Verantwortlicher Ressort Flieger & Airbase.
La RMSI è fiera di annoverare fra i suoi collaboratori l’ing. Fausto de Marchi e lo ringrazia.
Notizie spicciole
Ufficiali e sottufficiali professionisti
ospiti alla Residenza governativa
Venerdì 21 settembre il Direttore del Dipartimento delle Istituzioni, Consigliere di Stato Norman Gobbi, ha salutato gli ufficiali e sottufficiali
professionisti ticinesi al tradizionale incontro tenutosi al Palazzo delle
Orsoline. Un momento importante che vuole sottolineare l’attenzione
che l’Autorità cantonale rivolge a chi opera al fronte e al servizio dell’Istituzione.
Durante l’incontro il Consigliere di Stato ha espresso gli apprezzamenti
per il lavoro che gli ufficiali e sottufficiali professionisti svolgono presso
i comandi e le scuole d’istruzione su tutto il territorio nazionale. In particolar modo la massiccia presenza oltre il San Gottardo è un
baluardo a salvaguardia dell’italianità e una sicurezza per i militi ticinesi (la maggior parte degli astretti) che svolgono là i loro servizi.
Al termine la dottoressa Rosa Sardella, Direttore della Divisione sistemi ENSI presso l’Ispettorato federale della sicurezza nucleare, ha
tenuto la relazione “Impatto di Fukushima sulla sicurezza nucleare in Svizzera”.
Nuovo Capo della Sezione del militare e della protezione della popolazione (SMPP)
Con il 31 gennaio 2012, il col Tiziano Scolari ha lasciato l’amministrazione cantonale e la sua funzione di Caposezione SMPP per rientrare nell’Esercito quale ufficiale professionista.
Quale successore, il Consiglio di Stato del Cantone Ticino ha nominato il ten col Fabio Conti entrato
in funzione il 1° agosto 2012.
La RMSI formula i migliori auguri di buon lavoro al ten col Fabio Conti, sicura di trovare in lui un
interlocutore nell’interesse del mondo militare ticinese.
RMSI 5.2012 | 39
Varie
Notizie spicciole
Un simpatico incontro in Vallese
Il tradizionale incontro dei già comandanti delle divisioni territoriali (sciolte con la
riforma Eser XXI) si è svolto quest’anno nel Vallese. La delegazione condotta dal
padrone di casa, comandante di corpo Luc Fellay, nel corso dei due giorni ha pure
reso visita alla scuola infrastrutture e Quartier Generale 35 di Dally.
Nella foto i partecipanti da sin. col Monerrat, col Valli, cdt C ad Fellay, div ad Liaudat, div ad Vicari, div ad Zeller, col SMG Amherd.
Da presidente dell’ATUP
a comandante dei Volontari Luganesi
Il Colonnello SMG Sergio Romaneschi , dopo aver lasciato la presidenza dell’Associazione Ticinese degli Ufficiali Professionisti, dal giugno scorso veste una nuova uniforme.
Egli è il nuovo comandante del Corpo dei Volontari Luganesi, una
funzione di prestigio alla testa della formazione costituita nel 1797,
testimone attiva sin dalla prima ora della nascita della Repubblica e
Cantone Ticino.
Promozioni 1. ottobre 2012
colonnello SMG Fabio Antognini, Forel FR
colonnello Mattia Annovazzi
tenente colonnello Andrea Wehrmüller
maggiore Matteo Pintonello, Taverne
Paolo Taddei, Agno
capitano
Elia Arrigoni, Lugano
Simone Azzali, Lavorgo
Claudio Bizzozero, Tesserete
Lorenzo Gabrielli, Bellinzona
Marco Rossetti, Biasca
40
primotenente
Stefano Canetta, Novaggio
Davide Capra, Molinazzo di Monteggio
Roberto Cereghetti, Mendrisio
Giacomo Chiesa, Manno
Giovanni Frioni, Morbio Inferiore
Andrea Korell, Claro
Martino Righetti, Cama GR
Demis Sciamanna, Lodrino
Giovanni Verzino, Genestrerio
Rocco Vitali, San Nazzaro
aiutante SM liver Jauch, Gorduno
Eco da Palazzo Federale
L’eco da Palazzo federale
ing. fausto de marchi
Ing. Fausto De Marchi
•Il Consiglio federale ha preso posizione in merito al rapporto
della Sottocommissione per la politica di sicurezza riguardante il
progetto “sostituzione parziale della flotta Tiger”. Ha costatato
con soddisfazione che la Sottocommissione ritiene lo svolgimento del progetto sostanzialmente corretto, ammette tuttavia
che alcuni punti evidenziano un possibile miglioramento. Non
condivide però i punti principali delle critiche poiché l’esecutivo è dell’opinione che la situazione si presenti in modo diverso
rispetto a quella evidenziata nel rapporto. I punti criticati nel
rapporto sono stai chiariti e appianati definitivamente al termine
dei negoziati e agli accordi-quadro stipulati con la Svezia. La
presa di posizione dettagliata del Consiglio federale, all’attenzione della Commissione per la politica di sicurezza, è stata resa
pubblica contemporaneamente al comunicato per i mass-media.
L’accordo-quadro fra la Svezia e la Svizzera, in forma abbreviata,
è allegato alla presa di posizione e corrisponde a una versione
declassificata. La Sottocommissione è invece autorizzata a consultare la versione integrale del documento classificato.
•Il 28 settembre il Consiglio federale ha autorizzato il DDPS a potenziare il contingente svizzero Swisscoy in Kosovo con 15 persone supplementari (al massimo), a partire dal 1 gennaio 2013
e per una durata di dodici mesi. Il personale supplementare consentirà alla Svizzera di assumere anche nel corso del 2013, come
nell'anno corrente, il comando dei team addetti all'acquisizione d’informazioni nel nord del Kosovo. Per raggiungere questo
obiettivo la Swisscoy coopera strettamente con il contingente
di pace multinazionale KFOR. La competenza per potenziare il
contingente svizzero in Kosovo a tempo determinato è stata attribuita dal Parlamento al Consiglio federale nel 2011.
