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Impianto di Vada - Provincia di Livorno

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Impianto di Vada - Provincia di Livorno
Firmato digitalmente da
Mario Morretta
CN = Morretta Mario
O = Ordine degli Ingegneri della
provincia di Pisa/80007110507
C = IT
Impianto di Vada
Impianto di Vada
Via Polveroni, Rosignano Marittimo
Studio di Impatto Ambientale e modifiche proposte alla
Autorizzazione Integrata Ambientale vigente
Dicembre 2012
1
Impianto di Vada
SOCIETA’ DI CONSULENZA
Denominazione
Ubicazione
Recapito telefonico e fax
Mail
Sito web
Sintesis S.r.l.
via M. L. King, 15 – 57128 Livorno
0586/815245, fax 0586/803484
[email protected]
www.sintesis.toscana.it
Referente per il presente documento
Ing. Mario Morretta
2
Impianto di Vada
Scopo del presente documento
La presente documentazione è stata sviluppata al fine di permettere il rinnovo
dell’Autorizzazione Integrata Ambientale, rilasciata con Atto Dirigenziale n. 260 del 30
ottobre 2007 (riportata nell’Allegato 1 al presente documento), per l’esercizio delle
attività di gestione rifiuti da condurre da parte di Ecomar Italia S.p.A. nell’impianto sito in
loc. Vada, Comune di Rosignano Marittimo.
Nell’esigenza di rispondere a nuove sfide imprenditoriali imposte dal mercato in cui
opera la Ecomar, come nel passato anche nel presente si ritiene necessario apportare
modifiche impiantistiche e logistiche alla struttura; pertanto, viene presentato il quadro
logistico attuale e quello futuro e entrambi gli scenari sono sviluppate le valutazioni
ambientali di merito.
Le modifiche da apportare all’impianto fanno configurare lo stesso come
assogettabile a Valutazione di Impatto Ambientale, ai sensi del combinato disposto dei
seguenti punti dell’Allegato 4 alla L.R. 10/2010:
i) Impianti di smaltimento e recupero di rifiuti non pericolosi, con capacità superiore a
100 t/giorno, mediante operazioni di incenerimento o di trattamento di cui all’Allegato B,
lettere D9, D10 e D11, ed all’Allegato C, lettera R1, della parte quarta del decreto
legislativo 3 aprile 2006, n. 152.
h) Impianti di smaltimento e recupero di rifiuti pericolosi, mediante operazioni di cui
all’Allegato B, lettere D1, D5, D9, D10 e D11, ed all’Allegato C, lettera R1, della parte
quarta del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152.
t) Ogni modifica o estensione dei progetti elencati nel presente allegato, ove la
modifica o l’estensione di per sé sono conformi agli eventuali limiti stabiliti nel presente
allegato.
La presente documentazione è strutturata ai sensi dell’art. 10, comma 2, del D. Lgs.
152/2006 e dell’art. 56, comma 2, della L.R. Toscana 10/2010. Nella parte I del presente
documento vi è la descrizione dell’impianto nel suo stato attuale e delle modifiche
proposte. Nella parte II è stata sviluppato il quadro ambientale e la valutazione degli
impatti in riferimento al progetto finale proposto. Nella parte III sono state poi integrate le
informazioni richieste dalla normativa in riguardo al rinnovo dell’autorizzazione integrata
ambientale per l’assetto impiantistico comprensivo delle modifiche proposte.
3
Impianto di Vada
Sommario
SCOPO DEL PRESENTE DOCUMENTO ........................................................................................................ 3 PARTE I – DESCRIZIONE DELL’IMPIANTO E DEL PROGETTO DI MODIFICA ................................. 7 I.1PREMESSA ................................................................................................................................................................. 7 I.1.1 Obiettivi e motivazioni progettuali ........................................................................... 7 I.1.2 Iter amministrativo di riferimento .................... Errore. Il segnalibro non è definito. I.1.3 Iter amministrativo di riferimento ............................................................................. 8 I.2 DESCRIZIONE DELL’IMPIANTO NEL SUO STATO ATTUALE .......................................................................................... 8 I.2.1 Descrizione dell’area ove insiste il sito ................................................................... 8 I.2.2 Coerenza dell’impianto con piani e programmi di settore e analisi della vincolistica
..................................................................................................................................... 10 I.2.2.1 Sistema Territoriale ...................................................................................... 10 I.2.2.2 Sistema funzionale ...................................................................................... 11 I.2.2.3 I vincoli di carattere generale ....................................................................... 13 I.2.2.5 Vincoli derivanti da aree protette ................................................................. 17 I.2.2.6 Vincolo idrogeologico ................................................................................... 17 1.2.2.7 Pericolosità idraulica ..................................................................................... 18 1.2.2.5 Pericolosità geomorfologica .......................................................................... 20 1.2.2.6 Vincoli igienico—sanitari ............................................................................... 21 1.2.2.7 Vincoli Infrastrutturali..................................................................................... 23 1.2.2.8 Rischio Sismico ............................................................................................. 24 1.2.3 Piano Stralcio Assetto Idrogeologico................................................................ 25 1.2.4 Piano di Classificazione Acustica ..................................................................... 26 I.2.3 Descrizione delle attività attualmente esercitate nell’impianto .............................. 31 I.2.3.1 Deposito preliminare e messa in riserva dei rifiuti pericolosi e non pericolosi 32 I.2.3.2 Trattamento dei rifiuti pericolosi e non pericolosi (operazione D9) ................. 36 I.2.3.3 Trattamento dei rifiuti liquidi pericolosi e non pericolosi ................................. 40 I.2.4 Descrizione delle mitigazioni posti in essere nell’impianto.................................... 42 I.2.5 Verifica di coerenza con le MTD ........................................................................... 60 I.3 DESCRIZIONE DELLE MODIFICHE DA APPORTARE ALL’AUTORIZZAZIONE INTEGRATA AMBIENTALE ........................ 62 4
Impianto di Vada
I.3.1 Modifica n.1: aumento della potenzialità di trattamento dell’impianto ................... 62 I.3.2 Modifica n.2: introduzione di nuovi codici rifiuto per le varie attività di gestione ... 63 I.3.3 Modifica n.3: aumento della potenzialità dell’attività di stoccaggio ....................... 63 I.3.4 Modifica n.4: introduzione dell’attività D14............................................................ 67 I.3.5 Criteri di accettazione dei rifiuti ............................................................................. 68 I.3.6 Miglioramento impiantistico per il ciclo di trattamento delle morchie oleose ......... 68 II.1DESCRIZIONE DELL’AMBIENTE ................................................................................................................................ 69 II.1.1 Qualità dell’aria .................................................................................................... 69 II.1.2 Caratterizzazione del clima acustico ................................................................... 75 II.1.3 Inquinamento elettromagnetico ........................................................................... 77 II.1.4 Climatologia ......................................................................................................... 79 II.1.4 Caratterizzazione della risorsa idrica .............................................................. 81 II.1.5 Suolo e sottosuolo .......................................................................................... 85 II.1.6 Vegetazione, flora e fauna ................................................................................... 90 II.2 VALUTAZIONE DEGLI IMPATTI AMBIENTALI ............................................................................................................. 93 II.2.1 Identificazione qualitativa dei fattori di pressione ambientale .............................. 93 II.2.2 Impatti sulla matrice aria ................................................................................. 95 II.2.2 Clima acustico ................................................................................................ 98 II.2.2 Impatti sul clima ............................................................................................ 100 II.2.3 Impatti sul sistema idrico............................................................................... 100 II.2.4 Impatti sul suolo e sottosuolo ........................................................................ 102 II.2.5 Consumo di risorse ed energia ..................................................................... 103 II.2.6 Analisi degli impatti sulla vegetazione, flora, fauna e ecosistemi .................. 103 II.2.7 Analisi dell’impatto sull’assetto igienico sanitario .......................................... 104 II.2.8 Impatti sul paesaggio .................................................................................... 104 II.2.9 Considerazioni sulla sicurezza dell’impianto ................................................. 104 II.2.10 Conclusioni ................................................................................................... 105 PARTE III – DOCUMENTAZIONE INERENTE LE MODIFICHE ALLA AIA ....................................... 106 III.1 INQUADRAMENTO URBANISTICO E TERRITORIALE DELL’IMPIANTO IPPC ........................................................... 106 III.2 CICLO PRODUTTIVO ............................................................................................................................................ 106 III.3 PRODUZIONE E CONSUMO DI ENERGIA ............................................................................................................... 106 5
Impianto di Vada
III.4 EMISSIONI ........................................................................................................................................................... 106 III.4.1 Emissioni in atmosfera...................................................................................... 106 III.4.2 Scarichi idrici .................................................................................................... 107 III.4.3 Emissioni sonore .............................................................................................. 107 III.5 SISTEMI DI CONTENIMENTO E ABBATTIMENTO .................................................................................................... 107 III.6 BONIFICHE........................................................................................................................................................... 107 III.7 RISCHIO DI INCIDENTE RILEVANTE ...................................................................................................................... 107 III.8 PIANO DI MONITORAGGIO E CONTROLLO ............................................................................................................ 107 III.9 VALUTAZIONE INTEGRATA DELL’INQUINAMENTO ................................................................................................ 108 6
Impianto di Vada
Parte I – Descrizione dell’impianto e del progetto di modifica
I.1Premessa
I.1.1 Obiettivi e motivazioni progettuali
L’impianto Ecomar operante in loc. Vada offre a un vasto territorio servizi di gestione di
rifiuti speciali, pericolosi e non pericolosi. Dall’anno 2007, la Ecomar opera in forza di
un’autorizzazione integrata ambientale, la quale ha accompagnato in questi anni una
significativa evoluzione logistica e impiantistica, inerenti la realizzazione di dispositivi di
mitigazione (in osservanza alle migliori tecnologie disponibili cui l’AIA fa riferimento) e
l’affinamento di sistemi di controllo dei rifiuti in entrata ed in uscita dall’impianto.
Tuttavia, nell’esigenza di rispondere a nuove sfide imprenditoriali imposte dal mercato in
cui opera la Ecomar, si è reso necessario prevedere delle modifiche impiantistiche e
logistiche finalizzate a mantenere la competitività dell’impianto e meglio sfruttare le
competenze e gli impianti a disposizione.
Come meglio specificato di seguito, le modifiche impiantistiche che si intendono
apportare sono le seguenti:
 accoglimento di nuovi codici rifiuto per cui il mercato di riferimento di Ecomar ha
mostrato forte interesse al conferimento;
 aumento del flusso di rifiuti da inviare al trattamento;
 aumento di capacità per il deposito preliminare dei rifiuti pericolosi e non
pericolosi;
 attivazione di nuove specifiche attività di gestione rifiuti;
Le modifiche elencate sopra sono state tutte oggetto della valutazione ambientale, con
l’obiettivo di verificare che l’assetto impiantistico finale sia sostenibile con il sito.
Pertanto, si ritiene utile strutturare il presente documento nei capitoli seguenti:
CAP. I - VERIFICA PRELIMINARE, DESCRIZIONE DEL PROGETTO
Il capitolo integra ed esaurisce completamente il progetto (relazione tecnica, tavole di progetto e
verifiche generali di stabilità), presenta il necessario inquadramento territoriale e analizza la
vincolistica esistente.
CAP. II - VERIFICA PRELIMINARE, DESCRIZIONE DELL’AMBIENTE E ANALISI DEGLI
IMPATTI
Il capitolo stabilisce un quadro sintetico delle informazioni riguardanti gli aspetti ambientali
individuati come significativi e analizza gli impatti sull’ambiente derivanti dall’aggiornamento
progettuale ed espone le conclusioni finali circa la necessità o meno di redigere una Valutazione
Impatto Ambientale.
CAP. III - AGGIORNAMENTO DOCUMENTAZIONE A.I.A.
In quest’ultimo capitolo, laddove necessario si aggiorna la documentazione AIA in relazione alle
modifiche previste al fine di ottenere un’Autorizzazione Integrata Ambientale che si riferisca al
nuovo quadro progettuale.
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Impianto di Vada
La documentazione sopra evidenziata è stata poi integrata da un fascicolo riportante una
sintesi non tecnica della proposta progettuale, redatto ai sensi dell’art. 29-ter, comma 2 del
D. Lgs. 152/2006.
I.1.3 Iter amministrativo di riferimento
L’impianto di cui trattasi è oggi autorizzato all’esercizio con Autorizzazione Integrata
Ambientale, come di seguito specificato:
 Atto Dirigenziale n. 260 del 30 ottobre 2007 rilasciata dalla Provincia di Livorno,
Autorizzazione Integrata Ambientale – prima emissione;
 Atto Dirigenziale n.178 del 30 ottobre 2009, approvazione del progetto definitivo di
adeguamento alle linee guida per l’utilizzo delle Migliori Tecniche Disponibili;
 Atto Dirigenziale n. 63 del 30 aprile 2010, proroga per la realizzazione del progetto di
adeguamento alle MTD;
 Atto Dirigenziale n. 64 del 5 giugno 2012, approvazione della modifica non
sostanziale inerente il potenziamento dell’impianto di trattamento delle acque di
prima pioggia.
 Richiesta di modifica non sostanziale per revisione piano monitoraggio e controllo ed
esecuzione operazioni R13, modifica approvata e in attesa di formalizzazione (in atti
provinciali protocollo n.36323 del 18/8/2010).
 Richiesta di modifica sostanziale per aumento di potenzialità di trattamento
nell’impianto pari a 12.000 t/anno per i codici già autorizzati 100107 e 100121,
modifica in attesa di formalizzazione (in atti provinciali protocollo n.36323 del
18/8/2010 e 4934 del 05/02/2013).
I.2 Descrizione dell’impianto nel suo stato attuale
I.2.1 Descrizione dell’area ove insiste il sito
L’impianto di Ecomar è situato nel Comune di Rosignano Marittimo, località Vada, in
via Polveroni 9/11. L’impianto sorge ai margini dell’abitato della frazione “Polveroni”, lato
mare. L’area, completamente pianeggiante, è posta ad una quota altimetrica di circa 10 m
s.l.m. e ricomprende una superficie complessiva pari a 35.000 m2. Confina a Sud-Est con
terreni a destinazione agricola, verso Nord-Ovest con la zona di rispetto del Fiume Fine, a
Est con l’abitato della frazione “Polveroni”. La viabilità di accesso all’impianto, recentemente
ammodernata, permette di raggiungere l’impianto dalla SS1 Variante Aurelia dall’uscita di
Rosignano Solvay.
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Impianto di Vada
ECOMAR
ITALIA SpA
Figura 1 – Ubicazione impianto
Figura 1 bis – Ubicazione dell’impianto
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Impianto di Vada
I.2.2 Coerenza dell’impianto con piani e programmi di settore e analisi della vincolistica





Gli strumenti analizzati neII’ambito del presente studio comprendono:
il PTC (Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Livorno);
gli strumenti di pianificazione del Comune di Rosignano Marittimo (Piano Strutturale
e regolamento Urbanistico);
il Piano Stralcio Assetto Idrogeologico;
il Piano Comunale di Classificazione Acustica;
il Piano di Gestione dei Rifiuti Speciali anche Pericolosi — Provincia di Livorno;
Se ne riporta di seguito una sintesi dei risultati.
I.2.2.1
Sistema Territoriale
L’area di interesse si colloca nell’ambito del sistema territoriale della Pianura Costiera
Centrale. Dal punto di vista geomorfologico ritroviamo depositi alluvionali, depositi di duna e
più nell’interno depositi terrazzati bassi e alti. Gli elementi morfologici prevalenti sono
ovviamente la pianura costiera con la fascia dunale e i terrazzi uniformi o con incisioni
aperte che si raccordano con la pianura a valle e i rilievi collinari a monte.
Il sistema si sviluppa su di un’area pianeggiante e pedecollinare prospiciente la costa
tra Vada e San Vincenzo ed è percorso dal corridoio plurimodale tirrenico, comprendente i
centri urbani di pianura e costieri, con presenza di attività produttive ed insediamenti
turistici. Lo stabilimento chimico della Solvay connota la parte nord del sistema ed ha
prodotto mutamenti irreversibili del paesaggio costiero (spiagge bianche). A sud di Cecina
la costa presenta una marcata naturalità.
Lo stabilimento Ecomar si colloca neII’ambito del sottosistema territoriale del Fine e del
Cecina ed è ricompreso neII’ambito di Paesaggio di pianura a dominante agricola (Vada,
Collemezzano) (AdP 10).
Ecomar
Figura 2 — Ambiti di Paesaggio
(fonte: Quadro Conoscitivo PTC Livorno)
10
Impianto di Vada
Il sottosistema territoriale del Fine e del Cecina è caratterizzato da processi produttivi
agricoli che investono in modo particolare la parte interna e pedecollinare con proprietà
estese dedite alle produzioni vitivinicole olivicole di qualità e di eccellenza. Lo stesso è
anche caratterizzato da forti processi di antropizzazione dovuti allo sviluppo industriale di
Rosignano –attivo dal 1912- e I'affermarsi di Cecina come centro terziario del comprensorio
cerniera degli insediamenti orientali della valle del fiume Cecina e il corridoio tirrenico. Il
sistema si caratterizza anche per la notevole crescita turistica legata all'attività balneare da
Castiglioncello a San Vincenzo. Il sistema è caratterizzato dalla consistenti presenze
industriali a nord, turistiche e infrastrutturali e da centri di servizi comprensoriali. Gli obiettivi
specifici dettati dal PTC per il sottosistema territoriale del Fine e del Cecina riguardano
essenzialmente la tutela della risorsa idrica ed in particolare la necessità di "non superare i
limiti di criticità dei bacini idrici soggetti a bilancio idrico deficitario e condizionare i prelievi
dai corpi idrici sotterranei" (art. 21.1 Disciplina PTC).
I.2.2.2
Sistema funzionale
Il PTC articola il territorio provinciale nei seguenti Sistemi e Sottosistemi Funzionali. Il
Sistema Funzionale degli insediamenti è articolato in:
 la struttura insediativa - i nodi urbani, la città diffusa;
 la rete dei luoghi e degli spazi della collettività.
Il Comune di Rosignano Marittimo, sotto il profilo funzionale a scala provinciale, appartiene
ai "nodi urbani locali con funzioni di presidio del territorio a più debole armatura, atte
prevalentemente a fornire servizi di base alla popolazione insediata”.
Il Sistema Funzionale delle attività economiche è articolato in:
 produzione di beni e servizi;
 commercio;
 agricoltura;
 turistico;
 ricettivo;
 pesca.
Il Sistema funzionale della produzione di beni e servizi è rappresentato dagli impianti storici
industriali di Livorno, Rosignano Solvay, Piombino e di tutte le attività ad esso connesso
come le linee di carico portuali per il prodotto greggio, le cave di calcare a San Carlo e le
linee ferroviarie di connessione cosi come le cave di calcare perle acciaierie di Piombino. Il
sistema non è limitato all’area dello stabilimento ma comprende apparati insediativi
funzionali alla produzione di servizi necessari alla produzione dei beni e collocati non
necessariamente in ambito industriale.
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Impianto di Vada
Ecomar
Figura 3 — Sistema funzionale produttivo – Turismo, Commercio, Industria e Invarianti
(fonte: Quadro Conoscitivo PTC Livorno)
Il Sistema funzionale delle attività agricole comprende una vasta area la cui
superficie totale corrisponde a circa il 31% del territorio provinciale. Le produzioni agricole
prevalenti sono: cereali, ortaggi, frutta, olive e uva da vino. Il PTC riconosce la preminente
rilevanza strutturale e funzionale della matrice paesaggistica rurale in relazione ai valori
naturalistici e ecosistemici, storici e culturali, e visuali del paesaggio contenuti nel PIT. Lo
stabilimento Ecomar è ricompreso in una vasta area a vocazione agricola.
Ecomar
Figura 4 — Sistema Funzionale Produttivo — Aree Agricole, selvicolturali invarianti
(fonte: Quadro Conoscitivo PTC Livorno)
Il Sistema Funzionale delle reti e dei nodi infrastrutturali è articolato in:
 mobilità e della logistica;
 risorse idriche;
 rifiuti;
 risorse energetiche.
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Impianto di Vada
Il Sistema funzionale dei rifiuti individua quali invarianti strutturali i quattro sistemi attuali
di smaltimento: Livorno, Rosignano, Piombino, Elba. L’obiettivo è quello di conseguire
un'organizzazione territoriale tale da poter soddisfare lo smaltimento dei rifiuti prodotti sul
territorio della provincia di Livorno e I'attivazione di un processo di riduzione della
produzione dei rifiuti, in sintonia con il piano di settore provinciale.
Sistema funzionale delle aree protette
Il sistema delle aree protette verdi contribuisce agli aspetti di funzionalità sistemica di
tutto il territorio provinciale e ad esso appartengono i parchi, le riserve naturali, le aree
naturali protette di interesse locale, ma anche il sistema natura 2000 e i Siti di Interesse
Regionale. La rete ecologica assume funzione di connettore tra i territori sia relativamente
agli aspetti ambientali ma anche quelli paesistici.
Ecomar
Figura 5 — Stralcio Sistema Funzionale Aree Protette
(fonte: Quadro Conoscitivo PTC Livorno)
Il sito Ecomar srl non è interessato dalla perimetrazione di aree protette (inclusione
e/o area prossima).
I.2.2.3
I vincoli di carattere generale
Il sito in oggetto si colloca nell'ambito del Sistema Territoriale della Pianura CentroMeridionale che comprende le aree di duna costiera e di depositi alluvionali e i terrazzi
pedecollinari centrali. Elementi peculiari del sistema sono la rete dei canali di bonifica, la
maglia poderale, |’urbanizzazione diffusa, la presenza orticola, la produttività cerealicola, la
fascia costiera dunale e retrodunale con pineta, la foce del fiume Fine, i rilevanti
insediamenti turistici e residenziali, la portualità, l’agricoltura industrializzata ad elevate
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Impianto di Vada
potenzialità produttive. Per il Sistema Territoriale della Pianura Centro—Meridionale, il
Piano Strutturale all'art. 24 definisce sostenibili i seguenti obiettivi generali:
 di integrazione economica terziaria, industriale, turistica e agricola;
 di contenimento delle nuove urbanizzazioni costiere;
 di salvaguardia dal rischio idraulico;
 di tutela del patrimonio acquifero;
 di riqualificazione della ricettività;
 di riorganizzazione e ottimizzazione della mobilità e dei servizi;
 di riqualificazione dei processi produttivi de||’industria in ordine a parametri di
 compatibilità ambientale;
 di ammodernamento urbano, con qualificazione dei servizi e del commercio;
 di ristrutturazione polifunzionale dei comparti mono—produttivi industriali.
Alla base dei sistemi territoriali si individuano le Unità Territoriali Organiche
Elementari (UTOE) ambiti identificati sulla base di relazioni funzionali e assetti morfologici
consolidati. L'UTOE di riferimento per I'area deII'insediamento ECOMAR appartiene per la
quasi totalità del sito alla UTOE2 — della costa urbana e turistica (Unità di Paesaggio del
PTC di Livorno denominate Vada, Marina di Cecina, Vada 1 e Vada 2. Una parte marginale
del sito è invece ricompresa nella UTOE 3 — della città di mare e di fabbrica.
Figura 6 - Unità Territoriali Organiche Elementari (U.T.O.E.)
(fonte: Quadro Conoscitivo del Piano Strutturale del Comune di Rosignano M.)
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Impianto di Vada
NeII’UTOE 2 sono comprese parte delle pianure bonificate tagliate daII’unità
territoriale di Collemezzano dal passaggio della ferrovia; la costa, dalla foce del Fiume Fine
al confine sud del Comune, sabbiosa, impegnata da stabilimenti e molto gravata dal turismo
estivo balneare, pinetata soprattutto sotto Vada e verso il confine sud; il centro abitato di
Vada e |’insediamento turistico (seconde case) della Mazzanta; il porto industriale e I’area
industriale Solvay. L’UTOE 3 corrisponde invece con I'urbanizzato nato intorno alla fabbrica
Solvay, e di tale origine mantiene sia la presenza industriale sia la maglia urbana delle
residenze e dei servizi. Le peculiarità deII'area sono determinate dalla presenza:
- del Villaggio Solvay - tessuto urbano;
- dell'industria - stabilimento SOLVAY e area industriale delle Morelline;
- della foce del Fiume Fine.
Figura 7 – Territorio urbano e rurale
(fonte: Quadro Conoscitivo del Piano Regolatore del Comune di Rosignano M.)
Il sito sorge in un'area a prevalente carattere industriale e artigianale con attività
produttive da rilocalizzare ricadenti in area a rischio di incidente rilevante di cui al D.M.
09/05/2001(mdr). In quest'ambito sono ricompresi gli insediamenti artigianali e di piccola e
media industria localizzati all'interno di tessuti urbanistici residenziali che, per funzioni e
dimensioni, costituiscono elementi di criticità del territorio e dei quali si intende incentivare la
sostituzione e la delocalizzazione. In tale ambito non sono ammessi interventi di
ampliamento delle strutture nelle quali si svolgono attività produttive, salvo che gli stessi
non risultino indispensabili a seguito di sopraggiunte normative in materia di sicurezza dei
lavoratori e degli impianti (art. 62 NTA). Il sito è parzialmente interessato dalla fascia di
tutela per beni areali soggetti a regole paesaggistiche (pp).
15
Impianto di Vada
Dall’analisi degli estratti del R.U. e del Quadro Conoscitivo inerenti le tematiche
paesaggistiche ed ambientali, si rileva che I’area di studio e parzialmente ricompresa nelle
aree di Interesse ambientale costa fiume in conseguenza della presenza in area prossima
del Fiume Fine. Fiume, torrente e corso d acqua Iscritto nell’elenco di cui al RD 11/12/1933
n.1775 e relative sponde o piedi degli argini per una fascia di 150 metri ciascuna. L’area
risulta, quindi, parzialmente vincolata ai sensi del D. Lgs. 42/2004 per la tutela delle aree di
particolare interesse ambientale (lettera C — Fiume, torrente e corso d’acqua — art. 142
c.1). Ai fini del presente studio, si evidenzia che all’interno dell’area dello stabilimento non è
prevista alcuna modifica di tipo edilizio. Si ritiene, pertanto, che tali vincoli, per il caso in
esame, non determinino nessuna ulteriore azione di valutazione o di acquisizione di nuovi
pareri.
Figura 8 – Tavola generale dei vincoli
(fonte: Quadro Conoscitivo del Regolamento Urbanistico del Comune di Rosignano M.)
Sull’area di studio non sussistono le seguenti tipologie di vincolo:
• vincolo archeologico, storico e culturale;
• vincolo derivante da parchi e riserve naturali;
• vincolo derivante aree percorse dal fuoco.
16
Impianto di Vada
I.2.2.5
Vincoli derivanti da aree protette
Dall’analisi effettuata, emerge che l’area di studio non ricade all’interno di alcuna
area protetta.
Ecomar
Figura 9 – Tavola delle aree protette
(fonte: Web Gis della Regione Toscana)
I.2.2.6
Vincolo idrogeologico
Dall’analisi effettuata, emerge che l’area di studio non ricade all’interno di alcuna
area protetta.
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Impianto di Vada
Ecomar
Figura 10 – Vincolo idrogeologico
(fonte: Web Gis del Comune di Rosignano M.)
