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Stefano Giovannoni: “Posso dire di essermi salvato

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Stefano Giovannoni: “Posso dire di essermi salvato
marzo - aprile 2014
N. 19
club milano
Stefano Giovannoni: “Posso dire di essermi salvato professionalmente decidendo di evitare di disegnare mobili”.
Affascinante, ostile e selvaggia, la Terra del Fuoco raccontata attraverso gli scatti del fotografo Filippo Bianchi.
La città diventa sempre più eco-friendly, cresce il numero delle realtà milanesi che vendono prodotti alla spina.
La soluzione per combattere i malesseri da metropoli? Fuggire per un weekend e andare a lavorare in un ranch.
Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - 70% - LO/MI
3,00 euro
editorial
Finalmente l’Expo
Ora è ufficiale: siamo entrati in pieno regime Expo. Lungi dal vederne i benefici, siano
essi temporanei o a lungo termine, per ora ne viviamo gli inevitabili disagi. Per una
volta non facciamo gli italiani: se i disagi sono necessari a cambiare il volto di Milano
e a renderla più moderna, efficiente e, complessivamente, bella, allora ben vengano.
Da italiani ovviamente qualche dubbio rimane, non fosse altro per i ritardi con cui i
cantieri sono partiti a macchia di leopardo in città e per la grave carenza di informazione che rende (almeno finora) quest’evento un qualcosa di estraneo e lontano dalla
cittadinanza, piuttosto che un’opportunità di cui essere orgogliosi sentendosi protagonisti. Niente di nuovo sotto il sole, direte voi. Fu così per i Mondiali di calcio del
’90 (un disastro) e solo le Olimpiadi invernali furono ben sfruttate da Torino, anche
se a caro prezzo. Cosa sarà di Milano lo vedremo. Per ora se lo chiedono le migliaia di
automobilisti che ogni mattina trascorrono ore interminabili per attraversare piazza
24 Maggio a causa di una gigantesco cantiere che dovrebbe ridisegnare la Darsena,
finora un gioiello di speculazione. Perché questa volta dovrebbe andar meglio? Perché
c’è l’Expo, ovvio, e non possiamo permetterci di sgarrare. C’è però da domandarsi
perché dobbiamo aspettare un’occasione come questa per essere finalmente efficienti
e perché prima di procedere con progetti faraonici e straordinari non ci si preoccupi
di affrontare opere semplicemente ordinarie, come la sistemazione delle buche (spesso crateri) che rendono le nostre strade un percorso minato non proprio da primo
mondo. Vediamo il bicchiere mezzo pieno pensando che solo fino a poche settimane
fa l’Expo sembrava ancora più lontano e qualche passo avanti effettivamente si sta
facendo. A vigilare su tutto il commissario unico dell’evento, Giuseppe Sala, speriamo l’ultimo dopo un alternarsi sfiancante di volti e nomi più o meno presentabili e,
ahinoi, Foody, la mascotte ufficiale dell’evento, un raro esempio di bruttezza grafica
realizzato da Disney Italia. Se l’idea era di creare un’immagine usando frutta e verdura allora piuttosto era meglio riesumare le vecchie campagne di Esselunga.
Stefano Ampollini
4
contents
point of view
10
interview
Dove c’era l’erba ecco un ristorante
Il Fuorisalone non è l’Oktoberfest
di Roberto Perrone
di Jean Marc Mangiameli
inside
28
12
Brevi dalla città
a cura della Redazione di Club Milano
outside
14
Brevi dal mondo
a cura della Redazione di Club Milano
cover story
16
Nemico dei luoghi comuni
di Paolo Crespi
focus
30
Giardini segreti
di Marilena Roncarà
portfolio
20
Sud, ultima fermata
di Filippo Bianchi
interview
32
Ottimista con vanto
di Simone Zeni
focus
34
I nuovi templi della night life
di Camilla Sernagiotto
design
I segreti che all’estero ci invidiano
di Marzia Nicolini
focus
Il futuro è alla spina
di Filippo Spreafico
6
26
38
contents
design
40
wellness
Dal cucchiaio… alla scarpa
Benessere per due
di Davide Rota
di Simona Lovati
52
overseas
54
Riksgränsen Arctic Experience
di Stefano Ampollini
food
56
Panettone tutto l’anno
di Filippo Spreafico
design
42
La poetica degli oggetti
di Alessia Delisi
style
44
Blue shadows
di Luigi Bruzzone
wheels
46
food
Voitures (plus) en rose
Al fresco
di Ilaria Salzano
di Carolina Saporiti
hi tech
48
club house
Real App: non solo domotica
Una vita da tennista
di Paolo Crespi
di Enrico S. Benincasa
weekend
50
58
62
free time
Polvere e speroni
Da non perdere
di Andrea Zappa
di Enrico S. Benincasa
62
fairs
64
Eurocucina 2014
a cura della redazione di Club Milano
In copertina
Stefano Giovannoni
Foto di Matteo
Cherubino.
8
point of view
roberto perrone
Giornalista e scrittore dalle radici zeneisi si
occupa di sport, enogastronomia e viaggi per Il
Corriere della Sera. È appena uscito il suo sesto
romanzo La cucina degli amori impossibili edito
da Mondadori che coniuga le sue passioni: la
Liguria, la cucina, le donne, i viaggi e lo sport.
Dove c’era l’erba
ecco un ristorante
Milano in macchina una sera che piove. Mentre scrivo, fuori c’è una frizzante notte stellata di marzo e Loredana Bertè dovrebbe aggiornarsi: Milano in macchina
una sera che fa bello e apre un ristorante. Quella che era la città dell’industria ora è
la capitale del reame di Masterchef. A pochi giorni l’uno dall’altro, in piazza XXV
aprile hanno alzato il sipario, dirimpettai, il Nuovo Princi con ai fornelli un allievo di Pino Cuttaia, Valentino Russo (Ettore Princi alle pizze con la supervisione
di Franco Pepe), e Eataly Milano con tutte le offerte enogastronomiche made in
Farinetti e Alice con Viviana Varese al piano di sopra.
Mio nipote per Natale mi ha chiesto in regalo un pranzo da Cracco (anche lui ha
raddoppiato le offerte). Masterchef fa ascolti, ma anche danni. È la televisione,
bellezza. Una volta i bambini volevano fare gli astronauti, ora credono che la luna
stia in cucina. Ovviamente, come per l’astronauta, anche per il cuoco, prima di
avere successo c’è tutta la gavetta e forse è più facile sfangarla a Houston che dentro una cucina. Però questo non spaventa: là dove c’era l’erba, ora c’è un ristorante.
Milano era famosa per le sue fabbriche, per le sue squadre di calcio (che tristezza),
per i suoi grandi sarti. I sarti ci sono ancora, ora si chiamano stilisti, il resto è stato
sostituito da ristoranti, trattorie, osterie. Il simbolo dell’Expo 2015 è una specie
di Arcimboldo nutrizionale. Del resto anch’io ho la mia dose di responsabilità.
Quando un ragazzo mi dice che vuole fare il giornalista gli do questa risposta:
segui la passione, sempre, però io ti consiglio di allevare capre per produrre caprini biologici. La morale di tutto questo? Non è certo sbagliato seguire l’onda e
sfruttare il grande interesse per il cibo, per la ristorazione, per la cucina. Anche
qua, vale sempre l’antico detto: è l’uomo che conta. Siamo passati da 60 milioni di
commissari tecnici della nazionale a 60 milioni di critici enogastronomici. Ormai
al ristorante è un circo. Gente che assaggia, degusta, rimanda indietro piatti, vini,
e, resa onnipotente dalla rete, stronca tra il primo e il secondo. Come in tutti gli
aspetti della vita sono l’esperienza, l’etica, la responsabilità a fare la differenza.
Mai l’improvvisazione. Ogni ristorante che apre dà speranza: di vita buona per chi
ci lavora, di mangiar sano e gustoso per chi vi entra. Il critico non critica, vigila.
Senza preconcetti, attento soprattutto alla qualità dei prodotti utilizzati. E, più
che altrove, a Milano la qualità costa. Capisci a me.
Roberto Perrone
10
www.citroen.it
INSIDE
Un nuovo corner per Etiqueta
Negra
Etiqueta Negra Polo & Sportswear ha aperto un
nuovo corner a Milano, presso COIN di piazza
5 Giornate. Lo spazio occupa una superficie
di circa 35 metri quadrati al secondo piano del
department store, nell’area dedicata allo sportswear maschile ed è stato realizzato seguendo il
concept dei flagship store già presenti in Italia e
in Europa. Qui è disponibile la linea menswear
con gli accessori rivolti all’uomo.
www.etiquetanegra.eu
DESIGN, TECNOLOGIA, SENSAZIONI.
CITROËN DS4
Il teatro della gastronomia
Il giorno tanto atteso è arrivato: ha aperto il 18 marzo Eataly Smeraldo
in piazza XXV Aprile. 5500 metri quadrati suddivisi tra l’area vendita,
quella dedicata al cibo – 15 punti ristorazione di cui uno gourmet – e
spazi pensati per didattica ed eventi. Si tratta del 25° Eataly nel mondo
e, per rispettare la memoria del luogo dove sorge (un teatro), all’ingresso sono stati affissi 20 cartelloni con i volti di chi si è esibito negli anni
e sul palco allestito al suo interno, dalle 19 a mezzanotte, si suonerà
musica dal vivo. Farinetti promette anche concerti di star, a sorpresa.
www.eataly.it
Nuovo look per Bellavista
La cantina Bellavista ha presentato a febbraio,
negli spazi del Salumaio di Montenapoleone,
la sua nuova immagine, NEW AIR ON WINE,
studiata dal creativo Thierry Consigny e fortemente voluta da Francesca Moretti, responsabile
dell’azienda di Franciacorta. L’attualizzazione
dell’immagine ha tenuto conto dell’inifinta attenzione che Bellavista ripone nella cura delle sue
vigne, a quasi 40 anni dalla sua fondazione.
www.bellavistawine.it
Essenze d’autore
Dal 20 al 23 marzo si è svolto Unscent – Fragments of the emerging
olfactory scene, progetto di Celso
Fadelli e Cristiano Seganfreddo,
che presenta ogni anno la scena
internazionale della profumeria
artistica. Quest’anno a ospitare
la kermesse l’Excelsior di Milano,
ex cinema ristrutturato da Jean
Nouvel. Per la prima volta aperto
al grande pubblico, l’evento ha
ospitato anche un percorso tra
opere d’arte.
Design 3D
Durante il Salone del Mobile .exnovo esibirà
alcuni dei suoi prodotti realizzati con stampa
3D in due location del Brera Design District.
Presso Onwards, in via Varese 12, .exnovo sarà
presente insieme ad altre piccole eccellenze del
made in Italy; da United Design in via Solferino 27, invece, i prodotti del marchio trentino
saranno esposti come complementi d’arredo.
www.exnovo-italia.com
CITROËN DS3 CABRIO
CITROËN DS5
SCOPRITE L’UNIVERSO DS IN CITROËN.
Linee audaci per una chiara e moderna espressione di status: con il loro innovativo design, i modelli della Linea Citroën DS si muovono
su territori inesplorati e aprono nuove prospettive nel mondo delle auto premium. Ispirata da 90 anni di storia e di eccellenza
automobilistica, la linea DS si avvale della più straordinaria creatività e tecnologia Citroën. Tutte le vetture della linea DS sono
caratterizzate dal design ispirato e da un concetto rivoluzionario e offrono rara eleganza, forti emozioni alla guida e sensazioni di
benessere. Il genio visionario di Citroën ha creato un nuovo approccio al mondo delle auto che risveglia i sensi.
Consumo su percorso misto: più basso Citroën DS5 Hybrid4 Airdream 3,3 l/100 Km; più alto Citroën DS3 1.4 VTi 95 GPL Airdream (u so a GPL)
8,2 l/100 Km - (uso a benzina) 5,9 l/100 Km. Emissioni di CO 2 su percorso misto: più basse Citroën DS5 Hybrid4 Airdream 85 g/Km; più alte
Citroën DS4 1.6 THP 160 CA6 178 g/Km. Le foto sono inserite a titolo informativo.
VI ASPETTIAMO PRESSO I NOSTRI SHOWROOM.
CRÉATIVE TECHNOLOGIE
12
CITROËN ITALIA S.P.A. FILIALE DI MILANO
VIA GATTAMELATA 41 - VIALE MONZA 65 TEL 02.39.76.22.19 – 02.26.11.23.47 – www.citroenmilano.it – [email protected]
outSIDE
Gucci museum
Il Gucci Museo di Firenze incentra la programmazione 2014 del Contemporary Art Space
sulla riscoperta di tre significative protagoniste
dell’arte del Novecento: l’americana Lee Lozano, la polacca Alina Szapocznikow e la belga
Evelyne Axell. La collettiva Femminilità radicale,
aperta fino al 7 settembre, presenta una selezione di nove opere della Collezione Pinault dove a
essere indagato è il corpo femminile.
www.guccimuseo.com
Fidenza Village brings you to Shanghai
Al Fidenza Village è sbocciata la primavera più chic che ci sia
e fino al 30 aprile si potrà partecipare al concorso Chic goes
wild in Shanghai. Spendendo almeno 50 euro nelle boutique,
Fidenza Village offre la possibilità di vincere un viaggio per due
persone a Shanghai e al Suzhou Village. Presentandosi all’ufficio informazioni con gli scontrini si riceverà un codice ogni 50
euro di spesa da giocare online.
www.fidenzavillage.com/it/eventi
Fashion talents
Il contest internazionale dedicato ai
futuri talenti del fashion design, REMIX, con il supporto di Vogue Italia
e Vogue Talents, ha proclamato i
vincitori il 5 marzo. Con REMIX
l’International Fur Federation ha
catalizzato l’attenzione verso il
mondo della pelliccia, fondamento
delle tendenze invernali. Il Gold
Award è stato vinto dallo stilista
giapponese Shohei Ohashi.
www.wearefur.com
The New Experience of Shopping
Willkommen in Berlin
Situato nel cuore di Berlino, vicino ad Alexander Platz, il
nuovo store Colmar Originals accoglie le collezioni in un
ambiente che ne rispecchia la linea grintosa e sportiva. Lo
spazio, progettato dallo Studio Giraldi Associati Architetti,
rappresenta fedelmente lo stile del marchio, attraverso un
design semplice ma mai banale. Questa apertura segna l’inizio della collaborazione tra lo studio fiorentino e Colmar
Originals per il lancio dei nuovi corner in Italia e all’estero.
www.colmar.it
14
F.G. 1936 ha presentato a gennaio, in occasione di Pitti Uomo a Firenze, il nuovo progetto
Re-Hash Shop in Shop: una soluzione espositiva,
una formula distributiva, un vero e proprio
format Re-Hash, inserito all’interno dei maggiori
department store italiani e stranieri. Lo shop in
shop rispecchierà lo stile e il gusto del brand e
racchiuderà in sé il total look.
www.rehash.it
MILAN DESIGN WEEK
8-13 APRIL 2014 At SUPERStUDIO
tHE WORLD IS HERE, tHE FUtURE IS NOW: SETTINGS, MATERIALS, TENDENCIES,
VISIONS FOR THE HOUSE THAT WILL BE - A NEW SECtION!
SUPERDESIGN: SENSATIONAL UNIQUE PORPOSEFUL ECO-FRIENDLY REINVENTED
FURNITURES AND OBJECTS FROM EVERYWHERE SELECTED BY GIULIO CAPPELLINI
ARt-INtERACtION: VIDEOMAPPING, LIGHT INSTALLATIONS, DESIGNERS’ SCULPTURES,
3D PRINTER PERFORMANCES
EXHIBItORS: ALCANTARA • ANYTHINGBY • ARTIGIANA MARMI • AVANTGARDE • BEAU&BIEN •
BEBACK DESIGNSTUDIO/LAB • BROTHER • BY HENZEL • CABBDESIGN • CENTIMETER
STUDIO • COTTO • CRJOS DESIGN MILANO • DENISE M. HACHINGER DESIGN • DIGITAL
HABITS • EBAY • ENGBLAD & CO • ERMINI • FATBOY • FGF INDUSTRY • FID • FORMAXIOM •
FRANCE DESIGN • FRANCESCO RAIMONDI ART DESIGN • GOOGY • GREEN VILLAGE • HOLE
DESIGNSTUDIO • IRIS CERAMICA • IVANKA • KABILJO INC. • KUROKAWA DESIGN PRODUCTS •
LACRIME D’ARTE • LG HAUSYS • LIGHT NYC • MAISON 203 • MARCHINGENIO •
MELOGRANOBLU • METROCUADRO DESIGN • MICHAËL BIHAIN • MINDBIKE / 180 DEGREE •
NAUTILUS • NIKARI OY • OFFICINA METALLICA • ONE OFF MOSAICO • PARSON • PEOPLE
OF THE SUN • PORCELANOSA • PRODUCT DESIGN MADRID • PROGETTO CARMINIO •
PROSTORIA • QUI EST PAUL • REX KRALJ • RI_USO • SUPERORTOPIÙ • TAGINA CERAMICHE
D’ARTE • THAILAND’S SLOW HAND DESIGN • THE CUBE • T.MAGPIE • T-SCULPT • VEZZINI &
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Cover story
Cover story
stefano giovannoni
NEMICO DEI
LUOGHI COMUNI
Tra i designer italiani della generazione di mezzo è quello che ha sperimentato
di più, bypassando il dio “mobile” e progettando per tutti i settori, dall’oggettistica
di grande pregio, all’elettronica di consumo, al food. E il più lungimirante
nell’apertura ai mercati dei paesi emergenti come la Cina. Milanese per scelta
(professionale), lontano dall’establishment, osserva con disincanto e un filo
di tristezza il declino culturale della città e per il futuro pensa alla mobilità,
soprattutto elettrica.
di Paolo Crespi
Foto di Matteo Cherubino
Lavorando per il
mondo ipercolorato e
multiforme del design,
Stefano Giovannoni ha
scelto invece per sé il
comodo ed elegante
low-profile della divisa,
rigorosamente nera.
