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Impianto di Vada - Provincia di Livorno
Firmato digitalmente da Mario Morretta CN = Morretta Mario O = Ordine degli Ingegneri della provincia di Pisa/80007110507 C = IT Impianto di Vada Impianto di Vada Via Polveroni, Rosignano Marittimo Studio di Impatto Ambientale e modifiche proposte alla Autorizzazione Integrata Ambientale vigente Dicembre 2012 1 Impianto di Vada SOCIETA’ DI CONSULENZA Denominazione Ubicazione Recapito telefonico e fax Mail Sito web Sintesis S.r.l. via M. L. King, 15 – 57128 Livorno 0586/815245, fax 0586/803484 [email protected] www.sintesis.toscana.it Referente per il presente documento Ing. Mario Morretta 2 Impianto di Vada Scopo del presente documento La presente documentazione è stata sviluppata al fine di permettere il rinnovo dell’Autorizzazione Integrata Ambientale, rilasciata con Atto Dirigenziale n. 260 del 30 ottobre 2007 (riportata nell’Allegato 1 al presente documento), per l’esercizio delle attività di gestione rifiuti da condurre da parte di Ecomar Italia S.p.A. nell’impianto sito in loc. Vada, Comune di Rosignano Marittimo. Nell’esigenza di rispondere a nuove sfide imprenditoriali imposte dal mercato in cui opera la Ecomar, come nel passato anche nel presente si ritiene necessario apportare modifiche impiantistiche e logistiche alla struttura; pertanto, viene presentato il quadro logistico attuale e quello futuro e entrambi gli scenari sono sviluppate le valutazioni ambientali di merito. Le modifiche da apportare all’impianto fanno configurare lo stesso come assogettabile a Valutazione di Impatto Ambientale, ai sensi del combinato disposto dei seguenti punti dell’Allegato 4 alla L.R. 10/2010: i) Impianti di smaltimento e recupero di rifiuti non pericolosi, con capacità superiore a 100 t/giorno, mediante operazioni di incenerimento o di trattamento di cui all’Allegato B, lettere D9, D10 e D11, ed all’Allegato C, lettera R1, della parte quarta del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152. h) Impianti di smaltimento e recupero di rifiuti pericolosi, mediante operazioni di cui all’Allegato B, lettere D1, D5, D9, D10 e D11, ed all’Allegato C, lettera R1, della parte quarta del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152. t) Ogni modifica o estensione dei progetti elencati nel presente allegato, ove la modifica o l’estensione di per sé sono conformi agli eventuali limiti stabiliti nel presente allegato. La presente documentazione è strutturata ai sensi dell’art. 10, comma 2, del D. Lgs. 152/2006 e dell’art. 56, comma 2, della L.R. Toscana 10/2010. Nella parte I del presente documento vi è la descrizione dell’impianto nel suo stato attuale e delle modifiche proposte. Nella parte II è stata sviluppato il quadro ambientale e la valutazione degli impatti in riferimento al progetto finale proposto. Nella parte III sono state poi integrate le informazioni richieste dalla normativa in riguardo al rinnovo dell’autorizzazione integrata ambientale per l’assetto impiantistico comprensivo delle modifiche proposte. 3 Impianto di Vada Sommario SCOPO DEL PRESENTE DOCUMENTO ........................................................................................................ 3 PARTE I – DESCRIZIONE DELL’IMPIANTO E DEL PROGETTO DI MODIFICA ................................. 7 I.1PREMESSA ................................................................................................................................................................. 7 I.1.1 Obiettivi e motivazioni progettuali ........................................................................... 7 I.1.2 Iter amministrativo di riferimento .................... Errore. Il segnalibro non è definito. I.1.3 Iter amministrativo di riferimento ............................................................................. 8 I.2 DESCRIZIONE DELL’IMPIANTO NEL SUO STATO ATTUALE .......................................................................................... 8 I.2.1 Descrizione dell’area ove insiste il sito ................................................................... 8 I.2.2 Coerenza dell’impianto con piani e programmi di settore e analisi della vincolistica ..................................................................................................................................... 10 I.2.2.1 Sistema Territoriale ...................................................................................... 10 I.2.2.2 Sistema funzionale ...................................................................................... 11 I.2.2.3 I vincoli di carattere generale ....................................................................... 13 I.2.2.5 Vincoli derivanti da aree protette ................................................................. 17 I.2.2.6 Vincolo idrogeologico ................................................................................... 17 1.2.2.7 Pericolosità idraulica ..................................................................................... 18 1.2.2.5 Pericolosità geomorfologica .......................................................................... 20 1.2.2.6 Vincoli igienico—sanitari ............................................................................... 21 1.2.2.7 Vincoli Infrastrutturali..................................................................................... 23 1.2.2.8 Rischio Sismico ............................................................................................. 24 1.2.3 Piano Stralcio Assetto Idrogeologico................................................................ 25 1.2.4 Piano di Classificazione Acustica ..................................................................... 26 I.2.3 Descrizione delle attività attualmente esercitate nell’impianto .............................. 31 I.2.3.1 Deposito preliminare e messa in riserva dei rifiuti pericolosi e non pericolosi 32 I.2.3.2 Trattamento dei rifiuti pericolosi e non pericolosi (operazione D9) ................. 36 I.2.3.3 Trattamento dei rifiuti liquidi pericolosi e non pericolosi ................................. 40 I.2.4 Descrizione delle mitigazioni posti in essere nell’impianto.................................... 42 I.2.5 Verifica di coerenza con le MTD ........................................................................... 60 I.3 DESCRIZIONE DELLE MODIFICHE DA APPORTARE ALL’AUTORIZZAZIONE INTEGRATA AMBIENTALE ........................ 62 4 Impianto di Vada I.3.1 Modifica n.1: aumento della potenzialità di trattamento dell’impianto ................... 62 I.3.2 Modifica n.2: introduzione di nuovi codici rifiuto per le varie attività di gestione ... 63 I.3.3 Modifica n.3: aumento della potenzialità dell’attività di stoccaggio ....................... 63 I.3.4 Modifica n.4: introduzione dell’attività D14............................................................ 67 I.3.5 Criteri di accettazione dei rifiuti ............................................................................. 68 I.3.6 Miglioramento impiantistico per il ciclo di trattamento delle morchie oleose ......... 68 II.1DESCRIZIONE DELL’AMBIENTE ................................................................................................................................ 69 II.1.1 Qualità dell’aria .................................................................................................... 69 II.1.2 Caratterizzazione del clima acustico ................................................................... 75 II.1.3 Inquinamento elettromagnetico ........................................................................... 77 II.1.4 Climatologia ......................................................................................................... 79 II.1.4 Caratterizzazione della risorsa idrica .............................................................. 81 II.1.5 Suolo e sottosuolo .......................................................................................... 85 II.1.6 Vegetazione, flora e fauna ................................................................................... 90 II.2 VALUTAZIONE DEGLI IMPATTI AMBIENTALI ............................................................................................................. 93 II.2.1 Identificazione qualitativa dei fattori di pressione ambientale .............................. 93 II.2.2 Impatti sulla matrice aria ................................................................................. 95 II.2.2 Clima acustico ................................................................................................ 98 II.2.2 Impatti sul clima ............................................................................................ 100 II.2.3 Impatti sul sistema idrico............................................................................... 100 II.2.4 Impatti sul suolo e sottosuolo ........................................................................ 102 II.2.5 Consumo di risorse ed energia ..................................................................... 103 II.2.6 Analisi degli impatti sulla vegetazione, flora, fauna e ecosistemi .................. 103 II.2.7 Analisi dell’impatto sull’assetto igienico sanitario .......................................... 104 II.2.8 Impatti sul paesaggio .................................................................................... 104 II.2.9 Considerazioni sulla sicurezza dell’impianto ................................................. 104 II.2.10 Conclusioni ................................................................................................... 105 PARTE III – DOCUMENTAZIONE INERENTE LE MODIFICHE ALLA AIA ....................................... 106 III.1 INQUADRAMENTO URBANISTICO E TERRITORIALE DELL’IMPIANTO IPPC ........................................................... 106 III.2 CICLO PRODUTTIVO ............................................................................................................................................ 106 III.3 PRODUZIONE E CONSUMO DI ENERGIA ............................................................................................................... 106 5 Impianto di Vada III.4 EMISSIONI ........................................................................................................................................................... 106 III.4.1 Emissioni in atmosfera...................................................................................... 106 III.4.2 Scarichi idrici .................................................................................................... 107 III.4.3 Emissioni sonore .............................................................................................. 107 III.5 SISTEMI DI CONTENIMENTO E ABBATTIMENTO .................................................................................................... 107 III.6 BONIFICHE........................................................................................................................................................... 107 III.7 RISCHIO DI INCIDENTE RILEVANTE ...................................................................................................................... 107 III.8 PIANO DI MONITORAGGIO E CONTROLLO ............................................................................................................ 107 III.9 VALUTAZIONE INTEGRATA DELL’INQUINAMENTO ................................................................................................ 108 6 Impianto di Vada Parte I – Descrizione dell’impianto e del progetto di modifica I.1Premessa I.1.1 Obiettivi e motivazioni progettuali L’impianto Ecomar operante in loc. Vada offre a un vasto territorio servizi di gestione di rifiuti speciali, pericolosi e non pericolosi. Dall’anno 2007, la Ecomar opera in forza di un’autorizzazione integrata ambientale, la quale ha accompagnato in questi anni una significativa evoluzione logistica e impiantistica, inerenti la realizzazione di dispositivi di mitigazione (in osservanza alle migliori tecnologie disponibili cui l’AIA fa riferimento) e l’affinamento di sistemi di controllo dei rifiuti in entrata ed in uscita dall’impianto. Tuttavia, nell’esigenza di rispondere a nuove sfide imprenditoriali imposte dal mercato in cui opera la Ecomar, si è reso necessario prevedere delle modifiche impiantistiche e logistiche finalizzate a mantenere la competitività dell’impianto e meglio sfruttare le competenze e gli impianti a disposizione. Come meglio specificato di seguito, le modifiche impiantistiche che si intendono apportare sono le seguenti: accoglimento di nuovi codici rifiuto per cui il mercato di riferimento di Ecomar ha mostrato forte interesse al conferimento; aumento del flusso di rifiuti da inviare al trattamento; aumento di capacità per il deposito preliminare dei rifiuti pericolosi e non pericolosi; attivazione di nuove specifiche attività di gestione rifiuti; Le modifiche elencate sopra sono state tutte oggetto della valutazione ambientale, con l’obiettivo di verificare che l’assetto impiantistico finale sia sostenibile con il sito. Pertanto, si ritiene utile strutturare il presente documento nei capitoli seguenti: CAP. I - VERIFICA PRELIMINARE, DESCRIZIONE DEL PROGETTO Il capitolo integra ed esaurisce completamente il progetto (relazione tecnica, tavole di progetto e verifiche generali di stabilità), presenta il necessario inquadramento territoriale e analizza la vincolistica esistente. CAP. II - VERIFICA PRELIMINARE, DESCRIZIONE DELL’AMBIENTE E ANALISI DEGLI IMPATTI Il capitolo stabilisce un quadro sintetico delle informazioni riguardanti gli aspetti ambientali individuati come significativi e analizza gli impatti sull’ambiente derivanti dall’aggiornamento progettuale ed espone le conclusioni finali circa la necessità o meno di redigere una Valutazione Impatto Ambientale. CAP. III - AGGIORNAMENTO DOCUMENTAZIONE A.I.A. In quest’ultimo capitolo, laddove necessario si aggiorna la documentazione AIA in relazione alle modifiche previste al fine di ottenere un’Autorizzazione Integrata Ambientale che si riferisca al nuovo quadro progettuale. 7 Impianto di Vada La documentazione sopra evidenziata è stata poi integrata da un fascicolo riportante una sintesi non tecnica della proposta progettuale, redatto ai sensi dell’art. 29-ter, comma 2 del D. Lgs. 152/2006. I.1.3 Iter amministrativo di riferimento L’impianto di cui trattasi è oggi autorizzato all’esercizio con Autorizzazione Integrata Ambientale, come di seguito specificato: Atto Dirigenziale n. 260 del 30 ottobre 2007 rilasciata dalla Provincia di Livorno, Autorizzazione Integrata Ambientale – prima emissione; Atto Dirigenziale n.178 del 30 ottobre 2009, approvazione del progetto definitivo di adeguamento alle linee guida per l’utilizzo delle Migliori Tecniche Disponibili; Atto Dirigenziale n. 63 del 30 aprile 2010, proroga per la realizzazione del progetto di adeguamento alle MTD; Atto Dirigenziale n. 64 del 5 giugno 2012, approvazione della modifica non sostanziale inerente il potenziamento dell’impianto di trattamento delle acque di prima pioggia. Richiesta di modifica non sostanziale per revisione piano monitoraggio e controllo ed esecuzione operazioni R13, modifica approvata e in attesa di formalizzazione (in atti provinciali protocollo n.36323 del 18/8/2010). Richiesta di modifica sostanziale per aumento di potenzialità di trattamento nell’impianto pari a 12.000 t/anno per i codici già autorizzati 100107 e 100121, modifica in attesa di formalizzazione (in atti provinciali protocollo n.36323 del 18/8/2010 e 4934 del 05/02/2013). I.2 Descrizione dell’impianto nel suo stato attuale I.2.1 Descrizione dell’area ove insiste il sito L’impianto di Ecomar è situato nel Comune di Rosignano Marittimo, località Vada, in via Polveroni 9/11. L’impianto sorge ai margini dell’abitato della frazione “Polveroni”, lato mare. L’area, completamente pianeggiante, è posta ad una quota altimetrica di circa 10 m s.l.m. e ricomprende una superficie complessiva pari a 35.000 m2. Confina a Sud-Est con terreni a destinazione agricola, verso Nord-Ovest con la zona di rispetto del Fiume Fine, a Est con l’abitato della frazione “Polveroni”. La viabilità di accesso all’impianto, recentemente ammodernata, permette di raggiungere l’impianto dalla SS1 Variante Aurelia dall’uscita di Rosignano Solvay. 8 Impianto di Vada ECOMAR ITALIA SpA Figura 1 – Ubicazione impianto Figura 1 bis – Ubicazione dell’impianto 9 Impianto di Vada I.2.2 Coerenza dell’impianto con piani e programmi di settore e analisi della vincolistica Gli strumenti analizzati neII’ambito del presente studio comprendono: il PTC (Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Livorno); gli strumenti di pianificazione del Comune di Rosignano Marittimo (Piano Strutturale e regolamento Urbanistico); il Piano Stralcio Assetto Idrogeologico; il Piano Comunale di Classificazione Acustica; il Piano di Gestione dei Rifiuti Speciali anche Pericolosi — Provincia di Livorno; Se ne riporta di seguito una sintesi dei risultati. I.2.2.1 Sistema Territoriale L’area di interesse si colloca nell’ambito del sistema territoriale della Pianura Costiera Centrale. Dal punto di vista geomorfologico ritroviamo depositi alluvionali, depositi di duna e più nell’interno depositi terrazzati bassi e alti. Gli elementi morfologici prevalenti sono ovviamente la pianura costiera con la fascia dunale e i terrazzi uniformi o con incisioni aperte che si raccordano con la pianura a valle e i rilievi collinari a monte. Il sistema si sviluppa su di un’area pianeggiante e pedecollinare prospiciente la costa tra Vada e San Vincenzo ed è percorso dal corridoio plurimodale tirrenico, comprendente i centri urbani di pianura e costieri, con presenza di attività produttive ed insediamenti turistici. Lo stabilimento chimico della Solvay connota la parte nord del sistema ed ha prodotto mutamenti irreversibili del paesaggio costiero (spiagge bianche). A sud di Cecina la costa presenta una marcata naturalità. Lo stabilimento Ecomar si colloca neII’ambito del sottosistema territoriale del Fine e del Cecina ed è ricompreso neII’ambito di Paesaggio di pianura a dominante agricola (Vada, Collemezzano) (AdP 10). Ecomar Figura 2 — Ambiti di Paesaggio (fonte: Quadro Conoscitivo PTC Livorno) 10 Impianto di Vada Il sottosistema territoriale del Fine e del Cecina è caratterizzato da processi produttivi agricoli che investono in modo particolare la parte interna e pedecollinare con proprietà estese dedite alle produzioni vitivinicole olivicole di qualità e di eccellenza. Lo stesso è anche caratterizzato da forti processi di antropizzazione dovuti allo sviluppo industriale di Rosignano –attivo dal 1912- e I'affermarsi di Cecina come centro terziario del comprensorio cerniera degli insediamenti orientali della valle del fiume Cecina e il corridoio tirrenico. Il sistema si caratterizza anche per la notevole crescita turistica legata all'attività balneare da Castiglioncello a San Vincenzo. Il sistema è caratterizzato dalla consistenti presenze industriali a nord, turistiche e infrastrutturali e da centri di servizi comprensoriali. Gli obiettivi specifici dettati dal PTC per il sottosistema territoriale del Fine e del Cecina riguardano essenzialmente la tutela della risorsa idrica ed in particolare la necessità di "non superare i limiti di criticità dei bacini idrici soggetti a bilancio idrico deficitario e condizionare i prelievi dai corpi idrici sotterranei" (art. 21.1 Disciplina PTC). I.2.2.2 Sistema funzionale Il PTC articola il territorio provinciale nei seguenti Sistemi e Sottosistemi Funzionali. Il Sistema Funzionale degli insediamenti è articolato in: la struttura insediativa - i nodi urbani, la città diffusa; la rete dei luoghi e degli spazi della collettività. Il Comune di Rosignano Marittimo, sotto il profilo funzionale a scala provinciale, appartiene ai "nodi urbani locali con funzioni di presidio del territorio a più debole armatura, atte prevalentemente a fornire servizi di base alla popolazione insediata”. Il Sistema Funzionale delle attività economiche è articolato in: produzione di beni e servizi; commercio; agricoltura; turistico; ricettivo; pesca. Il Sistema funzionale della produzione di beni e servizi è rappresentato dagli impianti storici industriali di Livorno, Rosignano Solvay, Piombino e di tutte le attività ad esso connesso come le linee di carico portuali per il prodotto greggio, le cave di calcare a San Carlo e le linee ferroviarie di connessione cosi come le cave di calcare perle acciaierie di Piombino. Il sistema non è limitato all’area dello stabilimento ma comprende apparati insediativi funzionali alla produzione di servizi necessari alla produzione dei beni e collocati non necessariamente in ambito industriale. 11 Impianto di Vada Ecomar Figura 3 — Sistema funzionale produttivo – Turismo, Commercio, Industria e Invarianti (fonte: Quadro Conoscitivo PTC Livorno) Il Sistema funzionale delle attività agricole comprende una vasta area la cui superficie totale corrisponde a circa il 31% del territorio provinciale. Le produzioni agricole prevalenti sono: cereali, ortaggi, frutta, olive e uva da vino. Il PTC riconosce la preminente rilevanza strutturale e funzionale della matrice paesaggistica rurale in relazione ai valori naturalistici e ecosistemici, storici e culturali, e visuali del paesaggio contenuti nel PIT. Lo stabilimento Ecomar è ricompreso in una vasta area a vocazione agricola. Ecomar Figura 4 — Sistema Funzionale Produttivo — Aree Agricole, selvicolturali invarianti (fonte: Quadro Conoscitivo PTC Livorno) Il Sistema Funzionale delle reti e dei nodi infrastrutturali è articolato in: mobilità e della logistica; risorse idriche; rifiuti; risorse energetiche. 12 Impianto di Vada Il Sistema funzionale dei rifiuti individua quali invarianti strutturali i quattro sistemi attuali di smaltimento: Livorno, Rosignano, Piombino, Elba. L’obiettivo è quello di conseguire un'organizzazione territoriale tale da poter soddisfare lo smaltimento dei rifiuti prodotti sul territorio della provincia di Livorno e I'attivazione di un processo di riduzione della produzione dei rifiuti, in sintonia con il piano di settore provinciale. Sistema funzionale delle aree protette Il sistema delle aree protette verdi contribuisce agli aspetti di funzionalità sistemica di tutto il territorio provinciale e ad esso appartengono i parchi, le riserve naturali, le aree naturali protette di interesse locale, ma anche il sistema natura 2000 e i Siti di Interesse Regionale. La rete ecologica assume funzione di connettore tra i territori sia relativamente agli aspetti ambientali ma anche quelli paesistici. Ecomar Figura 5 — Stralcio Sistema Funzionale Aree Protette (fonte: Quadro Conoscitivo PTC Livorno) Il sito Ecomar srl non è interessato dalla perimetrazione di aree protette (inclusione e/o area prossima). I.2.2.3 I vincoli di carattere generale Il sito in oggetto si colloca nell'ambito del Sistema Territoriale della Pianura CentroMeridionale che comprende le aree di duna costiera e di depositi alluvionali e i terrazzi pedecollinari centrali. Elementi peculiari del sistema sono la rete dei canali di bonifica, la maglia poderale, |’urbanizzazione diffusa, la presenza orticola, la produttività cerealicola, la fascia costiera dunale e retrodunale con pineta, la foce del fiume Fine, i rilevanti insediamenti turistici e residenziali, la portualità, l’agricoltura industrializzata ad elevate 13 Impianto di Vada potenzialità produttive. Per il Sistema Territoriale della Pianura Centro—Meridionale, il Piano Strutturale all'art. 24 definisce sostenibili i seguenti obiettivi generali: di integrazione economica terziaria, industriale, turistica e agricola; di contenimento delle nuove urbanizzazioni costiere; di salvaguardia dal rischio idraulico; di tutela del patrimonio acquifero; di riqualificazione della ricettività; di riorganizzazione e ottimizzazione della mobilità e dei servizi; di riqualificazione dei processi produttivi de||’industria in ordine a parametri di compatibilità ambientale; di ammodernamento urbano, con qualificazione dei servizi e del commercio; di ristrutturazione polifunzionale dei comparti mono—produttivi industriali. Alla base dei sistemi territoriali si individuano le Unità Territoriali Organiche Elementari (UTOE) ambiti identificati sulla base di relazioni funzionali e assetti morfologici consolidati. L'UTOE di riferimento per I'area deII'insediamento ECOMAR appartiene per la quasi totalità del sito alla UTOE2 — della costa urbana e turistica (Unità di Paesaggio del PTC di Livorno denominate Vada, Marina di Cecina, Vada 1 e Vada 2. Una parte marginale del sito è invece ricompresa nella UTOE 3 — della città di mare e di fabbrica. Figura 6 - Unità Territoriali Organiche Elementari (U.T.O.E.) (fonte: Quadro Conoscitivo del Piano Strutturale del Comune di Rosignano M.) 14 Impianto di Vada NeII’UTOE 2 sono comprese parte delle pianure bonificate tagliate daII’unità territoriale di Collemezzano dal passaggio della ferrovia; la costa, dalla foce del Fiume Fine al confine sud del Comune, sabbiosa, impegnata da stabilimenti e molto gravata dal turismo estivo balneare, pinetata soprattutto sotto Vada e verso il confine sud; il centro abitato di Vada e |’insediamento turistico (seconde case) della Mazzanta; il porto industriale e I’area industriale Solvay. L’UTOE 3 corrisponde invece con I'urbanizzato nato intorno alla fabbrica Solvay, e di tale origine mantiene sia la presenza industriale sia la maglia urbana delle residenze e dei servizi. Le peculiarità deII'area sono determinate dalla presenza: - del Villaggio Solvay - tessuto urbano; - dell'industria - stabilimento SOLVAY e area industriale delle Morelline; - della foce del Fiume Fine. Figura 7 – Territorio urbano e rurale (fonte: Quadro Conoscitivo del Piano Regolatore del Comune di Rosignano M.) Il sito sorge in un'area a prevalente carattere industriale e artigianale con attività produttive da rilocalizzare ricadenti in area a rischio di incidente rilevante di cui al D.M. 09/05/2001(mdr). In quest'ambito sono ricompresi gli insediamenti artigianali e di piccola e media industria localizzati all'interno di tessuti urbanistici residenziali che, per funzioni e dimensioni, costituiscono elementi di criticità del territorio e dei quali si intende incentivare la sostituzione e la delocalizzazione. In tale ambito non sono ammessi interventi di ampliamento delle strutture nelle quali si svolgono attività produttive, salvo che gli stessi non risultino indispensabili a seguito di sopraggiunte normative in materia di sicurezza dei lavoratori e degli impianti (art. 62 NTA). Il sito è parzialmente interessato dalla fascia di tutela per beni areali soggetti a regole paesaggistiche (pp). 