1.2.2.7 Pericolosità idraulica
AI fine di valutare la pericolosità idrologico-idraulica del sito in esame è stata
consultata la cartografia allegata al Regolamento Urbanistico. In particolare dalla lettura
della Tavola G5 "Carta della Pericolosità Idraulica (Quadro Conoscitivo — Regolamento
Urbanistico) si rileva che |’area di studio è classificata come "area a pericolosità idraulica 2
— bassa". A tale ambito appartengono le aree della pianura costiera dei terrazzi
pleistocenici e dei fondovalle a quote inferiori a +50 s.l.m. perle quali non vi sono notizie
storiche di precedenti inondazioni e sono in situazione di alto morfologico rispetto alla piana
alluvionale adiacente, di norma a quote altimetriche superiori di 2m rispetto al piede esterno
dell’argine o, in mancanza, al ciglio di sponda. Gli studi idraulici hanno messo in evidenza
che queste sono aree con rischio di fenomeni di esondazione superiori a 200 anni (art. 28
NTA — Regolamento urbanistico).
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Impianto di Vada
Ecomar
Figura 11 – Carta della pericolosità idraulica
(fonte: Web Gis del Comune di Rosignano M.)
Sull’area in esame non sussistono vincoli di natura idraulica e/o idrogeologica.
19
Impianto di Vada
Ecomar
Figura 12 – Vincoli idraulici-idrogeologici
(fonte: Regolamento Urbanistico del Comune di Rosignano M.)
Per tali aree le Norme Tecniche di Attuazione del Piano Urbanistico specifica che
"negli interventi di urbanizzazione devono essere previste opere di regimazione idraulica
delle acque di circolazione superficiale provenienti da monte o locali". Nel caso specifico si
tratta di impianto esistente per il quale non è prevista alcuna modifica di carattere strutturale
ed edilizio.
1.2.2.5 Pericolosità geomorfologica
AI fine di valutare I’ambito di pericolosità geologica del sito in esame è stata
consultata la cartografia allegata al Regolamento Urbanistico. In particolare, dalla lettura
della Tavola G3 "Carta della Pericolosità Geomorfologica (Quadro ConoscitivoRegolamento Urbanistico) si rileva che |’area di studio è classificata come "area G.1 a
Pericolosità molto bassa". A tale ambito appartengono parti stabili del territorio non
interessate da fenomeni di dissesto geomorfologico dove affiorano litotipi con ottime
caratteristiche litotecniche, con pendenze che consentono la stabilità dei versanti. Parti
della pianura costiera costituite da terreni con elevate caratteristiche di resistenza
meccanica da rilevarsi con analisi dirette in corrispondenza dell’area interessata da nuova
realizzazione urbanistica. (art. 33 NTA — Regolamento Urbanistico). Nel caso specifico si
tratta di impianto esistente per il quale non è prevista alcuna modifica di carattere strutturale
ed edilizio.
20
Impianto di Vada
Ecomar
Figura 13 – Carta della pericolosità geomorfologica
(fonte: Regolamento Urbanistico del Comune di Rosignano M.)
1.2.2.6 Vincoli igienico—sanitari
AI perimetro dello stabilimento è istituita un’area di rispetto per depuratori, non edificabile, di
almeno 100 m. In detta fascia non possono essere eseguite costruzioni o edifici.
Ecomar
Figura 14 – Aree di rispetto
(fonte: Web Gis del Comune di Rosignano M.)
21
Impianto di Vada
Lo stabilimento rientra nell’ambito della area vasta classificata come "Zone Vulnerabili da
Nitrati". La Regione Toscana, con DPGR n.32/R del 13/07/2006, ha definito il programma di
azione obbligatorio per la tutela e il risanamento delle acque causato dai nitrati di origine
agricola, indicando per il territorio comunale i limiti dell’area vulnerabile in corrispondenza
della fascia costiera della pianura ed emanando il relativo regolamento (Regolamento
recante definizione del programma d’azione obbligatorio perle zone vulnerabili di cui
all’articolo 92,comma 6 del DLgs n.152 del 03/04/2006 — Norme in materia ambientale).
La normativa inerente le zone vulnerabili da nitrati è contenuta nelle Norme Tecniche
di Attuazione del Regolamento Urbanistico, al titolo II capo III art. 27. Tale norme dettano
tutta una serie di regole e limitazioni finalizzate a mantenere l’equilibrio, la consistenza, le
caratteristiche ambientali e morfologiche della zona. Ai fini del presente studio si evidenzia
che all’interno dell’area dello stabilimento non è comunque prevista alcuna edificazione né
modifica dell’assetto esistente che possano interferire con la risorsa idrica.
Inoltre, si evidenzia che l’area di stabilimento non interferisce con vincoli derivanti da:
• aree di rispetto pozzi per acquedotto;
• aree di rispetto per cimiteri;
• aree di rispetto per discarica.
Ecomar
Figura 15 – Carta dei pozzi, delle sorgenti e delle zone di salvaguardia delle risorse idriche
e delle zone maggiormente vulnerabili
(fonte: Quadro conoscitivo del Piano Strutturale del Comune di Rosignano M.)
22
Impianto di Vada
1.2.2.7 Vincoli Infrastrutturali
Come si evince dalla figura sottostante |’area di studio non e interessata da vincoli di
rispetto stradale, ferroviario, per gasdotti e/o linee elettriche.
Figura 16 – Vincoli infrastrutturali
(fonte: Regolamento Urbanistico del Comune di Rosignano M.)
D’altro canto, il sito risulta ricompreso neI|’area di danno CDEF secondo la
Classificazione del territorio interessato dalle conseguenze degli eventi incidentali, operata
ai sensi del DM 09/05/2001. Il Comune di Rosignano Marittimo è interessato
dall’applicazione del suddetto decreto per la presenza sul proprio territorio dello stabilimento
gestito dalla Solvay Chimica S.p.A. e Solvay Polyolefins Europe Italia S.p.A., ubicati
rispettivamente a Nord e sud—ovest dello stabilimento.
In base a tale classificazione, il territorio comunale viene suddiviso in zone
omogenee per livello di danno a persone o a strutture. Con la categorizzazione il territorio
23
Impianto di Vada
del Comune di Rosignano Marittimo è stato suddiviso in sei categorie: da A (area
densamente abitata) a F (area entro i confini dello stabilimento) in funzione dell’indice di
edificazione esistente, della presenza di luoghi a concentrazione di persone con limitata
capacità di mobilità, di locali di pubblico spettacolo, mercati, centri commerciali, stazioni
ferroviarie, aree con insediamenti industriali ed agricoli.
Nella seguente tabella riporta la definizione delle categorie di interesse per l’area in
esame al fine della compatibilità territoriale:
1.2.2.8 Rischio Sismico
Il territorio del Comune di Rosignano in base alla deliberazione del C.R.T. N° 431 del
19/6/2006 e all’ordinanza P.C.M. n° 3519 del 28/4/2006 è classificato sismico in zona 3s.
24
Impianto di Vada
Ecomar
1.2.3 Piano Stralcio Assetto Idrogeologico
Il Piano di Assetto Idrogeologico del Bacino Toscana Costa è stato adottato per ciò che
concerneva le misure di salvaguardia con delibera G.R. N.831 del 23 luglio 2001,
successivamente la delibera G.R. n.1330 del 20 dicembre 2004 adottava totalmente il Piano
di Assetto Idrogeologico che con atto di delibera del Consiglio Regionale N.13 del 25
gennaio 2005 ne approvava i contenuti.
Successivamente all'approvazione del P.A.I. il quadro conoscitivo delle pericolosità idraulica
e geomorfologica è stato aggiornato in raccordo con le Amministrazioni Comunali che
hanno provveduto nel frattempo ad adeguare al P.A.I. i propri strumenti di governo del
territorio.
Come è verificabile nella figura 17 (mappa aggiornata a maggio 2010), il sito Ecomar
non è ricompreso né in aree a pericolosità idraulica né in aree a pericolosità
geomorfologica. AI di fuori delle aree a pericolosità molto elevata ed elevata, ogni bacino
risulta diviso in ambiti definiti di particolare attenzione in funzione delle diverse dominanti
presenti. In particolare l’area dello stabilimento Ecomar è inserito nell’ambito "Aree di
particolare attenzione per la prevenzione da allagamenti (dette anche "ambiti di fondovalle"
o "dominio idraulico'. Tale ambito corrisponde alle aree di fondovalle nelle quali assume
rilevanza il reticolo idrografico nella sua continuità e dove il territorio diviene oggetto di
un’attenta riorganizzazione in funzione della salvaguardia dell’esistente. Per le aree di
particolare attenzione per la prevenzione da allagamenti il PAI detta specifiche direttive al
fine di garantire il mantenimento degli ambiti di respiro naturale e di mantenere e recuperare
25
Impianto di Vada
la funzionalità e |'efficienza delle opere idrauliche e di bonifica (art. 19 Direttive per le aree
di particolare attenzione per la prevenzione da allagamenti — Norme di Piano). Tali direttive
sono state recepite dal Comune di Rosignano Marittimo con |’art. 30 delle Norme Tecniche
di Attuazione del regolamento Urbanistico. Come già ricordato, nel caso specifico si tratta di
impianto esistente per il quale prevista alcuna modifica di carattere strutturale ed edilizio.
Ecomar
Figura 17 – Carta di sintesi di tutela del territorio
(fonte: Piano Assetto Idrogeologico, Autorità di Bacino Toscana Costa)
1.2.4 Piano di Classificazione Acustica
Con la Deliberazione del Consiglio Comunale n°128 del 30/092004, il Comune di
Rosignano Marittimo ha approvato il Piano di Classificazione Acustica del territorio ai sensi
de|I’art. 5 LRT N. 89/98. Dalla lettura dello stralcio della cartografia allegata al piano, |'area
in cui sorge lo stabilimento, è posta in Classe IV (Area di intensa attività umana).
Nella tabella che segue si riepilogano i limiti fissati dal PCCA secondo quanto previsto dal
DPCM 14/11/97.
26
Impianto di Vada
Ecomar
Figura 18 – Classificazione acustica comunale
(fonte: Piano di classificazione acustica del Comune di Rosignano M.)
1.2.5 Piano di Gestione dei Rifiuti Speciali anche Pericolosi — Provincia di Livorno
Il Piano di Gestione dei Rifuti Speciali anche Pericolosi della Provincia di Livorno è stato
approvato con D.C.P. n. 51 del 25/03/2004.
L’impianto Ecomar si pone in linea con gli obiettivi generali proposti dal Piano, ed in
particolare risponde alle seguenti finalità:
• ottimizzazione dei rapporti fra industrie e attività economiche diverse, finalizzati a
massimizzare le possibilità di recupero e gestire razionalmente le operazioni di
smaltimento;
• favorire la preparazione allo smaltimento dei rifiuti in maniera da ottimizzarne
l’eliminazione minimizzando gli impatti ambientali;
• implementazione di una adeguata impiantistica di recupero tesa a minimizzare il
trasporto dei rifiuti, a ridurre gli impatti e ad offrire servizi economicamente
vantaggiosi all’apparato produttivo della Provincia.
Il Piano fornisce i criteri comuni per la localizzazione dei nuovi impianti destinati al
recupero di rifiuti speciali anche pericolosi, che derivano sia da disposizioni comunitarie, sia
da disposizioni legislative nazionali e regionali, nonché dagli atti di pianificazione di settore.
Tale localizzazione deve comunque rispettare:
• i criteri generali fissati dalla legislazione vigente,
27
Impianto di Vada
•
•
•
i criteri specifici stabiliti in sede di definizione degli obiettivi del Piano regolatore
generale comunale (si veda in particolare il Piano strutturale) e legati alle
caratteristiche dei luoghi;
i vincoli normativi sulla tutela delle fonti di approvvigionamento idrico, le distanze
dai
corsi d’acqua, dai centri abitati, le aree protette e i rischi di frana ed erosione.
L’impianto ECOMAR, rientra tra gli impianti autorizzati alla gestione dei Rifiuti
Speciali operanti in Provincia di Livorno e come tale concorre al soddisfacimento del
fabbisogno di trattamento e recupero rifiuti posto a base del Piano di Gestione dei Riñuti
Speciali anche Pericolosi. Dal punto di vista urbanistico l’ubicazione dello stabilimento
risponde ai parametri localizzativi indicati dal Piano Provinciale: ubicazione in un’area a
prevalente carattere industriale e artigianale, con scarsa presenza di ricettori.
Sono rispettati i vincoli in materia di:
• tutela delle fonti di approvvigionamento;
• in area prossima al sito non sono presenti punti di approvvigionamento idrico a scopo
• potabile (vedi paragrafo Vincoli igienico—sanitari);
Dall’analisi della cartografia a supporto del Piano Strutturale del Comune di Rosignano
Marittimo si rileva che:
• non si rinvengono sorgenti di alcuna natura in vicinanza all' area in esame;
• non si rinvengono pozzi o opere di captazione a particolare tutela ambientale, mentre
si rilevano alcuni pozzi ad uso irriguo e/o domestico soprattutto verso Est deII’area in
esame e comunque concentrati in zone a vocazione principalmente agricola. L’unico
pozzo ad uso potabile è ubicato a monte de||’area in esame, nel sub alveo del fiume
Fine, in una posizione tale per cui la sua ricarica sia esterna al sistema idrografico
dell’area di studio.
Il sito oggi in attività non è interessato dalla perimetrazione degli ambiti fluviali A1 (Area
di assoluta protezione del corso d’acqua), A2 (Area di tutela del corso d’acqua e di possibile
inondazione), B (Aree potenzialmente inondabili in prossimità dei corsi d’acqua che
possono essere necessarie per eventuali interventi di regimazione idraulica tesi alla messa
in sicurezza degli insediamenti).
28
Impianto di Vada
Figura 19 – Carta della pericolosità idraulica
(fonte: Quadro conoscitivo del Piano Strutturale del Comune di Rosignano M.)
In area prossima non esistono centri abitati ad alta densità abitativa.
L'area di studio non ricade aII'interno di alcuna area protetta.
L’ambito non è interessato da fenomeni erosivi e di instabilità gravitativi. La geomorfologia
della zona è costituita da successioni detritiche e detritico-organogene generalmente stabili.
Figura 20 – Carta geomorfologica
(fonte: Quadro conoscitivo del Piano Strutturale del Comune di Rosignano M.)
29
Impianto di Vada
Il sito in esame risulta parzialmente interessato da vincolo paesaggistico “Aree di
interesse ambientale costa fiume” di cui all’art. 142, comma 1, lettera c, del D. Lgs. 42/2004
(porzione nord-ovest).
Il sito è interessato dalla perimetrazione delle aree a rischio di incidente rilevante di
cui al D.M. 9/5/2001.
30
Impianto di Vada
I.2.3 Descrizione delle attività attualmente esercitate nell’impianto





L’impianto effettua le seguenti attività di gestione rifiuti:
D15, deposito preliminare di rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi;
R13, messa in riserva di rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi;
D9, trattamento di rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi (miscelazione e/o
solidificazione e/o stabilizzazione) da destinarsi a successive operazioni di
smaltimento (D1-D12) in impianti terzi;
D9,
trattamento
di
rifiuti
speciali
pericolosi
e
non
pericolosi
(miscelazione/solidificazione) da destinarsi a successive operazioni di smaltimento
(D10-D11-D12) in impianti terzi.
D9, trattamento (miscelazione o chimico-fisico) di rifiuti speciali liquidi, pericolosi e
non pericolosi, da destinarsi a successive operazioni di recupero (R1, R2, R3 o R13)
in impianti terzi;
Le quantità massime autorizzate al deposito preliminare (D15) sono:
 Rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi 500 t;
 di cui speciali pericolosi al massimo
200 t.
Le quantità massime autorizzate alla messa in riserva (R13) sono:
 Rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi 100 t;
 di cui speciali pericolosi al massimo
60 t.
Le quantità massime autorizzate al trattamento (D9) sono:
 Rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi 50.000 t/anno;
 di cui speciali pericolosi al massimo
35.000 t/anno
I codici rifiuto attualmente autorizzati sono quelli riportati nella autorizzazione integrata
ambientale riportata nell’Allegato 1.
Di seguito viene riportata una dettagliata descrizione delle strutture impiantistiche
presenti così come la logistica d’uso connessa per i vari cicli produttivi sopra citati. Le
descrizioni sono accompagnate dalla planimetria d’impianto riportata come Allegato 2 al
presente documento e fanno riferimento all’attuale conduzione dell’impianto, ovvero
comprensiva delle variazioni autorizzate e realizzate in seguito al rilascio dell’AIA nell’anno
2007.
Nell’area d’impianto di Ecomar insistono le strutture della Società RECOL, la quale
effettua il recupero di acque di sentina da navi. Le strutture della RECOL non interagiscono
minimamente con quelle della Ecomar e pertanto non vengono considerate nel presente
studio. Al proposito, si rileva che le strutture di RECOL sono state a loro volta sottoposte a
verifica di assoggettabilità, con esito positivo.
31
Impianto di Vada
I.2.3.1 Deposito preliminare e messa in riserva dei rifiuti pericolosi e non pericolosi
Una delle attività principali di Ecomar condotte nello stabilimento di Vada è quella di
stoccaggio di rifiuti prelevati da terzi e da inviare allo smaltimento e al recupero. A questo
proposito, la Ecomar riceve direttamente dalla sua clientela i rifiuti per cui è autorizzata. Lo
schema di flusso di tale attività è quello rappresentato di seguito:
Stipula di accordo
con il cliente sul tipo
di rifiuto e sulle
modalità di
imballaggio e
conferimento
Verifica del rifiuto e
delle condizioni di
trasporto al
conferimento
Posizionamento del
rifiuto in sicurezza
presso le aree per
D15 e R13
Carico e trasporto
verso il destino di
smaltimento e
recupero finale
(cfr. paragrafo I.2.4.2)
Figura 20 - Schema di flusso relativo all’attività di deposito preliminare (D15)
Le aree deputate allo stoccaggio sono quelle evidenziate nelle figure 21a e 21b. Ai
fini della conformità con le MTD, alcune aree destinate alla messa in riserva e deposito
preliminare (A6, A7, A8, A9, R1, R2, R3), sono state dotate di copertura mediante la
realizzazione di tettoie (cfr. A.D. n.178 del 30.10.2009 e A.D. n. 63 del 30.04.2010 riportate
nell’Allegato 1). In particolare, è stata realizzata una prima tettoia di superficie pari a 510 m2
ca. in adiacenza ad una già presente e di pertinenza dell’officina meccanica; la seconda
tettoia, in linea con la prima, aggiunge una superficie coperta pari a 180 m2.
Complessivamente, si contano circa 2.600 m2 di superficie destinata allo stoccaggio, di cui
circa 1700 m2 coperti.
Le aree coperte attualmente esistenti sono le seguenti (D9, D15 e R indistintamente):
 Vecchia tettoia pressi officina e scaffale : circa 460 m2
 Tettoia nuova: 490 m2
 Vecchia tettoia limitrofa a serbatoio 53: 300 m2
 Capannone: 450 m3.
32
Impianto di Vada
Figura 21a – Allocazione delle aree coperte dedicate allo stoccaggio e alla lavorazione
33
Impianto di Vada
Figura 21b – Piano degli stoccaggi vigente
34
Impianto di Vada
(i serbatoi indicati come RECOL sono utilizzati esclusivamente dalla società omonima)
Al fine di effettuare lo stoccaggio in sicurezza, i rifiuti sono raggruppati per tipologia
omogenea. In particolare, i rifiuti pericolosi vengono raggruppati in modo da evitare
eventuale danneggiamento degli imballaggi e possibile contatto tra i rifiuti. Per la loro natura
particolare, i rifiuti infiammabili vengono stoccati separatamente. Vengono posti sotto
copertura i rifiuti stoccati con imballaggi che non hanno caratteristiche di impermeabilità agli
agenti atmosferici. I rifiuti che vengono conferiti con imballaggi compatibili con la
permanenza all’aperto (es. cassoni e fusti stagni) possono essere eventualmente stoccati in
aree non coperte. Nelle tabelle seguenti vengono indicate in planimetria le collocazioni dei
rifiuti solidi e liquidi. I rifiuti conferiti sfusi vengono stoccati direttamente nelle vasche
all’interno del capannone, dotato di impianto di aspirazione e trattamento dell’aria.
Collocazione rifiuti
Capacità
massima
(t o m2)
800 t
Aree da A1 a A5
Area d’impianto dedicata
Cfr. figura 21b
Tipologia dei rifiuti
Rifiuti solidi (D15)
Tabella 1 – Collocazione di stoccaggio riservata ai rifiuti solidi sfusi
Collocazione rifiuti
Serbatoio S38
Serbatoio S6
Serbatoi S55-S56-S57-S58-S7S8-S9-S10
Volume
riservato (m3)
500
300
240
Area d’impianto dedicata
Cfr. figura 21b
Tipologia dei rifiuti
Rifiuti liquidi (D15)
Rifiuti liquidi (D15)
Acque di falda (MISO) da inviare alla
depurazione
Tabella 2 – Collocazione di stoccaggio riservata ai rifiuti liquidi
Collocazione rifiuti
Area A6
Area A7
Area A8
Area A9 (scaffale coperto)
Area A10 (non coperto)
Area A11
Area A12 (non coperto)
R1
R2
R3
D1
Volume
riservato (m3)
70 t, 100 m2
195 t, 130 m2
200 t, 135 m2
135 t, 90 mq
60 t, 40 m2
80 t, 60 m2
60 t, 40 m2
54 t, 36 m2
85 t, 57 m2
80 t, 60 m2
Area d’impianto dedicata
Cfr. figura 21b
Tipologia dei rifiuti
Rifiuti anche infiammabili (D15)
Rifiuti liquidi e solidi in colli(D15)
Rifiuti liquidi e solidi in colli (D15)
Rifiuti liquidi e solidi in colli (D15)
Rifiuti liquidi e solidi in colli (D15)
Rifiuti liquidi e solidi in colli/cassoni (D15)
Rifiuti liquidi e solidi in colli/cassoni (D15)
Rifiuti liquidi e solidi in colli (R13)
Rifiuti liquidi e solidi in colli(R13)
Rifiuti liquidi e solidi in colli/cassoni (R13)
Deposito temporaneo
Tabella 3 – Collocazione di stoccaggio riservata ai rifiuti liquidi (cisternette e fusti) e solidi (fusti, colli e
scarrabili)
Ad oggi è autorizzato al deposito preliminare un quantitativo massimo di 500 t, di cui al
massimo 200 t di rifiuti pericolosi.
Il tempo massimo di permanenza per rifiuti previsto nelle aree suelencate è di:
- aree destinate alle operazioni di D9: tempo di permanenza massimo 3 mesi;
- aree destinate alle operazioni di D15/R13: tempo massimo di permanenza 12
mesi;
35
Impianto di Vada
-
aree destinate al deposito temporaneo: tempo massimo di permanenza 3
mesi.
Il controllo del rispetto di tale tempistiche viene eseguito dagli operatori verificando
sia i dati riportati sulla targa che identifica la partita stoccata sia dalle copie dei formulari
presenti in ufficio.
I.2.3.2 Trattamento dei rifiuti pericolosi e non pericolosi (operazione D9)
Nel caso in cui i rifiuti prodotti da vari cicli produttivi, siano essi pericolosi o non
pericolosi, non abbiano direttamente le caratteristiche per poter essere smaltiti, Ecomar
offre un servizio di trattamento di tali rifiuti finalizzato a trasformare le caratteristiche chimico
fisiche perché il rifiuto stesso possa essere avviato ad attività di smaltimento classificate da
D1 a D12. Tale trattamento si basa sull’applicazione di una o più delle seguenti operazioni:
 miscelazione;
 inertizzazione;
 solidificazione.
Lo schema di flusso esemplificativo è quello riportato nella figura seguente.
Pericolosi
Miscelazione e invio in discarica
Non Pericolosi
Miscelazione e invio in discarica
Pericolosi
Miscelazione e/o inertizzazione e invio in discarica
Non Pericolosi
Miscelazione e/o inertizzazione e invio in discarica
Pericolosi e
Miscelazione e invio a incenerimento
TC<limiti
TQ< limiti
TC>limiti
Rifiuto
TQ> limiti
Non Pericolosi
Figura 22 - Schema di flusso generale relativo all’attività di trattamento dei rifiuti solidi (D9)
(legenda: TQ parametri analitici verificati sul rifiuto tal quale; TC parametri analitici verificati con test di cessione)
Le aree destinate allo stoccaggio dei rifiuti in operazione D09 sono riportate nella figura
21b.
36
Impianto di Vada
Collocazione rifiuti
Aree da A1 a A5
Capacità
massima
(t o m2)
800 t
Area d’impianto dedicata
Tipologia dei rifiuti
Cfr. figura 21b
Rifiuti solidi (D09)
Collocazione rifiuti sfusi
Collocazione rifiuti
Serbatoio S6
Serbatoi S3-S4-S5
S 42
S 45
Volume
riservato (m3)
300
400-300-300
200
200
Area d’impianto dedicata
Cfr. figura 21b
Tipologia dei rifiuti
Rifiuti liquidi (D09)
Rifiuti liquidi (D09)
Rifiuti liquidi (D09)
Rifiuti liquidi (D09)
Collocazione rifiuti liquidi
Collocazione rifiuti
Area S1
Area A6
Area S5 (non coperta)
Area S6 (non coperta)
Area S7 (non coperta)
Area S8
Volume
riservato (m2)
540 t, 360 m2
70 t, 100 m2
100 t, 80 m2
430 t, 290 m2
60 t, 40 m2
430 t, 290 m2
Area d’impianto dedicata
Cfr. figura 21b
Tipologia dei rifiuti
Rifiuti liquidi e solidi in colli (D09)
Rifiuti anche infiammabili (D09)
Rifiuti liquidi e solidi in colli/cassoni (D09)
Rifiuti liquidi e solidi in colli (D09)
Rifiuti liquidi e solidi in colli/cassoni (D09)
Rifiuti liquidi e solidi in colli/cassoni (D09)
Collocazione rifiuti liquidi (cisternette e fusti) solidi (fusti, colli e scarrabili)
L’individuazione del ciclo di trattamento del rifiuto viene fatta in base alla tipologia di
rifiuto e alla sua caratterizzazione analitica. Come evidente nella figura, in base al certificato
analitico ed alle informazioni ricevute dal produttore vengono individuate le possibilità di
gestione del rifiuto all’interno dell’impianto.
Nello specifico, si possono prevedere tre possibilità:
a. le analisi sul tal quale presentano valori superiori ai limiti di accettabilità in
discarica: il rifiuto verrà destinato a miscelazione per il successivo avvio a impianti
di incenerimento
b. le analisi sul tal quale presentano valori inferiori ai limiti di accettabilità in
discarica, ma i valori dell’eluato risultano non conformi: il rifiuto quindi verrà
inertizzato e soltanto dopo trattamento inviato a smaltimento finale in discarica.
c. le analisi presentano valori sia sul tal quale che sul test di cessione inferiori ai
limiti di accettabilità in discarica: il rifiuto quindi verrà miscelato e inviato a
smaltimento finale in discarica.