Scrivetemi le vostre:
Osservazioni
Reazioni
Contestazioni
Critiche
•A inizio estate 2012 presso il Servizio delle attività informative
della Confederazione (SIC) è avvenuto un furto di dati da parte di un collaboratore. Grazie ai controlli di sicurezza il SIC è
stato in grado di reagire rapidamente. Le autorità competenti
hanno quindi potuto mettere al sicuro tutti i dati sottratti ed
evitarne la trasmissione. Nei confronti del collaboratore è stata
subito presentata una denuncia penale al Ministero pubblico
della Confederazione. Sono in corso indagini per far piena luce
sull’accaduto. Sulla base delle informazioni raccolte, il SIC ha
quindi adottato nuove misure per impedire in futuro altre sottrazione di dati.
•Il Consiglio federale ha deciso il 21 settembre di nominare il
Consigliere federale Ueli Maurer capo della delegazione svizzera che si recherà al “XIV vertice della Francofonia”. Il vertice
si terrà a Kinshasa, nella Repubblica democratica del Congo, il
13 e il 14 ottobre 2012. Il consigliere federale Didier Burkhalter
sarà invece a capo della delegazione svizzera che parteciperà alla 28. esima sessione della Conferenza ministeriale della
Francofonia il prossimo 11 ottobre. Il “XIV vertice della Francofonia” avrà come tema centrale «le sfide ambientali ed economiche alla luce della governance mondiale». In conformità a
questo tema è stata elaborata la “Dichiarazione di Kinshasa”,
un documento redatto di recente e che sarà adottato dai capi
di Stato e di Governo partecipanti al vertice. La “Dichiarazione
di Kinshasa” vuol promuovere la solidarietà francofona nella
lotta alla povertà e alla criminalità organizzata; il documento rileva pure il sostegno della Francofonia ai paesi vittime di
catastrofi naturali e gli sforzi intrapresi per evitare un cambiamento climatico dalle conseguenze catastrofiche.
Franco Valli
[email protected]
Via C Ghiringhelli 15
6500 Bellinzona
Scrivetemi,
nell’interesse dei lettori della RMSI!
RMSI 5.2012 | 41
Equipaggiamento e armamento
Equipaggiamento e armamento
ing. fausto de marchi
Ing. Fausto De Marchi
Francia
Nuovi ritardi per il cargo A400M
giungere l’effettivo massimo di 250 persone nel 2014. L’istruzione
impartita a Orléans si ramificherà nei diversi settori: il carico e scarico, la manutenzione tecnica, l’addestramento, l’operatività della
flotta.
Europa
EADS – BAE Systems, un matrimonio possibile
Contrariamente a quanto annunciato alcuni mesi fa dal costruttore, la Airbus Military, il primo aereo da trasporto A400M di serie
non sarà consegnato alla Francia entro il 2012 come pianificato
da tempo, ma 4 – 5 mesi più tardi, verosimilmente nel secondo
trimestre del 2013. La causa di questo nuovo ritardo è da imputare
a problemi tecnici verificatesi nel turbo-propulsore TP400, il motore sviluppato dal consorzio europeo EPI (Europrop International).
Le verifiche eseguite su uno dei quattro motori dopo un volo di
prova hanno evidenziato delle impurità nel circuito idraulico, oltre
i limiti di tolleranza, in particolare nella scatola degli ingranaggi di
un’elica. Si è reso quindi necessario modificare alcuni elementi del
circuito idraulico affinché il difetto fosse corretto. Sono in corso
ora verifiche per assicurarsi che i cambiamenti apportati abbiano
risolto il problema in modo definitivo. Dopo questa fase dovranno
essere modificati tutti i sistemi idraulici dei propulsori già fabbricati. Ciò comporterà sicuramente un ritardo nella certificazione di
volo IOC (Initial Operating Clearance) del velivolo.
Il volo inaugurale di questo primo esemplare di serie (il settimo
finora prodotto) previsto per la fine di agosto non ha potuto aver
luogo. Anche il secondo esemplare non sarà consegnato ai francesi nei tempi prestabiliti, ma con alcuni mesi di ritardo. Il Generale
Girier, vice-comandante dello Stato maggiore per la pianificazione
presso le Forze aeree francesi, si è detto però fiducioso che con la
consegna del terzo A400M il ritardo sarà colmato: esso avverrà
nel primo trimestre del 2014.
Gli A400M francesi saranno stazionati alla base aerea di Orléans.
La base accoglierà tutto il personale specializzato per garantire
l’istruzione dei futuri utilizzatori del cargo. Oggigiorno in questo
centro, chiamato MEST (Multinational Entry into Service Team),
operano circa 70 persone, nel 2013 si passerà a 160 per poi rag-
42
I tempi in cui i britannici non si sarebbero mai lasciati trascinare in
affari economici, o addirittura in fusioni con aziende del continente
europeo, sono ormai tramontati per sempre. Complice una congiuntura economica debolissima obbliga i britannici ad abbandonare il loro secolare isolamento. Ne è la prova, se ce ne fosse ancora bisogno, della proposta di fusione avanzata dalla britannica BAE
Systems al consorzio europeo per l’aeronautica EADS. Un’unione
che, se dovesse essere ratificata dai diversi governi, porterebbe
alla nascita di un vero colosso europeo nel settore della difesa.
La BAE Systems ha mezzo secolo d’attività, ma le date importanti
sono due. La prima è quella del 1977 quando tre aziende britanniche decisero di fondersi e furono pure nazionalizzate: la BAC (British Aircraft Corporation), la Hawker Siddeley e la Scottish Aviation. L’unione portò alla nascita di un consorzio industriale leader
nel settore dell’aviazione militare, la British Aerospace. Da questi
stabilimenti uscì ad esempio l’aereo da combattimento Harrier a
decollo corto e ad atterraggio verticale (detto STOVL, cioè Short
Take-off Vertical Landing), con molte soluzioni innovative e che
conobbe un buon successo di mercato. Lo Harrier modificò radicalmente le tattiche d’impiego di quelle Forze aeree che ne erano in
possesso: si pensi ad esempio ai decolli e agli atterraggi da piste
improvvisate. Anche le portaerei subirono importanti trasformazioni. Si pensi ai ponti di lancio più corti, alla soppressione di catapulte e ai ganci di frenata non più necessari per un velivolo come
l’Harrier. La seconda data importante è quella del 1999, quando
la British Aerospace ottenne dai politici di Westminster l’autorizzazione a fondersi con la ditta d’elettronica Marconi Electronics
Systems: nacque allora l’odierna BAE Systems. Questa seconda
fusione fu dettata soprattutto da ragioni di strategia industriale.
