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Cari colleghi vi scrivo: la FNOVI è cambiata
editoriale Cari colleghi vi scrivo: la FNOVI è cambiata Sono passati quasi 7 mesi dall’ultima volta che mi sono recato a Roma come presidente del mio Ordine quando venerdì 15 dicembre 2006, tra non poche difficoltà ( sciopero di Alitalia) e sacrifici (imperdonabile assenza alle recite di Natale dei miei figli), torno nella capitale pieno di aspettativa per quello che mi aspetta nella nuova FNOVI. Sette mesi fa durante le ultime elezioni sono cambiate molte cose; parte del consiglio uscente non è stato riconfermato, alcuni colleghi si sono messi da parte e altri si sono candidati per prenderne il posto ma, soprattutto, la guida della FNOVI è stata affidata a colui che molti fra di noi avevano indicato già da tempo come il collega in grado di dare una svolta alla conduzione della nostra federazione, il dott. Gaetano Penocchio. Aspettativa, curiosità e timore che nulla fosse in realtà cambiato si alternavano in me durante il viaggio che mi avrebbe portato ad avere un primo resoconto del lavoro svolto in questi primi sei-sette mesi di mandato dal nuovo consiglio direttivo. Il programma prevedeva il venerdì una giornata di aggiornamento di contabilità finanziaria rivolto al personale amministrativo degli Ordini e un aggiornamento rivolto ai presidenti sul potere disciplinare e i rapporti con l’ordinamento statuale; al sabato, invece, in seduta comune fra presidenti e personale amministrativo, erano previste relazioni sulla privacy nella attività veterinarie e sugli aspetti normativi e attuativi del D.Lgs. 626/94 per salute e sicurezza sui luoghi di lavoro con particolari riferimenti alla gestione e prevenzione degli incendi sui luoghi di lavoro. Infine la domenica il tanto atteso primo consiglio nazionale del nuovo comitato centrale. Venerdì mattina, presso la sede dell’ENPAV, gentilmente messa a nostra disposizione, i lavori hanno inizio con il saluto del presidente dott. Gaetano Penocchio, quello del presidente uscente ENPAV dott Alessandro Lombardi e quello del neo eletto presidente ENPAV dott. Gianni Mancuso, saluti che forniscono lo spunto per ringraziare con un lungo e commosso applauso da parte di tutta la platea il dott. Lombardi per l’ottimo lavoro svolto nei suoi dieci anni di presidenza ENPAV, durante i quali ha saputo traghettare brillantemente l’ente dal pubblico al privato, e fargli sentire tutto il nostro appoggio per il lavoro che potrà ancora svolgere come rappresentante dei pensionati. La prima relazione sul potere disciplinare slitta per la presenza del sottosegretario alla sanità on.Gianpaolo Patta e del capo del Dipartimento per la sanità pubblica veterinaria, la nutrizione e la sicurezza alimentare dott. Romano Marabelli, che rispondono su temi caldi quali il decreto Bersani e lo stato generale della veterinaria italiana, incalzati dalle domande e considerazioni del dott. Penocchio. Quando Patta e Marabelli ci lasciano è mia convinzione che le nostre richieste saranno prese in giusta considerazione e che nel momento in cui si dovranno prendere decisioni importanti per tutta la nostra categoria la FNOVI sarà informata e consultata. Successivamente prende la parola il dott. Antonio Maria Leozappa, avvocato che difende, se non ricordo male, ben 41 categorie professionali di fronte l’organismo dell’Antitrust. La sua relazione mi sorprende positivamente per la lucidità di giudizio e di esposizione; il problema dell’antitrust va considerato sotto punti di vista che vanno oltre logiche corporativistiche e un controllo delle politiche professionali non solo è necessario, ma fonte di garanzia proprio per l’utenza finale cioè i clienti. Quaranta minuti di lezione sulle argomentazioni che intende portare per difendere le professioni da un attacco quale quello dell’antitrust, quaranta minuti seguiti da applausi a scena aperta e dalla consapevolezza dei più che se qualcuno deve provare a difenderci, l’avvocato Leozappa sicuramente è persona competente a farlo. Dopo la pausa pranzo il pomeriggio inizia con la relazione del dott. Clemente Grosso, avvocato piemontese che collabora con l’ordine di Torino, e della dr.ssa Maria Giovanna Trombetta, consulente legale FNOVI. Le loro relazioni, chiare e comprensibili anche per chi non ha esperienza in ambito giuridico, hanno dato indicazioni pratiche in relazione alle procedure da seguire in caso di procedimenti disciplinari a carico di iscritti all’ordine. 1 editoriale La mattinata del sabato il dott. Giorgio Neri ci parla della legge sulla privacy dando indicazioni su quali siano gli aspetti che maggiormente riguardano l’attività degli ordini e chiarendo quali siano le procedure da seguire per il trattamento dei dati degli iscritti. Il dott. Neri è inoltre il principale responsabile della redazione del tanto agognato tariffario nazionale e a grandi linee ci ha illustrato il procedimento seguito per arrivare alla stesura di quello che in realtà si presenta come uno “studio indicativo in materia di compensi professionali del medico veterinario” e che in quanto tale ha lo scopo di dare delle indicazioni di massima su quelle che sono le tariffe a cui ogni medico veterinario dovrebbe ispirarsi, senza però renderle obbligatorie. A seguire, nel pomeriggio, un minicorso tenuto dal Dott. Carlo Pizzirani sulla prevenzione degli incendi, alla fine del quale ci viene rilasciato un attestato di partecipazione valevole sotto tutti gli aspetti di legge come certificato per la prevenzione degli incendi di tipo A (rischio basso). Alla fine della giornata ci diamo tutti appuntamento per un brindisi natalizio nella ristrutturata sede di via del Tritone e anche qui non posso che prendere atto dell’ottimo lavoro che è stato fatto; uffici finalmente degni di tale nome con postazioni e arredi funzionali, per una moderna concezione dell’attività che si dovrà svolgere nella sede della FNOVI nei prossimi anni. Siamo a domenica, giornata in cui si fa il punto della situazione sul lavoro svolto dal nuovo comitato centrale e che vede una partecipazione massiccia da parte di tutti o quasi i presidenti degli ordini provinciali. Relazione del presidente alla mano, ci disponiamo ad ascoltare il dott. Penocchio che effettua una disanima attenta e puntuale di tutte le questioni e tematiche scottanti quali la legge Bersani, il problema dell’antitrust, la riforma delle professioni, il rinnovo del sistema ecm, le nuove prospettive sul veterinario aziendale e farmaco veterinario, solo per citarne alcune, ma soprattutto ci fa un appello accorato su come tutti insieme possiamo migliorare la nostra categoria, la nostra visibilità verso l’utenza e verso le istituzioni, su come una categoria unita possa esser presente ai tavoli di concertazione che ci riguardino, ora e nel futuro. Un discorso che emana voglia di nuovo nel rispetto della tradizione, come indica il titolo della relazione,ma soprattutto il discorso di un uomo che crede fortemente nel compito che gli è stato affidato. Alla fine sono dieci minuti di applausi in piedi, sentiti, senza retorica, quasi a voler dare forza e sostegno alle parole del presidente e a tutto il consiglio che lo affiancherà nei prossimi anni. Dopo la relazione del presidente prende la parola la dott.ssa Carla Bernasconi che in collaborazione con il dott. Sergio Apollonio ci illustra in sommi capi il nuovo codice deontologico, frutto di un attento lavoro in collaborazione con tutti gli ordini provinciali, un codice scritto secondo le nuove esigenze della professione e del mercato del lavoro. Tante sono le novità, in particolare quelle sul rapporto fra medico veterinario e paziente/cliente, dove spicca, a mio modo di vedere, una presa di posizione importante nei riguardi della chiarezza delle procedure diagnostiche, in sintonia con le buone pratiche veterinarie, e soprattutto l’ obbligo del medico veterinario alla refertazione e quindi all’assunzione chiara e soprattutto scritta di responsabilità della prestazione eseguita. Da tutto il codice traspare la voglia di una professione veterinaria nuova, che abbia come obbiettivi quello di migliorare il rapporto con l’utenza ed elevare la professionalità, senza dimenticare le norme deontologiche che regolamentano i rapporti fra colleghi, la pubblicità sanitaria corretta e soprattutto il benessere animale in primo piano, benessere perseguito tramite strumenti moderni nel rispetto dei ruoli di tutti, animale, medico veterinario e cliente. Sarà compito di ogni ordine provinciale far si che tutti i colleghi abbiano modo di conoscere il nuovo codice, tramite le assemblee ordinarie, le pubblicazioni o semplicemente facendo scaricare il codice dal nuovo sito web della FNOVI. A proposito del nuovo sito, ultimo a prendere la parola è stato il dott. Antonio Gianni che ci ha illustrato le potenzialità e la cura ed efficienza con cui FNOVI intende portare avanti il nuovo sito web. Uno strumento anch’esso al passo con i tempi e con le esigenze, dove si potranno comunicare in tempo reale tutte le variazioni sugli iscritti o ricavare informazioni su colleghi iscritti a ordini veterinari di altre province. Una parte sarà dedicata alle attività di FNOVI a livello politico, anche queste aggiornate in tempo reale; il sito diventerà così uno strumento utile per tutti coloro che vorranno in qualsiasi momento avere notizie fresche su tematiche riguardanti la nostra professione. 2 editoriale Concludendo, mi sento di essere stato testimone di giornate proficue come da tempo non mi capitava di vivere a Roma in federazione, tre giorni che mi hanno dato nuova linfa per portare avanti il mio lavoro di presidente provinciale, tre giorni che mi hanno fatto sentire di nuovo orgoglioso di appartenere a questa categoria tanto bistrattata, tre giorni che possono essere il nuovo punto di partenza per una professione veterinaria migliore soprattutto agli occhi della gente, una professione più considerata anche nelle decisioni che ci riguardano, che troppo spesso non è stata ascoltata, e troppo spesso ha subito ingiustizie e ingerenze da parte di altre professioni. E’ compito di tutti noi presidenti provinciali e consiglieri di ordini far si che questa ventata di nuovo non vada persa, facciamo si che tutti i colleghi si sentano più coinvolti, più rappresentati e solo cosi potremo rilanciare la nostra professione. Ringrazio veramente di cuore tutto il comitato centrale per il lavoro svolto finora, e in particolar modo ringrazio il presidente, dott. Gaetano Penocchio. La FNOVI è cambiata davvero! Gino Pinotti Presidente dell’Ordine dei Medici Veterinari di Bergamo Il nuovo codice deontologico In occasione del Consiglio Nazionale della FNOVI, del 17/12/2006, è stato presentato il Nuovo Codice Deontologico approvato dal Comitato Centrale. Il Codice Deontologico precedente risaliva al 1993 e necessitava di un rinnovamento coerente con il cambiamento del contesto socio-culturale, per adeguare la condotta professionale alla sensibilità sociale e alla nuova concezione del rapporto uomo-animale. Nel programma dell’attuale Comitato Centrale era già prevista una revisione del codice, ma la Legge Bersani e la nota vertenza con l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato hanno imposto tempi stretti per la sua ristesura. La FNOVI ha designato una commissione che attraverso una fase di analisi del contenuto normativo, una fase di verifica e di riflessione ha elaborato una prima bozza con l’individuazione dei principi generali di modifica: • Ispirare il Codice Deontologico ai valori della bioetica • Evitare la citazione e la ripetizione di norme aventi forza di Legge in quanto pleonastiche, anche al fine di evitare un continuo aggiornamento del Codice Deontologico a seguito delle variazioni delle norme stesse • Evocare principi generali e non adempimenti giuridici precisi e dettagliati • Richiamare i doveri del Medico Veterinario nell’esercizio della professione • Definire prestigio e decoro della professione e garantirne la credibilità • Ribadire le condizioni per l’esercizio della professione veterinaria • Sostenere e promuovere il benessere animale • Sottolineare la responsabilità professionale, il consenso informato e le Buone Pratiche Veterinarie con assicurazione di impegno e mezzi • Integrare le modifiche imposte dalla legge Bersani e dall’Autorità Garante su onorari e pubblicità • Richiamare il dovere di aggiornamento e l’educazione medica continua • Normare il rapporto tra medici veterinari • Recepire il trend dell’Europa: libera scelta del professionista da parte dell’utente, diritto a una qualificata prestazione e a una esaustiva informazione. Tale bozza è stato sottoposta per modifiche, emendamenti ed integrazioni a: Ordini provinciali, Istituzioni, Associazioni, Sindacati, Enti, Università e Autorità che hanno risposto con favore. 3 editoriale La Commissione ha recepito le proposte ritenute utili, costruttive e compatibili con la nuova impostazione. Si è quindi formulato il testo definitivo, come documento condiviso dalle componenti interne ed esterne alla Professione. Il Codice Deontologico rappresenta la sorgente degli indirizzi comportamentali a cui il medico veterinario deve ispirare e conformare la sua condotta professionale; esso si pone come guida adeguandosi, con proiezioni future, al contesto attuale per assicurare coerenza ai doveri etico-professionali in esso codificati. Da sempre nella veterinaria gli interessi della categoria si coniugano con quelli della collettività, in risposta a mutue esigenze sanitarie in primo luogo, ma anche etiche e giuridiche, nell’ambito della salvaguardia e del benessere degli animali. Modificare il Codice Deontologico veterinario ha voluto dire entrare nei significati più profondi della professione, coglierne con sensibilità ogni esigenza di rinnovamento statuendola con determinazione e coraggio, cercando di evitare conformismi o tentazioni corporative. In passato le norme deontologiche riguardavano più che altro il comportamento del Medico Veterinario verso i colleghi, attualmente il comportamento deontologico deve avere riguardo soprattutto del cliente e del paziente. Alcuni articoli hanno necessitato di note esplicative e chiarificatrici; si è data particolare importanza al consenso informato quale momento fondamentale della nuova visione del rapporto Medico VeterinarioCliente, che trova le sue basi su un rapporto fiduciario e allo stesso tempo trasparente e condiviso, abbandonando la visione paternalistica della medicina. Si è individuato il comportamento secondo scienza e coscienza come l’espressione di quel delicato equilibrio che il Medico Veterinario assume nelle scelte cliniche caso per caso, tra bagaglio scientifico collettivo e individuale e le personali convinzioni morali. Scienza e coscienza non sono oggetto di arbitrio, seppur lasciate alle singole individualità professionali, possono essere sempre oggetto di giudizio esterno del corpo professionale e prevedono assunzione di forti responsabilità professionali sul proprio operato. Si parla per la prima volta del rispetto degli animali e del loro benessere in quanto esseri senzienti. Gli articoli relativi a Pubblicità e Onorari sono stati modificati in conseguenza dell’approvazione della Legge Bersani e sono stati oggetto di specifico e costruttivo confronto con l’Autorità Garante per la Concorrenza e il Mercato. Il Codice Deontologico deve essere considerato uno strumento vivo e dinamico, passibile di miglioramenti e adeguamenti nel tempo per adattare la professione all’evoluzione del contesto sociale in cui opera la categoria. Deve essere linea guida e riferimento della nostra etica professionale, la base per discussioni e confronti futuri. Nel testo si parla dei doveri e delle norme di comportamento del Medico Veterinario nei rapporti con il cliente, i colleghi, la stampa e la società in generale, ma vorrei richiamare la vostra attenzione su un dovere, che non può essere scritto in un Codice, il dovere verso se stessi: “E’ dovere del Medico Veterinario non trascurare gli obblighi morali verso se stesso attraverso la salvaguardia della qualità e il rispetto della propria esistenza, non permettendo che il valore sociale e la dignità della propria professione siano in qualsiasi modo messi in discussione.” In questo periodo difficile della professione, attaccata da ogni fronte, è importante che tutti noi si manifesti un profondo senso di appartenenza alla categoria e ci si riconosca in un comune sentire lavorando insieme per il rilancio della professione. Carla Bernasconi Presidente dell’Ordine dei Medici Veterinari di Milano 4 Valorizzazione e sicurezza alimentare dei formaggi tradizionali Paolo Boni Dipartimento Alimenti e Sicurezza Alimentare Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia Romagna - Brescia. La sicurezza alimentare deriva da un complesso sistema di raccolta ed elaborazione delle informazioni di ciascuno e di tutti gli alimenti, in grado di orientare scelte consapevoli da parte del consumatore, relativamente non solo a rischi sanitari di natura microbiologica o chimica, ma anche a quelli derivanti da errati stili e comportamenti alimentari. Questo sistema rappresenta ancora una incompiuta, per l’Italia come per i restanti paesi dell’Unione, data la complessità di creare e articolare le fasi consequenziali e interdipendenti nelle quali si articola l’intero processo di: - creazione di un sistema informativo - analisi del rischio - comunicazione al consumatore. Per il sistema agroalimentare italiano, rappresentato dalla straordinaria gamma e varietà dei 487 formaggi presenti nell’elenco nazionale dei prodotti tradizionali, ai quali si devono aggiungere 43 formaggi che hanno ottenuto o richiesto la protezione europea con marchio DOP (Reg. 2081/92 CEE), il problema della sicurezza alimentare passa attraverso la definizione dei termini di qualità che a sua volta solo può basarsi sulle caratteristiche che ne consentono una precisa identità. I formaggi tradizionali, che per numero e varietà pongono l’Italia in una posizione di assoluta preminenza a livello mondiale, sono prevalentemente frutto di trasformazioni condotte ancora in modo artigianale e oggetto di riscoperta e crescente favore da parte del consumatore, con promettenti prospettive di espansione sui mercati anche internazionali, come è dimostrato tra l’altro dal fatto che risultano i più imitati all’estero. Tuttavia, per accedere al libero commercio, ciascun prodotto deve fornire quegli elementi di sicurezza previsti dalle norme internazionali e dai trattati di equivalenza che ne presuppongono la libera circolazione sui mercati (SPS Agreement). Alla spiccata tendenza in atto che spinge i consumatori verso una idealizzazione della tradizione, della biologicità e della qualità, continua purtroppo a contrapporsi la mancanza di oggettivi riscontri sui processi e sui prodotti che confortino queste aspirazioni. In troppi casi infatti non risultano definiti neppure i criteri di identità dei prodotti, come evidente per la troppo ampia varietà di forme di presentazione e processi di trasformazione accomunati da una identica denominazione. Conseguenza di ciò è l’indeterminatezza dei termini di qualità e, da ultimo, di sicurezza dello stesso prodotto nominale. Le specifiche di prodotto, i criteri e gli standard microbiologici rappresentano dunque uno strumento basilare attraverso il quale monitorare e migliorare progressivamente i livelli di qualità e quindi la sicurezza dei processi per prodotti definiti. La definizione di criteri e standard microbiologici, che sta alla base dell’analisi quantitativa del rischio, diventa anche lo strumento per valorizzare, o quantomeno portare a un consumo più trasparente e cosciente, proprio i prodotti tradizionali. Ancora di più, la definizione di standard di prodotto o di processo rappresenta uno strumento per documentare l’evoluzione del processo e quindi la commercializzazione di un prodotto conforme alle caratteristiche di identità