LA NEVROSI DI SABA: UN COMPLESSO DI EDIPO MAI RISOLTO
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LA NEVROSI DI SABA: UN COMPLESSO DI EDIPO MAI RISOLTO
La nevrosi di saba: un complesso di edipo mai risolto Indice * Premessa * Introduzione * Capitolo 1: La biografia di Umberto Saba * Capitolo 2: La metrica e l’innovazione di Saba * Capitolo 3: Trieste e la sua storia * Capitolo 4: Saba e le teorie Freudiane - Paragrafo 4.1: La psicoanalisi - Paragrafo 4.2: Io, Es e Super-Io - Paragrafo 4.3: Il complesso di Edipo - Paragrafo 4.4: La nevrosi Premessa Il suggerimento per la stesura della tesina ci è stato molto utile, in quanto abbiamo interpretato il verso “Ode la voce che viene dalle cose e dal profondo” come una necessità del poeta di ricercare dentro di sé le cause del suo disagio interiore ma anche uno stimolo per incamminarsi verso la guarigione. La nostra scelta, inoltre, è ricaduta sul seguente argomento per il fatto che nutriamo grande passione e interesse per la psicologia. Introduzione Il nostro percorso di studio ha inizio con la vita di Saba. Ne abbiamo analizzato i rapporti famigliari, soffermandoci sull’importanza che la balia ha avuto nella vita del poeta. Quindi ci siamo soffermate sui rapporti culturali di Saba con autori come D’Annunzio, Montale e Leopardi. Il punto focale della nostra tesi è la psicoanalisi: siamo partite dagli scritti di Freud, da cui abbiamo estratto e rielaborato le definizioni base e le descrizioni di alcuni fenomeni psicoanalitici al fine di rendere più comprensibili i concetti successivi, concludendo con la spiegazione circa la natura psicoanalitica della nevrosi di Saba. Ci teniamo, inoltre, a sottolineare che abbiamo strutturato la tesina collegando tra loro tutti gli argomenti trattati. Capitolo 1: La biografia di Umberto Saba Umberto Saba nacque a Trieste durante il dominio dell’impero austroungarico, il 9 Marzo del 1883, figlio di Ugo Edoardo Poli, commerciante veneziano di nobile famiglia, e di Felicita Rachele Cohen, un’ebrea triestina. Saba non ebbe mai una figura paterna perché Ugo Poli abbandonò la moglie prima che suo figlio nascesse. A causa della privazione di una delle due figure genitoriali e della mancanza d’affetto da parte della madre, visse un’infanzia malinconica. L’unico affetto che ricevette fu quello da parte di Gioseffa Gabrovich Schabar conosciuta anche come Peppa Sabaz, la sua balia, dalla nascita fino all'età di tre anni.La donna, avendo perso un figlio, riversò tutto il suo amore sul piccolo Umberto che nelle sue poesie la soprannominava “madre di gioia” e adottò lo pseudonimo Saba in suo onore. Fu solo all’età di tre anni che la madre decise, per gelosia, di rivolerlo con sé. Dopo aver concluso gli studi, cominciò a scrivere le sue prime raccolte poetiche tra cui “Poesie” e “Trieste e una donna”,composte rispettivamente nel 1911 e nel 1912. Nel 1911 sposa con rito ebraico Carolina Wölfer, la Lina delle sue poesie, che fu per Saba una figura materna in grado di dargli il mancato affetto della madre. Nell’anno successivo nacque sua figlia Linuccia. Nel 1918 fu ricoverato nell’ospedale militare di Milano a seguito delle sue crisi psicologiche, analizzate da un allievo di Freud chiamato Friedrich Nietzsche. Nel 1921 venne pubblicata la prima edizione de “Il canzoniere” che riscosse un gran successo. Tra il 1929 e il 1931, a causa di una crisi nevrotica intensa, decise di seguire una cura a Trieste presso Edoardo Weiss. Nel 1938 fu costretto a nascondersi a causa delle leggi razziali, aiutato da Eugenio Montale. Dopo la pubblicazione di “Ultime cose”, nel 1945, curò una nuova edizione de “Il canzoniere” su cui continuò a lavorare fino alla sua morte avvenuta nel 1957 a Gorizia. Capitolo 2: La metrica e l’innovazione di Saba Saba utilizzava nelle sue poesie una metrica fissa e orecchiabile, un lessico molto composto, parole comuni, ma anche parole dialettali. La sintassi dei suoi componimenti poteva passare da un tono colloquiale ad un tono formale. Le forme metriche da lui adottate sono principalmente tradizionali: esempi sono la canzone e il sonetto, il verso tradizionale e l'uso dell'enjambement. Saba utilizzava molto la tecnica della frantumazione del verso: un elemento caratteristico dei poeti del ‘900 che sottolinea la vicinanza dell’autore ai suoi colleghi contemporanei. Nelle sue opere, Saba utilizza sia un linguaggio semplice, che la lingua della tradizione letteraria ottocentesca. I temi dell’amore e della quotidianità sono sovrapposti a quelli del