Qualche anno prima, negli Stati Uniti, vi fu pure una importante
fusione di aziende, quella tra Boeing e la McDonald Douglas e la
Equipaggiamento e armamento
nascita della Lockheed Martin. Negli USA erano stati quindi creati due poli formidabili per la ricerca e la produzione nel settore
dell’aeronautica militare che faceva (e fanno) una forte concorrenza alla aziende britanniche (e non solo a quelle) attive nello
stesso settore. La BAE Systems è oggi posizionata al terzo posto
nella classifica mondiale delle aziende per la sicurezza e la difesa
in fatto di guadagni. Non va dimenticato che BAE Systems ha una
filiale importante negli Stati Uniti, la BAE Systems Inc., particolarmente attiva sul mercato statunitense e che è il sesto maggior
appaltatore del Pentagono. BAE Systems in Gran Bretagna occupa
93’500 impiegati e ha un fatturato (nel 2011) di oltre $ 30 miliardi.
BAE Systems Inc. nel Nordamerica occupa 43’000 impiegati e ha
un fatturato di $ 14.4 miliardi. Non si pensi tuttavia che BAE Systems abbia soltanto un occhio di riguardo rivolto ai mercati degli
USA e del Canada: essa non disdegna affatto la collaborazione e
il mercato del continente europeo. Partecipa per esempio con un
33% al programma del caccia europeo Eurofighter “Thyphoon” o
con un 37.5% ai programmi missilistici della MBDA.
EADS (European Aeronautic Defence and Space Company) ha dietro di sé una storia più complicata, poiché fu creata nel luglio del
2000 a seguito di diverse fusioni industriali in diversi paesi. Oggi
rappresenta di gran lunga l’azienda aerospaziale e per la difesa più
importante in Europa. Le fusioni che hanno portato alla creazione
di EADS sono state tre:
- la tedesca DASA, cioè Daimler SA (nata dalla fusione tra DaimlerBenz, MBB , Dornier, MTU Aero Engines e 2 divisioni di AEG),
- la francese Aérospatiale (nata dalla fusione tra Nordaviation e
Sudaviation e la ditta Matra specializzata nella missilistica),
- la spagnola CASA, cioè Construcctiones Aeronauticas SA (nata
dalla fusione di Hispano Aviation e AISA).
EADS ha la sede societaria a Leida nei Paesi Bassi ed è un’azienda
di diritto olandese, ma nelle tre nazioni principali, Francia, Germania, Spagna, risiedono le rispettive sedi operative, la EADSDeutschland a Monaco di Baviera, EADS-France a Parigi e la
EADS-CASA a Madrid. Come la BAE Systems anche l’EADS possiede una “piccola” filiale negli Stati Uniti con circa 2’000 impiegati e
un fatturato attorno a $ 1 miliardo.
In Europa EADS conta complessivamente 133’000 impiegati suddivisi in 70 centri di produzione e nel 2011 ha avuto un fatturato
di circa € 45 miliardi.
La gamma dei prodotti EADS è stata suddivisa in “divisioni”, dei
veri centri di competenza e di produzione altamente specializzati
nelle proprie tecnologie. Le più conosciute sono: la divisone Airbus
e Airbus Military (sviluppa e produce i ben noti aerei commerciali e
quelli militari), la divisione Eurocopter (elicotteri militari), Astrium
(satelliti e razzi-vettori), Cassidian (elettronica militare e sistemi di
comunicazione).
Il comunicato della fusione tra EADS e BAE Systems del 12 settembre scorso (per la precisione si sta ancora trattando i termini
della fusione nei dettagli) non ha colto tutti di sorpresa poiché ha
confermato voci di mercato diffuse nei giorni precedenti. Ma l’operazione non ha destato grandi entusiasmi. Le quotazioni in borsa
delle due aziende hanno subito perdite consistenti e i politici hanno
espresso non poche perplessità. Quanto è dato sapere la nuova
società avrebbe un unico board ma le due aziende continuerebbero a essere quotate separatamente in borsa. I governi di Francia,
Germania e Gran Bretagna riceverebbero una “golden share” sul
capitale del gruppo. Agli azionisti di EADS, inoltre, sarebbe pagato
un premio da £ 200 milioni prima del completamento dell’operazione. L’accordo varrebbe circa € 35 miliardi. EADS dovrebbe
detenere con il 60% della proprietà la quota maggioritaria, mentre
a BAE Systems spetterebbe il rimanente 40%.
Gli ostacoli maggiori saranno certamente di natura politica. Nessun paese vuole rinunciare a posti di lavoro o dislocare centri di
competenza affermati da anni. Londra teme che con la fusione le
aziende tedesche o francesi possano ottenere troppo potere all’interno della nuova entità, e nessuno vuol perdere d’influenza sul
futuro dell’industria aerospaziale e della difesa.
Se il matrimonio andrà in porto, le ricadute sul mercato saranno
tuttavia di grande portata. Per la prima volta nella storia un’azienda europea potrà competere ad armi pari (se non superiori) con la
concorrenza statunitense. I mercati emergenti (India, Giappone,
Corea, America latina) potrebbero rivolgersi sempre più frequentemente al mercato europeo per il loro fabbisogno in mezzi per la
difesa. Le industrie aerospaziali statunitensi, e la Boeing in primis,
ne sono coscienti e temono quindi questa mega-fusione europea.
Tuttavia anche in Europa si alzano qua e là voci preoccupate. Ad
esempio in Italia per Finmeccanica, o in Francia per Thales, due
gruppi industriali che non facendo parte della nuova entità sarebbero costretti a ricercare strategie aziendali completamente nuove.
Fonti: Euronews, Reuters, Aviation Week & Space Technology, settembre 2012
USA
Il compleanno del “Chinook”
Per un elicottero pesante da trasporto è un’età invidiabile ed eccezionale. Pochi mesi fa l’elicottero della Boeing CH-47 “Chinook”
ha compiuto i 50 anni di vita, ed è tuttora in produzione, quindi
ben lungi dalla sua sparizione. Si tratta dell’aeromobile più longevo
mai prodotto dal consorzio aeronautico di Seattle. Il primo esemplare entrò in servizio nella US Army il 16 agosto 1962. Da allora
furono fabbricati negli stabilimenti della Boeing 1’200 esemplari
per una ventina di eserciti. Circa 800 di essi sono tuttora operativi, quale mezzo di trasporto di materiale, truppa, di feriti, per
missioni di salvataggio o di guerra. Il “Chinook” fu ed è sempre
molto apprezzato sia per la sua affidabilità sia per il grosso carico
RMSI 5.2012 | 43
Equipaggiamento e armamento
interno ed esterno che può trasportare. Sull’arco del mezzo secolo
si sono susseguiti diversi programmi di migliorie e potenziamento
dell’elicottero: le varie versioni furono denominate con le lettere alfabetiche, partendo ovviamente dalla “A”. Oggi si sta producendo,
negli stabilimenti a Ridley (Pa) presso Philadelphia, la versione “F”,
denominata quindi CH-47F.
