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Si apra - Edizioni Pei
incontri & aziende
incontri
aziende
Si apra
il sipario!!!
T
re sono i protagonisti di questo nostro articolo, “interpreti principali”
dal nome altisonante, dal passato
glorioso e dal fulgido futuro. Non ce vorranno gli altri due, se partiamo presentandovi il primo, cioè il gesso, il minerale
“mattatore” in edilizia e “padrone di
casa” della nostra “storia”. Poi vi è la
Fassa Bortolo, azienda storica, leader
Maurizio Quaranta
nella produzione degli intonaci premiscelati, e infine, ultimo ma non ultimo, la
Sandvik, sinonimo di soluzioni tecniche
e attrezzature per lo scavo di gallerie,
l’esplorazione e la coltivazione mineraria. Era Giugno quando accompagnati da
Francesco Testa, Responsabile assistenza tecnica e ricambi di Sandvik Italia, ci rechiamo in quel di Moncalvo, un
grazioso comune del Monferrato,
in provincia di Asti, rinomato per
le sue chiese, gli scorci medioevali, il tartufo, il buon vino e il gesso
delle sue cave.
Ed è proprio in una di esse, e precisamente nella cava Monferrato
della Fassa Bortolo, che ci dirigiamo per prendere visione della
fresa ad attacco puntuale Sandvik MR 380-188 e per fare conoscenza con il Gruppo Fassa, con
le produzioni del suo attiguo stabilimento e con le sue “novità” di
prodotto.
Non abbiamo abbandonato
il nostro lavoro per recarci
alla 66esima Mostra del
Cinema di Venezia…
è che lo spessore
degli attori in campo…
Il primo a venirci incontro è Claudio De
Cassai, capo miniera per passione e tradizione familiare; con straordinaria cordialità − e non prima di averci adeguatamente abbigliato secondo le rigide disposizioni di sicurezza di cui il Gruppo di
Spresiano è da sempre noto nel settore
− ci ospita sul suo fuoristrada: «la cava
Monferrato di Moncalvo, dove stiamo
entrando, si sviluppa in sotterraneo su
tre livelli, livello zero, livello uno e livello
due. Per quanto concerne la varietà di
gesso, ci troviamo a che fare con un
gesso microcristallino al livello zero e maSettembre 2009
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Piano lavori Cava Monferrato
crocristallino agli altri due livelli. All’interno della cava, operano due frese Sandvik (MR380-188 e MR380-194), per l’abbattimento al fronte più due dumper articolati per il trasporto del materiale
all’esterno, per un totale di sei operatori,
organizzati su due turni. Abbiamo una
produzione parecchio variabile, in fun-
zione della durezza del
gesso, che si assesta intorno alle
75/80 ton/h “franco tettoia”». Entrambi
le frese sono di recente acquisizione (rispettivamente 2007 e 2009) ed hanno
sostituito la fresa VAB AM75-078, acquisita nel 1993. Si rammenta a tal proposito che MR380 è la nuova denominazione SANDVIK, mentre VAB AM75 è
la vecchia denominazione VOEST-ALPINE.
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Prima di immergerci nella collina e abbandonare la luce del sole veniamo raggiunti
dall’ing. Alberto Gianotti, il giovane Direttore della cava e del vicino stabilimento
di Moncalvo : «all’interno di questa cava,
abbiamo optato per l’abbattimento meccanico, in quanto, a seguito della campagna di sondaggi effettuata nei primi anni
’90, risultò che le bancate di gesso − cinque in totale, ma solo le tre centrali utili
− si sviluppano omogeneamente con una
pendenza intorno al 15%: da lì la decisione di non effettuare una coltivazione per camere e pilastri ed esplosivo, ma piuttosto una coltivazione in
ritirata per camere e diaframmi con la
fresa». «La fase di studio è stata molto
lunga ed approfondita: a quel tempo,
per il Gruppo Fassa − continua Gianotti − si trattava della prima attività
estrattiva gestita direttamente e per di
più in sotterraneo con la complessità che
ne deriva (oggi la Fassa Spa vanta ben
14 cave di gesso e calcare). Per cui, sebbene all’interno del nostro gruppo di lavoro ci fossero professionisti preparati
ed appassionati, fu necessario un lungo
periodo di…chiamiamoli “esperimenti
sulla nostra pelle”. Ma lungo fu anche
l’iter per la scelta della macchina e per le
sue opportune personalizzazioni»: altezze
di lavoro, spazi di manovra, inclinazioni
di scavo, produzioni, durezza del materiale trattato sono solo alcuni dei
parametri che è necessario analizzare prima di giungere alla decisione
di avvalersi di una macchina piuttosto
che un’altra, per non parlar poi de-
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gli allestimenti e degli optional. Nel maggio del 1993, la prima fresa che ha operato in questa cava, VAB AM75-078, iniziava il lavoro di scavo della discenderia
di accesso al sotterraneo.
