Comments
Transcript
Marciume radicale su mirtillo causato da armillaria
RICERCA/DIFESA MIRTILLO Segnalato lo scorso anno in alcune zone della Valsugana TERRA TRENTINA MARCIUME RADICALE SU MIRTILLO CAUSATO DA ARMILLARIA 34 Lo scorso anno in Trentino, in alcune zone della Valsugana, sono state segnalate alcune morie di piante di mirtillo (Vaccinium corymbosum L.) che dopo analisi di laboratorio sono risultate affette da Armillaria. Si tratta della prima segnalazione della malattia su mirtillo in Trentino. Poiché non esistono in commercio fungicidi capaci di combattere il patogeno è importante saper riconoscere precocemente i sintomi della malattia al fine di effettuare un efficace intervento agronomico preventivo. Il marciume radicale causato da Armillaria è una malattia diffusa in tutto il mondo e colpisce oltre 600 specie di piante arboree ed erbacee. Le segnalazioni della malattia su mirtillo non sono numerose, ma dove è presente, il patogeno causa seri danni ed è molto difficile da controllare. Probabilmente l’incidenza della patologia è sottostimata, in quanto poche sono le conoscenze a riguardo e soprattutto perché i sintomi a livello dell’apparato fogliare non sono specifici e vengono spesso attribuiti a carenze nutrizionali o a squilibri del pH del terreno. La malattia è spesso presente nei siti dove, antecedentemente all’impianto di mirtillo, si trovavano boschi o coltivazioni arboree. Infatti Armillaria permane all’interno di radici e rami in decomposi- zione e ivi può sopravvivere anche per parecchi anni, pronta ad attaccare radici di piante sensibili con cui viene successivamente in contatto. Agente causale Il genere Armillaria (famiglia Tricholomataceae)è composto da più di 40 specie, di cui parecchie distribuite in ristrette zone geografiche. In Europa le specie presenti sono 8 (A. borealis, A. cepistipes, A. lutea, A. mellea, A. ostoyae, A. ectypa, A. nigropunctata e A. tabascens), tutte in grado di attaccare piante vive (attività parassita) oltre che di degradare legno morto (attività saprofita), anche se con patogenicità e specificità d’ospite diverse. Le specie, segnalate in letteratura, in grado di attaccare il mirtillo sono Armillaria mellea e Armillaria ostoyae. Ar millaria mellea è un patogeno delle latifoglie ed attacca numerose specie di piante da frutto, causando importanti danni economici. In Trentino è stata segnalata la sua presenza, oltre che su mirtillo, su vite (importanti le perdite provocate da questo patogeno in Piana Rotaliana), su kiwi, su melo e su ciliegio. Armillaria ostoyae generalmente attacca le conifere e può causare seri problemi in ambito forestale. Per pochi giorni, in autunno, questo fungo può essere iden- Poiché non esistono in commercio fungicidi capaci di combattere il patogeno, è importante sapere riconoscere facilmente i sintomi della malattia per mettere in atto una efficace prevenzione di tipo agronomico Federica De Luca, Ilaria Pertot SafeCrop Centre, Istituto Agrario di S. Michele all’Adige tificato grazie ai suoi caratteristici corpi fruttiferi (detti anche carpofori o basidiomi, ma volgarmente noti con il nome di chiodini), che sono edibili, numerosi, di grandi dimensioni e si sviluppano generalmente alla base delle piante colpite (fig. 1). Il colore e la morfologia del carpoforo è anche carattere sistematico per il riconoscimento della specie. Armillaria possiede un micelio di colore biancastro che assume una tipica forma a ventaglio ed è uno dei pochi generi di funghi che produce rizomorfe. Quest’ultime sono strutture composte da ife strettamente compattate a formare un cor- Ciclo della malattia Armillaria sopravvive nel suolo in pezzetti di legno in decomposizione in attesa di poter entrare in contatto con radici di piante suscettibili. Il patogeno quindi penetra nella radice attraverso l’azione meccanica delle rizomorfe ed il micelio si insinua nella zona sottocorticale (fig. 2), degradando il legno e distruggendo il cambio. La malattia si propaga poi alle piante limitrofe, tramite produzione di rizomorfe che si dipartono dalla radice infetta e, spostandosi nel terreno, raggiungono una nuova radice da colonizzare. Se il patogeno rimane confinato alle radici, la pianta muore anche dopo parecchi anni dall’inizio dell’infezione, mentre, se il fungo attacca anche il col- Fig. 1: Corpi fruttiferi di A. mellea Fig. 2: Fotografia al microscopio ottico di sezione longitudinale di radice di vite infetta da Armilaria. letto, la pianta muore in poco tempo. In autunno Armillaria produce i caratteristici corpi fruttiferi (detti anche basidiomi o carpofori) dove, per