e qualità volute. Elementi di documentazione dei processi e raccolta delle informazioni necessarie alla comunicazione devono dunque essere riferiti non solo al livello quantitativo dei microrganismi potenzialmente patogeni, ma anche alla presenza delle flore tipiche che rappresentano un indicatore efficace dell’ottimale svolgimento dei processi e quindi del raggiungimento di quelle garanzie di qualità e di sicurezza proprie di molti prodotti tradizionali, per i quali è possibile dimostrare un’evidente capacità di contrastare microrganismi patogeni e/o indesiderati. Elementi tutti che devono costituire quel patrimonio di conoscenze a corredo e documentazione di ciascun prodotto o categoria omogenea di essi, ricompresi nel “disciplinare” quale previsto dalla normativa comunitaria (Regg. 2081 e 2082/92 CEE e successive modifiche) e riferiti più precisamente alle specifiche di prodotto (product specifications) quali previste nel testo originale inglese, a sua volta conforme a quanto richiesto dal trattato SPS. Le specifiche di prodotto devono pertanto essere definite anche per i prodotti tradizionali, rendendo espliciti i termini di identità del prodotto sui quali si basano gli elementi della tracciabilità, la qualità e, per conseguenza, la sicurezza. Esse presuppongono la conoscenza precisa e governata delle condizioni di sicurezza alimentare nelle quali sono stati prodotti, e per conseguenza anche le azioni da porre in atto in ambito di applicazione del sistema HACCP in modo non formale, ma sostanziale e 5 finalizzato al controllo quantitativo dei reali pericoli, di quelli cioè non modulati dalle fasi di processo, come per altro previsto dal Reg. 2073/05. Gli standard costituiscono elementi di conoscenza fondamentale per il giudizio dei termini di sicurezza dei prodotti, tanto da essere parametri base per l’analisi del rischio. Gli standard infatti, in condizioni di trasformazione note, comprese le variabili di processo che caratterizzano le produzioni tradizionali, quando definiti permettono di verificare il normale decorso della trasformazione, collegato evidentemente a parametri di qualità, ma di prevederne anche il comportamento nelle fasi successive, commercializzazione inclusa. Strettamente collegate all’esistenza di standard e alle conoscenze che da essi derivano sono anche azioni più efficaci e documentabili di quanto non avvenga nell’ambito delle prassi di autocontrollo finora applicate. All’esistenza di standard devono infatti essere associate precise e documentate conoscenze sul comportamento dei pericoli, specie quelli di natura microbiologica. E’ infatti nota, per quanto non sempre documentata in modo scientificamente sostenibile in ambito di commercio internazionale, l’esistenza di condizioni di biocompetizione da parte di flore caratterizzanti che possono rendere sicuri i prodotti nei riguardi di taluni microrganismi patogeni. Da queste premesse trae origine il SIV-ARS (Sistema Informativo Veterinario per l’Analisi del Rischio Sanitario), strumento che gli Istituti Zooprofilattici hanno avviato con il fine dichiarato di costituire il sistema informativo sulla base del quale verificare e documentare i termini di identità, qualità e sicurezza dei prodotti italiani, a partire da quelli tradizionali. Il sistema (www.ars-alimentaria.it) presenta in area pubblica i prodotti alimentari distinti per categoria, le caratteristiche, l’elenco dei produttori censiti. In area riservata, accessibile unicamente tramite password a dominio definito, sono contenute le informazioni raccolte concernenti aspetto, ingredienti e fasi di processo di ciascun prodotto aziendale censito. L’insieme dei dati relativi a ciascun produttore consente di determinare, sulla base delle analisi per confronto, le variabili di prodotto e di processo su cui effettuare lo studio di diversi lotti per ciascun produttore al fine di verificare l’esistenza di standard di prodotto (variabili indipendenti dalle caratteristiche dello stabilimento) e standard di processo ( andamenti caratteristici dei singoli ambienti e processi di trasformazione). Una volta note le caratteristiche dei prodotti e dei processi, comprensive delle popolazioni che presentano caratteristiche da standard, gli studi seguenti riguardano Figura 1 - Andamento della popolazione di Lattobacilli mesofili nel formaggio Crescenza durante il processo di produzione e stagionatura. Numero produttori 1, numero lotti 4. Fit 1 è l’andamento del logaritmo della concentrazione batterica nel tempo ottenuto dal programma DMfit (Jozsef Baranyi) 6 il comportamento dei patogeni artatamente aggiunti ai prodotti in corso di lavorazione. E’ evidente come queste informazioni sulla dinamica di sopravvivenza dei patogeni rappresentino la base per una corretta applicazione del sistema HACCP. Questa attività è in corso a livello nazionale da parte degli Istituti Zooprofilattici, in apposite strutture sperimentali che consentono la produzione di formaggi e salumi contaminati. L’esito di queste sperimentazioni, inserite nel SIV-ARS, rappresenta il patrimonio di conoscenze scientifiche capace di orientare i programmi di autocontrollo aziendali, ma anche l’insieme delle documentazioni richieste nelle transazioni internazionali da parte dei paesi più esigenti, quali gli USA, a dimostrazione dei termini di sicurezza alimentare dei nostri prodotti. Esempi di questa attività sono riportati nelle figure 1 e 2. A chi consulti il SIV-ARS appare evidente la lacunosità delle informazioni, tipiche di un programma appena avviato. Se tuttavia vengono condivisi il metodo e il fine ultimo dell’iniziativa, ogni contributo di ciascun produttore, trasformatore, veterinario, consulente, risulterà utile, anzi determinante, a formare sistema e raggiungere lo scopo di valorizzare e documentare in concreto i termini di sicurezza dei prodotti italiani. Figura 2 - Challenge test del Grana Padano D.O.P. Valutazione della dinamica di sopravvivenza di Salmonella spp. durante il processo di lavorazione e stagionatura del prodotto. Salmonella enteritidis e Salmonella typhimurium sono state inoculate nel latte ed è stata ricercata la loro presenza ad intervalli prestabiliti di tempo durante il processo di produzione. Il valore D indica il tempo in ore o minuti necessario per avere la riduzione di un ciclo logaritmico. La retta di morte coincide con la fase di cottura e di giacenza sotto siero della cagliata. In tabella sono riportati il nome dell’alimento contaminato, il patogeno utilizzato, il tempo di riduzione decimale (D), il tempo necessario ad avere la riduzione di 5 cicli logaritmici, la concentrazione di patogeno inoculato espresso in logaritmo e in unità formanti colonia per grammo. Fit 1 è l’andamento del logaritmo della concentrazione batterica nel tempo ottenuto dal programma DMfit (Jozsef Baranyi) 7 Accumulo di metalli pesanti in chiocciole della specie Helix pomatia L. (Pulmonata, Helicidae) destinate al consumo umano Scaffardi E. (1), Ru G. (1), Giordana G.(2), Tarasco R. (1), Palmegiano P. (1), Crescio M.I, Abete M.C. (1) (1)Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte Liguria e Valle d’Aosta - Torino (2)Azienda Sanitaria Locale - Cuneo regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che stabilisce norme specifiche in materia d’igiene per i prodotti alimentari di origine animale (2000/C 365 E/03), pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale delle Comunità europee del 19/12/2000. Tale proposta stabilisce che le lumache eduli (intese come individui appartenenti alle specie H. pomatia, H. aspersa, H. lucorum e sp. appartenenti alla famiglia Acatinidi) non devono contenere, nelle loro parti commestibili, contaminanti ambientali quali metalli pesanti e sostanze organoalogenate, in quantità tali che l’assunzione alimentare teorica sia superiore alla dose giornaliera o settimanale ammissibile per l’uomo. I limiti di assunzione giornaliera o settimanale stabiliti dal Joint HO Expert Committee on Food Additives (JEFCA) per i metalli oggetto di tale studio sono i seguenti: • Cadmio: PTWI (provisional tolerable weekly intake)= 0,007 mg/kg peso corporeo umano • Rame: PMTDI (provisional maximum tolerable daily intake) = 0,5 mg/kg • Piombo: PTWI = 0,025 mg/kg • Zinco: PMTDI = 1 mg/kg • Cromo: PMTDI = 3,3 µg/kg Inoltre, in base ai regolamenti CE 466/2001 e 221/2002, i tenori massimi di metalli pesanti presenti nella parte edule di molluschi bivalvi, che per le loro caratteristiche biologiche si possono accomunare ai gasteropodi, sono stabiliti sui seguenti valori: • Piombo: 1,5 mg/kg peso animale • Cadmio: 1,0 mg/kg In base ai dati riportati da studi effettuati da diversi paesi appartenenti all’OSPAR (Oslo Paris Commission), organo deputato alla protezione dell’ambiente marino del N-E Atlantico, i livelli massimi di concentrazione accettabili per rame e zinco nei molluschi vengono fissati rispettivamente a 20 mg/kg e 100 mg/kg (Anon,1992; Anon, 1993). Per il Cromo non esistono linee guida che stabiliscano il valore massimo consentito. Lo scopo di questo lavoro è stato quello di valutare le concentrazioni dei cinque metalli pesanti nelle parti eduli di esemplari appartenenti ad una partita di importazione INTRODUZIONE L’elevata capacità di accumulo di sostanze tossiche dei gasteropodi ha fatto sì che tali animali venissero utilizzati come bioindicatori della qualità del suolo. E’ inoltre possibile, considerata la loro posizione centrale nella catena trofica, che essi contribuiscano significativamente al trasferimento di inquinanti dalle piante ai consumatori e ai predatori, fino ad arrivare all’uomo. L’elevata capacità con cui i gasteropodi terrestri accumulano le sostanze metalliche sia attraverso l’assorbimento intradermico, sia attraverso l’alimentazione, è dovuta sia alla necessità di evitare un’eccessiva dispersione d’acqua, sia alla sequenza metabolica del calcio, elemento costitutivo principale del loro corpo. Tali fattori hanno portato all’evoluzione di strategie di immagazzinamento di metalli sia a livello cellulare che molecolare. L’organo maggiormente coinvolto in tale processo è la ghiandola digestiva, o epatopancreas, che occupa gran parte del sacco viscerale, mentre altri tessuti deputati all’accumulo di metalli sono il mantello, la base del piede e l’intestino. La concentrazione dei metalli nei tessuti dei gasteropodi ha una variabilità condizionata da molteplici fattori quali taglia, peculiarità specie-specifiche nell’accumulo di metalli, fattori stagionali e temperatura prevalente. Le chiocciole sono in grado di tollerare elevate concentrazioni di metalli grazie a efficienti sistemi di detossificazione. Infatti le cellule basofile del calcio, le cellule digestive ed escretorie dell’epatopancreas inglobano gli ioni metallici all’interno di granuli insolubili e sistemi chelanti come le metallotioneine. La specie Helix pomata, in particolare, ha un alto grado di tolleranza nei confronti del Cadmio, che viene detossificato dalle metallotioneine presenti nella ghiandola digestiva, possiede una metallotioneina specifica per il Rame nel mantello e secondo una ricerca degli studiosi Beeby e Richmond (1989), la conchiglia costituirebbe una struttura di deposizione del Piombo. In termini di sicurezza alimentare, a livello nazionale non esistono leggi che disciplinino il grado massimo di concentrazione di metalli consentito negli individui destinati alla vendita; esiste però una proposta di 8 di chiocciole della specie Helix pomata e confrontarle con i limiti massimi esistenti per stabilire se esiste un rischio connesso all’uso alimentare delle stesse. Tabella 1: parametri relativi alle letture spettrofotometriche per cromo, cadmio e piombo. MATERIALI E METODI 52 individui adulti di H.pomatia, non percolati e di pezzatura omogenea (15 g) provenienti da uno stock di importazione dalla Serbia sono stati campionati su un totale di 3,5 quintali (20.000 individui circa). Dopo soppressione tramite congelamento, la parte edule di ogni campione (5 g) è stata omogeneizzata e mineralizzata in forno a microonde ad alta pressione in presenza di una miscela di acido nitrico (6 mL) e perossido di idrogeno (1.5 mL). Le letture spettrofotometriche per Cromo, Cadmio e Piombo sono state condotte secondo i parametri riportati in tabella 1. Le letture spettrofotometriche per Rame e Zinco, invece, sono state condotte in fiamma aria-acetilene con quantizzazione su retta di calibrazione standard. Dai livelli di concentrazione ottenuti, calcolati in mg/kg di peso animale, sono stati calcolati valore massimo, minimo, medio e deviazione standard. I valori ottenuti sono stati poi confrontati con i contenuti massimi previsti dalla legislazione comunitaria vigente (per Pb e Cd) e con quelli stabiliti dall’OSPAR (per Cu e Zn) relativi ai molluschi bivalvi, e valutati in termini di Lumache? Si, ma ben cotte!* Numerosi casi di meningite eosinofila [132 alla data del 30 settembre 2006] sono stati segnalati recentemente in Cina. Le indagini condotte dalle autorità sanitarie locali hanno identificato come agente eziologico un parassita denominato Angiostrongylus cantonensis, presente soprattutto in un particolare tipo di lumache (Amazonian snail o Fu Shou Luo), introdotte in Cina nel 1979 dal Sud America. Attualmente questi gasteropodi sono molto diffusi in Cina nei territori coltivati a riso, stante la loro prolificità, e sono molto popolari nei menù offerti dai ristoranti cinesi. Gli episodi recenti di meningite sono stati correlati all’assunzione di lumache contaminate dal parassita, crude o poco cotte. Angiostrongylus cantonensis viene ucciso da temperature superiori a 90°C. I casi di meningite osservati nella regione di Pechino si presentavano con mal di testa, febbre, vomito, formicolio o sensazione di dolore della pelle, rigidità del collo o paralisi del nervo facciale. La malattia nell’uomo insorge dopo 10 giorni di incubazione ed è curabile con idonee terapie, che non escludono, secondo alcuni, anche il ricorso ad antielmintici. La diagnosi è stata raggiunta con metodi immunologici (anticorpi fluorescenti o ELISA), mentre l’isolamento del parassita dal liquido cerebrospinale ha poche probabiltà di successo, in quanto le piccole larve sono spesso fortemente adese alle meningi o alla radice dei nervi. Le lumache amazzoniche sono solo uno dei comuni ospiti intermedi di Angiostrongylus cantonensis; altri prodotti acquatici popolari nei ristoranti cinesi (gamberi, granchi, frutti di mare, girini) possono veicolare il parassita e trasmettere l’infezione all’uomo se assunti crudi o poco cotti. - Xiao-Guang Chen, Hua Li and Zhao-Rong Lun (2005) Angiostrongyliasis, Mainland China. Emerging Infectious Diseases, 11 (10) <http://www.cdc.gov/ncidod/EID> - China Daily (2006) August 22, 24 and 28 <http://www.chinadaily.com.cn> * Il termine “lumache” è qui usato in senso lato, così come nella tradizione culinaria, per indicare in realtà le “chiocciole”, gasteropodi forniti di guscio, al contrario delle lumache che ne sono prive. n.d.r. 9 prevalenza (e relativo intervallo di confidenza al 95%, IC95%) di soggetti presentanti una concentrazione di inquinante superiore ai limiti di legge o ai valori riportati nelle linee guida dell’OSPAR. Nel caso del Cromo, in assenza di limiti suggeriti, non è stato possibile valutare la prevalenza di soggetti positivi. Nel caso di assenza di soggetti positivi, è stato calcolato il livello massimo di prevalenza compatibile con l’assenza di contaminazione in un campione di numerosità campionaria pari a 52. Fig. 1: Valori di concentrazione del Cadmio disposti in ordine decrescente con indicazione del valore limite stabilito dal Regolamento CE 466/2001 (1 mg/kg) RISULTATI Le concentrazioni risultanti dalle analisi sono riportate nella tabella 2. Tabella 2: Valori della concentrazione di Zinco (Zn), Cadmio (Cd), Rame (Cu), Piombo (Pb) e Cromo (Cr), ottenuti dall’analisi di n=52 H.pomatia MEDIA (mg/kg) MAX (mg/kg) MIN (mg/kg) DEVIAZIONE STANDARD. Zn 14.3 40.9 0.1 6.2 Cd 0.4 2.5 0.03 0.4 Cu 33.1 156.1 3.9 32.6 Pb n.d. 0,07 n.d. n.d. Cr n.d. 0,75 n.d. n.d. Fig. 2: Valori di concentrazione del Rame disposti in ordine decrescente con indicazione del valore limite stabilito dall’OSPAR (20 mg/kg) Dai dati si evince che il metallo la cui concentrazione risulta essere la più elevata è il Rame (33.1 mg/kg), seguito da Zinco (14.3 mg/kg) e Cadmio (0.4 mg/kg). Per il Piombo e il Cromo molti dei campioni mostrano concentrazioni inferiori ai limiti di lettura dello strumento, in particolare 48/52 per Pb e 35/52 per Cr, con valori massimi rispettivamente di 0.07 e 0.75 mg/kg. Per quanto riguarda il Piombo e lo Zinco, nessuno dei campioni analizzati risulta avere una concentrazione superiore al valore limite di 1,5 mg/kg e 100 mg/kg, rispettivamente. Per entrambi i metalli è stata calcolata la prevalenza massima compatibile con il risultato di zero positivi su un campione di 52 individui tratto da una popolazione di circa 20.000 soggetti con un livello di confidenza del 95 % , che è risultata pari al 5.6 %. Nel caso del Cadmio, invece, due campioni (2/52 pari al 3.8 %, IC95% 0.5-13.2) di 2.5 mg/kg e 1.12 mg/kg, superano il tenore massimo consentito (1 mg/kg) (Fig.1). Considerando il valore limite stabilito dall’OSPAR per il Rame (20 mg/kg), 29 campioni risultano positivi (29/52 pari al 55.8% IC95% 41.3-69.5) (Fig. 2). 