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Norman Foster Mario Botta

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Norman Foster Mario Botta
BOTTA, FOSTER, GREGOTTI E PIANO.
QUATTRO BIG TRACCIANO LA ROTTA
di Severino Colombo
Mario Botta
(Mendrisio 1943) è architetto noto e qualificato. Tra i suoi lavori il restauro e
la ristrutturazione del Teatro alla Scala e la nuova sede di Rovereto del Mart
(Museo di Arte Moderna di Rovereto e Trento), realizzata proprio rivitalizzando un’area dismessa.
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Dal suo punto di vista le aree da riqualificare sono più un patrimonio o un peso che
la città si porta dietro?
Difficile generalizzare, una cosa però è chiara: sono le aree dove si giocherà il futuro delle nostre città. Il motivo è perché esse offrono dei costi sociali ancora contenuti per l’urbanizzazione: ci sono già i servizi, arrivano già i mezzi pubblici...
Insomma sono aree già urbanizzate che devono essere riconvertite nella loro funzione. A questa prima considerazione ne va aggiunta però una seconda.
Normalmente queste aree sono di origine industriale o militare o grandi fasci ferroviari, per cui presentano dimensioni notevoli, e questo è enorme vantaggio perché creano fuori dalla città aree con un grande valore immobiliare, che altrimenti non sarebbe possibile trovare. Il problema è fare attenzione ad usarle bene.
Quali le strategie per “usarle bene”?
Non è che facendo dei parchi, dal momento che diventano pubblici, si faccia
un servizio alla città. Non dobbiamo dimenticare che in genere queste erano
zone produttive della città e che la città si svuoterebbe dei suoi significati più
forti nel caso in cui non ci fosse più produzione. Da questo punto di vista un
mix delle funzioni, parte pubblico e parte privato, è quello che, a mio parere,
Botta, Foster, Gregotti
and Piano. Four great
men shape the course
by Severino Colombo
Mauro Botta (Mendrisio 1943).
Among his works, there are the
restoration and the renovation of
the Teatro alla Scala and the new
centre of Mart, the Museum of
Modern Art of Rovereto and
Trento.
Are the areas to revalue more a
weight or a heritage for the town?
«They are already urbanized areas,
that must be reconverted into
their own function. Usually they
have relevant sizes and this is an
enormous advantage, because they
offer rooms which otherwise could
be difficult to find: the problem is
to use these sizes properly»
Which are the strategies to «use
them in a good way»?
«From this point of view, it should
be made a mix of public and private functions, but it is also necessary to have the humility to make
plans of interaction with context
and environment».
Which is the most stimulating
aspect in the restoration of an
area?
«It is interesting to notice that
the starting point already exists
and it is usually represented by a
consolidated area, which is rich
of history and memories waiting
for a new interpretation. It is
necessary to intervene without
nostalgia and to build for the
town and not against it.»
From this point of view does a
famous architect represent a guarantee?
«A famous architect is not necessarily the most capable one.
Often the town needs a thought
storing; in this sense a good
architect can and is able to help
the purchasers, that is at cultural
level the plainest part».
occorrerebbe fare. Poi naturalmente dipende dalla qualità del progetto: bisogna avere l’umiltà di fare progetti che diventino interlocutori con la città stessa, col contesto, con l’ambiente.
Norman Foster (Manchester
1935). Among his most important works there are the LondonStansted air terminal and the
skyscraper in Hong Kong that is
head office of the Hong Kong
and Shanghai Bank.
«The quality of what surrounds
us has a direct influence on the
Norman Foster
Qual è l’aspetto più stimolante di lavorare al recupero di un’area?
È interessante il fatto che il punto di partenza esiste già ed è in genere un’area
consolidata ricca di storia e di memoria che necessita di una nuova interpretazione. Occorre intervenire senza nostalgia, ad esempio se una vecchia fabbrica
produceva tondini, va bene mantenere il ricordo della classe operaia, ma questo non deve compromettere il risultato finale alla luce delle nuove esigenze
del luogo. Si deve costruire per la città non contro la città.
Da questo punto di vista un architetto di fama è una garanzia?
L’architetto famoso non è per forza più bravo. Spesso la città ha bisogno di un
deposito di pensiero e di un momento di riflessione su quello che una determinata aerea è stata fino ad allora. In questo senso un buon architetto può e sa
aiutare la committenza che mi sembra oggi la parte più sguarnita. Di fronte a
queste nuove sfide non c’è ancora una cultura».
(Manchester 1935). Nei suoi lavori l’aspetto innovativo e hi tech si coniuga
con le nuove esigenze sociali e ambientali delle città. Tra le sue opere più significative il terminal dell’aeroporto di Londra-Stansted e il grattacielo sede della
Hong Kong and Shanghai Bank, Hong Kong.