Il “Chinook” è caratterizzato principalmente da una configurazione a due rotori (anti-coppia) di oltre 18 metri di diametro ciascuno:
il primo rotore si trova sopra la cabina di pilotaggio, il secondo
nella sezione di coda. Possiede una grande fusoliera di 16 m di
lunghezza che termina con portellone cargo di coda. Le due turbine Honeywell (Lycoming) erogano una potenza di 5’000 cv e
sono installate nella sezione di coda, in due gondole esterne sotto
il rotore posteriore. L’elicottero è dotato di carrello d’atterraggio
composto di quattro ruote fisse.
Il carico utile massimo si aggira sulle 12 tonnellate. Ad esempio
può trasportare fino a 55 soldati oppure 24 feriti su barelle con tre
sanitari. Un motivo di particolare interesse al “Chinook” è rappresentato dalla capacità di trasporto di carichi esterni. L’elicottero è
dotato di tre ganci in linea sotto la parte ventrale della fusoliera,
utilizzabili in tandem (anteriore e posteriore), oppure soltanto il
gancio centrale nel baricentro dell’elicottero, oppure ancora tutti
e tre insieme. Tipica velocità di crociera del “Chinoook” è di 250
(km/h) e la sua autonomia si aggira sui 2’000 km. L’equipaggio
è composto di due piloti e da un addetto al carico. È dotato di
tre mitragliatrici calibro 7.62 mm per l’autodifesa, due poste sulle
fiancate e una sulla rampa posteriore.
La Boeing ha annunciato che produrrà entro la fine dell’anno 60
“Chinook” nella versione più recente “F” e di aver inoltrato al Dipartimento della Difesa a Washington un’offerta per l’acquisto di
altri 155 esemplari del CH-47F, a prezzo fisso, da produrre e consegnare alla truppa entro il 2015.
Fonte: Aviation Week & Space Technology, 20.8.2012
La Polizia Cantonale
cerca agenti di custodia armati
È di prossima pubblicazione sul Foglio Ufficiale
il concorso per agenti di custodia armati impiegati presso la Polizia Cantonale.
Lo stipendio e le condizioni saranno:
- durante la formazione teorica e pratica, classe 17.a al minimo (importo indicativo per il 2012 corrispondente a fr. 4’005,40)
- all’ottenimento della nomina, classe 22-24.a (62’479.- / 86’878, compresa 13a mensilità)
Requisiti generali:
- cittadinanza svizzera
- classe d’età dal 1972 al 1991
- attestato federale di capacità conseguito al termine di un tirocinio di almeno tre anni o titolo equivalente - altezza 170 cm uomini - 165 donne I candidati saranno sottoposti a delle prove attitudinali e psicologiche a valutare l’idoneità a svolgere la funzione quali,
prove di cultura generale, matematica/logica, italiano, test psicologici, test fisici, colloqui individuali.
Le prove attitudinali si svolgeranno, a seconda del numero di candidati, a partire dal 1° dicembre 2012.
I colloqui individuali nella seconda metà di dicembre 2012.
L’inizio della formazione è previsto per il 1. marzo 2013 e durerà 4 mesi.
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sergente bruno horn, vicepresidente assu sezione ticino
Le GSSU sono l’evento chiave del nostro
calendario, tenute ogni 5 anni hanno
avuto vita un poco difficile recentemente
con il salto dell’edizione 2000 e un rinvio
dell’edizione 2010 portandoci a questa
edizione 2012 a Ins, località sita nel Seeland Bernese, organizzata dalla locale
sezione ASSU Amt Erlach.
Le date erano 24 al 26 di Agosto con alcuni eventi individuali che iniziavano già al
venerdì pomeriggio per chi potesse recarsi
a Ins per tempo.
La giornata clou è il sabato con il percorso
a squadre al mattino e la continuazione
degli eventi individuali al pomeriggio.
La domenica prevedeva la sfilata delle
bandiere delle sezioni e regioni presenti,
completata dalla presenza di alcuni gruppi in uniforme storica con il titolo “Vom
Ross über das Stahlross zum Stahlkoloss”
(tradotto liberamente “Dal cavallo, passando per il cavallo di acciaio, al colosso
di acciaio”) che avrebbe presentato alcune
specialità della Brigata blindata 1 dai suoi
inizi come unità di cavalleria per passare
dalle unità cicliste fino al colosso di acciaio, il panzer.
Venerdì, 24 Agosto, 15:30 Monte Ceneri
L’incontro al culmine del passo che divide
il Ticino con due dei nostri elementi segna
l’inizio della mia cronaca, immediatamente vengo richiamato per la scarsa marzialità del mio bagaglio consistente in due
Ca
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Giornate Svizzere
dei Sottufficiali (GSSU)
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Circoli • Società d’arma • Associazioni
borse, una sportiva e color blu cobalto per
i vestiti e altro, l’altra, borsa nera per PC,
per la pistola, equipaggiamento vario e
il computer, il tutto completato da un vistoso sacco di plastica giallo contenente
il secondo paio di scarponi, magari il tocco
delle infradito che sporgevano dalla borsa
erano il tocco esagerato.
Caricato il tutto sul veicolo partiamo alla
volta della Svizzera Nord-occidentale superando il passo del San Gottardo, scelta
impostaci dalla presenza di code al portale
sud della galleria stradale.
