“Se vogliamo (vogliono) che tutto rimanga com`è bisogna che tutto
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“Se vogliamo (vogliono) che tutto rimanga com`è bisogna che tutto
An nu no X 15 me II lug ro 1 I lio 2 20 11 Periodico - Organo ufficiale dell’O.S.AP.P. www.poliziadomani.it “Se vogliamo (vogliono) che tutto rimanga com’è bisogna che tutto cambi” Registrazione Tribunale di Roma n. 103-99 2 i i d r e to ale Numero 12 - Anno XIII - 15 luglio 2011 di Leo Beneduci [email protected] “Se vogliamo (vogliono) che tutto rimanga com’è bisogna che tutto cambi” A via Arenula, entro la metà di settembre, non dovrebbe esserci lo stesso Ministro, anche se in questo torrido mese di luglio di nomi nuovi ne vengono fuori in ogni momento, ma nessuno, come da ultimo i Ministri Frattini e Brunetta o il Presidente della Commissione Affari Costituzionali Donato Bruno, nella disponibilità di accettare il bollente scranno ministeriale e tuttora si ventila la possibilità che qualche Tecnico (o Tecnica) possa accettare, senza timore, tale incarico, persino in una Legislatura a rischio quale quella in corso. Ma che sia entro la prossima settimana o che l’avvicendamento dell’attuale Guardasigilli tardi fino al 10 settembre, che l’attuale Ministro arrivi o meno alla sottoscrizione del codice delle leggi antimafia, i cambiamenti più rilevanti del futuro prossimo venturo sembrerebbero riguardare proprio il Dap. Entro la fine di settembre, l’assetto del Dap come noi oggi lo conosciamo dovrebbe iniziare a cambiare per le rilevanti novità del 2012. Un nuovo Vice Capo del Dap, quasi sicuramente proveniente dai Ruoli della magistratura e il riassetto di alcune Direzioni Generali tra cui quella del Bilancio e di altri Uffici, dovrebbero costituire il corollario di ulteriori importanti innovazioni che arriverebbero a toccare persino il Capo del Dap Franco Ionta destinandolo a nuovi e rilevanti incarichi, Governo permettendo, entro la fine del prossimo 2012, mentre a Largo Daga, come peraltro già in programma prima della designazione di Angelino Alfano a Segretario Politico del PdL, potrebbero arrivare alcuni dei personaggi che attualmente ricoprono responsabilità di prestigio all’interno del Dicastero e ai quali una “poltrona” da 400mila euro l’anno, oltre allo stipendio, potrebbe risultare tutt’altro che sgradita. Non confermata anche se possibile, stante le ripetute “pressioni”, la nomina nel 2012 a Dirigente Generale di un Ufficiale del disciolto Corpo degli Agenti di Custodia che andrebbe ad assumere l’incarico presso una non meglio precisata struttura operativa per la Polizia Penitenziaria negli Uffici del Capo del Dipartimento. Presso tali Uffici (del Capo del Dap), inoltre, andrebbe ad istituirsi,i in affiancamento dell’attuale Ufficio per l’Attività Ispettiva, una struttura di controllo non meglio identificabile. Esclusa, infine, la possibilità che con questo Governo o con il prossi- mo, con il Centrodestra o con il Centrosinistra, ovvero con il solo Centro, per la Polizia Penitenziaria, oltre al ruolo di “capro espiatorio”, di “ultimo anello debole della catena” e di “manodopera a basso costo” possa migliorare qualcosa, che possano esserci un Riassetto e un Riallineamento, che possano esserci una Direzione Generale, un Dipartimento di Polizia Penitenziaria e un Capo della Polizia Penitenziaria del tutto interni al Corpo e che non siano, nel bene e nel male, gli eventuali “surrogati”, che la Polizia Penitenziaria goda di autonomia e di responsabilità pro- prie nella gestione degli istituti e dei servizi penitenziari e che il Corpo sia adeguato ed equiparato alle altre Forze di Polizia in quanto ad organici, Ruoli, funzioni e qualifiche. Perchè a meno di nuove e concrete espressioni, di un nuovo movimento di massa nel Corpo pari a quello pre e post-Riforma, di una diversa e migliore sensibilità politica-partitica, al Dap nei confronti della Polizia Penitenziaria vale sempre quanto scrisse Giuseppe Tomasi di Lampedusa ne “il Gattopardo”: “se vogliamo che tutto rimanga com’è bisogna che tutto cambi”. 