16
Cosa ti ha portato qui tanti anni fa
e cosa ti impedisce oggi di scappare,
oltre naturalmente a questo luogo
splendido, che è insieme abitazione e
studio e che sembra fatto a tua immagine e somiglianza, con l’inclusione di
molti pezzi dei tuoi colleghi?
Ho studiato a Firenze e per un po’ ci
sono rimasto. All’epoca era una città
molto interessante per la ricerca, vivevamo in un periodo post-radicale, di
grande fermento. Ma per il lavoro dovevi già venire a Milano, perché quel
clima funzionale alla sperimentazione
diventava sterile quando si parlava di
professionalità vera, di rapporto con le
aziende.
Come definiresti il tuo legame con
questa città? Che cosa ami e cosa detesti di Milano?
In effetti non l’ho mai amata così visceralmente da riuscire a detestarla. Sicuramente di Milano mi piace l’aspetto
più professionale, essenziale per lavorare. Sul piano dell’offerta continua a
darti più di altre città, mentre dal punto di vista culturale non vive certo un
momento di grande energia...
Per l’Expo dicono tutti che ci vorrebbe
uno scatto d’orgoglio. Tu cosa faresti
per migliorare la vivibilità di Milano
e hinterland?
Premesso che da persona libera, che si
tiene alla larga dal potere e da tutto ciò
che rappresenta, non sono stato né sarò
mai coinvolto progettualmente dalle
nostre istituzioni (in verità piuttosto a
corto di idee, qualità e determinazione), la prima cosa da fare, secondo me,
è rilanciare Milano come una delle capitali europee. Dei talenti delle generazioni successive alla mia, non ce n’è
uno che riesca a sbarcare il lunario nel
mondo del design e la colpa è anche
di questo clima culturalmente infelice
che non aiuta certo i giovani. Viviamo
in un mondo che deve veramente resettarsi. Prima arriviamo al livello zero
e prima ripartiamo.
Piano B: se non facessi questo lavoro,
cosa faresti?
Mi sarebbe piaciuto fare l’artista, forse
non è troppo tardi... E poi ci sono le
mie passioni: la pesca e la cucina.
Com’è il tuo rapporto con il cibo?
Totalizzante. Amo tutto ciò che riguar-
da la cultura del cibo, il suo contesto e
la sua preparazione. Così nel tempo ho
progettato cucine e posate e spesso mi
hanno chiesto guide o interviste in tandem con i cuochi. Fare acquisti alimentari è una delle cose che più mi diverte,
il sabato mattina. A volte, per trovare
il pesce migliore – il sushi è una delle
mie specialità – mi spingo fino all’ortomercato.
Un piatto nostrano che ti riesce particolarmente bene?
I fusilli con il tonno, naturalmente
crudo. Preparo un sughettino base e
un battuto di tonno, capperi e origano. Dopo averla cotta, ci salto la pasta, guarnendo alla fine con fettine di
tonno crudo, frutti di cappero e pan
grattato croccante, saltato in un’altra
padella. Semplice, ma efficace.
In tutte le immagini che ti ritraggono
sei vestito prevalentemente di nero, in
contrasto con il mondo ipercolorato
che ti circonda e che tu stesso hai contribuito a creare. Perché?
Ho sempre aspirato alla divisa, indossandone per un po’ persino una “alla
cinese”, con il colletto chiuso. Vestirmi
17
Cover story
Cover story
“Sul made in Italy si è fatta troppa retorica maldestra,
viviamo in un mondo che deve veramente resettarsi,
prima arriviamo al livello zero e prima ripartiamo”
Ottimo cuoco, passa
parte del tempo libero
la mattina era una cosa che quasi mi
infastidiva, così ho scelto un elemento
neutro, costante, sul quale non dovermi esprimere o perdere tempo.
A cosa pensi all’inizio di un nuovo
progetto?
Quando comincio a ideare un nuovo
prodotto mi muovo a 360 gradi, raccogliendo tutti gli input possibili, che
naturalmente vengono filtrati dal mio
background. Cerco sempre di impostare il lavoro concettualmente, trovando
idee forti e facili da comunicare. In
particolare punto a dare all’oggetto un
potenziale espressivo che venga immediatamente recepito dal pubblico. Poi,
in base alla mia esperienza nel manovrare idee e concetti, sperimento, per
ogni tipologia che devo affrontare, una
serie di possibilità alternative, le visualizzo tridimensionalmente, le peso,
le valuto con mia moglie e con i miei
assistenti e cerco di capirne il grado di
appeal sul pubblico, il solo che può decretarne il successo.
Dei tanti oggetti iconici che hai realizzato nel corso del tempo, dallo sgabello Bombo al telefono Alessi, a quale
sei più legato?
Credo, senza paura di smentite, che il
primo lavoro per Alessi fosse un progetto veramente forte, importante: il
vassoio Girotondo, un’icona figurativa
che esprimeva un rapporto con la cultura popolare e includeva già tutto ciò
che è successo negli anni seguenti con
i prodotti in plastica. Un grandissimo
successo anche commerciale, con otto
18
milioni di pezzi venduti, che ha cambiato l’azienda negli anni Novanta. È
da lì che è partito tutto.
In seguito hai disegnato veramente di
tutto, dalle caramelle, ai gelati, ai telefonini...
Posso dire di essermi salvato professionalmente decidendo di evitare di
disegnare mobili, a differenza dei miei
colleghi che si sono quasi tutti concentrati su questo settore super inflazionato. L’averlo bypassato mi ha permesso
di acquisire esperienza e professionalità a tutto tondo, sono probabilmente
il designer che ha abbracciato l’arco
più ampio di tipologie, compresi i prodotti elettronici, realizzati per aziende
leader come Samsung, Toto, 3M o la
cinese ZTE, con cui ho prodotto uno
smartphone comprato già da 16 milioni di persone...
Sarai anche alla prossima Milano Design Week?
Al Salone faccio solo cose che mi capitano, nel senso che non me le vado
a cercare. Sarò presente con una nuova edizione del bagno Alessi, una linea
molto longeva che si sta evolvendo con
nuovi declinazioni di prodotto, tra cui
lavabi di grandi dimensioni, oggi molto
apprezzati. Ho inoltre disegnato una
famiglia di prodotti per esterni per
Vondom (divano, poltrona, poltroncina, sedia e tavoli) e una nuova cucina per Veneta Cucine. Infine il primo
oggetto di una nuova storia, un tavolo
piuttosto eccezionale, in marmo bianco di Carrara, sorta di albero, con le se-
die a forma di coniglio, esposto in una
galleria di Lambrate.
Cosa ci riserva il futuro?
Considerando anche il mercato cinese,
al quale sto cercando di introdurre alcune aziende italiane, spero di riuscire
a lavorare sulla mobilità elettrica – biciclette, scooter, automobili – e su nuovi prodotti elettronici per il pubblico
giovane, con nuovi brand creati ad hoc.
Oppure su oggetti d’arte, pezzi a tiratura limitata. Tutto quello che c’è nel
mezzo, fra oggetto industriale e opera
d’arte, mi interessa veramente poco.
D’altra parte il mondo del design, per
come l’abbiamo conosciuto nella nostra tradizione, ha i giorni contati.
Puoi spiegarti meglio?
Beh, è cambiato il mondo ed è cambiata la distribuzione. Il vecchio sistema,
dall’azienda produttrice, all’azienda
brand, al negozio, oggi non funziona più, perché tutto deve avvenire al
massimo in due step, dal produttore
all’azienda che commercializza. E il
canale Internet diventa sempre più importante. Il potenziale è enorme, anche
se ancora nessuna azienda è tarata per
il cambiamento. Nel nuovo contesto, il
designer potrà occuparsi della vendita
dei propri prodotti.
Oggi il tuo lavoro si intreccia molto spesso con l’Estremo Oriente e in
particolare la Cina. Che cosa ci insegnano questi nuovi pubblici e questi
nuovi mercati?
Sono mercati molto primitivi, con un
livello di consumi paragonabile a quel-
a scegliere i prodotti
migliori e convertirli
in gustosi pranzi per la
famiglia e gli amici. La
sua specialità: i fusilli
con il tonno.
lo che avevamo in Italia nel secondo
dopoguerra, ma il mercato cinese nel
prossimo futuro sarà “il Mercato” e su
quello tutte le aziende saranno costrette a tararsi. La cosa interessante è che
lì c’è ancora tutto da fare. Le aziende
dovranno combinare quantità e qualità
e il governo ha capito che il design è
una leva fondamentale per elevarle dal
ruolo di fornitori al ruolo di brand. La
trasformazione in atto porterà a un’evoluzione del mercato e sarà determinante anche per il successo di qualsiasi
azienda che voglia essere veramente
globale. Credo che l’alleanza con China Telecom sia l’operazione più importante realizzata dalla Apple del dopo
Jobs.
Ha ancora senso parlare di made in
Italy?
Su quest’espressione si è fatta troppa
retorica maldestra. Abbiamo ancora il
miglior know how in molte discipline
fra cui il design, ma stiamo perdendo
colpi. Quando in questo paese le isti-
tuzioni si occupano di cultura riescono
ogni volta a ribaltare il senso e i valori
in campo. È il trionfo del neo-peggio!
Nella mostra in Triennale sugli anni
Settanta sono riusciti a “dimenticarsi”
di Ettore Sottsass!
Come definiresti il tuo rapporto con la
musica?
Intenso. Mi sarebbe piaciuto suonare
e praticare, da giovane. Probabilmente
non ero dotato, ma mi è rimasto dentro un amore grandissimo, che oggi si
manifesta in un’attenzione quasi maniacale per tutto ciò che viene pubblicato: nell’era della musica liquida sono
probabilmente il consumatore di CD
più assiduo della città. Una quantità
di dischi perfino difficile da ascoltare.
I generi? Praticamente tutti, dall’elettronica al jazz. Della produzione
odierna apprezzo il livello qualitativo
mediamente alto: forse non c’è nulla di
particolarmente rivoluzionario, come
negli anni d’oro, ma una qualità diffusa molto interessante. Si sta avverando
il sogno di un società creativa in cui i
musicisti non sono più i venti gruppi
top che hanno fatto la storia del rock
negli anni Settanta.
Un maestro e un allievo a cui sei particolarmente legato?
Agli esordi della mia carriera ho seguito Sottsass e Mendini. Ma il mio
maestro è stato Remo Buti, un grande
personaggio dell’architettura radicale
fiorentina al quale devo parecchio di
quello che so. Non ha realizzato tanto, ma negli anni Ottanta uscivi dalle
sue lezioni all’università veramente
carico, perché era vent’anni avanti. Di
allievi che mi hanno lasciato per prendere (giustamente) la loro strada ce ne
sono stati tanti. Ma tre di loro erano
veramente dotati e ora mi mancano:
Jerzy Seymour, canadese, impegnato
sul versante artistico, Alan De Cecco,
capo grafico del grande studio londinese Native, e la giapponese Rumiko
Takeda, che ha aperto il proprio studio.
Naturalmente a Milano.
19
Portfolio
Portfolio
Cile, Terra del
Fuoco, lo yacht a
vela Unicornio in
esplorazione
del braccio ovest
del Seno Pia.
sud, ultima
fermata
La Terra del Fuoco, situata all’estremità meridionale
di Cile e Argentina, è l’ultimo lembo di terra
del continente americano, il punto d’incontro tra
oceano Pacifico e Atlantico, un luogo costantemente
tormentato da condizioni meteorologiche
particolarmente avverse. Una terra al contempo
sublime e ostile dove pioggia, vento, grandine, maree,
sole e nebbia, si alternano scandendo il ritmo delle
giornate. La particolarità del clima è la velocità con
cui gli eventi atmosferici si susseguono, venti con
raffiche di oltre 60 nodi si alternano a momenti
di calma piatta, il sole lascia il posto a pioggia
e grandine che nelle ore notturne si trasforma in
neve; le correnti, nei punti di unione tra i vari canali,
raggiungono una velocità difficile da contrastare
anche navigando a motore. Un luogo che rende
difficile ogni spostamento per terra e per mare e dove
i relitti di ogni epoca sono l’unica testimonianza
del passaggio dell’uomo a queste latitudini.
Foto di Filippo Bianchi
20
21
Portfolio
Portfolio
In questa pagina.
Alle 3 del mattino
una calma insolita
garantisce una
navigazione tranquilla
e una buona visibilità,
si riescono così a
intravedere i 2488
metri del Monte
Darwin, la montagna
più alta dell’omonima
cordigliera.
Nella pagina a fianco
dall’alto.
Un iceberg solitario
lungo il braccio nordest del canale di Beagle.
L’Unicornio alla fonda
nel braccio est del
Seno Pia.
22
23
Portfolio
Portfolio
In questa pagina.
Vista mozzafiato
durante un trekking
sulla Cordigliera
Darwin. Sullo sfondo il
ghiacciaio ai piedi del
Monte Darwin.
Nella pagina a fianco
dall’alto.
Braccio nord-est
del canale di Beagle,
una delle numerose
perturbazioni in
avvicinamento.
Sculture di ghiaccio
su una “spiaggia” del
Seno Pia.
filippo bianchi
Milanese, classe 1977, ha lavorato come assistente fotografo di Josef Koudelka, Toni Nicolini,
Martine Franck ed Enrico Conti. Ha realizzato
reportage per Lo Specchio (La Stampa), Alias (Il
Manifesto), Slow Food e Terre di Mezzo. I suoi
lavori si focalizzano spesso sul cambiamento del
paesaggio e l’impatto dell’uomo sull’ambiente.
www.filippobianchi.com
24
25
FOCUS
FOCUS
Il futuro è alla spina
sughi della nonna
e sale dal mondo
Da Mamma Natura sono in
vendita sughi pronti, insaporitori,
preparati gastronomici, dadi vegetali e basi per soffritto da acquistare
a peso (anche pre-confezionati).
Si moltiplicano a Milano i negozi che vendono prodotti alla spina: dal vino sfuso
alla pasta biologica, ai saponi al taglio. Finisce l’era degli imballaggi e inizia
quella del consumo sostenibile.
di Filippo Spreafico
02
Non manca inoltre una selezione
speciale di sali da cucina provenienti da tutto il mondo, come il sale
dolce dello Utah, il sale affumicato
di Cipro o quello blu di Persia, venduto in pietre.
www.mammanatura.it
indirizzi
Vinario 11
via Federico Confalonieri 11
Il Torchio
via Gaspare Aselli 33
Negozio Leggero
via Augusto Anfossi 13
Ari Ecoidee
via Marco d’Oggiono
angolo corso Genova
Ricarica
via Giovanni Battista Bertini 1
01
01. Da Negozio
Leggero non esistono
imballaggi: legumi,
spezie, ma anche gli
spazzolini da denti o
i saponi, ad esempio,
sono rigorosamente
venduti sfusi.
26
Ai più superficiali potrebbe sembrare un ritorno
al passato, quando si andava direttamente in cascina a prendere il latte o dal contadino ad acquistare olio e vino. In realtà l’aumento di punti vendita destinati al commercio di prodotti sfusi, un
trend a cui stiamo assistendo ormai da tempo, ha
le proprie radici affondate in una necessità storica
attuale, con uno sguardo tutto puntato verso il futuro. Sostenibilità, risparmio, qualità ma anche un
ritorno a un’idea di vita partecipativa di quartiere
di cui si erano perse le tracce negli ultimi decenni:
sono un po’ queste le parole d’ordine che stanno
alla base di un successo milanese (e non solo) fatto di piccole botteghe dove è possibile reperire
tutto il meglio della produzione nazionale e locale
in termini di vino, olio, prodotti gastronomici e
molto altro, tutto rigorosamente sfuso e alla spina.
Il prodotto sfuso viene acquistato dal cliente, raccolto all’interno di contenitori portati direttamente da casa e quindi pagato a peso. La conseguenza
di tutto questo è ovvia: la mancanza di imballaggi
azzera gli sprechi, in quanto la quantità di pro-
dotto acquistato corrisponde all’esatta esigenza di
consumo. È questo di fatto il concept e l’aspirazione di Vinario 11, rivendita di vino sfuso e in
bottiglia in zona Isola, ma anche “cicchetteria” per
chi desidera degustare sul momento un piccolo
assaggio di vino, tra una chiacchiera e una lettura
di giornale. La bottega garantisce una ricerca costante di vini nuovi e si rivolge a tutti i viticoltori
che operano in un contesto “altro” rispetto alla
grande distribuzione: in questo modo è possibile
valorizzare realmente vini di qualità, offrendo allo
stesso tempo un prezzo equo. Si acquista il vino
riempiendo la bottiglia usata, la damigiana o la tanica portate direttamente da casa: così è possibile
abbattere i costi e soprattutto inquinare di meno.
Punto di riferimento in zona Città Studi per la
vita di quartiere e per trovare vino buono è il Torchio; il negozio si presenta all’avventore con le sue
grandi cisterne d’acciaio, che cambiano il proprio
contenuto a seconda delle stagioni e della qualità
degli approvvigionamenti. Il Torchio nasce dalla
passione di Rocco, il proprietario, per il mondo
vinicolo ma anche dalla volontà di diffondere un
tipo di consumo più responsabile, senza sprechi.
Questa filosofia consente di proporre vini speciali
a prezzi più bassi rispetto alla grande distribuzione: la novità del 2014, ad esempio, è un Gutturnio
D.O.C. realizzato con uve biologiche senza solfiti
e prodotto esclusivamente per questo punto vendita. Non manca inoltre l’olio sfuso, presente in
due referenze: Basilicata (proveniente dal frantoio
del paese del proprietario) e Sicilia, con fragranze e suggestioni completamente diverse. Ha invece un approccio a 360° Negozio Leggero che,
nei suoi punti vendita del Nord e Centro Italia (a
Milano si trova in Porta Romana), mette a disposizione una gamma ampia di prodotti alimentari
e non, tutti acquistabili rigorosamente alla spina.