«In questa fase, abbiamo trovato nella
Sandvik un partner di prima qualità, con
professionisti dalla grandissima esperienza e duttilità: quello che è nato è dunque un rapporto straordinario fatto di continui scambi di informazioni e feedback»,
che se da un lato risultano per Fassa “vitali” per il funzionamento quotidiano della
macchina, dall’altro «per noi della Sandvik − ad intervenire è ora Francesco Testa di Sandvik Italia − costituiscono un
ineguagliabile banco di prova per la continua messa a punto della produzione industriale dei macchinari, dei suoi componenti e dei ricambi nonché per migliorare
sempre di più l’efficienza, la tempestività
e la professionalità del nostro servizio assistenza».
«Straordinaria, per esempio, fu la collaborazione − riprende parola Alberto Gianotti − nel momento in cui ci trovammo
a scegliere il disegno della testa fresante
e dei picchi: fu necessario un lungo periodo di studio al computer, l’invio di un
metro cubo di materiale allo stabilimento
austriaco del Gruppo Sandvik, deputato
alla progettazione e realizzazione di questo fondamentale accessorio, nonché numerosi test in cava prima di giungere al
disegno definitivo e alla sua realizzazione». Attualmente la testa fresante,
che si compone di due metà simmetriche, è di due tipologie diverse: 36 picchi per tamburo per il gesso macrocristallino (quella impiegata sul livello 2) e
44 picchi per tamburo per il gesso microcristallino (quella impiegata sul livello
0), picchi che vengono sostituiti all’incirca con una frequenza annuale. Ma eccoci al cospetto della macchina, una fresa
che fa dell’avanzato sistema di controllo
il suo maggiore punto di forza: comfort
di lavoro e sicurezza hanno rappresentato anche in questo caso uno dei temi
progettuali guida dei tecnici Sandvik.
La fresa ad attacco puntuale Sandvik
MR380 è indubbiamente tra le frese di
maggior successo nella sua classe, in
particolare per le prestazioni di taglio, la
massima efficienza e la sua versatilità
nello scavo di una grande varietà di minerali e rocce. Nata per lo scavo di gessi,
carboni, sali potassici e salgemma, si dimostra infatti competitiva anche per lo
scavo di gallerie in marne, arenarie e terreni misti fino a 100 MpA.
Si tratta di una macchina di 65 ton di peso
per 350kW di potenza, che si muove su
cingoli guidati da motori idraulici, è lunga
15,2 m per 5.1 m di larghezza e 4.5m di
altezza; il suo profilo di taglio è di 7.8m
di larghezza per 6.3m di altezza, anche
grazie ai 200kW di potenza della propria
testa fresante. «Proprio le sue caratteristiche dimensionali e prestazionali − ci riferisce Francesco Testa − ne fanno una
macchina ideale per la coltivazione di cave
in sotterraneo con la tecnica delle camere e diaframmi».
Ma come funziona questa macchina?
Come avviene la coltivazione della cava
con la fresa Sandvik MR380?
La macchina, attraverso i suoi cingoli,
viene condotta all’interno della cava, in
prossimità del fronte da lavorare; un sistema di tracciamento laser guida l’operatore nella corretta direzione e pendenza
di scavo, non prima di aver posizionato
gli stabilizzatori. Il materiale, disaggregato dall’azione fresante della testa rotante, cade davanti alla macchina e viene
convogliato, tramite due grosse “chele”,
su un canale ad alette raschianti; dopo
aver attraversato tutto il corpo macchina,
con una capacità di 400 m³/ora, il nostro
gesso incontra un nastro trasportatore
che provvederà al suo caricamento sul
dumper. Il tutto mentre la testa continua
a fresare, riducendo così di gran lunga il
tempo dei cicli di lavoro. Il nastro traspor-
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mativa estremamente severa e rigorosa,
«ma quello che nascerà − ancora Amalberto − sarà un piccolo grande “gioiello”
industriale-estrattivo, in cui il nostro
La nostra visita in Monferrato ci ha permesso inoltre di approfondire la conoscenza
Gruppo riverserà tutto il meglio della
con il Gruppo Fassa. Presso lo stabilimento di Moncalvo abbiamo avuto modo di colpropria tecnologia ed esperienza».