ricombinazione sessuale vengono prodotte le basidiospore. Quest’ultime non sembrano essere importanti per la diffusione della malattia. Infatti generalmente possono germinare solo su legno morto, dando origine al cosiddetto micelio primario. La fusione dei miceli primari di due organismi sessualmente compatibili origina il micelio secondario, che presenta virulenza più elevata ed è in grado di infettare piante sane. Sintomi e diagnosi I mirtilli infetti da Armillaria mostrano una serie di sintomi, spesso non facilmente ascrivibili al marciume radicale. Le piante inizialmente perdono vigore e possono sembrare sofferenti a causa di qualche carenza nutrizionale o uno squilibrio di pH. Spesso hanno foglie piccole e clorotiche e sono più sensibili a stress idrico e ai danni causati dal freddo. Il disseccamento può coinvolgere inizialmente solo alcuni rami per poi portare, nella fase finale della malattia, al disseccamento di tutta la pianta. E’ quindi difficile eseguire una corretta diagnosi, esaminando soltanto l’apparato fogliare. L’osservazione della radice fornisce invece un quadro più chiaro, facilmente riconducibile a quello del marciume radicale da‘Armillaria. Infatti, già a primo esame superficiale, la radice appare più scura, più friabile e più facilmente estraibile dal terreno rispetto ad una radice sana. Inoltre, soprattutto in condizioni di elevata umidità, la radice emana un forte odore di fungo fresco. TERRA TRENTINA done resistente, attraverso cui il fungo può muoversi nel terreno e penetrare nelle radici delle piante ospiti. 35 RICERCA/DIFESA MIRTILLO TERRA TRENTINA Fig. 3 : Micelio di Armillaria localizzato nella zona sottocorticale, evidenziato rimovendo la corteccia della pianta 36 Asportando con un coltellino la corteccia del colletto e delle radici principali, si può evidenziare la presenza del micelio e delle rizomorfe. Il fungo infatti produce, nella zona sottocorticale, un micelio biancastro che spesso, nella parte terminale assume la tipica forma a ventaglio (fig. 3). Le rizomorfe (strutture di colore marrone scuro) simili a radici possono essere presenti sulle radici principali o possono essere trovate nel suolo (fig. 4). La presenza del patogeno può essere confermata dallo sviluppo dei corpi fruttiferi alla base delle piante affette. La loro produzione è esclusivamente autunnale, in quanto è vincolata da particolari condizioni di temperatura ed umidità, che si ritrovano solo in questo periodo dell’anno. Anche in Valsugana, in una zona infetta da Armillaria, lo scorso autunno sono stati trovati numerosi carpofori in deperimento nell’interfila (fig. 5) Se si sospetta la presenza di Armillaria, ma non si rinvengono micelio o rizomorfe, è Fig. 4 – Rizomorfe presenti su pianta di mirtillo Fig. 5: Carpofori di–Armillaria in degradazione, trovati nell’interfila di un impianto di mirtilli, situato in Valsugana (foto A. Frontuto) possibile evidenziare il fungo mettendo la radice da esaminare in un sacchetto di plastica, ben chiuso, assieme a carta assorbente bagnata con acqua. Si lascia quindi il sacchetto al buio, ad una temperatura di circa 20°C. Trascorsi circa 15 giorni, si esamina nuovamente la radice. Se il patogeno è presente, potrà essere ora identificato più facilmente sulla radice, poiché è stato posto a lungo in condizioni di crescita ottimali (fig. 6). Controllo della malattia Non esistono in commercio prodotti in grado di contrastare o controllare la malattia. Fumiganti o agenti sterilizzanti si sono dimostratii inefficaci, in quanto non penetrano oltre 50 cm nel suolo e non raggiungono comunque il fungo, che generalmente si trova protetto dalla corteccia o resta comunque all’interno del legno colonizzato. L’unico modo di impedire TERRA TRENTINA Fig. 6 : Come preparare una rudimentale “camera umida” 37 RICERCA/DIFESA MIRTILLO l’espansione della malattia resta quindi la riduzione dell’inoculo presente nel terreno, mediante tecniche agronomiche corrette. Quando si effettua un nuovo impianto in un sito dove prima si trovava un bosco, specialmente se costituito da specie molto suscettibili ad Armillaria (quercia, nocciolo, acacia, abete e pino) o di un frutteto, il suolo deve essere lavorato in profondità e ogni residuo radicale deve essere accuratamente rimosso. L’area dovrebbe essere lasciata a riposo per un periodo minimo di almeno 3 anni in modo che l’inoculo del patogeno possa ridursi in maniera significativa. Le piante infette devono essere prontamente rimosse ed eliminate. I mirtilli presenti intorno al perimetro della zona col- pita e che appaiono sani, devono essere esaminati e devono essere