Da Negozio Leggero si può fare una spesa completa: dalla pasta ai legumi, dai cereali ai biscotti.
E ancora vino, tisane, ma anche prodotti cosmetici, come detergenti, shampoo, profumi e olii
essenziali, o perfino le pratiche capsule per lavatrice e lavastoviglie: la qualità degli articoli ven-
duti è controllata all’origine, l’assenza completa
di imballaggi e la preferenza per la filiera corta
diventano fattori che oltre ad abbassare l’impatto
ambientale comportano anche una riduzione dei
costi. Non lontano da Porta Genova, il negozio Ari
Ecoidee ha invece l’aspetto della drogheria di una
volta: i prodotti sfusi in bella vista contemplano
infatti l’intera gamma delle esigenze di consumo
di un cliente tipo, grazie alla presenza di miscele
di caffè, spezie, pasta biologica, marmellate, frutta
disidratata, conflakes, birra alla spina da asporto,
ma anche crocchette e cibo per cani e gatti, tutti
prodotti che devono essere prelevati in negozio
con contenitori e flaconi portati da casa. Dedicato
invece alla pulizia domestica e a tutto l’universo
del bucato è Ricarica, piccola bottega in zona Paolo Sarpi specializzata nella vendita di detersivi
sfusi e biodegradabili di alta qualità: a disposizione
anche fragranze, profumazioni per la casa e saponi al taglio. Questa è la strada verso un consumo
sostenibile: riduzione degli imballaggi, acquisto di
ciò che realmente serve e azzero degli sprechi.
02. Non solo vino
e olio alla spina: da
Vinario si trovano in
vendita anche bottiglie
acquistate direttamente
da piccoli produttori
del Nord Italia.
27
Interview
interview
gisella borioli
IL FUORISALONE
NON È L’OKTOBERFEST
Come si colloca oggi Milano nel panorama del design internazionale? Da primatista
assoluta nel mercato del mobile, il rischio di venire scalzata dall’emergenza di altri poli
internazionali è reale. Ne abbiamo discusso con Gisella Borioli, giornalista e AD
di Superstudio Group, azienda pioniera, che è il cuore pulsante di zona Tortona.
di Jean Marc Mangiameli
Foto di Giovanni Gastel
Per il 2014 si è finalmente arrivati a
creare il famoso “sistema” tra fiera e
attori esterni, di cui da tanto si parla?
È un anno un po’ storico perché, per la
prima volta, ci sarà un tavolo di lavoro comune. Grazie soprattutto all’impegno dell’assessore Cristina Tajani, si
sono aperti dei canali di dialogo tra i diversi distretti del “fuorisalone” e il COSMIT. Il Comune si sta attivando affinché il palinsesto e la comunicazione
questa volta avvenga a 360°; d’altronde
era assurdo tenere tutti questi attori
separati. Speriamo che porti i risultati
che merita, valorizzando e tutelando i
circuiti ufficiali.
Effettivamente negli ultimi anni c’è
stata un po’ troppa confusione a Milano...
La settimana del design stava vedendo infiltrarsi troppi operatori meno
professionali che hanno parcellizzato
troppo il calendario degli eventi, minacciando un mercato di professionisti,
già sofferente per via della crisi. È difficile tutelare i punti di forza della città
se troppi erodono la torta.
Qualcuno però potrebbe obbiettare
dicendo che la Design Week è un’opportunità per tutti.
Ma non tutti riescono a fare un discorso veramente professionale. Lo scopo
della settimana del design è di portare
a Milano gli addetti ai lavori dell’industria, gli uomini d’affari. A questo,
negli ultimi dieci anni, si è aggregato il
pubblico generalista dei festaioli che ha
fatto gola a troppe imprese collaterali
che ne hanno intravisto il business. Il
28
“fuorisalone” non è l’Oktoberfest, serve all’economia del design, come le
Fashion Week servono alla moda.
Parliamo della prossima edizione del
Temporary Museum for New Design.
Quali novità?
Quest’anno avrà due anime: una che
occuperà il salone centrale con grandi
installazioni, momenti emozionali, riflessioni su dove sta andando la cultura, più interazioni con l’arte. Un’altra si
chiamerà Superdesign, curata insieme
a Giulio Cappellini (direttore artistico
dell’evento), e darà visibilità alle produzioni internazionali che più rispondono a ricerca e innovazione. Due temi
predominanti: The World is Here per
valorizzare le presenze straniere e le
diverse aree geografiche e The Future
is Now, che raccoglierà gli oggetti che
realisticamente useremo nei prossimi
anni.
Recentemente si sono festeggiati i 30
anni di Superstudio, gli iconici studi
fotografici di via Forcella 13, un evento importante per Milano e per il sistema della moda. Un bilancio?
Sono contenta di quello che abbiamo
fatto nei 30 anni di Superstudio, come
anche nei quasi 15 di Superstudio Più,
sia come centro della moda sia come
polo per attività culturali. È un’impresa italiana, nata da una famiglia di creativi che ci ha messo l’anima, risparmi
e sogni, facendola decollare. Non posso
che essere orgogliosa!
Se le chiedessi di guardare al futuro?
Come traguardo a breve termine, vorrei arrivare all’Expo 2015 assieme a
tutte le altre eccellenze di questa città,
con la speranza che le nostre imprese
non diventino solo merce di acquisto
delle grandi holding straniere. Al contempo sto anche valutando l’espansione dell’azienda. Ultimamente ho ricevuto diverse richieste dall’estero per
ospitare il Temporary Museum for New
Design. Il nostro futuro guarderà anche
al di fuori dei confini italiani.
Giulio Cappellini ha dichiarato che
oggi molte aziende italiane invece di
fare innovazione si soffermano troppo sul concetto di lifestyle. Non è che
anche questo incide negativamente
sulla percezione della Design Week?
È un po’ quello che è accaduto con la
rivoluzione digitale; oggi tutto si è parcellizzato, ciascuno dà notizie, twitta,
e immette informazioni senza il filtro
dei giornalisti. Questo ha un lato positivo e uno negativo perché ognuno
può mettere in circolo notizie senza
fonti, mezze verità; il pubblico fa fatica
a distinguere il vero dal falso. Così sta
succedendo anche nel design; se si presenta tutto sotto lo stesso tetto – qualità, pazzia, gadget – il pubblico deve
fare un bello sforzo per distinguere il
buono dal cattivo. Per fortuna il made
in Italy va ancora forte e ci sono i paesi
emergenti che hanno sempre fame del
design e della creatività italiana.
Un posto a Milano che ama particolarmente?
La Triennale. Trovo che sia viva, piena
di giovani. È un posto aperto, piacevole,
nel verde e nel centro di Milano, dove
l’offerta culturale è per tutti i livelli.
29
FOCUS
FOCUS
Giardini segreti
Impensabili fazzoletti di verde nascosti da facciate anonime, insieme
a chiostri e cortili gelosamente custoditi dietro muri grigi: anche questa
è Milano, piccole oasi di meraviglia da andare a scoprire sfidando
qualche rifiuto stizzoso di accesso. La ricompensa è dietro l’angolo.
percorsi da scoprire
Si moltiplicano in città le iniziative
e gli eventi che mirano a far conoscere il meglio Milano: da Cortili
Aperti, la manifestazione che apre
le porte di chiostri e cortili (l’appuntamento per quest’anno è il 25
maggio), a Mi Guidi, un’occasione
perfetta per addentrarsi in svariati
percorsi di visite guidate, senza
dimenticare Città nascosta, che di
Milano vuole svelare le inaccessibili
meraviglie. Non sarà che ci stiamo
convincendo che Milano è la città
più bella del mondo?
di Marilena Roncarà
01
01. Ingresso del
giardino di Palazzo
Bovara, sito in corso
Venezia. Costruito nella
seconda metà del XVIII
secolo, l’edificio ospitò
nell’800 il giovane
Stendhal arrivato a
Milano al seguito di
Napoleone. Foto di
Luisa Oriani per Mi
Guidi.
30
“Tutta pietra in apparenza e dura”, ecco Milano
nelle parole dello scrittore Alberto Savinio, che
però subito dopo chiosa: “In realtà è morbida di
giardini interni”. In effetti la città è in grado di sorprendere solo se si sa andare oltre le apparenze,
magari spingendo più in là qualche portone severo per poi scoprirvi all’interno la più impensata
delle meraviglie. Non è una leggenda infatti, quella dei fenicotteri rosa e dei pavoni che passeggiano
indisturbati nel cortile di Palazzo Invernizzi, nelle
vicinanze di Palestro, uno spettacolo della natura
in pieno centro città. Già è più difficile, invece,
arrivare al mini orto botanico che si nasconde dietro via della Spiga, al numero 1: un tripudio di
camelie, aceri, edera e pitosfori.
Milano è così, nasconde all’interno il suo cuore
tenero, come una bella donna che si concede solo
quando è certa di essere amata. In più giardini,
chiostri e cortili sono anche l’eredità di un tempo
in cui si dovevano celare le ricchezze ai dominatori stranieri assetati di tasse (e anche questo è
indice di un certo spirito italico) e così la città ha
sul web
www.miguidi.com
www.cittanascostamilano.it
www.adsi.it/adsi-lombardia
finito per godersi in privato le sue preziosità. Tra
queste una parola va spesa per il Chiostro di Santa Maria Maddalena che si erge dietro un muro
grigio, alle spalle della Basilica di S. Ambrogio, in
via Cappuccio al 7. Dichiarato monumento nazionale nel 1923, il chiostro del XV-XVI secolo
è composto da un grande porticato con due ordini di colonne, in tutto 34, come avrebbe saputo
precisare Stendhal. Si narra infatti che lo scrittore
francese, grande appassionato di chiostri e giardini
della città, avesse contato le colonne presenti nei
cortili milanesi, fino indicarne in tutto circa 20
mila (sarà vero?).
Decisamente più accessibili sono i cortili dell’Università Statale e della Cattolica. I primi, realizzati su progetto del Filarete, racchiudono al loro
interno anche quattro cortili minori quattrocenteschi, tutti da guardare. Altrettanto suggestivi sono
i chiostri bramanteschi dell’Università Cattolica,
che subito trasportano in un’altra dimensione spazio temporale. Forse poi non tutti sanno che in
Largo Gemelli c’è un altro giardino segreto riser-
02
vato alle sole signorine studentesse e per questo
detto “Il giardino delle vergini”, un frondoso angolo di verde in cui trovare riparo anche dal sesso
forte. Una curiosità si nasconde pure nel cortile di
Palazzo Bagatti Valsecchi, dimora storica sita al 7
e al 10 di via Santo Spirito. Qui, accanto al benvenuto scritto in latino sul pavimento del cortile:
“Age hospes est tipi amica domus” (“salve ospite,
questa casa ti è amica”), uno sguardo va senz’altro
riservato alla Madonna del Ratt, un bassorilievo in
terracotta di Madonna con bambino, che dietro
le spalle del bambin Gesù vede far capolino per
l’appunto un topo.
Altra meta obbligata è corso San Gottardo, con
i portoni che aprono dei mondi dove è tutto un
susseguirsi di corridoi, porticati e ringhiere. Al numero 18, oltrepassato l’anonimo portoncino di legno, compare un intero borgo, quasi un passaggio
segreto che porta sulle case che guardano il naviglio di Ascanio Sforza; mentre al 37 c’è un cortile
pieno di balconi curati, come se, per dirla con le
parole del giornalista e scrittore Filippo Sacchi:
“Milano avendo così poco spazio per la grazia, sa
creare con niente momenti di delicatissima poesia”.
Il nostro viaggio si conclude infine in via della Moscova 33. Basta varcare il portone, e questa volta
è facile grazie alla complicità del custode, per ritrovarsi al centro di quello che un tempo era il
quartier generale dei setaioli, ora sede della Banca
Popolare Commercio e Industria. Si tratta di un
grande cortile coperto, dove a fine Ottocento avveniva il carico-scarico di migliaia di bozzoli, cascami e filati di seta. Oggi, piano terra e balconate,
ricostruiti sul modello originario, sono abbelliti da
diverse specie di piante, palme comprese. Il risultato è che lo spazio protetto da un’alta vetrata si
è trasformato in un incredibile giardino d’inverno.
E mentre ci accomiatiamo da questa meraviglia,
subito dopo che il custode ci ha confessato che
lui, insieme alla banca, lascerà a breve il cortile
segreto per trasferirsi in altro luogo, viene da chiedersi se anche i nuovi proprietari sapranno essere
altrettanto prodighi nell’aprire le porte di tanta
bellezza.
02. Veduta del giardino
di Casa degli Atellani,
un tempo teatro di
ricevimenti, nonché
sede della celebre vigna
di Leonardo, regalatagli
a fine ‘400 da Ludovico
Il Moro e sopravissuta
fino a inizio ‘900.
Foto di Isabella
Carnaghi per Città
Nascosta Milano.
31
Interview
interview
roberto vecchioni
ottimista con vanto
“C’è la necessità, esistenziale, di avere punti
di riferimento dentro di noi, punti che fatichiamo
a trovare fuori, dove tutto scorre senza riflessione,
analisi, prospettive, come un tweet”
Alle prese con le date 2014 del suo “Io non appartengo più Tour”,
l’inossidabile cantautore milanese ci spiega perché, nonostante il nome
della tournée, pensa positivo e crede ancora nei giovani.
di Simone Zeni
Foto di Paolo De Francesco
Il tuo tour è iniziato a febbraio, come
sta andando?
Benissimo. È, come sempre, un’esperienza emozionante e gratificante: per
me, per i musicisti e per chi viene ad
ascoltare. Nel 2013 16 date con una
media spettatori di oltre 2 mila a sera
non sono male per un vecchietto come
me. Scherzi a parte, credo che il pubblico abbia compreso perfettamente,
sin da subito, l’importanza dell’ultimo
disco e il relativo tour. Posso dire che
c’è stato un forte senso di appartenenza alla non appartenenza, così il tour
è stata l’occasione per condividere, con
tante persone, i sentimenti e le emozioni che vanno conservate, difese, coccolate. Ora tra marzo e aprile sarà la volta
di altri teatri, molti nel sud Italia.
Il tour ha preso il nome dall’omonimo album. A cosa non appartiene più?
Quale sentimento più di altri caratterizza il disco?
La difesa dei valori eterni che caratterizzano l’uomo e la sua storia. Dentro
un’epoca incerta e a tratti indecifrabile,
dove sinceramente è persino difficile
schierarsi o capire esattamente da che
parte stare, ho rimesso i valori antichi
al centro della mia vita e quindi delle mie canzoni: la famiglia, l’amore, le
amicizie profonde, i sentimenti che a
volte, in certi periodi storici, possiamo
dare quasi per scontato, ma che in realtà sono gli unici che abbiamo sempre
e comunque al nostro fianco quando,
dopo tante lotte, dopo tanti sogni sventolati come bandiere, ci sentiamo traditi e dispersi.
32
Numerosi amanti del cantautorato
italiano guardano ancora con serio
sospetto il talent show. Lei che opinione ha di questa calata di cantanti sfornati dalla Tv?
Capisco i sospetti e la diffidenza, però
in questo, come in altre situazioni, si
corre il rischio di giudicare da una torre d’avorio e di non prendere in considerazione i cambiamenti della società,
quindi dei gusti e delle opportunità di
comunicazione. Io difendo l’idea che è
molto più importante essere se stessi e
che, rimanendo se stessi, si può andare
ovunque: non è il luogo che fa, ma chi
si è. Se non avessi avuto questa convinzione non sarei mai andato al Festival
di Sanremo, che è molto lontano dalla
mia carriera artistica.
Ci sono giovani nel panorama italiano che trova interessanti?
Certamente. I Negramaro del mio
amico Giuliano, con il quale abbiamo
scritto un brano contenuto in Io non
appartengo più, e sono stato io a chiedergli questa collaborazione perché lo
considero il miglior autore giovane d’Italia. Poi mi piace l’estemporaneità di
Caparezza, l’ironia con la quale affronta temi seri, oppure Gualazzi, un’altra
scoperta di un’altra mia carissima amica, Caterina Caselli.
Attualmente insegna all’Università di
Pavia e prima ha avuto diverse esperienze in altri atenei. Prof., proprio
non riesce a stare lontano dall’insegnamento?
Stare dentro l’insegnamento vuol dire
vivere insieme con i ragazzi e questo
ti aiuta a stare bene, a tenere la mente
sempre aggiornata. Come ho detto più
volte, è molto più ciò che i ragazzi hanno dato a me che viceversa.
Un magazine su Milano non può che
nominare Luci a San Siro, canzone che
ha segnato un’epoca e un immaginario di Milano ben precisi. Com’è cambiata, a suo avviso, la città negli anni?
Nelle atmosfere, nell’anima della sua
gente è cambiata Milano, ma siamo
cambiati anche noi, perché i ragazzi
che facevano l’amore in zona San Siro
sono diventati uomini, poi padri, persino nonni, e dunque è cambiata la loro
prospettiva di osservazione della vita
e quindi della città. Gli anni Sessanta
e Settanta a Milano sono stati pazzeschi, stracolmi d’impulsi, di vibrazioni,
di qualità nella riflessione e persino nel
divertimento fine a se stesso. Li ho vissuti e mi godo i ricordi, ma non sono
tra quelli che ragionano esclusivamente
al passato. C’è del buono anche oggi e
ce ne sarà ancora di più domani. A settant’anni brillo di ottimismo e me ne
vanto molto.
E se dovesse scrivere una canzone
ora, dedicata a Milano, a quale quartiere la dedicherebbe?
Alle mie zone, dove sono cresciuto,
dove abito, quindi Porta Venezia, Stazione Centrale, Brera, via Solferino. E,
senza scrivere una nuova canzone, a
tutte loro, e alla gente di questi quartieri, dedicherei Sogna ragazzo sogna: i
giovani devono avere la voglia, il coraggio di prendere in mano Milano e non
solo.
