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Stefano Giovannoni: “Posso dire di essermi salvato
marzo - aprile 2014 N. 19 club milano Stefano Giovannoni: “Posso dire di essermi salvato professionalmente decidendo di evitare di disegnare mobili”. Affascinante, ostile e selvaggia, la Terra del Fuoco raccontata attraverso gli scatti del fotografo Filippo Bianchi. La città diventa sempre più eco-friendly, cresce il numero delle realtà milanesi che vendono prodotti alla spina. La soluzione per combattere i malesseri da metropoli? Fuggire per un weekend e andare a lavorare in un ranch. Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - 70% - LO/MI 3,00 euro editorial Finalmente l’Expo Ora è ufficiale: siamo entrati in pieno regime Expo. Lungi dal vederne i benefici, siano essi temporanei o a lungo termine, per ora ne viviamo gli inevitabili disagi. Per una volta non facciamo gli italiani: se i disagi sono necessari a cambiare il volto di Milano e a renderla più moderna, efficiente e, complessivamente, bella, allora ben vengano. Da italiani ovviamente qualche dubbio rimane, non fosse altro per i ritardi con cui i cantieri sono partiti a macchia di leopardo in città e per la grave carenza di informazione che rende (almeno finora) quest’evento un qualcosa di estraneo e lontano dalla cittadinanza, piuttosto che un’opportunità di cui essere orgogliosi sentendosi protagonisti. Niente di nuovo sotto il sole, direte voi. Fu così per i Mondiali di calcio del ’90 (un disastro) e solo le Olimpiadi invernali furono ben sfruttate da Torino, anche se a caro prezzo. Cosa sarà di Milano lo vedremo. Per ora se lo chiedono le migliaia di automobilisti che ogni mattina trascorrono ore interminabili per attraversare piazza 24 Maggio a causa di una gigantesco cantiere che dovrebbe ridisegnare la Darsena, finora un gioiello di speculazione. Perché questa volta dovrebbe andar meglio? Perché c’è l’Expo, ovvio, e non possiamo permetterci di sgarrare. C’è però da domandarsi perché dobbiamo aspettare un’occasione come questa per essere finalmente efficienti e perché prima di procedere con progetti faraonici e straordinari non ci si preoccupi di affrontare opere semplicemente ordinarie, come la sistemazione delle buche (spesso crateri) che rendono le nostre strade un percorso minato non proprio da primo mondo. Vediamo il bicchiere mezzo pieno pensando che solo fino a poche settimane fa l’Expo sembrava ancora più lontano e qualche passo avanti effettivamente si sta facendo. A vigilare su tutto il commissario unico dell’evento, Giuseppe Sala, speriamo l’ultimo dopo un alternarsi sfiancante di volti e nomi più o meno presentabili e, ahinoi, Foody, la mascotte ufficiale dell’evento, un raro esempio di bruttezza grafica realizzato da Disney Italia. Se l’idea era di creare un’immagine usando frutta e verdura allora piuttosto era meglio riesumare le vecchie campagne di Esselunga. Stefano Ampollini 4 contents point of view 10 interview Dove c’era l’erba ecco un ristorante Il Fuorisalone non è l’Oktoberfest di Roberto Perrone di Jean Marc Mangiameli inside 28 12 Brevi dalla città a cura della Redazione di Club Milano outside 14 Brevi dal mondo a cura della Redazione di Club Milano cover story 16 Nemico dei luoghi comuni di Paolo Crespi focus 30 Giardini segreti di Marilena Roncarà portfolio 20 Sud, ultima fermata di Filippo Bianchi interview 32 Ottimista con vanto di Simone Zeni focus 34 I nuovi templi della night life di Camilla Sernagiotto design I segreti che all’estero ci invidiano di Marzia Nicolini focus Il futuro è alla spina di Filippo Spreafico 6 26 38 contents design 40 wellness Dal cucchiaio… alla scarpa Benessere per due di Davide Rota di Simona Lovati 52 overseas 54 Riksgränsen Arctic Experience di Stefano Ampollini food 56 Panettone tutto l’anno di Filippo Spreafico design 42 La poetica degli oggetti di Alessia Delisi style 44 Blue shadows di Luigi Bruzzone wheels 46 food Voitures (plus) en rose Al fresco di Ilaria Salzano di Carolina Saporiti hi tech 48 club house Real App: non solo domotica Una vita da tennista di Paolo Crespi di Enrico S. Benincasa weekend 50 58 62 free time Polvere e speroni Da non perdere di Andrea Zappa di Enrico S. Benincasa 62 fairs 64 Eurocucina 2014 a cura della redazione di Club Milano In copertina Stefano Giovannoni Foto di Matteo Cherubino. 8 point of view roberto perrone Giornalista e scrittore dalle radici zeneisi si occupa di sport, enogastronomia e viaggi per Il Corriere della Sera. È appena uscito il suo sesto romanzo La cucina degli amori impossibili edito da Mondadori che coniuga le sue passioni: la Liguria, la cucina, le donne, i viaggi e lo sport. Dove c’era l’erba ecco un ristorante Milano in macchina una sera che piove. Mentre scrivo, fuori c’è una frizzante notte stellata di marzo e Loredana Bertè dovrebbe aggiornarsi: Milano in macchina una sera che fa bello e apre un ristorante. Quella che era la città dell’industria ora è la capitale del reame di Masterchef. A pochi giorni l’uno dall’altro, in piazza XXV aprile hanno alzato il sipario, dirimpettai, il Nuovo Princi con ai fornelli un allievo di Pino Cuttaia, Valentino Russo (Ettore Princi alle pizze con la supervisione di Franco Pepe), e Eataly Milano con tutte le offerte enogastronomiche made in Farinetti e Alice con Viviana Varese al piano di sopra. Mio nipote per Natale mi ha chiesto in regalo un pranzo da Cracco (anche lui ha raddoppiato le offerte). Masterchef fa ascolti, ma anche danni. È la televisione, bellezza. Una volta i bambini volevano fare gli astronauti, ora credono che la luna stia in cucina. Ovviamente, come per l’astronauta, anche per il cuoco, prima di avere successo c’è tutta la gavetta e forse è più facile sfangarla a Houston che dentro una cucina. Però questo non spaventa: là dove c’era l’erba, ora c’è un ristorante. Milano era famosa per le sue fabbriche, per le sue squadre di calcio (che tristezza), per i suoi grandi sarti. I sarti ci sono ancora, ora si chiamano stilisti, il resto è stato sostituito da ristoranti, trattorie, osterie. Il simbolo dell’Expo 2015 è una specie di Arcimboldo nutrizionale. Del resto anch’io ho la mia dose di responsabilità. Quando un ragazzo mi dice che vuole fare il giornalista gli do questa risposta: segui la passione, sempre, però io ti consiglio di allevare capre per produrre caprini biologici. La morale di tutto questo? Non è certo sbagliato seguire l’onda e sfruttare il grande interesse per il cibo, per la ristorazione, per la cucina. Anche qua, vale sempre l’antico detto: è l’uomo che conta. Siamo passati da 60 milioni di commissari tecnici della nazionale a 60 milioni di critici enogastronomici. Ormai al ristorante è un circo. Gente che assaggia, degusta, rimanda indietro piatti, vini, e, resa onnipotente dalla rete, stronca tra il primo e il secondo. Come in tutti gli aspetti della vita sono l’esperienza, l’etica, la responsabilità a fare la differenza. Mai l’improvvisazione. Ogni ristorante che apre dà speranza: di vita buona per chi ci lavora, di mangiar sano e gustoso per chi vi entra. Il critico non critica, vigila. Senza preconcetti, attento soprattutto alla qualità dei prodotti utilizzati. E, più che altrove, a Milano la qualità costa. Capisci a me. Roberto Perrone 10 www.citroen.it INSIDE Un nuovo corner per Etiqueta Negra Etiqueta Negra Polo & Sportswear ha aperto un nuovo corner a Milano, presso COIN di piazza 5 Giornate. Lo spazio occupa una superficie di circa 35 metri quadrati al secondo piano del department store, nell’area dedicata allo sportswear maschile ed è stato realizzato seguendo il concept dei flagship store già presenti in Italia e in Europa. Qui è disponibile la linea menswear con gli accessori rivolti all’uomo. www.etiquetanegra.eu DESIGN, TECNOLOGIA, SENSAZIONI. CITROËN DS4 Il teatro della gastronomia Il giorno tanto atteso è arrivato: ha aperto il 18 marzo Eataly Smeraldo in piazza XXV Aprile. 5500 metri quadrati suddivisi tra l’area vendita, quella dedicata al cibo – 15 punti ristorazione di cui uno gourmet – e spazi pensati per didattica ed eventi. Si tratta del 25° Eataly nel mondo e, per rispettare la memoria del luogo dove sorge (un teatro), all’ingresso sono stati affissi 20 cartelloni con i volti di chi si è esibito negli anni e sul palco allestito al suo interno, dalle 19 a mezzanotte, si suonerà musica dal vivo. Farinetti promette anche concerti di star, a sorpresa. www.eataly.it Nuovo look per Bellavista La cantina Bellavista ha presentato a febbraio, negli spazi del Salumaio di Montenapoleone, la sua nuova immagine, NEW AIR ON WINE, studiata dal creativo Thierry Consigny e fortemente voluta da Francesca Moretti, responsabile dell’azienda di Franciacorta. L’attualizzazione dell’immagine ha tenuto conto dell’inifinta attenzione che Bellavista ripone nella cura delle sue vigne, a quasi 40 anni dalla sua fondazione. www.bellavistawine.it Essenze d’autore Dal 20 al 23 marzo si è svolto Unscent – Fragments of the emerging olfactory scene, progetto di Celso Fadelli e Cristiano Seganfreddo, che presenta ogni anno la scena internazionale della profumeria artistica. Quest’anno a ospitare la kermesse l’Excelsior di Milano, ex cinema ristrutturato da Jean Nouvel. Per la prima volta aperto al grande pubblico, l’evento ha ospitato anche un percorso tra opere d’arte. Design 3D Durante il Salone del Mobile .exnovo esibirà alcuni dei suoi prodotti realizzati con stampa 3D in due location del Brera Design District. Presso Onwards, in via Varese 12, .exnovo sarà presente insieme ad altre piccole eccellenze del made in Italy; da United Design in via Solferino 27, invece, i prodotti del marchio trentino saranno esposti come complementi d’arredo. www.exnovo-italia.com CITROËN DS3 CABRIO CITROËN DS5 SCOPRITE L’UNIVERSO DS IN CITROËN. Linee audaci per una chiara e moderna espressione di status: con il loro innovativo design, i modelli della Linea Citroën DS si muovono su territori inesplorati e aprono nuove prospettive nel mondo delle auto premium. Ispirata da 90 anni di storia e di eccellenza automobilistica, la linea DS si avvale della più straordinaria creatività e tecnologia Citroën. Tutte le vetture della linea DS sono caratterizzate dal design ispirato e da un concetto rivoluzionario e offrono rara eleganza, forti emozioni alla guida e sensazioni di benessere. Il genio visionario di Citroën ha creato un nuovo approccio al mondo delle auto che risveglia i sensi. Consumo su percorso misto: più basso Citroën DS5 Hybrid4 Airdream 3,3 l/100 Km; più alto Citroën DS3 1.4 VTi 95 GPL Airdream (u so a GPL) 8,2 l/100 Km - (uso a benzina) 5,9 l/100 Km. Emissioni di CO 2 su percorso misto: più basse Citroën DS5 Hybrid4 Airdream 85 g/Km; più alte Citroën DS4 1.6 THP 160 CA6 178 g/Km. Le foto sono inserite a titolo informativo. VI ASPETTIAMO PRESSO I NOSTRI SHOWROOM. CRÉATIVE TECHNOLOGIE 12 CITROËN ITALIA S.P.A. FILIALE DI MILANO VIA GATTAMELATA 41 - VIALE MONZA 65 TEL 02.39.76.22.19 – 02.26.11.23.47 – www.citroenmilano.it – [email protected] outSIDE Gucci museum Il Gucci Museo di Firenze incentra la programmazione 2014 del Contemporary Art Space sulla riscoperta di tre significative protagoniste dell’arte del Novecento: l’americana Lee Lozano, la polacca Alina Szapocznikow e la belga Evelyne Axell. La collettiva Femminilità radicale, aperta fino al 7 settembre, presenta una selezione di nove opere della Collezione Pinault dove a essere indagato è il corpo femminile. www.guccimuseo.com Fidenza Village brings you to Shanghai Al Fidenza Village è sbocciata la primavera più chic che ci sia e fino al 30 aprile si potrà partecipare al concorso Chic goes wild in Shanghai. Spendendo almeno 50 euro nelle boutique, Fidenza Village offre la possibilità di vincere un viaggio per due persone a Shanghai e al Suzhou Village. Presentandosi all’ufficio informazioni con gli scontrini si riceverà un codice ogni 50 euro di spesa da giocare online. www.fidenzavillage.com/it/eventi Fashion talents Il contest internazionale dedicato ai futuri talenti del fashion design, REMIX, con il supporto di Vogue Italia e Vogue Talents, ha proclamato i vincitori il 5 marzo. Con REMIX l’International Fur Federation ha catalizzato l’attenzione verso il mondo della pelliccia, fondamento delle tendenze invernali. Il Gold Award è stato vinto dallo stilista giapponese Shohei Ohashi. www.wearefur.com The New Experience of Shopping Willkommen in Berlin Situato nel cuore di Berlino, vicino ad Alexander Platz, il nuovo store Colmar Originals accoglie le collezioni in un ambiente che ne rispecchia la linea grintosa e sportiva. Lo spazio, progettato dallo Studio Giraldi Associati Architetti, rappresenta fedelmente lo stile del marchio, attraverso un design semplice ma mai banale. Questa apertura segna l’inizio della collaborazione tra lo studio fiorentino e Colmar Originals per il lancio dei nuovi corner in Italia e all’estero. www.colmar.it 14 F.G. 1936 ha presentato a gennaio, in occasione di Pitti Uomo a Firenze, il nuovo progetto Re-Hash Shop in Shop: una soluzione espositiva, una formula distributiva, un vero e proprio format Re-Hash, inserito all’interno dei maggiori department store italiani e stranieri. Lo shop in shop rispecchierà lo stile e il gusto del brand e racchiuderà in sé il total look. www.rehash.it MILAN DESIGN WEEK 8-13 APRIL 2014 At SUPERStUDIO tHE WORLD IS HERE, tHE FUtURE IS NOW: SETTINGS, MATERIALS, TENDENCIES, VISIONS FOR THE HOUSE THAT WILL BE - A NEW SECtION! SUPERDESIGN: SENSATIONAL UNIQUE PORPOSEFUL ECO-FRIENDLY REINVENTED FURNITURES AND OBJECTS FROM EVERYWHERE SELECTED BY GIULIO CAPPELLINI ARt-INtERACtION: VIDEOMAPPING, LIGHT INSTALLATIONS, DESIGNERS’ SCULPTURES, 3D PRINTER PERFORMANCES EXHIBItORS: ALCANTARA • ANYTHINGBY • ARTIGIANA MARMI • AVANTGARDE • BEAU&BIEN • BEBACK DESIGNSTUDIO/LAB • BROTHER • BY HENZEL • CABBDESIGN • CENTIMETER STUDIO • COTTO • CRJOS DESIGN MILANO • DENISE M. HACHINGER DESIGN • DIGITAL HABITS • EBAY • ENGBLAD & CO • ERMINI • FATBOY • FGF INDUSTRY • FID • FORMAXIOM • FRANCE DESIGN • FRANCESCO RAIMONDI ART DESIGN • GOOGY • GREEN VILLAGE • HOLE DESIGNSTUDIO • IRIS CERAMICA • IVANKA • KABILJO INC. • KUROKAWA DESIGN PRODUCTS • LACRIME D’ARTE • LG HAUSYS • LIGHT NYC • MAISON 203 • MARCHINGENIO • MELOGRANOBLU • METROCUADRO DESIGN • MICHAËL BIHAIN • MINDBIKE / 180 DEGREE • NAUTILUS • NIKARI OY • OFFICINA METALLICA • ONE OFF MOSAICO • PARSON • PEOPLE OF THE SUN • PORCELANOSA • PRODUCT DESIGN MADRID • PROGETTO CARMINIO • PROSTORIA • QUI EST PAUL • REX KRALJ • RI_USO • SUPERORTOPIÙ • TAGINA CERAMICHE D’ARTE • THAILAND’S SLOW HAND DESIGN • THE CUBE • T.MAGPIE • T-SCULPT • VEZZINI & CHEN DESIGN • VITAMIN DESIGN • VITRO • THANKS TO ASUS Superstudio Più, via Tortona 27, 20144 Milan - Superstudio 13, via Forcella 13 and via Bugatti 9, 20144 Milan Ph +39 02 422501 - [email protected] - online registration: www.superstudioevents.com www.superstudiogroup.com Cover story Cover story stefano giovannoni NEMICO DEI LUOGHI COMUNI Tra i designer italiani della generazione di mezzo è quello che ha sperimentato di più, bypassando il dio “mobile” e progettando per tutti i settori, dall’oggettistica di grande pregio, all’elettronica di consumo, al food. E il più lungimirante nell’apertura ai mercati dei paesi emergenti come la Cina. Milanese per scelta (professionale), lontano dall’establishment, osserva con disincanto e un filo di tristezza il declino culturale della città e per il futuro pensa alla mobilità, soprattutto elettrica. di Paolo Crespi Foto di Matteo Cherubino Lavorando per il mondo ipercolorato e multiforme del design, Stefano Giovannoni ha scelto invece per sé il comodo ed elegante low-profile della divisa, rigorosamente nera. 16 Cosa ti ha portato qui tanti anni fa e cosa ti impedisce oggi di scappare, oltre naturalmente a questo luogo splendido, che è insieme abitazione e studio e che sembra fatto a tua immagine e somiglianza, con l’inclusione di molti pezzi dei tuoi colleghi? Ho studiato a Firenze e per un po’ ci sono rimasto. All’epoca era una città molto interessante per la ricerca, vivevamo in un periodo post-radicale, di grande fermento. Ma per il lavoro dovevi già venire a Milano, perché quel clima funzionale alla sperimentazione diventava sterile quando si parlava di professionalità vera, di rapporto con le aziende. Come definiresti il tuo legame con questa