La scelta del tipo di percorso che il rifiuto dovrà seguire viene eseguito in fase di
caratterizzazione del rifiuto ed emissione dello schema di giudizio da parte dell’ufficio
tecnico, come descritto nel paragrafo I.2.4.1.
37
Impianto di Vada
RIFIUTI SOLIDI
RIFIUTI IN COLLI
RIFIUTI SFUSI
SVUOTAMENTO FUSTO
STOCCAGGIO IMBALLAGGI IN
VASCA MISCELAZIONE +
DEPOSITO TEMPORANEO
INERIZZAZIONE
VASCA MISCELAZIONE
INVIO AD IMPIANTI
SMALTIMENTO / RECUPERO
VERIFICA CONFORMITA’
(ANALICI CHIMICHE)
IMPIANTI TERZI AUTORIZZATI
Figura 23 – Flusso delle operazioni condotte sui rifiuti solidi
Di seguito si descrivono le singole fasi di trattamento e la logistica che le accompagna.
Pretrattamento
Per tutte le linee di lavorazione può essere previsto un pretrattamento di
umidificazione del materiale. I rifiuti conferiti allo stato solido polverulento necessitano di
tale pretrattamento al fine di rendere il rifiuto allo stato fisico palabile idoneo per le
successive lavorazioni.
Il pretrattamento di triturazione non viene effettuato presso lo stabilimento in quanto i
rifiuti conferiti devono già rispettare la pezzatura per lo smaltimento in discarica/
incenerimento presso impianti terzi. Il materiale di pezzatura maggiore che necessita di
triturazione non potrà essere trattato ed è gestito presso lo stabilimento con operazione
D15/R13 e destinato a impianti terzi autorizzati.
Operazione di miscelazione
Se uno specifico rifiuto possiede le caratteristiche chimico-fisiche conformi ai requisiti
dell’impianto di destinazione, è possibile miscelarlo con altre tipologie di rifiuti affini al fine di
38
Impianto di Vada
giungere ad una nuova massa che possa garantire un più efficiente trattamento finale
presso impianti terzi.
In alternativa, al fine di ottenere un materiale omogeneo e idoneo ad un eventuale
successivo trattamento di inertizzazione si rende necessario miscelare diversi flussi di rifiuti
poiché i trattamenti sui rifiuti si eseguono in modo tanto più efficace quanto più il materiale
si presenta con caratteristiche chimico/fisiche omogenee.
L’attività di miscelazione è prevista sia tra soli rifiuti non pericolosi, pericolosi, ma
anche tra rifiuti pericolosi e non pericolosi in osservanza dei vincoli posti dalla possibilità di
deroga sancita dall’art. 187 del D. Lgs. 152/2006. L’operazione di miscelazione è a tutt’oggi
autorizzata dall’AIA vigente in deroga al divieto di cui all’art. 187. La scelta dei rifiuti da
miscelare avviene sulla base di specifici criteri esplicitati in uno specifico documento guida
sviluppato da Ecomar. Nell’Allegato 3 è riportata una versione aggiornata e ampliata di tale
documento. La linea di trattamento dei rifiuti solidi e dei fanghi palabili destinati allo
smaltimento in discarica è concepita e gestita in modo da non avere mai miscelazione di
rifiuti pericolosi con quelli non pericolosi. La linea di gestione dei rifiuti solidi e liquidi
destinati a incenerimento prevede la miscelazione dei rifiuti pericolosi e non pericolosi, e
l’invio a impianto di destinazione come rifiuto pericoloso.
La miscelazione avviene interamente all’interno di una delle vasche interne al
capannone. Se sfuso, i rifiuti vengono conferiti all’impianto mediante veicoli per trasporto
alla rinfusa che, dopo la verifica di accettabilità del rifiuto stesso, depositano il rifiuto
direttamente nella vasca selezionata per l’operazione. Se imballati in colli, questi vengono
depositati dal veicolo di conferimento nelle aree di stoccaggio e poi nel capannone per poi
essere aperti e il contenuto trasferito nella vasca di deposito preliminare e trattamento.
I rifiuti depositati nella vasca, posizionati in due o più mucchi distinti, vengono poi
miscelati mediante l’ausilio di una pala meccanica a sbraccio, la quale provvede a rendere
la miscela omogenea.
Se la miscelazione è l’ultimo trattamento, il codice della miscela in uscita è il 190203
se il rifiuto è risultante dalla miscelazione di rifiuti non pericolosi ed esso stesso non risulta
pericoloso, mentre è classificato come 190204* se risultante dalla miscelazione di rifiuti
pericolosi o un rifiuto pericoloso ed uno non pericoloso.
La miscela omogenea prodotta, individuata da uno specifico lotto, prima di essere
avviata allo smaltimento sarà sottoposta a controllo analitico da parte di Ecomar o da parte
dell’impianto finale di smaltimento.
Operazione di inertizzazione
I rifiuti che risultano non conformi al conferimento diretto in discarica a causa di una
concentrazione elevata di metalli nell’eluato del test di cessione o per quantità di umidità
maggiore ai limiti di accettazione previsti dalle discariche vengono sottoposti al trattamento
di inertizzazione.
Nella fase di inertizzazione, i contaminanti (es. metalli pesanti) vengono
completamente o parzialmente legati grazie all’aggiunta di basi di supporto, leganti o altri
modificatori con il fine di variare le caratteristiche chimiche del rifiuto. La stabilizzazione
viene effettuata aggiungendo alla miscela omogenea uno o più reagenti (cemento, calce,
solfuro di sodio e solfato di calcio) i quali consentono di minimizzare il tasso di migrazione
39
Impianto di Vada
dei contaminanti, riducendo quindi la tossicità del rifiuto e facilitandone la gestione in
discarica. A tal fine il processo deve garantire una trasformazione chimico-fisica del rifiuto.
Se l’inertizzazione è l’ultimo trattamento sul rifiuto, il codice del rifiuto in uscita è il
190305 se il rifiuto è risultante dal trattamento di rifiuti non pericolosi, mentre è classificato
come 190304* se risultante dal trattamento di rifiuti pericolosi.
Operazione di solidificazione
Nel trattamento di solidificazione, l’aggiunta dell’additivo è necessario per variare le
proprietà fisiche del rifiuto. La solidificazione (detta anche incapsulamento o fissazione)
consiste nell’aggiunta alla miscela di rifiuti di uno o più reagenti (cemento, calce, bentonite,
leganti idraulici) al fine di ottenere un rifiuto solido (con matrice caratterizzata da bassa
permeabilità e bassa porosità) destinato allo smaltimento in discarica. Il codice del rifiuto in
uscita dal trattamento di solidificazione è il 190307 se il rifiuto è risultante dal trattamento di
rifiuti non pericolosi, mentre è classificato come 190306* se risultante dal trattamento di
rifiuti pericolosi.
I.2.3.3 Trattamento dei rifiuti liquidi pericolosi e non pericolosi
Il trattamento riservato ai rifiuti liquidi è finalizzato alla rimozione delle sostanze
pericolose e/o alla loro conversione in sostanze non pericolose. Frequentemente, per un
corretto trattamento, è necessario combinare più operazioni unitarie sulla base della
specifica composizione della miscela di rifiuti da trattare. La scelta operata nell’impianto
Ecomar è quella di standardizzare il più possibile il processo di trattamento, combinando le
varie operazioni unitarie su di una miscela di rifiuti il più possibile omogenea contenente e/o
contaminata da idrocarburi. Di seguito si riporta lo schema di flusso delle operazioni di
trattamento dei rifiuti solidi esercite nell’impianto.
40
Impianto di Vada
RIFIUTI LIQUIDI
RIFIUTI SFUSI
SERBATOIO STOCCAGGIO
SERBATOIO TRATTAMENTO
RIFIUTI IN COLLI
SVUOTAMENTO COLLI
STOCCAGGIO
IMBALLAGGI/CONTENITORI
AREA DEPOSITO TEMPORANEO
PROVE TRATTAMENTO
IMPIANTI TERZI
AUTORIZZATI
DI
TRATTAMENTO
SMALTIMENTO/RECUPERO
CHIMICO/FISICO
SERBATOIO STOCCAGGIO
ANALISI CONFORMITA’
IMPIANTI TERZI
Figura 24 – Fasi che caratterizzano il trattamento dei rifiuti liquidi
I rifiuti liquidi in ingresso all’impianto possono essere suddivisi in emulsioni e morchie
oleose. Le operazioni unitarie condotte nello stabilimento sono quelle descritte di seguito.
Trattamento per le emulsioni oleose
La flottazione è un processo finalizzato alla separazione delle particelle liquide
caratterizzate da bassa densità, sospese in un fluido avente peso specifico maggiore. Tale
processo di separazione avviene per semplice gravità con l’aggiunta di una sostanza
disemulsionante. I rifiuti in ingresso vengono stoccati nei serbatoi da S3 a S6 per essere poi
trattati, con operazione discontinua, nel serbatoio S42. La parte acquosa di fondo viene
separata e inviata alla depurazione presso un impianto terzo, mentre la parte oleosa
estratta dalla sommità viene rimandata in uno dei serbatoi di stoccaggio per essere poi
ritrattata nel ciclo delle morchie oleose.
41
Impianto di Vada
Trattamento per le morchie oleose
I rifiuti in ingresso vengono stoccati nei serbatoi da S3 a S6 per essere poi trattati, con
operazione discontinua, nel serbatoio S45. La separazione delle fasi viene garantita
mediante l’aggiunta di un agente disemulsionante. Da tale processo, anch’esso discontinuo,
si ottengono tre fasi:
 le acque di fondo, le quali vengono inviate al trattamento presso impianti terzi oppure
presso l’impianto stesso;
 una fase oleosa intermedia con ancora un contenuto significativo di acqua che viene
inviata a recupero o ad ulteriori operazioni D9;
 la fase oleosa superficiale concentrata, inviata, qualora conforme, alla raffinazione
presso centri autorizzati.
I.2.4 Descrizione delle mitigazioni posti in essere nell’impianto
I.2.4.1 Presidi di contenimento degli inquinanti
Pavimentazione, coperture e verifica tenuta serbatoi e bacini
A meno dell’area “ex Nazionale”, comunque oggi non utilizzata, l’intero impianto è
completamente impermeabilizzato con una pavimentazione in calcestruzzo. Questa
pavimentazione isola completamente le attività dal suolo e dal sottosuolo evitando che rifiuti
o acque di percolamento contaminate possano raggiungere lo strato permeabile.
Le aree ove avviene lo stoccaggio e il trattamento dei rifiuti solidi sfusi sono confinate
all’interno del capannone, peraltro dotato di un sistema di captazione e trattamento dell’aria.
Le vasche di trattamento sono in calcestruzzo con rivestimento in acciaio al fine di garantire
tenuta e durata. I serbatoi e i bacini di contenimento sono costantemente monitorati al fine
di garantire adeguata tenuta (cfr. Piano di Monitoraggio e Controllo).
Lo stoccaggio dei rifiuti in colli, solidi e liquidi, è prevalentemente concentrato in aree
coperte da tettoia e quindi non suscettibili di essere aggrediti dagli eventi atmosferici. I rifiuti
stoccati all’aperto, invece, sono contenuti in imballaggi chiusi appositamente utilizzati per
resistere agli eventi atmosferici.
Gestione delle possibili emissioni dai serbatoi
In osservanza alle migliori tecnologie disponibili prese a riferimento per l’impianto
Ecomar, si è provveduto a dotare tutti i serbatoi liquidi di un sistema di collettamento degli
sfiati. L’aria espulsa in fase di riempimento, potenzialmente contaminata da vapori
contenenti sostanze volatili, o semplicemente i vapori fluenti durante la fase di stoccaggio
viene captata dalla tubazione che collega gli sfiati e inviata ad un dispositivo a carboni attivi
che provvede ad abbattere il contenuto organico. Il monitoraggio dell’efficienza dei carboni
attivi viene eseguito ogni sei mesi, mediante l’utilizzo di pompe manuali mod. GAS
ASPIRATINE PUMP AP-23 marca Kitagawa, provviste di fiale colorimetriche per la
determinazione di benzene e idrocarburi leggeri. Il campionamento viene eseguito durante
la movimentazione dei liquidi all’interno dei serbatoi, eseguendo una lettura contemporanea
in ingresso e in uscita dai carboni. I carboni attivi risultano ancora efficienti qualora la
capacità di abbattimento sia superiore al 70%. Nel caso che la capacità di abbattimento sia
42
Impianto di Vada
inferiore i carboni attivi sono tempestivamente sostituiti Le operazioni di sostituzione dei filtri
verranno effettuate ogni 3 anni (anziché 2 come comunicato precedentemente) a seguito
dell’osservazione dell’andamento dell’efficienza dei carboni attivi nel corso di questi anni. I
carboni attivi esauriti sostituiti sono inviati alla rigenerazione o a smaltimento.
Per quanto riguarda la protezione da emissioni liquide e perdite, tutti i serbatoi
presenti nell’impianto sono dotati di bacino di contenimento impermeabile. I volumi delle
vasche esistenti sono adeguati ai dettami della normativa. Le acque meteoriche captate
all’interno delle vasche ed eventuali sversamenti sono raccolti in appositi pozzetti ed inviati
nel ciclo di lavorazione delle acque. I serbatoi sono regolarmente soggetti a manutenzione,
laddove viene verificata l’integrità del serbatoio stesso e la tenuta delle giunzioni e delle
guarnizioni al fine di garantire la massima sicurezza, per l’ambiente e per le persone,
nell’uso dei serbatoi stessi.
Impianto di captazione e trattamento dell’aria proveniente dal capannone
Le operazioni di trattamento sui rifiuti solidi vengono, come già esplicitato in
precedenza, eseguite interamente all’interno del capannone. Al fine di captare e abbattere
eventuali inquinanti, p.e. polveri e/o sostanze organiche volatili, il capannone è dotato di un
impianto di aspirazione che mantiene la struttura costantemente in depressione. La portata
massima operativa prevista è di circa 30.000 m3/h, la quale viene ridotta nelle ore di non
operatività al fine di limitare l’emissione acustica prodotta dalle ventole di aspirazione. L’aria
captata è inviata al trattamento, costituito da un dispositivo a biofiltri, situato nel retro del
capannone stesso. Tale dispositivo permette l’abbattimento del particolato solido e degrada
le sostanze organiche con il fine di limitare l’impatto esterno, anche in termini di odori. Il
dispositivo di trattamento dell’aria genera tre punti emissivi (classificati come E1, E2 e E3).
Ad oggi, i vincoli applicati alle emissioni sono quelle riportate in tabella 3, estratta
dall’autorizzazione integrata ambientale vigente. Semestralmente si effettuano controlli,
direttamente o tramite struttura esterna qualificata, dei punti emissivi (E1,E2,E3,G1)
secondo quanto riportato nell’autorizzazione. Ad oggi non si sono verificati superamenti,
dimostrando la piena funzionalità dell’impianto in essere.
Altro controllo che viene svolto e la verificare la pressione del biofiltro tramite un
apposito sistema di misurazione che indica la qualità della biomassa operante all’interno del
filtro stesso. Una eccessiva pressione verificata dall’apposito livello è indicazione che la
biomassa si sta notevolmente compattando con la conseguenza di una difficoltosa
circolazione del flusso d’aria all’interno del filtro, in tal caso si provvede alla sostituzione del
supporto filtrante.
43
Impianto di Vada
Tabella 4 – Quadro aggiornato delle emissioni convogliate e valori limiti applicati
Gestione della caldaia utilizzata per la produzione di vapore
La produzione di calore e vapore nell’impianto di Vada (attualmente solo a
disposizione dell’impianto RECOL Srl presente nel sito) è assicurata da una caldaia avente
potenzialità al focolare pari a 2.887.500 kCal/h, con una producibilità di vapore pari a 5,25
t/h. La caldaia è inserita nel certificato prevenzione incendi valido per l’impianto. Per quanto
concerne il generatore di vapore, è prevista la pulizia annuale del fascio tubiero e della
caldaia lato fumi e della canna fumaria in occasione delle ispezioni annuali da parte degli
organi competenti. Coerentemente con le autorizzazioni in essere la qualità delle emissioni
della caldaia viene monitorata semestralmente contestualmente al controllo del biofiltro.
Impianto di captazione e trattamento delle acque meteoriche
L’area impermeabile del complesso impiantistico interessata dalla dilavazione delle
acque meteoriche è di circa 19.024 m2, così suddivise:
 1.187 m2 dove vengono svolte direttamente attività di gestione dei rifiuti (zone di
scarico, ex trituratore, ecc.), le cui acque meteoriche che vi insistono sono
cautelativamente considerate tutte acque meteoriche dilavanti contaminate, stoccate
in vasche di raccolta in situ e sollevate per mezzo di pompe all’interno dei serbatoi
dell’impianto trattamento rifiuti liquidi della Ecomar Italia Spa;
44
Impianto di Vada
 1.927 m2 adibiti al serbatoio di stoccaggio da 5.000 m3 che non vengono presi in
considerazione come superficie scolante ai sensi della L.R. n. 20/2006 e del decreto
n. 46/R perché rientrante in altra normativa;
 15.910 m2 adibiti a viabilità e piazzali di manovra le cui acque meteoriche che vi
insistono sono gestite secondo il criterio delle acque meteoriche di prima pioggia e
acque meteoriche di seconda pioggia. Vi rientrano anche le piogge che insistono
sulle superfici coperte (uffici, magazzini, ecc.) dato che l’insediamento non è dotato
di fognatura separata e quindi le varie caditoie sono collegate con la condotta di
fognatura bianca del piazzale.
Quindi le acque meteoriche che arrivano all’impianto di prima pioggia non sono
contaminate né dal ciclo produttivo dell’impianto generale, né dagli scarichi civili, bensì sono
caratterizzate qualitativamente esclusivamente dal dilavamento dei piazzali.
Le acque di prima pioggia erano, all’atto del rilascio dell’AIA originale del 2007, gestite
come rifiuto convogliandole, dopo lo stoccaggio in apposite vasche della volumetria
opportuna (V1 e V2), all’interno di un serbatoio del complesso impiantistico.
Successivamente, Ecomar ha provveduto a rendere la gestione maggiormente efficiente e
rispondente alle MTD mediante un progetto di modifica, approvato con A.D. n.64/2012.
L’impianto, completamente realizzato e funzionante, si basa su un impianto di trattamento
delle acque di prima pioggia stoccate nelle vasche V1 e V2, per poi consentire lo scarico in
pubblica fognatura nel rispetto dei limiti previsti dalla Tabella 3, Allegato 5 del D.Lgs 152/06
(scarico in rete fognaria). La nuova logica funzionale del processo è riportata nello schema
di figura 5.
Figura 25 – Schema funzionale dell’impianto di captazione e trattamento delle acque meteoriche
La tipologia degli inquinanti attesi nel dilavamento di un piazzale adibito ad attività di
stoccaggio e movimentazione mezzi è dovuta alla presenza di sostanze imputabili sia alle
operazioni di trasporto e stoccaggio dei vari prodotti, sia al transito, alla sosta, alle relative
operazioni di manovra di veicoli e mezzi pesanti. Per quanto riguarda le superfici dei
piazzali di transito, la tipologia degli inquinanti è da imputarsi alle sostanze trascinate e
45
Impianto di Vada
rilasciate dai veicoli stessi, dall’usura della pavimentazione, ecc. I parametri tipici della
caratterizzazione qualitativa delle acque meteoriche di dilavamento di prima pioggia sono:
 Solidi sospesi totali (SST), una buona parte del carico inquinante viene assorbita
dalle particelle solide che si accumulano sulle superfici impermeabili e che
successivamente sono dilavate nel corso della precipitazione. La presenza di solidi
nelle acque di dilavamento dei piazzali è legata all'usura delle superfici asfaltate a
causa sia dello stoccaggio di materiali abrasivi deperibili e non, sia al transito dei
mezzi pesanti di trasporto, etc.;
 Idrocarburi totali, la cui presenza è dovuta soprattutto alla movimentazione dei mezzi
pesanti di trasporto. Si ritiene pertanto che la loro eventuale presenza negli scarichi
sia a servizio dell’attività svolta dall’azienda.
 Domanda chimica di ossigeno (COD), fornisce la misura del consumo teorico di
ossigeno occorrente per ossidare tutta la sostanza organica e inorganica ossidabile
contenuta nelle acque. Questo parametro permette di valutare in modo indiretto la
concentrazione di sostanze organiche e inorganiche chimicamente ossidabili presenti
nell'acqua, sia naturale, sia industriale, sia di scarico e pertanto fornisce indicazioni
circa lo stato generale di degradazione della qualità delle acque.
Le acque di prima pioggia da trattare per ogni evento pluviometrico sono state stimate
da raccogliere, trattare e scaricare in fognatura annualmente è di circa 5.570 m3.
L’impianto è composto dalle sezioni di stoccaggio iniziale, finissaggio e dosaggio di
ipoclorito, come descritto brevemente di seguito e rappresentato nella tavola riportata come
Allegato 4.
Le acque di pioggia in arrivo dalla rete di fognatura bianca vengono inizialmente
convogliate all’interno della vasca V1 (capacità max 27 m3); al suo riempimento, una valvola
idrostatica chiude l’accesso alla vasca V1 in modo da indirizzare le acque all’interno della
V2 (capacità max 54 m3). Al suo riempimento lo stesso meccanismo con l’impiego di
un’altra valvola idrostatica convoglia le acque nella vasca V3 del volume di 74 m3. Le acque
di seconda pioggia stoccate nella V3 vengono direttamente scaricate nel vicino fosso
campestre. All’interno di V1 e V2 sono presenti pompe di sollevamento che dovranno
svuotare le vasche entro l’inizio dell’evento pluviometrico successivo. Un sistema costituito
da una sonda pluviometrica ed un PLC regolano in automatico le pompe per lo
svuotamento delle due vasche in modo da garantire, entro la 48 esima ora dalla fine
dell’evento pluviometrico precedente, la situazione iniziale delle vasche di stoccaggio. Le
acque allontanate dalle vasche V1 e V2 vengono quindi stoccate all’interno di un serbatoio
dedicato (n. 8, volume 285 m3). Tale serbatoio permette di effettuare un primo
pretrattamento delle acque di prima pioggia in quanto la pompa aspira l’acqua da circa 60
cm dal fondo, permettendo il deposito delle sabbie ed il galleggiante di minimo sarà
posizionato in modo da non fare aspirare mai le acque superficiali, permettendo così il
deposito degli oli, degli idrocarburi e delle sostanze fluttuanti in generale, eliminate
periodicamente.
Le acque sedimentate e flottate vengono quindi spinte, attraverso pompa
elettromeccanica, all’impianto di finissaggio. Le acque, che contengono ancora le particelle
colloidali e tutte le possibili sostanze organiche miscibili con acqua, passano attraverso un
46
Impianto di Vada
filtro a quarzite e successivamente ad un filtro a carbone attivo per garantire la completa
rimozione dei solidi sospesi e l’adsorbimento di tutte le sostanze disciolte. A monte del filtro
a carbone viene dosato ipoclorito di sodio con apposita pompa dosatrice al fine di
preservare il carbone da indesiderate proliferazioni batteriche che diminuirebbero
sensibilmente l’efficienza del filtro stesso. Il controlavaggio del filtro a quarzite e del carbone
attivo verrà effettuato manualmente e periodicamente dall’operatore presente nell’impianto.
Le acque di controlavaggio saranno inviate in testa alla vasca di accumulo.
Il dosaggio di ipoclorito di sodio viene effettuato direttamente sulla tubazione di
ingresso del filtro tramite una pompa dosatrice a membrana in materiale resistente alla
corrosione. La sezione è completa di serbatoio di stoccaggio in polietilene da 250/500 lt. Il
dosaggio di ipoclorito è effettuato in automatico sulla partenza della pompa di sollevamento.
Presidi antincendio
Al fine della corretta gestione dei rifiuti transitanti nell’impianto anche in termini di
sicurezza contro gli incidenti, l’impianto è stato dotato dei presidi di primo intervento contro
gli incendi, i quali hanno permesso l’ottenimento e il mantenimento del certificato di
prevenzione incendi per le seguenti attività (ex D.M. 16/02/1982):
 voce 15 – Depositi liquidi infiammabili, combustibili con capacità superiori a 0,5 m3 e
fino a 25 m3;
 voce 64 – gruppi elettrogeni di potenza complessiva superiore a 25 kW e fino a 100
kW;
 voce 91 – impianti di produzione calore con potenzialità superiore a 350 kW.
Il C.P.I è riportato per consultazione nell’Allegato 5.
I.2.4.2 Caratterizzazione del sito e messa in sicurezza operativa
L’area d’impianto in esame è iscritta all’anagrafe dei siti interessati da procedimento
di bonifica con codice LI178 ed è attualmente soggetta a intervento di messa in sicurezza
operativa (MISO), come meglio descritto nel paragrafo II.1.5.
La MISO è stata realizzata a seguito di una caratterizzazione dei terreni e delle
acque, la quale ha posto in evidenza la situazione descritta di seguito e le azioni
conseguenti. Nell’Allegato 6 è riportato il numero e l’allocazione dei sondaggi effettuati.
Area A detta “Area Nuova”
L’ area omogenea A corrisponde all’”area di Ampliamento Nuova attività (Petrobenz)" che
non è mai entrata in funzione per sopraggiunto fallimento della società negli anni ’60, quindi
non vi sono mai state eseguite attività fino al subentro di Ecomar Italia spa. I terreni
superficiali risultano superare i valori delle CSC come definite nell’Allegato 5 alla parte IV,
Titolo V del D.Lgs 152/06 in un solo punto (S4), peraltro superficiale, relativamente a Nichel
e Cromo totale con valori rispettivamente di 995 mg/kg (CSC 500 mg/kg) e 887 mg/kg (CSC
800 mg/kg). Tale area (ca. 1.700 m2) è stata interamente impermeabilizzata con soletta in
47
Impianto di Vada
calcestruzzo, previa asportazione dei terreni contaminati. Per tale area non è previsto alcun
ulteriore intervento di bonifica.
Area B detta “Area ex Raffineria”
In tale area è risultata una contaminazione diffusa di idrocarburi pesanti (C>12), con valori
superiori a quelli previsti dalla colonna B.
La parte dello stabilimento denominato Area B è ad oggi quella dove effettivamente si
svolge la maggior parte dell’attività della Ecomar Italia spa quindi, come scaturito nello
svolgersi dell’azione di Caratterizzazione Ambientale, non è possibile allo stato attuale
l’intervento diretto sui terreni.
I serbatoi interrati presenti nell’Area B ed attualmente utilizzati, saranno oggetto di specifico
piano di rimozione a medio/'lungo termine non sussistendo attualmente le condizioni per
prevederne la dismissione o la sostituzione immediata. Ad ogni modo, i serbatoi interrati
sono comunque regolarmente sottoposti a prove di tenuta che ne garantiscano l’integrità.
Area C detta “ex Nazionale”
In tale area è risultata una contaminazione diffusa di idrocarburi pesanti (C>12), con valori
superiori a quelli previsti dalla colonna B.
Per l’Area C detta "ex nazionale" è previsto che sia totalmente impermeabilizzata mediante
asfaltatura. Nel frattempo, sono stati smantellati i serbatoi interrati con tutte le linee interrate
che li collegano tra loro ed allo stabilimento attualmente funzionante. I serbatoi fuori terra
sono attualmente vuoti e non utilizzati.