15 Impianto di Vada Dall’analisi degli estratti del R.U. e del Quadro Conoscitivo inerenti le tematiche paesaggistiche ed ambientali, si rileva che I’area di studio e parzialmente ricompresa nelle aree di Interesse ambientale costa fiume in conseguenza della presenza in area prossima del Fiume Fine. Fiume, torrente e corso d acqua Iscritto nell’elenco di cui al RD 11/12/1933 n.1775 e relative sponde o piedi degli argini per una fascia di 150 metri ciascuna. L’area risulta, quindi, parzialmente vincolata ai sensi del D. Lgs. 42/2004 per la tutela delle aree di particolare interesse ambientale (lettera C — Fiume, torrente e corso d’acqua — art. 142 c.1). Ai fini del presente studio, si evidenzia che all’interno dell’area dello stabilimento non è prevista alcuna modifica di tipo edilizio. Si ritiene, pertanto, che tali vincoli, per il caso in esame, non determinino nessuna ulteriore azione di valutazione o di acquisizione di nuovi pareri. Figura 8 – Tavola generale dei vincoli (fonte: Quadro Conoscitivo del Regolamento Urbanistico del Comune di Rosignano M.) Sull’area di studio non sussistono le seguenti tipologie di vincolo: • vincolo archeologico, storico e culturale; • vincolo derivante da parchi e riserve naturali; • vincolo derivante aree percorse dal fuoco. 16 Impianto di Vada I.2.2.5 Vincoli derivanti da aree protette Dall’analisi effettuata, emerge che l’area di studio non ricade all’interno di alcuna area protetta. Ecomar Figura 9 – Tavola delle aree protette (fonte: Web Gis della Regione Toscana) I.2.2.6 Vincolo idrogeologico Dall’analisi effettuata, emerge che l’area di studio non ricade all’interno di alcuna area protetta. 17 Impianto di Vada Ecomar Figura 10 – Vincolo idrogeologico (fonte: Web Gis del Comune di Rosignano M.) 1.2.2.7 Pericolosità idraulica AI fine di valutare la pericolosità idrologico-idraulica del sito in esame è stata consultata la cartografia allegata al Regolamento Urbanistico. In particolare dalla lettura della Tavola G5 "Carta della Pericolosità Idraulica (Quadro Conoscitivo — Regolamento Urbanistico) si rileva che |’area di studio è classificata come "area a pericolosità idraulica 2 — bassa". A tale ambito appartengono le aree della pianura costiera dei terrazzi pleistocenici e dei fondovalle a quote inferiori a +50 s.l.m. perle quali non vi sono notizie storiche di precedenti inondazioni e sono in situazione di alto morfologico rispetto alla piana alluvionale adiacente, di norma a quote altimetriche superiori di 2m rispetto al piede esterno dell’argine o, in mancanza, al ciglio di sponda. Gli studi idraulici hanno messo in evidenza che queste sono aree con rischio di fenomeni di esondazione superiori a 200 anni (art. 28 NTA — Regolamento urbanistico). 18 Impianto di Vada Ecomar Figura 11 – Carta della pericolosità idraulica (fonte: Web Gis del Comune di Rosignano M.) Sull’area in esame non sussistono vincoli di natura idraulica e/o idrogeologica. 19 Impianto di Vada Ecomar Figura 12 – Vincoli idraulici-idrogeologici (fonte: Regolamento Urbanistico del Comune di Rosignano M.) Per tali aree le Norme Tecniche di Attuazione del Piano Urbanistico specifica che "negli interventi di urbanizzazione devono essere previste opere di regimazione idraulica delle acque di circolazione superficiale provenienti da monte o locali". Nel caso specifico si tratta di impianto esistente per il quale non è prevista alcuna modifica di carattere strutturale ed edilizio. 1.2.2.5 Pericolosità geomorfologica AI fine di valutare I’ambito di pericolosità geologica del sito in esame è stata consultata la cartografia allegata al Regolamento Urbanistico. In particolare, dalla lettura della Tavola G3 "Carta della Pericolosità Geomorfologica (Quadro ConoscitivoRegolamento Urbanistico) si rileva che |’area di studio è classificata come "area G.1 a Pericolosità molto bassa". A tale ambito appartengono parti stabili del territorio non interessate da fenomeni di dissesto geomorfologico dove affiorano litotipi con ottime caratteristiche litotecniche, con pendenze che consentono la stabilità dei versanti. Parti della pianura costiera costituite da terreni con elevate caratteristiche di resistenza meccanica da rilevarsi con analisi dirette in corrispondenza dell’area interessata da nuova realizzazione urbanistica. (art. 33 NTA — Regolamento Urbanistico). Nel caso specifico si tratta di impianto esistente per il quale non è prevista alcuna modifica di carattere strutturale ed edilizio. 20 Impianto di Vada Ecomar Figura 13 – Carta della pericolosità geomorfologica (fonte: Regolamento Urbanistico del Comune di Rosignano M.) 1.2.2.6 Vincoli igienico—sanitari AI perimetro dello stabilimento è istituita un’area di rispetto per depuratori, non edificabile, di almeno 100 m. In detta fascia non possono essere eseguite costruzioni o edifici. Ecomar Figura 14 – Aree di rispetto (fonte: Web Gis del Comune di Rosignano M.) 21 Impianto di Vada Lo stabilimento rientra nell’ambito della area vasta classificata come "Zone Vulnerabili da Nitrati". La Regione Toscana, con DPGR n.32/R del 13/07/2006, ha definito il programma di azione obbligatorio per la tutela e il risanamento delle acque causato dai nitrati di origine agricola, indicando per il territorio comunale i limiti dell’area vulnerabile in corrispondenza della fascia costiera della pianura ed emanando il relativo regolamento (Regolamento recante definizione del programma d’azione obbligatorio perle zone vulnerabili di cui all’articolo 92,comma 6 del DLgs n.152 del 03/04/2006 — Norme in materia ambientale). La normativa inerente le zone vulnerabili da nitrati è contenuta nelle Norme Tecniche di Attuazione del Regolamento Urbanistico, al titolo II capo III art. 27. Tale norme dettano tutta una serie di regole e limitazioni finalizzate a mantenere l’equilibrio, la consistenza, le caratteristiche ambientali e morfologiche della zona. Ai fini del presente studio si evidenzia che all’interno dell’area dello stabilimento non è comunque prevista alcuna edificazione né modifica dell’assetto esistente che possano interferire con la risorsa idrica. Inoltre, si evidenzia che l’area di stabilimento non interferisce con vincoli derivanti da: • aree di rispetto pozzi per acquedotto; • aree di rispetto per cimiteri; • aree di rispetto per discarica. Ecomar Figura 15 – Carta dei pozzi, delle sorgenti e delle zone di salvaguardia delle risorse idriche e delle zone maggiormente vulnerabili (fonte: Quadro conoscitivo del Piano Strutturale del Comune di Rosignano M.) 22 Impianto di Vada 1.2.2.7 Vincoli Infrastrutturali Come si evince dalla figura sottostante |’area di studio non e interessata da vincoli di rispetto stradale, ferroviario, per gasdotti e/o linee elettriche. Figura 16 – Vincoli infrastrutturali (fonte: Regolamento Urbanistico del Comune di Rosignano M.) D’altro canto, il sito risulta ricompreso neI|’area di danno CDEF secondo la Classificazione del territorio interessato dalle conseguenze degli eventi incidentali, operata ai sensi del DM 09/05/2001. Il Comune di Rosignano Marittimo è interessato dall’applicazione del suddetto decreto per la presenza sul proprio territorio dello stabilimento gestito dalla Solvay Chimica S.p.A. e Solvay Polyolefins Europe Italia S.p.A., ubicati rispettivamente a Nord e sud—ovest dello stabilimento. In base a tale classificazione, il territorio comunale viene suddiviso in zone omogenee per livello di danno a persone o a strutture. Con la categorizzazione il territorio 23 Impianto di Vada del Comune di Rosignano Marittimo è stato suddiviso in sei categorie: da A (area densamente abitata) a F (area entro i confini dello stabilimento) in funzione dell’indice di edificazione esistente, della presenza di luoghi a concentrazione di persone con limitata capacità di mobilità, di locali di pubblico spettacolo, mercati, centri commerciali, stazioni ferroviarie, aree con insediamenti industriali ed agricoli. Nella seguente tabella riporta la definizione delle categorie di interesse per l’area in esame al fine della compatibilità territoriale: 1.2.2.8 Rischio Sismico Il territorio del Comune di Rosignano in base alla deliberazione del C.R.T. N° 431 del 19/6/2006 e all’ordinanza P.C.M. n° 3519 del 28/4/2006 è classificato sismico in zona 3s. 24 Impianto di Vada Ecomar 1.2.3 Piano Stralcio Assetto Idrogeologico Il Piano di Assetto Idrogeologico del Bacino Toscana Costa è stato adottato per ciò che concerneva le misure di salvaguardia con delibera G.R. N.831 del 23 luglio 2001, successivamente la delibera G.R. n.1330 del 20 dicembre 2004 adottava totalmente il Piano di Assetto Idrogeologico che con atto di delibera del Consiglio Regionale N.13 del 25 gennaio 2005 ne approvava i contenuti. Successivamente all'approvazione del P.A.I. il quadro conoscitivo delle pericolosità idraulica e geomorfologica è stato aggiornato in raccordo con le Amministrazioni Comunali che hanno provveduto nel frattempo ad adeguare al P.A.I. i propri strumenti di governo del territorio. Come è verificabile nella figura 17 (mappa aggiornata a maggio 2010), il sito Ecomar non è ricompreso né in aree a pericolosità idraulica né in aree a pericolosità geomorfologica. AI di fuori delle aree a pericolosità molto elevata ed elevata, ogni bacino risulta diviso in ambiti definiti di particolare attenzione in funzione delle diverse dominanti presenti. In particolare l’area dello stabilimento Ecomar è inserito nell’ambito "Aree di particolare attenzione per la prevenzione da allagamenti (dette anche "ambiti di fondovalle" o "dominio idraulico'. Tale ambito corrisponde alle aree di fondovalle nelle quali assume rilevanza il reticolo idrografico nella sua continuità e dove il territorio diviene oggetto di un’attenta riorganizzazione in funzione della salvaguardia dell’esistente. Per le aree di particolare attenzione per la prevenzione da allagamenti il PAI detta specifiche direttive al fine di garantire il mantenimento degli ambiti di respiro naturale e di mantenere e recuperare 25 Impianto di Vada la funzionalità e |'efficienza delle opere idrauliche e di bonifica (art. 19 Direttive per le aree di particolare attenzione per la prevenzione da allagamenti — Norme di Piano). Tali direttive sono state recepite dal Comune di Rosignano Marittimo con |’art. 30 delle Norme Tecniche di Attuazione del regolamento Urbanistico. Come già ricordato, nel caso specifico si tratta di impianto esistente per il quale prevista alcuna modifica di carattere strutturale ed edilizio. Ecomar Figura 17 – Carta di sintesi di tutela del territorio (fonte: Piano Assetto Idrogeologico, Autorità di Bacino Toscana Costa) 1.2.4 Piano di Classificazione Acustica Con la Deliberazione del Consiglio Comunale n°128 del 30/092004, il Comune di Rosignano Marittimo ha approvato il Piano di Classificazione Acustica del territorio ai sensi de|I’art. 5 LRT N. 89/98. Dalla lettura dello stralcio della cartografia allegata al piano, |'area in cui sorge lo stabilimento, è posta in Classe IV (Area di intensa attività umana). Nella tabella che segue si riepilogano i limiti fissati dal PCCA secondo quanto previsto dal DPCM 14/11/97. 26 Impianto di Vada Ecomar Figura 18 – Classificazione acustica comunale (fonte: Piano di classificazione acustica del Comune di Rosignano M.) 1.2.5 Piano di Gestione dei Rifiuti Speciali anche Pericolosi — Provincia di Livorno Il Piano di Gestione dei Rifuti Speciali anche Pericolosi della Provincia di Livorno è stato approvato con D.C.P. n. 51 del 25/03/2004. L’impianto Ecomar si pone in linea con gli obiettivi generali proposti dal Piano, ed in particolare risponde alle seguenti finalità: • ottimizzazione dei rapporti fra industrie e attività economiche diverse, finalizzati a massimizzare le possibilità di recupero e gestire razionalmente le operazioni di smaltimento; • favorire la preparazione allo smaltimento dei rifiuti in maniera da ottimizzarne l’eliminazione minimizzando gli impatti ambientali; • implementazione di una adeguata impiantistica di recupero tesa a minimizzare il trasporto dei rifiuti, a ridurre gli impatti e ad offrire servizi economicamente vantaggiosi all’apparato produttivo della Provincia. Il Piano fornisce i criteri comuni per la localizzazione dei nuovi impianti destinati al recupero di rifiuti speciali anche pericolosi, che derivano sia da disposizioni comunitarie, sia da disposizioni legislative nazionali e regionali, nonché dagli atti di pianificazione di settore. Tale localizzazione deve comunque rispettare: • i criteri generali fissati dalla legislazione vigente, 27 Impianto di Vada • • • i criteri specifici stabiliti in sede di definizione degli obiettivi del Piano regolatore generale comunale (si veda in particolare il Piano strutturale) e legati alle caratteristiche dei luoghi; i vincoli normativi sulla tutela delle fonti di approvvigionamento idrico, le distanze dai corsi d’acqua, dai centri abitati, le aree protette e i rischi di frana ed erosione. L’impianto ECOMAR, rientra tra gli impianti autorizzati alla gestione dei Rifiuti Speciali operanti in Provincia di Livorno e come tale concorre al soddisfacimento del fabbisogno di trattamento e recupero rifiuti posto a base del Piano di Gestione dei Riñuti Speciali anche Pericolosi. Dal punto di vista urbanistico l’ubicazione dello stabilimento risponde ai parametri localizzativi indicati dal Piano Provinciale: ubicazione in un’area a prevalente carattere industriale e artigianale, con scarsa presenza di ricettori. Sono rispettati i vincoli in materia di: • tutela delle fonti di approvvigionamento; • in area prossima al sito non sono presenti punti di approvvigionamento idrico a scopo • potabile (vedi paragrafo Vincoli igienico—sanitari); Dall’analisi della cartografia a supporto del Piano Strutturale del Comune di Rosignano Marittimo si rileva che: • non si rinvengono sorgenti di alcuna natura in vicinanza all' area in esame; • non si rinvengono pozzi o opere di captazione a particolare tutela ambientale, mentre si rilevano alcuni pozzi ad uso irriguo e/o domestico soprattutto verso Est deII’area in esame e comunque concentrati in zone a vocazione principalmente agricola. L’unico pozzo ad uso potabile è ubicato a monte de||’area in esame, nel sub alveo del fiume Fine, in una posizione tale per cui la sua ricarica sia esterna al sistema idrografico dell’area di studio. Il sito oggi in attività non è interessato dalla perimetrazione degli ambiti fluviali A1 (Area di assoluta protezione del corso d’acqua), A2 (Area di tutela del corso d’acqua e di possibile inondazione), B (Aree potenzialmente inondabili in prossimità dei corsi d’acqua che possono essere necessarie per eventuali interventi di regimazione idraulica tesi alla messa in sicurezza degli insediamenti). 28 Impianto di Vada Figura 19 – Carta della pericolosità idraulica (fonte: Quadro conoscitivo del Piano Strutturale del Comune di Rosignano M.) In area prossima non esistono centri abitati ad alta densità abitativa. L'area di studio non ricade aII'interno di alcuna area protetta. L’ambito non è interessato da fenomeni erosivi e di instabilità gravitativi. La geomorfologia della zona è costituita da successioni detritiche e detritico-organogene generalmente stabili. Figura 20 – Carta geomorfologica (fonte: Quadro conoscitivo del Piano Strutturale del Comune di Rosignano M.) 29 Impianto di Vada Il sito in esame risulta parzialmente interessato da vincolo paesaggistico “Aree di interesse ambientale costa fiume” di cui all’art. 142, comma 1, lettera c, del D. Lgs. 42/2004 (porzione nord-ovest). Il sito è interessato dalla perimetrazione delle aree a rischio di incidente rilevante di cui al D.M. 9/5/2001. 30 Impianto di Vada I.2.3 Descrizione delle attività attualmente esercitate nell’impianto L’impianto effettua le seguenti attività di gestione rifiuti: D15, deposito preliminare di rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi; R13, messa in riserva di rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi; D9, trattamento di rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi (miscelazione e/o solidificazione e/o stabilizzazione) da destinarsi a successive operazioni di smaltimento (D1-D12) in impianti terzi; D9, trattamento di rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi (miscelazione/solidificazione) da destinarsi a successive operazioni di smaltimento (D10-D11-D12) in impianti terzi. D9, trattamento (miscelazione o chimico-fisico) di rifiuti speciali liquidi, pericolosi e non pericolosi, da destinarsi a successive operazioni di recupero (R1, R2, R3 o R13) in impianti terzi; Le quantità massime autorizzate al deposito preliminare (D15) sono: Rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi 500 t; di cui speciali pericolosi al massimo 200 t. Le quantità massime autorizzate alla messa in riserva (R13) sono: Rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi 100 t; di cui speciali pericolosi al massimo 60 t. Le quantità massime autorizzate al trattamento (D9) sono: Rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi 50.000 t/anno; di cui speciali pericolosi al massimo 35.000 t/anno I codici rifiuto attualmente autorizzati sono quelli riportati nella autorizzazione integrata ambientale riportata nell’Allegato 1. Di seguito viene riportata una dettagliata descrizione delle strutture impiantistiche presenti così come la logistica d’uso connessa per i vari cicli produttivi sopra citati. Le descrizioni sono accompagnate dalla planimetria d’impianto riportata come Allegato 2 al presente documento e fanno riferimento all’attuale conduzione dell’impianto, ovvero comprensiva delle variazioni autorizzate e realizzate in seguito al rilascio dell’AIA nell’anno 2007. Nell’area d’impianto di Ecomar insistono le strutture della Società RECOL, la quale effettua il recupero di acque di sentina da navi. Le strutture della RECOL non interagiscono minimamente con quelle della Ecomar e pertanto non vengono considerate nel presente studio. Al proposito, si rileva che le strutture di RECOL sono state a loro volta sottoposte a verifica di assoggettabilità, con esito positivo. 31 Impianto di Vada I.2.3.1 Deposito preliminare e messa in riserva dei rifiuti pericolosi e non pericolosi Una delle attività principali di Ecomar condotte nello stabilimento di Vada è quella di stoccaggio di rifiuti prelevati da terzi e da inviare allo smaltimento e al recupero. A questo proposito, la Ecomar riceve direttamente dalla sua clientela i rifiuti per cui è autorizzata. Lo schema di flusso di tale attività è quello rappresentato di seguito: Stipula di accordo con il cliente sul tipo di rifiuto e sulle modalità di imballaggio e conferimento Verifica del rifiuto e delle condizioni di trasporto al conferimento Posizionamento del rifiuto in sicurezza presso le aree per D15 e R13 Carico e trasporto verso il destino di smaltimento e recupero finale (cfr. paragrafo I.2.4.2) Figura 20 - Schema di flusso relativo all’attività di deposito preliminare (D15) Le aree deputate allo stoccaggio sono quelle evidenziate nelle figure 21a e 21b. Ai fini della conformità con le MTD, alcune aree destinate alla messa in riserva e deposito preliminare (A6, A7, A8, A9, R1, R2, R3), sono state dotate di copertura mediante la realizzazione di tettoie (cfr. A.D. n.178 del 30.10.2009 e A.D. n. 63 del 30.04.2010 riportate nell’Allegato 1). In particolare, è stata realizzata una prima tettoia di superficie pari a 510 m2 ca. in adiacenza ad una già presente e di pertinenza dell’officina meccanica; la seconda tettoia, in linea con la prima, aggiunge una superficie coperta pari a 180 m2. Complessivamente, si contano circa 2.600 m2 di superficie destinata allo stoccaggio, di cui circa 1700 m2 coperti. Le aree coperte attualmente esistenti sono le seguenti (D9, D15 e R indistintamente): Vecchia tettoia pressi officina e scaffale : circa 460 m2 Tettoia nuova: 490 m2 Vecchia tettoia limitrofa a serbatoio 53: 300 m2 Capannone: 450 m3. 32 Impianto di Vada Figura 21a – Allocazione delle aree coperte dedicate allo stoccaggio e alla lavorazione 33 Impianto di Vada Figura 21b – Piano degli stoccaggi vigente 34 Impianto di Vada (i serbatoi indicati come RECOL sono utilizzati esclusivamente dalla società omonima) Al fine di effettuare lo stoccaggio in sicurezza, i rifiuti sono raggruppati per tipologia omogenea. In particolare, i rifiuti pericolosi vengono raggruppati in modo da evitare eventuale danneggiamento degli imballaggi e possibile contatto tra i rifiuti. Per la loro natura particolare, i rifiuti infiammabili vengono stoccati separatamente. Vengono posti sotto copertura i rifiuti stoccati con imballaggi che non hanno caratteristiche di impermeabilità agli agenti atmosferici. I rifiuti che vengono conferiti con imballaggi compatibili con la permanenza all’aperto (es. cassoni e fusti stagni) possono essere eventualmente stoccati in aree non coperte. Nelle tabelle seguenti vengono indicate in planimetria le collocazioni dei rifiuti solidi e liquidi. I rifiuti conferiti sfusi vengono stoccati direttamente nelle vasche all’interno del capannone, dotato di impianto di aspirazione e trattamento dell’aria. Collocazione rifiuti Capacità massima (t o m2) 800 t Aree da A1 a A5 Area d’impianto dedicata Cfr. figura 21b Tipologia dei rifiuti Rifiuti solidi (D15) Tabella 1 – Collocazione di stoccaggio riservata ai rifiuti solidi sfusi Collocazione rifiuti Serbatoio S38 Serbatoio S6 Serbatoi S55-S56-S57-S58-S7S8-S9-S10 Volume riservato (m3) 500 300 240 Area d’impianto dedicata Cfr. figura 21b Tipologia dei rifiuti Rifiuti liquidi (D15) Rifiuti liquidi (D15) Acque di falda (MISO) da inviare alla depurazione Tabella 2 – Collocazione di stoccaggio riservata ai rifiuti liquidi Collocazione rifiuti Area A6 Area A7 Area A8 Area A9 (scaffale coperto) Area A10 (non coperto) Area A11 Area A12 (non coperto) R1 R2 R3 D1 Volume riservato (m3) 70 t, 100 m2 195 t, 130 m2 200 t, 135 m2 135 t, 90 mq 60 t, 40 m2 80 t, 60 m2 60 t, 40 m2 54 t, 36 m2 85 t, 57 m2 80 t, 60 m2 Area d’impianto dedicata Cfr. figura 21b Tipologia dei rifiuti Rifiuti anche infiammabili (D15) Rifiuti liquidi e solidi in colli(D15) Rifiuti liquidi e solidi in colli (D15) Rifiuti liquidi e solidi in colli (D15) Rifiuti liquidi e solidi in colli (D15) Rifiuti liquidi e solidi in colli/cassoni (D15) Rifiuti liquidi e solidi in colli/cassoni (D15) Rifiuti liquidi e solidi in colli (R13) Rifiuti liquidi e solidi in colli(R13) Rifiuti liquidi e solidi in colli/cassoni (R13) Deposito temporaneo Tabella 3 – Collocazione di stoccaggio riservata ai rifiuti liquidi (cisternette e fusti) e solidi (fusti, colli e scarrabili) Ad oggi è autorizzato al deposito preliminare un quantitativo massimo di 500 t, di cui al massimo 200 t di rifiuti pericolosi. Il tempo massimo di permanenza per rifiuti previsto nelle aree suelencate è di: - aree destinate alle operazioni di D9: tempo di permanenza massimo 3 mesi; - aree destinate alle operazioni di D15/R13: tempo massimo di permanenza 12 mesi; 35 Impianto di Vada - aree destinate al deposito temporaneo: tempo massimo di permanenza 3 mesi. Il controllo del rispetto di tale tempistiche viene eseguito dagli operatori verificando sia i dati riportati sulla targa che identifica la partita stoccata sia dalle copie dei formulari presenti in ufficio. I.2.3.2 Trattamento dei rifiuti pericolosi e non pericolosi (operazione D9) Nel caso in cui i rifiuti prodotti da vari cicli produttivi, siano essi pericolosi o non pericolosi, non abbiano direttamente le caratteristiche per poter essere smaltiti, Ecomar offre un servizio di trattamento di tali rifiuti finalizzato a trasformare le caratteristiche chimico fisiche perché il rifiuto stesso possa essere avviato ad attività di smaltimento classificate da D1 a D12. Tale trattamento si basa sull’applicazione di una o più delle seguenti operazioni: miscelazione; inertizzazione; solidificazione. Lo schema di flusso esemplificativo è quello riportato nella figura seguente. Pericolosi Miscelazione e invio in discarica Non Pericolosi Miscelazione e invio in discarica Pericolosi Miscelazione e/o inertizzazione e invio in discarica Non Pericolosi Miscelazione e/o inertizzazione e invio in discarica Pericolosi e Miscelazione e invio a incenerimento TC<limiti TQ< limiti TC>limiti Rifiuto TQ> limiti Non Pericolosi Figura 22 - Schema di flusso generale relativo all’attività di trattamento dei rifiuti solidi (D9) (legenda: TQ parametri analitici verificati sul rifiuto tal quale; TC parametri analitici verificati con test di cessione) Le aree destinate allo stoccaggio dei rifiuti in operazione D09 sono riportate nella figura 21b. 36 Impianto di Vada Collocazione rifiuti Aree da A1 a A5 Capacità massima (t o m2) 800 t Area d’impianto dedicata Tipologia dei rifiuti Cfr. figura 21b Rifiuti solidi (D09) Collocazione rifiuti sfusi Collocazione rifiuti Serbatoio S6 Serbatoi S3-S4-S5 S 42 S 45 Volume riservato (m3) 300 400-300-300 200 200 Area d’impianto dedicata Cfr. figura 21b Tipologia dei rifiuti Rifiuti liquidi (D09) Rifiuti liquidi (D09) Rifiuti liquidi (D09) Rifiuti liquidi (D09) Collocazione rifiuti liquidi Collocazione rifiuti Area S1 Area A6 Area S5 (non coperta) Area S6 (non coperta) Area S7 (non coperta) Area S8 Volume riservato (m2) 540 t, 360 m2 70 t, 100 m2 100 t, 80 m2 430 t, 290 m2 60 t, 40 m2 430 t, 290 m2 Area d’impianto dedicata Cfr. figura 21b Tipologia dei rifiuti Rifiuti liquidi e solidi in colli (D09) Rifiuti anche infiammabili (D09) Rifiuti liquidi e solidi in colli/cassoni (D09) Rifiuti liquidi e solidi in colli (D09) Rifiuti liquidi e solidi in colli/cassoni (D09) Rifiuti liquidi e solidi in colli/cassoni (D09) Collocazione rifiuti liquidi (cisternette e fusti) solidi (fusti, colli e scarrabili) L’individuazione del ciclo di trattamento del rifiuto viene fatta in base alla tipologia di rifiuto e alla sua caratterizzazione analitica. Come evidente nella figura, in base al certificato analitico ed alle informazioni ricevute dal produttore vengono individuate le possibilità di gestione del rifiuto all’interno dell’impianto. Nello specifico, si possono prevedere tre possibilità: a. le analisi sul tal quale presentano valori superiori ai limiti di accettabilità in discarica: il rifiuto verrà destinato a miscelazione per il successivo avvio a impianti di incenerimento b. le analisi sul tal quale presentano valori inferiori ai limiti di accettabilità in discarica, ma i valori dell’eluato risultano non conformi: il rifiuto quindi verrà inertizzato e soltanto dopo trattamento inviato a smaltimento finale in discarica. c. le analisi presentano valori sia sul tal quale che sul test di cessione inferiori ai limiti di accettabilità in discarica: il rifiuto quindi verrà miscelato e inviato a smaltimento finale in discarica. La scelta del tipo di percorso che il rifiuto dovrà seguire viene eseguito in fase di caratterizzazione del rifiuto ed emissione dello schema di giudizio da parte dell’ufficio tecnico, come descritto nel paragrafo I.2.4.1. 