33
FOCUS
FOCUS
I nuovi templi
della night life
cocktail da calendario
Il team del Principe Bar inventa un
cocktail per mese. Tra le proposte
diventate must si annoverano il
Fashion Night di febbraio, la cui
paternità spetta al bartender Marco
Novelli che ha scientemente mi-
La nuova tendenza milanese è sorseggiare cocktail al bancone del bar
degli alberghi. Dall’aperitivo allo Sheraton Diana Majestic all’happy
hour bio dell’Ostello Bello alla serata Pink presso lo Starhotels Rosa
Grand, ecco le tappe imperdibili per una vita notturna tutta da gustare.
scelato gin e Champagne con succo di limone e zucchero jasmine. A
marzo è nato invece il Rabadash, a
base di tequila silver e Di Saronno
con ananas centrifugato, succo di
limone e zucchero al pompelmo.
Lo si deve a Luca Mussi.
di Camilla Sernagiotto
01
01. Una serata al
H club>diana, il
frequentatissimo
cocktail bar dello
Sheraton Diana
Majestic. Oltre le
vetrate si intravede
il dehors, l’amato
garden in cui gli
avventori amano
centillinare miscugli
alchemici preparati
ad arte dagli esperti
bartender.
36
Trascorrere la notte in albergo non significa avere
in tasca la chiave di una suite. Almeno a Milano.
Proprio qui, infatti, una tendenza dilagante sta
attirando tanti amanti della vita notturna verso i
banconi cool per eccellenza: quelli del bar degli
hotel. Molti dei cinque stelle meneghini si sono
tramutati nei nuovi altari sui quali ogni sera viene
celebrato il rito più sacro della città, ossia quello dell’aperitivo. Sarà merito della scena cult di
Jack Nicholson servito in maniera ineccepibile
dallo stylish barman dell’Overlook Hotel di Shining; sarà per il film Lost in Traslation, che inscena
gli incontri tra Bill Murray e Scarlett Johansson
nell’elegante bar del Hyatt Park Hotel di Tokyo;
fatto sta che le cocktail area degli alberghi sono
diventate le location più chic in cui darsi appuntamento dal tramonto all’alba. Tra le mete predilette
per un aperitivo gourmet spicca l’H club>diana
dello Sheraton Diana Majestic, paradiso enogastronomico in cui l’estasi del palato è provocata
sia dalla carta dei vini sia dalle fantasie culinarie
d’accompagnamento. A creare quest’ultime è lo
sul web
www.hclub-diana.it
www.hotelhermitagemilano.com
www.rosagrand.starhotels.com
www.bulgarihotels.com
www.maisonmoschino.com
www.ostellobello.com
www.straf.it
chef Paolo Croce, che sapientemente coniuga l’arte del Boulanger-Patissier, sfornando squisiti prodotti home made, a quella del cuoco pluristellato
in grado di trasformare un piatto di stuzzichini in
pura poesia. Un altro asso nella manica dell’h club
è il giardino, un’oasi verde nel cuore di Milano che
dalla primavera all’autunno permette agli habitué
di centellinare un Moscow Mule all’aperto, immortalando l’aperitivo en plein air su Instagram
(l’hashtag di riferimento con cui taggare le istantanee è #dianalovesyou). I garden-dehors addicted
possono poi migrare tra le fronde dell’ombroso
vivaio del Caesar’s Bar presso l’Hotel Hermitage, gettonatissimo il mercoledì sera grazie all’appuntamento del cosiddetto Happy Art & Music
Hour, sposalizio ideale tra etichette di qualità,
musica eccelsa e arte alle pareti. Gli esteti che oltre a “cenare la sostanza” amano soffermarsi sulla
forma, facciano poi una capatina al meraviglioso
bar dell’Hotel Principe di Savoia, i cui particolari
raffinatissimi appagano anche gli occhi oltre che il
palato: il bancone incastonato di listelli di vetro di
02
Murano, in pendant con il lampadario realizzato
in tre mila pezzi unici di vetro soffiato, progettato
dal designer Robert du Grenier; i decollage firmati
Mimmo Rotella con locandine de La Dolce Vita e
Matrimonio all’italiana; l’isola in velluto sagomata
attorno a un pianoforte a coda antico… Di proverbiale “dolce vita” si può proprio parlare al Bar
Principe, il cui team di mastri bartender, capitanato dal manager Daniele Confalonieri, studia un
drink nuovo per ogni mese dell’anno. Per continuare il mood della Sweet Life dal retrogusto felliniano, lo Starhotels Rosa Grand si presta come migliore location del giovedì, merito della serata Pink
dedicata al glamour e alla moda. Trattandosi della
capitale del fashion, Milano offre anche nightlife
con declinazioni di vera e propria haute couture in
due degli alberghi prediletti dai glamaholic: l’Hotel
Bulgari e la Maison Moschino. Negli elegantissimi
bar di entrambi si respira un’atmosfera talmente
raffinata che l’oliva nel Martini vi sembrerà quasi
un diamante da dieci carati. Di tutt’altra tendenza
è invece l’happy hour all’Ostello Bello, nel senso
che al piano terra del quartier generale degli hipster milanesi in via Medici 4 la pasta è integrale e
bio. Tra concerti acustici e dj set elettronici, questo è l’indirizzo da tatuarsi sull’avambraccio se si è
under 40, rocker nel midollo e amici della natura,
dato che vini, succhi e ogni ingrediente del buffet
sono rigorosamente a chilometro zero.
I più sofisticati optino invece per la wine zone dello Straf, progettata ad arte dall’architetto De Cotiis che ha ripreso i materiali utilizzati nell’hotel:
cemento per pareti e pavimenti, lamine di ottone
brunito e ferro per le superfici. Vera e propria finestra su strada dell’hotel di design più originale
della città, il bar Straf si affaccia su via San Raffaele e lo popola una clientela che fino a sera inoltrata
preferisce di gran lunga sorseggiare un bicchiere
di Champagne Perrier Jouët piuttosto che tornare a casa. Alberghi da perdere la testa. Non come
l’Overlook Hotel di Shining, grazie al cielo, ma di
sicuro anche qui vi lascerete ipnotizzare dagli eleganti gesti di barman che nulla hanno da invidiare
allo stilosissimo Lloyd. Hotel Sweet Hotel!
02. Il bar Straf,
fiore all’occhiello
dell’omonimo design
hotel. Ha una clientela
affezionata che non sa
rinunciare al suo happy
hour da godersi metà
dentro e metà fuori:
la via San Raffaele su
cui affaccia è parte
integrante della
raffinatissima location.
37
design
advertorial
Macan, il SUV compatto dal DNA sportivo
Porsche lancia un’inedita sfida in un segmento quanto mai competitivo e affollato. La nuova Macan strega
e fa impallidire le rivali. Venite a scoprirla nei Centri Porsche di Milano.
indirizzi
Centro Porsche Milano Nord
via Stephenson 53
Centro Porsche Milano Est
via Rubattino 94
Strade di montagna, strade costiere o
asfalto cittadino, c’è solo l’imbarazzo
della scelta per l’ultima nata di casa
Porsche. Linee filanti e aggressive sposano un carattere dinamico e potente
incoronando la Macan la vettura sport
tra i SUV compatti (misura 4,68 metri
di lunghezza, 1,92 di larghezza e 1,62
di altezza). Grazie alle sue motorizzazioni e alla dotazione di serie estremamente completa, la Macan definisce
nuovi standard di piacere di guida ponendosi al vertice del proprio segmento. Il propulsore “top” è quello da 3,6
litri della Macan Turbo, con 400 CV
di potenza (294 kW). Sulla Macan S,
invece, un V6 da 3 litri eroga 340 CV
(250 kW). C’è poi anche il turbodiesel
da 258 CV (190 kW), che assume, fra
le tre motorizzazioni, il ruolo di modello trainante con una coppia assai generosa a diversi regimi.
Per la prima volta in una nuova gamma di modelli Porsche, tutte le varianti
sono dotate di serie del cambio sportivo
a doppia frizione Porsche Doppelkupplung (PDK) a 7 marce. I vantaggi
sono elevate prestazioni in partenza,
un cambio marcia estremamente rapido e preciso in grado di soddisfare i
più diversi stili di guida, da quello più
36
rilassato e votato al risparmio o quello
più aggressivo. Nel fuoristrada, il sistema PDK mostra i suoi vantaggi soprattutto nelle cambiate effettuate senza
interrompere la forza di trazione, oltre
che nelle salite e discese ripide. Il tutto
supportato dal Porsche Traction Management (PTM), la trazione integrale
della Porsche 911 Carrera 4 che entra
così nel segmento dei SUV compatti.
Risultato? Trazione e stabilità di guida superiori. Con consumi compresi
tra 6,1 litri di carburante diesel e 9,2
litri di benzina ogni 100 chilometri
(NCPE), i tre modelli sono conformi
allo standard Euro 6 sulle emissioni.
Se si deve affrontare un percorso sterrato il pilota può scegliere la modalità
offroad, attivando un tasto nel tunnel
centrale, a una velocità compresa tra 0
e 80 km/h. In questo modo, i sistemi
pertinenti vengono attivati. Tutti i modelli sono anche dotati del tasto Sport,
posizionato a sinistra della leva selettrice del cambio. Se premuto, il sistema
elettronico di gestione motore garantisce una reazione notevolmente più
rapida all’impulso del pedale dell’acceleratore, il limitatore di giri viene impostato su un livello ancora più rigido
e la dinamica del motore acquisisce il
suo carattere sportivo.
Gli pneumatici della Macan sono quelli
tipici di una vettura sport e presentano
dimensioni diverse tra l’asse anteriore e posteriore. Questa soluzione va a
vantaggio della dinamica di guida e, per
di più, sottolinea l’estetica aggressiva
della vettura. Come per il look esterno
armonioso ed elegante, anche l’abitacolo non accetta compromessi di stile. La
ricca dotazione di serie può essere personalizzata in vari modi. È disponibile,
tra l’altro, un sistema audio Burmester
che rappresenta un caso unico nel suo
segmento.
Il cockpit presenta le caratteristiche tipiche di una vettura sportiva Porsche:
tre quadranti con contagiri centrale.
Ciò che attira però lo sguardo è il volante sportivo multifunzione di serie, il
cui design è ripreso da quello della 918
Spyder. Ulteriori pulsanti multifunzione inclusi nella dotazione di serie per
telefono, radio e computer di bordo e
paddle ergonomici fanno sì che le mani
rimangano sul volante e la concentrazione sulla strada. Condizione necessaria per domare un “cuore ribelle” che
raccoglie in sé prestazioni, efficienza ed
emozioni.
www.milano.porsche.it
È TEMPO DI DESIGN
Dopo la settimana della moda di febbraio, Milano torna a essere l’ombelico del
mondo in occasione della Design Week che animerà la città dall’8 al 13 aprile.
Nel polo fieristico di Rho si terrà il consueto Salone del Mobile, mentre il Fuorisalone
si svilupperà come sempre, ma non solo, nei quartieri Tortona, Brera e Lambrate.
Il design continua a essere un fiore all’occhiello della nostra italianità.
Illustrazione di Luca Yety Battaglia
37
design
design
I segreti che all’estero ci invidiano
dopo gli anni zero
Uscito a inizio anno per l’editore
Laterza, Dopo gli anni Zero. Il nuovo
design italiano è il libro firmato da
Chiara Alessi, un’istantanea scattata
agli ultimi decenni di progettazione
made in Italy, coinvolgendo oltre
200 designer, per lo più under 30,
tra neopost, sulpezzisti e integrati,
Un settore sempre più inclusivo e “sulpezzista”, che resiste all’influsso della crisi grazie alla capacità
di ospitare tanti orientamenti diversi. A parlarcene Chiara Alessi, un’esperta d’eccezione, una che il design
lo conosce bene e “da dietro le quinte”.
di Marzia Nicolini
02
01
01. Con un’attesa di
300 mila visitatori
provenienti da 160
Paesi internazionali, la
53esima edizione del
Salone Internazionale
del Mobile porta anche
quest’anno a Milano
tutte le novità in fatto
di interior design e
arredamento.
38
“Un oggetto di design è il frutto dello sforzo comune
di molte persone dalle diverse specifiche competenze
tecniche, industriali, commerciali, estetiche. Il lavoro
del designer è la sintesi espressiva di questo lavoro
collettivo”. Così il celebre architetto Achille Castiglioni definiva il suo lavoro, quello di designer,
progettista, creativo, fucina di idee, artista, a volte
anche artigiano. Ma a che punto siamo, oggi, con
il design made in Italy?
Abbiamo posto la domanda a Chiara Alessi, curatrice e critica di design che, appartenendo a una
delle famiglie storiche della tradizione del design
nostrano, ha sempre avuto un rapporto complesso, articolato, nonché privilegiato, con esso. “Si è
sempre trattato di un rapporto contrastato – racconta – a cavallo tra i luccichii cromati della popolazione di oggetti che tutto il mondo conosce e il dietro le
quinte, quello che avviene dietro la tenda del presti-
giatore, cioè dove le cose si pensano, si correggono e si
fanno accadere”.
Chiara, che è da poco uscita in libreria Dopo gli
anni Zero. Il nuovo design italiano, edito da Universale Laterza, introdotto dal grande Alessandro
Mendini, conosce meglio di tutti questo settore,
tanto che – analizzando oltre 200 designer italiani
– ha creato una sorta di mappatura, suddividendoli per “poetica”.
Ecco che, allora, tra i designer del dopo 2000,
“l’epifania del design a livello di massa”, troviamo i “neopost” Giulio Iacchetti e Matteo Ragni;
i “sulpezzisti” come Luca Nichetto; gli “integrati”,
come Gomez Paz; i “soft pop”, un nome a caso
Miriam Mirri; i “messaggeri”, tra cui i Joe Velluto; i “rizomati” come il duo Zaven; i “metonimici”, quali i Formafantasma e gli “empiristi”, tra cui
Giorgia Zanellato.
Un design italiano, quello dagli anni Zero in avanti, “vivace e inclusivo”, nonostante tutto, “capace
di ospitare tanti orientamenti diversi, amante dell’ibridazione e in grado di mischiare i riferimenti”.
Un design che, continua Chiara, si sta orientando
sempre più verso quell’attitudine che lei definisce
“sulpezzista”, termine decisamente ampio con cui
si intende la padronanza a 360° degli strumenti di
produzione, dei processi, delle leve di marketing
e comunicazione, della forma, della storia e della
geografia del progettare. “Sperando che con tutta
questa attenzione al pezzo non ci si dimentichi però
della leggerezza e dell’essenzialità”, parte stessa del
progetto creativo.
Certo è che, anche questo settore – come tutto,
del resto, in Italia – è stato fortemente contaminato dalla crisi degli ultimi anni, in particolare
nell’ambito della microeconomia, “rubando ai designer la possibilità di errore e il lusso dello spreco,
perché quando le cose si mettono male non ci si può
permettere di sbagliare, bisogna essere produttivi ed
efficienti e marginalizzare”. Tutti aspetti che non
sempre fanno nascere le cose migliori.
Il nostro design resta però un’eccellenza che all’estero ci invidiano, tanto che “gli stranieri non solo
vengono in Italia a farsi produrre gli oggetti (dalle
aziende italiane ancora leader del settore) e a pre-
soft pop e retro chic, messaggeri,
rizomati, metonimici ed empiristi.
Una mappatura critica introdotta
da un grande quale Alessandro
Mendini, che del libro scrive: “è
la prima volta che viene compiuta
un’analisi critica del più recente
design italian”. Disponibile anche
in ebook.
03
sentarli (al Salone del Mobile che, nonostante i detrattori, rimane la vetrina internazionale più importante), ma spesso vengono anche a trovare i segreti
che custodiscono alcuni sapienti e non delocalizzabili
artigiani e tecnici italiani”. Ecco, quindi, che il design italiano diventa un insieme ben assortito di
“facce e persone che fanno in Italy”.
Tra i suoi favoriti – nella fascia over 30 – Chiara
sceglie il bergamasco Riccardo Blumer, esempio
di designer di una generazione di mezzo, “perché
non riesce a prescindere dalla dimensione umanistica del design, in senso leonardesco”. E se non è stato
segnalato nel suo libro, Chiara lo cita perché “mi
sembra il miglior interprete di questa componente
fusa con quella scientifica: un maestro preoccupato
degli allievi (attitudine non scontata nel design italiano), della materia, della forma e della scoperta.
Un fantasista del design”.
Ma l’invito è a studiare il settore e a lasciarsi guidare dall’istinto e dalle forme. L’appuntamento
a questo punto è Salone del Mobile milanese,
sinonimo di “pioggia, mal di testa, bricolage, olandesismi, code, calli ai piedi, taxisti lagnosi, giornali
stranieri scettici e supponenti”, ironizza Chiara, ma
anche di “quattro o cinque cose imperdibili che ripagano la festa”. L’occasione per toccare con mano
le sfaccettate personalità del design made in Italy.
02. Classe 1981,
curatrice e critica di
design, nonché figlia
d’arte, Chiara Alessi
ha un blog su Il Fatto
Quotidiano, Fatto in
Italy.
03. Tra Salone e
Fuorisalone, la Design
Week è sempre un
evento di grande
richiamo per gli
appassionati, che tra
gli stand della Fiera
e i numerosi eventi
cittadini vengono a
contatto con i nuovi
trend dell’interior.
39
design
design
Moda o design?
Una serie di prodotti che rendono
sempre più sottile la linea di separazione
dei campi di applicazione del design.
.Bijouets - Anello Julia
Le forme geometriche sono alla
base della nuova collezione di anelli
stampati in 3D e progettati dalla
designer francese Charlotte Juillard.
bijouets-italia.com
Dal cucchiaio… alla scarpa
L’interdisciplinarietà sta diventando sempre più un fattore vincente nel campo del
design e i migliori risultati si ottengono quando i progettisti esulano dal loro solito
campo d’applicazione e sperimentano nuovi modi di progettare.
Nava Design - Slice
di Davide Rota
Mobilità, modularità,
dinamicità e lo stile di
vita del ventunesimo
secolo sono i concetti
che stanno alla
base della nuova
collaborazione fra
adidas e il famoso
designer industriale
britannico, Tom Dixon.