10 Non esistendo un valore limite per il Cromo, ci si è riferiti all’apporto massimo giornaliero stabilito dal JEFCA (PMTDI: 3.3 µg/kg). Considerando un uomo adulto di peso medio (70 kg) l’assimilazione massima giornaliera di Cromo sarebbe pari a 231 µg. Il valore massimo riscontrato nei campioni è stato di 0.75 mg/kg (750 µg/ kg) che, riferito a un peso medio della parte edule della chioccola pari a 5 g, comporta una quantità complessiva di metallo nel corpo dell’animale pari a circa 3.75 µg; dal momento che una porzione di chiocciole è di circa 10 individui, la quantità di Cromo assimilata con un pasto risulta pari a 37.5 µg. DISCUSSIONE I risultati emersi da questo lavoro hanno evidenziato un buon livello di qualità delle parti eduli delle chiocciole oggetto di studio. Solamente due dei metalli analizzati mostrano valori superiori a quelli limite. L’ elevata concentrazione del Cadmio è probabilmente dovuta all’azione di molecole chelanti e di granuli intracellulari di deposizione; la presenza di queste strutture consente all’ animale di non risentire degli effetti tossici del metallo. L’elevata concentrazione di Rame riscontrata nei campioni potrebbe essere dovuta al fatto che questo metallo viene utilizzato dall’animale per la sintesi dell’ emocianina. Riguardo al Cromo, il confronto tra la quantità del metallo presente in una porzione media di chiocciole e l’apporto massimo giornaliero (37.5 µg su 231 µg) evidenzia che un pasto a base di chiocciole rientra ampiamente nei livelli di tolleranza, considerando anche che il consumo di questo tipo di alimento ha carattere prettamente occasionale. Dal momento che le chiocciole accumulano gli inquinanti attraverso la dieta, i risultati ottenuti indicano anche una bassa contaminazione ambientale delle zone di allevamento. (I riferimenti bibliografici sono disponibili presso gli Autori) 11 Influenza aviaria: polli e uccelli migratori* Vittorio Guberti Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica - Ozzano E. (Bologna) Sin dal suo primo isolamento in Cina a metà degli anni 90, il virus influenzale ad alta patogenicità (HPAI) H5N1, ceppo asiatico, ha mostrato alcune caratteristiche peculiari e in particolare: 1- la capacità di infettare e causare malattia in numerose specie sia di pollame sia di uccelli selvatici, ma anche nei mammiferi, uomo compreso (<http://www. efsa.europa.eu/en/science/ahaw/ahaw_opinions/1484. html>); 2- una diffusione geografica molto rapida e preoccupante che ha coinvolto Asia, Europa e Africa nel 2005 e 2006, mentre in precedenza era presente solo nell’Asia sud-orientale, con limitata diffusione a pochi Paesi dell’estremo oriente (<http://www.oie.int/wahidprod/public.php? PHPSESSID=c291e72672e227dd84 085d13f728b4a6&page=disease_outbreak_map&dis ease_id=15>). Per quanto riguarda il ruolo giocato dal pollame domestico e dagli uccelli selvatici, i dati finora disponibili indicano che entrambe le popolazioni hanno giocato un ruolo significativo nella recente evoluzione del virus e nella sua diffusione, al contrario mammiferi, uomo incluso, rappresentano, fino ad oggi, un “cul de sac” dell’infezione. L’emergenza del sotto-ceppo Qinghai lake del virus H5N1 nella primavera del 2005 rappresenta, probabilmente, un’importante pietra miliare dell’evoluzione spaziale del virus. Tale emergenza è originata dall’estensiva circolazione del virus tra i polli domestici del sud-est asiatico ed è stato suggerito che il virus HPAI H5N1 venne introdotto nell’area del lago attraverso il commercio di polli vivi. Il virus ha causato un’elevata mortalità negli uccelli selvatici del lago Qinghai, e da qui l’infezione si è diffusa in forma allarmante, nel corso della seconda metà del 2005 e all’inizio del 2006, in Asia (centrale, del sud e del nord), in Europa, con 14 su 25 Stati Membri dell’UE e 10 Stati non UE (<http://disasters.jrc. it/AvianFlu/Europe/>), in Medio Oriente e in Africa. L’ampia circolazione del virus HPAI H5N1 nel pollame, e in particolare nelle oche e nelle anatre del Sud-est asiatico, è stata la chiave di volta per l’evoluzione del virus. Per quanto riguarda l’Europa, risulta particolarmente evidente (vedasi i rapporti pubblicati dall’Unione Europea e dall’OIE) che la diffusione geografica del virus è da imputarsi soprattutto, se non interamente, agli uccelli selvatici e particolarmente a quelli acquatici. Nell’Unione Europea, osservazioni particolareggiate supportate dall’epidemiologia molecolare dimostrano che la maggior parte dei focolai (se non tutti) nei polli domestici e nei carnivori domestici o selvatici sono secondari all’infezione nei selvatici (<http://europa. eu/rapid/pressReleasesAction.do?reference=IP/06/ 704&type=HTML&aged=0&language=EN&guiLangu age=en>http://europa.eu/rapid/ pressReleasesAction. do?reference=IP/06/ 704&type=HTML&aged=0&lang uage=EN&guiLanguage=en>; <http://ec.europa.eu/ food/animal/diseases/controlmeasures/avian/ ai_part2_ en.pdf>). I focolai nei domestici sono stati controllati con successo, prevenendo quindi una possibile diffusione a ritroso nei selvatici; solo in un caso, in Danimarca, si è verificata l’infezione di un uccello selvatico (gazza) secondario ad un focolaio nei domestici (<http://www.oie.int/eng/info/ hebdo/AIS_16.HTM#Sec11>). Per quanto riguarda il Medio Oriente e l’Africa, non è chiaro se la malattia sia stata introdotta da uccelli selvatici o dal commercio dei polli vivi o da carne. L’ultima ipotesi è stata avanzata perchè il commercio appare epidemiologicamente rilevante e in alcune circostanze è stato provato essere causa di contagio. Molti aspetti dell’epidemiologia di HPAI H5N1 sono tuttora sconosciuti e richiedono ulteriori studi. Negli ultimi mesi, il virus sembra scomparso dall’Europa. Se nei prossimi mesi ciò verrà confermato, l’evento indicherebbe che gli uccelli selvatici, probabilmente, non agiscono da serbatoio permanente del virus. Ciò potrebbe essere dovuto all’elevato grado di letalità dell’infezione (pari a circa il 50% nelle infezioni sperimentali). Tuttavia, le ragioni dell’ampia diffusione del virus in Europa tramite gli uccelli selvatici, osservata nella seconda metà del 2005 e all’inizio del 2006 restano largamente sconosciute. * Traduzione dall’inglese a cura della redazione de “il Chirone”, con il permesso dell’autore. 12 In conclusione, gli uccelli selvatici sembrano agire soprattutto come diffusori del virus piuttosto che come serbatoi. Ciò suggerirebbe che il virus HPAI H5N1 si comporta negli uccelli selvatici in modo diverso rispetto ai virus influenzali aviari a bassa patogenicità, che sono endemici negli uccelli selvatici aquatici, e che solo sporadicamente infettano i domestici. Tuttavia, la persistenza del virus HPAI H5N1 nei volatili domestici di alcune aree dell’Asia e dell’Africa potrebbe ancora rappresentare una sorgente per i volatili selvatici e con essi diffondersi verso aree non infette, attraverso la migrazione, così come accaduto nell’autunno-inverno 2005-2006 (<http://ec.europa.eu/environment/nature/ nature_conservation/ focus_wild_birds/avian_influenza/ pdf/avian_influenza_report.pdf>). Infatti, la migrazione degli uccelli selvatici, e in particolare degli uccelli aquatici, può dare origine a nuove estese epidemie coinvolgenti aree non infette. Ciò può dipendere da numerosi fattori fra cui la composizione in termini di specie dell’ornitocenosi coinvolta localmente, le migrazioni verso le aree di muta o per il freddo, il tipo di migrazione differenziato per classi di sesso ed età, IL B R l’uso dell’habitat e dello spazio delle specie coinvolte. Infine è necessario rammentare come le migrazioni degli uccelli aquatici utilizzino alcune aree cruciali (ad esempio Siberia occidentale) in cui popolazioni appartenenti alle medesime specie, ma che originano da diversi continenti, possono liberamente connettersi, connettendo di conseguenza Asia, Europa e Africa ((<http://www. wetlands.org/publication.aspx?ID=c1831ef9-8e1946ef-9ccf- e0fd59068df0> e <http://www.fao.org/ag/ againfo/subjects/en/health/ diseases- cards/conference/ documents/ Spread%20of%20HPAI%20from%20the%20 West%20Siberian%20Lowland%20to%20the%2 0Eastern %20Meditrranean%20and%20beyond.pdf>). Se gli uccelli selvatici non rappresentano il naturale serbatoio epidemiologico di HPAI H5N1, aumenteranno notevolmente le probabilità di successo nel controllo e nell’eradicazione del virus a livello mondiale. Tuttavia, la sorveglianza della malattia e una sua pronta diagnosi sia nel pollame domestico che negli uccelli selvatici, assieme alla separazione delle due popolazioni, continuerà ad essere di straordinaria importanza per raggiungere questo importante obiettivo. Produzione Gnocchi Tradizionali e Ripieni E S C I A RODENGO SAIANO - Via Moie 56/c 13 “La nuova tradizione” Zoonosi, Agenti Zoonosici e Resistenza agli Antimicrobici nell’Unione Europea Simone Magnino Membro del Gruppo di Esperti Scientifici sui Pericoli Biologici dell’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia Romagna – Sezione di Pavia I Gruppi di Esperti Scientifici sui Pericoli Biologici (Scientific Panel on Biological Hazards) e sulla Sanità e Benessere Animale (Scientific Panel on Animal Health and Welfare) dell’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) hanno recentemente adottato un’opinione1 a commento del Rapporto Riassuntivo Comunitario sulle Zoonosi per il 2004, apparso per la prima volta sul sito internet dell’EFSA il 21 Dicembre 2005. Il Rapporto Riassuntivo Comunitario è un documento che è redatto annualmente dall’EFSA, in conformità alla Direttiva 2003/99/CE sulle misure di sorveglianza delle zoonosi e degli agenti zoonosici del 17 novembre 2003. Esso presenta e commenta i dati raccolti nei 25 Stati Membri dell’Unione Europea e in Norvegia su alcune zoonosi e agenti zoonosici rilevati nell’uomo, negli animali, negli alimenti e nei mangimi. I dati presentati riguardano tutte le zoonosi elencate nell’allegato I, lista A della Direttiva 2003/99/CE (brucellosi, campilobatteriosi, echinococcosi, listeriosi, salmonellosi, trichinellosi, tubercolosi da Mycobacterium bovis, infezioni da Escherichia coli verocitotossici), alcune zoonosi della lista B (calicivirus, rabbia, yersiniosi, cisticercosi, toxoplasmosi) e la resistenza batterica agli agenti antimicrobici. I dati e le informazioni contenuti nel Rapporto sono solo indicativi della situazione europea e devono essere interpretati con cautela perché derivano da schemi di monitoraggio, di sorveglianza e di campionamento non armonizzati tra i diversi Paesi. Inoltre, dati i diversi livelli di diagnosi non conclusiva e di mancata notifica delle malattie negli Stati Membri e l’esclusione dall’analisi delle sequele delle malattie, il Rapporto non permette di apprezzare il peso globale delle zoonosi nell’Unione Europea né di confrontarne l’impatto sulla salute pubblica nei diversi Paesi. Tuttavia, il Rapporto si candida a essere per il futuro un’importante strumento a disposizione della comunità e degli operatori specializzati per la pianificazione di azioni di prevenzione delle infezioni trasmissibili, direttamente o tramite un veicolo alimentare, dagli animali all’uomo. Ai due Gruppi Scientifici dell’EFSA è stato richiesto di considerare le informazioni raccolte nel Rapporto del 2004, e su questa base: - trarre conclusioni sulla situazione comunitaria e identificare le priorità in sanità pubblica e in sanità animale; - discutere i fattori di rischio correlati alle zoonosi, alla resistenza agli agenti antimicrobici e ai focolai di tossinfezione alimentare riferiti nel Rapporto; - raccomandare, ove opportuno, l’adozione di misure volte alla protezione della salute pubblica e della sanità animale nell’Unione Europea; - suggerire miglioramenti per il monitoraggio e la notifica delle zoonosi, degli agenti zoonosici, della resistenza agli agenti antimicrobici e dei focolai di tossinfezione alimentare, e miglioramenti per l’analisi delle informazioni. Nell’Unione Europea, le infezioni zoonosiche segnalate di gran lunga più spesso nel 2004 nell’uomo sono state quelle causate da agenti batterici che vengono escreti anche da animali d’allevamento asintomatici: ai primi posti le salmonellosi (192.703 casi) e le campilobatteriosi (183.961 casi), a cui seguono a grande distanza le yersiniosi (10.381 casi) e le infezioni da Escherichia coli verocitotossici (VTEC) ad alta patogenicità (4.143 casi). Molto meno sono stati i casi segnalati di listeriosi (1.267), risultati però fatali più spesso rispetto alle altre zoonosi batteriche. Per le campilobatteriosi, i veicoli d’infezione più spesso riferiti per l’uomo sono stati la carne di pollo e l’acqua contaminati. Le salmonellosi appaiono invece in maggior parte correlate al consumo di uova, prodotti d’uovo, carni di pollo e prodotti da forno contaminati; Salmonella enteritidis e Salmonella typhimurium sono stati i serovar più rilevati nei casi notificati. A confronto con il numero totale di casi umani (392.455) delle infezioni batteriche sopra elencate, è interessante notare che nel 2004 le segnalazioni di casi di zoonosi “classiche”, quali la brucellosi e la tubercolosi umana da Mycobacterium bovis, sono state molto poche: solo 1.337 1 Report of Task Force on Zoonoses Data Collection on Guidance Document on Good Practices for Design of Field Surveys. The EFSA Journal (2006) 93, 1-24 <htpp:/www.efsa.europa.eu> 14 e 86, rispettivamente. Per la brucellosi, che per lo più è dovuta a Brucella melitensis, si è peraltro registrata una notevole diminuzione nel numero di casi umani notificati rispetto al passato, mentre negli animali l’infezione appare in declino nei soli piccoli ruminanti, non nel bovino. I dati riguardanti la rilevanza della tubercolosi umana da M. bovis appaiono invece troppo frammentari, tali da non permettere una chiara valutazione della situazione epidemiologica su scala europea, tuttavia la malattia nel bovino appare in ripresa in alcuni Stati Membri. Per entrambe le malattie – brucellosi e tubercolosi – negli animali, si avverte la necessità di incrementare la percentuale di allevamenti controllati nell’ambito dei piani di sorveglianza, per aumentare l’affidabilità dei programmi di controllo ed eradicazione. La rabbia, altra zoonosi “classica”, costituisce sempre un grave pericolo per la salute umana nelle aree dove l’infezione è presente negli animali selvatici. Da questi infatti, in particolare nelle regioni dell’Europa dell’Est facenti parte o meno dell’Unione Europea, il virus della rabbia può talvolta essere trasmesso agli animali domestici. Un insufficiente livello di copertura vaccinale dei cani è probabilmente all’origine della persistenza dell’infezione in questa specie. I casi notificati nell’uomo nell’Unione Europea per il 2004 sono comunque stati soltanto 2, entrambi di importazione in viaggiatori contagiatisi in Paesi Terzi. I casi notificati di infezioni zoonosiche parassitarie nel 2004 sono stati in numero molto inferiore (solo 2.349 casi) rispetto a quelli riferiti ad agenti batterici, ma hanno spesso determinato quadri clinici gravi nell’uomo, talvolta mortali o che hanno comportato invalidità e avuto un rilevante impatto economico per i costi connessi agli accertamenti diagnostici, ai ricoveri in ospedale e alle terapie. In particolare, il numero maggiore di casi è stato registrato per la toxoplasmosi, una malattia che si ritiene comunque ancora largamente sottodiagnosticata e sottonotificata. Echinoccoccus granulosus continua ad essere l’agente dell’echinococcosi maggiormente rilevata nell’uomo, e la sua prevalenza non accenna concretamente a diminuire in diverse regioni dell’Unione Europea, anzi la malattia appare emergente in aree da tempo indenni (Regno Unito). Echinococcus multilocularis, l’agente dell’echinococcosi alveolare, viene considerato un rischio zoonosico emergente in particolare nei Paesi dell’Europa Centrale, dove le popolazioni della volpe, principale ospite del parassita, e del cane procione altro ospite riconosciuto - sono in aumento e tendono a colonizzare anche aree urbane. Anche i casi notificati di trichinellosi umana sono aumentati in parte per l’inclusione nel computo globale di casi verificatisi nei Paesi Membri recentemente entrati a far parte dell’Unione Europea. Nelle salmonelle e nei campilobatteri isolati da animali da reddito e dalle loro carni sono risultate rispettivamente emergenti la resistenza alla gentamicina e ai macrolidi, e la resistenza ai fluorochinoloni per entrambi i batteri. I focolai di tossinfezione alimentare notificati in maggior numero sono stati quelli di origine batterica (da salmonelle, campilobatteri e ceppi patogeni di Escherichia coli), virale (da norovirus) e parassitaria (da trichinelle). L’acqua contaminata, sia per uso ricreazionale o da bere o utilizzata per l’irrigazione, è stata un importante veicolo di agenti zoonosici (salmonelle, campilobatteri, virus e protozoi) sia in episodi sporadici sia in focolai di infezione umana. A commento della situazione presentata nel Rapporto, i due Gruppi dell’EFSA suggeriscono anche diverse azioni da intraprendere. In generale, viene raccomandata una particolare cura nell’applicazione e nel puntuale monitoraggio delle buone pratiche di lavorazione (Good Manufacturing Practices, GMP), delle buone pratiche di igiene (Good Health Practices, GHP), dei sistemi HACCP e dei controlli ufficiali per diminuire la quota di alimenti e di mangimi contaminati da agenti zoonosici. Per migliorare l’igiene e la corretta manipolazione degli alimenti, si consigliano inoltre iniziative di comunicazione del rischio per gli operatori del settore alimentare, per i settori vulnerabili della popolazione (bambini, anziani, donne gravide, soggetti immunodepressi) e per l’intera comunità. Si raccomandano anche iniziative analoghe rivolte ad allevatori e veterinari di campo per promuovere un corretto uso degli agenti antimicrobici negli animali. Per analizzare l’evoluzione delle resistenze batteriche agli agenti antimicrobici e per costituire una base di dati per procedere alla valutazione del rischio preliminare agli interventi di prevenzione e controllo, si raccomanda inoltre di procedere al monitoraggio obbligatorio dell’utilizzo di queste sostanze negli animali. E’opportuno promuovere un uso più generalizzato dei metodi molecolari per la tipizzazione dei microorganismi, per poter comparare i ceppi isolati, per migliorare la tracciabilità delle infezioni e delle contaminazioni lungo la catena alimentare e per identificare i nessi epidemiologici tra focolai di malattia nell’uomo e infezioni animali. Per migliorare l’analisi dei dati, si ritiene necessario per il futuro distinguere tra casi e focolai di malattia dovuti a un’infezione contratta localmente rispetto a quelli da riferire a infezione originata all’estero; inoltre, nei casi e nei focolai di malattia riconducibili a una contaminazione alimentare, occorrerà riferire l’origine dell’alimento implicato. Si riportano di seguito anche alcune raccomandazioni elaborate dai due Gruppi dell’EFSA riguardanti i dati 15 contenuti nel Rapporto per le singole zoonosi e per i loro relativi agenti. Viene consigliata l’adozione di misure per la riduzione di Campylobacter spp. nelle diverse fasi di produzione del pollo da carne e l’impostazione di obiettivi per S. enteritidis e S. typhimurium nelle galline ovaiole e nel pollo da carne. Per le salmonelle, appare importante diminuire il rischio di contaminazione della catena alimentare attraverso i mangimi e si raccomanda di promuovere ricerche volte a valutare l’influenza di diversi sistemi di allevamento sulla colonizzazione dell’intestino ad opera delle salmonelle. Merita un’indagine approfondita il rilievo di un’elevata incidenza di infezioni da salmonelle, yersinie e VTEC nei bambini. E’ inoltre necessario definire in modo chiaro quali sierotipi e quali fattori di virulenza dei VTEC patogeni rivestano importanza per la salute pubblica. Si ritiene fondamentale introdurre un miglior sistema di sorveglianza e di notifica per valutare il reale impatto sanitario della toxoplasmosi nell’Unione Europea. Per migliorare l’efficienza delle misure di controllo, si può considerare di rendere obbligatoria la notifica della cisticercosi bovina. Nelle regioni dove la brucellosi è ancora endemica, si raccomanda di migliorare la notifica di Brucella spp. nei prodotti alimentari e di monitorare e notificare la presenza di brucelle nella fauna selvatica. Per il controllo della rabbia, è importante che i piani vaccinali negli animali serbatoio (volpe e cane procione) siano coordinati a livello comunitario per la pianificazione e il supporto finanziario, e che nelle aree endemiche si applichi la vaccinazione sistematica degli animali da compagnia. Come considerazione valida in generale, va sottolineato che per ricavare una maggiore utilità dai dati presentati nel Rapporto, sarà necessario armonizzare le definizioni e adottare una strategia comune per la raccolta dei dati, per il monitoraggio e per la notifica delle malattie e risolvere le incongruenze tra i dati del Rapporto e quelli presentati da altre organizzazioni internazionali (p.es. OIE, OMS) e pubblicati nella letteratura scientifica. non siamo un certo prodotto casuale e senza senso dell’evoluzione”. Molti hanno guardato al ritiro in Vaticano come un’apertura al Darwinismo e grande è l’attesa per le conclusioni di quella riunione, che tuttavia, come tradizione della Chiesa, non saranno rese pubbliche a breve. “Gli scienziati La speranza è in un messaggio in grado di e i teologi promuovere un dialogo hanno molto tra fede e ragione. Teologi vicino al Vaticano da imparare presumono che la Chiesa gli uni dagli altri” giungerà probabilmente ad affermare una (Alister McGrath) “evoluzione teistica”, che riconosca la validità dell’evoluzione biologica, sebbene messa in moto da Dio. L’evoluzione biologica passerebbe così da pura ipotesi a scienza incontestabile. QUANDO SCIENZA E TEOLOGIA SI INCONTRANO Secondo un eminente biologo che ha partecipato a un recente ritiro organizzato in Vaticano dal pontefice Benedetto XVI, con lo scopo di chiarire la posizione della Chiesa Cattolica Romana sull’evoluzione biologica, “la religione è religione, la scienza è scienza, buone staccionate fanno buoni vicini”. Una sentenza accolta come una forte delusione da quelle correnti di pensiero che, fin dall’epoca di Papa Giovanni Paolo II, sostengono il principio del “disegno intelligente”, cercando così di dare al creazionismo una credibilità scientifica, arguendo che la complessità della scienza può essere spiegata solo attraverso l’intervento divino nel processo di