37 Impianto di Vada RIFIUTI SOLIDI RIFIUTI IN COLLI RIFIUTI SFUSI SVUOTAMENTO FUSTO STOCCAGGIO IMBALLAGGI IN VASCA MISCELAZIONE + DEPOSITO TEMPORANEO INERIZZAZIONE VASCA MISCELAZIONE INVIO AD IMPIANTI SMALTIMENTO / RECUPERO VERIFICA CONFORMITA’ (ANALICI CHIMICHE) IMPIANTI TERZI AUTORIZZATI Figura 23 – Flusso delle operazioni condotte sui rifiuti solidi Di seguito si descrivono le singole fasi di trattamento e la logistica che le accompagna. Pretrattamento Per tutte le linee di lavorazione può essere previsto un pretrattamento di umidificazione del materiale. I rifiuti conferiti allo stato solido polverulento necessitano di tale pretrattamento al fine di rendere il rifiuto allo stato fisico palabile idoneo per le successive lavorazioni. Il pretrattamento di triturazione non viene effettuato presso lo stabilimento in quanto i rifiuti conferiti devono già rispettare la pezzatura per lo smaltimento in discarica/ incenerimento presso impianti terzi. Il materiale di pezzatura maggiore che necessita di triturazione non potrà essere trattato ed è gestito presso lo stabilimento con operazione D15/R13 e destinato a impianti terzi autorizzati. Operazione di miscelazione Se uno specifico rifiuto possiede le caratteristiche chimico-fisiche conformi ai requisiti dell’impianto di destinazione, è possibile miscelarlo con altre tipologie di rifiuti affini al fine di 38 Impianto di Vada giungere ad una nuova massa che possa garantire un più efficiente trattamento finale presso impianti terzi. In alternativa, al fine di ottenere un materiale omogeneo e idoneo ad un eventuale successivo trattamento di inertizzazione si rende necessario miscelare diversi flussi di rifiuti poiché i trattamenti sui rifiuti si eseguono in modo tanto più efficace quanto più il materiale si presenta con caratteristiche chimico/fisiche omogenee. L’attività di miscelazione è prevista sia tra soli rifiuti non pericolosi, pericolosi, ma anche tra rifiuti pericolosi e non pericolosi in osservanza dei vincoli posti dalla possibilità di deroga sancita dall’art. 187 del D. Lgs. 152/2006. L’operazione di miscelazione è a tutt’oggi autorizzata dall’AIA vigente in deroga al divieto di cui all’art. 187. La scelta dei rifiuti da miscelare avviene sulla base di specifici criteri esplicitati in uno specifico documento guida sviluppato da Ecomar. Nell’Allegato 3 è riportata una versione aggiornata e ampliata di tale documento. La linea di trattamento dei rifiuti solidi e dei fanghi palabili destinati allo smaltimento in discarica è concepita e gestita in modo da non avere mai miscelazione di rifiuti pericolosi con quelli non pericolosi. La linea di gestione dei rifiuti solidi e liquidi destinati a incenerimento prevede la miscelazione dei rifiuti pericolosi e non pericolosi, e l’invio a impianto di destinazione come rifiuto pericoloso. La miscelazione avviene interamente all’interno di una delle vasche interne al capannone. Se sfuso, i rifiuti vengono conferiti all’impianto mediante veicoli per trasporto alla rinfusa che, dopo la verifica di accettabilità del rifiuto stesso, depositano il rifiuto direttamente nella vasca selezionata per l’operazione. Se imballati in colli, questi vengono depositati dal veicolo di conferimento nelle aree di stoccaggio e poi nel capannone per poi essere aperti e il contenuto trasferito nella vasca di deposito preliminare e trattamento. I rifiuti depositati nella vasca, posizionati in due o più mucchi distinti, vengono poi miscelati mediante l’ausilio di una pala meccanica a sbraccio, la quale provvede a rendere la miscela omogenea. Se la miscelazione è l’ultimo trattamento, il codice della miscela in uscita è il 190203 se il rifiuto è risultante dalla miscelazione di rifiuti non pericolosi ed esso stesso non risulta pericoloso, mentre è classificato come 190204* se risultante dalla miscelazione di rifiuti pericolosi o un rifiuto pericoloso ed uno non pericoloso. La miscela omogenea prodotta, individuata da uno specifico lotto, prima di essere avviata allo smaltimento sarà sottoposta a controllo analitico da parte di Ecomar o da parte dell’impianto finale di smaltimento. Operazione di inertizzazione I rifiuti che risultano non conformi al conferimento diretto in discarica a causa di una concentrazione elevata di metalli nell’eluato del test di cessione o per quantità di umidità maggiore ai limiti di accettazione previsti dalle discariche vengono sottoposti al trattamento di inertizzazione. Nella fase di inertizzazione, i contaminanti (es. metalli pesanti) vengono completamente o parzialmente legati grazie all’aggiunta di basi di supporto, leganti o altri modificatori con il fine di variare le caratteristiche chimiche del rifiuto. La stabilizzazione viene effettuata aggiungendo alla miscela omogenea uno o più reagenti (cemento, calce, solfuro di sodio e solfato di calcio) i quali consentono di minimizzare il tasso di migrazione 39 Impianto di Vada dei contaminanti, riducendo quindi la tossicità del rifiuto e facilitandone la gestione in discarica. A tal fine il processo deve garantire una trasformazione chimico-fisica del rifiuto. Se l’inertizzazione è l’ultimo trattamento sul rifiuto, il codice del rifiuto in uscita è il 190305 se il rifiuto è risultante dal trattamento di rifiuti non pericolosi, mentre è classificato come 190304* se risultante dal trattamento di rifiuti pericolosi. Operazione di solidificazione Nel trattamento di solidificazione, l’aggiunta dell’additivo è necessario per variare le proprietà fisiche del rifiuto. La solidificazione (detta anche incapsulamento o fissazione) consiste nell’aggiunta alla miscela di rifiuti di uno o più reagenti (cemento, calce, bentonite, leganti idraulici) al fine di ottenere un rifiuto solido (con matrice caratterizzata da bassa permeabilità e bassa porosità) destinato allo smaltimento in discarica. Il codice del rifiuto in uscita dal trattamento di solidificazione è il 190307 se il rifiuto è risultante dal trattamento di rifiuti non pericolosi, mentre è classificato come 190306* se risultante dal trattamento di rifiuti pericolosi. I.2.3.3 Trattamento dei rifiuti liquidi pericolosi e non pericolosi Il trattamento riservato ai rifiuti liquidi è finalizzato alla rimozione delle sostanze pericolose e/o alla loro conversione in sostanze non pericolose. Frequentemente, per un corretto trattamento, è necessario combinare più operazioni unitarie sulla base della specifica composizione della miscela di rifiuti da trattare. La scelta operata nell’impianto Ecomar è quella di standardizzare il più possibile il processo di trattamento, combinando le varie operazioni unitarie su di una miscela di rifiuti il più possibile omogenea contenente e/o contaminata da idrocarburi. Di seguito si riporta lo schema di flusso delle operazioni di trattamento dei rifiuti solidi esercite nell’impianto. 40 Impianto di Vada RIFIUTI LIQUIDI RIFIUTI SFUSI SERBATOIO STOCCAGGIO SERBATOIO TRATTAMENTO RIFIUTI IN COLLI SVUOTAMENTO COLLI STOCCAGGIO IMBALLAGGI/CONTENITORI AREA DEPOSITO TEMPORANEO PROVE TRATTAMENTO IMPIANTI TERZI AUTORIZZATI DI TRATTAMENTO SMALTIMENTO/RECUPERO CHIMICO/FISICO SERBATOIO STOCCAGGIO ANALISI CONFORMITA’ IMPIANTI TERZI Figura 24 – Fasi che caratterizzano il trattamento dei rifiuti liquidi I rifiuti liquidi in ingresso all’impianto possono essere suddivisi in emulsioni e morchie oleose. Le operazioni unitarie condotte nello stabilimento sono quelle descritte di seguito. Trattamento per le emulsioni oleose La flottazione è un processo finalizzato alla separazione delle particelle liquide caratterizzate da bassa densità, sospese in un fluido avente peso specifico maggiore. Tale processo di separazione avviene per semplice gravità con l’aggiunta di una sostanza disemulsionante. I rifiuti in ingresso vengono stoccati nei serbatoi da S3 a S6 per essere poi trattati, con operazione discontinua, nel serbatoio S42. La parte acquosa di fondo viene separata e inviata alla depurazione presso un impianto terzo, mentre la parte oleosa estratta dalla sommità viene rimandata in uno dei serbatoi di stoccaggio per essere poi ritrattata nel ciclo delle morchie oleose. 41 Impianto di Vada Trattamento per le morchie oleose I rifiuti in ingresso vengono stoccati nei serbatoi da S3 a S6 per essere poi trattati, con operazione discontinua, nel serbatoio S45. La separazione delle fasi viene garantita mediante l’aggiunta di un agente disemulsionante. Da tale processo, anch’esso discontinuo, si ottengono tre fasi: le acque di fondo, le quali vengono inviate al trattamento presso impianti terzi oppure presso l’impianto stesso; una fase oleosa intermedia con ancora un contenuto significativo di acqua che viene inviata a recupero o ad ulteriori operazioni D9; la fase oleosa superficiale concentrata, inviata, qualora conforme, alla raffinazione presso centri autorizzati. I.2.4 Descrizione delle mitigazioni posti in essere nell’impianto I.2.4.1 Presidi di contenimento degli inquinanti Pavimentazione, coperture e verifica tenuta serbatoi e bacini A meno dell’area “ex Nazionale”, comunque oggi non utilizzata, l’intero impianto è completamente impermeabilizzato con una pavimentazione in calcestruzzo. Questa pavimentazione isola completamente le attività dal suolo e dal sottosuolo evitando che rifiuti o acque di percolamento contaminate possano raggiungere lo strato permeabile. Le aree ove avviene lo stoccaggio e il trattamento dei rifiuti solidi sfusi sono confinate all’interno del capannone, peraltro dotato di un sistema di captazione e trattamento dell’aria. Le vasche di trattamento sono in calcestruzzo con rivestimento in acciaio al fine di garantire tenuta e durata. I serbatoi e i bacini di contenimento sono costantemente monitorati al fine di garantire adeguata tenuta (cfr. Piano di Monitoraggio e Controllo). Lo stoccaggio dei rifiuti in colli, solidi e liquidi, è prevalentemente concentrato in aree coperte da tettoia e quindi non suscettibili di essere aggrediti dagli eventi atmosferici. I rifiuti stoccati all’aperto, invece, sono contenuti in imballaggi chiusi appositamente utilizzati per resistere agli eventi atmosferici. Gestione delle possibili emissioni dai serbatoi In osservanza alle migliori tecnologie disponibili prese a riferimento per l’impianto Ecomar, si è provveduto a dotare tutti i serbatoi liquidi di un sistema di collettamento degli sfiati. L’aria espulsa in fase di riempimento, potenzialmente contaminata da vapori contenenti sostanze volatili, o semplicemente i vapori fluenti durante la fase di stoccaggio viene captata dalla tubazione che collega gli sfiati e inviata ad un dispositivo a carboni attivi che provvede ad abbattere il contenuto organico. Il monitoraggio dell’efficienza dei carboni attivi viene eseguito ogni sei mesi, mediante l’utilizzo di pompe manuali mod. GAS ASPIRATINE PUMP AP-23 marca Kitagawa, provviste di fiale colorimetriche per la determinazione di benzene e idrocarburi leggeri. Il campionamento viene eseguito durante la movimentazione dei liquidi all’interno dei serbatoi, eseguendo una lettura contemporanea in ingresso e in uscita dai carboni. I carboni attivi risultano ancora efficienti qualora la capacità di abbattimento sia superiore al 70%. Nel caso che la capacità di abbattimento sia 42 Impianto di Vada inferiore i carboni attivi sono tempestivamente sostituiti Le operazioni di sostituzione dei filtri verranno effettuate ogni 3 anni (anziché 2 come comunicato precedentemente) a seguito dell’osservazione dell’andamento dell’efficienza dei carboni attivi nel corso di questi anni. I carboni attivi esauriti sostituiti sono inviati alla rigenerazione o a smaltimento. Per quanto riguarda la protezione da emissioni liquide e perdite, tutti i serbatoi presenti nell’impianto sono dotati di bacino di contenimento impermeabile. I volumi delle vasche esistenti sono adeguati ai dettami della normativa. Le acque meteoriche captate all’interno delle vasche ed eventuali sversamenti sono raccolti in appositi pozzetti ed inviati nel ciclo di lavorazione delle acque. I serbatoi sono regolarmente soggetti a manutenzione, laddove viene verificata l’integrità del serbatoio stesso e la tenuta delle giunzioni e delle guarnizioni al fine di garantire la massima sicurezza, per l’ambiente e per le persone, nell’uso dei serbatoi stessi. Impianto di captazione e trattamento dell’aria proveniente dal capannone Le operazioni di trattamento sui rifiuti solidi vengono, come già esplicitato in precedenza, eseguite interamente all’interno del capannone. Al fine di captare e abbattere eventuali inquinanti, p.e. polveri e/o sostanze organiche volatili, il capannone è dotato di un impianto di aspirazione che mantiene la struttura costantemente in depressione. La portata massima operativa prevista è di circa 30.000 m3/h, la quale viene ridotta nelle ore di non operatività al fine di limitare l’emissione acustica prodotta dalle ventole di aspirazione. L’aria captata è inviata al trattamento, costituito da un dispositivo a biofiltri, situato nel retro del capannone stesso. Tale dispositivo permette l’abbattimento del particolato solido e degrada le sostanze organiche con il fine di limitare l’impatto esterno, anche in termini di odori. Il dispositivo di trattamento dell’aria genera tre punti emissivi (classificati come E1, E2 e E3). Ad oggi, i vincoli applicati alle emissioni sono quelle riportate in tabella 3, estratta dall’autorizzazione integrata ambientale vigente. Semestralmente si effettuano controlli, direttamente o tramite struttura esterna qualificata, dei punti emissivi (E1,E2,E3,G1) secondo quanto riportato nell’autorizzazione. Ad oggi non si sono verificati superamenti, dimostrando la piena funzionalità dell’impianto in essere. Altro controllo che viene svolto e la verificare la pressione del biofiltro tramite un apposito sistema di misurazione che indica la qualità della biomassa operante all’interno del filtro stesso. Una eccessiva pressione verificata dall’apposito livello è indicazione che la biomassa si sta notevolmente compattando con la conseguenza di una difficoltosa circolazione del flusso d’aria all’interno del filtro, in tal caso si provvede alla sostituzione del supporto filtrante. 43 Impianto di Vada Tabella 4 – Quadro aggiornato delle emissioni convogliate e valori limiti applicati Gestione della caldaia utilizzata per la produzione di vapore La produzione di calore e vapore nell’impianto di Vada (attualmente solo a disposizione dell’impianto RECOL Srl presente nel sito) è assicurata da una caldaia avente potenzialità al focolare pari a 2.887.500 kCal/h, con una producibilità di vapore pari a 5,25 t/h. La caldaia è inserita nel certificato prevenzione incendi valido per l’impianto. Per quanto concerne il generatore di vapore, è prevista la pulizia annuale del fascio tubiero e della caldaia lato fumi e della canna fumaria in occasione delle ispezioni annuali da parte degli organi competenti. Coerentemente con le autorizzazioni in essere la qualità delle emissioni della caldaia viene monitorata semestralmente contestualmente al controllo del biofiltro. Impianto di captazione e trattamento delle acque meteoriche L’area impermeabile del complesso impiantistico interessata dalla dilavazione delle acque meteoriche è di circa 19.024 m2, così suddivise: 1.187 m2 dove vengono svolte direttamente attività di gestione dei rifiuti (zone di scarico, ex trituratore, ecc.), le cui acque meteoriche che vi insistono sono cautelativamente considerate tutte acque meteoriche dilavanti contaminate, stoccate in vasche di raccolta in situ e sollevate per mezzo di pompe all’interno dei serbatoi dell’impianto trattamento rifiuti liquidi della Ecomar Italia Spa; 44 Impianto di Vada 1.927 m2 adibiti al serbatoio di stoccaggio da 5.000 m3 che non vengono presi in considerazione come superficie scolante ai sensi della L.R. n. 20/2006 e del decreto n. 46/R perché rientrante in altra normativa; 15.910 m2 adibiti a viabilità e piazzali di manovra le cui acque meteoriche che vi insistono sono gestite secondo il criterio delle acque meteoriche di prima pioggia e acque meteoriche di seconda pioggia. Vi rientrano anche le piogge che insistono sulle superfici coperte (uffici, magazzini, ecc.) dato che l’insediamento non è dotato di fognatura separata e quindi le varie caditoie sono collegate con la condotta di fognatura bianca del piazzale. Quindi le acque meteoriche che arrivano all’impianto di prima pioggia non sono contaminate né dal ciclo produttivo dell’impianto generale, né dagli scarichi civili, bensì sono caratterizzate qualitativamente esclusivamente dal dilavamento dei piazzali. Le acque di prima pioggia erano, all’atto del rilascio dell’AIA originale del 2007, gestite come rifiuto convogliandole, dopo lo stoccaggio in apposite vasche della volumetria opportuna (V1 e V2), all’interno di un serbatoio del complesso impiantistico. Successivamente, Ecomar ha provveduto a rendere la gestione maggiormente efficiente e rispondente alle MTD mediante un progetto di modifica, approvato con A.D. n.64/2012. L’impianto, completamente realizzato e funzionante, si basa su un impianto di trattamento delle acque di prima pioggia stoccate nelle vasche V1 e V2, per poi consentire lo scarico in pubblica fognatura nel rispetto dei limiti previsti dalla Tabella 3, Allegato 5 del D.Lgs 152/06 (scarico in rete fognaria). La nuova logica funzionale del processo è riportata nello schema di figura 5. Figura 25 – Schema funzionale dell’impianto di captazione e trattamento delle acque meteoriche La tipologia degli inquinanti attesi nel dilavamento di un piazzale adibito ad attività di stoccaggio e movimentazione mezzi è dovuta alla presenza di sostanze imputabili sia alle operazioni di trasporto e stoccaggio dei vari prodotti, sia al transito, alla sosta, alle relative operazioni di manovra di veicoli e mezzi pesanti. Per quanto riguarda le superfici dei piazzali di transito, la tipologia degli inquinanti è da imputarsi alle sostanze trascinate e 45 Impianto di Vada rilasciate dai veicoli stessi, dall’usura della pavimentazione, ecc. I parametri tipici della caratterizzazione qualitativa delle acque meteoriche di dilavamento di prima pioggia sono: Solidi sospesi totali (SST), una buona parte del carico inquinante viene assorbita dalle particelle solide che si accumulano sulle superfici impermeabili e che successivamente sono dilavate nel corso della precipitazione. La presenza di solidi nelle acque di dilavamento dei piazzali è legata all'usura delle superfici asfaltate a causa sia dello stoccaggio di materiali abrasivi deperibili e non, sia al transito dei mezzi pesanti di trasporto, etc.; Idrocarburi totali, la cui presenza è dovuta soprattutto alla movimentazione dei mezzi pesanti di trasporto. Si ritiene pertanto che la loro eventuale presenza negli scarichi sia a servizio dell’attività svolta dall’azienda. Domanda chimica di ossigeno (COD), fornisce la misura del consumo teorico di ossigeno occorrente per ossidare tutta la sostanza organica e inorganica ossidabile contenuta nelle acque. Questo parametro permette di valutare in modo indiretto la concentrazione di sostanze organiche e inorganiche chimicamente ossidabili presenti nell'acqua, sia naturale, sia industriale, sia di scarico e pertanto fornisce indicazioni circa lo stato generale di degradazione della qualità delle acque. Le acque di prima pioggia da trattare per ogni evento pluviometrico sono state stimate da raccogliere, trattare e scaricare in fognatura annualmente è di circa 5.570 m3. L’impianto è composto dalle sezioni di stoccaggio iniziale, finissaggio e dosaggio di ipoclorito, come descritto brevemente di seguito e rappresentato nella tavola riportata come Allegato 4. Le acque di pioggia in arrivo dalla rete di fognatura bianca vengono inizialmente convogliate all’interno della vasca V1 (capacità max 27 m3); al suo riempimento, una valvola idrostatica chiude l’accesso alla vasca V1 in modo da indirizzare le acque all’interno della V2 (capacità max 54 m3). Al suo riempimento lo stesso meccanismo con l’impiego di un’altra valvola idrostatica convoglia le acque nella vasca V3 del volume di 74 m3. Le acque di seconda pioggia stoccate nella V3 vengono direttamente scaricate nel vicino fosso campestre. All’interno di V1 e V2 sono presenti pompe di sollevamento che dovranno svuotare le vasche entro l’inizio dell’evento pluviometrico successivo. Un sistema costituito da una sonda pluviometrica ed un PLC regolano in automatico le pompe per lo svuotamento delle due vasche in modo da garantire, entro la 48 esima ora dalla fine dell’evento pluviometrico precedente, la situazione iniziale delle vasche di stoccaggio. Le acque allontanate dalle vasche V1 e V2 vengono quindi stoccate all’interno di un serbatoio dedicato (n. 8, volume 285 m3). Tale serbatoio permette di effettuare un primo pretrattamento delle acque di prima pioggia in quanto la pompa aspira l’acqua da circa 60 cm dal fondo, permettendo il deposito delle sabbie ed il galleggiante di minimo sarà posizionato in modo da non fare aspirare mai le acque superficiali, permettendo così il deposito degli oli, degli idrocarburi e delle sostanze fluttuanti in generale, eliminate periodicamente. Le acque sedimentate e flottate vengono quindi spinte, attraverso pompa elettromeccanica, all’impianto di finissaggio. Le acque, che contengono ancora le particelle colloidali e tutte le possibili sostanze organiche miscibili con acqua, passano attraverso un 46 Impianto di Vada filtro a quarzite e successivamente ad un filtro a carbone attivo per garantire la completa rimozione dei solidi sospesi e l’adsorbimento di tutte le sostanze disciolte. A monte del filtro a carbone viene dosato ipoclorito di sodio con apposita pompa dosatrice al fine di preservare il carbone da indesiderate proliferazioni batteriche che diminuirebbero sensibilmente l’efficienza del filtro stesso. Il controlavaggio del filtro a quarzite e del carbone attivo verrà effettuato manualmente e periodicamente dall’operatore presente nell’impianto. Le acque di controlavaggio saranno inviate in testa alla vasca di accumulo. Il dosaggio di ipoclorito di sodio viene effettuato direttamente sulla tubazione di ingresso del filtro tramite una pompa dosatrice a membrana in materiale resistente alla corrosione. La sezione è completa di serbatoio di stoccaggio in polietilene da 250/500 lt. Il dosaggio di ipoclorito è effettuato in automatico sulla partenza della pompa di sollevamento. Presidi antincendio Al fine della corretta gestione dei rifiuti transitanti nell’impianto anche in termini di sicurezza contro gli incidenti, l’impianto è stato dotato dei presidi di primo intervento contro gli incendi, i quali hanno permesso l’ottenimento e il mantenimento del certificato di prevenzione incendi per le seguenti attività (ex D.M. 16/02/1982): voce 15 – Depositi liquidi infiammabili, combustibili con capacità superiori a 0,5 m3 e fino a 25 m3; voce 64 – gruppi elettrogeni di potenza complessiva superiore a 25 kW e fino a 100 kW; voce 91 – impianti di produzione calore con potenzialità superiore a 350 kW. Il C.P.I è riportato per consultazione nell’Allegato 5. I.2.4.2 Caratterizzazione del sito e messa in sicurezza operativa L’area d’impianto in esame è iscritta all’anagrafe dei siti interessati da procedimento di bonifica con codice LI178 ed è attualmente soggetta a intervento di messa in sicurezza operativa (MISO), come meglio descritto nel paragrafo II.1.5. La MISO è stata realizzata a seguito di una caratterizzazione dei terreni e delle acque, la quale ha posto in evidenza la situazione descritta di seguito e le azioni conseguenti. Nell’Allegato 6 è riportato il numero e l’allocazione dei sondaggi effettuati. Area A detta “Area Nuova” L’ area omogenea A corrisponde all’”area di Ampliamento Nuova attività (Petrobenz)" che non è mai entrata in funzione per sopraggiunto fallimento della società negli anni ’60, quindi non vi sono mai state eseguite attività fino al subentro di Ecomar Italia spa. I terreni superficiali risultano superare i valori delle CSC come definite nell’Allegato 5 alla parte IV, Titolo V del D.Lgs 152/06 in un solo punto (S4), peraltro superficiale, relativamente a Nichel e Cromo totale con valori rispettivamente di 995 mg/kg (CSC 500 mg/kg) e 887 mg/kg (CSC 800 mg/kg). Tale area (ca. 1.700 m2) è stata interamente impermeabilizzata con soletta in 47 Impianto di Vada calcestruzzo, previa asportazione dei terreni contaminati. Per tale area non è previsto alcun ulteriore intervento di bonifica. Area B detta “Area ex Raffineria” In tale area è risultata una contaminazione diffusa di idrocarburi pesanti (C>12), con valori superiori a quelli previsti dalla colonna B. La parte dello stabilimento denominato Area B è ad oggi quella dove effettivamente si svolge la maggior parte dell’attività della Ecomar Italia spa quindi, come scaturito nello svolgersi dell’azione di Caratterizzazione Ambientale, non è possibile allo stato attuale l’intervento diretto sui terreni. I serbatoi interrati presenti nell’Area B ed attualmente utilizzati, saranno oggetto di specifico piano di rimozione a medio/'lungo termine non sussistendo attualmente le condizioni per prevederne la dismissione o la sostituzione immediata. Ad ogni modo, i serbatoi interrati sono comunque regolarmente sottoposti a prove di tenuta che ne garantiscano l’integrità. Area C detta “ex Nazionale” In