3 Numero 12 - Anno XIII - 15 luglio 2011 not bloc es k di [email protected] Domenico Nicotra ARRETRATO CIVILE - Gli interventi sono “emergenziali” non in grado di “incidere sulle cause strutturali” Nuova bocciatura dal CSM Le norme contenute nel ddl che il Consiglio dei ministri ha approvato lo scorso febbraio sulle misure per smaltire l'arretrato civile sono state bollate dal CSM come un intervento "emergenziale" che "non è in grado di incidere sulle cause strutturali" dell'eccessiva durata dei processi. Non si tratta, rilevano i consiglieri dell'organo di autogoverno delle toghe, di "un progetto di riforma organico e strutturale del sistema giudiziario italiano", che è quello che servirebbe. Ciò che si propone, osserva ancora il CSM è di introdurre "soluzioni organizzative e rimedi processuali che non appaiono in grado di incidere sulle cause strutturali della dilatazione" dei tempi di definizione dei giudizi. Ben venga "lo sforzo" messo in campo per "ridurre il contenzioso civile pendente", ma "ancora una volta non risultano affrontate le due principali carenze strutturali del sistema, che costituiranno sempre un ostacolo insormontabile all'attuazione dei principi dettati dall'articolo 111 della Costituzione", il 'giusto processo': ovvero "le endemiche vacanze degli organici del personale magistratuale (ad oggi pari a 1.280 unità) e la superata ed ormai inattuale geografia giudiziaria". Per il CSM, infatti, "non appare ulteriormente rinviabile" la riflessione sulle modalità attraverso cui "adeguare la distribuzione degli uffici giudiziari sul territorio nazionale alle mutate caratteristiche socio-economiche del Paese" e la predisposizione di "un piano triennale che garantisca la completa copertura degli organici della magistratura". La critica fa parte di un parere approvato a larga maggioranza (con la sola astensione dei consiglieri laici del Pdl Zanon, Palumbo e Romano) e trasmesso al Ministro della Giustizia. Gli avvocati contro il Ministro L’Organismo Unitario dell’Avvocatura, Oua, replica alle insistenti voci sulla prossima approvazione da parte Ministero della Giustizia di un decreto correttivo che prevede per la mediaconciliazione l’obbligatorietà solo per tre o cinque anni. Per Maurizio de Tilla, Presidente Oua “è un artificio, l’ennesimo, del Ministero della Giustizia per cercare di dividere gli avvocati, che invece sono compatti nel chiedere l’eliminazione dell’obbligatorietà della mediaconciliazione che non può durare un giorno in più. Nessun decreto correttivo che prevede un’obbligatorietà per tre o cinque anni, e neppure per un solo mese, avrà il favore dell’avvocatura”. ANNO XIII - n. 12 15 luglio 2011 Roma - Via della Pisana, 228. Tel. 06.61165588 - 06.66154010. Sono sedi di Polizia Penitenziaria Domani tutte le segreterie regionali dell’O.S.A.P.P. Direttore Responsabile Leo Beneduci Direttore Editoriale Domenico Nicotra In redazione Canio Colangelo - Pasquale Montesano Gennaro Ricci www.poliziadomani.it Questo periodico è associato all’Unione Stampa Periodica Italiana Registrazione Tribunale di Roma n. 103/99. DISTRIBUZIONE GRATUITA 4 i t i t r t fa nos Numero 12 - Anno XIII - 15 luglio 2011 [email protected] APPELLI - Gli Istituti italiani entrano nel dibattito nazionale ma la soluzione dei problemi non sembra arrivare Il Carcere e l’agenda politica Magistratura Democratica, Ristretti Orizzonti e Antigone sono scesi apertamente in campo per rafforzare la protesta sulle condizioni delle carceri italiane. “Avvertono la necessità di fare appello alla coscienza di ogni parlamentare per affrontare i drammatici problemi che affliggono ogni giorno il pianeta carcere ed in particolare la condizione dei detenuti. Sono anni che le questioni attinenti l'ambito penitenziario non vengono inserite tra le priorità dell'agenda politica nazionale. Ciò accade in una democrazia avanzata che annovera tra i valori primari della sua Carta Costituzionale il principio secondo cui "le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato". 