evoluzione. Giovanni Paolo II ha forse fatto più di ogni altro pontefice per riconciliare fede e scienza, dichiarando che non vi era contraddizione tra le due, riabilitando ufficialmente Galileo Galilei e definendo l’evoluzione darwiniana più che un’ipotesi. Benedetto XVI, al contrario, è stato più prudente sull’argomento “evoluzione biologica”, allorquando, alla sua prima udienza di massa come Papa, affermò che “noi Butler D. (2006) When science and theology meet. Nature 443, 10-11 16 dalla stampa internazionale sintesi a cura di Gianfranco Panina L’abuso sessuale degli animali nella soddisfazione di un desiderio erotico intimo, in cui l’oggetto non subisce danneggiamenti. La c.d. bestialità può includere un coito diretto vaginale o anale con un animale, la masturbazione, la manipolazione genitale o una forma di sessualità condivisa, in cui l’animale impara ad accettare l’uomo, senza alcuna forzatura o maltrattamento, ma certamente a scapito del suo benessere generale. Tali abusi sessuali coinvolgono in genere l’uomo, ma anche le donne non ne sono esenti. L’uomo può essere indotto a tali comportamenti da ricorrenti insuccessi con le femmine, le donne da fatti emotivi, da paura del maschio o da esperienze traumatiche vissute nella giovinezza. Frequentemente l’animale tenta di resistere all’attacco sessuale, la qualcosa può aggravare i danni conseguenti all’aggressione. La morte per ferite gravi è stata osservata in molte occasioni. Nei casi sopra descritti, la legislazione slovacca prevede che le autorità veterinarie statali conducano un’indagine al fine di accertare se gli atti rientrino nella “crudeltà verso l’animale”, come tale punibile, in quanto l’abuso sessuale non è di per sé contemplato dalla legislazione penale. La visita veterinaria di 5 vitelli femmina di tre mesi d’età, appartenenti a un allevamento intensivo slovacco, mise in evidenza lesioni a livello della regione anogenitale, che avevano comportato un’emorragia interna con esito fatale. Le lesioni sembravano causate dall’inserzione e dalla manipolazione di un oggetto sconosciuto nella vagina degli animali. L’esame necroscopico mostrò, in tutti gli animali, rottura sia del retto che della vagina, con massiva emorragia nelle cavità addominale e toracica. Una susseguente indagine della polizia concluse che gli animali erano stati oggetto di un abuso sessuale, perpetrato da un individuo zoofilo (nel senso di attrazione o preferenza per gli animali) con inclinazione sadica (nel senso di far del male allo scopo di trarne un piacere sessuale). Si trattava di un individuo single di 46 anni, introverso, asociale, che ammise di aver compiuto la violenza sessuale tramite una bottiglia introdotta in vagina e brutalmente manipolata. Il fatto non costituisce un evento eccezionale. Il sadismo è frequentemente associato all’abuso sessuale di un animale e nel caso descritto si trattò di una forma particolarmente aggressiva di sadismo. Forme meno aggressive sono rappresentate dal c.d. sadismo feticistico, che consiste Hvozdik A., Bugarsky A., Kottferova J., Vargova M., Ondrasovicova O., Ondrasovic M., Sasakova N. (2006) Ethological, psychological and legal aspects of animal sexual abuse. Vet. J. 172, 374-376 L’uso degli animali da parte dell’uomo per scopi sessuali è citato nella storia da millenni, in molte società dell’intero mondo. Si tratta di atti in genere condannati per varie ragioni, per lo più religiose o morali. L’opinione pubblica sembra oggi affrontare il fatto con un certo imbarazzo, tende a ignorarlo o a riportarlo solo a livello di barzelletta; lo stesso veterinario, non si sa per quale ragione precisa, tende a mettere sotto silenzio l’abuso sessuale di un animale da lui accertato. Perché questa difficoltà del veterinario ad affrontare il problema? Paura, ripugnanza, o egli guarda all’abuso con divertita o stupefatta tolleranza, ignorando la possibilità dei traumi fisici indotti? Tuttavia, non è solo la classe veterinaria che tace. Uno scritto recente ha denunciato il lungo silenzio delle società protezionistiche, che solo di recente hanno incluso il capitolo degli abusi sessuali sugli animali in quello delle crudeltà sugli animali. C’è speranza che articoli come quello sopra presentato promuovano la conoscenza dell’argomento e una seria discussione da parte della professione veterinaria, tale da incoraggiare un approfondimento e la ricerca. Solo i L’articolo sopra riportato sull’abuso sessuale degli animali deve considerarsi una denuncia coraggiosa di una situazione che per molte persone, veterinari inclusi, appare tutt’ora difficile e scabrosa. Quanto riferito coinvolge l’etologia veterinaria e l’etica, nonché aspetti legali e psichiatrici, ma propone anche un concetto nuovo, cioè che l’animale oggetto di un atto sessuale soffre anche quando l’atto non è associato a violenza. Il caso documentato dimostra che l’autore dell’abuso ha agito con particolare violenza, risultata in ferite gravi. Si tratta di una forma estrema di abuso sessuale, che ha comportato grande sofferenza. Tuttavia, esistono altre forme di attività sessuale che si esprimono in vario modo e su un ampio spettro di animali, volatili inclusi. Sono episodi riportati da una letteratura che non è generalmente disponibile o letta dai veterinari, una categoria che può così rimanere all’oscuro dei molteplici aspetti di queste attività. Peraltro, informazioni sull’argomento sono disponibili oggi in internet: come operare sull’animale, quale animale scegliere in riferimento alle dimensioni, come non provocare danni fisici, ecc. Un capitolo squallido che possiamo associare a quello sulla pedofilia. I dalla stampa internazionale veterinari hanno la preparazione di base per giudicare se un’ingiuria fisica è attribuibile a un abuso sessuale e forse non sono pochi i veterinari che nella loro attività hanno incontrato casi che se riferiti potrebbero essere produttivi per uno studio serio dell’argomento. E’ stato scritto che l’abuso sessuale di un animale “va inteso come violenza sessuale in quanto: i) le relazioni sessuali uomo-animale comportano quasi sempre una coercizione, ii) tali pratiche spesso causano dolore e anche morte, iii) gli animali non sono in grado né di comunicarci il loro consenso in una forma comprensibile, né di difendere la loro causa”. Queste parole forniscono una buona base, perchè il problema sia oggetto di considerazione da parte del veterinario. Munro H.M.C. (2006) Animal sexual abuse: a veterinary taboo? Vet. J. 172, 195-197 Il “Veterinario manager” tempo libero durante il giorno, egli potrà anche dedicarsi alla gestione economica della sua clinica, ma se egli dovrà rifiutare lavoro a causa di questo compito gestionale egli dovrà di conseguenza registrare una perdita economica. Uno studio condotto nell’Ontario ha evidenziato che gli ospedali per piccoli animali con un veterinario manager guadagnavano il 13% in più rispetto a quelli che non disponevano di tale collaboratore. Il veterinario manager è quindi figura indispensabile nella clinica veterinaria d’oggi. I suoi compiti specifici possono così riassumersi: 1 - Punto di riferimento per tutti i dipendenti. 2 - Fissazione e controllo degli orari del personale veterinario e no. 3 - Gestione delle risorse umane. 4 - Tecnologia dell’informazione. 4 - Conti dei fornitori. 5 - Conti dei clienti. 6 - Emissione fatture. 7 - Controllo stocks. 8 - Budget. 9 Contatti con i fornitori. 10 - Rapporti finanziari periodici. 11 - Relazioni con la clientela. 12 - Rapporti periodici ad uso dei proprietari. 13 - Iniziative di promozione e pubblicitarie. 14 - Redazione di un bollettino. 15 - Supervisione del personale. 16 - Contatti con i clienti. 17 - Tariffario. 18 - Definizione della politica e delle procedure. Storicamente, i “veterinari manager” sono evoluti quando i veterinari proprietari di una clinica hanno realizzato di non essere abbastanza qualificati, o di non avere sufficiente tempo, per dedicarsi alla moltitudine di incombenze gestionali, con relative responsabilità, di un ospedale veterinario. Da 25 anni è attiva in Canada la Veterinary Hospital Managers Association (VMHA), che certifica i manager veterinari per designazione del College of Veterinary Practice Managers (CVPM). E’ solo negli ultimi anni, tuttavia, che sono emersi i vantaggi finanziari che le cliniche veterinarie possono trarre dal disporre di un “gestore veterinario”. I primi veterinari amministratori hanno cominciato come impiegati part-time, con il semplice mandato di “gestire il personale” o di “tenere i libri”. In seguito, essi sono divenuti attori assai più sofisticati e completi nella conduzione della clinica. I proprietari hanno dovuto accettare l’idea di delegare una parte del loro potere al manager, ma una volta che essi hanno potuto apprezzarne il valore e constatare nel contempo che la loro vita diveniva così più facile, il resto è seguito naturalmente. I veterinari sono molto più produttivi quando esercitano le funzioni remunerate per le quali sono stati formati, cioè la medicina veterinaria. Pertanto, la gestione di una clinica dovrebbe essere lasciata a personale qualificato ad hoc. Un veterinario che consacra il suo tempo prezioso alla gestione di un ufficio non produce un guadagno diretto per la clinica. Naturalmente, se un proprietario ha del In conclusione, se un veterinario passa troppo tempo a gestire la sua clinica invece di esercitare la medicina veterinaria, è ora che pensi a reclutare un veterinario manager. Richardson F., Osborne D. (2006) Veterinary practice management. Can. Vet. J. 47, 702-706 Benessere dei polli e sensibilità alle malattie Manifestazioni patologiche legate alla presenza di Salmonella e Campylobacter sono rare nei polli, che in genere appaiono normali. Pertanto, la domanda che ci si pone è: sono queste forme batteriche solo di passaggio nell’ospite pollo o siamo di fronte a una situazione più Le carni di pollo costituiscono un importante veicolo di infezione da Salmonella e Campylobacter spp. Si tratta di patogeni ritenuti da sempre commensali dei polli, facenti parte della flora intestinale e in grado di contaminare le carcasse di pollo con le feci al macello. II dalla stampa internazionale Guardando al problema dal punto di vista della salubrità degli alimenti, non si può dimenticare che anche le uova contaminate possono essere causa di gravi infezioni, soprattutto da salmonella. Attente osservazioni hanno reso evidente che la contaminazione dell’uovo può essere legata a uno stato transitorio di stress della gallina. Certamente i metodi intensivi di allevamento in atto oggi rendono difficile allevare polli in modo da escludere la presenza negli stessi di patogeni di interesse zoonosico, quali Salmonella e Campylobacter. Un controllo è tuttavia possibile, come dimostrano i risultati ottenuti nel Regno Unito negli ultimi 10-15 anni: da un livello di contaminazione da salmonella delle carcasse di pollo pari a circa l’80% del 1989, si è passati a circa il 5% attuale. Campylobacter risulta più difficile da controllare poiché esso è più ubiquitario negli animali selvatici e nell’ambiente. Tuttavia, sempre nel Regno Unito si è rilevato che un numero molto maggiore di allevamenti è oggi campylobacter-negativo, rispetto a 10 anni fa. dinamica, cioè a un processo di infezione/colonizzazione? E’ certo che i polli reagiscono a questa presenza con una risposta immunitaria (anticorpi) verso i due patogeni, la qualcosa indica che si è in presenza di qualcosa di più di un semplice commensalismo. Tuttavia, tale risposta immunitaria non sempre conduce a una sterilizzazione del soggetto portatore. Un’attenta osservazione mostra che non tutti i polli di un allevamento sono portatori di Salmonella o Campylobacter e l’identificazione della ragione insita in questo aspetto potrebbe avere importanti implicazioni sul controllo dell’infezione. Sia l’uno che l’altro di questi patogeni si riscontrano soprattutto negli animali dalla salute in qualche modo compromessa: condizioni ambientali scadenti, dieta inidonea, stress fisico o psichico. Inoltre, è stato messo in evidenza che neurotrasmettitori come la noradrenalina possono alterare notevolmente il comportamento dei patogeni, mentre la risposta dell’ospite in interferone può alterare i tessuti dell’ospite stesso in modo tale da facilitare l’invasione di certi patogeni. Humphrey T. (2006) Are happy chickens safer chickens? Poultry welfare and disease susceptibility. British Poultry Sc. 47 (4), 379-391 Bioterrorismo e competenze veterinarie necessariamente pericolosi per l’uomo. Un simile attacco può avere effetti catastrofici per regioni che hanno a loro diposizione quantità limitate di animali o vegetali, mentre è poco plausibile che si possa mettere in crisi un paese sviluppato, a meno che non si tratti di un attacco massivo con ricorso simultaneo a grandi quantità di patogeni per animali e vegatali. Anche in tali situazioni, tuttavia, un attacco agrobioterroristico, seppur diretto verso un area limitata, può avere gravi ripercussioni socio-economiche, legate alle norme in essere nei paesi sviluppati per la lotta alle epizoozie su larga scala. Peraltro, la realizzazione di un tale scenario non risulta particolarmente difficile; è sufficiente introdurre in un allevamento un animale infetto, animale che può essere dall’allevamento, ma anche selvatico o vettore commensale. 2- Una seconda opzione consiste nell’introdurre nella filiera agroalimentare un agente patogeno per l’uomo. Ciò può realizzarsi tramite un animale infetto, in grado di diffondere un’infezione in una popolazione animale, ma anche contaminando direttamente le derrate alimentari destinate all’uomo. 3- Un agente patogeno utilizzato da terroristi potrebbe anche essere diretto esclusivamente verso animali da compagnia, in grado di decimare cani e gatti domestici. Dopo gli attentati verificatisi negli USA nel 2001, con corrispondenza contaminata da spore di Bacillus anthracis, la minaccia di un ricorso ad agenti biologici a fini terroristici viene considerata con particolare attenzione da parte delle autorità sanitarie pubbliche. Con riferiemento alle competenze della professione veterinaria, il bioterrorismo riveste molteplici aspetti. Un attacco terroristico può coinvolgere gli animali, siano essi da compagnia che da reddito, può avere come obiettivo l’uomo, utilizzando l’animale come vettore dell’agente patogeno, ma una minaccia per la salute dell’uomo può venire anche dalla contaminazione volontaria di derrate alimentari. Pertanto, di fronte ad atti di bioterrorismo tutte le competenze veterinarie si trovano implicate in azioni di prevenzione o di gestione di una crisi. Obiettivi dell’agrobioterrorismo L’agrobioterrorismo ha sempre l’uomo come obiettivo ultimo, ma i mezzi per realizzarlo possono rilevarsi molto diversi. 1- Può trattarsi di azioni dirette verso le colture agricole e/o il bestiame, al fine di privare l’uomo di una parte delle sue risorse alimentari. In tal caso verranno utilizzati agenti patogeni per gli animali o per i vegetali, non III dalla stampa internazionale Si tratterebbe di un evento certamente di gravità inferiore rispetto ai precedenti, ma da non sottovalutare per i suoi riflessi psicosociali, in paesi sviluppati, con una popolazione particolarmente sensibile a tutto ciò che viene inteso come alterazione dell’equilibrio ambientale. Agenti utilizzibali a fini terroristici Circa i criteri di scelta di un agente patogeno da utilizzare a fini terroristici, è la letalità l’elemento principale se l’obiettivo è l’uomo. Differente la scelta se l’obiettivo è una popolazione animale, perché in tal caso non si tratta tanto di uccidere, quanto di destabilizzare l’economia. Un’epizoozia di afta epizootica come quella verificatesi in Gran Bretagna nel 2001, drammatica per l’economia, anche se raramente mortale per l’animale, costituisce il prototipo di un atto di agrobioterrorismo. La natura offre già un’impressionante arsenale di possibilità, che costituiscono opzioni possibili per un atto terroristico. In più, l’ingegneria genetica permette oggi di allestire patogeni dalle caratteristiche volute, ideali per un determinato tipo di intervento. Gestione del rischio Negli anni passati, il rischio biologico provocato intenzionalmente costituiva essenzialmente un argomento di interesse militare. Con l’emergenza del bioterrorismo, esso è divenuto una problematica d’attualità, i cui piani d’azione sono ancora in via di definizione. Si tratta anzitutto di valutare il grado di minaccia terroristica, attraverso un esame delle motivazioni e della capacità tecnica di realizzazione di un’azione da parte di un gruppo terrorista, nonché dei possibili obiettivi. Circa le azioni di prevenzione, esistono da tempo accordi internazionali che limitano la ricerca e l’impiego a scopo bellico di agenti biologici. Tuttavia, spinosa appare da sempre la questione delle verifiche per il rispetto di tali accordi. Con la minaccia recente del bioterrorismo, Paesi come la Francia hanno rinforzato la sicurezza dei circuiti di produzione, detenzione e circolazione di prodotti biologici a rischio, quali gli agenti della febbre emorragica, del carbonchio, della peste, del botulismo e dei virus pox. Ma difficile risulta l’interdizione totale degli agenti patogeni, molti dei quali sono tuttora largamente presenti in natura. Per quanto riguarda le misure difensive, da tempo sono in atto a livello di industrie alimentari sistemi di tipo HACCP che sono certamente in grado di proteggere da azioni bioterroristiche a livello di produzione. Più complicate risultano le difese a livello di allevamenti, che si devono affidare a interventi rigorosi di profilassi sanitaria. Significativo può essere il contributo della ricerca: miglioramento delle conoscenze relative alle caratteristiche degli agenti patogeni, messa a punto di tecniche idonee al loro depistaggio negli alimenti, stock di medicamenti mirati. La sorveglianza epidemiologica costituisce un altro fondamento dell’azione del potere pubblico. I sistemi in atto devono avere come oggetto sia la segnalazione tempestiva di eventi patologici nella popolazione, sia l’intervento su tutta la filiera agricola o agroalimentare. Il miglioramento costante delle strutture di sorveglianza epidemiologica e la coordinazione entro i differenti enti preposti rappresentano gli assi portanti in materia di prevenzione. Su una vigilanza accurata, associata a un lavoro permanente d’informazione e aggiornamento del personale sanitario, si fonda la capacità di un Paese di svelare precocemente eventuali attacchi terroristici e di limitarne l’impatto. I veterinari, qualunque sia il loro campo d’attività, devono avere coscienza della necessità del loro coinvolgimento nell’ambito di una strategia di prevenzione dell’agrobioterrorismo. Bornert G., Bouhda Y., Karom A., Belei D., Leroux D., Lamand R. (2006) Bioterrorisme et compétences vétérinaires. Revue Méd. Vét. 157 (7), 371-378 Indagine sulle morsicature dei cani intervento medico. La maggior parte delle morsicature denunciate si riferivano a persone di 6-10 anni e le mani erano la parte del corpo più soggetta a ferite. Il 21% delle morsicature erano dovute a cani sconosciuti alle vittime. Maggiore era il numero di persone morsicate residenti in campagna, rispetto ai residenti in città. I cani maschi erano responsabili per il 44% delle morsicature, le In Nuova Zelanda è stata condotta un’indagine per accertare le circostanze in cui si verificano morsicature di persone da parte dei cani. A un questionario distribuito dalla Massey University risposero 228 persone, di cui 87 (38%) erano state in precedenza morsicate da cani. Per la maggior parte dei casi, le morsicature denunciate avevano procurato ferite di poco conto e solo il 20% di esse avevano richiesto un IV dalla stampa internazionale femmine per il 28%, mentre il sesso non era noto per i rimanenti casi. Le ragioni più comuni della morsicatura si rilevarono la difesa della casa, il gioco, accidenti vari, un