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«La qualità di ciò che ci circonda ha un’influenza diretta sulla qualità della
nostra vita sia sul posto di lavoro, sia nelle nostre case, sia negli spazi pubblici.
È sulla ricerca della qualità che il mio studio ha improntato fin dall’inizio, quarant’anni fa, la propria attività. L’attenzione alla dimensione sociale deriva
dalla consapevolezza che l’architettura è generata dai bisogni dell’uomo, che
sono bisogni dello spirito oltre che materiali. Questa filosofia e questi valori,
che ispirano ogni nostro lavoro, non mutano a seconda della scala e delle
dimensioni dei progetti. Il che spiega perché, per noi, nessun dettaglio è di
poca importanza e perché prodighiamo la stessa cura anche al disegno di un
mobile, di una maniglia, di un rubinetto. Sono tutti elementi, infatti, che contribuiscono a creare l’ambiente con cui veniamo in contatto ogni giorno della
nostra vita: la qualità del design, della funzionalità, della fabbricazione di
ognuno di essi ha rilevanza fondamentale».
Che cosa significa questo nel caso specifico del progetto Milano Santa Giulia che
vedrà rinascere una “città nella città” laddove sorgevano gli stabilimenti Montedison
e le acciaierie Redaelli ?
Ho cercato di creare un nuovo modello di insediamento urbano: una architettura al servizio della qualità della vita. Sarà un luogo di lavoro e di visita, con shopping center, open-space, mix di luoghi di lavoro e abitazioni.
Non un dormitorio, semmai un nuovo centro per vivere, lavorare, divertirsi. Un luogo immerso nel verde con insediamenti sportivi, ricreativi, naturalistici. Una “città del futuro” capace di coniugare in modo armonioso centro e campagna. Le città, e Milano in particolare, sono penalizzate da rumore, traffico, mancanza di parcheggi, sicurezza e spazi verdi. La periferia al
contrario offre evasione, verde, tranquillità, sicurezza, ma deve fare i conti
quality of our life, both in the
workplace and in our home or in
public areas. The attention paid
to social perspective arises from
the awareness that architecture
derives from human, spiritual and
material needs».
What does this mean for the project Milano Santa Giulia? The
project that will lead to the revival of «a city in the city», where
Montedison
factories
and
Redaelli stealworks rose…
«I tried to plan a new model of
urban settlement, a futurist city
which is able to combine in a
harmonious way centre and
country: a new place where to
live, work and have a good time.
The task to redraw a so wide area
represented the occasion to find a
right balance and to put my idea
of a twenty-first century city into
practice: A future that is born
from a strong root in the past».
Vittorio Gregotti (Novara 1927).
Among his projects, the restoration of the industrial areas of
Cesena, Lecco and Milano
Bicocca.
«The aim of architecture is to
produce a theory of order and not
to reproduce the chaos that surrounds us. The virtues of a project are: simplicity, order, coherence and precision».
Which should be the attitude of
the designer, then?
«No pomposity used as a pretext
on his own personality, but ability to objectify, analytical distance, all-round available glance and
ability to get into touch with
others».
How do you translate this with
reference to the revaluation of an
area?
«The matter of the areas to revalue represents an important sign
of the economic, administrative
and planning forces related to the
reutilization of the city already
built. Every intervention requires
a new attention to environment,
not only from an ecological point
of view, but also, and in particular, from a morphological point of
view, and in general terms with
reference to the values of what
already exits.
con la monocultura, la scarsa urbanizzazione, le difficoltà di spostamento, di
collegamenti.
Ridisegnare un’area così estesa è stata l’occasione di trovare un giusto equilibrio e di mettere in pratica la mia visione della città del ventunesimo secolo.
In particolare si tratta di uno stile di vita, un futuro che nasce con una forte
radice nel passato, come testimonia quella che considero la “casa” del progetto: l’ex centrale elettrica della Montedison oggi trasformata in una “Power
House”, un luogo che è un simbolo ma anche un vero e proprio forum per
dibattiti, mostre, esposizioni e eventi culturali.
Vittorio Gregotti
(Novara 1927), architetto, progettista e teorico dell’architettura da oltre trent’anni. Suoi i progetti per il recupero delle aree industriali di Cesena, Lecco e
Milano Bicocca.
«Compito dell’architettura è di produrre un’ipotesi di ordine, non di ritrarre il
caos che ci circonda. Il progetto è sostanzialmente strategia della resistenza,
opera criticamente, richiede rigore e regole severe. Nei materiali vanno identificate delle tracce, piccoli segni, per governare la “generazione” del progetto.