loquiare con l’ing. Secondo Amalberto, Mining Research Manager del Gruppo Fassa:
La coltivazione mineraria a Calliano
«qui nello stabilimento di Moncalvo avviene la lavorazione e la trasformazione del
avverrà in sotterraneo,
gesso, estratto nella vicina cava, in una decina di prodotti finiti,
con caratteristiche e tecriconducibili alla categoria dei prodotti a base gesso, facenti parte
nologie del tutto simili a
della ben più vasta gamma dei nostri prodotti.
quelle che abbiamo avuto
Fassa ha una storia molto lunga, sempre costellata da ricerca e
modo di osservare nella
spirito innovativo; la compagine nasce all’incirca 200 anni fa con
cava Monferrato di Monla produzione di calce, ottenuta estraendo la materia prima dal
calvo, ovvero per camere
Piave. È degli anni ’60 la prima grande evoluzione industriale con
e diaframmi e con frese
la decisione di rifornirsi in giacimenti in cave di calcare.
ad attacco puntuale:
Altra svolta alla fine degli anni ’70, quando si è passati a produrre,
«questa soluzione ci perall’interno dello storico stabilimento di Spresiano, prodotti a base
mette di coltivare la parte
di calce, come gli intonaci premiscelati. A cavallo degli anni ’80 e Ing. Secondo Amalberto,
più profonda, ma anche
’90, Fassa decide di espandere la propria presenza in altre zone Mining Research Manager
quella più pregiata, del
del Gruppo Fassa
strategiche, per assicurare ai propri clienti un servizio efficiente e
giacimento di gesso esitempestivo, e apre così lo stabilimento di Artena, vicino Roma, e quello di Mazzano,
stente, costituito da quattro livelli di gesso
in provincia di Brescia.
cristallino sovrapposti, senza movimenti di
Ma è la politica di investimenti del nuovo millennio quella che ha permesso al Gruppo
materiale a cielo aperto. Sì perché l’area
di passare da tre a tredici unità produttive: attualmente infatti la struttura produttiva
di coltivazione sarà collegata allo stabilie distributiva è composta da dodici stabilimenti in Italia (Spresiano, Artena, Mazzano,
mento attraverso una galleria attrezzata
Ravenna, Moncalvo, Molazzana, Bagnasco, Popoli, Bitonto, Sala al Barro, Montichiari
con un nastro trasportatore».
e Moncucco Torinese) ed uno stabilimento in Portogallo (Batalha), oltre alle tre filiali
L’attività estrattiva risulterà, così come ricommerciali in Italia per il mercato domestico (Bolzano, Altopascio e Sassuolo) e alle
chiesto dal vincolo ambientale dell’area, a
tre aperte in Svizzera (Mezzovico, Crissier e Landquart).
basso impatto ambientale e «ci consentirà
«Ma ora siamo alla vigilia di un evento molto importante: abbiamo deciso infatti − cond’altro canto una produzione di minerale
tinua Amalberto − di diversificare la nostra produzione: non più e non solo intonaci,
di gesso qualitativamente molto puro,
malte, massetti, collanti e pitture, ma anche cartongesso. Si tratta di un grandissimo
assente da inquinanti argillosi».
investimento quello che ha deciso di fare la Fassa, con l’apertura di un nuovo stabiliLo stabilimento, che occuperà un’area di
mento a Calliano, in provincia di Asti, e di un attiguo sito estrattivo di gesso».
80.000 m2 e una settantina di dipendenti,
L’iter è stato particolarmente lungo e non privo di difficoltà: accordi con le Autorità
è in fase di costruzione secondo i più alti
locali, acquisizione delle aree, progettazione industriale ed estrattiva, una lunga fase
standard di sicurezza e comfort per gli
autorizzatoria, la procedura di Valutazione di Impatto Ambientale, dovuta ad una noroperatori e verranno utilizzati accorgimenti e strumenti di mitigazione, così
da integrare la struttura con il contesto
territoriale circostante.
L’attenzione per la qualità e l’ecocompatibilità dei prodotti è confermata anche
dalla scelta di adottare carta riciclata nel
proprio processo produttivo della lastra
in cartongesso, abbinata ad additivi non
tossici, amido di mais, fibra di vetro e
acqua controllata dall’acquedotto del
Monferrato.