trattamento troppo energico dell’animale o il dolore. Molte vittime dichiararono che la morsicatura non era stata provocata, ma è probabile invece che essa sia stata involontariamente provocata. Solo il 5% delle morsicature sono state denunciate alle autorità. La maggior parte delle persone che hanno risposto al questionario si dichiararono scettiche nei riguardi di possibili interventi legislativi mirati al contenimento delle morsicature da cani. Wake A.A.F., Stafford K.J. and Minot E.O. (2006) The experience of dog bites: a survey of veterinary science and veterinary nursing students. New Zeeland Vet. J. 54, 141-146 Effetto del congelamento su Campylobacter e coliformi fecali presenti sulle carcasse di polli ridotti in media di 0,65-2,87 log. Una simile riduzione dovuta al congelamento non fu osservata nei conteggi dei coliformi fecali. Il livello di Campylobacter risultò ridotto di circa 1 log immediatamente dopo il congelamento. Si tratta di risultati che sembrano indicare un beneficio, ai fini della salute pubblica, a seguito del congelamento, prima della distribuzione commerciale, delle carcasse di pollo contaminate da Campylobacter. A conferma di questo dato sperimentale, sta un’indagine condotta in Islanda che ha rilevato, nel 1999, 116 casi di campilobatteriosi di origine domestica ogni 100.000 persone. L’anno seguente, questo valore si è abbassato a 33 casi per 100.000, a seguito di una campagna volontaria di congelamento delle carcasse provenienti da allevamenti riconosciuti come infetti, condotta dall’industria del pollo. Si tratta pertanto di una procedura che, pur non essendo in grado di eliminare l’infezione nell’uomo, certamente può contribuire a una sua riduzione. Campyobacter jejuni è la causa più frequente di infezione batterica di origine alimentare, in molti Paesi sviluppati. Il batterio è stato isolato da vari alimenti di origine animale e studi epidemiologici indicano che la manipolazione dei polli o l’assunzione di carne di pollo poco cotta sono importanti fattori di rischio per la trasmissione della campilobatteriosi. Il congelamento dei prodotti derivati dai polli è stato proposto come strategia idonea a ridurre l’esposizione dell’uomo al Campylobacter. Allo scopo di verificare sperimentalmente gli effetti di questa metodologia, è stata condotta una ricerca mirata a quantificare gli effetti del congelamento, e della durata dello stesso, sul numero di Campylobacter, nonché di coliformi fecali, su polli naturalmente contaminati. Su 5 lotti di broilers esaminati, fu rilevato che con il congelamento e susseguente conservazione a – 20° C per 31 giorni i livelli di Campylobacter sulle carcasse si erano Georgsson F., Porkelsson A.E., Geirsdòttir M., Reiersen J., Stern N.J. (2006) The influence of freezing and duration of storage on Campylobacter and indicator bacteria in broiler carcasses. Food Microbiology 23, 677-683 Trattamento della foruncolosi anale del cane La foruncolosi anale canina è una patologia infiammatoria debilitante, cronica e progressiva, che presenta punti di difficile comprensione. Sebbene studi immunologici sembrino indicare una base immunitaria della malattia, l’esatta eziopatogenesi rimane sconosciuta. Il trattamento con immunomodulatori, quali il prednisolone, la ciclosporina e l’azatioprina, viene oggi praticato con frequenza, ma i risultati non sono sempre convincenti. I vantaggi di un trattamento immunomodulatore, rispetto al trattamento chirurgico, risiedono principalmente nell’evitare complicazioni quali l’incontinenza, la ricorrenza, la formazione di stenosi e il dolore legato all’intervento. Tuttavia, i farmaci immunomodulatori non sono del tutto innocui; essi presentano importanti potenziali effetti indesiderati, non esclusa l’oncogenesi. Per di più, la durata e il costo di un trattamento medico possono essere proibitivi. Non è provato infine che il trattamento medico con immunomodulatori sia veramente efficace e risolutivo, tanto che spesso si deve ricorrere a un susseguente V dalla stampa internazionale trattamento chirurgico, con una perdita di tempo e maggiori costi. Eccellenti risultati possono essere raggiunti con un intervento chirurgico che comporti una meticolosa dissezione di tutti i tessuti colpiti, combinata con sacculectomia anale bilaterale e un’attenta ricostruzione. Un importante vantaggio dell’intervento chirurgico è che esso permette la rimozione di ambedue i sacchi anali, una cosa che non può essere realizzata con la sola terapia medica. Un intervento chirurgico precoce rimane l’opzione di scelta del trattamento della foruncolosi anale canina, almeno finchè non sarà meglio definita la sua eziopatogenesi e saranno individuati farmaci ad azione più mirata. Un ciclo terapeutico breve con ciclosporina e chetoconazolo o azatioprina e metronidazolo può ritenersi indicato per ridurre la severità delle lesioni, prima dell’intervento chirurgico. Milner H.R. (2006) The role of surgery in the management of canine anal foruncolosis. A review of the literature and retrospective evaluation of treatment by surgical resection in 51 dogs. New Zeeland Veterinary Journal 54 (1), 1-9 Potenziali applicazioni dei batteriofagi I batteriofagi sono virus che infettano i batteri sia incorporando il loro DNA nel genoma ospite, che poi replica come parte dell’ospite (lisogenia), sia moltiplicandosi entro la cellula ospite e rilasciando poi nuove particelle di fago attraverso la membrana cellulare o lisando la cellula ospite. Per queste proprietà, fin dalla loro scoperta i fagi hanno suscitato notevole interesse come potenziali antibatterici e fu solo con la scoperta degli antibiotici che tale interesse venne meno, da un punto di vista pratico applicativo. Tuttavia, in tempi recenti l’interesse per i batteriofagi ha subito un risveglio legato alle possibili applicazioni nell’ambito delle moderne biotecnologie, grazie soprattutto alla facilità con la quale possono essere manipolati e prodotti. da batteri antibiotico-resistenti ha riportato l’attenzione sulla potenzialità antibatterica dei fagi, specialmente come antibatterici a uso esterno, una situazione in cui il fago viene più difficilmente aggredito dagli anticorpi. In aggiunta, si è prospettato l’utilizzo di fagi geneticamente modificati che non lisano i batteri, ma veicolano DNA codificante sostanze antibatteriche. Espressione di proteine eterologhe Attraverso un processo di fusione trascrizionale con il gene di una proteina di rivestimento, è possibile produrre nuove particelle di fago esprimenti sulla loro superficie proteine eterologhe dotate di molte potenziali applicazioni pratiche (terapeutiche, rilevamento di patogeni, potenziamento di enzimi, neutralizzazione intranasale di cocaina). Fago terapia La fago terapia sfrutta l’uso dei fagi litici per uccidere in forma specifica determinati batteri patogeni. Si tratta di una tecnologia testata nell’uomo, negli animali e nelle piante, con vari gradi di successo, ed è stata proposta anche come mezzo di decontaminazione delle carcasse e dell’ambiente. Rispetto agli antibiotici, la tecnica presenta potenziali vantaggi, ma altrettanti svantaggi. I fagi sono specifici per un determinato batterio e quindi è necessario, prima di un intervento, isolare, crescere e identificare i batteri bersaglio, a meno che non si voglia ricorrere a un cocktail di fagi. I fagi richiedono che il batterio bersaglio sia in fase di crescita e persistono finchè il patogeno è presente. I patogeni lisati rilasciano spesso grandi quantità di endotossine, che possono nuocere all’uomo e all’animale trattato. I fagi sono antigeni altamente immunogeni, promuovono un’importante risposta anticorpale e pertanto una fago terapia sarebbe applicabile una sola volta e per un breve periodo di tempo. Tuttavia, l’aumento di infezioni causate Veicolo di vaccini I fagi sono stati usati come potenziali veicoli di vaccini, con due differenti modalità: vaccinando direttamente con fagi veicolanti gli antigeni vaccinali sulla loro superficie o usando particelle di fago nel cui genoma è stato incorporato un vaccino DNA. Terapia genica I fagi sono stati proposti come potenziali vettori di geni terapeutici. Sebbene concettualmente differente, il processo è qui simile a quello del trasferimento di un DNA vaccinale. Rilevazione e tipizzazione di batteri La specificità dei fagi per i loro ospiti li rende idonei per la tipizzazione dei ceppi batterici e per l’evidenziazione degli stessi, quando siano presenti in basso numero. I fagi che si legano ai batteri possono essere quindi svelati da anticorpi specifici marcati. Clark J.R. and March J.B. (2006) Bacteriophages and biotecnology: vaccines, gene terapy and antibacterials. Trends in biotecnology 24 (5), 212-218 VI dalla stampa internazionale Strategie vaccinali nei cuccioli e nei gattini I vaccini indicati per i cuccioli e per i gattini possono suddividersi in: fondamentali, non-fondamentali, non raccomandati. Le malattie verso cui sono diretti i vaccini fondamentali presentano un alto grado di morbidità o mortalità, costituiscono un problema per la salute pubblica, sono facilmente trasmissibili o possono essere ubiquitarie nell’ambiente. Per esse sono disponibili vaccini efficaci che forniscono un’immunità sterile (prevengono l’infezione) o conferiscono un alto grado di protezione (non prevengono l’infezione, ma possono conferire protezione, per cui l’animale non sviluppa sintomi clinici di malattia). I vaccini che cadono in questa categoria sono raccomandati per ogni soggetto entro una popolazione, indipendentemente dallo stile di vita dell’animale o locale. I vaccini della categoria non-fondamentali hanno un’efficacia limitata o il microrganismo che causa la malattia non è facilmente trasmissibile o può avere una distribuzione geografica limitata. Talvolta la malattia per cui tali vaccini sono indicati è così lieve o self-limiting che il rischio associato alla somministrazione del vaccino può essere maggiore di quello della malattia stessa. Infine, essi possono interferire con i comuni metodi di screening utilizzati per il rilievo della malattia. E’ il veterinario che deve decidere sull’opportunità di un tale intervento. Esiste infine un gruppo di vaccini non-raccomandati per un uso generalizzato. CANE Vaccini fondamentali CIMURRO (CDV= Canine Distemper Virus). Il vaccino viene generalmente somministrato come parte di un prodotto polivalente. La raccomandazione generale è quella di ricorrere a un vaccino vivo-modificato o ricombinante. Si comincia a 6-9 settimane e si somministra ogni 3-4 settimane fino a 14-16 settimane di età. ADENOVURUS (CAV-I e CAV-II= Canine Adeno Virus). La vaccinazione con vaccino vivo-modificato CAV-II stimola un’immunità che protegge sia verso CAV-I che CAV-II. Il vaccino è generalmente incluso in un prodotto polivalente e si somministra con la frequenza indicata per CDV. Si raccomanda anche una rivaccinazione un anno più tardi, ripetuta poi ogni tre anni. PARVOVIRUS (CPV= Canine Parvo Virus). Vaccinazione con un prodotto vivo modificato multivalente, seguendo per la frequenza lo schema indicato per CDV. RABBIA. Vaccinare i cuccioli con un vaccino a virus ucciso, tra le 12 e le 16 settimane d’età. Consigliabile una seconda dose dello stesso vaccino un anno più tardi e poi ogni anno o ogni tre anni, secondo quanto disposto dalla legislazione nazionale o locale. Vaccini non-fondamentali LEPTOSPIROSI. Si consiglia un vaccino ucciso o un prodotto subunitario purificato cominciando a 12 settimane, proseguendo con altre 2-3 dosi a un intervallo di 4 settimane. Bordetella bronchiseptica. Vaccino attenuato, una singola dose intranasale, una settimana prima della potenziale esposizione (minimo 4 settimane di età). PARAINFLUENZA (CPV= Canine Parainfluenza Virus). Vaccino vivo modificato, sia per uso intranasale combinato con B. bronchiseptica o parenterale in una preparazione multivalente. Per un’ottima protezione il vaccino deve essere somministrato ogni 6 mesi-1 anno. BORRELLIOSI (Lyme disease-Borrelia burgdorferi). Utilizzare un vaccino subunitario ricombinante prima dell’esposizione alle zecche. Due dosi somministrate a distanza di 4 settimane, cominciando a 9 settimane d’età. Vaccini non-raccomandati MORBILLO (Measles). Il virus può stimolare una risposta immunitaria che è cross-protettiva verso CDV. CORONAVIRUS (FECV= Feline Enteric Corona Virus). Generalmente non raccomandato perché il vaccino è di dubbia efficacia e la prevalenza della malattia non è nota. Giardia lamblia. Vaccinazione non raccomandata. VELENO SERPENTI. Dati insufficienti per valutarne l’efficacia. CAV I (Canine Adeno Virus I). Si raccomanda l’uso di CAV II per prevenire l’infezione di CAV I. VII dalla stampa internazionale GATTO Vaccini fondamentali HERPESVIRUS FELINO (FVR= Feline Viral Rhinotracheitis). Virus vivo modificato, somministrare 2 o 3 dosi per via parenterale cominciando da 6-9 settimane di età, ogni 3-4 settimane fino a circa 12 settimane di età. CALICIVIRUS (FCV= Feline Calici Virus). Virus vivo modificato, frequenza come FVR. PANLEUCOPENIA (FPV= Feline Panleukopenia Virus). Virus vivo modificato, come FVR. RABBIA. Vaccino ricombinante con vettore canary-pox. Singola dose all’età minima di 8 settimane, ma variabile secondo i regolamenti locali. Vaccini non-fondamentali LEUCEMIA FELINA (FeLV= Feline Leukemia Virus). Dopo che un’indagine virale abbia confermato uno stato negativo verso FeLV, vaccino ricombinante con vettore canary-pox, 2 dosi somministrate a distanza di 4 settimane, cominciando da 8 settimane d’età. CLAMIDIOSI (Chlamydofila felis). In ambienti ad alto rischio, si usi per via parenterale un prodotto attenuato, 2 dosi a distanza di 4 settimane, cominciando a 9 settimane d’età. Bordetella bronchiseptica. In ambienti ad alto rischio, si usi un prodotto attenuato, specifico per questa specie, una singola dose a 4 settimane d’età. Vaccini non-raccomandati IMMUNODEFICIENZA FELINA (FIV= Feline Immunodeficiency Virus). Non è generalmente raccomandato nei gattini. Un test virale a meno di 6 mesi d’età può dare risultati falsi-positivi a causa della persistenza di anticorpi materni. La vaccinazione induce positività anticorpale. PERITONITE INFETTIVA DEI FELINI (FIP= Feline Infectious Peritonitis). La vaccinazione non è raccomandata; essa causa positività anticorpale. Giardia lamblia.Vaccinazione non raccomandata. Davis-Wurzler G.M. (2006) Current vaccination strategies in puppies and kitten. Vet. Clin. Small Anim. 36, 607-640 [libera elaborazione delle tabelle 2 e 3] Gli scimpanzé sono minacciati dalle malattie dell’uomo Un ricercatore americano ha lanciato l’allarme che le rare specie di scimpanzé che vivono nella parte occidentale della Tanzania siano sulla via dell’estinzione, a seguito di una misteriosa malattia che li starebbe decimando. I rischi a cui sono esposti gli scimpanzé in molte regioni africane sono da mettersi in relazione, soprattutto, all’instabilità politica dell’area, agli sconvolgimenti dell’habitat, alla distruzione delle foreste e al commercio delle carni. Ma esiste un ulteriore fattore che minaccia gli scimpanzé più di ogni altro animale: le malattie dell’uomo. Gli scimpanzé sono geneticamente cosi vicini all’uomo che essi sono sensibili a quasi tutte le forme patogene che colpiscono l’uomo. La Tanzania rispetto ad altre regioni africane è politicamente stabile, vi è un certo rispetto per la natura e non si pratica il commercio di carne di scimpanzé. Pertanto, le cause di un alta mortalità vanno ricercate altrove, forse nelle malattie loro trasmesse dall’uomo. Non è un caso che focolai di malattie respiratorie, con mortalità dei soggetti più giovani, si osservino negli scimpanzé, con allarmante regolarità, quasi ogni anno, principalmente in giugno/luglio, quando gli addetti ai centri di studio di questi animali, ma anche molti turisti, entrano nella foresta dopo la stagione delle piogge. Ihucha A. (2006) Rare chimpanzees face extinction. IPP Media <http://www.ippmedia.com/ipp/guardian/2006/09/14/74405.html> VIII DAL CONGRESSO MONDIALE DI BUIATRIA Nizza, 15-19 Ottobre 2006 controllo della gestione aziendale e la lotta alla mastite. A questo proposito c’è da notare che solo l’anno scorso a Maastricht si è tenuto il congresso dell’International Dairy Federation a questo problema dedicato. Solo due i relatori italiani che hanno affrontato la platea: Zecconi, dell’Università di Milano, si è occupato di mastite e Gnemmi, Libero Professionista, ha presentato un interessante lavoro sull’ecografia dell’apparato riproduttore maschile. Quest’anno eravamo in più di tremila, numero esagerato per un congresso, seppur mondiale, ma di buiatria. Con circa trecento partecipanti, il gruppo italiano è stato uno dei più numerosi, dietro solo a francesi e tedeschi. A Nizza, all’Acropolis, centro congressi tanto ampio quanto brutto, si è arrivati alla ventiquattresima edizione del Word Buiatric Congress, manifestazione che ormai si avvia verso il cinquantesimo anno di vita. Quest’anno si sono evidenziati i limiti che questo appuntamento ormai da qualche edizione a fatica cerca di nascondere: • la difficoltà di portare argomenti nuovi con la cadenza biennale che il programma impone, • l’aspetto commerciale della manifestazione spesso è preponderante su quello scientifico, visto i costi organizzativi. Evidente la scarsa presenza degli extraeuropei e, tra gli europei, fatto salvo i gruppi già citati, erano pochissimi gli spagnoli, gli inglesi e in generale i nordici. Le sale con diversa capienza sono state maldistribuite rispetto all’importanza dei temi, cosicché spesso sono stati letteralmente chiusi fuori per troppo pieno colleghi interessati all’argomento. I temi affrontati sono stati tantissimi ed è difficile classificarli. Maggior riscontro hanno avuto la chirurgia, la BRD, il Il Consiglio Direttivo della società mondiale di buiatra ha prospettato l’ingresso per la prima volta di un rappresentante africano. Gli Italiani continuano a rimanere fuori. Forse prima le due società affiliate, SIB e SIVAR, dovrebbero unirsi in uno sforzo comune. Sembra che i contatti siano sempre più frequenti e positivi e la possibilità di avere ancora un nostro rappresentante si avvicina. Budapest tra due anni: la capitale ungherese sarà davvero una novità! Sarà il debutto dell’Europa orientale da una posizione diversa. L’allargamento dell’Unione Europea apre a nuovi stimoli sia scientifici che professionali per la buiatria. Speriamo che questo evento rappresenti un rilancio europeo. Si vocifera che nel futuro lontano degli appuntamenti congressuali, ci sia la Cina! T. e P. L’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Sicilia rappresenta un punto di riferimento per la comunità scientifica, occupandosi del controllo delle malattie infettive e diffusive degli animali, della prevenzione e del controllo delle zoonosi, della sicurezza alimentare e dei controlli di filiera attività che nella Sanità Pubblica Veterinaria e nel comparto zootecnico rivestono un ruolo non secondario nella economia regionale. 