Una pausa alla Raststätte a Nord del San
Gottardo permette alla seconda auto di
raggiungerci per poi partire insieme in
direzione Ins passando per Bienne onde
RMSI 5.2012 | 45
GRAN GALA 2012
I giovani ufficiali
La Società Ticinese degli Ufficiali e il Circolo Ippico degli Ufficiali
hanno il piacere di invitare tutta l’ufficialità,
i membri delle associazioni sottufficiali ticinesi
e in particolare i giovani ufficiali
all’attesissimo ballo (nuova formula)
sabato 24 novembre 2012
ore 19.00
GRAND HOTEL EDEN - LUGANO
*****
5 stelle – Riva Paradiso
6900 Lugano
Uniforme di gala, abito scuro, abito da sera
Antipasto finger food
Menu al tavolo
Dessert a buffet
Musica giovane
bevande a scelta (non comprese)
CHF 150.– per persona
Ai giovani ufficiali (anno 1982 e seguenti), membri di una società e/o circolo STU
verrà offerta la partecipazione dell’accompagnatrice.
(A favore dell’organizzazione dei “Re Magi” presso l’OTAF di Sorengo e di “San Nicolao”
presso Spazio aperto e Madonna di Re di Bellinzona.)
VI ASPETTIAMO per una magica serata!
ANNUNCIATEVI entro giovedì 22 novembre 2012
a cap Marco Canonico Tel. 091 / 985 33 50
Natel 078 / 661 21 14
Fax. 091/ 985 33 66
e-mail: [email protected]
a cap Edoardo Buzzi
Tel. 091 / 966 36 37
Natel 079 / 462 25 56
Fax. 091 / 966 37 31
e-mail: [email protected]
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Circoli • Società d’arma • Associazioni
evitare il traffico di fine giornata intorno
a Berna.
L’arrivo a Ins avviene sull’imbrunire e incontriamo i nostri elementi già presenti in
sito che ci orientano su accantonamento e
le varie procedure da seguire.
Il fulcro intorno al quale si svolge il tutto
sono le scuole comunali di Ins, la palestra
trasformata in refettorio e il bunker della
protezione civile (PC) utilizzato come accantonamento.
La cena è iniziata e i nostri alfieri devono
correre come lepri per rientrare nei ranghi
delle bandiere presenti.
L’ultimo brindisi con il gruppo completo ed
alcuni altri ticinesi alla tenda della festa
sita di fronte alle scuole di Ins chiude la
giornata, dato che la diana il giorno dopo
verrà data molto presto, andiamo a dormire in orari ancora civilizzati.
Sabato, 25 Agosto, ore 04:45
Dopo una notte piuttosto disturbata dal
russare di alcuni vicini di branda mi sono
finalmente addormentato, vengo svegliato
da movimenti sospetti al buio, scopro che
un buontempone ha appeso al mio alluce
un pupazzetto e stanno fotografando il
risultato.
Non vinceremo mai il premio “Ninja
dell’anno”.
Oramai sono sveglio e mi alzo pure io, solo
per aspettare 30 minuti prima di poter fare
colazione.
Il caffè è sorprendentemente buono e le
tazze dello sponsor, una ditta di apparecchi auricolari, causano la curiosa ilarità dei
presenti dato che al posto della maniglia si
ha un orecchio.
Ritiriamo il materiale, divisa, zaino e bendaggio di emergenza, questa non la capisco, abbiamo un servizio medico da catastrofe maggiore e ci danno il bendaggio
individuale…
Il percorso della nostra categoria inizia con
una salutare camminata per raggiungere il
primo posto di lavoro:
Conoscenze Militari
La prova scritta copre sia riconoscimento
mezzi che temi di condotta, come pure
procedure militari e alcuni spunti del regolamento militare.
Picchiando insieme le teste dei tre elementi del gruppo che siamo, riusciamo a tirare
insieme un risultato che superi la statistica
del lancio della monetina.
Ripartiamo e in perfetta colonna tattica
insieme agli altri gruppi della nostra sezione, mandria da Mucchio Selvaggio, arriviamo al secondo posto di lavoro:
Lancio Granata a mano
Il posto è un maneggio sabbioso sulla
collina, la prova vede il lancio di 12 corpi
di lancio della HG85 da parte dei tre elementi della squadra, ogni elemento deve
lanciare almeno un corpo e il tutto va eseguito in 60 secondi.
I bersagli sono dei cassoni in legno posti a
5, 10 e 15 metri, dato che i cassoni sono
profondi 2 metri il centro del bersaglio è a
un metro oltre la distanza di riferimento.
Un complicatissimo regolamento richiede
che alle distanze inferiori si devono colpire
con almeno 4 lanci ciascuno, alla distanza
maggiore si arriva solo se si sono completati i requisiti minimi.
Ci va bene e completiamo i primi cassoni
con la dispersione di alcuni lanci andati a
vuoto e riesco a centrare con l’ultimo lancio il cassone a 15 metri.
Alla fine questa prestazione ci pone some
secondi in generale nella prova per la nostra categoria e quarti a pari merito su
tutte le pattuglie partecipanti.
Ripartiamo seguendo i nostri elementi più
giovani che hanno lanciato al turno precedente e arriviamo al terzo posto di lavoro:
Tiro nel terreno
La prova prevede un tiro a 170 metri con
il Fass.
Si hanno a disposizione due colpi di prova,
marcati individualmente per sapere come
regolarsi su bersagli individuali e la serie
di gara viene tirata da tutta la squadra su
un bersaglio unico in 90 secondi, per ogni
squadra si avranno 20 colpi.
Un nostro elemento non può tirare per via
di una recente operazione alla spalla e saremo in due a tirare.
Ripartiamo i colpi di prova tra i due restanti e pertanto avremo tre colpi cadauno, la
mia serie di prova va bene mentre il secondo dei nostri registra 3 patate.
La decisione è che tirerò io tutta la serie
di 20 da solo.
Il risultato non è dei migliori anche se a
prima vista la concentrazione di fuoco è
consistente e costante.
Da una visione a posteriore del mio bersaglio ho fatto un bellissimo gruppo ma
concentrato in basso a sinistra.
Dopo il tiro consegniamo i fucili per continuare un poco alleggeriti, sempre con il
mucchio selvaggio in mente arriviamo alla
partenza del:
Percorso Score di orientamento
In un’ora precisa di tempo si ha un percorso libero da coprire, cercando e raggiungendo i punti del percorso che diano
punteggi da portare al traguardo.
Il limite di 60 minuti è tassativo e per ogni
minuto o porzione di minuto oltre l’ora si
incorre in una penalità di 4 punti dedotti
dal capitale raccolto.
Un’accurata pianificazione permette di
raggiungere un bel risultato pur camminando e non correndo come gazzelle.