Qualità delle acque sotterranee
La falda superficiale (ovvero dal p.c. fino a ca. 4 m) ha presentato una contaminazione
diffusa di idrocarburi e metalli pesanti, sebbene questi abbiano presentato superamenti
molto blandi sin dai primi campionamenti. Inoltre, sono stati rilevati superamenti sporadici di
dicolorobenzeni, alifatici clorurati cancerogeni.
La falda profonda ha presentato solo una blanda contaminazione da diclorobenzeni e
alifatici clorurati cancerogeni), dovuta probabilmente ad una contaminazione derivante dalla
falda superficiale attraverso un pozzo profondo presente localmente. L’analisi generale ha
comunque fatto stabilire che non sono attive fonti di contaminazione attuale.
A seguito degli interventi sulle strutture è stata attivata una messa in sicurezza operativa
(MISO) sulle acque sotterranee. La MISO consiste in un sistema di pompaggio e
trattamento delle acque sotterrane ed è utilizzata per garantire un progressivo
abbassamento delle concentrazioni degli analiti in superamento fino al raggiungimento delle
CSC, cosi come definite nella Tabella 2 dell’Allegato 5 alla parte IV, Titolo V del D.Lgs
152/06. Contemporaneamente, il sistema garantisce l’effetto barriera idraulica di
contenimento mediante un pompaggio che determina la depressione della superficie
piezometrica in corrispondenza dell’area interna allo stabilimento, ad indicare il
conseguente richiamo dell’acqua della falda e quindi la captazione dei contaminanti. Il trend
di abbassamento delle concentrazione dei contaminanti è controllato attraverso un
48
Impianto di Vada
opportuno sistema di monitoraggio. La MISO ha la configurazione definitiva mostrata
nell’Allegato 7, la quale prevede l’emungimento delle acque sotterranee da tre pozzi.
Le acque emunte sono successivamente stoccate in due serbatoi da 50 m3 ciascuno per
essere poi trattate in un impianto di depurazione dedicato. Il sistema di trattamento si
compone di un’unità di filtrazione a sabbia di quarzite e di un’unita di filtrazione a carboni
attivi. Dall’impianto, l’acqua trattata è inviata al serbatoio 9 all’interno dell’Area C "ex
nazionale" di capacità 800 m3 come stoccaggio post-trattamento. Il sistema è stato
dimensionato per trattare fino a 50/70 m3/die, volumi più che doppi rispetto a quelli calcolati
con le prove di pompaggio e sovrastimati rispetto alle previsioni di massima piovosità
registrata negli ultimi 30 anni. L’acqua stoccata dopo il trattamento può essere utilizzata
come acqua industriale per i trattamenti condotti nello stabilimento; l’acqua non utilizzata è
poi inviata allo scarico in fognatura mediante la rete di smaltimento delle acque meteoriche.
Al fine di verificare l’efficacia e efficienza del sistema di MISO e di depurazione, è
stato concordato con ARPAT un piano di monitoraggio delle acque a monte e a valle della
depurazione.
I.2.4.3 Interventi logistici di monitoraggio e controllo
I presidi per la protezione dell’ambiente adottati nell’impianto di Vada si basano
anche su uno stretto controllo della logistica dei rifiuti in ingresso ed in uscita dall’impianto.
In particolare, si ritiene opportuno evidenziare le importanti fasi di controllo, di seguito
descritte:
 tracciabilità dei rifiuti in transito nell’impianto;
 caratterizzazione e controllo in accettazione dei rifiuti conferiti all’impianto;
 caratterizzazione dei rifiuti in uscita dall’impianto.
Ad oggi, la Ecomar gestisce le proprie attività, tra cui l’impianto di Vada con un
sistema di gestione integrato qualità-ambiente-sicurezza. Le fasi di monitoraggio e controllo
di seguito descritte sono regolamentate da procedure sperimentate nel tempo e vincolanti
per la conduzione in sicurezza dell’impianto.
Tracciabilità dei rifiuti in transito nell’impianto
Al monitoraggio della qualità dei rifiuti in entrata ed in uscita dall’impianto, a maggior
tutela si aggiunge il monitoraggio globale eseguito dall’azienda ed eseguito mediante una
procedura di tracciabilità dei rifiuti. Lo scopo di questa Procedura Gestionale è quello di la
gestione dei servizi svolti all’interno dei propri stabilimenti in conformità alla corretta
esecuzione dei processi, definendo:
 i requisiti della Clientela, impliciti e non;
 i criteri e le modalità operative adottate da ECOMAR negli stabilimenti, al fine di
pianificare e svolgere le attività in condizioni controllate;
 il processo di tracciabilità dei rifiuti in entrata/uscita presso gli stabilimenti Il tutto
nel pieno rispetto delle prescrizioni legislative di interesse aziendale.
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Impianto di Vada
Il procedimento che porta all’emissione dell’offerta economica racchiude la raccolta
delle informazioni per la caratterizzazione del rifiuto da parte del cliente, il giudizio sulla
gestione del rifiuto da parte dell’ufficio tecnico, l’emissione dell’offerta economica e
l’accettazione da parte del cliente dell’offerta stessa. Per poter emettere l’offerta
commerciale, il produttore deve fornire:
 la scheda di caratterizzazione del rifiuto;
 certificato analitico del rifiuto;
 documenti aggiuntivi se richiesti (piano di lavoro, piano di bonifica, etc.)
 schede di sicurezza se presenti;
 campione del rifiuto, se necessario.
Tutta la documentazione viene valutata dall’ufficio tecnico il quale, sulla base delle
informazioni di cui sopra provvede all’emissione dello schema di gestione rifiuto, dando
precise indicazioni sulla possibile gestione del rifiuto all’interno dell’impianto (eventuale
tipo di trattamento, possibilità di solo stoccaggio, ecc.). Sulla base delle specifiche date
dallo schema di gestione rifiuto il commerciale può emettere al cliente l’offerta di
smaltimento ufficiale.
Tale documentazione viene identificata da uno specifico riferimento riportato anche nello
schema di gestione e archiviata informaticamente. Sarà quindi possibile in ogni
momento reperire tutta la documentazione relativa ad uno specifico rifiuto. L’offerta
accettata dal cliente è archiviata presso l’ufficio commerciale e disponibile ad essere
visualizzata in qualsiasi momento.
Il responsabile di stabilimento o l’addetto designato, considerata la disponibilità del
proprio impianto e degli impianti finali di smaltimento, conferma la programmazione e
aggiorna il piano entrate/uscite di stabilimento. Conferma la programmazione dei rifiuti al
commerciale il quale provvede ad avvertire il cliente.
Tutta la documentazione, prodotta in fase di programmazione, è considerata come
documento di registrazione, pertanto si garantisce la totale rintracciabilità ed
archiviazione per un periodo non inferiore all’anno presso lo stabilimento.
50
Impianto di Vada
Ricezione
Richieste di Conferimento
Verifica
1) Condizioni commerciali
2) Caratterizzazione
NO
Comunicazione Cliente
OK
Invio resp.
stabilimento
- Richiesta conferimento
- Scheda gestione rifiuto
STABILIMENTO
Realizzazione
piano entrate/uscite
Resp. Stabilimento
Disponibilità impianti finali
Invio a commerciale
- Conferme richiesta
conferimento
Verifica
conferme
conferimenti
NO
Invio esito negativo richiesta
OK
Invio Cliente
- Richiesta conferimento
con accettazione
EROGAZIONE
DEL SERVIZIO
Figura 26 – Diagramma di flusso delle informazioni nella gestione delle richieste di conferimento
GESTIONE DEI RIFIUTI SOLIDI
All’arrivo dei carichi presso impianto ECOMAR ITALIA S.p.a., prima di concedere il
benestare allo scarico si provvede ad una serie di controlli che prevedono:
 verifica del piano entrate/uscite di stabilimento: corrispondenza CER rifiuto e
committente/produttore previsto
controlli sul formulario identificazione rifiuti(FIR).
51
Impianto di Vada
In caso di non superamento dei controlli previsti, il responsabile di stabilimento o
l’addetto designato apre un documento di non conformità, incaricando le funzioni
responsabili per la risoluzione.
A fronte di controlli positivi si provvede allo scarico, secondo le indicazioni riportate nello
schema di gestione rifiuto. Su quest’ultimo vengono riportati i dati che identificano la partita
ricevuta, in particolare:
 numero di colli;
 quantità;
 ubicazione;
 riferimenti del formulario.
Copia del documento in questione (che rappresenta il foglio di lavoro) viene archiviata
insieme a copia del formulario.
A fronte delle indicazioni sullo schema di giudizio rifiuto, il responsabile di stabilimento o
l’addetto designato, archivia una copia del formulario nel raccoglitore relativo all’area di
smaltimento, ed aggiorna il “piano di lavorazione”, con il quale tiene sotto controllo tutti i
rifiuti presenti all’interno delle vasche di trattamento: il responsabile di stabilimento o
l’addetto designato annota i codici CER e le quantità approssimative di rifiuti scaricati
all’interno di ogni vasca. In base al piano di lavorazione, in questo modo si è sempre in
grado di controllare il flusso dei rifiuti di ogni vasca di trattamento. Si conclude che ciascuna
area di smaltimento è caratterizzata da un archivio specifico, in cui si trovano tutti le copie
dei formulari dei rifiuti conferiti; inoltre ciascuna vasca è caratterizzata da un piano di
lavorazione in cui si evidenziano i rifiuti e le quantità gestite. I rifiuti in ingresso presso lo
stabilimento possono entrare in lavorazione in una fase successiva al loro conferimento.
Il tempo di permanenza presso le aree dovrà rispettare i termini previsti con l’ausilio
delle copie dei formulari all’interno delle apposite vaschette.
In tal caso si procede allo spostamento della copia formulario dall’archivio di deposito
iniziale all’archivio della specifica area di trattamento (vasca A1-A5). Questo può avvenire
per la totalità del carico o per una quota parziale, in quest’ultimo si procede con un’ulteriore
copia FIR riportando su di esse le specifiche quantità trattate/rimanenti negli archivi di
competenza. Il percorso sopra indicato viene inoltre registrato sul piano lavorazione con
l’identificazione del rifiuto e delle quantità trattate. Se la scheda gestione rifiuto prevede
l’inertizzazione e/o solidificazione, si quantifica l’aggiunta di un quantità di reagenti che
saranno registrati nella Scheda Reagenti per Solidi”. Successivamente, la scheda viene
inserita all’interno dell’archivio specifico per ogni linea di trattamento (vasca A1-A5) e
contemporaneamente registrata sul piano di lavorazione.
Il controllo sulle quantità di reagenti utilizzati assume importanza nella verifica mensile
dei bilanci di massa effettuati dal responsabile di stabilimento, per questo viene monitorata
su apposito documento informatico.
Al completamento del carico delle vasche, in base alle esigenze dell’impianto, il
responsabile può decidere di stoccare il rifiuto prodotto nell’area di deposito temporaneo
(D1) in cassoni o semirimorchi chiusi ed a tenuta.
In ogni caso, il responsabile di stabilimento, contatta il laboratorio per le operazioni di
campionamento. La verifica analitica viene effettuata al fine di determinare la conformità dei
52
Impianto di Vada
parametri per gli impianti di destinazione ed il materiale non sarà conferito fino all’esito
analitico. In caso di verifica positiva, il responsabile di stabilimento o l’addetto designato
procede alla programmazione delle uscite e al successivo avvio a impianti di destinazione
finale, aggiornando contemporaneamente anche il piano di lavorazione. Per un’indagine
analitica negativa, il responsabile di stabilimento provvederà al riprocessamento del rifiuto.
Redatto il formulario identificazione rifiuto per l’impianto destinazione finale, il
responsabile di stabilimento, preleva dall’archivio corrispondente la documentazione
contenuta (FIR in ingresso ed eventuali schede reagenti), consegnandola all’operatore, il
quale provvede all’aggiornamento del registro carico / scarico utilizzando le informazioni
ricevute. In questo modo risulta immediatamente rintracciabile il percorso a ritroso al fine di
individuare le partite in entrata che hanno composto i carichi in uscita. Tutto ciò risulta
evidenziato pienamente, sia ritrovando allegato al formulario di uscita le copie dei formulari
dei carichi in ingresso e sia ritrovando nelle uscite del registro carico/scarico il riferimento
diretto alle originali partite di carico.
Archiviazione formulario
Ciascun formulario rifiuto in uscita deve essere archiviato unitamente ai rispettivi:
 copie dei formulari dei rifiuti in ingresso con allegata la specifica scheda gestione
rifiuto (foglio di lavoro);
 tutte le schede dei reagenti utilizzati per il trattamento
 eventuale certificato analitico
 Erogato il servizio, i FIR di uscita vengono archiviati per il periodo previsto dalla
normativa vigente, in apposito raccoglitore.
GESTIONE DEI RIFIUTI LIQUIDI
All’arrivo dei carichi presso impianto ECOMAR ITALIA S.p.a., prima di concedere il
benestare allo scarico si provvede ad una serie di controlli che prevedono:
 verifica del piano entrate/uscite di stabilimento: corrispondenza CER rifiuto e
committente/produttore previsto
 controlli sul formulario identificazione rifiuti (FIR).
In caso di non superamento dei controlli previsti, il responsabile di stabilimento apre un
documento di non conformità, incaricando le funzioni responsabili per la risoluzione. A
fronte di controlli positivi, il responsabile di stabilimento provvede a contattare il
responsabile di laboratorio per le operazioni di campionamento se necessario, quindi si
occupa delle fasi di scarico, secondo le indicazioni riportate nello schema di giudizio del
rifiuto.
Su quest’ultimo vengono riportati i dati che identificano la partita ricevuta, in particolare:
 numero di colli;
 quantità;
 ubicazione;
 riferimenti del formulario
53
Impianto di Vada
Copia del documento in questione viene archiviata insieme a copia del formulario.
A fronte delle indicazioni sullo schema di giudizio del rifiuto, il responsabile di
stabilimento, archivia una copia del formulario nel raccoglitore relativo al serbatoio di
smaltimento seguita, ed aggiorna il modello “Registrazione Serbatoio”, con il quale tiene
sotto controllo tutti i rifiuti presenti all’interno dei serbatoi: il responsabile di stabilimento è
così in grado di controllare il flusso dei rifiuti all’interno di ogni serbatoio. I rifiuti confezionati
in colli possono entrare in lavorazione in una fase successiva al loro scarico. In tal caso si
procede alla spostamento della copia formulario dall’archivio di deposito iniziale all’archivio
della specifica area di trattamento (serbatoi). Questo può avvenire per la totalità del carico o
per una quota parziale, in quest’ultimo si procede con un’ulteriore copia FIR riportando su di
esse le specifiche quantità trattate/rimanenti negli archivi di competenza.
Il percorso sopra indicato viene inoltre registrato sul modello “Registrazione
Serbatoio” con l’identificazione del rifiuto e delle quantità trattate. Si conclude che ciascun
serbatoio è caratterizzata da un archivio specifico, in cui si trovano tutti i formulari dei rifiuti
conferiti; inoltre ciascun serbatoio è caratterizzato da un flusso di registrazioni
rappresentante la cronistoria dei rifiuti gestiti.
Tramite le opportune prove di trattamento effettuate dal responsabile di laboratorio, il
responsabile di stabilimento, riceve indicazioni sulle quantità di uno o più reagenti da
utilizzarsi. Queste sono puntualmente registrate sulla scheda “reagenti per liquidi” ed
inserite nell’archivio specifico del serbatoio destinatario.
Il controllo sulle quantità di reagenti utilizzati assume rilevante importanza nella
verifica mensile dei bilanci di massa effettuati dal responsabile di stabilimento.
A completamento delle operazioni di trattamento, il responsabile di stabilimento,
provvede alla separazione e gestione delle varie fasi risultanti, inviandole ai rispettivi
serbatoi di accumulo. Questo processo è tracciato a livello documentale tramite:
1) gestione del modello registrazione serbatoio
2) spostamento delle copie dei FIR di carico nei rispetti archivi: in modo da
rappresentare il flusso del trattamento dai serbatoi di accumulo, al serbatoio di
trattamento ed infine ai serbatoi di uscita (gestendo precise partite di carico).
E’ chiaro che trattandosi di rifiuti liquidi completamente ed omogeneamente miscelabili
tra loro, l’abbinamento delle partite di carico con le relative uscite può avvenire
esclusivamente in ordine cronologico. I rifiuti in uscita possono essere analizzati al fine di
verificare il rispetto degli standard di accettazione degli impianti di destinazione, in tal caso i
materiali in questione non saranno movimentati sino al termine dell’analisi di controllo. In
caso di verifica positiva, il responsabile di stabilimento procede allo scarico dei serbatoi
contemporaneamente all’ aggiornamento del modello di registrazione serbatoi. Per
un’indagine analitica negativa, il responsabile di stabilimento provvederà al riprocessamento
del rifiuto.
Redatto il formulario identificazione rifiuto per l’impianto destinazione finale, il
responsabile di stabilimento, preleva dall’archivio corrispondente la documentazione
contenuta (FIR in ingresso ed eventuali schede reagenti), consegnandola all’operatore, il
quale provvede all’aggiornamento del registro carico / scarico utilizzando le informazioni
ricevute. In questo modo risulta immediatamente rintracciabile il percorso a ritroso al fine di
individuare le partite in entrata che hanno composto i carichi in uscita. Tutto ciò risulta
54
Impianto di Vada
evidenziato pienamente, sia ritrovando allegato al formulario di uscita le copie dei formulari
dei carichi in ingresso e sia ritrovando nelle uscite del registro carico/scarico il riferimento
diretto alle originali partite di carico.
Ciascun formulario rifiuto in uscita deve essere archiviato unitamente ai rispettivi:
 copia dei formulari dei rifiuti in ingresso con allegata la specifica scheda gestione
rifiuto (foglio di lavoro);
 tutte le schede dei reagenti utilizzati per il trattamento
 eventuale certificato analitico.
Erogato il servizio, i FIR di uscita vengono archiviati per il periodo previsto dalla normativa
vigente, in apposito raccoglitore.
Modalità di caratterizzazione dei rifiuti in ingresso
Presso lo stabilimento i rifiuti in ingresso possono essere gestiti con:
 Operazioni di smaltimento D9;
 Operazione di smaltimento D15;
 Operazione di recupero R13.
La scelta dell’operazione di smaltimento/recupero più adatta al rifiuto sarà fatta in fase di
caratterizzazione e omologa dello stesso presso l’azienda. Durante questa fase, attraverso
le informazioni fornite dal cliente, sarà definito il percorso di gestione del rifiuto sulla base
delle sue caratteristiche rispetto ai parametri di accettazione degli impianti finali di
smaltimento / recupero. Di seguito verranno meglio specificate le modalità di gestione dei
rifiuti.
Rifiuti destinati a operazioni di smaltimento D9 /D13 R13
Il produttore in fase di caratterizzazione e omologa del rifiuto deve fornire a Ecomar la
seguente documentazione:
1. scheda di caratterizzazione: dovrà essere firmata e compilata con le seguenti
informazioni:

attività e processo produttivo;

classificazione del rifiuto ai sensi della normativa vigente, incluso classi di
pericolo e ADR

caratteristiche fisiche del rifiuto e modalità di conferimento;
2. accertamenti analitici: quanto previsto dal piano di monitoraggio e controllo
3. e/o schede di sicurezza aggiornate delle materie prime utilizzate nel ciclo
produttivo;
4. e/o campione.
55
Impianto di Vada
L’analisi delle informazioni fornite dal produttore comporta l’emissione di uno schema di
gestione rifiuto (SGR) dal parte dell’ufficio Tecnico, che individua la corretta gestione dello
stesso all’interno dell’impianto. Lo schema di gestione rifiuto ha validità un anno dalla data
della sua emissione. Oltre tale termine, il rifiuto non può essere conferito presso gli impianti
Ecomar se non previo rinnovo della documentazione sopra elencata.
Quanto sopra indicato è la prassi generale per la caratterizzazione e l’omologa dei
rifiuti presso lo Stabilimento, ma vista la variabilità delle tipologie di rifiuto è possibile che in
alcuni casi, di seguito elencati, tale procedura possa subire variazioni. Come meglio
specificato nel piano di monitoraggio e controlllo
Controlli effettuati sui rifiuti in ingresso
Su ogni conferimento per i rifiuti in D15 e/o D9 viene eseguito un controllo visivo del
carico al fine di verificare la conformità prima dell’accettazione. E’ prevista, inoltre, un’analisi
di controllo sulla qualità del rifiuto a cadenza semestrale a far data dal primo conferimento.
Il sistema informatico segnala al personale addetto alla ricezione del carico la scadenza del
controllo analitico. Considerato che il D.M. 27 settembre agosto 2010, prevede che per la
verifica di conformità siano scelti i parametri critici da controllare sulla base della
caratterizzazione iniziale, si ritiene di poter applicare lo stesso principio ai controlli in
oggetto. Pertanto, le suddette analisi sono mirate al controllo dei parametri critici rilevati in
fase di omologa del rifiuto, come meglio specificato nel paino di monitoraggio e controllo.
Nella figura 27 riportata di seguito si esprime graficamente la procedura di gestione dei
rifiuti in ingresso.
ARRIVO
CARIC
Controll
documenti
giornalier
e
O
NO
CONFORMI Á
N
P
O
Campionament
N
Commercial
Controllo
NO
CONFORMI Á
8.3
Nessun
necessari
Analisi
.
Analisi
N
Fini
statistici
Esito
Controll
Pes
O
AREA -0
(TRATTAMENT )
Rifiuti
-0
Pesa
a
dell’automezz
Compilazion
formulari
Operazioni
Scaric
AREA -1
(DEPOSITO
AREA
R - 13
Rifiuti D - 15
Rifiuti R -
Figura 27 – Diagramma di flusso relativo al controllo dei rifiuti in ingresso
56
Impianto di Vada
Gestione del monitoraggio dei rifiuti in uscita dall’impianto
I rifiuti prodotti dallo stabilimento, attualmente, provengono da:
 Svuotamento dei colli durante la lavorazione: i fusti, fustini, cisternette e
imballaggi in genere che hanno contenuto rifiuti in ingresso allo stabilimento, non
subiscono il processo di triturazione, ma vengono destinati a impianti di recupero
e/o trattamento autorizzati.
 Rifiuti prodotti dalla miscelazione/inertizzazione di rifiuti solidi
 Rifiuti prodotti dal trattamento chimico fisico dei rifiuti liquidi
 Acque di piezometri
 Rifiuti prodotti dalle manutenzioni
 Rifiuti prodotti in caso di sversamento
 Rifiuti prodotto dalle acque di dilavamento piazzali
Tutti i rifiuti in uscita vengono classificati con idoneo CER in base alla provenienza
del rifiuto e caratterizzati annualmente. Come meglio specificato nel piano di monitoraggio
e controllo.
Deposito temporaneo
I rifiuti prodotti sono stoccati in apposita area (ex trituratore) in deposito temporaneo,
tale area è definita come da planimetria. Il deposito temporaneo dovrà rispettare quanto
previsto dall’ art. 183 comma m) del D. Lgs. 152/06. Potranno essere stoccati in tale area:
 Scarti di imballi purché vuoti;
 Rifiuti solidi da trattamento purché caricati su idonee casse quali cassoni scarrabili o
semirimorchi
I rifiuti stoccati in deposito preliminare dovranno essere etichettati per tutto il tempo di
permanenza, l’etichetta dovrà riportare il riferimento al lotto se presente, CER, la
destinazione finale, la data di inizio e fine del deposito temporaneo. Il tempo massimo del
deposito temporaneo è di tre mesi.
Gestione del monitoraggio per la sicurezza
I rifiuti stoccati giornalmente nell’impianto possono potenzialmente assoggettare
l’impianto alla normativa riguardante i grandi rischi industriali, regolati dal D. Lgs. 17 agosto
1999, n. 334 (Attuazione della direttiva 96/82/CE relativa al controllo dei pericoli di incidenti
rilevanti connessi con determinate sostanze pericolose). Al fine di permettere lo stoccaggio
in sicurezza di tutti i rifiuti, la Ecomar ha posto in essere uno stringente monitoraggio sui
quantitativi dei vari rifiuti stoccati contemporaneamente nell’impianto. Sulla base della
caratterizzazione del materiale, Ecomar individua, prima di ogni conferimento, l’eventuale
presenza di sostanze o preparati nel rifiuto che siano richiamati dalla norma sopracitata,
determinandone i contenuto.
La normativa richiede particolari misure di protezione solo se determinate sostanze si
trovano nello stesso luogo in quantitativi superiori a quanto stabilito dall’allegato I alla norma
citata. In particolare, la Ecomar tiene conto che in nessun caso la somma dei rapporti dei
57
Impianto di Vada
quantitativi delle sostanze -di cui alla parte 1 (sostanze citate esplicitamente) e parte 2
(sostanze richiamate per frasi di rischio e macrocategorie) dell’allegato- per lo specifico
limite fissato per la sostanza o preparato, sia superiore all’unità.
Come prescritto dalla norma, tale regola è usata per valutare i pericoli complessivi associati
alla tossicità, all’infiammabilità e all’ecotossicità. Di conseguenza, viene applicata tre volte:
• per sommare le sostanze e i preparati specificati alla parte 1 classificati come tossici
o molto tossici e le sostanze e i preparati delle categorie di cui alla parte 1 o 2
dell’allegato I al Decreto;
• per sommare le sostanze e i preparati specificati alla parte 1 classificati come
comburenti, esplosivi, infiammabili, altamente infiammabili o estremamente
infiammabili e le sostanze e i preparati delle categorie 3, 4, 5, 6, 7a, 7b o 8;
• per sommare sostanze e preparati specificati nella parte I e classificati come
pericolosi per l’ambiente [R50 (compresa R50/53) R51/53] con le sostanze e i
preparati che rientrano nelle categorie 9 i) o 9 ii).
Ecomar gestisce, con apposita procedura, che i propri stoccaggi rispettino la regola
precedente ai fini della non applicabilità della norma (i valori ottenuti dalle somme a), b) o c)
è inferiore a 1).
Gestione del monitoraggio e controllo delle componenti ambientali
In accordo con quanto richiesto dall’autorizzazione integrata ambientale, le prestazioni
dei presidi di mitigazione degli impatti ambientali (siano essi dispositivi o procedure
gestionali) sono costantemente e metodicamente verificate mediante l’implementazione di
un piano di monitoraggio e controllo. La versione del piano proposta in occasione del
presente studio e del contestuale rinnovo dell’AIA è riportata nell’Allegato 9. Rispetto alle
versioni precedenti, il documento è stato modificato in modo da focalizzare le informazioni
in esso contenute sulle modalità di controllo analitico, come richiesto specificatamente da
ARPAT.
I.2.4.4 Viabilità di accesso all’impianto
La rete viaria di accesso all’impianto è stata recentemente migliorata. Infatti, in
corrispondenza dell’avvio dei lavori di trasformazione della variante Aurelia in tratto
autostradale e della realizzazione della nuova viabilità urbana parallela, il Comune di
Rosignano Marittimo ha provveduto all’adeguamento della viabilità di accesso all’area
artigianale-industriale a nuovi flussi di traffico che da queste due importanti direttrici NordSud si staccano per raggiungere l’area artigianale detta delle “Morelline”, il polo industriale
Solvay e l’impianto Ecomar.