città? Che cosa ami e cosa detesti di Milano? In effetti non l’ho mai amata così visceralmente da riuscire a detestarla. Sicuramente di Milano mi piace l’aspetto più professionale, essenziale per lavorare. Sul piano dell’offerta continua a darti più di altre città, mentre dal punto di vista culturale non vive certo un momento di grande energia... Per l’Expo dicono tutti che ci vorrebbe uno scatto d’orgoglio. Tu cosa faresti per migliorare la vivibilità di Milano e hinterland? Premesso che da persona libera, che si tiene alla larga dal potere e da tutto ciò che rappresenta, non sono stato né sarò mai coinvolto progettualmente dalle nostre istituzioni (in verità piuttosto a corto di idee, qualità e determinazione), la prima cosa da fare, secondo me, è rilanciare Milano come una delle capitali europee. Dei talenti delle generazioni successive alla mia, non ce n’è uno che riesca a sbarcare il lunario nel mondo del design e la colpa è anche di questo clima culturalmente infelice che non aiuta certo i giovani. Viviamo in un mondo che deve veramente resettarsi. Prima arriviamo al livello zero e prima ripartiamo. Piano B: se non facessi questo lavoro, cosa faresti? Mi sarebbe piaciuto fare l’artista, forse non è troppo tardi... E poi ci sono le mie passioni: la pesca e la cucina. Com’è il tuo rapporto con il cibo? Totalizzante. Amo tutto ciò che riguar- da la cultura del cibo, il suo contesto e la sua preparazione. Così nel tempo ho progettato cucine e posate e spesso mi hanno chiesto guide o interviste in tandem con i cuochi. Fare acquisti alimentari è una delle cose che più mi diverte, il sabato mattina. A volte, per trovare il pesce migliore – il sushi è una delle mie specialità – mi spingo fino all’ortomercato. Un piatto nostrano che ti riesce particolarmente bene? I fusilli con il tonno, naturalmente crudo. Preparo un sughettino base e un battuto di tonno, capperi e origano. Dopo averla cotta, ci salto la pasta, guarnendo alla fine con fettine di tonno crudo, frutti di cappero e pan grattato croccante, saltato in un’altra padella. Semplice, ma efficace. In tutte le immagini che ti ritraggono sei vestito prevalentemente di nero, in contrasto con il mondo ipercolorato che ti circonda e che tu stesso hai contribuito a creare. Perché? Ho sempre aspirato alla divisa, indossandone per un po’ persino una “alla cinese”, con il colletto chiuso. Vestirmi 17 Cover story Cover story “Sul made in Italy si è fatta troppa retorica maldestra, viviamo in un mondo che deve veramente resettarsi, prima arriviamo al livello zero e prima ripartiamo” Ottimo cuoco, passa parte del tempo libero la mattina era una cosa che quasi mi infastidiva, così ho scelto un elemento neutro, costante, sul quale non dovermi esprimere o perdere tempo. A cosa pensi all’inizio di un nuovo progetto? Quando comincio a ideare un nuovo prodotto mi muovo a 360 gradi, raccogliendo tutti gli input possibili, che naturalmente vengono filtrati dal mio background. Cerco sempre di impostare il lavoro concettualmente, trovando idee forti e facili da comunicare. In particolare punto a dare all’oggetto un potenziale espressivo che venga immediatamente recepito dal pubblico. Poi, in base alla mia esperienza nel manovrare idee e concetti, sperimento, per ogni tipologia che devo affrontare, una serie di possibilità alternative, le visualizzo tridimensionalmente, le peso, le valuto con mia moglie e con i miei assistenti e cerco di capirne il grado di appeal sul pubblico, il solo che può decretarne il successo. Dei tanti oggetti iconici che hai realizzato nel corso del tempo, dallo sgabello Bombo al telefono Alessi, a quale sei più legato? Credo, senza paura di smentite, che il primo lavoro per Alessi fosse un progetto veramente forte, importante: il vassoio Girotondo, un’icona figurativa che esprimeva un rapporto con la cultura popolare e includeva già tutto ciò che è successo negli anni seguenti con i prodotti in plastica. Un grandissimo successo anche commerciale, con otto 18 milioni di pezzi venduti, che ha cambiato l’azienda negli anni Novanta. È da lì che è partito tutto. In seguito hai disegnato veramente di tutto, dalle caramelle, ai gelati, ai telefonini... Posso dire di essermi salvato professionalmente decidendo di evitare di disegnare mobili, a differenza dei miei colleghi che si sono quasi tutti concentrati su questo settore super inflazionato. L’averlo bypassato mi ha permesso di acquisire esperienza e professionalità a tutto tondo, sono probabilmente il designer che ha abbracciato l’arco più ampio di tipologie, compresi i prodotti elettronici, realizzati per aziende leader come Samsung, Toto, 3M o la cinese ZTE, con cui ho prodotto uno smartphone comprato già da 16 milioni di persone... Sarai anche alla prossima Milano Design Week? Al Salone faccio solo cose che mi capitano, nel senso che non me le vado a cercare. Sarò presente con una nuova edizione del bagno Alessi, una linea molto longeva che si sta evolvendo con nuovi declinazioni di prodotto, tra cui lavabi di grandi dimensioni, oggi molto apprezzati. Ho inoltre disegnato una famiglia di prodotti per esterni per Vondom (divano, poltrona, poltroncina, sedia e tavoli) e una nuova cucina per Veneta Cucine. Infine il primo oggetto di una nuova storia, un tavolo piuttosto eccezionale, in marmo bianco di Carrara, sorta di albero, con le se- die a forma di coniglio, esposto in una galleria di Lambrate. Cosa ci riserva il futuro? Considerando anche il mercato cinese, al quale sto cercando di introdurre alcune aziende italiane, spero di riuscire a lavorare sulla mobilità elettrica – biciclette, scooter, automobili – e su nuovi prodotti elettronici per il pubblico giovane, con nuovi brand creati ad hoc. Oppure su oggetti d’arte, pezzi a tiratura limitata. Tutto quello che c’è nel mezzo, fra oggetto industriale e opera d’arte, mi interessa veramente poco. D’altra parte il mondo del design, per come l’abbiamo conosciuto nella nostra tradizione, ha i giorni contati. Puoi spiegarti meglio? Beh, è cambiato il mondo ed è cambiata la distribuzione. Il vecchio sistema, dall’azienda produttrice, all’azienda brand, al negozio, oggi non funziona più, perché tutto deve avvenire al massimo in due step, dal produttore all’azienda che commercializza. E il canale Internet diventa sempre più importante. Il potenziale è enorme, anche se ancora nessuna azienda è tarata per il cambiamento. Nel nuovo contesto, il designer potrà occuparsi della vendita dei propri prodotti. Oggi il tuo lavoro si intreccia molto spesso con l’Estremo Oriente e in particolare la Cina. Che cosa ci insegnano questi nuovi pubblici e questi nuovi mercati? Sono mercati molto primitivi, con un livello di consumi paragonabile a quel- a scegliere i prodotti migliori e convertirli in gustosi pranzi per la famiglia e gli amici. La sua specialità: i fusilli con il tonno. lo che avevamo in Italia nel secondo dopoguerra, ma il mercato cinese nel prossimo futuro sarà “il Mercato” e su quello tutte le aziende saranno costrette a tararsi. La cosa interessante è che lì c’è ancora tutto da fare. Le aziende dovranno combinare quantità e qualità e il governo ha capito che il design è una leva fondamentale per elevarle dal ruolo di fornitori al ruolo di brand. La trasformazione in atto porterà a un’evoluzione del mercato e sarà determinante anche per il successo di qualsiasi azienda che voglia essere veramente globale. Credo che l’alleanza con China Telecom sia l’operazione più importante realizzata dalla Apple del dopo Jobs. Ha ancora senso parlare di made in Italy? Su quest’espressione si è fatta troppa retorica maldestra. Abbiamo ancora il miglior know how in molte discipline fra cui il design, ma stiamo perdendo colpi. Quando in questo paese le isti- tuzioni si occupano di cultura riescono ogni volta a ribaltare il senso e i valori in campo. È il trionfo del neo-peggio! Nella mostra in Triennale sugli anni Settanta sono riusciti a “dimenticarsi” di Ettore Sottsass! Come definiresti il tuo rapporto con la musica? Intenso. Mi sarebbe piaciuto suonare e praticare, da giovane. Probabilmente non ero dotato, ma mi è rimasto dentro un amore grandissimo, che oggi si manifesta in un’attenzione quasi maniacale per tutto ciò che viene pubblicato: nell’era della musica liquida sono probabilmente il consumatore di CD più assiduo della città. Una quantità di dischi perfino difficile da ascoltare. I generi? Praticamente tutti, dall’elettronica al jazz. Della produzione odierna apprezzo il livello qualitativo mediamente alto: forse non c’è nulla di particolarmente rivoluzionario, come negli anni d’oro, ma una qualità diffusa molto interessante. Si sta avverando il sogno di un società creativa in cui i musicisti non sono più i venti gruppi top che hanno fatto la storia del rock negli anni Settanta. Un maestro e un allievo a cui sei particolarmente legato? Agli esordi della mia carriera ho seguito Sottsass e Mendini. Ma il mio maestro è stato Remo Buti, un grande personaggio dell’architettura radicale fiorentina al quale devo parecchio di quello che so. Non ha realizzato tanto, ma negli anni Ottanta uscivi dalle sue lezioni all’università veramente carico, perché era vent’anni avanti. Di allievi che mi hanno lasciato per prendere (giustamente) la loro strada ce ne sono stati tanti. Ma tre di loro erano veramente dotati e ora mi mancano: Jerzy Seymour, canadese, impegnato sul versante artistico, Alan De Cecco, capo grafico del grande studio londinese Native, e la giapponese Rumiko Takeda, che ha aperto il proprio studio. Naturalmente a Milano. 19 Portfolio Portfolio Cile, Terra del Fuoco, lo yacht a vela Unicornio in esplorazione del braccio ovest del Seno Pia. sud, ultima fermata La Terra del Fuoco, situata all’estremità meridionale di Cile e Argentina, è l’ultimo lembo di terra del continente americano, il punto d’incontro tra oceano Pacifico e Atlantico, un luogo costantemente tormentato da condizioni meteorologiche particolarmente avverse. Una terra al contempo sublime e ostile dove pioggia, vento, grandine, maree, sole e nebbia, si alternano scandendo il ritmo delle giornate. La particolarità del clima è la velocità con cui gli eventi atmosferici si susseguono, venti con raffiche di oltre 60 nodi si alternano a momenti di calma piatta, il sole lascia il posto a pioggia e grandine che nelle ore notturne si trasforma in neve; le correnti, nei punti di unione tra i vari canali, raggiungono una velocità difficile da contrastare anche navigando a motore. Un luogo che rende difficile ogni spostamento per terra e per mare e dove i relitti di ogni epoca sono l’unica testimonianza del passaggio dell’uomo a queste latitudini. Foto di Filippo Bianchi 20 21 Portfolio Portfolio In questa pagina. Alle 3 del mattino una calma insolita garantisce una navigazione tranquilla e una buona visibilità, si riescono così a intravedere i 2488 metri del Monte Darwin, la montagna più alta dell’omonima cordigliera. Nella pagina a fianco dall’alto. Un iceberg solitario lungo il braccio nordest del canale di Beagle. L’Unicornio alla fonda nel braccio est del Seno Pia. 22 23 Portfolio Portfolio In questa pagina. Vista mozzafiato durante un trekking sulla Cordigliera Darwin. Sullo sfondo il ghiacciaio ai piedi del Monte Darwin. Nella pagina a fianco dall’alto. Braccio nord-est del canale di Beagle, una delle numerose perturbazioni in avvicinamento. Sculture di ghiaccio su una “spiaggia” del Seno Pia. filippo bianchi Milanese, classe 1977, ha lavorato come assistente fotografo di Josef Koudelka, Toni Nicolini, Martine Franck ed Enrico Conti. Ha realizzato reportage per Lo Specchio (La Stampa), Alias (Il Manifesto), Slow Food e Terre di Mezzo. I suoi lavori si focalizzano spesso sul cambiamento del paesaggio e l’impatto dell’uomo sull’ambiente. www.filippobianchi.com 24 25 FOCUS FOCUS Il futuro è alla spina sughi della nonna e sale dal mondo Da Mamma Natura sono in vendita sughi pronti, insaporitori, preparati gastronomici, dadi vegetali e basi per soffritto da acquistare a peso (anche pre-confezionati). Si moltiplicano a Milano i negozi che vendono prodotti alla spina: dal vino sfuso alla pasta biologica, ai saponi al taglio. Finisce l’era degli imballaggi e inizia quella del consumo sostenibile. di Filippo Spreafico 02 Non manca inoltre una selezione speciale di sali da cucina provenienti da tutto il mondo, come il sale dolce dello Utah, il sale affumicato di Cipro o quello blu di Persia, venduto in pietre. www.mammanatura.it indirizzi Vinario 11 via Federico Confalonieri 11 Il Torchio via Gaspare Aselli 33 Negozio Leggero via Augusto Anfossi 13 Ari Ecoidee via Marco d’Oggiono angolo corso Genova Ricarica via Giovanni Battista Bertini 1 01 01. Da Negozio Leggero non esistono imballaggi: legumi, spezie, ma anche gli spazzolini da denti o i saponi, ad esempio, sono rigorosamente venduti sfusi. 26 Ai più superficiali potrebbe sembrare un ritorno al passato, quando si andava direttamente in cascina a prendere il latte o dal contadino ad acquistare olio e vino. In realtà l’aumento di punti vendita destinati al commercio di prodotti sfusi, un trend a cui stiamo assistendo ormai da tempo, ha le proprie radici affondate in una necessità storica attuale, con uno sguardo tutto puntato verso il futuro. Sostenibilità, risparmio, qualità ma anche un ritorno a un’idea di vita partecipativa di quartiere di cui si erano perse le tracce negli ultimi decenni: sono un po’ queste le parole d’ordine che stanno alla base di un successo milanese (e non solo) fatto di piccole botteghe dove è possibile reperire tutto il meglio della produzione nazionale e locale in termini di vino, olio, prodotti gastronomici e molto altro, tutto rigorosamente sfuso e alla spina. Il prodotto sfuso viene acquistato dal cliente, raccolto all’interno di contenitori portati direttamente da casa e quindi pagato a peso. La conseguenza di tutto questo è ovvia: la mancanza di imballaggi azzera gli sprechi, in quanto la quantità di pro- dotto acquistato corrisponde all’esatta esigenza di consumo. È questo di fatto il concept e l’aspirazione di Vinario 11, rivendita di vino sfuso e in bottiglia in zona Isola, ma anche “cicchetteria” per chi desidera degustare sul momento un piccolo assaggio di vino, tra una chiacchiera e una lettura di giornale. La bottega garantisce una ricerca costante di vini nuovi e si rivolge a tutti i viticoltori che operano in un contesto “altro” rispetto alla grande distribuzione: in questo modo è possibile valorizzare realmente vini di qualità, offrendo allo stesso tempo un prezzo equo. Si acquista il vino riempiendo la bottiglia usata, la damigiana o la tanica portate direttamente da casa: così è possibile abbattere i costi e soprattutto inquinare di meno. Punto di riferimento in zona Città Studi per la vita di quartiere e per trovare vino buono è il Torchio; il negozio si presenta all’avventore con le sue grandi cisterne d’acciaio, che cambiano il proprio contenuto a seconda delle stagioni e della qualità degli approvvigionamenti. Il Torchio nasce dalla passione di Rocco, il proprietario, per il mondo vinicolo ma anche dalla volontà di diffondere un tipo di consumo più responsabile, senza sprechi. Questa filosofia consente di proporre vini speciali a prezzi più bassi rispetto alla grande distribuzione: la novità del 2014, ad esempio, è un Gutturnio D.O.C. realizzato con uve biologiche senza solfiti e prodotto esclusivamente per questo punto vendita. Non manca inoltre l’olio sfuso, presente in due referenze: Basilicata (proveniente dal frantoio del paese del proprietario) e Sicilia, con fragranze e suggestioni completamente diverse. Ha invece un approccio a 360° Negozio Leggero che, nei suoi punti vendita del Nord e Centro Italia (a Milano si trova in Porta Romana), mette a disposizione una gamma ampia di prodotti alimentari e non, tutti acquistabili rigorosamente alla spina. Da Negozio Leggero si può fare una spesa completa: dalla pasta ai legumi, dai cereali ai biscotti. E ancora vino, tisane, ma anche prodotti cosmetici, come detergenti, shampoo, profumi e olii essenziali, o perfino le pratiche capsule per lavatrice e lavastoviglie: la qualità degli articoli ven- duti è controllata all’origine, l’assenza completa di imballaggi e la preferenza per la filiera corta diventano fattori che oltre ad abbassare l’impatto ambientale comportano anche una riduzione dei costi. Non lontano da Porta Genova, il negozio Ari Ecoidee ha invece l’aspetto della drogheria di una volta: i prodotti sfusi in bella vista contemplano infatti l’intera gamma delle esigenze di consumo di un cliente tipo, grazie alla presenza di miscele di caffè, spezie, pasta biologica, marmellate, frutta disidratata, conflakes, birra alla spina da asporto, ma anche crocchette e cibo per cani e gatti, tutti prodotti che devono essere prelevati in negozio con contenitori e flaconi portati da casa. Dedicato invece alla pulizia domestica e a tutto l’universo del bucato è Ricarica, piccola bottega in zona Paolo Sarpi specializzata nella vendita di detersivi sfusi e biodegradabili di alta qualità: a disposizione anche fragranze, profumazioni per la casa e saponi al taglio. Questa è la strada verso un consumo sostenibile: riduzione degli imballaggi, acquisto di ciò che realmente serve e azzero degli sprechi. 