Recuperiamo i nostri sacchi che l’organizzazione ha portato dalla partenza e, con i
nostri camerati delle altre pattuglie MBC
(Mendrisiotto e Basso Ceresio), ci avviamo verso l’ultima prova del percorso a
squadre:
Prova con bicicletta militare
La lettura del cartello esplicativo fa sorgere una speranza che i velocipedi utilizzati
saranno le biciclette moderne con il cambio a 7 marce, scopriamo ben presto che
la bicicletta modello 05 sta per 1905 e non
2005.
Quindi ci muoveremo con la famosa bicicletta a tre marce: pedalare, spingere,
trasportare.
Al ritiro del mezzo scopro che chi l’ha usata prima di me deve essere alto almeno 2
metri e devo adattare il sellino alla mia dimensione, una delle nostre concorrenti in
un’altra squadra è un poco corta di gamba
e farà il percorso seduta sulla canna della
bicicletta visto che la sella, pur se ribassata al massimo, le risulta irraggiungibile.
Il percorso è di 3’600 metri, da coprire in
9’ 35”.
Cosa facile se fosse su strada, decisamente meno scoprendo che si avranno 3
ostacoli da superare dell’altezza di 65 cm
RMSI 5.2012 | 47
Circoli • Società d’arma • Associazioni
e che parte del percorso si svolge in mezzo
a campi e boschi.
Sorpresa finale un fosso da superare portando la bicicletta.
Il nostro risultato non è dei migliori ma siamo nella media.
Se volete acquistare una di queste biciclette per gironzolare, controllate bene le
altimetrie intorno a casa vostra.
Oramai si è fatto mezzogiorno e ci incamminiamo per rientrare alla scuola di Ins da
dove partiremo per le prove di tiro del concorso individuale.
Un breve e veloce pranzo, con il lunch
ritirato al mattino dopo colazione, e via
in strada a ritirare le armi e poi prendere
i veicoli che ci portano ai vari stand per
il tiro.
Iniziamo il nostro percorso individuale
esattamente dove lo avevamo iniziato al
mattino con la:
Prova di conoscenze militari
Questa volta la prova è individuale e riesco a raggiungere un risultato poco oltre
il 50%, se lanciavo la monetina rischiavo
di fare meglio.
Alcuni dei nostri sfoggiano conoscenze o
fortune mai viste, raggiungendo il punteggio che gli conferisce un riconoscimento
particolare, la menzione.
Pistola 25 metri
La prova prevede 2 colpi di prova, marcati
individualmente, seguiti da 3 serie da 5
colpi da tirare in 50”/40”/30”.
La mia prima serie è roba da professionista, poi mi perdo e rientro nei ranghi
andando persino fuori bersaglio con un
colpo nella seconda serie.
Un nostro elemento stabilisce un record
che non verrà superato, risultando poi il
migliore in assoluto nel tiro pistola.
Fucile 300 metri
Qui pure abbiamo 2 colpi di prova, seguiti
da tre serie in 60”, una da 2, una da 3 e
l’ultima da 5 colpi su bersaglio B, l’ometto
verde del tiro in campagna.
48
Mi comporto piuttosto bene ma manco la
distinzione per due punti.
Oramai le prove sono finite, rientriamo e
ci fiondiamo a bere una birra, invero sul
percorso abbiamo dato un buon contributo all’industria birraria nazionale, facendo
pure felice un nostro elemento, direttore di
vendita della marca in vendita durante la
manifestazione.
Doccia e cambio divisa ci vedono apparire
splendenti e puliti alla luce dell’ultimo sole
per andare a riconsegnare il materiale ritirato per le prove.
Segue la cena nella palestra e chiacchierata sotto la tettoia delle biciclette fino a
tardi, poi tutti a nanna.
Molti sono già partiti e possiamo distribuirci meglio nel bunker, chi lo fa per avere
meno rumore di abbattimento alberi vicino e chi lo fa per evitare la produzione di
biogas risultato della cena.
Domenica 26 Agosto, ore 06:00
Il mattino vede due nostri partire all’alba
per un tiro storico allo Stoss, pur non essendo proprio Ninja riescono a partire senza troppi clamori e noi restiamo a dormire
fino alle 06:00
Colazione e preparazione bagagli occupano il tempo fino alle 08:00 dove scopro
che devo rimpiazzare il nostro alfiere, uno
dei nostri Ninja del mattino.
Partecipo alla sfilata come alfiere attraversando il centro abitato di Ins, un bel vento
rinfresca ma non è molto comodo tenere
la bandiera alta, per fortuna che la nostra
bandiera è meno ampia di alcune vele da
regata che sembrano essere selezionate
come bandiere di altre sezioni.
All’arrivo mi godo la sfilata storica che ci
segue con:
- Dragoni a cavallo in uniforme
della fine del ‘700
- Gruppo in uniforme napoleonica
con tiro a due con un pezzo
di artiglieria di campagna
- Unità in uniforme del Sonderbund
(1847)
- Gruppo ciclisti in uniforme 1940 su
bici 05
- Gruppo ciclisti in uniforme 1960 su
bici 05
- Gruppo ciclisti in uniforme 1990 su
bici moderna
- Blindato caccia carri G31 (Hetzer)
- Carro esploratore leggero AMX13
Pz51
- Carro armato Centurion Pz57
- Carro granatieri M113 Spz63
- Carro armato Pz61
- Carro granatieri M113 con torretta
20 mm Spz63
- Carro armato Pz68
- Carro riparazioni 65
- Veicolo esplorazione Eagle 93
- Carro granatieri Spz2000
- Carro armato Leo2 Pz87
- Carro riparazioni Büffel 3
Dopo la sfilata raggiungo il campo di calcio della scuola dove si terrà la premiazione, qui ci viene data la notizia del decesso
del Divisionario Roberto Fisch, già presidente del comitato d’onore delle GSSU
organizzate a Mendrisio nel 2005.
Giriamo nel parco posteggio delle biciclette ammirando l’ingegnosità di alcune soluzioni che permettevano il carico di armi
anche piuttosto pesanti quali tubi lanciarazzi anticarro, mitragliatrici e il traino di
un fucilone anticarro da 20 mm.
La premiazione, con il suo susseguirsi di
discorsi, si svolge in tempi ben contenuti,
fortunatamente i nostri politici e i nostri
militari hanno la qualità del contenere i
loro interventi.