17 DAL CONGRESSO NAZIONALE “SIDiLV” Perugia, 9-10 Novembre 2006 tutto il mondo politico verso questo importante campo di ricerca; quindi il Dr. Guido Petracca, Direttore Generale dell’IZS Umbria e Marche, celebrando il 70mo anniversario della fondazione del suddetto IZS, ha sottolineato la crescita della rete degli IIZZSS che, da semplici laboratori impegnati nella diagnosi delle principali malattie infettive, specie a carattere zoonosico, oggi offrono alla società una serie di servizi essenziali, oltre a contribuire attivamente alla prevenzione e gestione delle emergenze sanitarie (vedi: mucca pazza, aflatossine, blue tongue e influenza aviaria, per citare solo gli esempi più recenti). La costante, seria e produttiva attività svolta al servizio delle istituzioni, dei cittadini e della comunità tutta, ha consentito a questi Enti di ricerca di conquistare grande fiducia da parte dell’opinione pubblica e politica, oltre alla certezza di rappresentare uno strumento efficace e affidabile per la risoluzione delle emergenze e dei problemi sanitari. Un aspetto prioritario nella politica di intervento a sostegno della salute del cittadino è la crescente attenzione, da parte della rete degli IIZZSS, verso le normative del “pacchetto igiene”, la loro corretta applicazione e le ripercussioni sui cicli produttivi delle filiere agroalimentari, priorità assoluta per la Comunità Europea e tema prioritario del VIII Congresso Nazionale S.I.Di.L.V. Il congresso si è sviluppato attraverso un totale di sei workshops, così organizzati: due sulle procedure L’IMPORTANZA DELL’AGGIORNAMENTO CONTINUO NELLA DIAGNOSTICA DI LABORATORIO A Perugia, città d’arte e di turisti, che ospita uno tra i più antichi Atenei italiani, nonché l’Università per stranieri, si è svolto nei giorni 9 e 10 Novembre u.s. l’VIII Congresso Nazionale S.I.Di.L.V. ( Società Italiana di Diagnostica di Laboratorio Veterinaria). L’evento, che ha visto la partecipazione ai lavori congressuali di circa 250 tra medici veterinari, biologi e chimici, e di oltre 150 tecnici di laboratorio biomedico provenienti da vari enti di ricerca italiani, è stato inaugurato dal Presidente S.I.Di.L.V., Dr. Santo Caracappa, che ha sottolineato l’attività scientifica di questa Società ancora di recente costituzione, ma che ha già promosso e patrocinato numerosi eventi scientifici finalizzati alla crescita culturale degli operatori di Sanità Pubblica Veterinaria. A seguire, l’interessante intervento del Presidente dell’Istituto Zooprofilattico Speriemntale (IZS) dell’Umbria e delle Marche, Sen. Onofrio Londei, che ha posto l’accento sull’attuale situazione economica italiana e sui possibili riflessi che essa potrebbe avere sul settore veterinario e sugli IIZZSS italiani, ribadendo l’interesse di 18 la dialettica come presupposti essenziali per una proficua condivisione di informazioni e di esperienze, allo scopo di migliorare la crescita intellettuale degli addetti ai lavori e, di conseguenza, lo sviluppo e l’evoluzione della ricerca scientifica, specie nel campo della diagnostica di laboratorio. Sara Villari diagnostiche nel settore dell’igiene degli alimenti, due sulla sanità animale, uno sul benessere animale ed uno sull’epidemiologia; ogni workshop ha avuto inizio con una “invited lecture” esposta da esperti di fama internazionale. A questi sono stati affiancati due simposi satellite, sui temi della sicurezza alimentare e dei metodi molecolari per la diagnosi di malattie infettive. La vivacità delle discussioni e il protrarsi di ciascuna sessione oltre i tempi previsti è stato un chiaro segnale dell’attualità e dell’elevato valore scientifico delle comunicazioni presentate. In totale sono stati accettati oltre 160 lavori scientifici, che spaziavano su vari argomenti, quali: analisi degli alimenti, batteriologia, chimica clinica, controllo qualità, epidemiologia, fauna selvatica, immunologia, metodi analitici, parassitologia, patologia, tossicologia, virologia. Nutrita la presenza di sponsor del settore, segno apprezzabile di interesse dell’industria nei confronti della ricerca laboratoristica. Infine, come ormai da tradizione, durante il Congresso si sono svolti due corsi di aggiornamento per tecnici di laboratorio: “La validazione dei metodi chimici per la determinazione di residui secondo la decisione 2002/657/CE” e “I criteri microbiologici applicabili ai prodotti alimentari”, a cui hanno partecipato oltre 150 tecnici di laboratorio. Tra gli argomenti più interessanti dibattuti nel corso del Convegno: l’impiego di antigeni ricombinanti per la messa a punto dei test sierologici, l’uso di metodiche analitiche innovative nella diagnostica di laboratorio, il confronto tra test differenti per misurare l’accuratezza dei risultati ottenuti, la crescente diffusione delle tecniche biomolecolari nel controllo di tutte le principali infezioni e parassitosi animali e nell’analisi degli alimenti, l’esecuzione di indagini siero-epidemiologiche nella fauna selvatica. Il Congresso Nazionale della S.I.Di.L.V., che ha fatto della valorizzazione del personale tecnico di laboratorio una politica da promuovere sempre, ha rappresentato inoltre un’occasione per favorire la crescita dei rapporti interpersonali e lo scambio culturale fra individui che lavorano nello stesso settore, ma in contesti socioeconomici talora assai diversi tra loro. Da segnalare anche l’avvenuta adozione della rivista “il Chirone” come organo ufficiale di stampa della Società, al fine di fornire uno strumento di facile consultazione ai ricercatori soci S.I.Di.L.V, divulgando al contempo i progressi scientifici conseguiti in vari campi della ricerca sperimentale. La S.I.Di.L.V. è una giovane società scientifica in espansione, che promuove il confronto professionale e IX Congresso Nazionale S.I.Di.L.V. Il Consiglio Direttivo Nazionale della Società Italiana di Diagnostica di Laboratorio Veterinaria (S.I.Di.L.V), ha deciso all’unanimità di organizzare il IX Congresso Nazionale della Società a Roma. La manifestazione si terrà dal 14 al 16 novembre pp.vv., presso il Centro Congressi Santa Lucia. L’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Lazio e della Toscana si farà carico dell’organizzazione logistica locale dell’evento. Il Convegno verrà articolato in sei sessioni scientifiche, ciascuna con una relazione di apertura ad invito, che verteranno sui seguenti argomenti: igiene e qualità degli alimenti, zoonosi, metodologie diagnostiche innovative; oltre a tali sessioni saranno organizzati dei simposi satellite a gestione autonoma e un corso per tecnici di laboratorio su “ruolo e funzioni del tecnico di laboratorio nella organizzazione aziendale”, “nuove frontiere nella diagnostica delle malattie” “gestione delle emergenze a livello di laboratorio diagnostico”. La manifestazione sarà accreditata come attività formativa E.C.M. (Educazione Continua in Medicina), finalizzata all’aggiornamento e al miglioramento professionale del personale sanitario. 19 a cura di Antonio Lavazza novita’ legislative Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana 22-02-2006 L. n. 78 “Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 10 gennaio 2006, n. 3, recante attuazione della direttiva 98/44/CE in materia di protezione giuridica delle invenzioni biotecnologiche” GU SG n. 58 10-03-2006 p. 25 [Rif. n. 7540] 20-03-2006 D. MPAF. “Disposizioni per l’attuazione dei contratti di filiera” GU SG n. 189 16-08-2006 p. 34-35 [Rif. n. 7515] 08-05-2006 D. MS. “Inclusione delle sostanze attive «forchlorfenuron» e «indoxacarb», nell’allegato I del decreto legislativo 17 marzo 1995, n. 194, in attuazione della direttiva 2006/10/CE della Commissione del 27 gennaio 2006” GU SG n. 170 24-07-2006 p. 44-47 [Rif. n. 7417] 12-05-2006 D. MS. “Requisiti minimi per l’istituzione, l’organizzazione e il funzionamento dei Comitati etici per le sperimentazioni cliniche dei medicinali” GU SG n. 194 2208-2006 p. 4-8 [Rif. n. 7519] 23-06-2006 D. MS. “Prodotti fitosanitari: recepimento della direttiva 2006/30/CE della Commissione e aggiornamento del decreto del Ministro della salute 27 agosto 2004, concernente i limiti massimi di residui delle sostanze attive nei prodotti destinati all’alimentazione” GU SG n. 204 0209-2006 p. 4-7 [Rif. n. 7526] 29-07-2006 COM. MS. “Manuale di corretta prassi operativa, elaborato ai sensi del Regolamento (CE) n. 852 del 29 aprile 2004” GU SG n. 175 29-07-2006 p. 26 [Rif. n. 7505] 04-08-2006 COM. “Comunicato relativo al decreto 18 aprile 2006 del Ministero della salute, recante: «Recepimento della direttiva 2005/10/CE della Commissione del 4 febbraio 2005, recante definizioni dei metodi di campionamento e di analisi per il controllo ufficiale del tenore di benzo(a)pirene nei prodotti alimentari». (Decreto pubblicato nella Gazzetta Ufficiale - serie generale - n. 147 del 27 giugno 2006) GU SG n. 180 04-08-2006 p. 31 [Rif. n. 7508] 05-08-2006 ER. COR. “Comunicato relativo al decreto 20 aprile 2006 del Ministero della salute, recante: «Recepimento della direttiva 2005/5/CE della Commissione del 26 gennaio 2005, che modifica la direttiva 2002/26/CE della Commissione del 13 marzo 2002, relativa ai metodi di campionamento e di analisi per il controllo ufficiale del tenore di ocratossina A in taluni prodotti alimentari». (Decreto pubblicato nella Gazzetta Ufficiale - serie generale - n. 147 del 27 giugno 2006) GU SG n. 181 05-08-2006 p. 32 [Rif. n. 7509] 16-08-2006 DL. n. 251 “Disposizioni urgenti per assicurare l’adeguamento dell’ordinamento nazionale alla direttiva 79/409/CEE in materia di conservazione della fauna selvatica” GU SG n. 191 18-08-2006 p. 4-5 [Rif. n. 7518] 04-09-2006 COM. MS. “Procedure per il controllo del benessere animale negli allevamenti di vitelli” GU SG n. 205 04-092006 p. 19 [Rif. n. 7527] Gazzetta ufficiale della Comunità Europea 07-06-2006 ANA. n. 2006/405/CE “Decisione della Commissione, del 7 giugno 2006, che modifica le decisioni 2005/710/CE, 2005/734/CE, 2005/758/CE, 2005/759/ CE, 2005/760/CE, 2006/247/CE e 2006/265/CE per quanto riguarda alcune misure di protezione relative all’influenza aviaria ad alta patogenicità” GUCEE SL n. 158 10-06-2006 p. 14-17 [Rif. n. 7426] Influenza Aviaria 28-04-2006 ANA. n. 2006/321/CE “Decisione della Commissione del 28 aprile 2006 che modifica le decisioni 2005/710/CE, 2005/733/CE e 2005/758/CE riguardo alla proroga del periodo in cui esse si applicano a talune misure di protezione contro l’influenza aviaria ad alta patogenicità in Romania, Turchia e Croazia” GUCEE SL n. 118 03-052006 p. 18-19 [Rif. n. 7377] 14-06-2006 ANA. n. 2006/415/CE “Decisione della Commissione, del 14 giugno 2006, che reca alcune misure di protezione dall’influenza aviaria ad alta patogenicità del sottotipo H5N1 nel pollame nella Comunità e abroga la decisione 2006/135/CE” GUCEE SL n. 164 16-06-2006 p. 51-60 [Rif. n. 7431] 29-05-2006 ANA. n. 2006/384/CE “Decisione della Commissione, del 29 maggio 2006, che modifica la decisione 2006/135/CE per quanto riguarda l’istituzione in alcuni Stati membri delle aree A e B in seguito alla comparsa di focolai dell’influenza aviaria ad alta patogenicità” GUCEE SL n. 148 02-06-2006 p. 53-55 [Rif. n. 7403] 14-06-2006 ANA. n. 2006/416/CE “Decisione della Commissione, del 14 giugno 2006, recante alcune misure transitorie relative all’influenza aviaria ad alta patogenicità nel pollame o in altri volatili in cattività nella Comunità” GUCEE SL n. 164 16-06-2006 p. 61-72 [Rif. n. 7432] 02-06-2006 ANA. n. 2006/396/CE “Decisione della Commissione, del 2 giugno 2006, che modifica la decisione 2005/710/CE per quanto riguarda certe misure di protezione relativamente all’influenza aviaria ad alta patogenicità rilevata nel pollame in Romania” GUCEE SL n. 152 07-06-2006 p. 36-38 [Rif. n. 7423] 23-06-2006 ANA. n. 2006/435/CE “Decisione della Commissione, del 23 giugno 2006, che modifica la decisione 20 novita’ legislative patogenicità e l’introduzione nella Comunità di taluni volatili vivi” GUCEE SL n. 205 27-07-2006 p. 28-29 [Rif. n. 7464] 27-07-2006 ANA. n. 2006/528/CE “Decisione della Commissione, del 27 luglio 2006, che modifica la decisione 2006/147/CE relativa all’ introduzione di una vaccinazione preventiva contro l’ influenza aviaria ad alta patogenicità H5N1 e alle correlate misure riguardanti movimenti nei Paesi Bassi” GUCEE SL n. 208 29-07-2006 p. 39-40 [Rif. n. 7469] 28-07-2006 ANA. n. 2006/532/CE “Decisione della Commissione, del 28 luglio 2006, recante misure protettive relative all’influenza aviaria ad alta patogenicità in Sudafrica” GUCEE SL n. 212 02-08-2006 p. 16-18 [Rif. n. 7474] 28-07-2006 ANA. n. 2006/533/CE “Decisione della Commissione, del 28 luglio 2006, concernente talune misure di protezione temporanee in relazione all’ influenza aviaria ad alta patogenicità in Croazia” GUCEE SL n. 212 02-08-2006 p. 19-21 [Rif. n. 7475] 04-08-2006 ANA. n. 2006/437/CE “Decisione della Commissione, del 4 agosto 2006, che approva un manuale diagnostico per l’influenza aviaria secondo quanto previsto dalla direttiva 2005/94/CE del Consiglio” GUCEE SL n. 237 31-08-2006 p. 1-27 [Rif. n. 7495] 11-08-2006 ANA. n. 2006/563/CE “Decisione della Commissione, dell’11 agosto 2006, recante alcune misure di protezione relative all’influenza aviaria ad alta patogenicità del sottotipo H5N1 negli uccelli selvatici nella Comunità e che abroga la decisione 2006/115/CE” GUCEE SL n. 222 15-08-2006 p. 11-19 [Rif. n. 7485] 18-08-2006 ANA. n. 2006/574/CE “Decisione della Commissione, del 18 agosto 2006, che modifica la decisione 2005/734/CE per quanto concerne alcune misure integrative di riduzione del rischio di diffusione dell’influenza aviaria” GUCEE SL n. 228 22-08-2006 p. 24-26 [Rif. n. 7490] 2005/710/CE recante alcune misure di protezione per sospetta influenza aviaria ad alta patogenicità in Romania” GUCEE SL n. 173 27-06-2006 p. 31-32 [Rif. n. 7437] 27-06-2006 ANA. n. 2006/438/CE “Decisione della Commissione, del 27 giugno 2006, che modifica la decisione 2006/148/CE relativa all’introduzione di una vaccinazione preventiva contro l’influenza aviaria ad alta patogenicità H5N1 e alle correlate disposizioni per i movimenti di volatili in Francia” GUCEE SL n. 174 28-06-2006 p. 7-8 [Rif. n. 7438] 06-07-2006 ANA. n. 2006/474/CE “Decisione della Commissione, del 6 luglio 2006, relativa a misure per prevenire la trasmissione dell’influenza aviaria ad alta patogenicità provocata dal virus dell’influenza A, sottotipo H5N1, ai volatili custoditi nei giardini zoologici e negli organismi, istituti o centri riconosciuti degli Stati membri e che abroga la decisione 2005/744/CE” GUCEE SL n. 187 08-07-2006 p. 37-41 [Rif. n. 7448] 19-07-2006 ANA. n. 2006/506/CE “Decisione della Commissione, del 19 luglio 2006, che modifica la decisione 2006/415/CE che reca alcune misure di protezione dall’influenza aviaria ad alta patogenicità del sottotipo H5N1 nel pollame nella Comunità” GUCEE SL n. 199 2107-2006 p. 36-38 [Rif. n. 7460] 25-07-2006 ANA. n. 2006/521/CE “Decisione della Commissione, del 25 luglio 2006, che modifica le decisioni 2005/692/CE, 2005/733/CE e 2006/7/CE per quanto riguarda alcune misure di protezione contro l’influenza aviaria ad alta patogenicità” GUCEE SL n. 205 27-07-2006 p. 26-27 [Rif. n. 7463] 25-07-2006 ANA. n. 2006/522/CE “Decisione della Commissione, del 25 luglio 2006, che modifica le decisioni 2005/759/CE e 2005/760/CE per quanto riguarda alcune misure di protezione relative all’influenza aviaria ad alta IMPORTATORE ESCLUSIVO PER L’ITALIA DEI SISTEMI COMPUTERIZZATI PER LA GESTIONE DELLA MANDRIA BAGNOLO MELLA (Brescia) - Via Piamarta, 3 Tel. 030 622570 - Fax 030 620014 - E-mail: [email protected] 21 novita’ legislative 03-10-2006 ANA. n. 2006/689/CE “Decisione della Commissione, del 3 ottobre 2006, che modifica la decisione 2005/710/CE recante alcune misure di protezione relative all’influenza aviaria ad alta patogenicità in Romania” GUCEE SL n. 283 14-10-2006 p. 44-46 [Rif. n. 7577] 20-10-2006 ANA. n. 2006/705/CE “Decisione della Commissione, del 20 ottobre 2006, che approva il piano di vaccinazione preventiva contro il virus di sottotipo N5 dell’influenza aviaria in determinate aziende della Renania settentrionale-Vestfalia presentato dalla Germania a norma della direttiva 2005/94/CE del Consiglio” GUCEE SL n. 291 21-10-2006 p. 38-39 [Rif. n. 7584] decisione 2006/346/CE che stabilisce alcune misure di protezione contro la peste suina classica in Germania” GUCEE SL n. 150 03-06-2006 p. 24-28 [Rif. n. 7405] 14-06-2006 ANA. n. 2006/411/CE “Decisione della Commissione, del 14 giugno 2006, recante modifica della decisione 2006/346/CE che stabilisce alcune misure di protezione contro la peste suina classica in Germania” GUCEE SL n. 163 15-06-2006 p. 12-15 [Rif. n. 7429] 04-08-2006 ANA. n. 2006/553/CE “Decisione della Commissione, del 4 agosto 2006, relativa all’ acquisto da parte della Comunità di vaccini marcatori contro la peste suina classica al fine di incrementare le riserve comunitarie di tali vaccini” GUCEE SL n. 217 08-08-2006 p. 31-32 [Rif. n. 7481] 25-09-2006 ANA. n. 2006/649/CE “Decisione della Commissione, del 25 settembre 2006, sul rinnovo delle scorte comunitarie di vaccino vivo attenuato contro la peste suina classica” GUCEE SL n. 267 27-09-2006 p. 44 [Rif. n. 7558] Salmonellosi 31-07-2006 AA. n. 1168/2006 “Regolamento (CE) n. 1168/2006 della Commissione, del 31 luglio 2006, che applica il regolamento (CE) n. 2160/2003 del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda un obiettivo comunitario per la riduzione della prevalenza di determinati sierotipi di salmonella nelle ovaiole di Gallus gallus e modifica il regolamento (CE) n. 1003/2005” GUCEE SL n. 211 01-08-2006 p. 4-8 [Rif. n. 7472] 01-08-2006 AA. n. 1177/2006 “Regolamento (CE) n. 1177/2006 della Commissione, del 1° agosto 2006, che applica il regolamento (CE) n. 2160/2003 del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda le prescrizioni per l’impiego di metodi di controllo specifici nel quadro dei programmi nazionali per il controllo della salmonella nel pollame” GUCEE SL n. 212 02-08-2006 p. 3-5 [Rif. n. 7473] 08-11-2006 ANA. n. 2006/759/CE “Decisione della Commissione, dell’8 novembre 2006, recante approvazione di alcuni programmi nazionali per il controllo della salmonella nei gruppi da riproduzione della specie Gallus gallus” GUCEE SL n. 311 10-11-2006 p. 46-48 [Rif. n. 7593] I Quote rosa n un recente congresso tenutosi in Inghilterra, è stato portato alla ribalta l’aumento costante del numero delle donne nelle professioni, nel Regno Unito e nell’Europa in genere. La veterinaria non è esclusa da questo andamento, anzi si va realizzando oggi quanto già previsto una decina d’anni or sono in un’analoga manifestazione, cioè che, nel tempo, la professione veterinaria sarebbe divenuta preminentemente femminile. Che dire dell’attuale situazione del Regno Unito, che vede donne alla presidenza del RCVS (Royal College of Veterinary Surgeons), alla presidenza della BVA (Britsh Veterinary Association), al vertice dell’Ufficio Veterinario e a capo di una delle scuole di veterinaria? Un eccellente motivazione per le fanciulle e una sfida per i ragazzi! Peste Suina 28-04-2006 ANA. n. 2006/327/CE “Decisione della Commissione, del 28 aprile 2006, che modifica la decisione 2003/526/CE per quanto concerne la proroga dell’applicazione delle misure protettive contro la peste suina classica in alcuni Stati membri” GUCEE SL n. 120 0505-2006 p. 24 [Rif. n. 7379] 04-05-2006 ANA. n. 2006/328/CE “Decisione della Commissione, del 4 maggio 2006, recante modifica della decisione 2006/274/CE che stabilisce misure protettive contro la peste suina classica in Germania” GUCEE SL n. 120 05-05-2006 p. 25-26 [Rif. n. 7380] 15-05-2006 ANA. n. 2006/346/CE “Decisione della Commissione, del 15 maggio 2006, che stabilisce alcune misure di protezione contro la peste suina classica in Germania e abroga la decisione 2006/274/CE” GUCEE SL n. 128 16-05-2006 p. 10-14 [Rif. n. 7384] 30-05-2006 ANA. n. 2006/391/CE “Decisione della Commissione, del 30 maggio 2006, che modifica la Aitken M.M. (2006) Women in the profession. Vet. Rec. 159 (17), 570 N el 1904, Herta Ayrton, la prima donna a cui fu permesso di presentare una relazione alla Royal Society di Londra, scriveva: “Non sono d’accordo nel fare distinzioni di sesso nel campo scientifico. L’idea di donna e scienza è completamente irrilevante. Una donna può essere un buon scienziato o no”. Sembrerebbe una provocazione da moderna femminista, ma si trattava solo della difesa di un principio di uguaglianza tra sessi nel campo della ricerca scientifica, avanzata da una donna che emerse per le sue scoperte sull’elettricità. Come lei, le donne che eccellono per ingegno preferiscono essere ricordate per le loro scoperte, piuttosto che per i loro cromosomi X. Fara P. (2006) Women or just scientist? Nature 444, 548 22 vet web a cura di Raoul Ciappelloni Siti Veterinari al bivio In questo numero discuteremo tre esempi di comunicazione via