02. Non solo vino e olio alla spina: da Vinario si trovano in vendita anche bottiglie acquistate direttamente da piccoli produttori del Nord Italia. 27 Interview interview gisella borioli IL FUORISALONE NON È L’OKTOBERFEST Come si colloca oggi Milano nel panorama del design internazionale? Da primatista assoluta nel mercato del mobile, il rischio di venire scalzata dall’emergenza di altri poli internazionali è reale. Ne abbiamo discusso con Gisella Borioli, giornalista e AD di Superstudio Group, azienda pioniera, che è il cuore pulsante di zona Tortona. di Jean Marc Mangiameli Foto di Giovanni Gastel Per il 2014 si è finalmente arrivati a creare il famoso “sistema” tra fiera e attori esterni, di cui da tanto si parla? È un anno un po’ storico perché, per la prima volta, ci sarà un tavolo di lavoro comune. Grazie soprattutto all’impegno dell’assessore Cristina Tajani, si sono aperti dei canali di dialogo tra i diversi distretti del “fuorisalone” e il COSMIT. Il Comune si sta attivando affinché il palinsesto e la comunicazione questa volta avvenga a 360°; d’altronde era assurdo tenere tutti questi attori separati. Speriamo che porti i risultati che merita, valorizzando e tutelando i circuiti ufficiali. Effettivamente negli ultimi anni c’è stata un po’ troppa confusione a Milano... La settimana del design stava vedendo infiltrarsi troppi operatori meno professionali che hanno parcellizzato troppo il calendario degli eventi, minacciando un mercato di professionisti, già sofferente per via della crisi. È difficile tutelare i punti di forza della città se troppi erodono la torta. Qualcuno però potrebbe obbiettare dicendo che la Design Week è un’opportunità per tutti. Ma non tutti riescono a fare un discorso veramente professionale. Lo scopo della settimana del design è di portare a Milano gli addetti ai lavori dell’industria, gli uomini d’affari. A questo, negli ultimi dieci anni, si è aggregato il pubblico generalista dei festaioli che ha fatto gola a troppe imprese collaterali che ne hanno intravisto il business. Il 28 “fuorisalone” non è l’Oktoberfest, serve all’economia del design, come le Fashion Week servono alla moda. Parliamo della prossima edizione del Temporary Museum for New Design. Quali novità? Quest’anno avrà due anime: una che occuperà il salone centrale con grandi installazioni, momenti emozionali, riflessioni su dove sta andando la cultura, più interazioni con l’arte. Un’altra si chiamerà Superdesign, curata insieme a Giulio Cappellini (direttore artistico dell’evento), e darà visibilità alle produzioni internazionali che più rispondono a ricerca e innovazione. Due temi predominanti: The World is Here per valorizzare le presenze straniere e le diverse aree geografiche e The Future is Now, che raccoglierà gli oggetti che realisticamente useremo nei prossimi anni. Recentemente si sono festeggiati i 30 anni di Superstudio, gli iconici studi fotografici di via Forcella 13, un evento importante per Milano e per il sistema della moda. Un bilancio? Sono contenta di quello che abbiamo fatto nei 30 anni di Superstudio, come anche nei quasi 15 di Superstudio Più, sia come centro della moda sia come polo per attività culturali. È un’impresa italiana, nata da una famiglia di creativi che ci ha messo l’anima, risparmi e sogni, facendola decollare. Non posso che essere orgogliosa! Se le chiedessi di guardare al futuro? Come traguardo a breve termine, vorrei arrivare all’Expo 2015 assieme a tutte le altre eccellenze di questa città, con la speranza che le nostre imprese non diventino solo merce di acquisto delle grandi holding straniere. Al contempo sto anche valutando l’espansione dell’azienda. Ultimamente ho ricevuto diverse richieste dall’estero per ospitare il Temporary Museum for New Design. Il nostro futuro guarderà anche al di fuori dei confini italiani. Giulio Cappellini ha dichiarato che oggi molte aziende italiane invece di fare innovazione si soffermano troppo sul concetto di lifestyle. Non è che anche questo incide negativamente sulla percezione della Design Week? È un po’ quello che è accaduto con la rivoluzione digitale; oggi tutto si è parcellizzato, ciascuno dà notizie, twitta, e immette informazioni senza il filtro dei giornalisti. Questo ha un lato positivo e uno negativo perché ognuno può mettere in circolo notizie senza fonti, mezze verità; il pubblico fa fatica a distinguere il vero dal falso. Così sta succedendo anche nel design; se si presenta tutto sotto lo stesso tetto – qualità, pazzia, gadget – il pubblico deve fare un bello sforzo per distinguere il buono dal cattivo. Per fortuna il made in Italy va ancora forte e ci sono i paesi emergenti che hanno sempre fame del design e della creatività italiana. Un posto a Milano che ama particolarmente? La Triennale. Trovo che sia viva, piena di giovani. È un posto aperto, piacevole, nel verde e nel centro di Milano, dove l’offerta culturale è per tutti i livelli. 29 FOCUS FOCUS Giardini segreti Impensabili fazzoletti di verde nascosti da facciate anonime, insieme a chiostri e cortili gelosamente custoditi dietro muri grigi: anche questa è Milano, piccole oasi di meraviglia da andare a scoprire sfidando qualche rifiuto stizzoso di accesso. La ricompensa è dietro l’angolo. percorsi da scoprire Si moltiplicano in città le iniziative e gli eventi che mirano a far conoscere il meglio Milano: da Cortili Aperti, la manifestazione che apre le porte di chiostri e cortili (l’appuntamento per quest’anno è il 25 maggio), a Mi Guidi, un’occasione perfetta per addentrarsi in svariati percorsi di visite guidate, senza dimenticare Città nascosta, che di Milano vuole svelare le inaccessibili meraviglie. Non sarà che ci stiamo convincendo che Milano è la città più bella del mondo? di Marilena Roncarà 01 01. Ingresso del giardino di Palazzo Bovara, sito in corso Venezia. Costruito nella seconda metà del XVIII secolo, l’edificio ospitò nell’800 il giovane Stendhal arrivato a Milano al seguito di Napoleone. Foto di Luisa Oriani per Mi Guidi. 30 “Tutta pietra in apparenza e dura”, ecco Milano nelle parole dello scrittore Alberto Savinio, che però subito dopo chiosa: “In realtà è morbida di giardini interni”. In effetti la città è in grado di sorprendere solo se si sa andare oltre le apparenze, magari spingendo più in là qualche portone severo per poi scoprirvi all’interno la più impensata delle meraviglie. Non è una leggenda infatti, quella dei fenicotteri rosa e dei pavoni che passeggiano indisturbati nel cortile di Palazzo Invernizzi, nelle vicinanze di Palestro, uno spettacolo della natura in pieno centro città. Già è più difficile, invece, arrivare al mini orto botanico che si nasconde dietro via della Spiga, al numero 1: un tripudio di camelie, aceri, edera e pitosfori. Milano è così, nasconde all’interno il suo cuore tenero, come una bella donna che si concede solo quando è certa di essere amata. In più giardini, chiostri e cortili sono anche l’eredità di un tempo in cui si dovevano celare le ricchezze ai dominatori stranieri assetati di tasse (e anche questo è indice di un certo spirito italico) e così la città ha sul web www.miguidi.com www.cittanascostamilano.it www.adsi.it/adsi-lombardia finito per godersi in privato le sue preziosità. Tra queste una parola va spesa per il Chiostro di Santa Maria Maddalena che si erge dietro un muro grigio, alle spalle della Basilica di S. Ambrogio, in via Cappuccio al 7. Dichiarato monumento nazionale nel 1923, il chiostro del XV-XVI secolo è composto da un grande porticato con due ordini di colonne, in tutto 34, come avrebbe saputo precisare Stendhal. Si narra infatti che lo scrittore francese, grande appassionato di chiostri e giardini della città, avesse contato le colonne presenti nei cortili milanesi, fino indicarne in tutto circa 20 mila (sarà vero?). Decisamente più accessibili sono i cortili dell’Università Statale e della Cattolica. I primi, realizzati su progetto del Filarete, racchiudono al loro interno anche quattro cortili minori quattrocenteschi, tutti da guardare. Altrettanto suggestivi sono i chiostri bramanteschi dell’Università Cattolica, che subito trasportano in un’altra dimensione spazio temporale. Forse poi non tutti sanno che in Largo Gemelli c’è un altro giardino segreto riser- 02 vato alle sole signorine studentesse e per questo detto “Il giardino delle vergini”, un frondoso angolo di verde in cui trovare riparo anche dal sesso forte. Una curiosità si nasconde pure nel cortile di Palazzo Bagatti Valsecchi, dimora storica sita al 7 e al 10 di via Santo Spirito. Qui, accanto al benvenuto scritto in latino sul pavimento del cortile: “Age hospes est tipi amica domus” (“salve ospite, questa casa ti è amica”), uno sguardo va senz’altro riservato alla Madonna del Ratt, un bassorilievo in terracotta di Madonna con bambino, che dietro le spalle del bambin Gesù vede far capolino per l’appunto un topo. Altra meta obbligata è corso San Gottardo, con i portoni che aprono dei mondi dove è tutto un susseguirsi di corridoi, porticati e ringhiere. Al numero 18, oltrepassato l’anonimo portoncino di legno, compare un intero borgo, quasi un passaggio segreto che porta sulle case che guardano il naviglio di Ascanio Sforza; mentre al 37 c’è un cortile pieno di balconi curati, come se, per dirla con le parole del giornalista e scrittore Filippo Sacchi: “Milano avendo così poco spazio per la grazia, sa creare con niente momenti di delicatissima poesia”. Il nostro viaggio si conclude infine in via della Moscova 33. Basta varcare il portone, e questa volta è facile grazie alla complicità del custode, per ritrovarsi al centro di quello che un tempo era il quartier generale dei setaioli, ora sede della Banca Popolare Commercio e Industria. Si tratta di un grande cortile coperto, dove a fine Ottocento avveniva il carico-scarico di migliaia di bozzoli, cascami e filati di seta. Oggi, piano terra e balconate, ricostruiti sul modello originario, sono abbelliti da diverse specie di piante, palme comprese. Il risultato è che lo spazio protetto da un’alta vetrata si è trasformato in un incredibile giardino d’inverno. E mentre ci accomiatiamo da questa meraviglia, subito dopo che il custode ci ha confessato che lui, insieme alla banca, lascerà a breve il cortile segreto per trasferirsi in altro luogo, viene da chiedersi se anche i nuovi proprietari sapranno essere altrettanto prodighi nell’aprire le porte di tanta bellezza. 02. Veduta del giardino di Casa degli Atellani, un tempo teatro di ricevimenti, nonché sede della celebre vigna di Leonardo, regalatagli a fine ‘400 da Ludovico Il Moro e sopravissuta fino a inizio ‘900. Foto di Isabella Carnaghi per Città Nascosta Milano. 31 Interview interview roberto vecchioni ottimista con vanto “C’è la necessità, esistenziale, di avere punti di riferimento dentro di noi, punti che fatichiamo a trovare fuori, dove tutto scorre senza riflessione, analisi, prospettive, come un tweet” Alle prese con le date 2014 del suo “Io non appartengo più Tour”, l’inossidabile cantautore milanese ci spiega perché, nonostante il nome della tournée, pensa positivo e crede ancora nei giovani. di Simone Zeni Foto di Paolo De Francesco Il tuo tour è iniziato a febbraio, come sta andando? Benissimo. È, come sempre, un’esperienza emozionante e gratificante: per me, per i musicisti e per chi viene ad ascoltare. Nel 2013 16 date con una media spettatori di oltre 2 mila a sera non sono male per un vecchietto come me. Scherzi a parte, credo che il pubblico abbia compreso perfettamente, sin da subito, l’importanza dell’ultimo disco e il relativo tour. Posso dire che c’è stato un forte senso di appartenenza alla non appartenenza, così il tour è stata l’occasione per condividere, con tante persone, i sentimenti e le emozioni che vanno conservate, difese, coccolate. Ora tra marzo e aprile sarà la volta di altri teatri, molti nel sud Italia. Il tour ha preso il nome dall’omonimo album. A cosa non appartiene più? Quale sentimento più di altri caratterizza il disco? La difesa dei valori eterni che caratterizzano l’uomo e la sua storia. Dentro un’epoca incerta e a tratti indecifrabile, dove sinceramente è persino difficile schierarsi o capire esattamente da che parte stare, ho rimesso i valori antichi al centro della mia vita e quindi delle mie canzoni: la famiglia, l’amore, le amicizie profonde, i sentimenti che a volte, in certi periodi storici, possiamo dare quasi per scontato, ma che in realtà sono gli unici che abbiamo sempre e comunque al nostro fianco quando, dopo tante lotte, dopo tanti sogni sventolati come bandiere, ci sentiamo traditi e dispersi. 32 Numerosi amanti del cantautorato italiano guardano ancora con serio sospetto il talent show. Lei che opinione ha di questa calata di cantanti sfornati dalla Tv? Capisco i sospetti e la diffidenza, però in questo, come in altre situazioni, si corre il rischio di giudicare da una torre d’avorio e di non prendere in considerazione i cambiamenti della società, quindi dei gusti e delle opportunità di comunicazione. Io difendo l’idea che è molto più importante essere se stessi e che, rimanendo se stessi, si può andare ovunque: non è il luogo che fa, ma chi si è. Se non avessi avuto questa convinzione non sarei mai andato al Festival di Sanremo, che è molto lontano dalla mia carriera artistica. Ci sono giovani nel panorama italiano che trova interessanti? Certamente. I Negramaro del mio amico Giuliano, con il quale abbiamo scritto un brano contenuto in Io non appartengo più, e sono stato io a chiedergli questa collaborazione perché lo considero il miglior autore giovane d’Italia. Poi mi piace l’estemporaneità di Caparezza, l’ironia con la quale affronta temi seri, oppure Gualazzi, un’altra scoperta di un’altra mia carissima amica, Caterina Caselli. Attualmente insegna all’Università di Pavia e prima ha avuto diverse esperienze in altri atenei. Prof., proprio non riesce a stare lontano dall’insegnamento? Stare dentro l’insegnamento vuol dire vivere insieme con i ragazzi e questo ti aiuta a stare bene, a tenere la mente sempre aggiornata. Come ho detto più volte, è molto più ciò che i ragazzi hanno dato a me che viceversa. Un magazine su Milano non può che nominare Luci a San Siro, canzone che ha segnato un’epoca e un immaginario di Milano ben precisi. Com’è cambiata, a suo avviso, la città negli anni? Nelle atmosfere, nell’anima della sua gente è cambiata Milano, ma siamo cambiati anche noi, perché i ragazzi che facevano l’amore in zona San Siro sono diventati uomini, poi padri, persino nonni, e dunque è cambiata la loro prospettiva di osservazione della vita e quindi della città. Gli anni Sessanta e Settanta a Milano sono stati pazzeschi, stracolmi d’impulsi, di vibrazioni, di qualità nella riflessione e persino nel divertimento fine a se stesso. Li ho vissuti e mi godo i ricordi, ma non sono tra quelli che ragionano esclusivamente al passato. C’è del buono anche oggi e ce ne sarà ancora di più domani. A settant’anni brillo di ottimismo e me ne vanto molto. E se dovesse scrivere una canzone ora, dedicata a Milano, a quale quartiere la dedicherebbe? Alle mie zone, dove sono cresciuto, dove abito, quindi Porta Venezia, Stazione Centrale, Brera, via Solferino. E, senza scrivere una nuova canzone, a tutte loro, e alla gente di questi quartieri, dedicherei Sogna ragazzo sogna: i giovani devono avere la voglia, il coraggio di prendere in mano Milano e non solo. 33 FOCUS FOCUS I nuovi templi della night life cocktail da calendario Il team del Principe Bar inventa un cocktail per mese. Tra le proposte diventate must si annoverano il Fashion Night di febbraio, la cui paternità spetta al bartender Marco Novelli che ha scientemente mi- La nuova tendenza milanese è sorseggiare cocktail al bancone del bar degli alberghi. Dall’aperitivo allo Sheraton Diana Majestic all’happy hour bio dell’Ostello Bello alla serata Pink presso lo Starhotels Rosa Grand, ecco le tappe imperdibili per una vita notturna tutta da gustare. scelato gin e Champagne con succo di limone e zucchero jasmine. A marzo è nato invece il Rabadash, a base di tequila silver e Di Saronno con ananas centrifugato, succo di limone e zucchero al pompelmo. Lo si deve a Luca Mussi. di Camilla Sernagiotto 01 01. Una serata al H club>diana, il frequentatissimo cocktail bar dello Sheraton Diana Majestic. Oltre le vetrate si intravede il dehors, l’amato garden in cui gli avventori amano centillinare miscugli alchemici preparati ad arte dagli esperti bartender. 