1- E' un appello che vuole essere anche una denuncia. Intendiamo denunciare come la dimensione della "quotidianità" del carcere sia ormai drammaticamente distante dalla prospettiva indicata nella Carta costituzionale. Ancora una volta i dati al riguardo sono estremamente eloquenti. Il carcere è un "pianeta". Nel quale, secondo la capienza regolamentare, potrebbero essere ospitate 45.551 persone e nel quale, il 31 maggio 2011, erano invece costrette a convivere 67.174 persone, con una elevatissima presenza di soggetti tossicodipendenti (pari nel 2010 al 24,42%). - E' un "pianeta" in cui le persone si suicidano molto più spesso che nel mondo dei liberi (a seconda delle stime: da sette a venti volte più spesso). - E' un "pianeta" in cui manca il personale necessario a realizzare percorsi di inclusione e reinserimento; manca il personale necessario per garantire il trattamento rieducativo in una cornice di sicurezza; manca il personale necessario ad assicurare il primario diritto alla salute. Le condizioni delle carceri in Italia sono talmente inaccettabili che la Corte Europea per i diritti Umani in occasione della sentenza 16 luglio 2009, nel noto caso Sulejmanovic vs Italia, le ha espressamente dichiarate illegali. Tutto accade nella pressoché totale disattenzione dei media e quindi dell'opinione pubblica, salvo ridestarsi nel periodo estivo, quando i palinsesti del circuito della comunicazione offrono un po' più di spazio e quando, con maggiore urgenza, si percepisce la drammaticità dei problemi, magari in corrispondenza dell'eterna "emergenza sovraffollamento". 2 - La situazione è urgentissima e bisogna intervenire subito. Basta coi proclami sterili e propagandistici. La dignità dei carcerati non può attendere l'ennesimo "piano carceri", le promesse sempre reiterate e mai mantenute, la costruzione di nuovi edifici per la detenzione. L'imputato viene condannato alla detenzione non al degrado. Il diritto di vivere come "esseri umani" deve essere garantito ora anche negli istituti penitenziari. 3 - Sarebbero auspicabili riforme di sistema. Come da tempo segnalano le voci più autorevoli del settore, provenienti dall'Accademia e dalle libere professioni, un legislatore responsabile dovrebbe affrontare alcuni nodi cruciali: la depenalizzazione di molti reati ed il drastico intervento su alcune leggi che producono carcere in misura maggiore (si pensi, ad esempio, alle norme in materia di stupefacenti), il rafforzamento degli strumenti sanzionatori alternativi alla pena detentiva, il superamento di un approccio complessivo nella legislazione che appare ispirato ad una logica meramente securitaria. Occorrerebbe dare corpo ad un valore costituzionale di alta civiltà secondo cui la pena ha anche una funzione rieducativa. Tanto più che il tasso di ricaduta nel reato per coloro che hanno scontato pene in regimi alternativi alla detenzione in carcere è marcatamente inferiore rispetto a quanti hanno scontato tutta la pena in carcere. 4 - Interventi importanti possono adottarsi con urgenza e a costo zero. Per avere carceri più umane, in attesa di riforme di sistema, ci rivolgiamo a chi ha assunto responsabilità parlamentari, sottoponendogli la necessità di: - a) prevedere l'ampliamento delle possibilità di accesso alle misure alternative, in particolare superando le presunzioni legali di pericolosità sociale (poste tra le altre dalle numerose norme sulla recidiva e dall'art. 58 quater ord. pen.) e riconsegnando alla magistratura di sorveglianza la responsabilità di valutare - caso per caso e senza automatismi spesso ingiusti - se un condannato possa scontare la pena attraverso percorsi alternativi al carcere; - b) prevedere, per i reati che non siano espressione di particolare allarme sociale ed in concreto sanzionabili con pene non elevate, che gli autori vengano messi in carcere (in caso di rigetto delle richieste di misure alternative alla detenzione) soltanto se negli istituti vi siano posti disponibili rispetto alla capienza regolamentare o quantomeno tollerabile; - c) rendere permanente la previsione legislativa di esecuzione presso il domicilio delle pene detentive non superiori ad un anno (ad oggi fissata dalla legge n. 199/2010 sino al 31.12.2013, con previsione temporanea... in attesa del piano carceri); - d) adeguare gli organici della magistratura di sorveglianza, oggi incapace di rispondere tempestivamente alla domanda di giustizia, rafforzandone anche i poteri di vigilanza e la capacità