tale area è risultata una contaminazione diffusa di idrocarburi pesanti (C>12), con valori superiori a quelli previsti dalla colonna B. Per l’Area C detta "ex nazionale" è previsto che sia totalmente impermeabilizzata mediante asfaltatura. Nel frattempo, sono stati smantellati i serbatoi interrati con tutte le linee interrate che li collegano tra loro ed allo stabilimento attualmente funzionante. I serbatoi fuori terra sono attualmente vuoti e non utilizzati. Qualità delle acque sotterranee La falda superficiale (ovvero dal p.c. fino a ca. 4 m) ha presentato una contaminazione diffusa di idrocarburi e metalli pesanti, sebbene questi abbiano presentato superamenti molto blandi sin dai primi campionamenti. Inoltre, sono stati rilevati superamenti sporadici di dicolorobenzeni, alifatici clorurati cancerogeni. La falda profonda ha presentato solo una blanda contaminazione da diclorobenzeni e alifatici clorurati cancerogeni), dovuta probabilmente ad una contaminazione derivante dalla falda superficiale attraverso un pozzo profondo presente localmente. L’analisi generale ha comunque fatto stabilire che non sono attive fonti di contaminazione attuale. A seguito degli interventi sulle strutture è stata attivata una messa in sicurezza operativa (MISO) sulle acque sotterranee. La MISO consiste in un sistema di pompaggio e trattamento delle acque sotterrane ed è utilizzata per garantire un progressivo abbassamento delle concentrazioni degli analiti in superamento fino al raggiungimento delle CSC, cosi come definite nella Tabella 2 dell’Allegato 5 alla parte IV, Titolo V del D.Lgs 152/06. Contemporaneamente, il sistema garantisce l’effetto barriera idraulica di contenimento mediante un pompaggio che determina la depressione della superficie piezometrica in corrispondenza dell’area interna allo stabilimento, ad indicare il conseguente richiamo dell’acqua della falda e quindi la captazione dei contaminanti. Il trend di abbassamento delle concentrazione dei contaminanti è controllato attraverso un 48 Impianto di Vada opportuno sistema di monitoraggio. La MISO ha la configurazione definitiva mostrata nell’Allegato 7, la quale prevede l’emungimento delle acque sotterranee da tre pozzi. Le acque emunte sono successivamente stoccate in due serbatoi da 50 m3 ciascuno per essere poi trattate in un impianto di depurazione dedicato. Il sistema di trattamento si compone di un’unità di filtrazione a sabbia di quarzite e di un’unita di filtrazione a carboni attivi. Dall’impianto, l’acqua trattata è inviata al serbatoio 9 all’interno dell’Area C "ex nazionale" di capacità 800 m3 come stoccaggio post-trattamento. Il sistema è stato dimensionato per trattare fino a 50/70 m3/die, volumi più che doppi rispetto a quelli calcolati con le prove di pompaggio e sovrastimati rispetto alle previsioni di massima piovosità registrata negli ultimi 30 anni. L’acqua stoccata dopo il trattamento può essere utilizzata come acqua industriale per i trattamenti condotti nello stabilimento; l’acqua non utilizzata è poi inviata allo scarico in fognatura mediante la rete di smaltimento delle acque meteoriche. Al fine di verificare l’efficacia e efficienza del sistema di MISO e di depurazione, è stato concordato con ARPAT un piano di monitoraggio delle acque a monte e a valle della depurazione. I.2.4.3 Interventi logistici di monitoraggio e controllo I presidi per la protezione dell’ambiente adottati nell’impianto di Vada si basano anche su uno stretto controllo della logistica dei rifiuti in ingresso ed in uscita dall’impianto. In particolare, si ritiene opportuno evidenziare le importanti fasi di controllo, di seguito descritte: tracciabilità dei rifiuti in transito nell’impianto; caratterizzazione e controllo in accettazione dei rifiuti conferiti all’impianto; caratterizzazione dei rifiuti in uscita dall’impianto. Ad oggi, la Ecomar gestisce le proprie attività, tra cui l’impianto di Vada con un sistema di gestione integrato qualità-ambiente-sicurezza. Le fasi di monitoraggio e controllo di seguito descritte sono regolamentate da procedure sperimentate nel tempo e vincolanti per la conduzione in sicurezza dell’impianto. Tracciabilità dei rifiuti in transito nell’impianto Al monitoraggio della qualità dei rifiuti in entrata ed in uscita dall’impianto, a maggior tutela si aggiunge il monitoraggio globale eseguito dall’azienda ed eseguito mediante una procedura di tracciabilità dei rifiuti. Lo scopo di questa Procedura Gestionale è quello di la gestione dei servizi svolti all’interno dei propri stabilimenti in conformità alla corretta esecuzione dei processi, definendo: i requisiti della Clientela, impliciti e non; i criteri e le modalità operative adottate da ECOMAR negli stabilimenti, al fine di pianificare e svolgere le attività in condizioni controllate; il processo di tracciabilità dei rifiuti in entrata/uscita presso gli stabilimenti Il tutto nel pieno rispetto delle prescrizioni legislative di interesse aziendale. 49 Impianto di Vada Il procedimento che porta all’emissione dell’offerta economica racchiude la raccolta delle informazioni per la caratterizzazione del rifiuto da parte del cliente, il giudizio sulla gestione del rifiuto da parte dell’ufficio tecnico, l’emissione dell’offerta economica e l’accettazione da parte del cliente dell’offerta stessa. Per poter emettere l’offerta commerciale, il produttore deve fornire: la scheda di caratterizzazione del rifiuto; certificato analitico del rifiuto; documenti aggiuntivi se richiesti (piano di lavoro, piano di bonifica, etc.) schede di sicurezza se presenti; campione del rifiuto, se necessario. Tutta la documentazione viene valutata dall’ufficio tecnico il quale, sulla base delle informazioni di cui sopra provvede all’emissione dello schema di gestione rifiuto, dando precise indicazioni sulla possibile gestione del rifiuto all’interno dell’impianto (eventuale tipo di trattamento, possibilità di solo stoccaggio, ecc.). Sulla base delle specifiche date dallo schema di gestione rifiuto il commerciale può emettere al cliente l’offerta di smaltimento ufficiale. Tale documentazione viene identificata da uno specifico riferimento riportato anche nello schema di gestione e archiviata informaticamente. Sarà quindi possibile in ogni momento reperire tutta la documentazione relativa ad uno specifico rifiuto. L’offerta accettata dal cliente è archiviata presso l’ufficio commerciale e disponibile ad essere visualizzata in qualsiasi momento. Il responsabile di stabilimento o l’addetto designato, considerata la disponibilità del proprio impianto e degli impianti finali di smaltimento, conferma la programmazione e aggiorna il piano entrate/uscite di stabilimento. Conferma la programmazione dei rifiuti al commerciale il quale provvede ad avvertire il cliente. Tutta la documentazione, prodotta in fase di programmazione, è considerata come documento di registrazione, pertanto si garantisce la totale rintracciabilità ed archiviazione per un periodo non inferiore all’anno presso lo stabilimento. 50 Impianto di Vada Ricezione Richieste di Conferimento Verifica 1) Condizioni commerciali 2) Caratterizzazione NO Comunicazione Cliente OK Invio resp. stabilimento - Richiesta conferimento - Scheda gestione rifiuto STABILIMENTO Realizzazione piano entrate/uscite Resp. Stabilimento Disponibilità impianti finali Invio a commerciale - Conferme richiesta conferimento Verifica conferme conferimenti NO Invio esito negativo richiesta OK Invio Cliente - Richiesta conferimento con accettazione EROGAZIONE DEL SERVIZIO Figura 26 – Diagramma di flusso delle informazioni nella gestione delle richieste di conferimento GESTIONE DEI RIFIUTI SOLIDI All’arrivo dei carichi presso impianto ECOMAR ITALIA S.p.a., prima di concedere il benestare allo scarico si provvede ad una serie di controlli che prevedono: verifica del piano entrate/uscite di stabilimento: corrispondenza CER rifiuto e committente/produttore previsto controlli sul formulario identificazione rifiuti(FIR). 51 Impianto di Vada In caso di non superamento dei controlli previsti, il responsabile di stabilimento o l’addetto designato apre un documento di non conformità, incaricando le funzioni responsabili per la risoluzione. A fronte di controlli positivi si provvede allo scarico, secondo le indicazioni riportate nello schema di gestione rifiuto. Su quest’ultimo vengono riportati i dati che identificano la partita ricevuta, in particolare: numero di colli; quantità; ubicazione; riferimenti del formulario. Copia del documento in questione (che rappresenta il foglio di lavoro) viene archiviata insieme a copia del formulario. A fronte delle indicazioni sullo schema di giudizio rifiuto, il responsabile di stabilimento o l’addetto designato, archivia una copia del formulario nel raccoglitore relativo all’area di smaltimento, ed aggiorna il “piano di lavorazione”, con il quale tiene sotto controllo tutti i rifiuti presenti all’interno delle vasche di trattamento: il responsabile di stabilimento o l’addetto designato annota i codici CER e le quantità approssimative di rifiuti scaricati all’interno di ogni vasca. In base al piano di lavorazione, in questo modo si è sempre in grado di controllare il flusso dei rifiuti di ogni vasca di trattamento. Si conclude che ciascuna area di smaltimento è caratterizzata da un archivio specifico, in cui si trovano tutti le copie dei formulari dei rifiuti conferiti; inoltre ciascuna vasca è caratterizzata da un piano di lavorazione in cui si evidenziano i rifiuti e le quantità gestite. I rifiuti in ingresso presso lo stabilimento possono entrare in lavorazione in una fase successiva al loro conferimento. Il tempo di permanenza presso le aree dovrà rispettare i termini previsti con l’ausilio delle copie dei formulari all’interno delle apposite vaschette. In tal caso si procede allo spostamento della copia formulario dall’archivio di deposito iniziale all’archivio della specifica area di trattamento (vasca A1-A5). Questo può avvenire per la totalità del carico o per una quota parziale, in quest’ultimo si procede con un’ulteriore copia FIR riportando su di esse le specifiche quantità trattate/rimanenti negli archivi di competenza. Il percorso sopra indicato viene inoltre registrato sul piano lavorazione con l’identificazione del rifiuto e delle quantità trattate. Se la scheda gestione rifiuto prevede l’inertizzazione e/o solidificazione, si quantifica l’aggiunta di un quantità di reagenti che saranno registrati nella Scheda Reagenti per Solidi”. Successivamente, la scheda viene inserita all’interno dell’archivio specifico per ogni linea di trattamento (vasca A1-A5) e contemporaneamente registrata sul piano di lavorazione. Il controllo sulle quantità di reagenti utilizzati assume importanza nella verifica mensile dei bilanci di massa effettuati dal responsabile di stabilimento, per questo viene monitorata su apposito documento informatico. Al completamento del carico delle vasche, in base alle esigenze dell’impianto, il responsabile può decidere di stoccare il rifiuto prodotto nell’area di deposito temporaneo (D1) in cassoni o semirimorchi chiusi ed a tenuta. In ogni caso, il responsabile di stabilimento, contatta il laboratorio per le operazioni di campionamento. La verifica analitica viene effettuata al fine di determinare la conformità dei 52 Impianto di Vada parametri per gli impianti di destinazione ed il materiale non sarà conferito fino all’esito analitico. In caso di verifica positiva, il responsabile di stabilimento o l’addetto designato procede alla programmazione delle uscite e al successivo avvio a impianti di destinazione finale, aggiornando contemporaneamente anche il piano di lavorazione. Per un’indagine analitica negativa, il responsabile di stabilimento provvederà al riprocessamento del rifiuto. Redatto il formulario identificazione rifiuto per l’impianto destinazione finale, il responsabile di stabilimento, preleva dall’archivio corrispondente la documentazione contenuta (FIR in ingresso ed eventuali schede reagenti), consegnandola all’operatore, il quale provvede all’aggiornamento del registro carico / scarico utilizzando le informazioni ricevute. In questo modo risulta immediatamente rintracciabile il percorso a ritroso al fine di individuare le partite in entrata che hanno composto i carichi in uscita. Tutto ciò risulta evidenziato pienamente, sia ritrovando allegato al formulario di uscita le copie dei formulari dei carichi in ingresso e sia ritrovando nelle uscite del registro carico/scarico il riferimento diretto alle originali partite di carico. Archiviazione formulario Ciascun formulario rifiuto in uscita deve essere archiviato unitamente ai rispettivi: copie dei formulari dei rifiuti in ingresso con allegata la specifica scheda gestione rifiuto (foglio di lavoro); tutte le schede dei reagenti utilizzati per il trattamento eventuale certificato analitico Erogato il servizio, i FIR di uscita vengono archiviati per il periodo previsto dalla normativa vigente, in apposito raccoglitore. GESTIONE DEI RIFIUTI LIQUIDI All’arrivo dei carichi presso impianto ECOMAR ITALIA S.p.a., prima di concedere il benestare allo scarico si provvede ad una serie di controlli che prevedono: verifica del piano entrate/uscite di stabilimento: corrispondenza CER rifiuto e committente/produttore previsto controlli sul formulario identificazione rifiuti (FIR). In caso di non superamento dei controlli previsti, il responsabile di stabilimento apre un documento di non conformità, incaricando le funzioni responsabili per la risoluzione. A fronte di controlli positivi, il responsabile di stabilimento provvede a contattare il responsabile di laboratorio per le operazioni di campionamento se necessario, quindi si occupa delle fasi di scarico, secondo le indicazioni riportate nello schema di giudizio del rifiuto. Su quest’ultimo vengono riportati i dati che identificano la partita ricevuta, in particolare: numero di colli; quantità; ubicazione; riferimenti del formulario 53 Impianto di Vada Copia del documento in questione viene archiviata insieme a copia del formulario. A fronte delle indicazioni sullo schema di giudizio del rifiuto, il responsabile di stabilimento, archivia una copia del formulario nel raccoglitore relativo al serbatoio di smaltimento seguita, ed aggiorna il modello “Registrazione Serbatoio”, con il quale tiene sotto controllo tutti i rifiuti presenti all’interno dei serbatoi: il responsabile di stabilimento è così in grado di controllare il flusso dei rifiuti all’interno di ogni serbatoio. I rifiuti confezionati in colli possono entrare in lavorazione in una fase successiva al loro scarico. In tal caso si procede alla spostamento della copia formulario dall’archivio di deposito iniziale all’archivio della specifica area di trattamento (serbatoi). Questo può avvenire per la totalità del carico o per una quota parziale, in quest’ultimo si procede con un’ulteriore copia FIR riportando su di esse le specifiche quantità trattate/rimanenti negli archivi di competenza. Il percorso sopra indicato viene inoltre registrato sul modello “Registrazione Serbatoio” con l’identificazione del rifiuto e delle quantità trattate. Si conclude che ciascun serbatoio è caratterizzata da un archivio specifico, in cui si trovano tutti i formulari dei rifiuti conferiti; inoltre ciascun serbatoio è caratterizzato da un flusso di registrazioni rappresentante la cronistoria dei rifiuti gestiti. Tramite le opportune prove di trattamento effettuate dal responsabile di laboratorio, il responsabile di stabilimento, riceve indicazioni sulle quantità di uno o più reagenti da utilizzarsi. Queste sono puntualmente registrate sulla scheda “reagenti per liquidi” ed inserite nell’archivio specifico del serbatoio destinatario. Il controllo sulle quantità di reagenti utilizzati assume rilevante importanza nella verifica mensile dei bilanci di massa effettuati dal responsabile di stabilimento. A completamento delle operazioni di trattamento, il responsabile di stabilimento, provvede alla separazione e gestione delle varie fasi risultanti, inviandole ai rispettivi serbatoi di accumulo. Questo processo è tracciato a livello documentale tramite: 1) gestione del modello registrazione serbatoio 2) spostamento delle copie dei FIR di carico nei rispetti archivi: in modo da rappresentare il flusso del trattamento dai serbatoi di accumulo, al serbatoio di trattamento ed infine ai serbatoi di uscita (gestendo precise partite di carico). E’ chiaro che trattandosi di rifiuti liquidi completamente ed omogeneamente miscelabili tra loro, l’abbinamento delle partite di carico con le relative uscite può avvenire esclusivamente in ordine cronologico. I rifiuti in uscita possono essere analizzati al fine di verificare il rispetto degli standard di accettazione degli impianti di destinazione, in tal caso i materiali in questione non saranno movimentati sino al termine dell’analisi di controllo. In caso di verifica positiva, il responsabile di stabilimento procede allo scarico dei serbatoi contemporaneamente all’ aggiornamento del modello di registrazione serbatoi. Per un’indagine analitica negativa, il responsabile di stabilimento provvederà al riprocessamento del rifiuto. Redatto il formulario identificazione rifiuto per l’impianto destinazione finale, il responsabile di stabilimento, preleva dall’archivio corrispondente la documentazione contenuta (FIR in ingresso ed eventuali schede reagenti), consegnandola all’operatore, il quale provvede all’aggiornamento del registro carico / scarico utilizzando le informazioni ricevute. In questo modo risulta immediatamente rintracciabile il percorso a ritroso al fine di individuare le partite in entrata che hanno composto i carichi in uscita. Tutto ciò risulta 54 Impianto di Vada evidenziato pienamente, sia ritrovando allegato al formulario di uscita le copie dei formulari dei carichi in ingresso e sia ritrovando nelle uscite del registro carico/scarico il riferimento diretto alle originali partite di carico. Ciascun formulario rifiuto in uscita deve essere archiviato unitamente ai rispettivi: copia dei formulari dei rifiuti in ingresso con allegata la specifica scheda gestione rifiuto (foglio di lavoro); tutte le schede dei reagenti utilizzati per il trattamento eventuale certificato analitico. Erogato il servizio, i FIR di uscita vengono archiviati per il periodo previsto dalla normativa vigente, in apposito raccoglitore. Modalità di caratterizzazione dei rifiuti in ingresso Presso lo stabilimento i rifiuti in ingresso possono essere gestiti con: Operazioni di smaltimento D9; Operazione di smaltimento D15; Operazione di recupero R13. La scelta dell’operazione di smaltimento/recupero più adatta al rifiuto sarà fatta in fase di caratterizzazione e omologa dello stesso presso l’azienda. Durante questa fase, attraverso le informazioni fornite dal cliente, sarà definito il percorso di gestione del rifiuto sulla base delle sue caratteristiche rispetto ai parametri di accettazione degli impianti finali di smaltimento / recupero. Di seguito verranno meglio specificate le modalità di gestione dei rifiuti. Rifiuti destinati a operazioni di smaltimento D9 /D13 R13 Il produttore in fase di caratterizzazione e omologa del rifiuto deve fornire a Ecomar la seguente documentazione: 1. scheda di caratterizzazione: dovrà essere firmata e compilata con le seguenti informazioni: attività e processo produttivo; classificazione del rifiuto ai sensi della normativa vigente, incluso classi di pericolo e ADR caratteristiche fisiche del rifiuto e modalità di conferimento; 2. accertamenti analitici: quanto previsto dal piano di monitoraggio e controllo 3. e/o schede di sicurezza aggiornate delle materie prime utilizzate nel ciclo produttivo; 4. e/o campione. 55 Impianto di Vada L’analisi delle informazioni fornite dal produttore comporta l’emissione di uno schema di gestione rifiuto (SGR) dal parte dell’ufficio Tecnico, che individua la corretta gestione dello stesso all’interno dell’impianto. Lo schema di gestione rifiuto ha validità un anno dalla data della sua emissione. Oltre tale termine, il rifiuto non può essere conferito presso gli impianti Ecomar se non previo rinnovo della documentazione sopra elencata. Quanto sopra indicato è la prassi generale per la caratterizzazione e l’omologa dei rifiuti presso lo Stabilimento, ma vista la variabilità delle tipologie di rifiuto è possibile che in alcuni casi, di seguito elencati, tale procedura possa subire variazioni. Come meglio specificato nel piano di monitoraggio e controlllo Controlli effettuati sui rifiuti in ingresso Su ogni conferimento per i rifiuti in D15 e/o D9 viene eseguito un controllo visivo del carico al fine di verificare la conformità prima dell’accettazione. E’ prevista, inoltre, un’analisi di controllo sulla qualità del rifiuto a cadenza semestrale a far data dal primo conferimento. Il sistema informatico segnala al personale addetto alla ricezione del carico la scadenza del controllo analitico. Considerato che il D.M. 27 settembre agosto 2010, prevede che per la verifica di conformità siano scelti i parametri critici da controllare sulla base della caratterizzazione iniziale, si ritiene di poter applicare lo stesso principio ai controlli in oggetto. Pertanto, le suddette analisi sono mirate al controllo dei parametri critici rilevati in fase di omologa del rifiuto, come meglio specificato nel paino di monitoraggio e controllo. Nella figura 27 riportata di seguito si esprime graficamente la procedura di gestione dei rifiuti in ingresso. ARRIVO CARIC Controll documenti giornalier e O NO CONFORMI Á N P O Campionament N Commercial Controllo NO CONFORMI Á 8.3 Nessun necessari Analisi . Analisi N Fini statistici Esito Controll Pes O AREA -0 (TRATTAMENT ) Rifiuti -0 Pesa a dell’automezz Compilazion formulari Operazioni Scaric AREA -1 (DEPOSITO AREA R - 13 Rifiuti D - 15 Rifiuti R - Figura 27 – Diagramma di flusso relativo al controllo dei rifiuti in ingresso 56 Impianto di Vada Gestione del monitoraggio dei rifiuti in uscita dall’impianto I rifiuti prodotti dallo stabilimento, attualmente, provengono da: Svuotamento dei colli durante la lavorazione: i fusti, fustini, cisternette e imballaggi in genere che hanno contenuto rifiuti in ingresso allo stabilimento, non subiscono il processo di triturazione, ma vengono destinati a impianti di recupero e/o trattamento autorizzati. Rifiuti prodotti dalla miscelazione/inertizzazione di rifiuti solidi Rifiuti prodotti dal trattamento chimico fisico dei rifiuti liquidi Acque di piezometri Rifiuti prodotti dalle manutenzioni Rifiuti prodotti in caso di sversamento Rifiuti prodotto dalle acque di dilavamento piazzali Tutti i rifiuti in uscita vengono classificati con idoneo CER in base alla provenienza del rifiuto e caratterizzati annualmente. Come meglio specificato nel piano di monitoraggio e controllo. Deposito temporaneo I rifiuti prodotti sono stoccati in apposita area (ex trituratore) in deposito temporaneo, tale area è definita come da planimetria. Il deposito temporaneo dovrà rispettare quanto previsto dall’ art. 183 comma m) del D. Lgs. 152/06. Potranno essere stoccati in tale area: Scarti di imballi purché vuoti; Rifiuti solidi da trattamento purché caricati su idonee casse quali cassoni scarrabili o semirimorchi I rifiuti stoccati in deposito preliminare dovranno essere etichettati per tutto il tempo di permanenza, l’etichetta dovrà riportare il riferimento al lotto se presente, CER, la destinazione finale, la data di inizio e fine del deposito temporaneo. Il tempo massimo del deposito temporaneo è di tre mesi. Gestione del monitoraggio per la sicurezza I rifiuti stoccati giornalmente nell’impianto possono potenzialmente assoggettare l’impianto alla normativa riguardante i grandi rischi industriali, regolati dal D. Lgs. 17 agosto 1999, n. 334 (Attuazione della direttiva 96/82/CE relativa al controllo dei pericoli di incidenti rilevanti connessi con determinate sostanze pericolose). Al fine di permettere lo stoccaggio in sicurezza di tutti i rifiuti, la Ecomar ha posto in essere uno stringente monitoraggio sui quantitativi dei vari rifiuti stoccati contemporaneamente nell’impianto. Sulla base della caratterizzazione del materiale, Ecomar individua, prima di ogni conferimento, l’eventuale presenza di sostanze o preparati nel rifiuto che siano richiamati dalla norma sopracitata, determinandone i contenuto. La normativa richiede particolari misure di protezione solo se determinate sostanze si trovano nello stesso luogo in quantitativi superiori a quanto stabilito dall’allegato I alla norma citata. In particolare, la Ecomar tiene conto che in nessun caso la somma dei rapporti dei 57 Impianto di Vada quantitativi delle sostanze -di cui alla parte 1 (sostanze citate esplicitamente) e parte 2 (sostanze richiamate per frasi di rischio e macrocategorie) dell’allegato- per lo specifico limite fissato per la sostanza o preparato, sia superiore all’unità. Come prescritto dalla norma, tale regola è usata per valutare i pericoli complessivi associati alla tossicità, all’infiammabilità e all’ecotossicità. Di conseguenza, viene applicata tre volte: • per sommare le sostanze e i preparati specificati alla parte 1 classificati come tossici o molto tossici e le sostanze e i preparati delle categorie di cui alla parte 1 o 2 dell’allegato I al Decreto; • per sommare le sostanze e i preparati specificati alla parte 1 classificati come comburenti, esplosivi, infiammabili, altamente infiammabili o estremamente infiammabili e le sostanze e i preparati delle categorie 3, 4, 5, 6, 7a, 7b o 8; • per sommare sostanze e preparati specificati nella parte I e classificati come pericolosi per l’ambiente [R50 (compresa R50/53) R51/53] con le sostanze e i preparati che rientrano nelle categorie 9 i) o 9 ii). Ecomar gestisce, con apposita procedura, che i propri stoccaggi rispettino la regola precedente ai fini della non applicabilità della norma (i valori ottenuti dalle somme a), b) o c) è inferiore a 1). Gestione del monitoraggio e controllo delle componenti ambientali In accordo con quanto richiesto dall’autorizzazione integrata ambientale, le prestazioni dei presidi di mitigazione degli impatti ambientali (siano essi dispositivi o procedure gestionali) sono costantemente e metodicamente verificate mediante l’implementazione di un piano di monitoraggio e controllo. La versione del piano proposta in occasione del presente studio e del contestuale rinnovo dell’AIA è riportata nell’Allegato 9. Rispetto alle versioni precedenti, il documento è stato modificato in modo da focalizzare le informazioni in esso contenute sulle modalità di controllo analitico, come richiesto specificatamente da ARPAT. I.2.4.4 Viabilità di accesso all’impianto La rete viaria di accesso all’impianto è stata recentemente migliorata. Infatti, in corrispondenza dell’avvio dei lavori di trasformazione della variante Aurelia in tratto autostradale e della realizzazione della nuova viabilità urbana parallela, il Comune di Rosignano Marittimo ha provveduto all’adeguamento della viabilità di accesso all’area artigianale-industriale a nuovi flussi di traffico che da queste due importanti direttrici NordSud si staccano per raggiungere l’area artigianale detta delle “Morelline”, il polo industriale Solvay e l’impianto Ecomar. La viabilità interna esistente si presentava -di fatto- inadeguata sia per lo stato di manutenzione che per alcuni tratti addirittura pericolosi (es. guado del Fiume Fine). Lo stato finale della viabilità dell’area è mostrato nella figura 28, riportata di seguito. 