dolore, della sofferenza e soprattutto della sua nevrosi. La diversità della poesia di Saba è incentrata sul linguaggio e sulle tematiche: egli, infatti, come tema centrale delle sue poesie utilizza la moglie ma anche animali. Umberto Saba è, quindi, considerato un innovatore della poesia italiana poiché è il primo a rifiutare la poesia solenne e sublime e a scegliere parole semplici appartenenti a un registro linguistico basso e quotidiano: egli è il primo a rifiutare le innovazioni stilistiche del Novecento come il verso libero e la parola pura ed evocatrice. Capitolo 3: Trieste e la sua storia La città di Trieste nacque come piccolo centro abitato in epoca preromana acquisendo caratteri urbani con il dominio romano. Subì varie dominazioni e appartenne anche al dominio della casa d'Asburgo. Fra il Settecento e l'Ottocento, sotto l'impero Austro-Ungarico, Trieste visse il suo periodo di massimo splendore grazie alla istituzione del porto franco, ovvero un porto nel quale le merci erano introdotte senza il pagamento di dogane o dazi: grazie ad esso, Trieste divenne una città cosmopolita, plurilinguistica, plurireligiosa e vi nacque la borghesia mercantile, arricchita grazie al commercio marittimo. In questo periodo a Trieste si parlava l'italiano colto, studiato sulla letteratura, e l'italiano veneto, derivato dal dialetto triestino. Dal 1861 e il 1918, l'impero austriaco favorì l'importanza di Trieste cercando di renderla la città principale dell'impero per non perdere il porto franco e con esso l'unico accesso al mare. In questo periodo i governi austriaci attuarono una politica di centralizzazione del potere a Vienna ed iniziarono ad emanare direttive italofobe come il divieto di insegnare l'italiano nelle scuole triestine, la riduzione dell'immigrazione italiana rispetto a quella slava e l'espulsione di immigrati italiani con la cittadinanza del regno d'Italia. Tutte queste direttive a danno della comunità italiana di Trieste portarono alla diffusione delle idee irredentiste tra gli italiani di Trieste. Così, nel 1918, con il termine della prima guerra mondiale, la città di Trieste fu annessa all'Italia in senso geopolitico: solo nel 1920, con il trattato di Rapallo, fu annessa formalmente. Dopo l'annessione, i cittadini slavi abbandonarono la città a causa del teso clima culturale e politico. Con l'avanzare del fascismo, infatti, furono compiuti atti e furono emanate direttive antislave come il divieto dell'insegnamento dello slavo nelle scuole e l'italianizzazione dei cognomi e nomi di origine slava nei confronti degli slavi di Trieste, come vendetta dei torti subiti con la dominazione austriaca. I governi italiani, inoltre, mandarono gli insegnanti affetti da tubercolosi ad insegnare in Slovenia, diffondendola in questo modo tra i bambini slavi. Ciò portò alla ribellione armata degli slavi e attentati da parte della TIGR, un’organizzazione indipendentista e terrorista slovena. Nel 1936, con l'emanazione delle leggi razziali, furono costruiti campi di concentramento al confine tra Italia e Slovenia, dove furono internati molti slavi. Nel 1943 Trieste fu occupata dai tedeschi, ottenendo la liberazione solo nel 1945. In seguito, fu occupata dagli slavi fino al 1947, con la stipulazione degli accordi di Parigi. Nel 1867 Trieste divenne capoluogo della regione a statuto speciale del Friuli Venezia Giulia. Capitolo 4: Saba e le teorie Freudiane Prima di poter analizzare la nevrosi di Saba, occorre introdurre quattro argomenti fondamentali al fine di poter capire al meglio ciò di cui parleremo. Essi sono: il concetto di psicoanalisi; la differenza tra Io, Es e Super-Io; il complesso di Edipo; la spiegazione di nevrosi e la sua natura inconscia. Paragrafo 4.1: La psicoanalisi Il termine psicoanalisi fu inventato nel XX secolo e deriva dall’unione delle parole psiche e analisi. Il primo è un lemma greco che inizialmente significava "anima" e successivamente acquisì il significato di "mente". Fin qui, l’accezione della parola psicoanalisi sarebbe “Analisi della mente” ma, studiando il termine analisi, le si può attribuire un significato più esteso. Analisi, infatti, è un lemma formato dalla preposizione greca ana-, il cui significato è "in parti uguali", e -lisi, che significa "sciogliere". Il significato letterale del termine è, quindi,"indagine delle singole parti costitutive di quel che anima l'uomo". Freud utilizzava la parola psicoanalisi per indicare il metodo d’analisi dei processi psichici, la tecnica di cura delle malattie