rimossi se rizomorfe o micelio sono presenti. Non esistono attualmente cultivar resistenti o tolleranti. Prospettive di lotta All’Istituto Agrario San Michele all’Adige, da quasi tre anni, è in atto uno studio volto ad identificare organismi antagonisti ad alcuni patogeni vegetali. In particolare, per quanto riguarda Armillaria mellea il nuovo Centro SafeCrop sta valutando l’efficacia di alcuni prodotti commerciali a base di Trichoderma (fungo antagonista di molti ascomiceti e basidiomiceti) e si cercano nuovi organismi (funghi o batteri) in grado di competere con Armillaria o di parassitizzarla. (Fig. 7) Altro promettente campo di sviluppo per il controllo della malattia è la sperimentazione relativa all’utilizzo di endomicorrize. Le endomicorrize sono funghi “buoni” che vivono all’interno della radice, migliorano l’assorbimento radicale e sembrano fornire protezione nei confronti dei patogeni radicali. Conclusioni Armillaria è un patogeno difficile da controllare. E’ quindi importante saper riconoscere precocemente i sintomi della malattia, in modo da procedere velocemente all’estirpazione delle piante infette prima della propagazione della malattia. Inoltre, è fondamentale, in fase di nuovo impianto, porre particolare attenzione alle radici delle piante precedentemente TERRA TRENTINA Fig. 7: Test di antagonismo in vitro: le due foto a sinistra ritraggono una colonia di Armillaria, cresciuta in Malt Exract Agar, che funge da controllo per il test. Le due foto a sinistra ritraggono inveceuna piastra in cui, oltre ad Armillaria è stato inoculato un ceppo di Trichoderma isolato in Trentino. Come si può vedere il microrganismo antagonista è cresciuto sopra la colonia di Armillaria, e ne blocca completamente la crescita. 38 organismi antagonisti, per ora solo sperimentale, potrà diventare, nei prossimi anni, un valido strumento, per il controllo della malattia. Per saperne di più: Fox, R.T.V., 2000. Armillaria root rot: biology and control of honey fungus. University of Reading, UK Harrington, T.C., Worrall J.J. and Baker F.A., 1992. Armillaria. pp. 81-85 In L.L. Singleton, J.D. Mihail and C.M. Rush, eds., Methods for Research in Soilborne Phytopathogenic Fungi. APS Press. Caruso F.L., Ramsdell D.C., 1995. Compendium of blueberry and cranberry diseases. The American Phytopathological Society Press. Pertot I., De Luca F., Vecchione A., 2002. Influence of the microrganism isolation site (leaf and soil) on antagonistic activity against leaf (Botrytis cinerea) and root (Armillaria mellea) pathogens. IOBC/WPRS bulletin, 25, (10): 363-366. TERRA TRENTINA esistenti. Se si rileva la presenza del patogeno, il comportamento ottimale suggerito è quello di lasciare il terreno a riposo o di coltivarlo con piante non sensibili ad Armillaria (leguminose o cavolacee). Nel caso non sia possibile utilizzare queste precauzioni, devono essere rimossi tutti i residui radicali presenti nel terreno, in modo da ridurre significativamente l’inoculo e ritardare così lo sviluppo della malattia. L’utilizzo di endomicorrize e di 39 RICERCA/DIFESA MIRTILLO Raziq F., Fox R.T.V., 1999 . Biological control of Armillaria root rot. Acta Hort., 496 – 115-123 Coetzee M.P.A, Wingfield B.D., Harrington T.C., Dalevi D., Coutinho T.A., Wingfield M.J., 2000. Geographical diversity of Armillaria mellea s.s. based on phylogenetic analysis. Mycologia, 92 (1), 105-113 Sannicolò M., De Luca F., Fellin F., Pertot I., 2002. Diffusione ed incidenza di Armillaria mellea su vite in Trentino- Atti Giornate Fitopatologiche, 2002 - 2, 425428. Cooperativa Libraria Universitaria Editrice Bologna Shaw III C.G., Kile, G.A., 1991. Armillaria root rot disease. Forest Service United States Department of Agriculture, Washington. Schema riassuntivo dei sintomi rilevabili su piante di mirtillo colpite da marciume radicale SINTOMI DEL MARCIUME RADICALE DA Armillaria APPARATO FOGLIARE e FRUTTI • LE PIANTE APPAIONO STENTATE, MENO VIGOROSE e SONO PIU’ SENSIBILI A STRESS IDRICO E AL FREDDO • LE FOGLIE SONO PIU’ PICCOLE E PIU’ CHIARE • I FRUTTI SONO SPESSO DI PICCOLE DIMENSIONI • SPESSO PRESENZA DI RAMI SECCHI APPARATO RADICALE • LA RADICE APPARE PIU’ SCURA E FACILMENTE ESTRAIBILE • EMANA PROFUMO DI FUNGO FRESCO • ASPORTANDO LA CORTECCIA ALLA BASE DEL TRONCO O SULLE RADICI PRINCIPALI E’ POSSIBILE VEDERE IL TIPICO MICELIO BIANCO A VENTAGLIO • A VOLTE SI POSSONO RINVENIRE EVIDENTI RIZOMORFE CHE CRESCONO SULLA SUPERFICIE ESTERNA DELLE RADICI TERRA TRENTINA • IN AUTUNNO, SPESSO IL FUNGO PUO’ PRODURRE I CARATTERISTICI CORPI FRUTTIFERI (CHIODINI) INTORNO AL TRONCO O LUNGO LE RADICI PRINCIPALI 40