di incidere effettivamente sulle situazioni di violazione dei diritti delle persone dete- nute. 5 - Gli investimenti indilazionabili. La legge penitenziaria italiana è una delle migliori sul piano europeo. Ma quanto delineato dai testi normativi è smentito dalle applicazioni "sul campo". I rapidissimi ritocchi normativi suggeriti dovrebbero essere affiancati da ulteriori iniziative, necessarie a garantire che la pena sia effettivamente votata a finalità di recupero del condannato alla società e ponga le condizioni affinché il reo, uscito dal carcere non ricada nel delitto. Ci limitiamo a segnalarne alcuni, ed in particolare l'adeguamento: - a) degli organici del personale addetto agli Uffici Esecuzione Penale Esterna; - b) degli organici del personale educativo e sanitario all'interno delle Case circondariali; - c) degli organici del Corpo di Polizia penitenziaria; - d) delle strutture carcerarie, in modo tale da garantire da un lato la separazione, pur prevista dalla legge e rarissimamente attuata nei nostri istituti penitenziari, tra detenuti in custodia cautelare e detenuti condannati con sentenza definitiva; e dall'altro lato la creazione di strutture specifiche e funzionali alle peculiari esigenze di particolari categorie di reclusi, come le detenute madri e i tossicodipendenti. L'appello che rivolgiamo alla Politica risponde ad un interesse diffuso della collettività. 1) Il rispetto della dignità delle persone detenute misura la civiltà di un Paese. 2) Un carcere che funziona attraverso la praticabilità di percorsi di reinserimento realmente assistiti e progettati, può restituire alla società persone che più difficilmente commetteranno altri reati. 3) Un carcere a misura d'uomo rappresenta la migliore declinazione di quella richiesta di legalità che giunge dalla società e che si rivolge anche alle istituzioni”. 5 Numero 12 - Anno XIII - 15 luglio 2011 [email protected] nosfatt tri i RIMEDI - Entro il 25 ottobre sarà possibile rettificare gli sbagli sul sostituto d’imposta riscontrati in molti casi Molti errori nei mod. 730/2011 Molti “contribuenti” hanno sbagliato ad indicare il sostituto d'imposta sul mod. 730/2011. Con il passaggio e con la chiusura delle Direzioni Territoriali del Ministero dell'Economia e delle Finanze, i dati anagrafici da inserire quale sostituto d'imposta devono essere: DCSII – CED Latina – C.F. 91009730598 via Pier Luigi Nervi 270 – 04100 Latina (tel. 0 7 7 3 / 6 8 2 0 0 1 ; [email protected]). In caso di errore i contribuenti possono presentare entro il 25 ottobre un nuovo modello 730 per integrare o correggere i dati. In questo caso si dovrà indicare il codice 2 nella relativa casella “730 integrativo” presente nel frontespizio. SUSSIDI - Approvato il bilancio preventivo dell’Ente di Assistenza. Al via l’erogazione dei sussidi per il 2011 Pronti 1.500.000 euro dall’Eap Il Consiglio di Amministrazione dell'Ente di Assistenza ha approvato il bilancio preventivo per l'anno 2011 stanziando, per l'erogazione dei sussidi, la somma di 1.500.000,00 euro ed ha confermato le modalità di ripartizione del budget in relazione al numero delle richieste pervenute nel corso dell'anno ed alla tipologia dell'evento o stato. Può presentare la richiesta il dipendente il cui ISEE non superi 25.000 euro (tranne per i gravi eventi straordinari). La richiesta deve essere correlata allo stato o all'evento e alla comprovata gravità. La spesa deve essere riferita all'anno di presentazione della richiesta o agli ultimi cinque mesi dell'anno precedente. Sono escluse le richieste riguardanti le spese sanitarie rimborsabili dal S.S.N o altri enti, comprese le assicurazioni private, i ticket per acquisto farmaci, biglietti autobus, carte telefoniche o scontrini vari e le spese per gli interventi chirurgici di carattere estetico, salvo quelli relativi a chirurgia plastica ricostruttiva resi necessari da malattie gravi o incidenti. Eventuali richieste di riesame delle istanze non accolte potranno essere inoltrate all’Ente entro e non oltre 30 giorni dalla data di ricezione della comunicazione di rigetto. Mario Nicotra 6 Numero 12 - Anno XIII - 15 luglio 2011 l e a c e s i m lan [email protected] PRESENTE