40
Esiste un fenomeno nel mondo del design e della
progettazione che gli addetti ai lavori considerano fortunato e quasi unico nel suo genere. E non
serve scomodare un mostro sacro dell’architettura
per dimostrarlo.
Lo slogan “dal cucchiaio alla città” coniato da Ernesto Natan Rogers durante la stesura della Carta di Atene nel 1952, per spiegare la capacità dei
progettisti dell’epoca di passare da progetti di ridotte dimensioni, a progetti di ampia scala come
quelli urbani, è infatti perfetto per introdurre
l’incontro (sempre più frequente) tra la figura del
designer e il mondo della moda.
Come sessant’anni fa, oggi l’interdisciplinarietà è
da considerarsi un sinonimo di qualità e di maestria da parte del progettista nell’affrontare un
qualsiasi progetto e il lungo e tortuoso percorso
che lo caratterizzano. Ma esistono ancora dei progettisti completi, a 360°? E cosa succede se un
industrial designer decide di occuparsi di prodotti
fuori dal suo target di riferimento?
Sono molti i designer e architetti di fama internazionale che si sono cimentati nella progettazione
di oggetti che esulano dai loro curriculum classici,
ma uno dei binomi meglio riusciti è sicuramente
quello tra i progettisti e il mondo della moda.
Limited edition, capsule collection, intere collezioni stagionali, gioielli: tutti progetti nati da
un’accurata commistione di stili e dall’utilizzo di
materiali trattati in modo fresco e ingegnoso. Così
anche un Tom Dixon, che ha fatto dell’estetica
razionale e della lavorazione artigianale di materiali metallici il suo cavallo di battaglia, diventa
uno dei più blasonati designer di un colosso dello
streetwear quale Adidas, che gli dà carta bianca
per lo sviluppo di un’intera capsule collection che
possa evolvere il suo classico stile sportivo ricco
di dettagli, in un nuovo stile epurato e minimal.
Il medesimo concetto è utilizzato da Kostantin
Grcic per passare dalla creazione di oggetti d’arredo tanto semplici quanto tecnicamente ricercati, alla proposta di una collezione di borse per la
newyorkese Maharam.
Un rapporto perfetto. Tra due mondi che viaggiano spesso su piani differenti. E citando Pascal: “Un
rapport parfait entre une chanson et une maison”.
G-Star Raw - Reversible Tour Jacket
Oki Sato, alias Nendo, ha creato un
ADIDAS - TD Boot
L’eclettico designer australiano Marc Newson ha
orologio da polso che sembra essere
The Capsule è la collezione unisex e
rinnovato la sua collezione G-Star, dall’aspetto
creato tagliando un pezzo di metallo
dal carattere minimal tipico di Tom
pulito e con influenze dello streetwear targato US.
cilindrico, disponibile in 2 varianti:
Dixon. Le scarpe sono composte di
www.g-star.com
Gradiant e Numbers.
due soli elementi: tomaia e suola.
www.navadesign.com
www.adidas.it
W-eye - 204
La montatura disegnata da Matteo Ragni esprime una perfetta
fusione tra la tecnica di falegnameria e il design attento e
armonico, ispirato ai colori della natura e dalla forma a gatto.
www.w-eye.it
MAHARAM - Frame Bag
Kostantin Grcic ha ideato una borsa versatile caratterizzata da uno
stile urbano e composta da un corpo in poliuretano tralucente e
una struttura in vinile e nylon.
www.maharam.com
41
design
design
seduta d’autore
La celebre Poltrona di Proust,
realizzata da Mendini nel 1976
pensando al mondo visivo dello
scrittore francese. Una poltrona di
forma settecentesca incontra alcuni
particolari dei quadri di Signac:
la texture invade tutta la seduta,
disfandone la forma in una specie
di nebulosa multicolore.
Foto di Carlo Lavatori
ALESSANDRO MENDINI
LA POETICA DEGLI OGGETTI
Difficilmente classificabile all’interno di un’unica categoria creativa,
Alessandro Mendini incarna, con il suo poderoso corpus di opere,
quella colorata gioia di vivere che fece seguito agli anni cupi del nostro
dopoguerra. Il suo atelier, fondato a Milano nel 1989 con il fratello
Francesco, è ancora un luogo in cui il pensiero si mette in moto.
Con leggerezza e ironia.
di Alessia Delisi
Foto di Carlo Lavatori
Nato a Milano nel 1931, Alessandro
Mendini non è solo il protagonista degli ultimi cinquant’anni di architettura
italiana: fautore di quella rivoluzione
concettuale che negli anni Ottanta nel
campo del design, afferma la possibilità di attingere idee e immagini dalla
tradizione, abbandonando il problema
dell’originalità a ogni costo, nel corso
della sua lunga carriera Mendini si è
lasciato sedurre anche dal giornalismo,
dall’editoria, dall’arte e dalla pittura.
I suoi oggetti sono ormai entrati a far
parte dell’immaginario storico contemporaneo, da quelli realizzati per Alessi
fino al Mobile Infinito con cui nel 1981
vinse il secondo Compasso d’Oro, passando naturalmente per la celebre Poltrona di Proust, dedicata allo scrittore
della Recherche.
Oltre che un protagonista dell’architettura e del design, lei ne è anche un
critico e un teorico: suo è ad esempio
il concetto di “design banale” inteso
come codice estetico che ammette la citazione e che in questo modo riabilita
l’inautenticità, l’incongruenza e l’incompletezza. Come si concilia quest’idea con il determinismo insito in ogni
progetto?
In un’epoca come questa di incertezze
politiche, sociali e culturali, ogni progetto che si ponga come determinista
mi sembra sia in errore. I progetti de42
vono oggi essere aperti, disponibili e
sufficientemente dinamici da potere
assorbire aggiustamenti nel percorso.
Con il claim Interiors of Tomorrow, la
scorsa edizione del Salone Internazionale del Mobile prometteva di riempire di innovazione i padiglioni del
quartiere fieristico di Rho. Come vede
il futuro del design?
Il design oggi ha tante possibilità, ma
ogni strada aperta è percorribile con
breve e difficile visibilità. Bisogna solo
sperare che torni un po’ di luce.
Design e artigianato: come cambierà
secondo Lei il mondo del design quando fabbricazione digitale e stampa 3D
saranno realtà consolidate?
La trasformazione del rapporto fra design e artigianato è in pieno svolgimento e certamente, al di là della mitologia
e della retorica, l’adozione delle stampanti 3D è un vero avvenimento.
Cosa ne pensa della dialettica tra la
vetrina degli spazi di Rho-Pero e la
dimensione di spettacolarità che contraddistingue invece il Fuorisalone e i
suoi distretti?
L’anarchia degli avvenimenti del Fuorisalone e dei distretti è molto salutare al
burocratismo merceologico che si svolge dentro la fiera di Rho.
A partire dalla via più cinese del capoluogo meneghino, nasceva lo scorso
anno il Fuorisalone Sarpi Bridge che
promette di diventare il nuovo ponte
di collegamento tra Oriente e Occidente. La Cina è vicina?
La Cina è vicina al di là di quanto avviene in via Sarpi. Tutto il nostro sistema design ha ed avrà sempre più dei
rapporti strutturali con la Cina: nella
scuola, nella progettazione, nell’industria, nella cultura. Il numero dei ponti
fra Oriente e Occidente continua ad
aumentare.
Tra le design week internazionali ce
n’è una che secondo lei potrebbe fare
concorrenza a quella milanese?
Credo che per ora le Design Week
sparse nel mondo non abbiano la forza né energetica né dimensionale per
mettere in crisi la nostra tradizione.
Anche se certi picchi culturali sono più
forti in città lontane da Milano.
Lei è ormai un personaggio assai affermato, nel corso della sua lunga carriera si è mai sentito un principiante?
La domanda è simpatica e la mia risposta sarà retorica: sì, io mi sento tuttora
un principiante.
C’è un luogo a Milano che ha ispirato
qualcuno dei suoi progetti?
Il luogo di affezione che ha fatto da incubatore dei miei pensieri e dei miei
progetti è la bellissima casa metafisica
dove sono nato, disegnato nel 1930
dall’architetto Piero Portaluppi. È un
esempio di una Milano Doc.
43
style
style
Harrington jacket
Diverse interpretazioni di un classico
capospalla maschile per la primavera.
etnia barcelona
Occhiale da sole realizzato in
collaborazione con gli archivi Klein.
Herno
Baracuta
Jaggy
Giubbino in cotone stretch lavato.
Giubbino in cotone con fodera in tartan.
Giubbino in cotone e nylon.
www.herno.it
www.baracuta.com
Fred Perry
Henri Lloyd
Lacoste
Giubbino in cotone con fodera stampata.
Giubbino in cotone e nylon.
Giubbino in gabardina di cotone.
www.fredperry.com
www.henri-lloyd.it
www.lacoste.com
K-Way
Blauer
Refrigue
Giubbino in nylon traspirante.
Giubbino in nylon con due tasche.
Giubbino in nylon quattro tasche.
www.k-way.com.
www.blauer.it
www.refrigue.com
jacob cohen
Giubbino in pelle con trattamento
effetto vintage e fodera stampata.
re-hash
Pantoloni Canaletto in gabardina
comfort e vestibilità slim fit.
Blue shadows
timberland
Scarpa da barca in pelle con suola
in gomma translucida riciclata.
La semplicità essenziale della stagione estiva si esprime
nella collezione Calvin Klein Collection attraverso i classici
del guardaroba maschile, decostruiti e rivisitati in materiali
ispirati al mondo dello sport e declinati in una palette di blu.
di Luigi Bruzzone
44
45
WhEels
Wheels
Voitures (plus) en rose
Le donne al volante sono cambiate. E con loro le auto. Non più pratiche
e con poco appeal ma piuttosto energiche urban car filanti e sportive.
Con un’opzione comune: essere ultra personalizzabili. Meglio se uniche.
di Ilaria Salzano
02
03
04
01
01. A1 è disponibile
nelle versioni,
Attraction e Ambition:
entrambi si possono
integrare con il
pacchetto Media
Style che offre
personalizzazioni
estetiche e non solo.
02. Citroen DS3
DS World Paris è
caratterizzata da
allestimenti così
ricercati da essere stata
prodotta in sole 15
unità.
46
Addio monovolume e station wagon esclusivamente pro famiglia, le “compagne” del traffico
quotidiano vengono sapientemente valutate a tavolino da chi le guida ogni giorno, automobiliste
comprese. Loro, le donne, sono infatti diventate
una fetta di mercato appetibile e irrinunciabile
per i brand, tanto da offrire centinaia di soluzioni ad hoc. Ovviamente alcuna discriminazione in
merito, ma solo una vera e propria amplificazione
dell’offerta, venuta fuori da approfonditi studi di
target: ecco allora che studentesse, mamme e mogli, giovani e non, tanto esigenti che basterebbe la
metà, si trovano di fronte decine di “auto a spillo”
tra cui scegliere. Niente paura, aboliti i femminismi dei decenni passati (dalle palette rosa per gli
allestimenti, ai portascarpe sotto il sedile), questa
volta solo vetture a cui è impossibile chiedere di
più. Eleganti, trendy, green, emozionali, o turbo.
Arrivata in concessionaria, la donna non rinuncia all’auto che le somiglia. Non sembra esserci
una regola generale, ma se il portafogli lo consente, l’importante è che sia per lo più unica. Da
Citroën arriva la DS3 Ds World Paris: ispirata
all’Art Deco, è un gioiello di eleganza parigina,
dove il colore mat della carrozzeria si unisce a
cerchi da 17’’ dall’effetto diamantato, intonati
con il marrone del tetto e dei gusci dei retrovisori
esterni. Un modello esclusivo che, dalla scelta dei
materiali ai rivestimenti, punta al top qualitativo,
così da essere prodotto in appena 15 unità.
Una versione tutta speciale arriva anche da Smart
con la ForJeremy, per chi lo spirito della metropoli ce l’ha nel sangue ed è sempre a caccia di
originalità. Alla due posti spuntano in coda due
ali verticali e, con un allestimento total white, al
volante non si passa certamente inosservate. Del
resto quando a metterci le mani sono gli stilisti,
la promessa di avere gli occhi addosso una volta a
bordo è quasi sempre mantenuta. Specie in questo caso, dove a firmare il modello è Jeremy Scott,
curatore in America di icone come Madonna.
Tre le urban car, ovviamente poi c’è sempre Mini
a imporsi come premium nel segmento. Con
l’edizione 2014 guadagna qualche centimetro
in lunghezza e in larghezza e, oltre a proporre i
motori più green di sempre, aumenta a dismisu-
ra le configurazioni della vettura: “Mini è sempre
piaciuta alle donne perché è propriamente una vettura maschile. È, poi, con un’ampia personalizzazione che le abbiamo conquistate nel tempo”, afferma Carlo Botto Poala, responsabile marketing di
Mini Italia. Ora 12 colori per gli esterni, 5 Colour
Line per l’abitacolo e 10 design per i sedili si uniscono a due nuovi “mondi” di toni e materiali nei
pacchetti di stile interno “Yours”.
Tra le auto dai tratti più vigorosi c’è anche la
piccola di casa Audi. Sponsorizzata da Federica
Pellegrini sin dal lancio, l’A1 si rivolge alle guidatrici tenaci ed energiche, che non si spaventano
a premere l’acceleratore: è proposta con un 1.4
TFSI da 122 CV con cambio S-Tronic in rosso
Misano, proprio come una vera super car, con la
possibilità di cambiare lo stile dell’auto anche
dopo l’acquisto, modificando ad esempio il colore
dell’arco del tetto. Se alle linee filanti e alla guida
sportiva si aggiunge anche il piacere di una posizione rialzata, non si scampa dal sempre più affollato mondo dei minicrossover. Tra i modelli meno
ingombranti emerge l’eclettica e grintosa Nissan
Juke. Osare è possibile e gestire le dimensioni anche, grazie alla retrocamera per il parcheggio che
visualizza le immagini sul touchscreen del Nissan Connect utilizzato anche per la navigazione
e l’intrattenimento: un’ottima compagna per la
città e per il tempo libero. Ai lunghi viaggi e al
comfort ci pensa anche Fiat, soprattutto quando
la famiglia si allarga: 500L Living è una compatta
in grado di offrire capacità di carico da record (da
638 litri fino ai 1704 con seconda fila reclinata),
modularità e stile: 282 combinazioni possibili con
confortevoli sedili, che piegati diventano anche
tavolini, si aggiungono a tutto ciò che serve per
ospitare a bordo fino a 7 persone. Non a caso questa versione viene chiamata Living e si è rivelata
una formula vincente: comode dimensioni interne e finiture di pregio hanno saputo riportare i
canoni del made in Italy in USA, e nel frattempo,
la vettura, rimasta abbastanza piccola fuori, ha
mantenuto quella carica contagiosa della 500 di
una volta. Amanti del vintage, pretenziose o no,
le donne – in fondo si sa – si conquistano sempre
con le vecchie maniere.
03. Fiat offre la
possibilità di scegliere
tra 19 colorazioni
esterne che, abbinate
alle varianti cromatiche
per interni e cerchi in
lega, assicurano ben
282 combinazioni di
personalizzazione.
04. Mini, giunta alla
terza generazione,
guadagna in lunghezza:
sono circa 10 i
centimetri in più a tutto
vantaggio dello spazio
interno.
47
hi tech
hi tech
Migliorarsi la vita
Ecco alcune proposte di app e device per
rendere più “performanti” alcuni aspetti
della nostra esistenza.
D-Link - EyeOn Baby Monitor
Progettata in modo da poter essere controllata
ovunque da smartphone e tablet, la baby cam
sorveglia lo stato di veglia o di sonno del neonato.
www.d-link.com
REAL APP: NON SOLO DOMOTICA
Quando smartphone e tablet prendono letteralmente in mano la situazione: a casa,
nell’orto, in vacanza, nel mondo dello sport.
di Paolo Crespi
Philips - Hue
Sistema di illuminazione domestica a LED,
controllabile direttamente dal web attraverso
Flower Power di
Parrot è un device che
ci assiste nella cura
delle piante grazie a un
sensore wireless e a
un’app dedicata che ci
avverte, ad esempio,
quando è ora di
annaffiarle.
48
In attesa che “l’Internet delle cose” cessi di essere
un bellissimo slogan ed entri finalmente in azione,
sono decine le utility che, sotto forma di piccole
app scaricabili gratuitamente dagli store di Apple
e Android, hanno iniziato a cambiare (non sempre in meglio, a volte la complessità lascia al palo
anche molti nerd) il nostro rapporto con i device hi-tech di nuova generazione, programmabili
e controllabili a distanza, anche in remoto. Dai
droni che planano silenziosamente sopra le nostre
teste registrando tutto ciò che passa sotto l’occhio
implacabile di telecamere e sensori, ai frigoriferi
intelligenti che ci avvertono quando i nostri cibi
preferiti stanno per scadere o finire, ai sistemi di
illuminazione, diffusione sonora e monitoraggio
delle nostre abitazioni: allarmi, apparati di sicurezza e antincendio, teleriscaldamento, soluzioni
per programmare e mutare in tempo reale le diverse ambientazioni o “scene” della casa intelligente. Fino ai kit sportivi che permettono di allenarci
in modo quasi scientifico, analizzando la dinamica
di ogni singolo colpo segreto di tennis, baseball
o golf, mentre ci rilassiamo “shuffolando” in cuffia la nostra ultima playlist. Il campo applicativo
è vasto e limitato al momento solo dalla fantasia
degli sviluppatori, dalla lungimiranza dei produt-
tori e dalla nostra capacità di spesa. Capita così di
sorprenderci a parlare (telematicamente) con le
piante in vaso del nostro terrazzo, per sapere se
hanno bisogno di più aria, luce, acqua o fertilizzante. E un attimo dopo ritrovarci a spiare, complice il Wi-Fi, il respiro e l’aria beata del nostro
primogenito che dorme nella stanza accanto o a
migliaia di chilometri di distanza. Per non parlare
delle app trasversali che hanno trasformato iPad,
iPhone e concorrenti in telecomandi universali,
utilizzabili anche come “second screen” per continuare a vedere e commentare sui social network
la nostra serie Tv preferita. Qui le soluzioni proprietarie lasciano volentieri il posto a quelle che si
appoggiano, per funzionare, al protocollo Internet
e agli standard wireless più consolidati. Siamo nel
campo dell’intrattenimento, dove la nostra abilità
nel muoverci sugli schermi touch si è formata in
anni di videogiochi sottratti al lavoro o allo studio
su telefonini e console portatili. E dove non sono
più un mistero nemmeno i giroscopi e i sensori
di movimento, che servono a imprimere comandi
e direzioni nuove agli elettrodomestici 2.0 e agli
altri gadget che stanno cambiando via via stili
e abitudini della nostra vita, con la promessa di
semplificarla. Forse.
il proprio smartphone o tablet. Negli Apple Store
e su Apple.com.
www.philips.it
Zepp - Golf
Tutti i dati che servono ad analizzare le performance di un tiro sul green.