Per quanto concerne invece il processo
preliminare alla produzione della lastra, «esso non è altro che il processo
Tradizione, innovazione e…cartongesso
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di calcinazione, che consiste
nella disidratazione del gesso tramite la cottura in un
forno-mulino verticale»: i gas
che fuoriescono dal camino
saranno composti − come
negli altri stabilimenti del
Gruppo − da vapore acqueo
e prodotti della combustione
del metano, il tutto monitorato
dal Sistema di Monitoraggio Emissioni,
sviluppato da Fassa con l’approvazione
dell’Arpa di Asti.
Se lo stabilimento, che avrà una produzione potenziale di 30 milioni di m2 di lastre
di cartongesso all’anno, verrà messo in
produzione alla fine del 2009; il fabbisogno
di materia prima sarà di 350.000 ton/anno
di gesso, fornito da due cave: Calliano in
fase di preparazione, e Moncalvo.
«Per affrontare in modo professionale e
proficuo il settore del cartongesso − continua Amalberto − abbiamo istituito al nostro interno un apposito staff commerciale,
che provvederà alla commercializzazione
del prodotto attraverso la duplice via del
punto vendita e della vendita diretta».
Ma come da tradizione, Fassa non si limiterà alla produzione e commercializzazione
del cartongesso: decenni di esperienza
hanno portato il Gruppo a fornire alle
imprese impegnate in cantiere soluzioni
complete.
«Da qui la scelta − conclude l’ing. Amalberto − di mettere a disposizione una ricca
serie di accessori, complementi ideali alle
lastre, quali rasanti, stucchi e accessori
metallici di primissima qualità».
tatore, azionato da un motore idraulico a
portata variabile, è brandeggiabile con angolo di + o - 45° e raggiunge un’altezza
massima di scarico di circa 3,7m, depositando così il materiale all’interno del cassone del dumper: le operazioni sono seguite da un monitor posizionato all’interno
della cabina.
Per concludere la descrizione delle modalità di coltivazione, il gesso, portato
all’esterno da due dumper Volvo, viene
collocato sotto una tettoia, da cui, con
l’ausilio di una pala caricatrice, sempre
Volvo, viene caricato su dei camion e condotto nel vicino stabilimento di produzione. Ma torniamo ad analizzare la macchina.
Gli aspetti tecnico-costruttivi salienti sono
l’alimentazione elettrica a 1000 volt, i motori principali raffreddati ad acqua e l’impianto idraulico load-sensing di ultima generazione.
Il telaio della Sandvik MR380 è stato progettato in un unico pezzo, sì da garantire
solidità a tutta la struttura.
Ogni cingolo del carro è azionato da un
motore idraulico di 26 kW ciascuno, il ché
garantisce alla macchina una straordinaria forza di trazione, quando la macchina
lavora su pendenze fino a 20°, e
anche una buona manovrabilità in
cattive condizioni del terreno. La
macchina è tenuta in posizione mediante un sistema idraulico fail-safe,
un sistema di frenatura e gli stabilizzatori idraulici. Il sistema idraulico, composto di 3 circuiti indipendenti, è stato progettato per ottenere la minima dissipazione durante
il funzionamento, il ché si traduce
in risparmio energetico, nonché una
minore necessità di raffreddamento.
Sensori termoidraulici e manometri in cabina permettono all’operatore di avere
sempre sotto controllo attività e temperature degli impianti. La cabina, certificata
FOPS (Falling Objects Protection System)
è progettata per mantenere l’operatore
nel massimo comfort e in piena efficienza;
pressurizzata e filtrata con climatizzatore
di serie, essa assicura un ambiente silenzioso e confortevole.
Abbiamo la possibilità di salire sulla macchina e di avvicinare l’operatore Paolo Resini: «mi trovo molto bene a lavorare con
questa macchina; fin dal primo giorno che
ho preso posto in cabina, ho avuto la sensazione di avere perfettamente le operazioni sotto controllo, grazie alla visibilità
su tutta l’area, non solo quella interessata
dal passaggio della testa fresante, ai pannelli in cabina di facile lettura e allo schermo
che mi permette di seguire le fasi di carico del dumper. Anche il mio collega Giuseppe Serra, con cui mi alterno alla consolle, si dice veramente soddisfatto della
scelta fatta dai nostri manager, anche in
tema di comfort».
Passione, storia, innovazione, alta tecnologia, sicurezza, ricerca, attenzione ai particolari, ma anche tanta cordialità e simpatia: questo il “bagaglio” con cui rientriamo
dalla nostra trasferta in terra piemontese,
dove i tre protagonisti “indiscussi” continueranno a far parlare di se. n
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