58 Impianto di Vada La viabilità illustrata è stata realizzata per essere catalogata come strada extraurbana di classe C2. Con la velocità di riferimento di progetto scelta pari a 70 km/h, la viabilità presenta una capacità massima di flusso in sicurezza pari a 1.400 veicoli/ora. Il flusso stimato reale (cosiddetto “di servizio”) per tale viabilità è stato individuato in circa 400 veicoli/ora1. Il tracciato della viabilità è stato ristrutturato anche al fine di migliorare le condizioni di scorrimento per un più alto flusso di traffico fluente dall’attuale autostrada A12 verso il mare. Inoltre, la viabilità permette di aggirare completamente l’abitato esistente in località Polveroni. Figura 28 – Illustrazione dell’attuale viabilità di accesso all’area industriale-artigianale e allo stabilimento Ecomar II.2.4.5 Considerazioni sulla dismissione dell’impianto Per l’impianto è stato presentato un piano di dismissione e ripristino dell’area. Alla luce della natura delle variazioni proposte, le quali non prevedono l’introduzione di nuove tecnologie, dispositivi o manufatti, tale piano si ritiene ancora valido. 1 Per la stima del flusso reale è stato fissato un indice portata/capacità pari a 0,41, cui corrisponde un flusso di autovetture pari a 574 veicoli/ora. Stimando il traffico pesante nel 10% del traffico complessivo di servizio, il valore di flusso equivalente di servizio dei veicoli sulla viabilità si riduce a 408 mezzi/ora. 59 Impianto di Vada I.2.5 Verifica di coerenza con le MTD In occasione del primo rilascio dell’AIA, è stato effettuato un puntuale controllo dell’applicazione delle migliori tecnologie disponibili, così come testimoniato nell’allegato tecnico 1 alla A.D. 260 del 30 ottobre 2007. In quella sede furono rilevate alcune voci rilevate dai documenti di riferimento di interesse (B.A.T.) non completamente applicate. L’autorizzazione fu rilasciata con la prescrizione di conformare la gestione dell’impianto a tali richieste. In conseguenza, negli anni la Ecomar si è prodigata per questo scopo, soddisfacendo le voci al tempo non conformi. Di seguito si riporta un estratto della tabella di cui all’allegato tecnico 1 alla A.D. sopra citata, riscontrando le voci al tempo non conformi e riportando le soluzioni tecniche e logistiche implementate al riguardo da ECOMAR. Tabella di conformità al documento “Linee guida per l’individuazione e l’utilizzazione delle migliori tecnologie disponibili in materia di stoccaggio dei rifiuti” (D.M. in G.U. n. 130 del 7/6/2007) BAT Rif. Linee Guida/BREF (paragrafo e/o capitolo) Stoccaggio e movimentazione dei rifiuti Punto d) a chiusura dell’impianto è previsto un piano di ripristino LG stoccaggio dei rifiuti D1.1 Tecniche di valenza generale applicabili allo stoccaggio dei rifiuti Punto c) Tutte le aree di stoccaggio devono essere dotate di un opportuno sistema di copertura Punto f) I serbatoi devono essere dotati di idonei sistemi di abbattimento, così come di misuratori di livello ed allarmi acustico-visivi LG stoccaggio dei rifiuti D1.1.1 Tecniche da tenere presente nello stoccaggio di rifiuti contenuti in fusti e altre tipologie di contenitori Punto i) I contenitori siano movimentati seguendo istruzioni scritte LG Stoccaggio dei rifiuti D1.1.1.1 Applicata Note Applicata E’ stato presentato uno specifico piano di dismissione e ripristino per il sito Applicata Sono state realizzate ulteriori coperture, come da aggiornamento AIA, A.D. n. 63 del 30.04.2010 E’ stato realizzato un sistema di collettamento e trattamento degli sfiati dei serbatoi, come da aggiornamento AIA, A.D. n. 63 del 30.04.2010 Applicata Applicata Sono state sviluppate apposite procedure nell’ambito del sistema di gestione integrato sicurezza-qualità-ambiente e messe a disposizione dei lavoratori, adeguatamente formati allo scopo 60 Impianto di Vada Tabella di conformità al documento “Linee guida per l’individuazione e l’utilizzazione delle migliori tecnologie disponibili per gli impianti di trattamento chimico-fisico dei rifiuti solidi” (D.M. in G.U. n. 130 del 7/6/2007) BAT Rif. Linee Guida/BREF (paragrafo e/o capitolo) Modalità operative del trattamento chimico-fisico LG impianti di trattamento meccanico-biologico dei rifiuti solidi Paragrafo H Applicata Predisposizione del foglio di lavoro, firmato dal responsabile dell’impianto Applicata Tutte le apparecchiature di trattamento devono essere dotate di copertura, pavimentazione e collettamento delle acque Applicata Comunicazione e consapevolezza dell’opinione pubblica Comunicazioni periodiche all’opinione pubblica sulle prestazioni ambientali dell’impianto Note Per ogni conferimento di nuovo rifiuto, il Direttore Tecnico verifica la trattabilità del rifiuto nell’impianto e stila una scheda di lavorazione. La scheda è inserita nella procedura IOP 7501 del sistema integrato sicurezzaqualità-ambiente implementato da Ecomar. Nello schema operativo attuale e proposto, tutte le apparecchiature sono poste su area pavimentata, al coperto e con sistema di collettamento delle acque. LG impianti di trattamento meccanico-biologico dei rifiuti solidi Paragrafo H Applicata Grazie all’applicazione del sistema integrato sicurezzaqualità-ambiente, la Ecomar pubblica annualmente la “Dichiarazione ambientale”, come da specifiche EMAS, soddisfacendo il requisito richiesto 61 Impianto di Vada I.3 Descrizione delle modifiche da apportare all’autorizzazione integrata ambientale Dopo aver riportato in un quadro unitario l’operatività odierna dell’impianto, nel presente capitolo si intende illustrare le modifiche che la Ecomar intende apportare. Tali modifiche intendono permettere un utilizzo maggiormente efficiente dell’impianto stesso, oggi ritenuto sottodimensionato rispetto alle potenzialità impiantistiche e dell’esperienza e professionalità delle risorse umane operanti. Tali modifiche saranno poi sottoposte allo studio ambientale relativo alla procedura di assoggettabilità alla VIA al fine di dimostrare la piena sostenibilità di tali modifiche con il contesto in cui il sito opera. L’assetto impiantistico finale è quello sintetizzato nella planimetria di cui all’Allegato 2 bis. I.3.1 Modifica n.1: aumento della potenzialità di trattamento dell’impianto L’analisi dell’utilizzo delle strutture impiantistiche per la struttura di cui trattasi e l’analisi dell’attuale e futura richiesta di mercato effettuata da Ecomar ha portato alla conclusione che le strutture esistenti, anche in relazione alla competenza e destrezza del personale lavorante acquisita negli anni, sono sensibilmente sottodimensionate. Al proposito è stata condotta una conseguente analisi su quale quantitativo possa permettere di ottimizzare l’uso della struttura impiantistica di Vada, rispetto alle attività di trattamento D9. Come risultato, si è reso necessaria una complessiva rimodulazione della distribuzione dei quantitativi, riportati come nella tabella seguente, dov’è comparata la situazione attuale con quella futura. Situazione attuale Situazione futura Quantitativo totale complessivo 50.000 t/anno (attività D9 per liquidi e solidi) Quantitativo totale complessivo 100.000 t/anno (attività D9 per liquidi e solidi + R3 su liquidi) di cui al massimo 35.000 t/anno di rifiuti pericolosi (attività D9 per liquidi e solidi) di cui al massimo 40.000 t/anno di rifiuti pericolosi (attività D9 per liquidi e solidi + R3 su liquidi) di cui al massimo 20.000 t/anno per rifiuti liquidi pericolosi (R3 su liquidi) La rimodulazione dei quantitativi prevede sostanziali variazioni: il quantitativo complessivo trattato nell’impianto passa da 50.000 t/anno a 100.000 t/anno. Tale quantitativo viene ripartito sulle diverse attività di trattamento esistenti; l’impianto di trattamento delle morchie ed emulsioni oleose opera ad oggi come attività D9. La filiera cui Ecomar conferisce la frazione oleosa concentrata, identifica l’attività esercitata come recupero (R3). Pertanto, appare maggiormente razionale modificare la classificazione dell’attività esercitata da Ecomar stessa da smaltimento (D9) a recupero (R3). il quantitativo massimo dei rifiuti pericolosi conferibili per il trattamento viene modificato dagli attuali 35.000 t/anno (solidi e liquidi) a 40.000 t/anno (solidi e liquidi), con un incremento complessivo di 5.000 t/anno; del massimo quantitativo di rifiuti pericolosi in ingresso pari a 40.000 t/anno, si considera di poter gestire al massimo 20.000 t/anno di rifiuti liquidi pericolosi 62 Impianto di Vada (morchie e emulsioni oleose) nell’impianto di trattamento dedicato esistente con codice attività R3. Il restante quantitativo di rifiuti pericolosi in ingresso viene gestito come attività di trattamento D9. Al proposito, si precisa che l’aumento dei flussi in conferimento non richiederà nessuna modifica impiantistica ma solo un aumento della frequenza dei trattamenti batch, sia dei rifiuti liquidi che solidi. Inoltre, è prevedibile che il possibile raggiungimento dei quantitativi proposti richieda un’estensione dell’orario lavorativo a 9 ore giornaliere dalle 8,5 attuali, da soddisfare con turni straordinari a rotazione del personale. Rimangono altresì inalterate tutte le procedure previste dal Piano di monitoraggio e controllo e quelle di gestione logistica dei rifiuti presenti nell’impianto. I.3.2 Modifica n.2: introduzione di nuovi codici rifiuto per le varie attività di gestione L’evoluzione del mercato della gestione dei rifiuti subisce periodicamente delle evoluzioni sulla base delle esigenze produttive delle stesse aziende produttive. L’elenco dei rifiuti oggi vigente per Ecomar è quello stabilito in sede di rilascio dell’autorizzazione integrata ambientale, oggi da rivedere alla luce delle richieste che le stesse aziende produttrici hanno nel contempo formulato a Ecomar. La revisione dell’elenco –e quindi l’introduzione dei nuovi rifiuti da gestire nell’impianto di Vada- è riportata nell’Allegato 9. Tale documento riporta la ridistribuzione delle attività di gestione rifiuti da esercitare sui vari codici, laddove l’attività di gestione liquidi pericolosi (morchie e emulsioni oleose) è stata rinominata come R3 ed è stata aggiunta l’attività D14 con l’associazione ai codici relativi. La ridistribuzione delle attività così illustrata non richiede in alcun modo la modifica delle tecnologie e le modalità di stoccaggio e/o trattamento già in uso nello stabilimento e descritte nel presente documento. Tuttavia, al fine di garantire sempre la massima sicurezza per gli operatori e per l’ambiente, sono state appositamente rivisti e aggiornati i criteri di miscelazione dei rifiuti rispetto a quanto già presentato in sede di rilascio dell’AIA nell’anno 2007; ciò si è ritenuto necessario per ricomprendere nel nuovo documento ulteriori precauzioni nella scelta dei rifiuti da trattare derivanti dall’ulteriore esperienza acquisita in questi anni. Il documento sviluppato è riportato nell’Allegato 3 al presente documento. I.3.3 Modifica n.3: aumento della potenzialità dell’attività di stoccaggio La realizzazione delle tettoie di copertura delle aree ove viene effettua lo stoccaggio (sia deposito preliminare che messa in riserva) ha permesso di rivedere radicalmente le modalità di posizionamento dei rifiuti nelle aree dedicate. Ciò ha comportato la possibilità di usufruire di maggiore volume al fine di stoccare, istantaneamente, maggiore quantitativo di materiale, mantenendo comunque inalterata la sicurezza degli imballaggi durante la movimentazione dei rifiuti e garantendo comunque la separazione tra un imballaggio e l’altro. I nuovi quantitativi previsti dal piano degli stoccaggi è quello riportato nella tabella seguente. 63 Impianto di Vada Collocazione rifiuti Capacità massima (t o m2) 800 t Aree da A1 a A5 Area d’impianto dedicata Tipologia dei rifiuti Cfr. figura 29 Rifiuti solidi destinati al trattamento (D09) o allo stoccaggio (D15) Tabella 5 – Collocazione di stoccaggio riservata ai rifiuti solidi Collocazione rifiuti Serbatoio 38 Serbatoi S3-S4-S5 S 42 S 45 Serbatoio 6 Serbatoi 55-56-57-58-7-8-9-10 Volume riservato (m3) 500 400-300-300 200 200 300 240 Area A6 195 t, 130 m2 Area d’impianto dedicata Tipologia dei rifiuti Cfr. figura 29 Rifiuti liquidi (R13/D15) Rifiuti liquidi (R3) Rifiuti liquidi (R3) trattamento Rifiuti liquidi (R3) trattamento Rifiuti liquidi (R3-D15) Acque di falda (MISO) da inviare alla depurazione Rifiuti liquidi e solidi anche infiammabili (D09D15) Tabella 6 – Collocazione di stoccaggio riservata ai rifiuti liquidi Collocazione rifiuti Area B7 Area A8 Area A9 R1 R2 R3 S1 S7 S8 S9 S10 S11 Volume riservato (m2) 100 t, 70 m2 300 t, 200 m2 135 t, 90 m2 54 t, 36 m2 85 t, 57 m2 80 t, 60 m2 540 t, 250 m2 100 t, 80 m2 500 t, 350 m2 60 t, 40 m2 150 t, 100 m2 60 t, 40 m2 S12 60 t, 40 m2 D1 300 t, 250 m2 Area d’impianto dedicata Tipologia dei rifiuti Cfr. figura 29 Rifiuti liquidi e solidi in colli (D14) Rifiuti liquidi e solidi in colli (D15) Rifiuti liquidi e solidi in colli (D15) Rifiuti liquidi e solidi in colli (R13) Rifiuti liquidi e solidi in colli (R13) Rifiuti liquidi e solidi in colli (R13) Rifiuti liquidi e solidi in colli (D09) Rifiuti liquidi e solidi in colli/cassoni (D09-D15) Rifiuti liquidi e solidi in colli/cassoni (D09-D15) Rifiuti liquidi e solidi in colli (D09-D15) Rifiuti liquidi e solidi in colli/cassoni (D09-D15) Rifiuti liquidi in colli per scarico e invio a trattamento Rifiuti solidi in colli per scarico e invio a trattamento Deposito temporaneo Tabella 7 – Piano degli stoccaggi contenente le modifiche proposte – volumetrie e superfici 64 Impianto di Vada Figura 29 – Piano degli stoccaggi contenente le modifiche proposte 65 Impianto di Vada Il serbatoio n. 38 presente nell’impianto è oggi dedicato all’attività D15. Tuttavia, con l’andare del tempo si sta assistendo ad un progressivo calo dei conferimenti da parte delle discariche clienti, con conseguente sottoutilizzazione del serbatoio, di capacità pari a 500 t. A questo proposito, al fine di ottimizzare il volume a disposizione, Ecomar propone di utilizzare tale serbatoio per lo stoccaggio anche di altri liquidi da inviare al recupero. L’uso in sicurezza del serbatoio per le diverse categorie di rifiuti è garantito dal lavaggio del serbatoio stesso prima del carico di un altro rifiuto liquido. Le acque di lavaggio sono poi raccolte in cisternette per essere poi inviate alla depurazione presso impianti terzi. L’ulteriore ottimizzazione delle strutture di Ecomar richiede la possibilità di poter utilizzare, in alternativa ai rifiuti già destinati all’attività D15 o D9, la vasca A1 presente nel capannone come luogo di messa in riserva per i rifiuti solidi da stoccare come attività R13 (Cfr. allegato 2). I rifiuti fangosi messi in riserva hanno caratteristiche chimico-fisiche equivalenti a quei fanghi per cui è previsto lo smaltimento. Inoltre, si ricorda che le vasche presenti nel capannone sono interamente rivestite in lastre di acciaio e pertanto sono completamente impermeabili e facilmente bonificabili. L’allocazione di un rifiuto diverso dal precedente, come sempre avviene, viene preceduta da una pulizia della vasca ai fini della sicurezza operativa. Inoltre, la procedura di tracciabilità del rifiuto e la scheda di lavoro compilata dal Direttore Tecnico oggi in vigore permette di tenere traccia anche delle allocazioni del rifiuti all’interno dell’impianto, con conseguente impossibilità di poter confondere il flusso del rifiuto. Ecomar mette a disposizione della propria clientela la possibilità di conferire rifiuti in cassoni scarrabili stagni, fusti o cisternette stagne. L’usufrutto di tale possibilità da parte dei produttori permette notevoli vantaggi, sia tecnici che economici. Infatti, il conferimento presso l’impianto con imballaggi stagni permette, laddove il rifiuto non debba essere manipolato per l’invio al definitivo smaltimento o recupero (D15 o R13), di poter stoccare direttamente in area attrezzata l’imballaggio senza necessità di ulteriori interventi di ricondizionamento (es. cambio o riparazione imballaggio), con notevole risparmio in termini di tempo e quindi di costi per il cliente e di aumento di sicurezza nell’effettuazione stessa dello stoccaggio. Gli imballaggi messi a disposizione sono appositamente realizzati per l’esposizione agli agenti atmosferici, mantenendo comunque il rifiuto isolato da infiltrazioni d’acqua e/o fuoriuscite. Ritenendo che tale modalità di stoccaggio sia comunque soddisfacente il requisito di “adeguata copertura dei rifiuti” richiesta dalle MTD di riferimento, la Ecomar propone di attrezzare per lo stoccaggio aree scoperte al fine di posizionare gli imballaggi sopra descritti, suddivisi per tipologia (solidi/liquidi, pericolosi/non pericolosi, D15/R13) e riconoscibili mediante etichettatura. Tale nuova area darebbe la possibilità di estendere l’attività D15 e l’attività R13 come indicato nella tabella seguente: D15 Prima della modifica Con l’implementazione modifica richiesta della 500 t, di cui 200 t riservate ai rifiuti pericolosi 1500 t, di cui 200 t riservate ai rifiuti pericolosi R13 100 t, di cui 60 riservate ai rifiuti pericolosi 150 t, di cui 100 riservate ai rifiuti pericolosi. 500 t per rifiuti liquidi da inviare al recupero. 66 Impianto di Vada I.3.4 Modifica n.4: introduzione dell’attività D14 Nella necessità di migliorare ulteriormente il flusso di traffico dei veicoli in entrata ed in uscita dall’impianto, la Ecomar intende attivare la specifica attività di “ricondizionamento preliminare di rifiuti prima di essere inviati ad una della attività da D1 a D12”, codificata con il codice D14 ai sensi del D. Lgs. 152/2006. Tale scelta deriva dalla necessità di razionalizzare l’invio a smaltimento di rifiuti che vengono conferiti all’impianto in piccole quantità e, spesso, con imballaggi differenti; l’operazione consiste nel travasare il contenuto di vari colli -contenenti lo stesso codice di rifiuto- in un unico contenitore con l’intento di agevolare l’operazione di carico, trasporto e scarico presso il destinatario finale. Non è prevista l’effettuazione di altre operazioni che non siano eventualmente selezione e/o cernita, ovvero operazioni naturalmente ricomprese nell’attività D14. L’operazione viene condotta all’interno del capannone, dotato di sistema di captazione e trattamento dell’aria. L’operazione può essere effettuata su rifiuti solidi e liquidi. L’operazione su rifiuti solidi è prevista mediante l’utilizzo di fork/lift o piccola gru che permette il travaso di rifiuto contenuto in big bag o fusti all’interno del contenitore prescelto per il trasporto (es. cassone scarrabile). Nel caso dell’esigenza di provvedere all’esecuzione di selezione e/o cernita di una o più aliquote di rifiuti da travasare, queste verranno temporaneamente versate in una delle vasche a disposizione e, con l’ausilio di pala meccanica a sbraccio, eseguita la pulizia; con la stessa pala sarà possibile raccogliere il rifiuto ripulito per essere aggiunto alle altre aliquote. Il travaso dei rifiuti liquidi avviene più semplicemente con l’ausilio delle pompe aspiranti normalmente in dotazione alle cisterne per raccogliere il contenuto di fusti e cisternette nella cisterna deputata al trasporto della massa unica di rifiuto. Fermo restando la collocazione dei vari colli presso le aie di stoccaggio previste dal piano degli stoccaggi (cfr. Figura 29), questi verranno trasportati all’interno del capannone per l’operazione di ricondizionamento, la quale verrà effettuata, come illustrato in precedenza, su basamento in calcestruzzo e/o in vasca opportunamente previamente bonificata. Durante le operazioni di confezionamento e riconfezionamento del rifiuto, il sistema di captazione e trattamento dell’aria verrà tenuto a pieno regime, come previsto nelle operazioni di trattamento dei rifiuti solidi. La lista dei rifiuti potenzialmente interessati all’operazione è quella contenuta nell’Allegato 9 al presente documento. 67 Impianto di Vada I.3.5 Criteri di accettazione dei rifiuti Le modifiche proposte in termini di flusso complessivo dei rifiuti in ingresso e la loro ridistribuzione nelle attività di trattamento condotte nell’impianto hanno richiesto una complessiva revisione delle procedure di accettazione e verifica dei rifiuti in ingresso. Tali procedure sono riportate in maniera schematica nel paragrafo 6.1 del Piano di Monitoraggio e Controllo di cui all’Allegato 8. Tali procedure prevedono una più dettagliata differenziazione dei controlli pre-conferimento e a conferimento avvenuto per le varie tipologie di attività cui i rifiuti sono destinati all’interno dell’impianto e previste per i conferimenti successivi di Ecomar presso gli impianti terzi. Viene inoltre rafforzata l’attività dell’Ufficio Tecnico in relazione alla individuazione dei trattamenti dei rifiuti in accettazione in base alle caratteristiche del rifiuto. I contenuti del piano di monitoraggio e controllo proposti andranno a sostituire le modalità operative oggi in uso e descritte nel paragrafo I.2.4.3 a meno della procedura di tracciabilità dei rifiuti in ingresso all’impianto. I.3.6 Miglioramento impiantistico per il ciclo di trattamento delle morchie oleose Al fine di migliorare l’efficienza di separazione tra la fase acquosa e quella oleosa, il serbatoio S45, deputato all’operazione di separazione per gravità, verrà dotato di una serpentina interna di riscaldamento. Tale serpentina verrà alimentata con vapore proveniente dalla caldaia presente in loco e finora utilizzata ad uso esclusivo del processo RECOL. Il riscaldamento, insieme all’azione del disemulsionante, aumenterà drasticamente l’efficienza di separazione delle fasi. Lo stesso serbatoio, oggi già connesso alla linea di captazione e trattamento delle arie di sfiato, verrà dotato di un sistema specifico di abbattimento delle particelle acquose eventualmente trascinate al fine di mantenere comunque la massima efficienza dei carboni attivi di purificazione dell’aria. 68 Impianto di Vada Parte II – Descrizione dell’ambiente e valutazione degli impatti ambientali II.1Descrizione dell’ambiente Il sito in oggetto è ubicato nel Comune di Rosignano Marittimo, in Località Polveroni. Ai fini della definizione del contesto territoriale e ambientale, nel quale si inserisce il sito in esame, si procede di seguito ad un’analisi delle caratteristiche generali dell’area circostante. Nel paragrafi seguenti vengono analizzate singolarmente le seguenti componenti ambientali: • Atmosfera e Fattori climatici; • Rumore e radiazioni; • Acque superficiali e sotterranee; • Suolo e sottosuolo; • vegetazione, flora e fauna. Per ciascuna di esse viene fornita una descrizione esaustiva dello stato attuale, con riferimento almeno all’area di studio precedentemente identificata, anche se per alcune componenti ambientali, per le quali l’estensione dell’area sensibile risulta una scala non significativa dal punto di vista tecnico e/o scientifico, si è proceduto ad un ampliamento della visuale di indagine. II.1.1 Qualità dell’aria La qualità dell’aria nella Provincia di Livorno viene controllata attraverso un sistema di monitoraggio costituito da una rete pubblica composta da centraline (stazioni) che rilevano le concentrazioni di sostanze inquinanti ed in alcuni casi anche i parametri meteorologici. Attualmente la rete pubblica della Provincia di Livorno è composta complessivamente da 13 stazioni fisse (9 per il solo monitoraggio degli inquinanti, 3 utilizzate sia per il monitoraggio degli inquinanti che come stazioni meteo e 1 solo come stazione meteorologica) e da una postazione mobile di rilevamento degli inquinanti. Le centraline di rilevamento della qualità dell’aria della rete provinciale sono dislocate nel territorio del Comune di Livorno, del Comune di Rosignano M.mo e del Comune di Piombino. Le stazioni fisse di monitoraggio ubicate nel comune di Rosignano Marittimo sono principalmente dislocate a Rosignano Solvay che è ad una altitudine di 10 m. s.I.m. Una centralina è invece posizionata a Rosignano Marittimo a circa 130 m s.I.m.. 69 Impianto di Vada Figura 30 – Posizionamento delle centraline di monitoraggio utilizzate da ARPAT nel Comune di Rosignano Marittimo (fonte: Rapporto sulla qualità dell’aria 2010, ARPAT, 2011) Nelle seguenti tabelle sono individuate le stazioni di rilevamento della qualità dell’aria, con evidenziata la classificazione della stazione ai sensi dell’allegato III del D.Lgs.155/2010 e gli inquinanti monitorati. 