Web nel mondo medico-veterinario in lingua inglese, proposti da altrettante istituzioni ben note fra chi si interessa di sanità animale. Quante volte abbiamo parlato delle modalità con le quali le informazioni vengono proposte attraverso la Rete? Molte. Se continuiamo a farlo è perché riteniamo che ciò possa essere utile, anche in considerazione del fatto che siamo letteralmente circondati di pessime realizzazioni Web, specialmente in lingua italiana. Continuiamo quindi a dire come non dovrebbe esser strutturato un sito informativo (ho detto sito. Finiamola di parlare sempre di portali, che, a parte i motori di ricerca, sono rappresentati da pochissime, rilevanti realizzazioni), il perché è evidente. Una pessima struttura ipertestuale “rovina” la Rete, che non è più tanto accessibile né piacevole da “sfogliare” e neppure in grado di diffondere informazioni, in un tempo in cui mettere liberamente a disposizione il sapere sembra essere una questione della massima importanza. Il problema della forma non è quindi meramente “formale” ma anche sostanziale, in particolare se l’organizzazione esteriore del sito Web finisce per tenere lontani gli utenti dai suoi contenuti. Nella figura 1 sono stati riportati i due principali attrattori considerati come genericamente negativi, verso cui fatalmente si orientano molte realizzazioni (il trend di cui si parla in questo articolo è stato evidenziato con un asterisco). Accanto al cosiddetto Deep Web (vedi: http://www. motoridiricerca:it/deepweb.htm; http://en.wikipedia. org/wiki/Deep_web; http://www.internettutorials.net/ deepweb.html), rappresentato da siti che difficilmente potranno fornire i loro contenuti perché basati su dinamismi e database con cui riescono ad interagire solo degli “umani” e non i normali motori di ricerca, troviamo il meno noto Web destrutturato (o stupido). Questo versante della Rete è popolato da tutti quei siti che pongono artificiosi ostacoli alla visualizzazione dei contenuti a causa della loro progettazione e degli accorgimenti informatici messi in campo per soddisfare esigenze di ordine prevalentemente estetico. I problemi menzionati sorgono quasi sempre per ottenere effetti di abbellimento, come: - una particolare formattazione del testo (tipicamente in colonne o layout patchwork); - inserire tutti i contenuti in una sola schermata (il più grande luogo comune della Rete); - effettuare accurati posizionamenti delle grafiche sul lato destro dello schermo; 23 - animazioni; - musiche e vari effetti sonori. Spesso le cose peggiori si vedono quando il webmaster tenta di distinguere la propria creazione con barre personalizzate, testi animati, aree di lettura inserite in particolari cornici e riduzione dell’area a schermo. Pensiamo che per “non farsi leggere” vengono investite energie considerevoli nella programmazione, con l’impiego di tecnologie costose e di alto livello. Per essere più concreti, riportiamo di seguito alcuni esempi di progettazione Web. Uno di essi è, secondo noi, accettabile, gli altri no. Proponiamo un quesito ai nostri lettori: il tipo di sito che avete realizzato o avete in mente di realizzare è fra quelli descritti? Se si, quale? Un sito di semplicità monastica Cominciamo con una pagina che potremmo definire “classica” nel mondo della medicina animale: World Wide Web Virtual Library of Veterinary Medicine di Netvet (http://netvet.wustl.edu/vetmed.htm). Ci troviamo di fronte a una realizzazione semplice e accessibile al massimo grado, dove è stata privilegiata la presenza di link a risorse informative (anzi, difficilmente vi troveremo qualcos’altro). In primo luogo la pagina di welcome (del peso di circa 9 KB; si scarica in 1.5 secondi utilizzando un modem a 56.6), ci offre la possibilità di scegliere la versione frame o noframe indicando con ciò la visualizzazione con lo schermo diviso in due o una sola area. In ogni caso la schermata contiene un elenco di link, assai semplice da gestire per il browser (anche se non molto aggiornato). Cliccando su noframe accediamo a una Figura 1: Principali attrattori negativi della stampa via Web. vet web una schermata di welcome che sembra una specie di poster o la facciata di un rotocalco popolare. In quattro colonne sono dislocati i link che offrono l’accesso a varie pubblicazioni e servizi. Siamo di fronte a una realizzazione di tipo intermedio fra i semplici file HTML statici e le pagine dinamiche, assistite da plug-in e vari script. Non siamo di fronte a un polimorfico “mostro tecnologico”, ma la nostra soddisfazione ha comunque dei limiti. Non sappiamo infatti come si regolerebbe, ad esempio, uno screen reader per decifrare questo denso incolonnamento ottenuto grazie a una grande tabella. Se tuttavia l’accesso è un po’ lento e la leggibilità forse limitata, è anche vero che la linearità della realizzazione merita un qualche apprezzamento, come pure degna di plauso è la trascrizione dei riferimenti postali, telefonici ed e-mail bene in evidenza al termine della pagina. Che dire? In genere queste indicazioni vengono omesse o bisogna andarle a cercare chissà dove! (ma chi realizza siti Web, sopratutto istituzionali, si rende conto che dovrebbero servire anche per ottenere rapidamente gli indirizzi postali e telefonici evitando lunghe ricerche su elenchi e documenti vari?). schermata densa di rimandi divisi per argomento. Che significa? Essenzialmente che il contenuto informativo ha avuto (in questo caso) la precedenza su quello estetico, inoltre, grazie alla leggerezza della pagina, l’accesso può avvenire in una manciata di secondi, qualsiasi sia la tecnologia Web impiegata. Forse per alcuni questo aspetto potrà apparire secondario, ma a torto. Oggi moltissimi utenti della Rete in tutto il mondo (e in Italia), accedono a Internet attraverso connessioni “lente”, essenzialmente grazie ad un modem e un cavo telefonico. Per loro è importante avere un accesso ai contenuti nel modo più semplice e piano possibile. Parimenti, per chi costruisce un sito Web è importante avere il massimo degli utenti. Sembra quindi che le due cose vadano, come si dice, “a braccetto”. Non è necessario insistere oltre sulla bontà di questo austero modello che sembra oltretutto particolarmente in linea con la generica mission di ogni sito Web scientifico, cioè costituire un riferimento (leggi “luogo di incontro”) per i professionisti di un determinato settore e il repository statico o dinamico per le informazioni che potrebbero interessarli. Un sito impervio ma con garbo Lasciamo Netvet alle nostre spalle per approdare allo spazio Web dell’American Veterinary Medical Association - AVMA (http://www.avma.org/). Carichiamo nel monitor la pagina di copertina (pesa 124 KB, caricabile in 19 secondi con il modem a 56.6, un tempo di attesa che comincia ad essere fastidioso). Il sito è mantenuto in vita da una associazione statunitense che intende rappresentare i medici veterinari e attualmente comprende più di 75.000 professionisti. L’AVMA si definisce come “la voce collettiva” dei suoi iscritti e, per farsi sentire sul World Wide Web, ha messo in campo Un sito decisamente high tech In ultimo consideriamo il sito Veterinary Medicine (http:// www.vetmedpub.com/vetmed/), colorato come un dessert sperimentale glassato con un getto di azoto liquido. È in effetti una avanzata realizzazione in cui la tecnica informatica non scherza. La schermata di welcome si materializza con calma nel nostro monitor, anche perché pesa circa 430 KB (se disponete del solito modem a 56.6 ci vorranno teoricamente una settantina di secondi di attesa, in pratica assai di più). La tecnologia utilizzata è interamente basata su Macromedia Flash con un inte- 24 vet web ressantissimo supporto XML, elaborato dalla NXTbookTM Media (http://www.nxtbook.com/) che rende comunque possibile l’indicizzazione dei contenuti e dei dati nei motori di ricerca (ricordiamo che le pagine realizzate in Flash non comunicano molto con i search engine e che pertanto questi siti si situano nel cosiddetto Deep Web; il lato oscuro della Rete). Ovviamente il Flash player dovrà essere installato e funzionante sulla vostra macchina, altrimenti si vedrà solo la malinconica schermata che avverte di aggiornare il sistema (Fig.2). Parlando poi dei testi propriamente detti non possiamo che dirci soddisfatti. Nella pubblicazione online troviamo trattati argomenti di grande importanza professionale che dovrebbero interessare gli amici veterinari: cliniche, odontoiatria, aggiornamenti dermatologici, endoscopie, un forum su terapie e trattamenti. Due sezioni speciali sono poi dedicate alle radiografie digitalizzate e ad approfondimenti medici in formato pdf, liberamente scaricabili. Peccato che tanta opulenza non sia per tutti. Conclusioni Siti piatti come tavole, realizzati in austero HTML quasi senza nessuna concessione alla grafica, siti incolonnati a colori vivaci, appena un po’ meno accessibili, magari con qualche difficoltà di stampa (<suggerimento> ma perché nessuno pensa che le proprie pagine Web si debbano anche stampare? </suggerimento>), siti capricciosi, arricciati in tortuosi layout che costringono a cambiare browser o installare nuovi plug-in e magari si prendono la libertà di suggerirvi di regolare il monitor sulla loro risoluzione ottimale (come se pur di avere il privilegio di visitarli dovessimo metterci ad armeggiare con il nostro sistema operativo). Qual’è il vostro luogo di Internet ideale? Forse nessuno di questi. A volte bisognerebbe avere il coraggio di seguire il buon senso più che la moda del momento. In fondo quello che abbiamo detto ai nostri cari Vet-Webmaster è di essere semplici, evitare pagine pesantissime e farcite di script. Vorrete certamente offrire ai vostri visitatori su un (virtuale) piatto d’argento...cosa? Più informazioni? Maggiori possibilità di contatto? O semplicemente qualche effimero effetto grafico? A voi, come sempre, la scelta. Figura 2: Macromedia Flash Player Pur non approvando in pieno l’organizzazione del sito, dobbiamo dire che i contenuti multimediali di Veterinary Medicine sono comunque spettacolari. Si può richiamare una specie di “veduta d’insieme” della rivista che simula fedelmente una pubblicazione cartacea, la quale potrà essere ingrandita a piacimento e sfogliata con un click del mouse. L’effetto è oltremodo realistico e hanno pure inserito il tipico fruscio di quando si volta pagina! Grandioso. (L’Autore è disponibile per quanti vorranno contattarlo all’indirizzo <[email protected]> 25 a cura di Gianluigi Gualandi i nostri libri dietologia (acidosi ruminale-chetosi-steatosi epaticaipocalcemia post partum-dislocazione dell’abomasolesioni podali-nutrizione e immunità); -allegati (tabella per conversione unità di misura-tabelle comparazione alimenti-rumen Fill-valutazione della digeribilità-Penn Particle Separator). Volume pratico veramente utile nella gestione responsabile dell’alimentazione e dell’allevamento dei bovini. Edizione facilmente leggibile e, come del resto tutte le Edizione EDAGRICOLE, elegante su carta nobile con tabelle e chiare fotografie a colori e copertina semirigida a colori. Vittorio Dell’Orto – Giovanni Savoini ALIMENTAZIONE DELLA VACCA DA LATTE Gestione “responsabile” dell’alimentazione per ottenere latte di alto standard qualitativo 2005 – Edagricole, Bologna pg. VI+268, 37 figure, 99 tabelle, € 22,50 [email protected] www.edagricole.it/libri.html Gli AA. del volume sono anche gli AA. della prefazione in cui tracciano i momenti dell’allevamento della bovina da latte nel nostro Paese evidenziandone i periodi di crisi in cui solo scelte tecniche oculate rispettose dei costi, dell’uomo e dell’ambiente, in altre parole tramite l’applicazione del concetto di “precisio farming” possono ridurre le perdite e, in un certo senso, aiutare a condurre fuori dal tunnel. Ci si trova in presenza di un testo utile non solo al Veterinario o al Perito o, semplicemente, al tecnico e allo stesso allevatore in quanto tutto quanto è riportato è di facile comprensione, di lettura e di apprendimento facilmente applicabile. Gli AA. si riportano a una gestione responsabile al fine di ottenere anche tramite l’alimentazione un latte di alto standard qualitativo. Si sviluppano complessivamente otto capitoli e più precisamente: -il complesso rumine reticolo ed il modello di regolazione fisica dell’ingestione dei ruminanti; -i principi nutritivi (fibra-carboidrati-lipidi-proteine-minerali-vitamine); -qualità degli alimenti (analisi chimica-analisi NIRS- fattori antinutrizionali-micotossine); -trattamento degli alimenti (insilamento-macinazione-trattamenti termomeccanici); -addittivi (glicole propilenico-regolatori di acidità-bentonite-estratto di Yucca schidiigera-probiotici-enzimi-stabilità degli enzimi probiotici); -legislazione (principali riferimenti legislativi oggi sempre più importanti); -alimentazione del vitello e della manza (principi generali e fabbisogno del vitello e della manza); -alimentazione della bovina da latte (principi generali-assunzione della sostanza secca-fabbisogno idrico-fabbisogni e gestione dell’alimentazione-razionamento delle bovine in lattazione); -qualità del latte (riferimenti legislativicontenuto lipidico-proteine-urea-cellule somatiche-molecole bioattive); -formulazioni di mangimi e premiacele (principi generali-mangimi per vitelli e manze-mangimi per bovine da latte-mangimi minerali e premiacele); - 26 K.A. Houpt IL COMPORTAMENTO DEGLI ANIMALI DOMESTICI Terza edizione Italiana a cura di M. Verga - C. Carenzi 2000 Prima Edizioni Medico Scientifiche Internazionali - ROMA pg. XVII + 549 – non è riportato il costo del volume Pur essendo la prima edizione italiana ancora dell’anno 2000 sembra opportuno ripetere la recensione di questo interessantissimo volume per l’importanza degli argomenti che vengono trattati. Hanno collaborato alla traduzione quattordici Docenti delle Università degli Studi di Milano, Padova, Bologna, Napoli e Liberi Professionisti. Dopo la presentazione dell’Edizione Italiana dei Proff. ri Marina Verga e Corrado Carenzi della Facoltà di Medicina Veterinaria della Università degli Studi di Milano, si svolgono per le diverse specie animali (cavallicani-gatti-suini-bovini-ovini e caprini) nove capitoli e più precisamente: -comunicazione; -aggressività e strutture sociali; -bioritmi e sonno; -comportamento sessuale; comportamento materno; -sviluppo del comportamento; -apprendimento; -comportamento alimentare; -disturbi comportamentali. Seguono tre appendici:-ansia da separazione; -sistemi di raccolta dei dati sull’anamnesi e sul comportamento degli animali; -encefalo nei cani e negli ovini. Glossario, bibliografia e indice analitico. Volume curato in tutti i particolari, dalla stampa chiara e ben leggibile agli schemi ai disegni ai diagrammi e alle fotografie. Carta di stampa pregevole, copertina rigida colorata. i nostri libri ATTI DEL XXVIII CORSO IN PATOLOGIA SUINA E TECNICA DELL’ALLEVAMENTO a cura di Loris Alborali e Maddalena De Cillà Fondazione Iniziative Zooprofilattiche e Zootecniche Tipografia Camuna S.p.A. - Brescia 2005 pag. 270 - figure 113 di cui 201 a colori - grafici n.18 Distribuzione gratuita su richiesta www.fondiz.it Guedes R.”Enteropatia ploriferativa: aggiornamenti diagnostici”. Bibliografia presente in ogni capitolo. Eccellente presentazione tipografica. Come ogni anno vengono pubblicati gli Atti del Corso in Patologia suina. Dopo la presentazione del Segretario Generale della Fondazione dott. Stefano Capretti, seguono ventidue relazioni ciascuna preceduta da riassunto, summary, parole chiave in lingua italiana e inglese. Mordenti A. e Mordenti A.L. “Focus su probiotici, prebiotici e simbiotici”; Parigini P. e Paganelli R. “Possibili vie alimentari atte a ridurre le emissioni di ammoniaca”; Scipioni R. “Stressor ambientali e benessere animale”; Vecchi M. “Ileite: la situazione in Italia”; Robotti C. e Ferrari M. “Aggiornamento sulla determinazione della immunità umorale , locale e cellulare in alcune patologie virali della specie suina”; Martens M. “La diarrea infettiva dei suinetti”; Mackinnon J.D. “Principi di trattamento e controllo delle malattie respiratorie dei suini con particolare riferimento agli antibatterici”; Evans Nigel A. “Tulatromicina: aggiornamenti di farmacoterapia nel suino”; Mattiello S.-Verga M.-Carenzi C., “Il benessere del suino”; Dottori M.-Gusmara C.-Leotti G.-Ostanello F.-Sala V., “Impiego del punteggio polmonare al macello sulla valutazione della malattia respiratoria da M. hyopneumoniae sul suino pesante”; Tarocco C. “Quale addestramento per l’addetto ai suini”; Tonon F. “A quale età svezzare i suinetti?”; Sensi M. “Valutazione di alcuni parametri di immunità aspecifica al fine di identificare lo stato di benessere ma soprattutto come strumento prognostico e di sostegno alla diagnosi nella clinica del suino”; Tarocco C., “Longevità della scrofa”; Terreni M.”Il colostro come fonte di nutrimento e protezione immunitaria per il suinetto”; Guarda F. “Patologia cardiaca del suino”, Ferrari M.-Robotti C.-Grandi G.-Petrini s.-Alborali L. “Osservazioni sulle caratteristiche dell’infezione da PRRS”; Ferrari P. “Nuovi criteri di progettazione dei ricoveri in applicazione delle recenti direttive in materia di benessere e protezione dei suini”; Terreni M.”Aggiornamenti sulla epidemiologia di Mycoplasma hyopneumoniae”; Baricco G.”Uso responsabile degli antibiotici nell’allevamento suino”, Alborali L.”La colibacillosi e riferimenti ad altre patologie enteriche del suino”; 27 “2nd Babesia World Summit” Palermo, 4-5 Maggio 2007 La Babesiosi è una malattia trasmessa da zecche diffusa in tutto il mondo, nei confronti della quale l’attenzione della comunità scientifica è in costante aumento. L’evoluzione di nuove acquisizioni sulla Babesiosi è stata molto rapida negli ultimi anni, specie nel campo della biologia molecolare. Per dare a tutti i ricercatori operanti nel settore la possibilità di scambiare esperienze ed opinioni e divulgare le più recenti scoperte sui parassiti del genere Babesia, l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Sicilia ospiterà a Palermo, dal 4 al 5 Maggio 2007, il “2nd Babesia World Summit”, organizzato in collaborazione con: Centro Nazionale di Referenza per Anaplasma, Babesia, Rickettsia e Theileria (C.R.A.Ba.R.T.); MEDLABAB; Commissione Europea. Il Congresso, che riunirà studiosi di tutto il mondo, affronterà tematiche relative sia all’epidemiologia delle Babesiosi, che alle tecniche diagnostiche più innovative messe in atto. Saranno invitati Relatori di fama mondiale e sarà prevista un’ampia sessione poster, per dare più spazio alla discussione. La deadline per la presentazione degli abstracts è fissata al 15 Febbraio 2007; l’iscrizione al Congresso è di € 150,00 (entro il 15 Marzo). Per l’evento sarà richiesto il conferimento di crediti formativi ECM per Medici Veterinari, Biologi e Biotecnologi. Per ulteriori informazioni consultare il sito web: http://www.izssicilia.it a cura di Carmelo Maddaloni terza pagina Il testamento del maiale Grugno Corocotta L’ Eccellenza e Trionfo del Porco* di Giulio Cesare sono doppiati dai grandi di Hollywood tra i quali Julia Croce si conclude con un cenno al testamento che Roberts e Robert Redford, la dodicenne Dakota Fanning noi vi proponiamo in edizione allargata per invitarvi, sul si batte per salvare la maialina Wilbur da un destino filo dell’ironia, a una goliardica scampagnata nella via “gastronomico”. In contrapposizione a campagne di lotta perloppiù lattea del buonumore. Esente da raffinatezze linguistiche, il dialogo fra vittima collettive, l’unico a mantenere i nervi saldi è proprio lui, il e carnefice fa ritenere verisimile che l’autore non sia diretto interessato, egli sa bene che l’arma impugnata dal uomo di lettere ma solo un acceso animalista, autentica boia è soprattutto simbolo di potere, ormai convinto che mosca bianca in un’epoca in cui le solennità della zoofilia le richieste di avere salva la vita sono destinate a fallire, di massa erano come la polvere da sparo per l’homo con suina determinazione si avvia al patibolo e davanti al carnefice che si prepara a fargli la pelle, pensa:“dopo erectus, utopie allo stato puro. Messi sulla strada dalle note del testo abbiamo cercato di tutto, che vita è stata la mia?, segregato dalla nascita, un saperne di più e pare che l’autore di questo scritto, ignoto, posto-letto e un posto a tavola problemi di tutti i giorni, il sia vissuto attorno all’anno 350 dopo Cristo essendo sesso una chimera e guai se perdi di vista la coda. Tutto citato da San Gerolamo (Dalmazia 347 d.C. – Betlemme questo è vita?” 420 d.C.) nella prefazione al commentario ad Isaia [1] “Nossignore, non è vita”, si risponde e conclude, “meglio come ricorda Erasmo da Rotterdam, nell’introduzione chiuderla qui”, come diceva Metastasio, “non è ver che all’Elogio della Pazzia [2]. Nulla vieta di ritenere che sia la morte il peggior di tutti i mali”. sia molto più antico, considerando quanto il linguaggio Di fronte ai bravi anche don Abbondio non trovò vie d’uscita e “non potendo evitare il pericolo, gli corse popolare divergesse dal latino dotto. «Essendo per esser morto per nemica mano di Mastro incontro”. Il suo non fu un atto di coraggio perché, dice il Cuoco», scrive il Croce, «non giovando raccomandarsi, né Manzoni, “ … il coraggio uno non se lo può dare”, no, fu, chiedergli pietà, veggendo i servi sbracciati con lacciuoli se ci passate l’ossimoro, una scelta obbligata. Coerente e detto Cuoco col coltello in mano, disposto scannarlo, con le rigide leggi della selezione naturale non assistita né trovando pietà al suo scampo, dimandò lo spacio di che all’articolo 1, comma 1, danno una definizione chiara del concetto di adattamento … all’ambiente, un’hora in gratia per fare il suo ultimo testamento …». Grugno Corocotta è idealmente il maiale di ogni tempo sa a memoria che i cimiteri tracimano di eroi e non si passato, presente e futuro a favore del quale si battono vergogna di professare la stretta osservanza del vecchio agguerrite falangi di animalisti di tutto il mondo con risultati che per vivacità contabile, forma e colore sono assai somiglianti all’identikit dello zero. Inutili le fiaccolate, le mobilitazioni di massa, gli appelli e le petizioni a quelli che hanno il coltello dalla parte del manico, principalmente capi di stato e di governo, senza risultati gli sforzi dell’Unità di Crisi della X (ICS, la International Community of Swine, la Comunità Suina Internazionale), inascoltati gli appelli dell’Associazione Nessuno Tocchi Caino e degli integralisti che a colpi di digiuno e sit-in manifestano contro la pena di morte. In “Charlotte’s Web”, recente «Come mi hai chiamato?!» versione cinematografica della favolistica classica in cui gli animali (Piero della Gherardesca, Il latino per tutte le occasioni, Edizioni Sonzogno, Milano, 1994). 