Con una app che ti aiuta a migliorare tecnica e velocità di esecuzione.
www.zepp.com
Nest - Nest Protect
Termostato e segnalatore di fumo in un unico prodotto
intelligente e di facile installazione. Ideale per gestire uffici
e seconde case.
www.nest.com
Philips - In.Sight+
Controllo remoto in streaming audio/video ad alta definizione
mediante Wi-fi, 3G o 4G. Con visione notturna per vedere il tuo
bambino anche al buio.
www.philips.it
49
WEEKEND
WEEKEND
Polvere e speroni
Arrivare alla sera stanchi, rilassati e con il sorriso sulle labbra: raro che capiti
dopo una qualsiasi giornata di lavoro in città, più probabile se si finisce un
weekend sotto un patio, con un paio di stivali ai piedi, le mani doloranti e la
camicia che sa di cavallo.
di Andrea Zappa
02
sul web
www.ranch-academy.com
www.ranchsilvercreek.com
www.tenutadellargento.it
fino all’ultima
sgroppata
Il 17-18 maggio si tiene presso il
Cowboys’ Guest Ranch di Voghera
l’American Rodeo Show, una festa
in tipico stile americano che culmina con la sfida all’interno dell’arena
coperta PalaTexas (oltre 1400 posti
a sedere) tra i migliori cowboy europei nelle tre diverse discipline del
rodeo, il bareback riding, il saddle
bronc riding e il bull riding.
www.cowboys.it
01
01. Natalia Estrada
effettua un heelshot
con il rope per mettere
in sicurezza un vitello
durante un branding.
50
Nel 1991 uscì al cinema una commedia con Billy
Crystal intitolata Scappo dalla città - La vita, l’amore e le vacche: storia di tre amici che, sull’orlo di
una crisi esistenziale dalle motivazioni più diverse,
decidono di improvvisarsi cowboy e andare nel
West per scortare una mandria di bovini. Partendo
dal presupposto che nel lavoro in sella non c’è nulla di improvvisato e prendendo con le dovute pinze la filosofia spicciola che emerge dalla pellicola,
è indubbio che scappare dalla città può essere un
vero toccasana. Sempre più persone, infatti, sentono la necessità di ritrovare un contatto con la natura purtroppo dimenticato, riscoprire valori antichi e genuini, cercando di lasciarsi alle spalle per
qualche giorno le frenesie “iperanabolizzate” della
vita quotidiana. Sono molti i modi per farlo; alcuni, spinti dall’amore per un animale nobile come il
cavallo, decidono di compiere questo passo indossando cappello e stivali e riscoprendo il lavoro tra
la polvere di un ranch. Ne sanno qualcosa Drew
Mischianti e la sua compagna, Natalia Estrada, che
da tempo abbracciano una precisa filosofia di vita
e la condividono, con chi desidera farla propria,
attraverso la scuola Ranch Academy. “La nostra
è fondamentalmente un’equitazione sentimentale –
spiega Drew – la cosa più importante è imparare
a sentire il cavallo, instaurare con lui un rapporto
profondo. Lo consideriamo una specie di Caronte che
ci porta dall’altra parte: in mezzo a quella natura
che ci rende liberi. Si potrebbe definire una sorta di
rivoluzione rurale, un tornare alla campagna e ai
suoi valori semplici. Sia ben chiaro, non abbiamo la
presunzione di educare nessuno, pensiamo solo che
spendere del tempo in questo modo possa far passare un sacco di paturnie proprie della vita di città, dove stress e competizione dettano legge”. Ranch
Academy sembra essere un universo trasversale
che accomuna in sella tanto l’elettricista quanto il
notaio o l’avvocato. “Ci stiamo accorgendo che sempre più professionisti, magari anche a capo di grandi
aziende, vengono da noi perché vogliono in qualche
modo ritrovare loro stessi, senza dover dimostrare
niente a nessuno. Cerchiamo di vivere la natura e
il cavallo con grande tecnica, tradizione e cultura,
ovviamente non è detto che questo tipo di approccio
sia per tutti”. La scuola ha sede tra le colline asti-
giane, ma i clinic e i corsi si svolgono spesso in giro
per l’Italia. Le possibilità per chi vuole iniziare ad
approcciarsi a questa filosofia e vivere il cavallo
come un compagno di lavoro sono innumerevoli:
a inizio aprile si tiene ad Asti il Traditional Ranch
Roping Clinic & Branding, una due giorni dedicata
all’arte dell’utilizzo del rope oltre che alla tecnica
di marchiatura dei vitelli. Nel weekend del 12-13
dello stesso mese a Predappio, nei pressi di Forlì, in
collaborazione con il Wolfpack Ranch sarà la volta
del corso Working Ranch Cowboy School, per imparare a muovere i primi passi nella gestione della
mandria al pascolo. Chi invece si sente pronto per
un trekking serio può mettersi alla prova il 19-20
aprile montando il proprio cavallo o quelli del
Silver Creek Ranch in occasione dell’Easter Pack
Trip - Trekking & Camp nel basso Monferrato. “La
nostra idea di trekking non è quella di sedersi in sella
e mettersi in fila indiana per sei ore – racconta Natalia Estrada – tutto è sempre visto come propedeutico
al lavoro con il cavallo. Ci portiamo dietro anche gli
animali da soma con i quali trasportiamo le tende e
i viveri per i partecipanti. Le tende sono quelle ame-
ricane in canvas e si dorme sotto le stelle nei bedroll,
una specie di sacco a pelo imbottito, fatto anch’esso
in canvas, che possiede un piccolo materasso al suo
interno. Durante un’uscita di questo genere ci si esercita sempre al controllo del cavallo in ogni situazione,
dal guado di un fiume al superamento di qualsiasi
ostacolo naturale”. Ma l’appuntamento unico nel
suo genere per chi porta gli speroni già da qualche tempo è sicuramente il Raduno di Autunno
a Civitavecchia presso la Tenuta dell’Argento.
“Il bestiame vive al pascolo sui monti della Tolfa e
sono necessari due o tre giorni per riunirlo – spiega
Natalia Estrada – si lavora da mattina e sera, sono
giornate molto intense anche perché, una volta radunati i capi, ogni animale viene controllato, vaccinato e marchiato, per poi essere liberato nuovamente”.
Senza dubbio un’esperienza insolita e affascinante
quella di settembre, capace di rendere ancora più
indissolubile quel binomio tra cavallo e cavaliere
che esiste fin dalla notte dei tempi. Facendo rientrare chi vi partecipa in quella categoria di persone che, come sostiene Drew Mischianti, “preferisce
perdersi tra i boschi che ritrovarsi in città”.
02. Dopo una lunga
giornata di lavoro,
Drew Mischianti
riconduce nei pascoli
una piccola remuda di
cinque cavalli.
Foto di Natalia Estrada.
51
WELLNESS
wellness
Per lui e per lei
Dai classici percorsi termali ai rituali
di ispirazione orientale. A ogni coppia
il suo momento magico.
Benessere per due
Weekend a Parigi? No, grazie. Oggi, l’idea giusta per festeggiare
anniversari e ricorrenze è concedersi un soggiorno in beauty farm, con
trattamenti ad hoc da assaporare insieme.
di Simona Lovati
Un momento di relax
nell’area acqua del
Fonteverde Tuscan
Resort & Spa. Un
luogo che ha saputo
amalgamare la
vocazione e l’amore
per la natura al rigore
della ricerca scientifica
più all’avanguardia per
il benessere del corpo.
52
La nouvelle vague delle Spa ha cambiato il nostro stile di vita. Del resto, specie nel nostro Paese,
che può vantare una cultura termale millenaria,
dall’evoluzione delle tradizionali thermae romane
ai più articolati centri benessere moderni il passo è stato davvero breve. Tant’è che appena dieci
anni fa era improponibile e poco concretizzabile
pensare di regalare alla nostra dolce metà un’esperienza unica in beauty farm, magari completa
di soggiorno, massaggi e degustazione di cocktail
analcolici e primizie di frutta a bordo piscina.
La wishlist delle formule più conosciute e apprezzate comprende il canonico circuito benessere-termale, con passaggi nelle piscine a diversa
temperatura, percorso Kneipp per stimolare la circolazione sanguigna degli arti inferiori e infondere
una piacevole sensazione di leggerezza e freschezza. E ancora, sauna e bagno turco per rilassare la
muscolatura e favorire l’apertura dei pori a livello
epidermico, con conseguente eliminazione delle
tossine, e docce ad affusione, che ricreano un vero
e proprio effetto pioggia che accarezza la pelle.
Senza contare lo sconfinato ventaglio di massaggi, da praticare anche in cabina doppia e privata.
Via libera dunque a tecniche relax per concedersi
un puro momento di evasione, e a manualità rigeneranti, con lo scopo di rilanciare il turnover
epidermico e cellulare, apportare ossigenazione
ai tessuti cutanei e conferire idratazione e nutrizione. Sul fronte ingredienti, sì a complementi
romantici e profumatissimi, come rose, orchidee,
perle e champagne. E se wellness fa rima con
emozioni, per sublimare la short stay dei propri
ospiti, immancabili sono le proposte gourmet, per
stuzzicare il palato e non solo. Ne è un esempio il
Simposio del Gusto, organizzato a dicembre scorso dal CastaDiva Resort & Spa sul Lago di Como.
Obiettivo della kermesse, celebrare l’eccellenza
della cucina italiana e internazionale. Ai fornelli
si sono alternati chef stellati conosciuti in tutto
il mondo: Davide Oldani, Massimo Spigaroli,
Gianni D’Amato, Marco Sacco, Anatoly Komm,
Alessandro Circiello con Alessio Mecozzi, Andrea
Berton e Antonino Cannavacciuolo.
Palazzo Gattini
Villa Eden
CastaDiva Resort & Spa
Matera è il luogo ideale per una
Quando Merano incontra i sapori
Destinazione Blevio (CO) per pro-
fuga romantica. Il rituale inizia con
del mare. Dopo un gommage iodato
vare un massaggio decontratturante
un scrub corpo ai petali di rosa e
con i sali della Sicilia per eliminare le
alle candele al burro di karité, un trat-
champagne, seguito da un massaggio
cellule morte, si passa a un massaggio
tamento viso Vitality e un percorso
parziale con i boccioli del fiore e una
con paté di alghe, che nutrono la pel-
benessere privato in una delle quattro
tisana aromatizzata alla rosa.
le e la rendono morbida e idratata.
Spa Suite a disposizione.
www.palazzogattini.it
www.villa-eden.com
www.castadivaresort.com
Terme di Fontecchio
Fonteverde Tuscan Resort & Spa
Lido Palace
A Città di Castello (PG), la proposta
A San Casciano dei Bagni (SI), il
A Riva del Garda il rituale si apre con
si chiama “Coccole per due” e
pacchetto Risveglio di primavera
bagno al cocco e bacche di goji, segue
comprende un soggiorno di due o tre
include pernottamento, colazione,
un’esfoliazione al ginger, wasabi e
giorni con accesso al percorso Salus
massaggio rigenerante, accesso alle
bambù, un impacco a base di baobab
per Aquam, due massaggi in coppia
piscine termali, percorso Bioaquam
e mango, si termina con un massaggio
Super Relax e un trattamento viso.
con idromassaggi e percorso etrusco.
all’orchidea e polvere di perle.
www.umbriabenessere.eu
www.fonteverdespa.com
www.lido-palace.it
53
overseas
overseas
RIKSGRÄNSEN ARCTIC EXPERIENCE
Dal 13 al 16 marzo si è svolto l’Haglöfs Arctic Weekend. Freeride, alpinismo, snow kite e
arrampicate sul ghiaccio sono solo alcune delle esperienze che si possono vivere in questo angolo della
Lapponia svedese, dove l’aurora boreale fa da cornice a scenari mozzafiato.
di Stefano Ampollini
02
come costruire
un igloo
A cosa servono i legnetti che
vengono posti sulla cupola di un
igloo? Per capire quando fermarsi
a scavare dall’interno prima che la
neve compattata in precedenza ci
crolli addosso. La prossima edizione dell’Haglöfs Arctic Weekend si
svolgerà dal 12 al 15 marzo 2015.
sul web
www.haglofs.com
www.riksgransen.se
www.alpinepassion.com
01
01. Freeride a
Riksgränsen. Tra le
guide di Haglöfs ci
sono alcuni atleti del
Free Ride World Tour
come Lotten Rapp e
guide esperte cresciute
proprio qua come la
vulcanica Johanna.
Foto courtesy Haglöfs/
Hans Johansson.
54
Riksgränsen è un resort a 300 km sopra il Circolo
polare artico, in una regione della Lapponia svedese schiacciata tra le miniere di ferro di Kiruna e
le montagne norvegesi che proteggono il porto di
Narvik. L’espressione “fuori dal mondo” qua trova
ragioni molto realistiche per essere adottata. Le
montagne sono in realtà dei giganteschi panettoni che raramente superano i 1000 metri di altezza, ma il fascino sta proprio nel fatto che questi
rilievi fanno da cornice a spianate interminabili
dove l’occhio si perde nell’orizzonte di luci a tratti rosa. Un panorama surreale che ricorda quello
dei deserti del Maghreb, con la differenza che qua
tutto è bianco per molti mesi l’anno e al posto di
carovane di fuoristrada e dromedari puoi trovare
file di escursionisti con le pelli di foca e moto-
slitte. Difficile immaginare un luogo migliore per
provare ogni sorta di esperienza artica, lontani
dalle rotte del turismo di massa, ma con i servizi giusti e necessari perché la vostra vacanza non
diventi un inferno. A Riksgränsen ci si può arrivare in treno da Kiruna, cittadina di circa 17 mila
abitanti famosa per le sue miniere di ferro e per i
suoi ricchi salari (i minatori qua guadagnano anche 5000 euro al mese). La città ospita un piccolo
aeroporto con voli giornalieri da e per Stoccolma.
Qui chi non è impegnato sotto terra è facile che
decida di dedicare la sua vita al territorio e ad attività sportive all’aria aperta. Alpinismo, freeride,
snow kite, arrampicata sul ghiaccio sono pratiche
del tutto normali da queste parti e Riksgränsen
di fatto è un gigantesco parco giochi dove speri-
mentare tutto questo e molto altro. Il periodo migliore? Certamente da marzo a maggio, quando il
clima si fa più temperato e le tormente di neve lasciano spazio a giornate soleggiate, anche se brevi,
con la possibilità di ciaspolate notturne alla ricerca della perfetta aurora boreale. Alcune aziende,
come la svedese Haglöfs, sono solite radunare qua
collaboratori e clienti per vivere tutte le emozioni del Circolo polare artico. Quest’anno, dal 13
al 16 marzo, oltre 100 persone si sono ritrovate
quassù per vivere l’Haglöfs Arctic Weekend e testare tutte le novità di questo marchio, leader assoluto in Scandinavia per l’abbigliamento tecnico
outdoor e le attrezzature da montagna, con una
fortissima attenzione al tema della sostenibilità
(il 30% dell’abbigliamento è realizzato con materiali riciclati e l’obiettivo è di arrivare al 50%
entro il 2015). Il rispetto per l’ambiente, d’altra
parte, è nel DNA di questo popolo che ogni giorno, da secoli, deve lottare per sopravvivere in un
territorio spesso ostile ma al tempo stesso amico
e compagno. Pochi giorni a Riksgränsen possono
bastare per riconsiderare il nostro approccio verso
le montagne, il mondo che ci circonda, i nostri
stessi ritmi di vita e le nostre necessità. Le stanze
sono loculi non più grandi di 10 metri quadrati, e
quello che a prima vista appare come una scomodità risulta alla fine sufficiente a soddisfare ogni
esigenza. D’altra parte qui si vive costantemente
all’aria aperta, oppure all’interno del resort ma
sempre in contatto e relazione con gli altri, privilegiando il senso di comunità. Stanze più ampie e
confortevoli significherebbero spazio rubato alla
natura e tempo bruciato alla convivialità, spesso
realizzata in saune o in vasche calde all’aperto. Lo
stesso vale per gli orari: si mangia presto, si dorme presto e ci si sveglia presto, perché il resto è
superfluo. Alcuni eroi locali, come il mitico Ola
Skinnarmo, primo svedese a raggiungere nel 1998
il Polo Sud in solitaria, possono aiutare a spingersi ancor più all’estremo: l’esperienza di dormire
in un igloo sotto il cielo multicolore di un’aurora boreale dopo averlo costruito con le proprie
mani, grazie ai consigli di Ola, è qualcosa che certamente ripaga ogni sforzo e le tante ore spese per
arrivare fin quassù.
02. Un’esperienza
artica è anche
l’alternarsi di giornate
favolose ad altre nelle
quali tormente di neve
impediscono qualsiasi
attività.
Foto di Stefano
Ampollini.
55
food
food
Le vetrine del
Stefano Vergani
negozio Vergani in via
Panettone tutto l’anno
Mercadante 17.