E FUTURO - In Italia ci sono oltre 100mila vincitori di concorso che aspettano di iniziare a lavorare Assunzioni bloccate, è una giungla Si è insediato il Comitato Ristretto della Commissione Lavoro che ha il compito esaminare e accorpare i tre progetti di legge presentati da tre parlamentari: Cesare Damiano (Pd), Antonio Di Pietro (Idv) e Giuliano Cazzola (Pdl) che propongono il prolungamento della scadenza dei concorsi al 2013 e l’obbligo per le amministrazioni di pescare nel bacino dei vincitori prima di indire un nuovo bando. Il “Pianeta carcere” è interessato direttamente da questa nuova iniziativa, sia per la parte concorsuale, sia per quel che riguarda i vincitori ed idonei che non hanno nessuna speranza per essere assunti. In Italia sono 100mila i vincitori e gli idonei a concorsi nella pubblica amministrazione che attendono di essere chiamati in servizio. Insomma, persone che hanno festeggiato un’assunzione mai arrivata, perché ogni anno nella manovra finanziaria viene inserito il blocco del turnover. Anche la legge varata nei giorni scorsi ha stoppato le assunzioni fino al 2014. Così, se da un lato, il ministro della Funzione Pubblica, Renato Brunetta, annuncia l’esubero di 300mila lavoratori nel comparto pubblico, dall’altro, però, non ferma la stessa poliziapenitenziaria.it Funzione Pubblica che continua a concedere l’autorizzazione a concorsi che sfornano nuovi vincitori precari. Un caso che ci riguarda da “vicino” è quello dei 39 psicologi da assegnare negli istituti penitenziari. Il concorso concluso nel 2006 si trascina fino al 2008 quando la responsabilità delle assunzioni passa dal Ministero della Giustizia al Ministero della Salute, quindi alle Asl che, tuttavia per legge, non sono obbligate a chiamarli. I 39 vincitori decidono, quindi, di ricorrere al Tribunale del Lavoro che a maggio 2010 gli dà ragione, obbligando il ministero ad assumerli. Ma non c’è tempo per esultare, perché, il Ministero ricorre in appello e fa svolgere lo stesso lavoro con un contratto a progetto, di 45 ore mensili per 650 euro lordi. Così in Italia ci sono 16 psicologi di ruolo e 450 che collaborano come consulenti esterni. Mario Nicotra 7 Numero 12 - Anno XIII - 15 luglio 2011 pin z a g p [email protected] WASHINGTON - Certe volte alla giustizia proprio non si sfugge. Soprattutto se entra in gioco la sfortuna Scappa e affitta casa da un agente Certe volte alla giustizia proprio non si sfugge. Soprattutto se entra in gioco una certa dose di sfortuna. Il 39enne James Edward Russell era riuscito a fuggire da un penitenziario dello stato di Washington in cui stava scontando una pena per truffa e furto. Per evitare di essere subito rintracciato, Russell aveva pensato di evitare di andare a casa di amici o parenti, certo che sarebbero stati i primi posti dove le autorità lo avrebbero cercato. Per questo motivo, si è messo a sfogliare gli annunci di camere in affitto, contando sul fatto che prendere una stanza richiedeva poche formalità, e magari aggiungendo qualche dollaro si sarebbero potute evitare troppe domande dal proprietario. Ma la sfortuna ci ha messo il suo zampino, perché il proprietario della casa era un'agente di Polizia Penitenziaria che lavorava nel penitenziario da cui Russel era scappato da poche ore. Resosi immediatamente conto di chi aveva di fronte, Russel se l’è subito data a gambe, ma è stato riconosciuto ed arrestato. Tenta di evadere in una valigia Il tentativo di fuga Juan Ramirez Tijerina non è stato proprio come quelli che si vedono nei film di Hollywood. Il detenuto in Messico ha cercato di scappare dal carcere nascondendosi nella valigia trainata dalla moglie, dopo una visita coniugale, niente a che vedere dunque con la costruzione di tunnel o arrampicate incredibili. Purtroppo per lui, gli agenti della prigione di Chetumal, nello Stato di Quintana Roo, hanno notato che nel trainare il suo ingombrante trolley nero la 19enne Maria del Mar Arjona era troppo nervosa. “Il prigioniero è stato trovato rannicchiato in posizione fetale”, ha raccontato il portavoce dell’istituto penitenziario Gerardo Campos. Ramierz sta scontando una condanna a 20 anni dal 2007 per possesso illegale di armi.