La viabilità interna esistente si presentava -di fatto- inadeguata sia per lo stato di
manutenzione che per alcuni tratti addirittura pericolosi (es. guado del Fiume Fine). Lo stato
finale della viabilità dell’area è mostrato nella figura 28, riportata di seguito.
58
Impianto di Vada
La viabilità illustrata è stata realizzata per essere catalogata come strada extraurbana di
classe C2. Con la velocità di riferimento di progetto scelta pari a 70 km/h, la viabilità
presenta una capacità massima di flusso in sicurezza pari a 1.400 veicoli/ora. Il flusso
stimato reale (cosiddetto “di servizio”) per tale viabilità è stato individuato in circa 400
veicoli/ora1.
Il tracciato della viabilità è stato ristrutturato anche al fine di migliorare le condizioni di
scorrimento per un più alto flusso di traffico fluente dall’attuale autostrada A12 verso il mare.
Inoltre, la viabilità permette di aggirare completamente l’abitato esistente in località
Polveroni.
Figura 28 – Illustrazione dell’attuale viabilità di accesso all’area
industriale-artigianale e allo stabilimento Ecomar
II.2.4.5 Considerazioni sulla dismissione dell’impianto
Per l’impianto è stato presentato un piano di dismissione e ripristino dell’area. Alla luce della
natura delle variazioni proposte, le quali non prevedono l’introduzione di nuove tecnologie,
dispositivi o manufatti, tale piano si ritiene ancora valido.
1
Per la stima del flusso reale è stato fissato un indice portata/capacità pari a 0,41, cui corrisponde un flusso di
autovetture pari a 574 veicoli/ora. Stimando il traffico pesante nel 10% del traffico complessivo di servizio, il
valore di flusso equivalente di servizio dei veicoli sulla viabilità si riduce a 408 mezzi/ora.
59
Impianto di Vada
I.2.5 Verifica di coerenza con le MTD
In occasione del primo rilascio dell’AIA, è stato effettuato un puntuale controllo
dell’applicazione delle migliori tecnologie disponibili, così come testimoniato nell’allegato
tecnico 1 alla A.D. 260 del 30 ottobre 2007. In quella sede furono rilevate alcune voci
rilevate dai documenti di riferimento di interesse (B.A.T.) non completamente applicate.
L’autorizzazione fu rilasciata con la prescrizione di conformare la gestione dell’impianto a
tali richieste. In conseguenza, negli anni la Ecomar si è prodigata per questo scopo,
soddisfacendo le voci al tempo non conformi.
Di seguito si riporta un estratto della tabella di cui all’allegato tecnico 1 alla A.D.
sopra citata, riscontrando le voci al tempo non conformi e riportando le soluzioni tecniche e
logistiche implementate al riguardo da ECOMAR.
Tabella di conformità al documento “Linee guida per l’individuazione e l’utilizzazione delle
migliori tecnologie disponibili in materia di stoccaggio dei rifiuti” (D.M. in G.U. n. 130 del
7/6/2007)
BAT
Rif. Linee Guida/BREF
(paragrafo e/o capitolo)
Stoccaggio
e
movimentazione dei rifiuti
Punto d)
a chiusura dell’impianto è
previsto un piano di ripristino
LG stoccaggio dei rifiuti
D1.1
Tecniche di valenza generale
applicabili allo stoccaggio
dei rifiuti
Punto c)
Tutte le aree di stoccaggio
devono essere dotate di un
opportuno sistema di copertura
Punto f)
I serbatoi devono essere dotati
di
idonei
sistemi
di
abbattimento, così come di
misuratori di livello ed allarmi
acustico-visivi
LG stoccaggio dei rifiuti
D1.1.1
Tecniche da tenere presente
nello stoccaggio di rifiuti
contenuti in fusti e altre
tipologie di contenitori
Punto i)
I contenitori siano movimentati
seguendo istruzioni scritte
LG Stoccaggio dei rifiuti
D1.1.1.1
Applicata
Note
Applicata
E’
stato
presentato
uno
specifico piano di dismissione e
ripristino per il sito
Applicata
Sono state realizzate ulteriori
coperture,
come
da
aggiornamento AIA, A.D. n. 63
del 30.04.2010
E’ stato realizzato un sistema di
collettamento e trattamento
degli sfiati dei serbatoi, come
da aggiornamento AIA, A.D. n.
63 del 30.04.2010
Applicata
Applicata
Sono state sviluppate apposite
procedure
nell’ambito
del
sistema di gestione integrato
sicurezza-qualità-ambiente
e
messe a disposizione dei
lavoratori,
adeguatamente
formati allo scopo
60
Impianto di Vada
Tabella di conformità al documento “Linee guida per l’individuazione e l’utilizzazione delle
migliori tecnologie disponibili per gli impianti di trattamento chimico-fisico dei rifiuti solidi”
(D.M. in G.U. n. 130 del 7/6/2007)
BAT
Rif. Linee Guida/BREF
(paragrafo e/o capitolo)
Modalità
operative
del
trattamento chimico-fisico
LG impianti di trattamento
meccanico-biologico
dei
rifiuti solidi
Paragrafo H
Applicata
Predisposizione del foglio di
lavoro, firmato dal responsabile
dell’impianto
Applicata
Tutte le apparecchiature di
trattamento devono essere
dotate
di
copertura,
pavimentazione e collettamento
delle acque
Applicata
Comunicazione
e
consapevolezza dell’opinione
pubblica
Comunicazioni
periodiche
all’opinione
pubblica
sulle
prestazioni
ambientali
dell’impianto
Note
Per ogni conferimento di nuovo
rifiuto, il Direttore Tecnico
verifica la trattabilità del rifiuto
nell’impianto e stila una scheda
di lavorazione.
La scheda è inserita nella
procedura IOP 7501 del
sistema integrato sicurezzaqualità-ambiente implementato
da Ecomar.
Nello schema operativo attuale
e
proposto,
tutte
le
apparecchiature sono poste su
area pavimentata, al coperto e
con sistema di collettamento
delle acque.
LG impianti di trattamento
meccanico-biologico
dei
rifiuti solidi
Paragrafo H
Applicata
Grazie
all’applicazione
del
sistema integrato sicurezzaqualità-ambiente, la Ecomar
pubblica
annualmente
la
“Dichiarazione
ambientale”,
come da specifiche EMAS,
soddisfacendo
il
requisito
richiesto
61
Impianto di Vada
I.3 Descrizione delle modifiche da apportare all’autorizzazione integrata ambientale
Dopo aver riportato in un quadro unitario l’operatività odierna dell’impianto, nel
presente capitolo si intende illustrare le modifiche che la Ecomar intende apportare. Tali
modifiche intendono permettere un utilizzo maggiormente efficiente dell’impianto stesso,
oggi ritenuto sottodimensionato rispetto alle potenzialità impiantistiche e dell’esperienza e
professionalità delle risorse umane operanti. Tali modifiche saranno poi sottoposte allo
studio ambientale relativo alla procedura di assoggettabilità alla VIA al fine di dimostrare la
piena sostenibilità di tali modifiche con il contesto in cui il sito opera.
L’assetto impiantistico finale è quello sintetizzato nella planimetria di cui all’Allegato 2
bis.
I.3.1 Modifica n.1: aumento della potenzialità di trattamento dell’impianto
L’analisi dell’utilizzo delle strutture impiantistiche per la struttura di cui trattasi e
l’analisi dell’attuale e futura richiesta di mercato effettuata da Ecomar ha portato alla
conclusione che le strutture esistenti, anche in relazione alla competenza e destrezza del
personale lavorante acquisita negli anni, sono sensibilmente sottodimensionate. Al
proposito è stata condotta una conseguente analisi su quale quantitativo possa permettere
di ottimizzare l’uso della struttura impiantistica di Vada, rispetto alle attività di trattamento
D9.
Come risultato, si è reso necessaria una complessiva rimodulazione della distribuzione dei
quantitativi, riportati come nella tabella seguente, dov’è comparata la situazione attuale con
quella futura.
Situazione attuale
Situazione futura
Quantitativo totale complessivo 50.000 t/anno
(attività D9 per liquidi e solidi)
Quantitativo totale complessivo 100.000 t/anno
(attività D9 per liquidi e solidi + R3 su liquidi)
di cui al massimo 35.000 t/anno di rifiuti pericolosi
(attività D9 per liquidi e solidi)
di cui al massimo 40.000 t/anno di rifiuti pericolosi
(attività D9 per liquidi e solidi + R3 su liquidi)
di cui al massimo 20.000 t/anno per rifiuti liquidi pericolosi
(R3 su liquidi)
La rimodulazione dei quantitativi prevede sostanziali variazioni:
 il quantitativo complessivo trattato nell’impianto passa da 50.000 t/anno a 100.000
t/anno. Tale quantitativo viene ripartito sulle diverse attività di trattamento esistenti;
 l’impianto di trattamento delle morchie ed emulsioni oleose opera ad oggi come
attività D9. La filiera cui Ecomar conferisce la frazione oleosa concentrata, identifica
l’attività esercitata come recupero (R3). Pertanto, appare maggiormente razionale
modificare la classificazione dell’attività esercitata da Ecomar stessa da smaltimento
(D9) a recupero (R3).
 il quantitativo massimo dei rifiuti pericolosi conferibili per il trattamento viene
modificato dagli attuali 35.000 t/anno (solidi e liquidi) a 40.000 t/anno (solidi e liquidi),
con un incremento complessivo di 5.000 t/anno;
 del massimo quantitativo di rifiuti pericolosi in ingresso pari a 40.000 t/anno, si
considera di poter gestire al massimo 20.000 t/anno di rifiuti liquidi pericolosi
62
Impianto di Vada
(morchie e emulsioni oleose) nell’impianto di trattamento dedicato esistente con
codice attività R3. Il restante quantitativo di rifiuti pericolosi in ingresso viene gestito
come attività di trattamento D9.
Al proposito, si precisa che l’aumento dei flussi in conferimento non richiederà nessuna
modifica impiantistica ma solo un aumento della frequenza dei trattamenti batch, sia dei
rifiuti liquidi che solidi. Inoltre, è prevedibile che il possibile raggiungimento dei quantitativi
proposti richieda un’estensione dell’orario lavorativo a 9 ore giornaliere dalle 8,5 attuali, da
soddisfare con turni straordinari a rotazione del personale.
Rimangono altresì inalterate tutte le procedure previste dal Piano di monitoraggio e
controllo e quelle di gestione logistica dei rifiuti presenti nell’impianto.
I.3.2 Modifica n.2: introduzione di nuovi codici rifiuto per le varie attività di gestione
L’evoluzione del mercato della gestione dei rifiuti subisce periodicamente delle
evoluzioni sulla base delle esigenze produttive delle stesse aziende produttive. L’elenco dei
rifiuti oggi vigente per Ecomar è quello stabilito in sede di rilascio dell’autorizzazione
integrata ambientale, oggi da rivedere alla luce delle richieste che le stesse aziende
produttrici hanno nel contempo formulato a Ecomar.
La revisione dell’elenco –e quindi l’introduzione dei nuovi rifiuti da gestire
nell’impianto di Vada- è riportata nell’Allegato 9. Tale documento riporta la ridistribuzione
delle attività di gestione rifiuti da esercitare sui vari codici, laddove l’attività di gestione liquidi
pericolosi (morchie e emulsioni oleose) è stata rinominata come R3 ed è stata aggiunta
l’attività D14 con l’associazione ai codici relativi.
La ridistribuzione delle attività così illustrata non richiede in alcun modo la modifica delle
tecnologie e le modalità di stoccaggio e/o trattamento già in uso nello stabilimento e
descritte nel presente documento. Tuttavia, al fine di garantire sempre la massima
sicurezza per gli operatori e per l’ambiente, sono state appositamente rivisti e aggiornati i
criteri di miscelazione dei rifiuti rispetto a quanto già presentato in sede di rilascio dell’AIA
nell’anno 2007; ciò si è ritenuto necessario per ricomprendere nel nuovo documento ulteriori
precauzioni nella scelta dei rifiuti da trattare derivanti dall’ulteriore esperienza acquisita in
questi anni. Il documento sviluppato è riportato nell’Allegato 3 al presente documento.
I.3.3 Modifica n.3: aumento della potenzialità dell’attività di stoccaggio
La realizzazione delle tettoie di copertura delle aree ove viene effettua lo stoccaggio
(sia deposito preliminare che messa in riserva) ha permesso di rivedere radicalmente le
modalità di posizionamento dei rifiuti nelle aree dedicate. Ciò ha comportato la possibilità di
usufruire di maggiore volume al fine di stoccare, istantaneamente, maggiore quantitativo di
materiale, mantenendo comunque inalterata la sicurezza degli imballaggi durante la
movimentazione dei rifiuti e garantendo comunque la separazione tra un imballaggio e
l’altro. I nuovi quantitativi previsti dal piano degli stoccaggi è quello riportato nella tabella
seguente.
63
Impianto di Vada
Collocazione rifiuti
Capacità
massima
(t o m2)
800 t
Aree da A1 a A5
Area d’impianto dedicata
Tipologia dei rifiuti
Cfr. figura 29
Rifiuti solidi destinati al trattamento (D09) o allo
stoccaggio (D15)
Tabella 5 – Collocazione di stoccaggio riservata ai rifiuti solidi
Collocazione rifiuti
Serbatoio 38
Serbatoi S3-S4-S5
S 42
S 45
Serbatoio 6
Serbatoi 55-56-57-58-7-8-9-10
Volume
riservato (m3)
500
400-300-300
200
200
300
240
Area A6
195 t, 130 m2
Area d’impianto dedicata
Tipologia dei rifiuti
Cfr. figura 29
Rifiuti liquidi (R13/D15)
Rifiuti liquidi (R3)
Rifiuti liquidi (R3) trattamento
Rifiuti liquidi (R3) trattamento
Rifiuti liquidi (R3-D15)
Acque di falda (MISO) da inviare alla
depurazione
Rifiuti liquidi e solidi anche infiammabili (D09D15)
Tabella 6 – Collocazione di stoccaggio riservata ai rifiuti liquidi
Collocazione rifiuti
Area B7
Area A8
Area A9
R1
R2
R3
S1
S7
S8
S9
S10
S11
Volume
riservato (m2)
100 t, 70 m2
300 t, 200 m2
135 t, 90 m2
54 t, 36 m2
85 t, 57 m2
80 t, 60 m2
540 t, 250 m2
100 t, 80 m2
500 t, 350 m2
60 t, 40 m2
150 t, 100 m2
60 t, 40 m2
S12
60 t, 40 m2
D1
300 t, 250 m2
Area d’impianto dedicata
Tipologia dei rifiuti
Cfr. figura 29
Rifiuti liquidi e solidi in colli (D14)
Rifiuti liquidi e solidi in colli (D15)
Rifiuti liquidi e solidi in colli (D15)
Rifiuti liquidi e solidi in colli (R13)
Rifiuti liquidi e solidi in colli (R13)
Rifiuti liquidi e solidi in colli (R13)
Rifiuti liquidi e solidi in colli (D09)
Rifiuti liquidi e solidi in colli/cassoni (D09-D15)
Rifiuti liquidi e solidi in colli/cassoni (D09-D15)
Rifiuti liquidi e solidi in colli (D09-D15)
Rifiuti liquidi e solidi in colli/cassoni (D09-D15)
Rifiuti liquidi in colli per scarico e invio a
trattamento
Rifiuti solidi in colli per scarico e invio a
trattamento
Deposito temporaneo
Tabella 7 – Piano degli stoccaggi contenente le modifiche proposte – volumetrie e superfici
64
Impianto di Vada
Figura 29 – Piano degli stoccaggi contenente le modifiche proposte
65
Impianto di Vada
Il serbatoio n. 38 presente nell’impianto è oggi dedicato all’attività D15. Tuttavia, con
l’andare del tempo si sta assistendo ad un progressivo calo dei conferimenti da parte delle
discariche clienti, con conseguente sottoutilizzazione del serbatoio, di capacità pari a 500 t.
A questo proposito, al fine di ottimizzare il volume a disposizione, Ecomar propone di
utilizzare tale serbatoio per lo stoccaggio anche di altri liquidi da inviare al recupero. L’uso in
sicurezza del serbatoio per le diverse categorie di rifiuti è garantito dal lavaggio del
serbatoio stesso prima del carico di un altro rifiuto liquido. Le acque di lavaggio sono poi
raccolte in cisternette per essere poi inviate alla depurazione presso impianti terzi.
L’ulteriore ottimizzazione delle strutture di Ecomar richiede la possibilità di poter
utilizzare, in alternativa ai rifiuti già destinati all’attività D15 o D9, la vasca A1 presente nel
capannone come luogo di messa in riserva per i rifiuti solidi da stoccare come attività R13
(Cfr. allegato 2). I rifiuti fangosi messi in riserva hanno caratteristiche chimico-fisiche
equivalenti a quei fanghi per cui è previsto lo smaltimento. Inoltre, si ricorda che le vasche
presenti nel capannone sono interamente rivestite in lastre di acciaio e pertanto sono
completamente impermeabili e facilmente bonificabili. L’allocazione di un rifiuto diverso dal
precedente, come sempre avviene, viene preceduta da una pulizia della vasca ai fini della
sicurezza operativa. Inoltre, la procedura di tracciabilità del rifiuto e la scheda di lavoro
compilata dal Direttore Tecnico oggi in vigore permette di tenere traccia anche delle
allocazioni del rifiuti all’interno dell’impianto, con conseguente impossibilità di poter
confondere il flusso del rifiuto.
Ecomar mette a disposizione della propria clientela la possibilità di conferire rifiuti in
cassoni scarrabili stagni, fusti o cisternette stagne. L’usufrutto di tale possibilità da parte dei
produttori permette notevoli vantaggi, sia tecnici che economici. Infatti, il conferimento
presso l’impianto con imballaggi stagni permette, laddove il rifiuto non debba essere
manipolato per l’invio al definitivo smaltimento o recupero (D15 o R13), di poter stoccare
direttamente in area attrezzata l’imballaggio senza necessità di ulteriori interventi di
ricondizionamento (es. cambio o riparazione imballaggio), con notevole risparmio in termini
di tempo e quindi di costi per il cliente e di aumento di sicurezza nell’effettuazione stessa
dello stoccaggio. Gli imballaggi messi a disposizione sono appositamente realizzati per
l’esposizione agli agenti atmosferici, mantenendo comunque il rifiuto isolato da infiltrazioni
d’acqua e/o fuoriuscite. Ritenendo che tale modalità di stoccaggio sia comunque
soddisfacente il requisito di “adeguata copertura dei rifiuti” richiesta dalle MTD di
riferimento, la Ecomar propone di attrezzare per lo stoccaggio aree scoperte al fine di
posizionare gli imballaggi sopra descritti, suddivisi per tipologia (solidi/liquidi, pericolosi/non
pericolosi, D15/R13) e riconoscibili mediante etichettatura. Tale nuova area darebbe la
possibilità di estendere l’attività D15 e l’attività R13 come indicato nella tabella seguente:
D15

Prima della modifica
Con l’implementazione
modifica richiesta
della

500 t, di cui 200 t riservate
ai rifiuti pericolosi
1500 t, di cui 200 t
riservate ai rifiuti pericolosi
R13



100 t, di cui 60 riservate ai
rifiuti pericolosi
150 t, di cui 100 riservate
ai rifiuti pericolosi.
500 t per rifiuti liquidi da
inviare al recupero.
66
Impianto di Vada
I.3.4 Modifica n.4: introduzione dell’attività D14
Nella necessità di migliorare ulteriormente il flusso di traffico dei veicoli in entrata ed
in uscita dall’impianto, la Ecomar intende attivare la specifica attività di “ricondizionamento
preliminare di rifiuti prima di essere inviati ad una della attività da D1 a D12”, codificata con
il codice D14 ai sensi del D. Lgs. 152/2006. Tale scelta deriva dalla necessità di
razionalizzare l’invio a smaltimento di rifiuti che vengono conferiti all’impianto in piccole
quantità e, spesso, con imballaggi differenti; l’operazione consiste nel travasare il contenuto
di vari colli -contenenti lo stesso codice di rifiuto- in un unico contenitore con l’intento di
agevolare l’operazione di carico, trasporto e scarico presso il destinatario finale. Non è
prevista l’effettuazione di altre operazioni che non siano eventualmente selezione e/o
cernita, ovvero operazioni naturalmente ricomprese nell’attività D14.
L’operazione viene condotta all’interno del capannone, dotato di sistema di
captazione e trattamento dell’aria. L’operazione può essere effettuata su rifiuti solidi e
liquidi. L’operazione su rifiuti solidi è prevista mediante l’utilizzo di fork/lift o piccola gru che
permette il travaso di rifiuto contenuto in big bag o fusti all’interno del contenitore prescelto
per il trasporto (es. cassone scarrabile). Nel caso dell’esigenza di provvedere all’esecuzione
di selezione e/o cernita di una o più aliquote di rifiuti da travasare, queste verranno
temporaneamente versate in una delle vasche a disposizione e, con l’ausilio di pala
meccanica a sbraccio, eseguita la pulizia; con la stessa pala sarà possibile raccogliere il
rifiuto ripulito per essere aggiunto alle altre aliquote. Il travaso dei rifiuti liquidi avviene più
semplicemente con l’ausilio delle pompe aspiranti normalmente in dotazione alle cisterne
per raccogliere il contenuto di fusti e cisternette nella cisterna deputata al trasporto della
massa unica di rifiuto.
Fermo restando la collocazione dei vari colli presso le aie di stoccaggio previste dal
piano degli stoccaggi (cfr. Figura 29), questi verranno trasportati all’interno del capannone
per l’operazione di ricondizionamento, la quale verrà effettuata, come illustrato in
precedenza, su basamento in calcestruzzo e/o in vasca opportunamente previamente
bonificata. Durante le operazioni di confezionamento e riconfezionamento del rifiuto, il
sistema di captazione e trattamento dell’aria verrà tenuto a pieno regime, come previsto
nelle operazioni di trattamento dei rifiuti solidi.
La lista dei rifiuti potenzialmente interessati all’operazione è quella contenuta
nell’Allegato 9 al presente documento.
67
Impianto di Vada
I.3.5 Criteri di accettazione dei rifiuti
Le modifiche proposte in termini di flusso complessivo dei rifiuti in ingresso e la loro
ridistribuzione nelle attività di trattamento condotte nell’impianto hanno richiesto una
complessiva revisione delle procedure di accettazione e verifica dei rifiuti in ingresso. Tali
procedure sono riportate in maniera schematica nel paragrafo 6.1 del Piano di Monitoraggio
e Controllo di cui all’Allegato 8. Tali procedure prevedono una più dettagliata
differenziazione dei controlli pre-conferimento e a conferimento avvenuto per le varie
tipologie di attività cui i rifiuti sono destinati all’interno dell’impianto e previste per i
conferimenti successivi di Ecomar presso gli impianti terzi. Viene inoltre rafforzata l’attività
dell’Ufficio Tecnico in relazione alla individuazione dei trattamenti dei rifiuti in accettazione
in base alle caratteristiche del rifiuto.
I contenuti del piano di monitoraggio e controllo proposti andranno a sostituire le modalità
operative oggi in uso e descritte nel paragrafo I.2.4.3 a meno della procedura di tracciabilità
dei rifiuti in ingresso all’impianto.
I.3.6 Miglioramento impiantistico per il ciclo di trattamento delle morchie oleose
Al fine di migliorare l’efficienza di separazione tra la fase acquosa e quella oleosa, il
serbatoio S45, deputato all’operazione di separazione per gravità, verrà dotato di una
serpentina interna di riscaldamento. Tale serpentina verrà alimentata con vapore
proveniente dalla caldaia presente in loco e finora utilizzata ad uso esclusivo del processo
RECOL. Il riscaldamento, insieme all’azione del disemulsionante, aumenterà drasticamente
l’efficienza di separazione delle fasi.
Lo stesso serbatoio, oggi già connesso alla linea di captazione e trattamento delle arie di
sfiato, verrà dotato di un sistema specifico di abbattimento delle particelle acquose
eventualmente trascinate al fine di mantenere comunque la massima efficienza dei carboni
attivi di purificazione dell’aria.
68
Impianto di Vada
Parte II – Descrizione dell’ambiente e valutazione degli impatti ambientali
II.1Descrizione dell’ambiente
Il sito in oggetto è ubicato nel Comune di Rosignano Marittimo, in Località Polveroni. Ai fini
della definizione del contesto territoriale e ambientale, nel quale si inserisce il sito in esame,
si procede di seguito ad un’analisi delle caratteristiche generali dell’area circostante.
Nel paragrafi seguenti vengono analizzate singolarmente le seguenti componenti
ambientali:
• Atmosfera e Fattori climatici;
• Rumore e radiazioni;
• Acque superficiali e sotterranee;
• Suolo e sottosuolo;
• vegetazione, flora e fauna.
Per ciascuna di esse viene fornita una descrizione esaustiva dello stato attuale, con
riferimento almeno all’area di studio precedentemente identificata, anche se per alcune
componenti ambientali, per le quali l’estensione dell’area sensibile risulta una scala non
significativa dal punto di vista tecnico e/o scientifico, si è proceduto ad un ampliamento della
visuale di indagine.
II.1.1 Qualità dell’aria
La qualità dell’aria nella Provincia di Livorno viene controllata attraverso un sistema di
monitoraggio costituito da una rete pubblica composta da centraline (stazioni) che rilevano
le concentrazioni di sostanze inquinanti ed in alcuni casi anche i parametri meteorologici.
Attualmente la rete pubblica della Provincia di Livorno è composta complessivamente da 13
stazioni fisse (9 per il solo monitoraggio degli inquinanti, 3 utilizzate sia per il monitoraggio
degli inquinanti che come stazioni meteo e 1 solo come stazione meteorologica) e da una
postazione mobile di rilevamento degli inquinanti. Le centraline di rilevamento della qualità
dell’aria della rete provinciale sono dislocate nel territorio del Comune di Livorno, del
Comune di Rosignano M.mo e del Comune di Piombino.
Le stazioni fisse di monitoraggio ubicate nel comune di Rosignano Marittimo sono
principalmente dislocate a Rosignano Solvay che è ad una altitudine di 10 m. s.I.m. Una
centralina è invece posizionata a Rosignano Marittimo a circa 130 m s.I.m..
69
Impianto di Vada
Figura 30 – Posizionamento delle centraline di monitoraggio utilizzate da ARPAT nel Comune di Rosignano
Marittimo
(fonte: Rapporto sulla qualità dell’aria 2010, ARPAT, 2011)
Nelle seguenti tabelle sono individuate le stazioni di rilevamento della qualità dell’aria, con
evidenziata la classificazione della stazione ai sensi dell’allegato III del D.Lgs.155/2010 e gli
inquinanti monitorati.
70
Impianto di Vada
I risultati della campagna di monitoraggio condotta nel 2010 mostrano che il livello di qualità
dèll’aria può essere considerato buono per tutti gli inquinanti, eccezione fatta per I’ozono
rilevato dalla centralina di Poggio San Rocco: il numero di superamenti (valore bersaglio)
del valore limite fissato per la media mobile su otto ore della concentrazione rilevata è infatti
tuttora ampiamente superiore al limite entrato in vigore nel 2010, anche se il trend è in
diminuzione.