Il progetto deve avere un modo di procedere lento e intenso, fatto di tracce discrete se non proprio segrete di segni generatori. Le virtù del progetto sono:
semplicità, ordine, organicità, precisione».
Photo Paolo Zanzi
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Quale allora deve essere l’atteggiamento del progettista?
Dal punto di vista etico l’atteggiamento è chiaro: il progettista deve innanzi
tutto accogliere. Nessuna volontà di potere lo deve caratterizzare; nessuna presuntuosa enfasi della propria personalità, espressività o visione del mondo.
Molta cura nell’accogliere e nel disporre i materiali, quindi capacità di oggettivare, distanza analitica, sguardo disponibile e a tutto campo, capacità di porsi
in relazione conoscendo di volta in volta situazioni e condizioni.
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Come si traduce ciò nello specifico della riqualificazione di un’area?
Lo sforzo degli architetti che operano su aree vaste con prospettive molto complesse come quelle multipolari è assai arduo, e deve essere capace di affrontare
con coerenza, al di là di ogni slogan, il lungo periodo delle realizzazioni. La
questione della aree da riqualificare è un segnale importante delle forze economiche, amministrative e progettuali sulla riqualificazione della città costruita. Ogni intervento richiede una nuova attenzione all’ambiente, per l’intera
società civile, in termini non solo ecologici ma soprattutto morfologici e, in
generale, ai valori dell’esistente.
Renzo Piano
(Genova 1937). Tra i suoi progetti principali il Centro Pompidou di Parigi e
l’Auditorium di Roma. Si sta occupando della riqualificazione dell’ex area
Falck a Sesto San Giovanni.
«In ogni città, anche la più brutta, c’è sempre un angolo felice capace di dare
una profonda emozione: nell’inferno c’è ciò che non è inferno. Lo diceva Italo
Renzo Piano (Genova 1937).
Among his most important projects there are the Pompidou
Centre and the Auditorium of
Rome. He is involved in the
revaluation of the ex-area Falck
in Sesto San Giovanni.
«In every town there is always a
pleasant place that is able to give
a deep emotion. Among the tasks
of an architect there is also the
aim to identify in a place what is
good and fine and to give it space
and let it develop itself. The suburbs represent what the town will
be; if an architect is sure to be
able to change the world for the
better, may be he should choose
an other job».
Did you plan the new area of
Sesto with this conviction?
«The only model of sustainable
development in order to have a
better future does not require
expansions, but the reutilization
of industrial areas. The Sesto San
Giovanni case constitutes an
open project, that is intended to
respect environment and to reestablish a connection with
Milan. It is not a luxury ghetto or
a park in the middle of buildings
that anyone perceives. There is
also an aspect related to memory,
Sesto is the Pompei of industry:
Its rests will be used as means of
memory, that will continue to
live in the middle of the park,
invaded by the gardens».
Calvino nelle “Città invisibili” ed io lo condivido appieno. Tra i compiti dell’architetto è anche quello di capire in un luogo quel che c’è di buono e di bello
e dargli spazio, farlo crescere. La forza del bello è straordinaria. È ciò che è
avvenuto negli anni Sessanta e Settanta attraverso la riconquista di dignità dei
centri storici, ed è quello che accade oggi, grazie al lavoro sulle periferie. Le
periferie urbane sono la città che sarà: ci vorrà tempo, magari venti anni o
magari quarant’anni e le periferie diventeranno città. Se un architetto non
possiede una specie di sragionevole certezza di poter cambiare il mondo in
meglio, forse dovrebbe fare un altro mestiere».
È con questa convinzione che ha progettato il nuovo quartiere di Sesto?
L’unico modello di crescita sostenibile per avere un futuro migliore è che non
bisogna espandersi ma recuperare aree industriali, in Italia ce ne sono molte.
Nel caso di Sesto San Giovanni si tratta di un progetto aperto che va nella
direzione del rispetto per l’ambiente e di una ricucitura della lacerazione tra
Sesto e Milano, i vuoti della ferrovia, della Falck e dell´ex Marelli. Occorre
cancellare la parola periferia, Sesto è una città allargata. Leggerezza e trasparenza sono questi due aspetti a dare la cifra poetica del progetto che prevede
case sospese, alte fino 100 metri, rivestite di ceramica colorata e con giardini
pensili sui tetti e poi, sotto, tanto verde. Non un ghetto di lusso e neppure un
parco in mezzo ai palazzi dove nessuno lo vive, penso piuttosto a una massa di
verde, un po’ come un tappeto che passi accanto agli edifici. C’è poi l’aspetto
della memoria, Sesto è la Pompei della fabbrica, il bello di una rovina è la sua
inutilità apparente. I frammenti della fabbrica saranno usati come elementi di
memoria che continueranno a vivere nel mezzo del parco, invasi dal verde.
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