36 Trascorrere la notte in albergo non significa avere in tasca la chiave di una suite. Almeno a Milano. Proprio qui, infatti, una tendenza dilagante sta attirando tanti amanti della vita notturna verso i banconi cool per eccellenza: quelli del bar degli hotel. Molti dei cinque stelle meneghini si sono tramutati nei nuovi altari sui quali ogni sera viene celebrato il rito più sacro della città, ossia quello dell’aperitivo. Sarà merito della scena cult di Jack Nicholson servito in maniera ineccepibile dallo stylish barman dell’Overlook Hotel di Shining; sarà per il film Lost in Traslation, che inscena gli incontri tra Bill Murray e Scarlett Johansson nell’elegante bar del Hyatt Park Hotel di Tokyo; fatto sta che le cocktail area degli alberghi sono diventate le location più chic in cui darsi appuntamento dal tramonto all’alba. Tra le mete predilette per un aperitivo gourmet spicca l’H club>diana dello Sheraton Diana Majestic, paradiso enogastronomico in cui l’estasi del palato è provocata sia dalla carta dei vini sia dalle fantasie culinarie d’accompagnamento. A creare quest’ultime è lo sul web www.hclub-diana.it www.hotelhermitagemilano.com www.rosagrand.starhotels.com www.bulgarihotels.com www.maisonmoschino.com www.ostellobello.com www.straf.it chef Paolo Croce, che sapientemente coniuga l’arte del Boulanger-Patissier, sfornando squisiti prodotti home made, a quella del cuoco pluristellato in grado di trasformare un piatto di stuzzichini in pura poesia. Un altro asso nella manica dell’h club è il giardino, un’oasi verde nel cuore di Milano che dalla primavera all’autunno permette agli habitué di centellinare un Moscow Mule all’aperto, immortalando l’aperitivo en plein air su Instagram (l’hashtag di riferimento con cui taggare le istantanee è #dianalovesyou). I garden-dehors addicted possono poi migrare tra le fronde dell’ombroso vivaio del Caesar’s Bar presso l’Hotel Hermitage, gettonatissimo il mercoledì sera grazie all’appuntamento del cosiddetto Happy Art & Music Hour, sposalizio ideale tra etichette di qualità, musica eccelsa e arte alle pareti. Gli esteti che oltre a “cenare la sostanza” amano soffermarsi sulla forma, facciano poi una capatina al meraviglioso bar dell’Hotel Principe di Savoia, i cui particolari raffinatissimi appagano anche gli occhi oltre che il palato: il bancone incastonato di listelli di vetro di 02 Murano, in pendant con il lampadario realizzato in tre mila pezzi unici di vetro soffiato, progettato dal designer Robert du Grenier; i decollage firmati Mimmo Rotella con locandine de La Dolce Vita e Matrimonio all’italiana; l’isola in velluto sagomata attorno a un pianoforte a coda antico… Di proverbiale “dolce vita” si può proprio parlare al Bar Principe, il cui team di mastri bartender, capitanato dal manager Daniele Confalonieri, studia un drink nuovo per ogni mese dell’anno. Per continuare il mood della Sweet Life dal retrogusto felliniano, lo Starhotels Rosa Grand si presta come migliore location del giovedì, merito della serata Pink dedicata al glamour e alla moda. Trattandosi della capitale del fashion, Milano offre anche nightlife con declinazioni di vera e propria haute couture in due degli alberghi prediletti dai glamaholic: l’Hotel Bulgari e la Maison Moschino. Negli elegantissimi bar di entrambi si respira un’atmosfera talmente raffinata che l’oliva nel Martini vi sembrerà quasi un diamante da dieci carati. Di tutt’altra tendenza è invece l’happy hour all’Ostello Bello, nel senso che al piano terra del quartier generale degli hipster milanesi in via Medici 4 la pasta è integrale e bio. Tra concerti acustici e dj set elettronici, questo è l’indirizzo da tatuarsi sull’avambraccio se si è under 40, rocker nel midollo e amici della natura, dato che vini, succhi e ogni ingrediente del buffet sono rigorosamente a chilometro zero. I più sofisticati optino invece per la wine zone dello Straf, progettata ad arte dall’architetto De Cotiis che ha ripreso i materiali utilizzati nell’hotel: cemento per pareti e pavimenti, lamine di ottone brunito e ferro per le superfici. Vera e propria finestra su strada dell’hotel di design più originale della città, il bar Straf si affaccia su via San Raffaele e lo popola una clientela che fino a sera inoltrata preferisce di gran lunga sorseggiare un bicchiere di Champagne Perrier Jouët piuttosto che tornare a casa. Alberghi da perdere la testa. Non come l’Overlook Hotel di Shining, grazie al cielo, ma di sicuro anche qui vi lascerete ipnotizzare dagli eleganti gesti di barman che nulla hanno da invidiare allo stilosissimo Lloyd. Hotel Sweet Hotel! 02. Il bar Straf, fiore all’occhiello dell’omonimo design hotel. Ha una clientela affezionata che non sa rinunciare al suo happy hour da godersi metà dentro e metà fuori: la via San Raffaele su cui affaccia è parte integrante della raffinatissima location. 37 design advertorial Macan, il SUV compatto dal DNA sportivo Porsche lancia un’inedita sfida in un segmento quanto mai competitivo e affollato. La nuova Macan strega e fa impallidire le rivali. Venite a scoprirla nei Centri Porsche di Milano. indirizzi Centro Porsche Milano Nord via Stephenson 53 Centro Porsche Milano Est via Rubattino 94 Strade di montagna, strade costiere o asfalto cittadino, c’è solo l’imbarazzo della scelta per l’ultima nata di casa Porsche. Linee filanti e aggressive sposano un carattere dinamico e potente incoronando la Macan la vettura sport tra i SUV compatti (misura 4,68 metri di lunghezza, 1,92 di larghezza e 1,62 di altezza). Grazie alle sue motorizzazioni e alla dotazione di serie estremamente completa, la Macan definisce nuovi standard di piacere di guida ponendosi al vertice del proprio segmento. Il propulsore “top” è quello da 3,6 litri della Macan Turbo, con 400 CV di potenza (294 kW). Sulla Macan S, invece, un V6 da 3 litri eroga 340 CV (250 kW). C’è poi anche il turbodiesel da 258 CV (190 kW), che assume, fra le tre motorizzazioni, il ruolo di modello trainante con una coppia assai generosa a diversi regimi. Per la prima volta in una nuova gamma di modelli Porsche, tutte le varianti sono dotate di serie del cambio sportivo a doppia frizione Porsche Doppelkupplung (PDK) a 7 marce. I vantaggi sono elevate prestazioni in partenza, un cambio marcia estremamente rapido e preciso in grado di soddisfare i più diversi stili di guida, da quello più 36 rilassato e votato al risparmio o quello più aggressivo. Nel fuoristrada, il sistema PDK mostra i suoi vantaggi soprattutto nelle cambiate effettuate senza interrompere la forza di trazione, oltre che nelle salite e discese ripide. Il tutto supportato dal Porsche Traction Management (PTM), la trazione integrale della Porsche 911 Carrera 4 che entra così nel segmento dei SUV compatti. Risultato? Trazione e stabilità di guida superiori. Con consumi compresi tra 6,1 litri di carburante diesel e 9,2 litri di benzina ogni 100 chilometri (NCPE), i tre modelli sono conformi allo standard Euro 6 sulle emissioni. Se si deve affrontare un percorso sterrato il pilota può scegliere la modalità offroad, attivando un tasto nel tunnel centrale, a una velocità compresa tra 0 e 80 km/h. In questo modo, i sistemi pertinenti vengono attivati. Tutti i modelli sono anche dotati del tasto Sport, posizionato a sinistra della leva selettrice del cambio. Se premuto, il sistema elettronico di gestione motore garantisce una reazione notevolmente più rapida all’impulso del pedale dell’acceleratore, il limitatore di giri viene impostato su un livello ancora più rigido e la dinamica del motore acquisisce il suo carattere sportivo. Gli pneumatici della Macan sono quelli tipici di una vettura sport e presentano dimensioni diverse tra l’asse anteriore e posteriore. Questa soluzione va a vantaggio della dinamica di guida e, per di più, sottolinea l’estetica aggressiva della vettura. Come per il look esterno armonioso ed elegante, anche l’abitacolo non accetta compromessi di stile. La ricca dotazione di serie può essere personalizzata in vari modi. È disponibile, tra l’altro, un sistema audio Burmester che rappresenta un caso unico nel suo segmento. Il cockpit presenta le caratteristiche tipiche di una vettura sportiva Porsche: tre quadranti con contagiri centrale. Ciò che attira però lo sguardo è il volante sportivo multifunzione di serie, il cui design è ripreso da quello della 918 Spyder. Ulteriori pulsanti multifunzione inclusi nella dotazione di serie per telefono, radio e computer di bordo e paddle ergonomici fanno sì che le mani rimangano sul volante e la concentrazione sulla strada. Condizione necessaria per domare un “cuore ribelle” che raccoglie in sé prestazioni, efficienza ed emozioni. www.milano.porsche.it È TEMPO DI DESIGN Dopo la settimana della moda di febbraio, Milano torna a essere l’ombelico del mondo in occasione della Design Week che animerà la città dall’8 al 13 aprile. Nel polo fieristico di Rho si terrà il consueto Salone del Mobile, mentre il Fuorisalone si svilupperà come sempre, ma non solo, nei quartieri Tortona, Brera e Lambrate. Il design continua a essere un fiore all’occhiello della nostra italianità. Illustrazione di Luca Yety Battaglia 37 design design I segreti che all’estero ci invidiano dopo gli anni zero Uscito a inizio anno per l’editore Laterza, Dopo gli anni Zero. Il nuovo design italiano è il libro firmato da Chiara Alessi, un’istantanea scattata agli ultimi decenni di progettazione made in Italy, coinvolgendo oltre 200 designer, per lo più under 30, tra neopost, sulpezzisti e integrati, Un settore sempre più inclusivo e “sulpezzista”, che resiste all’influsso della crisi grazie alla capacità di ospitare tanti orientamenti diversi. A parlarcene Chiara Alessi, un’esperta d’eccezione, una che il design lo conosce bene e “da dietro le quinte”. di Marzia Nicolini 02 01 01. Con un’attesa di 300 mila visitatori provenienti da 160 Paesi internazionali, la 53esima edizione del Salone Internazionale del Mobile porta anche quest’anno a Milano tutte le novità in fatto di interior design e arredamento. 38 “Un oggetto di design è il frutto dello sforzo comune di molte persone dalle diverse specifiche competenze tecniche, industriali, commerciali, estetiche. Il lavoro del designer è la sintesi espressiva di questo lavoro collettivo”. Così il celebre architetto Achille Castiglioni definiva il suo lavoro, quello di designer, progettista, creativo, fucina di idee, artista, a volte anche artigiano. Ma a che punto siamo, oggi, con il design made in Italy? Abbiamo posto la domanda a Chiara Alessi, curatrice e critica di design che, appartenendo a una delle famiglie storiche della tradizione del design nostrano, ha sempre avuto un rapporto complesso, articolato, nonché privilegiato, con esso. “Si è sempre trattato di un rapporto contrastato – racconta – a cavallo tra i luccichii cromati della popolazione di oggetti che tutto il mondo conosce e il dietro le quinte, quello che avviene dietro la tenda del presti- giatore, cioè dove le cose si pensano, si correggono e si fanno accadere”. Chiara, che è da poco uscita in libreria Dopo gli anni Zero. Il nuovo design italiano, edito da Universale Laterza, introdotto dal grande Alessandro Mendini, conosce meglio di tutti questo settore, tanto che – analizzando oltre 200 designer italiani – ha creato una sorta di mappatura, suddividendoli per “poetica”. Ecco che, allora, tra i designer del dopo 2000, “l’epifania del design a livello di massa”, troviamo i “neopost” Giulio Iacchetti e Matteo Ragni; i “sulpezzisti” come Luca Nichetto; gli “integrati”, come Gomez Paz; i “soft pop”, un nome a caso Miriam Mirri; i “messaggeri”, tra cui i Joe Velluto; i “rizomati” come il duo Zaven; i “metonimici”, quali i Formafantasma e gli “empiristi”, tra cui Giorgia Zanellato. Un design italiano, quello dagli anni Zero in avanti, “vivace e inclusivo”, nonostante tutto, “capace di ospitare tanti orientamenti diversi, amante dell’ibridazione e in grado di mischiare i riferimenti”. Un design che, continua Chiara, si sta orientando sempre più verso quell’attitudine che lei definisce “sulpezzista”, termine decisamente ampio con cui si intende la padronanza a 360° degli strumenti di produzione, dei processi, delle leve di marketing e comunicazione, della forma, della storia e della geografia del progettare. “Sperando che con tutta questa attenzione al pezzo non ci si dimentichi però della leggerezza e dell’essenzialità”, parte stessa del progetto creativo. Certo è che, anche questo settore – come tutto, del resto, in Italia – è stato fortemente contaminato dalla crisi degli ultimi anni, in particolare nell’ambito della microeconomia, “rubando ai designer la possibilità di errore e il lusso dello spreco, perché quando le cose si mettono male non ci si può permettere di sbagliare, bisogna essere produttivi ed efficienti e marginalizzare”. Tutti aspetti che non sempre fanno nascere le cose migliori. Il nostro design resta però un’eccellenza che all’estero ci invidiano, tanto che “gli stranieri non solo vengono in Italia a farsi produrre gli oggetti (dalle aziende italiane ancora leader del settore) e a pre- soft pop e retro chic, messaggeri, rizomati, metonimici ed empiristi. Una mappatura critica introdotta da un grande quale Alessandro Mendini, che del libro scrive: “è la prima volta che viene compiuta un’analisi critica del più recente design italian”. Disponibile anche in ebook. 03 sentarli (al Salone del Mobile che, nonostante i detrattori, rimane la vetrina internazionale più importante), ma spesso vengono anche a trovare i segreti che custodiscono alcuni sapienti e non delocalizzabili artigiani e tecnici italiani”. Ecco, quindi, che il design italiano diventa un insieme ben assortito di “facce e persone che fanno in Italy”. Tra i suoi favoriti – nella fascia over 30 – Chiara sceglie il bergamasco Riccardo Blumer, esempio di designer di una generazione di mezzo, “perché non riesce a prescindere dalla dimensione umanistica del design, in senso leonardesco”. E se non è stato segnalato nel suo libro, Chiara lo cita perché “mi sembra il miglior interprete di questa componente fusa con quella scientifica: un maestro preoccupato degli allievi (attitudine non scontata nel design italiano), della materia, della forma e della scoperta. Un fantasista del design”. Ma l’invito è a studiare il settore e a lasciarsi guidare dall’istinto e dalle forme. L’appuntamento a questo punto è Salone del Mobile milanese, sinonimo di “pioggia, mal di testa, bricolage, olandesismi, code, calli ai piedi, taxisti lagnosi, giornali stranieri scettici e supponenti”, ironizza Chiara, ma anche di “quattro o cinque cose imperdibili che ripagano la festa”. L’occasione per toccare con mano le sfaccettate personalità del design made in Italy. 02. Classe 1981, curatrice e critica di design, nonché figlia d’arte, Chiara Alessi ha un blog su Il Fatto Quotidiano, Fatto in Italy. 03. Tra Salone e Fuorisalone, la Design Week è sempre un evento di grande richiamo per gli appassionati, che tra gli stand della Fiera e i numerosi eventi cittadini vengono a contatto con i nuovi trend dell’interior. 