Tabella 8 – Valori medi annuali per l’anno 2009
(fonte: Rapporto sulla qualità dell’aria 2010, ARPAT, 2011)
Il confronto tra i valori elaborati e i rispettivi valori limite definiti dalla legislazione che
disciplina la qualità dell’aria ci consente di evidenziare la seguente situazione per ciascun
parametro, come di seguito descritto.
Monossido di carbonio
Il confronto con i valori limite non ha evidenziato particolari criticità per tutte le centraline
della Provincia di Livorno che monitorano |’ossido di carbonio. L’andamento annuale degli
indicatori mostra inoltre che continuano ad esistere le condizioni per il mantenimento di
questa condizione positiva anche negli anni a venire.
(fonte: Rapporto sulla qualità dell’aria 2010, ARPAT, 2011)
71
Impianto di Vada
Biossido di zolfo
Il confronto con i valori limite non ha evidenziato anche per quest’anno particolari criticità
per tutte le centraline della Provincia di Livorno che monitorano il biossido di zolfo.
L’andamento annuale degli indicatori mostra inoltre come continui a verificarsi la tendenza
alla diminuzione dei valori di concentrazione riscontrati.
(fonte: Rapporto sulla qualità dell’aria 2010, ARPAT, 2011)
Oltre ai valori di riferimento, per I’inquinante biossido di zolfo la normativa fissa una soglia di
allarme sui valori delle concentrazioni orarie corrispondenti a valori di concentrazione tali da
determinare effetti acuti sulla popolazione. Per il biossido di zolfo non si sono verificati
superamenti di tale soglia.
Biossido di azoto
Il confronto con i valori limite fissati dalla normativa per il biossido di azoto mostra come
continui ad esistere una criticità significativa per le centraline della Provincia di Livorno
considerate da "traffico": sia per Viale Carducci a Livorno che per Viale Unità d’ItaIia a
Piombino i valori della concentrazione media annuale di NO2 risultano ancora al di sopra del
valore limite di 40 μg/m3 , il cui raggiungimento era previsto per il 2010. La situazione di
tutte le altre centraline comprese quelle di Rosignano Marittimo (che non sono di traffico) è
invece tale da garantire il rispetto dei limiti normativi sia per il 2010 che per gli anni a venire.
(fonte: Rapporto sulla qualità dell’aria 2010, ARPAT, 2011)
Oltre ai valori di riferimento, per I’inquinante biossido di azoto la normativa fissa una soglia
di allarme sui valori delle concentrazioni orarie corrispondenti a valori di concentrazione tali
da determinare effetti acuti sulla popolazione. Per il biossido di azoto non si sono verificati
superamenti di tale soglia.
72
Impianto di Vada
Materiale particolato PM10 e PM2,5
Anche per il 2010 si è evidenziata una tendenza generalizzata alla diminuzione delle
concentrazioni di PM10 in tutte le centraline della rete provinciale (sia in termini di media
annuale che di numero di superi della media giornaliera).
Per quanto riguarda il parametro PM2,5 ,il confronto con il valore limite per la media annuale,
che entrerà in vigore nel 2015, non ha evidenziato alcuna criticità, infatti il valore limite
risulta già rispettato sia presso Ia centralina di Viale Carducci a Livorno che presso Ia
centralina installata a Rosignano M.mo (Poggio San Rocco). Inoltre il trend è risultato
ancora in diminuzione invece presso Ia centralina di Rosignano M.mo.
PM10
PM2,5
(fonte: Rapporto sulla qualità dell’aria 2010, ARPAT, 2011)
Benzene
Il confronto con il valore limite per Ia media annuale per il benzene, entrato in vigore nel
2010, non ha evidenziato particolari criticità per le centraline della rete provinciale che sono
peraltro tutte nel territorio del Comune di Livorno.
(fonte: Rapporto sulla qualità dell’aria 2010, ARPAT, 2011)
Ozono
Dal confronto con il valore bersaglio fissato per il 2010 (media su 3 anni), per le centraline di
Rosignano Marittimo si possono trarre le seguenti conclusioni:
 per la centralina di Via Rossa Ia situazione continua a risultare più che buona;
 per la centralina di Poggio San Rocco, nonostante il trend ancora in diminuzione sia
della media annuale che del numero della medie su 8 ore massime giornaliere
maggiore di 120 μg/m3, la situazione continua a permanere critica; non risulta infatti
rispettato del valore bersaglio fissato a partire dal 2010.
Oltre ai valori di riferimento, per l’inquinante ozono la normativa fissa una soglia di allarme e
una soglia di informazione sui valori delle concentrazioni orarie corrispondenti a valori di
concentrazione tali da determinare effetti acuti sulla popolazione. Per I’ozono non si sono
verificati superamenti della soglia di informazione.
73
Impianto di Vada
(fonte: Rapporto sulla qualità dell’aria 2010, ARPAT, 2011)
Classificazione della qualità dell’aria
La Regione Toscana ha aggiornato la zonizzazione e classificazione del territorio regionale
sulla base dei dati IRSE relativi aI|'anno 2005 e sulla base dei dati del rilevamento della
qualità de||'aria relativi al periodo 2000-2006. La classificazione di comuni, relativa a
ciascuna sostanza inquinante con valori limite determinati, è articolata in quattro livelli
crescenti, in funzione del grado di avvicinamento e/o superamento dei limiti indicati con le
lettere A, B, C e D, secondo i seguenti criteri:
I risultati di questa nuova zonizzazione sono riportati nella seguente mappa:
Figura 31 – Classificazione del territorio regionale 2006
Il Comune di Rosignano Marittimo è classificato come "Zona di mantenimento A—B",
comprendente i comuni che presentano una buona qualità deII’aria classificati con le lettere
A e B per tutte le sostanze inquinanti. In merito alla nuova zonizzazione, preme evidenziare
come il Comune di Rosignano Marittimo non sia più ricompreso nella zona di risanamento
74
Impianto di Vada
Livornese—Pisana a fronte di un significativo miglioramento dello stato della qualità
dell’aria, come si evidenzia tal confronto effettuato nella tabella seguente:
II.1.2 Caratterizzazione del clima acustico
Al fine di caratterizzare lo stato del clima acustico relativo all’area dello stabilimento, è stato
elaborato un apposito studio di valutazione di impatto acustico, riportato nell’Allegato 10. In
base alle risultanze di detto studio, in area prossima al sito sono stati individuati n°4 ricettori
sensibili, ubicati come illustrato nella seguente figura, presso cui sono state effettuate le
rilevazioni acustiche.
Figura 32 – Posizionamento dello stabilimento e dei ricettori sensibili individuati.
Il monitoraggio e stato condotto in condizioni di normale funzionamento dell’impianto
produttivo, dopo previa verifica della piena funzionalità delle sorgenti di rumore presenti
all’interno del perimetro aziendale. La valutazione, redatta in accordo alla normativa
vigente, non ha evidenziato criticità in riferimento al clima acustico presente nelle aree
limitrofe allo stabilimento industriale ed in particolar modo presso i ricettori maggiormente
esposti alle emissioni sonore di Ecomar Italia S.p.A. .
75
Impianto di Vada
Nelle seguenti tabelle si riportano i confronti tra i livelli di immissione (assoluti e differenziali)
ed emissione rilevati ed i limiti di zona fissati dal Piano di Classificazione Acustica adottato
dal Comune di Rosignano Marittimo.
Tabella 9 – Confronto dei livelli misurati con i limiti di immissione - Periodo Diurno
Tabella 10 – Verifica del rispetto del criterio differenziale – Periodo Diurno
Tabella 11 – Confronto dei livelli misurati con i limiti di emissione - Periodo Diurno
In conclusione:
 risultano pienamente rispettati i livelli equivalenti di immissione assoluta in facciata ai
ricettori maggiormente esposti;
 risultano pienamente rispettati i livelli di emissione rilevati, in via cautelativa, al
confine interno del perimetro dello stabilimento;
 risulta rispettato il criterio differenziale, valutato cautelativamente in facciata ai
ricettori piu prossimi allo stabilimento industriale;
 non si rileva la presenza di componenti impulsive e tonali.
76
Impianto di Vada
II.1.3 Inquinamento elettromagnetico
Bassa frequenza (0 — 100 kHz)
L’inquinamento elettrico e magnetico associato alle basse frequenze si riconduce a quello
derivante dal sistema di produzione, trasporto e utilizzo finale dell’energia elettrica che
avviene alla frequenza di 50 Hz. Gli elettrodotti costituiscono un aspetto rilevante nel
territorio comunale di Rosignano Marittimo, in conseguenza della presenza di impianti
produzione di energia, che determina una significativa presenza di linee elettriche.
Rosignano M.mo, secondo il dato fornito da ARPAT, è attraversato da 1 linea ad altissima
tensione e 4 linee ad alta tensione, elencate di seguito:
 linea ENEL a 380 kV n. 312 "Rosen — Acciaiolo";
 linea ENEL a 132 kV n. 532 "Livorno Marzocco — Rosignano";
 linea ENEL a 132 kV n. 574 "Rosignano — Cecina";
 linea FS a 132 kV "Livorno FS — Bolgheri FS con derivazione per Rosignano
FS";
 linea FS a 132 kV "Livorno FS — Larderello".
Per quanto attiene ai campi magnetici generati da trasporto di energia elettrica (50Hz) le
verifiche eseguite sul territorio comunale hanno evidenziato che:
 tale valore viene superato nelle vicinanze (circa 1-2 m) delle cabine di trasformazione
M/B tensione o delle cassette di distribuzione a bassa tensione mentre, per distanze
superiori, il campo magnetico, generalmente, scende rapidamente al di sotto di tale
soglia. Su 62 cabine di trasformazione monitorate solo in due occasioni è stato
segnalato il sospetto superamento del limite negli edifici adiacenti;
 presso il podere "I Salci" (punto più vicino alla linea a 380 KV n. 312) il livello di
campo magnetico, per correnti nella linea fino a 450 A, è inferiore a 0,2 μT. Se la
corrente dovesse salire oltre i 450 A anche il valore del campo magnetico
corrispondente salirebbe oltre 0,2 μT;
 presso le abitazioni del quartiere "La Bagnolese", posto in prossimità della linea
elettrica, i livelli di campo magnetico si sono mantenuti circa 10 volte inferiori al
valore di 0,2 μT;
 nel rione "Vignone" sono state individuate abitazioni esposte a valori di campo
magnetico superiori a 0,2 μT. Nel caso degli elettrodotti esaminati, il valore di
riferimento di 0,2 μT si raggiunge a circa 50 m dall’asse della linea. Tale distanza
può variare in funzione di diversi parametri fisici, quali la disposizione dei cavi, la loro
altezza da terra e la corrente che Ii percorre.
Pertanto, laddove le distanze dalle abitazioni sono inferiori (per esempio nella zona
Vignone), si può registrare un superamento di tale valore. In area prossima al sito non sono
presenti linee ad altissima tensione ed ad alta tensione:
77
Impianto di Vada
Figura 32 – Mappa delle linee elettriche ad alta e altissima tensione
Radio frequenza (100 kHz - 300 GHz)
Le sorgenti a radiofrequenza rilevanti per I’ambiente comprendono tutti i sistemi di radiotelecomunicazione che utilizzano frequenze diverse in funzione della tecnologia usata e
comprendono Radio, TV, Radar, stazioni radio base per la telefonia cellulare e impianti
micro cellulari. La principale pressione di inquinamento elettromagnetico è data dalla
presenza sul territorio comunale di stazioni radio base (SRB) per la telefonia cellulare.
A Rosignano M.mo il numero di stazioni per kmq risulta pari al doppio del dato regionale. La
potenza complessiva istallata costituisce circa il 2,3% della potenza istallata a scala
regionale. La figura successiva riporta la presenza di stazioni SRB e RTV sul territorio
comunale di Rosignano Marittimo, con evidenza dell’area di pertinenza di Ecomar.
Dall’analisi della figura, la postazione SRB più vicina al luogo di interesse si presenta ad
una distanza di circa 1,3 Km.
78
Impianto di Vada
Figura 33 – Mappa delle stazioni radio base (SRB, RTV)
II.1.4 Climatologia
La zona di Rosignano Marittimo ha un andamento climatico tipicamente mediterraneo, di
solito ad un inverno caratterizzato da temperature mediamente miti per |’effetto di volano
termico svolto dal mare, fa seguito un periodo estivo normalmente caratterizzato da
temperature molto elevate, con massime con punte massime assolute di oltre 40°C in
alcune aree interne, poco soggette a||’effetto mitigante del mare.
I venti prevalenti sono a regime di brezza, soprattutto in condizioni anticicloniche e durante
il periodo compreso tra marzo e ottobre. Durante questi mesi, in presenza di un centro di
alta pressione situato in posizione settentrionale rispetto alla regione, possono soffiare venti
dai quadranti settentrionali nelle zone interne, mentre lungo le coste a metà giornata può
avvenire comunque la rotazione a brezza: in questo contesto, il cambio di circolazione al
suolo avviene generalmente nelle aree pianeggianti prossime alla costa, dove possono si
possono verificare situazioni opposte, sia di calma assoluta di vento che di venti variabili di
moderata intensità. La primavera e I'autunno sono maggiormente soggette all'ingresso di
correnti meridionali di scirocco e di libeccio.
Temperatura
Il regime termico caratteristico della Provincia di Livorno risente dell’azione mitigatrice del
mare e presenta in media solo 5,3 giorni/anno di gelo (con temperatura minima inferiore a
0°C). Il mese più freddo dell’anno è Gennaio, con un valore medio delle minime di 5,3°C e
delle massime di 11,5°C. Le temperature più alte si registrano in media a Luglio ed Agosto
con valori medi di minime e massime rispettivamente pari a 19,9°C e 27,2°C.
79
Impianto di Vada
Precipitazioni
Il valore della precipitazione media annua (sull’intero bacino di alimentazione) risulta pari a
780 mm/anno, rispetto alla media annua nazionale pari a 990 mm.
Figura 34 – Piovosità rilevata nel bacino di alimentazione della Piana di Vada
(fonte: Piano strutturale del Comune di Rosignano Marittimo)
Regime anemometrico
Come mostrato nella figura seguente, la massima velocità del vento riscontrata è stata pari
a 12,3 m/s e le direzioni prevalenti del vento si sono dimostrate essere NNE, E, ESE e
ONO.
Figura 35 – Regime anemologico medio annuale tipiche dell’area di Rosignano Marittimo
(fonte: stazione di rilevamento ARPAT)
80
Impianto di Vada
II.1.4
Caratterizzazione della risorsa idrica
Caratterizzazione delle condizioni idrografiche
Il bacino regionale denominato Toscana Costa copre un territorio compreso tra il bacino del
Fiume Arno a Nord ed a Est, del Fiume Bruna a Sud ed il mar Tirreno ad Ovest. Rientrano
inoltre nel territorio Toscana Costa anche le Isole dell’ArcipeIago Toscano. La superficie del
Bacino è pari a circa 2.725 Kmq. All’interno di tale Bacino si individuano tre bacini idrografici
di maggiore estensione (Fine, Cecina e Cornia) e otto ambiti idrografici omogenei aventi
peculiarità specifiche che comprendono i bacini idrografici degli ulteriori corsi d’acqua (circa
350) con recapito diretto a mare. Si tratta, in gran parte, di corsi d’acqua caratterizzati da
medio-breve percorso, elevata pendenza nell’alto e medio bacino, bassa pendenza in
pianura ove spesso corrono arginati con pensilità più o meno elevata. Il regime idraulico è
tipicamente torrentizio con piene anche violente ed improvvise e con periodi prolungati,
anche mesi, di completa siccità. I rilievi maggiori, che si ritrovano alle origini dei Fiumi
Cecina e Cornia arrivano ad un’altezza massima di circa 900 metri sul livello del mare. Le
aree di alta e media collina sono caratterizzate da zone boscate che vedono la prevalenza
delle macchie mediterranee a dominanza di leccio, quercia e pino; nei punti più alti
significativa la presenza di castagni. Nella fascia di media collina si ritrovano molte aree
messe a coltura con la prevalenza di oliveti e vigneti, mentre nella parte di pianura vi sono
seminativi e colture più specializzate ortofrutticole.
Lo stabilimento di Vada si inserisce più precisamente nell’ambito idrografico n.3 e adiacente
al fiume Fine. Quest’ultimo è un breve corso d’acqua con foce presso Rosignano Solvay; il
suo bacino, contiguo in parte a quello del Fiume Cecina, occupa la depressione compresa
tra i Monti Livornesi e la dorsale di Monte Vaso, a confine fra le Province di Pisa e Livorno.
Da un punto dal punto di vista geologico e geomorfologico, il bacino del Fiume Fine è
compreso in una depressione tettonica, delimitata da due dorsali dove affiorano le rocce del
substrato antico. Fra queste prevalgono le ofioliti e le argille a palombini che ne formano la
copertura, quindi calcari e radiolariti. Sulle ofioliti e sui calcari predominano le aree a
franosità potenziale limitata, mentre le paleofrane e le frane attuali interessano le argille a
palombini, in corrispondenza dei maggiori impluvi, dove si raccolgono le acque. La
depressione tettonica è colmata da sedimenti miopliocenici prevalentemente argillosi,
caratterizzati generalmente da una franosità potenziale elevata. Le aree decisamente stabili
corrispondono al fondovalle ed ai ripiani terrazzati, costituiti da limo sabbioso ed a limitate
dorsali sulle rocce del substrato antico.
Qualità acque superficiali
Il Piano di Tutela delle acque della Toscana prevede, nella sezione relativa al quadro
conoscitivo e programmatico, l’analisi dello stato di qualità ambientale delle acque,
superficiali e sotterranee, attraverso specifico monitoraggio. Il Piano di monitoraggio delle
acque definisce i corpi idrici della Regione Toscana ritenuti "significativi", i punti di
campionamento posti su di essi, le modalità di campionamento, analisi e frequenza, nonché
lo stato di qualità ambientale. Al momento della redazione del Piano di Tutela delle Acque,
la normativa di riferimento è l’ex D.Lgs. 152/99 con le successive modifiche ed integrazioni.
81
Impianto di Vada
In area prossima allo stabilimento è attivo il punto di monitoraggio "Guido Polveroni" (codice
MAS 086), relativo al tratto di riferimento "Intero Bacino".
Figura 36 – Ubicazione del punto di monitoraggio delle acque superficiali prossime allo stabilimento Ecomar
Nella seguente tabella riportata di seguito si illustra la sintesi dei dati relativi allo Stato di
qualità definito per l’asta fluviale principale2.
2
Perla valutazione dello stato qualitativo dei corsi d'acqua sono utilizzati i seguenti indici:

LIM = Livello di Inquinamento da Macrodescrittori: esprime lo stato di qualità globale delle
acque, principalmente dal punto di vista chimico;

IBE = Indice Biotico Esteso: rappresenta lo stato di qualità biologica: si basa sull’analisi
delle comunità di macroinvertebrati, naturalmente presenti nel corso d'acqua in esame;

SECA = Stato Ecologico dei Corsi d’Acqua: si ottiene dalla valutazione incrociata dei
risultati ottenuti con |’indice LIM e con |'IBE, e considerando il peggiore dei due, si
ottiene la classe dello stato ecologico per i corsi d'acqua;

SACA = Stato Ambientale dei Corsi d’Acqua: si ottiene da||’incrocio dello stato ecologico con
i risultati dell’analisi dei parametri rappresentativi dello stato chimico.
82
Impianto di Vada
Le analisi della qualità del Fiume Fine mettono in evidenza una situazione generalmente
discreta con livelli di inquinamento sufficienti, per lo più riferibili agli aspetti biologici.
Qualità acque sotterranee
L’acquifero di riferimento è “I’acquifero costiero tra il Fiume Fine e S. Vincenzo” e suddiviso
dalla Autorità di Bacino Toscana Costa in 2 zone per il bilancio idrico. Il tratto di interesse ai
fini del presente studio corrisponde alla "Zona tra Fine e Cecina" che nel risulta monitorato
da 13 stazioni dislocate nei comuni di Cecina e Rosignano Marittimo:
Figura 37 –Ubicazione punti di Monitoraggio Acque Sotterranee
(fonte: Monitoraggio dei corpi idrici, ARPAT, 2011)
La valutazione dello stato ambientale dei corpi idrici sotterranei si basa su misure di tipo
qualitativo (stato chimico indice SCAS) e di tipo quantitativo (indice SquAS) che concorrono
alla determinazione di un indice sintetico (SAAS) tramite il quale viene espresso un giudizio
sullo stato qualitativo. Nella seguente tabella si riporta la sintesi dei dati relativi allo Stato di
qualità definito per l’acquifero Costiero tra Fiume Fine e Fiume Cecina con un confronto
relativo al periodo di osservazione 2003-2006, come mostrato nella tabella riportata di
seguito
83
Impianto di Vada
Lo stato chimico del corpo idrico è riferibile alla classe 4 per Nitrati, con giudizio di qualità
scadente. Le maggiori criticità riguardano il progressivo aumento di salinità per l’intrusione
marina causata, come mostrato dall’andamento dei rilievi piezometrici, dall’intensivo
sfruttamento dei pozzi e per la forte presenza di nitrati dovuta a cause antropiche. Entrambi
i fattori condizionano l’uso potabile delle acque di falda, le quali rappresentano la risorsa
idropotabile quasi esclusiva per il comprensorio.
L’analisi dell’andamento temporale dei livelli piezometrici mostra un andamento
significativamente peggiorativo in conseguenza dell’eccessivo sfruttamento della risorsa
idrica. Lo stato ambientale complessivo risulta scadente.
Aree a specifica tutela
AII’interno del Bacino Toscana Costa sono state individuate con la delibera di consiglio
regionale due aree a specifica tutela:
• la zona vulnerabile da nitrati di origine agricola "Zona costiera tra Rosignano M.mo e
Castagneto C" con Delibera del Consiglio Regionale Toscano 8 ottobre 2003, n. 170,
adottata ai sensi deII’art. 19 del D. Lgs. 152/99;
• l’area sensibile del Padule di Bolgheri, con Delibera del Consiglio Regionale Toscano
8 ottobre 2003, n. 170, adottata ai sensi de||’art. 18 del D. Lgs. 152/99 ed in
particolare al comma 1 lettera c) che prevede l’individuazione come aree sensibili
delle zone umide individuate dalla convenzione di Ramsar (resa esecutiva con DPR
448/76).
Nello specifico I’area di studio si colloca nella vulnerabile da nitrati di origine agricola.
Figura 38 - Perimetrazione Zona Vulnerabile da Nitrati
(fonte: Quadro conoscitivo del Piano Strutturale del Comune di Rosignano Marittimo)
La pianura costiera tra Vada e Castagneto è formata dai depositi alluvionali dei Fiumi
Cecina e Fine e di altri corsi minori e dai depositi dei cicli sedimentari marini del Pleistocene
84
Impianto di Vada
medio e superiore. Essenzialmente si tratta di acquiferi a falda libera costituiti da sedimenti
permeabili (ghiaie e sabbie), anche se la presenza di orizzonti impermeabili determina in
alcune zone la presenza di falde in pressione. La falda della fascia costiera è caratterizzata
da ampie zone in cui la superficie piezometrica è depressa al di sotto del livello del mare.
Ciò determina il fenomeno dell’ingressione di acqua marina. La zone di maggiore
depressione piezometrica sono comprese tra Vada e Marina di Cecina ed in queste aree si
riscontrano anche i massimi valori di conducibilità elettrica specifica nelle acque dei pozzi.
L’e|evata vulnerabilità della falda (i terreni di copertura de||’acquifero sono praticamente
inesistenti o molto permeabili) è la causa principale della diffusa contaminazione delle
acque sotterranee da nitrati, probabilmente legata alle attività agricole e zootecniche ed in
parte anche allo smaltimento dei reflui domestici provenienti dalle case sparse.
Nella zona di Vada e S. P. in Palazzi, e nei pressi di Donoratico, in numerosi pozzi si
riscontrano concentrazioni di nitrati ben superiori alla concentrazione massima ammessa
per |’uso idropotabile (50 mg/L). Questo fatto rende |’acqua inutilizzabile per scopi potabili
se non attraverso costosi trattamenti. La presenza di nitrati è connessa ad attività
antropiche quali l’agricoltura e l’allevamento e lo smaltimento di reflui urbani nel suolo.
II.1.5
Suolo e sottosuolo
Inquadramento geomorfologico, geologico ed idrogeologico
Come riportato nella figura, l'area in oggetto è posta in un ambito pianeggiante facente
parte dell’ampia pianura alluvionale del Fiume Fine, con quote che raggiungono raramente i
50 m:
Figura 39 – Carta dell’acclività
(fonte: Quadro conoscitivo del Piano Strutturale del Comune di Rosignano Marittimo)
Da un punto di vista geomorfologico l’ambito di interesse ricade nella zona pianeggiante dei
terrazzi eustatici, che corrisponde ai sedimenti pleistocenici della fossa tettonica più
recente, identificabile con La Piana di Rosignano Solvay-Vada.
85
Impianto di Vada
Figura 40 – Carta geologica (estratto)
(fonte: Quadro conoscitivo del Piano Strutturale del Comune di Rosignano Marittimo)
La parte terminale della valle del Fiume Fine e la bassa pianura costiera di Vada sono
caratterizzati da depositi alluvionali, palustri costieri e di dune recenti. La conservazione di
paleosuoli antichi in corrispondenza della piana costiera di Rosignano e di Vada ad Ovest
della Via Aurelia, formatisi durante l'ultima fase glaciale del Wurm, dà la garanzia che
queste aree non sono state o non sono soggette a importanti fenomeni di erosione attiva.
Questo garantisce, al di fuori delle aree corrispondenti o prossime ai corsi d’acqua, insieme
alla bassissima acclività, la stabilità morfologica d’insieme dell'area, nella quale non sono
presenti segni significativi di movimenti franosi o di subsidenza.
Figura 41 – Carta geologica (estratto)
86
Impianto di Vada
(fonte: Quadro conoscitivo del Piano Strutturale del Comune di Rosignano Marittimo)
Per quanto riguarda le Unità idrogeologiche, le formazioni affioranti nell’area dello
stabilimento sono classificate come "a permeabilità primaria media", verso il Fiume Fine si
rintracciano formazioni "a permeabilità primaria variabile", mentre verso il mare si
rintracciano formazioni "a permeabilità primaria bassa".
Figura 42 – Carta idrogeologica (estratto)
(fonte: Quadro conoscitivo del Piano Strutturale del Comune di Rosignano Marittimo)
L’ambito è caratterizzato da alternanze di sabbie, arenarie, calcari arenacei, ghiaie e
conglomerati con sporadiche intercalazioni di argille (Pleistocene medio - superiore). In
questo gruppo sono state riunite formazioni con caratteristiche Iitologiche piuttosto
omogenee, trattandosi prevalentemente di sedimenti clastici a granulometria medio alta
compresa tra quella delle sabbie e quella delle ghiaie più o meno grossolane. Sono talvolta
presenti strati a granulometria più fine (argille e Iimi) ma sempre in subordine rispetto ai
livelli clastici grossolani. Questo gruppo è presente su tutta la pianura costiera a partire da
Castiglioncello fino al limite sud del territorio comunale. Costituisce un importante acquifero
"multistrato" utilizzato per usi potabili, industriali ed irrigui.