Nella pagina accanto
Stefano Vergani
Dal 1944 la famiglia Vergani produce il dolce più famoso di Milano: il panettone.
Dopo quattro generazioni di pasticcieri e settant’anni di tradizioni immutate nel
tempo, è finalmente iniziata una nuova avventura, forse la più difficile: convincere
i milanesi che panettone non significa solo Natale.
(a sinistra nella foto)
e tutta la grande
famiglia di pasticcieri
milanesi.
di Filippo Spreafico
Foto di Enrico Suà Ummarino
Iniziamo con una provocazione: come
si riesce a conciliare un prodotto dalla
lavorazione così lenta e tradizionale
con una città sempre di fretta come
Milano?
Nel mondo alimentare la lavorazione lenta è spesso sinonimo di qualità
e i milanesi questo lo sanno: devono
semplicemente imparare a prendersi,
quando serve, un momento di pausa.
E non è una novità: a Milano siamo
molto attenti alla qualità delle nostre
pause!
Direi soprattutto in un momento storico come questo.
Sì, perché sostanzialmente nel nostro
settore, negli ultimi 15 anni, si è verificato un duplice cambiamento: da un
lato il prodotto industriale ha accelerato la sua rincorsa alla completa automazione, portando all’appiattimento
tanto dei costi quanto delle caratteristiche del prodotto stesso; dall’altro,
come diretta conseguenza, il consumatore ha cominciato a dimostrarsi particolarmente attento per l’offerta tradizionale e molto curata. S’è creata
una forbice: prodotti tutti uguali e di
contro prodotti d’eccellenza. La via di
mezzo è venuta a mancare.
In questo contesto com’è nata l’idea di
un negozio Vergani?
L’idea in realtà era latente già da molto tempo. Il processo che ha portato le
aziende milanesi produttrici di panettone a scomparire una a una ci ha reso
consapevoli sempre più della nostra
unicità. E siamo orgogliosi di questo, di
fare ancora il panettone con ricetta tra56
dizionale e di farlo a Milano. Da qui nasce l’idea di avere anche un posto dove
proporlo secondo quella che è la nostra
filosofia. Del resto oggi prevale la grande distribuzione e certi discorsi di altissimo livello qualitativo e di ricerca di
materie prime selezionate sono un po’
difficili da fare in quell’ambito. Avere
il proprio punto vendita dove decidere di offrire la nostra idea di prodotto
è stato il passo successivo. Il problema
erano le risorse.
Qual è stato allora il fattore decisivo?
La parte produttiva assorbiva gran parte delle nostre energie: quando è entrata in azienda la quarta generazione
Vergani abbiamo finalmente avuto la
possibilità di dare corpo alle nostre
idee e di realizzare il progetto, anche
dal punto di vista della creatività.
Nel negozio di via Mercadante 17
proponete i vostri panettoni tutto
l’anno: c’è stata una riorganizzazione
dell’aspetto produttivo?
In parte. Da qualche anno infatti produciamo impasti di panettone anche
fuori dal periodo natalizio, ma sempre
su richiesta, per la maggior parte di
clienti stranieri: all’estero il panettone
viene percepito meno come un prodotto legato alle festività.
Come cambierà la vostra offerta durante l’anno?
Il panettone classico e tradizionale lo
offriremo sempre, 365 giorni l’anno,
con due opzioni: la fetta in caffetteria
o il formato intero da portarsi a casa.
Ovviamente i formati durante l’anno
si spostano su dimensioni un po’ più
piccole rispetto al panettone da un
kilo che vendiamo sotto Natale. Oltre a queste costanti, durante l’anno si
faranno delle proposte coerenti con la
stagione: ad esempio per l’estate stiamo pensando al gelato al panettone e
al panettone ripieno di gelato.
Che tipo di clientela si incontra in negozio?
Ci sono varie tipologie, da quello che
cerca il panettone e se ne mangia una
fetta con il caffè del mattino, a chi invece viene per provare il prodotto particolare e sempre nuovo. Inizialmente,
nelle prime fasi, erano di più gli adulti,
ma ora anche l’età si sta abbassando:
se le persone più mature si ricordavano
del panettone milanese e l’hanno ritrovato, i più giovani stanno invece imparando adesso a conoscerlo.
Pensa che Milano sia pronta per far
colazione con il panettone anche in
primavera o in autunno?
È un desiderio che si percepisce anche
parlando con la gente. È innegabile, il
panettone è diventato il dolce di Natale. Ma ci siamo dimenticati del fatto
più importante: è soprattutto un dolce buono. Se il panettone mi piace,
perché non dovrei volerlo tutto l’anno? Anche per questo motivo faremo
tante varianti, ma sempre nel rispetto
del panettone originale, che alla fine è
quello che cerca il cultore del prodotto, con i suoi pezzi di arancia candita e
la sua morbidezza unica. Se fatto bene,
il panettone è un dolce straordinario,
equilibrato nei profumi e nei sapori,
un dolce che non stanca mai.
57
food
food
La ricetta dello chef
KOKICHI TAKAHASHI
Lo chef Kokichi Takahashi ci propone
uno dei piatti che ogni giorno prepara
nella cucina del ristorante Al fresco.
Ha incontrato la gastronomia italiana nel suo Paese,
il Giappone. Poi ha deciso di perferzionarsi e così,
fatti i bagagli, si è trasferito in Italia a Milano dove,
ha messo a punto negli anni una cucina fatta di
piatti classici e semplici. Ora lo chef è alla guida
del ristorante Al fresco, che ha aperto le porte in via
Savona lo scorso ottobre con il desiderio di attirare
chiunque abbia voglia di cibo sano, in un luogo
di grande relax.
Uova di fattoria in camicia con
broccoli, crema di parmigiano con
pepe di Sarawak con lardo pestato
di Carolina Saporiti
Quando si è trasferito in Italia e cosa
l’ha convinta a lasciare il suo paese, il
Giappone, per Milano?
Sono arrivato qui dal Giappone tredici anni fa, nel 2001. Lavoravo in un
ristorante italiano e a un certo punto
mi è venuta voglia di vedere la cucina
italiana vera. Volevo osservarla dal vivo
e così mi sono trasferito a Milano, dove
ho girato diverse cucine prima di arrivare qui, Al fresco.
E come ci è finito nella cucina di un
ristorante italiano in Giappone?
La mia prima esperienza è stata in un
locale che faceva spiedini. Lo chef con
cui lavoravo ha poi aperto una trattoria di cucina italiana e mi ha chiesto
di seguirlo, avevo 18 anni. Poi, negli
anni, ho lavorato in altri ristoranti: è
importantissimo per uno chef vedere
più cucine e conoscere diversi metodi
di lavoro.
C’è un’esperienza, tra queste, che è
stata fondamentale per arrivare fino
a questo punto?
Lavorare nella cucina de Il luogo di
Aimo e Nadia (ristorante storico di Milano, in via Privata Raimondo Montecuccoli, NdR) con gli chef Alessandro
Negrini e Fabio Pisani è stata senz’altro
l’esperienza più utile e anche quella
che mi è piaciuta di più. Alessandro e
Fabio sono stati due maestri importanti per conoscere la vera cucina italiana.
A Milano ci sono tanti tipi di cucina
“italiana”, quella con contaminazioni
francesi, quella influenzata da sapori
58
giapponesi... Per loro la cosa più importante è invece la ricerca del prodotto italiano “speciale” e io mi sono
appassionato a questo tipo di cucina.
Molti chef italiani raccontano di infanzie passate ai fornelli insieme alle
loro mamme e nonne. È stato lo stesso
per te?
In effetti anche nella mia scelta c’entra
la famiglia. Mio zio, che oggi fa il pescivendolo, da giovane era cuoco per una
società di catering. Ricordo che cucinava sempre per la famiglia quando era
a casa e c’era sempre molta attesa per
il suo ritorno. La mia passione per la
cucina è nata così, cucinando con lui.
C’è qualcosa di giapponese nella sua
cucina?
No, la mia è cucina italiana.
Non solo italiana: la sua è stata definita una “cucina italiana tranquilla”.
Cosa significa?
Al fresco non è un ristorante stellato,
le persone che vengono qui devono
potersi rilassare e sentirsi come a casa.
I piatti devono rispecchiare questa attitudine. Quelli che proponiamo sono
piatti semplici, nel senso che non sono
troppo lavorati. La nostra se vogliamo
è una cucina veloce, non c’è una costruzione particolare del piatto: cuciniamo e impiattiamo. Cucina semplice,
ma fatta bene. Il cibo d’altronde deve
essere mangiato, non guardato.
Come nasce un nuovo piatto? È lei a
decidere i piatti da inserire in menù?
Alessandro e Fabio di Aimo e Nadia
sono nostri consulenti. I piatti li studiamo insieme a loro.
Al fresco è aperto dallo scorso ottobre,
ma gode già di un’ottima fama e ai
fornelli siete in otto. Come lavorate?
Come in ogni buona cucina che si rispetti si tratta di lavoro di squadra: io
devo essere di aiuto a loro e viceversa.
Altro punto di forza del ristorante
sono i prezzi contenuti, nonostante la
alta qualità degli ingredienti. Come è
possibile?
È fondamentale come viene fatta la
scelta della materia prima, che deve essere fresca, di qualità. Il segreto credo
che stia soltanto nella semplicità. Questo è l’unico modo per garantire una
cucina di alto livello, a prezzi ragionevoli, scelta vincente, soprattutto oggi.
Qual è il suo piatto preferito?
Carne cruda e spaghetti al pomodoro.
Del nostro menù mi piace molto un
secondo di anatra laccata con miele e
cinque spezie.
E quello che le piace di più preparare?
Mi piace fare il pane, anche se non lo
amo come alimento.
Qual è l’ingrediente che non manca
mai nella sua cucina?
L’olio. D’altronde in tutta la cucina
italiana è fondamentale, come per noi
giapponesi lo è la salsa di soia.
A proposito di salsa di soia... le manca la cucina giapponese?
Sì, molto, i profumi, il gusto. Purtroppo raramente mangio giapponese e in
genere lo faccio solo al ristorante.
Ingredienti per una persona: 2 uova poché, 5 gr di lardo
pestato, 200 gr di broccoli, 50 gr di cavolfiori, 50 gr di cavolo
romanesco, 100 ml di latte, 100 ml di panna, 20 gr di patate
lesse, 2 cucchiai di Parmigiano grattugiato.
Per la crema di broccoli: far bollire i
broccoli, quando sono morbidi frullarli con il mixer insieme a un bicchiere
contenente l'acqua di cottura e due
cucchiai di olio extra vergine d’oliva,
condire con un pizzico di sale e pepe.
Per la crema di Parmigiano: scaldare la
panna e il latte in un pentolino e aggiungere le patate lesse tagliate a cubetti. Togliere dal fuoco e aggiungere
al fresco
Si affaccia su un giardino interno e
le sue ampie vetrate lo fanno sembrare quasi una serra. Ma gli arredi
e gli spazi richiamano anche i laboratori d’artista, tipici di via Savona.
Sono stati Emanuele Bortolotti –
architetto e agronomo milanese –
e Ferdinando Ferdinandi – pubblicitario romano con la passione per
la ristorazione – ad aprire lo scorso
ottobre la cucina di Al fresco, un
luogo d’incontro, prima ancora
che ristorante. Nel giardino sono
coltivati alberi e piante aromatiche,
luogo ideale per rigenerarsi, con
l’aiuto dei piatti gourmand, ma al
tempo stesso semplici, preparati
dallo chef Kokichi Takahashi.
Via Savona 50, Milano
www.alfrescomilano.it
il Parmigiano e un pizzico di sale. Frullare tutto con il mixer. Composizione:
Usare un piatto fondo. Spalmare sulla superficie delle uova poché il lardo
pestato e scioglierlo con la salamandra.
Versare sul fondo del piatto la crema
di broccoli e adagiare al centro le uova
ricoperte di lardo sciolto. Aggiungere i
broccoli cotti attorno e versare la crema di parmigiano sopra il tutto.
59
club house
club house
Una vita da tennista
La pattuglia dei pro che ha scelto il Tennis Club Milano Alberto Bonacossa è sempre
più nutrita. Due di loro, Maria Elena Camerin e Alberto Brizzi, ci raccontano la loro
esperienza in via Arimondi e gli obiettivi per la stagione appena cominciata.
di Enrico S. Benincasa
01. Una veduta dall'alto
dei campi del TCM.
Foto di Francesco
Panunzio.
02. Maria Elena
Camerin in azione.
La tennista veneta è
allenata da Stefano
Parini.
03. Alberto Brizzi
sul campo. Il tennista
bresciano è allenato da
Fabio Colangelo.
02
03
01
Il Tennis Club Milano Alberto Bonacossa è sempre più il punto di riferimento del tennis professionistico in
città e in Lombardia. Negli ultimi due
anni la terra battuta di via Arimondi è
stata scelta come headquarter da tanti tennisti professionisti italiani, sia in
campo maschile sia femminile. Oggi
si allenano qui Corinna Dentoni, Alberta Brianti e Maria Elena Camerin,
tenniste abituate a stazionare nella top
150 WTA (Brianti è stata anche n°55,
Camerin n°41); tra gli uomini troviamo Alberto Brizzi, Marco Crugnola,
Riccardo Sinicropi, Emanuele Molina
e l’unico “straniero” del gruppo, lo svizzero Riccardo Maiga. Perché proprio il
Bonacossa? “Sono qui da dicembre 2012
– ci racconta Maria Elena Camerin – mi
60
sono sempre allenata in un’accademia,
mi piace il fatto poterlo fare con altri giocatori pro e anche la possibilità di avere
un preparatore atletico sempre vicino.
Qui ho ritrovato questa situazione e poi,
oltre alla terra rossa, posso anche giocare sul cemento”. Anche Alberto Brizzi
è arrivato nello stesso periodo: “Sono
arrivato a settembre 2012, ho seguito il
mio coach che ha scelto di allenare qui.
È un posto che conoscevo bene: ci ho giocato da piccolo, sia per la Lambertenghi
che per il Bonfiglio. Quest’anno siamo
un gran gruppo, sia uomini che donne”.
Per entrambi la giornata tipo inizia la
mattina, con due ore e mezza di tennis. Il pomeriggio, invece, si lavora in
palestra con il preparatore atletico, per
poi ritornare sul campo per un po’ di
tecnica: “Se non ci sono tornei, è una routine di sei giorni a settimana”, ci dice Alberto. Una presenza costante al TCM,
così come quella dei ragazzi seguiti dal
team Piatti, una grande fortuna non
solo per i più giovani secondo Maria
Elena, perché “è un aiuto in più per tutti avere un coach con un’esperienza del
genere, che allena a così grandi livelli
e che ti fa capire con semplicità cos’è il
tennis”. Entrambi sono focalizzati sugli obiettivi della stagione 2014 che,
per Brizzi, è quello di migliorare la sua
classifica ATP: “Il mio best di sempre è
la posizione 230. Non sono mai stato entro i primi 200 e voglio riuscirci. So che è
un obiettivo alla mia portata: quando ho
incontrato giocatori top 100 o top 150,
me la sono sempre giocata”. Migliorare il
ranking è anche l’obiettivo della Camerin, ma non solo: “Voglio ritornare entro
la 100esima posizione per poter giocare i
tornei dello Slam in tabellone, ritrovando
il mio livello di gioco e la continuità di
risultati che avevo un paio di anni fa”.
La loro vita è fatta di continui spostamenti per tornei sin da quando sono
giovanissimi, hanno entrambi girato il
mondo più di una volta con le racchette in valigia. Esperienze che hanno dato
loro tanto ma che, come tutto ciò che
si ripete, alla lunga può stancare: “Ho
più difficoltà a fare tanti viaggi rispetto
al passato – confessa Maria Elena – ma
il tennis è la cosa che più mi piace fare, è
per questo che sono ancora qui a provarci”; “Il tennis è per me un lavoro perché
con questo mi mantengo – risponde Al-
berto – ma per chi lo pratica ai miei livelli è per forza anche una passione, altrimenti non puoi fare questo tipo di vita”.
Tra le esperienze per entrambi, anche
quella del tennis a squadre, una realtà
poco conosciuta anche da chi segue
con costanza i tornei dei circuiti professionistici maschili e femminili. Maria Elena recentemente ha partecipato
a delle competizioni a squadre negli
Stati Uniti, cosa che le ha poi permesso di allenarsi nelle strutture americane per le qualificazioni dell’ultimo US
Open. Alberto, invece, gioca più spesso
le gare a squadre non solo in Italia: “Le
alterno ai tornei individuali. Sono match
che non ti danno punti ATP, ma garantiscono delle entrate economiche. Ci sono
competizioni del genere in Italia e in tutta
Europa. Tanti tennisti del mio livello, ma
anche con posizioni migliori, partecipano
proprio per questo motivo. Quando si è
molto giovani, però, soprattutto se si ha
il sostegno di qualche sponsor o della federazione, è meglio concentrarsi sui tornei
per migliorare la classifica”. E dopo la
carriera agonistica? Per entrambi non
ci sono dubbi, il tennis rimarrà parte
integrante della loro vita anche quando
smetteranno: “Sì, nella mia vita ci sarà
un posto importante per questo sport anche quando smetterò – ci dice convinta
Maria Elena – mi piace stare al circolo
e anche andare in campo e giocare con
chiunque, dal bambino, al socio, al professionista. Una volta appesa la racchetta,
vorrei poter trasmettere agli altri quello
che ho imparato”.
61
free time
free time
Da non perdere...
Una selezione dei migliori eventi che
animeranno la città nei prossimi mesi.
a cura di Enrico S. Benincasa
Temporary Museum
For New Design
La storia di un uomo,
il declino di una nazione
Uovo Performing Arts Festival
Fabrizio Gifuni racconta la storia
di John Law, l’economista che nel
‘700 riuscì a mandare in bancarotta
la Francia di Filippo d’Orleans.