39 design design Moda o design? Una serie di prodotti che rendono sempre più sottile la linea di separazione dei campi di applicazione del design. .Bijouets - Anello Julia Le forme geometriche sono alla base della nuova collezione di anelli stampati in 3D e progettati dalla designer francese Charlotte Juillard. bijouets-italia.com Dal cucchiaio… alla scarpa L’interdisciplinarietà sta diventando sempre più un fattore vincente nel campo del design e i migliori risultati si ottengono quando i progettisti esulano dal loro solito campo d’applicazione e sperimentano nuovi modi di progettare. Nava Design - Slice di Davide Rota Mobilità, modularità, dinamicità e lo stile di vita del ventunesimo secolo sono i concetti che stanno alla base della nuova collaborazione fra adidas e il famoso designer industriale britannico, Tom Dixon. 40 Esiste un fenomeno nel mondo del design e della progettazione che gli addetti ai lavori considerano fortunato e quasi unico nel suo genere. E non serve scomodare un mostro sacro dell’architettura per dimostrarlo. Lo slogan “dal cucchiaio alla città” coniato da Ernesto Natan Rogers durante la stesura della Carta di Atene nel 1952, per spiegare la capacità dei progettisti dell’epoca di passare da progetti di ridotte dimensioni, a progetti di ampia scala come quelli urbani, è infatti perfetto per introdurre l’incontro (sempre più frequente) tra la figura del designer e il mondo della moda. Come sessant’anni fa, oggi l’interdisciplinarietà è da considerarsi un sinonimo di qualità e di maestria da parte del progettista nell’affrontare un qualsiasi progetto e il lungo e tortuoso percorso che lo caratterizzano. Ma esistono ancora dei progettisti completi, a 360°? E cosa succede se un industrial designer decide di occuparsi di prodotti fuori dal suo target di riferimento? Sono molti i designer e architetti di fama internazionale che si sono cimentati nella progettazione di oggetti che esulano dai loro curriculum classici, ma uno dei binomi meglio riusciti è sicuramente quello tra i progettisti e il mondo della moda. Limited edition, capsule collection, intere collezioni stagionali, gioielli: tutti progetti nati da un’accurata commistione di stili e dall’utilizzo di materiali trattati in modo fresco e ingegnoso. Così anche un Tom Dixon, che ha fatto dell’estetica razionale e della lavorazione artigianale di materiali metallici il suo cavallo di battaglia, diventa uno dei più blasonati designer di un colosso dello streetwear quale Adidas, che gli dà carta bianca per lo sviluppo di un’intera capsule collection che possa evolvere il suo classico stile sportivo ricco di dettagli, in un nuovo stile epurato e minimal. Il medesimo concetto è utilizzato da Kostantin Grcic per passare dalla creazione di oggetti d’arredo tanto semplici quanto tecnicamente ricercati, alla proposta di una collezione di borse per la newyorkese Maharam. Un rapporto perfetto. Tra due mondi che viaggiano spesso su piani differenti. E citando Pascal: “Un rapport parfait entre une chanson et une maison”. G-Star Raw - Reversible Tour Jacket Oki Sato, alias Nendo, ha creato un ADIDAS - TD Boot L’eclettico designer australiano Marc Newson ha orologio da polso che sembra essere The Capsule è la collezione unisex e rinnovato la sua collezione G-Star, dall’aspetto creato tagliando un pezzo di metallo dal carattere minimal tipico di Tom pulito e con influenze dello streetwear targato US. cilindrico, disponibile in 2 varianti: Dixon. Le scarpe sono composte di www.g-star.com Gradiant e Numbers. due soli elementi: tomaia e suola. www.navadesign.com www.adidas.it W-eye - 204 La montatura disegnata da Matteo Ragni esprime una perfetta fusione tra la tecnica di falegnameria e il design attento e armonico, ispirato ai colori della natura e dalla forma a gatto. www.w-eye.it MAHARAM - Frame Bag Kostantin Grcic ha ideato una borsa versatile caratterizzata da uno stile urbano e composta da un corpo in poliuretano tralucente e una struttura in vinile e nylon. www.maharam.com 41 design design seduta d’autore La celebre Poltrona di Proust, realizzata da Mendini nel 1976 pensando al mondo visivo dello scrittore francese. Una poltrona di forma settecentesca incontra alcuni particolari dei quadri di Signac: la texture invade tutta la seduta, disfandone la forma in una specie di nebulosa multicolore. Foto di Carlo Lavatori ALESSANDRO MENDINI LA POETICA DEGLI OGGETTI Difficilmente classificabile all’interno di un’unica categoria creativa, Alessandro Mendini incarna, con il suo poderoso corpus di opere, quella colorata gioia di vivere che fece seguito agli anni cupi del nostro dopoguerra. Il suo atelier, fondato a Milano nel 1989 con il fratello Francesco, è ancora un luogo in cui il pensiero si mette in moto. Con leggerezza e ironia. di Alessia Delisi Foto di Carlo Lavatori Nato a Milano nel 1931, Alessandro Mendini non è solo il protagonista degli ultimi cinquant’anni di architettura italiana: fautore di quella rivoluzione concettuale che negli anni Ottanta nel campo del design, afferma la possibilità di attingere idee e immagini dalla tradizione, abbandonando il problema dell’originalità a ogni costo, nel corso della sua lunga carriera Mendini si è lasciato sedurre anche dal giornalismo, dall’editoria, dall’arte e dalla pittura. I suoi oggetti sono ormai entrati a far parte dell’immaginario storico contemporaneo, da quelli realizzati per Alessi fino al Mobile Infinito con cui nel 1981 vinse il secondo Compasso d’Oro, passando naturalmente per la celebre Poltrona di Proust, dedicata allo scrittore della Recherche. Oltre che un protagonista dell’architettura e del design, lei ne è anche un critico e un teorico: suo è ad esempio il concetto di “design banale” inteso come codice estetico che ammette la citazione e che in questo modo riabilita l’inautenticità, l’incongruenza e l’incompletezza. Come si concilia quest’idea con il determinismo insito in ogni progetto? In un’epoca come questa di incertezze politiche, sociali e culturali, ogni progetto che si ponga come determinista mi sembra sia in errore. I progetti de42 vono oggi essere aperti, disponibili e sufficientemente dinamici da potere assorbire aggiustamenti nel percorso. Con il claim Interiors of Tomorrow, la scorsa edizione del Salone Internazionale del Mobile prometteva di riempire di innovazione i padiglioni del quartiere fieristico di Rho. Come vede il futuro del design? Il design oggi ha tante possibilità, ma ogni strada aperta è percorribile con breve e difficile visibilità. Bisogna solo sperare che torni un po’ di luce. Design e artigianato: come cambierà secondo Lei il mondo del design quando fabbricazione digitale e stampa 3D saranno realtà consolidate? La trasformazione del rapporto fra design e artigianato è in pieno svolgimento e certamente, al di là della mitologia e della retorica, l’adozione delle stampanti 3D è un vero avvenimento. Cosa ne pensa della dialettica tra la vetrina degli spazi di Rho-Pero e la dimensione di spettacolarità che contraddistingue invece il Fuorisalone e i suoi distretti? L’anarchia degli avvenimenti del Fuorisalone e dei distretti è molto salutare al burocratismo merceologico che si svolge dentro la fiera di Rho. A partire dalla via più cinese del capoluogo meneghino, nasceva lo scorso anno il Fuorisalone Sarpi Bridge che promette di diventare il nuovo ponte di collegamento tra Oriente e Occidente. La Cina è vicina? La Cina è vicina al di là di quanto avviene in via Sarpi. Tutto il nostro sistema design ha ed avrà sempre più dei rapporti strutturali con la Cina: nella scuola, nella progettazione, nell’industria, nella cultura. Il numero dei ponti fra Oriente e Occidente continua ad aumentare. Tra le design week internazionali ce n’è una che secondo lei potrebbe fare concorrenza a quella milanese? Credo che per ora le Design Week sparse nel mondo non abbiano la forza né energetica né dimensionale per mettere in crisi la nostra tradizione. Anche se certi picchi culturali sono più forti in città lontane da Milano. Lei è ormai un personaggio assai affermato, nel corso della sua lunga carriera si è mai sentito un principiante? La domanda è simpatica e la mia risposta sarà retorica: sì, io mi sento tuttora un principiante. C’è un luogo a Milano che ha ispirato qualcuno dei suoi progetti? Il luogo di affezione che ha fatto da incubatore dei miei pensieri e dei miei progetti è la bellissima casa metafisica dove sono nato, disegnato nel 1930 dall’architetto Piero Portaluppi. È un esempio di una Milano Doc. 43 style style Harrington jacket Diverse interpretazioni di un classico capospalla maschile per la primavera. etnia barcelona Occhiale da sole realizzato in collaborazione con gli archivi Klein. Herno Baracuta Jaggy Giubbino in cotone stretch lavato. Giubbino in cotone con fodera in tartan. Giubbino in cotone e nylon. www.herno.it www.baracuta.com Fred Perry Henri Lloyd Lacoste Giubbino in cotone con fodera stampata. Giubbino in cotone e nylon. Giubbino in gabardina di cotone. www.fredperry.com www.henri-lloyd.it www.lacoste.com K-Way Blauer Refrigue Giubbino in nylon traspirante. Giubbino in nylon con due tasche. Giubbino in nylon quattro tasche. www.k-way.com. www.blauer.it www.refrigue.com jacob cohen Giubbino in pelle con trattamento effetto vintage e fodera stampata. re-hash Pantoloni Canaletto in gabardina comfort e vestibilità slim fit. Blue shadows timberland Scarpa da barca in pelle con suola in gomma translucida riciclata. La semplicità essenziale della stagione estiva si esprime nella collezione Calvin Klein Collection attraverso i classici del guardaroba maschile, decostruiti e rivisitati in materiali ispirati al mondo dello sport e declinati in una palette di blu. di Luigi Bruzzone 44 45 WhEels Wheels Voitures (plus) en rose Le donne al volante sono cambiate. E con loro le auto. Non più pratiche e con poco appeal ma piuttosto energiche urban car filanti e sportive. Con un’opzione comune: essere ultra personalizzabili. Meglio se uniche. di Ilaria Salzano 02 03 04 01 01. A1 è disponibile nelle versioni, Attraction e Ambition: entrambi si possono integrare con il pacchetto Media Style che offre personalizzazioni estetiche e non solo. 02. Citroen DS3 DS World Paris è caratterizzata da allestimenti così ricercati da essere stata prodotta in sole 15 unità. 46 Addio monovolume e station wagon esclusivamente pro famiglia, le “compagne” del traffico quotidiano vengono sapientemente valutate a tavolino da chi le guida ogni giorno, automobiliste comprese. Loro, le donne, sono infatti diventate una fetta di mercato appetibile e irrinunciabile per i brand, tanto da offrire centinaia di soluzioni ad hoc. Ovviamente alcuna discriminazione in merito, ma solo una vera e propria amplificazione dell’offerta, venuta fuori da approfonditi studi di target: ecco allora che studentesse, mamme e mogli, giovani e non, tanto esigenti che basterebbe la metà, si trovano di fronte decine di “auto a spillo” tra cui scegliere. Niente paura, aboliti i femminismi dei decenni passati (dalle palette rosa per gli allestimenti, ai portascarpe sotto il sedile), questa volta solo vetture a cui è impossibile chiedere di più. Eleganti, trendy, green, emozionali, o turbo. Arrivata in concessionaria, la donna non rinuncia all’auto che le somiglia. Non sembra esserci una regola generale, ma se il portafogli lo consente, l’importante è che sia per lo più unica. Da Citroën arriva la DS3 Ds World Paris: ispirata all’Art Deco, è un gioiello di eleganza parigina, dove il colore mat della carrozzeria si unisce a cerchi da 17’’ dall’effetto diamantato, intonati con il marrone del tetto e dei gusci dei retrovisori esterni. Un modello esclusivo che, dalla scelta dei materiali ai rivestimenti, punta al top qualitativo, così da essere prodotto in appena 15 unità. Una versione tutta speciale arriva anche da Smart con la ForJeremy, per chi lo spirito della metropoli ce l’ha nel sangue ed è sempre a caccia di originalità. Alla due posti spuntano in coda due ali verticali e, con un allestimento total white, al volante non si passa certamente inosservate. Del resto quando a metterci le mani sono gli stilisti, la promessa di avere gli occhi addosso una volta a bordo è quasi sempre mantenuta. Specie in questo caso, dove a firmare il modello è Jeremy Scott, curatore in America di icone come Madonna. Tre le urban car, ovviamente poi c’è sempre Mini a imporsi come premium nel segmento. Con l’edizione 2014 guadagna qualche centimetro in lunghezza e in larghezza e, oltre a proporre i motori più green di sempre, aumenta a dismisu- ra le configurazioni della vettura: “Mini è sempre piaciuta alle donne perché è propriamente una vettura maschile. È, poi, con un’ampia personalizzazione che le abbiamo conquistate nel tempo”, afferma Carlo Botto Poala, responsabile marketing di Mini Italia. Ora 12 colori per gli esterni, 5 Colour Line per l’abitacolo e 10 design per i sedili si uniscono a due nuovi “mondi” di toni e materiali nei pacchetti di stile interno “Yours”. Tra le auto dai tratti più vigorosi c’è anche la piccola di casa Audi. Sponsorizzata da Federica Pellegrini sin dal lancio, l’A1 si rivolge alle guidatrici tenaci ed energiche, che non si spaventano a premere l’acceleratore: è proposta con un 1.4 TFSI da 122 CV con cambio S-Tronic in rosso Misano, proprio come una vera super car, con la possibilità di cambiare lo stile dell’auto anche dopo l’acquisto, modificando ad esempio il colore dell’arco del tetto. Se alle linee filanti e alla guida sportiva si aggiunge anche il piacere di una posizione rialzata, non si scampa dal sempre più affollato mondo dei minicrossover. Tra i modelli meno ingombranti emerge l’eclettica e grintosa Nissan Juke. Osare è possibile e gestire le dimensioni anche, grazie alla retrocamera per il parcheggio che visualizza le immagini sul touchscreen del Nissan Connect utilizzato anche per la navigazione e l’intrattenimento: un’ottima compagna per la città e per il tempo libero. Ai lunghi viaggi e al comfort ci pensa anche Fiat, soprattutto quando la famiglia si allarga: 500L Living è una compatta in grado di offrire capacità di carico da record (da 638 litri fino ai 1704 con seconda fila reclinata), modularità e stile: 282 combinazioni possibili con confortevoli sedili, che piegati diventano anche tavolini, si aggiungono a tutto ciò che serve per ospitare a bordo fino a 7 persone. Non a caso questa versione viene chiamata Living e si è rivelata una formula vincente: comode dimensioni interne e finiture di pregio hanno saputo riportare i canoni del made in Italy in USA, e nel frattempo, la vettura, rimasta abbastanza piccola fuori, ha mantenuto quella carica contagiosa della 500 di una volta. Amanti del vintage, pretenziose o no, le donne – in fondo si sa – si conquistano sempre con le vecchie maniere. 03. Fiat offre la possibilità di scegliere tra 19 colorazioni esterne che, abbinate alle varianti cromatiche per interni e cerchi in lega, assicurano ben 282 combinazioni di personalizzazione. 04. Mini, giunta alla terza generazione, guadagna in lunghezza: sono circa 10 i centimetri in più a tutto vantaggio dello spazio interno. 47 hi tech hi tech Migliorarsi la vita Ecco alcune proposte di app e device per rendere più “performanti” alcuni aspetti della nostra esistenza. D-Link - EyeOn Baby Monitor Progettata in modo da poter essere controllata ovunque da smartphone e tablet, la baby cam sorveglia lo stato di veglia o di sonno del neonato. www.d-link.com REAL APP: NON SOLO DOMOTICA Quando smartphone e tablet prendono letteralmente in mano la situazione: a casa, nell’orto, in vacanza, nel mondo dello sport. di Paolo Crespi Philips - Hue Sistema di illuminazione domestica a LED, controllabile direttamente dal web attraverso Flower Power di Parrot è un device che ci assiste nella cura delle piante grazie a un sensore wireless e a un’app dedicata che ci avverte, ad esempio, quando è ora di annaffiarle. 