Caratteristiche peculiari del sito in studio
La geo-stratigrafia del sito in esame, compresa in uno spessore complessivo compreso tra i
3,00 m. ed i 15,00 m. da p.c. risulta così costituita:
• primo orizzonte composto da materiale di riporto, mai rilevato con spessore superiore
al 1,50 m. da p.c. cui segue un orizzonte composto da Iimi sabbiosi con alternanze di
87
Impianto di Vada
sabbie sciolte e presenza di livelli di calcareniti sabbiose (panchina). Talvolta in
questo primo orizzonte si rintracciano degli spessori di sabbie grossolane
leggermente Iimose con alternanze di materiale ghiaioso o del Iimo sabbioso con
inclusioni di ghiaietto.
• secondo orizzonte composto da una successione di Iimi argillosi alternati da sabbie
fini caratterizzate da gusci di gasteropode, da sabbie medie color tabacco e da un
secondo livello di panchina tendenzialmente più detritica (e quasi residuale). Le
sabbie con la profondità tendono ad aumentare la componente argillosa e tendono
ad una cromaticità grigio—grigio scuro.
• terzo orizzonte è composto dai -10,00 m. da p.c. da spessori di Iimi argillosi di color
grigio caratterizzati da elevata plasticità, interessati da aumenti della componente
argillosa e da gusci di gasteropodi.
Dal punto di vista idrogeologico, la sezione media dell’area vede la presenza di un primo
spessore praticamente saturo con una falda semi—confinata con locali risalite dovute alla
presenza di livelli eteropici a minore conducibilità idraulica costituiti dai passaggi limoargillosi e/o Iimi sabbiosi. Si riscontra quindi un carattere di media freaticità dell’area in
esame anche vista la vicinanza de||’importante asse drenante costituito dal Fiume Fine e
alle caratteristiche degli stati alluvionali in un intorno significativo.
Ad una profondità variabile, comunque intorno ai 10,00 m e comunque non oltre i 15,00 in,
(massima profondità indagata allo stato attuale) la presenza di uno spessore a minore
conducibilità idraulica rappresenta un orizzonte idrogeologico a scarsa permeabilità con
assenza di circolazione acquifera primaria. AI di sotto di questo spessore a scarsa
conducibilità idraulica è probabile rintracciare la presenza di una falda in leggera pressione
conformata negli orizzonti alluvionali e nelle "inghiaiate" del Fiume Fine. L’alto morfologico
dell’acquifero è rivolto a oriente con una pendenza media a basso gradiente verso
l’importante asse drenante del Fiume Fine e verso mare. L’ambito di studio è inoltre
interessato dal fenomeno dell’ingressione marina che di fatto esercita una specie di
"contaminazione naturale" delle acque sotterranee creando un "fondo" dello stato chimicofisico della falda nettamente variato rispetto alla qualità delle acque più collinari e lontane
dal mare.
Siti inquinati
L’area in esame è iscritta all’anagrafe dei siti interessati da procedimento di bonifica con
codice LI178 ed è attualmente soggetta a intervento di messa in sicurezza operativa
(MISO), attivato ai sensi dell’art 242 del D.Lgs. 152/2006 dalla Società ECOMAR SpA,
proprietaria dell’area, nonché gestore dell’impianto.
L’attivazione della procedura per la MISO è stata operata a seguito di un lungo ed
approfondito percorso di indagine e caratterizzazione del sito avviato nell’anno 2005 con la
procedura di cui all’art. 9 dell’ex DM 471/99 (Interventi ad iniziativa degli interessati) e la
presentazione del Piano della Caratterizzazione (gennaio 2006). Il percorso sino ad oggi
intrapreso è frutto della rigorosa applicazione delle normative di riferimento e delle
determinazioni, indicazioni ed elementi prescrittivi delle Conferenze dei Servizi che si sono
susseguite negli anni.
Le attività di caratterizzazione (cfr. risultati al paragrafo I.2.4) si sono svolte a partire dal
88
Impianto di Vada
marzo 2006, con l’esecuzione di numerose campagne analitiche, condotte anche in
contraddittorio con ARPAT, che hanno portato, in fasi successive, all’attivazione della
procedura di MISE per 4 piezometri (Pz1, Pz6, Pz7A e Pz7B), a seguito del riscontro di uno
stato di contaminazione da idrocarburi totali, composti a base di cloro, benzeni e ftalati (cfr.
Allegato 7). A seguito dell’approvazione del piano di messa in sicurezza operativa (MISO) la
Ecomar ha provveduto alla sua attuazione (cfr. Allegato 8).
L’azienda ha realizzato una rete piezometrica: le acque emunte vengono trattate con filtri a
carbone attivi e successivamente scaricate in pubblica fognatura nel rispetto
dell’autorizzazione num. 250 del 22/07/2009 rilasciata dall’AATO5.
Il Sistema di MISO posto in atto nel sito ECOMAR, come definito dalla normativa di
riferimento, è stato progettato per minimizzare o ridurre il rischio perla salute pubblica e per
|’ambiente a livelli di accettabilità ed impedire un'ulteriore propagazione dei contaminanti. Il
sistema adottato consiste in uno sbarramento realizzato con pozzi di emungimento con
pompaggio adeguato ad intercettare il flusso di sostanze inquinanti presenti nelle acque
sotterranee. La misura, oltre ad avere funzione di contenimento, ovvero impedire la
migrazione dei contaminanti verso ricettori ambientali sensibili quali, nel caso specifico, le
acque sotterranee, è anche di tipo mitigativo, ovvero finalizzata alla rimozione di inquinanti
dispersi nelle acque.
Allo stato attuale, sulla base di tutte le informazioni acquisite sullo stato di contaminazione
presente e sulle caratteristiche dell’acquifero profondo, lo stato di inquinamento è
riscontrato esclusivamente in corrispondenza di un piezometro (rif. PZ7a) che quindi può
essere considerato un vero e proprio "hot-spot". E' su questo piezometro, utilizzato come
pozzo, che viene eseguito l’emungimento ai fini delle operazioni di messa in sicurezza
operativa della falda profonda nell’intorno specifico. Ad oggi i monitoraggi condotti
evidenziano un miglioramento della situazione chimico-ambientale della falda superficiale e
di quella profonda. Proseguono ad oggi le attività previste dal progetto definitivo di messa in
sicurezza operativo, così come da successive prescrizioni ed integrazioni autorizzate dagli
enti amministrativi e di controllo.
Il monitoraggio analitico-chimico ha evidenziato la sostanziale assenza di contaminazione,
sia per quanto concerne la falda superficiale che per quella profonda, a partire dalla
campagna di analisi dell’ottobre 2010. Il monitoraggio, sviluppato con cadenza semestrale,
mostra un trend di sostanziale diminuzione della concentrazione per gli analiti in
superamento in corrispondenza dei pozzi e piezometri MISO. Sporadici e isolati
superamenti sono stati rilevati quasi esclusivamente in corrispondenza dei ' pozzi e dei
piezometri facenti parte del sistema MISO (Pozzi A, B, C e Pz7a), a causa 19 dell’effetto di
richiamo dovuto al pompaggio in continuo. Concentrazioni molto variabili degli analiti in
superamento (arsenico ed idrocarburi) sono state rilevate durante le varie campagne nel
Pz1, attrezzato con un sistema di pompaggio e smaltimento separato rispetto alle acque
prelevate dagli altri pozzi MISO. Il Pz5, ubicato nella parte settentrionale dell’area Ex
Nazionale, ha mostrato la presenza del superamento delle CSC per l’analita Idrocarburi a
seguito della movimentazione dei terreni legata all’eliminazione dei serbatoi interrati
presenti nelle strette vicinanze del punto di indagine. L’evidenza della contaminazione è
scomparsa immediatamente a seguito del temporaneo pompaggio in continuo messo
tempestivamente in atto e la scomparsa di qualsiasi traccia residua di idrocarburi è stata
89
Impianto di Vada
rilevata già dalla campagna di analisi del giugno 2010, confermata dalle analisi di ottobre
2010 e marzo 2011.
Come già dettagliatamente descritto, in occasione del campionamento dell’ottobre 2010 è
stato riscontrato il superamento delle CSC dell’analita Cloruro di vinile nel piezometro PZ9,
ubicato nella parte meridionale dell’area Ex Nazionale ed è stato tempestivamente messo in
opera un pompaggio in continuo del punto d’acqua alla stregua di quanto eseguito
temporaneamente sul Pz5. Già nella campagna di analisi del marzo 2011 è stato rilevata la
scomparsa di qualsiasi traccia residua dell’analita (la concentrazione risulta infatti inferiore
al limite di rilevabilità), in base agli esiti della prossima campagna di analisi, prevista entro la
fine del mese di settembre 2011, sarà valutata l’ipotesi di rimuovere il sistema di
pompaggio. Dagli esiti delle analisi eseguite nel marzo 2011 confrontate con quelle degli
anni precedenti, si evidenzia la significativa prosecuzione del trend di miglioramento della
condizione ambientale generale dell’area stabilimento Ecomar Italia spa di Vada e di quelle
circostanti. Nello specifico della condizione ambientale delle acque sotterranee riconducibili
alla falda profonda, ad oggi priva di contaminazione, nonché della falda superficiale.
II.1.6 Vegetazione, flora e fauna
Si riportano di seguito alcune brevi considerazioni estratte dal Quadro conoscitivo del Piano
Strutturale del Comune di Rosignano Marittimo.
La componente vegetale
L’area di studio si colloca in un contesto caratterizzato da classi vegetative denominate cs
"colture agrarie in atto o di recente abbandono con siepi":
Figura 43 – Carta della vegetazione (estratto)
(fonte: Quadro conoscitivo del Piano Strutturale del Comune di Rosignano Marittimo)
Su queste aree si sviluppa un paesaggio vegetale di tipo prevalentemente artificiale
costituito da colture agrarie intensive, sia erbacee che arboree (vigneti, oliveti e frutteti), con
possibilità di più raccolti in un anno. La classe vegetativa cs si caratterizza per la presenza,
90
Impianto di Vada
ai bordi dei campi e degli incolti, di siepi cespugliate, canneti, boschetti residuali, aree
boscate, alberate, vegetazione ripariale e, più raramente, cumuli di pietre lungo i confini.
Dal punto di vista ecologico, le siepi, ed altre forme di vegetazione al bordo del campo,
permettono di conservare una maggiore diversità biologica rispetto agli agro ecosistemi
industrializzati (quelli, tanto per intenderci, caratterizzanti la precedente categoria), con
effetti positivi sul mantenimento degli habitat, sulle dinamiche idrologiche delle acque
superficiali (riduzione dei fenomeni erosivi) e su||'intercettazione del flusso dei nutrienti
(azoto e fosforo immessi con le concimazioni); svolgono poi un ruolo di "corridoi eco|ogici"
fra i seminativi e migliorano le condizioni microclimatiche a||'interno del campo. Nel mosaico
agrario, infine, le strutture vegetazionali ai bordi dei campi assicurano eterogeneità e
diversità al paesaggio.
Di particolare rilievo la presenza di vegetazione riparia che si sviluppa lungo I’asta fluviale
del Fiume Fine, costituita in prevalenza da canneti e da alberi a legno morbido. Le fasce
riparie, considerate vere e proprie "zone filtro" fra il corso d'acqua ed il bacino idrografico,
svolgono importanti funzioni ecologiche mantenimento degli equilibri deII'ecosistema
fluviale. Lungo i corsi d'acqua del territorio comunale, la presenza di vegetazione ripariale è
da ritenersi nel complesso soddisfacente.
Figura 44 – Carta dell’uso del suolo (estratto)
(fonte: Quadro conoscitivo del Piano Strutturale del Comune di Rosignano Marittimo)
La componente animale
Il territorio comunale è interessato da una riduzione della componente animale, soprattutto
a partire dalla seconda metà di questo secolo. I crescenti impatti sono da ricondurre sia
all'inquinamento sia alla distruzione diretta degli habitat per l'intrusione di manufatti
91
Impianto di Vada
(strutture e infrastrutture) da parte dell'uomo.
Fra le varie cause, quest'ultima, è probabilmente la più grave, determinando
l'allontanamento, quasi sempre irreversibile, di tutto il popolamento faunistico preesistente.
La maggior parte delle specie animali è infatti antropofoba e, fatta eccezione per alcune
specie "indifferenti", pochissime sono antropofile, in grado cioè di trarre vantaggio dalla
presenza umana. Dobbiamo tuttavia rilevare che, da alcuni anni, almeno in certe aree, si
cominciano ad avvertire gli effetti benefici indotti dalle politiche di protezione e
conservazione della natura. Per quanto riguarda gli agroecosistemi di pianura compresi
nelle U.P.R. di Vada 1, Vada 2 e Collemezzano non esistono studi specifici condotti
nell'area comunale, ma piuttosto "osservazioni" sulla fauna di zone particolari, senza un
approccio sistemico.
Nelle aree agricole di pianura la fauna risulta condizionata dalle moderne pratiche colturali e
da un ambiente che, rispetto alla collina, si presenta più "semplificato". La perdita di
elementi naturali come le siepi ed i boschetti, nonché |'eccessiva omogeneità del contesto,
influiscono notevolmente sul numero delle specie presenti, che appaiono dominate da entità
di modesto interesse naturalistico. In corrispondenza del comprensorio del Fiume Fine, si
evidenziano invece elementi di elevato valore ambientale ed una presenza faunistica di
maggior rilievo, in particolare modo nei pressi della foce dove sono è stata rilevata la
presenza di esemplari rari a livello regionale e nazionale. Negli agroecosistemi limitrofi alla
foce del Fine, il P.T.C. della Provincia di Livorno individua aree di interesse naturalistico,
ovvero ambiti di protezione dei Biotopi e dei valori naturalistici (Bi.b).
Il sito di interesse non presenta criticità ambientali legate all'ecosistema e alle componenti
floro-faunistiche.
92
Impianto di Vada
II.2 Valutazione degli impatti ambientali
II.2.1 Identificazione qualitativa dei fattori di pressione ambientale
La metodologia proposta per la valutazione qualitativa degli impatti fa riferimento alla
procedura utilizzata nelle norme tecniche proposte in merito dalla Regione Toscana. Tale
metodologia prevede, in primis, la scomposizione dell’analisi per le varie fasi evolutive
previste per il progetto e, in secundis, la costruzione della matrice delle componenti
ambientali-azioni.
Nella tabella costruita per il caso di specie, le righe rappresentano le componenti ed i
fattori ambientali implicati (es. aria, fattori climatici, acqua, suolo e sottosuolo, ecc.), mentre
nelle colonne sono riportate le azioni elementari in cui è stata scomposta l’attività di
progetto, ovvero nelle fasi di coltivazione e gestione post chiusura.
La matrice è di facile ed immediata lettura: ogni incrocio evidenziato rappresenta un
potenziale impatto (positivo o negativo) tra il progetto e l’ambiente. Trattasi di una matrice di
tipo qualitativo, ma che costituisce sicuramente uno strumento utile per l’identificazione
metodica degli impatti ambientali. La previsione di questi ultimi costituisce la
rappresentazione delle variazioni prevedibili delle singole componenti ambientali rispetto
allo stato di qualità ambientale già descritto (condizione di riferimento). Le variazioni della
qualità o della quantità della componente o del fattore ambientale, possono essere riferite,
quando possibile, agli standard normativi, oppure ad indicatori ed indici ambientali, quando
disponibili o costruibili. Tale variazione è espressa come significatività di un impatto, ovvero
come “la capacità di generare alterazioni delle componenti ambientali, o del sistema
ambientale nel suo complesso”. In accordo con le norme tecniche di attuazione della
normativa regionale sulla VIA, è stato considerato un impatto non significativo quando, pur
verificandosi, “non supera il valore di fondo delle variazioni di stato, le quali non sono
percepite come modificazioni della qualità ambientale”.
Laddove l’impatto sia stato ritenuto significativo, si è provveduto a approfondire la
tematica per verificare una sua eventuale criticità nei confronti del contesto di riferimento.
La presente trattazione fa riferimento esclusivo agli impatti specifici e connessi con lo stato
attuale e lo stato modificato dalla realizzazione delle modifiche proposte, come in dettaglio
descritte nella parte I del presente documento.
93
Impianto di Vada
Matrice delle componenti ambientali-azioni
Identificazione dei fattori di pressione
ambientale considerati
FASE DI EVOLUZIONE DEL PROGETTO
VALUTAZIONE DELLO
STATO ATTUALE
VALUTAZIONE
DELLO STATO CON
LE MODIFICHE
PROPOSTE
COMPONENTI AMBIENTALI
Aria
Qualità dell'aria
Deposizioni acide
Clima acustico
Radiazioni ionizzanti e non ionizzanti
Fattori climatici
Acqua
Idrografia, idrologia e idraulica
Bilancio idrogeologico
Qualità acque
Suolo e sottosuolo Morfologia e geomorfologia
Idrogeologia
Geologia e geotecnica
Pericolosità geomorfologica e idraulica
Geochimica
Pedologia
Uso del suolo
Vegetazione e
flora
Fauna
Specie floristiche
Vegetazione
Specie faunistiche
Siti di importanza faunistica
Ecosistemi
Unità ecosistemiche
Qualità ambientale unità ecosistemiche
Paesaggio e
patrimonio
culturale
Sistemi di paesaggio
Patrimonio culturale naturale
Patrimonio culturale antropico
Qualità ambientale del paesaggio
Assetto
demografico
Popolazione
Struttura della popolazione
Movimento naturale e sociale
Distribuzione spaziale della popolazione
Pendolarismo
Assetto
igienico-sanitario
Assetto territoriale
Stato sanitario della popolazione
Benessere della popolazione
Sistema insediativo
Sistema infrastrutturale
Sistema funzionale
Assetto
socio-economico
Mercato del lavoro
Attività industriali
Attività commerciali e di servizio
Attività turistiche
Attività escursionistiche
Attività zootecniche
Attività forestali
Attività agricole
Attività pastorali
94
Impianto di Vada
II.2.2
Impatti sulla matrice aria
Gli unici impatti prevedibili sull’aria in ragione dell’attuazione del progetto sono
riconducibili al traffico mezzi indotto dalla gestione d’impianto e al possibile incremento di
emissioni diffuse e convogliate derivanti dalla gestione dei rifiuti stessi.
Stima dell’incremento del flusso di traffico
Il traffico veicolare ad oggi transitante nell’impianto può essere stimato complessivamente in
circa 2.500 mezzi all’anno, per una media complessiva di circa 15 transiti giornalieri,
corrispondenti a circa 2,1 transiti/ora.
L’aumento dei flussi di ingresso ed in uscita dallo stabilimento, corrispondenti ai sopra
riportati incrementi di quantitativi, comportano un aumento delle attività logistiche connesse
alla fase di normale esercizio dello stabilimento industriale, pur non comportando alcun
aumento del numero di mezzi contemporaneamente presenti all’interno dello stabilimento. I
nuovi flussi comporteranno le seguenti quantità massime dei volumi di traffico indotto:
 3.200 mezzi/anno in ingresso allo stabilimento (6.400 passaggi per il conferimento
dei rifiuti), corrispondenti a circa 24,6 passaggi/giorno che, diluiti nelle 9 ore di attività
dello stabilimento, corrispondono a circa 2,7 passaggi/ora;
 1.600 mezzi/anno in uscita dallo stabilimento (1.600 passaggi per l’estrazione dei
rifiuti prodotti) corrispondenti a circa 12,3 passaggi/giorno che, diluiti nelle 9 ore di
attività dello stabilimento, corrispondono a circa 1,4 passaggi/ora;
Considerando il contributo totale dei passaggi in entrata ed in uscita dallo stabilimento di
Vada, si ottiene, per lo stato di progetto, un numero medio di passaggi/ora durante il
periodo di attività dello stabilimento pari a 4,1 unità. I transiti che fanno riferimento alle
strutture della società RECOL rimangono invariati
Nella tabella seguente si evincono le variazioni del volume di traffico indotto sulla viabilità
locale in seguito all’incremento di potenzialità di impianto:
Valutazione dell’impatto del traffico indotto sulla qualità dell’aria
L’incremento di due veicoli per ora appare poco significativo in termini di alterazione della
qualità dell’aria, anche al livello locale. Tale valutazione appare maggiormente chiara se si
confronta tale valore con quello di 400 veicoli/ora (cfr. paragrafo I.2.4) che è la stima di
massimo utilizzo prevista per la nuova viabilità di accesso allo stabilimento. Inoltre, l’utilizzo
della nuova viabilità permette di aggirare completamente l’abitato della località Polveroni,
con effetto che l’incremento di traffico, seppur minimo, non va a pesare minimamente
sull’abitato.
Si evidenzia, inoltre, come l’introduzione dell’impianto di trattamento delle acque di prima
pioggia permetta un consistente risparmio in termini di emissioni per il mancato
95
Impianto di Vada
conferimento a terzi delle acque che vengono trattate localmente, stimando in un risparmio
di ca. 280 viaggi all’anno.
Valutazione dell’impatto sulla qualità dell’aria in conseguenza delle emissioni convogliate
Le emissioni convogliate presenti nell’impianto sono quelle derivanti dalla captazione e
trattamento dell’aria proveniente dal capannone ove vengono effettuati i trattamenti su tutti i
rifiuti solidi. L’aria è trattata mediante una sezione depolverante e le parti organiche
vengono eliminate mediante un biofiltro. Semestralmente vengono effettuate le analisi di
autocontrollo, come previsto dall’autorizzazione. Di seguito, per la caratterizzazione del
flusso si riportano le analisi effettuate per i punti emissivi E1, E2, E3 che si riferiscono
all’impianto di omogeneizzazione e del punto G1, rappresentato dal generatore termico, per
l’anno 2011.
96
Impianto di Vada
Sia l’aumento del flusso di rifiuti che l’incremento della tipologia dei rifiuti da inviare al
trattamento non modifica né la logistica né la tecnologia utilizzata per il trattamento.
Pertanto, la qualità dell’aria in uscita dal biofiltro è attesa con una concentrazione dei singoli
analiti del tutto corrispondente a quelli ad oggi monitorati. Siccome la logistica del
trattamento rimarrà la stessa, ovvero il tempo necessario a compiere un ciclo di trattamento
(ovvero il tempo a compiere la serie di trattamenti su un lotto di rifiuti solidi) rimarrà lo
stesso, con l’aumento del flusso di rifiuti solidi al trattamento sarà necessario aumentare il
tempo complessivo di utilizzo del capannone da un uso attuale pari a 1.700 ore ad un
massimo complessivo di circa 2.200 ore. Pertanto, è possibile stabilire che il flusso di
massa dei vari inquinanti rimarrà pressoché inalterato, aumentando solo le ore di emissione
(pari a circa il 30%).
Un aumento del 30% della quantità assoluta giornaliera di inquinanti immessi in atmosfera
non appare in grado di essere percepita a livello locale. In particolare, tutti gli analiti
monitorati, in particolare le polveri in uscita dal biofiltro, appaiono al di sotto di 1/10 del limite
consentito in emissione. Pertanto, un aumento del 30% della quantità emessa giornalmente
non appare in grado di modificare significativamente la qualità dell’aria complessiva né
permettere una significativa alterazione della ricaduta locale dovuta alla attuale conduzione
dell’impianto.
Valutazione dell’impatto sulla qualità dell’aria in conseguenza delle emissioni diffuse e fuggitive
Emissioni fuggitive
Le emissioni fuggitive che possono essere individuate nell’impianto sono quelle
eventualmente derivanti dalla sezione di trattamento dei rifiuti liquidi. Da tale sezione, infatti,
possono essere potenzialmente liberate frazioni organiche leggere eventualmente presenti
nei rifiuti a base oleosa sottoposti a trattamento. A questo proposito, la Ecomar ha posto in
essere da tempo uno specifico sistema di manutenzione dei serbatoi e delle tubazioni atto a
mantenere sempre in efficienza tutte le giunture presente nel complesso di tubazioni e
serbatoi presenti. Inoltre, come evidenziato nella parte I, tutti gli sfiati dei serbatoi sono
collegati ad un sistema di collettamento, a sua volta raccordato ad un impianto di
trattamento a carboni attivi dell’aria fluente. Tale sistema di abbattimento è metodicamente
controllato e mantenuto, come da Piano di Monitoraggio e Controllo. Pertanto, lo stato
attuale, configurato con le mitigazioni sopra richiamate, definisce l’impatto delle emissioni
fuggitive sulla qualità dell’aria come non significativo.
Con il possibile aumento di flusso dei rifiuti liquidi non si ritiene possibile un aumento delle
emissioni fuggitive; infatti, il maggior flusso di rifiuti liquidi aumenta solo la frequenza di
ricambio dei liquidi nelle tubazioni e nei serbatoi. In ragione del fatto che le emissioni
fuggitive, a parità di qualità di sostanze interessate, sono solitamente funzione delle
pressioni interne alle tubazioni o serbatoi e dello stato di manutenzione delle strutture, e
siccome non è previsto che tali caratteristiche varino nel tempo, l’aumento del flusso di rifiuti
liquidi in ingresso al trattamento non fa prevedere un aumento significativo delle emissioni
fuggitive, soprattutto con l’adeguamento della frequenza di manutenzione prevista per le
strutture utilizzate in conseguenza dell’utilizzo maggiore.
97
Impianto di Vada
Emissioni diffuse
Tutti gli stoccaggi di rifiuti presenti all’interno dell’impianto sono in contenitori chiusi. L’unica
manipolazione che viene fatta dei rifiuti solidi è all’interno del capannone ove è presente il
sistema di captazione e trattamento dell’aria. Pertanto, il tema delle emissioni diffuse
all’interno dello stabilimento Ecomar è da ritenersi non significativo.
Al fine di mantenere questa logica di protezione, l’introduzione dell’attività di
ricondizionamento (D14) -consistente nello confezionamento di colli di rifiuti omogenei dal
loro imballo originale per essere poi rimballati in confezioni più capienti o alla rinfusa in
mezzi idonei (es. cisterne se liquidi o vani di carico stagni se solidi) - è stata progettata per
essere svolta tutta internamente al capannone. In tal modo, ogni potenziale dispersione di
polvere o vapore viene captata e non dispersa nell’ambiente.
D’altro canto, l’aumento di stoccaggio dei rifiuti (D15) eseguiti nell’impianto, anche in aree
scoperte, è stata pianificata per essere eseguita solo con imballaggi stagni e non
manipolabili con la finalità di garantire l’assenza di possibili dispersioni, così come previsto
dalle MTD di riferimento, anche dovute alla presenza di eventi atmosferici intensi. Pertanto,
l’effetto dell’introduzione dell’attività di ricondizionamento e dell’aumento degli stoccaggi con
le cautele introdotte non fa ancora ritenere significativa l’influenza delle emissioni diffuse sul
contesto in cui opera l’impianto Ecomar.
II.2.2
Clima acustico
Nel paragrafo II.1.2 è stata valutata la situazione acustica con l’operatività dello stabilimento
entro i limiti di flusso di rifiuti stabiliti dall’autorizzazione vigente. Tale valutazione ha
riconfermato, rispetto a quelle precedentemente sviluppate, una situazione acustica che
rientra ampiamente nei limiti normativi.