mentali e la teoria circa struttura e funzionamento della mente elaborati da lui stesso in seguito alla scoperta dell'inconscio. La psicoanalisi non può essere definita introspettiva, dato il fatto che l'introspezione implica un ruolo attivo dell'osservatore. Nella psicoanalisi, contrariamente, il soggetto deve lasciarsi andare al flusso dei pensieri che gli corrono nella mente al fine di far emergere immagini dall’inconscio. Questa tecnica è quella delle libere associazioni e in psicoanalisi è fondamentale per arrivare ai pensieri inconsci. Al soggetto, infatti, è richiesto di lasciarsi andare, raccontando ogni cosa gli venga in mente, compresi i pensieri che ritiene inutili, spiacevoli o imbarazzanti. Il compito dell'analista è quello di prestare un'attenzione superficiale, senza concentrarsi sui particolari; così facendo può riuscire a catturare nel discorso del soggetto le espressioni inconsuete o perturbanti, segnali di un altro discorso inconscio. Egli, quindi, interpreta le situazioni del narratore e mette in evidenza significati che rivelano desideri e rappresentazioni inconsci. La terapia punta alla consapevolezza del soggetto circa i suoi processi inconsci: la presa di coscienza, infatti, porta allo scioglimento del conflitto inconscio e, di conseguenza, alla scomparsa delle nevrosi da esso derivate. Paragrafo 4.2: Io, Es e Super-Io Io, Es e Super-Io sono le tre istanze psichiche che governano la nostra mente: l’Es è la sede dell'irrazionale, del caos, dell'istinto scaturito dalla ricerca del piacere e ci spinge ad agire seguendo i nostri bisogni, senza porci alcun limite; nel Super-Io, invece, troviamo tutte le convenzioni sociali che ci portano ad agire in modo moralmente corretto, impedendo il raggiungimento di ciò che l'Es vorrebbe. L’Io, quindi, funge da intermediario tra Es e Super-Io, cercando un compromesso fra i due e agendo in base all'ordine reale delle cose. Esso, inoltre, è la manifestazione più vera di noi stessi. Per trovare il suddetto compromesso, il cervello utilizza i cosiddetti “meccanismi di difesa”: il più importante è quello di rimozione. Per parlare del meccanismo di rimozione, però, occorre prima introdurre un concetto fondamentale in psicologia, ovvero la differenza tra conscio e inconscio: il primo riguarda tutto ciò di cui siamo coscienti o, semplicemente, ciò che possiamo portare alla memoria tramite un piccolo sforzo; il secondo, al contrario, è una memoria più profonda alla quale non si ha un accesso diretto. Durante la rimozione, l’Io colloca nell’inconscio tutti i desideri che non possono essere attuati perché non seguono le regole o perché possono recare danno. Quando la rimozione è solo parziale, il desiderio diventa troppo forte e l’Io diminuisce la forza utilizzata per rimuoverlo, facendo fuoriuscire i sintomi delle malattie psichiche. Paragrafo 4.3: Il complesso di Edipo In psicoanalisi con il termine “complesso” si indica un insieme di immagini, desideri e sentimenti che sono del tutto o in parte inconsci ed influiscono rilevantemente sulla vita psicoaffettiva di un individuo. Il termine fu introdotto da Jung durante gli studi circa l'associazione mentale la quale consisteva nel far associare parole al soggetto partendo da una parola introduttrice: se la parola richiama uno o più complessi che lo coinvolgono emotivamente, allora egli allungherà il tempo di risposta. Il complesso di Edipo, il cui nome deriva dalla tragedia intitolata “Edipo re di Sofocle”, tratta la modalità con cui il bambino organizza inconsciamente la relazione tra sé stesso, padre e madre. Esso ha inizio con il desiderio inconscio per il genitore del sesso opposto: il bambino maschio mostra possessività nei confronti della madre e, in seguito, la voglia, anch’essa inconscia, di uccidere il padre. Con il tempo il bambino impara a sopportare la frustrazione e, attraverso l’identificazione con il genitore dello stesso sesso, supera il complesso edipico. Questo processo avviene nell’individuo sano, in cui si forma il Super-Io che blocca le istanze distruttrici dell’Es. Nell’individuo nevrotico, al contrario, si ha un conflitto circa la decisione se identificarsi nel genitore dell'altro sesso o averlo come oggetto d'amore; in quello perverso, invece, prevale l'identificazione nel genitore dell'altro sesso. Secondo Freud, essendo l’acquisizione dell’identità sessuale in rapporto al fallo, il complesso di Edipo avviene in ambo i sessi. Al contrario, Jung ipotizzò per le donne uno specifico complesso di Elettra. Paragrafo 