Schiviamo il pranzo per partire mentre
alcuni dei nostri rimangono e ritirano le
documentazioni di classifiche e premi vari
che ci sono riconosciuti.
La trasferta finisce esattamente dove è
iniziata, sul Monte Ceneri ci salutiamo e
facciamo a vicenda i complimenti, siamo
andati bene e ci siamo divertiti. K
Comitati
Comitati
Società Ticinese
degli Ufficiali
Indirizzo: c.p. 439, 6802 Rivera
alla SSU; magg SMG Matthias Fiala, Delegato
www.stu.ch – [email protected]
STU alla SSU; ten col Silvano Petrini, Gestore
Presidente: col SMG Marco Netzer
sito internet STU; ten col Stefano Giedemann,
Via Prevagno 1 - 6933 Muzzano
Presidente Circolo Uff Bellinzona;
Tel. uff 091 986 68 68 - Fax uff 091 986 68 69
ten col Claudio Knecht, Presidente Circolo
e-mail: [email protected]
Uff Locarno; col SMG Roberto Badaracco,
Segretario: Iten Simone Leonardi
6781 Bedretto
e-mail: [email protected]
Membri di Comitato: col SMG Michele
Masdonati, Vicepresidente; ten col SMG
Stefano Laffranchini, secondo Vicepresidente;
ten col Fabio Conti, Capo Sezione militare e
protezione popolazione (SMPP);
uff spec Giancarlo Dillena, Capo comunicazione
STU; magg SMG Matthias Fiala, Delegato STU
Circolo Ufficiali di Lugano
Circolo Ufficiali
del Mendrisiotto
cap Daniele Pestalozzi, Presidente Circolo
Uff Mendrisiotto; col Beat am Rhyn, Presidente
Associazione ticinese uff professionisti ;
magg Nicola Ballabio, Presidente AVIA Sez
Ticino; col Riccardo Rondi, Presidente Circolo
Ippico Uff, ten col Giorgio Krüsi, Presidente
Società Ticinese d’artiglieria; magg Raoul
Barella, Presidente Società Ticinese dei Genieri
e-mail: [email protected]
Indirizzo: c.p. 5291, 6901 Lugano
Membri di Comitato: Iten Jeanpierre Mini,
Presidente: col SMG Roberto Badaracco
Iten Federico Chiesa, magg SMG Andrea Gianola,
Corso Elvezia 8, cp 5244, 6901 Lugano,
magg Samuele Quattropani,
tel. 091 921 11 22, fax 091 921 11 10
cap Alessio Lo Cicero, Iten Ettore Moccetti,
[email protected]
Iten Matthias Bizzarro
Indirizzo: c.p. 2656, 6830 Chiasso
Vicepresidente: col Mirko Tantardini
[email protected]
Cassiere: magg Fabio Canevascini
http://www.cum-ti.ch
http://www.trofeosanmartino.ch
Presidente: cap Daniele Pestalozzi
via al Loi 10, 6883 Novazzano
tel. 091 647 35 03
e-mail: [email protected]
Circolo Ufficiali
di Bellinzona
Presidente Circolo Uff Lugano;
Webmaster: Iten Andrea Chiesa
Membri di Comitato: col Rino Fasol,
magg Ercole Levi, Iten Ivan Inauen,
cap Alberto Cassina, cap Jonathan Binaghi,
cap Nicola Pestalozzi,
uff spec Daniele Kleinmann
Indirizzo: c.p. 224, 6517 Arbedo
Cassiere: cap Luca Guarino
e-mail: [email protected]
Via San Gottardo 221, 6648 Minusio
Presidente: ten col Stefano Giedemann
Membri di comitato: ten col Paolo Germann,
Salita Ciani 4, 6616 Losone
magg Michele Boggia, Iten Nicola Rauch,
Tel. uff 091 803 71 37
Iten Manlio Rossi-Pedruzzi, ten Davide Morisoli
e-mail: [email protected]
Vicepresidente: ten col SMG Stefano Brunetti
Segretario: Iten Igor Canepa
RMSI 5.2012 | 49
Comitati
Circolo Ufficiali
di Locarno
Indirizzo: c.p. 622, 6612 Ascona
Segretario: magg Luigi Bazzi
e-mail: [email protected]
Cassiere: Iten Tiziano Märki
Presidente: ten col Claudio Knecht
Membri di Comitato: ten col Marco Lucchini,
Vicolo dei Tigli 3, 6616 Losone
tel. uff. 091 786 15 12
Iten Giovanni Giudici, ten Antonio Lenci
fax uff. 091 793 25 10
Vicepresidente: cap Giancarlo Vacchini
Circolo Ippico
degli Ufficiali
Indirizzo: c/o ten col Claudio Knecht
Segretario: ten col Claudio Knecht,
Vicolo dei Tigli 3, 6616 Losone
Cdt corsi equitazione: col Riccardo Rondi
Presidente: col Riccardo Rondi
Responsabile ballo: cap Marco Canonico
Piazza Grande 12, 6600 Locarno
tel. 091 751 90 77
Società Ticinese
d’Artiglieria
Documentarista: ten col Stefano Giedemann
Indirizzo: I ten Roberto Sciaroni
Cassiere: I ten Stefano Farei Campagna
Via del Sole 6, 6600 Muralto
Membri di Comitato: ten col Daniele Stocker,
[email protected]
cap Francesco Galli, cap Michele Fornara,
Presidente: ten col Giorgio Krüsi
cap Nicola Rauch, Iten Simone Gianini
tel. uff. 091 943 36 36
Segretario: I ten Roberto Sciaroni
Società Ufficiali AVIA
Svizzera Italiana
Indirizzo: c.p. 1, 6949 Comano
Segretario/cassiere: cap Patrick Rossetti
Presidente: magg Nicola Ballabio
Responsabile Web: cap Massimo Lafranchi
Viale Cassone 30, 6963 Pregassona,
Membri di Comitato: ten col Carlo Franchini,
e-mail: [email protected]
ten col Silvano Petrini
[email protected]
Vicepresidente: cap Edgardo Rezzonico
Società Ticinese
dei Genieri
Indirizzo: Via Vigna del Sasso 11, 6863 Besazio
Verbalista: Iten Gianluca Berti
[email protected] - http://www.genieri.ch
Responsabile Web: Iten Andrea Chiesa
Presidente: magg Raoul Barella
Membri di Comitato: cap Lorenzo Bassi,
Via Vigna del Sasso 11, 6863 Besazio