70 Impianto di Vada I risultati della campagna di monitoraggio condotta nel 2010 mostrano che il livello di qualità dèll’aria può essere considerato buono per tutti gli inquinanti, eccezione fatta per I’ozono rilevato dalla centralina di Poggio San Rocco: il numero di superamenti (valore bersaglio) del valore limite fissato per la media mobile su otto ore della concentrazione rilevata è infatti tuttora ampiamente superiore al limite entrato in vigore nel 2010, anche se il trend è in diminuzione. Tabella 8 – Valori medi annuali per l’anno 2009 (fonte: Rapporto sulla qualità dell’aria 2010, ARPAT, 2011) Il confronto tra i valori elaborati e i rispettivi valori limite definiti dalla legislazione che disciplina la qualità dell’aria ci consente di evidenziare la seguente situazione per ciascun parametro, come di seguito descritto. Monossido di carbonio Il confronto con i valori limite non ha evidenziato particolari criticità per tutte le centraline della Provincia di Livorno che monitorano |’ossido di carbonio. L’andamento annuale degli indicatori mostra inoltre che continuano ad esistere le condizioni per il mantenimento di questa condizione positiva anche negli anni a venire. (fonte: Rapporto sulla qualità dell’aria 2010, ARPAT, 2011) 71 Impianto di Vada Biossido di zolfo Il confronto con i valori limite non ha evidenziato anche per quest’anno particolari criticità per tutte le centraline della Provincia di Livorno che monitorano il biossido di zolfo. L’andamento annuale degli indicatori mostra inoltre come continui a verificarsi la tendenza alla diminuzione dei valori di concentrazione riscontrati. (fonte: Rapporto sulla qualità dell’aria 2010, ARPAT, 2011) Oltre ai valori di riferimento, per I’inquinante biossido di zolfo la normativa fissa una soglia di allarme sui valori delle concentrazioni orarie corrispondenti a valori di concentrazione tali da determinare effetti acuti sulla popolazione. Per il biossido di zolfo non si sono verificati superamenti di tale soglia. Biossido di azoto Il confronto con i valori limite fissati dalla normativa per il biossido di azoto mostra come continui ad esistere una criticità significativa per le centraline della Provincia di Livorno considerate da "traffico": sia per Viale Carducci a Livorno che per Viale Unità d’ItaIia a Piombino i valori della concentrazione media annuale di NO2 risultano ancora al di sopra del valore limite di 40 μg/m3 , il cui raggiungimento era previsto per il 2010. La situazione di tutte le altre centraline comprese quelle di Rosignano Marittimo (che non sono di traffico) è invece tale da garantire il rispetto dei limiti normativi sia per il 2010 che per gli anni a venire. (fonte: Rapporto sulla qualità dell’aria 2010, ARPAT, 2011) Oltre ai valori di riferimento, per I’inquinante biossido di azoto la normativa fissa una soglia di allarme sui valori delle concentrazioni orarie corrispondenti a valori di concentrazione tali da determinare effetti acuti sulla popolazione. Per il biossido di azoto non si sono verificati superamenti di tale soglia. 72 Impianto di Vada Materiale particolato PM10 e PM2,5 Anche per il 2010 si è evidenziata una tendenza generalizzata alla diminuzione delle concentrazioni di PM10 in tutte le centraline della rete provinciale (sia in termini di media annuale che di numero di superi della media giornaliera). Per quanto riguarda il parametro PM2,5 ,il confronto con il valore limite per la media annuale, che entrerà in vigore nel 2015, non ha evidenziato alcuna criticità, infatti il valore limite risulta già rispettato sia presso Ia centralina di Viale Carducci a Livorno che presso Ia centralina installata a Rosignano M.mo (Poggio San Rocco). Inoltre il trend è risultato ancora in diminuzione invece presso Ia centralina di Rosignano M.mo. PM10 PM2,5 (fonte: Rapporto sulla qualità dell’aria 2010, ARPAT, 2011) Benzene Il confronto con il valore limite per Ia media annuale per il benzene, entrato in vigore nel 2010, non ha evidenziato particolari criticità per le centraline della rete provinciale che sono peraltro tutte nel territorio del Comune di Livorno. (fonte: Rapporto sulla qualità dell’aria 2010, ARPAT, 2011) Ozono Dal confronto con il valore bersaglio fissato per il 2010 (media su 3 anni), per le centraline di Rosignano Marittimo si possono trarre le seguenti conclusioni: per la centralina di Via Rossa Ia situazione continua a risultare più che buona; per la centralina di Poggio San Rocco, nonostante il trend ancora in diminuzione sia della media annuale che del numero della medie su 8 ore massime giornaliere maggiore di 120 μg/m3, la situazione continua a permanere critica; non risulta infatti rispettato del valore bersaglio fissato a partire dal 2010. Oltre ai valori di riferimento, per l’inquinante ozono la normativa fissa una soglia di allarme e una soglia di informazione sui valori delle concentrazioni orarie corrispondenti a valori di concentrazione tali da determinare effetti acuti sulla popolazione. Per I’ozono non si sono verificati superamenti della soglia di informazione. 73 Impianto di Vada (fonte: Rapporto sulla qualità dell’aria 2010, ARPAT, 2011) Classificazione della qualità dell’aria La Regione Toscana ha aggiornato la zonizzazione e classificazione del territorio regionale sulla base dei dati IRSE relativi aI|'anno 2005 e sulla base dei dati del rilevamento della qualità de||'aria relativi al periodo 2000-2006. La classificazione di comuni, relativa a ciascuna sostanza inquinante con valori limite determinati, è articolata in quattro livelli crescenti, in funzione del grado di avvicinamento e/o superamento dei limiti indicati con le lettere A, B, C e D, secondo i seguenti criteri: I risultati di questa nuova zonizzazione sono riportati nella seguente mappa: Figura 31 – Classificazione del territorio regionale 2006 Il Comune di Rosignano Marittimo è classificato come "Zona di mantenimento A—B", comprendente i comuni che presentano una buona qualità deII’aria classificati con le lettere A e B per tutte le sostanze inquinanti. In merito alla nuova zonizzazione, preme evidenziare come il Comune di Rosignano Marittimo non sia più ricompreso nella zona di risanamento 74 Impianto di Vada Livornese—Pisana a fronte di un significativo miglioramento dello stato della qualità dell’aria, come si evidenzia tal confronto effettuato nella tabella seguente: II.1.2 Caratterizzazione del clima acustico Al fine di caratterizzare lo stato del clima acustico relativo all’area dello stabilimento, è stato elaborato un apposito studio di valutazione di impatto acustico, riportato nell’Allegato 10. In base alle risultanze di detto studio, in area prossima al sito sono stati individuati n°4 ricettori sensibili, ubicati come illustrato nella seguente figura, presso cui sono state effettuate le rilevazioni acustiche. Figura 32 – Posizionamento dello stabilimento e dei ricettori sensibili individuati. Il monitoraggio e stato condotto in condizioni di normale funzionamento dell’impianto produttivo, dopo previa verifica della piena funzionalità delle sorgenti di rumore presenti all’interno del perimetro aziendale. La valutazione, redatta in accordo alla normativa vigente, non ha evidenziato criticità in riferimento al clima acustico presente nelle aree limitrofe allo stabilimento industriale ed in particolar modo presso i ricettori maggiormente esposti alle emissioni sonore di Ecomar Italia S.p.A. . 75 Impianto di Vada Nelle seguenti tabelle si riportano i confronti tra i livelli di immissione (assoluti e differenziali) ed emissione rilevati ed i limiti di zona fissati dal Piano di Classificazione Acustica adottato dal Comune di Rosignano Marittimo. Tabella 9 – Confronto dei livelli misurati con i limiti di immissione - Periodo Diurno Tabella 10 – Verifica del rispetto del criterio differenziale – Periodo Diurno Tabella 11 – Confronto dei livelli misurati con i limiti di emissione - Periodo Diurno In conclusione: risultano pienamente rispettati i livelli equivalenti di immissione assoluta in facciata ai ricettori maggiormente esposti; risultano pienamente rispettati i livelli di emissione rilevati, in via cautelativa, al confine interno del perimetro dello stabilimento; risulta rispettato il criterio differenziale, valutato cautelativamente in facciata ai ricettori piu prossimi allo stabilimento industriale; non si rileva la presenza di componenti impulsive e tonali. 76 Impianto di Vada II.1.3 Inquinamento elettromagnetico Bassa frequenza (0 — 100 kHz) L’inquinamento elettrico e magnetico associato alle basse frequenze si riconduce a quello derivante dal sistema di produzione, trasporto e utilizzo finale dell’energia elettrica che avviene alla frequenza di 50 Hz. Gli elettrodotti costituiscono un aspetto rilevante nel territorio comunale di Rosignano Marittimo, in conseguenza della presenza di impianti produzione di energia, che determina una significativa presenza di linee elettriche. Rosignano M.mo, secondo il dato fornito da ARPAT, è attraversato da 1 linea ad altissima tensione e 4 linee ad alta tensione, elencate di seguito: linea ENEL a 380 kV n. 312 "Rosen — Acciaiolo"; linea ENEL a 132 kV n. 532 "Livorno Marzocco — Rosignano"; linea ENEL a 132 kV n. 574 "Rosignano — Cecina"; linea FS a 132 kV "Livorno FS — Bolgheri FS con derivazione per Rosignano FS"; linea FS a 132 kV "Livorno FS — Larderello". Per quanto attiene ai campi magnetici generati da trasporto di energia elettrica (50Hz) le verifiche eseguite sul territorio comunale hanno evidenziato che: tale valore viene superato nelle vicinanze (circa 1-2 m) delle cabine di trasformazione M/B tensione o delle cassette di distribuzione a bassa tensione mentre, per distanze superiori, il campo magnetico, generalmente, scende rapidamente al di sotto di tale soglia. Su 62 cabine di trasformazione monitorate solo in due occasioni è stato segnalato il sospetto superamento del limite negli edifici adiacenti; presso il podere "I Salci" (punto più vicino alla linea a 380 KV n. 312) il livello di campo magnetico, per correnti nella linea fino a 450 A, è inferiore a 0,2 μT. Se la corrente dovesse salire oltre i 450 A anche il valore del campo magnetico corrispondente salirebbe oltre 0,2 μT; presso le abitazioni del quartiere "La Bagnolese", posto in prossimità della linea elettrica, i livelli di campo magnetico si sono mantenuti circa 10 volte inferiori al valore di 0,2 μT; nel rione "Vignone" sono state individuate abitazioni esposte a valori di campo magnetico superiori a 0,2 μT. Nel caso degli elettrodotti esaminati, il valore di riferimento di 0,2 μT si raggiunge a circa 50 m dall’asse della linea. Tale distanza può variare in funzione di diversi parametri fisici, quali la disposizione dei cavi, la loro altezza da terra e la corrente che Ii percorre. Pertanto, laddove le distanze dalle abitazioni sono inferiori (per esempio nella zona Vignone), si può registrare un superamento di tale valore. In area prossima al sito non sono presenti linee ad altissima tensione ed ad alta tensione: 77 Impianto di Vada Figura 32 – Mappa delle linee elettriche ad alta e altissima tensione Radio frequenza (100 kHz - 300 GHz) Le sorgenti a radiofrequenza rilevanti per I’ambiente comprendono tutti i sistemi di radiotelecomunicazione che utilizzano frequenze diverse in funzione della tecnologia usata e comprendono Radio, TV, Radar, stazioni radio base per la telefonia cellulare e impianti micro cellulari. La principale pressione di inquinamento elettromagnetico è data dalla presenza sul territorio comunale di stazioni radio base (SRB) per la telefonia cellulare. A Rosignano M.mo il numero di stazioni per kmq risulta pari al doppio del dato regionale. La potenza complessiva istallata costituisce circa il 2,3% della potenza istallata a scala regionale. La figura successiva riporta la presenza di stazioni SRB e RTV sul territorio comunale di Rosignano Marittimo, con evidenza dell’area di pertinenza di Ecomar. Dall’analisi della figura, la postazione SRB più vicina al luogo di interesse si presenta ad una distanza di circa 1,3 Km. 78 Impianto di Vada Figura 33 – Mappa delle stazioni radio base (SRB, RTV) II.1.4 Climatologia La zona di Rosignano Marittimo ha un andamento climatico tipicamente mediterraneo, di solito ad un inverno caratterizzato da temperature mediamente miti per |’effetto di volano termico svolto dal mare, fa seguito un periodo estivo normalmente caratterizzato da temperature molto elevate, con massime con punte massime assolute di oltre 40°C in alcune aree interne, poco soggette a||’effetto mitigante del mare. I venti prevalenti sono a regime di brezza, soprattutto in condizioni anticicloniche e durante il periodo compreso tra marzo e ottobre. Durante questi mesi, in presenza di un centro di alta pressione situato in posizione settentrionale rispetto alla regione, possono soffiare venti dai quadranti settentrionali nelle zone interne, mentre lungo le coste a metà giornata può avvenire comunque la rotazione a brezza: in questo contesto, il cambio di circolazione al suolo avviene generalmente nelle aree pianeggianti prossime alla costa, dove possono si possono verificare situazioni opposte, sia di calma assoluta di vento che di venti variabili di moderata intensità. La primavera e I'autunno sono maggiormente soggette all'ingresso di correnti meridionali di scirocco e di libeccio. Temperatura Il regime termico caratteristico della Provincia di Livorno risente dell’azione mitigatrice del mare e presenta in media solo 5,3 giorni/anno di gelo (con temperatura minima inferiore a 0°C). Il mese più freddo dell’anno è Gennaio, con un valore medio delle minime di 5,3°C e delle massime di 11,5°C. Le temperature più alte si registrano in media a Luglio ed Agosto con valori medi di minime e massime rispettivamente pari a 19,9°C e 27,2°C. 79 Impianto di Vada Precipitazioni Il valore della precipitazione media annua (sull’intero bacino di alimentazione) risulta pari a 780 mm/anno, rispetto alla media annua nazionale pari a 990 mm. Figura 34 – Piovosità rilevata nel bacino di alimentazione della Piana di Vada (fonte: Piano strutturale del Comune di Rosignano Marittimo) Regime anemometrico Come mostrato nella figura seguente, la massima velocità del vento riscontrata è stata pari a 12,3 m/s e le direzioni prevalenti del vento si sono dimostrate essere NNE, E, ESE e ONO. Figura 35 – Regime anemologico medio annuale tipiche dell’area di Rosignano Marittimo (fonte: stazione di rilevamento ARPAT) 80 Impianto di Vada II.1.4 Caratterizzazione della risorsa idrica Caratterizzazione delle condizioni idrografiche Il bacino regionale denominato Toscana Costa copre un territorio compreso tra il bacino del Fiume Arno a Nord ed a Est, del Fiume Bruna a Sud ed il mar Tirreno ad Ovest. Rientrano inoltre nel territorio Toscana Costa anche le Isole dell’ArcipeIago Toscano. La superficie del Bacino è pari a circa 2.725 Kmq. All’interno di tale Bacino si individuano tre bacini idrografici di maggiore estensione (Fine, Cecina e Cornia) e otto ambiti idrografici omogenei aventi peculiarità specifiche che comprendono i bacini idrografici degli ulteriori corsi d’acqua (circa 350) con recapito diretto a mare. Si tratta, in gran parte, di corsi d’acqua caratterizzati da medio-breve percorso, elevata pendenza nell’alto e medio bacino, bassa pendenza in pianura ove spesso corrono arginati con pensilità più o meno elevata. Il regime idraulico è tipicamente torrentizio con piene anche violente ed improvvise e con periodi prolungati, anche mesi, di completa siccità. I rilievi maggiori, che si ritrovano alle origini dei Fiumi Cecina e Cornia arrivano ad un’altezza massima di circa 900 metri sul livello del mare. Le aree di alta e media collina sono caratterizzate da zone boscate che vedono la prevalenza delle macchie mediterranee a dominanza di leccio, quercia e pino; nei punti più alti significativa la presenza di castagni. Nella fascia di media collina si ritrovano molte aree messe a coltura con la prevalenza di oliveti e vigneti, mentre nella parte di pianura vi sono seminativi e colture più specializzate ortofrutticole. Lo stabilimento di Vada si inserisce più precisamente nell’ambito idrografico n.3 e adiacente al fiume Fine. Quest’ultimo è un breve corso d’acqua con foce presso Rosignano Solvay; il suo bacino, contiguo in parte a quello del Fiume Cecina, occupa la depressione compresa tra i Monti Livornesi e la dorsale di Monte Vaso, a confine fra le Province di Pisa e Livorno. Da un punto dal punto di vista geologico e geomorfologico, il bacino del Fiume Fine è compreso in una depressione tettonica, delimitata da due dorsali dove affiorano le rocce del substrato antico. Fra queste prevalgono le ofioliti e le argille a palombini che ne formano la copertura, quindi calcari e radiolariti. Sulle ofioliti e sui calcari predominano le aree a franosità potenziale limitata, mentre le paleofrane e le frane attuali interessano le argille a palombini, in corrispondenza dei maggiori impluvi, dove si raccolgono le acque. La depressione tettonica è colmata da sedimenti miopliocenici prevalentemente argillosi, caratterizzati generalmente da una franosità potenziale elevata. Le aree decisamente stabili corrispondono al fondovalle ed ai ripiani terrazzati, costituiti da limo sabbioso ed a limitate dorsali sulle rocce del substrato antico. Qualità acque superficiali Il Piano di Tutela delle acque della Toscana prevede, nella sezione relativa al quadro conoscitivo e programmatico, l’analisi dello stato di qualità ambientale delle acque, superficiali e sotterranee, attraverso specifico monitoraggio. Il Piano di monitoraggio delle acque definisce i corpi idrici della Regione Toscana ritenuti "significativi", i punti di campionamento posti su di essi, le modalità di campionamento, analisi e frequenza, nonché lo stato di qualità ambientale. Al momento della redazione del Piano di Tutela delle Acque, la normativa di riferimento è l’ex D.Lgs. 152/99 con le successive modifiche ed integrazioni. 81 Impianto di Vada In area prossima allo stabilimento è attivo il punto di monitoraggio "Guido Polveroni" (codice MAS 086), relativo al tratto di riferimento "Intero Bacino". Figura 36 – Ubicazione del punto di monitoraggio delle acque superficiali prossime allo stabilimento Ecomar Nella seguente tabella riportata di seguito si illustra la sintesi dei dati relativi allo Stato di qualità definito per l’asta fluviale principale2. 2 Perla valutazione dello stato qualitativo dei corsi d'acqua sono utilizzati i seguenti indici: LIM = Livello di Inquinamento da Macrodescrittori: esprime lo stato di qualità globale delle acque, principalmente dal punto di vista chimico; IBE = Indice Biotico Esteso: rappresenta lo stato di qualità biologica: si basa sull’analisi delle comunità di macroinvertebrati, naturalmente presenti nel corso d'acqua in esame; SECA = Stato Ecologico dei Corsi d’Acqua: si ottiene dalla valutazione incrociata dei risultati ottenuti con |’indice LIM e con |'IBE, e considerando il peggiore dei due, si ottiene la classe dello stato ecologico per i corsi d'acqua; SACA = Stato Ambientale dei Corsi d’Acqua: si ottiene da||’incrocio dello stato ecologico con i risultati dell’analisi dei parametri rappresentativi dello stato chimico. 82 Impianto di Vada Le analisi della qualità del Fiume Fine mettono in evidenza una situazione generalmente discreta con livelli di inquinamento sufficienti, per lo più riferibili agli aspetti biologici. Qualità acque sotterranee L’acquifero di riferimento è “I’acquifero costiero tra il Fiume Fine e S. Vincenzo” e suddiviso dalla Autorità di Bacino Toscana Costa in 2 zone per il bilancio idrico. Il tratto di interesse ai fini del presente studio corrisponde alla "Zona tra Fine e Cecina" che nel risulta monitorato da 13 stazioni dislocate nei comuni di Cecina e Rosignano Marittimo: Figura 37 –Ubicazione punti di Monitoraggio Acque Sotterranee (fonte: Monitoraggio dei corpi idrici, ARPAT, 2011) La valutazione dello stato ambientale dei corpi idrici sotterranei si basa su misure di tipo qualitativo (stato chimico indice SCAS) e di tipo quantitativo (indice SquAS) che concorrono alla determinazione di un indice sintetico (SAAS) tramite il quale viene espresso un giudizio sullo stato qualitativo. Nella seguente tabella si riporta la sintesi dei dati relativi allo Stato di qualità definito per l’acquifero Costiero tra Fiume Fine e Fiume Cecina con un confronto relativo al periodo di osservazione 2003-2006, come mostrato nella tabella riportata di seguito 83 Impianto di Vada Lo stato chimico del corpo idrico è riferibile alla classe 4 per Nitrati, con giudizio di qualità scadente. Le maggiori criticità riguardano il progressivo aumento di salinità per l’intrusione marina causata, come mostrato dall’andamento dei rilievi piezometrici, dall’intensivo sfruttamento dei pozzi e per la forte presenza di nitrati dovuta a cause antropiche. Entrambi i fattori condizionano l’uso potabile delle acque di falda, le quali rappresentano la risorsa idropotabile quasi esclusiva per il comprensorio. L’analisi dell’andamento temporale dei livelli piezometrici mostra un andamento significativamente peggiorativo in conseguenza dell’eccessivo sfruttamento della risorsa idrica. Lo stato ambientale complessivo risulta scadente. Aree a specifica tutela AII’interno del Bacino Toscana Costa sono state individuate con la delibera di consiglio regionale due aree a specifica tutela: • la zona vulnerabile da nitrati di origine agricola "Zona costiera tra Rosignano M.mo e Castagneto C" con Delibera del Consiglio Regionale Toscano 8 ottobre 2003, n. 170, adottata ai sensi deII’art. 19 del D. Lgs. 152/99; • l’area sensibile del Padule di Bolgheri, con Delibera del Consiglio Regionale Toscano 8 ottobre 2003, n. 170, adottata ai sensi de||’art. 18 del D. Lgs. 152/99 ed in particolare al comma 1 lettera c) che prevede l’individuazione come aree sensibili delle zone umide individuate dalla convenzione di Ramsar (resa esecutiva con DPR 448/76). Nello specifico I’area di studio si colloca nella vulnerabile da nitrati di origine agricola. Figura 38 - Perimetrazione Zona Vulnerabile da Nitrati (fonte: Quadro conoscitivo del Piano Strutturale del Comune di Rosignano Marittimo) La pianura costiera tra Vada e Castagneto è formata dai depositi alluvionali dei Fiumi Cecina e Fine e di altri corsi minori e dai depositi dei cicli sedimentari marini del Pleistocene 84 Impianto di Vada medio e superiore. Essenzialmente si tratta di acquiferi a falda libera costituiti da sedimenti permeabili (ghiaie e sabbie), anche se la presenza di orizzonti impermeabili determina in alcune zone la presenza di falde in pressione. La falda della fascia costiera è caratterizzata da ampie zone in cui la superficie piezometrica è depressa al di sotto del livello del mare. Ciò determina il fenomeno dell’ingressione di acqua marina. La zone di maggiore depressione piezometrica sono comprese tra Vada e Marina di Cecina ed in queste aree si riscontrano anche i massimi valori di conducibilità elettrica specifica nelle acque dei pozzi. L’e|evata vulnerabilità della falda (i terreni di copertura de||’acquifero sono praticamente inesistenti o molto permeabili) è la causa principale della diffusa contaminazione delle acque sotterranee da nitrati, probabilmente legata alle attività agricole e zootecniche ed in parte anche allo smaltimento dei reflui domestici provenienti dalle case sparse. Nella zona di Vada e S. P. in Palazzi, e nei pressi di Donoratico, in numerosi pozzi si riscontrano concentrazioni di nitrati ben superiori alla concentrazione massima ammessa per |’uso idropotabile (50 mg/L). Questo fatto rende |’acqua inutilizzabile per scopi potabili se non attraverso costosi trattamenti. La presenza di nitrati è connessa ad attività antropiche quali l’agricoltura e l’allevamento e lo smaltimento di reflui urbani nel suolo. II.1.5 Suolo e sottosuolo Inquadramento geomorfologico, geologico ed idrogeologico Come riportato nella figura, l'area in oggetto è posta in un ambito pianeggiante facente parte dell’ampia pianura alluvionale del Fiume Fine, con quote che raggiungono raramente i 50 m: Figura 39 – Carta dell’acclività (fonte: Quadro conoscitivo del Piano Strutturale del Comune di Rosignano Marittimo) Da un punto di vista geomorfologico l’ambito di interesse ricade nella zona pianeggiante dei terrazzi eustatici, che corrisponde ai sedimenti pleistocenici della fossa tettonica più recente, identificabile con La Piana di Rosignano Solvay-Vada. 85 Impianto di Vada Figura 40 – Carta geologica (estratto) (fonte: Quadro conoscitivo del Piano Strutturale del Comune di Rosignano Marittimo) La parte terminale della valle del Fiume Fine e la bassa pianura costiera di Vada sono caratterizzati da depositi alluvionali, palustri costieri e di dune recenti. La conservazione di paleosuoli antichi in corrispondenza della piana costiera di Rosignano e di Vada ad Ovest della Via Aurelia, formatisi durante l'ultima fase glaciale del Wurm, dà la garanzia che queste aree non sono state o non sono soggette a importanti fenomeni di erosione attiva. Questo garantisce, al di fuori delle aree corrispondenti o prossime ai corsi d’acqua, insieme alla bassissima acclività, la stabilità morfologica d’insieme dell'area, nella quale non sono presenti segni significativi di movimenti franosi o di subsidenza. Figura 41 – Carta geologica (estratto) 86 Impianto di Vada (fonte: Quadro conoscitivo del Piano Strutturale del Comune di Rosignano Marittimo) Per quanto riguarda le Unità idrogeologiche, le formazioni affioranti nell’area dello stabilimento sono classificate come "a permeabilità primaria media", verso il Fiume Fine si rintracciano formazioni "a permeabilità primaria variabile", mentre verso il mare si rintracciano formazioni "a permeabilità primaria bassa". Figura 42 – Carta idrogeologica (estratto) (fonte: Quadro conoscitivo del Piano Strutturale del Comune di Rosignano Marittimo) L’ambito è caratterizzato da alternanze di sabbie, arenarie, calcari arenacei, ghiaie e conglomerati con sporadiche intercalazioni di argille (Pleistocene medio - superiore). In questo gruppo sono state riunite formazioni con caratteristiche Iitologiche piuttosto omogenee, trattandosi prevalentemente di sedimenti clastici a granulometria medio alta compresa tra quella delle sabbie e quella delle ghiaie più o meno grossolane. Sono talvolta presenti strati a granulometria più fine (argille e Iimi) ma sempre in subordine rispetto ai livelli clastici grossolani. Questo gruppo è presente su tutta la pianura costiera a partire da Castiglioncello fino al limite sud del territorio comunale. Costituisce un importante acquifero "multistrato" utilizzato per usi potabili, industriali ed irrigui. Caratteristiche peculiari del sito in studio La geo-stratigrafia del sito in esame, compresa in uno spessore complessivo compreso tra i 3,00 m. ed i 15,00 m. da p.c. risulta così costituita: • primo orizzonte composto da materiale di riporto, mai rilevato con spessore superiore al 1,50 m. da p.c. cui segue un orizzonte composto da Iimi sabbiosi con alternanze di 87 Impianto di Vada sabbie sciolte e presenza di livelli di calcareniti