48 In attesa che “l’Internet delle cose” cessi di essere un bellissimo slogan ed entri finalmente in azione, sono decine le utility che, sotto forma di piccole app scaricabili gratuitamente dagli store di Apple e Android, hanno iniziato a cambiare (non sempre in meglio, a volte la complessità lascia al palo anche molti nerd) il nostro rapporto con i device hi-tech di nuova generazione, programmabili e controllabili a distanza, anche in remoto. Dai droni che planano silenziosamente sopra le nostre teste registrando tutto ciò che passa sotto l’occhio implacabile di telecamere e sensori, ai frigoriferi intelligenti che ci avvertono quando i nostri cibi preferiti stanno per scadere o finire, ai sistemi di illuminazione, diffusione sonora e monitoraggio delle nostre abitazioni: allarmi, apparati di sicurezza e antincendio, teleriscaldamento, soluzioni per programmare e mutare in tempo reale le diverse ambientazioni o “scene” della casa intelligente. Fino ai kit sportivi che permettono di allenarci in modo quasi scientifico, analizzando la dinamica di ogni singolo colpo segreto di tennis, baseball o golf, mentre ci rilassiamo “shuffolando” in cuffia la nostra ultima playlist. Il campo applicativo è vasto e limitato al momento solo dalla fantasia degli sviluppatori, dalla lungimiranza dei produt- tori e dalla nostra capacità di spesa. Capita così di sorprenderci a parlare (telematicamente) con le piante in vaso del nostro terrazzo, per sapere se hanno bisogno di più aria, luce, acqua o fertilizzante. E un attimo dopo ritrovarci a spiare, complice il Wi-Fi, il respiro e l’aria beata del nostro primogenito che dorme nella stanza accanto o a migliaia di chilometri di distanza. Per non parlare delle app trasversali che hanno trasformato iPad, iPhone e concorrenti in telecomandi universali, utilizzabili anche come “second screen” per continuare a vedere e commentare sui social network la nostra serie Tv preferita. Qui le soluzioni proprietarie lasciano volentieri il posto a quelle che si appoggiano, per funzionare, al protocollo Internet e agli standard wireless più consolidati. Siamo nel campo dell’intrattenimento, dove la nostra abilità nel muoverci sugli schermi touch si è formata in anni di videogiochi sottratti al lavoro o allo studio su telefonini e console portatili. E dove non sono più un mistero nemmeno i giroscopi e i sensori di movimento, che servono a imprimere comandi e direzioni nuove agli elettrodomestici 2.0 e agli altri gadget che stanno cambiando via via stili e abitudini della nostra vita, con la promessa di semplificarla. Forse. il proprio smartphone o tablet. Negli Apple Store e su Apple.com. www.philips.it Zepp - Golf Tutti i dati che servono ad analizzare le performance di un tiro sul green. Con una app che ti aiuta a migliorare tecnica e velocità di esecuzione. www.zepp.com Nest - Nest Protect Termostato e segnalatore di fumo in un unico prodotto intelligente e di facile installazione. Ideale per gestire uffici e seconde case. www.nest.com Philips - In.Sight+ Controllo remoto in streaming audio/video ad alta definizione mediante Wi-fi, 3G o 4G. Con visione notturna per vedere il tuo bambino anche al buio. www.philips.it 49 WEEKEND WEEKEND Polvere e speroni Arrivare alla sera stanchi, rilassati e con il sorriso sulle labbra: raro che capiti dopo una qualsiasi giornata di lavoro in città, più probabile se si finisce un weekend sotto un patio, con un paio di stivali ai piedi, le mani doloranti e la camicia che sa di cavallo. di Andrea Zappa 02 sul web www.ranch-academy.com www.ranchsilvercreek.com www.tenutadellargento.it fino all’ultima sgroppata Il 17-18 maggio si tiene presso il Cowboys’ Guest Ranch di Voghera l’American Rodeo Show, una festa in tipico stile americano che culmina con la sfida all’interno dell’arena coperta PalaTexas (oltre 1400 posti a sedere) tra i migliori cowboy europei nelle tre diverse discipline del rodeo, il bareback riding, il saddle bronc riding e il bull riding. www.cowboys.it 01 01. Natalia Estrada effettua un heelshot con il rope per mettere in sicurezza un vitello durante un branding. 50 Nel 1991 uscì al cinema una commedia con Billy Crystal intitolata Scappo dalla città - La vita, l’amore e le vacche: storia di tre amici che, sull’orlo di una crisi esistenziale dalle motivazioni più diverse, decidono di improvvisarsi cowboy e andare nel West per scortare una mandria di bovini. Partendo dal presupposto che nel lavoro in sella non c’è nulla di improvvisato e prendendo con le dovute pinze la filosofia spicciola che emerge dalla pellicola, è indubbio che scappare dalla città può essere un vero toccasana. Sempre più persone, infatti, sentono la necessità di ritrovare un contatto con la natura purtroppo dimenticato, riscoprire valori antichi e genuini, cercando di lasciarsi alle spalle per qualche giorno le frenesie “iperanabolizzate” della vita quotidiana. Sono molti i modi per farlo; alcuni, spinti dall’amore per un animale nobile come il cavallo, decidono di compiere questo passo indossando cappello e stivali e riscoprendo il lavoro tra la polvere di un ranch. Ne sanno qualcosa Drew Mischianti e la sua compagna, Natalia Estrada, che da tempo abbracciano una precisa filosofia di vita e la condividono, con chi desidera farla propria, attraverso la scuola Ranch Academy. “La nostra è fondamentalmente un’equitazione sentimentale – spiega Drew – la cosa più importante è imparare a sentire il cavallo, instaurare con lui un rapporto profondo. Lo consideriamo una specie di Caronte che ci porta dall’altra parte: in mezzo a quella natura che ci rende liberi. Si potrebbe definire una sorta di rivoluzione rurale, un tornare alla campagna e ai suoi valori semplici. Sia ben chiaro, non abbiamo la presunzione di educare nessuno, pensiamo solo che spendere del tempo in questo modo possa far passare un sacco di paturnie proprie della vita di città, dove stress e competizione dettano legge”. Ranch Academy sembra essere un universo trasversale che accomuna in sella tanto l’elettricista quanto il notaio o l’avvocato. “Ci stiamo accorgendo che sempre più professionisti, magari anche a capo di grandi aziende, vengono da noi perché vogliono in qualche modo ritrovare loro stessi, senza dover dimostrare niente a nessuno. Cerchiamo di vivere la natura e il cavallo con grande tecnica, tradizione e cultura, ovviamente non è detto che questo tipo di approccio sia per tutti”. La scuola ha sede tra le colline asti- giane, ma i clinic e i corsi si svolgono spesso in giro per l’Italia. Le possibilità per chi vuole iniziare ad approcciarsi a questa filosofia e vivere il cavallo come un compagno di lavoro sono innumerevoli: a inizio aprile si tiene ad Asti il Traditional Ranch Roping Clinic & Branding, una due giorni dedicata all’arte dell’utilizzo del rope oltre che alla tecnica di marchiatura dei vitelli. Nel weekend del 12-13 dello stesso mese a Predappio, nei pressi di Forlì, in collaborazione con il Wolfpack Ranch sarà la volta del corso Working Ranch Cowboy School, per imparare a muovere i primi passi nella gestione della mandria al pascolo. Chi invece si sente pronto per un trekking serio può mettersi alla prova il 19-20 aprile montando il proprio cavallo o quelli del Silver Creek Ranch in occasione dell’Easter Pack Trip - Trekking & Camp nel basso Monferrato. “La nostra idea di trekking non è quella di sedersi in sella e mettersi in fila indiana per sei ore – racconta Natalia Estrada – tutto è sempre visto come propedeutico al lavoro con il cavallo. Ci portiamo dietro anche gli animali da soma con i quali trasportiamo le tende e i viveri per i partecipanti. Le tende sono quelle ame- ricane in canvas e si dorme sotto le stelle nei bedroll, una specie di sacco a pelo imbottito, fatto anch’esso in canvas, che possiede un piccolo materasso al suo interno. Durante un’uscita di questo genere ci si esercita sempre al controllo del cavallo in ogni situazione, dal guado di un fiume al superamento di qualsiasi ostacolo naturale”. Ma l’appuntamento unico nel suo genere per chi porta gli speroni già da qualche tempo è sicuramente il Raduno di Autunno a Civitavecchia presso la Tenuta dell’Argento. “Il bestiame vive al pascolo sui monti della Tolfa e sono necessari due o tre giorni per riunirlo – spiega Natalia Estrada – si lavora da mattina e sera, sono giornate molto intense anche perché, una volta radunati i capi, ogni animale viene controllato, vaccinato e marchiato, per poi essere liberato nuovamente”. Senza dubbio un’esperienza insolita e affascinante quella di settembre, capace di rendere ancora più indissolubile quel binomio tra cavallo e cavaliere che esiste fin dalla notte dei tempi. Facendo rientrare chi vi partecipa in quella categoria di persone che, come sostiene Drew Mischianti, “preferisce perdersi tra i boschi che ritrovarsi in città”. 02. Dopo una lunga giornata di lavoro, Drew Mischianti riconduce nei pascoli una piccola remuda di cinque cavalli. Foto di Natalia Estrada. 51 WELLNESS wellness Per lui e per lei Dai classici percorsi termali ai rituali di ispirazione orientale. A ogni coppia il suo momento magico. Benessere per due Weekend a Parigi? No, grazie. Oggi, l’idea giusta per festeggiare anniversari e ricorrenze è concedersi un soggiorno in beauty farm, con trattamenti ad hoc da assaporare insieme. di Simona Lovati Un momento di relax nell’area acqua del Fonteverde Tuscan Resort & Spa. Un luogo che ha saputo amalgamare la vocazione e l’amore per la natura al rigore della ricerca scientifica più all’avanguardia per il benessere del corpo. 52 La nouvelle vague delle Spa ha cambiato il nostro stile di vita. Del resto, specie nel nostro Paese, che può vantare una cultura termale millenaria, dall’evoluzione delle tradizionali thermae romane ai più articolati centri benessere moderni il passo è stato davvero breve. Tant’è che appena dieci anni fa era improponibile e poco concretizzabile pensare di regalare alla nostra dolce metà un’esperienza unica in beauty farm, magari completa di soggiorno, massaggi e degustazione di cocktail analcolici e primizie di frutta a bordo piscina. La wishlist delle formule più conosciute e apprezzate comprende il canonico circuito benessere-termale, con passaggi nelle piscine a diversa temperatura, percorso Kneipp per stimolare la circolazione sanguigna degli arti inferiori e infondere una piacevole sensazione di leggerezza e freschezza. E ancora, sauna e bagno turco per rilassare la muscolatura e favorire l’apertura dei pori a livello epidermico, con conseguente eliminazione delle tossine, e docce ad affusione, che ricreano un vero e proprio effetto pioggia che accarezza la pelle. Senza contare lo sconfinato ventaglio di massaggi, da praticare anche in cabina doppia e privata. Via libera dunque a tecniche relax per concedersi un puro momento di evasione, e a manualità rigeneranti, con lo scopo di rilanciare il turnover epidermico e cellulare, apportare ossigenazione ai tessuti cutanei e conferire idratazione e nutrizione. Sul fronte ingredienti, sì a complementi romantici e profumatissimi, come rose, orchidee, perle e champagne. E se wellness fa rima con emozioni, per sublimare la short stay dei propri ospiti, immancabili sono le proposte gourmet, per stuzzicare il palato e non solo. Ne è un esempio il Simposio del Gusto, organizzato a dicembre scorso dal CastaDiva Resort & Spa sul Lago di Como. Obiettivo della kermesse, celebrare l’eccellenza della cucina italiana e internazionale. Ai fornelli si sono alternati chef stellati conosciuti in tutto il mondo: Davide Oldani, Massimo Spigaroli, Gianni D’Amato, Marco Sacco, Anatoly Komm, Alessandro Circiello con Alessio Mecozzi, Andrea Berton e Antonino Cannavacciuolo. Palazzo Gattini Villa Eden CastaDiva Resort & Spa Matera è il luogo ideale per una Quando Merano incontra i sapori Destinazione Blevio (CO) per pro- fuga romantica. Il rituale inizia con del mare. Dopo un gommage iodato vare un massaggio decontratturante un scrub corpo ai petali di rosa e con i sali della Sicilia per eliminare le alle candele al burro di karité, un trat- champagne, seguito da un massaggio cellule morte, si passa a un massaggio tamento viso Vitality e un percorso parziale con i boccioli del fiore e una con paté di alghe, che nutrono la pel- benessere privato in una delle quattro tisana aromatizzata alla rosa. le e la rendono morbida e idratata. Spa Suite a disposizione. www.palazzogattini.it www.villa-eden.com www.castadivaresort.com Terme di Fontecchio Fonteverde Tuscan Resort & Spa Lido Palace A Città di Castello (PG), la proposta A San Casciano dei Bagni (SI), il A Riva del Garda il rituale si apre con si chiama “Coccole per due” e pacchetto Risveglio di primavera bagno al cocco e bacche di goji, segue comprende un soggiorno di due o tre include pernottamento, colazione, un’esfoliazione al ginger, wasabi e giorni con accesso al percorso Salus massaggio rigenerante, accesso alle bambù, un impacco a base di baobab per Aquam, due massaggi in coppia piscine termali, percorso Bioaquam e mango, si termina con un massaggio Super Relax e un trattamento viso. con idromassaggi e percorso etrusco. all’orchidea e polvere di perle. www.umbriabenessere.eu www.fonteverdespa.com www.lido-palace.it 53 overseas overseas RIKSGRÄNSEN ARCTIC EXPERIENCE Dal 13 al 16 marzo si è svolto l’Haglöfs Arctic Weekend. Freeride, alpinismo, snow kite e arrampicate sul ghiaccio sono solo alcune delle esperienze che si possono vivere in questo angolo della Lapponia svedese, dove l’aurora boreale fa da cornice a scenari mozzafiato. di Stefano Ampollini 02 come costruire un igloo A cosa servono i legnetti che vengono posti sulla cupola di un igloo? Per capire quando fermarsi a scavare dall’interno prima che la neve compattata in precedenza ci crolli addosso. La prossima edizione dell’Haglöfs Arctic Weekend si svolgerà dal 12 al 15 marzo 2015. sul web www.haglofs.com www.riksgransen.se www.alpinepassion.com 01 01. Freeride a Riksgränsen. Tra le guide di Haglöfs ci sono alcuni atleti del Free Ride World Tour come Lotten Rapp e guide esperte cresciute proprio qua come la vulcanica Johanna. Foto courtesy Haglöfs/ Hans Johansson. 54 Riksgränsen è un resort a 300 km sopra il Circolo polare artico, in una regione della Lapponia svedese schiacciata tra le miniere di ferro di Kiruna e le montagne norvegesi che proteggono il porto di Narvik. L’espressione “fuori dal mondo” qua trova ragioni molto realistiche per essere adottata. Le montagne sono in realtà dei giganteschi panettoni che raramente superano i 1000 metri di altezza, ma il fascino sta proprio nel fatto che questi rilievi fanno da cornice a spianate interminabili dove l’occhio si perde nell’orizzonte di luci a tratti rosa. Un panorama surreale che ricorda quello dei deserti del Maghreb, con la differenza che qua tutto è bianco per molti mesi l’anno e al posto di carovane di fuoristrada e dromedari puoi trovare file di escursionisti con le pelli di foca e moto- slitte. Difficile immaginare un luogo migliore per provare ogni sorta di esperienza artica, lontani dalle rotte del turismo di massa, ma con i servizi giusti e necessari perché la vostra vacanza non diventi un inferno. A Riksgränsen ci si può arrivare in treno da Kiruna, cittadina di circa 17 mila abitanti famosa per le sue miniere di ferro e per i suoi ricchi salari (i minatori qua guadagnano anche 5000 euro al mese). La città ospita un piccolo aeroporto con voli giornalieri da e per Stoccolma. Qui chi non è impegnato sotto terra è facile che decida di dedicare la sua vita al territorio e ad attività sportive all’aria aperta. Alpinismo, freeride, snow kite, arrampicata sul ghiaccio sono pratiche del tutto normali da queste parti e Riksgränsen di fatto è un gigantesco parco giochi dove speri- mentare tutto questo e molto altro. Il periodo migliore? Certamente da marzo a maggio, quando il clima si fa più temperato e le tormente di neve lasciano spazio a giornate soleggiate, anche se brevi, con la possibilità di ciaspolate notturne alla ricerca della perfetta aurora boreale. Alcune aziende, come la svedese Haglöfs, sono solite radunare qua collaboratori e clienti per vivere tutte le emozioni del Circolo polare artico. Quest’anno, dal 13 al 16 marzo, oltre 100 persone si sono ritrovate quassù per vivere l’Haglöfs Arctic Weekend e testare tutte le novità di questo marchio, leader assoluto in Scandinavia per l’abbigliamento tecnico outdoor e le attrezzature da montagna, con una fortissima attenzione al tema della sostenibilità (il 30% dell’abbigliamento è realizzato con materiali riciclati e l’obiettivo è di arrivare al 50% entro il 2015). Il rispetto per l’ambiente, d’altra parte, è nel DNA di questo popolo che ogni giorno, da secoli, deve lottare per sopravvivere in un territorio spesso ostile ma al tempo stesso amico e compagno. Pochi giorni a Riksgränsen possono bastare per riconsiderare il nostro approccio verso le montagne, il mondo che ci circonda, i nostri stessi ritmi di vita e le nostre necessità. Le stanze sono loculi non più grandi di 10 metri quadrati, e quello che a prima vista appare come una scomodità risulta alla fine sufficiente a soddisfare ogni esigenza. D’altra parte qui si vive costantemente all’aria aperta, oppure all’interno del resort ma sempre in contatto e relazione con gli altri, privilegiando il senso di comunità. Stanze più ampie e confortevoli significherebbero spazio rubato alla natura e tempo bruciato alla convivialità, spesso realizzata in saune o in vasche calde all’aperto. Lo stesso vale per gli orari: si mangia presto, si dorme presto e ci si sveglia presto, perché il resto è superfluo. Alcuni eroi locali, come il mitico Ola Skinnarmo, primo svedese a raggiungere nel 1998 il Polo Sud in solitaria, possono aiutare a spingersi ancor più all’estremo: l’esperienza di dormire in un igloo sotto il cielo multicolore di un’aurora boreale dopo averlo costruito con le proprie mani, grazie ai consigli di Ola, è qualcosa che certamente ripaga ogni sforzo e le tante ore spese per arrivare fin quassù. 