cap Ivano Caldelari, magg Roberto Jopiti,
Segretario/ cassiere: Iten Ignazio Odermatt
Iten Alessandro Achermann,
magg SMG Ryan Pedevilla
Associazione Ticinese
Ufficiali Professionisti
(ATUP)
Indirizzo: ccp 65-99738-3, 6929 Gravesano
Cassiere: ten col SMG Nicola Guerini
Presidente: col Beat am Rhyn
Membri di Comitato: magg Nicola Reimann,
Via Municipio 6, 6648 Minusio
magg SMG Matthias Fiala,
tel. 079 337 04 75
ten col Fabiano Terraneo,
e-mail: [email protected]
magg SMG Gian Domenico Curiale
Segretario: magg SMG Alain Bernasconi
50
Comitati
Ca
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li
Assu Ticino
ASSU Bellinzona
Presidente: sgt Achille Sargenti
Cassiere: Sgt Ostini Claudio
e-mail: [email protected]
e-mail: [email protected]
tel. 078 674 15 42
tel. 079 337 46 56
Vicepresidente: Horn Bruno
Membri di Comitato: Sgt Raveane Giordano,
e-mail: [email protected]
Sgt Roth Urs, Aiut suff Lorenzetti Floriano,
tel. 079 223 96 10
Sgt De Stefani Angelo, App Brenta Moreno
Alfiere: Sgt Borzone Marco
Presidente: sgt Achille Sargenti
Resp. cartoteca: sgt Moreno Caccia
e-mail: [email protected]
Membri di Comitato: aiut suff Tiziano Sassi,
[email protected]
sgt Roberto Geiler
tel. 078 674 15 42
Vicepresidente: sgt Claudio Ostini
Segretario: sgtm Aldo Rusconi
Presidente comitato tecnico: magg Paolo Baiardi
Membro: Iten Nicola Rauch
Resp mat e alfiere: sgt Fiorenzo Bettosini
Cassiere: cpl Christian Schweizerr
ASSU Mendrisiotto
e Basso Ceresio
www.assumbc.ch
Segretariato: sgt Bruno Crameri
Presidente: app Moreno Brenta
e-mail: [email protected]
Viale Breggia 17, 6834 Morbio Inferiore
Cassiere: sgt Mike Stadler
e-mail: [email protected]
Direttore tecnico: aiut suff Paolo Crameri
Vicepresidente: app Rolf Homberger
e-mail: [email protected]
Delegato Comitato TI: sgt Bruno Horn
Membri di Comitato: col Mirko Tantardini,
cpl Dario Cereghetti, sdt Marzio Canova,
Manuela Palmieri
ASSU Lugano
Presidente: aiut suff Floriano Lorenzetti
Segretaria/cassiera: sdt Noemi Bobbi
Vicepresidente: sgt Werner Walser
Membri di Comitato: Iten Stefano Rossi,
Alfiere: sgt Carlo Crivelli
sgt Enrico Notari, sgt Angelo De Stefani,
sdt Luca Conti, app capo Piergiorgio Bernasconi
ASSU Locarno
www.assu.ch
Direttore tecnico: sgt Urs Roth
Presidente: sgt Giordano Raveane
Responsabile web: fur Cosimo Lupi
Casella postale 630, 6600 Locarno
Vicepresidente: sgt Giorgio Rezzonico
Comitato Cantonale
ASSgtm STi
Presidente: Regazzoni Brenno
Segretario: Berti Romano
Vicolo Conventino 1, 6916 Grancia
Katzenbachstr. 71, 8052 Zürich
tel. uff. 041 268 33.14
[email protected]
tel. priv. 079 348 83 76
Cassiere-Contabile: Lubini Silvano
[email protected]
Madrano Nucleo 1, 6780 Airolo
Presidente C.T.: Kobel Hanspeter
[email protected]
Via Cantonale 110, 6526 Prosito
[email protected]
[email protected]
RMSI 5.2012 | 51
Agenda - Attività
L’agenda è incompleta, per informazioni rivolgersi ai propri circoli, società e associazioni
oppure consultare www.stu.ch
10 novembre
Tiro del Gemellaggio, ASSU Bellinzona,
Monte Ceneri
18 novembre
60. Tiro del Generoso, CUM
Save the date!
4 maggio 2013
AGO STU, Lugano
24 novembre
Gala CIU e giovani ufficiali STU,
Circolo Ippico degli Ufficiali
30 novembre
Aperitivo fine anno, CUB, Bellinzona
1 dicembre 2012
Assemblea generale ordinaria STA + commemorazione Santa Barbara, Società Ticinese di Artiglieria
06 dicembre 2012
Aperitivo di fine anno, Belvedere Locarno,
Circolo Ufficiali Locarno
07 dicembre
Aperitivo fine anno, CUdL, Lugano
Consegna dei contributi alla RMSI 2012 e data di pubblicazione
52
RMSI 6/2012
Termine
5 novembre 2012 Pubblicazione
metà dicembre 2012
Una buona ragione
per essere entusiasti
Dove uomini e manifestazioni richiamano un gran numero di persone, ci
vogliono fondamenta solide. Cemento inerti e calcestruzzi della Holcim
per infrastrutture dove vivere insieme in tutta sicurezza.
Holcim (Svizzera) SA
c/o Saceba SA
via ai Mulini 3
CH-6834 Morbio Inferiore
Telefono +41 (0)58 850 22 00
Telefax +41 (0)58 850 22 19
[email protected]
www.holcim.ch
Unicorno, bronzo di Nag Arnoldi, 2008
Tradizioni e valori storici,
competenze e soluzioni d’avanguardia.
Banque Cramer & Cie SA è una banca privata svizzera fondata su
principi legati alla tradizione familiare che ancora oggi animano i
suoi azionisti e collaboratori.
La spiccata cultura imprenditoriale favorisce lo sviluppo dei
rapporti personali, improntati alla fiducia e alla lealtà, alla
competenza professionale, come pure alla qualità dei servizi
e delle soluzioni proposte.
GENÈVE (Sede), 22, Avenue de Miremont, CH-1206 Genève, Tel. +41 (0)58 218 60 00, Fax +41 (0)58 218 60 01
LUGANO, Riva Caccia 1, CH-6900 Lugano, Tel. +41 (0)58 218 68 68, Fax +41 (0)58 218 68 69
[email protected], www.banquecramer.ch
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