28 terza pagina «Magirus cocus dixit: transi, puer, affer mihi de cocina cultrum, ut hunc porcellum faciam cruentum» (Il cuoco Magiro disse: va, garzone, e portami dalla cucina un coltello per scannare questo maiale). Mantiene la schiena dritta, non supplica e non si abbevera all’opaco calice del patteggiamento, ma appellandosi alla norma consolidata che offre al giudice il modo di salvarsi la faccia quando ti consegna al boia, Corocotta esprime un desiderio, l’ultimo. Sessanta minuti, che cosa sono sessanta minuti contro una morte certa? «Porcellus comprehenditur a famulis, ductus sub die XVI Kal. Lucerninas [4], ubi abundant cymae, Clibanato et Piperato [5] consulibus» (Il maiale viene afferrato dai servi il sedicesimo giorno delle calende di Candelora, quando abbondano le verze, sotto il consolato di Tegame e Speziato). Ed è a quel punto che imbocca i rettilinei camminamenti della dignità e li percorre fino in fondo, recita l’ultimo atto con la fermezza di chi testimonia la confidenza con le cose della vita e a fronte alta va incontro all’affilata lama del boia. Ecco il testamento e d’ora in avanti, per non correre il rischio di scatenare allergie e disaffezioni, faremo a meno del testo in lingua originale sebbene carica espressiva e musicalità ne escano con le ossa rotte. «Stabilisco che a mio padre Verro de’ Lardi vengano dati trenta moggi di ghiande e a mia madre Vetusta Troia (matri meae Veturinae scrofae) [6] quaranta moggi di segale della Laconia e a mia sorella Grugnetta (sorori meae Quirinae) [7] trenta moggi di orzo. Delle mie interiora dò e donerò ai calzolai le setole (sutoribus saetas), ai litigiosi le testine (rixoribus capitinas) [8], ai sordi le orecchie (surdis auricolas), la lingua a chi fa continuamente cause e parla troppo (causidicis et verbosis linguam), ai bifolchi le budella (bubulariis intestina), ai salsicciai i femori (isiciariis femora) [9], alle donne i lombi (mulieribus lumbulos) [10], ai bambini la vescica (pueris vesicam) [11], alle ragazze la coda (puellis caudam) [12], ai finocchi i muscoli (cinaedis musculos) [13], ai corridori e ai cacciatori i talloni (cursoribus et venatoribus talos), ai ladri le unghie (latronibus ungulas) e in fine al qui nominato cuoco lascio in legato mortaio e pestello (popiam et pistillum) [14] che mi ero portato: da Tebe fino a Trieste ci si leghi il collo usandolo come laccio (de Thebeste usque ad Tergeste liget sibi collum de reste). E voglio che mi sia fatto un monumento con su scritto in lettere d’oro: il maiale M.Grugno Corocotta visse 999 anni e mezzo e se fosse campato ancora sei mesi sarebbe arrivato a mille anni”. [15]. Carissimi miei estimatori e preparatori, chiedo che con il mio corpo vi comportiate bene e che lo condiate di buoni condimenti, di mandorle, pepe e miele in modo che il adagio, il topo coraggioso ingrassa il gatto. Ammanettato dall’opportunismo e dalla paura, don Abbondio è l’uomo che incontriamo tutti i giorni, ma a sua discolpa va detto che, pur disponendone, non sempre l’eroismo è nobile pratica, talora è solo tromboneria che pretende un posto nella storia. Siamo usciti dal seminato e ce ne scusiamo. Né sconfitto né tracotante, né disperato né smargiasso, né pavido né eroe omerico, una cosa è certa, in nessun caso il rispetto di sé può essere rottamato e nel momento in cui il gioco si fa duro il maiale Corocotta non chiede sconti, mai in rotta di collisione con la compostezza propone un baratto che per i suoi carnefici è a costo zero, solo sessanta minuti. Una calligrafica lezione di alfabeto interiore. «Incipit testamentum porcelli (Ha inizio il testamento del maiale). M.Grunnius Corocotta porcellus testamentum fecit. Quoniam manu mea scribere non potui, scribendum dictavi» (Il maiale M.Grugno Corocotta fece testamento e non potendolo scrivere di suo pugno lo dettò affinché venisse scritto). «Magirus cocus dixit:”veni huc… et hodie tibi dirimo vitam”». (Il cuoco Cuciniere [3] mi disse:”vieni qui … oggi ti faccio la festa”). Sta in quattro parole (hodie tibi dirimo vitam, che letteralmente si traduce con: oggi a te interrompo la vita) il senso drammatico di una condanna a morte che nessuno è in grado o ha la voglia o il buonsenso di tramutare in una sanzione diversa, no, è sentenza senza appello di cui la vittima non può che prendere atto. D’altra parte, se gli uomini s’inventano leggi per mandarsi al capestro fra loro, perché mai dovrebbero farsi scrupoli per la sorte di un maiale? «Corocotta porcellus dixit: si qua feci, si qua peccavi, … rogo, domine coce, vitam peto, concede roganti» (Il maiale Corocotta disse: se ho fatto qualcosa di male, se ho peccato, … signor cuoco, mi rivolgo a te, rendi un favore a chi te lo chiede). «Et ut vidit se moriturum esse, horae spatium petiit et cocum rogavit, ut testamentum facere posset» (E allorché si rese conto che doveva morire chiese al cuoco un’ora di tempo affinché potesse fare testamento). Avutane licenza, «Clamavit ad se suos parentes, ut de cibariis suis aliquid dimitteret» (Chiamò a se i suoi parenti affinché potesse lasciar loro le sue cibarie). Non fu l’atto unico di una sceneggiata ma l’enclave di famiglia in cui padre, madre, sorella e porcolandia al completo si stringono intorno a lui in lacrime e in raccolto silenzio, con le orecchie tese e gli occhi spalancati, immobili e avvitati alle sedie come se fossero davanti al notaio. 29 terza pagina Al parroco io lascio la ventresca che gli ricordi la sua bella tresca con la moglie del povero speziale al quale lascio in dote un bel guanciale su cui possa dormir sonni tranquilli senza mettersi in testa certi grilli. Infine lascio il resto del mio corpo a chi gradisce e apprezza questo porco, che fra salsicce, sfrizzoli e prosciutto non se ne spreca niente, è buono tutto. Io vi farò peccar di gola anche da morto e fra pancette, salami e bei prosciutti uno per uno vi accontento tutti. Nell’areopago di porcopoli scende a testimoniare anche Trilussa che cuce addosso al porco i panni del saggio: «Se fossi in te, mangerei meno: si vive più a lungo»! (La Settimana Enigmistica, 7 ottobre 2006). Una matina un povero Somaro, ner vede un Porco amico annà ar macello, sbottò in un pianto e disse: addio fratello, nun se vedremo più, nun c’è riparo! Bisogna esse filosofo, bisogna - je disse er Porco – via, nun fa lo scemo, ché forse un giorno se ritroveremo in quarche mortadella de Bologna! (Le favole, Er Porco e Er Somaro) mio nome sia lodato in eterno. E ordinate al mio padrone e a mio cugino che sono stati presenti al testamento, di firmarlo. Firmato da Lardone (Lardio signavit), Bisteccone (Ofellicus signavit), Cymino (Cyminatus signavit), Salsiccio (Lucanicus signavit), Coppa (Tergillus signavit), Capocollo (Celsinus signavit), Prosciutto (Nuptialicus signavit). [16] Qui finisce in tutta regola il testamento del maiale redatto il giorno 16° delle calende di Candelora, consoli Tegame e Speziato”. Davanti a una tavola zeppa di delizie suine, pensando al sacrificio di Grugno Corocotta in pochi sfuggiranno al complesso di colpa e a riprova della popolarità che l’argomento mantiene nei secoli, riportiamo qui una piacevole versione moderna del testamento in rima, di autore ignoto. Nell’assegnare una inedita nomination al suino («i cani ci guardano dal basso in alto, i gatti dall’alto in basso, i maiali ci trattano da eguali»), l’inglese Geoffry Chaucer noto per “I racconti di Canterbury”, nel XIV secolo anticipa di quasi duecento anni il bolognese Giulio Cesare Croce. Da parte sua Mister Pig ricambia dimostrando ai fan di essere all’altezza e negli Stati Uniti batte ai punti Mister Horse nel corso di ricerche sulla psicologia sperimentale. La fanfara intona “God save the Pig”. Simbolo di abbondanza e prosperità, nell’immaginario collettivo il maiale è una specie di assegno in bianco contro l’ancestrale paura di carestie, ma ha perso la vena lirica delle festose tradizioni agresti da quando l’uomo l’ha trasformato in una macchina da carne, l’operazione che in regime di par condicio accontenta in ugual misura sia il profitto che l’esponenziale impennata delle bocche da sfamare, ma in previsione di pericolosi insostenibili affollamenti sul pianeta Terra si progettano insediamenti su Marte e a prezzi per ora stracciati si comprano pezzi di Luna in vendita presso un’agenzia immobiliare israeliana. Dov’è il problema? Io peccatore e lurido maiale devo morire perché c’è il Carnevale, ma prima che sia morto e scenda all’orco, sentite che vi dice questo porco! Al sindaco, che conosce tutti, lascio i miei buonissimi prosciutti perché per tutto l’anno, inverno e estate, si faccia le sue solite pappate. Poi lascio al segretario comunale il mio grugnante muso di maiale, perché lo ficchi sempre dappertutto, s’ingozzi e non resti a becco asciutto. Lascio il mio fiele al medico condotto perché ci faccia un utile decotto da dare come cura ai suoi malati finché alla fine non li avrà spacciati. 30 terza pagina *Edizioni Pendragon, Bologna, 2006 [1] “ … Testamentum autem Grunnii Corocottae Porcelli decantant in scholis puerorum agmina cachinnantium …” (… sghignazzando, il testamento di Grunnio Corocotta lo recitano a scuola …) Se gli studenti di cui parla San Gerolamo ridevano tanto, vuol dire che ogni parola richiamava loro alla mente cose spiritose. Già la ragione del nome Corocotta non è chiara. Secondo Plinio corocotta è un animale africano corrispondente all’incrocio fra un tipo di iena e la leonessa d’Etiopia, «Huius generis coitu Iaena Aethiopica parit corocottam” (Naturalis historia, libro VIII, 107, 2, vedi anche Eliano La natura degli animali, VII, 22) e si ha notizia, in Dione Cassio (Storia Romana, LVI, 43, 3), di un bandito spagnolo che si era dato, per l’appunto, il nome (o soprannome?) di Corocotta e su cui Augusto aveva posto una taglia di un milione di sesterzi. Pare che questo eroe della resistenza spagnola abbia avuto l’ardire di andare a chiedere ad Augusto la taglia su sé stesso, ottenendo taglia e perdono! Il cognome Corocotta è comunque attestato da iscrizioni in Spagna e a Roma. È possibile che il cognome ricordi la locuzione “cuoio cotto” che potrebbe essere tradotta con “pellaccia” visto che il cuoio bollito si indurisce notevolmente; è possibile che si alluda anche alla cotenna, corium coctum. [2] “ … et nescio quis Grunnii Corocottae porcelli testamentum, cuius meminit Heronymus.” (e non so chi - abbia scritto - il testamento del maiale Grunnio Corocotta ricordato anche da San Gerolamo). [3] cocus Magirus: il cuoco Magiro, ma la parola indica anch’essa il cuoco, magirus. [4] dovrebbero indicare “il giorno o festa delle lucerne” di cui non si ha notizia. Qualcuno ipotizza che sia la festa pagana poi diventata la Candelora al tempo di Giustiniano e fissata al due febbraio. Sedici giorni prima fanno il 17 gennaio che corrisponde bene all’epoca di macellazione dei maiali (fino a pochi anni fa, come certamente ricorderanno i colleghi più anziani, i maiali venivano macellati fra dicembre e gennaio per festeggiare le ricorrenze ma soprattutto per ragioni legate al clima) e alla presenza di cymae (propriamente le cime di rapa, ma anche verze, broccoli). [5] clibantus indicava il recipiente entro cui cuocere al forno; piperatum vuol dire pepato, ma piperatum era anche il garum (salsa di pesce) al pepe. [6] dovrebbe contenere un riferimento all’età, anziana scrofa. [7] altro riferimento non chiaro; il termine quiritatio significava schiamazzi. [8] non si riesce a individuare il significato della parola capitinas da taluni interpretata come “setole della testa”. Riportiamo qui una curiosa interpretazione del greco Artemidoro, II secolo dopo Cristo, noto come il Freud dell’antichità: «Sognare di avere setole di porco arreca gravi pericoli, simili a quelli cui è esposto l’animale stesso, ossia il porco». (Il libro dei sogni: Le setole di porco, libro I, capitolo 20). [9] i lettori ci perdoneranno ma non riusciamo a capire che cosa potrebbero farsene dei femori i salsicciai. Se qualcuno sa, per favore ci scriva. [10] piccoli lombi: il “lombo” maschile in relazione alla donna è nota allusione erotica. [11] pare che i bambini medievali usassero la vescica per fare dei palloncini. [12] l’utilità della “coda” per le ragazze è fin troppo chiara. [13] cinaedis musculos: i cinedi erano i finocchi dell’epoca e non è chiaro se i muscoli dovessero servir loro per apparire meno effeminati o se vi è altro gioco di parole. Il nome di “finocchio” deriva, del resto, con tutta verisimiglianza, dai giochi di parole creati sul nome latino della verdura “foeniculum”, che poteva suonare come “prestito del culo”. [14] popiam et pistillum: popiam è termine ignoto. Se collegato a pistillum dovrebbe voler dire mortaio e la frase dovrebbe significare, più o meno, che il cuoco doveva legarseli al collo e andare a morire affogato. Non si comprende l’espressione “che mi ero portato” e ogni ipotesi è valida (che pistillum indichi il pene e popiam lo scroto?). [15] Sfugge il senso della battuta; probabilmente parodiava l’iscrizione di qualche personaggio noto. [16] Tergillus, Celsinus, Nuptialicus: non è chiaro il gioco di parole; siccome i primi termini indicano prodotti del maiale, traduco come se le parole si riferissero a parti destinate a fare insaccati. maddaloni [email protected] Per la revisione del testo si ringrazia il prof. Francesco Piselli dell’Università di Parma. METODI E TECNOLOGIE DELLA 31 in breve dagli ordini VARESE C ercando di soddisfare la crescente necessità di avere un mezzo di comunicazione con i propri iscritti , tempestivo e veloce, anche l’Ordine di Varese ha realizzato un sito internet: www.ordineveterinari.va.it L’obiettivo è quello di renderlo alternativo e in futuro si spera sostitutivo agli attuali e dispendiosi metodi di comunicazione cartacei. Nel complesso il sito è stato configurato in modo da poter offrire agli iscritti, oltre all’Albo professionale anche un costante aggiornamento sull’attività istituzionale dell’Ordine, e notizie o normative che riguardano la professione. Accedendo alle varie sezioni è possibile venire a conoscenza delle eventuali convenzioni stipulate dall’Ordine con ditte di servizi o professionisti come ad esempio consulenti fiscali e legali. Non manca infine la sezione dove reperire la modulistica necessaria a iscrizioni, cancellazioni, trasferimenti ecc…. Si sta anche valutando la possibilità di organizzare una news-letter elettronica per tutti quei Colleghi che ne facessero richiesta fornendo il proprio indirizzo e-mail. Ovviamente l’investimento iniziale per realizzarlo è solo il primo passo rispetto al grosso impegno e allo sforzo che richiederà il tenerlo costantemente e puntualmente aggiornato. A ENPAV partire da questo numero, il Chirone pubblica una rubrica dedicata all’ENPAV, redatta dai delegati provinciali. Di volta in volta saranno riportati argomenti di attualità in grado, si spera, di stimolare alla lettura i colleghi e di avvicinarli sempre più a questa istituzione che, in silenzio e senza clamore, si è data negli anni lustro e dignità. Ricordiamo che ogni Ordine ha, in seno all’ENPAV, un rappresentante. Tutti assieme questi delegati sono ben 100; ad essi è spettata l’elezione del Consiglio di Amministrazione e del Collegio Sindacale, mente e braccio operativo dell’Ente, che rimarranno in carica fino al 2011. Molte sono le sfide che attendono l’ENPAV; su alcuni argomenti sono già state trovate soluzioni, ma in un continuo divenire di novità sia legislative che ambientali il ruolo dei delegati provinciali appare sempre più importante. Con un obiettivo principale: il futuro della nostra pensione. I delegati provinciali: EZIO ABRAMI - Brescia, [email protected] – ANNALISA VENEZIANI - Bergamo, [email protected] – OSCAR GANDOLA - Como e Lecco, [email protected]. it – LUCIANO CARLO CHIODI - Milano, [email protected] – ANGELO RINALDI - Pavia, [email protected] – ORESTE ZECCA - Sondrio, [email protected] – ROBERTO MANFREDI Varese, [email protected] Sito internet <www.enpav.it> - E-mail <[email protected]> Prof. Franco Scatozza Il 13 novembre 2006 è scomparso a Parma il prof. Franco Scatozza. Nato a Roma nel 1930, perugino di formazione, era divenuto, nel 1965, professore ordinario presso la facoltà di Medicina Veterinaria di Parma, dove assunse la direzione dell’Istituto di Malattie Infettive, Profilassi e Polizia Veterinaria. Dal 1985 al 1987 fu Preside di facoltà e dal 1977 al 1983 ha ricoperto il ruolo di Prorettore dell’Università degli Studi di Parma. La Veterinaria italiana ha perso con Lui un grande maestro che ha sempre privilegiato l’insegnamento del metodo e del concetto rispetto alla mera nozione. Fu docente universitario consapevole della responsabilità e dei doveri nei confronti del soggetto centrale dell’istruzione, rappresentato dagli studenti, dalla loro crescita culturale e maturazione, sia in termini professionali che sociali. I suoi scritti e il suo dire sono stati preziosa fonte di conoscenza per un’intera generazione di allievi, entro e fuori l’Università. Il Chirone e suoi lettori si associano al cordoglio dei famigliari e dei colleghi dell’Università di Parma. 32