4.4: La nevrosi Secondo Freud, la nevrosi è quella malattia mentale la cui causa è del tutto psichica e, quindi, che non può essere spiegata basandosi su disturbi o lesioni organiche. Per spiegare l’origine della nevrosi è fondamentale prendere in considerazione la libido, ovvero l’energia pulsionale radicata nell’Es, e osservare verso quale oggetto è diretta. Generalmente, le nevrosi hanno origine da un’ostacolazione della libido che non può trovare soddisfazione nell’oggetto in questione. Freud definisce “processo primario” la tendenza a dare libero e immediato soddisfacimento alle pulsioni, mentre attribuisce l’appellativo di “processo secondario” alla tendenza, imposta dall’ambiente esterno al soggetto, di deviare il flusso dell’eccitamento verso altri oggetti. Secondo una teoria generale, quindi, la nevrosi nasce dal conflitto tra pulsioni sessuali e pulsioni dell’Io, che corrispondono rispettivamente al processo primario e quello secondario. Concretamente, invece, possiamo dire che la nevrosi sorge nei casi in cui il conflitto edipico non viene risolto tramite l’identificazione del bambino con la figura del genitore dello stesso sesso. Il complesso di Edipo, infatti, rappresenta la struttura psichica in cui si organizzano i sentimenti amorosi e ostili che il fanciullo nutre verso i genitori e dal cui superamento dipende, secondo Freud, il futuro profilo psicologico del soggetto. La scelta dell’oggetto in età adulta, infatti, deriva dalla modalità con la quale egli supera il complesso. Freud ritiene che questo complesso sia universale e vari studi ne dimostrano la presenza anche in culture in cui non è presente il predominio della famiglia coniugale. Secondo le teorie della psicoanalisi, quando nell’individuo non vi è la risoluzione del complesso di Edipo, si forma in lui un conflitto tra tutte le nevrosi e comporta l’alterazione dell’affettività e della sessualità: l’uomo, per esempio, potrebbe acquisire una personalità femminile,idealizzando l’immagine femminile a tal punto da non accettare un rapporto erotico-sessuale con un individuo del sesso opposto; mentre la donna, potrebbe presentare una paura inibitrice verso il sesso maschile, oppure scegliere un uomo più anziano quale sostituto della figura paterna. Sapendo i concetti base della psicologia, possiamo ora capire che la nevrosi di Saba deriva completamente dall’esperienza d’abbandono vissuta nella sua infanzia. La mancanza della figura paterna e il rifiuto della madre di occuparsi di lui hanno scatenato un conflitto inconscio e comportato alla sua mancata identificazione in uno dei due genitori. Il suo conflitto consisteva, come in tutti gli individui nevrotici, nell’indecisione tra l’identificarsi nel genitore dell'altro sesso o il possederlo come oggetto d'amore. Questa indecisione era dovuta alla presenza di sole figure femminili nella vita del bambino. Essendo la balia il suo unico punto di riferimento, Saba trasferì il suo desiderio incestuoso su di lei. A quel punto la madre, tornando ad occuparsi di lui, creò un distacco tra il bambino e la sua balia. Questo distacco comportò il non superamento del complesso edipico e, allo stesso tempo, la nascita nel fanciullo di un risentimento verso la madre che lo separò dal suo unico oggetto d’amore. Lei, infatti, prese il posto del padre nella funzione del complesso, diventando l’oggetto da eliminare per raggiungere il desiderio di unirsi con colei che il bambino credeva inconsciamente fosse sua madre, ovvero la balia. Saba, non essendosi mai identificato in nessuna delle figure famigliari presenti nella sua infanzia, non risolse mai il suo conflitto e, di conseguenza, non superò il complesso d’Edipo, comportando la mancata formazione del Super-Io e il mancato blocco delle pulsioni derivanti dall’Es. Per far si che la nevrosi di Saba scomparisse, occorreva trovare un compromesso tra l’Es e il Super-Io tramite l’Io, ovvero tra l’ottenere la soddisfazione della libido nell’oggetto del suo desiderio e l’accettazione del mancato raggiungimento di essa tramite l’impersonificazione nel genitore del sesso opposto. Bibliografia * Autore Titolo Sigmund Freud La teoria psicoanalitica Raccolta di scritti 1911 - 1938 Editore Bollati Boringhieri Luogo di edizione Torino Data di edizione 2014 Sitografia * * * * http://it.wikipedia.org/ http://www.treccani.it/enciclopedia http://doc.studenti.it/ http://www.internetculturale.it/ Classe 2 C linguistico Loffredi Jessica Marroni Sara Pizzuti Federica Severini Alessia Volpato Samira