sabbiose (panchina). Talvolta in questo primo orizzonte si rintracciano degli spessori di sabbie grossolane leggermente Iimose con alternanze di materiale ghiaioso o del Iimo sabbioso con inclusioni di ghiaietto. • secondo orizzonte composto da una successione di Iimi argillosi alternati da sabbie fini caratterizzate da gusci di gasteropode, da sabbie medie color tabacco e da un secondo livello di panchina tendenzialmente più detritica (e quasi residuale). Le sabbie con la profondità tendono ad aumentare la componente argillosa e tendono ad una cromaticità grigio—grigio scuro. • terzo orizzonte è composto dai -10,00 m. da p.c. da spessori di Iimi argillosi di color grigio caratterizzati da elevata plasticità, interessati da aumenti della componente argillosa e da gusci di gasteropodi. Dal punto di vista idrogeologico, la sezione media dell’area vede la presenza di un primo spessore praticamente saturo con una falda semi—confinata con locali risalite dovute alla presenza di livelli eteropici a minore conducibilità idraulica costituiti dai passaggi limoargillosi e/o Iimi sabbiosi. Si riscontra quindi un carattere di media freaticità dell’area in esame anche vista la vicinanza de||’importante asse drenante costituito dal Fiume Fine e alle caratteristiche degli stati alluvionali in un intorno significativo. Ad una profondità variabile, comunque intorno ai 10,00 m e comunque non oltre i 15,00 in, (massima profondità indagata allo stato attuale) la presenza di uno spessore a minore conducibilità idraulica rappresenta un orizzonte idrogeologico a scarsa permeabilità con assenza di circolazione acquifera primaria. AI di sotto di questo spessore a scarsa conducibilità idraulica è probabile rintracciare la presenza di una falda in leggera pressione conformata negli orizzonti alluvionali e nelle "inghiaiate" del Fiume Fine. L’alto morfologico dell’acquifero è rivolto a oriente con una pendenza media a basso gradiente verso l’importante asse drenante del Fiume Fine e verso mare. L’ambito di studio è inoltre interessato dal fenomeno dell’ingressione marina che di fatto esercita una specie di "contaminazione naturale" delle acque sotterranee creando un "fondo" dello stato chimicofisico della falda nettamente variato rispetto alla qualità delle acque più collinari e lontane dal mare. Siti inquinati L’area in esame è iscritta all’anagrafe dei siti interessati da procedimento di bonifica con codice LI178 ed è attualmente soggetta a intervento di messa in sicurezza operativa (MISO), attivato ai sensi dell’art 242 del D.Lgs. 152/2006 dalla Società ECOMAR SpA, proprietaria dell’area, nonché gestore dell’impianto. L’attivazione della procedura per la MISO è stata operata a seguito di un lungo ed approfondito percorso di indagine e caratterizzazione del sito avviato nell’anno 2005 con la procedura di cui all’art. 9 dell’ex DM 471/99 (Interventi ad iniziativa degli interessati) e la presentazione del Piano della Caratterizzazione (gennaio 2006). Il percorso sino ad oggi intrapreso è frutto della rigorosa applicazione delle normative di riferimento e delle determinazioni, indicazioni ed elementi prescrittivi delle Conferenze dei Servizi che si sono susseguite negli anni. Le attività di caratterizzazione (cfr. risultati al paragrafo I.2.4) si sono svolte a partire dal 88 Impianto di Vada marzo 2006, con l’esecuzione di numerose campagne analitiche, condotte anche in contraddittorio con ARPAT, che hanno portato, in fasi successive, all’attivazione della procedura di MISE per 4 piezometri (Pz1, Pz6, Pz7A e Pz7B), a seguito del riscontro di uno stato di contaminazione da idrocarburi totali, composti a base di cloro, benzeni e ftalati (cfr. Allegato 7). A seguito dell’approvazione del piano di messa in sicurezza operativa (MISO) la Ecomar ha provveduto alla sua attuazione (cfr. Allegato 8). L’azienda ha realizzato una rete piezometrica: le acque emunte vengono trattate con filtri a carbone attivi e successivamente scaricate in pubblica fognatura nel rispetto dell’autorizzazione num. 250 del 22/07/2009 rilasciata dall’AATO5. Il Sistema di MISO posto in atto nel sito ECOMAR, come definito dalla normativa di riferimento, è stato progettato per minimizzare o ridurre il rischio perla salute pubblica e per |’ambiente a livelli di accettabilità ed impedire un'ulteriore propagazione dei contaminanti. Il sistema adottato consiste in uno sbarramento realizzato con pozzi di emungimento con pompaggio adeguato ad intercettare il flusso di sostanze inquinanti presenti nelle acque sotterranee. La misura, oltre ad avere funzione di contenimento, ovvero impedire la migrazione dei contaminanti verso ricettori ambientali sensibili quali, nel caso specifico, le acque sotterranee, è anche di tipo mitigativo, ovvero finalizzata alla rimozione di inquinanti dispersi nelle acque. Allo stato attuale, sulla base di tutte le informazioni acquisite sullo stato di contaminazione presente e sulle caratteristiche dell’acquifero profondo, lo stato di inquinamento è riscontrato esclusivamente in corrispondenza di un piezometro (rif. PZ7a) che quindi può essere considerato un vero e proprio "hot-spot". E' su questo piezometro, utilizzato come pozzo, che viene eseguito l’emungimento ai fini delle operazioni di messa in sicurezza operativa della falda profonda nell’intorno specifico. Ad oggi i monitoraggi condotti evidenziano un miglioramento della situazione chimico-ambientale della falda superficiale e di quella profonda. Proseguono ad oggi le attività previste dal progetto definitivo di messa in sicurezza operativo, così come da successive prescrizioni ed integrazioni autorizzate dagli enti amministrativi e di controllo. Il monitoraggio analitico-chimico ha evidenziato la sostanziale assenza di contaminazione, sia per quanto concerne la falda superficiale che per quella profonda, a partire dalla campagna di analisi dell’ottobre 2010. Il monitoraggio, sviluppato con cadenza semestrale, mostra un trend di sostanziale diminuzione della concentrazione per gli analiti in superamento in corrispondenza dei pozzi e piezometri MISO. Sporadici e isolati superamenti sono stati rilevati quasi esclusivamente in corrispondenza dei ' pozzi e dei piezometri facenti parte del sistema MISO (Pozzi A, B, C e Pz7a), a causa 19 dell’effetto di richiamo dovuto al pompaggio in continuo. Concentrazioni molto variabili degli analiti in superamento (arsenico ed idrocarburi) sono state rilevate durante le varie campagne nel Pz1, attrezzato con un sistema di pompaggio e smaltimento separato rispetto alle acque prelevate dagli altri pozzi MISO. Il Pz5, ubicato nella parte settentrionale dell’area Ex Nazionale, ha mostrato la presenza del superamento delle CSC per l’analita Idrocarburi a seguito della movimentazione dei terreni legata all’eliminazione dei serbatoi interrati presenti nelle strette vicinanze del punto di indagine. L’evidenza della contaminazione è scomparsa immediatamente a seguito del temporaneo pompaggio in continuo messo tempestivamente in atto e la scomparsa di qualsiasi traccia residua di idrocarburi è stata 89 Impianto di Vada rilevata già dalla campagna di analisi del giugno 2010, confermata dalle analisi di ottobre 2010 e marzo 2011. Come già dettagliatamente descritto, in occasione del campionamento dell’ottobre 2010 è stato riscontrato il superamento delle CSC dell’analita Cloruro di vinile nel piezometro PZ9, ubicato nella parte meridionale dell’area Ex Nazionale ed è stato tempestivamente messo in opera un pompaggio in continuo del punto d’acqua alla stregua di quanto eseguito temporaneamente sul Pz5. Già nella campagna di analisi del marzo 2011 è stato rilevata la scomparsa di qualsiasi traccia residua dell’analita (la concentrazione risulta infatti inferiore al limite di rilevabilità), in base agli esiti della prossima campagna di analisi, prevista entro la fine del mese di settembre 2011, sarà valutata l’ipotesi di rimuovere il sistema di pompaggio. Dagli esiti delle analisi eseguite nel marzo 2011 confrontate con quelle degli anni precedenti, si evidenzia la significativa prosecuzione del trend di miglioramento della condizione ambientale generale dell’area stabilimento Ecomar Italia spa di Vada e di quelle circostanti. Nello specifico della condizione ambientale delle acque sotterranee riconducibili alla falda profonda, ad oggi priva di contaminazione, nonché della falda superficiale. II.1.6 Vegetazione, flora e fauna Si riportano di seguito alcune brevi considerazioni estratte dal Quadro conoscitivo del Piano Strutturale del Comune di Rosignano Marittimo. La componente vegetale L’area di studio si colloca in un contesto caratterizzato da classi vegetative denominate cs "colture agrarie in atto o di recente abbandono con siepi": Figura 43 – Carta della vegetazione (estratto) (fonte: Quadro conoscitivo del Piano Strutturale del Comune di Rosignano Marittimo) Su queste aree si sviluppa un paesaggio vegetale di tipo prevalentemente artificiale costituito da colture agrarie intensive, sia erbacee che arboree (vigneti, oliveti e frutteti), con possibilità di più raccolti in un anno. La classe vegetativa cs si caratterizza per la presenza, 90 Impianto di Vada ai bordi dei campi e degli incolti, di siepi cespugliate, canneti, boschetti residuali, aree boscate, alberate, vegetazione ripariale e, più raramente, cumuli di pietre lungo i confini. Dal punto di vista ecologico, le siepi, ed altre forme di vegetazione al bordo del campo, permettono di conservare una maggiore diversità biologica rispetto agli agro ecosistemi industrializzati (quelli, tanto per intenderci, caratterizzanti la precedente categoria), con effetti positivi sul mantenimento degli habitat, sulle dinamiche idrologiche delle acque superficiali (riduzione dei fenomeni erosivi) e su||'intercettazione del flusso dei nutrienti (azoto e fosforo immessi con le concimazioni); svolgono poi un ruolo di "corridoi eco|ogici" fra i seminativi e migliorano le condizioni microclimatiche a||'interno del campo. Nel mosaico agrario, infine, le strutture vegetazionali ai bordi dei campi assicurano eterogeneità e diversità al paesaggio. Di particolare rilievo la presenza di vegetazione riparia che si sviluppa lungo I’asta fluviale del Fiume Fine, costituita in prevalenza da canneti e da alberi a legno morbido. Le fasce riparie, considerate vere e proprie "zone filtro" fra il corso d'acqua ed il bacino idrografico, svolgono importanti funzioni ecologiche mantenimento degli equilibri deII'ecosistema fluviale. Lungo i corsi d'acqua del territorio comunale, la presenza di vegetazione ripariale è da ritenersi nel complesso soddisfacente. Figura 44 – Carta dell’uso del suolo (estratto) (fonte: Quadro conoscitivo del Piano Strutturale del Comune di Rosignano Marittimo) La componente animale Il territorio comunale è interessato da una riduzione della componente animale, soprattutto a partire dalla seconda metà di questo secolo. I crescenti impatti sono da ricondurre sia all'inquinamento sia alla distruzione diretta degli habitat per l'intrusione di manufatti 91 Impianto di Vada (strutture e infrastrutture) da parte dell'uomo. Fra le varie cause, quest'ultima, è probabilmente la più grave, determinando l'allontanamento, quasi sempre irreversibile, di tutto il popolamento faunistico preesistente. La maggior parte delle specie animali è infatti antropofoba e, fatta eccezione per alcune specie "indifferenti", pochissime sono antropofile, in grado cioè di trarre vantaggio dalla presenza umana. Dobbiamo tuttavia rilevare che, da alcuni anni, almeno in certe aree, si cominciano ad avvertire gli effetti benefici indotti dalle politiche di protezione e conservazione della natura. Per quanto riguarda gli agroecosistemi di pianura compresi nelle U.P.R. di Vada 1, Vada 2 e Collemezzano non esistono studi specifici condotti nell'area comunale, ma piuttosto "osservazioni" sulla fauna di zone particolari, senza un approccio sistemico. Nelle aree agricole di pianura la fauna risulta condizionata dalle moderne pratiche colturali e da un ambiente che, rispetto alla collina, si presenta più "semplificato". La perdita di elementi naturali come le siepi ed i boschetti, nonché |'eccessiva omogeneità del contesto, influiscono notevolmente sul numero delle specie presenti, che appaiono dominate da entità di modesto interesse naturalistico. In corrispondenza del comprensorio del Fiume Fine, si evidenziano invece elementi di elevato valore ambientale ed una presenza faunistica di maggior rilievo, in particolare modo nei pressi della foce dove sono è stata rilevata la presenza di esemplari rari a livello regionale e nazionale. Negli agroecosistemi limitrofi alla foce del Fine, il P.T.C. della Provincia di Livorno individua aree di interesse naturalistico, ovvero ambiti di protezione dei Biotopi e dei valori naturalistici (Bi.b). Il sito di interesse non presenta criticità ambientali legate all'ecosistema e alle componenti floro-faunistiche. 92 Impianto di Vada II.2 Valutazione degli impatti ambientali II.2.1 Identificazione qualitativa dei fattori di pressione ambientale La metodologia proposta per la valutazione qualitativa degli impatti fa riferimento alla procedura utilizzata nelle norme tecniche proposte in merito dalla Regione Toscana. Tale metodologia prevede, in primis, la scomposizione dell’analisi per le varie fasi evolutive previste per il progetto e, in secundis, la costruzione della matrice delle componenti ambientali-azioni. Nella tabella costruita per il caso di specie, le righe rappresentano le componenti ed i fattori ambientali implicati (es. aria, fattori climatici, acqua, suolo e sottosuolo, ecc.), mentre nelle colonne sono riportate le azioni elementari in cui è stata scomposta l’attività di progetto, ovvero nelle fasi di coltivazione e gestione post chiusura. La matrice è di facile ed immediata lettura: ogni incrocio evidenziato rappresenta un potenziale impatto (positivo o negativo) tra il progetto e l’ambiente. Trattasi di una matrice di tipo qualitativo, ma che costituisce sicuramente uno strumento utile per l’identificazione metodica degli impatti ambientali. La previsione di questi ultimi costituisce la rappresentazione delle variazioni prevedibili delle singole componenti ambientali rispetto allo stato di qualità ambientale già descritto (condizione di riferimento). Le variazioni della qualità o della quantità della componente o del fattore ambientale, possono essere riferite, quando possibile, agli standard normativi, oppure ad indicatori ed indici ambientali, quando disponibili o costruibili. Tale variazione è espressa come significatività di un impatto, ovvero come “la capacità di generare alterazioni delle componenti ambientali, o del sistema ambientale nel suo complesso”. In accordo con le norme tecniche di attuazione della normativa regionale sulla VIA, è stato considerato un impatto non significativo quando, pur verificandosi, “non supera il valore di fondo delle variazioni di stato, le quali non sono percepite come modificazioni della qualità ambientale”. Laddove l’impatto sia stato ritenuto significativo, si è provveduto a approfondire la tematica per verificare una sua eventuale criticità nei confronti del contesto di riferimento. La presente trattazione fa riferimento esclusivo agli impatti specifici e connessi con lo stato attuale e lo stato modificato dalla realizzazione delle modifiche proposte, come in dettaglio descritte nella parte I del presente documento. 93 Impianto di Vada Matrice delle componenti ambientali-azioni Identificazione dei fattori di pressione ambientale considerati FASE DI EVOLUZIONE DEL PROGETTO VALUTAZIONE DELLO STATO ATTUALE VALUTAZIONE DELLO STATO CON LE MODIFICHE PROPOSTE COMPONENTI AMBIENTALI Aria Qualità dell'aria Deposizioni acide Clima acustico Radiazioni ionizzanti e non ionizzanti Fattori climatici Acqua Idrografia, idrologia e idraulica Bilancio idrogeologico Qualità acque Suolo e sottosuolo Morfologia e geomorfologia Idrogeologia Geologia e geotecnica Pericolosità geomorfologica e idraulica Geochimica Pedologia Uso del suolo Vegetazione e flora Fauna Specie floristiche Vegetazione Specie faunistiche Siti di importanza faunistica Ecosistemi Unità ecosistemiche Qualità ambientale unità ecosistemiche Paesaggio e patrimonio culturale Sistemi di paesaggio Patrimonio culturale naturale Patrimonio culturale antropico Qualità ambientale del paesaggio Assetto demografico Popolazione Struttura della popolazione Movimento naturale e sociale Distribuzione spaziale della popolazione Pendolarismo Assetto igienico-sanitario Assetto territoriale Stato sanitario della popolazione Benessere della popolazione Sistema insediativo Sistema infrastrutturale Sistema funzionale Assetto socio-economico Mercato del lavoro Attività industriali Attività commerciali e di servizio Attività turistiche Attività escursionistiche Attività zootecniche Attività forestali Attività agricole Attività pastorali 94 Impianto di Vada II.2.2 Impatti sulla matrice aria Gli unici impatti prevedibili sull’aria in ragione dell’attuazione del progetto sono riconducibili al traffico mezzi indotto dalla gestione d’impianto e al possibile incremento di emissioni diffuse e convogliate derivanti dalla gestione dei rifiuti stessi. Stima dell’incremento del flusso di traffico Il traffico veicolare ad oggi transitante nell’impianto può essere stimato complessivamente in circa 2.500 mezzi all’anno, per una media complessiva di circa 15 transiti giornalieri, corrispondenti a circa 2,1 transiti/ora. L’aumento dei flussi di ingresso ed in uscita dallo stabilimento, corrispondenti ai sopra riportati incrementi di quantitativi, comportano un aumento delle attività logistiche connesse alla fase di normale esercizio dello stabilimento industriale, pur non comportando alcun aumento del numero di mezzi contemporaneamente presenti all’interno dello stabilimento. I nuovi flussi comporteranno le seguenti quantità massime dei volumi di traffico indotto: 3.200 mezzi/anno in ingresso allo stabilimento (6.400 passaggi per il conferimento dei rifiuti), corrispondenti a circa 24,6 passaggi/giorno che, diluiti nelle 9 ore di attività dello stabilimento, corrispondono a circa 2,7 passaggi/ora; 1.600 mezzi/anno in uscita dallo stabilimento (1.600 passaggi per l’estrazione dei rifiuti prodotti) corrispondenti a circa 12,3 passaggi/giorno che, diluiti nelle 9 ore di attività dello stabilimento, corrispondono a circa 1,4 passaggi/ora; Considerando il contributo totale dei passaggi in entrata ed in uscita dallo stabilimento di Vada, si ottiene, per lo stato di progetto, un numero medio di passaggi/ora durante il periodo di attività dello stabilimento pari a 4,1 unità. I transiti che fanno riferimento alle strutture della società RECOL rimangono invariati Nella tabella seguente si evincono le variazioni del volume di traffico indotto sulla viabilità locale in seguito all’incremento di potenzialità di impianto: Valutazione dell’impatto del traffico indotto sulla qualità dell’aria L’incremento di due veicoli per ora appare poco significativo in termini di alterazione della qualità dell’aria, anche al livello locale. Tale valutazione appare maggiormente chiara se si confronta tale valore con quello di 400 veicoli/ora (cfr. paragrafo I.2.4) che è la stima di massimo utilizzo prevista per la nuova viabilità di accesso allo stabilimento. Inoltre, l’utilizzo della nuova viabilità permette di aggirare completamente l’abitato della località Polveroni, con effetto che l’incremento di traffico, seppur minimo, non va a pesare minimamente sull’abitato. Si evidenzia, inoltre, come l’introduzione dell’impianto di trattamento delle acque di prima pioggia permetta un consistente risparmio in termini di emissioni per il mancato 95 Impianto di Vada conferimento a terzi delle acque che vengono trattate localmente, stimando in un risparmio di ca. 280 viaggi all’anno. Valutazione dell’impatto sulla qualità dell’aria in conseguenza delle emissioni convogliate Le emissioni convogliate presenti nell’impianto sono quelle derivanti dalla captazione e trattamento dell’aria proveniente dal capannone ove vengono effettuati i trattamenti su tutti i rifiuti solidi. L’aria è trattata mediante una sezione depolverante e le parti organiche vengono eliminate mediante un biofiltro. Semestralmente vengono effettuate le analisi di autocontrollo, come previsto dall’autorizzazione. Di seguito, per la caratterizzazione del flusso si riportano le analisi effettuate per i punti emissivi E1, E2, E3 che si riferiscono all’impianto di omogeneizzazione e del punto G1, rappresentato dal generatore termico, per l’anno 2011. 96 Impianto di Vada Sia l’aumento del flusso di rifiuti che l’incremento della tipologia dei rifiuti da inviare al trattamento non modifica né la logistica né la tecnologia utilizzata per il trattamento. Pertanto, la qualità dell’aria in uscita dal biofiltro è attesa con una concentrazione dei singoli analiti del tutto corrispondente a quelli ad oggi monitorati. Siccome la logistica del trattamento rimarrà la stessa, ovvero il tempo necessario a compiere un ciclo di trattamento (ovvero il tempo a compiere la serie di trattamenti su un lotto di rifiuti solidi) rimarrà lo stesso, con l’aumento del flusso di rifiuti solidi al trattamento sarà necessario aumentare il tempo complessivo di utilizzo del capannone da un uso attuale pari a 1.700 ore ad un massimo complessivo di circa 2.200 ore. Pertanto, è possibile stabilire che il flusso di massa dei vari inquinanti rimarrà pressoché inalterato, aumentando solo le ore di emissione (pari a circa il 30%). Un aumento del 30% della quantità assoluta giornaliera di inquinanti immessi in atmosfera non appare in grado di essere percepita a livello locale. In particolare, tutti gli analiti monitorati, in particolare le polveri in uscita dal biofiltro, appaiono al di sotto di 1/10 del limite consentito in emissione. Pertanto, un aumento del 30% della quantità emessa giornalmente non appare in grado di modificare significativamente la qualità dell’aria complessiva né permettere una significativa alterazione della ricaduta locale dovuta alla attuale conduzione dell’impianto. Valutazione dell’impatto sulla qualità dell’aria in conseguenza delle emissioni diffuse e fuggitive Emissioni fuggitive Le emissioni fuggitive che possono essere individuate nell’impianto sono quelle eventualmente derivanti dalla sezione di trattamento dei rifiuti liquidi. Da tale sezione, infatti, possono essere potenzialmente liberate frazioni organiche leggere eventualmente presenti nei rifiuti a base oleosa sottoposti a trattamento. A questo proposito, la Ecomar ha posto in essere da tempo uno specifico sistema di manutenzione dei serbatoi e delle tubazioni atto a mantenere sempre in efficienza tutte le giunture presente nel complesso di tubazioni e serbatoi presenti. Inoltre, come evidenziato nella parte I, tutti gli sfiati dei serbatoi sono collegati ad un sistema di collettamento, a sua volta raccordato ad un impianto di trattamento a carboni attivi dell’aria fluente. Tale sistema di abbattimento è metodicamente controllato e mantenuto, come da Piano di Monitoraggio e Controllo. Pertanto, lo stato attuale, configurato con le mitigazioni sopra richiamate, definisce l’impatto delle emissioni fuggitive sulla qualità dell’aria come non significativo. Con il possibile aumento di flusso dei rifiuti liquidi non si ritiene possibile un aumento delle emissioni fuggitive; infatti, il maggior flusso di rifiuti liquidi aumenta solo la frequenza di ricambio dei liquidi nelle tubazioni e nei serbatoi. In ragione del fatto che le emissioni fuggitive, a parità di qualità di sostanze interessate, sono solitamente funzione delle pressioni interne alle tubazioni o serbatoi e dello stato di manutenzione delle strutture, e siccome non è previsto che tali caratteristiche varino nel tempo, l’aumento del flusso di rifiuti liquidi in ingresso al trattamento non fa prevedere un aumento significativo delle emissioni fuggitive, soprattutto con l’adeguamento della frequenza di manutenzione prevista per le strutture utilizzate in conseguenza dell’utilizzo maggiore. 97 Impianto di Vada Emissioni diffuse Tutti gli stoccaggi di rifiuti presenti all’interno dell’impianto sono in contenitori chiusi. L’unica manipolazione che viene fatta dei rifiuti solidi è all’interno del capannone ove è presente il sistema di captazione e trattamento dell’aria. Pertanto, il tema delle emissioni diffuse all’interno dello stabilimento Ecomar è da ritenersi non significativo. Al fine di mantenere questa logica di protezione, l’introduzione dell’attività di ricondizionamento (D14) -consistente nello confezionamento di colli di rifiuti omogenei dal loro imballo originale per essere poi rimballati in confezioni più capienti o alla rinfusa in mezzi idonei (es. cisterne se liquidi o vani di carico stagni se solidi) - è stata progettata per essere svolta tutta internamente al capannone. In tal modo, ogni potenziale dispersione di polvere o vapore viene captata e non dispersa nell’ambiente. D’altro canto, l’aumento di stoccaggio dei rifiuti (D15) eseguiti nell’impianto, anche in aree scoperte, è stata pianificata per essere eseguita solo con imballaggi stagni e non manipolabili con la finalità di garantire l’assenza di possibili dispersioni, così come previsto dalle MTD di riferimento, anche dovute alla presenza di eventi atmosferici intensi. Pertanto, l’effetto dell’introduzione dell’attività di ricondizionamento e dell’aumento degli stoccaggi con le cautele introdotte non fa ancora ritenere significativa l’influenza delle emissioni diffuse sul contesto in cui opera l’impianto Ecomar. II.2.2 Clima acustico Nel paragrafo II.1.2 è stata valutata la situazione acustica con l’operatività dello stabilimento entro i limiti di flusso di rifiuti stabiliti dall’autorizzazione vigente. Tale valutazione ha riconfermato, rispetto a quelle precedentemente sviluppate, una situazione acustica che rientra ampiamente nei limiti normativi. Al fine di determinare come l’applicazione delle modifiche di conduzione all’impianto impattino acusticamente sull’area e sulla base delle previsioni di incremento di traffico indotto, sviluppate nel paragrafo II.2.1, è stata sviluppata un’apposita valutazione previsionale. L’area di valutazione è stata estesa da quella di stretta pertinenza dell’impianto a quella ricomprendente anche l’agglomerato di Polveroni il quale, affacciandosi sulla viabilità stessa, va considerato come ricettore acustico sensibile. Per tenere conto di tale complessità, la valutazione è stata condotta con l’ausilio di un modello acustico. In relazione ai principali flussi legati alla fase di massimo carico dell’impianto in esame, risulta che il lieve incremento del traffico indotto sulle principali direttrici interessate (autostrada A12 e strada statale SS 1 Aurelia) non risulta significativo. Pertanto la valutazione è stata eseguita per stimare l’incremento del clima acustico dovuto all’aumento di traffico sulla sola viabilità locale limitrofa all’area sede dello stabilimento (Via Polveroni e via Per Rosignano), lungo la quale sono ubicati i ricettori maggiormente esposti alle emissioni sonore di Ecomar. Mentre rimandiamo all’allegato 12 per la consultazione del testo completo della valutazione, di seguito se ne riassumono i risultati. 