Al fine di determinare come l’applicazione delle modifiche di conduzione all’impianto
impattino acusticamente sull’area e sulla base delle previsioni di incremento di traffico
indotto, sviluppate nel paragrafo II.2.1, è stata sviluppata un’apposita valutazione
previsionale. L’area di valutazione è stata estesa da quella di stretta pertinenza
dell’impianto a quella ricomprendente anche l’agglomerato di Polveroni il quale,
affacciandosi sulla viabilità stessa, va considerato come ricettore acustico sensibile. Per
tenere conto di tale complessità, la valutazione è stata condotta con l’ausilio di un modello
acustico.
In relazione ai principali flussi legati alla fase di massimo carico dell’impianto in esame,
risulta che il lieve incremento del traffico indotto sulle principali direttrici interessate
(autostrada A12 e strada statale SS 1 Aurelia) non risulta significativo. Pertanto la
valutazione è stata eseguita per stimare l’incremento del clima acustico dovuto all’aumento
di traffico sulla sola viabilità locale limitrofa all’area sede dello stabilimento (Via Polveroni e
via Per Rosignano), lungo la quale sono ubicati i ricettori maggiormente esposti alle
emissioni sonore di Ecomar. Mentre rimandiamo all’allegato 12 per la consultazione del
testo completo della valutazione, di seguito se ne riassumono i risultati.
98
Impianto di Vada
Figura 45 – Livelli acustici previsionali in attuazione dell’aumento del flusso
di traffico per e da lo stabilimento Ecomar
Al fine di ottenere un stima cautelativa degli impatti, sono state effettuate delle ipotesi di
lavoro peggiorative rispetto il reale contributo acustico delle sorgenti, quali ad esempio il
considerare che:
 la propagazione sonora sia sempre sottovento rispetto la posizione dei punti di
rilevazione;
 l’aumento di traffico stimato (pari a 2,0 passaggi/ora) si mantenga su tutto il periodo
diurno e non solo sul periodo di reale attività dello stabilimento;
A fronte dell’aumento previsto dei volumi di traffico in entrata ed uscita dallo stabilimento
(+2,0 passaggi/ora nella fascia oraria di attività) dovuti all’aumento dei quantitativi trattati,
tramite la simulazione acustica è stato verificato che l’emissione del rumore provocato
dall’aumento del traffico veicolare sulla viabilità locale limitrofa allo stabilimento non
comporta modifiche significative al clima acustico presente ai ricettori allo stato attuale che,
come ricordato nella valutazione sviluppata per lo stato attuale, rispetta appieno i limiti
normativi vigenti.
Risulteranno quindi rispettati, anche allo stato di progetto, i limiti vigenti di immissione ed
emissione assoluta e di immissione differenziale. Si può quindi affermare che l’aumento
richiesto dei quantitativi autorizzati non influirà significativamente, nonostante le ipotesi
cautelative adottate, sui livelli di rumorosità presenti ai ricettori maggiormente impattati.
99
Impianto di Vada
II.2.2 Impatti sul clima
I monitoraggi finora effettuati da Ecomar non hanno fatto rilevare alcuna variazione percepibile sul
contesto climatico locale.
Dall’esame effettuato delle modifiche da introdurre l’attività non si ritiene possibile nessuna
alterazione. Infatti, anche il più diretto dei fattori possibili, ovvero le emissioni di gas
climalteranti provenienti dagli scarichi del traffico indotto, pur con un lieve aumento non si
ritiene significativo a modificare, sia localmente che in un raggio d’azione più ampio, il
contesto climatico.
II.2.3
Impatti sul sistema idrico
Acque superficiali
Non utilizzando nel processo significative quantità di risorsa idrica, l’impianto non ha uno scarico di
acque di processo. Tuttavia, l’introduzione di un impianto di trattamento locale delle acque di prima
pioggia ha permesso l’attivazione di uno scarico delle stesse, una volta depurate, nella fognatura
presente nel comprensorio. Le acque di seconda pioggia, non contaminate, vengono invece
scaricate nel fosso campestre, come previsto dall’AIA vigente.
Il sistema di trattamento posto in essere, in vece della semplice raccolta delle acque di prima
pioggia inviate al trattamento verso impianti terzi, è stato installato unitamente ad un miglioramento
complessivo della rete di captazione delle acque di piazzale. Il sistema complessivo ottenuto è
maggiormente robusto nel trattamento anche di flussi di picco ed è quindi idoneo a che gli eventuali
residui presenti sulle aree di scorrimento siano captati e correttamente eliminati. Inoltre, l’efficacia
dell’impianto di trattamento è metodicamente verificata mediante il monitoraggio previsto
dall’apposito piano.
Questo sistema è cautelativo anche in relazione alla qualità delle acque di seconda pioggia, le quali
sono quindi innocuamente riversate nel fosso campestre attiguo all’impianto. Un sistema siffatto è
oggi la migliore tecnologia disponibile al fine di ridurre l’impatto sulle acque superficiali sia del
contesto locale che quelle afferenti all’impianto di depurazione ove venivano conferite nella
precedente versione dell’impianto delle acque contaminate di prima pioggia.
L’introduzione delle varianti proposte ha possibilità di agire sul sistema delle acque sia per l’aumento
di traffico di veicoli in carico/scarico che per l’aumento di rifiuti stoccati, anche in zone scoperte. A
questo proposito si considera che:
 se l’aumento di traffico interno all’impianto può portare un maggiore sporcamento
delle superfici, queste sono costantemente mantenute attraverso la normale pulizia
giornaliera. Inoltre, in caso di pioggia, l’impianto di trattamento è stato progettato per
poter abbattere carichi significativi di inquinanti fino a valori che inverosimilmente
possono trovarsi in acque di prima pioggia. Ciò comporta che l’effetto sul possibile
peggioramento delle acque di prima pioggia dovuto all’aumento di flusso di rifiuti è
agevolmente gestito mediante l’impianto di trattamento, salvaguardando così anche
la qualità delle acque di seconda pioggia che vengono scaricate nel fosso
campestre;
 l’aumento delle superfici di stoccaggio, soprattutto quelle nelle aree scoperte, può
rappresentare potenzialmente un fattore di aggravio dello sporcamento delle
superfici impermeabilizzate. D’altro canto, l’utilizzo di imballaggi stagni e non
manipolabili nelle aree scoperte stesse, unitamente alla normale pulizia giornaliera
100
Impianto di Vada
delle superfici e l’uso del sistema di captazione trattamento delle acque di prima
pioggia, rappresenta una cautela definitiva che massimizza il contenimento dei rifiuti
e dei loro residui nell’ambito dell’impianto stesso;
 l’esecuzione dello stoccaggio con imballaggi non resistenti agli agenti atmosferici
nelle zone coperte da tettoia, così come l’esecuzione dell’attività di manipolazione
degli imballaggi stessi per il ricondizionamento, effettuata nell’area coperta del
capannone, permette anche in questo caso la minimizzazione dello sporcamento
delle superfici esterne e quindi la probabilità di dispersione incontrollata dei residui
dei rifiuti.
Per le ragioni suesposte, si ritiene che sia nella gestione corrente che nel caso di
applicazione delle modifiche illustrate nella parte I del presente documento, l’impatto sulle
acque superficiali è da ritenersi non significativo.
Acque sotterranee
Come illustrato nella parte I del presente documento, l’impianto è attualmente oggetto di
una messa in sicurezza operativa, installata a fronte di un’azione di caratterizzazione
complessiva del sito. Al proposito, l’area d’impianto è stata allestita con tre piezometri che
fanno parte della rete di captazione delle acque sotterranee. Tale rete forma un cono di
depressione che impedisce la mobilità delle acque sotterranee costringendole alla
captazione e al trattamento. Le acque captate sono gestite nell’impianto di trattamento delle
acque di prima pioggia, a meno di quelle provenienti dal piezometro denominato “1” che
viene conferito a terzi per il trattamento specifico. La qualità delle acque emunte è
costantemente monitorata, anche al fine di verificare i progressi giunti in merito alla
mitigazione delle fonti di inquinamento sotterranee. Il monitoraggio sta dimostrando una
progressiva diminuzione delle concentrazioni di inquinanti a dimostrazione dell’efficacia
delle azioni di contenimento poste in atto. Come illustrato nella documentazione specifica di
caratterizzazione, tale inquinamento è imputabile ad una gestione remota del sito e non
collegabile con quella attuale.
D’altro canto, lo stabilimento Ecomar ha nel tempo applicato tutte le migliori tecnologie
disponibili riferibili alle attività esercitate, non ultima la completa pavimentazione
impermeabile delle aree di transito e lavorazione, impedendo di fatto la commistione tra le
attività di superficie e il suolo/sottosuolo. L’area detta “ex Nazionale” è attualmente esclusa
dall’operatività d’impianto nella parte attualmente non pavimentata. Anche le vasche di
trattamento dei rifiuti solidi sono state realizzate e strutturate con rivestimento in acciaio per
garantire isolamento, durata meccanica nel tempo e alle eventuali aggressioni chimiche
attivate dai rifiuti.
Allo stato della gestione attuale, quindi, l’impatto delle attività sulla matrice acque
sotterranee può ritenersi non significativa e sotto controllo.
L’implementazione delle modifiche previste, inoltre, non appare turbare tale equilibrio
poiché:
- l’aumento del flusso dei rifiuti in ingresso non comporta modifiche all’operatività
corrente e non agisce alterando significativamente i sistemi di difesa del suolo;
101
Impianto di Vada
-
-
il trattamento di nuovi codici rifiuto e l’attivazione dell’attività di
ricondizionamento, nelle limitazioni imposte dalla Ecomar stessa alla pratica di
miscelazione, non comporta l’attivazione di nuovi fenomeni di attacco della
pavimentazione o isolamento delle vasche, le quali sono costantemente
monitorate e mantenute;
l’utilizzo alternato della vasca n.5 per la gestione di rifiuti equivalenti per le
attività in D15 e R13 non appare ledere, anche nel tempo, l’efficacia dei sistemi
di contenimento, a patto di mantenere attivo il costante monitoraggio sulle
condizioni di usura della vasca e la sua idonea manutenzione.
Tuttavia, come evidenziato anche nel paragrafo dedicato alla matrice suolo/sottosuolo, è da
ritenersi che le strutture di contenimento e protezione siano sottoposte all’uso più intenso;
da ciò discende che al fine di mantenere nel tempo l’originale efficacia, le stesse devono
essere soggette ad una manutenzione più frequente.
Uso della risorsa idrica
Nell’anno 2011, l’utilizzo annuale di acqua è stato quantificato in circa 1.160 m3, tutto
approvvigionato dall’acquedotto pubblico. Tale quantitativo è stato consumato per usi civili,
ca. 120 m3, e la rimanente parte per usi industriali (diluizione agenti per l’inertizzazione dei
rifiuti solidi e per il trattamento dei rifiuti liquidi). L’avvio dell’impianto di trattamento delle
acque derivanti dai piezometri ha permesso il riutilizzo interno all’impianto delle acque
trattate come acque ad uso industriale. Pertanto, la nuova fonte di approvvigionamento
sopra descritta permetterà, pur in un previsto raddoppio del consumo di acqua (ca. 2.000
m3), di non utilizzare risorsa idrica di qualità e addirittura di sgravare l’acquedotto esistente
da un consumo non civile.
II.2.4
Impatti sul suolo e sottosuolo
Come è stato già descritto nei paragrafi precedenti, ed in particolare per la protezione delle
acque sotterranee, l’impianto è dotato di tutte le strutture per un ottimale contenimento degli
eventuali residui lasciati in loco dai rifiuti in transito. Sono infatti applicate tutte le migliori
tecnologie disponibili suggerite dalla letteratura tecnica di riferimento. In particolare, sia
l’intera pavimentazione impermeabile in calcestruzzo, la protezione delle vasche di
trattamento dei rifiuti solidi, la presenza di bacini di contenimento per ognuno dei serbatoi e
la dotazione per l’intero stabilimento di una rete di captazione e trattamento delle acque di
prima pioggia fanno si che l’intera attività sia isolata dalla matrice suolo/sottosuolo. Inoltre,
la stessa matrice è oggetto di particolare attenzione a seguito dell’attivazione della messa in
sicurezza operativa, la quale rappresenta un ulteriore barriera e un potente strumento di
monitoraggio dell’efficacia del contenimento.
Tali strutture risultano sicuramente efficaci anche nella previsione di potenziamento
dell’impianto. Infatti, l’attuazione delle modifiche previste solleciterà le strutture
impiantistiche in termini qualitativamente equivalenti rispetto alla soluzione attuale poiché
102
Impianto di Vada
non è prevista l’introduzione di nuove tecnologie, operazioni o rifiuti che alterino
l’interazione rifiuto-struttura in maniera diversa; le sollecitazioni saranno invece da
considerarsi quantitative, ovvero legate all’uso più intenso delle strutture che, pur efficaci
per i singoli trattamenti e operazioni, dovranno essere sottoposte a manutenzioni ordinarie
più frequenti per mantenere l’attuale isolamento della struttura con il suolo e il sottosuolo.
II.2.5 Consumo di risorse ed energia
Di seguito si riportano i dati di consumo di risorse energetiche, di acqua e di chemicals per
l’impianto, sia misurati nello stato delle attività attuali (dai anno 2011) che i quantitativi stimati in
applicazione delle modifiche proposte (supponendo la saturazione dell’impianto).
Tipo di risorsa
Energia Elettrica
Carburante
gas
Energia
Acqua
Chemicals
Acqua
Calce
Cloruro ferrico
disemulsiuonante
polielettrolita
ipoclorito
bentonite
Solfuro di sodio
Soda caustica
cemento
Stato
attuale
242 MWh
14 m3
1111 m3
Stato modificato
dell’impianto
300 MWh
20 m3
4000 m3
1160 m3
28 t
61 t
8t
7,2 t
8,2 t
138 t
26 t
23 t
42 t
2.000 m3
40 t
120 t
12 t
14 t
8t
290 t
40 t
40 t
60 t
Note
Utilizzata per l’alimentazione di utilities, illuminazione e uffici
Utilizzato per la movimentazione interna
Utilizzato per la produzione di vapore nel processo di trattamento
dei rifiuti liquidi
Utilizzata prevalentemente per uso industriale
Utilizzata nel ciclo di trattamento dei rifiuti solidi
Utilizzato nel processo di trattamento dei rifiuti liquidi
Utilizzato nel processo di trattamento dei rifiuti liquidi
Utilizzato nel processo di trattamento dei rifiuti liquidi
Utilizzato nell’impianto di trattamento acque di prima pioggia
Utilizzata nel ciclo di trattamento dei rifiuti solidi
Utilizzata nel ciclo di trattamento dei rifiuti solidi
Utilizzata nel ciclo di trattamento dei rifiuti solidi
Utilizzata nel ciclo di trattamento dei rifiuti solidi
I quantitativi di energia elettrica e carburante non subiranno particolari modifiche. I consumi
di acqua diminuiranno drasticamente in relazione all’uso come acqua industriale l’acqua dei
piezometri della MISO, opportunamente trattate. I chemicals subiranno un aumento nel
consumo proporzionalmente all’aumento previsto per l’avvio al trattamento dei rifiuti liquidi e
solidi in ingresso all’impianto.
II.2.6
Analisi degli impatti sulla vegetazione, flora, fauna e ecosistemi
L’analisi del contesto territoriale in cui è insediato l’impianto mostra chiaramente come
l’attività stessa non abbia possibilità di impattare significativamente, né direttamente né
indirettamente gli insiemi vegetativi, la flora, la fauna e gli ecosistemi presenti sul territorio
ma non limitrofi all’impianto. D’altronde, l’impianto stesso si colloca in un’area ampiamente
urbanizzata e industrializzata (Impianto Solvay, zona artigianale “Le Morelline”) e il
contributo delle attività svolte in Ecomar appare decisamente non significativo.
Per le stesse ragioni riguardanti il contesto delle attività presenti nell’area, la non
significatività di contributo appare evidente anche considerando l’impianto nella
configurazione prevista dall’implementazione delle modifiche proposte.
103
Impianto di Vada
II.2.7 Analisi dell’impatto sull’assetto igienico sanitario
Il monitoraggio ambientale fino ad oggi sviluppato da Ecomar non ha mostrato indizi che l’attività
esercitata abbia avuto o abbia tuttora un impatto sulla salute della popolazione residente nel
contesto in cui è inserito l’impianto. D’altro canto, l’applicazione di tutte le migliori tecnologie
disponibili di riferimento per l’impianto e del relativo monitoraggio garantisce una solida attività di
prevenzione dal verificarsi di anomalie che possano causare interferenze tra l’impianto e l’ambiente
circostante. Non ultimo si cita l’attivazione della messa in sicurezza operativa -per la quale è stato
stabilito una non connessione tra l’inquinamento riscontrato e l’attività odierna del sito- la quale è
ulteriore garanzia di protezione dalle possibili influenze dell’impianto sull’ambiente circostante.
In virtù del fatto che non sono previste modifiche strutturali o azioni che possano ledere
l’efficacia dei sistemi di contenimento oggi attivi, l’aumento dei flussi di rifiuti proposti e da
inviare allo stoccaggio o al trattamento fa prevedere il perdurare di tale situazione di
equilibrio. Lo dimostrano chiaramente le verifiche effettuate sulle singole matrici ambientali
(aria, acqua, clima acustico e suolo/sottosuolo), le quali dimostrano come le modifiche
apportate non influiscono significativamente sul contesto ambientale e quindi anche su
quello igienico-sanitario.
II.2.8
Impatti sul paesaggio
Preso atto dell’esistenza dell’impianto nel contesto in cui opera, peraltro, come già
evidenziato, in un’area ove sono presenti attività industriali e artigianali, si considera che
l’implementazione delle modifiche proposte non modifica l’assetto paesaggistico poiché non
verranno realizzate nuove strutture o richieste modifiche impiantistiche all’assetto attuale.
II.2.9
Considerazioni sulla sicurezza dell’impianto
Atteso che l’impianto non rientra nell’ambito di applicazione della cosiddetta Direttiva
Seveso, le sole condizioni di emergenza prevedibili per l’impianto sono quelle relative
all’eventuale perdita di rifiuti. Tale evento, pur improbabile, va parametrato con i dispositivi
di contenimento presenti per l’impianto. Infatti, considerando che:
 il suolo è totalmente protetto dall’impermeabilizzazione in calcestruzzo;
 le vasche di trattamento dei rifiuti sono isolate dal sottosuolo e rinforzate in acciaio
contro l’usura e l’attacco chimico;
 tutti i serbatoi sono dotati di bacino di contenimento;
 la gestione dei solidi polverulenti avviene solo all’interno del capannone, dotato di
sistema di captazione e trattamento dell’aria;
 l’intera superficie ove avvengono le operazioni è dotata di un sistema di captazione e
trattamento delle acque dilavanti;
 che gli stoccaggi sono differenziati per tipologia di rifiuto e di tipo d’imballaggio;
 che le operazioni di trattamento dei rifiuti avvengono a seguito di verifiche di
compatibilità analitica;
è possibile stabilire che esistono nell’impianto i dispositivi e le procedure per minimizzare le
possibilità eventi incidentali e che, eventualmente, accaduti, i sistemi di protezione passivi
sono in grado di fornire comunque un contenimento dei rifiuti fino all’avvenuta bonifica della
104
Impianto di Vada
superficie, consistente nel prelievo del rifiuto con mezzi meccanici (se solido) o con
l’assorbimento da parte di materiale idoneo (es. bentonite, se il rifiuto è liquido) e nel suo
avvio al definitivo smaltimento.
II.2.10 Conclusioni
L’analisi degli impatti eseguita ha permesso di analizzare nel dettaglio le possibili interazioni
tra le attività esercitate nello stabilimento e il contesto ambientale in cui questo si inserisce.
Gli impatti attesi sono stati analizzati anche a seguito delle modifiche proposte all’attività
corrente. Infine, sono stati considerati anche eventuali condizioni di emergenza.
I risultati di tale analisi permettono di stabilire che le attività oggi esercite e l’organizzazione
impiantistica proposta a modifica dello stato attuale non influiscano significativamente sullo
stato ambientale e sull’assetto igienico sanitario del contesto di riferimento. Per tale
conclusione gioca un ruolo fondamentale l’applicazione di tutte le migliori tecnologie
disponibili da parte di Ecomar; tali accorgimenti hanno permesso di confinare
completamente le attività nell’ambito dello stabilimento stesso, non lasciando che questo
possa interagire, né con fenomeni di trasmissione chimica né fisica, verso l’esterno.
Oltre le misure fisiche di contenimento, sono da segnalare anche gli accorgimenti logistici
posti in essere nella gestione dei rifiuti e le misure di monitoraggio, oggi affinate e
migliorate, le quali hanno tradotto nel passato e tradurranno in termini numerici nella nuova
gestione le considerazioni quali-quantitative sviluppate in quest’analisi.
Anche gli effetti indiretti indotti appaiono assai limitati; infatti, il significativo incremento del
flusso di rifiuti non appare, a seguito dell’analisi, in grado di ledere il contesto esterno anche
grazie ad un notevole miglioramento della viabilità esterna che ne garantisce l’estraneità
rispetto all’abitato di Polveroni.
Infine, a completamento di tale sintesi, si cita l’attivazione nel sito della messa in sicurezza
operativa delle acque sotterranee. Tale misura, per la quale è stata stabilita l’estraneità
della gestione di Ecomar in relazione all’inquinamento presente, permette di disinquinare
progressivamente la matrice oggi compromessa e fungere da ulteriore elemento di
protezione del suolo/sottosuolo.
105
Impianto di Vada
Parte III – Documentazione inerente le modifiche alla AIA
In questo capitolo si intendono dare le informazioni richieste dalla normativa al fine del
rilascio della nuova Autorizzazione Integrata Ambientale per l’impianto di Ecomar in seguito
alla valutazione positiva delle modifiche proposte.
Le informazioni qui contenute seguono le indicazioni pubblicate dalla Regione Toscana in
merito alla presentazione della documentazione finalizzate al rilascio della AIA.
Alla data di presentazione di questa documentazione tecnica, la Ecomar Italia S.p.A. è in
possesso di una AIA in qualità di gestore di impianto e rilasciata con Atto Dirigenziale n. 260
del 30/10/2007 e successive modificazioni.
Il progetto di cui trattasi è da considerarsi una modifica sostanziale rispetto a quello già
autorizzato; pertanto, per brevità e chiarezza, in questo capitolo si intendono richiamate
tutte le informazioni già agli atti dell’Amministrazione Provinciale e presentate ai fini
dell’istruttoria per il rilascio dell’autorizzazione sopra indicata. Di contro, in questa sezione,
si riportano in maniera esplicita solamente le informazioni aggiuntive o modificate rispetto a
quelle già note. Le schede tecniche riassuntive proprie dell’impianto allo stato attuale sono
riportate nell’Allegato 12.
III.1 Inquadramento urbanistico e territoriale dell’impianto IPPC
Come è possibile evincere dall’analisi del progetto di cui al Capitolo I, la realizzazione delle
modifiche proposte non implica nessuna variazione del suo inquadramento urbanistico e
territoriale.
III.2 Ciclo produttivo
Per un’estensiva analisi del ciclo produttivo svolto all’interno del sito si rimanda ai seguenti
paragrafi del presente documento:
 I.2.3 - Descrizione delle attività attualmente esercitate nell’impianto;
 I.3 – Descrizione delle modifiche da apportare all’autorizzazione vigente.
III.3 Produzione e consumo di energia
Nell’impianto non è prevista nessuna produzione di energia.
Il consumo di energia è dovuto essenzialmente all’alimentazione dei locali ufficio e delle
utilities presenti nell’impianto. La stima del consumo complessivo attuale e futura è quella
riportata nel paragrafo II.2.5.
III.4 Emissioni
III.4.1 Emissioni in atmosfera
I punti emissivi non vengono variati dalle modifiche proposte. Per le ragioni indicate nel
paragrafo II.2.2, non si ritiene che la qualità delle emissioni vari significativamente rispetto ai
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Impianto di Vada
valori fino ad oggi monitorati. Pertanto, i valori limite fissati si ritengono fin d’ora rispettati
anche a seguito dell’applicazione delle modifiche proposte.
III.4.2 Scarichi idrici
L’attivazione dell’impianto di trattamento delle acque di prima pioggia e delle acque dei
piezometri ha fatto attivare lo scarico in fognatura delle acque depurate, a meno di quelle
riutilizzate internamente come acqua industriale. L’analisi dettagliata dell’impianto è
riportata nel paragrafo I.2.4 e lo schema della rete attuale, che non sarà oggetto di
modifiche, è quella riportata nell’Allegato 6.
III.4.3 Emissioni sonore
Per tale aspetto si rimanda all’esame dell’Allegato 11 per lo stato attuale e all’Allegato 13
per l’analisi della variazione dello stato acustico in applicazione delle modifiche proposte.
III.5 Sistemi di contenimento e abbattimento
I sistemi di contenimento e abbattimento degli inquinanti già presenti non saranno oggetto
di modifica. Tuttavia, per il maggior uso richiesto dal trattamento di un maggior quantitativo
di rifiuti è prevista l’attuazione di un programma di manutenzione che aumenterà la
frequenza di intervento
III.6 Bonifiche
Il sito è attualmente oggetto di una messa in sicurezza operativa delle acque sotterranee,
come ampiamente descritto nel paragrafo I.2.4.2.
III.7 Rischio di incidente rilevante
L’impianto non rientra nell’applicazione della normativa inerente il rischio di incidente
rilevante. A fini cautelativi, Ecomar ha predisposto un monitoraggio in continuo al fine di
gestire gli accessi delle varie tipologie di rifiuti in modo da non superare le soglie previste
dalla norma (cfr. paragrafo I.2.4.3).
III.8 Piano di monitoraggio e controllo
Il piano di monitoraggio e controllo aggiornato anche in previsione dell’applicazione delle
modifiche proposte è riportato nell’Allegato 9.
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Impianto di Vada
III.9 Valutazione integrata dell’inquinamento
Al proposito si rimanda alla più dettagliata verifica degli impatti ambientali effettuata per lo
stato attuale e quello a seguito delle modifiche proposte nella parte II del presente
documento.
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Impianto di Vada
ALLEGATI
Allegato
TITOLO
1
Autorizzazione Integrata Ambientale vigente (A.D. n.260 del 30 ottobre 2007 e s.m.i.)
2
Planimetria funzionale dell’impianto – stato attuale
2 bis
Planimetria funzionale dell’impianto – stato modificato
3
Documento aggiornato riportante i criteri di miscelazione utilizzati per il trattamento dei
rifiuti
4
Rete di captazione delle acque meteoriche e impianto di trattamento
5
Certificato di Prevenzione Incendi vigente
6
Planimetria d’impianto con indicazione dei sondaggi geognostici effettuati
7
Configurazione della messa in sicurezza operativa
8
Piano di monitoraggio e controllo
9
Elenco dei rifiuti aggiornato a seguito delle modifiche richieste e relativo ciclo di
gestione
10
Valutazione di impatto acustico
11
Valutazione previsionale di impatto acustico
12
Schede conoscitive dell’impianto a seguito dell’applicazione delle modifiche proposte
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