Una rilettura curata dal sociologo
Vincenzo Ruggiero, professore
alla Middlesex University,
assolutamente attuale e che diventa
occasione per analizzare i misfatti
della finanza contemporanea.
Teatro Franco Parenti - Milano
il 1° aprile
www.teatrofrancoparenti.it
Medeski, Martin & Wood
feat. Nels Cline
Il trio newyorkese avant jazz
arriva a Milano durante la design
week per una due giorni di live
acustico estremamente particolare
e con un nuovo guest: dopo aver
collaborato anche su disco con
John Scofield e Chris Whitley, al
Blue Note portano un gradito
“dono” ovvero Nels Cline, il
chitarrista degli Wilco.
Blue Note - Milano
l’8 e 9 aprile
www.bluenotemilano.com
Superstudio Più e Superstudio 13
dall’8 al 13 aprile
www.superstudiopiu.org
Location Varie
dal 19 al 23 marzo
www.uovoproject.it
Orphans
La compagnia Arlaune Teatro
alle prese con un testo di Dennis
Kelly, drammaturgo inglese autore
anche della serie Tv Utopia. Tre
personaggi – Danny e Helen,
marito e moglie, e Liam, fratello di
lei – alle prese con una situazione
che improvvisamente spezza
l’armonia di una piacevole cena e
che costringe i tre a fare i conti con
le loro convinzioni in fatto di affetti
e valori.
Spazio Tertulliano - Milano
dall’8 al 20 aprile
www.spaziotertulliano.it
62
Torna a Milano Uovo, il festival di arti
performative che da ben 12 anni accresce la qualità dell’offerta culturale
della primavera meneghina. L’edizione
2014 si svolgerà come sempre in diverse location della città: Triennale, Teatro
dell’Arte, Biblioteca Sormani, Palazzo
Serbelloni e BUKA – Nuovo CGD.
Luoghi tra loro diversi, con differenti
scopi di utilizzo durante l’anno, ma che
ben si presteranno a ospitare alcune
delle performance più interessanti che
compongono il calendario di questa
12esima edizione. con 20 artisti provenienti da 9 paesi daranno vita a 12
performance esclusive, tra cui 8 prime
nazionali e 2 assolute. Nel cast spiccano i nomi di Romeo Castellucci e Tino
Sehgal, entrambi vincitori del Leone
d’Oro all’ultima Biennale di Venezia,
rispettivamente per la carriera e come
miglior artista, ma saranno presenti anche Alessandro Sciarroni, Matija Ferlin,
la compagnia spagnola Las Veronal e il
duo italo-israeliano Francesca Foscarini-Yasmeen Godder. Tra le performance site-specific da segnalare The Quiet
Volume degli inglesi Hampton-Etchells
alla Sormani (per due spettatori alla
volta!) e SOLO del collettivo milanese Strasse, con location fino all’ultimo
top secret. Rispetto al passato più spazio alla musica, grazie alla performance
del 19 di Carlo Boccadoro dedicata a
Karlheinz Stockhausen e Savana Echoes, una serata dedicata all’elettronica e
alla visual art che avrà luogo sabato 23
alla BUKA – Nuovo CGD.
Superstudio è da sempre una tappa
obbligata per chiunque sia a Milano
durante la Design Week e lo è ancora
di più dal 2009, quando Gisella Borioli
e Giulio Cappellini hanno dato vita al
Temporary Museum For New Design.
Numeri in crescita e nuove collaborazioni internazionali rafforzano ogni
anno la credibilità di questo evento,
fin dall’inizio basato su un approccio
museale e non meramente espositivo al
mondo del design. Il tema scelto per la
sesta edizione è The World is Here – The
Future is Now e coinvolgerà entrambi le
location di via Tortona 27 e via Forcella
13. L’area museum troverà spazio nella
prima, con progetti curati da nomi conosciuti al grande pubblico come Nendo (per Alcantara) e Karim Rashid (per
LG Hausys), ma anche lavori con una
forte componente artistica a opera di
newcomer come gli studi [archiattack]
e Roberto Fazio, entrambi realizzati
grazie al portale tecnologico HiWhim.
In via Tortona anche una selezione curata da Giulio Cappellini di proposte
di design contemporaneo provenienti
da tutto il mondo e Designer’s Dreams,
un’esposizione di sculture create da
grandi designer, per una volta alle prese con un compito da “artisti puri”. Il
tetto del building sarà invece la casa di
SuperOrtoPiù, un orto urbano di 750
mq progettato da Michelangelo Pistoletto e che rimarrà funzionante per
tutto il periodo di Expo 2015. In via
Forcella, invece, spazio a Green Village,
dove verranno presentate proposte e
soluzioni sostenibili ed eco-compatibili
divise in sette aree tematiche.
Cyclopride 2014
Anche Milano è tra le città
coinvolte in questa manifestazione
dedicata agli amanti delle due
ruote senza motore. La pedalata
di gruppo avrà luogo ai primi di
maggio ed è rivolta a tutti: a chi
usa la bicicletta tutti i giorni per
muoversi, a chi vorrebbe tanto
farlo ma ancora vede l’auto come
unico mezzo di trasporto e a chi,
semplicemente, vuole scoprire la
città pedalando in compagnia.
Partenza da Piazza Castello Milano
l’11 maggio
www.cyclopride.com
63
fair
network
Eurocucina 2014
Puoi trovare Club Milano
in oltre 200 location
selezionate a Milano
Arriva la 20esima edizione dell’evento Cosmit dedicato alla cucina, sempre più
orientato ai nuovi materiali e alle nuove tecnologie.
a cura della Redazione di Club Milano
Un rendering dello stand di Elica al prossimo Eurocucina, realizzato in collaborazione con il pluripremiato studio di architettura stARTT.
Insieme al Salone Internazionale del
Mobile, pronto a spegnere 53 candeline, il 2014 riporterà, al Polo Fieristico di Rho, il Salone Internazionale
del Complemento d’Arredo, il Salone
Internazionale del Bagno, il Salone Satellite e anche EuroCucina, che invece
raggiungerà la sua 20esima edizione. Il
grande interesse (non solo) mediatico
per il cibo e la nutrizione, temi affrontati anche dal vicino Expo meneghino,
sembra aver generato un effetto positivo per l’industria italiana di questo settore. I dati riguardanti le esportazioni
del primo semestre 2013 mostrano un
aumento del +5,2% rispetto allo stesso
periodo dell’anno precedente, con segni positivi a doppia cifra nei mercati
consolidati come USA e UK ed exploit
in paesi come Singapore, Hong Kong e
Australia. Gli espositori arrivano quindi
a EuroCucina in un clima generale di
fiducia, pronti a mostrare nuovi trend e
64
soluzioni nei 25 mila metri quadrati dei
padiglioni 9-11 e 13-15. Saranno in totale 130 le aziende presenti a EuroCucina 2014, delle quali 116 italiane tra cui
Snaidero, Scavolini, Schiffini, Poliform,
ErnestoMeda, Valcucine, Veneta Cucine, Lube, Dada, Alno, Cesar e Pedini.
Saranno presentate proposte e prototipi che vanno incontro ai gusti classici e
a quelli più sofisticati, ma sempre con
grande attenzione a finiture e materiali:
dal metallo al legno passando per quelli
naturali, una delle tendenze più richieste degli ultimi anni. Alle 130 aziende
di cui sopra bisogna poi aggiungere
le 35 che parteciperanno alla quinta
edizione di FTK (Technology For The
Kitchen). Nata nel 2002, questa manifestazione conta tra i suoi espositori
i più importanti produttori di elettrodomestici da incasso e cappe d’arredo
come Elica, Bosch, Candy, Miele, Nardi, Electrolux, Smeg, Scholtés, Indesit
e la new entry Beko. Queste sono solo
alcune delle aziende che hanno scelto
il palcoscenico milanese per presentare
le loro soluzioni in fatto di aspirazione,
refrigerazione, congelamento e cottura,
con un occhio all’ambiente e l’altro al
risparmio energetico. A completare il
quadro, quest’anno il Salone Satellite,
quello dedicato ai nuovi talenti, sarà
ospitato proprio nei padiglioni di EuroCucina, un segnale di come il design
di questi ambienti sia assolutamente tra
i più seguiti dalle nuove generazioni
di creativi. La “biennale” della cucina
(la manifestazione si svolge solo negli
anni pari e lascia spazio a EuroLuce
per quelli dispari) avrà luogo negli stessi giorni del Salone, dall’8 al 13 aprile:
dopo i classici quattro giorni dedicati
al b2b, sabato e domenica porte aperte
anche al grande pubblico che potrà così
osservare da vicino come cucineremo
nel prossimo futuro.
night & restaurant: Al fresco Via Savona 50 Angolomilano Via
Boltraffio18 Antica Trattoria della Pesa V.le Pasubio 10 Bar Magenta Largo
D’Ancona Beda House Via Murat 2 Bento Bar C.so Garibaldi 104 Bhangra
Bar C.so Sempione 1 Blanco Via Morgagni 2 Blue Note Via Borsieri 37
Caffè della Pusterla Via De Amicis 24 Caffè Savona Via Montevideo 4
California Bakery Pzza Sant’Eustorgio 4 - V.le Premuda 449 - Largo
Augusto Cape Town Via Vigevano 3 Capo Verde Via Leoncavallo 16
Cheese Via Celestino IV 11 Chocolat Via Boccaccio 9 Circle Via Stendhal
36 Colonial Cafè C.so Magenta 85 Combines XL Via Montevideo 9 Cubo
Lungo Via San Galdino 5 Dada Cafè / Superstudio Più Via Tortona 27
Deseo C.so Sempione 2 Design Library Via Savona 11 Elettrauto Cadore
Via Cadore ang. Pinaroli 3 El Galo Negro Via Taverna Executive Lounge
Via Di Tocqueville 3 Exploit Via Pioppette 3 Fashion Cafè Via San Marco
1 FoodArt Via Vigevano 34 Fusco Via Solferino 48 G Lounge Via Larga
8 Giamaica Via Brera 32 God Save The Food Via Tortona 34 Goganga
Via Cadolini 39 Grand’Italia Via Palermo 5 HB Bistrot Hangar Bicocca
Via Chiese 2 Il Coriandolo Via dell’Orso 1 Innvilllà Via Pegaso 11 Jazz
Cafè C.so Sempione 4 Kamarina Via Pier Capponi 1 Kisho Via Morosini 12
Kohinoor Via Decembrio 26 Kyoto Via Bixio 29 La Fabbrica V.le Pasubio
2 La rosa nera Via Solferino 12 La Tradizionale Via Bergognone 16 Le
Biciclette Via Torti 1 Le Coquetel Via Vetere 14 Le jardin au bord du
lac Via Circonvallazione 51 (Idroscalo) Leopardi 13 Via Leopardi 13 Les
Gitanes Bistrot Via Tortona 15 Lifegate Cafè Via della Commenda 43
Living P.zza Sempione 2 Luca e Andrea Alzaia Naviglio Grande 34 MAG
Cafè Ripa Porta Ticinese 43 Mandarin 2 Via Garofano 22 Milano Via
Procaccini 37 Mono Via Lecco 6 My Sushi Via Casati 1 - V.le Certosa 63
N’ombra de Vin Via San Marco 2 Noon Via Boccaccio 4 Noy Via Soresina
4 O’ Fuoco Via Palermo 11 Origami Via Rosales 4 Ozium t7 café - via
Tortona 7 Palo Alto Café C.so di Porta Romana 106 Panino Giusto P.zza
Beccaria 4 - P.zza 24 Maggio Parco Via Spallanzani - C.so Magenta 14 - P.zza
Cavour 7 Patchouli Cafè C.so Lodi 51 Posteria de Amicis Via De Amicis
33 Qor Via Elba 30 Radetzky C.so Garibaldi 105 Ratanà Via De Castillia
28 Refeel Via Sabotino 20 Rigolo Via Solferino 11 Marghera Via Marghera
37 Rita Via Fumagalli 1 Roialto Via Piero della Francesca 55 Serendepity
C.so di Porta Ticinese 100 Seven C.so Colombo 11 - V.le Montenero 29
- Via Bertelli 4 Smeraldino P.zza XXV Aprile 1 Smooth Via Buonarroti 15
Superstudio Café Via Forcella 13 Stendhal Via Ancona 1 Tasca C.so Porta
Ticinese 14 That’s Wine P.zza Velasca 5 Timè Via S.Marco 5 Tortona 36
Via Tortona 36 Trattoria Toscana C.so di Porta Ticinese 58 Union Club Via
Moretto da Brescia 36 Van Gogh Cafè Via Bertani 2 Volo Via Torricelli 16
Zerodue_Restaurant C.so di Porta Ticinese 6 56 Via Tucidide 56 3Jolie Via
Induno 1 20 Milano Via Celestino 4
stores: Ago Via San Pietro All’Orto 17 Al.ive Via Burlamacchi 11
Ana Pires Via Solferino 46 Antonia Via Pontevetero 1 ang. Via Cusani
Bagatt P.zza San Marco 1 Banner Via Sant’Andrea 8/a Biffi C.so Genova
6 Brand Largo Zandonai 3 Brian&Barry via Durini 28 Brooksfield C.so
Venezia 1 Buscemi Dischi C.so Magenta 31 Centro Porsche Milano
Nord Via Stephenson 53 Centro Porsche Milano Est Via Rubattino 94
C.P. Company C.so Venezia Calligaris Via Tivoli ang. Foro Buonaparte
Dantone C.so Matteotti 20 Eleven Store Via Tocqueville 11 FNAC Via
Torino 45 Germano Zama Via Solferino 1 Gioielleria Verga Via Mazzini
1 Henry Cottons C.so Venezia 7 Joost Via Cesare Correnti 12 Jump Via
Sciesa 2/a Kartell Via Turati ang. Via Porta 1 La tenda 3 Piazza San Marco 1
Le Moustache Via Amadeo 24 Le Vintage Via Garigliano 4 Libreria Hoepli
Via Hoepli 5 MCS Marlboro Classics C.so Venezia 2 - Via Torino 21 - C.so
Vercelli 25 Moroso Via Pontaccio 8/10 Native Alzaia Naviglio Grande 36
Paul Smith Via Manzoni 30 Pepe Jeans C.so Europa 18 Pinko Via Torino 47
Rossocorsa C.so porta Vercellina 16 Rubertelli Via Vincenzo Monti 56 The
Store Via Solferino 11 Valcucine (Bookshop) C.so Garibaldi 99
showroom: Alberta Ferretti Via Donizetti 48 Alessandro Falconieri
Via Uberti 6 And’s Studio Via Colletta 69 Bagutta Via Tortona 35
Casile&Casile Via Mascheroni 19 Damiano Boiocchi Via San Primo 4
Daniela Gerini Via Sant’Andrea 8 Gap Studio C.so P.ta Romana 98 Gallo
Evolution Via Andegari 15 ang. Via Manzoni Gruppo Moda Via Ferrini 3
Guess Via Lambro 5 Guffanti Concept Via Corridoni 37 IF Italian Fashion
Via Vittadini 11 In Style Via Cola Montano 36 Interga V.le Faenza 12/13
Jean’s Paul Gaultier Via Montebello 30 Love Sex Money Via Giovan
Battista Morgagni 33 Massimo Bonini Via Montenapoleone 2 Miroglio Via
Burlamacchi 4 Missoni Via Solferino 9 Moschino Via San Gregorio 28
Parini 11 Via Parini 11 Red Fish Lab Via Malpighi 4 Sapi C.so Plebisciti 12
Spazio + Meet2Biz Alzaia Naviglio Grande 14 Studio Zeta Via Friuli 26
Who’s Who Via Serbelloni 7
beauty & fitness: Accademia del Bell’Essere Via Mecenate 76/24
Adorè C.so XXII Marzo 48 Caroli Health Club Via Senato 11 Centro
Sportivo San Carlo Via Zenale 6 Damasco Via Tortona 19 Palestre
Downtown P.za Diaz 6 - P.za Cavour 2 Fitness First V.le Cassala 22 - V.le
Certosa 21/a - Foro Bonaparte 71 - Via S.Paolo 7 Get Fit Via Lambrate 20
- Via Piranesi 9 - V.le Stelvio 65 - Via Piacenza 4 - Via Ravizza 4 - Via Meda
52 - Via Vico 38 - Via Cenisio 10 Greenline Via Procaccini 36/38 Gym Plus
Via Friuli 10 Intrecci Via Larga 2 Le Garcons de la rue Via Lagrange 1 Le
terme in città Via Vigevano 3 Orea Malià Via Castaldi 42 - Via Marghera
18 Romans Club Corso Sempione 30 Spy Hair Via Palermo 1 Tennis Club
Milano Alberto Bonacossa Via Giuseppe Arimondi 15 Terme Milano P.zza
Medaglie d’Oro 2, ang. Via Filippetti Tony&Guy Gall. Passerella 1
art & entertainment: PAC (Padiglione Arte Contemporanea) Via
Palestro 14 Pack Foro Bonaparte 60 Palazzo Reale P.zza Duomo Teatro
Carcano C.so di Porta Romana 63 Teatro Derby Via Pietro Mascagni
8 Teatro Libero Via Savona 10 Teatro Litta C.so Magenta 24 Teatro
Smeraldo P.zza XXV Aprile 10 Teatro Strehler Largo Greppi 1 Triennale
V.le Alemagna 6 Triennale Bovisa Via Lambruschini 31
hotel: Admiral Via Domodossola 16 Astoria V.le Murillo 9 Boscolo C.so
Matteotti 4 Bronzino House Via Bronzino 20 Bulgari Via Fratelli Gabba 7/a
Domenichino Via Domenichino 41 Four Season Via Gesù 8 Galileo C.so
Europa 9 Nhow Via Tortona 35 Park Hyatt (Park Restaurant) Via T. Grossi
1 Residence Romana C.so P.ta Romana 64 Sheraton Diana Majestic V.le
Piave 42
inoltre: Bagni Vecchi e Bagni Nuovi di Bormio (SO) Terme di PreSaint-Didier (AO)
65
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