98 Impianto di Vada Figura 45 – Livelli acustici previsionali in attuazione dell’aumento del flusso di traffico per e da lo stabilimento Ecomar Al fine di ottenere un stima cautelativa degli impatti, sono state effettuate delle ipotesi di lavoro peggiorative rispetto il reale contributo acustico delle sorgenti, quali ad esempio il considerare che: la propagazione sonora sia sempre sottovento rispetto la posizione dei punti di rilevazione; l’aumento di traffico stimato (pari a 2,0 passaggi/ora) si mantenga su tutto il periodo diurno e non solo sul periodo di reale attività dello stabilimento; A fronte dell’aumento previsto dei volumi di traffico in entrata ed uscita dallo stabilimento (+2,0 passaggi/ora nella fascia oraria di attività) dovuti all’aumento dei quantitativi trattati, tramite la simulazione acustica è stato verificato che l’emissione del rumore provocato dall’aumento del traffico veicolare sulla viabilità locale limitrofa allo stabilimento non comporta modifiche significative al clima acustico presente ai ricettori allo stato attuale che, come ricordato nella valutazione sviluppata per lo stato attuale, rispetta appieno i limiti normativi vigenti. Risulteranno quindi rispettati, anche allo stato di progetto, i limiti vigenti di immissione ed emissione assoluta e di immissione differenziale. Si può quindi affermare che l’aumento richiesto dei quantitativi autorizzati non influirà significativamente, nonostante le ipotesi cautelative adottate, sui livelli di rumorosità presenti ai ricettori maggiormente impattati. 99 Impianto di Vada II.2.2 Impatti sul clima I monitoraggi finora effettuati da Ecomar non hanno fatto rilevare alcuna variazione percepibile sul contesto climatico locale. Dall’esame effettuato delle modifiche da introdurre l’attività non si ritiene possibile nessuna alterazione. Infatti, anche il più diretto dei fattori possibili, ovvero le emissioni di gas climalteranti provenienti dagli scarichi del traffico indotto, pur con un lieve aumento non si ritiene significativo a modificare, sia localmente che in un raggio d’azione più ampio, il contesto climatico. II.2.3 Impatti sul sistema idrico Acque superficiali Non utilizzando nel processo significative quantità di risorsa idrica, l’impianto non ha uno scarico di acque di processo. Tuttavia, l’introduzione di un impianto di trattamento locale delle acque di prima pioggia ha permesso l’attivazione di uno scarico delle stesse, una volta depurate, nella fognatura presente nel comprensorio. Le acque di seconda pioggia, non contaminate, vengono invece scaricate nel fosso campestre, come previsto dall’AIA vigente. Il sistema di trattamento posto in essere, in vece della semplice raccolta delle acque di prima pioggia inviate al trattamento verso impianti terzi, è stato installato unitamente ad un miglioramento complessivo della rete di captazione delle acque di piazzale. Il sistema complessivo ottenuto è maggiormente robusto nel trattamento anche di flussi di picco ed è quindi idoneo a che gli eventuali residui presenti sulle aree di scorrimento siano captati e correttamente eliminati. Inoltre, l’efficacia dell’impianto di trattamento è metodicamente verificata mediante il monitoraggio previsto dall’apposito piano. Questo sistema è cautelativo anche in relazione alla qualità delle acque di seconda pioggia, le quali sono quindi innocuamente riversate nel fosso campestre attiguo all’impianto. Un sistema siffatto è oggi la migliore tecnologia disponibile al fine di ridurre l’impatto sulle acque superficiali sia del contesto locale che quelle afferenti all’impianto di depurazione ove venivano conferite nella precedente versione dell’impianto delle acque contaminate di prima pioggia. L’introduzione delle varianti proposte ha possibilità di agire sul sistema delle acque sia per l’aumento di traffico di veicoli in carico/scarico che per l’aumento di rifiuti stoccati, anche in zone scoperte. A questo proposito si considera che: se l’aumento di traffico interno all’impianto può portare un maggiore sporcamento delle superfici, queste sono costantemente mantenute attraverso la normale pulizia giornaliera. Inoltre, in caso di pioggia, l’impianto di trattamento è stato progettato per poter abbattere carichi significativi di inquinanti fino a valori che inverosimilmente possono trovarsi in acque di prima pioggia. Ciò comporta che l’effetto sul possibile peggioramento delle acque di prima pioggia dovuto all’aumento di flusso di rifiuti è agevolmente gestito mediante l’impianto di trattamento, salvaguardando così anche la qualità delle acque di seconda pioggia che vengono scaricate nel fosso campestre; l’aumento delle superfici di stoccaggio, soprattutto quelle nelle aree scoperte, può rappresentare potenzialmente un fattore di aggravio dello sporcamento delle superfici impermeabilizzate. D’altro canto, l’utilizzo di imballaggi stagni e non manipolabili nelle aree scoperte stesse, unitamente alla normale pulizia giornaliera 100 Impianto di Vada delle superfici e l’uso del sistema di captazione trattamento delle acque di prima pioggia, rappresenta una cautela definitiva che massimizza il contenimento dei rifiuti e dei loro residui nell’ambito dell’impianto stesso; l’esecuzione dello stoccaggio con imballaggi non resistenti agli agenti atmosferici nelle zone coperte da tettoia, così come l’esecuzione dell’attività di manipolazione degli imballaggi stessi per il ricondizionamento, effettuata nell’area coperta del capannone, permette anche in questo caso la minimizzazione dello sporcamento delle superfici esterne e quindi la probabilità di dispersione incontrollata dei residui dei rifiuti. Per le ragioni suesposte, si ritiene che sia nella gestione corrente che nel caso di applicazione delle modifiche illustrate nella parte I del presente documento, l’impatto sulle acque superficiali è da ritenersi non significativo. Acque sotterranee Come illustrato nella parte I del presente documento, l’impianto è attualmente oggetto di una messa in sicurezza operativa, installata a fronte di un’azione di caratterizzazione complessiva del sito. Al proposito, l’area d’impianto è stata allestita con tre piezometri che fanno parte della rete di captazione delle acque sotterranee. Tale rete forma un cono di depressione che impedisce la mobilità delle acque sotterranee costringendole alla captazione e al trattamento. Le acque captate sono gestite nell’impianto di trattamento delle acque di prima pioggia, a meno di quelle provenienti dal piezometro denominato “1” che viene conferito a terzi per il trattamento specifico. La qualità delle acque emunte è costantemente monitorata, anche al fine di verificare i progressi giunti in merito alla mitigazione delle fonti di inquinamento sotterranee. Il monitoraggio sta dimostrando una progressiva diminuzione delle concentrazioni di inquinanti a dimostrazione dell’efficacia delle azioni di contenimento poste in atto. Come illustrato nella documentazione specifica di caratterizzazione, tale inquinamento è imputabile ad una gestione remota del sito e non collegabile con quella attuale. D’altro canto, lo stabilimento Ecomar ha nel tempo applicato tutte le migliori tecnologie disponibili riferibili alle attività esercitate, non ultima la completa pavimentazione impermeabile delle aree di transito e lavorazione, impedendo di fatto la commistione tra le attività di superficie e il suolo/sottosuolo. L’area detta “ex Nazionale” è attualmente esclusa dall’operatività d’impianto nella parte attualmente non pavimentata. Anche le vasche di trattamento dei rifiuti solidi sono state realizzate e strutturate con rivestimento in acciaio per garantire isolamento, durata meccanica nel tempo e alle eventuali aggressioni chimiche attivate dai rifiuti. Allo stato della gestione attuale, quindi, l’impatto delle attività sulla matrice acque sotterranee può ritenersi non significativa e sotto controllo. L’implementazione delle modifiche previste, inoltre, non appare turbare tale equilibrio poiché: - l’aumento del flusso dei rifiuti in ingresso non comporta modifiche all’operatività corrente e non agisce alterando significativamente i sistemi di difesa del suolo; 101 Impianto di Vada - - il trattamento di nuovi codici rifiuto e l’attivazione dell’attività di ricondizionamento, nelle limitazioni imposte dalla Ecomar stessa alla pratica di miscelazione, non comporta l’attivazione di nuovi fenomeni di attacco della pavimentazione o isolamento delle vasche, le quali sono costantemente monitorate e mantenute; l’utilizzo alternato della vasca n.5 per la gestione di rifiuti equivalenti per le attività in D15 e R13 non appare ledere, anche nel tempo, l’efficacia dei sistemi di contenimento, a patto di mantenere attivo il costante monitoraggio sulle condizioni di usura della vasca e la sua idonea manutenzione. Tuttavia, come evidenziato anche nel paragrafo dedicato alla matrice suolo/sottosuolo, è da ritenersi che le strutture di contenimento e protezione siano sottoposte all’uso più intenso; da ciò discende che al fine di mantenere nel tempo l’originale efficacia, le stesse devono essere soggette ad una manutenzione più frequente. Uso della risorsa idrica Nell’anno 2011, l’utilizzo annuale di acqua è stato quantificato in circa 1.160 m3, tutto approvvigionato dall’acquedotto pubblico. Tale quantitativo è stato consumato per usi civili, ca. 120 m3, e la rimanente parte per usi industriali (diluizione agenti per l’inertizzazione dei rifiuti solidi e per il trattamento dei rifiuti liquidi). L’avvio dell’impianto di trattamento delle acque derivanti dai piezometri ha permesso il riutilizzo interno all’impianto delle acque trattate come acque ad uso industriale. Pertanto, la nuova fonte di approvvigionamento sopra descritta permetterà, pur in un previsto raddoppio del consumo di acqua (ca. 2.000 m3), di non utilizzare risorsa idrica di qualità e addirittura di sgravare l’acquedotto esistente da un consumo non civile. II.2.4 Impatti sul suolo e sottosuolo Come è stato già descritto nei paragrafi precedenti, ed in particolare per la protezione delle acque sotterranee, l’impianto è dotato di tutte le strutture per un ottimale contenimento degli eventuali residui lasciati in loco dai rifiuti in transito. Sono infatti applicate tutte le migliori tecnologie disponibili suggerite dalla letteratura tecnica di riferimento. In particolare, sia l’intera pavimentazione impermeabile in calcestruzzo, la protezione delle vasche di trattamento dei rifiuti solidi, la presenza di bacini di contenimento per ognuno dei serbatoi e la dotazione per l’intero stabilimento di una rete di captazione e trattamento delle acque di prima pioggia fanno si che l’intera attività sia isolata dalla matrice suolo/sottosuolo. Inoltre, la stessa matrice è oggetto di particolare attenzione a seguito dell’attivazione della messa in sicurezza operativa, la quale rappresenta un ulteriore barriera e un potente strumento di monitoraggio dell’efficacia del contenimento. Tali strutture risultano sicuramente efficaci anche nella previsione di potenziamento dell’impianto. Infatti, l’attuazione delle modifiche previste solleciterà le strutture impiantistiche in termini qualitativamente equivalenti rispetto alla soluzione attuale poiché 102 Impianto di Vada non è prevista l’introduzione di nuove tecnologie, operazioni o rifiuti che alterino l’interazione rifiuto-struttura in maniera diversa; le sollecitazioni saranno invece da considerarsi quantitative, ovvero legate all’uso più intenso delle strutture che, pur efficaci per i singoli trattamenti e operazioni, dovranno essere sottoposte a manutenzioni ordinarie più frequenti per mantenere l’attuale isolamento della struttura con il suolo e il sottosuolo. II.2.5 Consumo di risorse ed energia Di seguito si riportano i dati di consumo di risorse energetiche, di acqua e di chemicals per l’impianto, sia misurati nello stato delle attività attuali (dai anno 2011) che i quantitativi stimati in applicazione delle modifiche proposte (supponendo la saturazione dell’impianto). Tipo di risorsa Energia Elettrica Carburante gas Energia Acqua Chemicals Acqua Calce Cloruro ferrico disemulsiuonante polielettrolita ipoclorito bentonite Solfuro di sodio Soda caustica cemento Stato attuale 242 MWh 14 m3 1111 m3 Stato modificato dell’impianto 300 MWh 20 m3 4000 m3 1160 m3 28 t 61 t 8t 7,2 t 8,2 t 138 t 26 t 23 t 42 t 2.000 m3 40 t 120 t 12 t 14 t 8t 290 t 40 t 40 t 60 t Note Utilizzata per l’alimentazione di utilities, illuminazione e uffici Utilizzato per la movimentazione interna Utilizzato per la produzione di vapore nel processo di trattamento dei rifiuti liquidi Utilizzata prevalentemente per uso industriale Utilizzata nel ciclo di trattamento dei rifiuti solidi Utilizzato nel processo di trattamento dei rifiuti liquidi Utilizzato nel processo di trattamento dei rifiuti liquidi Utilizzato nel processo di trattamento dei rifiuti liquidi Utilizzato nell’impianto di trattamento acque di prima pioggia Utilizzata nel ciclo di trattamento dei rifiuti solidi Utilizzata nel ciclo di trattamento dei rifiuti solidi Utilizzata nel ciclo di trattamento dei rifiuti solidi Utilizzata nel ciclo di trattamento dei rifiuti solidi I quantitativi di energia elettrica e carburante non subiranno particolari modifiche. I consumi di acqua diminuiranno drasticamente in relazione all’uso come acqua industriale l’acqua dei piezometri della MISO, opportunamente trattate. I chemicals subiranno un aumento nel consumo proporzionalmente all’aumento previsto per l’avvio al trattamento dei rifiuti liquidi e solidi in ingresso all’impianto. II.2.6 Analisi degli impatti sulla vegetazione, flora, fauna e ecosistemi L’analisi del contesto territoriale in cui è insediato l’impianto mostra chiaramente come l’attività stessa non abbia possibilità di impattare significativamente, né direttamente né indirettamente gli insiemi vegetativi, la flora, la fauna e gli ecosistemi presenti sul territorio ma non limitrofi all’impianto. D’altronde, l’impianto stesso si colloca in un’area ampiamente urbanizzata e industrializzata (Impianto Solvay, zona artigianale “Le Morelline”) e il contributo delle attività svolte in Ecomar appare decisamente non significativo. Per le stesse ragioni riguardanti il contesto delle attività presenti nell’area, la non significatività di contributo appare evidente anche considerando l’impianto nella configurazione prevista dall’implementazione delle modifiche proposte. 103 Impianto di Vada II.2.7 Analisi dell’impatto sull’assetto igienico sanitario Il monitoraggio ambientale fino ad oggi sviluppato da Ecomar non ha mostrato indizi che l’attività esercitata abbia avuto o abbia tuttora un impatto sulla salute della popolazione residente nel contesto in cui è inserito l’impianto. D’altro canto, l’applicazione di tutte le migliori tecnologie disponibili di riferimento per l’impianto e del relativo monitoraggio garantisce una solida attività di prevenzione dal verificarsi di anomalie che possano causare interferenze tra l’impianto e l’ambiente circostante. Non ultimo si cita l’attivazione della messa in sicurezza operativa -per la quale è stato stabilito una non connessione tra l’inquinamento riscontrato e l’attività odierna del sito- la quale è ulteriore garanzia di protezione dalle possibili influenze dell’impianto sull’ambiente circostante. In virtù del fatto che non sono previste modifiche strutturali o azioni che possano ledere l’efficacia dei sistemi di contenimento oggi attivi, l’aumento dei flussi di rifiuti proposti e da inviare allo stoccaggio o al trattamento fa prevedere il perdurare di tale situazione di equilibrio. Lo dimostrano chiaramente le verifiche effettuate sulle singole matrici ambientali (aria, acqua, clima acustico e suolo/sottosuolo), le quali dimostrano come le modifiche apportate non influiscono significativamente sul contesto ambientale e quindi anche su quello igienico-sanitario. II.2.8 Impatti sul paesaggio Preso atto dell’esistenza dell’impianto nel contesto in cui opera, peraltro, come già evidenziato, in un’area ove sono presenti attività industriali e artigianali, si considera che l’implementazione delle modifiche proposte non modifica l’assetto paesaggistico poiché non verranno realizzate nuove strutture o richieste modifiche impiantistiche all’assetto attuale. II.2.9 Considerazioni sulla sicurezza dell’impianto Atteso che l’impianto non rientra nell’ambito di applicazione della cosiddetta Direttiva Seveso, le sole condizioni di emergenza prevedibili per l’impianto sono quelle relative all’eventuale perdita di rifiuti. Tale evento, pur improbabile, va parametrato con i dispositivi di contenimento presenti per l’impianto. Infatti, considerando che: il suolo è totalmente protetto dall’impermeabilizzazione in calcestruzzo; le vasche di trattamento dei rifiuti sono isolate dal sottosuolo e rinforzate in acciaio contro l’usura e l’attacco chimico; tutti i serbatoi sono dotati di bacino di contenimento; la gestione dei solidi polverulenti avviene solo all’interno del capannone, dotato di sistema di captazione e trattamento dell’aria; l’intera superficie ove avvengono le operazioni è dotata di un sistema di captazione e trattamento delle acque dilavanti; che gli stoccaggi sono differenziati per tipologia di rifiuto e di tipo d’imballaggio; che le operazioni di trattamento dei rifiuti avvengono a seguito di verifiche di compatibilità analitica; è possibile stabilire che esistono nell’impianto i dispositivi e le procedure per minimizzare le possibilità eventi incidentali e che, eventualmente, accaduti, i sistemi di protezione passivi sono in grado di fornire comunque un contenimento dei rifiuti fino all’avvenuta bonifica della 104 Impianto di Vada superficie, consistente nel prelievo del rifiuto con mezzi meccanici (se solido) o con l’assorbimento da parte di materiale idoneo (es. bentonite, se il rifiuto è liquido) e nel suo avvio al definitivo smaltimento. II.2.10 Conclusioni L’analisi degli impatti eseguita ha permesso di analizzare nel dettaglio le possibili interazioni tra le attività esercitate nello stabilimento e il contesto ambientale in cui questo si inserisce. Gli impatti attesi sono stati analizzati anche a seguito delle modifiche proposte all’attività corrente. Infine, sono stati considerati anche eventuali condizioni di emergenza. I risultati di tale analisi permettono di stabilire che le attività oggi esercite e l’organizzazione impiantistica proposta a modifica dello stato attuale non influiscano significativamente sullo stato ambientale e sull’assetto igienico sanitario del contesto di riferimento. Per tale conclusione gioca un ruolo fondamentale l’applicazione di tutte le migliori tecnologie disponibili da parte di Ecomar; tali accorgimenti hanno permesso di confinare completamente le attività nell’ambito dello stabilimento stesso, non lasciando che questo possa interagire, né con fenomeni di trasmissione chimica né fisica, verso l’esterno. Oltre le misure fisiche di contenimento, sono da segnalare anche gli accorgimenti logistici posti in essere nella gestione dei rifiuti e le misure di monitoraggio, oggi affinate e migliorate, le quali hanno tradotto nel passato e tradurranno in termini numerici nella nuova gestione le considerazioni quali-quantitative sviluppate in quest’analisi. Anche gli effetti indiretti indotti appaiono assai limitati; infatti, il significativo incremento del flusso di rifiuti non appare, a seguito dell’analisi, in grado di ledere il contesto esterno anche grazie ad un notevole miglioramento della viabilità esterna che ne garantisce l’estraneità rispetto all’abitato di Polveroni. Infine, a completamento di tale sintesi, si cita l’attivazione nel sito della messa in sicurezza operativa delle acque sotterranee. Tale misura, per la quale è stata stabilita l’estraneità della gestione di Ecomar in relazione all’inquinamento presente, permette di disinquinare progressivamente la matrice oggi compromessa e fungere da ulteriore elemento di protezione del suolo/sottosuolo. 105 Impianto di Vada Parte III – Documentazione inerente le modifiche alla AIA In questo capitolo si intendono dare le informazioni richieste dalla normativa al fine del rilascio della nuova Autorizzazione Integrata Ambientale per l’impianto di Ecomar in seguito alla valutazione positiva delle modifiche proposte. Le informazioni qui contenute seguono le indicazioni pubblicate dalla Regione Toscana in merito alla presentazione della documentazione finalizzate al rilascio della AIA. Alla data di presentazione di questa documentazione tecnica, la Ecomar Italia S.p.A. è in possesso di una AIA in qualità di gestore di impianto e rilasciata con Atto Dirigenziale n. 260 del 30/10/2007 e successive modificazioni. Il progetto di cui trattasi è da considerarsi una modifica sostanziale rispetto a quello già autorizzato; pertanto, per brevità e chiarezza, in questo capitolo si intendono richiamate tutte le informazioni già agli atti dell’Amministrazione Provinciale e presentate ai fini dell’istruttoria per il rilascio dell’autorizzazione sopra indicata. Di contro, in questa sezione, si riportano in maniera esplicita solamente le informazioni aggiuntive o modificate rispetto a quelle già note. Le schede tecniche riassuntive proprie dell’impianto allo stato attuale sono riportate nell’Allegato 12. III.1 Inquadramento urbanistico e territoriale dell’impianto IPPC Come è possibile evincere dall’analisi del progetto di cui al Capitolo I, la realizzazione delle modifiche proposte non implica nessuna variazione del suo inquadramento urbanistico e territoriale. III.2 Ciclo produttivo Per un’estensiva analisi del ciclo produttivo svolto all’interno del sito si rimanda ai seguenti paragrafi del presente documento: I.2.3 - Descrizione delle attività attualmente esercitate nell’impianto; I.3 – Descrizione delle modifiche da apportare all’autorizzazione vigente. III.3 Produzione e consumo di energia Nell’impianto non è prevista nessuna produzione di energia. Il consumo di energia è dovuto essenzialmente all’alimentazione dei locali ufficio e delle utilities presenti nell’impianto. La stima del consumo complessivo attuale e futura è quella riportata nel paragrafo II.2.5. III.4 Emissioni III.4.1 Emissioni in atmosfera I punti emissivi non vengono variati dalle modifiche proposte. Per le ragioni indicate nel paragrafo II.2.2, non si ritiene che la qualità delle emissioni vari significativamente rispetto ai 106 Impianto di Vada valori fino ad oggi monitorati. Pertanto, i valori limite fissati si ritengono fin d’ora rispettati anche a seguito dell’applicazione delle modifiche proposte. III.4.2 Scarichi idrici L’attivazione dell’impianto di trattamento delle acque di prima pioggia e delle acque dei piezometri ha fatto attivare lo scarico in fognatura delle acque depurate, a meno di quelle riutilizzate internamente come acqua industriale. L’analisi dettagliata dell’impianto è riportata nel paragrafo I.2.4 e lo schema della rete attuale, che non sarà oggetto di modifiche, è quella riportata nell’Allegato 6. III.4.3 Emissioni sonore Per tale aspetto si rimanda all’esame dell’Allegato 11 per lo stato attuale e all’Allegato 13 per l’analisi della variazione dello stato acustico in applicazione delle modifiche proposte. III.5 Sistemi di contenimento e abbattimento I sistemi di contenimento e abbattimento degli inquinanti già presenti non saranno oggetto di modifica. Tuttavia, per il maggior uso richiesto dal trattamento di un maggior quantitativo di rifiuti è prevista l’attuazione di un programma di manutenzione che aumenterà la frequenza di intervento III.6 Bonifiche Il sito è attualmente oggetto di una messa in sicurezza operativa delle acque sotterranee, come ampiamente descritto nel paragrafo I.2.4.2. III.7 Rischio di incidente rilevante L’impianto non rientra nell’applicazione della normativa inerente il rischio di incidente rilevante. A fini cautelativi, Ecomar ha predisposto un monitoraggio in continuo al fine di gestire gli accessi delle varie tipologie di rifiuti in modo da non superare le soglie previste dalla norma (cfr. paragrafo I.2.4.3). III.8 Piano di monitoraggio e controllo Il piano di monitoraggio e controllo aggiornato anche in previsione dell’applicazione delle modifiche proposte è riportato nell’Allegato 9. 107 Impianto di Vada III.9 Valutazione integrata dell’inquinamento Al proposito si rimanda alla più dettagliata verifica degli impatti ambientali effettuata per lo stato attuale e quello a seguito delle modifiche proposte nella parte II del presente documento. 108 Impianto di Vada ALLEGATI Allegato TITOLO 1 Autorizzazione Integrata Ambientale vigente (A.D. n.260 del 30 ottobre 2007 e s.m.i.) 2 Planimetria funzionale dell’impianto – stato attuale 2 bis Planimetria funzionale dell’impianto – stato modificato 3 Documento aggiornato riportante i criteri di miscelazione utilizzati per il trattamento dei rifiuti 4 Rete di captazione delle acque meteoriche e impianto di trattamento 5 Certificato di Prevenzione Incendi vigente 6 Planimetria d’impianto con indicazione dei sondaggi geognostici effettuati 7 Configurazione della messa in sicurezza operativa 8 Piano di monitoraggio e controllo 9 Elenco dei rifiuti aggiornato a seguito delle modifiche richieste e relativo ciclo di gestione 10 Valutazione di impatto acustico 11 Valutazione previsionale di impatto acustico 12 Schede conoscitive dell’impianto a seguito dell’applicazione delle modifiche proposte 109