02. Un’esperienza artica è anche l’alternarsi di giornate favolose ad altre nelle quali tormente di neve impediscono qualsiasi attività. Foto di Stefano Ampollini. 55 food food Le vetrine del Stefano Vergani negozio Vergani in via Panettone tutto l’anno Mercadante 17. Nella pagina accanto Stefano Vergani Dal 1944 la famiglia Vergani produce il dolce più famoso di Milano: il panettone. Dopo quattro generazioni di pasticcieri e settant’anni di tradizioni immutate nel tempo, è finalmente iniziata una nuova avventura, forse la più difficile: convincere i milanesi che panettone non significa solo Natale. (a sinistra nella foto) e tutta la grande famiglia di pasticcieri milanesi. di Filippo Spreafico Foto di Enrico Suà Ummarino Iniziamo con una provocazione: come si riesce a conciliare un prodotto dalla lavorazione così lenta e tradizionale con una città sempre di fretta come Milano? Nel mondo alimentare la lavorazione lenta è spesso sinonimo di qualità e i milanesi questo lo sanno: devono semplicemente imparare a prendersi, quando serve, un momento di pausa. E non è una novità: a Milano siamo molto attenti alla qualità delle nostre pause! Direi soprattutto in un momento storico come questo. Sì, perché sostanzialmente nel nostro settore, negli ultimi 15 anni, si è verificato un duplice cambiamento: da un lato il prodotto industriale ha accelerato la sua rincorsa alla completa automazione, portando all’appiattimento tanto dei costi quanto delle caratteristiche del prodotto stesso; dall’altro, come diretta conseguenza, il consumatore ha cominciato a dimostrarsi particolarmente attento per l’offerta tradizionale e molto curata. S’è creata una forbice: prodotti tutti uguali e di contro prodotti d’eccellenza. La via di mezzo è venuta a mancare. In questo contesto com’è nata l’idea di un negozio Vergani? L’idea in realtà era latente già da molto tempo. Il processo che ha portato le aziende milanesi produttrici di panettone a scomparire una a una ci ha reso consapevoli sempre più della nostra unicità. E siamo orgogliosi di questo, di fare ancora il panettone con ricetta tra56 dizionale e di farlo a Milano. Da qui nasce l’idea di avere anche un posto dove proporlo secondo quella che è la nostra filosofia. Del resto oggi prevale la grande distribuzione e certi discorsi di altissimo livello qualitativo e di ricerca di materie prime selezionate sono un po’ difficili da fare in quell’ambito. Avere il proprio punto vendita dove decidere di offrire la nostra idea di prodotto è stato il passo successivo. Il problema erano le risorse. Qual è stato allora il fattore decisivo? La parte produttiva assorbiva gran parte delle nostre energie: quando è entrata in azienda la quarta generazione Vergani abbiamo finalmente avuto la possibilità di dare corpo alle nostre idee e di realizzare il progetto, anche dal punto di vista della creatività. Nel negozio di via Mercadante 17 proponete i vostri panettoni tutto l’anno: c’è stata una riorganizzazione dell’aspetto produttivo? In parte. Da qualche anno infatti produciamo impasti di panettone anche fuori dal periodo natalizio, ma sempre su richiesta, per la maggior parte di clienti stranieri: all’estero il panettone viene percepito meno come un prodotto legato alle festività. Come cambierà la vostra offerta durante l’anno? Il panettone classico e tradizionale lo offriremo sempre, 365 giorni l’anno, con due opzioni: la fetta in caffetteria o il formato intero da portarsi a casa. Ovviamente i formati durante l’anno si spostano su dimensioni un po’ più piccole rispetto al panettone da un kilo che vendiamo sotto Natale. Oltre a queste costanti, durante l’anno si faranno delle proposte coerenti con la stagione: ad esempio per l’estate stiamo pensando al gelato al panettone e al panettone ripieno di gelato. Che tipo di clientela si incontra in negozio? Ci sono varie tipologie, da quello che cerca il panettone e se ne mangia una fetta con il caffè del mattino, a chi invece viene per provare il prodotto particolare e sempre nuovo. Inizialmente, nelle prime fasi, erano di più gli adulti, ma ora anche l’età si sta abbassando: se le persone più mature si ricordavano del panettone milanese e l’hanno ritrovato, i più giovani stanno invece imparando adesso a conoscerlo. Pensa che Milano sia pronta per far colazione con il panettone anche in primavera o in autunno? È un desiderio che si percepisce anche parlando con la gente. È innegabile, il panettone è diventato il dolce di Natale. Ma ci siamo dimenticati del fatto più importante: è soprattutto un dolce buono. Se il panettone mi piace, perché non dovrei volerlo tutto l’anno? Anche per questo motivo faremo tante varianti, ma sempre nel rispetto del panettone originale, che alla fine è quello che cerca il cultore del prodotto, con i suoi pezzi di arancia candita e la sua morbidezza unica. Se fatto bene, il panettone è un dolce straordinario, equilibrato nei profumi e nei sapori, un dolce che non stanca mai. 57 food food La ricetta dello chef KOKICHI TAKAHASHI Lo chef Kokichi Takahashi ci propone uno dei piatti che ogni giorno prepara nella cucina del ristorante Al fresco. Ha incontrato la gastronomia italiana nel suo Paese, il Giappone. Poi ha deciso di perferzionarsi e così, fatti i bagagli, si è trasferito in Italia a Milano dove, ha messo a punto negli anni una cucina fatta di piatti classici e semplici. Ora lo chef è alla guida del ristorante Al fresco, che ha aperto le porte in via Savona lo scorso ottobre con il desiderio di attirare chiunque abbia voglia di cibo sano, in un luogo di grande relax. Uova di fattoria in camicia con broccoli, crema di parmigiano con pepe di Sarawak con lardo pestato di Carolina Saporiti Quando si è trasferito in Italia e cosa l’ha convinta a lasciare il suo paese, il Giappone, per Milano? Sono arrivato qui dal Giappone tredici anni fa, nel 2001. Lavoravo in un ristorante italiano e a un certo punto mi è venuta voglia di vedere la cucina italiana vera. Volevo osservarla dal vivo e così mi sono trasferito a Milano, dove ho girato diverse cucine prima di arrivare qui, Al fresco. E come ci è finito nella cucina di un ristorante italiano in Giappone? La mia prima esperienza è stata in un locale che faceva spiedini. Lo chef con cui lavoravo ha poi aperto una trattoria di cucina italiana e mi ha chiesto di seguirlo, avevo 18 anni. Poi, negli anni, ho lavorato in altri ristoranti: è importantissimo per uno chef vedere più cucine e conoscere diversi metodi di lavoro. C’è un’esperienza, tra queste, che è stata fondamentale per arrivare fino a questo punto? Lavorare nella cucina de Il luogo di Aimo e Nadia (ristorante storico di Milano, in via Privata Raimondo Montecuccoli, NdR) con gli chef Alessandro Negrini e Fabio Pisani è stata senz’altro l’esperienza più utile e anche quella che mi è piaciuta di più. Alessandro e Fabio sono stati due maestri importanti per conoscere la vera cucina italiana. A Milano ci sono tanti tipi di cucina “italiana”, quella con contaminazioni francesi, quella influenzata da sapori 58 giapponesi... Per loro la cosa più importante è invece la ricerca del prodotto italiano “speciale” e io mi sono appassionato a questo tipo di cucina. Molti chef italiani raccontano di infanzie passate ai fornelli insieme alle loro mamme e nonne. È stato lo stesso per te? In effetti anche nella mia scelta c’entra la famiglia. Mio zio, che oggi fa il pescivendolo, da giovane era cuoco per una società di catering. Ricordo che cucinava sempre per la famiglia quando era a casa e c’era sempre molta attesa per il suo ritorno. La mia passione per la cucina è nata così, cucinando con lui. C’è qualcosa di giapponese nella sua cucina? No, la mia è cucina italiana. Non solo italiana: la sua è stata definita una “cucina italiana tranquilla”. Cosa significa? Al fresco non è un ristorante stellato, le persone che vengono qui devono potersi rilassare e sentirsi come a casa. I piatti devono rispecchiare questa attitudine. Quelli che proponiamo sono piatti semplici, nel senso che non sono troppo lavorati. La nostra se vogliamo è una cucina veloce, non c’è una costruzione particolare del piatto: cuciniamo e impiattiamo. Cucina semplice, ma fatta bene. Il cibo d’altronde deve essere mangiato, non guardato. Come nasce un nuovo piatto? È lei a decidere i piatti da inserire in menù? Alessandro e Fabio di Aimo e Nadia sono nostri consulenti. I piatti li studiamo insieme a loro. Al fresco è aperto dallo scorso ottobre, ma gode già di un’ottima fama e ai fornelli siete in otto. Come lavorate? Come in ogni buona cucina che si rispetti si tratta di lavoro di squadra: io devo essere di aiuto a loro e viceversa. Altro punto di forza del ristorante sono i prezzi contenuti, nonostante la alta qualità degli ingredienti. Come è possibile? È fondamentale come viene fatta la scelta della materia prima, che deve essere fresca, di qualità. Il segreto credo che stia soltanto nella semplicità. Questo è l’unico modo per garantire una cucina di alto livello, a prezzi ragionevoli, scelta vincente, soprattutto oggi. Qual è il suo piatto preferito? Carne cruda e spaghetti al pomodoro. Del nostro menù mi piace molto un secondo di anatra laccata con miele e cinque spezie. E quello che le piace di più preparare? Mi piace fare il pane, anche se non lo amo come alimento. Qual è l’ingrediente che non manca mai nella sua cucina? L’olio. D’altronde in tutta la cucina italiana è fondamentale, come per noi giapponesi lo è la salsa di soia. A proposito di salsa di soia... le manca la cucina giapponese? Sì, molto, i profumi, il gusto. Purtroppo raramente mangio giapponese e in genere lo faccio solo al ristorante. Ingredienti per una persona: 2 uova poché, 5 gr di lardo pestato, 200 gr di broccoli, 50 gr di cavolfiori, 50 gr di cavolo romanesco, 100 ml di latte, 100 ml di panna, 20 gr di patate lesse, 2 cucchiai di Parmigiano grattugiato. Per la crema di broccoli: far bollire i broccoli, quando sono morbidi frullarli con il mixer insieme a un bicchiere contenente l'acqua di cottura e due cucchiai di olio extra vergine d’oliva, condire con un pizzico di sale e pepe. Per la crema di Parmigiano: scaldare la panna e il latte in un pentolino e aggiungere le patate lesse tagliate a cubetti. Togliere dal fuoco e aggiungere al fresco Si affaccia su un giardino interno e le sue ampie vetrate lo fanno sembrare quasi una serra. Ma gli arredi e gli spazi richiamano anche i laboratori d’artista, tipici di via Savona. Sono stati Emanuele Bortolotti – architetto e agronomo milanese – e Ferdinando Ferdinandi – pubblicitario romano con la passione per la ristorazione – ad aprire lo scorso ottobre la cucina di Al fresco, un luogo d’incontro, prima ancora che ristorante. Nel giardino sono coltivati alberi e piante aromatiche, luogo ideale per rigenerarsi, con l’aiuto dei piatti gourmand, ma al tempo stesso semplici, preparati dallo chef Kokichi Takahashi. Via Savona 50, Milano www.alfrescomilano.it il Parmigiano e un pizzico di sale. Frullare tutto con il mixer. Composizione: Usare un piatto fondo. Spalmare sulla superficie delle uova poché il lardo pestato e scioglierlo con la salamandra. Versare sul fondo del piatto la crema di broccoli e adagiare al centro le uova ricoperte di lardo sciolto. Aggiungere i broccoli cotti attorno e versare la crema di parmigiano sopra il tutto. 59 club house club house Una vita da tennista La pattuglia dei pro che ha scelto il Tennis Club Milano Alberto Bonacossa è sempre più nutrita. Due di loro, Maria Elena Camerin e Alberto Brizzi, ci raccontano la loro esperienza in via Arimondi e gli obiettivi per la stagione appena cominciata. di Enrico S. Benincasa 01. Una veduta dall'alto dei campi del TCM. Foto di Francesco Panunzio. 02. Maria Elena Camerin in azione. La tennista veneta è allenata da Stefano Parini. 03. Alberto Brizzi sul campo. Il tennista bresciano è allenato da Fabio Colangelo. 02 03 01 Il Tennis Club Milano Alberto Bonacossa è sempre più il punto di riferimento del tennis professionistico in città e in Lombardia. Negli ultimi due anni la terra battuta di via Arimondi è stata scelta come headquarter da tanti tennisti professionisti italiani, sia in campo maschile sia femminile. Oggi si allenano qui Corinna Dentoni, Alberta Brianti e Maria Elena Camerin, tenniste abituate a stazionare nella top 150 WTA (Brianti è stata anche n°55, Camerin n°41); tra gli uomini troviamo Alberto Brizzi, Marco Crugnola, Riccardo Sinicropi, Emanuele Molina e l’unico “straniero” del gruppo, lo svizzero Riccardo Maiga. Perché proprio il Bonacossa? “Sono qui da dicembre 2012 – ci racconta Maria Elena Camerin – mi 60 sono sempre allenata in un’accademia, mi piace il fatto poterlo fare con altri giocatori pro e anche la possibilità di avere un preparatore atletico sempre vicino. Qui ho ritrovato questa situazione e poi, oltre alla terra rossa, posso anche giocare sul cemento”. Anche Alberto Brizzi è arrivato nello stesso periodo: “Sono arrivato a settembre 2012, ho seguito il mio coach che ha scelto di allenare qui. È un posto che conoscevo bene: ci ho giocato da piccolo, sia per la Lambertenghi che per il Bonfiglio. Quest’anno siamo un gran gruppo, sia uomini che donne”. Per entrambi la giornata tipo inizia la mattina, con due ore e mezza di tennis. Il pomeriggio, invece, si lavora in palestra con il preparatore atletico, per poi ritornare sul campo per un po’ di tecnica: “Se non ci sono tornei, è una routine di sei giorni a settimana”, ci dice Alberto. Una presenza costante al TCM, così come quella dei ragazzi seguiti dal team Piatti, una grande fortuna non solo per i più giovani secondo Maria Elena, perché “è un aiuto in più per tutti avere un coach con un’esperienza del genere, che allena a così grandi livelli e che ti fa capire con semplicità cos’è il tennis”. Entrambi sono focalizzati sugli obiettivi della stagione 2014 che, per Brizzi, è quello di migliorare la sua classifica ATP: “Il mio best di sempre è la posizione 230. Non sono mai stato entro i primi 200 e voglio riuscirci. So che è un obiettivo alla mia portata: quando ho incontrato giocatori top 100 o top 150, me la sono sempre giocata”. Migliorare il ranking è anche l’obiettivo della Camerin, ma non solo: “Voglio ritornare entro la 100esima posizione per poter giocare i tornei dello Slam in tabellone, ritrovando il mio livello di gioco e la continuità di risultati che avevo un paio di anni fa”. La loro vita è fatta di continui spostamenti per tornei sin da quando sono giovanissimi, hanno entrambi girato il mondo più di una volta con le racchette in valigia. Esperienze che hanno dato loro tanto ma che, come tutto ciò che si ripete, alla lunga può stancare: “Ho più difficoltà a fare tanti viaggi rispetto al passato – confessa Maria Elena – ma il tennis è la cosa che più mi piace fare, è per questo che sono ancora qui a provarci”; “Il tennis è per me un lavoro perché con questo mi mantengo – risponde Al- berto – ma per chi lo pratica ai miei livelli è per forza anche una passione, altrimenti non puoi fare questo tipo di vita”. Tra le esperienze per entrambi, anche quella del tennis a squadre, una realtà poco conosciuta anche da chi segue con costanza i tornei dei circuiti professionistici maschili e femminili. Maria Elena recentemente ha partecipato a delle competizioni a squadre negli Stati Uniti, cosa che le ha poi permesso di allenarsi nelle strutture americane per le qualificazioni dell’ultimo US Open. Alberto, invece, gioca più spesso le gare a squadre non solo in Italia: “Le alterno ai tornei individuali. Sono match che non ti danno punti ATP, ma garantiscono delle entrate economiche. Ci sono competizioni del genere in Italia e in tutta Europa. Tanti tennisti del mio livello, ma anche con posizioni migliori, partecipano proprio per questo motivo. Quando si è molto giovani, però, soprattutto se si ha il sostegno di qualche sponsor o della federazione, è meglio concentrarsi sui tornei per migliorare la classifica”. E dopo la carriera agonistica? Per entrambi non ci sono dubbi, il tennis rimarrà parte integrante della loro vita anche quando smetteranno: “Sì, nella mia vita ci sarà un posto importante per questo sport anche quando smetterò – ci dice convinta Maria Elena – mi piace stare al circolo e anche andare in campo e giocare con chiunque, dal bambino, al socio, al professionista. Una volta appesa la racchetta, vorrei poter trasmettere agli altri quello che ho imparato”. 61 free time free time Da non perdere... Una selezione dei migliori eventi che animeranno la città nei prossimi mesi. a cura di Enrico S. Benincasa Temporary Museum For New Design La storia di un uomo, il declino di una nazione Uovo Performing Arts Festival Fabrizio Gifuni racconta la storia di John Law, l’economista che nel ‘700 riuscì a mandare in bancarotta la Francia di Filippo d’Orleans. Una rilettura curata dal sociologo Vincenzo Ruggiero, professore alla Middlesex University, assolutamente attuale e che diventa occasione per analizzare i misfatti della finanza contemporanea. Teatro Franco Parenti - Milano il 1° aprile www.teatrofrancoparenti.it Medeski, Martin & Wood feat. Nels Cline Il trio newyorkese avant jazz arriva a Milano durante la design week per una due giorni di live acustico estremamente particolare e con un nuovo guest: dopo aver collaborato anche su disco con John Scofield e Chris Whitley, al Blue Note portano un gradito “dono” ovvero Nels Cline, il chitarrista degli Wilco. Blue Note - Milano l’8 e 9 aprile www.bluenotemilano.com Superstudio Più e Superstudio 13 dall’8 al 13 aprile www.superstudiopiu.org Location Varie dal 19 al 23 marzo www.uovoproject.it Orphans La compagnia Arlaune Teatro alle prese con un testo di Dennis Kelly, drammaturgo inglese autore anche della serie Tv Utopia. Tre personaggi – Danny e Helen, marito e moglie, e Liam, fratello di lei – alle prese con una situazione che improvvisamente spezza l’armonia di una piacevole cena e che costringe i tre a fare i conti con le loro convinzioni in fatto di affetti e valori. Spazio Tertulliano - Milano dall’8 al 20 aprile www.spaziotertulliano.it 62 Torna a Milano Uovo, il festival di arti performative che da ben 12 anni accresce la qualità dell’offerta culturale della primavera meneghina. L’edizione 2014 si svolgerà come sempre in diverse location della città: Triennale, Teatro dell’Arte, Biblioteca Sormani, Palazzo Serbelloni e BUKA – Nuovo CGD. Luoghi tra loro diversi, con differenti scopi di utilizzo durante l’anno, ma che ben si presteranno a ospitare alcune delle performance più interessanti che compongono il calendario di questa 12esima edizione. con 20 artisti provenienti da 9 paesi daranno vita a 12 performance esclusive, tra cui 8 prime nazionali e 2 assolute. Nel cast spiccano i nomi di Romeo Castellucci e Tino Sehgal, entrambi vincitori del Leone d’Oro all’ultima Biennale di Venezia, rispettivamente per la carriera e come miglior artista, ma saranno presenti anche Alessandro Sciarroni, Matija Ferlin, la compagnia spagnola Las Veronal e il duo italo-israeliano Francesca Foscarini-Yasmeen Godder. Tra le performance site-specific da segnalare The Quiet Volume degli inglesi Hampton-Etchells alla Sormani (per due spettatori alla volta!) e SOLO del collettivo milanese Strasse, con location fino all’ultimo top secret. Rispetto al passato più spazio alla musica, grazie alla performance del 19 di Carlo Boccadoro dedicata a Karlheinz Stockhausen e Savana Echoes, una serata dedicata all’elettronica e alla visual art che avrà luogo sabato 23 alla BUKA – Nuovo CGD. Superstudio è da sempre una tappa obbligata per chiunque sia a Milano durante la Design Week e lo è ancora di più dal 2009, quando Gisella Borioli e Giulio Cappellini hanno dato vita al Temporary Museum For New Design. Numeri in crescita e nuove collaborazioni internazionali rafforzano ogni anno la credibilità di questo evento, fin dall’inizio basato su un approccio museale e non meramente espositivo al mondo del design. Il tema scelto per la sesta edizione è The World is Here – The Future is Now e coinvolgerà entrambi le location di via Tortona 27 e via Forcella 13. L’area museum troverà spazio nella prima, con progetti curati da nomi conosciuti al grande pubblico come Nendo (per Alcantara) e Karim Rashid (per LG Hausys), ma anche lavori con una forte componente artistica a opera di newcomer come gli studi [archiattack] e Roberto Fazio, entrambi realizzati grazie al portale tecnologico HiWhim. In via Tortona anche una selezione curata da Giulio Cappellini di proposte di design contemporaneo provenienti da tutto il mondo e Designer’s Dreams, un’esposizione di sculture create da grandi designer, per una volta alle prese con un compito da “artisti puri”. Il tetto del building sarà invece la casa di SuperOrtoPiù, un orto urbano di 750 mq progettato da Michelangelo Pistoletto e che rimarrà funzionante per tutto il periodo di Expo 2015. In via Forcella, invece, spazio a Green Village, dove verranno presentate proposte e soluzioni sostenibili ed eco-compatibili divise in sette aree tematiche. Cyclopride 2014 Anche Milano è tra le città coinvolte in questa manifestazione dedicata agli amanti delle due ruote senza motore. La pedalata di gruppo avrà luogo ai primi di maggio ed è rivolta a tutti: a chi usa la bicicletta tutti i giorni per muoversi, a chi vorrebbe tanto farlo ma ancora vede l’auto come unico mezzo di trasporto e a chi, semplicemente, vuole scoprire la città pedalando in compagnia. Partenza da Piazza Castello Milano l’11 maggio www.cyclopride.com 63 fair network Eurocucina 2014 Puoi trovare Club Milano in oltre 200 location selezionate a Milano Arriva la 20esima edizione dell’evento Cosmit dedicato alla cucina, sempre più orientato ai nuovi materiali e alle nuove tecnologie. a cura della Redazione di Club Milano Un rendering dello stand di Elica al prossimo Eurocucina, realizzato in collaborazione con il pluripremiato studio di architettura stARTT. Insieme al Salone Internazionale del Mobile, pronto a spegnere 53 candeline, il 2014 riporterà, al Polo Fieristico di Rho, il Salone Internazionale del Complemento d’Arredo, il Salone Internazionale del Bagno, il Salone Satellite e anche EuroCucina, che invece raggiungerà la sua 20esima edizione. Il grande interesse (non solo) mediatico per il cibo e la nutrizione, temi affrontati anche dal vicino Expo meneghino, sembra aver generato un effetto positivo per l’industria italiana di questo settore. I dati riguardanti le esportazioni del primo semestre 2013 mostrano un aumento del +5,2% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, con segni positivi a doppia cifra nei mercati consolidati come USA e UK ed exploit in paesi come Singapore, Hong Kong e Australia. Gli espositori arrivano quindi a EuroCucina in un clima generale di fiducia, pronti a mostrare nuovi trend e 64 soluzioni nei 25 mila metri quadrati dei padiglioni 9-11 e 13-15. Saranno in totale 130 le aziende presenti a EuroCucina 2014, delle quali 116 italiane tra cui Snaidero, Scavolini, Schiffini, Poliform, ErnestoMeda, Valcucine, Veneta Cucine, Lube, Dada, Alno, Cesar e Pedini. Saranno presentate proposte e prototipi che vanno incontro ai gusti classici e a quelli più sofisticati, ma sempre con grande attenzione a finiture e materiali: dal metallo al legno passando per quelli naturali, una delle tendenze più richieste degli ultimi anni. Alle 130 aziende di cui sopra bisogna poi aggiungere le 35 che parteciperanno alla quinta edizione di FTK (Technology For The Kitchen). Nata nel 2002, questa manifestazione conta tra i suoi espositori i più importanti produttori di elettrodomestici da incasso e cappe d’arredo come Elica, Bosch, Candy, Miele, Nardi, Electrolux, Smeg, Scholtés, Indesit e la new entry Beko. Queste sono solo alcune delle aziende che hanno scelto il palcoscenico milanese per presentare le loro soluzioni in fatto di aspirazione, refrigerazione, congelamento e cottura, con un occhio all’ambiente e l’altro al risparmio energetico. A completare il quadro, quest’anno il Salone Satellite, quello dedicato ai nuovi talenti, sarà ospitato proprio nei padiglioni di EuroCucina, un segnale di come il design di questi ambienti sia assolutamente tra i più seguiti dalle nuove generazioni di creativi. La “biennale” della cucina (la manifestazione si svolge solo negli anni pari e lascia spazio a EuroLuce per quelli dispari) avrà luogo negli stessi giorni del Salone, dall’8 al 13 aprile: dopo i classici quattro giorni dedicati al b2b, sabato e domenica porte aperte anche al grande pubblico che potrà così osservare da vicino come cucineremo nel prossimo futuro. night & restaurant: Al fresco Via Savona 50 Angolomilano Via Boltraffio18 Antica Trattoria della Pesa V.le Pasubio 10 Bar Magenta Largo D’Ancona Beda House Via Murat 2 Bento Bar C.so Garibaldi 104 Bhangra Bar C.so Sempione 1 Blanco Via Morgagni 2 Blue Note Via Borsieri 37 Caffè della Pusterla Via De Amicis 24 Caffè Savona Via Montevideo 4 California Bakery Pzza Sant’Eustorgio 4 - V.le Premuda 449 - Largo Augusto Cape Town Via Vigevano 3 Capo Verde Via Leoncavallo 16 Cheese Via Celestino IV 11 Chocolat Via Boccaccio 9 Circle Via Stendhal 36 Colonial Cafè C.so Magenta 85 Combines XL Via Montevideo 9 Cubo Lungo Via San Galdino 5 Dada Cafè / Superstudio Più Via Tortona 27 Deseo C.so Sempione 2 Design Library Via Savona 11 Elettrauto Cadore Via Cadore ang. Pinaroli 3 El Galo Negro Via Taverna Executive Lounge Via Di Tocqueville 3 Exploit Via Pioppette 3 Fashion Cafè Via San Marco 1 FoodArt Via Vigevano 34 Fusco Via Solferino 48 G Lounge Via Larga 8 Giamaica Via Brera 32 God Save The Food Via Tortona 34 Goganga Via Cadolini 39 Grand’Italia Via Palermo 5 HB Bistrot Hangar Bicocca Via Chiese 2 Il Coriandolo Via dell’Orso 1 Innvilllà Via Pegaso 11 Jazz Cafè C.so Sempione 4 Kamarina Via Pier Capponi 1 Kisho Via Morosini 12 Kohinoor Via Decembrio 26 Kyoto Via Bixio 29 La Fabbrica V.le Pasubio 2 La rosa nera Via Solferino 12 La Tradizionale Via Bergognone 16 Le Biciclette Via Torti 1 Le Coquetel Via Vetere 14 Le jardin au bord du lac Via Circonvallazione 51 (Idroscalo) Leopardi 13 Via Leopardi 13 Les Gitanes Bistrot Via Tortona 15 Lifegate Cafè Via della Commenda 43 Living P.zza Sempione 2 Luca e Andrea Alzaia Naviglio Grande 34 MAG Cafè Ripa Porta Ticinese 43 Mandarin 2 Via Garofano 22 Milano Via Procaccini 37 Mono Via Lecco 6 My Sushi Via Casati 1 - V.le Certosa 63 N’ombra de Vin Via San Marco 2 Noon Via Boccaccio 4 Noy Via Soresina 4 O’ Fuoco Via Palermo 11 Origami Via Rosales 4 Ozium t7 café - via Tortona 7 Palo Alto Café C.so di Porta Romana 106 Panino Giusto P.zza Beccaria 4 - P.zza 24 Maggio Parco Via Spallanzani - C.so Magenta 14 - P.zza Cavour 7 Patchouli Cafè C.so Lodi 51 Posteria de Amicis Via De Amicis 33 Qor Via Elba 30 Radetzky C.so Garibaldi 105 Ratanà Via De Castillia 28 Refeel Via Sabotino 20 Rigolo Via Solferino 11 Marghera Via Marghera 37 Rita Via Fumagalli 1 Roialto Via Piero della Francesca 55 Serendepity C.so di Porta Ticinese 100 Seven C.so Colombo 11 - V.le Montenero 29 - Via Bertelli 4 Smeraldino P.zza XXV Aprile 1 Smooth Via Buonarroti 15 Superstudio Café Via Forcella 13 Stendhal Via Ancona 1 Tasca C.so Porta Ticinese 14 That’s Wine P.zza Velasca 5 Timè Via S.Marco 5 Tortona 36 Via Tortona 36 Trattoria Toscana C.so di Porta Ticinese 58 Union Club Via Moretto da Brescia 36 Van Gogh Cafè Via Bertani 2 Volo Via Torricelli 16 Zerodue_Restaurant C.so di Porta Ticinese 6 56 Via Tucidide 56 3Jolie Via Induno 1 20 Milano Via Celestino 4 stores: Ago Via San Pietro All’Orto 17 Al.ive Via Burlamacchi 11 Ana Pires Via Solferino 46 Antonia Via Pontevetero 1 ang. Via Cusani Bagatt P.zza San Marco 1 Banner Via Sant’Andrea 8/a Biffi C.so Genova 6 Brand Largo Zandonai 3 Brian&Barry via Durini 28 Brooksfield C.so Venezia 1 Buscemi Dischi C.so Magenta 31 Centro Porsche Milano Nord Via Stephenson 53 Centro Porsche Milano Est Via Rubattino 94 C.P. Company C.so Venezia Calligaris Via Tivoli ang. Foro Buonaparte Dantone C.so Matteotti 20 Eleven Store Via Tocqueville 11 FNAC Via Torino 45 Germano Zama Via Solferino 1 Gioielleria Verga Via Mazzini 1 Henry Cottons C.so Venezia 7 Joost Via Cesare Correnti 12 Jump Via Sciesa 2/a Kartell Via Turati ang. Via Porta 1 La tenda 3 Piazza San Marco 1 Le Moustache Via Amadeo 24 Le Vintage Via Garigliano 4 Libreria Hoepli Via Hoepli 5 MCS Marlboro Classics C.so Venezia 2 - Via Torino 21 - C.so Vercelli 25 Moroso Via Pontaccio 8/10 Native Alzaia Naviglio Grande 36 Paul Smith Via Manzoni 30 Pepe Jeans C.so Europa 18 Pinko Via Torino 47 Rossocorsa C.so porta Vercellina 16 Rubertelli Via Vincenzo Monti 56 The Store Via Solferino 11 Valcucine (Bookshop) C.so Garibaldi 99 showroom: Alberta Ferretti Via Donizetti 48 Alessandro Falconieri Via Uberti 6 And’s Studio Via Colletta 69 Bagutta Via Tortona 35 Casile&Casile Via Mascheroni 19 Damiano Boiocchi Via San Primo 4 Daniela Gerini Via Sant’Andrea 8 Gap Studio C.so P.ta Romana 98 Gallo Evolution Via Andegari 15 ang. Via Manzoni Gruppo Moda Via Ferrini 3 Guess Via Lambro 5 Guffanti Concept Via Corridoni 37 IF Italian Fashion Via Vittadini 11 In Style Via Cola Montano 36 Interga V.le Faenza 12/13 Jean’s Paul Gaultier Via Montebello 30 Love Sex Money Via Giovan Battista Morgagni 33 Massimo Bonini Via Montenapoleone 2 Miroglio Via Burlamacchi 4 Missoni Via Solferino 9 Moschino Via San Gregorio 28 Parini 11 Via Parini 11 Red Fish Lab Via Malpighi 4 Sapi C.so Plebisciti 12 Spazio + Meet2Biz Alzaia Naviglio Grande 14 Studio Zeta Via Friuli 26 Who’s Who Via Serbelloni 7 beauty & fitness: Accademia del Bell’Essere Via Mecenate 76/24 Adorè C.so XXII Marzo 48 Caroli Health Club Via Senato 11 Centro Sportivo San Carlo Via Zenale 6 Damasco Via Tortona 19 Palestre Downtown P.za Diaz 6 - P.za Cavour 2 Fitness First V.le Cassala 22 - V.le Certosa 21/a - Foro Bonaparte 71 - Via S.Paolo 7 Get Fit Via Lambrate 20 - Via Piranesi 9 - V.le Stelvio 65 - Via Piacenza 4 - Via Ravizza 4 - Via Meda 52 - Via Vico 38 - Via Cenisio 10 Greenline Via Procaccini 36/38 Gym Plus Via Friuli 10 Intrecci Via Larga 2 Le Garcons de la rue Via Lagrange 1 Le terme in città Via Vigevano 3 Orea Malià Via Castaldi 42 - Via Marghera 18 Romans Club Corso Sempione 30 Spy Hair Via Palermo 1 Tennis Club Milano Alberto Bonacossa Via Giuseppe Arimondi 15 Terme Milano P.zza Medaglie d’Oro 2, ang. Via Filippetti Tony&Guy Gall. Passerella 1 art & entertainment: PAC (Padiglione Arte Contemporanea) Via Palestro 14 Pack Foro Bonaparte 60 Palazzo Reale P.zza Duomo Teatro Carcano C.so di Porta Romana 63 Teatro Derby Via Pietro Mascagni 8 Teatro Libero Via Savona 10 Teatro Litta C.so Magenta 24 Teatro Smeraldo P.zza XXV Aprile 10 Teatro Strehler Largo Greppi 1 Triennale V.le Alemagna 6 Triennale Bovisa Via Lambruschini 31 hotel: Admiral Via Domodossola 16 Astoria V.le Murillo 9 Boscolo C.so Matteotti 4 Bronzino House Via Bronzino 20 Bulgari Via Fratelli Gabba 7/a Domenichino Via Domenichino 41 Four Season Via Gesù 8 Galileo C.so Europa 9 Nhow Via Tortona 35 Park Hyatt (Park Restaurant) Via T. Grossi 1 Residence Romana C.so P.ta Romana 64 Sheraton Diana Majestic V.le Piave 42 inoltre: Bagni Vecchi e Bagni Nuovi di Bormio (SO) Terme di PreSaint-Didier (AO) 65 Colophon club milano viale Col di Lana, 12 20136 Milano T +39 02 45491091 [email protected] www.clubmilano.net direttore responsabile sales manager Stefano Ampollini Filippo Mantero T +39 02 89072469 art director [email protected] Luigi Bruzzone publisher caporedattore M.C.S. snc Andrea Zappa via Monte Stella, 2 10015 Ivrea TO redazione Enrico S. 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